Riviera n° 35 del 27/08/2017

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CONTROCOPERTINA

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#nottidestate2017

Tra i due litiganti

vince il Blu Tango ALL’INIZIO DELL’ESTATE CINQUANTA HANNO PUNTATO SU LE CLUB DI LOCRI, QUARANTA SUL MARACUJA DI CAULONIA. ALLA FINE, INVECE, HA VINTO L’OUTSIDER, QUELLO SU CUI AVEVANO SCOMMESSO SOLO IN DIECI. In tutti i comprensori di seconda fascia a potenziale vocazione turistica, in estate e durante le feste principali ci sono dei gruppi a cui è affidato il compito di consolare i giovani. Sono gli organizzatori di serate, che come calamite attirano l’utenza verso il bel posto, il club, la discoteca. Sono belli e abbronzati, e sono bravi, e conoscono il mestiere dei party. Con il tempo sono diventati il punto di riferimento per migliaia di giovani che si aggirano nella Locride notturna come Sunniti a La Mecca. Sono una specie di ragni benefici che avviluppano i loro clienti in una fitta rete di divertimento, luci e bevute nella speranza di una Locride che punta al salto di categoria in quella terra promessa, fascia A del turismo italiano. Ma lo spettacolo, come lo sport, insegna: non si può sempre vincere. E allora ti ritrovi che il locale senza organizzazione e impianti stratosferici batte tutti. All’inizio dell’estate cinquanta hanno puntato su Le Club di Locri, quaranta sul Maracuja di Caulonia. Alla fine, invece, ha vinto l’outsider, quello su cui avevano scommesso solo in dieci. Il Blu Tango ha vinto l’estate nella Locride, nonostante la grandissima prestazione dell’ottimo Le Club di Locri. Il grande

sconfitto, orfano di cavalieri e fanti, è il Maracuja, ovvero il locale che aveva stravinto l’estate 2016. Le Club e Maracuja sono locali di un altro ordine, si muovono in altri cicli, eppure adesso si ritrovano a massaggiarsi la caviglia dopo il calcio ricevuto come avvertimento a non dormire sugli allori. Il Blu Tango è un locale fai da te, senza assistenza, senza PR e mangiasoldi. Ha tanta volontà, storia e voglia di farcela. Lui, la piccola realtà ignorata, nascosta, è saltata addosso agli imbattibili come un rospo in mezzo alla faccia, nel bel mezzo di agosto. Ha sbancato, con uno scatto in avanti che ha cambiato il corso dell’estate, lasciando tutti a bocca aperta. Una storia speciale, ogni notte, fino alle sei del mattino. Migliaia di persone ad attendere l’alba. Ebbene sì, è difficile spiegare il motivo che porta un cavallo normale a battere il purosangue, ma il Mediterraneo esercita su chi lo vive una legge: il sapore dell’aria. Quest’ultimo, nell’estate 2017, soprattutto dal 5 al 20 agosto, si è sentito forte, da qualche parte, verso un’estate vintage, un po’ Tam Tam un po’ Blues 70 alla vecchia maniera: house all’inizio, rhythm and blues alla fine. Fortunato Calabrò

#locride


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ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

La dimensione collettiva della ’ndrangheta La dimensione collettiva della ‘ndrangheta costituisce il perno, la forza e, al contempo, lo strumento operativo del sodalizio. Di qui, la centralità delle periodiche occasioni di incontro fra sodali, finalizzate ora al rafforzamento dei vincoli interni, ora alla definizione degli assetti organizzativi ora, ancora, alla risoluzione di emergenti problematiche e, quindi, all’assunzione, da parte delle componenti criminali di volta in volta competenti, di ogni determinazione delinquenziale. Entro questa cornice gli esiti investigativi della maxi operazione “Il Crimine” collocano, per l’appunto, le cc.dd. “mangiate”, ovverosia le occasioni conviviali nel corso delle quali gli intranei pianificano la vita e l‟attività del gruppo. Non diversamente viene a dirsi con riferimento a cerimoniali (si pensi, per esempio, a matrimoni coinvolgenti famiglie mafiose) che, originate da pretesti di matrice apparentemente estranea a quella associativa, divengono, poi, dei veri e propri meeting criminali ove sviluppare cointeressenze e frequentazioni tra sodali. La stessa indagine “Infinito”, condotta dalla D.D.A. milanese, conduceva a simili conclusioni; a detto filone accertativo confluivano, del resto, le “mangiate” svoltesi nell’area aspromontana fra il 2008 e il 2009. Questi conviti di stampo mafioso trovavano accesso, nel presente dibattimento, attraverso l‟acquisizione di plurime relazioni di servizio, redatte dal personale operante deputato alle attività di monitoraggio dei soggetti allora indagati, nonché a seguito della deposizione di un investigatore che ne ricostruiva il loro cronologico avverarsi. A tali fini, veniva considerato un duplice versante di riscontro, cioè quello intercettivo – telefonico ovvero ambientale – e, d‟altra parte, quello conseguente ai servizi dinamici di osservazione e controllo, nelle varie contingenze approntati. Facendo richiamo a questa seconda fonte probatoria, vengono in rilievo ben quindici convegni occorsi fra vari consociati, a partire dal primo, rilevato in data 12.02.2008, sino all’ultimo, avvenuto il 24.07.2009. «Esaminando complessivamente questo materiale – scrivono i giudici del Tribunale di Locri - si giunge a rilevare come le diverse riunioni, trovando compimento secondo modalità invero sovrapponibili, avevano successivo sfogo in azioni criminali di estrema gravità, realizzate non esclusivamente in territorio calabrese, ma anche nelle più lontane articolazioni peninsulari (vd., a titolo esemplificativo, omicidio di Novella Carmelo detto “Nunzio”, eseguito a San Vittore Olona il 14.07.2008). Per quanto ora di interesse, giova procedere osservando che le anzidette risultanze, pur non volgendo qui a dimostrare l‟effettiva conducenza di simili incontri fra sodali con la commissione di specifici reati–fine, tuttavia vale a rivelarne, con inequivocità la funzione programmatica in vista del perseguimento di scopi associativi». A questa riprova si giunge altresì sulla scorta dei contenuti captativi annoverati in dibattimento da cui si colgono, sulla base di un intreccio di relazioni personali e fattuali – nondimeno scaturente dall’indagine c.d. PATRIARCA – che i medesimi soggetti –, riuniti nella contingenza di “mangiate”, tessevano trame criminali di ampio spessore e gittata. Analoghi rilievi sono da svolgere per diverse altre riunioni similari, stante la partecipazione ad esse di soggetti risultati poi coinvolti all’interno di dinamiche ‘ndranghetiste che trovavano espressione in quei medesimi frangenti temporali. Altri riscontri investigativi del processo “Il Crimine” hanno poi rivelato che, spesso, momenti simposiaci – più o meno complessi – seguivano ovvero facevano da cornice a riti di affiliazione, ad avanzamenti criminali di vario spessore nonché a conferimenti di cariche. Oltre al centrale incontro di Polsi, un simile dato trova conforto, ancora una volta, nel complesso del materiale intercettivo e nelle correlate attività di monitoraggio dinamico.

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Locri: mercoledì un incontro per discutere della ZES e di sviluppo L'Amministrazione comunale di Locri ha organizzato, per mercoledì 30 agosto, una sessione di incontri e un convegno pubblico allo scopo di affrontare le gravi problematiche croniche dell'intero territorio della Locride con la partecipazione del Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico Tonino Gentile. Il Sindaco e l’Amministrazione, che condividono e partecipano alla battaglia dei lavoratori di Call&Call, in favore dei quali si è svolta una partecipata manifestazione nella serata di ieri, si incontreranno con i lavoratori del call center e sottosegretario alle ore 17:30 presso la sala del consiglio comunale di Locri con l’obiettivo di individuare un percorso risolutivo

alla grave situazione che sta mettendo a repentaglio circa centotrenta posti di lavoro. A seguire, dopo un breve incontro con la stampa, un convengo dal titolo “Locri e Zes: un'opportunità imperdibile”, indagherà la possibilità di estendere la Zona Economica Speciale anche ai comuni della Locride. Al convegno saranno presenti, oltre alle autorità locali, il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Tonino Gentile, Francesco Cannizzaro, capo gruppo “CDL” in Consiglio Regionale, il docente dell’Unical Francesco Aiello e Monsignor Francesco Oliva, vescovo diocesi di Locri-Gerace

Il pesce puzza dalla testa Milano reclama il primato in Italia, ma dovrà assumersi anche la responsabilità del fetore italiano A gran voce sui social si invoca qualche sommovimento siliceo di crosta e mantello terrestre, per dare al Vesuvio una bella spinta eruttiva, ché manco la Citrosodina, per seppellire finalmente il Sud sotto tzunami di lava. E dove non basti la lava a lavare le nostre sozzurie, giunga felice una nube piroclastica di zolfo e cloro vaporizzati per soffocare ogni abitante da Capo d’Otranto a Favignana. Una volta accaduta la catastrofe, si spera in una proverbiale seconda, che annienti tutti i parenti tornati per i funerali. Perlomeno così recitano le barzellette. E noi dovremmo ridere, o far finta di niente, mantenere un certo aplomb per “essere superiori”, quelli che non danno peso a questo genere di sciocchezza. Una “sciocchezza” che ci offende, che offende il nostro popolo, da decenni. Eccone altre, amene quanto la prima: “Palazzina esplode, morti due calabresi – Il metano ti dà una mano”. “Salvini, se lei potesse gettare un negro e un calabrese dal campanile di Venezia, chi getterebbe prima? Il calabrese, perché

prima il dovere e poi il piacere”. E noi dovremmo ridere. E noi dovremmo continuare a pensare che questo stato a cui apparteniamo più di raffa che di riffa, sia equo nei nostri confronti? Che siamo noi quelli che puzziamo? Che siamo noi i permalosi, come ci ha ripetuto Magalli? Se ci difendiamo

siamo permalosi, se non vogliamo saperne di rimanere in uno stato che ci spreme come limoni e poi ci sputa addosso, siamo razzisti e secessionisti. Davvero abbiamo ancora voglia di vedere andare via i nostri figli perché si guadagnino un tozzo di pane? Abbiamo ancora voglia vivere come cittadini solo

di nome? Abbiamo ancora voglia di sentirci imbrogliare in campagna elettorale? Abbiamo ancora voglia di essere sfruttati dalla puzzolente Milano, a cui ossequiosamente paghiamo la santa IVA, e per giunta di essere ingiuriati? Chi ha voglia di rimanere ancora dentro questa Italia che puzza dalla testa, cioè dalla “Milano da bere”? Vogliamo ancora aspettare che lo stato (con la “s” minuscola) decida per noi quali ospedali chiudere, quali comuni commissariare, quante tasse farci pagare? Questo sistema fa comodo a molti, a moltissimi che ne hanno guadagnato fino a vomitare soldi, e questo il nostro stato lo sa, e ci tiene sotto il suo stivale invasore. Non ci saranno rivoluzioni, non ci sarà indignazione, quella vera, non quella epidermica dei social. Non ci sarà niente per noi. Le nostre scelte sono fare i bagagli o costituirci in uno stato indipendente. Se l’avessimo fatto, oggi l’Italia avrebbe dovuto mandare un ambasciatore a chiedere scusa a noi, a tutti noi, e al bambino che ha salvato i sui fratellini. Lidia Zitara



COPERTINA

Inchini, frottole e scorribande MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Il boss Nicola Alvaro non risiedeva ancora a quel numero civico quando la statua del santo patrono di San Procopio, il 10 luglio 2014, si sarebbe inchinata per lui, in segno di ossequio e riverenza. L'anziano boss veniva, infatti, collocato in regime di detenzione domiciliare in quell'abitazione sette giorni dopo la processione. La stessa moglie, Grazia Violi, che davanti all'autorità civili e religiose si avvicinò per riporre la sua offerta votiva nell'apposita sacca, si era trasferita lì da poco tempo. A ciò va aggiunto che la statua di San Procopio sostò in prossimità della futura dimora del boss venti secondi, così come venti secondi duravano le soste effettuate ordinariamente durante la processione. Questo quanto riportato nella sentenza del giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria, che assolve i portatori della statua di San Procopio: sindaco, vicesindaco e parroco del paese. Nella relazione di servizio del maresciallo Salsano si legge: "Dovunque le persone porgessero l'offerta, la statua effettuava una brevissima sosta, meno di un minuto per consentire ai fedeli di baciare il santo. Ciò si verificava di fatto, anche in questa occasione, dinanzi a tutte le case abitate del paese, senza alcuna distinzione. Ovviamente a San Procopio, come del resto ovunque, vi sono alcuni pregiudicati i quali, alla stregua degli altri, ossequiavano la statua del patrono (e non viceversa)". Venti secondi per baciare la statua e apporre l'obolo nella sacca portata dai bambini del luogo. Questo il tempo impiegato da Grazia Violi, 80 anni. Modalità identica a tutte le altre. Ma nell'articolo che per primo denunciò l'inchino al boss si parla di qualche minuto. Così riportò l'allora direttore del "Quotidiano del Sud" che denunciò per calunnia il sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo, il quale immediatamente dopo la pubblicazione dell'articolo, convocò un consiglio comunale aperto deliberando di intraprendere un'azione legale nei confronti del giornalista se non avesse provveduto a smentire la notizia nel termine perentorio di tre giorni, presentando pubbliche scuse ai cittadini di San Procopio. Un'azione encomiabile se si pensa Castronuovo nei panni di sindaco che difende i suoi cittadini, un po' meno se si considera il suo ruolo di editore di un'emittante televisiva, in cui l'informazione locale, che dovrebbe fare perno sulla libertà di espressione, la fa da padrona. Ma alla luce della verità emersa, l'ultimatum di Castronuovo è perdonabile. L'inchino fu un'invenzione o, volendo essere in buona fede, un'esagerazione di un giornalista non presente alla processione, incoraggiato probabilmente dallo scandalo dell'inchino di due giorni prima a Oppido Mamertina, che avrà forse voluto ritagliarsi uno spazio in quell'operazione "sganciamento letame" partita subito dopo, in maniera indifferenziata, com'è solito succedere per la Calabria. Non è dato saperlo ma viene spontaneo pensarlo. Il giornalista - si legge nella sentenza emanata dal giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria - lamentava di essere stato pericolosamente esposto a causa delle iniziative mediatiche del sindaco, al cospetto di una "comunità ad alta densità criminale". La comunità di San Procopio non lucidò pistole e non affilò coltelli e il giornalista continua a fare il suo lavoro aggiungendo alla sua lista, o forse bisognerebbe dire alla sua carriera, presunte minacce da parte della 'ndrangheta. Un carrierismo da cui abbiamo sempre preso le distanze. Così come ci guardiamo bene e condanniamo quel repertorio di pregiudizi collaudato che fa da scena madre, di sicura presa, quando c'è da sputare sentenze sulla nostra terra. Un repertorio che si ripropose all'indomani dell'inchino di Oppido e a cui il falso inchino di San Procopio diede man forte. Un repertorio eternamente identico ma non per questo rassicurante, anti-Calabria e perciò nazionalpopolare. "Aspettando i barbari" scriveva Konstantinos Kavafis, il più grande poeta greco dell'età moderna. Nella sua lirica descrive con ironia gli ultimi discepoli di Romolo, del quale non possedevano nè qualità nè virtù. Logorati nello spirito e indeboliti nel corpo, si crogiolavano nei loro inutili cerimoniali, strascichi di glorie passate, si compiacevano di titoli magniloquenti ormai vuoti, giustificando la loro inazione con l'arrivo dei barbari. Tutto sarebbe stato inutile perchè tanto i barbari erano alle porte. Sui barbari avrebbero scaricato le loro responsabilità e i loro doveri. Ma... colpo di scena! "S'è fatta notte - conclude Kavafis - e i barbari non sono più venuti. Taluni sono giunti dai confini, han detto che di barbari non ce ne sono più. E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione, quella gente".Gli 'ndranghetisti sono diventati i nuovi barbari. Utilizzando loro come alibi, rimaniamo inermi, rassegnati a un destino già scritto, rinunciando alle vecchie glorie, mentre scorrerie pedratrici sopraggiungono da altre vie. Facciamo attenzione: non sempre la 'ndrangheta accorre a "salvarci" dalla nostra malafede.

