Riviera n° 6 del 7/01/2016

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LA CONTROCOPERTINA

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Paese che vai, carriera che trovi... l mese di febbraio è stato inaugurato dalla notizia che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, cercando di fare economia, non ha esitato a prendere la difficile decisione di tagliare sul suo personalissimo servizio di Barberia, riducendo i professionisti che lavoravano nella sala del parlamento da sette a quattro. Poveri barbieri, penserete voi, e dopo anni di onorato servizio li lasciano a spasso senza nemmeno un “grazie”? Ma certo che no! Lo Stato che tutela i lavoratori ha già la soluzione: promuoverli portaborse (1)! A proposito di scatti di carriera facciamo una capatina oltreoceano per trovare la sempre bellissima Cindy Crawford (4), che tra appena due settimane taglierà il traguardo dei suoi cinquant’anni, età in cui, annunciò tempo fa, si sarebbe ritirata dalle passerelle. Ma quale ritiro, Cindy?! A nostro modesto parere puoi continuare a lavorare continuando a riscuotere lo stesso successo ancora per moooltissimo tempo! E chi sicuramente ha trovato impiego nel mondo della moda deve essere questa bella signorina che ha prestato le sue forme per la pubblicità tutta catanzarese della ditta di bevande naturali Mister Greg (9). Non crediamo abbiano avuto la medesima fortuna l’ideatore della grafica e dello slogan, ma tant’è… Di donna in carriera in donna in carriera andiamo a trovare la sidernesissima Rita Commisso (2), esponente di Fattore Comune che, in compagnia di Nichi Vendola, questa settimana si è fatta testimonial di Pink Factor, divisione tutta femminile del partito con il quale è entrata a fare parte del con-

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siglio comunale della nostra città. Sempre più affermata, poi, la carriera del nostro collega Michel Dessì (11), presentatore delle trasmissioni televisive Di buon mattino (insieme a Teresa Munari) e Il Rinoceronte su SUD TV e, in settimana, ospite a Tg2insieme per parlare di caporalato. E una carriera intensa la devono avere i piloti calabresi dell’elisoccorso (3), sempre in prima linea e puntuali nell’aiutare le persone coinvolte nei (troppi) incidenti stradali che si registrano sulle nostre strade. Anche il lavoro del roccellese Peppe Ursino (6) non deve essere affatto male: direttore sportivo del Crotone Calcio, questa settimana è passato anche lui in televisione durante un’intervista su Sky Sport. Travolta dalla bufera, invece, la carriera di Giuseppe Pignatone (10): il giudice di Mafia Capitale sarebbe stato accusato di avere metodi da “Far West”, che spesso violano il “principio di legalità”. E, anche se ci piacerebbe sapere che fine ha fatto l’indiscusso genio che ha progettato questo semaforo di Gioiosa Jonica, del tutto inutile e da sempre non funzionante eppure rispettato da qualcuno (8), chiudiamo anche questa settimana in bellezza con una straordinaria foto di un tramonto sul quale si staglia maestoso lo Stromboli (7) e con una citazione di Sciascia (5) che ci ricorda come migliorare la nostra terra affermando che «La mafia si combatte non con la tensione delle sirene, dei cortei e della terribilità. La mafia si combatte col diritto». Jacopo Giuca


RIVIERA

ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

La‘ndrangheta e l’affare della nafta La criminalità organizzata si sarebbe inserita prepotentemente anche nel settore del commercio di carburante. È quanto aveva ipotizzato la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria in un’inchiesta che ha coinvolto tutta la provincia reggina. L’indagine, dal punto di vista degli inquirenti, avrebbe permesso di svelare l’intera filiera attraverso la quale la ‘ndrangheta, direttamente o indirettamente, si è pesantemente inserita in quel settore commerciale, riuscendo a ottenerne il controllo di gran parte. Filiera che coinvolgerebbe ditte dedite all’acquisto all’ingrosso del carburante presso i grandi depositi, alla denaturazione dello stesso, al trasporto, alla distribuzione e infine alla rivendita al dettaglio. Tutti questi soggetti, legati a vario titolo, alle famiglie di ‘ndrangheta di Reggio e Provincia, avrebbero creato e organizzato capillarmente la distribuzione del carburante ponendo in essere una colossale truffa finalizzata alla evasione dell’IVA e delle accise gravanti sul prodotto posto in vendita in contrabbando, tramite la realizzazione anche di una serie di reati fiscali connessi, il tutto con illecito considerevole guadagno. A livello di pura considerazione preliminare, aveva colpito il dato che in Calabria – segnatamente in Reggio Calabria e Provincia – molti dei soggetti inseriti nel settore commerciale della vendita di carburanti sono considerati “vicini” alle famiglie di ‘ndrangheta egemoni nel territorio ove gli stessi esercitano l’attività lavorativa. D’altro canto, segnali in tale direzione ancor più univoci si rilevano in dati probatori acquisiti in varie indagini. A puro titolo esemplificativo, si considerava quanto registrato nel colloquio tra presenti avvenuto in carcere nel dicembre del 2008, confluito, poi, nell’operazione c.d. “All Inside”: dopo un iniziale commento circa le fasi e le modalità della cattura di tale P. F., si assiste a un vero e proprio “passaggio di consegne” delle attività estorsive dal detenuto al fratello P. G.. In questo colloquio, così come avverrà in tutti i successivi, P. F. indica meticolosamente al fratello vittime, quantità e modalità di riscossione delle somme di denaro (prevalentemente assegni bancari), oltre che collaboratori di cui avvalersi di volta in volta per l’espletamento delle attività estorsive. Nel corso delle trascrizioni si è altresì acclarato l’interesse di P. F., detenuto, verso l'affare “Nafta”, in quanto ripetutamente chiede al fratello G.: “… la nafta la state facendo?”. E ancora, nell’ambito delle indagini tecniche eseguite dal R.O.S. - Sez. Anticrimine di Reggio Calabria nell’ambito di un’operazione eseguita sulla jonica è stata intercettata una conversazione del marzo 2010 in cui i presenti discutevano su una fornitura di carburante per la stazione gestita da P., poi sequestrata. Uno dei conversanti introduce il discorso afferente il motivo della loro visita, rappresentando l’esigenza di discutere con loro della commercializzazione del gasolio: “…vorrei accennarvi qualcosa a riguardo della nafta”, ricevendo in tal senso rassicurazioni: “Si ma lo sistemiamo noi il discorso, noi basta che la possiamo prendere”. Le risultanze investigative avrebbero evidenziato un gran numero di soggetti che concorrevano nel reato di contrabbando in quanto avrebbero fruito (in maniera abituale o occasionale) della vendita di gasolio “in nero”. L’interesse della clientela tutta sarebbe stato quello di lucrare sulla differenza tra il costo della fornitura regolare e quello della fornitura in contrabbando. La vendita (da un canto) e l’acquisto (dall’altro) del prodotto in nero avrebbe avvantaggiato contemporaneamente entrambe le parti contraenti: il venditore, in quanto evade le tasse sul prodotto venduto (il cui ricavo di vendita non viene dichiarato), e l’acquirente che acquisisce il medesimo prodotto a prezzo inferiore di quello di mercato in quanto, per l’appunto, esente dal ricarico dell’IVA e delle accise.

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Una buona gestione dei beni confiscati può far ripartire il Sud All'Agenzia dei beni confiscati regna il caos. Per mettere ordine nella selva basterebbe creare una vera banca dati presso la Prefettura di Reggio Calabria, accessibile a tutti gli attori coinvolti affinché possa crearsi una sinergia propositiva che non lasci spazio a disorganizzazione. Quella dei beni confiscati alle mafie è una storia tutta italiana, ancora caratterizzata da dubbi e incertezze quali, ad esempio, quelli sull’autorità che se ne dovrebbe occupare, o quelli in merito ai fondi comuni di investimento chiusi. Il dibattito politico, e non solo, che circonda questa tematica è particolarmente acceso in quanto si tratta di un argomento che, a livello economico, sociale e di credibilità politica, rappresenta una partita importantissima che si ha l’obbligo di vincere a tutti i costi. Specialmente nella provincia di Reggio Calabria. Ma qual è la situazione dei beni confiscati alle mafie nella provincia reggina? In una situazione che vede poco personale dell’Agenzia dei beni confiscati, il ricco ristorno del suo direttore amministrativo, nessun registro e tanta, ma tanta confusione, le stime date da Libera Antimafia in un report sui beni confiscati nella provincia di Reggio sono, tutto sommato, incoraggianti. Nella selva dei quasi 55mila beni confiscati in Italia, nella provincia di Reggio, stando a stime non proprio recenti ma comunque indicative, 52 comuni su 97 hanno dei beni immobili confiscati alla ‘ndrangheta, per un totale di 823 di cui 232 in gestione, il 29%, 185 destinati da consegnare, il 22%, 406 destinati e consegnati, il 49%. I 232 beni confiscati ancora in gestione nella provincia reggina sono 62 a Marina di Gioiosa, 46 a Reggio Calabria, 22 a Locri, 18 a Grotteria, 13 a Oppido Mamertina, 71 in altri comuni. I quasi 200 beni confiscati destinati da consegnare si concentrano, invece, a Reggio Calabria e Polistena, con, rispettivamente, 33 e 28 beni. Segue Gioiosa con 22. I beni confiscati consegnati sono 406, con 89 a Reggio Calabria e 74 a Gioia Tauro. Considerato il numero copioso, e sicuramente

aumentato negli ultimi 3 anni, di beni confiscati, alla luce delle anche palesi disfunzioni del sistema di gestione dei beni stessi, che molto presto potrebbe lasciare l’onere a fondi di natura privata – con un immaginabile rischio di imparzialitá – bisognerebbe attuare un tavolo tecnico istituzionale presso la Prefettura di Reggio Calabrisa, creare una vera banca dati presso la stessa, accessibile a tutti gli attori coinvolti affinché possa crearsi una sinergia propositiva che non lasci spazio a disorganizzazione, la quale a sua volta crea malcontento tra la popolazione – si pensi ai licenzia-

t i delle imprese confiscate, che finiscono inevitabilmente col fare le ragioni del “nemico” – e che permetta una piú serena gestione dei beni. Una partita, questa, che deve giocarsi a Roma ma non solo: le 52 amministrazioni comunali della provincia dovrebbero, infatti, su proposta di molte associazioni operanti nel settore, rendere noto, con cadenza semestrale il numero e la collocazione di beni già destinati, sfruttandone le potenzialità sociali e di welfare, prima ancora che prettamente economiche. Antonio Cormaci

Fumo di Londra su Reggio FALCOMATÀ PARAGONA LA CITTÀ SULLO STRETTO ALLA CITY INGLESE CONVINTO DI AVER RAGGIUNTO UN DEFINITIVO PUNTO DI ARRIVO “Ad maiora!” è forse uno degli auguri più belli. Un augurio per misurarsi giorno dopo giorno, migliorarsi, saggiare le proprie potenzialità, renderle migliori. È probabilmente l’augurio che la maggior parte degli elettori reggini hanno fatto all’Amministrazione Falcomatà nell’ottobre del 2014 dopo aver subito, per anni, politiche fatte di vessazioni e più serve del denaro che della cittadinanza. Gli stessi che adesso, complice il vento, remano contro. La Reggio a cui tutti siamo stati abituati per 12 anni comincia a essere una figura dai contorni sbiaditi, una figura che si desta e si concretizza più nella volontà dei cittadini di volerla vedere effettivamente cambiata piuttosto che in dati concreti, in un effettivo miglioramento e un effettivo aumento del potenziale di funzionalità. Reggio si sta leccando le ferite, sta cominciando ad alzarsi ed è, in tutti i sensi, un vero e proprio cantiere. Ed è per questo che, forse, le dichiarazioni espresse dal primo cittadino reggino

davanti ai membri della Commissione regionale "Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento", almeno nell’intento, sono un po’ premature: “Reggio non è seconda a Londra”. E fu subito sera. Non è tanto il paragone, azzardato, tra la città calabrese e la city inglese che dovrebbe destare lo sdegno dei detrattori, quanto una velata e forse inconscia convinzione del primo cittadino di aver raggiunto un definitivo punto di arrivo, una consapevolezza che altro non è che un urlo strozzato in gola, un urlo di una felicità e di un obiettivo ancora non del tutto raggiunto. Falcomatà non sbaglia nel modo di porsi – si ricordi che Reggio ha vissuto per anni ammorbata dalla falsa dottrina della smart city e della “città giovane”, un binomio che ha trascinato Reggio tra le ultime posizioni in termini di vivibilità e occupazione e alcuni dei suoi membri politici in tribunale – ma sbaglia nel credere di aver raggiunto un obiettivo

che, lentamente e faticosamente, sta effettivamente raggiungendo. È come scalare una grande montagna, la più grande di tutte, arrivare a metà strada e vantarsi con tutti di aver portato a termine l’impresa ancor prima di aver raggiunto la cima. I miglioramenti della città sono indubbiamente tangibili, e non ammetterlo sarebbe solo un atto di malignità, ma non si può pretendere che questi vengano raggiunti nell’immediato, nel lungo periodo. Si tratterebbe di pretendere che più di 10 anni di politiche malsane vengano recuperate in meno di 2 anni. La città lo sa. Falcomatà lo sa. Che non sia il fumo di Londra a coprire l’idea che la città possa effettivamente rinascere dalle ceneri. Che non sia il fumo di Londra ad accorciare la memoria di chi non ha già tardato a salire sul treno della retorica e del furor di popolo. Antonio Cormaci


