Riviera n°7 del 14/02/2016

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LA CONTROCOPERTINA

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Turismo,politicaeculturemoderne L’Assessorato alla Cultura di Locri colpisce ancora e questa volta il colpo gobbo è costituito dal concerto di Sergio Cammariere (1), cantautore jazz di indiscutibile talento che suonerà nella città di Nosside il prossimo 24 aprile. Sì, la data è ancora lontana, ma il Comune già prepara l’evento con la presentazione che si terrà domani. Ed è grazie a eventi del genere se il turismo, in Calabria è in crescita e attira bella gente da ogni dove (4) in grado di dimostrare che, oltre ai numeri, è in crescita anche la qualità! E turisti, nella nostra terra, ne arrivano anche per le feste di paese e le tradizioni religiose, come accade ogni anno con la la processione di Mamma Nostra, a Bivongi (3). Il nostro Marco Leonardi (10), invece, il turista lo fa e, restando a Roma, ha incontrato la soubrette Lilian Ramos (11) durante un peculiare freak show. Ed è anche per implementare il turismo se, questa settimana, il presidente della Regione Oliverio ha incontrato il vicepresidente del Fondo Ambiente Italiano Marco Magnifico (6), insieme al presidente regionale Annalia Paravati, con i quali ha parlato di “magnifici” (è proprio il caso di dirlo) progetti per il recupero dei nostri boschi. Ma a Locri non si pensa solo ad attirare turisti. Grazie all’impegno sorprendente dei giovani di Civitas (5), infatti, si cerca di recuperare anche la nostra cultura e la nostra storia, recuperando il concetto di scambio culturale e ideologico “di piazza” tanto caro ai nostri predecessori greci. E anche di storia, politica e cultura si è discusso durante la conferenza programmatica di Forza Italia a Catanzaro (7), in occasione della visita di Maurizio Gasparri

per la ricostruzione di una destra locale credibile, forte e vincente (e se la faccia la mette Gasparri siamo a cavallo)! Scorpacciata di “cultura” poi, ha certamente fatto Cavallaro a Siderno Superiore nelle ultime settimane. Deve trattarsi di un periodo particolarmente favorevole, per il nostro che, impegnato con la sua bella musica in progetti interessanti per il recupero del territorio, ha ottenuto di recente la sua compassata su La7 e la sua rimpatriata con Papandrea (8), compagno di tante avventure! Fatto di cultura (della legalità) è anche la questione Laganà (2), tornata agli onori della cronaca a seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso della Procura generale di Reggio Calabria da parte della Corte di Cassazione, che ha definitivamente riconosciuto la totale innocenza della vedova Fortugno. Culturalmente italiana, infine, è la sindrome dei baby pensionati, che oggi accolgono tra le loro fila quella Nicole Minetti (9) conosciuta per la sua meritoria carriera politica e per essere stata (suo malgrado, s’intende) coinvolta nell’affaire Ruby. È evidente che (sfruttare la) prostituzione (ideologica) paga! Ed è proprio per vedere queste meraviglie che “Lascio il mio cuore qua, Calabria mia, e parto per cercare il mio futuro, vado tra gente che non è la mia, ma che saprà accettarmi di sicuro” (tanto mi fanno la morale ma sono tutti peggio di me!). Jacopo Giuca


RIVIERA

ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Il concorso esterno di associazione di tipo mafioso Con riferimento al reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso insiste molta giurisprudenza, che viene indicata per sostenere un’ipotesi di responsabilità penale che trova difficile applicazione nelle sentenze dei vari tribunali. Una recente giurisprudenza di legittimità ha ribadito il principio già da tempo costantemente affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, in base al quale va affermata l’ammissibilità del concorso esterno o eventuale per il delitto di associazione di tipo mafioso di cui all’art. 416 bis c.p. Nella suddetta decisione le Sezioni Unite hanno definito chiaramente nei termini che seguono i contorni della fattispecie di concorso esterno in associazione mafiosa con particolare riferimento al caso del politico che stringe un accordo elettorale con la mafia; si tratta, come anche nei fatti oggetto della presente ordinanza, della fattispecie concreta di patto di scambio fra il sostegno elettorale da parte del sodalizio criminoso in favore di un candidato alle elezioni e la disponibilità promessa da quest’ultimo di elargire, in favore del sodalizio stesso e dei suoi membri, una volta eletto, favoritismi e benefici di vario genere. Si è detto che assume il ruolo di concorrente esterno il soggetto che, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell’associazione e privo della “affectio societatis”, fornisce un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, sempre che questo esplichi un’effettiva rilevanza causale e si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione. Del resto, seguendo il ragionamento delle Sezioni Unite del 2005, l’ammissibilità della figura criminosa in esame scaturisce dalla funzione incriminatrice dell’art. 110 c.p., che non consente di operare una distinzione fra le ipotesi di concorso necessario e quelle di concorso eventuale. Ed i giudici di legittimità precisano analiticamente quali debbano essere, ai fini della configurabilità del delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, i requisiti strutturali della fattispecie: in primo luogo devono essere integrati tutti gli elementi dell’associazione a delinquere di stampo mafioso; quindi occorre che il contributo del concorrente esterno abbia avuto un’effettiva efficienza causale ai fini dell’esistenza e del rafforzamento del sodalizio criminale; ciò in quanto detto comportamento deve avere, in qualsiasi modo, contribuito a ledere il bene giuridico protetto dalla norma che può essere anche soltanto messa in pericolo dall’esistenza e dalla operatività di un’associazione mafiosa. Con riferimento poi all’aspetto psicologico occorre che il concorrente esterno sia consapevole dell’esistenza del sodalizio criminoso di stampo mafioso e voglia contribuire all’attuazione degli scopi dell’organizzazione interagendo con i soggetti che di essa fanno parte. In sostanza il concorrente esterno deve essere comunque consapevole dei metodi utilizzati dalla stessa al fine di perseguire i propri fini e dell’efficacia causale del proprio comportamento nella medesima direzione, nel senso che deve rendersi conto che con il suo comportamento agevola e rafforza l’organizzazione. Le Sezioni Unite, nella decisione del 2005, scendono ancora nel dettaglio, esaminando il cosiddetto “patto di scambio politico mafioso” al fine di stabilire a quali condizioni lo stesso possa integrare il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di un accordo in base al quale il politico, a fronte dell’appoggio richiesto all’organizzazione mafiosa, pur non essendo inserito organicamente all’interno della stessa, si impegna a strumentalizzare a favore della stessa le prerogative connesse alla funzione che dovrà esercitare o a rendere una serie di favori quali corrispettivo per il procacciamento dei voti. Certo anche nella suddetta fattispecie potrà configurarsi, secondo le Sezioni Unite, il delitto in esame a condizione che la promessa o l’impegno assunti dal politico comportino un effettivo apporto esterno alla conservazione ed al rafforzamento dell’associazione criminosa; ma tale dovrà essere considerato anche alla luce di una verifica probatoria ex post della sua efficacia causale; in sostanza, alla luce di detta valutazione, deve emergere che il contributo del politico abbia inciso in modo effettivo sull’esistenza e sull’operativa dell’organizzazione criminale, essendone in concreto derivati vantaggi per la stessa o per sue articolazioni interne.

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Martedì Steve Brunt, sindaco inglese, ha fatto visita a Pietro Fuda, intavolando con lui un’interessante conversazione. Fulcro del dialogo: le difficoltà che le periferie devono affrontare su imposizione dei governi centrali e la possibilità di un gemellaggio che possa cambiare questa situazione.

LA VISITA

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Siderno Chesterfield: cercasi soluzioni unitarie a problemi comuni Brunt:“A causa della politica di austerità imposta dal governo nazionale siamo costretti a tagliare sui servizi e ad affrontare la disoccupazione”

Chesterfield è un comune inglese situato nel cuore del Regno Unito, non lontano da quella Nottingham tra i cui boschi agiva il leggendario Robin Hood. È stata fondata nel periodo in cui l’eroe che “rubava ai ricchi per donare ai poveri” conduceva la sua guerriglia contro gli uomini di Giovanni Senza Terra, nei primi del 1200 e, nell’arco di pochi decenni, ha rapidamente meritato il titolo di fiorente centro commerciale. Famosa per la chiesa parrocchiale di Santa Maria, la guglia del cui campanile ha la peculiarità di girare su sé stessa con un’inclinazione di circa tre metri rispetto alla verticale, Chesterfield conta oggi circa 100mila abitanti rappresentati da un esecutivo Liberal Democratico e dal sindaco Steve Brunt. Il motivo per il quale vi raccontiamo questi dettagli su una città che si trova a 2.700 km da qui è la recente visita al nostro comprensorio proprio del primo cittadino inglese che, affascinato dalle bellezze e dalla storia della nostra terra, ha intrattenuto un lungo discorso con il nostro sindaco Pietro Fuda sulle opportunità che i due centri abitati potrebbero cogliere da una collaborazione attiva e da un conseguente scambio culturale. Brunt ha raccontato al sindaco di Siderno che l’attenzione tipicamente inglese per le politiche di collaborazione tra paesi distanti tra loro è stata negli anni alla base di ben quattro gemellaggi con altrettante città del mondo, motivo per il quale la sua amministrazione trova adesso difficile sottoscrivere un nuovo, seppure interessante, gemellaggio con Siderno. Nonostante la differenza di estensione e densità demografica, Siderno e Chesterfield sono infatti molto più simili di quanto non si sarebbe porta-

ti a pensare, e un programma di scambi culturali che possa avvenire tra i nostri amministratori locali e i loro o tra le scuole dei nostri comprensori, dilazionato nel tempo e anche fuori dal Twin Towns Project europeo, potrebbe garantire di fare fronte a problemi che, durante il dialogo tra i due primi cittadini, si sono rivelati inaspettatamente comuni ai due centri. Il dato che ci ha stupito di più, in effetti, è quello relativo alle problematiche che questa cittadina inglese e i suoi amministratori devono affrontare quotidianamente. «A causa della politica di austerità imposta dal governo nazionale - ha affermato Brunt - noi amministratori locali siamo spesso costretti a effettuare tagli impressionanti anche ai servizi essenziali e non possiamo in alcun modo garantire ai nostri cittadini, e naturalmente, al nostro elettorato, gli indiscutibili vantaggi di cui si gode nello stare in una grande città. «Certo, anche i grossi centri hanno le

loro gatte da pelare. La crisi economica ha avuto una serie ricadute negative di cui la società ancora risente: la discesa in picchiata del tasso di natalità, unitamente all’aumento della speranza di vita, hanno messo sotto sforzo l’assistenzialismo; l’innalzamento dell’età pensionabile ha fatto incrementare diverse patologie e il tasso di disoccupazione giovanile, tanto da costringerci a fronteggiare la fortissima contrapposizione tra una classe estremamente abbiente e ormai avanti con l’età a una molto più giovane e non in grado di arrivare alla fine del mese». Questa situazione vi sembra forse familiare? Se resta valido il detto “L’unione fa la forza”, cogliere al volo questa occasione e analizzare nel dettaglio tutte le opportunità che una collaborazione con l’Inghilterra comporterebbe potrebbe rappresentare una concreta possibilità di crescita. Sfruttiamola. Jacopo Giuca

Calabria vulnerabile

Il caos che sta attraversando la Protezione civile calabrese impone una riflessione: siamo pronti ad affrontare disastri peggiori di un po’di neve? a Natura è stata clemente nel concedere alla nostra Regione le bellezze naturali più disparate ma spietata nel rendere la Calabria fragile come il cristallo. La storia ce lo ricorda bene: terremoti, temporali, diverse calamità hanno sempre messo alla prova questa Terra così debole e usurata dall’uomo e dagli anni. Le scellerate politiche urbanistiche locali, l’abusivismo, gli sprechi, l’incuria e l’inciviltà hanno sempre messo sotto i riflettori la Protezione Civile, la prima linea di soccorso in queste occasioni. Per loro, di questi tempi, la vita non è facile: dopo le parole al vetriolo del consigliere Fausto Orsomarso del 20 gennaio – il quale, in maniera colorita, descrisse Carlo Tansi, capo della Protezione Civile nominato dal Presidente Olivierio, come un “nuovo balbettante scienziato consegnato ai calabresi” -, ecco l’invettiva della sigle sindacali CISAL e USB contro quello che sta diventando il leith motiv del dibattito di questi giorni: la riorganizzazione del settore. In breve, la delibera n. 299 della Regione Calabria ha provve-

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duto a dettare le linee guida del riordino della Protezione civile con il potenziamento delle strutture operative di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, la modernizzazione delle sale e la relativa informatizzazione, l’inserimento di nuovi corsi formativi e così via. Tuttavia, quello che le parti sociali temono, è un depotenziamento delle risorse umane, che provocherebbe licenziamenti a catena. La reazione dei sindacati è stata invero immediata, gettando – in particolare le

dichiarazioni del portavoce CISAL, Tedesco – ulteriore benzina sul fuoco. “Populista”, “inconcludente” – in riferimento ai disastri avvenuti sull’A3 - e “interessato a una candidatura politica” sono le accuse rivolte al numero 1 della Protezione civile il quale tuttavia ha replicato che non ci saranno né dismissioni di sedi, né tantomeno licenziamenti. Intanto, però, 45 unità stanno per fare le valigie. Pace fatta? Non si sa. Sta di fatto che questa Calabria è vulnerabile, vittima di un dissesto idrogeolo-

gico che ha già saggiato le sue capacità distruttive in autunno e vittima di un clima sempre più “pazzo” che ha colto davvero impreparato i soccorsi. Non si riesce, pertanto, a sostenere le ragioni di una parte rispetto a un’altra. È il dubbio a regnare sovrano. La terra, qualche giorno fa, ha tremato in Sicilia, facendo sentire il suo rombo furioso fino a Reggio Calabria. L’argomento sismico è un argomento atavico e che, forse più di neve e pioggia, deve far riflettere sulla robustezza del sistema di soccorsi. Ma non solo. La Protezione civile, da sola, può fare poco e bisognerebbe cominciare a pensare a un adeguamento dei piani antisismici locali al piano nazionale previsto dalla l.77/2009. Molti di questi, come ad esempio quello di Reggio del 2008, sono già datati e non rispecchiano i canoni previsti dalla normativa in seguito al disastroso terremoto abruzzese del 2009. Serve un dialogo che renda efficienti gli effettivi soccorsi, piuttosto che i battibecchi da bar. Antonio Cormaci



RIVIERA

ATTUALITÀ

RIFLESSIONESUUNAFOTODIGRUPPO.Èamaroconstatareilmodoin cuiunpatrimonioimmensodisperanzeedilottesiastatodilapidato.