Il giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria ha assolto i portatori di San Procopio. Non hanno “annacato” la statua del santo patrono sotto la casa del boss del paese! Eppure un “miracolo” c’è stato! Quello di trovare un giudice che non ha avuto paura di smontare montagne di bugie e luoghi comuni per mesi vomitati sulla Calabria.

L’INC

NON SU


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www.larivieraonline.com ILARIO AMMENDOLIA E così un bel giorno abbiamo scoperto che in Calabria le statue della Madonna e dei Santi non sono state costrette a inchinarsi ai capi della ‘ndrangheta. Probabilmente un giorno ci verrà detto che gli ignari portatori messi sotto accusa erano solo onesti cittadini devoti alla Madonna e non manipoli di malfattori che congiuravano di notte per “annacare” le statue di giorno. Per quanto riguarda il fantasioso “annacamento” di San Procopio lo ha stabilito il giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria che ha mandato assolti i portatori di San Procopio tra cui il sindaco, il vice sindaco, e lo stesso parroco. Non hanno “annacato” la statua del santo patrono sotto la casa del boss del paese! Eppure un “miracolo” c’è stato! Quello di trovare un giudice che non ha avuto paura di smontare montagne di bugie orchestrate da parte di coloro che per mesi interi hanno vomitato luoghi comuni e ingiurie sulla Calabria, occupando le prime pagine e i principali canali TV. I diffamatori – soprattutto se calabresi o eletti in Calabria – dovrebbero oggi sedere (quantomeno moralmente) sul banco degli imputati ma nessuno si illuda: l’assoluzione per il presunto inchino non farà rumore; avrà, al massimo, qualche rigo asettico su qualche giornale locale. Certamente non scenderanno nei nostri paesi gli inviati speciali e resteranno a casa gli operatori televisivi che pur erano arrivati a flotte al tempo degli inchini di massa. Nessuno lo dimentichi, per mesi interi la Calabria è stata terra di caccia alle streghe! Tanto che, in nome della “legalità violata”, qualcuno ha proposto di istituire “l’albo dei portatori”, altri che le statue fossero portate a spalla dalle forze dell’ordine o da uomini della protezione civile, altri ancora di filmare la postura delle ginocchia dei singoli portatori per scoraggiare gli audaci; oppure di mettere un segno sulle case dei

sospetti mafiosi obbligando i partecipanti alle processioni di passare dinanzi alle abitazioni “segnate” a passo dei bersaglieri. Alla fine i vescovi per non esser accusati di “intelligenza col nemico” hanno sospeso le processioni. La grande caccia all’inchino è finita nello stesso modo in cui sono finite le storie dei covi dei “latistanti” a Platì, le migliaia di fiaccole che a Polsi salutavano come boss dei boss, Micu Oppedisano, erbivendolo di giorno ma detentore delle “sacre tavole” di notte, oppure le scritte sbirresche di Locri che tennero le prime pagine dei giornali in occasione della visita di Mattarella Personalmente rispetto tantissimo tutte le funzioni religiose ma non ho mai partecipato alle processioni se non per dovere istituzionale. Eppure oggi, al pari di ognuno di voi, spero che una processione ritorni a essere solo una processione anche in Calabria senza confondere i fratelli del Rosario per sette di incappucciati, e i fedeli per turbe di appartenenti alla fantomatica “zona grigia”.

“spero che le processioni ritornino a essere solo processioni anche in Calabria senza confondere i fratelli del Rosario per sette di incappucciati, e i fedeli per turbe di appartenenti alla fantomatica zona grigia”.

Tutto era iniziato a Oppido e poi è stato tutto un fiorir di inchini. Non furono insensibili il governo e le Istituzioni nazionali. Per esempio, appurati i “fatti” (che tali non erano), l’”Angelo Alfano”, ministro degli Interni, trovò l’episodio “incommentabile” e “ributtante”. Brrr… vengono i brividi dinanzi a tanto impavido coraggio! La “Bindi furiosa”: “Ringrazio i carabinieri per aver dimostrato il senso dello Stato... Quanto è avvenuto nel corso della processione sconcerta e addolora”. Sicuramente farebbe molto meglio l’on Bindi, eletta in questa nostra provincia “babba”, ad addolorarsi e a provare sconcerto per la tragedia dell’ospedale di Locri il cui pronto soccorso è un’astanteria di guerra e i reparti non stanno molto meglio! E il senso dello Stato, gentile presidente dell’antimafia, lo si dimostra impegnandosi per la giustizia sociale e per la pari dignità di tutti i cittadini, soprattutto degli ultimi. Magari mantenendo il rapporto con gli elettori e gli impegni assunti in

CHINO

SUSSISTE

campagna elettorale. Impegni traditi dalla Rosy furiosa. In queste storie c’è un perfido inganno. Un cinico disegno che non mira a debellare la ‘ndrangheta ma a perpetuarla perché ciò fa comodo a pochi e soprattutto ai detentori del potere. L’aspettativa di vita media di un cittadino della Calabria è decisamente inferiore rispetto alla Brianza, al Veneto, a Bologna o a Torino e anche rispetto a Bari o Cagliari. La disoccupazione è la più alta di Europa. La qualità della vita è bassissima. Ma di queste cose nessuno vuole parlare seriamente a nessun livello istituzionale: né il governo, né il Parlamento e, scendendo “giù” per li rami, sino a gran parte dei sindaci, dei sindacati, dei consiglieri regionali e metropolitani. I drammi del nostro popolo vengono lasciati a incancrenire senza muovere un dito! Quindi c’è bisogno di stordirci, di anestetizzarci, di drogarci con dosi massicce di falsa antimafia. E così preferiscono parlare ad uffa della Calabria del “baciamano”, dei falsi inchini, dei santini bruciati e delle punture di spillo, dei riti notturni e delle scritte di Locri. Lo sanno loro e lo sappiamo noi: con queste buffonate non si combatte la ‘ndrangheta! Queste servono solo per utilizzare la ‘ndrangheta (dramma nel dramma) con indecente cinismo in modo da far passare un antico disegno politico contro la Calabria . E i mafiosi ringraziano. Un disegno a vantaggio di pochi e contro il popolo calabrese! Eppur ci stanno riuscendo e ci riusciranno con estrema facilità e sempre di più senza un risveglio delle nostre coscienze!

Dopo l’inchino a Oppido e il presunto inchino di San Procopio, qualcuno ha proposto di istituire “l’albo dei portatori”, altri che le statue fossero portate a spalla dalle forze dell’ordine o da uomini della protezione civile, altri di mettere un segno sulle case dei sospetti mafiosi obbligando i partecipanti alle processioni di passare dinanzi alle abitazioni “segnate” a passo dei bersaglieri.


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Tre vite spezzate e un patrimonio artistico distrutto da un rogo a Cosenza Ha sconvolto l’intera comunità calabrese il grande rogo sviluppatosi a Cosenza nella nottata tra venerdì e sabato scorsi in via Telesio. Il rogo, nel quale hanno trovato la morte Tonino Noce, la sua compagna Serafina Speranza e il nipote Roberto Golia, ha avviluppato una palazzina storica all’interno della quale si trovava anche una biblioteca privata all’interno della quale erano custoditi preziosissimi manoscritti del ‘400 e ‘500. Tra essi, il “De rerum natura iuxta propria principia” del filosofo Bernardino Telesio, la cui distruzione rende l’evento drammatico ulteriormente distruttivo per la storia della umanità. Al di là della perdita di questo inestimabile patrimonio storico, la tragedia della morte di tre persone, nel corso della settimana, ha assunto le sempre più inquietanti tonalità del giallo quando, finalmente messo in sicurezza l’appartamento presso il quale si trovavano Noce, Speranza e Golia, gli inquirenti avrebbero trovato i resti di quello che sembrerebbe essere un innesco. Questo elemento, unitamente all’ostruzione delle principali vie di fuga, lascia supporre che qualcuno abbia cercato appositamente di eliminare i tre, macchiandosi di un delitto orrendo del quale sembra sempre più logico sospettare.

Modello Riace a rischio, un Lucano afflitto pensa di mollare Il modello Riace che ha permesso alla città dei Bronzi di risollevarsi dallo stato di abbandono in cui versava prima dell’elezione di Mimmo Lucano potrebbe presto scomparire. Dopo essere stato inserito dalla rivista “Fortune” nell’elenco dei 40 uomini più influenti al mondo alla fine del 2016, attorno a Lucano e alla sua politica di accoglienza dei migranti era nata una sana curiosità culminata nell’inizio delle riprese di “Tutto il mondo è paese”, fiction Rai con protagonista Beppe Fiorello ispirata a questa straordinaria storia vera che potrebbe narrare all’intera nazione, nel 2018, una realtà già obsoleta. Questa settimana, infatti, si sono fatte sempre più insistenti le voci di un taglio dei fondi frutto di controlli ispettivi che non avrebbero dato buon esito sui bonus e le borse di lavoro degli anni 2014 e 2015. Anche se non viene spiegato al diretto interessato quali sarebbero esattamente i procedimenti contestati, è certo che queste verifiche stanno mettendo in discussione un sistema considerato fino a ieri innovativo a livello internazionale.

Gli sforzi di Lucano e dei suoi per restituire dignità ai ragazzi stranieri integrandoli rapidamente e efficacemente nella comunità riacese stanno per essere cancellati dall’ennesimo cavillo burocratico del quale sembra soffrire in maniera cronica il nostro Paese, minando seriamente la possibilità che la città continui a vivere questa così a lungo cercata età dell’oro. Sabato 2 settembre ci sarà un incontro con i supervisori del Ministero dell’Interno che potrebbe rivelarsi decisivo non solo per la città, ma anche per il futuro politico di Mimmo Lucano, che ha già annunciato di essere deciso a gettare la spugna qualora le problematiche non venissero chiarite. In attesa di questa data fatidica, ci consola sapere che molti politici, scrittori, preti e migliaia di semplici cittadini hanno firmato un appello per Riace. Paolo Coelho diceva che “Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia”. Affronta la tempesta come sai fare tu, Mimmo, e com’è sempre accaduto, siamo certi che la tua grande volontà cancellerà queste difficoltà.

Musaba: dopo Falcomatà e Fiorello arriva in visita Dorina Bianchi

CONTINUA A RISCUOTERE SUCCESSO IL MUSABA DI NIK SPATARI E HISKE MAAS. DOPO LE RECENTI VISITE DEL SINDACO METROPOLITANO GIUSEPPE FALCOMATÀ E DI BEPPE FIORELLO, QUESTA SETTIMANA È STATA LA VOLTA DEL SOTTOSEGRETARIO AL TURISMO DORINA BIANCHI, CHE HA VOLUTO FARE TAPPA NELLA LOCRIDE PER VISITARE IL SITO ARTISTICO PRIMA DI RECARSI, NEL POMERIGGIO DEL 19 AGOSTO, A SCILLA. UN’ATTESTATO DI STIMA CHE NON PUÒ CHE INORGOGLIRE SPATARI E LA SUA COMPAGNA, LE CUI FATICHE DEI PRIMI ANNI SEMBRANO FINALMENTE ESSERE ADEGUATAMENTE RICOMPENSATE.

