LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 28 FEBBRAIO
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Astri, annunci, scandali e Bivongi diventa Hollywood uesta settimana abbiamo scoperto la vita molto social di Greta Varlese (1), sedicenne calabrese seguita su Instagram da quasi 27mila persone. Ragione di tanto interesse è da ricercarsi con ogni probabilità nel successo che la bella Greta sta riscuotendo sulle passerelle di moda di tutto il mondo, che le hanno riconosciuto il titolo di regina delle sfilate. Per un astro nascente, bisogna purtroppo bilanciare il karma con uno che si spegne: parliamo di Domenico Scola, meglio conosciuto come Don Mimì (3), perla rara dell’automobilismo calabrese recentemente scomparso e in memoria del quale l’Automobile Club sta già organizzando un evento per la prossima estate. All’evidente ricerca di talenti, poi, è sicuramente Peppe Neri (6), membro del consiglio regionale che, con un “magheggio” à la Striscia la Notizia, ha sfruttato una serie di clausole per inventarsi l’assunzione in un giornale istituzionale a tempo pieno e con retribuzione mensile pari a € 1.500, un pubblicista rispondente al nome di Francesco Gabriele Scopelliti. Degno di nota è l’annuncio berlusconianamente renziano del termine lavori per l’autostrada A3 Salerno-Reggio (8): niente più incubo spostamenti, dunque, in Calabria e Campania, o almeno è quello che il Governo vorrebbe farci credere. Dalla segnaletica stradale passiamo a quella divina con Antonio Baldari e Claudio Stillitano che, in questa foto (2) vengono ritratti durante la processione di Stilo che si è svolta la scorsa settimana. E Pasqua deve ancora arrivare! Ha fatto notizia l’inserimento nel vocabolario italiano, da parte dell’accademia della Crusca, del neologismo “petaloso”, frutto dell’errore di un bambino durante un compito in classe che, in tempi diversi, sarebbe costato una bella insufficienza (o, per i più attempati, persino una bacchettata sulla mani). Ebbene l’alunno in questione non è l’unico ad aver inventato una parola nuova: durante la presentazione del libro di Giuseppe Soriero lo scorso 7 novembre, parlando dei primi obiettivi conseguiti dall’amministrazione Fuda, l’assessore alla cultura Ercole Macrì (7) definì il recupero del borgo di Siderno Superiore un “risultazzo” termine, a nostro parere, in grado di trasmettere molto efficacemente la buona riuscita del progetto comunale. Eppure nessun italianista l’ha contattato… Da far tremar le vene e i polsi l’affaire Musella (5) scoppiato in settimana. La presidente dell’associazione Riferimenti avrebbe usato vagonate di soldi pubblici solo per interesse personale, lasciando allo scopo dell’associazione solo le briciole. Come diceva Pasquino in tempi non sospetti, parafrasando un’espressione di Togliatti, “i pidocchi si annidano anche sulla criniera dei cavalli di razza”. Altro tipo di tremarella ci fa venire Cristina Buccino (9), in questi giorni impegnata nella promozione del suo nuovo calendario per GQ ed emozioni forti deve generare anche questo cartello di hollywoodiana memoria, che avvicina Bivongi (4) alle atmosfere esotiche del cinema americano! Jacopo Giuca
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RIVIERA
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
Novità e fiori in “Cosa Loro” Quando vi erano nuovi affiliati nelle 'ndrine, quando in gergo veniva dato un “fiore”, si “passava la novità” a voce. Anche se le regole all’epoca erano più rigide circa queste comunicazioni, il boss sapeva chi erano gli affiliati alla 'ndrangheta. Un ex padrino, oggi pentito, ha raccontato: «Ogni volta che veniva un affiliato, non sempre – diciamo – tutti gli affiliati quando si fa un rimpiazzo devono essere presenti, basta che ci siano quei pochi necessari per l’affiliazione. Dopo si passa per novità ai componenti, si dice: “Abbiamo dato un fiore", “Abbiamo dato questo dategli gli auguri”. Come si dice all'organizzazione del locale alla quale uno fa parte, poi si dice ai paesi vicini dove si scambiano, per esempio, le cortesie, i favori: “Giuseppe fa parte, abbiamo dato questo, abbiamo dato quello diciamo a Locri, a Siderno, a Gioiosa, a Reggio” e via dicendo, a chi fa comodo, a chi fa lo schieramento ». Alla domanda “Lei come affiliato conosceva le persone che già facevano parte dell’organizzazione, e le veniva di fatto comunicato quali erano i nuovi entrati? Aveva possibilità di saperlo, le veniva comunicato?” il boss ha risposto « Io le ripeto con C. C. mi vedevo quasi tutti i giorni, anche perché siamo vicini, avevamo una vicinanza, si faceva su per giù la stessa strada, si percorreva la stessa strada. Poi per la maggiore delle parti c’era una colonnina di benzina che ci vedevamo quasi sempre, vicino casa sua, alla G. vicino al cimitero di …., alla statale 106. Qualche volta diceva: “Tizio quando lo incontrate gli potete fare gli auguri. Voi se volete venire vi aspettiamo”. E tante altre cose, diciamo, giornaliere ». Il boss “pentito” ha detto che la 'ndrangheta è la stessa in tutta la regione e, a tal proposito, ha spiegato che : «Le regole di ’ndrangheta come sono a Siderno, sono a Gioiosa, come sono a Gioiosa sono a Gioia Tauro, come sono a Gioia Tauro sono a Palmi e via dicendo. Solo che le regole si diceva le fa l’uomo per farle ascoltare ai giovani, diciamo, per la favella, in maniera che siano sempre fedeli. Però chi li fa tante volte non li osserva per come vengono fatte». Un altro collaboratore di giustizia nel 1994 ha raccontato che: «Quando il "battesimo" o "rimpiazzo" o "taglio della coda" viene effettuato nell'ambito del proprio "locale di appartenenza" viene definito "di società", mentre si definisce "semplice" quello effettuato in un altro contesto come per esempio in carcere». La sera del 10 Novembre 2008 il personale della polizia ha registrato un evento dalla portata probatoria eccezionale, nella specie un “battesimo” di due nuovi associati, con completamento di una locale di ‘ndrangheta della Locride. Che si trattasse del completamento di un locale e del completamento dell’opera di rimpiazzo avviata già con la sostituzione dei vecchi vertici era chiaramente emerso nel corso di alcune conversazioni intercettate, nelle quali i due interlocutori facevano riferimento alla riunione del successivo lunedì, in cui sarebbero state battezzate due persone, con funzioni di completamento del locale di appartenenza (…tu ti prendi il compito...tanto due mancano...); due erano, infatti, i battezzati nel corso della cerimonia. Subito dopo si sarebbe “passata la novità”.
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DOMENICA 28 FEBBRAIO
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Il primato delle opere incompiute spetta alla Sicilia, subito dopo la Calabria: erano 64 opere rimaste a metà nel 2013, un anno dopo sono diventate 93
Argento per il non finito calabrese Nei giorni scorsi la Calabria si è fregiata di un altro non tanto ambito riconoscimento: il Codacons l'ha inserita nella top 3 delle Regioni con il maggior numero di opere pubbliche incompiute di Italia. Al primo posto la Sicilia con 215 opere da ultimare, al secondo la nostra Calabria con 93 opere incompiute, 29 in più rispetto all'annata 2013-2014 dove erano "solo'' 64 le opere da ultimare. In tutta Italia vi sono sprechi per miliardi e miliardi di euro, circa 133; nel caso specifico della nostra Regione si è analizzato che l'inizio dei lavori di tutte queste strutture fantasma alcune ultimate ma mai abilitate e collaudate (circa il 7 %), le altre, la maggior parte, interrotte e in una situazione di stallo protrattasi oltre lo scadere dei contratti - ha portato a un investimento di 706 milioni di euro. E, come se non bastasse, ne occorrono, secondo l'anagrafe, 321 per poter completare quanto già iniziato dalle ditte appaltanti. Tra le società appaltanti (inconcludenti) predomina l' A.T.E.R.P di
Catanzaro e la So.Ri.Cal Spa con un tot di progetti a testa, mai portati a termine. Gli appalti che rientrano in questo triste primato riguardano dissesti idrogeologici da rimettere a posto, lavori di riqualificazione e di costruzione edilizia. Tralasciando l'urgenza di molti progetti mai concretizzatisi, la cui lista è stata già distribuita online (dove vengono indicati anche i costi investiti e quanto altro capitale servirebbe per ogni singolo progetto) e il fatto che molti non vedranno mai la luce del sole (in tempo di crisi voi spendereste duecentoventisettemila euro per un edificio polifunzionale, dopo aver impiegato già due milioni ?), è chiaro che il problema sta a monte. Sicuramente molti di questi appalti avranno avuto altre finalità rispetto a quelle indicate e, probabilmente, in alcuni enti appaltanti non vi è mai stato l'intento concreto di rendere fruibile un progetto (è il caso di una chiesetta rurale a Prateria, non è necessario alcun importo per ultimarla, eppure non risulta compiuta - l'utilità di
spendere centodiecimila euro per questo ancora, comunque, non è chiaro). Tuttavia la Regione le colpe le ha tutte. È incapace di gestire le opere pubbliche, perché non si lanciano trenta nuovi appalti quando si hanno già sessantaquattro opere incompiute. Inoltre, l'appalto è un particolare tipo di contratto che implica che entrambe le parti si assumano delle responsabilità in merito a un determinato progetto e seguano il corso dei lavori fino alla fine, compresi i collaudi necessari a rendere un'opera agibile. Non è ammissibile questa trascuratezza, questo lasciar scadere i termini dei contratti, questa improvvisa mancanza di capitale, questa negligenza non è dovuta ad un fattore casuale, bensì a un problema causale. La leggerezza sta in questo. Speriamo che chi di dovere, a questo punto, prenda ulteriori provvedimenti per porre fine a una situazione di stallo, seppur piuttosto comoda e confortevole. Lidia Caterina Brancia
Danila Stateri: il talento per la commedia ha origine a Locri
Probabilmente non la conoscono tutti e non è un caso se una delle sue opere teatrali più celebri s’intitoli “Manco fossi Laura Chiatti”, eppure Danila Stalteri è una talentuosa e sempre più presente attrice di teatro, cinema e fiction, totalmente votata alla commedia e alle storie di una quotidianità che ci spingono a riflettere. Come qualcuno avrà già intuito dal cognome, Danila è delle nostri parti, per la precisione di Locri e, in questi giorni, è impegnata con la commedia “Una bugia tira l’altra”.
Top, il pranzo è servito Trionfo di gusti a soli 12 euro Accoglienza, materie prime, rispetto delle tradizioni in ottica innovativa, ottimo rapporto qualità/prezzo: Dodici euro per un pranzo in un locale dove l’argomento “cibo”e“vino”è già un asse importante e portante, significa investimento per il futuro, significa fede nel lavoro che fai. na coerente e adeguata rispondenza cliente/décor o arredo; una cucina di pregio con uno straordinario rapporto qualità/prezzo, un garbo di accoglienza sensibile e costante; una capacità gestionale e solida. Sto parlando del Top di Siderno. Il locale del sabato sera più sabato da sera da Reggio Calabria a Catanzaro, con etichette di gin, rum e scotch invidiabili, ha deciso di aprire anche a pranzo. Ci sono stato lunedì scorso con amici di Milano. «La cucina è stimolante e va oltre, ben oltre, la stereotipia del piatto tipico o dei prezzi pazzi» ha affermato uno di loro decisamente soddisfatto. Ero felice, al Top fai sempre la differenza, prima ancora che una bella figura. Accoglienza, materie prime, rispetto delle tradizioni in ottica innovativa, ottimo rapporto qualità/prezzo: Dodici euro per un pranzo in un locale dove l’argomento “cibo” e “vino” è già un’ asse importante e portante, significa investimento per il futuro, significa fede nel lavoro che fai. Davide e Nicolò, i due pionieri partiti dal basso, titolari di un locale che ha già fatto la storia nella provincia reggina, hanno le idee chiare e ben sincronizzate: «Miriamo a una cucina delicata e di giornata». Quindi un avamposto della cucina di qualità e raffinata, a tratti miracolistica, per i trionfi che celebra. Dal concept “musica, beverage e idee nuove per stare insieme e divertirsi” il Top è passato al concept “musica, cucina, beverage e idee nuove per stare insieme e divertirsi”. Una piccola scossa, in un luogo che ancora una volta farà sorridere i suoi tanti clienti. Ne siamo certi, basta guardare e vedere cosa fanno i due proprietari: studiano i minimi dettagli; seguono i lavori; credono nel loro progetto. Sono giovanissimi, ma è come se avessero barba e capelli bianchi da parecchio. E questo va oltre il food&bevarage, e ricade con merito nella sfera delle alte prospettive. Anche con soli dodici euro per un’entrée, un primo, o un secondo, e il vino. Il pranzo è servito: emozioni.
