CONTROCOPERTINA
Al Sudmeno professionisti
e meno studenti I TAGLI ALLE UNIVERSITÀ SI FANNO SENTIRE PIÙ CHE ALTROVE, E IL FUTURO NON È PROMETTENTE:MENO ISCRITTI ALLE UNIVERSITÀ E PIÙ SPESE PER MANTENERLI
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LIDIA ZITARA Situazione grave per la maggior parte degli atenei meridionali: l’ottica della “spending review” taglia fondi alle università, in netta controtendenza con gli altri paesi UE, che invece stanno investendo sul futuro, come ci dicono i molti studenti italiani all’estero. Un dato che materializza alla perfezione l’incapacità dell’Italia di barcamenarsi nella crisi finanziaria e l’inanellamento delle scelte politiche più sbagliate concepibili, dalle privatizzazioni ai tagli alla sanità e all’istruzione, fino alle riforme scolastiche. Una serie di pessime scelte che entro uno o due decenni porterà a conseguenze potenzialmente devastanti per il Sud: una classe di professionisti più ridotta e –cosa apparentemente impossibile- meno qualificata di quella attuale. Basse competenze dei tecnici (idraulici, elettricisti, meccanici, ecc.), dei docenti, e una classe intellettuale assente o stantia, o peggio, incompetente. Tutto ciò si traduce in scarsi stimoli sociali ed economici, in stagnazione finanziaria, regresso culturale e inasprimento dei rapporti sociali. Un panorama che si dipinge a tinte davvero fosche e quasi distopiche (per un’idea più accurata “Immaginare il futuro” a cura di Carlo Bordoni, Mimesis ed.). Incrociando dati del Miur e dell’Istat, «Il Sole 24 ore» offre delle statistiche a partire dal 2009, dalle quali si evidenzia non solo il calo dei finanziamenti pubblici (-19% al Sud, contro 12,3% al Nord), ma anche una distribuzione iniqua che privilegia gli atenei del Nord che possono contare su un maggior numero di iscritti.
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Se negli anni Novanta era d’obbligo la formazione universitaria a Roma o più su, oggi non basta neanche quella, e chi può manda i figli a studiare e lavorare all’estero. Le classi meno privilegiate non possono mantenere i figli fuori e ripiegano su studi e carriere meno ambiziose caratterizzate o da una forte manualità o da una forte terziarizzazione. Lo testimoniano le statistiche di richieste di iscrizioni agli albi professionali: in crollo chimici, ingegneri e architetti (che per lavorare sono obbligati a spostarsi fuori dall’Italia), mentre rimangono praticamente invariati gli accessi alle professioni di geometra e veterinario. Salgono le iscrizioni all’albo di agronomi e farmacisti, mentre scendono quelle all’albo dei medici. La tabella formulata dal «Sole 24 ore» offre anche un altro motivo di riflessione: dal 2009 a oggi il finanziamento pubblico al Sud è sempre stato più basso che nelle altre regioni, ma in valore assoluto non tanto quanto si sarebbe portati a credere (da 2.348 milioni di euro a 2.068 milioni di euro). Ciò è dovuto al decremento delle iscrizioni negli atenei del Sud, e la demografia accademica sembra essere l’unico parametro riconosciuto dai finanziamenti. Solo Catanzaro ha visto crescere gli stanziamenti in valore assoluto. Per il Sud la perdita è doppia e anche tripla: meno iscritti, meno finanziamenti, meno professionisti. Quello degli studenti fuori sede o all’estero è un vero e proprio esodo a cui l’Italia non sembra voler porre un rimedio. In una prospettiva in cui l’Italia esegue gli ordini di paesi più potenti che hanno bisogno di lavoratori a salari ridotti, tutto ciò ha perfettamente senso.