La casa di Saverio Macrì La mia casa in campagna è in zona chiamata, Pietra Zomita, comune di Ardore, nella parte più alta della collina. L’amore per la campagna, per il silenzio per la tranquilità, per la solitudine mi porta quasi ogni giorno a raggiungerla, percorrendo la stradina comunale “Contrade Giudeo” i pensieri si rincorrono nella mia mente e mi raccontano le cose, circondato dai fiori, il verde, le arance sugli alberi, i limoni , un odore di grande intensità che mi accompagna durante il breve viaggio, predomina il profumo della terra e mi tiene compagnia fino a raggiungere la casa in cima alla collina. In fondo al viale in una curva a gomito, esiste una casa che man mano che passavo vedevo sempre cambiare nella struttura, diventando sempre più bella. Di tanto in tanto vedevo un uomo, in questa grande proprietà che lavorava a quella terra con tanto amore, con tanta semplicità, nella solitudine del silenzio invadente, e questo terreno diventava un giardino con le sue stagioni, con le sue coltivazioni. Passando salutavo l’uomo chiamandolo compare, e davvero siamo compari, ed io ho sempre ammirato la sua tenacia. La mia timidezza mi ha impedito sempre di fermarmi, ma il mio pensiero, la mia fantasia volavano nella mia mente: ma è possibile che un uomo, così immerso nel silenzio, nella solitudine infinita, con la sua bontà d’animo, non diventerà, un giorno, un poeta, o un pittore, uno scrittore, un artista? Oggi alla fine del viale c’è una curva a gomito, quella casa, quel terreno, che si trasformavano in continuazione, giorno per giorno, oggi è la casa del poeta dialettale Saverio Macrì. Domenico Savica

Mappa: beffa o opportunità? La replica dello stampatore La GraphicLine di Ardore ringrazia la Riviera per l’opportunità di replicare all’articolo “Una mappa si fa beffa dei turisti” datato 6 agosto 2017. Ed è proprio la GraphicLine ad aver ideato e distribuito la tanto denigrata, aggiungeremo gratuitamente, “mappa”. GraphicLine per una grossolana svista non ha firmato il proprio prodotto, a differenza degli anni passati, ma ciò non lo rende “illegale” (come suggerisce l’articolo di Jacopo Giuca), infatti la normativa L. 47/1948 in questi casi prevede eventualmente una sanzione pari alle vecchie 100mila lire. GraphicLine, con l’occasione, si scusa per la svista. Negli anni passati il comune di Siderno è stato a lungo soggetto al commissariamento, ragion per cui sarebbe stato difficile trovare beneplacito dell’amministrazione. Circa 5 anni fa, invece, chi si occupa delle commissioni editoriali per la GraphicLine ha chiesto la collaborazione della Pro Loco di Siderno. L’associazione, una volta ricevute le cartine stampate, le ha lasciate in un cantuccio di stanza senza distribuirle. Da qui la decisione di lavorare in modo indipendente. D’altro canto la piccola mappa è solo una planimetria della città con le indicazioni di maggior rilevanza e con le inserzioni pubblicitarie e non pretende di essere un navigatore satellitare o un waze cartaceo. Per quanto riguarda la storia e le tradizioni sidernesi, crediamo vivamente che sia maggiormente mortificante il tono usato da chi ha scritto l’articolo del 6 agosto che i nostri contenuti: anche il folklore, il cibo, le fiere e le processioni fanno parte di una tradizione tipicamente meridionale con una contaminatio culturale delle genti che hanno calcato nella storia le nostre terre, compresa quella di Siderno. In ultimo ci teniamo a precisare che chi crede che questa “mappa” sia un contenitore di pubblicità a noi sta anche bene. La nostra è una

piccola impresa fatta di giovani del sud che ambisce a realizzare tout court: per il turista che sa anche dove trovare le attività che gli servono oltre che i luoghi d’interesse; per l’inserzionista che è pubblicizzato e cresce (e che se negli anni continua a far inserzioni un motivo ci sarà); per l’azienda che produce la cartina. Sarebbe ipocrita sostenere che i turisti sono l’unico oggetto del lavoro. E noi non siamo ipocriti. Vogliamo che la nostra terra cresca e ci dispiace leggere dell’invito a diffidare da un prodotto calabrese, seppur con qualche difetto, mentre l’anno scorso le cartine blasonate (dal Comune e dalla Pro Loco) sono state commissionate a un agente di un’altra regione, stampate fuori Italia ed edite da una agenzia pubblicitaria di un’altra regione ancora (n.b. non riportiamo di proposito alcun riferimento preciso). In realtà, se chi ha firmato l’articolo del 6 agosto avesse davvero voluto svolgere la propria professione con completezza d’informazione, avrebbe facilmente trovato il nome dello stampatore delle cartine sulle fatture degli inserzionisti. In questo modo avrebbe potuto avere un confronto con la GraphicLine, scrivere un articolo equo e avrebbe scoperto che lo stampatore paga le tasse. Una mappa si fa beffa dei turisti? Riteniamo sia più grave un articolo senza cognizione di causa che si fa beffa del lavoro dei conterranei.

La risposta Percepire l’articolo del 6 agosto come un attacco personale alle opportunità di lavoro che le aziende locali cercano di creare con immensi sforzi e coraggio nella Locride è quanto di più sbagliato la Graphic Line di Ardore potesse fare. Proprio non avendo la possibilità di sapere chi avesse mandato alle stampe la “Mappa Turistica” oggetto del contendere, la “denuncia” del nostro articolo era (per usare un termine legale) contro ignoti e non voleva certo affermare che non ci fossero delle professionalità dietro la sua produzione, quanto piuttosto una serie di problematiche che rischiavano di trarre in inganno i turisti e finivano con il danneggiare il comune. Mi stupisce che si cerchi di affermare che la mancata esplicitazione del luogo e della commissione di stampa

non sarebbero illegali, quando voi stessi indicate la legge che vi sottoporrebbe a una sanzione pecuniaria (il termine illegale, infatti, non voleva certo sostenere che chi avesse prodotto la cartina fosse un criminale incallito, ma solo che non ci fosse la certezza che la stampa fosse stata autorizzata). Fatte queste considerazioni, la vostra replica, che giustamente sottolinea come il commissariamento e un comportamento della Pro Loco (per quanto da voi descritto) indubbiamente scorretto vi abbiano allontanato dal collaborare con il Comune, non chiarisce come mai non abbiate nemmeno provato a bussare alla porta dell’Amministrazione Fuda prima di rinunciare a fornire il vostro servizio attraverso i canali ufficiali e mi inquieta che ulteriori riferimenti non vengano fatti in merito alle traduzioni. A proposito dei cenni storici, anche in questo caso il riferimento troppo evidente (e non certo tratto da Wikipedia come da voi indicato!) alle realtà folcloristiche che caratterizzano il nostro paese non voleva certo invitare a sorvolare sull’argomento, ma che i cenni storici di una città dovrebbero essere anche qualcosa di più che la descrizione delle sagre annuali. Finisco con la vostra illazione in merito al fatto che non avrei svolto il mio lavoro offrendo la dovuta completezza di informazione: lascio immaginare a voi il volto basito dei vostri inserzionisti qualora gli avessi chiesto di vedere le fatture che avevano pagato per comparire sul vostro depliant. Fino a prova contraria resto un semplicissimo giornalista, non certo un finanziere… Jacopo Giuca



ATTUALITÀ

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Rischio sismicO...

l’approccio dev’essere anche di tipo culturale ANTONIO CRINÒ All’indomani di ogni terremoto e specie sul web, si moltiplicano i commenti, le denunce, le accuse e anche le ricette salvifiche; è successo l’anno scorso dopo il terremoto dell’Umbria e sta succedendo in queste ore dopo le scosse di Ischia. Su questi argomenti, a mio avviso, non è consentito alcun tipo di speculazione e strumentalizzazione, specie di carattere politico, ma sono necessarie invece alcune verità, non tanto e non solo per trovare e denunciare responsabilità pregresse… che ci sono e sono tante... ma per fare in modo che in futuro non si commettano gli stessi errori.

Vi è da dire innanzitutto che sul rischio sismico la politica ha fallito... tutta la politica. La cosa preoccupante è che a fallire non è stata solo la politica; hanno sbagliato spesso i professionisti, gli Enti territoriali , gli organi di controllo che dovevano vigilare, e non sempre in buona fede. Se a Reggio Calabria… ma è solo un esempio… si è costruito negli anni sugli alvei delle fiumare, qualcuno avrà progettato quelle case, qualcuno avrà dato le autorizzazioni o, ancora peggio, qualcuno avrà sanato quelle oscenità. Se una percentuale altissima degli edifici scolastici della Regione Calabria non è sicura riguardo il rischio sismico, ci saran-

no stati certamente errori di programmazione degli interventi nel tempo. Se all’indomani del terremoto del 1908 il centro della città di Reggio Calabria è stato ricostruito in modo esemplare e intelligente, con adeguati criteri di sicurezza riguardo vie di fuga e piani di evacuazione, mentre adesso le periferie, a distanza di un secolo, presentano condizioni di rischio allarmanti, cosa fare? Occorre soltanto prendere atto di ciò, cercare di porre rimedio e farlo in fretta, al fine di limitare danni probabilmente devastanti. A nulla servono gli infingimenti e le sottovalutazioni. Se tantissimi Piani di Protezione Civile comunali sono stati fatti e continuano a

essere fatti con il copia e incolla, senza essere calati nella realtà dei luoghi e senza condividerli con i residenti, che saranno i fruitori. Ci saranno stati certamente negli anni gravissime distorsioni e incapacità da parte di chi li ha redatti, m anche superficialità da parte di chi li ha approvati e adottati… da oggi in poi questo non dev’essere piu consentito. In riferimento al patrimonio edilizio privato, in molti casi vi è stata una sottovalutazione sia da parte dei proprietari che dei progettisti e dei costruttori. Ha ragione, a tal proposito Michele Serra che su Repubblica pochi giorni addietro ha scritto testualmente: “L’idea che l’abusivismo sia frutto della povertà è una truffa

ideologica. Esso è frutto, bensì, dell’illegalità, dell’imprevidenza e dell’ignoranza”. All’imprevidenza, all’ignoranza e, in alcuni casi all’illegalità è mancata spesso la risposta della competenza e della serietà dei professionisti, oltre al controllo degli organi preposti. Sono questi concetti banali, ma occorre ribadirli e tenerli ben presenti. A questo punto, però, non servono grandi proclami, non servono grandi progetti Serve solo un po’ di buon senso, serve un serio lavoro di monitoraggio (fatto in tempi brevissimi) e una seria programmazione degli inteventi, partendo dalle effettive necessità e priorità. A dire il vero, lascia basiti la recente ripartizione dei fondi regionali per gli interventi di adeguamento sismico sugli edifici scolastici, a meno che non si voglia far credere che quelli che lavorano nei Comuni della Provincia di Cosenza siano tutti scienziati e quelli che lavorano a Reggio Calabria tutti incapaci. Per ragioni professionali ho potuto constatare i gravissimi problemi che da molti anni presentano le scuole della Locride in riferimento al rischio sismico; negli anni si è fatto pochissimo… colpa di chi non ha saputo presentare le richieste di finanziamento? Colpa di chi non le ha concesse? Guai a pensare che anche qui la politica abbia agito in modo superficiale e senza tenere conto delle reali necessità eurgenze. Non depongono certamente a favore di chi ha stabilito i recentissimi finanziamenti alcune esclusioni eccellenti; mi riferisco a Comuni della Locride che hanno dovuto chiudere edifici scolastici e allocare temporaneamente in altre strutture comunali le attività didattiche. A questo punto che fare? Risulta banale parlare di prevenzione, della necessità di trovarsi preparati dopo ogni evento calamitoso la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e gli addetti ai soccorsi dimostrano, come lo stanno facendo a Ischia in queste ore, la loro grande capacità e professionalità. La scommessa adesso è limitare i danni in caso di sismi importanti, con la consapevolezza che il nostro è un Paese “ballerino” e, che specie in alcune Regioni, in Calabria in primis, con il terremoto bisogna conviverci, ma nello stesso tempo occorre fare in modo che una scossa di magnitudo 3,6 non debba e non possa piu fare vittime. Spesso non è il terremoto a uccidere, ma sono le case fatte male… si è sentita spesso in questi giorni questa frase, forse banale,certamente cruda, ma vera. Quello che serve adesso è prendere coscienza che il rischio sismico, cosi come il dissesto idrogeologico, devono diventare una priorita’ assoluta dell’agenda politica ai vari livelli e che l’interlocuzione tra Governo ed Enti periferici dev’essere continua. Occorre capire che dotarsi di strumenti tecnici , supportati a livello economico, per affrontare la complessa questione del rischio sismico non è piu’ procrastinabile. I fondi necessari si trovano, l’Europa può e deve dare una mano al nostro Paese, ma perche cio’ accada è necessario che vi sia consapevolezza e competenza: consapevolezza riguardo gli errori commessi per non commetterne altri e competenza nel cercare di affrontarli e risolverli , ma soprattutto nel programmare il futuro assetto del territorio. Occorre partire con l’adeguamento degli edifici pubblici e studiare agevolazioni fiscali e aiuti ai privati che intendono adeguare le proprie abitazioni. Occorre, per esempio, prevedere in ogni Comune la presenza di un geologo, una figura professionale spesso trascurata, la sola in grado di dare elementi conoscitivi propedeutici eutilissimi a una corretta progettazione. Ben venga poi il libretto dell’edificio, ben venga l’utilizzo delle nuove tecnologie, ben venga il certificato di stabilità obbligatorio, ma è importante capire che il problema è anche qui di carattere culturale e pragmatico. Alcune cose si possono fare subito: innanzitutto una veloce analisi dei costi, in relazione allo sviluppo che si intende dare ai territori. La politica non può ovviamente prevedere di recuperare e investire in modo massiccio sul patrimonio edilizio (anche perchè pare siano ben 2 milioni le abitazioni a rischio); deve farlo aiutandosi con strumenti di pianificazione e tenendo conto delle risorse disponibili. Può, però, incentivare il sisma bonus, attraverso la costituzione di gruppi di lavoro in grado di progettare interventi di adeguamento sismico e recupero energetico degli edifici privati. Tutto questo deve chiaramente stare all’interno di un grande progetto di valorizzazione urbana, che preveda, oltre alla ristrutturazione degli edifici all’interno dei centri storici, anche la demolizione dei fabbricati pericolanti, senza demonizzare le demolizioni se queste sono necessarie, con la creazione di spazi pubblici all’interno di tessuti urbani troppo deboli e di scarsa qualità architettonica. Il recupero intelligente dell’immenso patrimonio esistente, attraverso l’adeguamento sismico, insieme all’attuazione dei due concetti, ormai metabolizzati, del “consumo di suolo zero” e del “rammendo delle periferie”, garantirà, oltre ad adeguati livelli di sicurezza, un costante presidio del territorio, a creare condizioni e opportunità di sviluppo legate alla valorizzazione delle risorse del territorio stesso.



