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DOMENICA 26 FEBBRAIO
3 foto gigi romano
CONTROCOPERTINA
Ciccio
Filippone
il legame fraterno dell’amicizia Marmo. Attorno a Locri, lungo le sue strade, tutto è diventato freddo nel giro di pochi minuti. L’asfalto è gelido, il cielo è basso e nero, il nero è un nastro a lutto sulla manica dell’inverno. C’è poco altro, se si escludono macchine ignoranti che passano sulla statale. Non c’è più un senso nella vita di Locri. E non c’è più Ciccio Filippone che alla vita ha donato senso e amicizia. Era un gran giovanotto, alto e smilzo, un misto tra un marsigliese e un istriano. Era bello, di quella bellezza schiva e stropicciata che piace tanto a chi sa stare al mondo. Lui ci sapeva fare alla grande da tante annate, sicuramente da molto tempo prima dei suoi ricchi 43 anni. Aveva almeno 50 fratelli, che poi erano i suoi amici stretti: fratelli non si nasce, a Locri si diventa. Il rapporto tra loro è intenso, da studiare per il resto del mondo. È una roba speciale tutto questo e Ciccio Filippone è stato uno dei fondatori di questo miracolo sociale, di un miracolo spezzato. Il mondo è fragile anche per chi ha saputo gustarlo a pieni polmoni. Ai suoi amici sono vicino, in modo fraterno, sebbene il mio pensiero più sentito va al suo mondo ristretto che l’aveva reso ancor più felice, di una felicità immensa. Giovedì sera una mia amica mi ha telefonato chiedendomi protezione dall’assurdo, mentre osservava dal suo terrazzo i tetti irregolari e le finestre sorde e ammutolite intorno a lei. Mi ha chiesto di scrivere, di ricordarlo un po’ così. Ed eccomi. Ecco, io che incontravo Ciccio tre, forse due volte l’anno, stasera vorrei immaginare Ciccio a sfottere di sottecchi su una delle sette sorelle della Terra secondo la Nasa. Quella più a sud, direi, la più calda e raggiungibile. Affitteremo un charter da cinquanta posti per chi dico io, e andremo a trovarlo per rincorrere a perdifiato l’estate del firmamento. Ogni fine estate lo rifaremo. Ieri, oggi e domani, almeno per altri cinquanta anni, che, a occhio e croce, sarebbero quelli tolti a Ciccio da una mano assurda e scaduta. Un’impugnatura senza senso. (em)
Era bello, di quella bellezza schiva e stropicciata che piace tanto a chi sa stare al mondo. Lui ci sapeva fare alla grande da tante annate, sicuramente da molto tempo prima dei suoi ricchi 43 anni. Aveva almeno 50 fratelli, che poi erano i suoi amici stretti: fratelli non si nasce, a Locri si diventa.
ATTUALITÀ GIUDIZIARIA
La stagione dei sequestri di persona Nelle scorse settimane i carabinieri hanno rinvenuto un covo nelle montagne dell’Aspromonte che, secondo gli investigatori, potrebbe essere stato utilizzato in passato per nascondere dei sequestrati, in considerazione della presenza di una catena collocata all’interno di una buca rinvenuta all’interno del rifugio montano. Quel ritrovamento ha riportato la mente del cronista alla triste “stagione dei sequestri di persona” che ha segnato una delle pagine più tragiche della storia contemporanea della Locride e dell’intera Calabria. Esaminando l’archivio delle varie sentenze ecco che, a tal proposito, emerge un polveroso fascicolo con la scritta “Aspromonte”, che riguarda le vicende di un maxiprocesso a carico di una cinquantina di imputati che si è concluso in primo grado davanti al Tribunale di Locri presieduto dal giudice Silvana Grasso. Quella sentenza ripercorre numerosi sequestri di persona a partire dal 1979 in poi. Si legge in quelle pagine che il primo dato di estremo rilievo è che: «Il luogo di gestione dei sequestri, ovunque fossero iniziati, finiva con l’essere l’area aspromontana del triangolo territoriale San LucaNatile-Platì. Sequestri, infatti, di notevole impegno economico e di mezzi per coloro che li avevano posti in essere, si erano verificati anche nel Nord Italia, ma il loro epilogo era sempre avvenuto nell’area calabrese oggetto dell’esame». È in quel triangolo che viene individuato il luogo in cui veniva pagato il riscatto o si verificava la liberazione del soggetto: «Segno evidente del fatto che la cattività dei sequestrati ivi veniva gestita per periodi variabili, addirittura, talvolta,di anni nella più completa tranquillità di operatività dei sequestratori, nonostante i continui interventi di rastrellamento delle Forze dell’Ordine che coinvolgevano l’intera fiancata ionica dell’Aspromonte, senza mai intimorire i responsabili in grado di spostarsi e spostare i prigionieri nelle ore notturne e diurne da un covo all’altro dell’aspra montagna, che innumerevoli nascondigli era in grado di offrire a chi la conosceva profondamente». Una “conferma” dell’allora completo dominio del territorio: «Si trae dalla segregazione pressoché contemporanea di più sequestrati nelle stesse zone e con riutilizzazione accertata in vari casi dei medesimi covi – prigione, come testimoniato, in particolare, dagli illuminanti episodi di sequestro avvenuti nel 1988 con prelievo delle vittime prescelte in varie zone del Nord Italia immediatamente trasferite … sul versante ionico dell’Aspromonte». Un dato che emerge nella sentenza riguarda la presenza di una “regia unica” di soggetti che, anche grazie all’intervento delle famiglie di altri paesi della Locride, si sarebbero indirizzati ad eseguire sequestri di persona anche nel proprio territorio di riferimento, al fine di percepire al più presto il capitale necessario per un salto di qualità economico-finanziario. Il denaro dei sequestri, infatti, sarebbe stato reinvestito nell’acquisto e alla commercializzazione di droga, in particolare di cocaina, che dal Sudamerica avrebbe invaso le piazze dello spaccio del Nord Italia, specie nel milanese e nel torinese dove “i calabresi” facevano da padroni. Sarebbe nata, da lì a poco, la figura del broker della droga, con personaggi che avrebbero garantito gli affari illeciti tra i clan calabresi e i produttori sudamericani e l’espansione del narcotraffico a livello esponenziale fino a occupare un ruolo di primissimo piano a livello internazionale, in pratica surclassando le altre mafie italiane.
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 4
Locri: consegnate al Goel le chiavi dell’Ostello della gioventù unedì mattina sono state consegnate le chiavi dell’Ostello della gioventù a Locri. Il passaggio di consegne, di cui sono stati protagonista il Comune e il consorzio Goel, è avvenuto durante un evento al quale, insieme all’amministrazione comunale di Locri, sono intervenuti il Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace Francesco Oliva, il Procuratore della Repubblica di Locri Luigi d’Alessio, il Comandante del Gruppo Carabinieri di Locri Pasqualino Toscani, i vertici provinciali della Guardia di Finanza e il viceprefetto di Reggio Calabria Antonella Surace, intervenuta per fare le veci del Prefetto Michele Dibari. In seguito al danneggiamento della struttura avvenuto nei giorni scorsi da parte di ignoti, che il sindaco Giovanni Calabrese aveva definito un atto indegno non comunque in grado di interrompere il cammino verso la legalità legalità, il giorno della consegne è stato visto come il traguardo di un lungo e complicato cammino, visione condivisa anche dal fondatore e presidente del Goel Vincenzo Linarello che, soddisfatto per questo importante risultato, ha dichiarato che la struttura, più che un Ostello è un vero e proprio albergo a tre stelle sul quale si agirà attraverso il tour operator de “i viaggi del Goel”, che contribuiranno ad avviare un processo di valorizzazione non solo dell’edificio, ma dello stesso territorio che, grazie alla struttura, potrà finalmente intercettare nuovi e importanti flussi turistici.
L
Il prefetto visita i rifugiati ospiti di Nik Spatari e Hiske Mass al MuSaBa Nei giorni scorsi il Prefetto di Reggio Calabria dott. Michele di Bari ha visitato il Mu.Sa.Ba. (Museo Santa Barbara) di Mammola, dove sono accolti temporaneamente i 14 rifugiati che l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte sta ospitando dallo scorso 30 ottobre. Insieme al Presidente dell’Ente Parco Giuseppe Bombino e agli artisti Nik Spatari e Hiske Maas, autori e gestori dello straordinario Museo all’aperto che coniuga arte, architettura, ambiente e archeologia, il Prefetto ha avuto modo di conoscere il positivo esempio di integrazione dei giovani stranieri. L’accoglienza è coordinata da Maria Giovanna Ursida, Presidente della Cooperativa Itaca di Palmi. La sinergia messa in atto da Prefettura ed Ente Parco Nazionale d’Aspromonte rappresenta un esemplare modello umano e culturale, attraverso cui le due Istituzioni offrono ospitalità e protezione internazionale a ragazzi con un vissuto drammatico. Il Presidente Bombino ha sottolineato
come l’esperienza dei rifugiati presso il Mu.Sa.Ba, un vero gioiello nel panorama artistico-culturale del Mediterraneo, rappresenti uno straordinario esempio di come l’arte e la cultura incontrino l’uomo e l’umanità. Le visioni dell’artista di Nik Spatari incontrano il cammino dei rifugiati, le cui tracce, ora, resteranno sul territorio del Parco dell’Aspromonte quale segno di bellezza. I ragazzi, infatti, stanno realizzando un labirinto a forma di piede composto da piante mediterranee che vuole testimoniare il segno del loro passo all’interno dell’Area Protetta. Nell’occasione il Prefetto ha sottolineato come sia importante individuare percorsi di inserimento, e al tempo stesso, di crescita per gli ospiti stranieri, nonché mostrare esempi positivi di accoglienza. Ha inoltre ribadito come l’incontro con la Cultura e l’Arte del Mu.Sa.Ba. possa essere ulteriore elemento di forza e di speranza per i giovani rifugiati.
La storia
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In una fredda notte di febbraio di tanti anni fa, a Camini, l’operazione“Stilaro” portò alla sbarra 102 persone, di questi 62 furono portati in carcere e 40 indagati a piede libero. Il sindaco dell’epoca, Giuseppe Romeo, l’intera giunta e gran parte dei consiglieri comunali finiscono in galera. In verità la “brillante operazione”si rivelò una grande bufala, il sindaco di Camini e la sua giunta erano completamente innocenti!
L’innocenza in Calabria è un dettaglio irrilevante La stampa non ha mai reso giustizia alle vittime dell’oscurantismo repressivo. Le assoluzioni o furono completamente ignorate oppure relegate in qualche trafiletto nelle pagine interne… e non si è trattato di dimenticanza bensì di paura di disturbare i manovratori.
ILARIO AMMENDOLIA La settima scorsa abbiamo commentato la notizia dell’invio della commissione di accesso al Comune di Gioiosa che già da qualche mese opera a Canolo ma quanto - qualche anno fa - è successo a Camini è stato molto più grave e ancora oggi costituisce un vulnus alla democrazia difficilmente cicatrizzabile. Tutto accadde in una fredda notte di febbraio di tanti anni fa quando l’operazione “Stilaro” portò alla sbarra 102 persone, di questi 62 furono portati in carcere e 40 indagati a piede libero. Il sindaco dell’epoca, prof Giuseppe Romeo, l’intera giunta e gran parte dei consiglieri comunali finiscono in galera, prelevati nel cuore della notte dinanzi agli occhi atterriti della moglie e dei propri figli. La stampa dedica alla “brillante operazione” le prime pagine mentre la notizia rimbalza sulle televisioni nazionali. Nella consueta conferenza stampa il responsabile provinciale della DDA ammonisce: “Abbiamo messo a posto un altro tassello… Sappia la società civile che non ci fermeremo davanti a nessun santuario…” mentre il PM antimafia che ha coordinato l’inchiesta dichiara: “…un lavoro ben integrato. Emergono così rapporti perversi e inconfessabili soprattutto in occasioni delle ultime elezioni comunali di Camini”. In verità la “brillante operazione” si rivelò una grande bufala, al Comune di Camini non c’era alcun “santuario” da espugnare mentre il sindaco e la giunta risultarono completamente estranei a ogni contiguità con la ndrangheta. Assolvendoli i giudici stabilirono ciò che tutti sapevano già: il sindaco di Camini e la sua
giunta erano completamente innocenti! Il professor Romeo era da tutti conosciuto come un autentico galantuomo, un anziano e stimato insegnante e l’ intera comunità gli riconosceva una grande onestà, una particolare mitezza, una rara dolcezza di carattere. Eppure venne trascinato in carcere come un malfattore, la sua unica colpa è stata quella di volersi impegnare per il riscatto della sua gente. Non affronterà il processo. Meno di un anno dopo l’arresto, il giudice dell’udienza preliminare lo manderà assolto da tutti i reati che gli erano stati contestati. Secondo il gup si è trattato di un errore giudiziario, ma direi che i casi analoghi sono stati così tanti e tali che appare difficile classificarli come “errori” ma parlerei piuttosto di una precisa quanto fallimentare strategia! La giunta comunale era composta da gente semplice. Tra questi, il segretario della sezione dell’ex PCI è Giovanni Pileggi, già emigrato in Germania. Il suo comunismo è una gran voglia di riscatto degli ultimi e, infatti, la sera della chiusura della campagna elettorale chiude il suo breve intervento in piazza leggendo alcuni ingenui versi di un poeta contadino del luogo: “Il cittadino parla, il cittadino è sveglio/ il “nemico” trema come un arboscello/ Il progresso avanza, l’era si presta/ il cittadino alza la testa…”. Dopo poco tempo dal suo “sogno”, verrà portato in carcere dove sconterà sette mesi di detenzione preventiva. Anche Lui verrà assolto da ogni accusa. Con l’ondata di arresti finisce la breve “primavera” del piccolo Comune della Locride ma gli effetti perversi dell’ “operazione Stilaro” avranno ancora un ultimo riverbero “politico” quando nel marzo dell’anno successivo agli arresti di massa, il governo BerlusconiMaroni deciderà di sciogliere il consiglio comunale di Camini.