C’era una volta il Casale...

oggi c’è l’OldWest Dopo la felice esperienza diVincenzo Fotia al Casale, inizia la sua nuova scommessa che, dai casolari fiorentini del 1500 lo porta alla scoperta del west americano e dei suoi prodotti, ma senza dimenticare le sue radici culinarie era una volta il Casale, ristorante accogliente, sala raffinata ed elegante sospesa in un’atmosfera rinascimentale nella quale ogni sera potevamo gustare la cortesia e la prelibatezza delle portate che Vincenzo Fotia preparava per noi. Già… C’era una volta il Casale… oggi c’è l’Old West. Che aspettiamo allora, ricalibriamo le lancette della Delorean e facciamo un salto con Vincenzo nel vecchio west, nella nuova atmosfera che ha predisposto per noi e per le nostre serate, ma stavolta anche per i nostri “mezzogiorni di fuoco”, così da garantirci un adeguato ristoro dopo il lavoro mattutino e una pronta ricarica per quello pomeridiano. Tutto è cambiato, tutto è diverso… la passione di un ristoratore che da oltre vent’anni fa la felicità di grandi e piccini lo vede reinventarsi, rinnovarsi, trasformarsi in un novello John Waine pronto ad accoglierci a suon di bistecche, fagioli e hamburger di angus, in un locale country che dal centro di Siderno ci catapulterà nelle terre di frontiera dell’America dell’ovest. Dal far west americano all’Old West sidernese, come gli esploratori del nuovo continente, avremo modo di scoprire una sala capiente e spaziosa pronta a ospitare anche i festeggiamenti per le nostre ricorrenze più care e un’area interamente dedicata ai bambini, nella quale potranno esprimere tutta la loro voglia di giocare e divertirsi, mentre noi, “pionieri culinari”, ci lasceremo attrarre dalle selvagge specialità di carne alle brace o dalla delicatezza e ricercatezza dei primi di tradizione italiana, per finire poi magari ad assaggiare la magia della pizza napoletana fatta con lievito madre. Old West non è mero arredamento in stile USA, Old West è quello spirito di scoperta, quella mancanza di leggi prestabilite, quella voglia di libertà che ha animato miriadi di colonizzatori, riproposti da Vincenzo Fotia e dalla sua adorabile compagna in ambito gastronomico, così da permetterci di scegliere cosa mangiare senza le restrizioni legate all’appartenenza a un franchising o a una cucina esclusivamente italiana o americana, ma sempre certi della qualità e dell’impeccabilità che lo staff del locale è capace di offrire.

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Siderno.via Cesare Battisti piazzale“I Portici” info e prenotazioni 0964381867 / 3891836700


ATTUALITÀ

Sindaci della Locr

L’escalationcriminalechehainvestitolaCalabria ultimi mesi spinge i primi cittadini a rispondere con consesso straordinario sul tema sicurezza e sviluppo (il)legalità Sono trascorsi quattro anni e mezzo dall’incontro svoltosi a Gerace che segnò la nascita del “Progetto Locride” e l’affidamento di un sostanzioso finanziamento alla nostra terra per la creazione di strutture sportive che favorissero l’aggregazione e combattessero l’illegalità. Sono trascorsi quattro anni e mezzo ma, sotto certi punti di vista, non è trascorso nemmeno un giorno. Quell’otto giugno del 2011, infatti, alla presenza degli allora prefetto Nicola Rizzo, prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta, vescovo della diocesi di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini, presidente dell’associazione dei sindaci della Locride Ilario Ammendolia e del testimonial d’eccezione Rino Gattuso, venne firmata la Convenzione Quadro per il finanziamento di 13 progetti distribuiti sull’intero territorio, per un totale di circa due milioni di euro da impiegare nell’ambito Pon Sicurezza 2007-2013. Dalle parole pronunciate allora dal sindaco Giuseppe Varacalli già traspariva la sensazione che si trattasse di una delle ultime occasioni che ci venivano concesse dall’UE per sovvertire le sorti del nostro territorio e che, pertanto, doveva essere sfruttata intensivamente al fine di rispettare dei canoni di legalità che avrebbero fatto uscire la nostra terra dal “terzo mondo”. Anche Gattuso, quel giorno, si espresse in termini assai positivi in merito al progetto, affermando che il parallelismo tra sport e vita reale potesse fare la differenza per la Locride. In questi quattro anni e mezzo i nostri sindaci non sono certo stati con le mani in mano, tanto che il Progetto Locride è cresciuto nel tempo facendo salire a 19 i progetti previsti, a 16 il numero dei comuni della Locride coinvolti e a circa sei i milioni di finanziamento dedicati alla nostra terra, questa volta inseriti nei Pon 2014-2020. Sono trascorsi quattro anni e mezzo da quell’incontro e una riunione con i dirigenti del Ministero, lo scorso martedì, ha cambiato tutto. I tempi di realizzazione dei progetti, che fino al primo giorno del mese apparivano più generosi, sono stati improvvisamente tagliati durante l’incontro dei sindaci e dei commissari di Africo, Benestare, Caulonia, Canolo, Careri, Ciminà, Ferruzzano, Gerace, Grotteria, Locri, Martone, Monasterace, Platì, Samo, San Luca e Siderno con il responsabile della Linea Operativa del Ministero dell’Interno presso la Prefettura di Reggio Calabria. La convinzione di avere ancora tempo per sbrigare le pratiche necessarie a rendere cantierabili i progetti si è infatti sgretolata dinanzi all’affermazione che la finanziaria del governo Renzi esige la conclusione operativa dei progetti entro e non oltre il 31 dicembre 2016, il che significa, considerati i tempi necessari al controllo della documentazione contrattuale e di spesa, che i nostri primi cittadini dovranno completare le attività entro la fine del mese di giugno del corrente anno, pena un totale definanziamento del Piano. Vi pare che i tempi non siano poi così stretti? Beh, pensate che la sola richiesta di approvazione di una pianificazione a un ufficio tecnico del catasto impiega fino a tre mesi per ritornare al mittente per capire quanto biblici possano essere i tempi di realizzazione della stessa nel nostro territorio. Un esempio come questo può aiutarci a comprendere quale sia stato l’enorme senso di sconfitta provato dai nostri primi cittadini nel sentire che i tempi fossero così stretti. Certo, c’è chi non ha perso il suo inguaribile ottimismo, come il sindaco di Benestare Rosario Rocca, convinto di poter ottenere una proroga vista la cifra tutto sommato irrisoria (a livello statale, s’intende) di cui stiamo parlando, ma la sensazione di aver definitivamente perso anche questo treno è certo predominante. E la cosa che lascia più basiti o, se preferite, che fa incazzare di più, è che questa volta il treno è partito senza di noi non per colpa nostra, che ci eravamo fermati a fare il biglietto, ma per quella di un capotreno stronzo che, sorridendoci maliziosamente, ha fischiato proprio mentre obliteravamo. Fuor di metafora, lo stesso Stato che pretende l’utilizzo di questi fondi per un progetto di legalità e sicurezza ma, allo stesso modo, per realizzarlo, impone consapevolmente dei passaggi burocratici che ne allungano infinitamente i tempi di realizzazione, ci toglie adesso quel denaro che ci avrebbe permesso di uscire dal pantano con la scusa di dover presentare una valida finanziaria d’inizio anno. E noi siamo di nuovo tra l’incudine dell’illegalità e il martello dello Stato. Jacopo Giuca

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Pon Sicurezza, ovvero: Come la giri e la volti ce la prendiamo sempre in quel posto A inizio settimana ha fatto clamore l’annuncio che la legge di stabilità revocherà i finanziamenti del Progetto Locride entro la fine del corrente anno solare. Adesso i nostri sindaci si trovano dinanzi a un bivio: scapicollarsi per cercare di realizzare qualcosa sapendo di fallire o arrendersi all’ennesimo atto di bullismo dello Stato.

I tempi di realizzazione sono stati tagliati durante l’incontro dei sindaci e dei commissari con il responsabile della Linea Operativa del Ministero.

Considerati i tempi di controllo documentazione restano cinque mesi per presentare i progetti. Sembra tanto? Beh, per l’approvazione al catasto ne servono tre…


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ride in riunione straordinaria

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Giovedì sera, presso la sede del comune di Locri, si è tenuto un comitato speciale dei sindaci del comprensorio per discutere dell’ondata di attentati che hanno funestato diversi comuni del territorio e che sono culminati con il rogo dei 14 pullman della Federico. Durante il dibattito sono stati messi in evidenza, oltre agli attuali problemi di sicurezza, gli atavici dissesti economici e la costante incapacità di sfruttare in modo congiunto i fondi stanziati per lo sviluppo del territorio.

L’attentato

Ad aprire il dibattito è stato il presidente del comitato dei sindaci Giuseppe Strangio, che ha subito voluto sottolineare l’assenza di un forte sostegno da parte del potere centrale che a suo avviso va a creare un vuoto istituzionale difficile da colmare. Il susseguirsi degli interventi ha focalizzato poi l’attenzione, con opinioni anche contrastanti, sui gravi fatti criminali che hanno accompagnato, da qualche mese a questa parte, in modo più pervasivo, lo scorrere delle nostre giornate.

Se il sindaco Cesare De Leo considera imprescindibile una repentina cattura da parte delle forze dell’ordine dei responsabili, materiali e morali, prima di poter parlare di una qualsivoglia forma di sviluppo economico, specie di stampo imprenditoriale. Il sindaco Giovanni Calabrese, al contrario, punta alla creazione di un progetto condiviso di sviluppo economico volto a valorizzare, più che il singolo comune, l’intero circondario, portando “un benessere a cascata”, come lui stesso lo definisce, che gene-

rando interesse per il territorio, andrebbe in seconda battuta ad attirare anche realtà imprenditoriali del nord Italia. In chiusura lo stesso Calabrese ha voluto evidenziare maggiormente il discorso di apertura del presidente Strangio, parlando di una classe parlamentare assente che, cito, “dal caso Fortugno in poi è sempre venuta nella Locride solo per fare passerella”. Vincenzo Larosa

L’altra notte a Locri un incendio ha avvolto i pullman della autolinee Federico e, probabilmente, non saranno questi gli ultimi fuochi che vedremo nei nostri paesi sempre più smarriti e privi di speranza

“Di quella pira l’orrendo foco...” C’È UNA GUERRA MA LATRINCEA CHE DOVREBBE SALVAGUARDARE LA SICUREZZA E LA LIBERTÀ DEI CITTADINI È SGUARNITA

In questi anni, l’antimafia di facciata ha permesso che mille corsi di acqua si gonfiassero di cittadini “normali” (ma “disperati”) per affluire nell’acquitrino in cui i mafiosi si moltiplicano.

ILARIO AMMENDOLIA rrendo è l’effetto della pira di fuoco che l’altra notte a Locri ha avvolto i pullman della autolinee Federico e, probabilmente, non saranno questi gli ultimi fuochi che vedremo nei nostri paesi sempre più smarriti e privi di speranza. Non so di preciso cosa ci possa essere dietro tutto questo ma la cosa certa è che ogni tassello farebbe pensare che sia in corso un braccio di ferro tra un imprenditore che “resiste” e la ‘ndrangheta. Invano “Federico” cerca di salvare i propri mezzi spostandoli da un paese all’altro, sperando di trovare una ‘ndrangheta meno ottusa, meno aggressiva, meno nemica della Calabria e del suo popolo. Il fuoco lo insegue ovunque e non c’è pace. C’è una guerra ma la trincea che dovrebbe salvaguardare la sicurezza e la libertà dei cittadini è sguarnita. Questa è l’amara realtà. E a poco servono le sirene spiegate delle scorte e di nessuna utilità si è rivelata la “giustizia” sommaria. Non siamo a El Paso e non vinceranno gli sceriffi. La situazione richiede una riflessione che non si vuole fare perché non conviene ai carrieristi dell’antimafia. Così ci mortifichiamo dinanzi all’oggettiva verifica che quanto andiamo dicendo da oltre trenta anni ha preso corpo, ancora una volta, l’altra notte a Locri. La ndrangheta è un’organizzazione subdola che colpisce dove, quando e come vuole. E quello che fa rabbia è che, se solo lo si volesse veramente, ci sarebbero tutte le condizioni per sconfiggerla in poco tempo! Invece ogni occasione è utile per rituali di potere di cui siamo costretti a essere passivi – ma non rassegnati – osservatori. Non si trasformi la tragedia in farsa! Non si operi in modo da lasciare intatto il potere della ‘ndrangheta, spianando – sulle disgrazie della nostra terra – la strada all’altrui car-

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I PULLMAN DISTRUTTI DALLE FIAMME NEL DEPOSITO DI LOCRI

riera. Non abbiamo bisogno della commissione regionale antimafia con le sue superflue strutture, né delle inutili passarelle della commissione nazionale antimafia capace solo di costruire dighe rispetto al popolo calabrese. Eppure, il rogo di Locri ci dice con assoluta certezza che la lotta alla ‘ndrangheta o sarà lotta di popolo o non sarà! A Locri non è stato colpito solo “Federico” ma la libertà, la dignità, la sicurezza di ogni cittadino della Locride e della Calabria intera. Da questa constatazione nasce la nostra convinzione che per far “estinguere” i

mafiosi occorre prosciugare l’acqua maleodorante in cui essi si muovono. In questi anni, l’antimafia di facciata ha permesso invece che mille corsi di acqua si gonfiassero di cittadini “normali” (ma “disperati”) per affluire nell’acquitrino in cui i mafiosi si moltiplicano. So bene quanto la nostra posizione sia difficile. So bene cosa significhi essere decisamente e seriamente contro la mafia e difendere, contemporaneamente, i diritti e le garanzie di tutti cittadini e la legalità repubblicana. La nostra è una lotta su due fronti che, a

volte, si legittimano e si rafforzano a vicenda. Finora molti hanno pensato di “combattere” la ‘ndrangheta seminando paura e distaccando ancora di più la “legge” dalle persone perbene. Oggi è tempo di combattere la ‘ndrangheta seminando la speranza. Senza speranza, senza ideali, senza futuro, senza la salvaguardia della dignità di ognuno, senza vera libertà, senza una sostanziale uguaglianza, il popolo non combatterà questa battaglia per il futuro della nostra Terra. E ci saranno mille “pire” e altri orrendi fuochi!