Sviluppo

'A Zattera sia la prima pietra per MARIA GIOVANNA COGLIANDRO a 74 anni giace silenziosa e dimenticata sul fondale del mare di Siderno, di fronte al rione dei pescatori, denominato “a Sbarra”. È la motozattera MZ 774, della numerosa classe “MZ”, le motozattere concepite per uno sbarco a Malta che non ebbe mai luogo e che finirono con l’essere impiegate, in un primo momento, nel trasporto di materiali in Libia ed Egitto, successivamente, nel luglio-agosto 1943, nell’evacuazio-

D

ne delle truppe italo-tedesche dalla Sicilia invasa dagli Alleati. Per questa loro attività logorante, piena di pericoli e spesso dimenticata, le MZ furono soprannominate “muli del mare”. Il 15 agosto del 1943, mentre era impegnata nel trasporto di uomini e materiali dalla Sicilia alla Calabria, la MZ 774, insieme alla sorella più piccola MZ 746, fu attaccata da una ventina di aerei la cui nazionalità è controversa. Stando a quanto si apprende da un articolo di Vincenzo Meleca, “I relitti di Siderno: il mistero delle motozattere MZ 746 e MZ 774", logica vorrebbe che si trattasse di velivoli anglo-americani, che all’epoca avevano il quasi completo controllo dello spazio aereo sullo Stretto. La relazione del comandante dell’MZ 746, 2° nocchiere Mario Nava, afferma, però, che i velivoli

“portavano i nostri distintivi”. Entrambe le unità furono, comunque, colpite in modo non letale, considerando che riuscirono a percorrere una sessantina di miglia nel mar Jonio fino a raggiungere Siderno. Qui, tra il 18 e il 20 agosto, dopo aver rimosso la mitragliera, le armi portatili, le munizioni, le strumentazioni, le carte nautiche e i documenti presenti, e aver reso inutilizzabili i cannoni, privandoli dell'otturatore, entrambe le motozattere vennero minate e fatte saltare con tre cariche esplosive da 6 kg ciascuna. L'esplosione provocò grosse falle negli scavi senza però distruggere del tutto le due unità. A cancellare successivamente la M746 provvide il Mar Jonio: le violente mareggiate ne hanno eroso i resti sino a lasciarne niente più che un ricordo. La MZ774,

invece, si arenò alla foce del torrente Garino e pian piano fu "risucchiata" dalla risacca, fino ad adagiarsi sul fondo sabbioso, a circa 5 m dalla spiaggia. Dopo essere stata depredata di tutto ciò che poteva essere riutilizzato - tra il 1944 ed il 1946, le furono asportati pezzi di scafo e i motori, acquistati dalla Ditta Fratelli Sanci - la motozattera MZ 774 e il suo equipaggio sono stati dimenticati da Siderno e dalla storia. Corrosa dall'acqua marina e colonizzata da numerose alghe e invertebrati (spugne, gorgonie), la MZ 774 è divenuta negli anni rifugio ottimale di pesci. Attualmente, però, la MZ 774, un tempo coccolata fino al tramonto da tanti appassionati subacquei, risulta quasi completamente ricoperta di sabbia. "Molti a Siderno non sanno cosa sia a Zattera - rac-


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A proporlo è il sidernese Renato Audino, campione di canoa. La motozattera MZ 774 che da anni giace nel silenzio degli abissi, di fronte al rione Sbarre di Siderno, potrebbe, insieme ad altre imbarcazioni - affondate volontariamente, secondo la pratica americana dello scuttling - dare vita a un parco marino finalizzato al ripopolamento ittico oltre che al turismo subacqueo.

di Siderno r un parco subacqueo conta il canoista sidernese Renato Audino. - Tanti avranno sentito i racconti dai più anziani ma non conoscono la verità, il luogo in cui il relitto è adagiato". Subito dopo la mareggiata del 2014, che liberò parzialmente la MZ 774 dalla sabbia, Renato Audino, insieme a Tonino Valente, Cosimo Gimondo, Attilio Ozzimo e Mario Gimondo, hanno approfittato per effettuare delle riprese subacque del relitto. Immagini spettacolari, ricche di fascino e mistero, nel silenzio degli abissi. Da qui la proposta, da qualcuno considerata folle, di Renato Audino: "E se la presenza del relitto della mz 774 fosse la prima pietra per realizzare un parco marino finalizzato al ripopolamento ittico oltre che al turismo subacqueo?". Noi, che con le

proposte sanamente folli ci andiamo a nozze, abbiamo chiesto a Renato Audino di illustrarci il suo progetto. "Lungo le coste della California e del Canada, nella lontana Australia così come nella vicina Malta, si pratica l’affondamento volontario di relitti, in americano scuttling. Questo per creare habitat per i pesci e la vita marina, scoprendo la capacità redditizia del turismo subacqueo". Ad oggi, in America, si contano circa 700 scafi già affondati per realizzare barriere artificiali e favorire la ripresa di ambienti naturali degradati e il ripopolamento ittico di aree impoverite. La vicina Malta, la terza meta turistica per subacquei più frequentata dopo Egitto e Maldive, ha aperto senza remore allo

scuttling, e più in generale ha scelto di investire nell’industria turistica legata alle attività marittime e alla subacquea: una scelta che frutta all’arcipelago maltese circa il 25% del PIL, e una crescita costante del settore turistico. Ma cosa dice la normativa italiana in merito allo scuttling? Attualmente giace in Italia una proposta di legge, avanzata dall'onorevole Giacomo Chiappori il 14 luglio 2010, recante “Disposizioni in materia di affondamento di navi radiate dai ruoli del naviglio militare per il ripopolamento della fauna ittica e la promozione del turismo subacqueo”. In essa sono specificati oneri inerenti la bonifica e la rimozione di tutti i materiali solidi e liquidi, al fine di prevenire ipotesi di inquinamento ambientale, nonché l’obbligo di

non costituire ostacolo alla pesca e alla navigazione: affondato ad adeguate profondità, un relitto va sempre reso sicuro per l’ambiente e per i suoi probabili visitatori, pena la commissione di uno o più reati. Mentre la proposta di Chiappori riguarda l'affondamento volontario di navi in disarmo della Marina militare, Renato Audino suggerisce di destinare al ripopolamento ittico e al richiamo turistico - naturalmente nel rispetto di tutti i requisiti di sicurezza - i barconi non più utilizzabili su cui giungono i migranti sulle nostre coste. Un finale dolce e romantico per imbarcazioni che, dopo aver affrontato i capricci del mare, si accoccolano sui suoi fondali continuando a salvare nuove vite.


ATTUALITÀ

A donna Elvira Ti ricordo sovente dietro il vecchio bancone, tra spumeggianti caffè e granite al limone. Il sorriso gentile ed i modi garbati erano sempre da tutti graditi e ricercati. Pavesini, sussumelle, Ringo e Girelle hanno addolcito quegli anni come in cielo le stelle. Le prelibate granite e le brioche al gelato deliziavano a sera ogni raffinato palato: alle fragole ,alle mandorle, al caffè o alle more, esse richiamano ancor oggi i turisti ad Ardore: un meritato vanto conquistato negli anni, con tanti sacrifici e molteplici affanni.

Il ricordo immediato di Pasquino Crupi è la sua straordinaria capacità nel padroneggiare la vita. Non l'ho mai visto a disagio, non ho mai colto una sua défaillance, una caduta di stile. Era la giusta dose di autorevolezza e umiltà, di ironia e autoironia. Perché è facile saper sorridere degli altri, un po' meno di se stessi. In lui vivevano e sapevano convivere, arricchendosi reciprocamente, l'anima del politico e quella del letterato. E la sensibilità del letterato illuminava il politico. Poteva contare su una sorprendente immediatezza del linguaggio. Si faceva comprendere dal colto e dall'analfabeta, e anche dallo stupido, che fingeva di non comprendere. Lasciava un segno anche in lui, mettendolo in crisi, sottoponendolo a un'analisi di coscienza. Era saggio ma della saggezza del povero che ha poi sviluppato attraverso la letteratura e attraverso un'analisi attenta di quanto lo circondava. La sua era una saggezza che imponeva ascolto e reverenza. Ma era un obbligo che partiva da te, non da lui. A livello giornalistico era fantasioso, mai retorico o patetico. Era abile nell'arte del "pittare", un termine caro al collega Rosario Condarcuri, che quando legge il ritratto ben fatto di un personaggio dice: "U pittau!" ("Ha tratteggiato un profilo impeccabile"). Pasquino con due pennellate ti “pittava”, luci e ombre. E non pittava solo gli uomini ma anche le circostanze, gli eventi. Sapeva rapire la realtà e sviscerarla, e questo ha fatto di lui un uomo, un politico, un maestro. Non aggiungo aggettivi di proposito: perché per lui o eri politico o non lo eri, o eri uomo o non lo eri. Chi era a metà non era. E non perché non credeva che si potesse migliorare nella vita ma perché capiva perfettamente quanto saresti potuto migliorare, quanto ampio fosse il raggio di perfezionamento. Se non intravedeva il germe del politico così come del giornalista o dell'uomo di cultura, non avevi speranza di acquisirlo in seguito. Altra maestria giornalistica di Pasquino era lo sfottò rispettoso. Smascherava, demoliva i furbi, gli ipocriti attraverso lo sfottò ma lo faceva con educazione, con dignità. Perché Pasquino sapeva stare al mondo e sapeva stare su un giornale. E non è esattamente la stessa cosa. Maria Giovanna Cogliandro

Ma sopra ogni cosa, commuovendomi pure, mi manca il tuo affetto e le deliziose premure… Seduto in piazza, sotto il vecchio campanone, volgo ora lo sguardo al grigio portone; mi par di vederti, con le rosse guanciotte, sorridente e indaffarata fino alla mezzanotte. Tra i ricordi più cari che porterò sempre nel cuore v’è quello di zia Elvira e del suo buonumore. Giuseppe Pelle

Cuntra… NATURA! Santu Diu! Perdimm’a rutta! Non si sapi chi volimu Ndi mentimma tutti a gara Sulu pemmu distruggimu

E’ d’avogghja u passa tempu Facimu sempi sperimenti Pe’ ‘nventari cosi brutti P’e ‘sta Terra e pe’ li genti.

Era saggio ma della saggezza del povero che ha poi sviluppato attraverso la letteratura e attraverso un'analisi attenta di quanto lo circondava. La sua era una saggezza che imponeva ascolto e reverenza. Ma era un obbligo che partiva da te, non da lui.

Pasquino

Crupi il Caravaggio del giornalismo

Ncì su’ guerri, terrurismu, Sperimenti nucleari Gas i scarucu nt’e strati Non si poti cchjù campari! Pe’ ‘nventàri cosi storti Si fannu passi di giganti Mentri poi pe’ cosi giusti ‘I cirivegli su’ vacanti!

L’aria diventàu velenu Cielu e mari… sculuriru E c’a scusa di progressu Tutti cosi nd’i strudìru.

E glià ssupa! Nt’a lu zonu, S’allargau l’effettu serra Ogni morzu c’è ‘nu bucu E pe’ nnui è già ‘na guerra:

Cu’ cimineri, cu’ motori, E comu stupiti citroli… Stamu scungeland’i poli!!

Sim’e porti di lu ‘mpernu Tutt’u mundu cardijàu E cu’ ferma cchjù ‘stu focu!! C’o Pianeta…s’incazzàu!

Santu Diu! A ‘stu puntu ‘Nu miraculu si vorrìa! Ma no’ n’esti cosa a nosta Mo tocca sulu a ttìa! (Mimmo Massara)

Lampi, trona e alluvioni Cu stagioni miscitati E nt’a stati è nu rigujju Di terreni tutti brusciati.

‘Ntossicamma la natura

Simu quasi o’ capuligna E si cuntinua a dormiri Finu a quandu diventamu Sulu carni d’arrustiri!

Jonica Holidays risponde a Rocco L A seguito dell’intervento del sindaco di portigliola, rocco luglio, che nel numero del 13 agosto ha espresso il suo parere sul turismo nella Locride, jonica holidays ha chiesto di replicare

Preg.mo Sig. Sindaco, In un suo recente comunicato diffuso a mezzo stampa abbiamo avuto modo di comprendere il giudizio che riserva agli albergatori del territorio. In qualità di componenti della Jonica Holidays, che come lei certamente saprà è un Consorzio che raggruppa la quasi totalità degli albergatori del comprensorio, abbiamo sentito il dovere di replicare alle sue affermazioni cercando di essere il più sintetici possibile. Per dovere di chiarezza riteniamo corretto sottolineare che le considerazioni che seguono sono il frutto di una riunione del Consiglio di Amministrazione e che parte dei nostri associati potrebbe esprimere punti di vista e considerazioni differenti da quelle che seguono. Presa visione del suo comunicato, siamo stati unanimi nel considerarlo, più che un’analisi corretta, seria, pacata e analitica della realtà turistica del nostro territorio, uno sfogo dettato dal senso di amarezza e delusione di un primo cittadino della Locride che amministra con amore, passione e competenza una cittadina carica di storia, archeologia e tradizioni tra le più rinomate della Calabria. Scriviamo questo non certo per accattivar-

ci la sua simpatia o cercare di smorzare la sua amarezza, ma perché abbiamo potuto apprezzare in prima persona lo sforzo, la passione, l'impegno e la professionalità che Rocco Luglio dedica alla sua Portigliola, contribuendo di conseguenza alla crescita e allo sviluppo di tutta l’area archeologica della Locride. Di queste considerazioni positive sul suo operato potremmo continuare a scrivere a lungo, ma è già sufficiente quanto sopra evidenziato per darle l'idea quanto la sua figura e il suo operato vengano considerati e apprezzati all'interno del nostro Consorzio. Fatta questa premessa, caro signor Sindaco, nel suo "sfogo" (noi continueremo a considerarlo tale), ha detto delle cose inesatte e persino offensive che dimostrano una conoscenza molto superficiale del complesso scenario turistico nazionale e internazionale con il quale ogni giorno gli operatori del settore debbono confrontarsi. Lei ci indica come quelli che “non promuovono le iniziative perché hanno l'interesse a tenere i turisti nelle proprie strutture, all'interno delle quali organizzare manifestazioni per incrementare le consumazioni”, e non ci offendiamo per quanto

affermato perché comprendiamo la sua amarezza per la scarsa affluenza di turisti registrata alle pregevoli e qualificate manifestazioni culturali da lei organizzate. Tuttavia riteniamo doveroso esporre in maniera estremamente sintetica ciò che gli albergatori che hanno avuto il coraggio di rimanere in questo travagliato territorio realizzano quotidianamente per richiamare i turisti e accoglierli dignitosamente al loro arrivo nel nostro comprensorio. È costante la nostra presenza alle più importanti fiere di settore organizzate in Italia e all’estero senza che vi sia alcun sostegno economico da parte delle istituzioni. Anche la realizzazione di materiale pubblicitario di stand, la presentazione dei nostri prodotti tipici le spese di viaggio e di soggiorno sono tutte a spese degli albergatori. Speravamo che la dimostrazione di disponibilità da parte della Regione Calabria a fornire servizi che ci aiutassero a promuovere le eccellenza della nostra riviera e del nostro entroterra fossero lo sprone giusto a un lavoro sinergico con i comuni del comprensorio, ma nonostante il nostro tentativo di coinvolgere tutte le Amministrazioni della Locride nessuna risposta è giunta nemmeno da chi risorse e


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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Pirus communis L.