I progressisti erano la speranza, il PD è stata

i è capitata tra le mani una vecchia foto ingiallita per l’umidità e per il tempo passato ma che conserva una straordinaria attualità. Si sa, le vecchie fotografie fissano ricordi che riportano in superficie sentimenti antichi che riemergono con prepotenza dal fiume della nostra memoria. A volte, ci fanno commuovere se non altro perché ci fanno riandare al tempo passato sbattendoci in faccia l’innocenza perduta. Qualche volta ci costringono a riflettere e, raramente, riescono finanche a farci incazzare. È il caso della foto che qui proponiamo. Si vede in un paese della Calabria, un Massimo D’Alema ancora giovane e dietro di lui un piccolo nucleo del gruppo dirigente di quella che fu la parte più consistente della “sinistra” calabrese. Riconoscibili l’attuale presidente della Giunta regionale Mario Oliverio, l’ex vice presidente Nicola Adamo e Peppe Bova già presidente del consiglio regionale. Tutti insieme rappresentavano il nucleo ristretto teso a mettere in campo un progetto di radicale alternativa politica di cui la Calabria avvertiva un gran bisogno. Un gruppo di ferma opposizione al potere anche perchè (oggi lo possiamo dire con certezza), in quel momento storico al governo c’erano gli altri… e gli “altri”, si sa, non sono mai buoni! Ho riguardato quella foto nei giorni scorsi mentre sul Tg3 nazionale andava in onda il disastro degli ospedali calabresi. L’ho fissata ancora mentre sui giornali si dava risalto alla mutazione genetica della politica evidente nelle vicende di Cosenza, mentre la retorica scorreva a fiumi durante il convegno teso a insediare la consulta della “legalità” voluta dal PD. Mentre a Reggio Calabria, città metropolitana, i partiti sono scomparsi dal radar politico. Oggi, una parte di quel gruppo dirigente fissato dall’obbiettivo è al “potere”! Quel “partito” è alla guida della Regione Calabria, delle principali città calabresi, del governo nazionale ma il “sole dell’avvenire” è tramontato alle spalle di quel triste palcoscenico. Quel gruppo dirigente è entrato nelle “stanze dei bottoni” ma le porte si sono chiuse. Sbarrate a quel popolo di giovani, di impiegati, operai, intellettuali che veniva trasportato con i pullman per invocare il cambiamento. Una folla composta soprattutto da “ultimi” e che in quanto tali sono rimasti dietro la porta, muti e increduli, a scrutare le finestre dei “Palazzi” aspettando qualche segnale di cambiamento. Invano, la “sfinge” non può cambiare natura. La politica è diventata altra cosa. Una scacchiera di lotte personali, di “Cartelli” trasversali dove “angeli” e “demoni” si danno battaglia, stipulano patti, firmano armistizi, si dividono le spoglie ma nè la Calabria, né la “politica” c’entrano più nulla con le loro battaglie. Una cosa è certa: i calabresi non hanno più diritti rispetto a ieri! Non vivono meglio, non si sentono protagonisti del loro futuro. L’ascensore sociale è sostanzialmente fermo, bloccando il popolo al piano interrato e assegnando i piani alti ai vecchi e nuovi privilegiati. Intanto negli ospedali calabresi si soffre e si muore ma la “politica” è indifferente. Segue il suo inesorabile corso nel deserto svoltando ora a destra e ora a sinistra ma non spostando di una sola virgola la situazione. È amaro constatare il modo in cui un patrimonio immenso di speranze e di lotte sia stato dilapidato. Una “ricchezza” che non apparteneva ai singoli ma a tutto il popolo calabrese. Sono certo che non ci sia stato dolo o malafede ma è la logica del potere che ha risucchiato nel suo ventre coloro

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la delusione

"OGGI LA POLITICA È DIVENTATA UNA SCACCHIERA DI LOTTE PERSONALI, DI CARTELLI TRASVERSALI DOVE ANGELI E DEMONI SI DANNO BATTAGLIA, STIPULANO PATTI, FIRMANO ARMISTIZI, SI DIVIDONO LE SPOGLIE MA NÉ LA CALABRIA, NÉ LA POLITICA C’ENTRANO PIÙ NULLA CON LE LORO BATTAGLIE".

Si riconoscono nella foto da sinistra: Mario Oliverio, Peppe Bova, Massimo D’Alema e dietro Nicola Adamo e Pino Soriero

che pensano di gestirlo. L’oggettiva omologazione dei gruppi dirigenti presenti a quelli passati non solo ha reso insopportabile il peso dell’eterno presente ma ha ucciso ogni speranza di cambiamento. La fotografia fissa quel momento storico politico ma il popolo calabrese non è all’ultima spiaggia. Abbiamo superato periodi ben peggiori (si pensi al 1783 o al 1908) e supereremo anche questo momento così delicato. Tuttavia la foto ci insegna che non abbiamo bisogno di “salvatori” né di “cavalieri” senza macchia. Abbiamo bisogno di un popolo consapevole e con la schiena dritta che sa marciare per i propri diritti. Un fotografo pur bravo non può far altro che ritrarre la situazione così com'è. Noi invece avremmo bisogno di un grande “artista” capace di dare volto e voce alle incazzature, ai sogni spezzati, alla rabbia che si alza da questa Terra. Un artista come Munch capace di lanciare un “Urlo” feroce… di riscatto! Ilario Ammendolia


SETTIMANALE

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Ma tutto questo Alfano non lo sa... iovedì pomeriggio c’è stato un vertice in prefettura in cui si è discusso anche di Locride con Alfano, ma nessun sindaco del nostro comprensorio è stato invitato a partecipare. A dirla così quasi non sembra vero: il Ministro degli Interni viaggia alla volta della Calabria per discutere dell’escalation criminale nella Locride e si reca a Reggio per incontrare il prefetto senza invitare quei sindaci che gli attentati li hanno subiti. O è una nuova puntata di Scherzi a parte o qui c’è qualcosa che non va. Con l’intento di approfondire la questione abbiamo contattato Giovanni Calabrese (il cui paese è stato direttamente interessato da uno degli attentati in questione) e Pietro Fuda (con ogni probabilità il sindaco con la migliore visione politica d’insieme, vista la sua esperienza) che non hanno potuto che confermare quanto ci era giunto all’orecchio. A questo punto alcune considerazioni sono d’obbligo. La prima: Forse al Ministero (e anche in Prefettura, a questo punto) non sono bene informati sul nostro territorio, o comunque sono in possesso di informazioni errate, perché i tipi di intervento promossi dalle istituzioni continuano a esercitare una “legalità” che i nostri poveri sindaci chiedono che venga praticata e non solo predicata. La seconda: Sicuramente al Ministero (e in Prefettura) non sanno che siamo senza rappresentanti in Parlamento, anche se eletti con i nostri voti. Non sanno che siamo senza rappresentanti in Consiglio Regionale, anche se eletti con i nostri voti (unica rappresentante subentrata, infatti, resta l’assessore Roccisano, che però non abbiamo visto molto coinvolta nelle problematiche della del nostro territorio). Non sanno, infine, che lo stesso discorso vale purtroppo anche per la Provincia, ad esclusione di poche eccezioni comunque divincolatesi completamente dalle dinamiche territoriali. Nonostante questo, fortunatamente, nell’ultimo periodo è stato dimostrato un forte impegno da parte dei sindaci e delle associazioni che il territorio lo vivono ogni giorno. È stata ad esempio fondamentale la manifestazione di ottobre per l’ospedale a Locri, che ha dato il là a una serie di iniziative sempre più forti e significative. Grandi risultati sono stati ottenuti con la Regione per l’impianto di San Leo, garantendo la fine di un’epoca segnata dal puzzo e segnando l’inizio di quella in cui questo impianto diverrà fondamentale per una nuova fase ambientale che vede in tutti i comuni la raccolta differenziata trasformarsi in una priorità. Si è lavorato molto anche per gli impianti di depurazione, per attivare i quali si aspetta solo il via da parte della Regione. In tre mesi è stato costituito un nuovo GAL per tutta la Locride, a breve sarà aperto al pubblico il nuovo portale internet territoriale finanziato con i PISL comune di Locri capofila e, anche se ancora si attende di vedere i primi risultati sono stati aperti i tavoli di confronto con i Ministeri per la Locride. Ma tutto questo Alfano non lo sa. Vladimir

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Giovedì un incontro con il Ministro dell’internoha discusso di varie problematiche territoriali, tra cui l’emergenza sicurezza che stiamo vivendo nella Locride in questi mesi. Particolare (non) trascurabile: nessuno dei nostri sindaci è stato invitato a partecipare. L’EDITORIALE

La Cura Canta Angelino Alfano, dirigono i soliti vessicchi baffuti apisco che siamo sotto Sanremo ma se ti presenti sul palco proponendo un pezzo copiato, il giorno dopo ti becchi uno zero tagliato nelle pagelle del Festival. Eppure Alfano se ne infischia di ogni critica e per la serie “AmeCheMeNeFregaAmme”, come avrebbe detto Maccio Capotonda, solca lo scricchiolante palco reggino e “tra gorielli di melma”, sotto “una luce scoccata dai castagni” che ne accende il guizzo “in pozze d’acquamorta” si esibisce con il suo sguardo d’anguilla “torcia, frusta, freccia d’Amore in terra”. (Montale, so che mi perdonerai) . Sotto la direzione di tanti vessicchi baffuti, Angelino è pronto a dedicare la sua canzone alla Calabria:

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“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. (...) E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te”. (Battiato, so che mi perdonerai) La Calabria e i calabresi possono tirare un sospiro di sollievo: Angelino c’è, lo Stato pure, e insieme sono più forti di chi vuole combatterli. La Calabria non deve più avere alcuna paura: ci penserà Angelino a metter in ginocchio la ‘ndrangheta. Anzi, in realtà, ci sta già pensando. E stavolta a cantare

sono i numeri. Dopo l’emanazione da parte sua della direttiva “Focus ‘ndrangheta” nell’aprile del 2014, sul territorio sono fioccate 162 unità investigative, 349 unità impiegate nel controllo del territorio e 330 per il potenziamento degli organici, punto debole tanto nel settore delle forze dell’ordine che nella magistratura. Grazie a questi rinforzi, dal giugno del 2014, data in cui comincia il piano straordinario di interventi, fino al dicembre 2015 abbiamo avuto 796.810 persone controllate, 530mila veicoli, 9.700 soggetti deferiti all’autorità giudiziaria, 1.394 arresti in flagranza, 938 fermi di indiziati di delitto. E se i numeri non bastassero, l’elemento probante dell’efficacia della “cura” di Alfano è proprio il tentativo di reagire da parte della ‘ndrangheta. Quindi sarebbe come dire che se il virus non viene debellato e anzichè perderla, acquista maggiore virulenza, non c’è di che peroccuparsi: la guarigione è vicina. Gli atti intimidatori agli amministratori locali e ad altri esponenti, registrati negli ultimi mesi nella Locride e un po’ ovunque nella provincia reggina, altro non sono, quindi, che la testimonianza che la cura sta funzionando. Si proseguirà pertanto con la stessa prescrizione: cattura dei latitanti, aggressione ai patrimoni e ovviamente carcere duro. Gli appalti pubblici saranno controllati e guai a chi sgarra, parola di Angelino. Applausi, sorrisetti cortigiani e lustrascarpe. Alfano ha portato a termine il suo discorso pulitamente, senza lasciare frange. Ma in realtà l’orlo è stato solo piegato verso l’interno. Ancora una volta non si è riusciti ad arrivare al cuore del carciofo. Si continua a plastificare una sovrastruttura senza tenere conto della struttura reale. Si cerca di incastrare la soluzione in uno stampo come se si potesse ragionare in termini universali. E se per una volta smettessimo di pensare a una via d’uscita e ci preoccupassimo piuttosto di quale potrebbe essere l’entrata? La Calabria ha bisogno di una porta che si spalanchi su quell’Eden che per troppo tempo le è stato precluso da parte di chi, di tanto in tanto, in questa terra vi sbarca con l’aria di una cultura al cubo, mostrandosi competente in tutto e al corrente di tutto. La Calabria non ha bisogno di soldati, gendarmi e poliziotti, nè di toghe e prigioni, la Calabria ha bisogno di fiducia. Solo allora, caro Angelino, potrai dirle: “Io sì, che avrò cura di te”. Maria Giovanna Cogliandro


POLITICA

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La polemica

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La messa in onda del programma “Gustibus” su La7 ha generato l’indignazione del consigliere Sgarlato che, scrivendo un’interpellanza nella quale definiva assurda la spesa affrontata dal Comune, ha scatenato la penna dell’Assessore Macrì.Vista la peculiarità della disputa, che ricorda quelle romane così sapientemente raccontate da Cicerone, ci è sembrato giusto riportare questa vicenda con un breve brano scritto in stile latino, al quale farà seguito un commento dalla costruzione grammaticale più tradizionale.