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Nicolò e Davide hanno fatto scelte precise. E si sono accollati un rischio. Puntare sulla qualità e su prezzi contenuti. SIDERNO VIA MARIO PAGANO, 4 INFO: 320.7432441 - 328.0118866
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ATTUALITÀ
Riaprite il caso Fortugno! ARRIVA DA LOCRI, CITTÀ IN CUI IL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE VENNE ASSASSINATO, LA RICHIESTA DI GIUSTIZIA DA PARTE DI PINO MAMMOLITI CHE, NELLA VESTE DI LEGALE DEI MARCIANÒ, CHIEDE CHE IL CASOVENGA RIAPERTO ALLA LUCE DEI NUOVI ELEMENTI INVESTIGATIVI RECENTEMENTE EMERSI.
ino Mammoliti ha convocato d’urgenza una conferenza nel suo studio, la scorsa settimana, per sottolineare la necessità di riaprire il caso Fortugno. L’emergere di elementi nuovi rivelerebbe secondo l’avvocato superficialità nel condurre le indagini, come spiegato nel suo intervento che riportiamo integralmente: «Avere una parte della stampa disposta a narrare verità scomode è l’unico modo di continuare a dare speranza a questa comunità. L’urgenza di questo incontro, cui ne farà seguito un altro con la Commissione Parlamentare Antimafia e Marco Di Lello, vuole mettere in evidenza l’importanza di un dato rimasto per troppo tempo sommerso, volutamente sottaciuto e nascosto. «I mandanti dell’omicidio Fortugno, come affermato da autorevoli investigatori all’epoca dei fatti, ha origini e matrici più lontane rispetto a quelle poi passate in giudicato nei confronti di Alessandro e Giuseppe Marcianò, da me rappresentati. Il lavoro svolto da chi crede nel giornalismo di inchiesta vero, come il massmediologo Klaus Davi, può aiutare a raggiungere l’obiettivo di scoprire la verità sia per la famiglia Fortugno che per chi si ritrova con familiari che non vedranno mai la fine della pena pur senza aver davvero commesso fatti criminosi. «È emerso di recente che il 16 ottobre 2005, poche ore prima dell’omicidio Fortugno, gli organi di Polizia registrarono e fotografano soggetti intenti a parlare del fatto omicidiario. «Siamo perfettamente a conoscenza che, grazie alle tecniche investigative odierne, gli inquirenti sono in grado di leggere il labiale delle persone intercettate, pertanto se qualcuno dice che non c’è il sonoro o che si parlava di qualcosa di diverso sappiate che sta cercando di mettere una toppa su un limite investigativo che si è voluto occultare. Il labiale si comprende facilmente e, qualora non fosse sufficiente questo a
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dimostrare il coinvolgimento di quelle persone in questo caso, è giusto sottolineare che i soggetti interessati all’intercettazione potevano, per ruoli processualmente riconosciuti, determinare le sorti della Regione Calabria. Come affermato allora giustamente da Pietro Grasso, l’omicidio dell’onorevole Fortugno ha infatti davvero ridisegnato il futuro della Calabria, non sappiamo se in positivo, considerato che di positivo a dieci anni di distanza, vediamo poco, sicuramente in negativo, perché gli effetti propagatisi durante le fasi successive all’attentato, dalla legge regionale a tutto ciò che avrebbe dovuto cambiare lo stile di vita delle future generazioni di calabresi non è avvenuto, lasciando spazio ad arrampicatori sociali che nulla hanno avuto a che fare
“I FATTI”
con le speranze e i drammi della nostra regione. «Ma torniamo alla vicenda processuale: a quasi undici anni dalla morte dell’onorevole Fortugno è emerso, come confermato da un collaboratore di giustizia, certo Zavettieri, sentito più volte dalla magistratura nelle sedi processuali, che c’erano soggetti interessati all’ipotesi delittuosa in questione e che la matrice dell’omicidio Fortugno era da ricercarsi altrove rispetto a quella individuata frettolosamente da alcuni apparati investigativi. Sulla base di questa testimonianza venne confermata l’esistenza di una singolare e convergente condizione di unitarietà tra quello che emerge oggi in sede processuale e i rapporti che intercorrevano invece tra le cosche della Reggio che conta e le
vicende istituzionali legate all’impegno dell’onorevole Fortugno che, secondo gli investigatori, mettevano in evidenza il ruolo di mandante conferito a Giuseppe Marcianò. «Oggi ci sono però elementi nuovi e poco valorizzato da chi non ha orecchie per intendere: mi riferisco alle dichiarazioni rese da Nicodemo Spadari, titolare di una trattoria in cui, quella domenica 16 ottobre 2005, Giuseppe Marcianò si intratteneva a pranzo fino circa alle ore 17 con la moglie e alcuni amici, che riferì agli inquirenti: “Ad otto anni dalla morte dell’onorevole Fortugno (la deposizione risale a due anni fa) mi devo liberare di un peso. Quel signore, Giuseppe Marcianò, era a pranzo nella mia trattoria nell’ora più prossima all’omicidio.”
Corre il 16 ottobre 2005, è domenica, in Calabria si vota per le primarie de L‘Unione. Paolo Rosario De Stefano, Paolo Schimizzi (scomparso nel 2008) e Pasquale Libri, vale a dire tre capi dei capi delle ‘ndrine calabresi, si incontrano nei pressi del bellissimo Santuario di Sant’Antonio. Del vertice si è parlato in numerosi processi, ma le foto non erano mai uscite prima. A scovarle sono stati Klaus Davi, che ha realizzato un servizio per il programma di Rai Uno “Storie Vere”. L’incontro in questione è stato al centro di numerose valutazioni processuali basate su testimonianze, poiché non risultano agli atti dei processi intercettazioni ambientali di quella storica riunione. Il Sole 24 Ore sostenne a più riprese che i tre parlarono dell’imminente omicidio di Francesco Fortugno (l’allora vice presidente della regione Calabria), consumato a Locri solo poche ore dopo il vertice di ‘Ndrangheta, citando in merito una relazione della Questura
«Non essendo dunque Giuseppe Marcianò dotato del dono dell’ubiquità e credendo sino in fondo alle parole seppur tardive del signor Spadari, ritengo che la vicenda oggi vada a svelare trame non adeguatamente indagate e ritenute non interessanti per chi voleva subito concludere l’ipotesi investigativa con successo e mandare in carcere, oggi io ritengo ingiustamente, i Marcianò. «Altro dato rimasto irrisolto dal punto di vista investigativo è quello rimasto perennemente sulla scena, dal 16 ottobre 2005, ma mai ulteriormente investigato: quello relativo al fermo di due pregiudicati, lungo la strada di collegamento Jonio-Tirreno mai approfondito dagli investigatori nonostante la segnalazione di quelle presenze in più occasioni. E questo elemento ammorba il racconto di Domenico Novella [uno degli arrestati a seguito dell’omicidio, ndr], che ha evidentemente sempre sostenuto una sua verità di circostanza, che serviva a chiudere più velocemente la vicenda processuale. Quello che veramente sapeva e sa Novella non ha mai voluto dirlo e nessuno ha mai avuto modo di capire perché le sue dichiarazioni sono state così blindate e circostanziate. «Ciò che volevo comunicare agli organi di stampa, e che credo sia lavoro di un giornalismo sempre più attento e d’avanguardia, è sollecitare in diverse modalità e sempre nel rispetto delle regole che sovrintendono al vostro e al mio lavoro una ricerca della verità “vera”. «Chiedo che venga data massima diffusione a questa nuova ondata di verità oggi anche sollecitata segretario della Commissione Parlamentare Antimafia, l’onorevole Di Lello, e che i giornalisti diano un contributo a questa vicenda processuale e umana che ha caratterizzato la nostra terra negli ultimi undici anni. L’omicidio Fortugno non può essere archiviato se ogni due o tre anni emergono nuovi fatti che ridisegnano questa vicenda investigativa e processuale». Jacopo Giuca
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Fino a questo momento nessuno sembra in grado di rivelarci il volto di coloro che si nascondono dietro i fatti criminosi che stanno colpendo la Locride e non solo. Ci può essere di tutto e noi siamo interessati a capire in che misura qualcuno pensa di utilizzare questi crimini come diversivo per nascondere i problemi drammatici del popolo calabrese.
Intimidazioni, bugie e sospetti di Stato
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ILARIO AMMENDOLIA
uesta settimana avremmo voluto parlare di altro, soprattutto del tracollo dell’agricoltura calabrese, dell’accordo commerciale che consente al Marocco di esportare in Italia, senza tassazione alcuna, migliaia di tonnellate di olio di oliva con grave nocumento non solo allo sviluppo ma anche all’ambiente e all’occupazione. Non ci è stato possibile perché nella notte tra domenica e lunedì ignoti criminali hanno bruciato la macchina di Federica Roccisano. Pochi giorni prima si era cercato di intimidire il professor Bombino, presidente del Parco dell’Aspromonte. Solidarietà assoluta, totale, affettuosa e senza riserva alcuna a Federica Roccisano e al professor Bombino. Una ferma richiesta che venga tutelato il loro diritto alla sicurezza, all’integrità e alla serenità. Affetto fraterno, vero, caldo e militante per tutte le persone che sono state costrette a subire intimidazioni di qualsiasi genere e natura. Ciò premesso, e a prescindere dai casi menzionati, si appalesa sempre più urgente la necessità di rompere il circuito vizioso di menzogne di regime che schiacciano la Calabria. Si ripropone drammaticamente il quesito: a chi giova tutto ciò? Quali sono i motivi che stanno alla base di tali atti criminali? Quali atti concreti ci sono stati in questa terra che possano dare una qualche spiegazione alla presunta “offensiva ndranghetista” contro rappresentanti delle Istituzioni? Per quanto mi sforzi non ne vedo alcuna seria ragione. In questo momento nessuno sembra in grado di rivelarci il volto di coloro che si nascondono dietro questi fatti criminosi. In attesa di saperne di più siamo interessati a capire in che misura qualcuno pensa di utilizzare questi crimini come diversivo per nascondere i problemi drammatici del popolo calabrese. Gli indizi che ciò avvenga ci sono tutti e non sarebbe la prima volta. Solo per restare alla storia: la strategia della tensione e la stagione delle bombe, furono ideati nei “Palazzi” anche se sul banco degli imputati furono incatenati gli anarchici come Pinelli e sotto accusa fu messo l’intero movimento operaio. Si è riusciti così a instaurare un clima di paura per rimuovere dalla mente degli italiani i loro problemi concreti e per ricacciare indietro la democrazia. C’è la stessa logica dietro la strategia della tensione che si vuole creare nella nostra provincia e nella nostra zona? Francamente non lo so ma chi legge questo articolo deve sapere che noi (assolutamente non immuni da errori) non cloniamo le nostre idee sul pensiero altrui e soprattutto non ci adagiamo su tesi di comodo. Non fotocopiamo i comunicati di solidarietà, non gareggiamo su chi dice le parole più forti (quindi inutili) contro la 'ndrangheta. Noi ci collochiamo in un altro emisfero umano, politico e culturale. Non accusiamo nessuno ma converrete con me su quanto sia assurdo che, dopo tanto studiato clamore mediatico, non si conoscano ancora gli autori delle intimidazioni (in alcuni casi vere, in altri presunte) alla dott.ssa Lanzetta e all’on. Laganà o alle ex sindache di Rosarno e di Isola. Non sappiamo nulla sulle mille intimidazioni che sarebbero state tentate contro alcuni magistrati. Non abbiamo nulla da obbiettare ma non sappiamo le ragioni che portano le “autorità” preposte a mantenere la scorta all’ex governatore Scopelliti e ad altre persone. È sorprendente il fatto che rimangano senza volto coloro che da anni incendiano a ripetizione i mezzi della ditta
“Federico”. Purtroppo rimangono nel mistero fatti ben più gravi, così come resta senza spiegazione l’occupazione politico-militare (e la conseguente rovina) dell’ospedale di Locri senza che nessuno si accorgesse di nulla. Dovremmo continuare? Non occorre! Nel 1912 Giovanni Giolitti raccomandava la massima prudenza sull’apertura degli archivi perché la verità non solo potrebbe risultare spiacevole ma avrebbe potuto causare la caduta di miti e mettere in crisi le leggende. È passato tanto tempo ma credo che l’insegnamento del vecchio statista sia ancora valido. Non siamo mafiologi, non ci piace la cronaca nera né la letteratura dozzinale sulla ‘ndrangheta. Siamo interessati alla società civile, alle dinamiche politiche, alle vicende storiche di questa nostra Terra. Saremmo interessati alla Rinascita della Calabria che in questo contesto non può avvenire. Per esempio ci ha sempre insospettito il modo in cui l’establishment utilizza il crimine per occultare la propria inadeguatezza e per alterare i rapporti di forza a danno dei soggetti più deboli. I “fatti” delittuosi hanno rappresentato una manna dal cielo per i governi nazionali e regionali, e per tutte le caste. Grazie ai misfatti di pochi criminali, “loro” hanno potuto dettare le loro leggi e commettere migliaia di crimini “legali”. Venerdì scorso anche i sindacati hanno tenuto nella sala “Giuditta Levato” il loro scontato convegno sulla legalità! Triste approdo nel porto del conformismo! Peccato che Giuditta Levato, uccisa al settimo mese di gravidanza, avesse un’altra (e alta) concezione della “Legalità.” Difendeva il diritto alla terra, al lavoro e allo sviluppo della Calabria. Fu fucilata e nessuno pagò per la sua morte perché nella realtà uccidere una contadina combattente non era considerato un reato. In punto di morte disse “o compagno che ritorni a casa dì’ alla mia gente di non piangere ma di lottare”. Lottare per la VERITÀ perché senza verità non ci sarà LEGALITÀ.