Piru Campanellu Nelle comunità agricole le pere rappresentavano una risorsa notevolissima sia per gli uomini che per gli animali, fino agli inizi degli anni 50 del 900, quando la civiltà contadina collassò improvvisamente e con una velocità incredibile, morendo prima di trasformarsi in altro. Infatti si passò dall’aratro di legno come strumento principale nella lavorazione dei campi o la zappa, dall’asino come mezzo di trasporto, all’abbandono totale dei campi nello spazio di pochi anni. Era capitato che alla fine della seconda guerra mondiale, le classi lavoratrici, compresse ed affamate durante il periodo del fascismo, quando non avevano avuto la possibilità di recarsi all’estero, si videro spalancare le porte dell’emigrazione e letteralmente andarono via con il proposito di non fare più ritorno. In 23 anni di regime i rapporti con le comunità calabresi degli gli Stati Uniti e l’Argentina, le terre d’emigrazione già dall’ultimo quarto di secolo dell’800, si erano un po' allentate, ma per incanto ripresero a rivivere nell’immediato dopoguerra e subito partirono i primi nuclei, come avanguardie, verso gli Stati Uniti e l’Argentina, dove riannodarono i rapporti, altri invece scoprirono nuove prospettive in Australia e Canada ; e ci fu un’emorragia incontenibile. Nei piccoli paesi restarono solo i vecchi e pochi giovani, figli di impiegati statali o di commercianti o di qualche famiglia che si riteneva benestante; strazianti erano gli addii delle famiglie che andando via

lasciavano i vecchi genitori. Nei ricordi dello scrivente c’è l’immagine di una madre molto anziana, Vittoria D’Andrea, che vedendo partire la figlia e le nipotine su un cassone di camion, che l’avrebbe portate ad un treno con cui avrebbero raggiunto una città portuale con destinazione Argentina, si rotolava su un declivio, stracciandosi le vesti, graffiandosi il volto e battendo la testa su un tronco d’ulivo. Tutte le notti invocava le nipotine accusando la figlia : “Giuseppa, ingrata, dove hai portato le mie bambine ?” Dopo tre mesi trovò la pace, morendo.

Nell’economia delle famiglie contadine ogni risorsa era razionalizzata e programmata per l’intero anno, dal grano all’olio, dai legumi al vino ed anche le pere entravano nel computo delle risorse indispensabili. Quando veniva innestato un perastro si pensava all’utilità che avrebbe potuto produrre per l’economia domestica e non veniva quasi mai riprodotto un pero dai frutti deliziosi, considerati uno spreco, ma si puntava a quello più conveniente. Tra i peri più interessanti era considerato il pero Campanello, grande, elegante, bello a vedersi, dalla forma campaniforme, dalla ampia diffusione , presente sui territori da Bova, dove viene denominato Tampanarico , a Bianco e nel suo entroterra, dove viene detto Muntagnisi perché ritenuto tipico di paesi di montagna. Il periodo della sua maturazione è collocato nelle prime due decadi da agosto, quando assume un bel colore giallo; il peduncolo è lungo ed incurvato. Ha la buccia spessa ed aspra per cui non è attaccata dalla mosca mediterranea della frutta o Ceratis Capitata Wiedemann, che ormai da circa cento anni ha infestato tutti i frutteti costringendo i coltivatori a trattare le piante con gli anticrittogamici ; forse l’insetto è originario dell’Africa. Hanno ragione gli ultranovantenni quando affermano che quand’essi erano bambini, la frutta era intatta senza bisogno di trattamenti. Ha la polpa candida, moderatamente succosa ed abbastanza acidula, pertanto idea-

le per preparare le pere seccate al sole , denominate cottia, cottea o cortea. Esse d’inverno erano una riserva importante per gli uomini e gli animali, utili per preparare il decotto espettorante, bollendole assieme ai fichi secchi, fiori di malva, di cardo santo, di steli di nepitella, con l’aggiunta finale di vin cotto e dolcificandolo con miele ( i benestanti ). Nel periodo dell’ingrasso venivano dati ai maiali e al tempo dell’aratura e della semina o sporo, alle mucche al giogo. Erano amate dai fanciulli o dai monelli più grandicelli, che andavano a coglierle in qualsiasi albero o quasi, era consentiti ai fanciulli “ rubare “ i frutti, ma con moderazione ed essi , già alla fine di luglio, poco prima della maturazione, dopo averle colte andavano in giro per il paese a trovare qualche forno comunale attivo, in quanto sicuramente qualche massaia vi aveva infornato il pane, sufficiente almeno per dieci giorni ed ella tra la cenere bollente e le braci morenti poste sull’imboccatura, collocava le pere a cuocere. Diventavano, a cottura ultimata, squisite, dotate di una fragranza delicatissima. La fotografia delle pere è stata effettuata da Nino Cannatà di Cittanova, mentre le pere, per l’occasione, sono state “ rubate “ nel podere del defunto Vincenzo Pedullà, in contrada Mastru Nardu del comune di Ferruzzano. Coordinate geografiche del luogo dove è situato il pero. 38°01’35.0’’N 16°05’33.9’’E

Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 26 Mentre scrivo questo pezzo (per ragioni editoriali entro il martedì), gli abitanti di Roma e dei comuni del lago di Bracciano non sanno ancora cosa in effetti succederà: si inseguono tavoli e cabine di regia fra la Regione Lazio, che con decreto ha deciso di bloccare i prelievi di acqua dal lago di Bracciano per scongiurare un disastro ambientale, Acea, che ha conseguentemente deciso il razionamento dell’acqua per un milione e mezzo di abitanti di Roma, il Comune di Roma, che assiste imbarazzato, e il Governo, che potrebbe dichiarare lo stato di calamità. In nessun caso vengono considerati i cittadini . Al contrario, sembrano essere utilizzati come scudi umani dentro un conflitto di interessi particolaristici che va dagli interessi finanziari di Acea, che non possono, giustamente dal loro punto di vista, tener conto dei vincoli ambientali, al conflitto tutto “politicizzato” fra Regione Pd e la

grillina Roma Capitale. Che i cittadini siano ostaggi di altri interessi è reso del tutto evidente dal comportamento di Acea, perché delle due l’una: come fa Acea a dichiarare di prelevare dal lago di Bracciano una quantità irrisoria di acqua e nello stesso tempo a minacciare, se quel prelievo viene bloccato, il razionamento per un milione e mezzo di abitanti? Le due cose non stanno insieme, e tanto meno la strumentalizzazione sottesa alla privazione di un diritto fondamentale come l’acqua. Dietro queste drammatiche schermaglie, si avverte tutto il limite,il pressappochismo delle classi dirigenti politiche e tecniche, le quali, scientemente, continuano a rimuovere una consapevolezza che, se assunta ed applicata, manderebbe all’aria l’intera dottrina liberista del mercato come unico regolatore sociale. Siamo nel pieno di cambiamenti climatici in corso e, tuttavia, si continua a fingere che

Siderno

Turisti senza mastelli Egregia Direttrice, dati i rallentamenti nella raccolta degli sfalci di potatura, sotto casa mia e dei vicini sono rimasti per mesi alcuni sacchi neri. Qualche furbone, di certo non residente poiché non dotato di mastelli per la differenziazione, ha pensato di poter “accodare” i suoi rifiuti ai miei sacchi. È accaduto diverse volte e ho sempre invitato gli organismi competenti a risolvere la situazione. Cosa che a volte è stata fatta con cortesia. Adesso però comunicare con chi di dovere sembra più difficile che prendere la linea da “pronto Raffaella” e farsi dare delle risposte che abbiano un seguito ancor più evanescente. Le chiedo se secondo il suo parere è accettabile che gli organismi che gestiscono la raccolta dei rifiuti siano così approssimativi, e se è parimenti accettabile che i mastelli di proprietà di una normale famiglia siano considerati “una discarica gratis” a disposizione nei non residenti. Lettera firmata

le stagioni siano quelle di una volta e ci si stupisce della frequenza del binomio siccità/alluvione, quando è ormai divenuto la nuova normalità metereologica. Sembra distrazione, ma non lo è. Perché la consapevolezza di questo mutamento epocale obbligherebbe tutte le istituzioni a ragionare su prevenzione, interventi a breve, medio e lungo termine, programmazione e partecipazione delle comunità territoriali: tutte cose espunte dalla dottrina liberista dei soldi “sporchi, maledetti e subito”, per ottenere i quali ogni attività deve essere immediatamente redditizia in maniera misurabile e il tempo delle scelte non può andare oltre gli indici di Borsa del giorno successivo. E il referendum del giugno 2011? Ne parleremo. continua Tonino Carneri

Luglio: “La sua è solo frustrazione” attrazioni turistiche ne ha da vendere. Fortunatamente, grazie al sostegno di alcune aziende enogastronomiche e alla piena disponibilità del Pesidente Mario Oliverio e di alcuni suoi collaboratori, la Riviera dei Gelsomini è comunque riuscita a mostrare le proprie qualità in un contesto nazionale attraverso una conferenza stampa di livello così elevato da riscuotere diversi significativi consensi. Sempre al fine di promuovere il territorio vengono organizzati “Educational” durante i quali Operatori italiani e stranieri sono invitati a visitare il territorio. L'elenco degli sforzi dedicati alla commercializzazione di questo comprensorio potrebbe continuare ma non ci dilungheremo, signor Sindaco, a descrivere gli sforzi e l'impegno necessari a convincere i turisti a scegliere la Locride come meta di vacanza. Ciò a cui vorremmo dare ancora importanza è invece la politica dell'accoglienza che ci impegniamo a riservare ai turisti che abbiamo convinto a vivere il nostro territorio. Sorvolando sugli aspetti e sulle lacune che purtroppo caratterizzano la Riviera dei Gelsomini, desideriamo soffermarci su uno dei punti cardine dell’ospitalità, un elemento al quale noi teniamo molto e al

quale sappiamo che anche i turisti guardano con estrema attenzione. Ci riferiamo, carissimo signor sindaco, al Calendario degli Eventi e delle Manifestazioni che da qualche anno stiamo elaborando con estrema difficoltà, diffondendolo con capillarità su tutto il territorio e attraverso i mezzi di comunicazione disponibili. Probabilmente lei non è a conoscenza che, nella raccolta dei dati, stanno lavorando in sinergia il Consorzio delle Pro Loco e il Centro Servizi Turistici della Locride. A parte le discutibili lacune che evidenzia e i difetti in costante miglioramento, il Centro Servizi Turistici sta svolgendo un lavoro molto apprezzato dagli ospiti e a pieno titolo di volontariato. Questo calendario, che riteniamo unico nel suo genere in tutta la Calabria, rappresenta un punto di riferimento per chi vuole visitare il territorio nella sua complessità e nella sua diversità. Signor Sindaco, le nostre strutture sono continuamente sollecitate a stampare e fotocopiare questo Calendario per poterlo esporre nei punti strategici delle strutture e lasciarlo all'interno delle camere all'arrivo degli ospiti insieme a molto altro materiale pubblicitario del territorio. Inoltre, già dal primo contatto con i poten-

ziali turisti, ci premuriamo di evidenziare la disponibilità del calendario degli eventi e delle manifestazioni al fine di dare un'idea di ciò che i nostri ospiti potrebbero fare o vedere nel caso in cui decidessero di confermare il proprio soggiorno nelle nostre cittadine. Non andiamo oltre nel rispondere alle sue considerazioni, che denotano una grande confusione per la quale non riesce a distinguere a chi spetta il compito di promuovere il territorio evidenziando quanto poco i comuni partecipino questa promozione e finendo con lo scrivere frasi fuori luogo, scialbe e inopportune, come “scommettiamo che i turisti di un qualsiasi hotel del territorio non verranno perché gli albergatori non avranno l'interesse di informarli?”. Per approfondire ulteriormente l’argomento, signor Sindaco, vorremmo mostrarle i risultati di un indagine che abbiamo fatto tra gli ospiti lo scorso anno nel periodo che va dal 5 al 20 agosto, quando, cioè, si svolgono circa l’80% delle manifestazioni estive. In quella occasione, le diremo in che percentuale sono state date dai nostri ospiti le seguenti risposte: “Quando veniamo in agosto preferiamo dedicarci al mare, alla spiaggia e a riposarci”;

“Preferiamo parcheggiare l'auto e riprenderla quando partiamo”; “C'è molto traffico, in giro, motivo per il quale preferiamo rimanere in albergo e partecipare ai programmi dell’animazione”; “La mattina restiamo al mare mentre al pomeriggio ci piace scoprire il territorio, in particolare le zone interne”; “Ci piacerebbe partecipare a eventi culturali di grande livello”; “Ci piace partecipare alle sagre di paese, alle feste popolari e gustare i prodotti tipici del posto”; “Ci piace scoprire le vecchie trattorie degli antichi borghi”; “Purtroppo non abbiamo la macchina e siamo penalizzati per la mancanza di bus che collegano le marine con le zone interne. Di sera non c'è nessun mezzo che ci consenta di spostarci da una cittadina all'altra e di partecipare a eventi musicali e alle varie manifestazioni ricreative”. Noi, signor Sindaco, non vorremmo elogiare il nostro operato, ma se dovessimo prendere in considerazione le sue espressioni e le sue affermazioni evidenzieremmo che, ogni giorno, tanti albergatori che operano nella Locride sono impegnati in contatti, relazioni e problematiche di altissimo livello, ma allo stesso tempo debbono

confrontarsi con figure che amministrano il territorio molto lontane dai processi di vendita e dalle intense e agguerrite politiche concorrenziali. Fortunatamente rimaniamo dell’idea che il suo comunicato stampa è stato solamente uno “sfogo” dettato da una serie di delusioni rispetto al lavoro e all'impegno profuso nella sua attività di promozione e organizzazione. Ci auguriamo di avere la possibilità di incontrarci e confrontarci sulle tematiche complesse del nostro territorio e di acquisire la consapevolezza di vivere in un’area debole, dall’economia fragile, sprovvisto di tanti servizi essenziali, con tanti bisogni e mille problemi che voi sindaci in prima persona dovete cercare quotidianamente di risolvere. L'unico modo per per crescere è quello di unire le forze, fare un passo indietro e, con grande umiltà e spirito di cooperazione, muoverci insieme verso obiettivi comuni e condivisi. Rinnovando la stima e l'apprezzamento nei suoi confronti la salutiamo affettuosamente. Il Presidente e il Consiglio d’Amministrazione del Consorzio JONICA HOLIDAYS