De“Gustibus”

(non) disputandum est Eventi come l’Ottobrata, Catoji Aperti o le riprese di Gustibus, stando all’Assessore alla cultura Macrì, rientrano in una politica che sta cercando di lasciarsi alle spalle la così definita “Sindrome del Guscio” di cui sembra ancora soffrire la destra locale.

JACOPO GIUCA Il Brano: Dopo che in verità Pietro Sgarlato si era distinto per la sua condotta retta in consiglio comunale non tanto per aver sostenuto il sindaco, ma per aver sollevato questioni che avevano messo in evidenza le difficoltà del PD che osteggiava il primo cittadino, la settimana successiva il consigliere avanzò per primo, come uomo di grande autorevolezza, un’interpellanza all’Amministrazione con la quale, considerata la non facile situazione finanziaria del Comune di Siderno, si domandava se fosse necessaria od opportuna una spesa di quasi quindicimila euro per registrare una trasmissione a suo dire poco utile al borgo antico della città. A questo testo, che evidenziava i limiti di una linea di pensiero conservativa e poco propensa a osare pur di rilanciare il territorio, faceva seguito pronta risposta dell’Assessore alla Cultura Ercole Macrì, che con piglio sicuro e grande sagacia rispondeva con sottile ironia al consigliere Sgarlato ammettendo che sì tale spesa per soli venti minuti di passaggio televisivo era eccessiva, ma era stata affrontata in vista del rilancio economico del paese e che già aveva attirato l’attenzione del grande musico e poeta Lawrence Ferlinghetti che tanta visibilità avrebbe portato al comprensorio. Il Commento: Della spesa che il Comune di Siderno avrebbe dovuto affrontare per aggiudicarsi le riprese del programma Gustibus si discuteva già da tempo. Quando è stato stabilito di compiere questo accordo commerciale con l’emittente televisiva di Cairo Communication l’amministrazione Comunale (Sgarlato compreso) sapeva benissimo quali sacrifici esso avrebbe comportato e quali (potenziali) benefici se ne sarebbero potuti trarre. Fatta questa doverosa premessa, non ci ha stupito l’interpellanza del consigliere di minoranza, né viene da noi minimamente ritenuta fuori luogo considerata la famigerata situazione economico-finanziaria del paese, che continua a versare in un drammatico stato di dissesto. I 14.460 €spesi dal comune per ospitare gli operatori e permettere a Cavallaro (non ce ne voglia) di avere i suoi quindici minuti di gloria nazionale insieme a due prodotti (il bergamotto e il caciocavallo) che oggettivamente non

sono frutti della nostra terra, sono senz’ombra di dubbio una cifra eccessiva, che forse sarebbe potuta essere impiegata in un momento meno difficile o, comunque, in maniera più concreta. Diciamo più concreta, e non più proficua, perché alla giusta richiesta di chiarimenti da parte di Sgarlato ha fatto seguito l’ancora più sacrosanta risposta dell’Assessore alla Cultura Ercole Macrì, che ci lascia quantomeno sperare che i benefici di questa operazione commerciale si siano cominciati solo a intravedere. È fuor di dubbio, a nostro parere, che la cornice che La7 ha scelto per mostrare il caciocavallo, il bergamotto e Cavallaro sia rimasta bene impressa nelle menti dei telespettatori di domenica 31 gennaio e che almeno una piccola parte di essi, intenzionata ad assaggiare le prelibatezze della nostra terra, una capatina a Siderno Superiore sarà stato invogliato a farla nell’eventualità di fare un viaggetto da queste parti. Non solo. Girare Gustibus a Siderno Superiore rientra in un programma di rilancio del borgo antico più volte promosso dall’attuale Amministrazione Comunale, che proprio con questo intento ha organizzato serate come L’Ottobrata o i

Catoji Aperti. Questa serie di eventi, stando a Macrì, rientra in una politica che sta cercando di lasciarsi alle spalle la così definita “Sindrome del Guscio” di cui sembra ancora soffrire la destra locale e che, secondo l’Assessore alla Cultura, sta alla base della convinzione che non aprirsi al mondo esterno porti più vantaggi che mostrare le nostre bellezze a tutti. È solo affidandosi a iniziative come questa, afferma Macrì, se borghi come i nostri hanno avuto la possibilità di crescere. È anche grazie a Gustibus, se Ettore Castagna ha voluto svolgere a Siderno il suo stage di lira e ballo calabrese e Lawrence Ferlinghetti, quel poeta e pittore italoamericano figlio della “Beat Generation”, ha scelto Siderno per il suo imminente Camp di musica e poesia. Ma all’Assessore alla Cultura di Siderno, da buon giocatore di poker, non è bastato “vedere” il full di Sgarlato. Sicuro della sua scala reale ha rilanciato alla critica del consigliere con l’Ospitalità Diffusa, un progetto che innalza esponenzialmente le qualità turistiche di Siderno Superiore sfruttando un’idea che ha già fatto la fortuna di centinaia e centinaia di borghi fantasma in tutta Italia. L’idea è semplice: sistemare, con il bene placido dei proprietari, case in affitto in tutto il centro urbano messe in rete da un semplice sito internet e da un centro unico di prenotazioni presso il quale i turisti potranno rivolgersi per programmare la loro vacanza a Siderno. Un vantaggio per i proprietari, per il comune e per i viaggiatori, che saranno sempre più interessati a risiedere almeno per qualche giorno nella nostra splendida città. Un progetto meraviglioso, per realizzare il quale, però, Macrì e l’Amministrazione devono stare attenti a non perdere di vista il sentiero imboccato finora. Se tutto questo sarà realizzato, infatti, spendere 14.460 € per venti minuti di trasmissione sarà stato un investimento eccezionale e Siderno Superiore vivrà il suo momento di massimo splendore dai tempi in cui venne fondata. Se questi presupposti, invece, non avranno seguito facendo nuovamente spazio alla “Sindrome del Guscio”, allora avrà avuto ragione Sgarlato. Ai posteri l’ardua sentenza.

REGISTROTUMORI

La Calabria ha finalmente detto sì Il cancro e la leucemia sono malattie. Non handicap, non deficit della persona, ma comunque malattie, fra le più insidiose per giunta. Perchè troppo spesso non lasciano scampo e condannano una persona, nella maggior parte dei casi, a una lunga epopea di controlli medici, terapie, medicine omeopatiche e sperimentali, radioterapia, chemioterapia. Se siete calabresi conoscerete sicuramente una persona che sia malata di questa patologia, che l'abbia superata, che abbia appena scoperto di esserne affetta, o che non ce l'abbia fatta. L'avverbio sicuramente non è causale. La Calabria detiene il primato di essere la regione italiana più colpita e con una

percentuale più alta di mortalità. Dai dati derivanti da un'inchiesta effettuata l'estate scorsa si annoverano circa mille casi al giorno e circa tre milioni fra pazienti ed ex pazienti. Lunedì scorso il consiglio regionale ha detto sì al registro dei tumori per monitorare le evoluzioni di questa patologia e dare il proprio contributo nella ricerca. Tale registro è il coordinamento di tre registri regionali, con riferimento alle macroaree di Catanzaro-Vibo Valentia, Cosenza -Crotone e Reggio Calabria. Prevenire e valutare sono state le due parole chiave che hanno sostenuto la proposta di legge approvata, dopo circa sei anni di tentenna-

menti. In cosa consiste il registro dei tumori? È un registro presente in oltre quaranta città italiane che riceve le informazioni dalle schede, dagli archivi delle anatomie patologiche e dalle schede di morte degli ospedali. Queste informazioni serviranno a ricostruire la storia della patologia in quella determinata regione, a effettuare dei confronti e a stilare una mappa in continuo aggiornamento delle malattie neoplastiche in Italia, sempre nel rispetto e nella privacy assoluta dei pazienti al fine di fornire strumenti adeguati al Servizio sanitario nazionale, per migliorare l'assistenza e studiare più a fondo questa patologia. Il sito internet dell'Airtum (Associazione

Italiana Registri Tumori) fornisce moltissime altre informazioni per poter comprendere l'entità e l'importanza del lavoro che giornalmente viene svolto. La lotta contro il tumore è una lotta mondiale ma, benchè questo sia un dato certo e sacrosanto, siamo ancora agli inizi di un percorso di cui non si intravede la fine. Per questo ogni granello di scoperta che potrà avvenire sul nostro territorio, grazie anche a questo strumento, è fondamentale perchè non è mai tardi per acquisire una maggiore consapevolezza . Lidia Caterina Brancia



GERENZA

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ATTUALITÀ

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Da un grande vitigno un grande passito

A Gerace un evento per celebrare il Greco e le sue potenzialità produttive

i dice che sia uno dei più antichi vitigni italiani arrivati con i coloni greci e le sue produzioni affiorano anche negli scritti di alcuni autori della letteratura classica. Il Greco Bianco, uno tra i vitigni autoctoni dalle grandi potenzialità di sviluppo, è al centro di un percorso d’innovazione e valorizzazione focalizzato sui vini e passiti da esso ottenuti. A dare corpo a questo percorso è stato uno dei progetti dell’Agenda Strategica denominato Enotria Tellus, che ha visto tra i partner privati le aziende Barone Macrì e le Cantine Enopolis di Bivongi, con il coordinamento scientifico del Dipartimento di Agraria dell’Università degli studi di Reggio Calabria. L’evento “Il Greco. Da un grande vitigno un grande passito”, in programma martedì 16 feb-

Per richieste di pubblicità rivolgersi a: PI GRECO Comunication srl info 0964383251

S

braio a Gerace, al Museo Civico, è l’occasione per focalizzare l’attenzione attorno all’area produttiva del vitigno storico e fare il punto sulla ricerca condotta dal partenariato. Francesco Macrì introdurrà i lavori che vedranno

la partecipazione dell’amministratore di Agrifoodnet Marcello Zimbone e del direttore del Dipartimento di Agraria Giuseppe Zimbalatti. La ricerca sul passito da uve Greco Bianco sarà illustrata da Mariateresa

Russo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal collega Rocco Zappia, con interventi sui risultati della ricerca condotta sul patrimonio viticolo della locride. Quale sia la nuova rotta del vino calabrese, ormai sempre più attenzionata dalla stampa specializzata e del mercato, lo racconterà Gennaro Convertini, al quale darà manforte Roberto Menegoni. La Regione Calabria ha da tempo puntato l’attenzione sui vitigni autoctoni e sulla produzione dei terroir proponendo strategie di sviluppo ad hoc che verranno esplicitate da Giacomo Giovinazzo, Dirigente del settore valorizzazione e promozione delle produzioni e filiere agricole. L’evento si inserisce nel piano della comunicazione del Polo di Innovazione finalizzato alla divulgazione dei risultati dei progetti dell’Agenda strategica.

I Fondi Europei protagonisti di un incontro a Roccella Jonica Lo scorso venerdì 5 febbraio si è svolto a Roccella Jonica un interessante incontro sulla progettualità degli Enti Locali e la sfida dei Fondi Europei. Centro del dibattito svoltosi all’ex Convento dei Minimi le opportunità date dai finanziamenti concessi da mamma Europa, i requisiti progettuali e le modalità di accesso ai fondi. L’incontro, aperto alle associazioni e ai cittadini, ha dato un quadro informativo completo grazie a interventi di qualità come quelli di Giuseppe Curciarello e Vittorio Zito.

LA CALABRIA AL CENTRO DI UN INCONTRO CHE SITERRÀ A MILANO GRAZIE ALL’AIMI La nostra bellissima terra sarà al centro di una discussione che si terrà il prossimo 27 febbraio, alle ore 9:30, a Milano, presso il Liceo Linguistico Manzoni in zona Loreto. Al centro del dibattito dell’AIMI le risorse naturali della nostra terra, l’esposizione di un progetto di sanità popolare e le azioni concrete per far rinascere la Locride. Ma anche i bisogni della nostra imprenditoria, le nostre prospettive per il futuro e le sempre attuali problematiche legate a economia e legalità.

GIOIOSA MARINA: L’INFORMATIZZAZIONE È ALLE PORTE

Marina di Gioiosa Jonica inizia a scrivere un altro importante capitolo della sua storia politica: L’Amministrazione Vestito, infatti, si è riunita in settimana con l’intento di dare al Comune efficienza, efficacia, economicità, trasparenza e imparzialità. L’obiettivo è rifare l'intero assetto informatico dell'Ente per allinearlo alle più moderne tecnologie con il supporto prezioso e competente di Carlo Frascà e la partecipazione corresponsabile di tutti i settori e i livelli dell'Amministrazione.