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ATTUALITÀ
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IL PADRE DELLA SPOSA
Grazie Francesca, mi hai ripagato di tante delusioni Sono passati nove anni da quando Francesca è arrivata a Caulonia. L’aspettavo sulla porta del municipio e ricordo bene che Le tolsi il numero che portava appeso alla camicia e le ho offerto una rosa rossa. Dopo pochi giorni lei, come le altre ragazze, mi chiamava “Papà”. Per me quell’appellativo fu contemporaneamente un regalo e una grande responsabilità. Avevo sognato la “accoglienza” come parte integrante del progetto Caulonia, che avrebbe dovuto trovar posto in un Progetto ben più ampio perché è mia antica convinzione che si amministra un Paese con i piedi saldamente piantati nella propria Terra ma con la testa nel mondo. Forse mi sono “illuso” di poter costruire una “casa comune”, fondata sui valori della solidarietà, sul reciproco rispetto, e di poter vedere riaperte le case abbandonate, rifiorire le terre incolte, ripopolare i nostri borghi facendo sbocciare una nuova primavera per la nostra Terra… Non è stato così, comunque non è stato solo un sogno! In quegli anni, insieme a Mimmo Lucano, abbiamo discusso con il presidente della Regione, Agazio Loiero, con l’onorevole Marco Minniti e con funzionari del Ministero, della possibilità che la nostra
Il Comune di Siderno è pronto a sostenere i genitori di Giada Molinaro, uccisa da un pirata della strada Fa male vedere i propri figli crescere e andare via di casa ma non riuscire a vederli diventare adulti perchè qualcuno te li ha portati via per sempre svuota l'anima. Una perdita che smarrisce, annienta. I familiari di Giada Molinaro, la giovane di 17 anni travolta e uccisa da un'auto il 14 settembre scorso a Varese hanno rifiutato con un no secco l'offerta avanzata dall'assicurazione di Flavio Jeanne, il pirata arrestato tre giorni dopo l'incidente, e colpevole di non aver prestato neppure soccorso. Un milione di euro prima del processo è stata la proposta ma i genitori non hanno inteso scendere a compromessi. Pasquale Molinaro e Stefania Marzano, sidernese, pretendono giustizia per Giada, non soldi: la sua vita non ha prezzo, e non intendono permettere a nessuno di monetizzarla macchiando così il suo ricordo. L'Amministrazione Comunale di Siderno è fiera dell'esempio di amore e integrità morale dimostrato dai genitori di Giada e si dichiara pronta a ogni utile iniziativa che possa alleviare il dolore della famiglia
esperienza diventasse legge dello Stato e che le ragazze e i ragazzi della Locride e i nuovi arrivati potessero scrivere insieme una pagina entusiasmante della nostra Storia. In quei giorni un giornale cattolico, parlando della nostra esperienza, affermava “non sappiamo i partiti a cui appartengono i sindaci di Riace e Caulonia, abbiamo però la certezza che sono le avanguardie della civiltà e dell’umanità…” Erano solo i primi passi! Questa settimana ho avuto l’alto onore di portare Francesca all’Altare. Un gesto semplice di una ragazza venuta da lontano che mi ripaga di tante sconfitte e di tante delusioni. Grazie Francesca. Porterò il ricordo del tuo matrimonio in una parte impenetrabile del mio cuore. Collocherò la tua foto tra i miei ricordi più belli… Grazie ancora… e possano i tuoi figli vedere realizzato un sogno che è stato anche mio! Ilario Ammendolia
Ciao Giovanni: la tua scomparsa mi priva di un vero amico La scorsa settimana ci ha lasciato Giovanni Palamara, professionista noto e stimato, socialista da sempre, esponente politico di spicco del PSI Reggino e Calabrese e Sindaco della città di Reggio Calabria. Coinvolto, anche per la sua esposizione politica, nel ciclone della Tangentopoli reggina e costretto a subire ingiustamente, come risulterà dai processi che lo hanno prosciolto, l'onta della custodia in carcere, Palamara è un'altra vittima illustre della stagione dei processi sommari e in Piazza che più che perseguire i reati, perseguiva l'appartenenza politica e la posizione più in vista. Esperienza amara e difficile che è riuscito a superare grazie all'affetto dei suoi famigliari, degli amici e dei compagni che lo hanno sempre sostenuto e stimato. Con me, pur provenendo da esperienze e mondi differenti, si era stabilito un rapporto di rispetto e stima personale oltre che di profonda amicizia in grado di resistere anche alle prove più difficili e delicate alle quali ci ha sottoposto la politica reggina e calabrese. Mi manca un vero amico. Alla famiglia le più sentite condoglianze. A Giovanni un commosso e fraterno ricordo. Saverio Zavettieri
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I dato rea e
di Franco Crinò
L’economista Pasquale Tridico su IL FATTO QUOTIDIANO rammenta il dato reale del Jobs Act per come elaborato dall’Inps (10 gennaio 2017). -nel 2014, ultimo anno del vecchio regime, quindi con contratti a minore protezione, i CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO (Ctc)sono stati 1.195.593, nel 2016 sono stati 1.145.590,cioè 50.003 in meno; l’incremento che vi è stato nel 2015, 660.000 unità in più, è“spiegato”, al netto delle cessazioni, dalle trasformazioni in Ctc di contratti già esistenti, come le assunzioni da tempo determinato e da apprendistato. Le assunzioni a termine, cioè tutti quei contratti che sarebbero dovuti scomparire con l’introduzione del Jobs Act, sono invece in crescita, 3,14 milioni nel 2014, 3,23 milioni nel 2015, 3,45 milioni nel 2016. -Il lavoro non si crea “per legge”,ma con gli investimenti, i consumi e la spesa pubblica, perciò l’occupazione non può aumentare se le imprese sono ferme, se i consumi sono diminuiti e se la spesa pubblica è stata limitata dall’Europa per via delle prerogative che ha. Quando pensiamo alle opere importanti (da noi, l’ammodernamento della Statale 106, i consolidamenti, gli interventi antisismici, il litorale marittimo, ecc.) che possono portare benefici, sappiamo bene che l’Europa deve cambiare politiche, che l’Italia deve avere le carte in regola per chiedere di cambiarle, che il Sud pretende un riequilibrio territoriale, che la consistente forza lavoro che serve per realizzare le opere porta redditi e aumento nei consumi, che le imprese si debbono determinare a rimettersi nel circuito del lavoro e attrezzarsi. Nei prossimi anni come sarà l’Italia? Ci sarà la ripresa della crescita economica, segnatamente di occupazione e redditi, e si riuscirà a fronteggiare l’ondata degli immigrati, che finchè non verranno integrati aggraveranno la situazione? Dipende chiaramente dalle strategie che si adopereranno. Il governo Renzi le ha fallite.
