Riviera n° 04 del 22/01/2017

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L’uomo più facoltoso del Messico dichiara un reddito di oltre 60 miliardi di euro ma non è il più ricco del mondo. Rappresenta solo uno di quella “eletta” schiera di persone che messi insieme dispongono di più ricchezza che metà dell’umanità più povera messa insieme.



CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 22 GENNAIO

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IL SALUMIERE CHE HA RISPOSTO PROVOCATORIAMENTE A LILLY VICCARO THEO DURANTE L’INTERVISTA MANDATA IN ONDA LA SCORSA SETTIMANA SU “CHI L’HA VISTO?”

, i s e r b a l a C o t n u p s e t e d pren i l o p a N i d e r e i m u l dal sa LIDIA ZITARA In seguito agli atti violenti ai danni di alcuni cittadini senegalesi durante i quali è stata ferita una bambina di dieci anni, il team di “Chi l’ha Visto” ha pensato bene di spremere succo dalla vicenda con il suo abituale tour di interviste a possibili testimoni. Qualche giorno fa ha fatto una breve apparizione lo stralcio di un’intervista a un salumiere che ha il negozio di fronte al luogo della sparatoria. Il link non è diventato virale neanche tra i ferventi meridionalisti, e curiosamente è stato piuttosto complicato ritrovarlo, in rimpalli da link a link. Il salumiere, visibilmente infastidito dall’arroganza con cui le trasmissioni televisive nazionali intervistano i passanti, mettendoli in difficoltà per potergli così appioppare l’appellativo di omertoso (e chi ha buona memoria ricorderà un “Chi se ne fotte” detto da uno studente locrese ai microfoni RAI), ha invece risposto a tutte le domande, sottolineando l’ovvio, cioè che le Forze dell’Ordine erano già a conoscenza di movente e colpevoli. Ha anche detto che i senegalesi sono rimasti un’ora a perdere sangue, e che Carabinieri e Polizia sono arrivati dopo un’ora e mezza, quando quei cinque ragazzi “tra i venti e trent’anni, belli come a lei”, erano già andati via, tranquillamente, a piedi, e probabilmente avevano avuto tempo di prendere un caffè e di “fare un po’ di divertimento”. A questo punto si percepisce la difficoltà della giornalista Lilly Viccaro Theo che per diversi secondi rimane in silenzio, davanti a un uomo che risponde candidamente alle sue domande, e che non rispetta il cliché tanto cercato del napoletano omertoso. Ora è il salumiere, che impacchettato un panino coi ciccioli per 2 euro e 10, fa una domanda

a lei: “Ma io vorrei sapere da tutti perché lo Stato consente il mercato abusivo, il parcheggio abusivo e le impalcature abusive? Dov’è lo Stato? Lo Stato qui è assente!” dichiara il salumiere, in un rigurgito di dignità mai persa, quella dignità che i napoletani conoscono, poiché figli di una grande capitale mondiale, e che i calabresi hanno invece smarrito per strada, sepolta da generazioni di colletti bianchi posizionati dal potere centrale come pedine su una scacchiera fatta di ignoranza. Persino Saviano, che dove trova mollo zappa fondo, è intervenuto sull’intervista, chiedendo a De Magistris, sindaco di Napoli, che gli aveva consigliato di “uscire e mangiare un panino con emozione” (citazione da Lino Banfi?) se avrebbe consigliato la stessa cosa anche al salumiere. “Anche a lui si dirà che a Napoli non esiste un’emergenza sicurezza? Oppure gli si dirà: “si mangi un’emozione, esca dal negozio, vada a femmine?”. E a Chi l’ha visto cosa diranno? Che è sputtanapoli? Che sta diffamando la città? Che avrebbe dovuto raccontare il bello? Il turismo?”. Così Saviano, fresco dell’uscita del suo nuovo best-seller “La paranza dei bambini”, che racconta proprio le vicende del clan dei Sibillo, coinvolto – pare – in questa vicenda. Ho invidiato quel salumiere, perché ha portato lustro alla sua città, e vorrei che la mia regione avesse più persone così, meno fiaccate dalla vergogna, più pronte a difendersi, a levare la voce in difesa di sé stessi, a informarsi su quanto ci è costata l’unificazione nazionale. Io lancio il guanto della sfida: un salumiere napoletano – signori – ha le idee ben più chiare di un qualsiasi professore universitario calabrese, o almeno, le palle per sostenere il suo pensiero. Il che vuol dire due cose: che i professori calabresi sono ignoranti o codardi. O entrambe le cose.

“Dov’è lo Stato?” chiede il salumiere intervistato da una giornalista di “Chi l’ha visto?”al mercato della Maddalena a Napoli teatro, nei giorni scorsi, di atti violenti ai danni di alcuni cittadini senegalesi. “Lo Stato qui è assente!”si risponde in un rigurgito di dignità, quella dignità che i calabresi hanno smarrito per strada, sepolta da generazioni di colletti bianchi posizionati dal potere centrale come pedine su una scacchiera fatta di ignoranza.


ATTUALITÀ

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Flora Sculco e la sua strampalata idea di intitolare la Cittadella a Pitagora

GIUDIZIARIA

Il“dolo del concorrente esterno” Recenti pronunciamenti della Corte di Cassazione hanno riconsiderato il cd. “dolo del concorrente esterno” in termini diversi rispetto alle precedenti sentenze sul tema del reato di concorso esterno in una associazione per delinquere di stampo mafioso. Infatti, di recente, i giudici di legittimità osservano in primo luogo che "la particolare struttura della fattispecie concorsuale comporta [...], quale essenziale requisito, che il dolo del concorrente esterno investa, nei momenti della rappresentazione e della volizione, sia tutti gli elementi essenziali della figura criminosa tipica sia il contributo causale recato dal proprio comportamento alla realizzazione del fatto concreto, con la consapevolezza e la volontà di interagire, sinergicamente, con le condotte altrui nella produzione dell'evento lesivo del 'medesimo reato'". "Pertanto", sostiene la Cassazione, "il concorrente esterno, pur sprovvisto dell'affectio societatis e, cioè, della volontà di far parte dell'associazione, deve essere consapevole dei metodi e dei fini della stessa (a prescindere dalla condivisione, avversione, disinteresse o indifferenza per siffatti metodi e fini, che lo muovono nel foro interno) e si renda compiutamente conto dell'efficacia causale della sua attività di sostegno, vantaggiosa per la conservazione o il rafforzamento dell'associazione". I significativi elementi di novità che caratterizzano la ricostruzione del dolo dell'extraneus proposta dalla sentenza in parola, si palesano a partire dalla scelta dell'estensore, certo non casuale, di non fare alcun riferimento alla "volontà" di contribuire alla realizzazione del programma criminoso perseguito dall'associazione criminale, e di insistere, viceversa, sulla necessità che il concorrente sia "consapevole" degli scopi e dei metodi dell'organizzazione e che "si renda compiutamente conto" dell'efficacia causale del suo contributo. Ma, soprattutto, a venire in rilievo è la precisazione dell'assoluta irrilevanza dell'atteggiamento del concorrente esterno nei confronti dei metodi e dei fini perseguiti dal sodalizio criminale: la Corte, infatti, non solo non pretende, da parte del concorrente, alcuna condivisione "interna" del programma criminoso che l'organizzazione criminale intende realizzare, ma afferma espressamente che l'extraneus, nel proprio foro interno, potrà anche provare una vera e propria avversione nei confronti degli obiettivi dell'associazione mafiosa, senza che ciò precluda in alcun modo la possibilità di configurare il dolo del concorso esterno. Sotto questo profilo, dunque, quella degli “Ermellini” sembra privilegiare una interpretazione dell’elemento soggettivo in termini diversi da quelle ricostruzioni ermeneutiche che, negli ultimi anni, hanno inteso attribuire all'extraneus un atteggiamento psicologico sostanzialmente sovrapponibile al dolo specifico richiesto in capo al partecipante.

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO È partita dicendo di essere orgogliosa di far parte di una terra riconosciuta dal New York Times come migliore meta turistica del 2017 (in realtà il quotidiano statunitense non scrive esattamente questo ma vabbè... arrotondiamo per eccesso). Poi è passata al recente riconoscimento internazionale ricevuto negli Stati Uniti dalla matematica Rosanna Iembo, originaria di Crotone, il cui lavoro di ricerca è stato considerato tra le dieci migliori opere del mondo grazie alla sua filosofia rigorosamente pitagorica, fondata sull’idea dell’interdisciplinarietà. Da qui la sua strampalata idea di intitolare la Cittadella Regionale a Pitagora. Mentre sono in cerca di un filo logico all'interno del discorso pronunciato dalla consigliera regionale Flora Sculco, che più prosegue e più si ingarbuglia, mi sembra di sentire Pitagora supplicarci: "No, il mio triangolo no, per la Cittadella non l'avevo considerato! Non li voglio questi quadretti mal riusciti di umanità appiccicarsi ai cateti del mio triangolo e appollaiarsi sull'ipotenusa. Come spiegherei il mio teorema? La quantità di cavolate sparate sull'ipotenusa è uguale alla somma di cavolate sparate sui cateti?". Come può venirti in mente di proporre a insegna di questa torre di Babele il nome di un uomo che ha avuto così tanta influenza nella sfera del pensiero? Una parola con cui riassumere la filosofia pitagorica, che abbracciò ogni campo del sapere, è armonia, ordine. Questo perchè i Pitagorici ritenevano che i principi della matematica fossero anche i principi dell'intera realtà. Non ce lo vedo un ordine in quella Cittadella. Vedo piuttosto un moto browniano. Quel moto incessante e disordinato che Robert Brown, botanico inglese, scoprì osservando al microscopio particelle di polline sospese in acqua. Linee disordinate, ascendenti, molte di più quelle discendenti, destra, sinistra, un balzo in avanti, cento indietro, mescolanze, inciuci, sotterfugi, ordini, contrordini, retromarce, frenate brusche, accelera, decelera, poi dritto per Via della Circostanza, imbocca Via della Convenienza e esci dopo pochi metri su Corso dell'Interesse. Insomma alla fine viene fuori qualcosa di pasticciato. Uno scarabocchio, una figura senza senso anche per chi l'ha generata. Un ammasso dove confluiscono fiumi di opportunismi in piena e dove non esistono acque diverse. Quale Pitagora, intitoliamola a Brown la nostra Cittadella. Brown, marrone, così scatta immediata l'immagine di sterco, fino al collo.

COME FLORA SCULCO VEDE LA CITTADELLA

COME LA VEDIAMO NOI



COPERTINA

SICUREZZA

L’educazione alla prevenzione è una di quelle cose in cui il nostro Paese difetta. Quando si gioca con le vite umane, tuttavia, come accade quando si ignorano deliberatamente le norme antisismiche nell’erezione di nuovi edifici, la situazione si complica. Di recente sono stati diversi gli amministratori che, complici gli eventi sismici registrati in centro Italia, hanno posto attenzione a questo aspetto. Ma la strada da percorrere è ancora troppo lunga…

Calabria sicura In passato era considerata una iattura essere inclusi nelle mappe del rischio sismico e si assegnava la cittadinanza onoraria ai parlamentari che riuscivano a escludere un comune dalla mappa delle zone a rischio. Ciò ha contrubuito a far sì che oggi il 60% delle case non rispetti le norme antisimiche.