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PILLOLE DI RIFORMISMO di Vincenzo Amedei “Non è impossibile fare in modo che dalle nostre scuole non escano più alunni che non sanno niente di matematica, o che conoscano a memoria i nomi delle mogli di Enrico VIII, ma non dei paesi che confinano con l’Afghanistan; o studiosi dalla formazione così specializzata che ignorano tutto, di quel che accade attorno a loro: uomini come Lord John Russel. Di lui disse un giorno la regina Vittoria che sarebbe stato assai migliore uomo, se avesse conosciuto un terzo argomento: purtroppo egli si occupava soltanto della Costituzione del 1688, e di sé medesimo. La civiltà, secondo un vecchio adagio, è una corsa fra l’istruzione e la catastrofe”. A voi la scelta.” John Fitzgerald Kennedy (Discorso all’Università di Denver, 24 febbraio 1958)

L’ANGOLO DI FRANCO PARRELLO

RICORDI DI QUELLE SERE AL VALENTINO... Siamo agli inizi degli anni'60. Un giovane calabrese, terminati gli studi classici, si trasferisce a Torino per frequentare l'università. Un giorno mentre è seduto su una panchina del Valentino, il bellissimo parco torinese, incontra una ragazza. Iniziano a frequentarsi e poco tempo dopo nasce l'amore. Passano gli anni, loro sempre assieme e spesso, specie di domenica, si recano al Valentino, luogo del loro primo incontro. Arriva, intanto, il giorno della laurea ma i due giovani si lasciano. Giulio ritorna al paese d'origine, ma non ha il coraggio di parlare del suo amore ai propri genitori. Curerà, allora, tanti altri cuori, ma il suo rimarrà, per tutta la vita, ammalato di nostalgia.

IGIENE PUBBLICA

Proposta a ricco imprenditore osso sperare che questo breve invito sia letto da te, ricco imprenditore, a cui mi rivolgo? Solleva i tuoi occhi dalle cifre a sei zeri che quotidianamente ti scorrono davanti, e ascolta questa mia proposta. Siderno è un paese senza cessi, e quelli che ci sono, a parte qualche lodevole quanto rara eccezione, non smentiscono il loro nome. Un cesso. Questo è ciò che ci troviamo di fronte in bar, supermarket, centri commerciali più o meno grandi, pizzerie e ristoranti, ospedali, cliniche. Invasi dal vomito, allagati di piscio, foderati di carta igienica bagnata, affrescati con cacca, sono sempre straordinariamente piccoli: un cubicolo in cui piegarsi è impossibile, composti di un water in cui forse lo scarico funziona, forse no (e in quel caso dio abbia pietà di chi viene dopo), un lavabo pieno di capelli e peli corti e neri, in cui non c’è mai carta igienica e se c’è è appoggiata per terra, non c’è sapone, non c’è modo di asciugarsi le mani. Le mattonelle color grigio tambuto, eloquenti graffiti inneggianti l’accoppiamento, accompagnati da vari numeri di cellulare, adornano le porte (che se va bene hanno una chiave, se no, tanto piccolo è lo spazio, si tengono ferme col ginocchio). Una pisciata a Siderno fa passare la voglia di vivere, e di certo, di prendersi il cornetto. Alcuni cessi non valgono i 70 centesimi del caffè (“pizzo” necessario per poter usufruire di cotanto servizio), per altri daresti 70 euro pur di rimuoverne il ricordo dalla memoria. Allora, stanti così le cose, caro ricco imprenditore, i poveri pisciatori sidernesi si affidano alla potenza economica dell’uno: dacci dei bagni -non dei cessi- a pagamento. Vogliamo pagare per poter pisciare in pace: hai capito bene. Alt, fermo! So cos’hai pensato perché io leggo nel

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pensiero: ai bagni delle stazioni come Roma, dove paghi un paio di euro, hai le salviettine e il sapone, e ti ritrovi esattamente nello stesso cubicolo grigio tambuto di Siderno, solo che invece di essere affrescato con la cacca, è stato lavato con lo stesso straccio usato per pulire i pavimenti. No, grazie. Me la tengo. Ricco imprenditore, mi devi fare dei bagni in piena regola: puliti, spaziosi, igienizzati, con personale cortese e simpatico. Non farmi vedere la signora col mocio, no, ti prego! Voglio pagarti anche dieci euro, pur di avere un bagno tutto per me, con un bel bidè, la vasca e la doccia. Gli asciugamani, l’acqua calda e l’asciugacapelli. Le lamette da barba, un pettine usa e getta, una rivista da leggere mentre si è concentrati. Fammi pagare ma dammi tutte queste belle cosette.

E se poi volessimo allargarci, magari anche la sauna e i massaggi. Pensa come sarebbe bello: sarebbero le terme moderne! Mi dirai tu: ma io cosa ci guadagno, a parte i tuoi spiccioli e quelli di pochi vecchietti con la prostata e il diuretico in corpo? Chi altri pagherebbe per una pisciata? Ti direi che hai ragione, ricco imprenditore, perché se Siderno fosse quella della mia giovinezza, forse di turisti e rappresentanti disposti a pagare per un bagno degno di tal nome, ce ne sarebbero stati. Ma ora, chi ci viene più a Siderno? Credo che dobbiamo avere una grossa storia di karma-connection alle spalle, per meritarci dei cessi così, perché ti assicuro, ricco imprenditore, che sono l’inferno sulla terra. Lidia Zitara



ATTUALITÀ

ARTE E DINTORNI

Gerace, la bellezza calabra da raccontare ell’entroterra della costa Jonica, tra le alture della Locride in prossimità di una delle porta d’ingresso a un Aspromonte selvaggio, rigoglioso di vegetazione e pieno di misteri, si trova l’antico borgo di Gerace. Di antichissima storia e tradizione artistico-artigianale, il piccolo paese ha evidenti richiami di un ricco passato a stampo ellenico-normanno-bizantino. La bellezza, la storia, l’arte di Gerace sono stati premiati lo scorso anno, regalando alla cittadina arroccata la posizione del 7° Borgo più bello d’Italia (classifica stilata sulla base dei voti espressi tramite il televoto dagli spettatori durante un intero ciclo nella trasmissione di Rai Tre “Alle falde del Kilimangiaro” nella sezione “Il borgo dei borghi” condotto da Camila Raznovich). Gerace colpisce da subito per la sua eleganza artistico-architettonica, recuperata nel tempo e ottimamente conservata dalla P.A. locale, che fa del recupero urbano, del turismo del luogo, la riscoperta delle tradizioni antiche, l’artigianato e i prodotti tipici, il punto di forza di questo magnifico territorio. Questa è la Calabria bella, da scoprire e preservare, lontana da fatti di cronaca e misfatti comuni. Una bellezza nascosta, un tesoro da scoprire, che quasi quasi nessuno minimamente immagina, né prova a mettere in conto quando si sente parlare della Locride, immaginandola solo come un territorio pericoloso e niente altro. Questo è un immaginario collettivo un pò troppo “forzato”, ormai divenuto quasi un “luogo comune”, che sarebbe giunto il momento di sfatare un pò, emigrando da facili considerazioni geo-politiche e non solo, valorizzando e facendo scoprire l’arte, la storia, l’architettura, le tradizioni, che regnano in questa fascia di terra magnifica, spesso dimenticata e denigrata per facili e comodi motivi. Come Gerace, sono diversi altri i paesini interni ricchi di bellezze da scoprire e da vivere a 360° durante ogni stagione, in particolar modo nel periodo estivo dove feste patronali, sagre, eventi folkloristici di ogni genere la fanno da padrone: Caulonia Superiore, Siderno Superiore, Ardore Superiore, Casignana, Ferruzzano Superiore, Staiti, Bova Superiore e molti altri ancora. È questo il vero cuore pulsante della Calabria Jonica, vecchia terra, colonia greca ricca di cultura e antiche tradizioni, vissute da tempi lontani sino ad oggi. Questa è la vera Calabria che spesso non fa notizia. L’origine del nome di “Gerace” deriva da una antica parola greca che significa “sparviero”. Secondo la leggenda, fu appunto uno sparviero a indicare che il borgo doveva sorgere in un posto lontano dagli attacchi via mare dei Saraceni. Girando per il piccolo e grazioso borghetto antico, superando le antiche porte di ingresso, pian piano agli occhi di chi la visita, si è invasi da vedute pittoresche e prospettive d’angolo di totale eleganza e bellezza. Ogni mattone a vista delle piccole casette o dei i palazzi borghesi, addossati sulle strette viuzze e nelle piazze, raccontano una storia di un tempo passato. Quando si arriva in cima, nella parte più alta del borgo ci si trova ai piedi del Castello, che svetta sul grande piazzale belvedere in cui le vedute si affacciano sulla costa marina e sulle vallate intorno. Gerace sembra avere sparsi tra i posti più nascosti e misteriosi quasi 100 antiche chiesette, alcune si esse minuscole, diroccate, sconsacrate, un forte segno di legame con l’aspetto religioso del posto, in quanto il paese fu sede della Curia. Incantevole la piazza delle Tre chiese. Spuntano con eleganza antiche cupole bizantine, richiami barocchi, greco-ortodossi. A dominare tutto è senza dubbio la Cattedrale di Gerace legata alla porta dei vescovi, in cui emerge lo stile normanno e stratificazioni di più correnti artistico-architettoniche susseguitesi nei secoli a causa di diverse ricostruzioni. Un edificio religioso nel complesso di carattere romanico con elevato potenziale artistico al suo interno, strutturata con la basilica superiore e il colonnato, le absidi e la cripta inferiore. Calabria da scoprire… Domenico Spanò

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Asta da capogiro per un'opera dell'artista calabrese Mimmo Rotella Novecentomila sterline ovvero un milione e quattrocentomila euro è la cifra record che il décollage Untitled di Mimmo Rotella del 1964, ha raggiunto all’asta da Phillip's a Londra. Non si conosce l’aggiudicatario ma è quasi certo che l'opera dell'artista, nato a Catanzaro nel 1918 e scomparso nel 2006, volerà in America. Nel décollage si vedono i volti noti del cinema di quell’epoca, italiano e non solo, come quello di Sofia Loren con Charlton Heston, Rock Hudson con Kurt Douglas, e poi anche Dean Martin e Frank Sinatra. L'arte del décollage è un'invenzione tutta rotelliana. Nel 1954 l'artista catanzarese ha quella che lui definisce “illuminazione zen”, ossia la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica. Il décollage entra a far parte dei codici dell'arte: si tratta di un’autentica trasposizione su tela degli anonimi affreschi murali della città che pubblicizzano divi del cinema, prodotti o slogan commerciali. Collage astratti realizzati con manifesti lacerati – «presi come li ho trovati, già lavorati dall’uomo della strada e dalle intemperie» dichiara Rotella – incollati su tela e poi nuovamente lacerati. L’artista catanzarese s’impossessa del manifesto inteso come readymade: libera l’immagine dalle catene del Tempo e la rende eterna, comportando la perdita del suo carattere effimero e conferendole un’aura che non ha nulla a che vedere con la propria natura transitoria. È un gesto di rivolta quello compiuto da Rotella con i suoi décollage ed è lui stesso ad affermarlo: «Strappare i manifesti dai muri è l’unica rivalsa, l’unica protesta contro una società che ha perduto il gusto dei mutamenti e delle trasformazioni strabilianti. Io incollo i mani-

festi, poi li strappo: nascono forme nuove, imprevedibili. Ho abbandonato la pittura da cavalletto per questa protesta». Lacerando i suoi manifesti pubblicitari, l’artista vuole fare a brandelli l’intera società consumistica, servendosi di un’arte trasgressiva. Vuole a tutti costi stabilire un nuovo dialogo tra arte e vita, un dialogo in cui è la vita a interagire con l’arte e non viceversa.

Con i dècollage di Rotella “la città entra in casa”, per dirla con il titolo di un capolavoro di Boccioni. Ricostruendo i manifesti sulla tela, l’artista calabrese porta quindi la strada e alcuni suoi elementi – colti nel loro farsi, strepitanti mentre lanciano il loro grido contro tutto ciò che appare compiuto – nel silenzio delle gallerie, dei musei. M.G.C.

Il Comitato Piazza dell'Emigrante riparte dall’antica tradizione Per loro "tradizione" non vuol dire conservare le ceneri ma alimentare di continuo il fuoco. Il Comitato Piazza dell'Emigrante, attivo da luglio scorso nasce con l'intento di diffondere quel bagaglio di valori tradizionali, culturali, artistici, che i nostri cittadini emigrati hanno portato con sè nei luoghi dove si sono trasferiti per motivi di lavoro. Il comitato ha deciso di chiamarsi come la piazza della contrada di Donisi dove nel mese di agosto, per diversi anni, si è celebrata la festa dell'emigrante. Ed è da quella festa che il comitato è ripartito l'agosto scorso, riproponendola dopo cinque anni di silenzio. L'11 novembre è stata la volta della Festa di San Martino, interamente dedicata al nostro vino e alle nostre specialità gastronomiche. Nel mese di dicembre, invece, con la collaborazione della Pro Loco, del consiglio

comunale e di altre assocazioni sidernesi è stata data nuova linfa anche alla "Festa del dolce natalizio" che per motivi organizzativi negli ultimi anni aveva subito uno

stop. Anche in questo caso al centro viene posta la tradizione; l'obiettivo, infatti, è quello di valorizzare i dolci tipici del territorio, realizzati seguendo le ricette più

antiche, tramandate di generazione in generazione. La manifestazione ha riscosso un notevole successo anche grazie alla partecipazione di Studio 54 Network, per la prima volta a Donisi. Il comitato ha dato il proprio prezioso contributo anche nell'ambito della manifestazione "Natale a Siderno". La scorsa domenica con un carro allegorico sul tema delle banche truffaldine, realizzato richiamando i "vecchi capi mastri", ha preso parte alla sfilata che ha animato le vie cittadine. Tra i progetti futuri il presidente Rocco Jerinò annovera il desiderio di ripristinare le vecchie fontane di Via Gonia inferiore e la riqualificazione delle aree verdi. Inoltre, il comitato è aperto all'avvio di scambi culturali con altri comitati ed enti presenti all’estero e a prendere parte a qualsiasi iniziativa intrapresa su tutto il territorio sidernese.