DOMENICA 28 FEBBRAIO 7
Lettera aperta all’assessore regionale Federica Roccisano
UN FILM GIÀ VISTO... PIETRO MELIA* Carissima Federica, Mi preme, qui e ora, andare oltre la pur inevitabile e doverosa solidarietà personale e politica per la vile intimidazione rivolta a te e alla tua famiglia. A me interessa, in particolare, allargare lo spettro della riflessione, in modo, magari sviluppando un dibattito effettivamente libero, da alimentare finalmente una presa di coscienza collettiva e duratura. La Locride, e non da oggi, vive, sul piano sociale e dell’ordine pubblico, una “emergenza infinita”. Che non trova vie d’uscita. Al netto delle “visite istituzionali” di Ministri e Sottosegretari, di delegazioni della Commissione parlamentare Antimafia, di proclami e impegni, di riunioni ad hoc del Comitato provinciale o, come richiesto, della Commissione regionale, di proclami e impegni sulla “presenza dello Stato” e sui “colpi” assestati alle cosche criminali impoverite anche dalle “aggressioni” ai loro patrimoni, la sicurezza in questo territorio resta il problema dei problemi. E se la sfiducia (dei cittadini, e degli amministratori locali) aumenta, una ragione pure ci sarà. Da figlio della Locride e da cronista, penso di averla individuata. E risiederebbe, a mio modestissimo parere, nella cronica assenza di “risposte concrete” alle vicende che “macchiano” e “marchiano” da anni la nostra bella e sfortunatissima realtà. Già dai ’70 in avanti la Locride “brillò” per gli omicidi impuniti. Ce ne sono tantissimi che non hanno mai avuto un colpevole. Catalogati ad “opera di ignoti”. Addirittura alcuni, di chiara matrice ‘ndranghetistica, e quindi da trasferire per l’approfondimento di indagini specifiche e mirate, alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Venivano invece considerati, e poi archiviati, come delitti comuni (anche quelli inizialmente inseriti nella Faida di San Luca…), che dunque non necessitavano del “sigillo” Dda! Non dimentico i sequestri di persona, le cui vittime reclamarono, inascoltate molto spesso e purtroppo, verità e giustizia. Quel film, per fortuna senza cadaveri e ostaggi, lo rivedo di nuovo in queste settimane. Stavolta le “copertine” vanno ai Sindaci e agli Imprenditori, da Gioiosa Jonica a Martone, da Locri a Monasterace nel buio della notte c’ è chi agisce con la benzina mandando in fumo macchine e autobus e con i proiettili, sparando alle autovetture. Ma ieri come adesso, chi tiene sotto scacco la Locride, chi con arroganza e disprezzo tenta di ridurre a più “miti consigli” Franco Carnovale, Salvatore Fuda, Giorgio Imperitura, le Autolinee Federico, il Calcio a 5 femminile, Federica Roccisano, e più in piccolo tanti altri, continua a farla franca. E allora, è lo Stato, inteso nelle sue articolazioni più alte, o sono loro ad essere “padroni” del territorio? E se lo Stato non fornisce risposte adeguate, cioè scoprendo e depotenziando gli autori di simili atti, come può sperare che nella Locride si ritorni a condizioni di normalità e di tranquillità? Io penso che sia proprio questo il nodo da sciogliere, ora e subito; se non lo si fa, per inedia, incuria ed in assenza di “volontà politica”, la Locride si confermerà “zona franca” per la consumazione di ogni sorta di crimine, non si rialzerà più ed il suo futuro sarà più nero della pece, e rimarrà in eterno il “brutto anatroccolo” della Calabria, fanalino di coda dell’ Italia e dell’ Europa. Con buona pace di tutti! * Giornalista e cittadino della Locride
POLITICA
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L’intervista
DOMENICA 28 FEBBRAIO 08
Ex sindaco di Lamezia Terme, oggi esponente di SEL, Gianni Speranza ha una visione disillusa della politica nazionale,rea di pensare al proprio tornaconto, di essere trasformista e di aver abbandonato i comuni. Ma se il quadro governativo è pietoso, non mancano le critiche alla regione e a come sta affossando ancor di più il nostro territorio.
Gianni Speranza: «La qualità amministrativa è drammatica» P “ JACOPO GIUCA
Continuo a vedere amministratori affossare il territorio. Altro che rottamazione! Stiamo assistendo all’ennesimo riciclaggio del vecchio sistema di potere!
er anni sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza ci racconta oggi la sua visione della politica statale e regionale. Dieci anni come sindaco di Lamezia, cosa pensa di aver lasciato alla città e cosa le augura per il futuro? L’impegno di sindaco è stata la mia prima e unica esperienza istituzionale. Anche se sono sempre stato nell’ambiente politico, mai rivestito una carica pubblica e non potevo aspettarmi che avrebbe generato in me emozioni così forti. È stata un’esperienza umana esaltante, faticosa e complicata, che mi ha permesso di legarmi ancora di più alla città nella quale ho vissuto e di stare vicino a tutti i miei concittadini, dai giovani agli anziani, dalle persone bisognose a tutti gli altri. Entrambi i mandati sono arrivati in un periodo storico delicato per la città: se la prima volta la mia amministrazione è giunta a seguito di una gestione commissariale durata tre anni per il secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose ed è stata caratterizzata dal voto disgiunto, la seconda volta la giunta Scopelliti e il centro destra regionale hanno attratto in pochi mesi molti consiglieri e ancora una volta niente maggioranza. Nonostante tutto siamo riusciti a realizzare progetti estremamente importanti per la città: il centro storico, il lungomare, i parchi e il palazzetto dello sport, riuscendo a fare fronte ai tagli che sono stati operati sulle risorse comunali da parte dello Stato. Per quanto ci siano indubbiamente stati limiti e insufficienze abbiamo realizzato molte opere pubbliche senza toccare un Euro dei fondi destinati alle politiche sociali; abbiamo ricostruito l’immagine di Lamezia Terme dinanzi al Paese (non posso dimenticare le visite del Papa e del Presidente della Repubblica) e instaurato un ottimo rapporto con tanti comuni calabresi, in particolare della Locride. Auguro alla mia città di anda-
re avanti e di fare anche più di quanto sia stato fatto finora, nonostante le evidenti difficoltà del momento. Si riferisce alle mancanze della politica statale cui accennava poco fa? Esatto. Mi riferisco a quello squilibrio che sta creando grandi difficoltà ai comuni dell’intero Paese e alla grande preoccupazione che la reiterata assenza dello Stato genera negli amministratori locali. Le politiche statali, tranne che in rare occasioni, negli ultimi anni si sono rivelate e continuano a rivelarsi insufficienti se non totalmente sbagliate, e senza che qualcuno dimostri di essere indignato della cosa. Gli ultimi governi non hanno fatto che limitare i fondi al Mezzogiorno nel silenzio generale e mi sconvolge sapere che il Masterplan così propagandato da Renzi non preveda nessun intervento importante se non un paio di finanziamenti ben pubblicizzati. Che governo è quello che si impantana sulle trivellazioni per il riscatto del Sud Italia?! Abbiamo bisogno di investimenti su scuola, scienza, territorio, energie rinnovabili, che cambino la nostra storia e ci impediscano di continuare a scoprire nuove “Terre
dei fuochi”, non di continuare a mettere pezze alle politiche di governo con Referendum come quello “No Triv” del prossimo 17 aprile, al quale invito tutti a prendere parte! Ma la cosa che forse mi preoccupa di più è che anche sul piano regionale la cose vanno molto male. Bisognava rompere con le vecchie politiche, con il sistema di potere trasversale, e invece c’è stata continuità con il governo Scopelliti, e questo soprattutto a causa di un trasformismo politico che genera confusione e problemi! La vittoria del centrosinistra in Calabria nell’autunno 2014 aveva acceso grandi speranze che si stanno spegnendo perché sta riemergendo il vecchio sistema politico. Senza sindacare sulle qualità del singolo (anzi, colgo l’occasione per esprimere vicinanza all’assessore Roccisano in merito all’intimidazione da lei subita la scorsa settimana), continuo a vedere muoversi sull’orizzonte politico cattivi amministratori che affossano il territorio e temo che continuerò a vederli finché sopravviveranno vecchie politiche che preservano il grigiore del trasformismo sulla base di una spinta negativa che proviene dal governo nazionale. Si pensi alle nomine a sottosegretari degli onorevoli Bianchi e Gentile, pilastri in Calabria di Berlusconi e Scopelliti: nessun dirigente regionale del PD ha detto una parola. Altro che rottamazione propagandata da Renzi! Stiamo assistendo all’ennesimo riciclaggio del vecchio sistema di potere e non posso che sperare che questa tragica dinamica venga bloccata e che si rispetti il voto dei cittadini calabresi che nel 2014 hanno scelto il centrosinistra e il cambiamento. Si è formato politicamente nel PCI di Berlinguer, come l’ha plasmata quell’esperienza e cosa vorrebbe recuperare per migliorare la condizione della sinistra in Calabria? Lei parla della mia giovinezza e, naturalmente, guardo a quel periodo con nostalgia. Sono stato dirigente di partito per lungo tempo, ma una volta scomparso Berlinguer mi sono rimesso a studiare per diventare insegnante,
una coincidenza di tempi che penso sia sufficiente a spiegare quanto per me fosse emblematica la figura del leader del PCI. Quelle di Berlinguer non erano ideologie, ma idealità che oggi mancano a tutti gli esponenti politici del nostro Paese. Se avessimo ancora figure come lui o Aldo Moro, vivremmo una politica sicuramente migliore. Mancano figure che suscitino autorevolezza e fiducia, che ti spingano a dare il tuo sostegno ed esprimere il rispetto che si provava per tanti emblemi politici. Stiamo assistendo a un decadimento della politica che ha generato grande sfiducia nei cittadini e mi allarma vedere politici che non si preoccupano che la gente non vada a votare. È un atteggiamento che dimostra che l’unico interesse di queste persone sia soddisfare le proprie esigenze personali, e non quelli dello Stato. Quali progetti ha, dunque, per il futuro? Vorrei trovare il modo di raccontare l’esperienza che ho vissuto come amministratore di Lamezia, impegnandomi al contempo nella costruzione di una sinistra nuova, aperta, che non sia settaria e ideologicamente chiusa, che sia in grado di rendere protagoniste le generazioni giovani e chiami ragazzi capaci a rivestire i ruoli fondamentali. Dobbiamo guardare ai problemi della Calabria di oggi con una visione culturale e politica simile a quelle della grandi associazioni di questo Paese, penso, per esempio a Libera e alle altre grandi associazioni di volontariato. Dobbiamo dimostrare di avere tenacia nell’impostare campagne per allargare diritti civili e sociali, mantenendo una corretta visione amministrativa e di governo. L’orizzonte ideale deve essere quello di una maggiore uguaglianza e dignità umana delle persone. E anche le esperienze di governo, sotto questo punto di vista, devono essere vissute con tensione e spessore umano. Anche nella nostra terra, cerchiamo di evitare i giudizi sommari: nei comuni si vivono quotidianamente esperienze molto significative e importanti. Anche in Calabria, anche nella Locride. Dobbiamo solo individuarle e aiutarle a emergere.
Uno stile italiano ma figlio del mondo La celebrazione della bellezza, l'inno alla donna, l'esaltazione del made in Italy che volge lo sguardo al mondo. Una donna figlia della società globale che passeggia per le vie di Genova, Milano, Roma, Lecce, Catania. È a lei che gli hairartigian di Compagnia della Bellezza hanno pensato raccogliendo i trend italiani e stranieri per dare vita a un connubio perfetto. Iniziamo dai capelli corti. Al via i nuovi tagli boyish, chic under-cut, senza rasature con ciuffi supercool che incorniciano il volto e con un'ingovernabile e seducente micro frangia dal colore platino serenity, per non passare mai inosservate. Travolgente sia in versione liscia ventilata che in versione leggermente arricciata. Un look per personalità forti ed eccentriche e per chi si lascia intrigare da uno stile androgino. Un omaggio a David Bowie, il duca bianco, che tanto amava giocare con la sua amibiguità sessuale. Nella nuova collezione di Compagnia della Bellezza grande spazio è riservato al Carrè che da evergreen diventa uno dei tagli must. Un Carrè per tutti i gusti e in grado di adattarsi ad ogni volto: con frangia piena ma a punte dentelè, sfilate e a doppia scalatura interna. Splendido sia in versione liscia, che in versione mossa messy bob e anche con frangia effetto way. Meravigliosa la tonalità Ginger Blonde.