POLITICA

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A Germaneto è stato costruito l’ennesimo monumento che servirà a gestire il potere ma non a legiferare e programmare. Stretta nella morsa della burocrazia e della sua pomposa gerarchia, la Calabria agonizza nella continuità e di continuità muore.

La Cittadella del potere In questi anni, l’antimafia di facciata ha permesso che mille corsi di acqua si gonfiassero di cittadini “normali” (ma “disperati”) per affluire nell’acquitrino in cui i mafiosi si moltiplicano.

che schiaccia la Calabria N ILARIO AMMENDOLIA

on so quanti tra funzionari, dirigenti, impiegati e uscieri sono attualmente impegnati nella Cittadella Regionale. Sicuramente molti, anzi così tanti da assorbire quasi tutti i fondi di bilancio non destinati alla sanità. Probabilmente sommando i dipendenti della Cittadella a quelli di Palazzo Campanella ne avremo più che all’Eliseo, a Down Street o al Bundenstag. Inoltre – ieri come oggi – un consigliere regionale ci costa più di un “royal baby” della casa reale inglese soprattutto se mescoliamo a costoro una pletora di consulenti, collaboratori ed esperti. Da questa “diagnosi” si comprende la malattia endemica di cui soffre la Calabria. Non è un mistero che a fronte di tanto dispendio, dobbiamo registrare risultati a dir poco catastrofici: fondi comunitari andati perduti, una esasperante lentezza e una snervante superficialità in quasi tutti gli uffici. Colpa dei singoli? Io attribuirei piuttosto le responsabilità a una politica di reclutamento di massa per meriti meramente “politici” e a una convinzione che la carriera di ognuno dipende dalla capacità di creare legami strettissimi con la cabina di comando. Eppure la Regione era nata non per gestire il potere ma per legiferare e programmare. Nel 1970 (basterebbe rileggere il discorso fatto dal presidente Guarasci al Comunale di Reggio Calabria), si prevedeva una struttura regionale di qualità e assolutamente snella. Sicuramente in antitesi con la burocrazia statale che per tanto

tempo aveva imperversato - sia pur con maggiore competenza - in tutta la Calabria. Invece s’è lavorato per imporre a un corpo rachitico ed esangue una testa enorme e ammalata. Confesso che ho sognato – e sarebbe stato certamente bello – se il giorno dell’inaugurazione della “cittadella regionale”, il presidente Oliverio, avesse potuto annunciare la “rivoluzione” che i calabresi si aspettano da decenni, pronunciando poche semplici parole: “…Signor Presidente, signori, troverete gran parte degli uffici vuoti ma vi assicuro che stiamo riflettendo sul modo di utilizzarli al meglio. Posso assicurare che non si tratta di assenteismo, né si va diffondendo alcuna pandemia. Abbiamo solo riscoperto e attuato il ruolo originale che i Padri Costituenti hanno attribuito alle Regioni. Noi, in nome del popolo calabrese che ci ha eletto,

dichiariamo solennemente che non gestiremo più alcun potere se non quello di legiferare e programmare, tutto il resto è stato delegato al sistema delle autonomie e faremo in modo che su tutto vi sia il massimo controllo popolare. Gran parte dei nostri funzionari, dei nostri tecnici e degli impiegati già sono stati destinati a lavorare sul territorio a stretto contatto con la gente. Vigileranno affinché gli ospedali funzionino e faranno in modo che nessuno saccheggi “legalmente” le ASL così come finora è stato fatto, daranno aiuto ai Comuni, controlleranno la concreta attuazione della nostra programmazione e che vengano osservate le nostre leggi. Inoltre promuoveranno il controllo democratico su ogni atto di governo. Quando tornerà a Roma, presidente Mattarella, parli della nostra piccola “rivoluzione” che anti-

cipa altre più radicali che faremo e che il nostro popolo invoca da oltre mezzo secolo…”. Sarebbe stato bello ascoltare queste poche parole. Invece la cerimonia e i discorsi pronunciati hanno detto tutto per non dire niente. Non hanno preso atto che a Germaneto è stato costruito un monumento alla continuità. Un monumento al potere che storicamente la burocrazia ha avuto nel Sud e in particolare in Calabria. Gramsci può essere superato ma almeno va dato atto che questo aspetto del potere nel Sud, l’aveva colto in pieno. I grandi “Palazzi” di Catanzaro e di Reggio, utili nella misura che consentono un risparmio sui fitti, rappresentano, in realtà, veri contrafforti del potere della burocrazia rispetto al popolo calabrese. Il presidente Oliverio e i suoi collaboratori pensano di essere entrati nella “stanza dei bottoni”, probabilmente ci proveranno pure ad abbassare qualche manovella ma la macchina continuerà il suo inesorabile corso. Passeranno i presidenti, cambieranno i “colori” ma nulla cambierà. La Calabria agonizza nella continuità e di continuità muore. Una successione di notabili sempre e solo uguali a se stessi, come dimostra la nomina del senatore Gentile e dell’on. Dorina Bianchi a posti di responsabilità nel governo Renzi. Ci verrebbe da dire che in Calabria più che altrove sono vivi i “Gattopardi” ma sarebbe un grave errore. Questa terra non ha mai generato superbi Gattopardi ma solo volpi spelacchiate e gatti orbi da un occhio, come quelli descritti magistralmente nel “Pinocchio” di Collodi.

DELIRIO A SIDERNO

PD, LAVA E BAVA

PIETRO SGARLATO MANDA IN CORTO CIRCUITO IL PARTITO DELLA FRAGOMENI, SEGRETARIA DAI PIEDI D’ARGILLA Il Consiglio Comunale di lunedì è servito a fare il punto della situazione, ma ha messo in evidenza criticità alle quali l’Amministrazion e deve fare fronte

Nel consiglio comunale svoltosi a Siderno, in un lunedì spumeggiante, il consigliere d’opposizione Pietro Sgarlato ha stappato il vulcano: lava e bava. Entrambe represse nelle viscere del Pd dell’imbarazzata Maria Teresa Fragomeni. La lava Giorgio Ruso – confondendo i diritti con i favori – dopo aver affermato l’enorme importanza che il PD riserva alla beneficenza ha detto di non poter prescindere dalla conoscenza di quali siano le cifre che il comune, che versa ancora in stato di dissesto, ha intenzione di destinare all’adesione alla rete della solidarietà Re.Co.Sol. Per questa ragione, ha proseguito l’esponente dem, ex SDI di Cosimo Cherubino, sarebbe stato meglio, secondo la coalizione, rinviare la votazione a un successivo consiglio comunale. Mariateresa Fragomeni, tuttavia, ha dimostrato che Ruso aveva fatto i conti senza l’oste. Poi, correggendo il tiro, la segretaria dai piedi d’argilla, con espressione biliosa e tono incrinato, ha affermato che il PD si sarebbe semplicemente astenuto dalla votazione salvo comunicazione della cifra in questione, immediatamente quantificata dall’assessore Gerace in non più di 0,8 punti percentuali del bilancio. Dubbi fugati? Niente affatto. Durante la votazione il PD ha votato a favore dell’adesione, fatta eccezione per il Ruso che si allontanato dalla pancia del consiglio come magma fuoriuscito dal cratere e diretto chissà dove. A breve, molto probabilmente, si conteranno i danni.

La bava Carlo Fuda, uomo di fiducia della Fragomeni, quasi come un aitante pony scuro del Circo di Budapest ha scalpitato per tutta la durata del consiglio. Poi finalmente è esploso in quell’attacco che gli cova dentro dalla campagna elettorale. Quando Mariateresa Fragomeni non ce l’ha fatta più a trattenerlo è diventato a tratti incontrollabile e a tratti incomprensibile, dando conferma di due cose: che il PD è il “miglior nemico” di Pietro Fuda e della sua amministrazione e che gli oratori di un tempo si sono voltati nella bara. Dopo la relazione dell’assessore Lanzafame sulle Cartelle Pazze, erto, quasi solenne, con le vene al collo più grosse delle ossa, dai banchi che furono di Bugnano e Amore, di Surace e Iannopollo, Carlo Fuda ha sparato, come nessuno aveva fatto mai prima, neppure l’ottimo Sgarlato, contro l’attuale amministrazione. Tagliandi e rimpasti, rimpasti e tagliandi, Carlo Fuda convinto di poter risciacquare il consiglio e Siderno con

un collutorio da discount, è approdato in quel populismo da bar dello sport che sfocia a vanvera in familismo. A Mariatersa Fragomeni non è rimasto, un po’ per la vergogna e un po’ per l’impotenza, di chinare la testa sul compensato dei banchi del civico consesso. Per la cronaca, la riunione, ha messo anche in evidenza anche criticità alle quali l’Amministrazione dovrebbe fare fronte quanto prima: è il caso del Piano Triennale Anticorruzione, che ha dimostrato come nulla sia stato fatto per seguire i “consigli” istituzionali dell’A.N.A.C. Anche la questione lungomare, infatti, ha creato grossi dissapori. Come spiegato dal Sindaco, l’indizione di un concorso di idee per l’abbellimento del Waterfront ha garantito di raccogliere decine di progetti, tra i quali toccherà a una commissione composta dai capigruppo e dai tecnici Tucci, Errigo e Polverari scegliere il migliore. Anche in questa occasione,

casus belli è stato l’intervento di Sgarlato, che domandava come mai al centrodestra non fosse stata data la possibilità di proporre un tecnico. La Fragomeni, evidentemente conscia che la domanda di Sgarlato fosse generata dal legame parentale di Anna Romeo con l’ingegnere Errigo, ha fatto un intervento a gamba tesa nel quale chiedeva al consigliere di centrodestra di dire esplicitamente quale fosse il punto che lo lasciava titubante, dato che l’attuale giunta, a differenza di quelle di centrodestra, è aperta a qualunque tipo di confronto. L’Affermazione della segreteria dem, considerato il contesto, si è rivelata una triplice stilettata: a Sgarlato perché non aveva parlato chiaro, alla Romeo (PD!) perché la proposta di Errigo è quasi certamente provenuta da lei (ma, si badi bene, l’ingresso in questa commissione non comporterà benefici economici o lavorativi) e per Paolo Fragomeni (ancora PD!) che poco prima aveva tentato di impedire a Sgarlato di replicare venendo poi bacchettato dallo stesso consigliere con la consultazione dello statuto. Insomma, vedere in consiglio comunale la maggioranza implodere dinanzi alle proteste dell’unico esponente di opposizione lascia pensare che ci siano malcontenti inespressi al Comune di Siderno. Davvero basta così poco a fare lo sgambetto al PD? Il dato più allarmante che a nostro avviso emerge è che Siderno ha molti consiglieri, ma solo un paio di politici in grado di rivestire questo ruolo. Diavolo Nero



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Il 29 gennaio scorso la sentenza clamorosa del Tribunale di Locri fa crollare l'impianto accusatorio: 20 dei 23 imputati vengono assolti

operazione Metropolis,vade Retroturista! "Bella Calabria" era una progettualità innovativa, ma noi non siamo abituati a ragionare oltre, il nuovo ci fa paura, alla genialità non diamo sfogo.