In Italia, come si sa, una forte educazione alla prevenzione, una cultura della prevenzione, non esiste. Basti pensare che nel passato si cercava di essere esclusi dalle mappe del rischio sismico per evitare di adottare misure più severe nel costruire. Era considerata una iattura e si assegnava la cittadinanza onoraria ai parlamentari che riuscivano a escludere il comune dalla mappa delle zone a rischio. Non si capiva che erano misure costose, ma che servivano a salvare delle vite umane .Oggi le cose stanno cambiando, l’attenzione e l’allarme è alto ma è necessario chiarire alcuni questioni critiche e contraddittorie . Partiamo dalla constatazione che l’adeguamento sismico degli edifici esistenti: non obbligatorio,che l’assicurazione per il danno da terremoto: non obbligatoria (e se facoltativa, neanche detraibile),che il Fascicolo del fabbricato è inesistente, che Ecobonus al 65% per gli interventi antisismici: c’è dal 2012, prorogato fino alla fine di quest’anno, ma non funziona. Al punto che ora il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio - che non crede nell’assicurazione per legge perché la ritiene una tassa pensa di estendere il piano sugli ecobonus ai condomìni con il criterio della cessione del credito (un piano da 4-5 miliardi attraverso un fondo tra Cassa depositi e prestiti e privati), non solo per gli interventi di riqualificazione energetica, ma anche in chiave anti-terremoti. L’unico modo forse per smuovere la stasi deleteria di un Paese che si sbriciola con troppa e drammatica facilità. Guardiamo in dettaglio i quattro punti:

ADEGUAMENTO SISMICO Il 60% degli immobili italiani è stato costruito prima della normativa antisismica del 1974. Di 5.800 ospedali, il 30% abbondante è a rischio sismico. Le duemila scuole sono decisamente vetuste, sebbene non necessariamente pericolose. È vero, il rischio zero, ammesso che esista, non sarà possibile per anni. Ma la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare non è più rinviabile. L’Italia spende 3 miliardi e mezzo ogni anno per le emergenze, tra dissesti idrogeologici e terremoti. Siamo il primo fruitore del fondo europeo per le calamità. Vorrà pur dire qualcosa. Eppure l’adeguamento sismico non è obbligatorio, lo diventa solo in caso di interventi di ristrutturazione rilevante. E certo, per le nuove costruzioni. Quello che bisognerebbe fare è l’obbligo di effettuare diagnosi antisismiche sugli edifici a rischio dal punto di vista del rischio statico, antisismico e, più in generale, della sicurezza dell’edificio, in funzione della tipologia costruttiva e dello stato di conservazione dell’edificio stesso. Con la possibilità di detrazione fiscale totale del costo sostenuto, e rinforzare l’ecobonus 65% attraverso tempi più brevi per il recupero della detrazione%. Ciò permetterebbe ai proprietari alle pubbliche amministrazioni e alle assicurazioni di avere una reale cognizione sulla vulnerabilità degli immobili e sugli interventi prioritari per la riduzione del rischio. ASSICURAZIONI C’ha provato Monti, poi Letta, infine Renzi. L’assicurazione obbligatoria (e detraibile) contro le calamità naturali

non è mai passata. Bloccata nel 2012 dal Parlamento contro il “governo delle banche e delle assicurazioni”, quello tecnico dei professori. Ma anche nel 2013 sotto Letta, perché lo Stato “non può lavarsi le mani dal compito di ricostruire”. Poi anche l’esecutivo Renzi nel 2014 si è arreso (nonostante le insistenze dell’allora ministro Lupi dopo l’alluvione in Liguria). Temendo la rivolta dei consumatori al grido di “basta altre tasse”. Va detto che non tutte le case sono assicurabili, dipende dalla zone di pericolosità sismica. Oppure lo sono, ma a costi proibitivi. Il proprietario di un appartamento di 80 metri quadri a Roma, terzo piano in zona semi- centrale, se crollasse il palazzo incasserebbe sì e no il 20% del suo valore. Le prime case dell’Aquila venute giù sono state ripagate al 100%. Le seconde al 60-80%. DETRAZIONI L’ecobonus al 65% (quello per le riqualificazioni energetiche, tipo finestre e caldaie a condensazione) è stato esteso sin dal 2012 agli interventi antisismici. Allora era anzi al 36%, portato poi al 50 e infine al 65% (da Letta). E di proroga in proroga è ancora attivo fino alla fine dell’anno. Ma non funziona. Perché vale solo per le prime case in zona antisismica 1 e 2 (su 34 milioni di abitazioni in Italia, 15 milioni sono seconde, specie nei piccoli paesi tipo Amatrice). Il 65% della spesa per la “messa in sicurezza statica” viene rimborsato dallo Stato in 10 anni, a fronte di anticipi molto ingenti per questo tipo di interventi (anche 30 mila euro per un appartamento di media grandezza in un condominio di

Piu della metà dei Comuni calabresi non è dotata di un piano per le emergenze e di evacuazione in caso di sisma o calamità nonostante la legge lo imponga. Bisogna che l’amministrazione regionale vigili attivamente imponendo ai Comuni che ancora non si sono messi al passo di farlo immediatamente. Lo stesso faccia per la definizione degli studi di primo livello delle microzonizzazioni che per ora sono solo cinquanta approvati, centonovantanove in fase di istruttoria mentre degli altri non si ha notizia .

quattro piani e mezzo milione di esborso totale). E terzo ostacolo: la capienza Irpef. I redditi medio-bassi che pagano poche tasse rischiano di non poter detrarre nulla. Per questo il ddl Bilancio 2017 prevede la possibilità per il contribuente di non usufruire direttamente delle detrazioni per la messa in sicurezza antisismica, ma di cedere il corrispondente credito ai fornitori o a soggetti terzi. Il vantaggio è che, invece di recuperare il costo degli interventi a rate negli anni successivi, sotto forma di detrazione Irpef, si riceve subito uno sconto dall’impresa. L’impresa, d’altro canto, ottiene un credito verso l’Erario. Dalle operazioni di cessione del credito sono però escluse le banche e gli intermediari finanziari, in questo modo si rischia di rendere la misura poco interessante e impiegabile perché le imprese in questo modo sono costrette ad anticipare completamente i costi degli interventi, senza la possibilità di essere assistiti da una banca. IL FASCICOLO DEL FABBRICATO Questo è il libretto di manutenzione della casa, esso permette di analizzare lo stato di conservazione e/o degrado di un immobile, estrinsecandone le varie componenti statiche, impiantistiche, di sicurezza e di rifinitura. Fornisce inoltre precise informazioni sulle alterazioni significative che inevitabilmente vengono apportate nel corso della vita dell’immobile. Contiene anche indicazioni sulle modalità d’uso dell’immobile e su come programmarne una corretta manutenzione. Peccato che vale solo per le nuove costruzioni post 2008. E a quelle precedenti cosa succede? La manutenzione programmata semplicemente non esiste. La casa, dopo il collaudo, non la controlla più nessuno, come se le norme puntassero alla stabilità eterna. Ma i materiali non sono per sempre. Tra ossidazione delle armature e carbonatazione del calcestruzzo, assistiamo a un deterioramento del patrimonio esistente che nessuno monitora. Dell’auto sappiamo tutto e la verifichiamo di continuo. Della casa niente. Almeno finché crolla. È necessario,a questo punto rendere obbligatorio il Fascicolo del fabbricato. La conoscenza del livello di sicurezza di un edificio deve diventare parte essenziale della sua carta di identità e deve avere valore certificativo e non una valenza puramente descrittiva. È assurdo constatare come in una compravendita di un immobile venga chiesto il certificato di classe energetica e non un documento che attesti l’adeguamento dello stesso alle norme antisismiche”. È necessario comunque predisporre un sistema standardizzato di analisi, che consenta di determinare l’attribuzione gli indici di efficienza,con metodi oggettivi e comparati, e di avere quindi un quadro immediato della situazione di ciascun immobile con particolare riferimento agli aspetti di sicurezza. A questo potrebbe dare un contributo determinante l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Pasquale Giurleo


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JACOPO GIUCA n caldo anomalo seguito da un freddo sconcertante. È questa la più efficace definizione dell’inverno che sta scuotendo la vita del Mezzogiorno e che rischia persino di sovvertirne le abitudini alimentari. Già, perché la conseguenza più diretta del solleone alternato alla neve, al ghiaccio e alla grandine in grado di imbiancare le nostre strade a cicli alternati è di rovinare i raccolti e falcidiare il bestiame. Il sorriso dei bambini nel vedere imbiancata la spiaggia dietro casa la sera dell’Epifania si sta trasformando nel piagnisteo del portafoglio degli adulti. I prezzi di frutta e verdura hanno già cominciato a impennarsi in maniera indecente, secondo una logica che sfrutta la credulità del consumatore allo stesso modo in cui fa affinare la furbizia del venditore. Giornali e TV non fanno che ripetere come un tormentone che i danni alle produzioni pugliesi, lucane, siciliane e calabresi (in rigoroso ordine di gravità) sono così impressionanti da convincere il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina a dispensare stati di calamità già alla prima richiesta da parte delle regioni. Del resto il crollo della produzione agricola meridionale, dove si producono il 61% degli ortaggi e il 97% degli agrumi e si alleva 19% del bestiame di tutto il Paese è la messa in ginocchio del settore primario dell’intera Italia. Nella nostra regione il problema principale è stata la persistenza davvero inusuale di questo freddo anomalo. Ad affermarlo è Leo Autelitano, membro di Coldiretti a buona ragione angosciato dalle difficili condizioni che ancora si registrano soprattutto nelle aree montane. «Da quindici giorni - ci racconta - ci sono paesi sepolti dalla neve senza che spargisale o spazzaneve siano stati inviati in loro soccorso. Questa condizione mi fa pensare che siamo una terra di nullafacenti, in cui le amministrazioni locali sono lasciate allo stato brado e gli enti preposti non hanno intenzione di muovere un dito se non per farsi propaganda. Nell’area di Reggio Calabria, poi, con l’istituzione della Città Metropolitana, le strade sono distrutte senza che si sappia a chi fare reclami, con la Provincia ancora attiva ma priva di incarichi e la Città che ancora deve comprendere quali sono i propri compiti. «Questa condizione, nonostante la quantificazione dei danni in maniera circostanziata si potrà fare solo tra qualche mese, ci lascia comunque temere che il danno alla produzione ortofrutticola di breve e media durata sia già enorme e che i problemi maggiori si registrano nell’ambito della zootecnia e della sezione foraggiera, considerato che i nostri ricoveri per animali non sono minimamente attrezzati ad affrontare queste condizioni estreme. Infatti più volte, sulla 106, sono stati registrati gli 0°, temperatura più che sufficiente a mettere in ginocchio il nostro primario». La conseguenza più diretta di queste difficoltà è l’aumento esponenziale dei prezzi di frutta e verdura, già constatata dai consumatori di tutta la Penisola. «L’aumento dei prezzi è così marcato - ci spiega Autelitano - non solo per l’effettiva morte delle piante, ma anche per l’oggettiva difficoltà nei trasporti. Per fare un esempio, la nostra Regione è rimasta isolata dalla Puglia, nostro principale for-

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Il freddo anomalo e prolungato di queste settimane sta mettendo in ginocchio il settore primario dell’intera Penisola.I danni peggiori si registrano al sud, dove si concentra gran parte della produzione di ortaggi e agrumi del Paese, e la Calabria, naturalmente, non fa eccezione. Per cercare di avere un quadro più preciso della situazione, abbiamo contattato Leo Autelitano, membro di Coldiretti che non ci ha dato notizie confortanti.

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nitore di verdura, per più di una settimana, condizione che ha ridotto le nostre scorte al lumicino e che ha aumentato la domanda in maniera vertiginosa». Fare fronte a prezzi impossibili, comunque, è piuttosto semplice, secondo Autelitano: «È sufficiente acquistare solo frutta e verdura di stagione o, comunque, fare attenzione a non ricercare prodotti che richiedano lunghi trasporti per non far piangere il portafoglio». La principale preoccupazione di noi calabresi, comunque, resta lo stato di salute dei nostri agrumi e, in particolare del bergamotto, la cui richiesta, nell’ultimo anno, è cresciuta in maniera sorprendente. «Se per gli ortaggi è facile comprendere immediatamente quanto grave sia la situazione, per le colture arboree bisognerà attendere che passi la gelata, tra qualche settimana, per quantificare il danno. Nel caso del bergamotto, poi, usciamo da un anno in cui il prezzo del frutto è aumentato non solo perché finalmente se ne riconoscono le qualità benefiche, ma anche perché la produzione locale non riesce più a soddisfare la richiesta. Per fare fronte a una crisi produttiva che quest’anno sarà indipendente dalla gelata, pertanto, dovrà attivarsi quanto prima la stessa Regione Calabria , creando un programma lungimirante che valuti dove e come estendere le superfici di coltivazione potenziando al contempo le strutture agricole che lo producono. Alcune proposte sono già sul tavolo di chi di competenza, ma aspettiamo che si attivi un tavolo per la promozione di un progetto di filiera. L’intervento deve essere immediato e massiccio». Solo così, ci lascia intendere Autelitano, si potrà fare fronte ad emergenze come quella che stiamo vivendo in questo primo mese dell’anno.