Per chi non vuole un taglio netto ma nemmeno un lungo troppo impegnativo, può optare per tagli medi senza perdere quell'aria di dinamismo propria del corto e godendo della leggerezza di un Ob-shag. Scalatura frastagliata a tre livelli e frangia lunga dentelè, i volumi si alleggeriscono e le punte non seguono più una linea precisa. Quanto al colore si è scelto un cioccolato caldo ma la verticalità del taglio è esaltata dalle pennellate "bronde" interne che creano una diagonale di luce, dalla frangia retro-illuminata alle spalle. Il multi-styling sarà il gioco dell'estate. Un taglio veramente camaleontico: dal liscio ordinato, agli effetti wavy e wet, fino ad arrivare al super riccio anni '70. Anche in questo caso a farla da padrona sarà la frangia, l'intramontabile hairstyle che si conferma un vero e proprio passpartout. Del resto ce ne sono veramente tante tipologie: dalla frangia arcuata dolce e maliziosa a quella retta che ricorda la personalità calcolatrice di Cleopatra, dalla frangia curly sbarazzina e scanzonata alla frangia dentelè che rende intenso lo sguardo. Infine il taglio lungo a scalatura frastagliata sul volto, d'ispirazione grunge anni '90. Qui il colore spazia dallo Strawbery Blonde, un biondo con irresistibili sfumature ramate o rosate, al Dirty Blonde, il biondo dell'estate 2016.
GERENZA
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Locride: Un malato terminale Lettera di Giovanni Calabrese dopo l’incontro di Bovalino ai sindaci del comprensorio
A Platì si indaga il ruolo della donna nella Locride
Cari Colleghi Sindaci, grazie al’iniziativa svoltasi a Bovalino lo scorso sabato e promossa dal consiMercoledì 2 Marzo, presso la sala consiliare del gliere provinciale Zavettieri, abbiamo avuto modo di “scontrarci” con l’amaComune di Platì, si terrà una conferenza dal titolo ra realtà, trovando conferma circa le nostre preoccupazioni negli autorevoli “Riflessioni sul ruolo della donna nella Locride, interventi del Sindaco di Reggio Calabria, del Presidente della Provincia, del quali prospettive?”. All’incontro, patrocinato dal Rappresentante del CdA dell’Anas e del Sottosegretario di Stato alle comune, parteciperanno il Commissario Infrastrutture. Alla luce di quanto emerso in quella sede e delle difficoltà che Prefettizio Luca Rotondi, che introdurrà l’argoviviamo sul territorio, mi permetto di sottoporre alla Vostra attenzione alcumento, la Professoressa dell’Università degli Studi ne mie considerazioni. Lo scorso anno avevamo già manifestato perplessità della Calabria Francesca Graffa, il membro del e preoccupazione in merito alle modalità di istituzione della Città Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Locri Metropolitana. In quella sede, evidenziando i limiti oggettivi dell’ente, si era Bruna Falcone e l’onorevole Jole Santelli. Le conpalesata la preoccupazione della Locride circa il rischio di una semplice clusioni saranno affidate al Vescovo della diocesi di “annessione”, senza pari dignità e senza un’adeguata strategia di sviluppo. A Locri-Gerace Francesco Oliva. Interverranno distanza di un anno nulla è stato fatto per cercare di arrivare a un percorso anche le alunne della Scuola Secondaria di Primo condiviso per l’attuazione della legge 56/2014. La Città Metropolitana, che Grado I.C.S. “De Amicis” di Platì con letture, poeavrebbe dovuto rappresentare una svolta per la Provincia di Reggio Calabria sie e musiche scelte. rischia di diventare l’ennesima beffa per i cittadini vittime di un classe politica poco attenta ai territori. Sappiamo tutti che “sotterraneamente” si sta lavorando all’occupazione dei nuovi posti disponibili applicando la vecchia logica degli accordi personali finalizzati alla gestione del potere senza nessun progetto sinergico per il territorio. Purtroppo, la Locride rischia di essere annessa alla Città Metropolitana sprovvista di ruolo e rappresentanza. La politica degli accordi sottobanco e la “consegna” di alcuni sindaci per meri interessi di partito vanno a scapito della collettività. Ma quello che ha mi ha più impressionato, nel corso del convegno, è stata la dura e netta presa di posizione del futuro Sindaco metropolitano Falcomatà nei confronti della Regione e della coalizione che governa la Calabria, alla quale appartiene. Falcomatà ha accusato la Regione Calabria di non comprendere Mancano ormai pochi giorni al 15 marzo, data importante per tutti coloro che, in questi anni sono che l’istituzione della Città Metropolitana è un stati coinvolti nella vicenda Gallico-Gambarie. Grazie all’impegno delle istituzioni provinciali e di chi evento positivo, denunciando al contempo che la ha lottato per la realizzazione di questa strada di collegamento, è infatti sempre più prossimo l’avvio squadra di Oliverio, nel redigere la nuova legge dei lavori, che inizieranno proprio tra due settimane. Considerato l’approssimarsi della bella stagione, urbanistica e il piano regionale dei trasporti, ha speriamo che questi lavori segnino l’avvio di una nuova primavera per il territorio. ignorato le prerogative riservate alla Città Metropolitana. Falcomatà ha concluso l’intervento notiziandoci di essere pronto a impugnare tali “errati” provvedimenti davanti alla Corte Costituzionale. A ciò si aggiunge che la Regione Calabria sembrerebbe rimasta inadempiente in merito all’iter per la realizzazione della Città Metropolitana e presto il Governo dovrà nominare un commissario ad Acta per definire il percorso del processo di attribuzione di aree e settori di competenza. Appare quindi evidente che sta per nascere un “aborto metropolitano” che condannerà all’isolamento definitivo il nostro già dileggiato territorio. Abbiamo poi avuto conferma della “totale” assenza di risorse per il completamento Egregio direttore, della 106 nel tratto locrideo e che le notevoli risorse stanziate per il potenziamento della rete ferronel ringraziarLa per le foto pubblicate sulla sua rivista viaria non ricomprenderanno nessun intervento lo scorso 21 febbraio, sono costretto a chiederLe ancoper la linea ionica, che continuerà a rappresentare ra un po’ di spazio a causa di alcuni errori in cui si è una barriera allo sviluppo turistico. Appare chiaro incorsi nelle poche righe di commento. Le foto sono che la situazione è preoccupante. La Locride semstate scattate dall’ingegner Scabbellone di Siderno e bra essere un malato terminale. Tutti gli elementi riprendono alcuni momenti del viaggio in Grecia, prediscussi mettono a serio rischio il futuro dell’isticisamente ad Atene, organizzato dai soci dell’associatuenda Città Metropolitana e condannano, senza zione “Amicizia è Pace” in occasione della consegna appello, la nostra Locride emarginata e conosciudella statua di S. Michele. Trattasi di un avvenimento ta solo per eventi delittuosi, senza possibilità di sviinternazionale al quale hanno partecipato tre stati: luppo e con pregiudizio per i tanti giovani obbligaItalia, Città del Vaticano con lettera di S. Giovanni ti a emigrare alla ricerca di un lavoro che nella proPaolo II e Grecia con padre Apostolos, responsabile pria terra nessuno garantisce. Rinnovo a tutti Voi della cattedrale cattolica di Atene, dedicata a S. la proposta di chiedere al Presidente Oliverio un “ Dionigi. Il Comune di Siderno venne allora rappresen- monia, al dimarkos di Siderno, un magnifico crocefistavolo permanente per la Locride”, dove tentare di tato dal sindaco Figliomeni, la data dell’avvenimento è so istoriato in legno e argento. risolvere gli atavici ritardi del territorio attraverso il 26/06/2004. Preciso ancora che la cattedrale di Atene Conoscendo la precisione e la correttezza della comuun adeguato utilizzo dei fondi della nuova proè sotto la gestione del Ministero dei beni culturali nicazione di vari avvenimenti adoperata dalla Riviera, grammazione comunitaria, ultima speranza per la greco e niente può essere aggiunto o tolto e solo gra- forse troppa buona fede ha portato a questi errori. Locride per non continuare a essere il fanalino di zie all’intervento di S. Giovanni Paolo II è stato possi- Con l’occasione invio i miei più sinceri e cordiali saluti coda dell’Europa e non scomparire dalle carte bile collocare la statua in piena chiesa, su una mensola a tutto lo staff di Riviera. geografiche. di marmo bianco. B. Gasparro, Giovanni Calabrese, sindaco di Locri Padre Apostolos ha consegnato, in ricordo della cerisegretario dell’Associazione Amicizia è Pace
Gallico-Gambarie: e il sogno realtà diverrà!
DOMENICA 28 FEBBRAIO
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Il“Porto della Grazie” avrà presto un nuovo Amministratore delegato
Pare sia giunta al termine l’intricata vicenda “Porto delle Grazie” di Roccella Jonica, che tiene banco nel comune locrideo da diversi mesi. Dopo la recente risoluzione del contenzioso che vedeva protagonisti il comune e la società di gestione, in settimana l’amministrazione ha discusso in merito alla figura del nuovo Amministratore della società da proporre all’Assemblea dei soci. La scelta è ricaduta su Giorgio Sotira, che già riveste posizioni di rilievo in altre società e da sempre legato alla città.
Donazione del S. Michele alla Ho incontrato cattedrale cattolica di Atene: un cartellino la rettifica di Bruno Gasparro L’ANGOLO DI PARRELLO
"Caro Franco, sono venuto a consegnarti il tuo cartellino"- " Ma io non l'ho mai avuto, a noi docenti non è mai stato dato". Ricordo quando, negli anni '60, insegnavo nella zona di Gioiosa Jonica, per la precisione a Cola e Palamonello. Dal posto in cui lasciavo la macchina, per raggiungere la scuola, facevo circa un'ora a piedi, sempre in salita. Qualche volta arrivavo in ritardo, ma c'era il capoclasse che teneva l'ordine. Una stanzetta era a adibita ad aula, un solo insegnante per cinque classi, naturalmente pochi alunni; a turno, mi aiutavano anche a tenere ordinata e pulita l’aula. "Allora Franco non lo vuoi il cartellino? "- "Dammelo va, così quando con il bel tempo andrò al mare a fare un bagno, lo timbrero' personalmente per evitare di essere licenziato in 48 ore". Il cartellino sorrise e mi salutò con un arrivederci a presto. Franco Parrello
IlBorgo di Bivongi
Nella Bivongi del Rosso doc scorre il sangue di centenari contadini che hanno fatto del lavoro una passione eterna e di quella terra,che forse li ha resi tanto longevi, sposa secolare da ringraziare con quell’amor che ancor non li abbandona
Un secolo di storia da raccontare
Bivongi il borgo VINCENZO LAROSA onne e uomini, grandi e piccoli, buoni e cattivi, antinomie per eccellenza con diverse prerogative, contrastanti personalità, differenti priorità e con visioni della vita a volte inconciliabili, ma sicuramente accomunate da una stessa paura…quella della morte. Chi di noi non ha, almeno una volta, fantasticato su come sarebbe vivere in eterno o almeno avere a disposizione molto più tempo di quello che comunemente è il limite dell’esistenza terrena? Credo nessuno… Forse per questo siamo incuriositi quando sentiamo parlare di longevità, di persone che hanno già alle loro spalle un secolo di storia, di posti nei quali la linea temporale, concessa al
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normale errare umano, sembra essere più clemente che altrove. Non sto per parlarvi del ritrovamento del Graal, distillatore di immortalità, né tantomeno della recente scoperta di un elisir di lunga vita saltato fuori da un alchemico calderone e pronto a regalarci una nuova prospettiva esistenziale; sto solo per raccontarvi qualcosa di un piccolo paesino della vallata dello Stilaro, Bivongi. Il paesino ionico, la cui fondazione probabilmente risale al periodo basso medioevale, è ultimamente venuto alle luci della ribalta per un record davvero “invidiabile”, la percentuale di centenari, 14 in cinque anni, che in rapporto ad un numero di anime, di poco superiore alle 1300, ne ha fatto il comune Europeo più longevo del nuovo millennio. La notizia è tutta qua, le implicazioni generate dalla sua ricezione invece sono molteplici così come le domande che si pongono studiosi, ricercatori e
semplici curiosi e vanno dal perché si viva così a lungo in determinate “zone blu” al come si viva. Anche qui le teorie non mancano e ci vengono messe in bella mostra quasi a creare la ricetta perfetta; beh serviamola… Si Parte da una predisposizione genetica favorevole, il che equivale a dire esser nati con la camicia e a questo si aggiunge una buona dose di stereotipi, sempre utile quando le prove empiriche latitano. Buona dieta, quella mediterranea sicuramente farà al caso nostro; vita sana, tra campi rigogliosi e basse percentuali di smog non ci si può sbagliare e per finire quel pizzico di carenza di stress che non guasta mai, lui si panacea riconosciuta di tutti i mali. E voilà svelato l’arcano, digerita di corsa la ricetta e le statistiche e via per la nostra strada senza mai rallentare, senza mai fermarci a pensare troppo, a volte senza mai, nemmeno quando
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CHI DI NOI NON HA, ALMENO UNAVOLTA NELLA VITA, FANTASTICATO SU COME SAREBBEVIVERE IN ETERNO?