Cultura

Dialogo immaginario tra Belen Rodriguez e Andrea Iannone

“Ma non potevi prendere una tavor?” Disavventura sui cieli calabresi per Belen Rodriguez. Domenica scorsa la showgirl argentina è stata protagonista di un atterraggio di emergenza a Lamezia Terme, perché, a detta del pilota dell’aereo privato, non avrebbe accettato di spegnere una sigaretta. Belen assieme al fidanzato Andrea Iannone, stava andando da Ibiza alla Grecia. Belen e Andrea camminano scalzi sotto il solleone di agosto, proteggendosi con la giacca di pelle targata Suzuki di Andrea. Belen ha i tacchi rotti e cammina scalza, o per meglio dire saltella, visto che l’asfalto è bollente. “Te l’avevo detto di non fumare! Mo’ guarda in che situazione ci hai cacciati: è come se fossimo nel nulla, solo autostrade e svincoli, in questa città c’è solo un cazzo di aeroporto piccolo come il bagno di casa nostra. Ma non ti potevi prendere un tavor, se stavi tanto nervosa?”. “Ah, sì, sei tanto bravo a parlare tu, che ti sei dimenticato l’iPhone nuovo nella sacca in stiva. E quello ce lo restituiscono tra tre mesi!”. “E perché, il tuo? Non l’hai rotto scagliandolo contro la hostess, quando credevi che ti volessero rapire? Mi piace che hai aspettato sei mesi che la Swarowski te lo consegnasse con le decorazioni su misura. Ora ci sono Swarowski in tutta la cabina!”. “Io mi sono spaventata! Guarda che io sono un personaggio internazionale, un sacco di gente vorrebbe rapirmi, sono una delle donne più belle del mondo, mica come te, che sei uno sfigato!”. “Uno sfigato io? Ma tu sai con chi stai parlando, tesoro?”. “Sì, con uno che ha già tre ritiri e il settimo posto come migliore qualifica quest’anno! Sono passati i tempi per te, bello mio! Davvero credevi che volessero rapire te? Ma chi ti vuole a te, non ti vuole neanche più la Ducati! Che sfigato! Ora ci troviamo qui, in mezzo al nulla, tentando di raggiungere un bar, ma sembra di essere in Arizona: non c’è niente da nessuna parte, un cartello, una panchina, un telefono pubblico. Non ne parliamo di un aeroporto. Ecco, per colpa tua la vacanza in Grecia è saltata! E dire che volevo vedere le statue di Fido!”. ”Fidia, ignorante! Se sarebbe per te il mondo era ancora piatto!”. “Non ce la faccio più, ‘sto giubbotto di pelle accumula calore invece di proteggerci dal sole! Sediamoci un momento all’ombra, ecco, qui, sopra questo sasso. Dai che cerco di toglierti un po’ di polvere dai capelli”. I due si siedono all’ombra secca di un fico, le calze strappate lei, tutto impolverato lui. Passa un signore a dorso di mulo: “Chi vi capitò, figghioli? Chiediti ‘a limusina? Ieu non aiu mu vi dugnu. Però siti du’ poveri sbenturati: si vidi ca ‘ndi passastivu assai. Tu, figghia, forzi non sì tanta giusta, e tu, chi sì u masculu, ‘ndavarristi mu ta teni chiù fitta, nommu a mandi ‘nte strati p’i pochi euru, ca n’a vidi comu si ridducìu, ca pari ‘na morta. Siti giuvani, potiti fatigari coma a mia e muggherima, ca lavurammu tutta ‘a vita cu l’animali e li campi. Ogni jornu all’alba e ogni jornu ringraziamu mu simu ccà. Veniti signurina, l’asinellu meu vi poti. Tu chi sì artu no, n’da mu veni a ppedi. Vi portu a casa mea, ca du’ poverelli com’a vui n’è vitti mai, ‘u Sugnuri mu ‘ndi sarva!”. Lidia Zitara


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KTF2017 Tocca ai 99posse Dopo un inizio elettrizzante, prosegue stasera la XIX edizione del Kaulonia Tarantella Festival che si protrarrà fino a martedì. Come ogni mattina a dare da "sveglia" del Festival, la Bandao Street Band che oggi inonderà delle sue sonorita "pirotecniche" la spiaggia e le piazze di Roccella Jonica. Nel pomeriggio, a partire dalle 17.45, tornano i laboratori di Danza Popolare e di Percussioni, il primo a Piazza Mese e il secondo, tenuto dalla Bandao Street Band, a Piazza Nuova. Alle 20.00 la Chiesa del Rosario di Caulonia, farà da sfondo a un'altra new entry di questa XIX edizione, i prime time, che ogni sera precedono il concertone delle 22:00. Il prime time di oggi vedrà protagonista Al Quantarah, gruppo siciliano che lavora sul recupero delle radici medievali della nostra musica. Dotati di una grande poliedricità musicale, grazie alla quale sono approdati nelle più

È entrato nel vivo il Kaulonia tarantella Festival. Dopo l’elettrizzante serata di ieri, oggi sarà la volta dei 99 posse una delle band seminali della scena indipendente italiana.

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ambite sale da concerto di tutto il mondo, i sei musicisti (Fabio Accurso, Roberto Bolelli, Igor Niego, Donato Sansone, Sebastiano Scollo, Fabio Tricomi) saranno impegnati in diversi e curiosi strumenti musicali di diverse tradizioni culturali. Segue, alle 21:45, l'apertura dell’orchestra di percussioni Bandao che, ancora una volta, partendo da Piazza Seggio introdurrà il concertone delle 22:00 di Piazza Mese. Qui si esibiranno i Domo Migrantes, un gruppo che rivisita la musica del Sud Italia, focalizzandosi in particolare su due regioni, la Puglia e la Sicilia, e sui loro ritmi incalzanti e frenetici. Alla tecnica evoluta e sempre pulita ed efficace dei Domo Migrantes farà seguito, alle 23:15, la potenza e l'esperienza comunicativa dei 99 Posse, una delle band seminali della scena indipendente italiana. Domani sera sarà, invece, la volta del lavoro ai confini del cantastoriato del calabrese Nando Brusco che delizierà il prime time delle 20:00, presso l'Affresco Bizantino. A seguire, a piazza Mese, i suoni franchi e i ritmi decisi dei Musicisti Basso Lazio e l’anima lucana di Ragnatela Folk Band. Durante l'ultima serata si assisterà, invece, alla trattazione di un tema di grande attualità, le migrazioni. Il dibattito, che avrà inizio alle 20:00 a Piazza Seggio, vedrà come ospiti il Presidente della Regione Oliverio e il Sindaco di Riace Mimmo Lucano, e sarà aperto dalla proiezione del cortometraggio di Alberto Gatto “Mer Rouge” e chiuso dall’esibizione di Global Chorus Integration Project, esperienza musicale condotta dal M° Carlo Frascà che con la musica e la voce dei migranti ha realizzato un esempio di integrazione possibile. Infine, per il concertone delle 22:00, che chiude questa scoppiettante edizione del Kaulonia Festival, salirà sul palco la pizzica “moderna” di TerrAnima seguita dall’incontro culturale tra la freschezza vocale delle polifonie tradizionali georgiane del Trio Mandali e la proiezione internazionale della tarantella di Mimmo Cavallaro.

San Rocco torna a far ballare i suoi fedeli Torna anche quest’anno, a Gioiosa Ionica, l’appuntamento con la festa patronale in onore di San Rocco, che culminerà nella tradizionale discesa dell’effige del santo in Piazza Plebiscito, durante la giornata di oggi. La festa è una ricorrenza di fede in cui l’intera popolazione gioiosana si riconosce, nel rispetto di una tradizione che si tramanda ormai da secoli. I festeggiamenti in onore del Santo Patrono di Gioiosa Ionica costituiscono altresì un importante e atteso evento per la vallata del Torbido e dell’intera Locride, richiamando visitatori provenienti dall’intera provincia di Reggio Calabria e non solo. Come ogni ultima settimana di agosto sono stati molti gli operatori che, spronati dal “Comitato Festa San Rocco”, hanno lavorato alacremente coinvolgendo la popolazione e le attività del territorio e che, grazie al contributo degli imprenditori, dei commercianti, delle associazioni, dei cittadini e con il patrocinio del Comune, hanno potuto organizzare diversi momenti di intrattenimento che hanno già caratterizzato i giorni antecedenti la festa di questo pomeriggio. Anche quest’anno, come da tradizione, i festeggiamenti si concluderanno con uno grande spettacolo piromusicale del quale sarà protagonista assoluto Giuliano Palma.

Il prossimo fine settimana a Guardavalle torna il “Palio dei Ciucci”

Manco meno di una settimana all’inizio del “Palio dei Ciucci” di Guardavalle, una tre giorni che si svolgerà nel fine settimana che va dal 1° al 3 settembre con un programma ricco e variegato che partirà alle ore 17 di venerdì. Pizzica e tarantella, percorsi enogastronomici dedicati, laboratori creativi e musica folk faranno da cornice all’evento portante di domenica, quando si svolgeranno la corsa con i ciucci in rappresentanza dei rioni storici di Guardavalle e il tradizionale “Ballo del ciuccio di Fuoco”.


CULTURA

A Bianco "Calici di Stelle", il brindisi dell'estate Lo scorso 22 agosto, la Villa Comunale "Vincenzo Medici" di Bianco ha ospitato ancora una volta "Calici di Stelle", il brindisi più atteso dell'estate. Un appuntamento prestigioso per gli enoappassionati che riscopre, racconta e tramanda gli inconfondibili sapori del vino e degli altri prodotti tipici locali. Un evento irrinunciabile per i visitatori e per gli stessi bianchesi, in cui il vino è protagonista assoluto. Presenti i produttori dei vini Greco di Bianco Doc, Mantonico Passito Igt Locride e di altri vini della provincia di Reggio Calabria. Nel corso della serata si è tenuto un interessante convegno sul tema dell'enogastronomia. La degustazione è stata allietato da un intrattenimento musicale.

Il Festival Jazz conferma il suo successo: arrivederci all’anno prossimo!

È STATO ANCHE QUEST’ANNO UN GRANDISSIMO SUCCESSO IL ROCCELLA JAZZ, FESTIVAL DELLA MUSICA DI LIVELLO INTERNAZIONALE CHE QUEST’ANNO HA AVUTO COME SOTTOTITOLO “A ME PIACE IL SUD”, CHIARO RIFERIMENTO ALLA MUSICA DI RINO GAETANO, CUI IL DIRETTORE ARTISTICO VINCENZO STAIANO HA VOLUTO DEDICARE UN TRIBUTO. CON DUE PRODUZIONI ORIGINALI CHE HANNO ADATTATO LE PIÙ CELEBRI CANZONI DI RINO GAETANO A BASI JAZZ GRAZIE ALLE STUPENDE PERFOR-

MANCES DI JASMINE TOMMASO E STEFANO DONÀ E L’ANTEPRIMA EUROPEA DELLA NUOVA PRODUZIONE DI JONATHAN FINLAYSON, L’EDIZIONE APPENA CONCLUSASI DEL FESTIVAL HA RISERVATO AL PUBBLICO, SEMPRE INTERESSATO E NUMEROSO, MOMENTI DI GRANDE EMOZIONE, CONFERMANDO L’IMPORTANZA DI UNA MANIFESTAZIONE CHE, A BUON DIRITTO, OCCUPA DA ORMAI MOLTI ANNI UNO DEI POSTI PIÙ PRESTIGIOSI TRE LE MANIFESTAZIONI ESTIVE DI TUTTA LA REGIONE.

a r c a s n o c ” a e La “Med a Teatro Festival il Portigliol

Bianco: una statua di sabbia per salvare l’ecosistema Nell’agosto del 2014 Francesco Marrapodi ha realizzato, sulla spiaggia di Bianco, una statua di sabbia raffigurante Papa Francesco, evento ripreso dal settimanale Famiglia Cristiana e da diversi altri giornali locali e nazionali. Il Papa in persona, attraverso una lettera della Segreteria di Stato Vaticano, ha benedetto e ringraziato il gesto del signor Marrapodi, che ha fatto del suo diletto un appuntamento periodico che quest’anno si ripropone con “La morte di Poseidone”, opera che sta raggiungendo un interesse globale. Persino in America, infatti, il messaggio ambientalista che Marrapodi ha voluto lanciare con la propria scultura di sabbia sta riscuotendo interesse e consensi, venendo assurta a vera e propria campagna contro l’inquinamento marino e a favore dell’ecosistema. Anche questa scultura si trova sulla spiaggia di Bianco, presso la quale si recano quotidianamente centinaia di persone per poterla osservare.

