Riviera n°10 del 09-03-2014

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FOTO DI PEPPE MACR’



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PRIMO PIANO

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LE TERRE DI ZOÉ, frutta calabrese e poco zucchero

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LIDIA ZITARA remiata appena nata con il prestigioso “Qualità Certificata”, del salone «Tutto Food» di Milano, l’azienda agricola “Le terre di Zoè”, va in controtendenza sul mercato alimentare, che vede una contrazione dei prodotti locali a tutto vantaggio delle grandi produzioni industriali internazionali. Giovanna Frisina, terza generazione di agricoltori, è originaria di Gioia Tauro, dove possiede circa 20 ettari di agrumeti e frutteti. Con “Le terre di Zoè” realizza il sogno di una vita: dare valore alla produzione locale dell’azienda agricola materna, allungando i tempi di vendita di arance, clementine e kiwi, facendone marmellate e succhi di frutta. “In questo modo –racconta Giovanna Frisina- è stato possibile lavorare quella minima parte di prodotto che non è più negli standard della vendita del fresco, vuoi perché di pezzatura troppo piccola, o per qualche piccolo difetto della buccia. Piccoli dettagli che non tolgono nulla al sapore (anzi, a volte lo aggiungono), ma non vanno più bene per la vendita della frutta, che

incolpa le marmellate di avere troppo zucchero e di essere ipercaloriche. È un controsenso! Non c’è quasi per niente la consuetudine di abbinarle a formaggi e carni, ad esempio, o di usarle in primi o secondi, non solo nei dolci”. Pochi ancora i rivenditori in Calabria, uno a Montepaone Lido e un altro a Cosenza. La ditta infatti ha sede burocratica a Milano e distribuisce il prodotto prevalentemente in Lombardia, dove il mercato dei prodotti biologici è molto apprezzato. È di grande rilievo commerciale il fatto di riuscire a produrre al Sud e vendere al Nord, quando è solitamente l’inverso. Basti pensare all’immensità di formaggi tipici e locali presenti nella sola Calabria, e confrontarli con l’onnipresente Galbanino. Ciò che emerge è il fatto che un’azienda –anche piccolaabbia un vantaggio non da poco nel trovarsi al centro di un mercato ben avviato come quello di una grande città del Nord, ove il credito alle piccole imprese non è impossibile come al Sud. L’Iva pagata purtroppo non rimane in terra calabra, ma viene ingoiata dalle casse di un governo sempre più tirannico nei confronti

L’ESSENZIALE Giovanna Frisina, terza generazione di agricoltori, è originaria di Gioia Tauro, dove possiede circa 20 ettari di agrumeti e frutteti. Con “Le terre di Zoè” realizza il sogno di una vita: dare valore alla produzione locale dell’azienda agricola materna, allungando i tempi di vendita di arance, clementine e kiwi, facendone marmellate e succhi di frutta.

Premio “Qualità certificata”al Tutto Food di Milano

Gli agrumi calabresi seducono la Lombardia sempre più spesso deve apparire e non essere. La marmellata o la confettura (marmellata se di agrumi, confettura se di altra frutta), è la via più pratica e sicura per la conservazione anche a lungo termine della frutta. C’è uno spreco minimo, anche perché noi facciamo una marmellata con altissima percentuale di frutta”. Più dell’80 per cento di frutta nelle marmellate e confetture delle “terre di Zoè”, rispetto ad una marmellata industriale, che ne deve contenere almeno il 40 per cento per essere considerata extra. Quindi più del doppio. Lo zucchero viene usato in pratica solo come conservante e addensante, e certo, come dolcificante. Non viene usato glucosio, ma zucchero di canna in cristalli, e non

ci sono addensanti. Solo frutta e un po’ di zucchero, con la cottura a pentola aperta, come la procedura casalinga. La produzione per ora è bassa, attorno alle 5000 confezioni, ma in un anno e mezzo l’azienda agricola di Gioia ha registrato un sensibile interesse alla sua produzione totalmente biologica, dal fresco al lavorato. Attualmente la produzione consiste in ricette aventi come base arance, clementine e kiwi, con l’aggiunta di spezie come il peperoncino, lo zenzero, la liquirizia, oltre che il limone. “Si tratta di gestire eccezioni –dice Frisina- poiché il mercato non abituato a cibi dai sapori molto puri, le marmellate industriali usano una percentuale altissima di zucchero per coprire un sapore scialbo della

frutta. I miei clienti per ora sono soprattutto agriturismi, alcuni ristoranti, alberghi che puntano ad una clientela giovane e amante della natura. Vendere al privato è molto difficile, sia per via della concorrenza, sia per le difficoltà che una piccola azienda come la mia incontra

nella distribuzione. Anche se le marmellate e le confetture si mantengono per tre anni, ci piace vendere un prodotto lontano dalla data di scadenza, per cui gestire il magazzino è piuttosto impegnativo. Un aiuto sostanziale è venuto dal mio vecchio lavoro: consulente in controlli di gestione”. Oltre alle marmellate e alle confetture, Le “Terre di Zoè” ha una produzione di succhi di frutta dai sapori accattivanti. “Stiamo pensando a delle linee dedicate a chi non ama lo zucchero, alla monoporzione, ai canditi. È un settore alimentare immenso e quasi vergine, e questo ci avvantaggia. Siamo però penalizzati dalla cultura alimentare italiana, che se da un lato pubblicizza la Nutella come merenda ricca di energia, dall’altro

del Meridione. Ma il lustro e il prestigio che “le Terre di Zoè” portano, rimangono in Calabria. “Tornare a Gioia è l’altro mio sogno –afferma Giovanna Frisina- per ora lontano. La Provincia mi ha molto sostenuta in questa avventura e il consenso che sto ricevendo, in Italia e all’estero, premia le mie scelte. Sto facendo tutto il possibile per portare i miei prodotti al dettaglio in Calabria, ma i gradi di libertà sono pochi. Le spese sono molto alte e per vendere i miei prodotti devo essere sul luogo di distribuzione. Per portarli in Calabria mi sto affidando a un distributore terzo, nella speranza che siano accolti favorevolmente”. La domanda rimane proprio questa: non sarà un ennesimo caso di nemo profeta in patria?


SETTIMANALE

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Scopelliti promette

7 milioni e mezzo perillungomarediSiderno

U

na delibera da 4 milioni e mezzo di euro per la difesa della costa e un finanziamento di altri 3 milioni recuperati dai fondi Fas per un primo intervento sul lungomare di Siderno. Queste le cifre messe sul tavolo per i danni provocati dalla mareggiata da Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione, durante il tavolo tecnico svoltosi questa mattina in Prefettura. Il consigliere Pietro Crinò ha incentrato il suo intervento sull'urgenza necessità della messa in sicurezza dei lungomare danneggiati, sottolineando la preoccupazione che gli operatori del settore turistico e balneare gli hanno più volte manifestato.

Ha invocato interventi urgenti e risolutivi affinché l'estate 2014 non sia messa a rischio dal disastro che ha distrutto le strutture. Il consigliere ha inoltre proposto che vengano utilizzati gli operatori forestali per ripulire gli arenili ricoperti dai detriti delle mareggiate. Anche questa proposta sarà giudicata durante le discussioni della prossima riunione convocata in Provincia alle 16.00 di lunedì 10 marzo. Lo scopo del nuovo incontro sarà discutere e stabilire le modalità che permetteranno di realizzare in tempi brevi gli interventi necessari. L'incontro è stato organizzato da Giorgio Imperitura, in quanto presidente del Comitato dei sindaci, e

ha visto la partecipazione di Giuseppe Strangio, presidente dell'Assemblea dei sindaci, dei consiglieri regionali Pietro Crinò, Candeloro Imbalzano e Tilde Minasi. Hanno preso parte anche Francesco Tarricone, commissario straordinario Siderno, Giovanni Riccio, sindaco di Caulonia, Antonio Longo, sindaco di Mammola, Annarosa Sofia, assessore alla cultura di Locri, e Tommaso Mittiga, sindaco di Bovalino, e il presidente dell'Autorità di Bacino, Salvatore Siviglia. Sono intervenuti inoltre il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, l'assessore Gaetano Rao, Giovanni Dima per la Protezione civile.

Nuovo codice stradale nella Locride Parcheggi in doppia fila, sulle strisce, nel bel mezzo della ss. 106, retromarce selvagge e marcia controsenso sono diventati talmente comuni nei comuni jonici che ormai non sono più sanzionati. Ognuno in macchina fa ciò che vuole. E i controllori?

Il

ELEONORA ARAGONA furgoncino nella foto è proprio parcheggiato nel bel mezzo della ss. 106. È fermo, comodamente in sosta in doppia fila. Lo stile della Locride ancora una volta beccato in tutta la sua scorrettezza. Fermarsi nel bel mezzo di una statale, trafficata come la ss. 106, è pericoloso non solo incivile. Ma come abbiamo più volte mostrato il conducente del furgone non è il solo che se potesse parcheggerebbe direttamente nel negozio in cui deve andare. Percorrendo la ss. 106 un automobilista si trova di fronte alle scene più impensabili. Furgoni posteggiati in trasversale che scari-

cano senza porsi il minimo problema per lo slalom a cui costringono le auto. Loro devono scaricare il carico e quindi se tutto manca il marciapiede diventa un parcheggio “regolare”. Come dimostra la foto in cui si possono notare gli artistici parcheggi in bilico sul tratto di marciapiede della ss 106. Le infrazioni al codice della strada sono all'ordine del giorno in questo tratto di costa. Oltre agli automobilisti descritti ci sono anche numerosi pirati della strada che incuranti degli altri percorrono le strade controsenso, senza scomporsi minimamente se incontrano un auto che arriva dal senso “corretto” di marcia. Anzi magari si infastidiscono anche perché gli

intralci la strada. E poi c'è l'indecoroso spettacolo che offrono i genitori all'uscita delle scuole. Una marea di persone che vorrebbe entrare in classe con la macchina per recuperare i propri bambini. Se non si fa attenzione all'orario e alle strade da cui si passa verso l'una, si rischia di rimanere intrappolati. Auto che vengono abbandonate agli incroci con le portiere aperte, o in doppia fila. Mentre i vigili pensano a far attraversare sulle strisce. Il parcheggio in prossimità degli stop nel resto d'Italia non è consentito, impedisce la visibilità ed è pericoloso, ma qui è all'ordine del giorno. Anzi è la regola. Come le retromarce nel mezzo degli incroci per poter uscire dal parcheggio e imboccare la strada alle proprie spalle. Costerebbe troppa fatica percorrere qualche centinaio di metri, svoltare nella prima traversa consentita e tornare indietro. Non sarebbe comodo, ma sarebbe corretto.