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RICETTA PER L’IMMORTALITÀ: 1 DIETA MEDITERRANEA, 1 VITA BUCOLICA, UN PIZZICO DI CARENZA DI STRESS E ALMENO 100 ANNI DI INVECCHIAMENTO.
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DOMENICA 28 FEBBRAIO
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USARE L’EXPLOIT MEDIATICO PER TRASFORMARE IL BORGO BIVONGESE IN UN ALBERGO ORIZZONTALE; RIVALUTARE IL “VECCHIO”PER ATTIRARE IL GIOVANE TURISTA FORSE È LA GIUSTA STRADA.
re per coloro che sanno ascoltare
della longevità se ne ha la possibilità, fermarci a parlare con “i signori del guinness”. Avere più di 100 anni nel 2016 significa esser nati durante la prima guerra mondiale, tra miseria, sacrifici e una dieta che sicuramente non era eclatante; significa aver vissuto in prima persona gli orrori della seconda guerra mondiale e magari esser stati denigrati per aver patteggiato, volenti o nolenti, per un ideologia totalitaria; significa aver vissuto le paure della guerra fredda, probabilmente continuando a coltivare e a vivere di quella terra tanto ricettiva alle esalazioni tossiche di Cernobyl e aver goduto del boom economico a patto di essere allineati e barattando la libertà di pensiero con qualche barretta di cioccolato; significa aver attraverso “senza stress” il secolo che detiene il record di nefandezze partorite dalla mente umana. Voglio solo dire che i bivongesi centenari meritano di più che qualche riga
tra le curiosità del giorno o una serie di percentuali accanto ai loro nomi, meritano di più che essere analizzati come fenomeni da baraccone o peggio invidiati perché lo stress dei mezzi pubblici e degli orari di lavoro in ufficio non li ha colpiti. Sono i nostri affetti; la nostra memoria storica; le braccia forti che ci hanno stretti quando eravamo in fasce, le mani callose che ci hanno carezzato quando piangevamo per qualche sciocchezza, sono le rughe che vorremmo vedere un giorno nel volto dei nostri amori…sono persone che se ascoltate possono arricchirci molto più di qualche rapido servizio su Rai 1 o di qualche pagina Facebook con un milione di “mi piace”. E chissà che il progetto di cui mi ha parlato l’imprenditore Francesco Carnovale non sia la chiave di volta. Usare il passeggiero exploit mediatico per trasformare il borgo bivongese in un albergo orizzontale; rivalutare il
“Vecchio” per attirare il giovane turista, muovendo l’economia di un paese che come tutti i nostri borghi storici e la ricchezza culturale che portano dietro di loro sta morendo, ma senza mai smettere di pensare all’immortalità. La mia speranza è che tra quei turisti curiosi che alloggeranno al Matuzalem, al Set o al Noè, sono questi i nomi, più che appropriati, scelti dal Carnovale per le future casealbergo, ce ne siano alcuni che si siederanno a chiacchierare con quei centenari, riscaldando i loro cuori con il fuoco della gioventù e della considerazione e facendosi riscaldare dai loro ricordi, dalla loro tempra adamantina, dal loro buon rosso di Bivongi, non il famoso doc, ma quello “di casa”, quello che ha ancora il sapore della terra coltivata instancabilmente e quel retrogusto di valori e laboriosità che, se non ci concederà la vita eterna, magari ci farà viver meglio quella che ci è concessa.
VOCE AI LETTORI
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DOMENICA 28 FEBBRAIO 14
Silvio e Angelina mano nella mano tra le vie del Cielo ilvio Loccisano e Angelina Scali nel '58 partono da Siderno e da Gioiosa in cerca di fortuna. Scelgono l'America, New York, e tra le braccia della Grande Mela daranno alla luce i loro due bambini, Gerardo e Anna. Silvio, inizialmente capo reparto nell'aeronautica, e Angelina, abile sarta, acquistano una lavanderia a New York. Ma non dimenticheranno mai la loro terra. Ci tornano tutte le volte che la nostalgia stringe come una morsa aggrappandosi alle loro viscere. È nella loro terra che festeggeranno le nozze d'argento. A Siderno, esattamente in via Gramsci, nel '78 si tiene una grande festa che in molti ancora ricordano. Feste di un tempo che sanno di allegria, profumano di famiglia, lasciano una traccia indelebile. Passano gli anni e Silvio e Angelina, con qualche capello bianco in più e qualche acciacco, ma tantissimo amore ancora da offrire, rifletteranno la dolcezza dei loro sguardi in quelli di sei nuovi pargoli: Gerardo e Anna hanno incontrato i loro rispettivi compagni di vita e danno a Silvio e Angelina tre nipoti a testa. Da qualche settimana Silvio e Angelina non ci sono più. Hanno varcato le porte del Paradiso a pochi giorni di distanza, proprio come i genitori di Silvio. Il destino romanticamente crudele si ripete. Saranno gli angeli adesso ad essere testimoni del loro grande Amore.
S
IN RISPOSTA ALL'ARTICOLO "ABOLIRE I COMUNI SOTTO I 5000 ABITANTI: DOPO LA CAROTA, IL VINCASTRO" PUBBLICATO SUL NUMERO PRECEDENTE.
Piccoli comuni, una realtà da difendere e valorizzare intervento di Giuseppe Jirilli e Vincenzo Tavernese, pubblicato su “Riviera” domenica scorsa, ha il merito di aver richiamato l’attenzione su una questione la cui importanza non può essere sottovalutata, se non altro perché ha a che fare con la vita di milioni di persone e con una parte considerevole del territorio della Penisola. Si tratta della fusione dei comuni che abbiano meno di 5.000 abitanti. È un’idea emersa già in passato ma che ora sembra rientrare nei piani del Governo, e soprattutto sembra essere entrata a far parte delle ferme convinzioni di qualche mente brillante venuta a risolvere (finalmente!) i tanti problemi della politica e dell'amministrazione pubblica in Italia. Da poco è stato infatti depositata una proposta di legge, firmata da 20 deputati del Partito Democratico tra i quali la calabrese Enza Bruno Bossio, che ha l’obiettivo di rendere obbligatoria la fusione dei comuni, in modo che vengano raggiunti almeno i fatidici 5000 abitanti. Ci sarà modo e occasione per discutere nel merito i vari punti di questa proposta, la quale può però, fin da ora, essere considerata come il tentativo di mettere un cappio mortale al collo di un soggetto che, con le politiche degli ultimi anni, è stato già reso moribondo. I piccoli comuni rappresentano una parte enorme del territorio italiano e costituiscono il presidio più importante per la cura e il mantenimento del territorio medesimo, nonché del suo patrimonio ambientale e culturale. Questi comuni hanno visto, negli anni, progressivamente ridursi le risorse a loro destinate e hanno fatto dunque ancora più fatica a tamponare la fuga dei propri cittadini. Solo quello che un tempo si sarebbe chiamato “cieco furore ideologico” può condurre a presentare l’obbligo di fusione come una via per rigenerare i comuni e razionalizzarne l’amministrazione e i servizi, quando si ha a che fare con realtà nelle quali è divenuto scomodo (per non dire impossibile) rimanere a vivere perché vi vengono chiuse le scuole, gli ambulatori, gli uffici postali. Davvero si pensa che lo spopolamento possa essere fermato imponendo una fusione che porterà sicuramente altri tagli e altre “razionalizzazioni”? Non si tratta di difendere — romanticamente e nostalgicamente — alcuna “identità” e nemmeno di una difesa del famoso e vituperato “campanile”. Si tratta di capire su cosa e dove si vuole investire per il futuro dell’Italia, un Paese fatto di paesi, che ha nelle autonomie comunali e nelle specificità dei territori la sua grande e più vera ricchezza.
Il mandante della morte di Giulio Regeni è il capitalismo
L’
hissà se la morte di Giulio Regeni sarà risolta con la verità vera, o se ci dobbiamo accontentare per l’ennesima volta di una verità di comodo e di qualche colpevole scelto per mettere a tacere tutto? Questo giovane ricercatore, probabilmente scomodo, era in Egitto per approfondire i suoi studi, interessandosi delle problematiche legate al movimento dei lavoratori e al sindacalismo indipendente sotto una dittatura, quella del generale Al Sisi.
C
Quella che si profila, pertanto, non è una battaglia tra “illuminati innovatori” e “retrogradi conservatori”, ma è una battaglia politica che ha al suo centro la questione del territorio e della vita dei cittadini: non saranno le metropoli e i grandi centri — veri luoghi di sperpero del denaro pubblico, come troppe volte veniamo a scoprire — a prendersi cura del corpo martoriato dell’Italia; lo faranno, se non li si umilierà fino ad annienterli del tutto, i cittadini dei paesi che vivono con i piedi piantati su quel corpo, e lo faranno perché ne conoscono minutamente le necessità e i bisogni. La possibilità di realizzare questa cura ha bisogno di autonomia e democrazia, due valori centrali del nostro ordinamento costituzionale, che una proposta di legge come questa dimentica del tutto, affermando una logica verticistica e autoritaria. Nulla toglie, naturalmente, che dove ci siano le condizioni (a cominciare dalla vicinanza geografica) e se ne ravvisi la necessità, si possano realizzare delle fusioni; ma questo è già possibile nel contesto della normativa attuale. Ciò di cui non abbiamo bisogno, invece, è di un colpo mortale alla dignità di quei cittadini che vogliono continuare a vivere in quell’Italia profonda e vera che è l’Italia dei piccoli paesi. Tommaso Greco Dipartimento di Giurisprudenza Università di Pisa
Scagnozzi senza scrupoli, probabilmente asserviti al potere, hanno torturato così si evince dagli esami autoptici - e poi ucciso come la peggiore delle spie, il giovane studioso che, animato sicuramente dall’idea marxista, stava tentando di portare alla luce la condizione di sfruttamento e oppressione violenta operata sul proletariato in quella regione dell’Africa settentrionale e le questioni legate alla sua tutela. Se è così, senza voler fare i giudici del caso, ma anche senza ipocrisia e falsità intellettuale, si può dedurre che il mandante può essere uno solo: il capitalismo e i suoi accoliti, capitalismo che in Egitto si regge sulla proprietà delle fabbriche in mano alla borghesia militare. Un lavoro limpido, preciso e trasparente quello che Regeni stava compiendo e che metteva in risalto l’attivismo dei lavoratori organizzati in quel paese e la feroce repressione contro la quale stanno opponendo la loro resistenza. L’Italia e l’Egitto, oggi sono paesi amici, basti pensare a come Renzi ha avuto modo di definire il generale Al Sisi, un “grande statista”, o ricordare che l’Eni ha una collaborazione commerciale sugli immensi giacimenti di gas, senza dimenticare che il governo del generale Al Sisi potrebbe avere una parte rilevante nello scenario di un prossimo ipotetico intervento militare dell’occidente in Libia. Un’alleanza strategica, dunque, che la morte di Giulio Regeni potrebbe mettere in dubbio offuscando l’immagine del governo italiano. I potentati capitalisti, si adopereranno sempre più, con l’appoggio di governi reazionari e dittatoriali, ad affermare e tutelare i loro interessi, con violenze, sfruttamento e oppressioni magari sotto la copertura della lotta al terrorismo. La lezione che Giulio Regeni col suo operato in Egitto e, ahinoi, con la morte, ha voluto regalare al mondo sta a ricordarci che in molti posti il proletariato sa ancora organizzarsi e lottare con passione e consapevolezza, e questo vuol dire che si può ancora sperare nel trionfo della classe operaia e l’abbattimento del capitalismo. Pasquale Aiello
FRANCESCO DA BARBERINO, DANTE E GIOTTO enerdì 12 febbraio 2016, in occasione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, si è tenuto un convegno a Firenze, nella sala del Gonfalone della Regione Toscana, organizzato dal Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, alla presenza dei Sindaci di Barberino, Giacomo Trentanovi, e di Tavernelle, David Baroncelli e del Professor Enrico Malato, Presidente dell'Associazione Culturale Pio Rajna di Roma. In questa circostanza è stato presentato il Codice Officiolum di Francesco da Barberino, risalente al 1304-1309, riprodotto dalla Salerno Editrice in 450 copie numerate, dal costo cadauna di 3600 euro. In questo capolavoro, per la prima volta, si fa riferimento alla Divina Commedia di Dante. Il codice è stato acquistato all'asta da Guido Rossi, ex Presidente della Consob, appassionato d'arte, che tra i molti incarichi avuti, è stato anche senatore del PD. A mettersi sulle tracce di questo preziosissimo Testo è stato il Professor Enrico Malato. Grazie a questa Testimonianza storica di valore inestimabile risulta che Francesco da Barberino, nato nel 1264, si trovava a Padova, anche lui esule politico come Dante Alighieri, mentre Giotto nato nel 1266, stava dipingendo la cappella degli Scrovegni. Qui Francesco da Barberino, Dante e Giotto si sono incontrati, quando Dante era esule a Verona. In quella occasione Francesco da Barberino ha ricevuto da Dante alcuni versi della Divina Commedia, riportati nelle sue opere e in modo particolare nel Codice Officiolum scomparso e poi ritrovato. A questo convegno era presente Benito Stinà, appassionato dantista di Siderno e socio dell'Associazione Culturale Pio Rajna di Roma. Si ricorda che la Città di Siderno ha avuto il raro privilegio di essere riportata tra l'elenco degli studiosi di tutto il mondo di Dante Alighieri, in un testo dal Titolo "Per Beneficio e Concordia di Studio"edito dalla Salerno Editrice di Roma.