FALLISCONO JOBS ACT E RENZI
GIUDIZIARIA
La via Emilia delle ’ndrine Era il maggio del 1982 quando il Tribunale di Catanzaro sottopose D.A., capo della locale di Cutro, ma ufficialmente custode della scuola elementare, alla misura del soggiorno con obbligo di dimora, per due anni, nel comune di Quattro Castella, provincia di Reggio Emilia. Il cutrese giunse nel comune reggiano il mese dopo, prendendo alloggio, a proprie spese, presso la locanda "La Maddalena". Nell’estate di quell’anno, non essendo stato autorizzato a tornare per un breve periodo nel paese d’origine, si trasferì temporaneamente presso l'albergo “Bellini”, sito in località "Mucciatella" di Quattro Castella, gestito dai familiari del noto killer della ‘ndrangheta, oggi collaboratore di giustizia, B.P. (sulla inquietante figura e sul ruolo - mai del tutto chiarito - del B. nelle sanguinose vicende che caratterizzeranno la realtà reggiana dei primi anni Novanta e non solo insiste un'informativa del 2013 del Comando Provinciale CC di Modena). In breve tempo, come già evidenziava una nota del febbraio 1983 della Questura di Reggio Emilia, il D.A., fece affluire nel reggiano, soprattutto in alcuni piccoli centri della bassa e nel capoluogo, i familiari più stretti e i fedelissimi con le rispettive famiglie, con i quali iniziò a dedicarsi alle attività criminali tipiche della mafia, quali il traffico degli stupefacenti che progressivamente estese alla vicina provincia di Modena estorsioni e controllo degli appalti edili. Le vittime delle estorsioni erano tutte originarie del crotonese, perché in grado di rendersi conto della pericolosità intimidatoria del gruppo mafioso operante sul territorio e quindi più propense a pagare, anziché denunciare e correre il rischio di subire violente ritorsioni verso i familiari rimasti nel paese di origine. A seguito dell’arresto del “boss” le redini dell’organizzazione passarono nelle mani del nipote D.R.. Nei primi anni ’90, il clan cutrese controllava gran parte del mercato degli stupefacenti delle province di Reggio Emilia e Modena e a quegli anni risalgono i rapporti tra il nuovo “boss” e un direttore di alcune filiali di banche della zona modenese, che a Modena organizzò un vasto traffico di eroina rifornendosi dal cutrese, con il quale fu arrestato nel 1993. Con l’indebolimento del vecchio boss detenuto e il successivo arresto del nipote si assistette all’ascesa di personaggi sino ad allora relegati a un ruolo di secondo piano (luogotenenti o componenti del gruppo di fuoco della ‘ndrina). La guida del clan fu progressivamente demandata a elementi di fiducia, tra i quali prese il sopravvento tale N.G.A. detto “mano di gomma”. Gli anni ‘90 segnarono la costante ascesa di “mani di gomma”, la cui importanza crebbe e si palesò dopo l’omicidio di D.R. avvenuto nell’agosto del 1999. La via dell’Emilia era appannaggio delle ’ndrine calabresi. Negli anni seguenti arriveranno gruppi da altre zone calabre. Tra tutti quello “Gioiosano” avrà una parte importante, tanto da entrare in affari con “Mano di gomma” per come sembra emergere in una recente inchiesta della procura antimafia.