Nel nome di LA REALTÀ SUPERA LA FICTION

De Rose L’ESSENZIALE Le caricature espresse dalle fiction

Rai incredibilmente non superano quelle della realtà, almeno nel caso del presidente di Fincalabra, lo stampatore di Montalto. C’è da chiedersi come uno così possa avere incarichi di livello regionale

VALERIO BORROMEO «Senti il consiglio di uno che ha 20 anni più di te, sicuramente Alfrè a te non te ne viene a male». Umberto De Rose educa Alfredo Citrigno, inconsapevole che il ragazzo, quello con 20 anni meno di lui, in realtà sta facendo filotto buttando in terra in 16 minuti di conversazione registrata i birilli dell’onorabilità di Antonio e Andrea Gentile, quella dello stampatore ex capo degli industriali cosentini Umberto De Rose e non di meno quella dei due giornali concorrenti de “l’Ora della Calabria”. Pochi giorni dopo questa conversazione, diventata caso nazionale, su Rai Uno, in prima

serata, don Mico Rota ispirato dalla penna di Mimmo Gangemi racconta al giudice meschino un aneddoto di altri tempi e conclude dicendo «io dispenso saggezza». Il primo, Umberto De Rose, è un personaggio reale, in carne e ossa, il secondo, don Mico Rota, è l’invenzione di uno scrittore: entrambi, e in modi diversi, rendono giustizia alla Calabria. Il primo “dispensa saggezza” all’editore Alfredo Citrigno provando a convincerlo a non pubblicare una notizia, il secondo “dispensa saggezza” parlando, come nella realtà, all’orecchio del giudice e tessendo trame sottili per un tornaconto personale tanto del magistrato quanto del boss. «Un uomo

Chi comanda in Calabria

Don Mico Rodà o Umberto De Rose?

intelligente si troverebbe spesso in imbarazzo senza la compagnia di qualche sciocco» diceva François de La Rochefoucauld, e forse ci aveva visto giusto, c’è un gotha di intellighenzie raglianti che crede, forse a ragione, di circondarsi di sciocchi calabresi intrappolati tra leggende di ‘ndrangheta e malfattori acculturati. Mimmo Gangemi con il suo Giudice Meschino ha confezionato un piccolo capolavoro di letteratura, un romanzo di grande spessore dato però in pasto alla Nazione in due puntate di “fiction” che non rendono giustizia al libro dello scrittore calabrese. Uno psicodramma in prima serata in cui la recitazione, esclusa quella di Zingaretti e la Ranieri (e ci mancava pure), lasciava spazio alla farsa e in cui i tratti della calabresità sono diventati spesso maschere più attinenti al carnevale che alla tradizione culturale di un popolo. Un’operazione simile un mese fa la Rai l’aveva fatta con la fiction “L’assalto” in cui Diego Abatantuono (solista straordinario) incarnava un imprenditore usurato che decideva di denunciare gli ‘ndranghetisti oramai prezzemolo in ogni minestra. Anche quello un film in due puntate che non disegnava per nulla lo schema reale delle vicende calabrondranghetistiche, ma, come nel “Giudice Meschino” (quello della Rai e non quello del libro) puntava a far funzionare i simulacri della Calabria per vendere il prodotto finito ad un pubblico che in questi anni è stato preparato a dovere per leggere nella gens calabrese il buio nel-


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La grande

bruttezza Quanto abbiamo detto, evidenzia che in Calabria c’è libertà di chiacchiera ma non libertà di stampa. Ci sono le elezioni ma non la politica. Ci sono le caste economiche, politiche, giudiziarie, ndranghetiste, ma manca la classe dirigente

L’ESSENZIALE

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ILARIO AMMENDOLIA

l’anima. Che la ‘ndrangheta faccia male è lapalissiano, che le fiction Rai, prodotte con i soldi pubblici, siano fatte male un po’ meno, specie se a rimetterci c’è l’immagine, o quel che resta, di una Regione e di un popolo su cui si stanno costruendo carriere giudiziarie, politiche, televisive e anche letterarie (e non mi riferisco a Gangemi). Ma se don Mico Rota recita la parte del teatro televisivo messo in piedi con la speranza di un successo di pubblico e ascolti, la sceneggiata di Umberto De Rose sarebbe dovuta essere invece la prova di un attore su un palco a luci spente. Invece, e c’è da chiedersi il perché, Alfredo Citrigno le luci sull’ iperbole di De Rose le ha accese, eccome, consegnando la prova da oscar dell’imprenditore cosentino ad un pubblico folto e assetato di intrighi alla ‘nduja e caciocavallo. Le caricature espresse dalle fiction Rai incredibilmente però non superano quelle della realtà, almeno nel caso del presidente di Fincalabra Umberto De Rose, e c’è da chiedersi come uno così possa avere incarichi di livello regionale. A questo punto qualcuno potrebbe sollevare l’obiezione, legittima, nel contestare il fatto che se i calabresi vengono dipinti in cartapesta e bianco e nero è perché in realtà sono effettivamente maschere da Carnevale di Viareggio. C’è però una fotografia da non nascondere agli occhi della gente per bene: i boss con la coppola e il fucile in spalla mostrati ne “L’assalto” su Rai Uno non esistono da decenni, gli emigrati al Nord disadattati e affetti da “saudade” neppure, e in Calabria si

parla il calabrese e non il siciliano come nei film. Invece esistono, eccome, uomini che occupano postazioni di comando che non conoscono la lingua italiana, la storia, in certi casi neppure la geografia. Esistono politici indagati su tutti i fronti, condannati su tutti i fronti, esistono giochi di potere messi in atto da funzionari pubblici, e spesso dello Stato, che neppure il peggiore dei boss della ‘ndrangheta potrebbe ordire o orchestrare. Esistono uomini che influenzano i Tribunali e bloccano l’uscita in edicola dei giornali (e non è detto che siano per forza i Gentile che al telefono con Citrigno non abbiamo sentito). Eppure i libri di ‘ndrangheta stile Saviano di questi personaggi non parlano, o li sfiorano appena, i magistrati di questi personaggi, se non di qualche sindaco analfabeta, non se ne occupano. L’intellighenzia trasversale pseudosinistroide degli orchi seduti in cattedra non parla. D’altra parte in tv e da Fazio vende più don Mico Rota e le maschere in cartapesta della ‘ndrangheta. O forse, come allude Alfredo Citrigno nella sua telefonata con De Rose c’è qualcuno che «ha influenza nei Tribunali», a tal punto, dico io, da garantire impunità e immunità per tutti. Ma di questo non se ne parla. E allora sì che torna viva la frase di la Rochefoucauld che diceva che «un uomo intelligente si troverebbe spesso in imbarazzo senza la compagnia di qualche sciocco». Io però non ho ancora capito se la fiction è quella interpretata da don Mico Rota o da Umberto De Rose.

ncor prima della fiction su don Mico Rota, la Calabria ha tenuto le prime pagine dei giornali nazionali sul “caso Gentile” , il“cinghiale” scivolato su un maldestro tentativo di censurare l’ Ora di Calabria.. Il rischio è che si guardi l’indice e non si veda la luna. Comunque, noi non ci accoderemo alla vulgata. E’ in atto una lunga guerra di posizione per controllare i pascoli della sanità calabrese dove brucano tanto i Gentile quanto i Citrigno ( editori dell’Ora di Calabria), e tantissimi altri ancora. Il primo vero scandalo ai nostri occhi è che decine di milioni di euro vengano drenati dagli ammalati che boccheggiano nei nostri ospedali verso carriere politiche ,ville di lusso, imponenti patrimoni ed un sottobosco infinito di parassiti.. L’ospedale di Locri ne è stato e,

La libertà di stampa è l’essenza della democrazia, ma se in Italia è in forse, in Calabria non esiste o quasi. Il giornalismo vero sarebbe incompatibile col sistema di potere vigente. Si ha l’impressione che ai giornali faccia comodo parlare solo dei Gambazza e dei Tiradritto, di qualche amministratore di paese, delle faide, lasciando sullo sfondo la gestione del potere dove si muovono miliardi.. Ancora più pregnante di significato, nel “caso Gentile”, è il lungo silenzio della “politica”. Quando il direttore dell’Ora di Calabria denuncia il blocco doloso del suo giornale, la sua denuncia cade nel silenzio più cupo. I partiti tacciono, i parlamentari non parlano, i consiglieri regionali restano in silenzio. Cane non mangia cane. Quando il caso diventa nazionale ed ha un naturale riverbero in Calabria, molti riacquistano la paro-

costretti ad assistere è un horror, oscurato all’opinione pubblica nazionale. Le grandi testate nazionali si sono schierate in gran parte con i Citrigno (in nome della libertà di stampa) e qualcuna con Gentile. La vicenda calabrese, come sempre, è stata utilizzata solo nei grandi giochi della politica nazionale rinunciando a comprendere ciò che realmente avviene in Calabria con la complicità della classe dirigente nazionale. Noi calabresi continueremo ad avere spazio in TV grazie alle retate accuratamente filmate e pubblicizzate o alle fiction come “Il giudice meschino”. Per l’Italia, continueremo ad essere la terra di “don Mico Rota” e delle brutte facce che popolano la Calabria che tanto piace vedere in TV e che sembrano tratte da un casellario di un vecchio manicomio criminale. Una terra dove non si salva nessuno, né nobili, né borghesi, né secondini, né detenuti, né contadini, né professionisti. Solo qualche giudice come Lenzi ed il suo collega.. Una falsa bugia che è diventata verità. La nostra “grande bruttezza” ci viene sbattuta in faccia. Ritornano in mente le parole di Rivarol , ufficiale francese, che definiva la Calabria “un paradiso abitato da diavoli.” Troppo deboli per pretendere di essere la terra di Nick Spataro e del suo Musaba.Troppo impauriti per esprimere “intellettuali” capaci di nuotare controcorrente. Troppo rassegnati per andare orgogliosi della nostra storia e di noi stessi pretendendo lo stesso rispetto che portiamo agli altri. Sta a noi ( anzi a voi) scegliere tra continuare ad assistere da spettatori all’horror o diventare protagonisti di un altro film. Un grande scrittore, Albert Camus, in “Pane e libertà”, affermava “…se la libertà è oggi umiliata o incatenata, non è perché i suoi nemici hanno usato il tradimento, ma perché i suoi amici hanno dato le dimissioni…” e dovrebbe essere chiaro che dove non c’è libertà non ci può essere legalità.