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CARNEVALE

2016

Tra qualche difficoltà e moltissimo entusiasmo si è svolto con successo e grande voglia di divertirsi il carnevale del nostro comprensorio.E, anche quest’anno, abbiamo trasformato una festa che non è tipica della nostre parti in un evento unico!

Colori e risate riscaldano la Locride Dopo aver dismesso maschere e costumi e pronti a tuffarci nella più commerciale di tutte di tutte le ricorrenze, che vede come protagonisti gli innamorati di ogni età, è doveroso fare un po’ il punto, e lasciare spazio a qualche immagine, che possa darci l’idea di quello che i comuni della Locride sono riusciti a mettere in campo, dal punto di vista degli eventi, durante il periodo carnevalizio. Se Castrovillari rimane indubbiamente il carnevale più pittoresco della nostra Regione, è comunque fuor di dubbio che qualche cosa si sia mosso anche nel nostro comprensorio. La nota di merito va sicuramente al carnevale della Vallata del evento congiunto dei comuni di Nota di merito va Torbido, Marina di Gioiosa Jonica, Gioiosa superiore Grotteria, che non solo ha portato una venal carnevale della etata di novità nel territorio, ma proprio per la Vallata del sua modalità collaborativa ha dimostrato chiaramente come la coesione di più comuni Torbido, ma da in un unico progetto possa fornire ottimi e garantire alla cittadinanza una più segnalare sono risultati ampia facoltà di scelta. in zona, anche e a Mammola non si anche lasfilata di Restando è potuto prescindere da un coloratissimo cardi piazza, cui ha fatto seguito un Siderno, giunta nevale pomeriggio di canti e balli chiuso con un sordopo anni di elet- prendente e anticonvenzionale DJ Set da giobrio. troencefalogram- vanile Gli altri comuni, chi più e chi meno, sono riucomunque a restituire il clima di festa ma piatto e la festa sciti legato al periodo; dalle sfilate dei carri alle che drammatizzavano la morte di cardi piazza di farse nevale, da padrone l’hanno fatta i bambini, Bovalino, giunta con la loro gioia e loro risa contagiose, che sono riusciti a trasformare con il loro entusiain barba al com- smo anche tanti adulti in piccoli Peter Pan un giorno. missariamento per Dopo anni di sindrome da “elettroencefalogramma piatto” (almeno sul fronte dell’organizzazione di feste ed eventi di ogni genere), Siderno ha confermato il trend positivo iniziato con le feste di paese durante l’autunno e il Natale sfidando le difficoltà economiche dettate dal perseverare della condizione di dissesto con una sfilata di carri che, lungo il corso, ha attirato le attenzioni di grandi e piccini. Capplli alzati, infine, per Bovalino che, non lasciandosi abbattere dalle difficoltà del commissariamento, grazie all’impegno dell’associazione “Bovalino Eventi” ha portato in piazza tantissime persone desiderose di divertirsi, organizzando una festa che ha fatto invidia a quelle organizzate sotto l’egida del sindaco. Meglio di così…

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VOCE AI LETTORI

CALABRIA JONICA ARZ’A TESTA!

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Addio a Santino Polito

Tu cara jonica non s’i itagliana! Non c’è Cuvernu chi pensa pe’ ttia Passanu l’anni, passanu ‘i seculi Ma tu s’i affucata nta caristia. E non capisci c’a genti chi voti Ti pigghja ‘ngiru,non ti duna ma’ nenti Faci prumessi, prumess’i mercanti Chi po’ si squajjanu comu fumenti. Eh! Jonica mia! Ma quantu morbi ti porti cu’ ttia!? Nescisti povira e sbenturata E puru si fai parti d’u stuvali S’i terra morta malacuvernata. Nci su’ ddu’ cosi chi mi stannu a cori Ammenz’a a tutti latti morbi toi Morbi vecchj chi non t’i curaru mai C’u sapi s’i risorvi…prima o poi!?

Se n’è andato in punta di piedi domenica mattina Santino Polito, caposaldo dell’ospedale di Siderno prima e di Locri poi, vero e proprio pezzo di storia della nostra città. Galantuomo di altri tempi e professionista straordinario, stimato per competenza e professionalità, lascia un vuoto incolmabile non solo tra i suoi familiari, ma anche tra tutti coloro che lo frequentavano. Conoscevo da sempre Santino e sempre potrerò nel cuore i sabati mattina trascorsi al bar a prendere un buon caffé con lui e Michele. Vladimir

U’ primu morbu esti a ferruvìa: T’a rinduciru a ‘nu gudegliu mortu! Avundi vacanti passanu ogni jornu ‘nu treninu novu ch’è ‘na presa ‘ngiru O ‘na scatula arruggiata ch’èsti ‘nu scornu! Pensa pe’ ssupa! E’ tutt’o cuntrariu: belli stazioni, doppiu binariu, a ligna elettrica, treni veloci, pecchì cca ttia nc’è ‘stu calvariu?! Allura è veru ca s’i cumbinata Cu’ nu’ pedi i fora e nattu nt’a fossa Però i tassi i paghi! E comu li paghi! Sarrìa puru ura u ti duni ‘na scossa! E l’attu morbu esti ‘a Sanità: I spitali, u’ prontu succorsu… Chisti da’ Locridi! Da terra Tua! Jonica mia! Mi meravigghju i tia! Senti e d’agghjutti ‘sta litania Ca mò parra ‘a Locridi pe’ ttìa: ‘ndi chjudiru ‘nu spitali ‘nu spitali funzionanti! E da sira a la matina Nd’u ‘mbiscaru a chigliu randi E qual’esti u’ risultatu pe’ Malati e penitenti? Sanità uguali a…nenti! Ambulanzi scancasciati, non’avimu ‘na ziringa manca ‘a gazza e lu cuttuni i lettini su’ spundati, i lanzola su’ sciancati, e nt’e bagni? A solita ‘merica nenti sapuni e carta igienica! E i Primari? Cc’a non duranu! Doppu ‘nu pocu si la fuianu Medici i turnu c’è ncocchjunu Di ‘mpermeri simu addijunu! Non’avimu specialisti Simu scarzi d’anestisisti E pensati…chi allegria si Ndi chjudunu a chirurgia! E lu populu staci suffrendu Pe’ nattu spitali chi staci morendu. Ma!... U malatu a ‘stu puntu chi faci?! Si capisci ca cca non staci! Si prepara ‘nu bagagliu Prontu nt’o portabagagliu ‘a prissioni arriv’e stigli Già nt’a testa ndavi i grigli Faci ‘a strata senza dannu Pigghja ‘u trtenu poi a Rosarnu E nt’a spiranza u si vaji bona Sper’o ‘rriva armenu a Roma Arrivatu a Capitali Si ricovera nta ‘nu spitali E nta cchigliu dassa e pigghja Quandu poi vid’o Primariu Sgargia l’occhj, si meravigghja! C’o canusci!...Mancu cridi! E …volarrìa quasi m’arridi Ma non’avi manc’a forza! Spetta prima u si rimporza E perciò…nenti surrisi! Nd’avi sulu i ricchji tisi Accussì i l’apri e senti C’o primariu è Calabrisi! E quandu poi pigghja rihiatu Com’a ‘nu povuru sbenturatu Cu’ ‘nu filicegliu i vuci…dici: puru tu…t’a fujisti a Roma?! Ma oramai è quasi in coma! Comu in coma si Tu Jonica Mia! Arza ‘a testa!Non dormiri! E così Sia! (MIMMO MASSARA)

DOMENICA 14 FEBBRAIO 14

Talvolta in una fotografia, nell’angolatura e nella luce opaca, nella postura della persona ignara di essere ritratta dall’obbiettivo come in questo caso, talvolta si cela un fatale presagio. Cogliemmo un giorno la figura di Santino P. mentre declinava un saluto sbrigativo voltando le spalle. Era stanco, Santino P., già provato da traversie professionali, ma non si lasciava sfuggire il sottile piacere di rappresentare una situazione con un battuta di spirito, un lampo dell’intelletto, un nitido motteggio. Ora non è più tra noi. Ci rimane nello schedario questa istantanea senza volto, a significare icasticamente il suo congedo dalla comunità di amici e di conoscenti ma non dalla memoria dei tempi sorridenti.

“ BARBARIE È da poco venuto a mancare uno dei pezzi della storia di Siderno e dell'YMCA. Santino Polito, durante la sua presidenza dell'YMCA, ha creato numerosi eventi di carattere sociale e volti a favorire l'aggregazione. Noi lo vogliamo ricordare con questa foto scattata durante l'apertura di una manifestazione da lui promossa. Ciao Santino!

LA RIFELSSIONE

Ho sempre pensato che la violenza, di qualsiasi forma essa sia, non sia propria di un popolo o di una terra, ma al contrario ho creduto che essa si insinui ovunque… ovunque si annidi l’odio, la frustrazione, il malessere, le psicosi e spesso – purtroppo molto spesso – la cultura, o meglio l’assenza di cultura! Ed è proprio quel vuoto, quel gap di civiltà (o di civilizzazione) che oggi ha stroncato la vita a un ragazzo, un giovane nato nello stesso borgo di contadini in cui sono nato io… culla di antichi tesori, di teste sapienti, che però non ha saputo trattenerle a sé, lasciando che i suoi figli intraprendessero le strade che avevano scelto: strade in molti casi irte e lunghe, piene di insidie e di pericoli; in altri casi strade più corte, che non portavano lontano dagli stessi luoghi, ma non per questo meno faticose. Alfredo nasce da povera gente, come molti di noi; corre a piedi nudi per i vicoli impolverati del nostro centro storico, gioca con le poche semplici cose che ci potevamo permettere, si lascia prendere in giro o, come direbbero in Emilia, si fa mettere in mezzo… Alfredo cresce così, come crescono tanti bambini tra gli anni settanta e ottanta in un paesino del sud, sempre stropicciati e spettinati, senza tablet e play station, ma con tanta rabbia dentro e il vento delle colline dello Jonio. Ho incontrato Alfredo sul lungomare di Monasterace un paio di estati fa: non lo vedevo da lungo tempo, probabilmente dal tempo delle scuole dell’obbligo. Non lo riconoscevo, mi chiama “non ti ricordi di me?” Ho fatto fatica a ricollegare quella voce e quel volto al ragazzino che scorazzava chiassoso e sempre imbrattato nelle piazze e nelle vie del paese… Era ben vesti-

to, stirato, pettinato e ostentava un italiano senza particolari inflessioni. Mi racconta della sua azienda di montaggio di serre, delle numerose richieste che gli arrivavano da ogni parte della regione e anche da fuori, del fatto che grazie alla sua fatica i suoi figli potevano vivere un’infanzia diversa dalla sua e anche altre famiglie avrebbero dovuto ringraziarlo per aver dato loro da mangiare. Era orgoglioso di sé Alfredo, voleva darmi la dimostrazione che non era il bimbetto che prendevano per i fondelli, che anche per lui c’era stata una forma di redenzione da uno stato di miseria a cui aveva reagito con forza e determinazione. Non so perché ci teneva a farmi capire tutto ciò, immagino e spero perché aveva stima in me o nella mia intelligenza, voleva comunicarmi che lui ce l’aveva fatta! Oggi la vita di questo giovane coraggioso e impavido è stata stroncata da mani ignote, che con buona pro-

babilità tali rimarranno… la violenza ha silenziato la grande voglia di comunicare del nostro compagnetto di giochi, anzi è la violenza che si è imposta come forma di comunicazione. Mi chiedo allora di nuovo se le barbarie sono connaturate a questa terra difficile, o se la meridionalità nulla c’entri con l’agire armato, con le discussioni a colpi di rivoltelle, con il sangue che viene versato con così tanta freddezza per regolare vecchi e nuovi conti. Di certo siamo scappati da quella terra perché vedevamo compressa la nostra libertà, perché ci veniva impedito il libero arbitrio, perché temevamo che le speranze di redenzione sarebbero state soffocate così come oggi è stato soffocato Alfredo. Quanti e quali interrogativi ogni volta che torniamo (o semplicemente pensiamo) a quei luoghi che ci hanno visto nascere, affollano le nostre menti, ma chi ci darà le risposte che cerchiamo? Si leveranno di certo nuovamente gli appelli a uno Stato che avrebbe abbandonato la Calabria e i calabresi, prenderanno forma ancora le richieste di aiuto a una legge che sembrerebbe non esistere in molta parte del sud, sentiremo le istanze di chi vorrebbe militarizzati i nostri paesi. Ma potrà essere lo Stato a restituirci quella libertà? La mano militare a farci sentire tutelati nelle nostre strade e nelle nostre case? Il braccio forte della legge a ripristinare le regole del vivere civile? Di certo questa non è la Calabria che vogliamo, ma forse non è nemmeno il mondo che vogliamo, un mondo che continua a scioccarci con le sue barbarie e le sue nuove forme comunicative… cm



CULTURA

L’evento

Il racconto di una giornata spesa a conoscere suonatori, maestri, ballerini e appassionati della lira calabrese che vivono la loro passione autofinanziandosi e senza la ricerca di emolumenti diversi dal loro amore per la musica, per esser più espliciti senza chiedere una“lira”a nessuno.