RIVIERA
LO SCORSO 1 MARZO L’EX PREMIER È SCESO IM CALABRIA PER CONOSCERE DA VICINO IL GRUPPO COOPERATIVO CHE DAL 2003 DIMOSTRA COME SIA POSSIBILE PROMUOVERE NEL NOSTRO TERRITORIO FILIERE PRODUTTIVE DI
I numeri di Goel Composizione complessiva delle entità giuridiche attive di GOEL-GRUPPO COOPERATIVO 10 coop sociali 2 coop non sociali 2 ass. di volontariato 1 fondazione 28 aziende
201 Numero aggregato dei lavoratori Dipendenti del Gruppo
€6.452.996 Valore Aggregato della Produzione 2015 Crescita valore aggregato della produzione dell’ultimo triennio 2013 —> 0% 2014 —> +1% 2015 —> +34,5% ACCOGLIENZA 263 Totale migranti accolti da GOEL 23 persone accolte nelle comunità psichiatriche 69 Minori e neo maggiorenni accolti in strutture residenziali del Gruppo AGROALIMENTARE BIOLOGICO 3.540.000 Metri quadri di terreno gestiti da GOEL Bio, di cui: 68 ettari di Uliveto, 180 ettari di agrumeto RISTORAZIONE E PASTI 94.859 Pasti serviti dal Gruppo MODA ETICA 5.300 Capi di abbigliamento prodotti
Goel, la Locride c breccia nel cuore MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Ha telefonato il giorno prima chiedendo di essere ricevuto dai consorziani del gruppo cooperativo Goel. “Niente politici” – ha specificato. Vincenzo Linarello, presidente Goel, ha accettato di buon grado l’autoinvito dell’ex premier Matteo Renzi che, lo scorso 1 marzo, dopo un caffè lunghissimo con il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha fatto un salto nella Locride per conoscere un’ambiziosa e coraggiosa realtà che dal 2003 dimostra come sia possibile promuovere in Calabria filiere produttive di eccellenza, sottraendosi al giogo criminale. Mercoledì scorso abbiamo raggiunto telefonicamente Vincenzo Linarello perché anche voi possiate avere un quadro più dettagliato del percorso portato avanti da Goel, la cui nascita, non dimentichiamolo, è stata fortemente voluta dall’allora vescovo di Locri-Gerace, monsignor Giancarlo Maria Bregantini. Diversi lettori dopo il lancio della notizia della visita di Renzi presso il suo consorzio si sono chiesti cosa fosse il Goel. Com’è possibile che il territorio ignori questa realtà? In realtà c’è chi ne ha sentito vagamente parlare e chi lo conosce nel dettaglio. Il Goel è un gruppo cooperativo di cui fanno parte dieci cooperative sociali, due cooperative non sociali, due associazioni di volontariato, una fondazione e 28 aziende, soprattutto agricole. Il Goel è presente prevalentemente nella Locride ma anche nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Vibo e in provincia di Catanzaro. Ha un valore della produzione aggregato, un fatturato di 6 milioni e mezzo di euro e dà lavoro stabile a 201 persone (dati 2015) a cui vanno aggiunti i consulenti esterni. È una realtà articolata che lavora in diversi settori facendo in modo che le diverse cooperative lavorino insieme in filiere di servizi e prodotti. Lei ha più volte sostenuto che il mancato sviluppo della Calabria sia il prodotto consapevole di un sistema pensato e voluto dalla ‘ndrangheta e da certa massoneria deviata per creare precarietà e di conseguenza dipendenza. La dipendenza, a sua volta, consentirebbe il controllo delle risorse pub-
bliche e del consenso. In che modo Goel ha cercato di scardinare tutto questo? Nel nostro piccolo abbiamo cercato di creare delle risposte alternative e libere a quegli stessi bisogni, risposte che riguardano una piccola parte della popolazione ma che tracciano comunque una strada. A una piccola parte proviamo a rispondere direttamente, agli altri, che sono la maggioranza, indichiamo dei metodi, degli approcci. In particolar modo, abbiamo puntato tanto sulla delegittimazione delle forze criminali. Non c’è un problema solo etico e morale, c’è un problema di risultati. Non ci troviamo di fronte a delle attività criminali che hanno portato ricchezza e sviluppo al territorio. Siamo di fronte a delle realtà che, oltre a essere devastanti, sono inutili. Tutti i percorsi che non sono etici, che non sono virtuosi, che non sono impregnati di valori veri - non solo enunciati e non praticati - oltre che ingiusti sono inefficaci. Viceversa, la tesi che stiamo cercando di dimostrare, non senza fatica, è quella che l’etica non è solo giusta ma efficace. L’etica può dare delle risposte concrete al territorio e più efficaci. Cosa che, invece, non fa la ‘ndrangheta, alla quale