Piero Sansonetti, già direttore dell’Ora di Calabria, affermò che in Calabria ha visto il volto truce del padrone. Non so con precisione cosa intendesse dire, so per certo che la cosa dovrebbe inquietare. forse lo è ancora, l’esempio. Qualche mese fa sono stati pubblicati i debiti dell’ASL di Reggio. Questo sì un vero scandalo. Milioni di euro in consulenze, parcelle legali mentre a Locri si muore per una frattura al polso. Il secondo elemento su cui riflettere è l’individuazione di quali interessi si muovano dietro gran parte dei giornali calabresi e perché si investono ingenti risorse per stampare un quotidiano. Se comprenderemo questo “mistero” ci saranno chiare le censure e le autocensure di questi giorni. Capiremo perché potenti ras scatenano guerre tribali senza esclusioni di colpi. Piero Sansonetti, già direttore dell’Ora di Calabria, affermò che in Calabria ha visto il volto truce del padrone. Non so con precisione cosa intendesse dire, so per certo che la cosa dovrebbe inquietare.

la. E’ questa una dimostrazione palese e spietata del sistema di potere multicolore che regna in Calabria e di un giornalismo che , salvo qualche eccezione, è congeniale all’establishment di potere dominante.. Quanto abbiamo detto, evidenzia che in Calabria c’è libertà di chiacchiera ma non libertà di stampa. Ci sono le elezioni ma non la politica. Ci sono le caste economiche, politiche, giudiziarie, ndranghetiste, ma manca la classe dirigente. Lunedì scorso, Gentile s’è dimesso da sottosegretario. Tutto ritorna alla terribile “normalità”. Il sipario cala ma gli attori restano sul palcoscenico.. Il sistema di potere non è stato scalfito, v’è stato un po’ di “ammoino”,in una guerra di trincea solo per conquistare qualche metro. Pensateci bene, il film a cui siamo stati


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SVILUPPO

Unione comuni del Torbido, quando la follia precipita con l’ombrello

L’ESSENZIALE I politici locali inseguono miraggi facendo perdere tempo a tante comunità in forte ritardo economico e occupazionale. L’Unione dei comuni del Torbido è un progetto privo di rotta, dove più nostromi navigano a vista in un mare in tempesta

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ERCOLE MACRÌ

n questi anni di “certa stampa” - così definisce il nostro settimanale il Nanni Moretti della Locride, ovvero quel Sisì Napoli di “sinistra hip hop”, battezzato politicamente, per sua stessa ammissione, da Pietro Crinò di “destra mosaicata” - ho spesso collegato alcune iniziative dei politici locali al manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto. L’unione o fusione dei comuni del Torbido portata avanti dai sindaci della vallata, rafforza in modo esponenziale questa mia convinzione sulla follia di quei politici locali che inseguono miraggi facendo perdere tempo a tante comunità in forte ritardo economico e occupazionale. Di fronte a questo nuovo mega raduno di birichini e a un’intera classe politica che arranca, mi sono posto il dubbio. Son matto io o sei consigli comunali? Nella Locride la risposta non è scontata. Salito sulla mia utilitaria ho accorciato fino a

Grotteria. E n’è valsa la pena. Manhattan dialoga con Brooklyn: il ponte delle chewing gum li unisce. Geniale, ho riscoperto l’America, la sua concretezza elementare, mai poco chiara, al contrario del progetto dell’unione di quei comuni del Torbido privo di rotta, senza capitani e con tanti nostromi che navigano a vista in un mare in tempesta. Un gioco a perdere nato dall’idea di Francesco Macrì, un sindaco vivace che ha avuto molte idee vincenti (la cittadella degli studi tra le due Gioiosa era un gioiello da molti carati) una inutile, l’Unione del Torbido, un’altra irrealizzabile, l’autoporto. Da Grotteria mare ho raggiunto Grotteria caput e da lì a Mammola. Vecchia nazionale, con giro di boa al bivio Catalisano: 18 minuti. Da Mammola seguendo un percorso meno serpeggiante sono ritornato a Grotteria, ss. Jonio Tirreno, uscita Gioiosa Ionica, feudo Loiero: 16 minuti. Sono risalito nella capitale italiana dello stocco e, per fare un confronto, ho raggiunto tramite la

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Jonio Tirreno e la nuova 106, meglio nota come unamacchinaogni48secondi, le Terme di Antonimina: 13 minuti. I conti parlano da soli, ma a volte lo fanno anche i matti, ho concluso utilizzando una vecchia battuta. Non solo geograficamente, Mammola, per via del Musaba e dello stocco, presenta più affinità con le Terme e Locri Epizefiri che non con la soppressata di San Giovanni e il castello cadente di Grotteria. E lo stesso vale per le due Gioiosa e Siderno, ormai un unico agglomerato sia in Calabria che in Nordamerica. Ho scartato una Brooklyn sul ponte del Torbido con tutta la malinconia di questo mondo. Mentre masticavo un nuovo dubbio mi ha invaso: «Vuoi vedere che i sei comuni saranno collegati da qualche impianto sciistico o funivia e io non lo so?» Sono risalito a Grotteria, poi poco oltre, fino a una famosa curva verso Croceferrata, a Randone. Uno strapiombo secco, profondo, un burrone da vertigini. Ho parcheggiato per avere un riscontro panoramico sul mio ultimo dubbio. Da lassù ho visto Gioiosa Marina e Siderno unite dal centro commerciale La Gru. Conurbazione di fatto, potenza pura, naturale. 35 mila abitanti, 48 mila, (con Locri) potenziali consumatori per le vallate. Quest’ultime dovrebbero solo impegnarsi a soddisfare le richiesta con prodotti all’altezza, e non farsi abbindolare da vecchie barbe e sbarbati pelo e contropelo. Mi sono affacciato di più. Non c’era neve, né impianti di risalita. Pioveva e basta. Appena ho aperto l’ombrello una voce preoccupata mi ha sorpreso: «Cosa sta facendo giovanotto, si fermi per carità», mi ha intimato un signore anziano dal viso stravolto. Ho capito motivo e espressione stravolta chiamando mio zio, originario di Grotteria, al telefono: «Ma quella è la curva della pazza», mi ha risposto senza il minimo dubbio, dopo le mie prime indicazioni. «Quando ero ragazzo ho sentito dire che una donna si è buttata da lassù con un ombrello» ha concluso. Un suicidio -penso fra me e me- Come quello dell’Unione deicomuni del Torbido.



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APPROFONDIMENTI

Cambio al vertice dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria

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osanna Squillacioti, ormai ex direttore generale, ha ceduto il testimone al dottore Franco Sarica, già al suo fianco come coordinatore dello staff, che è stato recentemente nominato dalla Giunta regionale Commissario dell’Asp reggina per la durata di 6 mesi. La Squillacioti, però, prima di andare via, ha voluto fare un bilancio sui “quattro anni lavorativi caratterizzati da tante soddisfazione ma anche amarezze”. “Vado via-ha dichiarato la Squillacioti - con la certezza che chi assume un incarico assume anche delle responsabilità e deve accettare anche le negatività che possono venire. In questo possono aiutare molto la professionalità e l’esperienza di ognuno di noi”. Le dimissioni sono arrivate dopo 4 anni di tira e molla anche giudiziari e la stessa ex manager dell’azienda non ha esitazioni: “io sono sempre stata serena su questo argomento cosciente di non aver mai violato la legge ”. A chi gli domanda quali siano le difficoltà principali nella gestione di un’Asp sicuramente difficile e particolare come quella di Reggio Calabria, la Squillacioti risponde: “si tratta di un’azienda “grande” dove insistono 4 ospedali (2 spoke e due ospedali generali) e dove si avverte spesso la mancanza

Giudiziaria

della possibilità di attivare anche un necessario turn-over di personale medico ed infermieristico. Ma è anche un’Asp – continua- che dopo il lavoro fatto negli ultimi anni ha acquisito le basi per poter camminare da sola, cosa che prima non era possibile”. “Quando sono arrivata io nel 2010 , infatti, le tre Asp della provincia erano amministrate ognuno per i fatti propri e quindi abbiamo dovuto provvedere all’accorpamento in un’unica Asp con tutte le prevedibili difficoltà”. “Adesso lascio un’Asp “sana” dove è vero che c’è voluto il tempo

necessario per fare una ricognizione ma che avrà la possibilità, lavorando in continuazione, di non essere additata come l’azienda sanitaria “peggiore”. “In tal senso ho avuto molte testimonianze di vicinanza e di riconoscimento del lavoro da me svolto anche in occasione di riunioni pubbliche svoltesi a Catanzaro”. “Lascio questa Asp (e non voglio essere presuntuosa) ritenendo che la stessa non abbia nulla da invidiare alle altre, anzi, per alcune cose, può anche essere d’esempio”. “Abbiamo approvato i bilanci del 2008 e 2009 anche a fron-

te del contenimento della spesa”. “Dovevamo partire da una base di programmazione economica e se non fossimo partiti da questo documento programmatico sarebbero stati guai”. “Mi sono assunta tutte le responsabilità con la certezza che chi viene scelta per un incarico del genere lo debba fare con la consapevolezza che possono arrivare anche delle negatività”. “L’azienda sanitaria vive un certo disagio anche a causa delle carenze di personale, in questi anni, infatti, sono andati via dai vari ambiti circa 800 dipendenti in tutta la provin-

cia, persone che non sono state rimpiazzate”. “Prima di congedarsi, la Squillacioti ha voluto ricordare i risultati ottenuti nella struttura di Oppido Mamertina, di Polistena, che è stato oggetto di una radicale ristrutturazione e dove è stato realizzato il centro trasfusionale, di Palmi, dove è stata ristrutturata la camera iperbarica, di Locri, dove sono state attivate le procedure per elisoccorso e raggiunto l’obiettivo per la casa salute di Siderno e di Scilla. “Abbiamo lavorato a 360° su tutto il territorio. È vero che ci sono debiti, è vero che bisogna risparmiare ma c’è anche l’obbligo di dare assistenza agli ammalati, ed è sempre stata questa la nostra priorità”. “Il lavoro non è finito ma sono sicura che il dottore Franco Sarica e tutto lo staff attento e composto da veri professionisti continuerà questo difficile lavoro”. Antonio Tassone