Gli amministratori erano innocenti ma ciò, in Calabria, viene considerato un dettaglio del tutto irrilevante. Sconcertante il silenzio della “politica” che ha dimostrato allora (e dimostra ancora) la propria subalternità al fondamentalismo di alcuni PM che, nel momento in cui la “Lega Nord” diventa importante forza di governo, si trasformano in strumenti - (consapevoli o meno non ha importanza) - dell’antimeridionalismo e della criminalizzazione della Calabria. Mentre, simultaneamente, i “terroni” diventano tutti criminali. Perché abbiamo raccontato questa storia così “piccola” e, contemporaneamente, così “grande”? Innanzitutto perché la stampa non ha mai reso giustizia alle vittime dell’oscurantismo repressivo. Le assoluzioni o furono completamente ignorate oppure relegate in qualche trafiletto nelle pagine interne… e non si è trattato di dimenticanza bensì di paura di disturbare i manovratori. Nei giorni scorsi, in seguito all’invio della commissione di accesso a Marina di Gioiosa, gli amministratori di quel paese si sono sentiti feriti. Secondo me a ragione! Si consolino però pensando che a molti è andata molto peggio e che, nel recente passato, le pubbliche gogne hanno funzionato a tempo pieno tra gli applausi di tanta gente. Personalmente sono certo che gli amministratori di Marina siano estranei a ogni ipotesi di collusione… esattamente come lo furono quelli di Camini (e non solo) costretti a subire il marchio dell’infamia impresso sulla pelle. Su quanto abbiamo detto dovrebbe riflettere ogni cittadino della Locride perché se oggi esiste un minimo di salvaguardia delle garanzie costituzionali lo si deve alla RESISTENZA del movimento garantista e meridionalista. La partita è tutt’altro che vinta…e non si vin-
cerà senza una presa di coscienza collettiva! Infine, nei giorni scorsi, un importante PM calabrese ha dichiarato che la ndrangheta in Calabria rappresenta il primo partito. Non ho elementi né per confermarlo, né per escluderlo. Ma si dovrebbe riflettere se “fatti” come quelli di Camini - già successi in decine di altri centri - non abbiano notevolmente rafforzato la ‘ndrangheta. Si faccia questa riflessione senza alcuna animosità. Il segretario della sezione “Togliatti” di Camini , Giovanni Pileggi, già assessore comunale, nel momento di dimettersi da consigliere scrive: “..Sono svuotato completamente dallo spirito sincero e onesto di dare il mio contributo civile e sociale al mio piccolo comune di nascita…Questa magistratura restituisca a me e alla mia famiglia quello che mi appartiene, cioè la mia immagine pulita e onesta nel rispetto della Costituzione italiana al fine, anche e soprattutto, di non condizionare ulteriormente il futuro dei miei figli…” Da tale sentimento di “svuotamento” e di frustrazione, da questa sfiducia profonda nella magistratura, nasce la ‘ndrangheta. Infine un’ultima considerazione: gli amministratori arrestati furono indennizzati per l’ingiusta detenzione, contemporaneamente il Comune di Camini è stato costretto a pagare le spese di giudizio. Ovviamente sono soldi di tutti noi… finiti non nel contrasto alla ‘ndrangheta bensì nella lotta contro la Libertà. Forse, nei luoghi in cui un PM aveva ritenuto di espugnare un “santuario” della ‘ndrangheta, sarebbe giusto che, un giorno, qualcuno metta una targa per ricordare un sindaco, eletto dal popolo, e vittima della “malagiustizia”.
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Politica
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 07
L’elezione dei presidenti del comitato e dell’assemblea dei sindaci della Locride ha segnato una linea netta tra perdenti e vincitori. Hanno perso: l’idea di una Locride unita, la lista“Uniti per Unire”con cui la Locride si è presentata alle elezioni del Consiglio Metropolitano, l’Unione dei Comuni della Valle del Torbido, Locri e Siderno e, ultimo ma non per questo meno importante, il lavoro sinergico. Hanno vinto, insieme: la riconferma di una Locride divisa, la logica partitica, i piccoli comuni, i giovani del PD, il centralismo reggino, gli accordi di potere.
Asso di PD per la Locride All’inizio dell’assemblea di mercoledì i giochi erano già stati fatti, come peraltro traspariva dagli interventi di Aldo Canturi e Felice Valenti. All’esito del voto la vittoria è andata proprio a quella lista “partitica”, facendo sorgere dubbi in merito al metodo con cui l’elezione si è svolta.
Mercoledì si sono svolte le elezioni dei presidenti del comitato e dell’assemblea dei sindaci della Locride. Dopo tre turni sono stati eletti rispettivamente Rosario Rocca, sindaco di Benestare, e Franco Candia, primo cittadino di Stignano. Risultato scontato? Risultato giusto? Molte sono le domande che restano dopo questa ennesima pagina politica che ho avuto il privilegio di vivere ancora una volta in prima persona. Cercare di capire, nonostante una più che decennale esperienza, rimane infatti sempre il passaggio più complicato. Le scelte sono state puntuali, si poteva fare meglio o peggio di quanto sia stato fatto, o erano piuttosto le mie valutazioni a essere sbagliate? Le premesse di questo rinnovo dei vertici dell’organo erano chiare: i due rappresentanti eletti, com’è stato peraltro dichiarato a inizio seduta dal sindaco di San Giovanni di Gerace, Pino Vumbaca, appartengono a una coalizione partitica e si contrapponevano a due candidati, Giovanni Calabrese e Giuseppe Certomà, che, fin dall’elezione degli esponenti territoriali in Consiglio Metropolitano, hanno cercato la strada della collaborazione e del rinnovo unanime e consensuale dei vertici dell’assemblea dei sindaci a più riprese implorata nel proprio intervento anche da Salvatore Fuda. Forse, tuttavia, all’inizio dell’assemblea di mercoledì i giochi erano già stati fatti, come peraltro traspariva dagli interventi di Aldo Canturi e Felice Valenti (anch’essi esponenti PD) che spingevano per un voto immediato senza peredere altro tempo in un confronto dialettico. All’esito del voto la vittoria è andata proprio a quella lista “partitica”, facendo sorgere negli osservatori una riflessione relativa al metodo con cui l’elezione si è svolta. Rimarcando il rapporto di amicizia che mi lega a Rosario Rocca, anche lui, come me, collaboratore di questo settimanale e per il quale ho personalmente promosso, durante la seconda era Imperitura, la candidatura a presidente del comitato (purtroppo allora vinse invece la linea Scopelliti e la candidatura di Strangio) e la stima che nutro nei confronti di Franco Candia, persona in grado di elevarsi nella mediocrità dell’assemblea, credo che sarebbe per me troppo semplice salire sul carro dei vincitori.
Con Rosario condivido quell’idea di una sinistra fatta di programmazione, idee, progetti e sviluppo e per questo mi auguro che alcune cose da lui stesso scritte su questo giornale riesca a realizzarle, a cominciare dall’università di archeologia a Locri. Nonostante questa doverosa premessa, tuttavia, ritengo che mercoledì sera, con l’elezione di Rosario e Franco, abbiano perso: l’idea di una Locride unita, la lista “Uniti per Unire” con la quale la Locride si è presentata alle elezioni del Consiglio Metropolitano, l’Unione dei Comuni della Valle del Torbido, Locri e Siderno e, ultimo ma non per questo meno importante, il lavoro sinergico. Hanno vinto, insieme: la riconferma di una Locride divisa, la logica partitica, i piccoli comuni, i giovani del PD, il centralismo reggino, gli accordi di potere. Per questi motivi rimango convinto che, per poter ridare voce alla Locride, servirebbe ancora oggi un voto unanime come richiesto da Salvatore Fuda. Un’unità da ricercare attraverso il lavoro sinergico e continuativo. La sfida dell’assemblea, oggi, rimane quella di ritrovare l’unità d’intenti, affrontare le molte emergenze che assillano la Locride, trovare il prima possibile un accordo sulle cariche che possono dividere e ormai da molti anni in letargo (come la presidenza dell’assemblea e del consorzio Locride Ambiente) e chi dovrebbe rappresentare i sindaci all’interno del ASP di Reggio Calabria. Da spettatori interessati continueremo a seguire l’evolversi della situazione, cercando di dare sempre un’informazione attenta e puntuale, anche nella speranza di poter sciogliere non solo gli interrogativi dei lettori, ma anzitutto i nostri. In qualità di figlio di una generazione cresciuta a pane e Berlinguer, in questi ultimi anni di politica mi è capitato di affermare di rimpiangere perfino una figura controversa come quella di Andreotti. Oggi spero solo di non dover rimpiangere persino Giorgio Imperitura. Vladimir Condarcuri
IN BREVE
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CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
Amarezza, rassegnazione e riscatto Capita spesso di sentirsi addosso la voglia di scrivere qualcosa di piacevole. Qualcosa che in un modo o nell’altro possa aprire una finestra su una giornata di sole, di luce non solo fisica ma interiore. Quella luce che ti permette di vedere oltre le nebbie, oltre il grigiore che spesso ci avvolge costretti da un quotidiano non sempre generoso. Una sorta di intima necessità per credere che non sempre tutto sia perduto, che non tutto sia solo crimine o dramma, che vi siano aspetti positivi di convivenza civile e di rispetto che possono trasformarsi in valori propri prim’ancora che condivisi. Eppure, quando pensi o credi che oggi in Calabria, nella locride, possa esserci un giorno di sole, di luce, di profumi ecco che l’impietosità di una cronaca mai disoccupata fa capolino, oscurando l’aurora per riportarci nuovamente alle angosce del giorno. Drammi familiari che si consumano in omicidi in una terra già consunta dalle intemperanze del disagio. Rapine commesse da giovani che in ben altre imprese dovrebbero cimentarsi per l’orgoglio delle loro famiglie, se non della loro terra, cercando il riscatto e non rendersi strumento di una deriva ancor più buia offerta da un crimine. Eventi, entrambi, di cui le vittime sono le loro famiglie e ognuno di noi poiché tutti protagonisti, e nessuno spettatore, di un modo di vivere il quotidiano che sembra spesso archiviare qualunque sentimento, qualunque emozione che vorrebbe ricordarti che essere calabrese e della locride
può e deve significare altro. Che essere nato e cresciuto in una terra contraddittoria, ma che nei contrasti spesso trova le sue peculiarità accostando al buio la luce, significa avere coscienza e consapevolezza della necessità di cambiare, di obbligarti ad agire per superarli. Scrivere oggi, significa nuovamente fare i conti con l’amarezza che la cronaca supera ancora una volta il bello possibile. Una cronaca di morte e rapine che disprezza e odia i profumi della vita. Che uccide o rapina la dignità di cittadini che hanno diritto ad aprire le finestre assaporando le mitezze di un clima diverso, disteso e felice. E invece, ancora una volta, il clima non cambia. Rimane l’amarezza di sempre che dovrebbe indurre alla riflessione ognuno di noi, evitando che possa mancare una temperatura degli animi che non si rassegni all’inevitabile condanna di un romanzo criminale senza fine. Ancora una volta aspettiamo l’inizio di una primavera che stenta a lasciare il posto ad un rigido inverno della vita, che sembra rinunciare al riscatto di se stessa nel restituire spazio ai colori, guardando al di là del buio orizzonte che cattura la luce quasi come se ci fosse a largo del nostro io un buco nero delle nostre coscienze. E, così, l’omicidio di Locri e la rapina di San Luca sembrano riportare nuovamente e tragicamente la locride ad un punto di ripristino. Ma non un ripristino ricercato sul meglio del nostro quotidiano, bensì ancorato all’interpretazione criminale di una terra che sembra non si sia ancora stancata di essere offesa.