Lo spettacolo con Micaela Esdra premia gli sforzi degli organizzatori, rendendo anche l’edizione appena conclusa un successo in grado di iscrivere il Portigliola Teatro Festival tra gli eventi più attesi dell’estate locridea. BAGNO DI FOLLA PER LA “MEDEA” INTERPRETATA DA MICAELA ESDRA LUNEDÌ SERA, AL TEATRO GRECO ROMANO DI PORTIGLIOLA. L’APPUNTAMENTO FORSE PIÙ PRESTIGIOSO DI QUESTA EDIZIONE DEL “PORTIGLIOLA TEATRO FESTIVAL” È STATO PREMIATO DA UNA VERA E PROPRIA MAREA DI SPETTATORI CHE NON HANNO ESITATO A INVADERE LA CAVEA DEL TEATRO GRECO ROMANO DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI LOCRIEPIZEPHIRI PER ASSISTERE ALL’INTENSA MESSA IN SCENA DELLA COMPAGNIA “TEATRO DEI DUE MARI” DELLA TRAGEDIA DI SENECA. IL DRAMMA DELLA PROTAGONISTA PRONTA A TOGLIERE LA VITA AI PROPRI FIGLI PUR DI VENDICARSI DEL TRADIMENTO SUBITO DA GIASONE È STATO FATTO RIVIVERE, OLTRE CHE DALLA GIÀ CITATA ATTRICE E DOPPIATRICE, DAI SUPERBI LUCIANO VIRGILIO, BLAS ROCA REY E MARINA ZANCHI, LE CUI PARTI SONO STATE INTERVALLATE DALLE COMMOVENTI MUSICHE DI GERMANO MAZZOCCHETTI. LA QUALITÀ DELLA SERATA E LA GRANDE PARTECIPAZIONE PREMIANO ANCORA UNA VOLTA IL GRANDE LAVORO DEL SINDACO ROCCO LUGLIO CHE,

AFFIANCATO ESCLUSIVAMENTE DAL PROPRIO CONSIGLIO COMUNALE E SUPPORTATO DALLA SUA GRANDE FORZA DI VOLONTÀ, HA STILATO ASSIEME AGLI ORGANIZZATORI ANCHE QUEST’ANNO UN PROGRAMMA TEATRALE VARIEGATO E IN GRADO DI DESTARE L’INTERESSE DI TUTTI. DOPO LA MODESTA PARTECIPAZIONE DEI PRIMISSIMI APPUNTAMENTI E L’ESPLOSIVO SUCCESSO DI “PORTIGLIALBA”, LA “MEDEA” HA DEFINITIVAMENTE SANCITO IL SUCCESSO DI QUESTA STAGIONE TEATRALE PORTIGLIOLESE CHE, GIUNTA ALLA SUA TERZA EDIZIONE, CONTINUA A CRESCERE RITAGLIANDOSI DI PREPOTENZA IL PROPRIO SPAZIO TRA GLI EVENTI PIÙ ATTESI DELL’ESTATE LOCRESE. CON LA DEGNA CONCLUSIONE DI IERI SERA CON L’ORESTEA DI GIUSEPPE ARGIRÒ, L’APPUNTAMENTO CON IL “PORTIGLIOLA TEATRO FESTIVAL” SI RINNOVA AL PROSSIMO ANNO, QUANDO, FINANZIAMENTI STATALI PERMETTENDO, POTREMO TORNARE A GODERE DI QUESTA ECCEZIONALE RASSEGNA IN UN SITO CHE ANCORA MOSTRA LE “FERITE” INFERTE DELL’ALLUVIONE DELLO SCORSO AUTUNNO. JG

Gioiosa Ionica: bagno di folla per “Gustando il Borgo” Boom di presenze per la IX edizione di “Gustando il Borgo”, il Festival Internazionale di artisti di strada promosso dall’associazione Carpe Diem con il patrocinio del Comune di Gioiosa Ionica e del Consiglio Regionale della Calabria. Migliaia i visitatori accorsi durante le due serate, con una straordinaria presenza di turisti che hanno potuto ammirare il centro storico cittadino sotto una luce diversa. In un trionfo di arte e di colori, Gustando il Borgo avvia un percorso che nelle intenzioni degli organizzatori lo trasforma in qualcosa in più di un semplice festival di artisti di strada: un vero e proprio even-

to culturale e artistico che mette in rete esperienze diverse con un’unica matrice: la riscoperta delle tradizioni nascoste e la valorizzazione del patrimonio artistico interculturale. Le esibizioni degli artisti, tra i più quotati a livello internazionale, sono state di altissimo livello e ogni replica è stata accompagnata da un bagno di folla. Numerosi gli espositori di gastronomia e artigianato che come ogni anno hanno valorizzato e promosso le eccellenze locali. Un mix vincente, perfettamente collaudato, che ormai ha reso Gustando il Borgo tra gli eventi più attesi dell’estate in Calabria.


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Siderno Superiore: un workshop ricorderà i nostri più grandi scrittori

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L’arte torna a essere protagonista, a Siderno Superiore, grazie al 1° Workshop di via Cavone. Dal 31 agosto al 3 settembre, infatti, i portoni delle storiche abitazioni di via Cavone saranno le assolute protagoniste della realizzazione dell’itinerario “Porte Pinte - Via degli scrittori”, un lavoro di abbellimento pittorico che vedrà 12 artisti contemporanei abbellire gli ingressi delle palazzine storiche con disegni ispirati alle più importanti opere di altrettanti scrittori calabresi. Si inizia giovedì, alle ore 16, per una quattro giorni al termine della quale si potranno ammirare opere dedicate a Gioacchino Criaco, Saverio Strati, Francesco Perri, Rocco Carbone, Carmine Abbate, Mimmo Gangemi, Corrado Alvaro, Fortunato Seminara, Leonida Repaci, Mario La Cava, Nicola Zitara e Pasquino Crupi.

archeologia

Il bisso, la seta del mare

Una manifestazione in ricordo della giovane Jasmine Racco, spentasi prematuramente ad appena 21 anni per un terribile male. In moltissimi hanno preso parte all’evento svoltosi il 21 agosto sul lungomare di Siderno, 1° Memorial dedicato alla ragazza. Ha inaugurato la serata il concerto del coro "PICCOLE GOCCE”, diretto dalla maestra Lalla Audino, che ha poi lasciato spazio a una sfilata di tagli e acconciature sostenuta da Creations by Maria Teresa Archinà. Sul palco anche la Presidente dell’Associazione “Insieme Possiamo” Maria Pasqualino, che insieme alla Città di Siderno ha consegnato una targa commemorativa alla famiglia di Jasmine Racco. Grande commozione di tutta la cittadinanza Sidernese, quando sul palco sono state lette 2 lettere dedicate a Jasmine, una dalla sorella Rebecca e l’altra dai Genitori. Presenti più di 2.000 persone in ricordo di questa giovane piena di vita, ragazza solare, e responsabile.

Siderno: grande commozione per il 1° Memorial Jasmine Racco

Dal vaccino Privilegi e Gabelle a obbligatorio S. Giovanni di Gerace al microchip... un passo!

Tanti i convenuti a San Giovanni di Gerace nel Santuario Maria SS.ma delle Grazie, dove tra i pregevoli decori di stucchi e oro, si è presentato il libro “S. Giovanni di Gerace nel catasto onciario del 1742” (Promocultura edizioni) di Vincenzo Cataldo e Giovanni Pittari. L’analisi è stata effettuata dal prof. Giuseppe Caridi dell’Università di Messina che ha posto l’attenzione su un documento storico di grande rilevanza che ci aiuta a capire anche la realtà di oggi. Con la sua narrazione storica il prof. Caridi ha sollevato questioni di carattere generale che toccano anche la realtà di oggi: la tassazione, i privilegi di alcune categorie sociali, la difficile crisi economica che attanagliava allora come oggi le nostre comunità, i diversi stili di vita degli abitanti di San Giovanni (le donne allora andavano tutte scalze). Il documento aiuta a ricostruire e comprendere la storia passata, che ancora incide sul presente del territorio. Il volume si inscrive nell'attuazione pratica delle norme dettate da re Carlo di Borbone nel per il riordino fiscale del regno di Napoli. In questa ottica, il catasto avrebbe dovuto eliminare i privilegi goduti dalle classi privilegiate che facevano gravare i tributi fiscali sempre sulle classi più umili, e rappresenta il punto di partenza per la ripartizione proporzionale del peso fiscale. L’esito finale scalfì lievemente i ceti privilegiati, ma non portò a quella perequazione fiscale tanto agognata. Il catasto rimane comunque un docu-

mento utile per capire gli aspetti socioeconomici del Settecento in Calabria. In un altro intervento, Vincenzo Lombardo, già procuratore della Repubblica di Catanzaro, ha tratteggiato i particolari contenuti nel documento. Nel catasto onciario sangiovannese troviamo l’elenco dei braccianti, la forza lavoro salariata impiegata su terreni di proprietà altrui e testimoni di una agricoltura di sussistenza. Tra i coltivatori diretti emergono i massari, con un maggior grado di autonomia e di stabilità economica, con una produzione che confluiva nel mercato locale e nelle fiere dei comuni vicini. Veniamo a sapere che tra le colture specializzate primeggiavano la vigna, l'ulivo e il gelso. Gli alberi da frutto, come noci, meli e peri erano sparsi per i campi e costituivano quindi un elemento secondario della produzione agricola. Gli autori fanno delle opportune comparazioni con altre notizie che provengono da fonti sussidiarie: i rogiti notarili, i registri parrocchiali, l’apprezzo del 1707, la Cassa Sacra e il catasto murattiano, propri per consentire di definire con la maggiore precisione possibile la società del tempo. Altri interventi programmati sono stati quelli del sociologo Carmelo Carabetta, del sindaco Pino Vumbaca, del vescovo Francesco Oliva. Ha moderato il dibattito il prof. Vito Pirruccio. Pepè Napoli

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO " Abbiamo dato ai nostri figli uno scudo protettivo...!" Dice la signora dei vaccini, Lorenzin, ministro. "Di Capitan America!"- aggiungo io! Che non sono nessuno. Sono solo una mamma che ha molti dubbi su tutto, specialmente negli ultimi anni. Hanno reso obbligatori 10 vaccini, e non hanno chiesto cosa ne pensiamo. Da 4 sono saliti a 10 (da 12 sono scesi a 10 per le troppe critiche) e non ci dicono se sono sicuri, se ci sono esami da fare prima per evitare qualche fatalità poi, cosa contengono, perché dobbiamo firmare noi se il vaccino è obbligatorio. Come si fa a rendere obbligatori 10 vaccini per "la sicurezza dei nostri figli" se non ci assicurano nemmeno di poterci curare nei nostri ospedali, e per curarci dobbiamo farlo altrove? Sono anni che spendiamo fior di quattrini per i viaggi della speranza poiché lo stato non si ricorda che pure qui a sud abbiamo il diritto alla cura, e invece lasciano che i privati ingrossino il deretano alla faccia di tutti. Lo stato dovrebbe assicurare l'efficienza del sistema sanitario su tutto il territorio, del sistema scolastico, di quello lavorativo. E chi mi assicura che le scuole dove vanno i miei figli siano sicure e antisismiche? Chi mi assicura che non dovranno studiare la storia della minorità, del tipo: "a sud erano tutti ladri e truffatori", come diceva tale Lombroso, sedicente medico dei miei stivali? Con la scusa della sicurezza ci stanno inculcando storielle inventate e realizzate da loro, i soliti pochi noti. E per questa solita sicurezza tra poco ci verranno a dire che c'è assoluto bisogno di avere un bel microchip sottocutaneo, in caso di riconoscimento a causa di un imminente attacco terroristico (studiato e realizzato sempre da loro! Mia opinione.) Tempo fa si soleva avere più fiducia in tutto, ciecamente, per pigrizia, per ignoranza o solo per semplice fede in un mestiere che non è il nostro. Invece adesso ci tocca studiare e approfondire un po' tutto, perché il dio denaro è sempre dietro l'angolo in agguato, e colpisce quasi sempre uomini che già sono ricchi. E noi umili e poveracci abbiamo una sola arma: informarci per non essere sottomessi.

Fin dai tempi più antichi le conchiglie hanno svolto un ruolo importante nella vita dell’uomo. Grazie all’enorme varietà di forme e dimensioni, hanno assunto usi e significati diversi. Inizialmente usate cosi come le troviamo in natura poi, successivamente lavorate, vennero utilizzate come recipienti, come strumenti musicali, come moneta, come monili; in seguito già a partire dai greci e dai romani, anche come elemento decorativo nelle varie forme artistiche sia in pittura che in scultura che in architettura. Il bisso ha tutto ciò che affascina e stimola l'immaginazione: brilla come l'oro alla luce del sole, viene dal mare, è raro e prezioso e la sua storia risale all'antichità. Un tema di miti e leggende. È una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina, ottenuta dai filamenti che secerne una specie di mollusco bivalve marino, la Pinna nobilis, volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell'area mediterranea. Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali si confezionavano, probabilmente già nell'antichità, vesti ostentate come veri e propri status symbol dai personaggi più influenti delle società. Il più antico manufatto in seta marina, rinvenuto archeologicamente, risale effettivamente solo al IV secolo: le fibre, vennero alla luce nel 1912 in una tomba femminile ad Aquincum (oggi Budapest), per essere poi distrutte da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Un altro oggetto antico realizzato in bisso marino è una cuffia lavorata a maglia rinvenuta nel 1978 in una campagna di scavi archeologici presso la basilica di Saint Denis a Parigi, datata al XIV secolo. Fino alla metà del secolo scorso il bisso veniva ancora raccolto e lavorato in Puglia, nel territorio di Taranto con il nome di lanapenna. In Sardegna, invece, la morbida fibra dal colore bruno-dorato viene filata, tessuta e utilizzata per realizzare ancora oggi preziosissimi ricami. Nella cittadina di Sant'Antioco, situata nell'omonima isola sulla costa sud-occidentale della Sardegna, alla morte di Efisia Murroni, allieva del famoso maestro di bisso Italo Diana, Chiara Vigo si è proclamata l'ultimo maestro di bisso vivente, essendo depositaria di tecniche che le consentirebbero di estrarre il bisso dalle nacchere senza nuocere l'animale. L'artigiana del mare ha avuto inoltre il merito di dare vita al Museo del Bisso di Sant'Antioco, contribuendo con passione ed impegno a restituire dignità ed interesse a questa antica manifattura antiochense che è unica in tutto il mondo eppure così poco conosciuta. Il crescente interesse di archeologi e filologi ha avuto come conseguenza il fiorire di numerosi studi. Recentemente alcuni di questi, hanno discusso la possibile identificazione già a partire dall'Età del Ferro della seta marina con la fibra identificata durante tutto il I millennio a.C. dal termine bisso. Oggi la Pinna nobilis, bivalve di grosse dimensioni (può arrivare a un metro di lunghezza), è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell'inquinamento e della diminuzione delle aree dove crescere. La specie è attualmente sottoposta a regime di protezione e tutela. È proibita la raccolta, l’uccisione, la detenzione, la commercializzazione e persino l’esposizione ai fini commerciali della specie.