Dalle indagini relative alla maxi inchiesta “Il Crimine” è emersa l’esistenza di un organismo della ‘ndrangheta, denominato “il Tribunale”, deputato a giudicare i sodali responsabili di determinate “mancanze” o “trascuratezze”. Si

Il tribunale della ‘ndrangheta tratta di un organo composto da persone appartenenti alla “Provincia” e che ha una competenza “provinciale”, ossia incorpora i tre mandamenti jonico, tirrenico e centro. Il “Tribunale” è composto da 15 soggetti, gli unici legittimati a decidere sugli eventuali provvedimenti da adottare nei confronti del sodale sotto accusa. Da una conversazione del marzo del 2010, intercettata a casa di una consorteria di San Luca, un soggetto riferisce che contava solo la decisione delle “quindici persone” sedute al tavolo, per cui se si fosse reso necessario “liberare” l’accusato ciò sarebbe stato fatto alla presenza di tutti: “Un giorno per dire ci siamo trovati là, gli ho detto “compare Paolo vedete che noi teniamo conto di quelle quindici persone che eravamo seduti, voi non potete passare da dietro solo per liberare a

quello e a quell’altro, per me sono tutti accusati, quando ci sediamo tutti e quindici, noi liberiamo le persone!”. Dell’esistenza del Tribunale, inoltre, parlano due collaboratori di giustizia, Paolo Iannò e Consolato Villani. Molto interessanti risultano le dichiarazioni di Iannò, il quale ha precisato che l’autorità del Tribunale era tale che perfino Pasquale Condello sarebbe stato disposto ad accettare anche una sentenza capitale da parte del Tribunale. Aggiungeva, inoltre, che il Tribunale era sorto con la Provincia (“era quel Tribunale che poi per me era nato con la provincia, che decide il tutto per tutti sulle persone”) e aveva competenza “provinciale”. Sul punto l’altro collaboratore Villani rende una dichiarazione convergente: Pm -. Ma le risulta che esista un tribunale della ‘ndrangheta? Villani -. Assolutamente sì. Pm -. E che potere ha? Che decisioni prende? Villani -. Decide della vita e della morte delle persone. Pm -. Ma delle persone intende di tutti, solo degli affiliati? Cioè che poteri ha? Su quali diciamo comportamenti valuta? Quali comportamenti valuta? Villani - Valuta i comportamenti diciamo dell’infamità, gli sgarri, il comportamento diciamo del tradimento ed il comportamento del disonore, valuta tutti questi comportamenti. Pm – Ha il potere di decretare anche la morte? Villani -. Assolutamente sì.


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L’ESSENZIALE La Lanzetta ha il dovere di rispondere alle domande poste da chi non è abituato a tapparsi gli occhi, o semplicemente desidera conoscere metodi e programmi. Anzi, di più, ha l’obbligo di rispondere, essendo stata nominata, non eletta

Ministra, ci dica P

VINCENZO CARROZZA enso spesso ad una storiella raccontata dal dott. Audino, mio professore si filosofia al Liceo. Questa la storia: A Genova fu, per molti anni, sindaco della città, un calabrese. Erano gli anni sessanta. Da sindaco, non ricevette mai un suo conterraneo. Li teneva alla larga come la peste bubbonica. Finito il racconto, il prof. metteva i suoi occhi nei nostri domandandoci: voi non farete mai così, vero? Noi tutti, allora, rispondevamo di no, che mai avremmo fatto come il nostro conterroneo. Qualcuno commentava anche con un “pezzo di mxxxx”. Noi no, non avremmo mai tradito la nostra terra. Dagli anni sessanta e, dagli anni ottanta, gli anni del liceo, molte cose sono cambiate. Tanti di noi sono finiti a lavorare fuori dalla nostra terra. Tanti di noi hanno provato a ritornare per viverci. Molti sono riandati via mancavano, e mancano, le condizioni minime di civiltà per poter rimanere. Non nel senso che la Calabria è popolata da gente incivile, anzi, ma nel senso che mancando il lavoro, mancando i servizi essenziali, mancando moltissime di quella cose che fanno ritenere un territorio civile, può dedursi che la nostra terra è terra incivile da cui scappare e strare lontano.

Chi scappa in genere comincia ad avere in odio quel che lascia. Mica è scappato per propria volontà, ma perché costretto. Col tempo l'odio si muta in indifferenza e perdita di radici. La colpa di questo è, prima di tutto, di una classe politica calabrese inetta e serva, che ha governato la Regione avendo come unico obiettivo l'interesse privato; come unico metodo il nepotismo, il familismo amorale. Pochissimi si sono discostati da questo modus operandi. Queste sono cose che tutti i calabresi conoscono. Tutti hanno occhi per vedere, anche se pochi hanno bocca per parlare. Moltissimi hanno occhi per piangere quando i figli partono e vanno via per sempre. Ma i più se ne fottono. L'universo umano che popola la Calabria è davvero vario. C'è chi se ne fotte per principio, che tanto nessuno può farci niente. Che, posso cambiare proprio io le cose? C'è chi se ne fotte perché, tanto se a me serve una cosa so come fare per ottenerla. C'è chi non si interessa perché appartiene ad una classe privilegiata: di “ndrangheta, di politica, di burocrati, di professionisti. Tuttavia, mentre le altre classi possono farsi i fatti loro perché, in fondo, sono categorie che non prevedono un consenso “strettamente pubblico” per esistere, la classe politica

non può farsi i fatti suoi impunemente. Non dico che non deve per chiari motivi morali, dico che non può perché rappresenta un popolo, perché ha natura diversa dalle altre classi dirigenti. Ma, il costume corrente, prevede che nella lista di un politico calabrese non manchi mai; 1) la grande barzelletta, 2) la scemenza micidiale, 3)la menzogna più spudorata, 4) il farsi i fatti propri a prescindere da tutto, 5) il far finta di fare qualcosa per il pubblico, infervorandosi per la minima cretinata, tipo la caduta di tre palline da tennis oltre una rete di recinzione. Esistono, poi, diverse aggravanti: 1) ultimamente i politici non sono eletti ma nominati. Dovrebbero, tecnicamente, essere l'espressione di un periodo emergenziale, invece sono l'espressione di consolidata prassi; 2) spesso viene nominato chi non possiede personalità o idee politiche forti. Capirete, non bisogna rompere le palle al manovratore. È necessario che il nominato, o la nominata, segua il flusso della corrente senza importunare chicchessia. Nel nostro caso non avremmo mai potuto avere ministro un Gratteri, superfluo dire perché. Non poteva divenirlo Lucano, col rischio di essere confuso con l'amaro; immaginate la continua ilarità. Non poteva divenirlo De Masi, che tanto ha infastidto le banche. Non poteva divenirlo Cuzzocrea che spiattella verità a destra e manca come fosse Gesù Cristo, screditando ditte del Nord e sistemi di potere locali, oltre che governatori regionali. Tutte persone da tenere lontano, per carità. Danno fastidio a pelle, non sentite anche voi? Dunque, la Lanzetta è stata la scelta più ovvia e banale che si potesse fare. Vorrei dire, senza scomodare Pasquino o Nicola, che la signora ha il dovere di rispondere alle domande poste da chi non è abituato a tapparsi gli ochhi, o semplicemente desidera conoscere metodi e programmi. Anzi, di più, ha l'obbligo di rispondere, essendo stata nominata, non eletta.

La Rosy furiosa

T

ILARIO AMMENDOLIA ra le reazioni più sdegnate rispetto alla vicenda Gentile , dobbiamo annotare quella della presidente dell’antimafia on. Rosy Bindi. Riportiamo le sue parole taglienti come pietre acuminate: ““la nomina del sottosegretario Gentile deve vedere subito un impegno da parte del presidente del consiglio nel revocarla e direi anche dal ministro dell’Interno. Possono dare prova di avere a cuore gli interessi del Paese piuttosto che quelli del proprio partito.” Prosegue: “non si può dire che ci sia stato rigore nelle nomine e in momento del genere non possiamo permettercelo.” La Bindi pretende la revoca del sottosegretario Gentile in nome del rigore perché “in un momento del genere” non possiamo permetterci di essere incoerenti. Facciamo un salto indietro ad oltre un anno fa, quando la Bindi in una intervista rilasciata al sottoscritto e pubblicata sulla Riviera, dopo aver assunto su di se solenni impegni a sostegno del progetto d’urto per la Locride, affermava “ … Penso però ci attenda un grande lavoro a partire dalla necessità di recuperare il valore della parola “fiducia”. Fiducia nelle istituzioni, fiducia nella politica che seleziona classe dirigente al servizio delle istituzioni. In questo momento è la principale infrastruttura immateriale. La delusione per la fiducia tradita è più devastante di qualsiasi taglio materiale di risorse. E’ ovvio che c’è anche questa partita e il Pd farà la sua battaglia…voglio

innanzitutto ascoltare tutti per lavorare insieme. …” Diceva un vecchio carosello “la fiducia è una cosa seria che si da alle cose serie”. La Bindi ha tradito la fiducia dei calabresi, ha sottratto la principale “risorsa immateriale” con effetti devastanti sulla politica, sul PD e sull’opinione pubblica della nostra Regione. Dichiarava di “..voler ascoltare ed a lavorare insieme” ma in un anno e passa non s’è fatta mai vedere e mai sentire. Ha scisso la propria attività dalla nostra Terra e dalla nostra gente, limitandosi a qualche comunicato stampa. Si può perdonare chi ti ruba il voto, è imperdonabile chi ferisce a sangue la tua Terra. La Bindi si colloca nel solco della peggiore cultura coloniale ai danni della Calabria. Mi creda la presidente dell’antimafia, Ella può avere un’alta stima di se stessa, ma non è migliore di Gentile, anzi direi che, per quanto possa sembrare assurdo, il senatore di Cosenza è molto più coerente di Lei rispetto alla gente che lo ha votato. Si sa che i mafiosi usano la “falsa politica” quando parlano con la gente comune, cioè non esitano a mentire, ad ingannare e a rinnegare la parola data. Se si potesse fare un paragone direi che la Bindi ha usato la “falsa politica” rispetto al popolo calabrese Si goda la Bindy i ventimila euro di indennità, la status di potente, ma non pretenda di dare lezione di moralità. Non ne ha alcun titolo.