AGROALIMENTARE

sotto zero

km


IN BREVE

www.larivieraonline.com Breve ma intensa. In una manciata di minuti la grandine ha rimbiancato lunedì mattina Siderno, dopo la magica nevicata portata in dono dalla Befana. Come sempre l’immagine più suggestiva è quella della spiaggia, ancora una volta vestita di bianco, un “non colore” che, a quanto pare, dalle nostre parti, quest’inverno va di moda. Benché fulminea, questa spruzzata di “cucuja” (grandine) ci ha fatto tornare in mente quando, nei tempi che furono, i più piccoli attendevano con ansia una grandinata, in quanto costituiva l’unica occasione in cui era possibile godersi a piene papille una scorpacciata di granita al caffè o al limone.

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Venerdì 20 gennaio a Gioiosa Ionica si è Gioiosa avrà tenuta la cerimonia ufficiale di consegna dei lavori per la costruzione del nuovo edidel Liceo Scientifico di Gioiosa finalmente il suo ficio Ionica e dell’annesso centro sportivo. Un atteso da oltre 25 anni dalla comuliceo: venerdì evento nità di Gioiosa Ionica e dalla comunità scolastica di tutta la Valle del Torbido. La del nuovo Liceo sarà il giusto scorso la conse- realizzazione riconoscimento per gli sforzi e i sacrifici di coloro i quali hanno contribuito al gna dei lavori tutti raggiungimento dell’obiettivo.

E Siderno si riveste di bianco... Dai Lions arriva un monito sulla situazione carceraria

Gerace, il sindaco scivola sulla neve Il comunicato redatto dall'ufficio stampa dell'amministrazione comunale parlava di "qualche problema nel far defluire il traffico che dal Borgo Storico porta alla strada provinciale". Il Borgo è quello di Gerace e la notte dell'Epifania all'interno della Cattedrale si è tenuta la messa solenne relativa all'ordinazione di tre diaconi. A quanto pare, all'uscita dalla celebrazione si sono registrati non pochi disagi, e più di qualcuno è rimasto bloccato nella neve. Lo stesso comunicato fa riferimento all'intervento di "mezzi spazzaneve e spargisale che hanno garantito la viabilità d’urgenza". Stando a quanto si legge, però, dai commenti di chi quella sera si è trovava lì, sembrerebbe che la vicenda sia andata diversamente. Ne proponiamo alcuni così che possiate verificare voi stessi se davvero si è svolto tutto senza intoppi come vorrebbe far credere il comunicato.

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Il PD si riorganizza. Dopo due anni parte la campagna di tesseramento La fase politica che stiamo vivendo dopo il Referendum sulla riforma elettorale, ha aperto una stagione delicata per il Partito Democratico. L’autocritica non è sufficiente se non si affronta adeguatamente il tema di come si organizza la politica sui territori. Pertanto, la fase di ascolto e la campagna del Tesseramento, che si aprono con la convocazione di attivi di zona, vogliono essere l’avvio di un percorso politico che ci porti a celebrare i congressi. Non una semplice conta delle forze ma crescita e rinnovamento dei gruppi dirigenti del PD Il Coordinatore della Federazione dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria Giovanni Puccio

Nel suggestivo Palazzo De Moja di Siderno Superiore si è svolta una tavola rotonda dal tema “ Il carcere tra il paradigma universale dei diritti umani” organizzata dalla X circoscrizione del Lions Club. Nel corso della tavola rotonda sono state evidenziate le molteplici problematiche che si accompagnano al “sistema carceri” nel nostro Paese ed è emerso che “ il carcere deve rieducare con umanità”, deve essere un luogo di pena ma al tempo stesso di riscatto.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Una Calabria“green”non dovrebbe essere una novità Verde, ecologista, ambientalista e altri termini così in voga tra gli anni Settanta e Ottanta e così politicamente eccezionali sono oggi diventati parole di uso comune in ogni manifestazione di governo del territorio, sia essa vista da una prospettiva nazionale che in termini di pianificazione delle politiche locali. Si potrebbe quasi plaudere a una consapevolezza e a una maturità della società verso temi che non sarebbero mai dovuti essere disgiunti dal nostro quotidiano se non altro perché noi siamo parte dell’ambiente e responsabili del come e con che qualità vorremmo vivere in questo… ambiente. Eppure ancora una volta, al di là delle esperienze di altre latitudini, a volte anche discutibili, ci si interroga su quale sia la sensibilità concreta verso la tutela e salvaguardia del nostro territorio. Ovvero, quanto esista una consapevolezza comune che l’ambiente non è altro che lo spazio nel quale viviamo ogni giorno e che non si limita alla nostra porta di casa, ma è tutto ciò che ci circonda, ciò che respiriamo, tocchiamo, coltiviamo, usiamo per la nostra esistenza. Politiche ambientali, riorganizzazione in termini aziendalistici di strutture che avrebbero dovuto garantire alla Calabria una valorizzazione costante e progressiva del proprio territorio trasformandone il verde in un’occasione prima di tutto di godibilità per chi vive in questa regione - sono naufragate senza appelli o giustificazioni che possano reggere il poco amore che tale fallimento ha dimostrato per una terra di cui vantiamo pregi che abbiamo già dimenticato. Essere green, termine più spendibile dell’antico “verde” di ecologistica memoria, dovrebbe significare, far capire e comprendere, sostenere e difendere tutto ciò che è al di fuori della nostra piccola porta di casa esprimendo, in questo modo, il vero sentirsi individualmente responsabili di un territorio che per ogni sua manifestazione è di tutti e al di sopra di tutti. Vi sono, quindi, tante e molte domande che rimangono aperte allor-

quando ci si chiede come mai con un numero significativo di forestali in passato questa terra non sia stata trasformata e mantenuta come un giardino, le coste curate e il verde boschivo tutelato nella sua biodiversità che si alterna tra incuria e cemento senza soluzione di continuità, perdita di una ruralità che era di per se ambientalista senza necessità di dichiararlo. Coste ritenute abbandonate solo perché l’insediamento senza ordine non le aveva rese ancor più sgradevoli agli occhi di chi guarda alla natura nelle sue bellezze, senza doversi poi voltare e ricordarsi che esistono muri paesaggistici che esprimono una violenza forse di altro genere, ma non per questo meno condannabile. Discutere di risanamento, di riorganizzazione delle istituzioni e di posti di lavoro non è fare verde se privi di un disegno concreto di come gestire il territorio, come volerlo presentare e come utilizzare al meglio le risorse disponibili insieme a una nuova coscienza che deve essere patrimonio di ogni singolo cittadino. Sentire la cosa pubblica come propria, capire che pulire una strada, un vicolo equivale a rendere più bella la propria casa diventano le vere priorità di crescita civile attraverso le quali si realizza un disegno di condivisione del bene comune sia esso un parco, una aiuola, un raccoglitore di rifiuti. Parlare di presunte eccellenze, affidarsi ad una pubblicità che fotografa ciò che si ritiene presentabile e non fotografa anche ciò che viene sacrificato per opportunità di coscienza diventa esso stesso un limite e un motivo per continuare su una strada senza uscita. E come continuare a dare nomi e definizioni naturalistiche a località che di quel nome non hanno più naturalisticamente un riscontro. È come dire che siamo sulla Costa dei Gelsomini mentre percorriamo chilometri e chilometri senza vederne un cespuglio o apprezzare il profumo di questi fiori. Fragranze che nella nostra infanzia le nonne ci presentavano come l’espressione di un’anima… oggi dimenticate da una certa cultura e politica green solo d’occasione, che continua a dare nomi a ciò che non esiste da tempo.



L’EDITORIALE

ILARIO AMMENDOLIA L’uomo più facoltoso del Messico dichiara un reddito di oltre 60 miliardi di euro ma non è il più ricco del mondo. Rappresenta solo uno di quella “eletta” schiera di persone che messi insieme dispongono di più ricchezza che metà dell’umanità più povera messa insieme. Otto persone hanno un patrimonio uguale a 426 miliardi di dollari, la stessa ricchezza detenuta da 3,6 miliardi di persone. E ci sorprendiamo delle guerre, delle migrazioni e delle violenze che sconvolgono il pianeta. Individuiamo i nostri nemici in “basso” perché non vogliamo o non siamo in grado di guardare in “alto”! Sessanta miliardi corrispondono e sessantamila milioni di euro. Se il denaroso messicano vivesse 100 anni, spendendo un milione di euro al mese riuscirebbe a sperperare un decimo del suo reddito. Per poterli dissipare tutti dovrebbe vivere 900 anni, più o meno quanto Noè, e buttare i soldi dalla finestra per tutta la durata della sua esistenza. Qualcuno dirà che anche i più ricchi mangiano solo tre volte al giorno e dormono in un solo letto e che i profitti vengono regolarmente investiti nelle loro aziende creando lavoro e generando sviluppo. Sbagliato! Nel 1946 effettivamente il 70% dei profitti ritornava alle aziende. Oggi vengono reinvestiti meno del 20%. Il resto finisce in speculazioni finanziarie destinate ad accrescere sempre più il patrimonio dei pochi. Trump ha annunciato che una delle prime misure del suo governo sarà quella di dimezzare le tasse sui profitti. Si tratta di un’altra tappa in questa assurda guerra che un manipolo di ricchi sta muovendo alle masse diseredate del mondo che, molto spesso, corrono loro dietro alla permanente ricerca di un “Messia”. C’è “razionalità”, c’è “cuore” in ciò che sta avvenendo intorno a noi? Non criminalizzo nè la ricchezza nè i “ricchi” e non ripropongo la lotta di classe; ma che vuol dire un reddito di sessanta miliardi di euro se non che il mondo sta impazzendo? Abbiamo da una parte metà dell’umanità alienata nella miseria, accecata dall’ignoranza, stordita dall’informazione di regime e dalla rete, rosa dalla rabbia, fiaccata dall’inedia, sterminata da guerre e malattie. Dall’altra, un pugno di uomini alienati nel loro immenso capitale e divorati da un infinito cinismo e da una incontenibile bramosia di denaro. Tra la Quinta strada di New York e il Bronx si scendono mille gradini della scala

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Miseria e Nobiltà La“placca”africana si sta avvicinando sempre più pericolosamente al Sud d’Italia, la povertà inghiottirà la Calabria. Dov’è la“Sinistra”? Dove sono le organizzazioni di massa? Chi fronteggerà il processo in atto?