n Calabria è proibito sognare perchè il sospetto e il pregiudizio sono diventati la regola generale. Questo il succo dell'arringa dell'avvocata Adriana Bartolo che ha difeso Fausto Ottavio Strangio nell'ambito del processo Metropolis. Fausto Strangio, insieme a Domenico Vallone, Francesco Arcadi e Bernal Diaz Domingo, ha osato sognare. Con "Bella Calabria" si voleva dare vita alla Locride, ingolosendo anche acquirenti stranieri. In particolare, a Siderno, si voleva realizzare un grande progetto turistico-residenziale su un terreno di 10 ettari, a pochi passi dal campo sportivo. Sarebbero sorti 14 mila metri quadri di case in linea e 12 mila metri quadri di case a corte. Ma la Regione Calabria, dopo una verifica di assoggettabilità e valutazione ambientale, disse no e non concesse l'autorizzazione per quest'opera faraonica per la quale, però, era già stato fatto un preliminare di vendita a condizione che venissero emesse le autorizzazioni amministrative. Ad alzare il cartellino rosso non fu quindi la direzione antimafia. Eppure il progetto "Bella Calabria", tre anni fa, finì tra le carte dell'operazione Metropolis. I capitali investiti per realizzare le diverse costruzioni in tutta la Locride, vendute in gran parte a cittadini inglesi, erano secondo i magistrati di dubbia provenienza e, inoltre, dietro i nomi dei quattro sognatori ci sarebbero stati Rocco Aquino (cl. 60), cugino dei Coluccio e boss di Marina di Gioiosa Ionica, e Rocco Morabito, uomo di primo piano del locale di Africo. Il 29 gennaio scorso la sentenza clamorosa del

Tribunale di Locri fa crollare quasi tutto l'impianto accusatorio nel processo Metropolis: 20 dei 23 imputati vengono assolti. Tra loro Strangio, Vallone, Arcadi e Diaz Domingo. Il sospetto e il pregiudizio nella nostra terra sono la regola generale, sostiene l'avvocata Bartolo. E succede davvero così, ve lo giuro, l'ho visto anch'io. Capitali di dubbia provenienza, ha sostenuto la magistratura. I quattro sognatori erano riusciti ad attirare nella nostra terra gli inglesi, ma anche tedeschi e olandesi, e la nostra terra li aveva inevitabilmente sedotti. Erano pronti a investire da noi, molti l’avevano già fatto, acquistando quelle che oggi hanno ricevuto il marchio di case della 'ndrangheta. In Inghilterra, e non solo, funziona così: se intendi acquistare un immobile, non esiste un notaio, l'incarico va conferito a un avvocato di

riferimento (solicitor) che si occupa di curare tutti gli interessi. Dopo tutte le ricerche necessarie, l'avvocato sottopone al proprio cliente un rapporto con risultati ed eventuali criticità. Accettato il rapporto, il processo assume i connotati dell'ufficialità. Il cliente ha l'obbligo di concludere il contratto e di versare attraverso bonifico bancario una caparra sul prezzo dell'immobile sul conto clienti del proprio legale. Da noi questo non è previsto e puzza di losco. "Bella Calabria" era una progettualità intelligente; altrove è stata compresa e realizzata, da noi resta progettualità e basta, perchè da noi funziona tutto al oicsevor. "Bella Calabria" era una progettualità innovativa, ma non siamo abituati a ragionare oltre, il nuovo ci fa paura, alla genialità non diamo sfogo.

Ci è stata consegnata una terra che ha tanto da spartire con la meraviglia e l'abbiamo lasciata avvolta nel cellophane, perchè insieme a questa fertile tenuta, qua e là ammorbata dalla criminalità, ci è stato assegnato il mandala della criminalizzazione, un labirinto le cui formule non servono che a perdersi. Non possiamo andare a spasso tra le stelle perchè c'è sempre qualcuno pronto a spegnerle, una ad una, con la punta della scarpa. Ci hanno costretti ad avere paura delle passioni e convinti che di fare il salto non ne siamo capaci. Non dobbiamo accettare quanto sta accadendo senza spiegarcelo. Fausto Strangio si è beccato tre anni tra carcere e domiciliari perchè gli è saltato in mente di lanciarsi in un'avventura bella, pulita, che non richiedeva grossi impegni finanziari. Millecinquecento euro il capitale investito perchè voleva migliorarsi e migliorare la sua terra. "Si comincia con poco, anche Bill Gates ha cominciato in un garage" - ha dichiarato Strangio rivolgendosi al pubblico ministero. Ma "Bella Calabria" ha avuto una sorte più amara ed è tramontata lentamente. Il 29 gennaio scorso una pioggia di assoluzioni si è abbattuta sull'operazione Metropolis e tutt'a un tratto è calato un silenzio simile a quello delle persone beneducate che non si scompongono quando percepiscono l'odore di un peto in salotto. Metropolis si è rivelata un' “asinata” a non finire. Adesso chi li convincerà gli inglesi a tornare? Maria Giovanna Cogliandro

“ ” Maria Simone:“Ricominciamo dai giovani” “l le delucidazioni, le opinioni e i gRaditi conSigli della diRigente Regionale del pd giovani, in MeRito al concoRSo indetto da legacoop in collaBoRazione con la Regione calaBRia

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unedì 1 febbraio si è tenuta, presso la sala comunale di Sant’Ilario dello Ionio, la presentazione del progetto Coopsturtup Calabria – “Ricominciamo da t(r)e”. All’evento ha presenziato, tra gli altri, la dottoressa Maria Simone, dirigente regionale del Partito Democratico, alla quale ci siamo rivolti per avere maggiori delucidazioni in merito al bando di progetto e ai propositi che Coopstartup, con la collaborazione della regione Calabria, vorrebbe perseguire. Qual è il suo rapporto con l’ente promotore e organizzatore del progetto “Ricominciamo da t(r)e”; nello specifico, lei fa parte in qualche modo di Legacoop Calabria o il suo interesse è motivato da ottiche di partito indirizzate a patrocinarlo? Tengo subito a precisare che il mio interesse per l’iniziativa “Ricominciamo da t(r)e” non è dettato né da un personale coinvolgimento all’interno dell’ente promotore, né da dinamiche relative alla fazione politica che rappresento. La mia attiva partecipazione per la sua promozione, nasce in coscienza, dalla bontà del progetto stesso e dalla mia ferma volontà di farmi portavoce di un’iniziativa che punta allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali e vuole investire su quel grande capitale umano giovane che risiede in Calabria. Può spiegarci brevemente come è strutturato il progetto e qual è l’iter da seguire per potervi accedere, magari dandoci qualche delucidazione su quelli che sono i requisiti richiesti e le scadenze amministrative da rispettare? Ricominciamo da t(r)e nasce con l’idea di stimolare i giovani calabresi a partorire nuove idee in modo coordinativo, ma a differenza di altri progetti, che si esauriscono spesso in una semplice competizione volta alla concessione di fondi europei e/o sgravi fiscali di varia natura, si propone di guidare gli aderenti al bando, per mezzo di una mirata azione di tutoraggio che li metta

nelle condizioni, in primo luogo, di presentare in modo coerente una startup, sia dal punto di vista burocratico-amministrativo, che da quello di sostenibilità economica in fieri, e in un secondo momento di seguire i vincitori del concorso per i primi tre anni, aiutandoli a gestire le incombenze e le problematiche legate ad un attività di impresa. Per quel che concerne i requisiti richiesti, oltre ad una ovvia corrispondenza tra l’idea presenta e le competenze personali dei partecipanti, va annoverata la necessaria presenza di almeno 3 persone, come da statuto cooperativo vigente, che siano in maggioranza under 40. In fine le scadenze; la richiesta di adesione al bando è attiva dal 12 gennaio 2016 fino al 21 marzo e l’intero percorso burocratico per potervi accedere può essere espletato per via telematica al sito http://www.coopstartup.it/calabria, dove è inoltre possibile reperire ulteriori informazioni in merito all’iniziativa. Lei parla di tutoraggio, per questo servizio la Coopstartup di che tipo di figure si avvale? Tutto il percorso formativo sarà seguito da figure professionali qualificate e diversificate per ambiti specifici di competenza, molte delle quali direttamente legate al mondo accademico calabrese, proventi quindi dalle università locali. A quasi un mese dal lancio dell’iniziativa, come considera il livello di adesione fin ora raggiunto? Rincuorante. Dai primi dati che mi sono pervenuti, la risposta dei giovani calabresi sembra essere entusiastica e questo denota, qualora ci fosse bisogno di specificarlo, la grande voglia che hanno di esprimersi in un contesto lavorativo all’interno della nostra terra e per la nostra terra. Ritiene che una realtà imprenditoriale con società legale in Calabria e con forti interessi economici anche all’interno della regione sia al sicuro o almeno adeguatamente tutelata da possibili infiltrazioni di mafia al suo interno o da eventuali richieste di pizzo? Che lei sappia sono state adottate speciali

tegrità sia societaria che legalitaria della loro impresa. In conclusione di questa nostra piacevole chiacchierata si sente di dare qualche consiglio ai concorrenti che decideranno di aderire al bando di concorso promosso dalla Coopsturtup Calabria – “Ricominciamo da t(r)e”? Anche due se posso, anzi meglio tre… Prima di tutto credere nell’idea proposta, non presentarsi esclusivamente per la possibilità che i 7 vincitori avranno di accedere ad un finanziamento a fondo perso di 15.000 €, che fin ora non avevo volutamente messo in evidenza, proprio perché lo ritengo un plus e non il leitmotiv dell’iniziativa. Essere convinti e sicuri, partire ciò con l’idea ottimistica di costruire con le proprie mani un possibile futuro imprenditoriale e non tentare giusto per provare, giusto “perché non ho niente da perdere”. In fine, ma non meno importante, avere la

“BiSognacRedeRenell’ideapRopoSta, non pReSentaRSieScluSivaMentepeRlapoSSiBilità chei 7 vincitoRiavRannodiaccedeReadun finanziaMentoafondopeRSodi 15.000€ ”. misure in proposito tali da garantire che il progetto rimanga nei binari della legalità? Negare la possibilità di infiltrazioni mafiose o negare la possibilità che le attività imprenditoriali potrebbero far gola a soggetti interessati a facili guadagni sarebbe utopistico. Ma ciò non deve essere un deterrente all’iniziativa dei giovani, non deve assolutamente trasformarsi in una scusa che ne giustifichi l’immobilismo. A maggior ragione va evidenziato il ruolo di affiancamento, da parte degli organi promotori, ai soggetti imprenditoriali nel periodo successivo all’ottenimento dello status di cooperativa, che ribadisco ha proprio la funzione di assistere i ragazzi nella fase di avviamento e cercare di salvaguardarne con ogni mezzo l’in-

pazienza e la forza di fare insieme un percorso condiviso, superando le normali difficoltà che si incontrano quando più teste sono necessariamente obbligate a convivere ed esprimere una linea progettuale comune, cosa più semplice a dirsi che a farsi mi creda. Dottoressa la ringrazio per il suo tempo e per la sua cortesia. Il grazie va al suo giornale che mi ha dato la possibilità di parlare di un progetto così importante per la realtà giovanile calabrese alla quale va il mio in bocca al lupo per l’adesione, spero ancora maggiore, che daranno al concorso Coopsturtup Calabria – “Ricominciamo da t(r)e”. Vincenzo Larosa



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L’ALTA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI E DEL PERSONALE DEDICATO INSIEME ALLE ATTREZZATURE DI ALTISSIMO LIVELLO FANNO DEL CENTRO MEDICO GASTROENTEROLOGICO E POLISPECIALISTICO ENDOSTUDIO DEL DR. GIUSEPPE CAUTELA L'ESEMPIO DI UNA SANITÀ CHE FUNZIONA, ANCHE AL SUD.