RIVIERA

GERENZA

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La richiesta

L'associazione “Amici del libro e della biblioteca”, esprime il proprio rammarico nel constatare che le richieste avanzate alla triade commissariale di Siderno affinché si rimedi alla situazione in cui versa la biblioteca comunale “Armando La Torre” trasferita nei nell'androne delle scuole elementari “Lorenzini” di Siderno superiore dal mese di agosto 2013 - continuano a restare inascoltate. I locali della biblioteca, che attualmente non sono separati in alcun modo da quelli della scuola lasciando alla mercé di chiunque il patrimonio librario negli orari in cui non è presente il personale della biblioteca, non risultano idonei per quanto riguarda le normative vigenti in materia di

sicurezza, sono sprovvisti di linea telefonica e connessione internet e presentano infissi fatiscenti oltre che un impianto elettrico inadeguato. Gli “Amici del libro e della biblioteca” hanno sollecitato più volte - con un incontro nel mese di dicembre ed una lettera protocollata nel mese di gennaio - i commissari ad intervenire per garantire alla cittadinanza un servizio imprescindibile per la vita culturale di una cittadina come Siderno, oltre che la salvaguardia di una delle biblioteche più fornite della locride, nell'attesa che venga trasferita in modo definitivo in locali più idonei e al centro del paese.

Ricordando Domenico Speziale

A dieci anni dalla sua morte, amici, parenti ed anche tanti colleghi di lavoro, si sono ritrovati all’interno della cappella di famiglia del cimitero di Siderno Superiore per ricordare Mimmo Speziale, indimenticato segretario del Comune di Siderno. Tante belle parole per ricordare una persona splendida, sempre pronta ai aiutare i cittadini che per qualsiasi motivo si recavano nel suo ufficio posto al primo piano dell’edificio comunale di Piazza Vittorio Veneto. Il dottore Mimmo Speziale, per più di trent’anni, ha rappresentato un esempio di attaccamento e dedizione verso la sua famiglia e verso la sua professione messa sempre al servizio della comunità sidernese. Una persona integerrima che ha aveva anche una grande passione per il basket e per l’Ymca Siderno. Anche noi di Riviera non lo dimenticheremo mai.

L’angolo di Parrello

I Ministri secondo Matteo

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LA LETTERA

Icommissari risolvano la situazione della biblioteca L’associazione Amici del libro chiede risposte in merito alla struttura che deve ospitare la biblioteca cittadina

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Live! To Canolo

Per il mio amico interista ,molto probabilmente architetto Gianni: Giornata uggiosa a nord di Siderno, se ci fosse più freddo forse la neve "quagghiava". Tempu di focularu, aglivi e cotillons...e se ddi fora senti cantari lu scropiu, u sai ca tindi futti co dollaru scindiu. Scusa lo slang! Martino Ricupero

E così dopo il Vangelo secondo Matteo, abbiamo adesso i Ministri secondo Matteo. L'altro giorno mi trovavo a Roma, quando incontro un amico. "Come stai Franco?""Non c'è male"- "Certamente Franco l'avrai saputo. Sono stato nominato Ministro. Mi danno solo ventimila euro al mese e dunque c'è poco da stare allegri. Ma ho accettato, per il bene dell'Italia; non so fare nulla, dammi qualche

consiglio". "Nomina intanto cinque sottosegretari, dieci dirigenti di Fascia A e dieci di Fascia B. Verso le undici vai al Ministero, giusto per firmare qualche carta. Mi raccomando poi nelle interviste, dichiara sempre che la notte non dormi per risolvere i nostri problemi, tanto poi dove vai la notte lo sappiamo solo io e te.” Franco Parrello

La cattiva maestra Spett.le redazione ''Riviera '' chi vi scrive è una mamma normale, che come tutte le mattine porta il figlio a scuola . Vi chiederete cosa c'è di strano. Nulla, se non fosse per un episodio avvenuto a scuola e dentro la classe di mio figlio. Vado a esporvi: una delle insegnanti decide di organizzare un'uscita didattica con la classe e si organizza in poco tempo (dicono). Sbrigate le burocrazie (permessi, soldi, ecc.), si stabilisce di portare i bambini al cinema per vedere il film ''Belle & Sebastien'', film dove si parla di amore, amicizia. Continuo a dire che fino a questo punto tutto è normale. La classe in questione è una elementare, i bambini hanno un'età compresa tra i 10 e gli 11 anni. Tutto normale se non fosse che qualche giorno prima succede un fatto alquanto spiacevole: una delle insegnanti lascia se pur per qualche minuto i bambini in classe incustoditi. Immaginate ora i bambini, vistisi in un attimo di libertà, come si siano vivacizzati. (Normale - dico io). Nel mentre c'è stato il cambio ora e la maestra che doveva prendere in consegna i bambini, visto il caos, per dare “un esempio” (e qui uso il loro termine) prende tre bambini (non tutta la classe) e non li porta con lei all'uscita didattica. Uno dei bambini era mio figlio. Ora io mi domando, e domando a voi tutti, se è giusto che i bambini vengano puniti in questo modo e sopratutto puniti per una negligenza della maestra? Ho chiesto spiegazioni a chi di competenza visto che nessuno mi aveva avvisato di tutto ciò, se non mio figlio (il giorno prima dell'uscita didattica), e avendo avuto un confronto anche con le care maestre il tutto è finito con un avallo del responsabile sul comportamento delle insegnanti mentre le insegnanti mi hanno derisa. In conclusione, tre bambini sono stati lasciati fuori dalla uscita didattica per una colpa che non era loro e sono stati messi all'angolo come cattivi esempi. Ricordo a tutti che i bambini hanno solo 10 anni e una delle maestre è quella che insegna religione ai bambini. Dovrebbe divulgare e insegnare amore, amicizia e invece lascia i bambini fuori. Se c'è una morale in tutto questo io non la trovo, come non riesco a trovare nessuna giustificazione a questo comportamento che sia docenti che responsabili hanno adottato nei confronti di questi bambini, io dico che non è stata una punizione (anche perché i bambini non si puniscono in tale modo) ma una vera e propria cattiveria. Rimane un mio pensiero personale. Mi scuso con tutte quelle insegnanti che comunque fanno il loro lavoro aggiungendo alla professionalità anche un po’ di saggezza e umanità ... Ps. a voi della redazione il mio non vuole essere uno sfogo. Il messaggio che desidero far arrivare a tutti e che i bambini non sempre hanno torto e che i nostri docenti di ogni ordine e grado non sempre hanno ragione. Vi ringrazio per la vostra collaborazione. Una mamma



IL CASO

CRAVATTAR

A GIOIOSA JON

L’odissea di Nicodemo Panetta L’imprenditore gioiosano si è L’ESSENZIALE aggrappato lo hanno stritolato e trasportato dall’orlo di un burrone ad un campo di concentramento stipato di nazisti col fucile spianato. Il gentile uomo è stato chiuso in un quadrato dove si vedeva solo filo spianato

L’

VALERIO MASSIMO MARANO oscuro mantra delle foci del Torbido si schiarisce man mano che l'anima delle persone scende a valle e incontra il mare, ma qualcuno, per fortuna in pochi, resta con il cuore nero, spento e senza vita, uomini crudeli. Lo jonio spacca l'orizzonte e apre i polmoni di chi vuole respirare aria pulita. Nicodemo Panetta, galantuomo e lavoratore onesto, aveva bisogno di ossigeno, boccheggiava per la mancanza d'aria, era chiuso in una claustrofobica scatola fatta di passi falsi e crisi commerciale. Ha chiesto aiuto, ha allungato la mano per sentirsi stringere da braccia forti che non avrebbero dovuto farlo cadere in un precipizio senza uscita, invece le braccia muscolose e possenti a cui Nicodemo Panetta si è aggrappato lo hanno stritolato e trasportato dall'orlo di un burrone ad un campo di concentramento stipato di nazisti col fucile spianato. Il gentile uomo di Gioiosa è stato derubato della vista del suo jonio

azzurro e blu e chiuso in un quadrato da dove si vedeva solo filo spinato e uomini malvagi appostati sulle torrette. “Hi Hitler” gridano gli usurai della Locride, il loro Fuherer è il denaro a cui hanno giurato eterna fedeltà. Lo si è letto sui giornali, ma lo si sa a Gioiosa da mesi, da anni, nei bar e nelle piazze, Nicodemo Panetta è stato spogliato prima della dignità di uomo, poi dei suoi beni, soldi, case e pure le monetine, gli spiccioli, tutto senza che nessuno si armasse di umana pietà e lo riconducesse tra le vie degli uomini. Il silenzio lo ha turbato e messo alle corde, dicono abbia denunciato i suoi strozzini, vedremo, ma se lo ha fatto è il gesto più alto e orgoglioso che potesse fare. Lo hanno lasciato solo, senza via di scampo. I nazisti della Locride, quelli che, e sono tanti, portano la svastica dell'usura sotto la divisa di borghesi in lutto, hanno marciato sulla sua pelle, hanno lasciato che come un ebreo in un campo di concentramento si spegnesse lentamente prima dell'esecuzione, prima della camera a gas. Ma quan-

ti sono gli uomini chiusi all'interno di quell'invisibile filo spinato che relega la dignità umana sotto il vortice assassino dell'usura? Tanti, troppi, e invece di ricercare gli anelli al dito di prostatici boss e i rituali di osso, mastrosso e carcagnosso, lo Stato dovrebbe chiedersi perché il suo popolo è stato messo in fila da notabili e contabili dal cuore nero che rubano l'anima alle persone e la gettano via senza alcuno scrupolo. Le banche chiudono gli sportelli, la crisi taglia le gole. Gioiosa Jonica non ha più nazisti-usurai di altri luoghi della Locride e della Calabria, ma qualcuno, qualche imprenditore o gentiluomo che sapeva a Gioiosa avrebbe potuto, anzi dovuto, lasciarsi illuminare dalla pietà, non l'ha fatto. Una occasione persa. Adesso Nicodemo è passato dalla prigione dei suoi aguzzini a quella dello Stato, un uomo solo a cui esclusivamente la società e chi la rappresenta, con titoli nobiliari e non, può restituire l'odore del mare, di quello jonio azzurro e blu che ti perdi solo a guardarlo.