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LA DENUNCIA
"Ceci n'est pas un hôpital". Avrebbe esclamato Magritte alla vista dell'Ospedale di Locri. Il pittore surrealista che amava giocare con la confusione tra realtà e rappresentazione avrebbe escluso che quello locrideo sia davvero un ospedale. Ma fermandoci a riflettere sul confine tra realtà e sua rappresentazione ci rendiamo conto che l'inganno è ancora più grave e pericoloso: quello di Locri non rappresenta nemmeno l'idea di un ospedale. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Avrebbe potuto fermarsi a quella che è la difesa dei diritti dei lavoratori, lo straordinario, l’indennità… ma è andata oltre. La Segreteria Provinciale della Uil di Reggio Calabria si è resa conto che nella Locride manca all’appello un soggetto fondamentale che dovrebbe occuparsi della difesa del diritto alla salute: la politica. È per questa ragione che il 19 febbraio scorso la Uil ha organizzato una conferenza stampa presso i locali della ex-scuola allievi del Presidio Ospedaliero di Locri per una disanima sullo stato di “non salute” del nosocomio, mettendo sul tavolo le sue denunce ma anche le sue proposte. Abbiamo raggiunto al telefono il segretario generale della Uil, Nuccio Azzarà. Perché la Uil scende in capo e si fa portavoce di una battaglia che non dovrebbe essere sua? Noi stiamo cercando di occupare una casella che non è nostra, dalla quale vorremmo fuggire il prima possibile e tornare ai nostri compiti. Ma la politica ha abdicato completamente al proprio ruolo, non ci sono figure politiche pronte a difendere l’ospedale. Questa nostra azione di pungolo dovrebbe servire affinché chi di dovere si svegliasse una volta per tutte. Almeno che non ci sia un patto scellerato per cui qualcuno ha già deciso che la sanità pubblica nella Locride debba smettere di esistere a tutto vantaggio della sanità privata… Lei ha detto che la politica ha abdicato alle sue funzioni e che è disinteressata al problema dell’ospedale della Locride. Eppure un primo passo importante è stato fatto dal sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, con la manifestazione “L’Ospedale non si tocca”… Quella manifestazione faceva seguito a un percorso che avevamo intrapreso come Uil ancor prima del sindaco. Successivamente il sindaco si è unito alla nostra azione e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Calabrese poi ha giustamente ritenuto di proporre quella manifestazione, riuscitissima per quanto riguarda la partecipazione della gente, ma che non è andata oltre il successo di pubblico. Un politico ha la responsabilità di trasformare un evento del genere in qualcosa di concreto, pena le dimissioni. Dieci giorni prima della nostra conferenza stampa abbiamo sentito Calabrese e ci ha assicurato che se non si fosse mosso nulla avrebbe denunciato i responsabili di questo sfascio. Non avendo avuto notizia di alcuna denuncia da parte del sindaco Calabrese, l’abbiamo fatta noi. Ci siamo rivolti all’autorità giudiziaria evidenziando il pericolo incombente e facendo notare che se non si trova immediatamente una soluzione, si rischia il tracollo definitivo. Pericolo fatto presente più volte: quando gli ascensori hanno ceduto, quando le ambulanze del 118 non hanno svolto il loro compito fino in fondo, quando c’è stata gente che si è avventurata tra Locri e Reggio incontrando infine la morte. La manifestazione, accolta inizialmente come un trofeo, non può rimanere un ricordo. Deve essere un punto di partenza per una risposta concreta ai cittadini. Voi chiedete che venga redatto un atto aziendale e l’assetto organizzativo dell’Asp reggina. Questo anche per avere più chiari i compiti e i livelli di responsabilità dell’organico. Perché viene continuamente ignorata questa richiesta? L’Asp di Reggio Calabria è l’azienda più disastrata d’Europa. Se viene considerata
come tale è perché manca quello che è il profilo fondamentale che costituisce l’essenza di un’azienda, ovvero l’aspetto organizzativo. I bilanci, che sono la base dal punto di vista economico, non vengono approvati da 5-6 anni, manca qualunque tipo di organizzazione della struttura burocratica dell’ente, c’è una voragine immensa che nemmeno il KPMG, advisor nominato dalla regione Calabria per verificare a quanto ammontasse il debito, è riuscito a darne esatta contezza. Si parla di 500-700 milioni di euro di debiti. Solo l’azienda sanitaria di Reggio Calabria potrebbe far sì che si determinasse un default di tutta la sanità calabrese. La situazione economica è di una drammaticità al di là di ogni possibile pensiero. L’atto aziendale che ai tempi della dottoressa Squillacioti era stato mandato alla Regione è stato bocciato. Noi abbiamo un’azienda che naviga a vista, allo sbando, senza timone. Non c’è una Magna Carta che dia l’immagine di quello che dovrebbe essere l’azienda, che delinei quali siano i reparti di cui abbiamo bisogno, che indichi come fronteggiare le carenze. In
mancanza di questo atto aziendale, l’azienda è monca, non dà possibilità a chiunque la diriga di capire dove impegnare le risorse, sia economiche che umane. L’azienda è persa, anzi, non può chiamarsi nemmeno azienda. Voi avete comunque individuato quali sono i reparti per cui urge un potenziamento delle unità operative… Il reparto di Ortopedia così com’è non può ritenersi assolutamente all’altezza della situazione, un pronto soccorso senza astanteria, senza osservazione breve e intensiva non può ritenersi tale. In tutto l’ospedale mancano quasi completamente dei direttori di struttura complessa - mancano i primari per intenderci. Come si fa senza la presenza di eccellenze, senza chi dovrebbe guidare le unità operative a definire quello di Locri un ospedale? Qui ci sono solo dirigenti di struttura semplice dipartimentale che, ai sensi dell’art. 18 del CCNL, hanno un incarico di primario facente funzioni. Ci si dimentica, però, che l’articolo consente incarichi per “sostituzione” per una durata di 6 mesi, rinnovabile per successivi 6 mesi, dopodiché è
necessario il concorso. A Locri ci sono medici facenti funzioni non si sa da quanti anni. Quando parliamo della struttura sanitaria di Locri come un ospedale, presupponendo una risposta totale ai bisogni di salute dei cittadini, stiamo facendo pubblicità ingannevole. Perché avanzate la proposta di rimuovere i Capi dipartimento? Se c’è questo stato di cose così disastroso, la responsabilità sarà pure di qualcuno. Sicuramente è di chi si è succeduto alla guida dell’azienda, ma anche dei Capi dipartimento e dei Capi distretto che da anni restano incollati al loro posto, nonostante la legge stabilisce che ogniqualvolta decada il direttore generale o il commissario, poiché si tratta di incarichi fiduciari, decadono automaticamente anche Capi dipartimento e Capi distretto. Stranamente in questa azienda, nonostante si sia succeduta la Squillacioti, il dottore Sarica, il dottore Tripodi, il dottore Giuffrè e oggi la triade commissariale costituita da due viceprefetti, ci ritroviamo di fronte agli stessi incaricati. Questa situazione
di illegalità l’abbiamo più volte denunciata, all’autorità giudiziaria, al presidente ANAC Cantone - che è la massima autorità anticorruzione - a Scura… E che risposte avete ricevuto? Quando Scura si insediò e venne a Locri, lo incontrai e gli feci presente la situazione disastrosa in cui versa l’ospedale avanzandogli la proposta di revocare l’incarico a tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione della sanità. Lui rispose che normalmente chi ha responsabilità in una questione non lo si lascia a occuparsene ulteriormente, perché è naturale che chi è causa di un problema non può esserne il risolutore. È trascorso un anno da allora ma Scura non è intervenuto. È di qualche giorno fa la notizia dello sblocco dei finanziamenti da parte del Ministero della Salute per i lavori di ristrutturazione dell’ospedale. Siete fiduciosi? Ci troviamo di fronte all’ennesima occasione in cui si parla di soldi, è una sorta di politica dei proclami. Fintanto che non vedremo i primi stanziamenti trasformarsi in opera, noi come Uil continueremo a non credere a questa politica fatta di populismo e demagogia. Nel frattempo invitiamo chi di dovere a non illudere la comunità ionica, com’è già stato fatto più volte in questi anni. Ci ritroviamo con un ospedale costruito negli anni ‘70 che non è mai stato interessato da lavori di ristrutturazione. Qualora i soldi da destinare alla ristrutturazione saranno stanziati, resterà comunque il problema dell’aggiornamento delle attrezzature, delle macchine sanitarie… La nostra preoccupazione è proprio questa: anche se vengono stanziati questi milio-
Questo non è ... e non ne è ne
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I cittadini devono fare sentire il fiato della protesta sul collo della politica, altrimenti quest’ultima continuerà a seguire una propria gerarchia di valori che non tocca né la Locride né tanto meno gli aspetti sanitari.
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n i di euro per il guscio, bisogna ricordare che un ospedale non è fatto solo di mura ma anche di contenuto, di capacità di risposta. Negli anni si è perso in know how, ci troviamo di fronte a un depauperamento del sapere. Se non si investe in risorse umane, in professionisti che siano all’altezza della situazione, sia a livello medico che infermieristico, senza tralasciare gli operatori socio-sanitari, l’ospedale è destinato a morire. Ribadisco che le condizioni attuali sono incompatibili con quella che è la vocazione di un ospedale, anzi così com’è l’ospedale è pericoloso per la vita e l’incolumità delle persone. Di recente avete presentato un esposto alla triade commissariale, al Prefetto, alla Procura… per un’ipotesi di truffa professio-
nale a carico di un dirigente medico. Di cosa è accusato esattamente? Abbiamo presentato un esposto all’autorità giudiziaria in cui chiedevamo che si accertasse che il dottore Calabrò avesse le carte in regola per rivestire il suo ruolo. Alle denunce dei cittadini e del sindacato la Procura della Repubblica di Locri si è dimostrata molto attenta (per fortuna ci sono procuratori che considerano i reati nella pubblica amministrazione non come reati di serie b ma come una sorta di cancro
c h e impedisce alla società di evolversi). Le indagini della magistratura hanno dimostrato che il dottor Calabrò non possiede i titoli per operare quale direttore ad interim di medicina oltre che direttore di Dipartimento Medico Ospedaliero. Ma a quanto pare il dottor Calabrò continua a tenersi stretto il “suo” posto… Il fatto strano è questo. Nonostante l’azione giudiziaria e un rinvio a giudizio, nonostante le nostre ripetute e accorate istanze inviate a tutte le autorità, lui è ancora lì. A nostro avviso la triade commissariale, composta tra l’altro da due vice prefetti,
un ospedale eppure l’idea
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quindi uomini dello Stato, avrebbe dovuto intervenire, quanto meno in via cautelativa, e sospenderlo. Non hanno provato neppure a prendere tempo o cercato di dare una giustificazione alla mancata sospensione? Assolutamente no. Dal momento che noi abbiamo prodotto la denuncia siamo costantemente informati sul prosieguo delle indagini, perché siamo parte lesa insieme all’azienda. L’azienda è considerata parte lesa in tutti i procedimenti che ci sono in atto a carico del dottor Sarica, del dottor Tripodi, della dottoressa Squillacioti, in tutti i rinvii a giudizio che nel tempo abbiamo fatto sì che si collezionassero nella procura di Locri, riguardanti tutti la gestione della sanità, in particolare a Locri. Abbiamo denunciato anche il sistema delle proroghe nelle gare d’appalto. Per quanto riguarda l’appalto delle cucine nell’ospedale di Locri, l’autorità giudiziaria è intervenuta sulle nostre denunce, ha iniziato le indagini, ci sono dei rinvii a giudizio, eppure l’attuale triade continua a dare quasi 500 mila euro prorogando l’incarico all’ATI Gerico srl per il servizio di ristorazione. L’ospedale di Locri è per la nostra zona una sorta di indotto, è come la Fiat un tempo per Torino. Se il governo non si è mosso per salvare la Fiat, si muoverà per salvare l’ospedale di Locri? Non credo che il governo abbia a cuore le sorti dell’ospedale di Locri, penso che debbano essere i cittadini di Locri i protagonisti. Questo perché la politica segue l’umore dell’opinione pubblica. Se l’opinione pubblica rimane silente di fronte al tracollo dell’ospedale di Locri, come può la politica interessarsene? Gli elettori devono fare sentire il fiato della protesta e della non accettazione dello status quo sul collo della politica, altrimenti quest’ultima continuerà a seguire e perseguire una propria gerarchia di valori che non tocca né la Locride né tanto meno gli aspetti sanitari. Solo una sana presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica, delle associazioni, del vescovo - più volto dimostratosi sensibile alle battaglie del popolo della Locride - può essere la speranza. L’ospedale di Locri è a un passo dal baratro. Quando in passato abbiamo lanciato un grido dall’allarme per l’ospedale di Siderno nessuno ci ha ascoltato; oggi di quell’ospedale rimane la semplice promessa di farne una casa della salute. Non vorrei che quanto successo a Siderno si ripeta a Locri, perché si è già verificato a Gioia Tauro, a Palmi, a Scilla, si sta verificando a Melito Porto Salvo. I precedenti ci sono per non lasciarsi illudere. Prima di salutarci Nuccio Azzarà mi confessa a mezza bocca: “C’è la sensazione che queste battaglie rappresentino un pericolo per tutto il gruppo dirigente della Uil perché si stanno toccando interessi notevoli. Il pericolo insiste anche per quella parte di autorità giudiziaria che si sta impegnando in queste indagini e in questi processi”.