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Il

endoscopio molto lungo, che prevede però delle manovre piuttosto cruente e che pertanto necessita di un'anestesia generale. Un'alternativa per esplorare il piccolo intestino è la radiologia ma anche le metodiche radiologiche più recenti presentano limiti tecnici oggettivi, in quanto non consentono la visione diretta della mucosa intestinale. La videocapsula rappresenta uno dei più recenti sviluppi tecnologici in endoscopia. Ha le dimensione di una compressa di antibiotico (11 mm di diametro e 27 mm di lunghezza) ed è quindi facilmente ingeribile dal paziente. L'involucro esterno, trasparente nella parte frontale davanti all'obbiettivo, è di materiale plastico biocompatibile e naturalmente indigeribile. Durante il passaggio attraverso il tratto gastrointestinale la videocapsula trasmette segnali video, acquisendo 35 immagini al secondo, per la durata di circa 20 ore dalla sua attivazione. Le immagini vengono raccolte da sensori, simili agli elettrodi dell'ecg, disposti sull'addome e sullo stomaco e trasmesse a un registratore digitale costituito da una smart-card analoga a quella delle fotocamere digitali. Durante la durata dell'esame, il paziente può condurre una normale attività. La Videocapsula nel giro di 24-48 ore viene espulsa con le feci; difatti è un presidio monouso e non deve essere recuperata. Oggi la Pillcam 2 costituisce in alcuni casi una possibile alternati-

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va alla Colonscopia, così da evitare i fastidi tipici dell'esame eseguito in forma tradizionale. Attualmente lo studio del dottor Cautela è l'unico centro privato del sud Italia a eseguire la Colonscopia con Videocapsula. La videocapsula, tuttavia, non sostituisce completamente la gastroscopia e la colonscopia e ha un valore solo diagnostico in quanto non consente l'esecuzione di prelievi bioptici. È bene precisare comunque che, per quanto riguarda l'attendibilità diagnostica, oggi, grazie alle due telecamere di ultima generazione, è sovrapponibile alla colonscopia tradizionale. Sebbene il Centro Medico di Locri sia nato con l'intento di effettuare diagnosi accurate delle patologie gastroenteriche, oggi, in seguito all'approccio con altre discipline, è diventato un Centro Polispecialistico che si avvale di uno staff di professionisti che hanno detto "no" alla migrazione sanitaria al nord e hanno messo il paziente al primo posto, affinchè il diritto alla salute non sia solo un proclama. Il Centro Medico Endostudio del Gastroenterologo dottor Giuseppe Cautela può contare, infatti, oltre che sulla comprovata esperienza e professionalità del suo fondatore, su specialisti esterni in regime di consulenza che operano nelle discipline più o meno carenti nel nostro territorio e con liste d'attesa improponibili. Tra le collaborazioni di cui il Centro si avvale l'Università

di Parma (per quanto riguarda l'Endocrinologia), l'Ospedale di Lecco (per Ortopedia e Neurochirurgia), l'Ospedale di Rapallo a Genova (Cardiochirurgia), l'Ospedale di Milano (Chirurgia plastica e ricostruttiva), Ospedale di Modena (Oncologia), Policlinico Gemelli di Roma (Gastroenterologia).Tra le discipline di recente introduzione anche la dietologia con impedenziometria (BIA). Grazie alla professionalità degli specialisti dedicati e alla strumentazione all'avanguardia di cui il Centro è dotato (colonna endoscopica con sonde di ultima generazione in sala endoscopica dedicata, ecografia, eco-cardiografo, eco-color doppler e power doppler) è possibile usufruire di diversi servizi, tra cui ecografia diagnostica e operativa (ecografia addominale, pelvica, tendinea, ago-aspirato tiroideo e mammario eco guidato, ecografia ed ecocardiografia pediatrica), esami diagnostici in eco-color-doppler (arti inferiori, vasi del collo, ecocardiografia) e consulenze gastroenterologiche, proctologiche, epatologiche, chirurgiche, angiologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche con esame spirometrico e ossimetria, broncoscopia, naso-laringo-scopia, test da sforzo con cicloergometro, holter ecg e holter pressorio, elettromiografia. Lo studio del dottor Cautela è quindi la testimonianza che anche "da noi" si può disporre di servizi d'avanguardia sorretti da abilità e competenze professionali di indiscusso spessore.

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DOMENICA 07 FEBBRAIO 14

Parcheggi selvaggi come se piovesse...

Continuano le manifestazioni di inciviltà a Siderno. Al sempre presente pattume sversato in strada, troppe volte nei pressi dei cassonetti, ma non al loro interno come dovrebbe essere per buona norma di civiltà, questa settimana aggiungiamo una ricchissima fotogallery (inviata dai nostri lettori) esemplificativa della nostra inciviltà stradale… Ricordiamo che, per legge, le vetture in sosta dovrebbero lasciare cinque metri di spazio tra la propria estremità e gli incroci delle strade per permettere alle auto in transito di svoltare senza intasare la viabilità ordinaria. Inoltre, le suddette vetture non dovrebbero sostare su marciapiedi, piste ciclabili e strisce pedonali e in correspondenza dei segnali stradali, lasciando libero il passo nei pressi di portoni, o scivoli per la discesa di carrozzelle e passeggini. Ma se nemmeno la Polizia Locale rispetta queste norme basilari, possiamo davvero pretendere che lo facciano i comuni cittadini?

Come sarà il prossimo consiglio regionale calabrese... a Camera dei Deputati – con 334 voti a favore, 91 i contrari e 21 gli astenuti – ha dato il via definitivo alla modifica delle quote rosa nei consigli regionali. Alle prossime elezioni regionali almeno il 40% dei consiglieri saranno donne. La nuova norma indica le specifiche misure che dovranno essere adottate dai consigli regionali a statuto ordinario, declinandole sulla base dei diversi sistemi elettorali per la scelta della rappresentanza di genere, prevedendo tre ipotesi: Liste con preferenze: qualora la legge elettorale regionale preveda l'espressione di preferenze, sono previsti due meccanismi per promuovere la rappresentanza di genere: a) quota di lista del 40 per cento (in ciascuna lista i candidati di uno stesso sesso non devono eccedere il 60 per cento del totale); b) preferenza di genere (deve essere assicurata l'espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso. In caso contrario, le preferenze successive alla prima sono annullate), se non subirà modifica questa sarà l’ipotesi della Calabria. Liste 'bloccate': nel caso in cui la legge elettorale regionale preveda le liste senza espressione di preferenze, deve essere prevista l'alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale. Collegi uninominali: nel caso in cui il sistema elettorale regionale preveda collegi uninominali, nell'ambito delle candidature presentate con il medesimo simbolo i candidati di un sesso non devono eccedere il 60 per cento del totale. L’argomento è stato fin troppo “parlato” e dibattuto ma sempre accantonato…. La Politica ha voluto sempre così, facendo squadra e tenendo lontano le donne che in politica si sono sempre impegnate e continuano a farlo con testa e cuore come solo noi sappiamo. Proprio in Calabria la nuova norma sarà causa di subbugli e di più mal di pancia, perché dove entra una donna esce un uomo.... Nel nostro Consiglio regionale giace una proposta di modifica legislativa di indizione popolare (con ben oltre 7000 firme raccolte) a cura della uscente Commissione per le pari opportunità che chiedeva l’introduzione della doppia preferenza di genere fornendo all’elettore la facoltà di esprimere due preferenze per candidati di sesso diverso. Ma l’Assemblea legislativa uscente e quella in carica non hanno inteso trattare l’argomento. Questo a dimostrazione che l’argomento non è gradito né da una parte né dall’altra… E ad oggi la Commissione per le pari opportunità, scaduta lo scorso settembre, organismo istituzionale della regione, non è stata ancora nominata. Sicchè da oggi i conti cambiano, dovranno cambiare e forzatamente cambieranno. In Calabria su 30 consiglieri assegnati 12 saranno donne. Aldilà delle quote ciò che è più che mai necessario è un cambiamento di mentalità e cultura. Il ruolo politico della donna è sempre stato visto come qualcosa di passivo e con occhio discriminatorio. In Italia l’equilibrio tra i sessi è pura chimera. Secondo un recente sondaggio realizzato da Openpolis dal “Quirinale alle Province, passando per ministeri, parlamento, Regioni, giunte e consigli comunali, il 79,27% degli incarichi istituzionali in Italia oggi è ancora in mano agli uomini”.Un’analisi sconfortante che la dice lunga sull’arretratezza delle pari opportunità in politica. Sempre secondo Openpolis: “Le donne costituiscono il 19,73% sul totale dei ruoli politici elettivi o di nomina. L’incidenza percentuale minore in assoluto è riscontrabile nei consigli regionali, dove è ‘rosa’ solo il 13,71% delle seggiole”. In Calabria siede solo una donna… Serenella Multari – già componente commissione regionale per le pari opportunità.

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‘NTONI I BAR, tramonta un pezzo di storia sidernese IL RICORDO A UN MESE DALLA SCOMPARSA

IL SUO BAR-PASTICCERIA HA RAPPRESENTATO PER PIÙ GENERAZIONI UN PUNTO DI INCONTRO DOVE LASCIARSI COCCOLARE DA IRRESISTIBILI GOLOSITÀ GIÀ DALLE PRIME LUCI DELL’ALBA. CIAO ‘NTONI, CONTINUA A DELIZIARE GLI ANGELI CON LE TUE BONTÀ

Il borgo antico di Precacore sarà la porta d’accesso al Parco Nazionale dell’Aspromonte

Sabato 30 gennaio è stato sottoscritto un accordo di programma tra il Comune di Samo e l'Ente Parco nazionale dell'Aspromonte dai rispettivi rappresentanti Dott. Giuseppe Bombino Presidente dell'ENTE PARCO e il Dott. Giovambattista Bruzzaniti Sindaco di Samo. L'Accordo prevede il recupero e il conseguente utilizzo del borgo antico di Precacore come naturale "porta d'accesso al Parco".



CULTURA

Approfondimento

Arena, di nome e di fatto, il programma di Rai 1 condotto daMassimo Giletti si rivela carnefice non solo di illeciti e reati vari, ma anche degli stessi italiani, che in qualità di ospiti, ricevono un pollice verso solo per non aver adeguato la loro linea di pensiero a quella dell’imperatore.

Ave Giletti,mor Dopo lo scandalo che ha coinvolto i dipendenti comunali di Sanremo, si sente, molto più del solito, parlare del grave problema dell’assenteismo nella pubblica amministrazione e dei vari tentativi, a livello politico, di porre un freno a un comportamento che pregiudica il funzionamento della macchina amministrativa statale ed è causa di disservizi, anche molto pesanti, a tutti i livelli. E questo è un bene; cercare di scardinare attraverso una corretta informazione, che denunci e ponga al centro dell’attenzione un sistema, endemicamente e capillarmente, diffuso in tutta Italia è sicuramente cosa lodevole. Sicuramente meno lodevole invece è cavalcare l’onda mediatica e strumentalizzare una seria problematica nazionale per innalzare l’audience di una certa televisione spazzatura, cercando di far passare un messaggio, ormai stigmatizzato tanto da risultare una nuova Doc italiana, di atavica contrapposizione tra un nord, stereotipo di virtuosismo socio-lavorativo, e un sud di fannulloni e mafiosi. Questo, in estrema sintesi, il messaggio che abbiamo percepito domenica scorsa durante trasmissione di Rai 1 l’Arena, condotta, mai termine proveniente dal gergo militaresco risultò più adatto, da Massimo Giletti. Tra gli argomenti all’ordine del giorno vi era infatti la situazione dei dipendenti comunali di Locri, già denunciata a livello mediatico dal Sindaco Giovanni Calabrese nell’agosto del 2014, e riproposta ora, in seguito all’intervista di un giornalista dell’Arena presso il comune in questione, in una nuova chiave di lettura: verificare eventuali responsabilità dei medici, che dispensando certificati con troppa leggerezza, potrebbero rendersi partecipi e complici degli assenteisti. Argomento interessante e dai molti risvolti in verità, ma sviluppato con una sceneggiatura da b-movie francamente intollerabile. A rispondere dell’accusa, per l’ordine dei medici, viene chiamato il dottor Nicola Rulli, cardiologo e coordinatore del settore di chirurgia generale di Locri, al quale vengono mostrati i dati sul tasso di assenze dei dipendenti comunali dal 2013 al 2015. La parola viene passata, si fa per dire, al dottor Rulli, che cerca invano di spiegare il suo stato d’animo attraverso una citazione dantesca tratta dal XXXI canto dell’Inferno, scatenando, suo malgrado, la verve comica del senatore Maurizio Gasparri e quella del presentatore stesso, nonché un ridereccio generale irrispettoso e degno di una farsa carnevalesca, piuttosto che di un talk show predicante una televisione super partes e votata “alla ricerca della verità”. Ancor più sorprendente è il fatto che questo atteggiamento fortemente denigratorio, piuttosto che esser sedato dal conduttore, verrà incoraggiato per tutto il resto della trasmissione, mettendo alla gogna il dottore e impedendogli, in buona sostanza, di replicare alle apodittiche sentenze di Giletti, che più che alla ricerca della

verità mi è parso alla ricerca del plauso generato dalla spicciola retorica dell’ovvio. Il dottor Rulli, che di professione non si occupa di spettacolo, sicuramente non ha tenuto conto di certe esigenze di brevitas, che il format televisivo impone, ma ciò non mi sembra condizione sufficiente a giustificare una pubblica e compiaciuta vessazione da parte di un consesso di bulli di periferia. Da questo teatrino, che si vanta di fare informazione, è scaturito anche il classico confronto con un comune del nord, Lavagna (guarda caso appartenete al territorio ligure, quello stesso territorio di cui fa parte il comune di Sanremo per intenderci) sicuramente molto più virtuoso di Locri, nulla da eccepire, ma che poco significato aveva nell’economia del dibattito, che ricordo doveva vertere sulla possibile solidarietà dei medici nei confronti degli assenteisti e che puntava invece, o almeno questo è ciò che abbiamo percepito, a colpire il pubblico attraverso numeri che mettevano in evidenza la laboriosità del nord contrapposta all’inoperosità del sud. Proviamo a fare lo stesso gioco? Vogliamo fare anche noi un confronto tra due comuni? Cairo Montenotte comune di 13.209 abitanti della provincia di Savona, in Liguria Dipendenti 2013: 83 Assenze: 2836 Media giorni: 34,1 Dipendenti 2014: 81 Assenze: 1819 Media giorni: 22,4 Dipendenti 2015: 79 Assenze: 1251 Media giorni: 15,8 Rosarno comune di 15.023 abitanti della provincia di Reggio Calabria. Dipendenti 2013: 63 Assenze: 829 Media assenze a persona: 13,1 Dipendenti 2014: 62 Assenze: 805 Media assenze a persona: 12,9 Dipendenti 2015: 103 Assenze: 1046* Media assenze a persona: 11 ,1* *Nel rendiconto comunale delle assenze maturate nel 2015 (che è visionabile nel sito del comune in ottemperanza ai dettami del Decreto Legislativo n.33/2013 sull’amministrazione trasparente) manca il mese di novembre. Per poter calcolare una media a persona del delle assenze è stato aggiunto un numero arbitrario di 100 assenze, che sommate alle 1046 maturate negli altri 11 mesi, danno un totale ipotetico di 1146.* Ma non è questo il mio intento quindi non mi soffermerò a commentare i dati. Inoltre sciorinare altri numeri, frugando tra statistiche e dati Istat, più che fotografare la situazione italiana ne fornisce un’immagine distorta a piacimento in base alla selezione che di volta in volta si


POCO LODEVOLE L'INTENTO DI CAVALCARE L’ONDA MEDIATICA E STRUMENTALIZZARE UNA SERIA PROBLEMATICA NAZIONALE PER INNALZARE L’AUDIENCE DI UNA CERTATELEVISIONE SPAZZATURA...