sociale. Tra via Monte Napoleone di Milano o la Frederich Strass di Berlino e un quartiere degradato di Reggio Calabria o di uno dei paese della Locride se ne scendono altrettanti. Gli equilibri, stabiliti dopo l’ultima terribile guerra mondiale, sono saltati e il mondo sembra slanciato in una folle corsa verso una nuova avventura in cui si verrà fuori con la Calabria che sarà parte del “Bronx” dell’Occidente. La Locride sarà periferia dello stesso “Bronx”. Ci potranno essere singoli ricchi, come in Messico, ma torreggeranno in un mare di miseria materiale e morale. Dal Bronx è difficile scalare la Quinta Strada o la zona del Central Park, molto più facile scivolare verso Città del Messico o San Paulo del Brasile e finire in una favelas carica di miseria e di violenza. Dio non voglia ma se il processo in atto non verrà bloccato, la “placca” africana si avvicinerà sempre più pericolosamente al Sud d’Italia, inghiottendo la Calabria. Dov’è la “Sinistra”? Dove sono le organiz-

zazioni di massa? Che ruolo hanno gli enti locali che dovrebbero rappresentare il primo livello di contropotere costruito dal basso? Ci sono sigle che si contendono singole “nicchie” di elettorato ma che non hanno alcuna capacità e volontà di fronteggiare il processo in atto. Faccio un esempio: in Calabria ci sono tanti ottimi sindaci e sicuramente Giuseppe Falcomatà, sindaco metropolitano, sarà tra questi. Tuttavia mi ha colpito una sua lettera in cui rivendica il fatto che l’impegno principale della sua amministrazione, in questi due anni, è stato quello di prendersi cura dei “gioielli di famiglia”. Immagino voglia dire occuparsi di Piazza Italia, di corso Garibaldi, della villa comunale, del lungomare ecc. È lodevole che lo si faccia, così come lo fanno altri sindaci! Occorre però la consapevolezza che per questa strada andremo veloci verso il baratro con la consolazione (o illusione) di poterci fare una bella passeggiata in centro città o nei quartieri

esclusivi destinati a ospitare le poche famiglie ricche. Ho l’impressione che una valanga stia per abbattersi su di noi che, malgrado ciò, restiamo impegnati a lucidarci le scarpe. In fondo, è antica consuetudine delle classi dirigenti meridionali rivendicare come “grandi conquiste” qualche opera pubblica che qua e là viene realizzata. Viene sventolata come una bandiera, ma un’opera pubblica, per quanto importante, non può annunciare la nostra primavera. Ci vuole ben altra fioritura perché si manifesti la bella stagione. Il più bravo sindaco rappresenta poco o nulla se non ha i piedi ben piantati nel Comune che amministra ma la testa deve spaziare nel mondo, altrimenti sarà solo una piccola rotella in un grande ingranaggio che stritola l’Umanità! E infatti i sindaci della Locride, sebbene individualmente bravi, non rappresentano più nulla come associazione. Non hanno più funzione alcuna, non hanno alcun ruolo in questo aspro confronto che si va dispiegando

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dinanzi ai nostri occhi. Certo, continueremo a votare ogni cinque anni per non decidere nulla. Eleggeremo deputati e senatori completamente ininfluenti, e una miriadi di “eletti” a tutti i livelli, privi di un qualsiasi ruolo. “Comparse” in un mondo dove il potere vero si va trasferendo fuori dalle Istituzioni elettive. La democrazia non è solo votare, altrimenti si andrà trasformando sempre più in uno stanco rito e noi continueremo a trovarci “capi” in cui alieneremo quella parte di libertà, di dignità, di partecipazione che toglieremo a noi stessi. In questo momento storico dobbiamo prendere atto che in Calabria non manca solo la “Sinistra” ma manca drammaticamente la “Politica”, e dove questa soccombe fioriscono gli inutili politicanti la cui voce è solo il fastidioso e insopportabile “ronzio di un’ape dentro un pugno vuoto”! PS. Nel momento di inviare l’articolo ho saputo dell’arresto di Cosimo Papandrea, artista di piazza molto conosciuto e apprezzato nella Locride. Non sono riuscito a sapere molto del suo processo. Dalle notizie che ho, sembra che debba scontare un residuo di pena per un reato commesso nel 1989. Ovviamente non so se successivamente ha commesso altri reati. Comunque sembra che nel 1989 abbia dato ospitalità ad un latitante . Se così fosse il “crimine” è stato commesso in un’epoca storica in cui a Berlino c’era il muro, esisteva ancora l’Unione Sovietica, le Torri Gemelle svettavano tra i grattacieli di New York. La Cina era una potenza regionale. Esisteva ancora il Partito Comunista. Non conoscevamo l’euro, Falcone e Borsellino erano vivi. La globalizzazione muoveva timidi passi, il telefonino era sconosciuto così come la “rete”. Un altro mondo. Un’altra epoca storica. Un altro Cosimo Papandrea. Da quanto possiamo intuire Cosimo Papandrea si è “rialzato ” da solo, “rieducato” nelle piazze, dove ha conosciuto il calore, la stima e l’affetto della gente . Nessuno è al disopra degli altri e non invochiamo alcuna impunità individuale. Non respingiamo però Cosimo Papandrea verso la galera e la perdizione senza possibilità di riscatto. Altrimenti spenderemo 250 euro al giorno per avere un artista in meno nelle piazze ed un criminale in più rinchiuso in carcere. Nella misura in cui lo può la “giustizia” sia giusta, indulgente ed umana.





GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Due squadre di Locri approdano alla finale di Coppa Calabria Le rappresentative Allievi (nati negli anni 2000 e 2001) e Giovanissimi (2002 e 2003) della Delegazione FIGC di Locri approdano entrambe alla finale regionale della Coppa Calabria, che si svolgerà il prossimo Mercoledì 25 Gennaio al Centro Tecnico Federale di Catanzaro. Entrambe le rappresentative, infatti, si sono imposte nel proprio girone grazie alle vittorie ottenute, lo scorso mercoledì 18, negli scontri diretti con le omologhe rappresentative della Delegazione Provinciale di Reggio Calabria. In finale Allievi Locri troverà Catanzaro, qualificata dopo la seconda giornata, e che grazie alla vittoria ottenuta anche nella terza giornata contro Rossano chiude il girone a punteggio pieno. In finale Giovanissimi lo scontro sarà tra Locri e Cosenza, quest’ultima alla terza finale in tre edizioni, che proprio all’ultima giornata, battendo Crotone, si è meritata la qualificazione, con la possibi-

Tirocinante Forense LA POESIA/ 1

Non solo il fatto desser laureata, o quella pergamena appesa al muro. Quello che ti accade a quest’andata, è un taglio tra il vissuto e il futuro.

Dalla materna all’Università, fatiche e impegni; il viaggio ti ha portato. Sagomandoti il piglio e la personalità, al presente il tuo carattere ha plasmato. Questo non limita la tua formazione! Intense sono le sfide da affrontare. Quando ultimata la specializzazione, sarai fucina di un mondo da esplorare.

Ma oggi, ciò che fa la differenza, sono le fondamenta che hai gettato. Le proprietà d’affrontar la concorrenza. Piattaforma di un solido passato.

Giuseppe Lupis

LA POESIA/ 2

Il mio essere

Da nulla venni, da un pensiero e da un desiderio, il microscopico si sviluppò e crebbe. Un momento dopo si formò, il pensiero si materializzò... Arrivai, oggi sono! Quanta qpresunzione in questa parola! Oggi sono, cosa sono? Torno a rimembrare quel nulla, quel pensiero e proseguire. Andare avanti, quando poi non sarò, tornerò a quel niente, ma senza il desiderio. Braun Giò

lità dunque di riconquistare il titolo perso lo scorso anno e conquistato nel 2015. L’approdo nelle due finali è stato il frutto, in ciascuna delle due categorie, di incontri combattuti ed impegnativi, oltre che con la Delegazione di Reggio Calabria, anche con le Delegazioni di Gioia Tauro e di Vibo Valentia. Merito dei risultati è, soprattutto dei ragazzi, che sono stati egregiamente guidati dagli allenatori Mario Loccisano per la categoria Allievi e Silvio Frascà per la categoria Giovanissimi, entrambi ben apprezzati in ambito giovanile. Dirigenti della delegazione Gianluca Lombardo (responsabile dell’attività di base) per gli Allievi e Giuseppe Musolino (responsabile dell’attività scolastica) per i Giovanissimi, mentre il medico è stato, come di consueto, Pietro Furfaro, sempre con Rodolfo Spataro massaggiatore.

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

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Campi Sportivi nella Locride: criticità e prospettive Lo scorso 13 gennaio, nella sala del Consiglio Comunale di Locri, si è tenuto un interessante incontro-dibattito, ad iniziativa del Comitato Regionale Calabria FIGC, su un argomento in generale molto sentito in ambito calcistico e, nell’ultimo periodo, particolarmente avvertito nel comprensorio della Locride. Si è discusso, infatti, di campi sportivi, con le connesse problematiche di utilizzabilità. La zona, infatti, presenta, soprattutto nella corrente stagione agonistica, un’elevata criticità per la situazione dei rettangoli di gioco, vivendosi un periodo di particolare difficoltà rispetto alla disponibilità delle strutture per lo svolgimento dell’attività federale. Problematiche di vario genere, pur se di diversa entità, interessano i campi di Brancaleone, Africo, Bianco, Bovalino, San Luca, Antonimina, Gioiosa Jonica, Caulonia, Monasterace, Stilo (e l’elenco mette in risalto soltanto le situazioni di più evidente attualità), che presentano aspetti di inutilizzabilità o di parziale utilizzabilità, con le ovvie ripercussioni per le società, che si trovano di continuo costrette, ormai da tempo, a girovagare nelle (non molte) strutture rimaste disponibili, le quali ultime, per converso, vedono aggravarsi il carico di incontri da gestire. L’incontro, molto partecipato, ha offerto, oltre che un momento di riflessione sulla delicata questione, anche un approccio operativo e concreto da più angolazioni: di particolare rilievo, infatti, sono state le relazioni tecniche svolte dal Dott. Vincenzo Smeraglia e dall’Ing. Antonio Santaguida. Il Dott. Smeraglia, responsabile Area Sud dell’Istituto per il Credito Sportivo, ha trattato le possibilità di accesso al credito in materia di impiantistica sportiva, ponendo l’accento sulle linee di intervento previste dall’Istututo, sia in favore di enti pubblici che di privati proprietari di strutture sportive. L’Ing. Santaguida, componente della Commissione Nazionale FIGC-LND sugli impianti sportivi, ha messo in luce le problematiche di natura tecnica che riguardano le caratteristiche funzionali degli impianti, con specifico riguardo, ovviamente, alle più ricorrenti criticità che si manifestano in concreto (l’ampia relazione è stata accompagnata dalla presentazione di numerose slides, che hanno opportunamente reso ancor più attuale la grave situazione degli impianti). L’incontro è stato introdotto da Carmine Barbaro, delegato FIGC per la Locride e, dopo un indirizzo di saluto del Sindaco di Locri Giovanni Calabrese, vi sono state le citate relazioni tecniche, cui ha fatto seguito il dibattito. Numerosi, oltre ai dirigenti di società, gli amministratori locali presenti, tra cui anche alcuni Sindaci (Siderno, Bianco, Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa, Monasterace, Roccella, Stilo): gli interventi dei Sindaci di Siderno, Roccella e Bianco hanno evidenziato aspetti di varia natura connessi all’utilizzabilità degli impianti, con riguardo alle criticità di natura tecnica, anche riferite alle difficoltà finanziarie degli Enti amministrati, ed a quelle di natura procedurale per accedere ai finanziamenti. I lavori sono stati conclusi da Saverio Mirarchi, Presidente del Comitato Regionale, che, dopo aver ringraziato il Comune di Locri per l’accoglienza e tutti i presenti, ha evidenziato di aver attivato l’iniziativa proprio in relazione alla situazione di assoluta criticità presente nel comprensorio, rispetto alla quale la Federazione ha inteso offrire, innanzi tutto, un momento collettivo di riflessione sull’argomento, cercando, nel contempo, di dare un taglio di natura pratica attraverso i qualificati interventi del Dott. Smeraglia e dell’Ing. Santaguida, entrambi particolarmente apprezzati. Il Presidente, oltre, naturalmente, a rimarcare la disponibilità federale per un costante monitoraggio delle singole situazioni, ha anche posto un significativo accento sulle ipotesi di gestione societaria delle strutture, che, se da un lato costituiscono un delicato onere per le società stesse, dall’altro, se svolto con gli opportuni accorgimenti, possono rilevarsi, in molti casi, una buona soluzione del problema.



TELEVISIONE PUBBLICA

E N O I Z A M R O F N I ) S (DI La demolizione controllata della nostra sanità comincia falsando un dato facilmente reperibile su Internet: l’indice di performance sanitaria calabrese si assesta secondo la Rai a 23,8, a oltre 200 punti di distacco da quello della Sicilia, che la precede. In realtà il valore è effettivamente basso, ma molto meno drammatico di quello che la TV vuole farci credere.