riconosciamo un punto debole: è egoista. Il 90% delle risorse della ‘ndrangheta sono nelle mani del 10% degli affiliati. Pertanto è un’organizzazione i cui membri fanno finta di essere solidali tra di loro ma in realtà pochi si accaparrano le risorse economiche di tutta la ‘ndrangheta. Inoltre, la ‘ndrangheta è egoista nei confronti del proprio territorio: se sono vere le stime sui giri di affari della ‘ndrangheta e quei soldi venissero spesi in Calabria, noi vivremmo in Svizzera! In realtà quei pochi che si accaparrano la maggior parte delle ricchezze della ‘ndrangheta le rinvestono altrove, dove rendono di più… al nord, in Svizzera, in Germania. Anche perché si aspettano uno scambio di potere: se non c’è niente da scambiare, non provano a investire… Esattamente. Questo loro finto senso di radicamento al territorio in realtà è una copertura per biechi interessi. La ‘ndrangheta pensa solo ed esclusivamente ai propri affari e li ammanta di tutte quelle fesserie, tipo onore e rispetto. Perciò, ribadisco, questo tipo di realtà non è solo cattiva e violenta, è perdente, fallimentare, inutile. Bisognerebbe che soprattutto i giovani capissero questo grande imbroglio per non cadere nella trappola…
Ed è questo il nostro obiettivo. In realtà occupandoci di turismo responsabile, moda etica, agricoltura biologica cerchiamo di dimostrare una sola tesi: il percorso che la ‘ndrangheta propone non conviene. Il nostro percorso, invece, non è solo giusto ma funziona. Le faccio l’esempio di Goel Bio, la nostra filiera agroalimentare che raggruppa tutti quegli agricoltori che non si piegano alla ‘ndrangheta e che per questo vengono colpiti. Noi abbiamo pensato di metterli insieme per dar loro forza. Non ci siamo posti solo il problema di difenderli dagli attacchi ma anche di dimostrare che hanno fatto la scelta giusta non andando a chiedere protezione ai capiba-
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I CONSORZISTI GOEL E L’EX PREMIER MATTEO RENZI HANNO PRANZATO PRESSO IL RISTORANTE AMAL DI ROCCELLA JONICA, GESTITO DALLO STESSO GOEL, UN RISTORANTE CHE PROPONE TRE PERCORSI DI CUCINA: CALABRESE, BIOLOGICA E AFRICANA
che ha fatto e di Renzi stone. Abbiamo ricostruito l’intera filiera degli agrumi, non solo di produzione ma anche di distribuzione. A fronte dei 5 centesimi che nel nostro territorio vengono corrisposti per un chilo di arance, la nostra filiera consente ai nostri agricoltori di vedersi ricompensati con 40 centesimi per ogni chilo di arance, il prezzo più alto pagato in questo momento in Calabria. Perciò, se scegli Goel, conviene! E se qualcuno di questi agricoltori dovesse in qualche modo sgarrare, come si comporta Goel? È un rischio che si corre. La garanzia assoluta di purezza può averla solo chi non fa nulla. In ogni caso, ci siamo dotati di sistemi di controllo interno. Per esempio, abbiamo un protocollo etico molto rigido che prevede che, nei periodi di raccolta dei prodotti agricoli, vengano fatte delle ispezioni a sorpresa nei campi. Se troviamo un operaio che lavora in nero, l’azienda viene immediatamente espulsa e sono previste sanzioni per danno di immagine a Goel Bio: 10 mila euro per ogni persona non in regola. È mai successo? No, però è successo che nel momento in cui avvertiamo che queste sono le regole di Goel, qualcuno sceglie di non entrare. Negli anni Goel ha subito diversi attentati. Fanno più male i tentativi di delegittimazioni attuati attraverso le intimidazioni o attraverso campagne diffamatorie? Sono diverse modalità di attacco. Con gli atti di aggressione mafiosa veniamo attaccati materialmente, con le campagne diffamatorie veniamo attaccati nella nostra reputazione, nella nostra immagine. Con il passare del tempo ho imparato a non temere né l’uno né l’altro. Il nostro sforzo di coerenza è uno sforzo genuino: davvero cerchiamo ogni giorno di migliorarci sentendo su di noi la responsabilità di un territorio che ci guarda come punto di riferimento. Se si tiene la barra ben dritta su una linea di condotta, le aggressioni materiali alla fine si ritorcono verso chi le fa così come le campagne diffamatorie. Nel secondo caso è solo una questione di tempo, ma tutto viene a galla. Nel primo caso, invece, la gente anziché allontanarsi si stringe sempre più attorno a noi. Tante volte rivolgendomi ai mafiosi ho detto: più ci attaccate, più ci aiutate. Secondo lei, in Calabria, come nel resto d’Italia, è più malato il tessuto imprenditoriale o il sistema