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LA PAROLA AL DOTTOR RULLI PERCERCARE DI DARGLI QUELLA SACROSANTA POSSIBILITÀ DI REPLICA CHE GLI È COSTITUZIONALMENTE RICONOSCIUTA DALL’ARTICOLO 21.

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RULLI: "DURANTE LATRASMISSIONE MI SONO SENTITO SOLO, UMANAMENTE E PROFESSIONALMENTE MORTIFICATO, SENZA SCENDERE IN POLEMICHE ULTERIORI, CHE MAL SI CONFAREBBERO AL MIO CARATTERE"

rituri te salutant vuole operare; molto più interessante credo sia lasciare la parola al dottor Rulli, che ho voluto intervistare per cercare di dargli quella sacrosanta possibilità di replica che gli è riconosciuta dall’articolo 21 della nostra costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”). V.L.: Buongiorno Dottor Rulli, lavoro presso Riviera, un giornale a tiratura locale che certo non ha i mezzi e la risonanza di una trasmissione come l’Arena di Rai 1, ma mi farebbe ugualmente piacere che lei riuscisse a esprimere il suo pensiero, visto che domenica scorsa, a mio parere, le condizioni che si sono create glielo hanno impedito. Perciò non vorrei farle la classica intervista, basata su un botta e risposta, ma proporle due o tre argomenti e lasciarla libero di parlare senza ulteriori interruzioni, dato che credo sia stato sufficientemente interrotto durante la trasmissione di Rai 1. Dottor Nicola Rulli: Buongiorno, faccia pure; cercherò di fornirle il mio punto di vista. V.L.: Vorrei che lei approfondisse la sua posizione nei confronti dell’assenteismo locrese, che ci spiegasse, dal punto di vista professionale, quali possono essere le responsabilità di un medico in un simile contesto e che ci parlasse del suo stato d’animo dopo il trattamento ricevuto. Dottor Nicola Rulli: Ritengo, e ho cercato invano di spiegarlo in trasmissione, che l’assenteismo nella pubblica amministrazione sia una piaga sociale che infetta Locri, quanto Sanremo. Un fenomeno nazionale e non locale che va combattuto in modo forte a livello istituzionale con maggiori controlli sia giudiziari, che medici e nello specifico con la richiesta di maggiori visite fiscali da parte degli organi competenti, soprattutto nel caso di soggetti che hanno accumulato consistenti numeri di assenze dal posto di lavoro. In trasmissione si voleva mettere sotto accusa la categoria che rappresento per una presunta leggerezza con la quale vengono rilasciati i certificati medici. Io, in tutta coscienza, nella mia carriera, non ho conosciuto dei colleghi che abbiano questo tipo di atteggiamento, ma certo non posso escludere che ve ne siano. Ritengo comunque che questo vada accertato attraverso indagini serie e documentato con prove concrete e non attraverso illazioni o proclami che colpiscono, e questo vale anche per i dipendenti comunali di Locri, non i responsabili di una cattiva deontologia medico-lavorativa, ma intere categorie, composte, in maggioranza, da validi professionisti che svolgono le loro mansioni con passione e coscienza. Avevo cercato di spiegare che l’incremento di assenze nell’anno 2015 poteva in parte, e sottolineo in parte, essere imputato alla mancata vaccinazione antiinfluenzale di alcuni soggetti appartenti a categorie a maggiore rischio di malattia e mi riferisco a persone che hanno un’età medio-alta e che sono in numero preponderante rispetto ai soggetti giovani nella

realtà locrese e non solo. Un medico non rilascia con semplicità un certificato, ma allo stesso tempo, visto che la diagnosi che siamo tenuti a fare si basa non su esami specialistici, ma su una valutazione fatta in base alle dichiarazioni del paziente stesso, non posso certamente escludere, che anche io stesso potrei essere stato ingannato da qualche millantatore assenteista, che dichiarando una sintomatologia falsa, ma allo stesso tempo credibile e coerente, trae in inganno il medico di turno. Infine nella nostra zona ci sono diversi soggetti che richiedono certificati per un singolo giorno adducendo problemi di salute, (coliche per fare un esempio), avuti notte tempore e che gli impediscono un tranquillo espletamento delle loro mansioni lavorative. E qui, per la nostra categoria, la situazione si complica ulteriormente, poiché, pur serbando qualche dubbio su alcuni pazienti, essendo il nostro un mestiere “di scienza e coscienza”, non possiamo negare loro il certificato, perché potremmo essere penalmente perseguibili qualora il nostro sospetto si rivelasse infondato e il soggetto avesse delle complicazioni nel corso della giornata lavorativa. Come vede le variabili da considerare sono tali, e non esaustive per altro, da farmi considerare un confronto arbitrario tra due paesi di poca utilità, sicuramente deviante e nel nostro caso specifico portatore di un messaggio che vorrebbe etichettare l’intera categoria dei lavoratori di Locri come dei fannulloni e quella dei medici come dei collusi irrispettosi del giuramento prestato. Chiudo dicendole che durante la trasmissione mi sono senti “solo”, umanamente e professionalmente mortificato, senza scendere in polemiche ulteriori, che mal si confarebbero al mio carattere. V.L: La ringrazio dottore per il tempo che ha voluto dedicare a me e ai nostri lettori che credo saranno interessati a conoscere quello che doveva essere il suo intervento. Ho sempre pensato che fare informazione significhi in primo luogo avere la capacità e la voglia di informarsi in prima persona e non mi riferisco alle gaffe geografiche di Giletti, che hanno defraudato Locri anche del suo splendido mare, oltre che della dignità di tutti lavoratori onesti che sono stati sommariamente accomunati a quelli assenteisti, ma all’incapacità, o alla mancanza di volontà, di ascoltare chi si ha davanti, anche quando si fa portavoce di una posizione che non condividiamo, specie se siamo stati proprio noi, per “amor di verità e chiarezza”, a chiedergliela. Credo ci sia poco da aggiungere, se non un mio personale commento riguardo alla persona Nicola Rulli, che con pazienza e calma, ha cercato di spiegarmi la sua visione nel modo più semplice possibile, e mantenendo, malgrado il modo in cui sia stato dipinto durante il talk show, un aplomb da manuale. Vincenzo Larosa


ATTUALITÀ

Una messa per ricordare

LA PROPOSTA

RECLUTAMENTO DOCENTI: RISERVARE NEL PROSSIMO CONCORSO UNA QUOTA DI PARTECIPAZIONE ALLA GENERAZIONEERASMUS Egregio on.le Faraone, La ringraziamo per la partecipazione alla 2^ Festa della Scuola Gioiosa Jonica (RC) - e per aver voluto esprimere la vicinanza alla scuola della Locride. Come ha avuto modo di constatare di persona, nonostante le difficoltà che esprime il nostro territorio, esiste una scuola attiva e vivace che vuole farsi carico delle istanze innovative che la Riforma della Buona Scuola mette in campo. In occasione dell’incontro si è sviluppato un intenso dibattito al quale, per la ristrettezza dei tempi a disposizione, non ha potuto in toto partecipare e sono emerse delle proposte che ci permettiamo di sottoporre alla Sua attenzione. Nel momento in cui si stanno approntando i provvedimenti del concorso per il reclutamento degli insegnanti, proponiamo di riservare, in fase di selezione, una quota di partecipazione alla cosiddetta ERASGENERAZIONE MUS. La Calabria, storicamente terra di emigranti, sta assistendo all’esodo di una nuova generazione di calabresi in “fuga”: giovani dotati di un corredo culturale robusto, costruito all’interno della mobilità internazionale promossa dall’UE, che stanno realizzando il loro progetto di vita nei Paesi in cui hanno svolto, in parte, il percorso formativo. Il fenomeno, ormai nazionale, si porta dietro il rischio di impoverimento del Paese, specie del Mezzogiorno, sia in termini di crescita economica sia di ricambio di classe dirigente. Invertire la rotta, quindi, dovrebbe essere un impegno di ognuno di noi, non fosse altro per le ricadute positive che ne trarrebbe l’intero sistema formativo. Si pensi alle potenzialità spendibili sul mercato del lavoro grazie al corredo culturale transnazionale e alla dimestichezza nell’uso della lingua straniera parlata di cui questi giovani sono in possesso! Elementi questi, oggi più che mai, indispensabili per far uscire il nostro sistema scolastico da un provincialismo non più accettabile nel contesto di una società e di una economia globali. In occasione del prossimo concorso per il reclutamento del personale docente sarebbe, pertanto, auspicabile che questa generazione trovasse, quanto meno, uno spazio di considerazione. L’eventuale riserva di partecipazione al bando alla GENERAZIONE ERASMUS sarebbe, anche, un modo per sdebitarci nei confronti di giovani il cui futuro oggettivamente è stato seriamente ipotecato dalle due ultime generazioni che l’hanno preceduta.

Cosimo Carlino Sono già trascorsi 25 anni dalla morte del Marinaio Cosimo Carlino, sidernese appena 19enne imbarcato sulla Nave della Marina Militare Stromboli, ucciso a Dubai durante una rappresaglia nell’ambito della Guerra del Golfo il 14 febbraio 1991. Per ricordarlo, sabato 13 febbraio, alle ore 10:00, presso la Chiesa di San Nicola di Siderno Superiore, verrà celebrata una Santa Messa, presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Francesco Oliva, Vescovo della diocesi di Locri-Gerace. È prevista la partecipazione delle locali Autorità Religiose, Militari e Civili. Dopo la Santa Messa, inoltre, l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e il Sindaco della Città di Siderno, Pietro Fuda, si recheranno presso il cimitero di Siderno Superiore, dove riposa Cosimo Carlino, per deporre sulla sua tomba una corona di fiori. La cittadinanza è invitata a partecipare.

Klaus Davi: Archi diventi la Soho di Reggio

OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE E RUOLO DEI TERRITORI Per la Calabria, ma pensiamo che il discorso valga, anche, per le altre regioni meridionali, si pone la necessità di interventi dello Stato sia sui fattori di contesto (pensiamo al tasso elevato di “elusione del lavoro” - tasso di assenza -, ai livelli di dispersione scolastica, ecc.), sia su quelli di sinergia istituzionale Stato-Enti Locali (fornitura dei servizi mensa, trasporti, politiche inclusive, ecc.) attualmente elementi di forte criticità che rischiano di minare il profilo ambizioso della Riforma del sistema scolastico, ma, anche, lo stesso funzionamento ordinario della macchina amministrativa statuale nel suo insieme. Per quanto attiene a tali fattori occorre, secondo noi, che lo Stato stabilisca seri e monitorati patti istituzionali con la Regione e gli EE.LL. immettendo nel sistema azioni premiali e penalizzanti, affinché ci sia l’assunzione di corresponsabilità di tali soggetti territoriali chiamati, a fronte di ingenti risorse messe in campo dallo Stato centrale, a fornire parte dei servizi di supporto, senza i quali non sarà possibile (come non è attualmente possibile) garantire tempi scolastici in linea con i dettati normativi che sorreggono il sistema formativo (specie quello delineato dalla Riforma sulla Buona Scuola) e servizi di qualità il linea con gli standars europei. Per ovvie ragioni ci limitiamo a segnalare solo alcuni punti che hanno tenuto banco nell’Associazione nel corso del dibattito avviato sulla Riforma. Ma, come ha avuto modo di constatare di persona, all’interno del sodalizio e nella scuola militante esiste la passione e l’orgoglio di essere parte integrante di quel mondo della scuola che guarda con fiducia e speranza agli obiettivi ambiziosi che animano il processo riformatore del Governo Renzi. Con viva cordialità e grati, ancora, di aver accettato il nostro invito, Le chiediamo un ulteriore momento di attenzione, sicuri che vorrà partecipare queste nostre riflessione al Ministro Giannini e al Presidente del Consiglio particolarmente attenti a queste problematiche. Vito Pirruccio