La riscoperta della Lira pa ra carri in processione, maschere vaganti, coriandoli e stelle filanti danzanti nell’aria fresca di questo periodo carnevalizio, che hanno attratto e affascinato gli abitanti della Locride un evento è forse passato un po' in

T

sordina. Mi riferisco a uno stage di Lira calabrese, tenutosi a Siderno Superiore lo scorso week-end, organizzato dal professor Ettore Castagna e patrocinato dal comune di Siderno. Curioso per natura, domenica sono andato a Siderno Superiore e nel solito scenario da paese sospeso nel tempo, tra vicoli e vedute mozzafiato, si poteva udire, piano e dolce, un suono, una melodia, provenire da palazzo De Mojà che, irradiandosi nell’aria pungente, quasi la mitigava col suo calore tonale. Spengo anzitempo una sigaretta ed entro. Incontro Sara e Marisa, mi parlano, col sorriso negli occhi, della loro passione per il ballo popolare e mi fanno da Cicerone per le sale del palazzo fra altri ballerini, suonatori e corsisti, che sotto l’abile guida del professor Castagna, si impegnano a far rivivere uno strumento troppo a lungo rimasto nel dimenticatoio. Come un intruso, un ladro, guardo, ascolto, cerco di fotografare quel clima di gioia, di socialità che si respira, voglioso di rubarne un po' e ansioso di parlare con

il responsabile di quest’atmosfera onirica. Ettore Castagna finalmente si concede e concede ai suoi una pausa, stanco per il duro lavoro, ma per niente schivo e profondamente cortese, si ferma a saziare la mia curiosità. Inizia col dirmi che il corso, nato 6 anni fa, si chiama “tradizione e improvvisazione” e dopo essersi svolto per 5 anni nel geracese si è spostato, grazie all’interessamento dell’assessore alla cultura Ercole Macrì, nel luogo che gli è più consono, Siderno, dove la tradizione della lira era più radicata e che può vantare il ricordo di uno degli ultimi suonatori e

Lungo i vicoli si poteva udire una melodia, provenire da palazzo De Mojà che, irradiandosi nell’aria pungente, quasi la mitigava col suo calore tonale

costruttori dello strumento, Peppe Fragomeni, detto ‘U Fanarra. Mi racconta di sentirsi onorato per aver partecipato al gruppo di studiosi che si è occupato del recupero e dell’etnografia di uno strumento che, fino a non più di 30 anni fa, si riteneva ormai estinto e che oggi vive una seconda primavera attirando persone, dall’Italia e dall’estero, vogliose di indagarne non solo la musicalità, ma quella convivialità che era alla base del mondo contadino che ne ha tramandato il repertorio fino ai nostri giorni. Affascinato dal suo raccontare, mi perdo in silenzio in quella prosopopea da amante antica che Ettore fa della Lira;

soggetto e non più oggetto, dalla forma specifica, piriforme o a lancetta, che mi dice troviamo sostanzialmente identica in Calabria, nei Balcani, in Turchia e nelle isole greche; dotata di una voce propria, che parla una lingua arcaica, la lingua di quel mondo medioevale che le ha dato i natali e dei popoli bizantini che ce l’hanno tramandata. Proprio per questo suo essere “antica” o per le sue scale modali considerate démodé, il professor Castagna, mi confessa che l’esplosione di “festival folkpop”, come li chiama lui, offre al pubblico un’idea distorta della voce della lira, che rendendola commerciale e conformata all’estetica dominante la “Sanremizza” e così facendo la decontestualizza da quell’ambiente rurale del quale è espressione. Quel mondo bucolico dei nostri nonni, (continua), che attraverso la musica risanava lo spirito in momenti di forte aggregazione sociale, il cui zenit si manifestava nel ballo sulle note della lira, ballo che niente o poco ha a che vedere con quello “discotecaro” propinatoci dai gruppi folk alla moda o da sedicenti istruttori, che si beano di poter trasmettere, in poche ore, una tradizione secolare ed estremamente diversificata. La diversità di approccio che noi abbiamo è proprio qui; noi, incalza il professor Castagna, non abbiamo né fini economici, né intenti esibizionistico-edonistici, perciò la nostra ricerca sul repertorio tradizionale della lira, o sulla performativa del ballo, anche quando punta all’inno-


ETTORE CASTAGNA: “AL FOLK DA PALCOSCENICO PREFERIRÒ SEMPRE IL FOLK DALLA SOCIALITÀ ANALOGICA, QUELLA SOCIALITÀ CHE ESALTA I MOMENTI DI AGGREGAZIONE...”

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VINCENZO PIAZZETTA: "UN COSTRUTTORE SÌ, MA ANCHE UN GRANDISSIMO MUSICISTA, POICHÉ OGNI VOLTA CHE QUALCUNO SUONA LE MIE LIRE, ANCHE UNA PARTE DI ME È LÌ CON LUI"

DOMENICA 14

ERCOLE MACRÌ BASTA FARSI UN GIRO A SIDERNO SUPERIORE PER ESSERE ORGOGLIOSI DI APPARTENERVI: DECINE DI SUONATORI E BALLERINI HANNO INVASO LEVIE DEL BORGO

assa da Siderno Superiore vazione, lo fa rispettandone le radici storiche, non dovendo preoccuparsi di rispettare i canoni stilistici graditi al grande pubblico, e cercando di difendere “il fiore della nebbia dall’omologazione dei bouquet della sposa”. Io mi dice: “Al folk da palcoscenico preferirò sempre il folk dalla socialità analogica, quella socialità che esalta i momenti di aggregazione intorno ad un tavolo sicuramente più adatta a rappresentare i valori che veramente contano nella mia vita: l’amicizia, la cordialità e il rispetto per le diversità culturali e caratteriali che contraddistinguono il genere umano”. Già abbastanza colpito da quello che avevo visto e sentito e dalle spiegazioni del professore, che ha avuto il merito di far capire, a un profano come me, la necessità di difendere questo nostro bagaglio culturale da quella globalizzazione da copertina che vorrebbe omologare tutto e tutti a un modo “corretto” di pensare e sentire, accetto di fermarmi a cenare con il gruppo per addentrarmi maggiormente nel loro mondo, nella loro visione anticonformistica del folk. Tra una portata di pasta e piselli e una di carne, tra un’insalata e un mix di piatti volutamente appartenenti a quella dimensione popolare, a quella gastronomia povera, ma incredibilmente gustosa dei nostri nonni, risuonano le lire dei 40 corsisti, i canti potenti di stornellatori locali, zampogne e flauti venuti a salutare e contrappuntare la prima donna bizantina che non sembra affatto disturbata, né dal chiacchiericcio allegro dei

commensali, né da quel tintinnio che fanno i “picciriji di vino” quando si scontrano in aria prima di esser bevuti. Tra un bicchiere e l’altro continuo a chiacchierare, con Giulio amico romano di vecchia data, che non sapevo anche abile suonatore di lira calabrese, e con Vincenzo Piazzetta, lametino ex commercialista, che per amore del mondo pastorale si è reinventato abilissimo costruttore di lira. Mi parla del suo lavoro, della sua passione, della sua nuova vita felice da artigiano metodico, preciso; mi racconta che la lira è uno strumento scavato in unico blocco di legno composto da una tavola

Tra i sapori e gli odori della cucina locale, le lire dei 40 corsisti e i canti potenti di stornellatori salutano la prima donna bizantina. E in sottofondo un tintinnio di “picciriji di vino”

armonica con due fori, da un gruppo anima-ponte, dai piroli a inserimento sagittale e dalle tre corde in budello di animale e mi spiega l’importanza che ogni singolo elemento ha nella realizzazione del tutto. Così, passando da un excursus botanico sui legni più adatti al corpo, a uno zoologico sugli animali le cui interiora sono più idonee per le corde, mi immerge nel suo quotidiano, nella sua spasmodica ricerca sugli strumenti dei suonatori classici, come la lira del Barilli, che rappresenta ciò che uno Stradivari è per i violinisti, fino a giungere ai modelli contemporanei sviluppatisi dalle varianti generate per un’errata

copia dell’antigrafo. La passione con la quale descrive il suo lavoro quasi contrasta con le cicatrici che segnano le sue mani, tutte ricordate con un sorriso, a volte addirittura collegate a un’onomastica ben precisa della lira responsabile, la “Scienziata”, la “Bastarda” e via dicendo, che ben evidenzia il viscerale rapporto che l’artista ha con la sua opera. Un solo nome e tre anime che si fondono in un sodalizio eterno, questa è una lira per Vincenzo Piazzetta. Dice: “L’anima intrinseca dello strumento, commistione di quelle parti che amalgamandosi fanno l’unità; quella del costruttore con la sua tecnica, il suo estro l’umore che aveva mentre la costruiva; infine l’anima del suonatore, che spesso interrogo per conoscere meglio, per capire la natura della persona alla quale concederò mia figlia, regalano alle mie Lire una voce unica, ogni volta diversa e mi rendono non solo un costruttore, ma un grandissimo musicista, poiché ogni volta che qualcuno suona le mie creazioni, ovunque egli si trovi, è come se anche una parte di me fosse lì a suonare con lui”. La mia serata è poi continuata tra musica, risa, chiacchiere, balli e altro vino, tanto vino… tanto da non ricordare oltre quello che ho già racconto, ma non abbastanza da cancellare le ineffabili emozioni provate immergendomi in un mondo che conosco poco, ma che difficilmente dimenticherò. Vincenzo Larosa


CULTURA

IN BREVE

La leggenda del tesoro di Alarico nascosto a Cosenza diventa un film in 3D arebbe morto improvvisamente a Cosenza, Alarico, il re dei Goti che nel 410 d.C riuscì a saccheggiare Roma, mettendo le mani su immense ricchezze, fra le quali c’era una parte del tesoro del tempio di Gerusalemme. La sua sepoltura sarebbe avvenuta nel letto del fiume Busento e con lui sarebbe stato sotterrato l’intero tesoro, un bottino da 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento. La leggenda racconta che per impedire che la tomba del re venisse profanata, fu deviato il corso del fiume, impiegando migliaia di schiavi che, terminati i lavori, furono uccisi affinché non venisse rivelato il luogo della sepoltura. Il regista Massimo Scaglione, autore della “Moglie del sarto” interpretata dall’indimenticabile Maria Grazia Cucinotta, farà di questa leggenda un film in 3D “Alarico il re di tutti - Cosenza 410”. A interpretare il ruolo del re dei Goti, Massimo Bonetti, un degli attori prediletti dei grandi fratelli Taviani e del maestro Pupi Avati. La scenografia sarà curata, invece, da Osvaldo Desideri, premio oscar per “L’ultimo imperatore” di Bertolucci.

S

Nasce il primo Centro di Lingua Neogreca in Calabria hi vive a Reggio Calabria o dintorni, studia il neogreco e desidera certificare le proprie conoscenze linguistiche, non deve più affrontare viaggi lunghi oltre i confini della regione. Da quest’anno, grazie alla convenzione del Centro Linguistico d’Ateneo “Dante Alighieri” (CLADA) con il Centro di Lingua Ellenica di Salonicco, è possibile sostenere l’esame per la certificazione internazionale di competenza in lingua greca “Ellinomatheia” presso la nuova sede di Reggio Calabria, unica nella regione. Il Certificato di “Ellinomatheia” – titolo riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal 2013 – consente ai cittadini comunitari di partecipare a concorsi o bandi pubblici dove è richiesta la conoscenza certificata a livello internazionale della lingua. Il certificato “Ellinomatheia” di livello B2, per esempio, permette agli stranieri titolari di iscriversi a un qualsiasi istituto greco di istruzione superiore mentre quello di livello C2 è indispensabile per poter insegnare nelle Università greche. Dal 2014, inoltre, il neogreco è entrato tra le classi di concorso del MIUR. Infatti, oggi nelle regioni Lazio e Veneto il neogreco fa già parte dell’offerta formativa di numerosi istituti di istruzione di secondo grado.

C

Da Bovalino,Vanessa, una ragazza da GuinnessWorld Records SOGNA DI RECITARE IN UN FILM DI CHECCO ZALONE MA INTANTO SI CIMENTA NEI RECORDS E NE DETIENE GIÀ DUE:“MAGGIOR NUMERO DI PAROLE PRONUNCIATE IN UN MINUTO IN ITALIANO”E “MAGGIOR NUMERO DI BASTONCINI DA COCKTAIL INSERITI IN UN MARSHMALLOW IN 30 SECONDI”

Ha strappato il record di velocità delle parole al conduttore televisivo per eccellenza, Paolo Bonolis.