CULTURA
IN BREVE
ALocrisonostatespiegate“Leragionidell’Orto” Inaugurazione al President della sede calabrese “Centro Studi Ausonia” L’Associazione di Volontariato Culturale Onlus “Centro Studi Ausonia” nasce in Toscana nel 2014 da 50 soci, tutti di origini calabresi, come luogo d’incontro dove scambiare idee, programmi, e iniziative per tutelare, promuovere e valorizzare le risorse archeologiche, artistiche, storiche, culturali, naturalistiche e paesaggistiche del territorio italiano, mantenendo un occhio di riguardo, visto il forte legame con le loro origini, per il territorio calabrese. Dopo quasi due anni di attività, svolta prevalentemente in Toscana, l’Associazione ha deciso di avere anche in Calabria una sede di rappresentanza, presso il Grand Hotel President di Siderno, così da poter organizzare attività sempre più vicine alle necessità del territorio. Per l’inaugurazione della sede, che si terrà domenica 6 marzo 2016 alle ore 16:00, l’Associazione ha deciso di organizzare l’incontro “I beni culturali della Locride: monitoraggio, controllo e salvaguardia”. Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato utile per il conseguimento della certificazione del personale che opera nel campo dei controlli NDT secondo la UNI EN 9712.
“Quo vadis?”, a Locri un incontro sulle ambizioni di chi resta e chi va Un focus sulle ambizioni e le speranze dei giovani che restano e di quelli che, invece, decidono di lasciare la nostra terra. Questo sarà "Quo vadis", incontro organizzato dal Lions Club di Locri e dal Leo Club Luigi Mori di Locri, per sabato 5 marzo alle ore 10 presso il Palazzo della Cultura di Locri. A introdurre i lavori Federica Roccisano, Assessore Regionale alla Scuola, al Lavoro, al Welfare e alle Politiche Giovanili. Interverrano, tra gli altri, il dott. Fortunato Amarelli, AD della Fabbrica di Liquirizia Amarelli, il prof. Bruno Azzerboni, ordinario di Elettrotecnica presso l'Università di Messina, il giornalista Aristide Bava, direttore della Rivista 108 YA - Lions.
Sabato scorso, grazie all’impegno del presidio locale di Slow Food, è stata dedicata un’intera giornata ai bambini e alla botanica. Lo scorso fine settimana Palazzo della Cultura, a Locri, si è trasformato in un piccolo laboratorio botanico, presso il quale gli alunni dell’Istituto Comprensivo “De Amicis - Maresca” hanno potuto prendere confidenza con la terra e con le piante, una realtà che, con l’urbanizzazione, è divenuta via via più distante da noi. Grazie al patrocinio della Provincia di Reggio Calabria e del Comune di Locri, il presidio Slow Food ha coinvolto per l’occasione Stefania Fiato e Lidia Zitara, che hanno accolto i bambini delle scuole per una vera e propria full immersion nel mondo della flora. Punto di partenza di questo magico viaggio è stata la proiezione di diapositive che hanno ripercorso il rapporto dell’uomo con la natura attraverso la storia dell’arte. Grazie alle riproduzioni di quadri e statue presentate dalla Fiato, i bambini hanno potuto comprendere meglio come il rapporto con la terra sia stato fondamentale alla sopravvivenza dell’uomo e come esso si sia evoluto dalla preistoria ad oggi. Parte sicuramente più divertente, per gli alunni, è però stato il laboratorio a cura della Zitara, che ha svolto un laboratorio nel quale non solo ha mostrato al giovane pubblico come piantare, ma gli ha anche permesso di sperimentare. Archiviata la mattinata, il progetto è proseguito anche il pomeriggio, con l’approfondimento di Laura Delfino relativo alla “Flora al tempo della Magna Graecia” e alla dimostrazione dell’utilizzo di un telaio ottocentesco allestito da un’associazione di Caulonia.
"Veniti Poeti...": continua a riscuotere successo la poesia dialettale Grande serata di poesia lo scorso 11 febbraio presso l’Auditorium del Liceo di Scienze Umane “Mazzini” di Locri, nel quadro del secondo incontro della rassegna di poesia dialettale “ Veniti Poeti “, proposta per il 2016 mensilmente dalla Pro Loco ai numerosi intenditori e alle persone colte della città di Locri. Questa volta ci si è concentrati all’area poetica Ardore-Bovalino, con attenzione specifica ai poeti Mario Careri, Annunziato Sorbara, Vincenzo Guerrisi Parlà e Rosario Dattilo. Della poesia genuina e incolta di Rosario Dattilo ha offerto un quadro nitido e puntuale il preside Bruno Chinè. A ridare vita al pensiero e alla spigliata, talvolta esilarante vis comica di Annunziato Sorbara, Gaetano Catalani, recente acquisizione di prestigio della poesia calabrese. A parlare dello sconfinato
panorama poetico del colto ed estroso poeta bovalinese Vincenzo Guerrisi Parlà è stato, invece, il raffinato scrittore e notista critico della realtà Mario Nirta. Infine, Franco Blefari, brillante e poliedrico poeta maior della nostra terra, si è trasformato in scrupoloso pellegrino d’amore e di conoscenza, rovistando con ansia e devozione nel vasto mondo poetico di Mario Careri, che ha sempre ammirato come maestro. Di grande livello è stata l’interpretazione dei testi, affidata all’impareggiabile prof. Franco Nicita, a Giulia Palmisano, Katia Caroleo e Giuseppe Futia della Scuola di recitazione di Bernardo Migliaccio Spina, oltre che a Simona Pezzano, Caterina Pizzata e Domenico Futia, alunni interni dello stesso Liceo.
La Settimana dello Studente all’IPS e è vero che dare fiducia ai giovani, non è sempre la cosa migliore da fare, è altrettanto vero che in questi giorni mi son dovuta ricredere. Dal 17 al 20 febbraio, i nostri alunni hanno dato prova di un grande senso di responsabilità.
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I promotori nell’organizzazione delle “Giornate dello studente", - gli alunni Bruzzese Vincenzo e Racco Noemi hanno stilato un programma di attività che, sottoposto all’approvazione del Dirigente Scolastico e degli Organi Collegiali, si è svolto in maniera corretta e composta. Dalla presentazione del libro del prof. Naimo, alla proiezione del film sulla disabilità “Quasi amici", dalla meritoria attività di pulizia esterna del giardino della scuola, alle attività didattiche di recupero, tutto si è svolto all’insegna della partecipazione e della condivisione. Di particolare interesse il programma delle ultime due giornate, dedicate alla partecipazione ad uno spettacolo di cabaret e alla premiazione dei lavori creativi, realizzati dalle classi partecipanti all’iniziativa. Gli studenti dei vari indirizzi di studio si sono “sfidati” tra loro in una sorta di piccola olimpiade della creatività, con la produzione di manufatti assai
originali, plastici, circuiti elettrici, oggetti curiosi ed esteticamente gradevoli, ricavati da materiali poveri - spesso “scarti di lavorazione provenienti dai vari laboratori - e che, “reinventati” in modo intelligente, hanno trovato una “nuova vita” ed una nuova funzionalità. Le opere più originali sono state valutate e quindi, premiate, da un’apposita giuria dopo aver ascoltato dagli autori le finalità che le avevano ispirate. Giorno 20 febbraio, dalle ore 9.00 alle 12.30 circa, musica e risate sincere, all’insegna dell’ottimismo e del buon umore, si sono poi susseguite presso il Centro Polifunzionale koala che ci ha ospitati. Aprono gli “Shark e Groove” improvvisando, “a cappella", alcune loro canzoni, e riuscendo a colmare i momenti di iniziale imbarazzo, dovuti ad un ritardo tecnico, grazie ad un linguaggio comune ai loro coetanei. Lo spettacolo è continuato con l’ilarità suscitata dal comico Pasquale Caprì che, coadiuvato dalla spalla Giorgio Casella, è riuscito a coinvolgere tutta la platea, impersonando il prototipo del reggino sfaticato e poco acculturato. Accattivanti anche le imitazioni di alcuni cantanti della musica leggera italiana, la vivace satira politica, con l’imitazione del Sindaco di Reggio e quella del “signor Putortì”, anziano reggino
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Fin dai tempi più antichi produrre vino, berlo ed esportarlo erano requisiti fondamentali per potersi dire calabresi; oggi troppo spesso tendiamo a dimenticarcene, credendo che il buon vino sia solo quello che fa rima con Margaux.
A strata pe ù successu è sempri lavurata… in italiano,“Lavorata” D I valori della classe contadina formano oggi il carattere dei membri della famiglia Lavorata, pronti a sporcarsi le mani con il nero della terra e il rosso degli acini premuti
ifficile parlare di Calabria senza pensare all’atavico legame che questa parte di mondo ha con la terra, con l’agricoltura, con quella classe contadina che da sempre è stata la migliore, a volte l’unica, forma di economia veramente funzionante e funzionale. Se ci chiamano “Terroni” ci sarà pure un perché…forse dovremmo sentirci offesi, irritarci, indispettirci; mi piace pensare, invece, che dovremmo essere orgogliosi; orgogliosi di appartenere a quel miscuglio di etnie che, pur con tutte le differenze culturali, sociali, religiose che li hanno caratterizzati, non ha mai smesso di dare importanza al luogo in cui viveva, a quel terreno che lo nutriva, ai frutti generosi con i quali sapeva ripagare il duro lavoro tra quelle colline baciate dal sole e lambite dal mare. Fertili declivi, che galleggiando dolci su acque blu fonde, tracciano, con abile mano, il profilo di una terra sodale del sole e le garantiscono un clima tale da farne figlia prediletta di Bacco; questa è la terra dove viviamo; questa è la Calabria che, con il succo delle sue viti, rese ebbri sia i Persiani conquistatori di mondi, sia i popoli di quel ragazzo che Magno li piegò. Appena chiudi il libro di storia ti accorgi però che quel vino che ci rendeva famosi, quel vino che arricchì i nostri avi, quelle vigne che da sempre amano crescere rigogliose nella nostra terra o sono poco conosciute in Italia e nel mondo o peggio sono denigrate dagli stessi calabresi, a volte, più contenti di riempirsi la bocca di Sassicaia per quel suo gusto “sibilante”, che di provare a scoprire la qualità dei prodotti nostrani. Fortunatamente le eccezioni, come le eccellenze sono poche, ma non mancano mai e per merito di alcune aziende che stanno riscoprendo l’amore per la viticoltura, anche nella Locride, sembra possa tornare la fama enologica di un tempo. Una di queste è la cantina Lavorata che opera nel circondario roccellese e vanta una produzione quasi totalmente incentrata sulla lavorazione di uve indigene, che sapientemente dosate, riescono a produrre vini d’eccellenza come il Bivongi Doc rosso, il Greco nero, il Cirò Doc rosato, il Greco Doc di Bianco. Grazie a Vincenzo Lavorata che la fondò nel 1958 l’azienda, tuttora a condizione familiare, ha saputo mantenere ben saldi quei valori della classe contadina di provenienza.