"Archi come Soho”. La proposta è del massmediologo Klaus Davi (reduce da una incursione sotto casa del presunto killer Curciarello a Siderno) che con l’occasione anticipa il suo prossimo viaggio a Reggio Calabria dove realizzerà servizi per il programma di Rai Uno “Storie Vere”. Davi lancia la proposta di fare di Archi un quartiere simile al rione Soho di Londra, meta di turisti provenienti dai 5 continenti, un tempo regno di malavitosi prostitute e oggi centro della movida londinese con locali di tendenza, gay e fashion cabaret, ristoranti etnici. “Archi ha moltissimo in comune con il quartiere nel West End di Londra: l’origine equivoca e malavitosa, la marginalità architettonica, il sostrato sociale borderline. Nella città inglese il pugno dello Stato si è fatto sentire e soprattutto il "piede" che ha dato un calcio nel sedere alle famiglie e cosche londinesi sbattendole fuori, per fare spazio a locali di tendenza, pub, discoteche e al mondo gay. Per neutralizzare la presenza mafiosa – aggiunge Davi bisogna creare un mercato alternativo, un circuito legale che consenta ad Archi di rinascere sulla base del mercato e che favorisca il turismo benestante e modaiolo”. Davi elogia l’ammini-

strazione comunale " La scelta del centro civico ricreativo di Archi “Il seme della speranza”, va nella giusta direzione ma non basta. Bisogna laddove possibile trasferire le famiglie mafiose e riappropriarsi del territorio. La politica delle confische va già in quella direzione". Per evitare che i locali finiscano nelle mani delle solite cosche, il giornalista propone una gestione mista, pubblico privato, sotto il vaglio della Polizia e dei Carabinieri. “Sogno un Muccassassina in Calabria che attiri turisti dall’Italia e fuori e che porti benessere, anche alla luce della produzione del film su Gianni Versace, un genio mondiale, ma anche un gay dichiarato, le cui riprese partiranno a marzo e che potrebbe richiamare turismo fashion e danaroso da tutto il mondo a Reggio Calabria”. Condizione imprescindibile è salvare l’aeroporto. "Quando uscirà in tutto il mondo la produzione su Gianni Versace, interpretato dal divo hollywoodiano Antonio Banderas, Reggio avrà gli occhi puntati addosso e l’aeroporto deve essere a pieno regime. Reggio vuole essere la cloaca dei De Stefano o il capoluogo che ha dato i natali al più grande genio della storia della moda?".

La festa del maiale,la tradizione più ambita della cultura culinaria calabrese Agli inizi di dicembre si rinnova nei nostri borghi la tradizione del “maiale” che termina con l’arrivo del Carnevale. È la festa del maiale, più appropriato dire “al maiale”, del quale si lavora in famiglia la carne, senza buttar via nulla. Una tradizione che si estende in quasi tutta la Calabria e che rappresenta un momento di gioia per grandi e bambini di tutte le età. Ci si riunisce tra amici e parenti e, per due giorni, si lavora sodo ma con il volto pieno di allegria. Ci si dimentica di tutti i problemi, stanchi ma felici. Nei paesi iniziano a svuotarsi le porcilaie e a riempirsi le cantine. Un tempo questa festa era l’inizio di una nuova prosperità nelle case dei contadini dove l’abbondanza era una rara ricchezza. Il maiale assicurava la carne per tutto l’anno: insaccati, prosciutti, guanciali, conservati ad arte nelle asciutte cantine. Oggi è per lo più una tradizione culinaria per i buongustai della carne. Il giorno in cui avviene questo rito, usualmente il sabato, i piccoli ottengono il permesso da parte dei genitori di non andare a scuola e la cosa più strana - oggi non più ma una volta accadeva spesso - è che al rientro, ovvero il lunedì, questa ragione assumeva il carattere di una giustificazione. Non venivano sgridati, era normale assentarsi per la festa del maiale. La lavorazione delle salsicce e la preparazione “da Caddara” cambia a seconda del gusto, ma resta l’antico sapore della tradizione che unisce la nostra gente in questi giorni di festa. Se da una parte c’è l’amarezza per la bestia da ammazzare, dall’altra vi è la consapevolezza della ricchezza di carne che il rosa quadrupede assicura. Uomini e donne impegnati con un grande calderone di acqua bollente usata per lavare l’animale e rimuovere le setole, dopodiché si apre lo scenario: uomini bardati e pronti a lavorare la carne. La tradizione nel corso degli anni ha subito delle variazioni a causa delle contingenze ma ciò che non cambia mai è la classica cosiddetta “mandata” ovvero, una volta cotti i vari pezzi del maiale, l’invio a parenti e vicini di piatti colmi di carne fumante. Metodo usato talvolta anche verso qualcuno con cui si ha un debito da saldare. La carne del maiale è sempre gradita. Le donne si apprestano con cura e attenzione a dividerla nei vari contenitori senza trascurare nulla poiché dalla mandata si carpisce ciò che non viene detto. Katia Candido


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6 1 0 2 E L A V E CARN Il Carnevale dellaValle delTorbido

“Qu ‘mb andu ivir u s i è i cec nut cu ili c non hi n ‘m ci fr bol isch i i!”

SID ERN O

Prenderà il via oggi la V edizione del "Carnevale della Vallata del Torbido" , un evento che coinvolge tre cittadine, Gioiosa Ionica, Grotteria e Marina di Gioiosa. Organizzato dall'associazione Centro Storico "Borgo Antico" con la collaborazione della pro loco per Gioiosa Marina e delle associazioni A.S.D. Note Danzanti e Baby Smile e con il patrocinio dei comuni di Gioiosa Ionica, Marina di Gioiosa Ionica e Grotteria, il Carnevale della Vallata del Torbido prevede una tre giorni all'insegna del divertimento. Oggi pomeriggio a partire dalle 14:30 il borgo di Gioiosa Ionica sarà animato da una sfilata di carri allegorici che partiranno dall'olificio sociale (Contrada Lonia) per arrivare a Piazza Vittorio Veneto. Qui gli spettacoli si mescoleranno all'animazione per poi ripercorrere ancora le vie del paese. Lunedì il divertimento si sposta a Grotteria dove si terranno due sfilate di carri allegorici, una alle ore 10:00 al centro storico e una alle 14:30 tra Pirgo e Dragoni. Martedì grasso sarà la volta di Marina di Gioiosa: la sfilata dei carri partirà alle ore 15:00 dal Palazzetto dello Sport in via F.lli Rosselli; alle 18.30 si farà ritorno al Palazzetto per uno spettacolo di ballo e animazione.

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Tornano alla ribalta i vecchi lupi dei carri sidernesi

Domenica a sfilare per le vie cittadine di Siderno anche il carro allegorico realizzato da Damocle Argirò, Agostino Baggetta, Antonio Caridi, Gentile e Ocello, con il sostegno del comitato "Piazza dell'emigrante" di Donisi e diversi sponsor. Il signor Caridi giovedì mattina ci ha fatto visita in redazione per ringraziare pubblicamente chi ha collaborato con lui per ridare vita al carnevale a Siderno. Il carro che hanno realizzato ha come soggetto le banche truffaldine. In bella mostra una ragazza avvenente e denudata, Ziu Cola che preferisce conservare i suoi averi "sutta u mattuni", nonna Cata che invece li nasconde "sutta u matarazzu", la scrivania del direttore di banca che si è volatilizzato, una ragazza in pigiama defraudata, una segretaria agghindata, un operaio con il sacco dei soldi e l'impiccato che si domanda: "A curpa cui a ndavi?". Antonio Caridi ci tiene particolarmente a ringraziare anche tutti coloro che non hanno voluto collaborare e si augura che quanto realizzato sia di loro gradimento.

Un ‘i Ca a nuo a R rnala va Ro occ va ta ella ri Jon ica

L’Associazione Culturale “Roccella com’era”, riprendendo un’antica tradizione che c’era a Roccella fino agli anni ’50, mette in scena oggi una nuova Rota carnascialesca, intitolata SUICIDIO D’AMORE ideata dal roccellese ‘U Címbulu, analfabeta, al secolo Giuseppe Mazzaferro, Una farsa di Carnevale al passo con i nato nel 1884 e morto nel 1946. Si tratta di un lavoro facente parte tempi e ai limiti dell’assurdo quella del cosiddetto ‘Teatro di Strada’ in cui non c’è apparato scenico e la che va in scena oggi presso la Sala recitazione è fatta da attori improvvisati su un testo scritto. Parrocchiale di Bocale, a Reggio Calabria. Un Si chiama ‘Rota’ per il fatto che gli spettatori si disponevano a cerchio Carnevale moderno, bullo e maldestro finirà in carcere per non aver rispettato le regole previste davanti agli attori improvvisati che recitavano muovendosi nel senso dall’avvio della raccolta differenziata in paese. I nomi del diametro di questa ruota. dei protagonisti sono già tutto un programma: Stinco di Anche negli altri paesi della Locride nel periodo di carnevale si è soliti Santo e Fili Bustiera sono i genitori di Carnevale, Aggiustamu assistere ad eventi del genere con la differenza che, mentre a Roccella e Vinco Sempre i due avvocati, Bussa Chiperi il giudice, Sola e si chiamano ‘Rote’, altrove vengono dette ‘farse di Carnevale’. Precisa le due commari, Addumu e Astutu i due carabinieri. Una farsa tutta da ridere che porta la firma dell’antennista del Ragazzo Ci sono altre diversità. di Calabria, Santo Cogliandro. I testi roccellesi sono in versi endecasillabi con la rima alternata che finisce in -ía, -enti, e prendevano lo spunto da fatti realmente accaduti nel paese. I nomi dei protagonisti erano naturalmente alterati. Si concludeva puntualmente “a lieto fine”, con meditate e ponderate riflessioni moraleggianti ispirate al mos maiorum, come emerge dall’intercalare che ricorre in tutte le rote: come si usava, a quei tempi, come anticamente avveniva, secondo le consuetudini d’altri tempi, ecc. La rota Suicidio d’amore andrà in scena oggi prima nella Piazzetta al Borgo alle ore 16:00 e successivamente in Piazza Sant’Antonio alle ore 18:30. Viene rappresentata in maniera grottesca una triste storia d’amore tra due giovani ostacolati dal padre di lei, il quale non era stato messo al corrente di questa relazione. Per questo motivo il genitore si sentiva disonorato agli occhi della gente, urtato maggiormente dal fatto che la moglie lo sapeva e a lui non aveva detto niente. Conclusione, la figlia si vede costretta ad abbandonare l’innamorato e questo, quindi, per la disperazione tenta il suicidio. La Pro Loco di Mammola, organizza, come di consueto, l’ormai classico Carnevale in Piazza. L’evento si svolgerà martedì 9 Febbraio

A Mammola torna Carnevale in Piazza

2016 dalle ore 16:00 con la caratteristica sfilata in maschera lungo il borgo. Al termine della sfilata delle maschere, il raduno è presso la Piazza Ferrari, dove la festa continuerà al suono di musica e balli coordinati dai ballerini de La Danza e tanta animazione per tutto il pomeriggio. Per i più piccoli non mancheranno numerose Mascotte, pop corn e zucchero filato, oltre a tanto divertimento per tutti. A seguire grande sorpresa, per tutta la serata, un Dj Set tutto Mammolese, che vi farà divertire a ritmo di disco music.



CULTURA

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SVILUPPO URBANO AL SUD

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Mentre Reggio si accontenta di vivere in una dimensione piccola e provinciale, e usa da scudo protettivo la forza delle statue dei due Bronzi di Riace, Cosenza punta allo sviluppo urbano, alle grandi opere, ai servizi e alle infrastrutture.