VALERIA MORABITO sistono persone che hanno diversi talenti… il canto, il ballo, saper ascoltare il prossimo, dispensare buoni consigli, essere un genio in logica e matematica, cavarsela ai fornelli… e poi c’è… E poi c’è Vanessa! Una giovane reggina, con un talento strabiliante, che ha fatto di lei una record woman! Non una, ma ben due volte! Il suo stravagante talento è quello della velocità! Vanessa Morabito, tradotta in termini supereroici, è una ragazza davvero “Flash”! E grazie al suo carisma, la ventiseienne, originaria di Pozzo, piccola frazione di Bovalino detiene ben due Guinness World Records! Il primo, “Maggior numero di parole pronunciate in un minuto in italiano”, strappato al conduttore televisivo per eccellenza, Paolo Bonolis. Ebbene si! Lo show-man romano, nel 2010 per la prima volta in Italia, nel programma di Canale 5 “Lo show dei Record”, condotto all’epoca da Paola Perego, riuscì a pronunciare 332 parole, mentre la nostra Vanessa riuscì a rubargli il titolo, superandolo con 380 parole, l’8 febbraio del 2012. Ma non contenta, decide di cimentarsi in un’altra sfida… perché si sa… due Guinness World Records is megli che one! Ed è così che l’8 gennaio 2014, soffia a Silvio Sabba, il record “Maggior numero di bastoncini da cocktail (o più comunemente stecchini) inseriti in un marshmallow in 30 secondi”, riempiendo per la seconda volta d’orgoglio la Calabria. Curiosi come noi di saperne di più? Ecco a voi alcune domande che abbiamo fatto a Vanessa, la calabrese da record! Come ti è venuto in mente di cimentarti in questi records? Per quanto riguarda il record delle parole, l’idea di poterlo battere, mi è venuta la sera stessa in cui Paolo Bonolis si è cimentato in questa prova... Stavo seguendo il programma “Lo Show dei Record”. Ho capito che ce l’avrei fatta. Avevo sul comodino il libro dei Promessi Sposi, ho fatto una prova la sera stessa e l’ho eguagliato, perciò ho deciso di allenarmi per superarlo. Col passare del tempo, ho capito che oltre alla velocità nella dialettica, riesco anche nella velocità

E

manuale, e mi sono messa alla prova in 30 secondi. Sei velocissima! Quando ti sei accorta di tale dote? Credo di essermi accorta per la prima volte durante il periodo degli studi. Ripetevo talmente veloce le materie orali, che i professori credevano avessi imparato a memoria le lezioni. Superare i limiti, per te, cosa significa? Superare i limiti mi permette di mettermi alla prova e capire fino a che punto la mente umana può arrivare. Quanto tempo al giorno ti sei allenata per riuscire a battere i due records? In realtà poco tempo… Quando tornavo da lavoro la sera dedicavo un quarto d’ora, venti minuti. La maggiore difficoltà che hai avuto in merito all’ex record di Paolo Bonolis? Nel record di velocità delle parole, la maggiore difficoltà è nel respiro… parlare veloce toglie il fiato. Si sa… chi entra a far parte del mondo dei Guinness World Records spesso è a caccia di nuove sfide… la tua qual è? Vorrei sfidare me stessa, alzare di livello il mio record “Maggior numero di parole pronunciate in un minuto in italiano”,

magari nel programma “Lo Show dei Record”. E qualora non fosse possibile, se riuscissi a trovare degli sponsor, potrei far venire direttamente in zona i giudici del Guinness World Records. Sappiamo che circa un anno dopo aver battuto il record di Paolo Bonolis, hai partecipato come concorrente a una puntata del suo programma “Avanti Un Altro… Pure di domenica”. Com’è stato incontrare il precedente detentore? È stato senza dubbio emozionante, divertente. Già seguivo questo programma e devo dire che dal vivo è ancora più divertente! E Paolo è così spiritoso e spontaneo, insomma lo è nel programma come nella vita. Com’è cambiata la tua vita dopo le esperienze da record? In realtà non è cambiata molto… nonostante tutti mi riconoscano per strada (tragitto casa lavoro, si scherza!) e io abbia avuto delle grandissime soddisfazioni personali, conduco una vita abbastanza normale, come quella che facevo prima dei records. Qual è il tuo sogno nel cassetto? Se devo farlo sogno in grande: mi piacerebbe recitare in un film di Checco Zalone, adoro la sua ironia, simpatia.

Unaserata“amarcord”tral’associazione Giorno 6 u.s., “Amicizia è pace”, all’hotel PRESIDENT, in un clima festoso, ha incontrato il Sindaco di Siderno Ing. Pietro Fuda col quale ha scambiato gli auguri di buon anno 2016. La serata è stata voluta e offerta dal Sindaco mettendo così a fuoco la sua naturale attitudine associativa, fonte di amabilità, di simpatia, di stima, di affetto. Il prof. Bruno Gasparro, segretario dell’Associazione, ha rivolto un caloroso saluto al primo cittadino ponendo l’accento su alcuni problemi cittadini e italiani, ai quali il Sindaco ha risposto con garbo e con la sua nota padronanza. Conosco l’habitus vitae di Pietro Fuda dagli anni in cui ci recavamo in pullman a Catanzaro, lui per illuminare la Regione Calabria e io quale Presidente di Commissione agli esami di maturità.

Ho espletato tale missione, in questa città, per cinque anni consecutivi, e quindi ho avuto le opportunità di conoscere l’Ingegnere Fuda intus et penitus. Ricordo bene: Fuda era l’anima della brigata, rendeva piacevole il viaggio defatigante, con le sue intelligenti e stimolanti provocazioni, le sue battute umoristiche, la pioggia di ironie, non urticanti, ma carezzevoli come rose fresche e profumate. Parlo del tempo che fu, nota profonda e dolente, rimpianto del passato che affiora alla memoria con una sua melanconia struggente e suggestiva, ma vano e irreparabile. Sono trascorsi molti anni ma natura non facit saltus: Fuda è rimasto quello d’allora. È padrone di se stesso, sereno, rispettoso, con due linee caratteriali più marcate: è dialettico disarmante ed è


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Dire che si tratta di una gran cagata commerciale sarebbe offensivo per una 13enne innamorata che c'ha le farfalle nello stomaco, così come dire che non altro è che un giorno per ricordare a chi si vuole bene che gli si vuole bene, potrebbe apparire superficiale a una donna che si fa il mazzo per crescere i figli mentre il marito l'ha abbandonata per chissà cosa (o chissà chi).

La storia di SanValentinoè un po’come quella di Babbo Natale... SARA JACOPETTA Quando mi hanno chiesto di scrivere un pezzo su San Valentino, che fosse diverso, non scontato, tanto ho riflettuto per tentare di trovare una chiave originale attraverso la quale raccontare di questo evento, fino ad arrivare alla conclusione che nulla di più potevo fare se non dar voce alla mia verità. Perché la verità non è mai una e una sola, ma ce ne sono molteplici e differenti, e questo è il motivo per il quale ci si sta antipatici un po' tutti a vicenda. Per cui, ho deciso di raccontare di questo evento secondo diverse verità, che corrispondono rispettivamente alle varie fasi della vita. Perché dire che San Valentino è una gran cagata commerciale sarebbe offensivo per una 13enne innamorata che c'ha le farfalle nello stomaco e nella sua cameretta, attaccate al muro; così come dire che alla fine, altro non è che un giorno per ricordare a chi si vuole bene che gli si vuole bene, potrebbe apparire alquanto superficiale a una donna, mamma, lavoratrice e non più moglie, che si fa il mazzo per crescere i figli mentre il marito l'ha abbandonata per chissà cosa (o chissà chi). L'amore esiste? L'amore non esiste? Ci trasporta solo i primi mesi, per poi cadere dentro al baratro dell'abitudine o questa è una scusa per chi ha capito che, ahimè, non è innamorato, per cui asserisce che questo sentimento tanto millantato è irreale, solo per giustificare la sua amarezza del non averlo provato? Su questo non risponderò di certo io, che non voglio rubare il lavoro ad aforismi.it. Dicevamo. Durante la mia adolescenza anche io ho vissuto questo evento come un Evento, che prevedeva dar vita a un tour per tutte le cartolerie della Locride per acquistare il pupazzo più bello e originale che ci potesse essere, affiancato, obbligatoriamente, a una lettera scritta da me, con tanto strabordan-

t e amore. Erano i tempi del per sempre. Per tal motivo, mi immedesimo in un adolescente di oggi e con presunzione immagino che sia ancora così. Magari oggi la lettera viene sostituita dal whatsapp, ma ciò che conta è il contenuto, e i contenuti dell'amore non cambiano col tempo. Immagino i pomeriggi di questa domenica dei più giovani e per chi ha ricevuto l'ok dai genitori, anche una piccola uscita serale con coprifuoco (anche se i genitori non lo capiscono che il fuoco dell'amore si può accendere anche alle 18.00). Perché la storia di San Valentino è un po' come quella di Babbo Natale: se uno ci crede, perché fare il guastafeste? Se qualcuno lo attende, lo prepara, lo organizza, perché distruggerglielo? Poi, c'è l'altro lato

della medaglia, che è quello dei cornuti. I cornuti esistono, e siamo d'accordo. Ma voi non cornuti (e non fidanzati) non è che ogni anno la dovete menare con questa storia che son tutti cornuti, e le lumache, e i cervi a primavera. Certo, voi siete testimoni oculari di tanti fatti: tipo che uno è fidanzato ufficialmente su facebook e libero ipoteticamente in discoteca. Tra l'altro ci si stava per fare un selfie di gruppo e lui se l'è filata esordendo con un "Sai com'è, la ragazza..." e voi lo avete scritto al gruppo delle amiche e le vostre amiche, lo hanno ri-condiviso e insomma, se cerchi su google questa storia la trovi come terzo risultato tanto se n'è parlato. sche siamo portati a sindacare sulle vite degli altri, a dire e fare senza metterci di mezzo nessun mare, se non quello di tante inutili parole che vengono spese. È che dell'amore dovrebbe parlarne solo chi ci è stato, chi l'ha visitato; come quelli che sono stati in America e ti raccontano dei grattacieli e delle cheesecake. Potenzialmente, le cose sono belle, com'è bello l'amore, se non fosse ridicolizzato dagli orsac-

chiotti bianchi e rossi made in china, dal locale che organizza la serata col piano bar col cantante che, se continua così, l'amore se lo canta e se lo suona da solo; dal cioccolato che ti lascia la patina bianca sulla lingua dopo averlo mangiato e Fedez che sostituisce Shakespeare sulle frasi dei Baci Perugina. Sarebbe bello se non fosse imposto, che il 14 febbraio gli innamorati devono essere innamorati e non litigare, come a Natale che bisogna essere felici anche se hai cinque sintomi su sei della depressione. Sarebbe più bello l'amore se vivessimo in dei paesi in cui accanto alla vetrina di un bar addobbato di cuori, soli e amori ci fosse meno degrado e più pulizia o se ci si potesse scambiare baci passionali su panchine non imbrattate. Lo è realmente bello, quando noto che mia madre lascia i vestiti stirati sul letto di mio padre pronti per essere indossati per un matrimonio. Lo è realmente bello se l'amore lo si affronta come una sfida, come una formazione permanente che non finisce mai, come un lavoro che devi sempre smussare un po' a destra e rimodellare un po' a sinistra. Se pensi sia statico o semplicemente il passo precedente al matrimonio, allora, come si suol dire, datti all'ippica. È bello perché è la festa degli innamorati, non dei fidanzati, e le due cose potrebbero non coincidere. Ma questo non ve lo devo dire io.

e“Amiciziaèpace”eilsindacodiSiderno pensoso più d’altrui che di se stesso, perché da Sindaco, incarna il vero figlio del popolo. Questo è l’uomo e la gente è legata a lui, e lo elegge presidente della provincia di Reggio Calabria, Senatore della Repubblica, Sindaco di Siderno con voto plebiscitario. Certo i problemi che l’attendono sono molti e difficili, complici le terribili avversità della natura, gli amministratori sprovveduti, le sanguisughe dei commissari prefettizi che l’hanno preceduto al palazzo comunale. Ricordo soltanto due: il Lungomare, la biblioteca comunale. Il Lungomare, orgoglio dei Sidernesi, uno dei più belli della Calabria, è disastrato dai marosi e dalle tempeste. Era il gioiello dell’amico Cosimo Jannopollo, il quale, negli ultimi anni della sua vita, quando eravamo seduti in quel viale meraviglioso, mi ripeteva

spesso, come trasognato: “chistu u fici jeu!”. Per fortuna l’incanto del Lungomare se lo portò con sé. La biblioteca comunale, trasferita a Siderno Superiore, è il provvedimento più assurdo che sia stato adottato dall’Amministrazione comunale: Siderno Superiore ha una elevatissima tradizione culturale, ma oggi le scuole superiori svolgono il loro prezioso compito a Siderno e di gran lunga superiore è il numero degli abitanti. Et de hoc satis! Per amministrare sono richieste tre doti essenziali: Capacità, volontà, onestà. Esse sono in Pietro Fuda come tre pietre preziose incastonate in un anello. Mi auguro di poter rivedere la nostra Siderno, più bella, più ordinata, più luminosa che mai! Buon lavoro, Sindaco! GIORGIO PAPALUCA

DOMENICA 14 FEBBRAIO

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SALUTE

Importante incontro su obesità e diabete legati alla sindrome di Prader-Willi Mercoledì 17 Febbraio 2016 dalle ore 15.30 nella sala del Convento dei Minimi di Roccella Jonica, l’Associazione “Sindrome di Prader-Willi” per la Calabria, in collaborazione con la SOC di Pediatria dell’ Ospedale di Locri-RC (anche centro specializzato per i soggetti affetti da Sindrome di Prader-Willi), organizza un incontro di aggiornamento intitolato “Sindrome di Prader-Willi e obesità”. La Sindrome di Prader-Willi è una rara e complessa malattia genetica che colpisce 1 su 15.000 nuovi nati. Le caratteristiche di questa sindrome includono, per lo più, ipotonia muscolare che tende a migliorare nel primo anno di vita, bassa statura, obesità infantile, ipogonadismo, ritardo nello sviluppo psicomotorio, ritardo mentale, strabismo, scoliosi o ipercifosi. L’incontro si pone l’obiettivo di esporre e far conoscere le problematiche generali della Sindrome di Prader-Willi e, in particolar modo, quelle legate all’obesità, al diabete che potrebbe derivarne e agli aspetti psichiatrici. Per l’occasione saranno presenti numerose personalità specialistiche del settore, provenienti da varie parti d’Italia. Relatori dell’incontro saranno: la dott.ssa Bruzzese Mariella (Locri-RC); il prof. Chiumello Giuseppe (Milano); il dott. Crinò Antonino (Roma); il dott. Elia Maurizio (Troina - EN); la dott.ssa Lia Rosanna (Locri-RC); il dott. Mammì Corrado (Reggio Calabria); il dott. (Locri-RC); Francesco Mammì Posterino Domenico (San Procopio RC); la dott.ssa Giuseppina Timpani (Reggio Calabria).