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RI

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a un quotidiano regionale abbiamo appreso il nome dell'imprenditore di Gioiosa Jonica che ha deciso di denunciare i suoi “aguzzini”. Si tratta di Nicodemo Panetta, titolare di un'avviata agenzia pubblicitaria. Conosciamo bene Nicodemo perché era colui il quale, ogni domenica mattina, si occupava della distribuzione del nostro settimanale. Una persona perbene ed un amico che, a seguito di questa sua, pensiamo, meditata decisione, e a causa soprattutto dei rischi che si corrono in tali circostanze per la propria incolumità, ha dovuto abbandonare tutto e fuggire via assieme a moglie e figli. Conosciamo Nicodemo non come abituale frequentatore di locali dove si gioca a poker ma abbiamo conosciuto una persona “meravigliosa” sempre impegnata sul lavoro

Nicodemo avrà sicuramente combattuto con se stesso prima di arrivare alla decisione di chiedere aiuto allo Stato. Lo ha fatto perché, probabilmente, era stanco di subire “vessazioni”e “soprusi”che ultimamente lo avevano indotto ad “annientarsi”come uomo e come padre L’ESSENZIALE

NICA?

ANTONIO TASSONE

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e dedita alla famiglia. Nicodemo avrà sicuramente combattuto con se stesso prima di arrivare alla decisione di chiedere aiuto allo Stato. Lo ha fatto perché, probabilmente, era stanco di subire “vessazioni” e “soprusi” che ultimamente lo avevano indotto ad “annientarsi” come uomo e come padre. Solo chi vive simili situazioni potrà capire il suo dramma umano. In molti paesi della Locride, tra cui Gioiosa Jonica, la piaga dell'usura è sempre stata presente ed è stata quasi sempre praticata da persone definite “insospettabili” che si sono arricchite sulle spalle della povera gente approfittando del loro stato di bisogno. Molti di questi “signori” hanno acquisito illecitamente patrimoni a volte ingiustificati dalla loro situazione reddituale e non sarebbe stato difficile risalire al modo con cui si sia arrivati a questa “concentrazione” di beni nella disponibilità di

pochi soggetti. È un fatto “storico” che nella Locride alcune di queste persone definite “insospettabili” si siano arricchite prestando soldi ad usura. Addirittura, come si evince dalla cronache giudiziarie, in determinate occasioni, si è anche verificato che per recuperare le somma di denaro date in prestito, più gli interessi da capogiro applicati, gli usurai

abbiano ceduto ad altri il credito (spesso a mafiosi del posto più influenti ed autorevoli ) con la conseguenza che la pressione psicologica esercitata sulle spalle del povero “usurato” sia diventata maggiore, più soffocante e più pericolosa. Gli aguzzini arrivano a minacciare pesantemente, a fermarti per strada e chiederti spiegazioni, ad aggredire fisicamente, a chiedere autonomamente maggiorazione d'interessi sugli interessi, addirittura a pretendere gli immobili di proprietà del malcapitato che spesso costituiscono il frutto dei sacrifici di una vita lavorativa personale e familiare. Nessuno scrupolo, però, si fa tutto per soldi. Maledetti soldi. Le banche chiudono i rubinetti alle persone in difficoltà, a volte può capitare che anche per una visita medica di un loro familiare queste persone siano “costrette” a rivolgersi agli usurai in taluni casi anche con la

compiacenza di personale interno agli istituti credito che in quanto a deontologia professionale avrebbero molto da imparare visto che , spesso, sono proprio loro ad informare “l'organizzazione” sull'eventuale stato di necessità della persona in “sofferenza”. È un sistema “infernale”, purtroppo, che mette la persona davanti ad un bivio: o rivolgersi (giustamente) alle forze di polizia per denunciare e porre fine al calvario personale oppure continuare in silenzio a “soffrire” , vivendo alla giornata, sempre con il terrore che qualcuno possa decidere su come e quando intervenire per umiliarti oppure in certi casi estremi anche porre fine alla tua esistenza. E noi siamo con Nicodemo, una persona “meravigliosa” che ha dimostrato di avere grande coraggio e determinazione. Un esempio per tutti, da non dimenticare. Forza Nico, ti siamo vicini.


CULTURA E SOCIETÀ DAL SET DI ANIME NERE

“Ciak... si apprende”

Un gruppo di studenti del Liceo “G. Rechichi” di Polistena ha vissuto un’esperienza straordinaria sul set cinematografico del film “Anime nere”, ispirato all’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, per la regia di Francesco Munzi. I ragazzi nell’ambito del progetto “Insieme, si può….in rete per costruire comunità di apprendimento”, guidati dal dottor Aldo Stalteri, presidente ANEC Calabria, e accompagnati dalle loro docenti prof.ssa Giovanna Sabatino e Natalia Sorbara, sono stati curiosi e attenti spettatori nell’ultimo giorno di riprese del film, in una location ambientata sullo splendido litorale di Africo. Il fascino del cinema e del linguaggio filmico è stato ampiamente trasmesso ai ragazzi attraverso le attività realizzate presso il Liceo Rechichi, ma sicuramente assistere alle riprese di una scena dal vivo è stata un’emozione indimenticabile. I ragazzi

sono partiti al mattino da Polistena diretti ad Africo, dove si stavano realizzando le ultime riprese del film, prima delle vacanze natalizie. All’arrivo sono stati accolti dai ragazzi della troupe che si sono messi a disposizione e li hanno accompagnati direttamente sul set. I ragazzi sono stati in silenzio e fermi per diverse ore, guardando gli attori muoversi sotto l’occhio della macchina da presa. Molte sono state le domande che hanno rivolto agli assistenti, i quali si sono prodigati a dare delucidazioni e spiegazioni con l’intento di soddisfare la curiosità di ciascuno e facendo capire quanto impegno e quanta fatica c’è dietro la realizzazione di ogni piccola parte di un film. Il momento più emozionante sicuramente è stato quello dell’incontro con l’autore del libro da cui è stato tratto il film, tanto che alcuni ragazzi si sono trasformati in abili intervistatori.

A Carnevale ogni scherzo nonvale I soliti ragazzacci fanno il tiro delle uova marce contro le auto in via Marina Sempre più imbarbarita nei costumi e nei rapporti sociali, Siderno ha vissuto un carnevale bifronte. Da un lato i bambini delle elementari in piazza travestiti da “rifiuti riciclabili”, dall’altra i più grandicelli tutti infervorati nel tiro delle uova marce contro le auto parcheggiate in via Marina (propriamente via Cristoforo Colombo). Nonostante i ripetuti avvisi alle Forze dell’Ordine (che oramai si sono guadagnate l’appellativo scherzoso di “Forse dell’Ordine”) hanno lasciato correre. A carnevale ogni scherzo vale, semel in anno licet insanire: cantiamola come vogliamo. È bello far festa, anche in modo esuberante, purché la festa non si trasformi in un’occasione per far

A Biella una bella festa in maschera per carnevale tra i calabresi Una bella serata in maschera quella che si è svolta sabato scorso al Circolo degli Antoniminesi e Calabresi di Biella per il festeggiamento del Carnevale. Iniziata all'insegna della tradizione con la distribuzione della classica fagiolata alla calabrese e con la presentazione del personaggio di Giangurgolo (tipica maschera calabrese della Commedia dell'Arte che ha calcato le scene

teatrali fino al XVIII secolo), la serata è poi proseguita all'insegna del divertimento per grandi e piccini intervenuti, sia in maschera che non. Per festeggiare degnamente il Carnevale quest'anno sono state elette “Mascherona e Mascherina del Circolo 2014_ con una giuria di 4 soci, due anziani e due giovani, che hanno votato la maschera adulta e piccina più originale:

ARTE E DINTORNI di Domenico Spanò

Le bellezze della natura calabrese, immortlate da Alfonso Morabito DOMENICO SPANÒ Alfonso Morabito è un giovane artista fotografico che ama immortalare le bellezze naturalistiche della terra Calabra. Una passione nata nel tempo tra silenzi, tra i tenui colori dei tramonti, tra solitudini del corpo e della mente accompagnate solo da madre

natura. La terra di Calabria è terra ancora nascosta ed inesplorata, fatta di una natura rigogliosa ed incontaminata, viva tra le Alture dell’Aspromonte ed in continuo movimento lungo le onde del mare che si infrangono sulla costa. Una terra fatta di scenari pittoreschi degni delle migliori copertine del National Geographic. Solo l’occhio attento di chi ama e conosce questa terra può estasiare immortalando viste magnifiche. Incontro da vicino il giovane artista fotografico Alfonso Morabito, per comprendere meglio la sua passione e la sua arte legata alla natura, cosa possa significare per lui fotografare le bellezze della sua terra, divulgandole e regalandole ad occhi curiosi ed appassionati. 1) Alfonso, come è nata in te la passione per la fotografia naturalistica ? Mi sono avvicinato alla fotografia nel 2004 acquistando una comunissima compatta. Avendo modo di viaggiare tanto per lavoro, la portavo sempre con me ed immortalavo tutto quello

che mi colpiva nei luoghi in cui transitavo spesso in modo frenetico. Mi è nata l’esigenza di fermarmi ed osservare le meraviglie del mondo che mi circondano, spesso in silenzio. Via via la cosa mi ha preso con passione e curiosità sempre di più. Così spinto ad approfondire la questione e iniziare ad acquistare le tecniche di ripresa congeniali a ciò che volevo immortalare, mi sono immerso in questo mondo nel quale continuo tutt’oggi, a mio modo, a viverci con entusiasmo. 2) Qual è stata la formazione per strutturare ed esprimere la tua arte fotografica ? Sono un autodidatta, quando la passione è “esplosa” ho cominciato a documentarmi su internet, passavo tantissime ore su forum a confrontarmi con altri foto-amatori o professionisti del settore alla ricerca di risposte alle mie domande, sia dal punto di vista tecnico-fotografico che della postproduzione, acquisendo competenze tecniche e provandole poi continuamente sul campo. Solo scattando,

prima classificata dei bambini la maschera della fragolina, degli adulti invece, ex aequo, la maschera di Cleopatra e della Principessa. La serata si è conclusa a notte inoltrata con lo spettacolo del tradizionale simbolico falò al “fantoccio del Carnevale” che neanche la pioggia è riuscito a fermare. Fonte: redazione Circolo Antoniminesi e Calabresi di Biella

scattando e scattando, si riesce a capire dove si sbaglia e dove e come migliorare. Passavo anche tantissimo tempo a consumarmi gli occhi su siti di fotografi nazionali e internazionali per trovare ispirazione, idee su composizioni, scatti e altro. 3) Cosa ti ha spinto a seguire l’arte della fotografia ? Credo che in ognuno di noi risieda una parte creativa, c’è chi compone musica, chi dipinge quadri, chi scrive poesie... io ho trovato la mia forma di espressione e comunicazione con la fotografia. Non nascondo che probabilmente le mie fotografie rispecchiano il mio modo di essere, di vedere il mondo e vivere la vita. 4) Pensi che a farti immortalare scenari naturalistici della Calabria sia il forte legame con la tua terra e ciò sia un modo anche per promuoverla al meglio per i suoi valori nascosti ? Sono una persona che ama la natura, ama i luoghi nascosti ed incontaminati. Ricerco la solitudine proprio in “natura” per respirare e vivere forse epoche passate, lontane da rumori, frastuoni, auto e tecnologia. Un contatto con madre natura che tutti noi abbiamo ma che in tanti è sopito a causa delle abitudini e delle comodità quotidiana. Spesso proprio per poter fotografare alcuni luoghi in condizioni di luce corretta “campeggio” sul luogo in tenda e in sacco a pelo. Essendo nato e cresciuto in Calabria, amo la mia terra ed ho appunto un