Reggio arranca, Cosenza avanza Nuove opere, recupero e finalmente il Ponte di Calatrava IL PONTE DELL’ARCHISTAR SANTIAGO CALATRAVA È UN’OPERA

DI INGEGNERIA DI ELEVATISSIMO INTERESSE INTERNAZIONALE E CONFERISCE A COSENZA UNA VESTE ELEGANTE E CONTEMPORANEA

agli anni in cui Reggio Calabria, la città sullo Stretto, era amministrata dall’indimenticato sindaco Italo Falcomatà che non si percepisce più una netta e chiara evoluzione di crescita urbana nel suo territorio. Assenza quasi totale nell’ultimo decennio di nuove opere e importanti infrastrutture, servizi efficienti e all’avanguardia per la città. A bloccare questi processi di crescita urbana negli ultimi anni è stata senza dubbio la pessima situazione economica-amministrativa del comune, travolto da un uragano di episodi di cronaca risalenti già ai tempi di gestione del sindaco Scopelliti, poi il dissesto finanziario, il commisariamento. Oggi la città riparte dal nuovo sindaco, il giovane Giuseppe Falcomatà pieno di idee e buoni propositi per il futuro, ma con una ripresa ancora concretamente da avviare. Una situazione delicata per la città di Reggio sprofondata nella totale apatia e staticità, nonché in un processo di inviluppo che ha generato un elevato grado di abbandono, disservizi, degrado nel suo territorio, che ha colpito anche luoghi ed edifici nevralgici della città. Ricordo ormai lontano lo splendore della città tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del ventesimo secolo. Dinamismo, modernità, funzionalità e continua crescita la contraddistinguevano in tutto il meridione. Una struttura urbana in continua evoluzione e crescita con le opere intorno al chilometro più bello d’Italia, i nuovi edifici moderni, il recupero urbano, le piazze, le opere sportive, l’arte e i musei, gli eventi. Tale era la crescita e la bellezza di questo luogo da aver attirato l’attenzione di tutto il bacino del Sud Europa per le idee nuove e per la realizzazione di grandi opere da parte di grandi firme del ventaglio di archi-

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tetti internazionali quali ad esempio, la proposta progettuale del Museo del Mediterraneo a opera di Zaha Hadid, caduta nel dimenticatoio. Forse Reggio si accontenta di vivere in una dimensione piccola e provinciale, non mira in alto, ha paura e usa da scudo protettivo la forza delle statue dei due Bronzi di Riace pronti simbolicamente a proteggerla da altri scippi che l’hanno martoriata in questi anni. O ancora vive nell’attesa di un grande e insperato rilancio, tacita nell’ombra, nascosta dietro quel famoso Ponte sullo Stretto, che probabilmente mai si farà, ma che la renderebbe una città dal nuovo volto internazionale sotto molti punti di vista. Una città contemporanea e all’avanguardia. Se Reggio e la sua provincia arranca, è il territorio del Nord della Calabria, il cosentino, la città di Cosenza ad avanzare sotto il punto di vista dello sviluppo urbano, delle grandi opere, dei servizi e delle infrastrutture. Negli ultimi cinque anni, l’amministrazione guidata dal sindaco Mario Occhiuto, affiancato da un team di tecnici, sta cambiando positivamente la veste della città attraversata dai fiumi Crati e Busento. Decoro urbano, recupero del centro storico, allestimenti, valorizzazione del river front, sistemazione di strade e costruzione di nuove piazze, nuove opere di aggregazione sociale, artistico, sportivo, completamento delle infrastrutture, nuovi servizi per lo smaltimento dei rifiuti. Questo il programma edilizio portato avanti in questi anni e già lodevole con innumerevoli opere terminate che hanno in poco tempo cambiato il volto della città di Cosenza risalita di 80 posizioni, 11° posto tra le Città più Vivibili d’Italia nelle classifiche di Legambiente e Il Sole 24Ore. Molti altri i cantieri in corso d’opera sparsi nel territorio. Il decoro urba-

no ha interessato la sistemazione delle principali vie e piazze, e anche l’ammodernamento architettonico di alcune scuole rendendole più funzionali. Grande attenzione è stata riservata al verde pubblico. Nuove piazze avveniristiche sono state costruite, sistemata l’illuminazione pubblica e la rete idrica. È stato implementato il servizio pubblico, recuperati, restaurati e riutilizzati i principali palazzi pubblici. Cosenza ha ricevuto il Premio Smau 2015 per la realizzazione delle residenze artistiche The BoCS elementi innovativi e funzionali per la città. Sono stati fortificati e ripuliti gli argini del lungo fiume, avviata la raccolta differenziata che ha raggiunto il 60% ricevendo diversi premi. È stato progettato il nuovo stadio del Cosenza calcio, dedicato all’indimenticato Bomber rosso-blu Gigi Marulla. Infine il nuovo simbolo moderno della città: il Ponte dell’Archistar Santiago Calatrava. Un’opera di ingegneria di elevatissimo interesse internazionale. Un elemento allo stesso tempo funzionale, per la migliore circolazione carrabile-pedonale-ciclabile, e di interesse architettonico e turistico nel futuro prossimo. Questa opera era stata ideata nelle precedenti amministrazioni, ma solo ora con l’operato del Sindaco Occhiuto, che ha permesso la totale bonifica dell’area, è pronta per la sua conclusione. Sarà il nuovo simbolo della Cosenza Contemporanea, svettante sul fiume con la sua lunga antenna arcuata alta 80m. Al di sotto di esso un belvedere sul fiume, aree verdi, terrazze, percorsi pedonali e ciclabili. Il bianco calatraviano e gli stralli del ponte pronti a specchiarsi sul fiume e dare a Cosenza una veste elegante e contemporanea. Domenico Spanò

Quel che la Città Metropolitana non dovrà essere L’inserimento di Reggio Calabria fra le città metropolitane, istituzioni introdotte dalla riforma della costituzione, è ormai cosa fatta e in quanto tale, non più oggetto di discussione, anche se è bene ricordare che nel caso di Reggio Calabria, più che di un riconoscimento, si è trattato di una vera forzatura, in quanto nel caso specifico, non ricorrevano i requisiti per l’attribuzione di un tale riconoscimento. Ma poiché in base a un vecchio detto: “cosa fatta capo ha”, dobbiamo riprendere il bandolo della matassa per imbastire una discussione che, nel rispetto dei limiti della decenza eall’insegna dell’efficacia, ci porti a disegnare uno strumento utile all’obiettivo della crescita complessiva della nostra provincia e sottolineiamo il termine provincia, in quanto i confini della città metropolitana, coincidono con gli stessi confini provinciali. Dunque, da dove iniziare la discussione sul processo di costruzione della città metropolitana di Reggio Calabria? Chiaramente dall’applicazione della legge n.56/2014 facendo subito chiarezza su un punto: La legge 56, cosiddetta legge Del Rio, riguardo all’elezione degli organi, ovvero del consiglio della città metropolitana, prevede il ricorso al voto ponderato, che significa in soldoni, elezione del consiglio della città metropolitana non più direttamente dai cittadini, bensì dai consiglieri comunali dei comuni facenti parte della provincia, i quali si pronunceranno non più in base al principio di una testa un voto, bensì in virtù di un meccanismo che farà pesare il consigliere comunale della città di Reggio Calabria, quaranta volte in più di un consigliere di un

C’è una via diversa per costruire in maniera democratica la Città Metropolitana: i cittadini si recano alle urne ed eleggono loro, senza intermediazioni, i 14 componenti del consiglio più il Sindaco

Comune piccolo come Bova o Palizzi. Tale meccanismo assicurerebbe alla città di Reggio Calabria ben sette consiglieri su quattordici, ossia la maggioranza assoluta, visto che il consiglio è di quattordici più il Sindaco che altri non è, se non il Sindaco della stessa città di Reggio, il che significherebbe, un territorio provinciale che comprende 96 Comuni con una popolazione di circa 400.000 abitanti, colonizzato dalla sola città di Reggio Calabria che conta a sua volta circa 180.000 abitanti. E poiché deleghe e risorse finanziarie saranno gestite dal Sindaco della città metropolitana senza neanche l’ausilio della giunta, con i soli indirizzi del consiglio, ecco allora delinearsi la nuova figura del Podestà provinciale, figure troppo care all’autoritarismo renziano. Queste considerazioni ovviamente non vengono avanzate dai soloni delle quotidiane conferenze svolte sulla materia, all’interno delle quali, gli stessi passano il tempo a spellarsi le mani nell’applaudire l’ignavo di turno che con enfasi da oratore che non ammette contraddittorio, si lancia in fantasiosi slalom che portano sempre e automaticamente alla terra finalmente felice, ossia al paradiso per tutti. E nel mentre i malcapitati abboccano, nessuna voce fuori dal coro si leva per spiegare ai dormienti abitanti della provincia che così facendo, i consigli comunali, unici organi eletti direttamente dai cittadini, verranno esautorati, mortificati, perché surrettiziamente spogliati da competenze e funzioni loro attribuiti dalla costituzione. Nessuna voce fuori dal coro è impegnata a ricordare loro

che nessuna forma di colonia porta sviluppo, a prescindere dall’entità delle risorse che ne costituiscono il “giusto” prezzo all’assoggettamento. Attenzione! Nella tornata delle elezioni regionali del 2010, la costa jonica della provincia di Reggio Calabria, per la prima volta nella breve storia di vita regionale, non ha eletto alcun consigliere. Essa si trovò improvvisamente colonizzata da orde di candidati della città, che a suon di promesse di favori e denari, risultarono i soli eletti; ma successe poi che al territorio rimase come unico ricordo di loro, il fastidio delle inchieste giudiziarie per voto di scambio o altro! E allora noi diciamo che c’è una via diversa per costruire in maniera veramente democratica e condivisa la città metropolitana, una via per altro prevista dalla stessa legge Del Rio che è quella dell’elezione degli organi con il voto diretto dei cittadini e cioè dei circa 400.000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei Comuni della provincia, che si recano alle urne ed eleggono loro, senza intermediazioni, i 14 componenti del consiglio più il Sindaco. Per poter praticare tale opzione, occorre che la città di Reggio Calabria approvi con propria delibera il decentramento amministrativo del nucleo urbano, delibera da convalidare con un successivo referendum, procedura per altro di nessuna difficoltà particolare ma al tempo stesso condizione necessaria per raggiungere una coesione sociale e politica, senza la quale il tutto si potrebbe trasformare in disconoscimento e lotta dura. LEO AUTELITANO


RIVIERA

L’eremita ll paguro bernardo, detto volgarmente l’eremita, si muove su sassi e fondali marini, trascinando la conchiglia con sé. Quando sente un pericolo il paguro rientra nella conchiglia e ne riesce quando la situazione si è calmata. Carlo Codispoti

Un tuffo nel Old West Pietro, chiamato amichevolmente Chuck Norris per il destro micidiale, e Danilo si lasciano trascinare dall’atmosfera dell’Old West, il nuovo locale tutto country che ha recentemente aperto in città

Il paladino della civiltà Antonio Fragomeni non esita a lottare per i propri diritti civili e, armato di telefono e di santa non esita a recarsi in comune per esprimere sdegno in merito alla questione delle Cartelle Pazze

L’avvocato narratore L’avvocato Romeo intrattiene una piccola platea con la narrazione di vecchie storie della città di Siderno…

Un chupito tira l’altro Ignazio, Pino e Mario bevono qualche chupito di troppo al Next e l’allegria che vediamo dipinta sui loro volti non è dovuto escluivamente all’ottima compagnia. Progetti Top Secret Nicodemo Vitetta, presidente della Pro Loco di Giosa e il vicesindaco di Mammola Stefano Raschillà vengono fotografati dopo un’incontro segretissimo! Che bolle in pentola?

Vecchi Amici Il sindaco di Roccella Jonica Giuseppe Certomà non esita a perdere cinque minuti del suo prezioso tempo per posare con l’ex preside Maria Carmela Ferrigno e l’ex vicesindaco di Caulonia Cagliuso.

Da sinistra al centro… Domenico Panetta e Antonio Guerrieri, prendendo a esempio Maiolo e Fragomeni, si fermano anch’essi a parlare sul corso, discutendo questa volta di politica contemporanea.

In ogni dove La diocesi di Locri-Gerace ha organizzato in settimana una piccola manifestazione a Roccella, nella quale ci ricorda della sua presenza (e di quella del vescovo), proprio in tutto il comprensorio.


SETTIMANALE

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DOMENICA07 FEBBRAIO 23

Tallura itinerante Antonio Tallura posa insieme Stefano Callegaro e Luca Capuano durante una raccolta fondi per l’Unicef e, siccome non vuole farsi mancare nulla, lo fa dinanzi alla Feltrinelli di Napoli

Amici e compagni Due capisaldi della gioisanità, rispondenti ai (cog)nomi di Maiolo e Fragomeni, discutono di comunismo sostando brevemente sul corso della Repubblica.

Tappeto rosso Il nostro collega e amico Giuseppe Belligerante pizzica l’assessore al Bilancio del Comune di Siderno Giovanni Lanzafame. Lui ce l’aveva detto che al comune ha tutte le porte aperte!

Interviste affettuose Il preside Pirruccio è pronto a rilasciare una bella intervista all’amico di sempre Giovanni Pittari. Temi di oggi: scuola e splendide cravatte!

Acqua azzurra Renato Minniti, passati i tempi in cui l’acqua sgorgava. Unico giocatore al mondo dello shampo pre partita, per la gioia delle spettatrici!

Un signor lettore Giuseppe Meleca, papà del consigliere comunale Vincenzo, trascorre la domenica mattina leggendo con interessa la “Riviera” al bar.

Pose faraoniche Francesca Crimeni, organizzatrice dell’incontro con il ministro Faraone, Posa in compagnia del grande autore Rocco Futia.

Traguardi indimenticabili Ale e Marco augurano a Tella tanti auguri per il suo diciottesimo compleanno!

Vecchie glorie del calcio In occasione di un Natale anni ’60, partita di calcio in pigiama tra universitari. Da sinistra, in alto: il professore Enzo Gentile, i dottori, Michele Muià, Armando Falduto, Nucio Gasparro, Aristide Bava e Roberto Lupis In basso: Il professore Ferraro, Vincenzo Mirenzi, Enzo Alvaro, il professor Mario Gallo e i dottori Enzo Romeo e Giuliano Fedele

Metafotografia Ogni tanto il nostro fotografo si diverte a fotografare i fotografi. In questo scatto, mentre scatta, la più che mai professionale Antonella Logozzo!



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