Grande soddisfazione per il comitato promotore e per la delegazione provinciale di Reggio Calabria al Congresso fondativo di Sinistra Italiana svoltosi la scorsa settimana a Rimini. Dopo tre giorni di interventi e discussione sullo statuto, il congresso fondativo ha condotto all’elezione di Nicola Fratoianni in qualità di Segretario Nazionale. Riconfermati all’interno della Assemblea n-azionale i dodici delegati provinciali, undicesima delegazione provinciale d’Italia per numero, e nella quale saranno ben tre i rappresentanti della provincia all’interno del gruppo dei cento componenti della Direzione nazionale. Uno degli interventi più apprezzati in platea durante la prima giornata di lavori è stato quello di Mimmo Panetta del circolo sidernese di Fattore Comune che ha ribadito la fiducia nella bontà del progetto di Sinistra Italiana per poi concludere con il riportare alla ribalta nazionale le sfide in materia di bonifica ambientale che riguardano la città di Siderno, già oggetto di apposita interrogazione parlamentare.
DOMENICA 26 FEBBRAIO
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La sidernese Serena Multari protagonista della rinascita del Movimento Nazionale La destra riparte con la volontà di riunire valori, ideali, risorse umane e intellettuali per rilanciare uno stile di vita. A Roma, nello scorso weekend, è stata sancita la nascita di un nuovo partito attraverso una grande Assemblea capace di raccogliere la passione degli uomini di destra e di quei cuori che ancora vogliono essere protagonisti. Grande la partecipazione calabrese: da Franco Bevilacqua a Marco Cascarano, Sabrina Annamaria Curcio, Rocco Dominici, Orlando Fazzolari, Pasquale La Gamba, Francesco Mastroianni, Clotilde Minasi, Staine Emma, Serena Multari, Aronne Nicola, Caterina Scarfone, Giuseppe Scianó, Luigi Tuccio, Talotta Giuseppe, Sandro Mauro, Vincenzo Ventura, eletti nell'assemblea Nazionale.
Venerdì 3 marzo, a Locri, un convegno sulla Biologia Forense
Venerdì 3 marzo, presso il Palazzo della Cultura di Locri, alle ore 15:00, si terrà un convegno dal titolo Le nuove frontiere della biologia forense nelle indagini giudiziarie, organizzato dall’Ordine Nazionale Biologi, l’Ordine degli avvocati di Locri, SIMEF, la Camera Penale di Locri e la Fondazione Italiana Biologi. Modereranno l’incontro Anna Barbaro, Domenico Laurendi e Katia Pisano.
Al congresso di Sinistra Italiana si trova spazio per parlare di Siderno
L’ANGOLO
DI PARRELLO
“Amara Terra Mia” E così il recente Festival di Sanremo ci ha ricordato: “Amara terra mia”. Siamo negli anni ’60 e questa era la canzone di noi emigranti che partivamo per il Nord Italia con la valigia di cartone, in cerca di quel sole che però molto spesso diveniva una nebbia sempre più opaca. I contadini abbandonavano la propria terra e certo non erano felici nel farlo ma non c’era alternativa. Le donne lasciavano la Calabria con il cuore a pezzi, in cerca di un avvenire migliore. “Addio, addio amore, io parto e vado via”: così cantavamo di notte sulla Freccia del Sud e sul Treno del Sole. Franco Parrello
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 10
Una di quelle scoperte che lasciano letteralmente a bocca asciutta: a Siderno nell'area compresa tra la Strada Statale 106, via delle Americhe, via Francesco Macrì e il Torrente Lordo è stato vietato di utilizzare l’acqua in quanto contaminata da alcuni inquinanti, in particolare cloroformio, tricloroetilene e tetracloroetilene, tutti con un alto potenziale cancerogeno.
Per anni a Siderno si è bevuta acqua avvelenata MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Può succedere di scoprire che nell'acqua con cui per anni ci si è dissetati o, nel migliore dei casi, si è cotta la pasta, si è irrigato l'orto o ci si è fatti la doccia vengano rilevate sostanze tossiche e cancerogene, con valori oltre il limite consentito. Può succedere che per anni tutto ciò sia stato, nella migliore delle ipotesi, ignorato o sottovalutato da chi avrebbe dovuto, invece, allertarsi e intervenire. Mercoledì scorso un'ordinanza del sindaco di Siderno, Pietro Fuda, ha vietato ai cittadini residenti nell'area compresa tra la Strada Statale 106, via delle Americhe (Provinciale per Mirto), via Francesco Macrì (strada Lamia) e il Torrente Lordo di utilizzare l’acqua sia per il consumo umano che per fini irrigui. Nei mesi scorsi, l'azienda SIKA Italia, intenzionata a regolarizzare la propria posizione - in seguito all'emergere di una situazione allarmante per la salute dei cittadini di Siderno, denunciata anche dalla nostra testata - ha ordinato che nella zona di Pantanizzi venissero effettuati dei carotaggi. Da questa operazione - si apprende dall'ordinanza - è emerso il "superamento nelle acque sotterranee, della concentrazione e contaminazione di alcuni inquinanti (cloroformio, tricloroetilene e tetracloroetilene)". Le sostanze rilevate "non sono presenti nelle materie prime utilizzate nell'impianto" ma sarebbero da attribuire a fonti esterne. Nella stessa ordinanza si precisa che il Dirigente Generale "Ambiente e Territorio" della Regione Calabria, in ogni caso, ritiene opportuno confrontare gli esiti dei carotaggi effettuati per conto della Sika con quelli della campagna di analisi delle acque sotterranee a cura dell'Arpacal e già in corso di svolgimento. "Non ci sono stati ancora consegnati documenti, Arpacal preferisce analizzarli meglio, ma gli inquinanti ci sono, questo è certo." dichiara Franco Martino del Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi, da sempre in prima linea tra chi, con la giusta dose di testardaggine, ha voluto vederci chiaro. "Le sostanze inquinanti rilevate - tetracloroetilene, tricloroetilene e cloroformio - sono tutte di sospetta o accertata tossicità". In particolare, il tetracloroetilene è sospettato di provocare il cancro ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata; il tricloeretilene provoca irritazione cutanea, grave irritazione oculare, è sospettato di provocare alterazioni genetiche, può provocare il cancro; il cloroformio è irritante per gli occhi e per la pelle, potrebbe avere effetti cancerogeni e causare danni ai bambini non ancora nati. "Occorre stare tranquilli? - si chiede Martino Ognuno faccia le proprie valutazioni, ma credo che sia chiaro a tutti che la questione
ambientale di Siderno, invece di semplificarsi diventa sempre più complessa e problematica. Vorrei dire drammatica, ma non sono le parole a risolvere la questione". Confrontando le sostanze rilevate nei dintorni della Sika e quelle riscontrate in alcuni pozzi della zona dalle analisi dell'Arpacal, emergerebbe, poi, una discrepanza: "Il cloroformio non è presente nei pozzi ma al suo posto è stato rilevato l'arsenico in quantità superiore ai limiti di legge". Anche l'arsenico può entrare a contatto con il nostro corpo tramite via orale, inalatoria, cutanea. La sua assunzione in quantità eccessive può provocare all’organismo danni di diversa entità, da irritazioni a stomaco, pelle, intestino e polmoni alla riduzione della produzione di globuli bianchi e rossi, fino ad arrivare a favorire lo sviluppo di tumori alla pelle, ai polmoni e al fegato. Per anni, lo ricordiamo, queste sostanze altamen-
te nocive hanno appestato l'acqua a due passi dalle abitazioni. Possibile che nessuno se ne sia accorto? Chi è il responsabile della devastazione ambientale di Pantanizzi? Chi ha sversato i veleni? Chi ha inquinato l'acqua che si credeva potabile? E chi, negli anni, pur sapendo e dovendo intervenire, ha chiesto omertà su carta intestata? Nel quadro appena delineato, i reati spazierebbero da quelli ambientali agli illeciti tipici della pubblica amministrazione. Ma è ancora tutto da verificare con cura. "In attesa dei risultati - prosegue Martino - credo che sia opportuno ragionare e pensare alle iniziative che presto occorrerà attivare. La Regione è informata della situazione, in quanto ci sono contatti continui con il sindaco Pietro Fuda che si sta muovendo a 360 gradi per uscire da questa emergenza. La sua intenzione è di fare presto, anzi subito".
Venerdì scorso, infatti, il sindaco di Siderno ha incontrato l'assessore regionale all'Ambiente, Antonietta Rizzo, il Dirigente Generale "Ambiente e Territorio" Orsola Reillo insieme al suo staff, e la dottoressa Angela Bruna Cardile, responsabile Arpacal. "Nei prossimi 10-15 giorni sarà attivata una vasta campagna per la caratterizzazione di tutto il sito ci ha riferito il sindaco Pietro Fuda - ovvero un'indagine per stabilire quante falde sono presenti, a che profondità, prevedendo anche un'analisi dei terreni su tutti i livelli. Questa operazione ci permetterà di individuare quella che è la fonte primaria di inquinamento. È bene precisare che nel corso dell'incontro - prosegue il senatore Fuda nessuna ipotesi è stata avanzata su possibili fonti; l'unico dato certo è che le sostanze cancerogene ci sono e per il loro peso si sedimentano nella parte più bassa della falda".
GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“ILTEMPO NON CANCELLA I RICORDI DI EPOCA SCOLASTICA” Cari miei ex compagni di scuola, Sono Leonardo Sansalone di Portigliola e in modo sicuramente da voi inatteso, voglio proporvi una “rimpatriata”, cosa che spero sia considerata da voi gradita. Correva l’anno 1965, era il mese di giugno e noi, allora ragazzi, della 3^B,con senso di responsabilità eravamo presi da un ritmo frenetico mirato a rivisitare l’intero programma scolastico al fine di affrontare gli esami di licenza media con la giusta dose di preparazione. A conclusione degli esami, ognuno di noi ha intrapreso un proprio percorso di prosecuzione degli studi e, conseguentemente, con molti di noi, non vi è stata possibilità di frequentarci o incontrarci. Da allora, sono trascorsi, quasi, ben 52 anni , sono tanti, ma molti ricordi di quel periodo sono rimasti indelebili. Sperando di non far torto a qualcuno, ma come si fa a non ricordare la severità del Prof. Speziale, gli scherzi simpatici di Romeo, la bravura di Silipo, Cotrona e Schirripa, quest’ultimo eccellente in Latino e Matematica? Il sottoscritto, nonostante l’impegno, faceva un po’ fatica a star dietro a tale andatura. A volte provo un senso di nostalgia di momenti così remoti e, nella convinzione di rendere un piacere anche a voi, propongo di ricomporre per, un giorno, la 3^B, sperando di riuscire nell’intento. Non è stata cosa agevole reperire gli indirizzi di tutti voi, difatti, la presente viene spedita sei anni dopo essere stata concepita, in quanto mi ero arreso difronte a tale difficoltà. Se l’iniziativa riscontra il vostro gradimento, potete comunicarlo agli indirizzi di cui sopra , indicando anche una presunta data da voi preferita, sperando sia compatibile con gli impegni di tutti . In attesa di una vostra sicura risposta, porgo un caloroso saluto. Leonardo Sansalone
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 14
Il sindaco Calabrese scrive a Don Luigi Ciotti CONFERITA LA CITTADINANZA ONORARIA A DON LUIGI CIOTTI E ALL’ASSOCIAZIONE LIBERA PER IL GRANDE IMPEGNO MORALE ASSUNTO NEI CONFRONTI DELLA CITTÀ DI LOCRI Caro Don Luigi, la memoria è un impegno e Lei lo sa bene. Nei nostri cuori e nella nostra mente ha un peso enorme, talvolta scomoda, tenta di colmare i vuoti, chiede di essere onorata, procede inarrestabile nell’esistenza di ognuno di noi e ci forma, ci rende ciò che siamo; la memoria è il nostro punto di partenza, la nostra forza e la nostra debolezza; la memoria ci induce a fare delle scelte, ci segue, non ci lascia mai andare. La nostra storia personale e la storia sociale si incontrano in una giornata speciale, il 21 Marzo. Primo giorno di Primavera, il giorno della rinascita della natura che, in letargo per mesi, decide di regalarci colori e magia nuovi. Leggere la Storia della nostra Terra non basta: esiste un momento in cui tutti noi dobbiamo scendere per strada e rivendicare la nostra libertà, ricordando chi purtroppo non può più farlo. Ci riempie di orgoglio che sia stata scelta la città di Locri come sede per la “XXII GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE”, promossa dalla Sua Associazione. L’Amministrazione Comunale, che ho l’onore di guidare, composta da uomini e donne attive, da persone che come me hanno l’obiettivo di migliorare questa terra, impegnandosi quotidianamente a servizio dei cittadini, esprime il proprio supporto a Lei, al suo gruppo e verso tutte le azioni di legalità che devono, oggi più che mai, risvegliare le coscienze e soprattutto animare la vita di tanti giovani ragazzi, molti, in balia di sentimenti contrastanti. Il suo coraggio, la sua parola, siano esempio per tutti quei giovani, oggi forse accecati dai falsi valori, affinché scelgano l’istruzione, la cultura, la via della cooperazione sana e siano responsabili della loro stessa vita. Non è semplice, lo sappiamo, amministrare nei nostri territori, spesso colpiti da forme di arroganza e malvagità estrema, ma il nostro coraggio e la nostra coscienza nell’agire per il bene pubblico, ci devono spingere, anzi ci conducono a non arrendersi, a lavorare in sinergia con la comunità, a costruire, passo, dopo passo, un progetto per e con la collettività.