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Il carnevale in tutta la locride

danni senza tema di una punizione, un’ opportunità per menare le mani, per rompere e distruggere. Si sarebbe portati facilmente ad addossare tutta la colpa ai cosiddetti “branchi” di ragazzini insoddisfatti, violenti, a caccia di emozioni. Ma il male è radicato nella società liberista in cui l’infanzia viene poco o nulla curata, quando non abusata, e la giovinezza diventa una jungla in cui vince chi porta a casa la preda più grossa. Finché non esisterà una società in cui il valore dell’individuo sarà posto al vertice e sarà considerato il motore e il valore informativo della civiltà, continueremo ad assistere ad atti del genere. Sassi lanciati dai cavalcavia, contro i treni, aggressioni a professori, anziani, disabili, stupri di gruppo. Le baby gang sono in ultima analisi il frutto della nostra economia liberista-consumista. Si preparano tempi oscuri, in cui per difendersi occorrerà impugnare una pistola. L.Z.

Per le strade di Marina di Gioiosa Ionica si sta svolgendo una singolare processione, o meglio un corte funebre per la morte del carnevale. A riportare in vita una delle pi? antiche tradizioni paesane calabresi nel giorno del marted? grasso sono oggi gli alunni delle quinte classi dell'istituto comprensivo di Marina di Gioiosa Ionica. I bambini stanno interpretando infatti "Il funerale di carnilavari mortu", descritto anche da Corrado Alvaro nel brano Carnevale in Calabria tratto da Gente in Aspromonte.

L'Associazione Culturale e Religioisa di Belloro e la Piccola Compagnia del Teatro Popolare di Benestare hanno rappresentato due farse carnascialesche

U funerali i Carnalivari, a riportare in vita una delle più antiche tradizioni paesane calabresi sono oggi i cittadini del rione marinari di Marina di Gioiosa Ionica

forte legame con essa perché mi rappresenta, è terra delle mie radici e terra dalla quale mi nutro per crescere sotto ogni aspetto. Tento di pubblicizzare attraverso i miei scatti le bellezze naturalistiche presenti sul territorio, il quale andrebbe però tutelato in primis e poi valorizzato per farlo conoscere in tutte le sue sfumature, perché ne ha molto anche chiare e non solo scure per come sappiamo dalle cronache. 5) Cosa provi quando scatti una foto, qual è l’iter per poter catturare un’immagine perfetta a livello naturalistico ? Quando fotografo, prima di posare il treppiede e comporre uno scatto, tento di visualizzare nella mia mente quello che voglio ottenere e comunicare. La vita del paesaggista è tutt’altro che semplice, bisogna attendere i momenti di luce migliore per poter portare a casa degli scatti validi, perciò l’alba e il tramonto sono i momenti migliori, quando la luce si fa radente e calda e i colori diventano davvero unici. Ma non sempre scegliere il momento giusto, significa portare a casa risultati accettabili, anzi, spesso è il contrario. Il meteo e la luce sono imprevedibili e bisogna ritornare sulla location prescelta più e più volte, anche in diversi periodi dell’anno, per poter valutare il momento migliore in cui la luce incide in modo positivo sul posto scelto.



Il nome di Zitara non onora più l'Associazione “Due Sicilie”di Gioiosa

SETTIMANALE

Zitara vedeva nei Borboni l'inizio, non la conclusione di un riscatto storico e politico, e non certo le pagliacciate delle sfilate a beneficio delle macchine fotografiche. No, Zitara parlava di un senso dell'appartenenza rigoroso, che andava ben oltre le figurine in costume d'epoca esposte su face book strillate in modo volgare dall'associazione “Due Sicilie” di Gioiosa. Zitara, uno dei due grandi direttori del settimanale la Riviera meritava ben altra risonanza. Non l'ha mai avuta, tanto che la famiglia ha esautorato il “Due Sicilia” dal recare il nome di Nicola Zitara: il pensiero del grande intellettuale sidernese di origine amalfitane non era garantito dalle manifestazioni e dalle proposte culturali . La visione separatista di Zitara, dopo la sua scomparsa, non è stata più presentata come il punto di forza dell'associazione, anzi, come uno svantaggio, soprattutto dalla dichiarata indole neo-borbonica dei vertici dell'associazione.

RUBRICHE

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CARTOLINE MERIDIONALI di Antonio Calabrò

Un buco nel cielo dello Stretto Si squarciano le nubi e un raggio di sole si posa sullo Stretto. L’augurio per una nuova stagione Calabrese. Una speranza luminosa che proviene direttamente dal cielo. O lo sguardo di un Dio misericordioso che si posa sulla nostra terra angariata e bisognosa di miracoli. O soltanto una luce tra la burrasca, che indica il cammino giusto, verso la consapevolezza, l’equilibrio e la misura. Metafore della Natura, in Calabria.

CELIACHIA

Rischio glutine anche nei cosmetici Ci sono cosmetici che sono a diretto contatto della bocca: rossetti e matite per le labbra, ma anche dentifrici e collutori. Se questi prodotti contengono glutine, possono rappresentare un pericolo vero, molto serio, per coloro che al glutine sono allergici: i celiaci. L´allarme arriva dall´ultimo congresso annuale dell´American College of Gastroenterology di Washington, negli Stati Uniti. QUALI PRODOTTI I cosmetici potrebbero costituire un rischio potenziale per i celiaci. In particolare rossetti, balsami e matite per labbra, dentifrici e collutori contenenti tracce di glutine che, incidentalmente, vengono ingeriti. Gli specialisti statunitensi ora sollevano dubbi anche sull´uso di altre tipologie di prodotti di bellezza, riportando il caso di una donna di 28 anni, affetta da celiachia, che continuava ad avere identici sintomi

gastrointestinali e la pelle ricoperta di macchie rossastre anche se non mangiava alimenti contenenti glutine. "I fastidi le sono passati del tutto solo quando ha interrotto l´uso di una crema emolliente per il corpo, reclamizzata come naturale" spiega Marie Borum, gastroenterologa della George Washington University. "Su dieci prodotti solo due fornivano informazioni dettagliate" afferma Marie Borum che ha diretto lo studio. "Mentre le indicazioni sugli alimenti sono complete, non si puo dire lo stesso per i cosmetici, anche quando si tratta di prodotti che vanno in contatto con le mucose, le labbra ed il viso.

Craig Warwick: Il suo “Filo azzurro” con gli angeli Grande attesa per l’arrivo di Craig Warwick a Siderno (RC). Il celebre sensitivo che parla con gli angeli e che grazie alle sue doti ha collaborato con personalità come Lady Diana e Kate Winslet, domenica prossima, 9 marzo, alle 18.30, sarà alla libreria Calliope Mondadori (centro commerciale La Gru) per parlare della sua straordinaria esperienza e dialogare con il pubblico. Divenuto un volto noto prima in Inghilterra e poi in Italia, dove dal 2009 prende parte ai più seguiti

programmi televisivi, Craig Warwick ha raccontato la sua storia in “Tutti quanti abbiamo un angelo” (2011), scritto a quattro mani con l’amica Caterina Balivo, ha poi pubblicato “Parlami ancora” (2013) e, a novembre 2013, “Il filo azzurro”, l’ultimo best-seller in cui mostra come ciascuno di noi può imparare a entrare in contatto con il proprio angelo (tutti editi da Rizzoli). “Che aspetto hanno gli angeli? Di cosa possiamo parlare con loro? Ci sono vicini

Pillole

Naturopatiche

A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone www.associazione-tone.it associazione.tone@gmail.com

Questionario di Floriterapia Dopo aver trattato tutti i fiori di Bach nelle precedenti uscite domenicali di Riviera vi ho preparato un piccolo test esemplificativo, se pensate che ci siano dei fiori che vi mettono in armonia, provate a rispondere alle domande e raccogliete come in un bouquet i fiori corrispondenti poi recuperate online le rubriche delle settimane precedenti in www.associazione-tone.it e segnate con un SI tutte le domande in cui, anche parzialmente , vi trovate d’accordo…leggete il vostro fiore-profilo e se avete domande scrivetemi pure una mail. Questo test mette in evidenza una reazione emotiva e psicologica rispetto alla situazione attuale con diversi aspetti come: - LA PAURA: 1 Panico totale, sento il sangue ghiacciarsi nelle vene, soffro di tachicardia. Rock Rose 2 Ho paura di fatti e situazioni ben precise, per esempio cani, ascensori, persone , visita dentistica, ladri... Mimulus 3 Sono soggetto ad una pressione enorme , non posso lasciarmi andare e ho paura di perdere la ragione. Cherry Plum 4 Provo timori vaghi e indefinibili, avverto presagi. Aspen 5 Mi angustio per le persone alle quali sono molto legato, temo che possa capitare loro qualche disgrazia . Red chestnut - L’INSICUREZZA: 6 Non ho fiducia nelle mie capacita’ di giudizio ,