Giletti infieri

sul cadavere d

JACOPO GIUCA

«Avete ancora voglia di indignarvi?» domanda retoricamente Massimo Giletti ai suoi telespettatori all’inizio dell’ultima puntata del programma Rai L’Arena. Sono le 14:02 del 15 gennaio 2017 e il tema trattato nella puntata del giorno è Gli Imboscati, termine dispregiativo con il quale si vuole indicare quella reietta classe di lavoratori col “vizietto” di studiare elaborati escamotage per non portare a compimento il proprio dovere. Il conduttore di Mamma Rai spiega con degli esempi a chi è sintonizzato sulla sua trasmissione che fa riferimento a quei vigili urbani romani che caddero provvidenzialmente malati in concomitanza con il turno di notte a cavallo tra il 31 dicembre 2015 e l’1 gennaio 2016 o, sempre per rimanere in ambito capitolino, ai 130 autisti ATAC dichiarati inabili alla guida e improvvisamente miracolati in occasione di un’indagine più approfondita da parte delle autorità competenti. Da nord a sud, spiega Giletti, sono purtroppo moltissimi i casi di “imboscati” di cui si rendono protagonisti i lavoratori statali, motivo per il

quale il team de L’Arena ha condotto un’indagine in tutta la Penisola per cercare di spiegare, con l’intervento di validi esperti, come ciò sia possibile. Fin dalle prime battute della trasmissione, tuttavia, risulta chiaro al telespettatore che il viaggio in tutta la Penisola si ridurrà a due sole tappe: Roma, con il già citato “miracolo” relativo ai dipendenti ATAC, e la Calabria, in cui la sanità farebbe registrare casi estremi di “imboscature” come quello di Vibo Valentia, presso la cui ASP ben il 34% dei dipendenti sfrutterebbe la legge 104 per svolgere con limitazioni il proprio mestiere. La parte di trasmissione dedicata alla nostra Regione inizia con la presentazione dei “punteggi” conseguiti dal sistema sanitario regionale nell’anno 2016 in quanto ad efficienza. Senza approfondire la fonte e il procedimento di calcolo di tali punteggi, Giletti mostra che secondo questa indagine la sanità più efficiente si troverebbe in Piemonte (che ha ottenuto 492,1 punti) seguita a breve distanza da quella di Lombardia (450,5 punti) ed Emilia Romagna (438 punti) e via via a scendere fino ad arrivare alle ultime tre regioni. Come prevedibile si tratta di Puglia

(243,3 punti), Sicilia (234,5 punti) e Calabria, che farebbe registrare, addirittura, un punteggio di appena 23,8. Sottolineando l’assurdità del dato appena riportato, Giletti fa dell’ironia affermando che, nonostante possa sembrare che gli autori abbiano dimenticato uno zero, i report che hanno consultato gli analisti Rai dimostrano effettivamente un distacco siderale tra il punteggio della 19ª classificata, la Sicilia, e la nostra Regione, maglia nera del Paese. Ora, è sufficiente fare una rapidissima ricerca su Google (cosa che evidentemente gli analisti Rai non sono in grado di fare) per scoprire la falsità del dato riportato dalla trasmissione della televisione pubblica per la quale paghiamo un lauto canone ogni anno. I dati cui fa riferimento il Massimo nazionale, infatti, sono il frutto di una ricerca condotta annualmente da Demoskopika, il più illustre gruppo italiano per le ricerche di opinione e di mercato, che ricava L’indice di performance sanitario regionale attraverso un sondaggio relativo a soddisfazione delle prestazioni sanitarie, mobilita attiva e passiva dei pazienti, numero della famiglie impoverite a causa delle spese sociosanitarie, spesa sostenuta dalle ASP, spese legali in ambito sanitario da parte di famiglie e istituzioni e costi della politica in ambito sanitario. Ne deriva sì un quadro pietoso della sanità Calabrese (che si assesta in tutti i settori nelle ultime posizioni) ma che la rende maglia nera, come l’anno scorso, con un punteggio di 223,8 punti, ad appena (si fa per dire) 10,7 (e non 210,7!) punti dalla sanità siciliana che la precede in classifica! Ma la cosa più grave, a nostro parere, è che questo dato non è stato contestato da nessuno dei presenti in studio, a cominciare da chi meglio di tutti dovrebbe sapere quale effettivamente sia la condizione della sanità calabrese, ovvero Commissario ad acta Massimo Scura. La “scure oscura” della sanità calabrese, anzi,


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hiuso frettolosamente il capitolo sanità, trattato in maniera disgustosa e poco esauriente, la puntata del programma L’Arena dal titolo Gli imboscati ha voluto girare il coltello in quella piaga chiamata Calabria parlando di ‘ndrangheta. Insoddisfatto relativamente alla quantità di sterco che era già stata gettata addosso alla nostra regione e sapendo di poter affondare impunemente le mani nella prelibata marmellata della cronaca nera, Giletti è uscito platealmente fuori tema ritornando ancora una volta sul famigerato caso Nicotera e sul contenzioso in atto tra il Movimento 14 Luglio ed Enza Dell’Acqua, giornalista che per prima, dalle colonne del Quotidiano del Sud, avrebbe denunciato le irregolarità di quel matrimonio ricordato per l’atterraggio di un elicottero in pieno centro storico. Mentre la paladina della libera informazione Enza Dell’Acqua denunciava l’inesistenza di un giornalismo privo di interessi nella nostra regione, alla gogna sono finiti don Francesco Vardè, reo di aver chiesto ai media di non ricordarsi di

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Nicotera solo per i fatti di cronaca e lo stesso Movimento 14 Luglio, rappresentato per l’occasione da Arturo Lavorato ed Enzo d’Agostino, tacciato invece di aver promosso una raccolta firme porta a porta per cacciare la Dell’Acqua dalla redazione del Quotidiano e con la quale la collega si sarebbe sentita minacciata. Come ogni storia che meriti di essere raccontata nel salotto pomeridiano di Rai 1, anche questa vicenda si è conclusa con un’accozzaglia di urla e strepiti che non hanno fatto che gettare ulteriori ombre sui suoi protagonisti. Come nel caso di Scura e della sanità, la Dell’Acqua ne è uscita come l’eroina che ha avuto il coraggio di portare avanti una battaglia ideologica contro i suoi stessi concittadini, tutti in realtà interessati a che le logiche dei poteri oscuri restino immutate per il quieto vivere. Ma noi siamo pronti a scommettere, parafrasando Shakespeare, che ci sia del marcio in questa storia. JG

‘ndrangheta: come miele per le api di Mamma Rai

isce

smissione un vortice di tra di ti inu m 40 In . ra co an sce lpi co a lic LaTelevisione Pubb ilioni di telespettatori, m 4 su tte ba ab si e ios nz de ten ie tiz no e parzialità, non detto ria e della sua sanità con il lab Ca lla de e ch fos te tin a ro ad qu o im es dipingendo l’enn dei due mondi: quello e ro e l’ e m co lto co ac a ur Sc o sim as M un bene placido di noi e quello dei servizi e o iam viv ale qu l ne go fan l da to tti hio devastato e ing nostra regione. lla de ini nf co i re olt tta pe as ci e ch à nit delle opportu

dellaCalabria cavalca l’onda del madornale errore della Radiotelevisione italiana affermando che i dati apparsi sul ledwall (come ama definirlo Giletti) dimostrino come la nostra sanità sia quindici, venti volte meno efficiente rispetto a quella del resto della nazione. Un po’ come se un commissario di polizia, anziché difendere il proprio operato, si compiacesse che nel proprio distretto il numero degli stupri e degli omicidi è vertiginosamente più alto rispetto a quello fatto registrare in altre aree del proprio paese. A voi giudicare se questo atteggiamento sembra normale. Ma non finisce qui: la (dis)informazione pilotata di sexy Giletti lo porta a domandare a Scura quale sia stato il beffardo destino che ci ha obbligato a trovarcelo tra capo e collo ai vertici della nostra disastratissima sanità, domanda alla quale il Commissario ad acta si è limitato a rispondere con una storiella personale bruscamente mutilata dal conduttore con la scusa dei tempi televisivi. Una frase con la quale lasciare il segno, tuttavia, Scura è riuscito a pronunciarla: «Il problema della sanità calabrese, purtroppo, non è solo organizzativo, ma culturale!» Sarebbe infatti a causa di questo problema culturale se l’ospedale di Locri fino al 2015 non avrebbe avuto un orologio marcatempo; sarebbe a causa del suddetto problema culturale se le brillanti soluzioni proposte da Scura per evitare gli atavici problemi della sanità calabrese hanno subito l’ostruzionismo dei sindacati; sarebbe a causa del famigerato problema culturale se l’ASP di Reggio migliora a piccoli passi anziché a grandi falcate. Con poche affermazioni Scura ha fatto credere a 4 milioni di telespettatori che all’ospedale di Locri non si potesse timbrare il cartellino fino a quando i Carabinieri non hanno fatto irruzione nel nostro nosocomio armati di orologio e obli-

teratrice con il bene placido del sindaco Giovanni Calabrese (che, in una nota inviata ai giornali lunedì ha invece smentito quanto narrato dal commissario). Dinanzi a 4 milioni di telespettatori Scura è passato per l’eroe che aveva proposto la turnazione dei medici responsabili per risolvere il problema degli “imboscati”, salvo poi essere costretto a fermarsi a causa dell’ostruzionismo dei sindacati dei medici e della CGIL, che avevano interesse (è stato lasciato intendere) a proteggere i lavoratori scansafatiche. Dinanzi a 4 milioni di telespettatori il commissario ha affermato che, grazie al suo intervento, l’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria ha fatto passi da gigante nella sua organizzazione anche se, purtroppo, ancora non si può dire lo stesso dell’ASP. A contestarlo, il segretario Generale della CISL Antonio Bevacqua, descritto come un temibile e agguerrito sindacalista intenzionato a fare da contraddittorio a Scura, al quale tuttavia è stato concesso di affermare soltanto che la sanità Calabrese è commissariata da otto anni e troppi decreti non hanno cambiato la situazione fino all’arrivo dell’attuale responsabile.

Il sacrificio è compiuto. L’Arena si è trasformata nel Patibolo in cui le spoglie putrefatte della nostra regione sono state ancora una volta appese a testa in giù per permettere al resto della nazione di mettersi in fila in buon ordine per sputarci sopra come si fa con i più odiati dittatori. “Continui così commissario, siamo tutti con lei” è stata l’inespressa ma plateale conclusione del dibattito prima di passare agli altri argomenti in scaletta. Sì, commissario, continui a mettere in atto soluzioni che le vengono contestate dagli amministratori locali e dalla povera gente, continui a ripetere alla nazione che i calabresi sono fatti così e non si possono cambiare, continui a credere, com’è stato provvidenzialmente affermato da Klaus Davi con il suo irritante tono di voce, che i calabresi sono tutti “criptondranghetisti” e che per questo si meritano di annaspare nel tugurio marcescente che sono le strutture statali da queste parti, tanto lei sa benissimo dove andare a curarsi. Troppi calabresi, invece, si limitano ad augurarsi ogni giorno di riuscire a morire nel proprio letto…