Libera ha scelto Locri, la città di Zaleuco, primo legislatore, il primo uomo che nel ricoprire una carica pubblica, ha colto l’importanza dell’onestà, del rispetto delle regole e dell’ordine sociale. Una terra dai contorni incerti, la terra di chi ha lottato, di chi si è opposto al sistema mafioso. Libera ha scelto la Locride, che è stata da Lei ribattezzata come “luogo di speranza”, luogo dell’impegno nel contrastare con le armi della cultura e della legalità, le silenziose violenze criminali, tentando l’impossibile per realizzare un cambiamento concreto. La nostra città, l’intera Locride e tutta la Calabria sono pronte a ricordare tutti coloro che hanno perso la vita, lasciando un vuoto enorme nel cuore delle loro famiglie, continuando però a vivere nel sentimento di legalità che anima il nostro territorio. Tutti i giovani dovrebbero farsi portatori dei valori di giustizia e li invito con forza ad impegnarsi per realizzare questo tanto desiderato cambiamento. Colgo l’occasione per ricordare che la rivoluzione avviene dal basso: rispettando le regole, impegnandosi per il sociale, abbandonando ogni forma di bullismo ed atteggiamento mafioso. I giovani sono l’unica occasione che ci rimane per ricostruire “il luogo della speranza”. La mia stima nei Suoi confronti è tale che desidero pubblicamente ringraziarLa per il grande gesto d’amore che ha avuto nei confronti di questa terra, scegliendo Locri e la sua gente per ricordare e per combattere una dura battaglia di legalità. La mia profonda stima, e la stima di tutta la Città, quella che vuole vivere e agisce alla luce del sole, per l’impegno di Libera contro le mafie e la grande attenzione che state rivolgendo alla Città di Locri, mi spinge a proporre al Consiglio Comunale della Città il conferimento dell’onorificenza della cittadinanza onoraria per Lei e l’Associazione Libera quale riconoscimento per il Suo grande impegno morale assunto nei confronti di questa terra e di questa Città, alla quale dedico i miei sentimenti più profondi di dedizione e orgoglio. Con Affetto, Stima e Amicizia Giovanni Calabrese
Il letale e anacronistico IL CAFFÈ ossimoro del Palazzo - 3 IN BREVE
Art. 3 della Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Facciamo un giochino; IN – DI – GENTI. Cambiamo l'ordine. DI – GENTI – IN. Dizionario Devoto – Oli. IN: Di chi è bene introdotto in un ambiente o in una cerchia particolare, oppure si è integrato in un certo sistema. E chi, oltre alle enclavi galassie di MANNA Rai e dei super burocrati e funzionari, è più IN? Ovvio, i parlamentari. Abbiamo visto che, presso la Camera e il Senato, distanti circa 4 chilometri dall'Ospedale Santo Spirito, di gran lunga più vicini dei paesi della Locride che afferiscono all'ospedale di Locri, sono operativi due ambulatori con cinque cardiologi e cinque specialisti in anestesia e rianimazione. I
requisiti per l'ammissione erano rigidissimi. Alle selezioni non passava chi si fosse laureato con meno di 105/110. E neppure chi non avesse maturato un'esperienza professionale di livello. Cinque anni almeno per i medici e quattro per gli infermieri. L’organico, a oggi, conta, oltre ai medici e quattro infermieri, 26 camici bianchi pagati a chiamata. Il servizio naturalmente è garantito h24. Precedentemente, il presidio medico del Senato era una piccola clinica per i senatori residenti nella Capitale, poi all'improvviso si è allargato. Le porte dell'ambulatorio sono aperte a tutti: senatori, ex parlamentari, familiari, dipendenti del Senato e dei gruppi. Quanto costa farsi visitare? A noi € 650.000, a loro nulla. È tutto gratis, pagano gli italiani! La Camera non è da meno. Sono andati in pensione
due medici con una buonuscita di € 1.250.000 e, oltre all'ambulatorio, con medici e infermieri, aperto a deputati, ex deputati, familiari e dipendenti, c'è una convenzione con l'ASL per € 900.000 e con l'ospedale Gemelli per € 450.000. È chiaro che non ho contezza, ma presumo che gli ambulatori siano dotati di apparecchiature strumentali e all'avanguardia. E alcuni reparti dell'Ospedale di Locri, con un bacino d'utenza di gran lunga superiore, rischiano la chiusura e lo smantellamento! Di recente, la Camera, poiché mira all'efficienza dei suoi membri, ha stipulato un'assicurazione sempre con i soldi degli italiani. Ricordo tre punti (il video è stato chiuso – chissà perché). Assicurazione contro le malattie tropicali (vale a dire che se un parlamentare va in vacanza in luoghi esotici e contrae
una malattia, non c'è problema: c'è l’assicurazione); assicurazione per danni derivanti da escursioni in montagna (tranquilli parlamentari, andate pure a fare trekking, nel caso doveste subire un infortunio, non preoccupatevi: c'è l’assicurazione) e il terzo, a mio avviso da dementi: Se un parlamentare guida in stato d'ebbrezza e provoca un incidente non si deve preoccupare: c'è l'assicurazione (per noi, comuni mortali, plebei, è previsto, giustamente, anche l'arresto e il ritiro della patente)! Da noi c'è un detto, attribuito a un reduce da un “funerale” del maiale: Tuttu u mundu è frittuli. Per i non locridei, prendo a prestito l'affermazione di san Girolamo: “Quando lo stomaco è pieno è facile parlare di digiuno!” Continua (Tonino Carneri)
Una tazza di caffè ci apre all’introspezione, usando lo stesso metro che adoperiamo giudicando gli altri. Quanti, con questa visione, sorbirebbero fino all’ultima goccia la bevanda? Dal paragone, usciremmo sempre sconfitti. Non so, se ci sarebbero materialmente suicidi, moralmente tanti. Le Vandissime con i sapientoni, scenderebbero dagli scaloni, a gran velocità, desiderosi di trovare rifugio dietro pietosi schermi. B.G. 5-6-13
la scomparsa Stella in più. Più lucen Adesso il cielo ha unaidio perché potrà averti te. Più grande. Lo inv n me. Però dentro di con sé e non sarai cotuo animo bambino che me ci sarà sempre il o nei momenti peggiori mi strapperà un sorris ti migliori. Tutto il resto ma anche nei momen e però in questo è noia mi dicevi sempr essere tutto non solo il momento è la noia ad sù e proteggimi come resto. Guardami da laso bene mia dolce stella facevi qua giù. Ti vogli la tua Antonellina
dal web
resto era noia....sei riu Proprio perché tutto ilquelle serate di allescito a regalarci tutte o serate super gria...,anche se c' eran serate passate insieno.....!Grazie x le belle "che scusa che te lo me a cantare Califano ,ma con te era diverdico....due palleeee...."sto è noia....diventava so,xché quel Tutto il reavano le canzoni di gioia! Poi quando arriv !!!!!"Buon viaggio Ziii Vasco era la fineeee salutavo con le ragazze Piii....."Proprio così ti "....Oppure quando ti e tu eri sempre felice era non cantiiii?E tu dicevo....Ziii Piii....stassulla spalla...certu ca ...con la solita pacca u.... arrivai l'urtimu. cantu....staiu aspettand RIP.
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quelli che ci sono UN VERO AMICO di vita... con "Pino birresempre stati nella mia avevo 5 anni perché ria" si gridava quandoimballato" il furgone con il pallone gli ho " e a 13 perché non davanti la pasticceria i giorni per una ragazpotevo piangere tutti può fare sempre a za a 15 perché non sinon vai a scuola chi botte a 17 perché se é "non partire pe sta"fai da vita" a 20 perch impara il mestiere se gioni resta con papà a 22 perché "prima no si ne carni ne pisci"i la moto non fare viene la macchina po fino a due mattine fa Cazzati :)" e così via o della mia sera... " perché gli ho raccontatsolo un capo sano i non ti po' mangiari da i male" ciao Pino sarzizzi po' dici che sta
Ciao
pino
a crederci Ancora nn riusciamo giavi nta con la tua allegria co sciuto tutti. Solo chi ti ha cono speciale, può capire eri quanto o lasciare quanto vuoto hai potuti lasciati in nelle nostre vite. Ci haaccorgere un attimo senza farci uragano di niente, tu che eri unto in silendi gioia te ne sei andai cuori e nei zio. Sempre nei nostr ognari ti nostri pensieri. Pino Fim vogliamo bene
un cugino in un 2 anni fa ho ritrovato di cui non avevo una momento di solitudinea giorno per giorno mi grande confidenza m le sue battute ed i suoi ha ridato il sorriso conssato serate a chiudere scherzi... abbiamo pa mi dicevi sempre non noi le porte dei locali.. siamo cugini!!!, sorrido scherzare che anche noscevano tutti e dico mentre lo scrivo.... ti como o donna che non tutti e non c era un uo o ricordare come un diceva ciao PI.. ti vogli me un cugino... la vita e grande uomo e non co o presto dovevamo far ti ha portato via tropp o in giro..TI VOGLIO ancora un po di casin DE. .sempre nel mio BENE ANGELO GRAN cuore. .R.I.P
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Quell’uomo che amava Margherita
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Non secchi di vernice, ma qualche goccia di umile inchiostro per salutarePino Fimognari e ricordare insieme quel suo sorriso che splende ancora nei pensieri di chi lo ha conosciuto.
Rapportarsi al dolore, alla fugacità della vita terrena, alla perdita di una persona cara è una di quelle sfide che la natura umana affronta fin dall’alba dei tempi e che allo stesso tempo non saprà mai veramente affrontare. Dicono che l’unico reale amico in questi casi sia il tempo. Il suo scorrere coincide con una sorta di affievolimento dei ricordi che ci legano a una persona; un piacevole, lento, distruttivo oblio che sfuma i visi, i suoni, gli odori, le sensazioni che la riguardano e la riportano alla mente. C’è solo un problema, credo che nessuno voglia realmente questo. Ci attacchiamo piuttosto con caparbietà a qualche rimembranza capace di farci rivivere, ogni volta che ne abbiamo bisogno, la gioia anche di un piccolo istante di vissuto. Quando hai avuto la fortuna di conoscere una persona come Pino Fimognari, un ragazzino di 57 anni perdutamente innamorato della vita, non vuoi unirti al cordoglio di nessuno, non vuoi parlare della tristezza che provi o della sincerità del dolore che ti unisce in un immaginario abbraccio ai suoi parenti più prossimi, vuoi solo sospirare un ricordo felice, qualcosa che sai lo avrebbe rappresentato più di mille frasi fatte. Un notturno come tanti altri, una sera come tante altre con quelle note stonate e potenti nell’aria che cantano di Margherita mentre ti parlano di lui; ti dicono della sua irrequietezza, di quella marcata incapacità di fermarsi, di lasciare che il tempo scorra senza viverlo al massimo. Poi la musica tace e si alza il fragore delle risa, il tintinnare delle nastro misto al crepitio del fuoco che colora la punta di una sigaretta. Fumo e parole ti raccontano la stanchezza e l’orgoglio di aver lavorato fino a 30 minuti prima, gli odori e i sapori della cucina di un’osteria di paese, la voglia e la gioia di bere con gli amici prima di andare a riposare. Quel piccolo grande uomo aveva un sorriso sodale per tutti, e io è con un sorriso da amico che lo voglio ricordare, perché, come avrebbe forse cantato lui, tutto il resto è noia. Un Amico
C
iao, Pino, Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi qui, oggi, a salutarti per l’ultima volta. Alla notizia del tuo malore tutti abbiamo pregato per un miracolo che purtroppo non c’è stato, ma si sa, i migliori Dio li chiama per stare al suo fianco, e sicuramente ti starà aspettando con una Nastro Azzurro in mano per brindare insieme il tuo arrivo. Con la tua voglia di vivere contagiavi tutti coloro che ti stavano vicino, m le tue battute mettevano sempre allegria e anche nei momenti difficili trovavi un modo per sdrammatizzare e mettere tutti di buon umore. Tutti ti ricordano per le tue doti culinarie: dai bar, alle pizzerie, ti abbiamo amato, formando un gruppo solido basato sulla stima e il rispetto reciproco, e dopo il lavoro, nonostante la stanchezza, il giro della birra con gli amici era doveroso. Ognuno di noi sentirà la tua mancanza, dai più piccoli, che ti adorano e che soprattutto tu adoravi, ai più e meno giovani che ti stimeranno e ricorderanno per sempre per il tuo cuore grande. Caro Pino, quante cose avremmo da dirci, m ma la tua prematura scomparsa ci ha lasciato senza parole. Andare a lavoro e non vederti dietro i fornelli o andare ai diversi bar o pub e sapere che non ci sarai, ci lascia un vuoto incolmabile. Al pensiero che quest’estate al chiosco non sarai lì la notte a farci compagnia dopo il lavoro per stare un po’ insieme a raccontarci le tue mille esperienze di vita ci lascia increduli. Vorremmo fosse solo un brutto sogno e che al risveglio tu sia qui con noi, ma purtroppo non è così. Avevi proprio ragione, Pino, quando dicevi che la “Nastro Azzurro” ti porta lontano… Ma purtroppo ti ha portato lontano da noi, lontano dalla tua famiglia, dai tuoi amici, da tutti coloro che ti hanno sempre voluto bene. Ti porteremo per sempre nei nostri cuori, e ricorderemo in ogni momento il tuo amore per noi. I tuoi amici della Vecchia Hostaria e della Dulce Vida
ATTUALITÀ
Gioco d’azzardo
La spesa media pro capite per giocatore maggiorenne è passata dai 366 Euro annui del 2000 ai 1.092 del 2009, un dato ultimamente cresciuto grazie all’introduzione di nuove forme di gioco istantaneo.