SIA di Siderno lamentoso e polemico, che ci ricorda il modo d’essere di tanti nostri compaesani. In conclusione il “nostro” rappresentante d’Istituto, Vincenzo Bruzzese, si è cimentato nell’imitazione della cantante Giusi Ferreri e in una caricatura del boss mafioso Totò Riina, prima del duetto finale delle allieve Noemi Racco e Chiara Saracino, che ci hanno emozionato con la loro voce…una musica che è arrivata dritta al cuore! Una generazione, quella dei nostri giovani studenti, tanto giudicata da noi adulti, spesso ingabbiata all’interno delle nostre comode e conformistiche certezze, ma che ha dato prova di forti capacità organizzative, finalizzate al raggiungimento di un obbiettivo, metaforicamente etichettabili come la meta ultima di un lento e graduale processo di crescita personale e umana. Rifacendoci a un antico detto di un filosofo orientale, verrebbe voglia di dire che, in fondo, è vero che “il buon governante è colui che, in qualche modo, agisce all’ombra dei suoi sudditi”; è quel capitano che riesce a far navigare la sua nave anche senza timoniere e, grazie all’abilità dei suoi marinai, coesi da un intento comune, riesce ad arrivare a destinazione. Una docente dell’Istituto
Valori che formano oggi il carattere di figli e nipoti, pronti a sporcarsi le mani con il nero della terra e il rosso degli acini premuti, ma attenti anche all’innovazione, alla crescita e, una volta dismessi cappelli di paglia e camice country, a indossare giacca e cravatta per promuovere, in pieno stile italiano, i loro interessi anche all’estero. Riconoscimenti di alto livello, aumento della produzione mai a discapito della qualità, migliorie tecnologiche per tenersi sempre aggiornati, sempre al passo con i tempi, ma senza mai rinnegare le proprie radici, ci mostrano una realtà in continua espansione, che vede la Calabria, e allo stesso tempo è per la Calabria, una risorsa importante capace, forse, di aggiungere ai soliti “tag” che ci etichettano la parola vino. Il sorriso, l’ottimismo e la buona volontà di un contadino, ma l’ambizione, la prontezza e quando serve la spregiudicatezza di un imprenditore, insomma quel giusto mezzo dei latini che, tra vecchio e nuovo, tra passato e presente, tra esperienza e innovazione ha fatto scoprire alla famiglia Lavorata l’equilibrio del successo. Vincenzo Larosa
Il Pd di Siderno organizza un Corso di Formazione politica L’idea sembra abbastanza interessante, soprattutto alla luce delle carenze politiche che spesso in molti lamentano: il Pd di Siderno organizza un Corso di Formazione politica con lezioni previste per diversi mesi. L’iniziativa è stata presentata nel corso di un’apposita conferenza stampa organizzata dalla segreteria locale del Circolo del Pd; presente anche il capogruppo in consiglio regionale Sebi Romeo, venuto a Siderno con il docente universitario dell’Unical, Vanni Clodomiro. Sarà proprio quest’ultimo, come è stato annunciato dalla segretaria Maria Teresa Fragomeni, a tenere un lungo Corso di formazione in storia della politica che, in forma del tutto gratuita, sarà aperto a tutti coloro che vogliono affinare la propria preparazione. Il percorso di formazione si concentrerà sul periodo storico che va dall’800 fino agli anni 20 del secolo successivo. Nel corso della presentazione il prof. Clodomiro ha richiamato l’opera su cui si baserà il corso in questione, ovvero “L’esprit des lois” di Montesquieu, in cui il filosofo francese teorizza la divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). Secondo l’intenzione dei rappresentanti del Pd il corso dovrebbe iniziare nel prossimo mese di marzo e protrarsi sino al mese di novembre.
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C’era una volta... Ole Gunnar Solskjær, l'asso nella manica dei Red Devils
Juventus-Napoli, riparte la sfida scudetto. Gli ostacoli si chiamano Inter e Fiorentina he sia il campionato più combattuto degli ultimi venti anni, ormai, è cosa nota a tutti. Juventus e Napoli, distanziati da un solo punto in classifica, riprendono la loro marcia verso il tricolore con due impegni delicatissimi contro Inter e Fiorentina. Sfide che sulla carta non sono affatto facili sia per i bianconeri che per i partenopei che dovranno affrontare due squadre in piena lotta per l’ultimo posto disponibile che vale i preliminare di Champions League. L’ANALISI DEI MATCH Juventus-Inter, considerato da molti come il derby d’Italia, è diventato, soprattutto negli ultimi anni, una sfida molto sentita dalle due tifoserie. Gli scandali di calciopoli, ancora indigesti ai tifosi bianconeri, hanno acceso ancora di più la rivalità contro i nerazzurri. Gli uomini di Massimiliano Allegri, dopo una rimonta che li ha portati dalle zona basse della classifica alla vetta della Serie A, interrompono con lo 0-0 del Dall’Ara la striscia di quindici vittorie consecutive. L’Inter di Mancini, dal canto suo, dopo essere stata in testa al campionato per quasi tutto il girone d’andata, in seguito alla sconfitta contro la Lazio, ha perso la sua mentalità vincente. La difesa, punto forte dei nerazzurri che vincevano sempre di misura, ha iniziato a scricchiolare e Handanovic, autore di ottime prodezze nella prima parte di stagione, non è riuscito più a compiere quei miracoli che avevano tenuto a galla la propria squadra. L’ultima sfida tra le due formazioni risale alla semifinale di andata di Coppa Italia, vinta dalla Juventus per 3-0. Quello di
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domenica sarà il 227esimo derby d’Italia tra Inter e Juventus, il più giocato tra i derby nel panorama calcistico italiano. Il saldo complessivo è nettamente a favore dei bianconeri: sono ben 102 i successi della Juventus, 55 i pareggi e 69 le vittorie dell’Inter. Fiorentina-Napoli: la sfida del “Franchi” chiude la ventisettesima giornata di Serie A, lunedì alle ore 21:00. I Viola arrivano a questa sfida con una striscia positiva di sette risultati utili consecutivi che li ha portati al terzo posto in classifica a 5 punti di ritardo proprio dal Napoli. Per risalire all’ultimo stop interno della Fiorentina dobbiamo tornare al 9 Gennaio 2016 nella sfida persa per 1-3 contro la Lazio. Il Napoli, dopo un inizio di stagione altalenante, ha trovato la sua quadratura grazie soprattutto al suo bomber Gonzalo Higuain. Quadratura che però, nelle ultime giornate, la squadra di Maurizio Sarri sembra aver un po’ smarrito. Dopo una striscia di vittorie di 8 giornate, i partenopei hanno perso la sfida scudetto allo Juventus Stadium contro la Juventus e raccolto solamente un punto nella successiva sfida contro il Milan al San Paolo. Risultati che hanno fatto perdere la vetta della classifica agli azzurri a favore della Juventus, che, nonostante nell’ultima giornata non avesse brillato al Dall’Ara contro il Bologna, è riuscita a mantenere il punto di vantaggio guadagnato nello scontro diretto. I precedenti tra Fiorentina e Napoli sorridono ai Viola. Sono 131 in totale le sfide tra le due compagini: 51 i successi dei viola, 35 i pareggi e 45 le vittorie del Napoli. All’andata fini 2-1 con a segno Insigne, Kalinic e Higuain in un San Paolo gremito di spettatori. La sfida scudetto riparte, chi l’avrà vinta? Cosimo Capogreco
Il 26 febbraio festeggia il proprio compleanno uno degli idoli dalle parti di Manchester, sponda“Red Devils”, Ole Gunnar Solskjær compie 42 anni La sua storia inizia il 26 novembre del 1995 a Kingston, dove va in scena una singolare amichevole. La Nazionale giamaicana, la futura generazione dei "Reggae Boyz”, affronta la Norvegia. Tra gli scandinavi in attacco figura un ventiduenne dal capello rosso, che sta facendo sfracelli in patria con la casacca del Molde. Ad evitare la sconfitta è proprio lui, che con un gol all'esordio in nazionale permette di fissare il risultato sull'uno a uno. Le sue ottime prestazioni nel campionato scandinavo attirano l'attenzione del Manchester United di Alex Ferguson. S'intende, i Red Devils nel 1996 hanno già una rosa stellare, ma il parco attaccanti è ridotto al tandem titolare formato dagli intoccabili Eric Cantona e Andy Cole. Per la stampa e per i tifosi l'acquisto di Solskjær appare come un magro ripiego al mancato acquisto del ben più noto Alan Shearer, accasatosi al Newcastle. Gli scettici dovranno però ricredersi. Il bomberino norvegese si specializza nel ruolo di mina vagante da inserire a partita in corso. Solskjær viene soprannominato “Super-Sub” o persino “The Baby-Faced Assassin” per il suo talento nel cambiare le sorti delle gare del Manchester. Alla fine della prima stagione, sono ben 19 i sigilli dell'asso scandinavo. L'apoteosi avviene nella stagione 1998-99. Entra nella leggenda quando diventa il match-winner della finale della Champions League contro il Bayern Monaco. I bavaresi sono in vantaggio di una rete, realizzata da Basler ad inizio gara, negli ultimi dieci minuti il tecnico Ferguson decide di buttare nella mischia Solskjaer in sostituzione di Andy Cole. Il resto è storia: nei minuti di recupero il norvegese sigla la rete del sorpasso e permette ai Red Devils di portare in Inghilterra una coppa che oramai sembrava compromessa. Dopo 366 presenze e ben 126 gol, il Super-Sub gioca all'Old Trafford la sua partita d'addio. Sono presenti quasi 70.000 spettatori per ringraziare il loro “asso nella manica” di tante battaglie. Solskjær attualmente allena il Molde, la squadra che lo ha lanciato nell'Olimpo degli attaccanti europei, al quale appartiene di diritto essendo risultato decisivo come pochi. Simone Filippone
Relitto “Capitan Antonio” - Santa Caterina dello Jonio. Una delle tante navi che negli anni ottanta solcavano i mari della costa jonica calabrese col solo scopo di affondare o arenarsi sotto costa presumibilmente per far intascare agli armatori una grossa fetta del premio assicurativo.
Pose Metropolitane Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà posa con Giusy Calenda continuando a macinare pensieri in merito alla Città Metropolitana
L’unione fa la forza Il professore Giuseppe Diano scambia quattro chiacchiere con Mimma Pacifici, segretaria CGIL cercando di immaginare come scuola e sindacati possano migliorarsi gli uni collaborando con l’altra…
Platì in concerto Rosario Sergi e Mimmo Garreffa, anime belle della bella Platì, sorridono gioiosi al nostro fotografo, speranzosi di assistere a una bella conferenza
Buono ma aspro Il presidente Cavallaro posa con il buon Elio Pizzi, presidente del Consorzio del Bergamotto
Mistici e misterici Gianni Tringali e Arturo Guidi vengono sorpresi durante una confessione di reconditi segreti. Sono stati attenti a non farci sentire nulla, ma qualcosa sta accadendo.
Provincia allargata Vincenzo Loiero e il collega consigliere provinciale del Nuovo Centro Destra Giuseppe Saletta parlano del futuro del nostro territorio.
In buona compagnia Il sindaco di Agnana Caterina Furfaro siede accanto a Marisa Romeo durante un incontro istituzionale per il futuro del nostro territorio.
Futuro virtuale Pino Varacalli, Antonio Crinò, Edmondo Crupi e Mario Diano sorridono a un futuro radioso… Almeno chi di loro non è impegnato al cellulare!
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Scambi di idee Il siandaco di Bianco Alco Canturi si lascia immortalare con la sua consigliera Anna Marvelli, perché il miglioramento della città passa anche dalle relazioni interpersonali!
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Andiamo a Martone per recuperare un bel momento di molti anni fa, quando il cantastorie Lomonaco intratteneva la città con le sue magiche melodie. (foto Imperitura) Spensierati alla meta Il presidente della provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa sorride alla fotocamera assieme a Simona Coluccio. Le migliori collaborazioni nascono da incontri fortuiti… Perché il futuro è tutto… Brancatisano, Cavallaro e il preside Bruzzaniti discutono di amicizia, società, amore, politica e longevità. Ecco persone che vogliono lasciare un mondo migliore ai propri figli.
Comuni fatiche Peppe Figliomeni, Peppe Oppedisano e Agostino Baggetta posano al comune di Siderno con Gregorio Mammì consigliere comunale di Pieve Emanuele (MI)
Un signor giornalista E il compianto Camillo Mazzone vogliamo ricordarlo anche con questa bella foto d’epoca, che esprime tutta la sua professionalità e naturale simpatia. Ciao, Camillo
Gli amici si possono scegliere Franco Crinò e la Polimeni, i migliori amici del presidente della provincia Peppe Raffa, non smentiscono la loro voglia di stare vicino ad amicizie selezionate. Lo scatto all’Old West I migliori auguri di buon compleanno a Elisa, che compie 5 meravigliosi anni avvolta dall’affetto dei suoi cari nonni!
Cheese I due compagni Cuzzupi e Gligora si prendono una pausa dalla rievocazione dei bei tempi di un politica passata.
Bzzzz Ecco a voi “Teresina” un vespista storico del nostro comprensorio. Ma non confondetelo con un apicoltore, mi raccomando!