CULTURA

LA RECENSIONE

Forrest Gump i dice che se nel resto del mondo la gente ricorda il tuo nome, nonostante tu appartenga a un paese la cui lingua è incomprensibile, probabilmente hai vissuto una vita memorabile e fuori dagli schemi. In un certo senso questa regola vale anche nel cinema: se dopo vent’anni dall’uscita di un film, la gente ne ricorda ancora la trama, l’immagine e la voce del protagonista, le battute e la colonna sonora, probabilmente più che di un bellissimo film, si tratta di un capolavoro fuori dagli schemi e senza tempo. Un caso di questo tipo, nell’immensa videoteca della settima arte, è “Forrest Gump”: il capolavoro di Robert Zemeckis. È una favola grottesca e bellissima sulla vita di un giovane ingenuo e con carenze intellettive che negli anni ‘80 si ritrovò, senza rendersene conto, a partecipare ad alcuni degli eventi più importanti della storia americana e a conoscere alcuni dei più grandi uomini dello spettacolo e della politica di quel tempo. In 30 anni Gump conoscerà Elvis, John Lennon, Kennedy e Nixon, diventerà un eroe nella guerra in Vietnam, una stella del ping-pong e del football, sarà azionista della Apple, conquisterà il monopolio nella vendita dei gamberi negli Stati Uniti e correrà ininterrottamente per migliaia di chilometri dando vita a una vera e propria marcia. E tutto questo con innocenza, senza rendersi conto della grandezza delle sue azioni. La storia è un flashback raccontato dallo stesso Forrest a degli estranei, su una panchina di fianco a una fermata del bus. Per tutta la durata della pellicola la narrazione è interrotta in alcuni casi per permettere allo stesso Forrest di salutare l’ascoltatore di turno pronto a salire sul proprio bus e di commentare la sua storia; e in altri per introdurre nel racconto l’immagine di una piuma che, mossa armoniosamente dal vento, sembra quasi danzare disordinatamente. Ecco, quella foglia, in un certo senso, “è” Forrest Gump: un essere indifeso e innocente che per via delle circostanze si ritrova protagonista di una danza (o più precisamente di un’odissea) bellissima, armoniosa e disordinata. Il senso di quella danza è sintetizzato in una celebre massima della Signora Gump: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Dal punto di vista tecnico la pellicola è un successo. Grazie al montaggio, alla sceneggiatura e a una regia precisissimi, la trama massiccia si srotola in maniera fluida e la fotografia non è usata per rendere più “belle” le scene, ma per conferire crudezza e per rendere più reale una storia così assurda. Sulla colonna sonora non si può dire nulla che non sia già stato detto, e lo stesso vale per il cast capitanato da un Tom Hanks in stato di grazia per il suo personaggio (forse) più riuscito al quale si affiancano due talentuose attrici (allora a inizio carriera) come Robin Wright e Sally Field. Forrest Gump, nelle sale italiane dal 1994, è in parte un viaggio e in parte una favola. Ciò che è certo e che è un volo, il volo di quella piuma che balla col vento. E nelle quasi tre ore del film, tra risate e lacrime, è certo che anche lo spettatore si lascerà coinvolgere da questo ballo. Domenico Giorgi

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Dopo Canada e Stati Uniti PeppeVoltarelli fa sold out in Argentina

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on un concerto a Colonia del Sacramento sabato 21 gennaio si conclude in Uruguay il tour di Peppe Voltarelli in America per presentare il suo album “Voltarelli canta Profazio” Dopo aver toccato il Canada francofono e gli Stati Uniti con spettacoli a Montreal, New York, Boston, Filadelfia, San Diego e Los Angeles il cantante calabrese arriva in Argentina con due concerti sold out al Cafè Vinilo, uno dei più prestigiosi Jazz Club della capitale. In piena estate, infatti, con temperature torride al di sopra dei 35 gradi il pubblico di Buenos Aires ha affollato i due show di Voltarelli alla sua sesta visita nel paese latinoamericano. La critica ha accolto Peppe calabrese in maniera unanime con entusiasmo: la musica gli arrangiamenti la voce profonda e l’iro-

DOPO IL VIAGGIO IN AMERICA, PROSEGUIRANNO APPUNTAMENTI LIVE DI PEPPE VOLTARELLI: 9 FEBBRAIO – SPAZIO ALFIERI (FIRENZE), 5 MARZO – BOTTEGA ROOTS (SIENA), 23 MARZO – ARCI OHIBÒ (MILANO), 2 APRILE – TINTA ROJA BARNASANTS FESTIVAL (BARCELLONA). nia dell’artista di Cosenza sono molto amati in Argentina. Con “Voltarelli canta Profazio” Targa Tenco 2016 come miglior album interprete Peppe Voltarelli è stato ospite a Canal Siete e Telefe suonando dal vivo in diretta e visitando più di trenta trasmissioni radiofoniche. “Sono felice di riportare in Argentina la musica Italiana delle radici il dialetto e l’impegno civile e sono onorato di avere i miei dischi pubblicati da una casa discografica argentina importante come Los Anos Luz” dichiara “Il pubblico ai mie concerti è misto ci sono molti amici argentini appassionati della mia musica ma anche oriundi italiani che attraverso le mie canzoni riscoprono la lingua italiana e le storie dei loro nonni“. “Molto più di un album di cover, canta Voltarelli Profazio è un progetto che riflette sulla cultura calabrese attraverso un libro con poesie e saggi firmati da autori del sud italiano.” scrive Claudio Pombinho sul supplemento Radar del quotidiano Pagina/12. Mauro Apicella de La Nacion, autorevole quotidiano argentino, definisce Voltarelli “..artista da esportazione che mescola il Castillano con il Cocoliche, la lingua degli immigrati italiani venuti in Argentina all’inizio del XX secolo.“ “La modernità, la mafia e politica, i paesaggi, la fame, l’amore, sud e nord, la migrazione, la religione Voltarelli ci ricorda, con le sue versioni impeccabili, le canzoni di Otello Profazio.” Nicola Russo, Veintitres Magazine. Dopo il viaggio in America, proseguiranno appuntamenti live di Peppe Voltarelli: 9 febbraio – Spazio Alfieri (Firenze), 5 marzo – Bottega Roots (Siena), 23 marzo – Arci Ohibò (Milano), 2 aprile – Tinta Roja Barnasants Festival (Barcellona).

Educazione. Rapporto educatore/educando: una responsabilit el 1993-‘94 furono introdotti in diverse università i corsi di laurea in scienze dell'Educazione, disciplina che coinvolge la società tutta nel suo complesso per cui è bene di tanto in tanto rispolverarne il senso profondo e la valenza per tutto l’arco di vita del singolo e di quanti vivo-

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no intorno a lui. Lavorando quotidianamente a contatto con bambini, senza mai mollare la tensione e l’attenzione verso problematiche incalzanti con protagonisti differenti, è d’obbligo riflettere, in certe circostanze, per fare il punto della situazione. Il piccolo mondo rappresentato dalla comunità scolastica in cui si vive è soltanto il campo di gioco di alcune squadre che si allenano legiferando e che per forza di cose stanno in panchina, mandando a confrontarsi con il bambino chi è sempre andato, il docente, l’educatore. Tutto riporta a quel prezioso rapporto, fondamentale per poter iniziare, quel rapporto che ha bisogno di mesi, di spazi, di strumenti e della dedizione che nessuno può dare tranne l’educando. In momenti di

crisi nuove porte dovrebbero aprirsi: associazionismo collaborativo, nuove intese tra team di diversi gradi di scuola e le famiglie. Leggendo qua e là ho notato che l’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ci ha ricordato che lo sviluppo finanziario non può prescindere dal corretto modo di fare politica nei confronti della scuola; aggiungerei non soltanto lo sviluppo economico, ma anche quello sociale. L’Organizzazione lancia una sfida agli addetti ai lavori rilevando la necessità di: invertire la tendenza negativa nel finanziamento dell’istruzione; formare, motivare e rinnovare il corpo docente; aumentare il numero degli studenti iscritti all’istruzione terziaria, in particolare ai programmi di ciclo breve a indirizzo professionalizzante per un accesso più facile al mondo del lavoro. Il secondo punto (formare, motivare e rinnovare il corpo docente) è quello che preme forse maggiormente all’interno del team quando ci si trova davanti a situazioni vecchie, richieste dal processo educativo, che si ripetono all’insegna di nuovi strumenti fluttuanti a disposizione e nuove esigenze della scolaresca e della società. Ancora una volta siamo in un momento di

transizione: l’era digitale corre e le strutture arrancano a mantenere il passo. Tutto ritorna al rapporto docente-alunno. Nessun passaggio educativo può prescindere da un’interazione intensiva docente- discente e la tecnologia non può distrarsi da questo fondamentale “rapporto umano”. L’OCSE lo ha ricordato recentemente e la Buona Scuola lo ha riportato nel PNSD, Piano Nazionale Scuola Digitale. Riprendendo un mio vecchio scritto ritrovo a grandi linee le stesse riflessioni anche dopo tanti anni di esperienza: fiducia piena tra educatore ed educando, la maturità dell’adulto, la sua umiltà e autorevolezza, la coscienza che i saperi comportano costruzione del sé e traslazione, relazione e partecipazione attiva, sono ingredienti che non possono mancare nella ricetta della crescita sociale. Con la nostra persona e personalità, tutti e ognuno occupiamo in qualche modo, un posto nel piccolo mondo nel quale viviamo e interagiamo. Ci siamo mai chiesti se in questo ambiente più o meno limitato qualche volta siamo stati educatori? Quanti bambini, adolescenti, giovani ci hanno ascoltato con attenzione mentre parlavamo? Ecco, in quel


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ay D Open

nelle scuole di Siderno

All’I.P.S.I.A. sfilata di abiti confezionati a mano Presso la sede centrale dell’I.P.S.I.A. a Siderno, in occasione delle giornate dedicate all’orientamento finalizzate a far conoscere le caratteristiche peculiari dell’Offerta Formativa proposta dall’Istituto, ha avuto luogo la tradizionale sfilata di abiti e modelli confezionati a mano e indossati, per l’occasione, dalle allieve dell’indirizzo “produzioni tessili e sartoriali”. L’occasione è servita per illustrare i tradizionali percorsi di studio relativi agli indirizzi elettrico-elettronico, meccanico, chimico-biologico, produzioni tessili e sartoriali (attivati presso la sede di Siderno), nonchè quelli riferiti agli indirizzi elettrotecnico, sistemi energetici e odontotecnico (presso la sede di Locri). Nel corso della manifestazione, nel sottolineare la necessità di costruire un sistema stabile e sinergico tra Scuola e mondo del lavoro e delle professioni, il Dirigente Gaetano Pedullà ha evidenziato l’importanza delle esperienze formative che, nell’ambito delle attività di Alternanza Scuola Lavoro, l’IPSIA ha organizzato in collaborazione con associazioni di categoria e con varie imprese di settore (tra le altre: imprese di vendita e manutenzione di autoveicoli, officine meccaniche, imprese di installazione di impianti elettrici e di telecomunicazioni, laboratori odontotecnici, laboratori tessili e sartoriali operanti nel comprensorio), nonché con la Camera di Commercio di Reggio Calabria, con “ItaliaLavoro”(Società del Ministero del Lavoro), con l’Agenzia delle Entrate di Locri e, a partire da quest’anno, anche

con l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, a testimonianza dell’impegno profuso dal Personale dell’IPSIA, della cui professionalità il Dirigente si è detto orgoglioso, e ciò al fine di offrire un servizio scolastico qualificato, rispondente alle esigenze formative degli studenti ed idoneo a favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati del suddetto Istituto. Molto apprezzato, da Docenti e Studenti, l’intervento, durante la manifestazione, del Sindaco di Siderno Pietro Fuda, la cui Amministrazione, per come evidenziato dal Dirigente dell’IPSIA, si è sempre dimostrata sensibile e pronta a sostenere, nelle sedi competenti, le problematiche connesse alla gestione ed al recupero di spazi scolastici adeguati e funzionali alle svariate attività laboratoriali di cui necessita l’Istituto Professionale. E in questa direzione il Sindaco ha assicurato il massimo impegno, suo e dell’Amministrazione, nell’interloquire con i competenti Uffici della nascente Città Metropolitana di Reggio Calabria, affinchè l’IPSIA possa continuare a svolgere, nel territorio, un ruolo importante come punto di riferimento formativo e di addestramento professionale. Al termine della manifestazione è stato ricordato che la Segreteria dell’Istituto è tutti i giorni disponibile a fornire assistenza all’utenza ai fini del perfezionamento delle iscrizioni ai corsi di studio da frequentare nel prossimo A.S. 2017/2018, iscrizioni da effettuarsi con modalità telematiche e la cui scadenza è fissata al prossimo 6 febbraio.