delle istituzioni e della politica? Penso che in Calabria niente sia totalmente sano e niente totalmente malato. Non esiste un sistema imprenditoriale sano e un sistema istituzionale malato o viceversa. Ci sono persone che fanno delle scelte. All’interno delle istituzioni abbiamo gente eroica e gente corretta, stessa cosa nel mondo dell’impresa, come anche del terzo settore. Nessuno può scagliare la prima pietra. Quello che credo sia mancato fino ad oggi è la capacità di chi fa delle scelte sane, di aggregarsi, di non restare isolato, per non essere vulnerabile. È una possibilità che Goel offre, sebbene possa commettere degli errori... ma solo chi non fa non sbaglia. In Calabria non sembrano esserci vie di mezzo: non è un caso che siamo la prima regione ad avere consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa ma anche la prima regione ad avere amministratori che hanno subito attentati. C’è questa ambivalenza che fa parte della nostra storia. La politica è più mera vetrina del potere o tavolo di governo dell’economia? Credo che al momento la politica sia un luogo di governo del potere. La politica è un ingranaggio di quel sistema che ha creato precarietà. La precarietà è diventata uno strumento di governo del nostro territorio, e la politica fa parte di questo sistema. Senza generalizzare, ovviamente, ma è sotto gli occhi di tutti che c’è una prevalenza di questa dinamica. La visita di Renzi ha a che fare con il lavoro di decodifica del sistema mafioso che Goel ha svolto in questi anni? Renzi ha chiesto di incontrarci e conoscere direttamente la nostra realtà. Ci ha chiesto di raccontare anche in futuro la nostra esperienza. Una linea che ci siamo dati come Goel è che non ci affidiamo a nessuna corrente politica e, nello stesso tempo, non rifiutamo il dialogo con nessuno. Se viene qualcuno a conoscere il nostro percorso e vuole sapere come la pensiamo, noi rispondiamo. Dunque, siete disposti a trasferire il vostro know how anche altrove, qualora venisse chiesto? Dietro quello che faccio c’è una motivazione di fede: nel vangelo c’è una frase che mi ha sempre illuminato, ovvero “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Quello che abbiamo compreso durante il nostro percorso, non ha il copyright di Goel.
INTERVISTAA MARIA PAOLA SORACE
Cooperativa Pathos,
una vita al servizio degli ultimi Tra le cooperative del gruppo Goel, c’è Pathos di Maria Paola Sorace, una cooperativa sociale di tipo A (offre servizi alla persona), costituita nel febbraio 2007 da un gruppo di soci lavoratori che per più di 15 anni hanno prestato la loro attività lavorativa nel gruppo appartamento “Teresa Vesuviano” della cooperativa COSSEA.“La COSSEA si occupava dell’assistenza ai minori in condizioni di bisogno per favorirne la crescita in ambiente familiare idoneo e favorevole al loro sviluppo psico-fisico. Ad un certo punto la cooperativa è entrata in crisi. Ci siamo rivolti al vescovo Bregantini facendogli presente che non avremmo voluto perdere, oltra all’esperienza acquisita, tanti posti di lavoro e tanti servizi. Ci siamo, quindi, avvicinati alla realtà di Goel. La cooperativa Pathos parte con la gestione di un gruppo appartamento per minori, ereditando le strutture psichiatriche della vecchia Cossea. Nel tempo si sono aggiunti altri servizi, come l’assistenza domiciliare agli anziani, l’assistenza ai portatori di handicap, fino ad arrivare ad occuparci dell’accoglienza agli immigrati. Premetto che le cooperative sociali sono delle onlus quindi non hanno scopo di lucro. Il loro obiettivo è quello di far raggiungere il benessere a chi riceve l’assistenza e agli operatori che la offrono. Dell’accoglienza ai migranti abbiamo iniziato a occuparci dal 2008, quando il sindaco di Caulonia, è stato informato dal sindaco di Riace, Mimmo Lucano, della presenza nel nostro territorio di un gruppo di ragazze nigeriane a cui lui non era riuscito a trovare collocazione. Ed ecco che si avvia il progetto di accoglienza a Caulonia. In realtà questa prima fase non è stata gestita dal Goel, perchè ad aggiudicarsi il progetto sarà una società che viene da fuori. Subito dopo si avvia un nuovo progetto, sempre in collaborazione con Riace, che vedrà coinvolti profughi palestinesi, e così Comune di Caulonia, Goel