CULTURA E SOCIETÀ

A Caulonia mostra d’arte figurativa sul Mare, via di fuga verso l’Oltre Comitato "Pro-Kaulon" ha fortemente voluto che due artisti del nostro territorio Mimmo Carteri e Giuliano Zucco, tenessero una mostra d'arte figurativa, presso la sede ubicata in Piazza Mese, dal 20 al 30 agosto 2017. "Thalassa" il titolo della mostra, ossia "Mare", tradotto dalla lingua greca, fascinoso e bello in tutte le sue accezioni. Sulle onde del mare si sono verificati fatti che appartengono al nostro nobile passato Magno-Greco, "tracce" di una grande Civiltà su cui noi tutti dovremmo continuare a camminare guardando verso orizzonti più "luminosi" per venir fuori dalla "penombra" in cui oggi purtroppo l'umanità o buona parte di essa, vive. La Mostra d'Arte convive per qualche giorno con la "Kaulonia Tarentella Festival", altro evento importante proprio perché riesce a tirare fuori la mente e l'anima che attraverso il ritmo e la gestualità del nostro meraviglioso corpo, danzano insieme sulle onde del "suono", stimolanti quanto quelle del "Mare". Ho preso a prestito da "Kazimiera Alberti" un suo pensiero su questo nostro lembo di terra chiamata Calabria, dice: «Nessuno ha voluto o potuto scorgere l’individuale bellezza di questa terra, non simile ad alcun'altra. Una bellezza che non imita, non ripete, non sceneggia secondo la moda già sfruttata altrove, ma ha sempre un suo carattere spontaneo, generato dal suo intimo, profondamente originale. Quando tu vi transiterai, le onde dei suoi due mari, i più seducenti del Mediterraneo, spruzzando le ruote del tuo treno, ti ripeteranno amichevoli, "conosci la Calabria"! E se una notte nel tuo rapido passare, comprenderai questo appello, non esitare. Butta la valigia alla prima stazione, e abbandonati tra le braccia di questa vecchia terra, che già liberò Oreste dalle Erinni. Forse anche tu, inseguito come ciascuno di noi da qualche tua propria Erinne, potrai qui trovare un sito di oblio e di rigenerazione». Il mare, il mare di Calabria: perché il mare? Il mare possiede un fascino irresistibile, che stimolò in tutti i tempi nell'uomo, quell'istinto irrequieto, che lo spinse a lasciare tutto, casa, famiglia e affetti, per imbarcarsi verso orizzonti nuovi, sempre più fascinosi e belli. «La vastità degli oceani e l'immensità del creato - dice il grande Burke - ci porta a dedurre e comprendere, quanto la grandezza di dimen-

Il

sione, è una forte causa del sublime». La nostra "mente" quindi nella vastità dell'oceano e l' "anima" nell'immensità del Creato. Con questi presupposti l'uomo, questo Homo Sapiens Sapiens, spinto più dalla curiosità che da quel darwiniano istinto di sopravvivenza, si è fatto travolgere dall'ebbrezza dell'avventura. E che cosa se non il mare poteva dargli questo tipo di emozioni? Che cosa, se non il mare, poteva aiutarlo a nuove conoscenze al di là di quegli orizzonti da sempre nei suoi occhi? Bene ecco il "mare", metafora di libertà, spazio aperto su cui la nostra anima può veleggiare verso quella piccola grande Itaca che c'è in ognuno di noi. Il mare va guardato, ascoltato, vissuto, condiviso come fanno tutte le specie viventi che in esso vi abitano. Il mare è vita: se non ci fosse il mare,

probabilmente non ci saremmo neanche noi. Diceva il grande F.C. Friedrich: «Chiudi il tuo occhio fisico così da vedere l'immagine principalmente con l'occhio dello spirito. Poi porta alla Luce quanto hai visto nell'oscurità, affinchè si rifletta sugli altri dall'esterno verso l'interno». Vi pare poco? Applichiamo questo principio al nostro mare: risaliamo dai suoi abissi, dall'oscurità totale verso la Luce, e una volta in superficie puntiamo a Est dove nasce il sole, per entrare nella suo splendore. E poi sentite ancora Francois Lenormant: «Sotto il sole, si infiamma il mare, si indorano le rocce e scintillano al pari di giganteschi topazi. La sera esse sopportano in tutto il suo fulgore, l'incendio del tramonto, e più tardi, nella loro pallida trasparenza, rendono le tinte rosee che gli succedono. La notte infine par di vedere immense cupole azzurre dipinte a guazzo

dalla luna sorgente, di un largo riflesso biancastro, e circondate da una cintura d'argento dal mare che si rifrange sul lido. Ecco ciò che non bisogna chiedere alle coste della Calabria, ma esse hanno tanta bellezza che possono pur farne a meno; e i Greci che se ne intendevano vi trovavano un'espressione particolarmente grandiosa con una penetrante seduzione». Finisco con un'ultima considerazione che è giusto io faccia: spesso apro le finestre della mia mente per vedere che cosa succede davanti e intorno a me. E credetemi non è per niente bello quello che si vede. Quella che era una spiaggia bianca, pulita, sabbiosa e con molte pietre, le nostre amiche di sempre, bene, è diventata lo spettro di se stessa. Non più luogo di partenza o di arrivo di lunghi viaggi, ma luogo di angoscia continua dove l'anima e lo spirito giacciono quasi cadaveri. Con questa metafora vorrei mettere il dito sul fenomeno involutivo che stiamo vivendo: guardo la mia spiaggia oggi e la vedo affollata dai relitti di un immenso naufragio. Sono i relitti di una Umanità, che purtroppo naufraga sempre più senza rendersi conto dei danni che provoca su questa zolla di terra posta alla giusta distanza dal Sole e dove si è verificato questo grande fenomeno che comunemente chiamiamo vita. La vita, la sua sacralità calpestata di continuo in nome di un folle pensiero che da tempo perseguita la mente umana. Il disagio fa parte da sempre del nostro vivere quotidiano: ma se riusciamo in modo consapevole a essere medici di noi stessi, forse ce la faremo... Chiudo con un grido di speranza: thalassa, thalassa, ossia mare, mare, unica via di fuga o di approdo verso quell'oltre sempre sognato e mai raggiunto. Il messaggio di questa mostra è chiaro: fra qualche millennio l'uomo abbandonerà la Terra e andrà a vivere nell'extra-sole, forse... abbandonerà la Terra o sarà la Terra ad abbandonare lui. Pensiamoci, riflettiamo e forse troveremo la chiave che aprirà le porte per un futuro migliore! Mimmo Carteri e Giuliano Zucco invitano tutti a visitare la mostra perché “insieme” sulle onde del nostro mare o se volete del “Mare Nostrum” possiamo navigare più certi e sicuri. Giuliano Zucco


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DOMENICA 27 AGOSTO 21

Una vacanza da sogno Federica Di Nardo, celebre blogger, ha trascorso le proprie vacanze in Calabria, realizzando ogni giorno un video diario di ciò che ha scoperto nella nostra meravigliosa terra. Tra le tappe della sua meravigliosa vacanza, anche la Locride che, con Roccella e Gerace, è stata protagonista di ben due video durante i quali sono state illustrate le abitudini, le peculiarità, gli appuntamenti estivi (La vista a Gerace è avvenuta durante una delle serate del “Borgo Incantato”) e le bellezze che caratterizzano le città del nostro comprensorio. Ultima tappa di questo viaggio agostano è stata Siderno, in cui Federica ha fatto il suo ultimo bagno sotto al pontile.

MUSICA

“Carte da decifrare” profetizzano un luminoso futuro per Leda Leda Canzio, enfant prodige della musica italiana originaria di Gioiosa Ionica, era venuta a trovarci lo scorso anno per raccontarci di aver appena vinto una borsa di studio per fare un’esperienza al Berklee College of Music di Boston. Dopo aver studiato per cinque settimane nella più prestigiosa scuola di musica del mondo, come ogni estate Leda è tornata nella Locride, dove si esibirà in un concerto che ripercorre la sua ancora breve storia artistica.

Quando era venuta a trovarci in redazione, lo scorso anno, Leda Canzio ci aveva raccontato con entusiasmo di essere la vincitrice di una borsa di studio che le avrebbe permesso di trascorrere cinque settimane al Berklee College of Music di Boston per affinare la propria tecnica vocale. Enfant prodige del panorama musicale italiano con origini gioiosane, negli anni, Leda, ha affinato le proprie doti fino a sfruttare al meglio la preziosa opportunità di approdare al prestigioso istituto d’arte degli Stati Uniti concessale dagli Umbria Jazz Clinics 2016, facendo così un’esperienza che lei stessa non esita a definire “rivoluzionaria”. «Il college mi ha tenuta impegnata dalle 8 alle 23 tutti i giorni - ci racconta Leda - con seminari e interventi sul palco coordinati dai migliori insegnanti che il panorama musicale internazionale possa offrire oggi. La collaborazione con moltissimi studenti provenienti davvero da ogni parte del pianeta mi ha permesso di lavorare molto sulla fusione degli stili, considerato anche lo sprone dei nostri maestri a coltivare sempre le nostre radici». Il grandissimo impegno, confessa Leda, è stato ripagato da un’organizzazione tipicamente anglosassone, dalla grande disponibilità di tutti gli insegnanti e dagli approfondimenti a tutto campo che le hanno permesso di affinare la propria tecnica in modi che non avrebbe mai immaginato. «Abbiamo sviluppato le nostre capacità di ascolto grazie ad esercizi dedicati. Abbiamo imparato che cosa voglia dire fare squadra con altri musicisti attraverso pratiche di armonizzazione utili in vista della formazione di ensemble musicali e abbiamo svolto esercizi di brain storming che hanno aiutato i nostri insegnanti a comprendere come interpretiamo gli aspetti iconografici al fine di stilare un programma di studio personalizzato che ci cal-

zasse a pennello. «Grazie alla mezz’ora settimanale che i nostri insegnanti dedicavano alle lezioni private riservate a ogni allievo continua Leda - ho potuto eseguire esercizi di canto davvero innovativi con una arrangiatrice e cantautrice jazz, che mi ha messo nelle condizioni di affinare rapidamente la mia tecnica e di acquisire la consapevolezza di aver intrapreso la strada corretta per esaltare il mio talento fin dalle mie prime lezioni con il professore Antonio Sgambelluri, di Siderno, che continua a dispensarmi preziosissimi consigli. «Ho realizzato cose che non credevo sarei riuscita a portare a termine, come un’esibizione di hip-hop e musica nera con un ensemble di studenti durante la quale sono stata convinta a ballare dalla grande professionalità dei miei insegnanti». La Berklee, insomma, si è rivelata una vera e propria palestra musicale, per Leda, che è tornata in Italia arricchita da un’esperienza che spera di poter replicare al più presto. Onde evitare di bruciare le tappe, tuttavia, il progetto, adesso, è quello di rituffarsi nello studio per terminare al meglio il liceo scientifico, superare gli esami di maturità e solo successivamente dedicarsi a tempo pieno alla musica. Ancora prima dell’inizio della scuola, però, c’è il concerto di Palazzo Amaduri, nella “sua” Gioiosa Ionica, ad attenderla. «Sarà un duetto con Ermes Nizzardo patrocinato dall’Amministrazione Comunale, che si svolgerà il 2 settembre - ci dice Leda - e si intitolerà “The Boston Tea Party Concert”. L’ovvio riferimento è alla rivolta dei coloni americani culminata nel 1773 in seguito alla promulgazione del Tea Act da parte delle isole britanniche, scin-

tilla che avrebbe scatenato la Guerra d’indipendenza. Ma il titolo fa riferimento anche alla mia storia personale, in quanto l’esperienza alla Berklee ha dato il la, come accennavo in precedenza, a una rivoluzione interiore che si è rivelata punto di partenza ideale per un confronto con me stessa e per comprendere come preferisco proseguire il mio percorso artistico. Proprio in virtù dei moltissimi elementi di cui oggi dispongo per poter valutare quale sia il modo migliore di continuare la mia carriera artistica, la “canzone portante” del concerto si intitola Carte da decifrare e ripercorrerà in qualche modo il percorso che mi ha condotto fino a qui. «Proprio in questi ultimi mesi, infatti, ho compreso come affinare le tecniche di autodisciplina, a guardare al futuro rimanendo comunque ancorata alla realtà, a intuire quali sono i sacrifici da affrontare per poter continuare il mio percorso artistico e a comprender fino in fondo quale possa essere l’offerta formativa più adatta al prosieguo della mia carriera». Dopo un’attenta disamina di ciò che i più prestigiosi istituti musicali offrono, infatti, Leda ha confessato di essere maggiormente orientata verso una scuola di Londra, alla quale vorrebbe far seguire una specializzazione negli Stati Uniti, magari proprio alla Berklee. «Nel frattempo lavorerò un po’ sulla mia immagine di artista, anzitutto partecipando alla produzione di un videoclip a settembre, quindi dedicandomi allo studio quanto basta per ottenere borse di studio indispensabili ad accedere alle scuole presso le quali vorrei accedere». Una fatica che, ne siamo certi, non sarà difficile da affrontare, per Leda… Jacopo Giuca


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Coloratissimi vaganti Loredana, di Roccella, e Domenico Fausto, celebre venditore di origano di Girifalco, si incontrano al Festival del Jazz della Locride portano un po’ di colore!

Il calzolaio dell’anima U scarparellu Carlo Romeo e Vincenzo Vitale si abbracciano nella bottega di via Firenze, a Siderno, luogo nel quale non solo si riparano le scarpe, ma anche le anime.

Così lontani, così vicini Anche se lontano dalla Calabria, padre Salvatore Cipolla, da Roma, indossa con orgoglio una maglietta che inneggia inneggia alla città di Roccella.

Un Elvis a Manhattan Dopo l’esibizione tributo ad Elvis Presley, il cantante Mamur fa tappa al Manhattan, sul lungomare di Siderno, e posa con il proprietario Enzo Futia.

Col tramonto tra le dita Estate da bere, quella della giovane promessa del calcio locale Marco Belcastro, che ci ha inviato questo splendido scatto in cui dimostra come sta trascorrendo queste meravigliose e caldissime giornate estive.

Musicisti braccati Giusy Calenda e Carmen Bagalà accompagnano Massimo Donà alla fine della sua esibizione, durante la terza serata dei “Rumori Mediterranei” del Roccella Jazz.

Freschi e colorati Pur di sfruttare ogni minuto della giornata per insegnare al proprio coloratissimo pappagallo a parlare, Pino Afflitto continua le esercitazioni allo Yogorino di Siderno.

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Spettatori d’onore Luigi De Magistris, ospite d’eccezione del Roccella Jazz, assiste assieme al sindaco Giuseppe Certomà e all’assessore Vittorio Zito a uno dei numerosi concerti in programma durante la manifestazione.

Turisti d’eccellenza Mimmo Gargano e Massimo Romeo ritornano sulla querelle “Turista dell’anno”, affermando che è Antonio Cortese a meritare il titolo e che Martino Recupero non ha nessuna qualifica per eleggere chi più gli aggrada.

Tre Crupi di mano Alberto, Tonino e Michele, figli di una famiglia storica di Siderno, si incontrano per le vacanze estive dando vita alla buona pratica del caffè sul corso.

Un anno di Possibile Il gruppo “Possibile” di Siderno compie un anno e festeggia con una bella rimpatriate e una semplice, ma gustosissima, torta. Ci sono movimenti politici che la crescita la attuano anche attraverso l’aggregazione!




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