Prima Gara di Disegno Tecnico all’Istituto Marconi Nell’ambito della giornata dedicata all’Orientamento durante l’ “OPEN DAY” all’Istituto di Istruzione Superiore “G.Marconi” di Siderno, si è svolta la premiazione relativa alla I Gara di Disegno Tecnico dal titolo “Comunicare con la Tecnologia”. Sono intervenuti la D.S. dott.ssa Clelia Bruzzi, il Sindaco Pietro Fuda, l’Assessore all’Istruzione Ercole Macrì, il Rappresentante del Collegio dei Geometri di Reggio Calabria Catalano, il Presidente della Cassa Edile geom. Francesco Siclari, il Referente del Progetto professor Diano e diverse scuole superiori di I grado della Locride. Sono stati premiati gli alunni decretati vincitori con tre ex aequo dopo aver visto la partecipazione di numerosi studenti delle classi terze delle varie Scuole Medie Inferiori del comprensorio. La gara è stata una competizione di eccellenza finalizzata alla valorizzazio-

ne degli alunni e delle abilità acquisite. Entusiasta dell’iniziativa, la Dirigente Scolastica: “Abbiamo visto con favore questo progetto - ha detto - e riteniamo abbia notevole valenza educativa. L’obiettivo primario è, infatti, valorizzare gli studenti nei loro rapporti interpersonali col mondo scolastico proprio e della Scuola Superiore, oltre che verificare le abilità e le competenze acquisite nel percorso formativo considerata anche la presenza significativa degli ordini professionali presenti all’iniziativa che hanno anche contribuito con l’acquisto di alcuni premi. L’evento ha visto un’ampia partecipazione e ha esaltato la dedizione, l’impegno e la passione che gli insegnanti tutti pongono nella formazione degli studenti. Studenti corretti e rispetto per l’Istituto ospitante sono state due caratteristiche che hanno reso preziosa l’iniziativa che ha prodotto effetti positivi nei partecipanti e nei docenti organizzatori e

sostenitori dell’evento. Il professor Diano, referente del Progetto, ha informato la vasta platea che, per il successo ottenuto, verrà riproposta anche il prossimo anno e sarà rivolta alle classi II e III delle Scuole Medie Inferiori del territorio. Durante la giornata di premiazione, al I classificato è stato consegnato un PC portatile acquistato dall’Istituto promotore dell’iniziativa, al II classificato è stato consegnato un tablet offerto da Arancia Elettronica di Siderno, ai III classificati ex aequo sono state consegnate tre stampanti donate rispettivamente dalla Cassa Edile, dal Collegio dei Geometri e da Italiana Radio che hanno, in tal modo, sponsorizzato l’iniziativa. A tutti gli altri partecipanti è stato consegnato un Attestato di Partecipazione in ricordo dell’evento. Gli interventi del Sindaco, del Rappresentante della Cassa Edile, del Collegio dei Geometri e dell’Assessore all’istruzione hanno focalizzato l’importanza di tale iniziativa che ha inteso evidenziare il valore educativo e formativo per gli studenti protagonisti della proposta progettuale che hanno potuto vedere riconosciuto il loro impegno e la loro dedizione verso le iniziative proposte dalla Scuola.

tà sociale che richiede consapevolezza, maturazione, dialogo... momento siamo stati educatori, anche se magari non abbiamo riflettuto sulla grande, enorme responsabilità che avevamo nel ricoprire quel ruolo. Per usare altre parole: giovani in cerca di identità ci avranno anche soltanto guardato, scrutato, ammirato… e noi inconsapevolmente siamo stati educatori. I giovani in genere sono aperti alla crescita e vedono spesso nel comportamento dell’interlocutore adulto un punto di riferimento, vuoi per la disinvoltura o per la simpatia, vuoi per la fonte di risorse che vi avvertono, per l’autonomia che auspicano, per i saperi o passioni che percepiscono, là si veste un ruolo pregevole. Insomma anche noi, se non lo siamo già stati, siamo potenziali “miti” per bambini e adolescenti e a tal proposito siamo responsabili della nostra educazione e di quella altrui. Coltivare la crescita della persona integrale, sembra essere un po’ fuori moda, in quanto l’immagine e la cura della stessa occupa un posto rilevante, in alcuni campi determinante nella società complessa. La distrazione dell’apparire spesso è a discapito della maturazione armonica che comprende il rispetto di regole e valori morali, ovvero i presupposti per il

sano inserimento futuro. La responsabilità educativa dunque ha dimensioni sociali, oggi più che mai: le nuove generazioni genitoriali si ritrovano sprovviste di esperienza edificante perché catapultate nella frenesia quotidiana degli ultimi anni. Il ventennio scorso non ha lasciato spazio adeguato alla crescita dell’educatore materno/paterno distratto dalle opportunità bombardanti, insostenibili, che hanno richiesto corse fuorvianti dalla parte umana della persona per mantenere il passo con la società consumistica, tecnologica, digitale, magari anche per dare condizioni favorevoli ai figli stessi. Come compensare passaggi saltati? Come recuperare spazi/tempi non offerti nei momenti dell’adolescenza? Lasciamo spazio al dubbio e facciamoci soccorrere, assistere. Se c’è la consapevolezza il tempo rallenta con noi, siamo noi a dover gestire il cammino, non la folata di vento: guardiamoci intorno e soffermiamoci un attimo per coltivare l’umanità della vita. Riallacciamo legami che avevamo, per distrazione, slacciato, raffreddato. I momenti intimi a scadenza mensile, annuale… con i nonni, gli zii, i cugini, spesso rappresentano una trasmissione di messaggi che, inconsciamente sottovalutiamo, ma indi-

spensabili per la formazione di identità. Vivere e creare presupposti a vivere, certo non è una passeggiata semplice: se anziché la collaborazione e l’umiltà per favorire un’apertura ai legami, affiora l’orgoglio si creano danni irreparabili per l’inevitabile disorientamento infantile e adolescenziale: prima di tutto l’essere umano! È lui la priorità. È sempre presente il rischio di delegare agli altri l’essere esempio di disponibilità. L’individualismo incombe, deve essere la consapevolezza e gli affetti a permetterci di guardare in faccia chi ci sta accanto, qualsiasi sia la sua età e il suo ruolo. L’essere umano è educando che assorbe, che naturalmente acquisisce e modella una identità nuova e unica, quell’essere vivo grazie alle relazioni, le quali a loro volta per realizzarsi necessitano di crescita, positività, disponibilità a ricevere e dare nel contempo. L’educatore di professione, nella società figlia del consumismo, permissivismo, della propaganda distorta o comunque incoerenza politica generalizzata… si ritrova con un carico di responsabilità o meglio di lavoro ancora maggiore: fare opera di decondizionamento per riportare nel fanciullo la

serenità educazionale nella quale intravedere riferimenti certi, a lui più prossimi, valori come la famiglia, l’aggregazione amicale sana quale punto focale per coltivare sane ambizioni che lo guideranno a trovare la propria identità. Nessun educatore, per quanto maturo sia, può portare da solo il suo carico, né famiglia, né maestro, ben venga la collaborazione tra genitori, associazioni, educatori di professione... Quando un genitore contraddice la scuola si crea una voragine, un disorientamento incolmabile. Meglio cambiare scuola e maestra/o che smentire l’istituzione davanti al proprio figlio incapace di razionalizzare su quanto i suoi educatori (genitori e scuola/maestro) non riescono a mettersi d’accordo. Riguardo la motivazione di chi educa, in particolar modo quella dell’insegnante, negli ultimi decenni ha percorso una strada a ritroso da quando, come famiglie, abbiamo frantumato il rapporto docente-discente, prendendo le difese del soggetto sbagliato anziché portare avanti un’unica voce, per rafforzare l’unico obiettivo, quello dell’educazione. È quello sgretolamento sociale che per primo andrebbe rivisto. Lina Furfaro


CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Prunus domestica L.

Susino Rusia

Fino agli inizi degli anni ’50 del 900, nei nostri territori, le prugne davano la possibilità di preparare le scorte invernali sotto forma di frutta secca, utilissima a superare l’inverno considerata una soglia difficile da varcare, specie da parte della povera gente con i tanti bambini sempre affamati e infreddoliti perché mal coperti. Il freddo veniva sconfitto con abiti rattoppati appartenuti ai fratelli più grandi, mentre i piedi rimanevano spesso nudi o coperti semmai dalle “scarpe grosse” di “cromo” ossia di pelle ruvida di vitello conciato nelle concerie del territorio, spesso di Canolo, con le suole chiodate, dotate da “vitarelle” o “ttacce” e “puntette”, punte difese da parti ferrate, che dovevano “durare” dalle prime acque in ottobre fino alla fine di aprile, quando anche i bambini dei non poveri buttavano gli scarponi ormai consunti, che lo “scarparo” aveva con tanta perizia confezionato, con la raccomandazione del padre di portarli a termine di un numero più grande, in quanto i piedi dei ragazzini crescono, si sa, da un giorno all’altro. Naturalmente un altro aiuto contro il

freddo veniva dal sole che i bambini poveri invocavano quando una nuvola non densa lo ricopriva: “suli, suli nesci, nesci, pa li poveri piccirilli che non hannu da mangiari, suli nesci pa cardiari”. I bambini poveri già dalla più tenera età, a partire da sei o sette anni, nei paesi dell’entroterra, venivano utilizzati come piccoli pastori dalla famiglie povere che li mandavano a pascolare qualche capra o pecora, evadendo l’obbligatorietà scolastica. Portavano per sfamarsi pane asciutto, che talvolta si accompagnava con pochi fichi secchi, pere secche o talvolta con prugne secche. I bambini poverissimi venivano “ccordati”, ossia divenivano servi pastori, presso agricoltori benestanti in cambio di qualche quintale di grano o di legumi per un anno di fatica da dare alla famiglia di origine. Inoltre ogni anno venivano dotati di un paio di scarponi, due paia di “carzuni” (mutande lunghe di tela), una giacca di velluto o di fustagno del tipo “pelle di diavolo” (molto resistente), corredata da due pantaloni dello stesso tipo di stoffa, una camicia di

tela, un berretto (“barritta alla carrettèra”), un ombrello resistente, mentre la maglia “in carni” ossia la maglia interna era confezionata dalle mamme con i ferri da maglia con lana filata delle pecore nere, così la sporcizia si notava meno. Di solito i bambini erano capaci di integrare la loro alimentazione molto scarsa e al limite della sopravvivenza, ancora fino agli inizi degli anni ‘50 del 900, cibandosi di erbe edule in campagna, imparando dai più grandicelli, che a loro volta avevano mediato le loro conoscenze dagli adulti. Naturalmente il supporto alimentare più prelibato per essi era costituito dai “cannoli” ossia gli steli consistenti di sulla (erba da foraggio), che decorticati e mangiati a sazietà deliziavano per la loro dolcezza, quando portavano qualche capra o pecora al pascolo; essi poi non omettevano di costituire dei mazzetti da portare a casa per le sorelline o per un fratellino più piccolo. Osservavano gli animali e si accorgevano che alcune piante, come la ferula, l’oleandro,

l’euforbia, il laburno fetido, ecc., le risparmiavano e allora chiedevano agli adulti il perché e apprendevano che erano piante velenose. Grandi e piccini amavano moltissimo la frutta che addolciva un po' l’esistenza stentata e le piante da frutto più generose, a ben guardare erano i peri e i susini; infatti, alcune varietà di ambedue cominciavano a maturare i loro frutti a partire da maggio, scaglionando nei vari mesi i loro doni fino a ottobre, al tempo della vendemmia. In questa gara di generosità, tra pero e susino, aveva la meglio, per un soffio, il pero il quale offriva l’ultimo suo dono a dicembre con la varietà Castiglione. Le susine erano molto amate e ogni territorio proponeva qualcosa d’inedito rispetto ad altri, ma c’erano alcune varietà diffuse in alcuni territori contigui, mentre poche altre erano diffuse a livello regionale. Addirittura esistevano dei tipi di susini, appannaggio di qualche famiglia, all’interno di una stessa comunità che non veniva ceduta ad altre, funzionando da pianta totemica, ma la diffusione poteva avvenire tramite i matrimoni. Un caso di funzione totemica risulta essere stata assolta dalla bellissima varietà Rusìa (Rosata in greco di Calabria) del susino qui presentato, presente in due esemplari nell’orto del prof. Domenico Camabreco a Ferruzzano Marina. Egli aveva apprezzato tale frutto da bambino, nella vigna che suo padre, nel 1933, aveva impiantato in contrada Carruso dello stesso comune. Egli era stato a Calusco d’Adda in provincia di Bergamo per più di quarant’anni e ritornando al suo paese d’origine volle visitare il luogo di delizia, quale era stata la vigna di suo padre e, intrappolata in un enorme roveto, scorse boccheggiante il susino Rusìa, che solo la sua famiglia possedeva, e lo salvò in extremis. Ora gli unici esemplari, due, esistono nel suo orto a Ferruzzano Marina e producono dei frutti magnifici anche da vedere, che maturano tra la fine di luglio e la metà di Agosto. Offrono delle susine dal colore rosato e dal gusto soave, che molto spesso si saldano tra di loro a due a due, mentre il loro nocciolo viene estratto con facilità e risulta spiccagnolo (resta asciutto). È di non facile attecchimento per cui il rischio d’estinzione è altissimo.