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non seguo il mio intuito e ho sempre bisogno di conferme e rassicurazione da parte delgli altri ; amo informarmi sulle opinioni delle persone che stimo. Cerato 7 Tentenno , spesso indeciso fra due possibilità che mi interessano nella stessa misura. Scleranthus 8 Sono diventato scettico e pessimista in seguito alle delusioni subite; spesso mi scoraggio di fronte ai contrattempi e ai disguidi , provando una grande amarezza. Gentian 9 Ho lottato a lungo per risolvere i miei problemi, ho tentato di tutto , ma senza successo ; ora mi sento rassegnato , non spero più in nulla, ma dentro di me provo un sentimento di rabbia per il fatto che sono stato costretto ad arremdermi. Gorse 10 Sento di non poter affrontare la vita quotidiana, perché mi manca l’energia necessaria; vivo nel grigiore, nella monotonia, non sono gratificato emotivamente dalle mia attività giornaliere. Hornbeam 11 Mi sento insoddisfatto perché non ho degli obiettivo chiari nella vita, ci sono molte cose che mi interesano , ma nessuna in particolare, quindi ne comincio sempre di nuove senza terminare le vecchie. Wild Oat - L’ APATIA: 12 Sono continuamente assorto nei miei pensieri , sogno ad occhi aperti , sono distratto e sbadato. Clematis 13 Sono sempre rivolto con il pensiero al passato , provo nostalgia, mi rammarico per le occasioni perdute. Honeysuckle 14 Sono rassegnato al destino e non mi aspetto niente dalla vita, mi sento privo di motivazioni, accetto passivamente lo scorrere delle giornate. Wild Rose 15 Sono del tutto esausto , mentalmente e fisicamente, vorrei solo dormire per recuperare le mie energie. Olive 16 I pensieri mi si affollano nella mente e non riesco a liberarmene; ripenso spesso ai fatti della giornata , alle frasi dette , alle situazioni vissute e non riesco a rilassarmi. White Chestnut 17 Non presto attenzione alle correlazioni che si presentano nella vita e imparo poco dalle esperienze passate; mi si ripresentano sempre gli stessi problemi , ricado sempre nelle stesse situazioni . Chestnut Bud 18 Sono assalito da una profonda tristezza senza causa apparente , che va e viene, a periodi, e quando cado in questi mimenti di tristezza niente riesce a consolarmi. Mustard

solo nei momenti di difficoltà? Che sensazione si prova quando si manifestano? Come possiamo sentirli anche noi?” Queste le domande che più spesso vengono rivolte a Craig e a cui lui darà risposta nell’incontro alla Mondadori di Siderno, domenica. «Niente mi entusiasma di più del tour di presentazione dei miei libri. Lo ritengo davvero un periodo magico in cui mi capita di visitare posti bellissimi in Italia, e in cui finalmente posso incontrare i miei lettori di persona, stringere loro la mano e ascoltare le loro storie che sono puro nutrimento per la mia anima» dice Warwick. “Il filo azzurro” è un messaggio d’amore, è un libro che si può usare come un manuale o leggere come un romanzo che commuove e ispira, anche grazie alle tante storie emozionanti, tenere e curiose di chi, grazie a lui, ha trovato negli angeli una fonte inesauribile di gioia e serenità.


RIVIERA

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1- Martino con il suo più grande amico, nonchè ex bomber del Siderno, Peppe Ieraci 2- l’avvocato Lanfranco con due Avvocati d'altri tempi, veramente con la A maiuscola: l'amico Maurizio de Tilla, Presidente Nazionale ANAI (Associazione Nazionale Avvocati Italiani) e l'Avv. Renzo Menoni, Presidente Nazionale Unione Camere Civili. 3- Direttamente da San Giovanni di Gerace, due Giovanni Pittari 4 -Pietro Sgarlato abbraccia l’avvocato Giuseppe Romeo 5- Oreste Kessel Pace ricorda il il professore Raso Io Bidya Nand ( il nome di mia madre Man Bharan Devi) S/O DehrinBhagat ( vecchio passaporto n. G019370, nuovo passaporto J4751415), R/O Mo. Preet Nagar, Near Jhanda Mal School, Kapurthala, Punjab, India. Ho cambiato il mio nome da Bidya Nand in Vidya Nand.

L’OROSCOPONE diGiuditta

CLASSICO ARIETE Urano vi segnala un'iniziativa coraggiosa nella vita di relazione, con gli amici, con i coinquilini. Non sentite una vocina provenire dal basso? “Ur-ano, Ur ano”. Forza, forza, si tratta solo del primo impatto. Sarà un po' più dura con i coinquilini, specie quelli molto rabbiosi. Specie se hanno un pitbull.

TORO Venere in quadratura vi suggerisce di cogliere il momento per risolvere un vecchio problema, così andate per i campi in fiore a cogliere fiori, e vi portate anche un blocco di carta millimetrata cercando di risolvere il mistero delle serie di Fourier. Tornate a casa senza aver trovato nessuna soluzione, un mazzetto di fiori di campo e una sontuosa allergia al polline

GEMELLI la Luna in opposizione parla chiaramente di un problema sullo sfondo. Sì, sullo sfondo del quadro che state dipingendo. Avete cercato di mettere le luci e i colori giusti, e per l'occasione avete anche indossato il basco da pittore. Purtroppo lo sfondo è ancora così così. Non si capisce cos'è quella cosa scura…una persona, un monaco, il diavolo, o un esattore di Equitalia?

CANCRO non vi manca certo il sostegno di Giove: vi accompagna ovunque, al supermercato, alla posta, al bar. In tutte le occasioni vi sostiene come se steste per cadere, anche se voi ci vedete benissimo. Al bar poi, vuole un paio di bicchierini, e quando tornate stanchi a casa, vuole pure accoppiarsi con voi, con vostra moglie o marito, coi vostri figlie e gli animali domestici. Giove, si sa, è un superdo-

LEONE Plutone opposto in opposizione a saturno implica che è possibile superare un ostacolo. Che si alluda al recente doppio infanticidio compiuto sui figli dei vostri vicini, con relativo occultamento di cadaveri? Ma, un momento! Plutone non era stato declassato a “planetoide esterno”? e che ci fa ancora nello zodiaco? Allora vuol dire che vi scopriranno.

VERGINE Venere vi rassicura che sul fronte sentimentale ci potrebbero essere novità stimolanti ma pericolose. Non temete, niente di quanto accadrà a quelli dell'Ariete. Occorre fare uno sforzo di fantasia e immaginarvi privi dei vostri quaranta chili di troppo. Temete di perdere di vista la realtà? Mettete le lenti a contatto.

BILANCIA : Plutone e Venere vi raccomandano di avere maggiore attenzione per i bisogni delle persone che vi stanno vicine. Perciò la prossima volta che qualcuno dei vostri amici o familiari va in bagno, accompagnatelo, no? Conoscete il detto: “Ti voglio bene come una cacvata”? No, meglio per voi. SAGITTARIO Grazie alla presenza di Urano e Marte nel vostro segno, troverete il bandolo della matassa di un problema su cui state rimuginando da tempo. Una volta trovato il bandolo, fate la matassa, e dalla matassa fate il gomito, così potete iniziare nella nobile arte dello “knitting”, creandovi complementi e accessori su misura. ACQUARIO Non esitate a confessare ciò che avete sulla coscienza: per farlo occorreranno più di cento parroci e oltre trecento ore di confessione. Al termine dovranno alzarvi dall'inginocchiatoio con una carrucola e portarvi in trazione, i preti saranno tutti colti da delirium tremens, e voi dovrete recitare 100 milioni di “Ave Maria” e quattromila “Credo”, oltre che 560 rosari.

SCORPIONE Concentratevi su ciò che al momento vi preme. Siccome siete rimasti schiacciati da un pianoforte durante un trasloco, concentratevi sul pianoforte. Controllare l'impiallacciatura, le corde dei tasti, la qualità della gomma dei martelletti. Quando vi tireranno fuori potrete stendere una relazione completa sul pianoforte cadutovi addosso, mentre l'osteopata farà quella sulle vostra ossa rotte. CAPRICORNO se avete sensazione di avere torto, è molto probabile che l'abbiate

PESCI proprio non ve l'aspettavate! Il successo vi sorprenderà mentre pensavate ad altro. Stavate appunto chiedendo tre etti di grana grattugiato, quando il successo vi metterà le mani sugli occhi e vi chiederà: indovina chi è? Ovviamente sbaglierete, e il successo, un po' incazzato, se ne andrà subito.


SETTIMANALE

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BLOB WEEK

POLAROID

OF

LE BELLEZZE DI STUDIO 54

The

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WEEK

Wow che belle ragazze... Le “studio cinquantaquattro angels girl” riescono sempre a conquistare i loro ammiratori grazie alla loro innata simpatia e bravura. Tra un gadget e l’altro, tra una canzoncina on-air e lo stargate con gli speaker, le ragazze trovano sempre il tempo per farsi immortalare dall’occhio indiscreto del nostro fotografo...

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CARNEVALE A ROCCELLA Raimonda, l’ultima a destra con i capelli rossi, ricorda vagamente Austin Power. È lui il vero 007 di Roccella! Con la cugina Tina ... L’AMICO SIMONE

C’era una volta a Siderno, ai tempi della Domus Musicae, una leggenda che raccontava dell’acquisto di “puntine stereofoniche” da parte di Simone.Che tempi !!

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1- l’amico Ivan Leotta continua sempre a fare da spola tra la sua Bivongi e Marina di Gioiosa. Tra una seduta di consiglio comunale e una partita di calcetto, Ivan è riuscito a farsi ritrarre con un suo amico 2- la sempre “simpaticissima” ed “effervescente” Emiliana si prepara al Carnevale sidernese sfoggiando il celebre costume di Sbirulino. Meglio lei o la Sandra Mondaini ? Meglio lei, sicuramente ! 3- Gianni Salute sulla neve di Canolo Nuova. Ovviamente, trattandosi di “salute”, ed in periodi d’influenza, è sempre meglio “coprirsi bene”.

IL CASTORO SULLA PANCHINA DELLA VIA DEL “FISSOLOFO” Un momento di “alta meditazione” per l’amico Tony Bellamina che medita (in compagnia) sulla panchina di via del “fissolofo”. “A volte è solo uscendo di scena che si capisce il ruolo che si è svolto"

DOMENICA 09 MARZO

TANTI AUGURI Un augurio a Pasquale Trichilo per i suoi 94 anni dalle figlie RosaMaria, Marisa e Laura

I 7 ANNI DI NICOLA

Un augurio speciale per una persona unica. Auguroni per il tuo compleanno, speriamo che possa avverarsi tutto ciò che il tuo cuore desidera

la tua Famiglia



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