e Pathos si avviano sulla strada dell’accoglienza. Da quel momento in poi abbiamo partecipato ai bandi di evidenza pubblica del ministero e siamo diventati enti titolari dei progetti Sprar”. Dopo averci spiegato le attività svolte dalla cooperativa Pathos, chiediamo a Maria Paola Sorace come si è svolto l’incontro con Renzi, da lei personalmente accolto insieme a Vincenzo Linarello. “Matteo Renzi è venuto a conoscenza del gruppo coperativo Goel perchè la moglie del suo segretario conosce bene la nostra realtà soprattutto il marchio Cangiari, il brand di moda etica di fascia alta prodotto da Goel, le cui collezioni sono interamente confezionate in Calabria con materiali pregiati e applicazioni di artigianalità tessile d’eccellenza: ricami a mano e tessuti al telaio, realizzati secondo le antichissime tradizioni calabresi. Durante l’intero incontro Renzi è rimasto in ascolto. Siamo abituati a un Renzi logorroico, invece per tutto il tempo ha preso appunti. Vincenzo gli ha raccontato la storia di Goel, partendo dallo stimolo ricevuto dalla Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi dilocri-Gerace, voluta da Monsignor Bregantini, dall’idea di aprire lo sportello Crea Lavoro... Renzi era interessatissimo, molto preso dai nostri racconti. Ogni tanto si soffermava, faceva qualche domanda. Non ha voluto che si parlasse di politica, il vescovo Oliva ha fatto una domanda in proposito e lui ha risposto in maniera secca”. L’obiettivo della visita dell’ex premier Matteo Renzi sembra, dunque, proprio quello di esportare il modello Goel in altre realtà creando così, come lo stesso gruppo cooperativo della Locride si propone, “corridoi liberi di risposta ai bisogni delle persone, per consentire loro di poter esprimere liberamente il proprio consenso rompendo la pesante collusione tra i poteri di morte e il mondo politico”.
IN BREVE
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CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
Investire in cultura. Una questione di“cornice” In un passato non molto lontano, in una terra non molto lontana, la cultura era certamente un segno che distingueva tra chi poteva accedervi e chi no. Una sorta di nicchia di sapere e conoscenza che divideva terre e popoli tra un sapere nobile, quello scolastico e delle arti e un sapere meno pregiato, volgare, quello che noi oggi chiamiamo cultura popolare, contadina o rurale. Per la nobiltà eletta, la cultura era solo quella proveniente dall’importazione di un sapere altrui, dalla possibilità di accedere alle lettere e alla capacità di imitare quel sapere che altri popoli, italiani, europei o a noi prossimi al di là del mare, avevano maturato ma su ben altri ruoli e rapporti attribuiti alla storia. Per quella meno eletta, il ritenere morte tutte le vestigia di un passato greco facendo dell’oscurantismo dell’animo una rassegnata necessità di sopravvivere ad un magro quotidiano. Se questo è il retaggio con cui dobbiamo fare i conti, diventa difficile poter credere che investire in cultura possa tramutarsi così facilmente in un volano per la crescita. E’ vero, la cultura, vista come insieme delle esperienze di un popolo o di una persona, riguarda i valori di una società, deriva dalla sua creazione ed è prodotto dell’etica a cui essa si riferisce. Ma ciò che noi non abbiamo ben appreso dalla storia è che la cultura ha diviso mentre avrebbe dovuto unire. La cultura è soprattutto conoscenza, consapevolezza, riconoscimento dei propri limiti nei confronti di chi dimostra maggior sapere e volontà di porre le premesse e le soluzioni, soprattutto le soluzioni, per superarli. E’ libertà dal condizionamento e obiettività nel giudizio. E’ attaccamento alle proprie origini e alla propria storia, amore per la propria terra e rispetto di ciò che essa rappresenta: la principale risorsa che abbiamo a disposizione. Ma per fare questo non è sufficiente imitare, ma riscoprire, dare