La pioggia Esiste un rito magico con il quale si invoca e si propizia la pioggia innaffiando la polvere secca della terra. Allo stesso modo si invoca e si propizia l’universo costruendo una casa. La casa è la ricostruzione dello spazio dell’universo come l’acqua versata sulla terra è la ricostruzione della pioggia. Larchitettura è sempre stata e oggi è più che mai un rito magico: tutte le volte che si perde la realtà magica dell’architettura si perde anche l’architettura

PASQUALE GIURLEO probabilmente architetto La pioggia viene dall’alto, cade dal cielo sulle nostre teste, arriva non si sa da dove, da quello spazio vuoto dove quando passi con l’aeroplano non si vede niente, non c’è niente, non vasche,non catini, o cisterne o innaffiatoi, niente: solo nuvole impalpabili, vapori trasparenti ,umidità incolore. Cade dall’alto e ci colpisce, come la fortuna e la sventura, il destino,l’ignoranza, il domani. Qualunque cosa succeda se viene dall’alto sappiamo che c’è poco da fare :sia acqua o sole ci colpirà in ogni caso consegnandoci il senso dell’esistenza, dell’impotenza, della piccolezza della condizione umana. Possiamo proteggerci certo, difenderci con i nostri miseri mezzi. Così facciamo da migliaia di anni, ma sono sempre soluzioni provvisorie e parziali, perché quello che cade dall’alto segna sempre, intacca impercettibilmente tutte le cose, roccia,legni e metalli,rigenera la vegetazione, fa gioire la natura e umilia l’uomo deteriorando con lentezza e determinazione tutte le sue costruzioni presuntuosamente eterne. Sotto la pioggia si è tutti più vicini e quando torna il sole ognuno ha la sua ombra. La pioggia nutre e distrugge, rigenera e deprime. La natura della pioggia è sempre la stessa, eppure fa nascere spine nel pantano e fiori in un giardino. Non è tragica, raramente spaventa,non è di per se cattiva, lo diventa, come del resto chiunque pratichi la sgradevole disciplina dell’insistenza. È ineluttabile. Bagna, irriga, nutre, feconda: si accompagna talvolta a cattive compagnie, venti, tempe-

ste, lampi e fulmini e quando si esalta la sua forza diventa immane, diventa invincibile. Nel duello cielo contro terra è quasi sempre il primo ad avere la meglio. Cambia i colori e le superfici, il verde diventa più verde, il giallo più giallo, il nero più nero, le pietre grigie si colorano e quelle opache si lucidano. La pioggia dà una dimensione, proporziona gli spazi e le ambizioni, cambia la luce e l’umore, varia il ritmo delle emozioni. Se la si può vivere serenamente, produce magia, crea un’atmosfera nostalgica di fiabe da ascoltare da bambini, esalta il silenzio e il suo dolce ticchettio libera la fantasia. Non si chiama e non si manda via, viene e se ne va solo quando vuole, è imprevedibile nonostante Internet e i bollettini metereologici. È la pioggia che fa i tetti e sono i tetti che fanno le case: è la più grande protagonista dell’architettura perché tutto viene fatto per farla scivolare via. Le forme che la raccolgono non funzionano. L’acqua pesa e imputridisce, non va bene averla sopra la testa, filtra nelle fessure, gonfia il legno e si insinua negli interstizi corrodendo anche la pietra. Non c’è verso, qualsiasi sigillatura e in ogni caso provvisoria. I tetti piani sembrano aggirare il problema ma non è mai così. Strade, piazze, cortili e terrazzi, tutto ha una sua pendenza perché l’acqua vada da qualche parte, e guai se nel posto sbagliato. A volte l’acqua va nelle grondaie e le suona come uno strumento musicale. Tutto questo ho pensato mentre progettavo quella piccola casa a Janchina, sulla collina con il tetto di lamiera un po’ arrugginito e con la tettoietta sopra la porta dell’entrata per proteggere l’abitante quando cerca le chiavi e non le trova nelle tasche.



Osservati speciali Franco Arcidiaco posa insieme all’ex membro della nostra nazionale di calcio Giancarlo “Picchio” De Sisti sotto lo sguardo ciclopico di uno dei bronzi di Riace.

Candore papale Merita un posto importante nel nostro BLOB lo straordinario sguardo angelico del nostro Enzo Carrozza durante la consegna del suo ultimo libro a Papa Francesco. Spessore culturale Presidi o, come si usa dire oggi, dirigenti scolastici di un’atra generazione (e di tutt’altra sostanza, rispetto a quelli odierni): da sinistra Vito Pirruccio, ancora in attività, la storica preside Ferrigno e il dirigente Laruffa.

Inaugurati Doppia dose di Vito Pirruccio che, in questo scatto, posa durante il taglio di un nastro, un momento che merita sempre di essere immortalato. L’occasione è l’inaugurazione della Biblioteca alla Bello Pedullà con gli assessori del Comune di Siderno Macrì e Gerace e il presidente ALB Cosimo Pellegrino.

Selfie celebrativo La scuola dell’Arnolds di Siderno dopo l’ennesima vittoria festeggia negli spogliatoi con questo particolarissimo selfie. Inossidabile Premiamo con questa foto la costanza e la temerarietà di Siro Bella, ancora forte con le sue trasmissioni dai tantissimi ospiti.

J come Calabria Riportiamo senza commenti il vero significato del nuovo logo della Juventus illustrato dai ragazzi de “Lo Statale Jonico”. Auguri? I giovani di Forza Italia, con in testa Filippo Savica e Giuseppe Romeo festeggiano al ristorante… non sappiamo bene cosa, considerato che non è che ci siano state grosse vittorie per FI nell’ultimo periodo!

Troppo osé Nel 1907 Annette Kellerman si batté per il diritto delle donne di poter vestire un costume da bagno intero, ma attillato. Venne arrestata per atti osceni.

Editori morti di freddo Durante un convegno a Siderno Superiore Pancallo e Garreffa resistono stoicamente alla rottura dell’impianto di riscaldamento. Perché la cultura non teme il freddo!

Imbattibili Lo Sporting Locri festeggia la vittoria contro il Real Statte che le consente di incamerare altri tre preziosissimi punti per la classifica del campionato!

Punta e clicca Uno dei primi esempi del gioco più eseguito del mondo: citofonare a un appartamento random per poi darsela a gambe.


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VERGOGNE CRISTIANE

Sfrattate, fratres antità, mi perdoni, ma le giuro che non vorrei davvero essere nei suoi panni. Sia perché mi andrebbero lunghi e larghi e rimedierei, quindi, una figuraccia; sia perché con tutti quegli indumenti, cotte, stole, camici, amitti, pianete, piviali e nelle solennità anche la mitra in testa, rischierei di restarne sommerso; e sia per non essere costretto ogni mercoledì e tutte le sante domeniche ad affacciarmi al solito finestrone per dispensare la santa benedizione e inventare sempre qualcosa di nuovo per quei devoti che vi stazionano sotto e ai quali lei si rivolge con l’ormai annoso fratelli… elli, elli, elli, che gli altoparlanti diffondono sin nelle parti più remote della piazza. Può anche darsi che, come mi succede spesso, io mi sbagli, però a me la sua, più che una vita da papa, sembra una da sacrestano e per di più trattato male. Se a tutto questo aggiungiamo anche la perfidia di alcuni preti che praticano con spudoratezza pedofilia e usura, allora lei andrà di certo in paradiso perché su questa terra sta conducendo davvero una vita d’inferno. Per questo non vorrei darle ulteriori dispiaceri. Ma sono costretto a ricordarle, se ancora è in vita, che un certo monsignore Agostinho da Costa Borges, cristianamente parlando, fa schifo. E non poco ma tantissimo avendo sfrattato da un caseggiato, che, come diciamo a San Luca, “non si dassau mammisa” – cioè, tradotto per i leghisti, “non gli è stato lasciato in eredità da sua madre” –, dei poveretti bisognosi dell’assistenza divina e ancor più di quella umana, che vi abitavano da quarant’anni e passa. Lei forse non lo sa perché qualche anno fa aveva ben altre gatte da pelare, ma quel che più c’indigna è che quel palazzo è stato donato alla chiesa da qualcuno non certo giusto di cervello, ma sicuramente caritatevole, perché essa lo gestisse con carità cristiana, e non perché il poco reverendo portoghese ci mangiasse sopra. Ora non per ricordarlo giusto a Lei, ma Gesù aveva raccomandato, oltre che di amare il prossimo nostro come noi stessi, di vendere tutto quello che si aveva e di darlo ai poveri. Un’altra volta urlò che non si potevano servire Dio e Mammona. Ma forse nel vangelo personale del monsignore tutte queste raccomandazioni non ci sono e vi è solo quella di sfrattare i poveretti dalle case che i fessi danno in donazione. Insomma, non più orate, ma sfrattate, fratres. Eppure, malgrado ciò, i preti ricorrono ancora agli spot televisivi per spillare denaro, forse perché per alcuni di loro il “senza soldi non si canta messa” rimane sempre attuale. E mi dispiace scrivere queste cose mi creda, soprattutto quando penso a certi ministri di Dio che danno davvero la vita per gli altri. Al contrario, questo monsignore delle patate, non solo non dà la vita, della quale tra l’altro non sapremmo che farcene, ma s’è pigliato persino un caseggiato destinato ad altri fini che non quelli di lucro, e vi ha sbattuto fuori un bel po’ di poveracci, per introdurvi altri inquilini che pagavano di più. E il suo Predecessore, invece di maledirlo con i cosiddetti di fuori alla maniera degli antichi patriarchi biblici, almeno che io ne sappia, non è intervenuto. Io capisco che dopo la drammatica esperienza di Giovanni Paolo I, che la sera aveva ordinato un rapporto sullo IOR e al mattino fu ritrovato morto, in Vaticano ci si muova con giustificata circospezione. Però quella della moralizzazione della chiesa deve essere lo stesso la sua battaglia. Magari, anziché la madre di tutte le battaglie ne sarà soltanto la suocera, però, secondo me, va combattuta lo stesso. Perciò, lasci perdere per una volta la bontà e la misericordia divina, che come i rotoloni Regina non finiscono mai, mi rintracci questo Agostinho da Costa Borges e, per quanto monsignore, gli faccia lo stesso un tarallo a cappello di prete. Mario Nirta

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Dopo 2000 anni Dopo duemila anni, dal sottosuolo di Terracina, è tornata alla luce una statua di Diana Cacciatrice e sono riemersi gli impianti termali risalenti all’età romana. Beni archeologici di notevole valore, scoperti casualmente nel corso di alcuni scavi per posizionare dei serbatoi necessari a un’area di servizio dell’Agip in via Roma, principale arteria cittadina. Terracina, noto centro balneare e città che in epoca romana acquisì notevole importanza con l’apertura della via Appia, è ricca di testimonianze del passato. Nella stessa zona dove si sta scavando oggi, a cui subito si è interessata la Soprintendenza, nel 2000 era stata trovata una statua di Giove Anxur, all’interno di quello che era apparso come un frigidarium, vasca termale di acqua fredda. Ora la stata di Diana Cacciatrice, di cui è stata poi recuperata anche la testa, ha confermato il valore delle terme presenti in quell’area, che a loro volta stanno tornando alla luce. La statua della dea protettrice della caccia sembra si trovasse nella vasca calda dell’impianto, il caldarium, e dovrebbe risalire al I-II secolo dopo Cristo. Una zona ricca anche di pavimentazioni, strutture e iscrizioni dell’età imperiale, su cui la Soprintendenza sta appunto ponendo particolare attenzione. Da tempo inoltre la stessa amministrazione comunale terracinese, attualmente guidata dal sindaco Nicola Procaccini, sta cercando di valorizzare il patrimonio archeologico romano, impegno rafforzato dalla scoperta di Diana. (clemente pistilli)



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