La Rivista economica del Mezzogiorno, curata dalla Svimez, traccia un quadro desolante della dipendenza degli italiani dal gioco d’azzardo. Oltre alle cifre da capogiro che ogni regione spende annualmente nel gioco, a preoccupare davvero sono i sistemi che la criminalità organizzata ha escogitato per riciclare quasi legalmente il proprio denaro sporco. Tra prestiti a strozzo e prestanome che nascondono potenti del crimine dietro il gioco online, lo Stato continua a raccontare la favola che il gioco legale migliori l’economia del Paese. Eppure, all’aumentare delle giocate, il PIL pro capite continua a precipitare…
Quellaschedina sovvenzionalamafia! JACOPO GIUCA La crisi economica non ha scoraggiato i giocatori d’azzardo. Sebbene gli ultimi anni siano stati caratterizzati da una profonda perturbazione economica che solo nell’ultimo periodo ha fatto registrare una timida distensione nei consumi, la Rivista economica del Mezzogiorno, curata dalla Svimez, sottolinea come, negli ultimi anni, il settore del gioco non abbia conosciuto contrazioni. Non solo, stando al reportage curato da Annunziata de Felice e Isabella Martucci, i proventi del gioco d’azzardo, nel nostro Paese, hanno registrato una crescita pari al 6,3% nel solo biennio 2011-2012, complici anche campagne pubblicitarie virali che, pur invitando a giocare responsabilmente, spingono i consumatori a effettuare ulteriori acquisti illudendoli con la prospettiva di facili vincite. Una crescita così repentina degli introiti derivati dal gioco legale è indubbiamente il frutto del sorgere di nuove forme di azzardo, rappresentate dal boom di giochi online fatto registrare proprio nella prima parte degli anni ’10. Il sorgere di tale categoria, se da un lato ha favorito l’avvicinarsi al gioco da parte di categorie prima non interessate a questa pratica (come i giovani e le casalinghe), dall’altro ha favorito in maniera esponenziale il sorgere di aziende delle quali è complicato individuare chiaramente la proprietà, nascosta spesso con intrecci societari dietro i quali si celano gli interessi della criminalità organizzata. Questa evenienza, non presa in considerazione dagli organi di governo che hanno dato il via libera alla legalizzazione di queste nuove forme di azzardo, non traduce il capitale accumulato in aumento di beni e servizi, perché non rappresenta un investimento nell’interesse del Paese ma sfrutta la logica dell’asservimento del giocatore, peggiorando ulteriormente la situazione economica della nazione. Delineando un sistema misto legale-criminale, il gioco d’azzardo, anche tutelato dalle istituzioni, segue una logica di ridistribuzione degli introiti che favorisce il riciclaggio di denaro sporco, obiettivo che le associazioni criminali riescono a perseguire anche grazie alla tendenza che i giocatori italiani più accaniti possono avere a divenire facile preda degli usurai. Il sistema pubblicitario (legale) che lo Stato diffonde quotidianamente sulle TV pubbliche, infatti, spinge i giocatori, spesso non in grado di ragionare lucidamente sui più semplici calcoli probabilistici relativi alle possibilità di vittoria, a continuare a giocare anche una volta ottenuta una fortunata vincita, finendo spesso con l’accumulare perdite che li obbligano a rivolgersi al mercato del credito. Richiedendo, il sistema bancario, delle garanzie spesso difficili da soddisfare, non ci vuole molto affinché il giocatore si rivolga agli usurai, favorendo così più o meno inconsapevolmente l’economia delle organizzazioni criminali, più rapida a rispondere alle esigenze di mercato.
Sfruttando queste opportunità e i sistemi di pagamento digitale, in grado di smaterializzare il denaro, la criminalità diventa una vera e propria holding finanziaria in grado di lavare il denaro sporco in modo massiccio e legale, incuneandosi tra le frange delle normative statali e impoverendo intere fasce della popolazione. Si aggiunga, a questo dato sconcertante, che persino il gioco legale, contrariamente a quanto viene fatto credere, non è stato mai in grado di accrescere il PIL procapite della nazione, troppo viziato dalla disoccupazione e dall’andamento delle borse per trovare linfa vitale nei milioni che i giocatori d’azzardo fanno confluire nella casse delle stato. E questo a discapito dell’introduzione di nuovi giochi che hanno fatto salire il numero delle persone che si lasciano tentare dal gioco e la cifra che gli dedicano annualmente in controtendenza rispetto alle condizioni economiche sempre più precarie. Lascia sconcertati, infatti, constatare che la spesa media pro capite per giocatore maggiorenne sia passata dai 366 Euro annui del 2000 ai 1.092 del 2009, un dato ultimamente cresciuto in maniera esponenziale non da ultimo grazie all’introduzione di nuove forme di gioco istantaneo (i nuovi Gratta e Vinci o le nuove diramazioni del gioco del Lotto). Questa tendenza, che accomuna tutte le fasce della popolazione dell’intera Penisola, ha fatto sì che negli ultimi anni solo la spesa per i beni non durevoli (alimenti e bevande) sia stata maggiore di quella destinata al gioco che, a sua volta, ha doppiato quella destinata all’acquisto di beni durevoli (mobili, immobili e autovetture) in tutte le macroaree d’Italia. A Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Toscana, i cui residenti dedicano un’elevata incidenza del PIL pro capite per le giocate (superiore al 4%, in Lombardia si spende il 10,5%), delle regioni a bassa incidenza la prima è la Calabria, i cui giocatori spendono circa il 2,5% del PIL pro capite annuale per dedicarsi al gioco d’azzardo. Raccogliendo 5.244 milioni di Euro nel triennio 2011-2013, la Calabria in crisi ha speso dieci volte di più della regione d’Italia più virtuosa, la Valle d’Aosta, che nello stesso periodo ha dilapidato 427 milioni a discapito di un PIL pro capite quasi triplo rispetto a quello Calabrese. Nonostante queste cifre siano lontanissime dai 42.822 milioni spesi in Lombardia, questo numero costituisce comunque un campanello d’allarme in merito alle condizioni socioeconomiche che si vivono nel nostro Paese in generale e nella nostra regione in particolare. Se poi si pensa che queste somme, relative esclusivamente al gioco legale, non vengono reimpiegate nel recupero e restauro dei beni culturali come ci viene fatto credere ma, tra tassazione, elargizione di premi e perdite derivate dal riciclaggio operato alla luce del sole dalla criminalità organizzata, rendono ancora più traballante l’economia della nostra nazione, ci domandiamo se valga davvero la pena continuare rifocillare le casse dei soliti noti impoverendosi ogni giorno di più.
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 17
Un team di scienziati ed esploratori inviato sugli esopianeti per cercare forme di vita e terre abitabili
Laprimamissione sidernesesuTrappist1 LIDIA ZITARA Dopo la notizia divulgata dalla NASA sulla scoperta di tre pianeti nella fascia abitabile della stella Trappist1, un gruppo di scienziati, esploratori e volontari è stato inviato sui pianeti, con lo scopo di effettuare un primo contatto con eventuali razze aliene presenti, o analizzare forme di vita. La missione, denominata “Siderno Covenant” ha anche lo scopo di reperire risorse energetiche, minerali e vegetali, stringere alleanze e porre le basi per buoni rapporti con eventuali razze aliene in vista di una futura colonia sidernese su Trappist, denominata “New Siderno”. Di seguito riportiamo uno stralcio delle registrazioni della scatola nera. “Diario di bordo del capitano, dottor commercialista Pellecchia: il viaggio è andato bene, da Saturno abbiamo preso lo svincolo per la tangenziale, io gliel’avevo detto all’autista che avremmo trovato traffico, ma mi ha risposto che conosceva solo quell’uscita e che non voleva perdersi nello spazio profondo o incappare in un tunnel a senso unico. Quando siamo arrivati abbiamo visto che il pianeta era non solo abitato, ma organizzatissimo, ci hanno guidati nell’atterraggio e ci hanno subito offerto una birra. “No grazie – abbiamo detto – siamo stati in ipersonno per un bel po’, non ci sarebbe un caffè?” – “Come no – ci risponde uno – non le vede le palme laggiù? C’è Starbuck’s”. Abbiamo bevuto quella ciofeca di caffè, ma era tanto schifoso che abbiamo tutti vomitato il refrigerante. Così ho diviso le squadre in due, gli scienziati li ho mandati a bighellonare e mi sono portato l’avvocato Zurlì, la geologa De Grazia e la giornalista Agosti che ci faceva anche da PR. Abbiamo subito intercettato una delle agenzie immobiliari più grandi del pianeta e abbiamo iniziato a negoziare l’acquisto di terreni per la colonia di “New Siderno”. Il tipo, un filone che la sapeva lunga, con gli occhi azzurri azzurri e la pelle a scacchi bianchi e neri che non si capiva se era una bandiera della Juventus o quella dei Grand Prix, ci ha mostrato dei modellini virtuali del pianeta, e i prezzi erano davvero convenienti. “Voi come pagate?” ci ha chiesto. “In euro”, abbiamo risposto, e qualcuno ha abbassato gli occhi. “Ah, euro! Ottima valuta! (ci siamo guardati tutti perplessi, ma quello non se n’è accorto) È vintage, anche se è solo carta, mi capite… Ma sul mercato
del collezionismo è molto apprezzata, tuttavia vi consiglio un cambio con il palladio”. “L’architetto, intende? In Veneto ci sono delle belle ville palladiane, ma a Siderno no, sa com’è…”. “No, no, intendo palladio il metallo!”. “Aaaaaaahhh!”. “Ecco, guardino lorsignori, che begli appezzamenti di terreno sono disponibili sulla faccia nascosta, il prezzo è stracciato, detraibile al cento per cento, già edificabili, con licenze e tutto. Qui c’è il rendering di belle villette a due piani più il mansardato, giardino, garage due posti auto, seminterrato, lavanderia e accesso indipendente”. “Un momento – ha chiesto la geologa De Grazia – ma che significa faccia nascosta?”. “Quella che è sempre buia! Mi rendo conto che siete appena arrivati, ecco, le spiego, i nostri pianeti sono influenzati dalle maree gravitazionali, e volgono sempre la stessa faccia alla nostra bellissima stella Trappist! Sulla faccia nascosta i lotti sono meno cari”. “No, ma scusi, ho capito bene? – dico io “Ci sarebbe sempre buio?” “Sì” “Per sempre?” “Sempre sempre sempre, ma guardi il lato positivo: l’energia elettrica è a bassissimo prezzo poiché la producono i pesci scoreggiando, inoltre si può sempre ricorrere alle rane luminose, che sono a basso consumo”. A quel punto si è intromesso l’avvocato Zurlì dicendo: “Sì, ma sarebbe sempre notte! Dottore, mi scusi, ma io in qualità di avvocato della missione le sconsiglio caldamente di firmare alcun rogito per lotti nella faccia nascosta, al massimo si potrebbe pensare di versare un deposito cauzionale con diritto di recesso”. La PR Agosti si è rivolta al tizio a scacchi: “Scusate, ma non c’era questo vizio all’interno del pieghevole informativo, occorre rinegoziare il prezzo o l’allocazione del terreno”. Il tizio a scacchi è rimasto un po’ perplesso e poi ci ha detto che i prezzi nella zona anulare del tramonto erano piuttosto alti, e quelli nella zona illuminata ancora di più, e che a meno non avessimo euro tedeschi, era impossibile per noi raggiungere quella cifra. “Guardi, sono già arrivati quelli di Starbuck’s, di Amazon e Facebook, che vendono in tutta la galassia, anche se in realtà nessuno sa da dove provengano in origine. Hanno comprato quasi tutto loro. A voi possiamo dare una zona a sud”. “È più calda?” “No, è più fredda”. “E allora niente: rimanere sempre a sud, per giunta col freddo, no, grazie. Ce ne torniamo sul nostro pianeta e nella nostra Old Siderno!”.