LA ROSA DEI VENTI

I primitivi artisti barbarici nella storia d’Europa Sapete come i Greci chiamavano coloro che non conoscevano la lingua greca? Proprio “bar-ba-ros” che significava, in modo dispregiativo, “balbuziente”. Per esempio, consideravano barbari gli Sciti, le cui abitudini, a parte il linguaggio, per la civilissima Grecia erano qualcosa di orrido, strano e terribile. Infatti, queste popolazioni usavano bere il sangue misto a vino, seppellire col marito morto anche la moglie, i servi e i cavalli bardati di tutto punto. Inoltre bevevano il vino in coppe ricavate da crani rivestiti di oro e pietre preziose. Eppure questi “barbari” avevano nelle tribù artisti eccellenti: valenti intagliatori del legno e dei metalli preziosi, orefici raffinati, bravi scultori. Le popolazioni galliche erano le più atletiche: guerrieri pressoché invincibili. Combattevano nudi e scalzi perché credevano che qualunque tipo di vestiario, durante il combattimento, impedisse al corpo di sprigionare al meglio tutta la propria potenza. I Celti erano fissati con le teste dei nemici. Erano cacciatori di teste! In quanto ritenevano che in ognuna si conservasse l'anima del morto. Le appendevano agli alberi e le foreste ne erano piene. Ebbene, come dicevamo prima, c’era l'altra bella faccia della medaglia. L'oreficeria era eccezionale. Creazioni bellissime e originali, ricche di fantasia, sfavillanti e molto oro. Erano per lo più simboli rappresentanti le forze della Natura, della Terra, greggi, aquile, tutto ciò che faceva parte del loro mondo reale. Tutto questo, però, non era la ricerca della bellezza o del potere di chi li indossava, era la rappresentazione al massimo, della materia. Qualcuno definì l'arte barbarica: una scrittura senza lettere. Maria Verdiglione



CULTURA

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INTERVISTA A ALESSANDRO CAMERA

“L’idea del teatro mi affascinava e, a favorire il mio ingresso in questo mondo fu sicuramente il provvidenziale incontro a Roma con Luciano Damiani”

Lo scenografo della Locride che gira il mondo DALLE ORIGINI LOCRIDEE ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI MILANO, DALLA TRAVIATA DI LUCIANO DAMIANI A VITA DI GALILEO DI GABRIELE LAVIA LA VITA DI ALESSANDRO CAMERA, PROFESSIONE SCENOGRAFO TEATRALE, È UNA MATRIOSKA CHE RACCHIUDE LE DECINE E DECINE DI OPERE DA LUI MESSE IN SCENA IN TANTI ANNI DI ATTIVITÀ.

una vita dietro le quinte, quella di Alessandro Camera, eppure il suo lavoro in teatro gli garantisce di essere sempre al centro della scena. Nato da mamma sidernese e papà bovalinese, questo autore di scenografie straordinarie ha collaborato con i più grandi registi del teatro contemporaneo dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Milano e adesso gira per il mondo contribuendo a rendere uniche le rappresentazioni di grandi classici e di opere moderne. Qual è stato il percorso che l’ha portata all’Accademia di Brera e a diventare scenografo? Si è trattato sicuramente di un percorso singolare e certo non programmato. Ho scoperto la professione di scenografo frequentando il liceo artistico e, incuriosito dall’argomento, ho presto approfondito la materia con alcuni docenti. Una volta finita la scuola superiore, mi sono spostato all’Accademia di Belle Arti già sperando che lo spettacolo diventasse la mia professione. Certo, ho dovuto affrontare diverse difficoltà. Come troppo spesso accade anche il mio è un campo che favorisce i figli d’arte e, non avendo io genitori che praticassero la professione alla quale aspiravo venivo spesso guardato con scetticismo. Poi, però, ebbi l’opportunità di farmi conoscere facendo pubblicità, un’attività che riuscivo a conciliare con i numerosi viaggi che compivo per cercare di parlare con professionisti del settore nella speranza di emergere. L’idea del teatro mi affascinava già allora e, a favorire il mio ingresso in questo mondo fu sicuramente il provvidenziale incontro a Roma con Luciano Damiani, che viene universalmente considerato padre della sceno-

È

grafia moderna. Quando gli feci vedere alcuni miei disegni fu piuttosto scettico perché non mi conosceva ma, vista anche la mia insistenza, analizzò con più attenzione le mie opere e, senza troppi convenevoli mi invitò a collaborare con lui, ad appena ventidue anni, alla realizzazione di una rappresentazione della Traviata all’Arena di Verona. Approccio “traumatico” con la lirica, quindi, ma tra i suoi lavori so che ci sono anche le scenografie di grandi classici come Il Bugiardo di Goldoni, Delitto e Castigo di Dostoevskij, Macbeth di Shakespeare e opere moderne, come Flashdance. Quali sono le scenografie che prepara con maggior piacere? In realtà non è il genere della rappresentazione teatrale che determina il piacere di preparare uno spettacolo piuttosto che l’altro, quanto la collaborazione con il regista. Il repertorio moderno, in linea di massima, è sempre più stimolante rispetto ai classici, troppo spesso ingabbiati in una metrica che, se affrontata con superficialità dal regista, rischia di diventare estremamente fragile. Eppure, grazie alla collaborazione con direttore “illuminati” ho fatto scenografie estremamente stimolanti anche di svariati classici. So che ha fatto anche molta lirica: Nabucco, Rigoletto, Traviata e il singolarissimo Trittico di Puccini. Preparare questo genere di rappresentazioni richiede un impegno differente? L’approccio in realtà è lo stesso, sono le problematiche tecniche da affrontare a essere differenti, la maggior parte delle volte per una mera questione di budget. La lirica, com’è facile immaginare, non ha infatti i mezzi finanziari della prosa, che garantiscono ovviamente di affrontare l’organizzazione di

una messa in scena in maniera totalmente differente. Ciò che invece rimane sempre uguale è la difficoltà nel trovare l’idea. Senza una buona idea tutti i soldi del mondo non permetteranno di fare una buona scenografia e, viceversa, un’ottima idea potrebbe rivoluzionare completamente le sorti di una rappresentazione dal budget risicatissimo. Durante la sua carriera ha avuto modo di collaborare più volte con un grandissimo attore e regista italiano: Gabriele Lavia. In che rapporti siete e com’è lavorare con lui? Con Lavia ho rapporto straordinario e credo non sia un caso se ci collaboro spessissimo, anche in questo periodo. Lo considero uno degli ultimi grandi registi del panorama teatrale. È un artista che riesce ad avere totale consapevolezza di ciò che vuole dai suoi collaboratori, stimolandoli costantemente a fare un buon lavoro e a rendere unico lo spettacolo, una qualità che non è semplice trovare. Il peso che Gabriele infonde alla drammaturgia è molto forte e dettato dalla sua professionalità. Mi capitato, infatti, di lavorare con registi che sapessero che cosa volevano dallo spettacolo ma non sapevano come esprimerlo. Con Gabriele, invece, non è mai così. Non mi ha mai lasciato fare da zero una scenografia senza darmi delle indicazioni precise. Nel 2007 ha vinto il Premio “Dedicato a Vittorio Gassman” come miglior scenografo. Quale suo lavoro è stato premiato e che cosa ha provato? In realtà il premio lo vinsi per due spettacoli: Delitto e Castigo diretto da Glauco Mauri e Sweet Charity di Saverio Marconi e con Lorella Cuccarini. In particolare quest’ultima fu una rappresentazione difficilissima da realizzare. Ricordo come un incubo i trentacinque cambi di scena e la mole di lavoro che fui costretto ad affrontare. Fortuna che Marconi è un professionista unico nel suo genere e fu in grado di trasformare quel musical in un successo. Per quanto riguarda le sensazioni, devo ammettere di essere abbastanza insensibile alla consegna dei premi. Mi ha dato indubbiamente grade soddisfazione ricevere quel riconoscimento, ma ricordo quella serata di nove anni fa come un semplice momento di svago. A che cosa sta lavorando adesso? Ho sul mio tavolo da lavoro i progetti per Romeo et Juliette di Gounod per la regia di Gilbert Deflo, che andrà presto in scena al Centro Nazionale per le Arti dello Spettacolo di Pechino per i dieci anni dalla sua inaugurazione. Con Gabriele Lavia, invece, sempre in questo periodo abbiamo finito di fare Vita di Galileo, abbiamo la Medea di Euripide in scena a Napoli e ci stiamo preparando alla prossima stagione con l’Elettra di Sofocle, a Siracusa. Naturalmente ci sono anche altre cose che bollono in pentola, ma permettetemi di non elencarle tutte per scaramanzia. Jacopo Giuca


RIVIERA

Scorpaena scrofa (Scorfano Rosso) Questo bellissimo esemplare fotografato nei bellissimi fondali di Siderno, passa gran parte del tempo fermo immobile in un punto rialzato attendendo che una preda gli passi davanti. Carlo Codispoti

“Perdonate la mia assenza, ma dovevo… Riflettere!” Mimmo Bumbaca è una di quelle persone che ha bisogno della massima concentrazione per fare ciò che più lo aggrada. Per questo si ferma in mezzo alla strada per riflettere adeguatamente sulla vita.

La volpe e l’uva Antonio e Ercole. E la volpe disse all’uva, mentre mestamente si allontanava: “Pazienza, non è ancora matura, non mi va di Edo e ciccio spendere troppe energie per un In un periodo in cui Siderno frutto ancora acerbo” Superiore è tornata a rivivere, non potevano mancare personalità illustri a calcare le sue piazze: è il caso di Edoardo Cusato e del professor Ferraro

Abbraccia l’idolo d’oro! Gigi Sarroino, instancabile battitore del suolo italico, si è recato a Sanremo nella speranza di fare un foto con qualfamoso… cantante che Desiderio esaudito con il bene placito di Tony Renis!

Amici miei Una bella tavoltata, quella “intavolata” dalla Saor durante una cena di lavoro, che ricorda tanto una scena del film Amici Miei, tanto più che la somiglianza, in questa foto, di Rocco Criserà (a capotavola) con Ugo Tognazzi è impressionante!

Tutti con Mario La massima espressione della destra Calabrese, Filippo Savica e un suo amico, esprimono solidarietà con un hashtag dedicato, al recentemente sfiduciato Mario Occhiuto

Stiamo lavorando per voi… La destra Locridea discute amabilmente tra una riunione e l’altra. Pietro Sgarlato e Giovanni Calabrese trovano ogni momento per confrontare rispettive proposte su come migliorare il territorio.

Un Pino dice a un’altro Pino… Non sono alberi ma sono comunque sempreverdi! Pino Lombardo e Pino Albanese non esitano a comportarsi come discoli pur di fare adeguatamente il loro lavoro. In questo scatto, pizzicati dopo aver sottratto la scrivania a Raffaele Sainato!


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Che Ansia! Una serata in un locale in della città, come lo Speak Easy, può essere dettata anche dalla voglia stigmatizzare eventi che ci preoccupano. È il caso di questa ragazza, che l’ansia ce l’ha stampata in fronte!

Una risata dal Ricaroka Stefano Chiodaroli, celebre e “farinaceo” comico zelighiano, approda al Ricaroka per una serata all’insegna del divertimento e delle foto ricordo

Che la festa cominci Massimo Diano è pronto ad affrontare con il consueto entusiasmo un’altra magnifica serata di vino, canti e balli rigorosamente locali. Beato lui che concilia così bene svago e vita professionale!

È lui o non è lui? Ai numerosi eventi culturali in programma in questi giorni nella Locride può capitare di incontrare personaggi illustri (indicato da Antonio Leggio) come Gabriele Alvaro. 40 anni all’Old West Michele Petruzzelli ha scelto di festeggiare il suo 40esimo compleanno con una meravigliosa torta in un locale d’eccezione: il nuovissimo Old West di Siderno!

Mi dispiace, devo andare… Dopo lo stage di Lira tenutosi a Siderno Superiore, ormai alle prime luci dell’alba, Vincenzo Piazzetta, raccolte baracca e burattini, valigia alla mano, è pronto a volgere lo sguardo verso altri lidi!

Professionisti in campo Maurizio ed Emanuela sono sempre presenti ai vari eventi politico culturali della nostra amata Locride, ma non lo fanno solo per impiegare il tempo, ma perché sono due dei nostri più validi giornalisti! All’Ultimo sangue Una vecchia locandina di una gara tra Deejay ritrae due grandi Amici: Fabio Tomba e Jimmy Calabrese.

Sognare in grande Alle selezioni della nazionale Under 17 anche Samuele Futia, classe 1999, difensore sidernese pronto a dimostrare il proprio valore e a schiudere il guscio delle categorie dilettantistiche del calcio per approdare dove conta davvero.

Nani sulle spalle di giganti Giorgio Imperitura e Felice Valenti si uniscono un amicale abbraccio una volta messe da parte le impellenze professionali. Saranno anche i rappresentanti di due piccoli paesi, ma non per questo contano meno degli altri!



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