CULTURA
Birdland Production: Martedì e Mercoledì un workshop con Daniela Fazzolari
CISCOM: un’aiuto che viene donato col cuore Le grandi migrazioni umanitarie e il ruolo del Corpo sanitario dell'Ordine di Malta nella gestione delle maxi-emergenze sanitarie è stato il tema di un incontro organizzato dal Lions Club di Locri che si è tenuto venerdì sera presso l'Hotel President di Siderno. Un convegno nel corso del quale il medico Giovanni Strangio, apprezzato professionista sidernese, ha fatto vedere delle toccanti immagini sugli sbarchi che hanno testimoniato l’importante attività del Corpo Italiano di soccorso dell’ordine di Malta (CISCOM). L’incontro, aperto, ha registrato, tra glia altri, anche interessanti interventi del Vescovo Oliva, del sindaco Pietro Fuda nonché del Capellano dell’ordine di Malta della Delgazione di Reggio Calabria a elogio di un’attività difficile che - ha precisato Strangio – si fa soprattutto con il cuore.
La mammolese Loredana Mazzone scelta per un innovativo progetto editoriale Partiamo da qui è un progetto targato Imprimatur che vede riunite undici nuove leve ritenute di qualità e scelte durante i corsi di scrittura creativa emozionale di Igor Damilano e Cinzia Lacalamita. .Il 28 febbraio e l’1 marzo, dalle 15:00 alle 19:00, si svolgerà, presso l'Auditorium di Gioiosa Ionica, un Workshop di recitazione e drammaturgia con DANIELA FAZZOLARI. I temi trattati saranno l’approccio diretto con il personaggio attraverso l'immedesimazione e l'approfondimento del testo da cui si proporrà liberamente ciò che il nostro bagaglio emotivo e intellettuale percepisce in una data circostanza. Sara inoltre interessante scoprire come ognuno di noi esprime il proprio vissuto a favore dei personaggi che andremo a strutturare.
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Il suo racconto – Non è colpa mia – tratta un tema difficile e attuale: la violenza psicologica sulle donne. Mazzone ha una narrativa cruda, ma rispettosa dell’animo del lettore: concede spazi romantici e non si dimentica di lasciare tra le righe un messaggio di speranza. Un racconto obiettivo, non contro gli uomini, bensì a favore degli amori onesti, puliti. Di seguito la sinossi di Partiamo da qui: Storie di uomini e di donne, ordinarie nello straordinario, straordinarie nell’ordinario. Vite qualunque, vite uniche: maltrattate, invisibili, risorte dal nulla, accompagnate verso il tutto della rinascita interiore più prosperosa. Anime maledette, benedette, bramose di parole, soggiogate da silenzi. Storie di giorni persi, di anni ritrovati sul filo della poesia esistenziale. Perché il cammino è poesia, persino quando è assenza di armoniosa rima nel suo incedere incerto. Storie crude, delicate, di umano coraggio e altrettanta umana pavidità. Storie da amare, temere, emulare, da sincronizzare con il proprio sentire nel leggerle. Storie per imparare a rialzarsi, per evitare di sbagliare ancora e ancora cedendo all’autocommiserazione, al vittimismo, alla sudditanza di una società cinica. Storie per credere nell’impossibile che diventa possibile. Perché le parole non sono solo parole, sono te: (ri)trovati tra le righe.
Domenico Piro e il territorio dell’e Nell’epoca in cui visse non ebbe grande notorietà, e non avrebbe potuto averla: le sue composizioni dialettali e di contenuto erotico, circolarono solo in ambiti ristretti, tra persone colte e non furono mai stampate.
Su don Domenico Piro, meglio noto come Duonnu Pantu, hanno scritto studiosi di storia regionale e critici letterari: da tutti viene annoverato tra i più grandi poeti dialettali calabresi accanto a Vincenzo Ammirà. Il Piro, nel suo tempo, non ha avuto grande notorietà, e non la poteva avere: le sue composizioni dialettali e di contenuto erotico, circolarono solo in ambiti ristretti, tra persone colte e non furono mai stampate. Dobbiamo risalire all’Ottocento per trovare il primo e forse l’unico biografo attendibile del Piro. Il dotto Luigi Gallucci, anche lui poeta, raccolse con amore e competenza i componimenti ancora in circolazione presso famiglie borghesi di Aprigliano, tentando d’individuarne l’autore. Ha trovato una notevole mole di componimenti scritti in dialetto e di contenuto erotico che la tradizione attribuiva a Duonnu Pantu, ma in effetti appartenevano ad autori diversi. Il Piro nasce ad Aprigliano, città allora ricca e colta che nel Cinquecento e Seicento annovera intellettuali di valore. Nel cenacolo di Aprigliano, infatti, assieme al Piro, troviamo Domenico e Ignazio Donato, latinisti e giuristi, nonché gli zii del Piro e anch’essi sacerdoti. Secondo Luigi Gallucci Don Domenico è sicuramente l’autore de La Cunneide e de La Cazzeide, ma in tempi recenti, qualcuno attribuisce quest’ultimo componimento ad altro autore. Nel presente articolo seguiamo la tradizione che ritiene che proprio il Piro, ossia Duonnu Pantu, ne sia l’autore, anche se nel Seicento, ad Aprigliano, l’epiteto Duonnu Pantu veniva attribuito a tanti sacerdoti. La cazzeide e La cunneide hanno destato sempre grande scandalo nella cultura ufficiale dominante perché per la prima volta viene esplorato il territorio dell’erotico, ma anche ammirazione e apprezzamento perché in questi componimenti il dialetto calabrese diventa poesia e arte. Nella Calabria dominata dalla cultura della Controriforma, dal dominio dispotico del Vicereame e da un sistema feudale opprimente, il popolo, analfabeta e affamato, (si pensi alle tante rivolte contro i baroni e alle repressioni sanguinose) i versi erotici di Piro potevano circolare solo in ambiti ristretti e tra amici colti e bontemponi, amanti del divertimento e
Chiantati corna ppe tutti sti pizzi… Jati gridannu ppe tuttu lu munnu/ viva lu cazzu, lu culu, e lu cunnu
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Questo pomeriggio la presentazione del nuovo libro di Annarosa Macrì a Bovalino Bianca è una giornalista che per mestiere ha sempre raccontato le vite degli altri, con passione e coinvolgimento. Si è sempre immersa in vicende e drammi non suoi, così completamente, fino a viverli ogni volta come propri
Questo pomeriggio la presentazione del nuovo libro di Annarosa Macrì a Bovalino Bianca è una giornalista che per mestiere ha sempre raccontato le vite degli altri, con passione e coinvolgimento. Si è sempre immersa in vicende e drammi non suoi, così completamente, fino a viverli ogni volta come propri. Anche se poi, all’atto della scrittura, ha potuto liberarsene e rimanere indenne. Ha difatti accantonato per anni la sua vita finché un giorno, forse per il solo sospetto di una malattia, è costretta ad accorgersi di sé, del suo corpo, ed è chiamata a fare i conti con la propria esistenza. Da qui un viaggio nella memoria, dall’infanzia in una cittadina del Sud Italia, agli studi universitari a Milano, il Sessantotto, la presa di coscienza politica, il matrimonio (una scelta forse avventata), le prime esperienze di lavoro, la maternità. E la solitudine in cui adesso si sente precipitata. La accompagnano in questo percorso le voci e le storie delle tante donne che ha incontrato e con le quali riscopre di avere intessuto una fitta trama di complicità, affetto e solidarietà. Ne viene fuori un intreccio tra ricordi personali e storia collettiva che riflette le speranze, le illusioni, i fallimenti e le conquiste di più generazioni. Un monologo interiore crudo e spietato, che si propaga, con forza e vigore, per cerchi concentrici su superfici sempre più estese. Un universo variegato e complesso in cui può riconoscersi ogni donna del nostro tempo. Oggi pomeriggio, alle ore 18.30, nella sala del Caffè letterario “Mario La Cava” di Bovalino, Annarosa Macrì presenta “Corpo estraneo”, il suo nuovo romanzo edito da Rubbettino. Introduce la serata il presidente del Caffè letterario, Domenico Calabria; dialoga con l’Autrice Maria Teresa D’Agostino; reading a cura di Rossella Scherl. L’evento è organizzato da Rubbettino editore, Caffè letterario “Mario La Cava” e Libreria Calliope Mondadori di Siderno.
L’artista locrese Cataldo vince il Premio Internazionale Limen Arte
DOMENICA 26 FEBBRAIO 19
Gianvito Casadonte è il nuovo direttore del Taormina Film Festival
Gianvito Casadonte è stato nominato mercoledì alla direzione della 63esima edizione della rassegna cinematografica siciliana Taormina Film Festival e ricoprirà il prestigioso incarico insieme al produttore Felice Laudadio, al critico cinematografico Enrico Magrelli e alla giornalista Silvia Bixi. “Questa nomina - ha affermato il presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno appresa la notizia - è il giusto riconoscimento allo straordinario lavoro che in questi anni ha saputo costruire, dando un valido sostegno al tessuto sociale e produttivo in cui è cresciuto, perché le sue iniziative culturali ci hanno permesso di trasmettere nel mondo l’immagine della Calabria migliore, non solo con la più nota kermesse cinematografica ‘Magna Greacia Film Festival”.
L’Artista locrese Diego Cataldo colleziona ancora un importante successo con la vittoria dell’importante Premio Internazionale Limen Arte VIII edizione. L’avevamo visto protagonista in questa edizione del Premio curata dai critici Enzo Le Pera e Nicolas Ballario, speciale perché quest’anno si inaugura la creazione del Museo di Arte Contemporanea Limen, tra i più importanti del Sud Italia e inserito nella rete museale del Mibact. Il prestigioso Premio è stato consegnato all’artista locrese alla presenza del Sindaco di Vibo Valentia Elio Costa, del Direttore del Museo Limen Donatella Romeo, del Presidente Michele Lico, di Vincenzo Le Pera e Domenico Piraina direttore del Polo Museale e di Palazzo Reale a Milano.
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erotico nella Calabria del Seicento della poesia. Se fossero stati diffusi l’Autore certamente sarebbe incappato nelle grinfie dell’Inquisizione spagnola o in quella della Chiesa di Roma. Ma il Vescovo di Aprigliano ebbe conoscenza dei versi del Piro e lo fece rinchiudere in carcere, diffidandolo di abbandonare la poesia erotica. Non ubbidì perchè la sua Musa gli ispirava proprio versi di contenuto erotico. Ciononostante non ebbe disturbi con l’Inquisizione, sia perché apparteneva a una famiglia dotta socialmente affermata, sia perché, secondo la tradizione, i suoi costumi erano morigerati e i suoi versi servivano solo per divertimento in strette riunioni di amici. Si parla del Piro come d’un sacerdote di grande ingegno e cultura, versato in tutto lo scibile del tempo, anche se mancano gli scritti da lui lasciati. Va ricordato che a pochi chilometri da Aprigliano operava la celebre accademia cosentina che, assieme agli altri ingegni, aveva annoverato anche il grande Telesio. Che il Piro fosse un poeta colto lo si vede anche nei due componimenti erotici e licenziosi che gli hanno dato grande fama. Il Poeta domina storia e mitologia. Ne La cazzeide, infatti, il poeta parte dal mitico regno di Saturno quando uomini e donne vivevano insieme felici, divertendosi senza malizia o gelosia. Il sesso apparteneva alla sfera del sacro e la moglie si concedeva solo al marito. Ma il poeta esce subito dal mito, si guarda intorno e s’accorge che il mondo è cambiato. “E mò curre nu sieculu puttanu,/ Ppe non dire nu sieculu cornutu…/ Le fimmine te mpacchiunu de manu, / Le pigli lu Diavulu pinnuta…”. Rivisita la mitologia classica ed elenca gli adulteri degli dei pagani per poi descrivere l’incontenibile bisogno sessuale delle donne e i vari artifici elaborati per appagarlo. I suoi versi sembrano ispirarsi a volte a un’orgia, a una festa dionisiaca con le baccanti ebbre scatenate. Le donne tutte, vecchie e giovani, secondo Piro, in preda alla pulsione erotica, dimenticano antichi tabù
e infrangono regole religiose e morali. Osserva che i costumi sono cambiati, e non solo in Calabria: “Nun cc’è nulla persona e nulla razza/ chi di corna non sia pulluoru e trizza…”. E ancora: “Gapa la maritata lu maritu, /E raghi quantu vo, casu e salatu…”. Insomma nessuna donna sa trovare un freno dinanzi alle profonde pulsioni dell’eros. Dinanzi a questa situazione, non importa se vera o frutto di fantasia, il poeta prova un solo rammarico: “A mie mi dole ca me trovo vecchi, / E minne vorria mintere lu cacchiu../ Tantu chi si na vota micce spacchiu, / Ne vaju puturune na simana,/ Minne piglia la freve e la quartana”. Alcuni studiosi hanno voluto vedere in questi versi un chiaro riferimento autobiografico, concludendo che La cazzeide è opera d’un poeta già vec-
/ le tiegnu ngaravuottulu de culu/ Ca sta povera vita vorria sulu/ N’ugna de cunnu”. Segue un’elencazione delle donne d’ogni età, cultura, stato sociale, condizione fisica e religiosa con cui avere rapporti. “Cattive, maritate, e schiette io pigliu, / Ncamate, ricche nuobili e frabutte/ E giovenelle, vecchie e brutte/ cuomu nu nigliu”. Anche in questo componimento c’è l’esaltazione orgiastica del sesso o meglio dell’organo sessuale femminile. Grazie a questa orgia nascono però papi e re, letterati e giuristi, capitani e soldati, si genera insomma l’uomo. Ma oltre a generare la vita il sesso ha creato la civiltà. “A tiempu anticu l’uomini primari / Eranu arrassusia, tutti servaci, / Autru c amò la gente de Predaci/ Micidiarj”. Poi avviene il miracolo quando un uomo vede al fiume una
Proprio per aver violato i tabù il Piro è stato messo in prigione dal suo Vescovo e non ha avuto guai più seri con l’Inquisizione perché le sue poesie circolavano in ambiti privati e solo per divertire un pubblico ristretto, colto e libero. Molti studiosi di Piro, dotati di grande cultura e di acume critico, come il Piromalli, hanno voluto vedere nelle sue poesie quasi una rivolta contro la retorica e il vuoto del barocco e gli ultimi epigoni del petrarchismo, nonché contro l’oppressione spagnola e feudale. A me sembra che il Piro abbia scritto solo per divertirsi e divertire i suoi amici colti, letterati e buontemponi come lui. Ma, ispirato dalla Musa amica, ha lasciato opere artistiche ricche di fantasia e musicalità che sfidano i tempi. Forse, senza volerlo, è stato un rivoluzionario e un innovatore. Certo fu il primo grande poeta a usare il dialetto calabrese in maniera artistica e a chiamare col loro nome gli organi sessuali maschili e senza orpelli ideologici, morali, religiosi o tabù. Certo ci sono esagerazioni nelle descrizioni, iperboli, scene orgiastiche, ma tutto questo non nuoce all’arte. Nei versi è presente una visione naturalistica e le immagini e i paragoni sono naturali e lievi. Piro non canta la bellezza dello spirito, le donne angelicate, esalta invece le pulsioni naturali del corpo. Questo ha suscitato scandalo e lo suscita tuttora perché “Li Senuocrati casti e continenti” nella realtà non ci sono più e forse non ci sono mai stati, però persiste un moralismo di facciata, una cultura ipocrita da Controriforma negativa. La gente si finge morigerata, parla in un modo e opera in un altro. Questi poemetti sono stati scritti per divertire: questo, a mio parere, il vero intento del poeta, il resto appartiene alla sfera dei critici che spesso superano gli intenti dei poeti che vanno coi versi solo dove li porta l’estro, come scrive il sommo Omero. Pino Chinè
E mò curre nu sieculu puttanu,/ Ppe non dire nu sieculu cornutu…/ Le fimmine te mpacchiunu de manu, / Le pigli lu Diavulu pinnuta... chio, diverso dal Piro morto giovane. Ma non siamo sicuri che detto riferimento sia autobiografico: potrebbe trattarsi d’una semplice finzione poetica. Il componimento finisce quasi con un invito ai giovani al carpe diem, sfruttando il potere della vis erotica giovanile: “Chiantati corna ppe tutti sti pizzi… Jati gridannu ppe tuttu lu munnu/ viva lu cazzu, lu culu, e lu cunnu”. Ne La cunneide c’è anche un poeta che ama una vita semplice e frugale, si accontenta di poche cose essenziali e professa una filosofia quasi stoica o autenticamente epicurea; Epicuro, infatti, consigliava solo i piaceri stabili, ossia quelli che poi non si trasformano in dispiaceri. La gente gira per il mondo in cerca di ricchezze, onori e potere, dice il poeta, mentre “Io mi la cugliuniju ad Apriglianu, / Cuntannu nu pallune, e na menzogna,/ E cantu comu fa la Zagarogna / a Carpanzanu”. E più avanti: “Tutti li sfirzi sfarzi di stu munnu
ragazza mentre si lava l’organo del sesso. Di nuovo un ritorno al mito: “Veramente la fissa è nu trisuoru! / Giove ppe la liccare a europella/ Le celesti satau cuomu na mella/ Se fice tuoru”. E anche Marte “Ppe se sciacquare na vota lu cazzu/ Ne jiu prisune”. Insomma, dando uno sguardo al mito, alla storia passata e recente s’accorge ch’è la pulsione sessuale maschile ha agito sempre come un vulcano attivo, a dispetto dei dettati religiosi e morali. Questa pulsione sessuale incontenibile, come è incontenibile l’esplosione d’un vulcano o l’acqua d’una cascata, non è altro che l’istinto di vita per la perpetuazione della specie. La castità, dice il poeta, è contro natura, è una repressione forzata d’un istinto profondo che nasce dall’inconscio: il bisogno di sesso è insomma pulsione vitale. “Sunnu palluni, favule e bugie/ Li Senuocrati casti e continenti;/ Chista cosi li dicu li ‘mputienti,/ Su ‘ppocresie”.
Secondo alcuni Domenico Piro è l’autore de La cazzeide e La cunneide, due componimenti che hanno destato sempre grande scandalo nella cultura ufficiale dominante perché per la prima volta viene esplorato il territorio dell’erotico
CULTURA E SOCIETÀ
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I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
DOMENICA 26 FEBBRAIO 20
In passato e stupende piccole pere del Moscatello, che sembrano di marzapane o espressione immaginaria di qualche bravo pittore, non erano per i poveri, ma semmai arricchivano le tenute dei ricchi proprietari terrieri, mentre i contadini manco ci pensavano a immetterli nei loro piccoli campi.
Moscatello Pirus communis L. / Fam. Rosacee
Tale varietà di pero in Calabria si “avvista” come un’Araba Fenice solo in qualche raro esemplare, talvolta molto vecchio, in posti distanti tra di loro, in provincia di Reggio e in quella di Catanzaro; sicuramente esiste anche nelle altre province calabresi. In provincia di Reggio, dove è stato individuato, a Motticella di Bruzzano, viene indicato da qualcuno che mantiene il ricordo, come Garoffalo e Cannella, mentre nel territorio di Gioiosa Jonica esso è chiamato Moscatello. In provincia di Catanzaro le deliziose piccole pere qui rappresentate, a partire da Guardavalle, dove sono state offerte 4 anni addietro durante una “festa del grano”, organizzata dalla cooperativa Punta Stilo, guidata dal dott. Francesco Quaranta, vengono denominate con sicurezza dalle persone anziane come Moscatelle. Ancora nel Soveratese le persone anziane indicano la varietà ancora con tale nome, mentre la loro presenza nel territorio di Caraffa di Catanzaro è molto consistente e Moscatella è la denominazione che le viene attribuita con sicurezza. Di conseguenza essa è la denominazione giusta, mentre a Motticella e a Gerace sono indicate come Moscatelle due varietà di peri molto interessanti, ma diverse tra di loro. Molti non si riescono a comprendere il motivo per cui tale varietà abbia avuto una scarsa diffusione
nonostante la sublimità dei suoi frutti, ma a questo punto bisogna ricordare che fino agli inizi degli anni 50 del Novecento, quando di colpo venne meno la civiltà contadina, ogni cosa che veniva prodotta non doveva avere la caratteristica di prodotto voluttuario, ma semmai doveva appartenere al settore del duro valore dell’essenzialità. E le deliziose pere della varietà Moscatello erano troppo appetibili, troppo gustose, fragilissime e tanto desiderate da grandi e piccini, per cui venivano subito mangiate e non potevano concorrere a costituire le riserve alimentari invernali per uomini e animali. Nella Locride e nella Bovesia erano diffusissime e utilizzate per le pere secche (cottia, cortea, ecc.) le varietà rustiche e molto produttive delle varietà Campanella o Muntagnisi, Gentile, Gentile di S. Agata, Gentile di S. Anna, Colicissarica ecc., che davano frutti aspri e mangiati non con sommo piacere e di conseguenza, in agosto venivano spaccate a metà e poste a essiccare al sole su incannicciate o su grandi rocce. D’inverno poi venivano mangiati come i fichi secchi o bolliti, mentre costituivano un elemento fondamentale d’ingrasso per i maiali, assieme alle ghiande e alle castagne, e di nutrimento aggiuntivo per le mucche durante “lo Sporo” (semina), l’aratura faticosissima per la semina, quando le povere bestie con piaghe sanguinanti al collo sotto il
Ventuno sensi
La luce rossa
PASQUALE GIURLEO PROBABILMENTE ARCHITETTO È tramontato per sempre l’antico schema di derivazione aristotelica che limitava a cinque il numero dei sensi con cui esploriamo il mondo esterno vista, udito, tatto, gusto e olfatto, il numero giusto è diventato 21. Non si parla più di vista, perché la percezione della luce è ben distinta rispetto a quella del colore. Mentre il gusto si divide in quattro, riconoscendo autonomia ai quattro gusti fondamentali: dolce, salato, acido, amaro. E se il tatto resta un senso a se, gli si affiancano altri sensi collegati ma autonomi, come la percezione del dolore, del caldo, del freddo. Per arrivare a 21 basta aggiungere il senso dell’equilibrio e la propriocezione che ci consente di valutare, anche a occhi chiusi, attraverso una serie di recettori posti nei muscoli e nelle articolazioni, la nostra posizione nello spazio e i nostri movimenti. Femminile e maschile vivono una stagione di interrelazione stretta, all’interno della quale prendono forma nuove dinamiche di realizzazione, attraverso una condivisione che scavalca la propria appartenenza di genere. La relazione dei sessi avviene attraverso lo scambio di compiti e ruoli dove le caratteristiche più salienti di uno vengono reinterpretate dall’altro. La dimensione della famiglia si allarga a quella della coppia etero, omo, trans, ma anche del gruppo di amici appassionati. In termini creativi e progettuali questi fenomeni sono colti e sviluppati dalla nuova cultura del progetto. Il design ha fornito negli ultimi tempi esempi emblematici in questa direzione realizzando oggetti e architetture che prestano attenzione allo stato d’animo degli abitanti della casa. Lampade emozionali interattive che si illuminano a seconda dell’umore, strutture a scomparsa che seguono i movimenti del pensiero, mobili che cambiano destinazione d’uso e di identità con l’aumento della temperatura o con il tocco di una persona. Gli spazi della casa e della città diventano nervosi e umorali metafore oniriche e cangianti che giocano sul contrasto e sull’illusione.
giogo, tiravano l’aratro di legno dalle sette del mattino fino all’imbrunire. Le stupende piccole pere del Moscatello, che sembrano di marzapane o espressione immaginaria di qualche bravo pittore, non erano per i poveri, ma semmai arricchivano le tenute dei ricchi proprietari terrieri, mentre i contadini manco ci pensavano a immetterli nei loro piccoli campi. I bambini dei poveri le guardavano però con ardente desiderio e si organizzavano in piccoli gruppi e talvolta preparavano delle scorribande e potevano soddisfare i loro desideri, rubando i frutti; era del resto consentito dalla morale contadina, ristretta però ai bambini, in quanto se l’appropriazione indebita fosse stata effettuata a opera degli adulti, tale atto era considerato giustamente furto. Non moltissime erano le varietà di peri che erano considerati sublimi al pari del Moscatello, che fra l’altro produce a grappoli dei frutti rigorosamente immuni da malattie, che tranquillamente si può fare a meno di sottoporre a trattamenti anticrittogamici. Essi cominciano a maturare dalla seconda decina di giugno e sforano di qualche giorno la prima di luglio; la loro polpa candida risulta soda, leggermente aromatica e moderatamente croccante e vengono mangiati interamente, dopo che vengono privati dei peduncoli.
La luce del mattino aveva un colore grigio chiaro luminoso, quasi inerte, non faceva né caldo né freddo, non era né umido né secco, sapeva solo che era sabato mattina e che il turno di notte era stato sufficientemente noioso. Si lasciò posteggiare di fronte al residence per Transfamiliari nel quale abitava con altri da qualche anno; l’edificio, di medie dimensioni, era liscio e opaco, ricco di minuscole finestre che lo facevano sembrare più grande, finestre che naturalmente non si aprivano, ma questo non gli dispiaceva, gli era indifferente. Prima di lasciare il lavoro aveva telefonato a «casa» e istruito con fischietti modulati il computer perché gli preparasse l’acqua per gli spaghetti e il notiziario a colori del giorno precedente. Mentre saliva in ascensore ripensò a queste elementari operazioni che gli garantivano, in mancanza d’altri, un’accoglienza decente; d’altronde, da quando il vivere in coppia o in famiglia non era più praticato, questi accorgimenti, insieme a molti altri, sostituivano l’arcaico focolare e davano indubbiamente un senso di appartenenza alla comunità. Lui viveva solo perché l’aveva scelto ma, esclusa la coppia, c’erano diverse combinazioni transfamiliari possibili: coppie omosessuali, terzetti etero, gruppetti ideologici, microcominità artigiane complementari con cuoco, sarto, elettricista, poeta, oppure: notaio, cartolaio, elettricista, infermiera… Data la complessa struttura elettrica dei servizi, l’elettricista non doveva mancare mai; lui, che viveva solo, aveva risolto il problema usando in comune quello del gruppo transfamiliare che abitava al suo stesso livello; era ancora permesso. Entrò nella sua «stanza», attraverso la soglia si accese la luce sopra la porta, debolmente; l’impianto di illuminazione non aveva interruttori, l’accensione era programmata in funzione dell’avvicinarsi di corpi caldi e l’intensità era regolata in funzione dello stato psichico; «illuminazione emozionale» l’avevano chiamata. Una bella invenzione con qualche inconveniente trascurabile. Se c’era una festa o lui riceveva ospiti le luci diventavano fortissime e cangianti, se due litigavano erano lampeggianti, durante le conversazioni colte assumevano toni azzurrati, questa volta che era solo e senza umore le luci erano fioche e con uno strano tremolio. Non aveva più fame, «devo avere l’influenza», pensò,
meglio andare a dormire. Approdò a letto, le luci negli altri angoli della stanza si spensero automaticamente; solo quando fu sotto le coperte si accorse della luce rossa. Il solito inconveniente: solo facendo all’amore il calore e l’umidità dei corpi inserivano la luce rossa; «chissà perché rossa?». Si ricordò dei racconti dello zio sui cine-porno, «quelli con la luce rossa», gli diceva con aria complice; rosso/pericolo/toro/semaforo, associava liberamente cercando di spegnere la luce; «devo avere la febbre, il computer invece pensa al sesso», ed era solo a letto; il computer aveva certamente delle opinioni, avrebbe immaginato dell’erotismo solitario, e allora?, tanto non era peccato, anche se un po’ lui sentiva che lo era; «che luce avrà il senso del peccato e che forma il suo interno?»: questo il sistema di «illuminazione emozionale» non lo sapeva, forse rosso anche lui. Pensava a quando erano gli ambienti a provocare le emozioni, ora erano le emozioni a modificare gli ambienti. Vibrò il telefono, «vestiti, si va in week-end ai villini»: era un’amica abbastanza antipatica di un gruppo transfamiliare vicino. Da qualche tempo era di moda e anche istruttivo visitare alcune zone periferiche dove, come in riserve, sopravvivevano protette forme di vita familiare arcaiche, con il villino, i figli, il barbecue, l’auto, la camera matrimoniale, la cucina per tutta la famiglia, il campanello, lo zerbino, il multicanali, le aiuole, le tendine, il cane, le lampade a pulsante… Vivevano in aree recintate a ingresso limitato ma erano ancora abbastanza amichevoli ed ospitali. Esitò un poco, richiese sul display l’entità del suo
conto in banca, era a zero; ai villini ci era già stato e aveva provato uno strato senso di catastrofe; non capiva bene chi dei due osservasse l’altro, e poi non stava bene; declinò l’invito e facendo accendere e spegnere le luci al suo passaggio si rimise a letto. La luce rossa rimase spenta, forse non aveva più febbre. •È tramontato per sempre l’antico schema di derivazione aristotelica che limitava a cinque il numero dei sensi con cui esploriamo il mondo esterno vista, udito, tatto, gusto e olfatto, il numero giusto è diventato 21. Non si parla più di vista, perché la percezione della luce è ben distinta rispetto a quella del colore. Mentre il gusto si divide in quattro, riconoscendo autonomia ai quattro gusti fondamentali: dolce, salato, acido, amaro. E se il tatto resta un senso a se, gli si affiancano altri sensi collegati ma autonomi, come la percezione del dolore, del caldo, del freddo. Per arrivare a 21 basta aggiungere il senso dell’equilibrio e la propriocezione che ci consente di valutare, anche a occhi chiusi, attraverso una serie di recettori posti nei muscoli e nelle articolazioni, la nostra posizione nello spazio e i nostri movimenti. • Femminile e maschile vivono una stagione di interrelazione stretta, all’interno della quale prendono forma nuove dinamiche di realizzazione, attraverso una condivisione che scavalca la propria appartenenza di genere. La relazione dei sessi avviene attraverso lo scambio di compiti e ruoli dove le caratteristiche più salienti di uno vengono reinterpretate dall’altro. La dimensione della famiglia si allarga a quella della coppia etero, omo, trans, ma anche del gruppo di amici appassionati. •In termini creativi e progettuali questi fenomeni sono colti e sviluppati dalla nuova cultura del progetto. Il design ha fornito negli ultimi tempi esempi emblematici in questa direzione realizzando oggetti e architetture che prestano attenzione allo stato d’animo degli abitanti della casa. Lampade emozionali interattive che si illuminano a seconda dell’umore, strutture a scomparsa che seguono i movimenti del pensiero, mobili che cambiano destinazione d’uso e di identità con l’aumento della temperatura o con il tocco di una persona. Gli spazi della casa e della città diventano nervosi e umorali metafore oniriche e cangianti che giocano sul contrasto e sull’illusione. P.G.
RIVIERA
Conterraneità acquisita Federica Roccisano posa sfoggiando il suo miglior sorriso con il consigliere regionale Baldo Esposito, della Locride da parte di moglie (è infatti coniugato con una eccezionale ragazza di Sant’Agata)!
A pugno chiuso Esponenti del vecchio (ma non per questo obsoleto) Partito Comunista: da sinistra Leo Autelitano, Filippo Diano e Peppe Panetta. Bentornata, Wanda Il vicepresidente Antonio Viscomi dà un’abbraccio di benvenuto a Wanda Ferro durante la sua prima seduta in qualità di consigliere regionale.
Sorrisi tirati I primi cittadini di Mammola e Grotteria, Stefano Raschellà e Salvatore Leoncini stemperano la tensione dell’imminente Assemblea dei sindaci della Locride facendo quattro chiacchiere.
Arricchimenti professionali Luigi Rubino e Rosario Schiavone si ritrovano in consiglio regionale grazie al passaggio di una legge che ne ha approvato la recente quanto fortunata assunzione. Piccole grandi vittorie Uno splendido scatto dei ragazzi della Juniores di calcio a 5 della Fantastic Five di Siderno, che in settimana hanno conquistato i tanto agognati play off!
Buona la prima! Il duo comico Ale & Franz posa con Peppe Piromalli immediatamente dopo lo spettacolo di grandissimo successo che ha avuto luogo al Cilea di Reggio Calabria la scorsa settimana.
La buona musica Siderno è ancora in grado di stupirci con piccoli spaccati di strepitosa umanità come quello rappresentato da Nicola, musicista Rumeno di Taurianova che sta allietando i passanti del corso della Repubblica con il sottofondo musicale perfetto per un buon caffè.
Gioco di mano… Si è svolto sabato 18 febbraio il IV torneo di carte, ad Antonimina, presso il Bar Caffetteria Tabacchi di Maria Caterina Pelle. Un appuntamento che ha attirato tanti amici anche dai paesi limitrofi. In foto: i vincitori di questa edizione!
Bontà vaccina Massaro Quaranta, ricottaro che girava Siderno vendendo ricotta calda porta a porta, nonostante sia ormai scomparso da qualche anno ha lasciato un ricordo indelebile in molti cittadini, ai quali ogni tanto gli sembra di sentirlo ancora urlare: “Ricotte Calde!”
Prospettive commerciali(stiche) Il presidente dell’ordine dei commercialisti Ettore Lacopo, posa in compagnia del Presidente della Cassa Nazionale Luigi Pagliuca e l’ex presidente dei commercialisti Giuseppe Iurato al termine del convegno su mercato del lavoro e fiscalità.
SETTIMANALE
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DOMENICA 26 FEBBRAIO
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"D'infinito Amor" Quando smisero di parlare a hlungo di passione e spiritualità si abbracciarono e, senza rendersene conto iniziarono ad amarsi come solo loro sapevano. Intanto Francesco scriveva il suo pezzo intrinseco di compagnia e solitudine al contempo. La tempesta entrò senza chiedere il permesso e una saetta colpì i loro corpi che formavano un tutt"uno trasformandoli in pietra. Serviva necessariamente un artista capace di estrarre quei cuori pulsanti senza distruggere la roccia. Ermete avrebbe dato il suo parere. Il caffè la ciliegina sulla torta. Roberto De Angelis
Volley, con il Palmi esordisceTiffany. Prima era uomo e si chiamavaRodrigo Tanti anni passati a schiacciare palloni in giro per il mondo. Brasile, il paese natio, poi Francia, Olanda, Indonesia, Belgio e ora Italia. Una carriera come quella di tanti atleti quella di Rodrigo Pereira de Abreu ma una storia diversa da quella degli altri atleti. Sentendo che il proprio corpo non rispec-
La grande sfida del Martedì Grasso La prima tappa del progetto “ La legalità mette radici” approderà allo stadio comunale di Siderno martedì 28 febbraio, dalle ore 9 alle ore 12. Il programma pensato dall’istituto comprensivo Pascoli-Alvaro, capofila di un progetto importante che vede, tra scuole primarie e secondarie, la partecipazione di ben nove istituti della Locride, ripropone un classico: il Derby dell’Amicizia tra le due scuole medie cittadine. L’amministrazione comunale di Siderno, che ha concesso il patrocinio alla manifestazione, accoglie con gioia l’importante iniziativa che va ben oltre se stessa portando entusiasmo tra gli studenti e nelle loro famiglie. Questo primo step prevede, prima dell’incontro calcistico, una sfilata in maschera intorno alla pista d’atletica. Sugli spalti, invece, saranno presenti moltissimi alunni che contribuiranno, con il sano tifo per le rispettive compagini, a rendere ancor più speciale la giornata. Il sindaco di Siderno e l’amministrazione comunale ringraziano la dirigente Rosita Fiorenza, il corpo docenti, in modo particolare Francesca Lopresti. La legalità, la lotta contro il crimine, deve essere sempre incoraggiata, oggi più che mai, ha bisogno di passaggi concreti che raggiungono i ragazzi frontalmente. Sono questo tipo d’inquadrature che aiutano grandi e piccoli a capire le strade che portano mutamenti positivi nella società d’appartenenza. Che vinca il più giusto. L’Amministrazione Comunale
Dopo molti anni ritorna a Siderno il “Derby dell’Amicizia” tra le scuole medie Alvaro e Bello.
chiasse la sua vera anima, Rodrigo ha infatti intrapreso il percorso utile a cambiare sesso e come Tiffany Pereira de Abreu ha esordito con la maglia della Golem Palmi, squadra di A2 in cui Tiffany si potrà essere fino in fondo lei, potrà vivere (e giocare) come si è sempre sentita dentro di sé.