pari dignità a tutto ciò che è conoscenza, dalle arti alle lettere, dal sapere contadino alle bellezze rurali. In un quadro sinergico di capitalizzazione del sapere, la scelta di investire in cultura non è solo credere che flussi di turisti possano fare la differenza e essere la sola fonte per un return of investment a cui affidare possibilità di creare posti di lavoro. E’ nel riconoscere la necessità di una cultura diffusa delle nostre abilità, delle nostre, perché no!, competenze. E’ nel non escludere il sapere in senso lato e il saper fare in senso concreto, ma far si che esso includa arte, storia, tradizioni ricercando in queste le occasioni perse per creare ricchezza. Il rischio dell’autoreferenzialità della cultura rimane in questo processo senza animo sempre elevato e il fallimento, anche delle buone e sincere intenzioni, resta alle porte. Perché investire in cultura deve andare di pari passo con la necessità di rimodellare il tessuto economico-produttivo di una terra. Perché la valorizzazione delle tradizioni produttive diventa investimento in cultura di impresa laddove ogni recupero delle capacità del passato diventa cultura al servizio della crescita. La cultura, letta solo univocamente in termini di opere d’arte, diventa ancora una volta appannaggio per pochi illuminati mentre in una terra che cresce in sinergia con tutte le sue sfaccettature culturali ogni singola espressione completa un quadro di conoscenze, arricchisce un patrimonio di opportunità che contraddistingue la comunità permettendo a chiunque di poter godere delle bellezze quanto dei beni prodotti. E’ vero. Aristotele aveva sicuramente ragione nel dire che […]“…la cultura è un ornamento nella buona sorte, ma un rifugio in quella avversa …”[…]. Tuttavia in Calabria potremmo aggiungere che la cultura, spesso, è un buon alibi per racchiudere elegantemente qualcosa di bello in una cornice il cui contorno, però, ci disarma ogni giorno.
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Comitato dei sindaci: prima riunione presieduta da Rocca all’insegna della cooperazione L’8 marzo si è svolto il primo Comitato dei Sindaci guidato del Presidente Rosario Rocca, dettosi soddisfatto per l’approccio cooperativo mostrato dai colleghi. Nella riunione sono stati creati gruppi di lavoro delegati ad affrontare questioni di valore strategico per il comprensorio e, su impulso di Pietro Fuda, si è tracciato un percorso di lavoro utile ad affrontare le emergenze. Grande spazio è stato infine dedicato alla situazione dell’Ospedale di Locri, in merito al quale è prossima una riunione con Falcomatà e i sindaci dell’ASP.
Siderno: La consulta chiede la collaborazione dei cittadini per la compilazione del PSC
Hanno lasciato senza pensarci due volte il loro lavoro a Londra per tornare in Calabria, a San Floro, nel primo mulino biologico. Un esempio di emigrazione di ritorno, la scelta fatta da Santo e Simone, due giovani catanzaresi, colleghi di lavoro, ed esperti nella preparazione di pane e pizza, che lavoravano nel mondo della ristorazione italiana nella City. Tutto è nato così: i due giovani venuti a conoscenza della particolare lavorazione del grano nel mulino biologico di San Floro si sono messi in contatto con il titolare del "Mulinum", Stefano Caccavari, per sapere se era possibile inviare le sue farine anche Oltremanica. Alla richiesta, Caccavari ha controbattuto proponendo loro di tornare in Calabria per lavorare con lui. Proposta accettata.
Questa settimana la consulta cittadina di Siderno, d’intesa con l’Amministrazione, ha chiesto ai cittadini di contribuire alla redazione del nuovo Piano Strutturale Comunale partecipando a un breve sondaggio anonimo, che è possibile compilare al seguente indirizzo: https://goo.gl/forms/GrGozj273G7T0k N22
Da Londra in Calabria per lavorare al primo mulino biologico
Oliverio a“Olio Capitale”diTrieste per ascoltare i produttori Calabresi Il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio è intervenuto all’11ª edizione di “Olio Capitale” di Trieste, salone internazionale degli oli extravergine d'oliva tipici e di qualità. Oliverio ha visitato gli stand delle 24 aziende calabresi presenti alla kermesse, ascoltando con attenzione le istanze dei produttori e ribadendo l’impegno della Regione Calabria per favorire lo sviluppo del comparto olivicolo-oleario.
informa GAL TERRE LOCRIDEE
Il G.A.L. Terre Locridee società cooperative consortile a responsabilità limitata, Piazza V.Veneto Siderno
PSR CALABRIA 2014 – 2020 CLLD LEADER MISURA 19 – SOSTEGNO ALLO SVILUPPO LOCALE LEADER AVVISO PUBBLICO PER LA SELEZIONE DELLA FIGURA DI RESPONSABILE DEL PIANO Il GAL Terre Locridee dovrà realizzare il Piano di Azione Locale (PAL) “Ge.L.So.M.In.I” (Gestione Locale Sostenibile Multisettoriale Integrata Inclusiva), finanziato nell’ambito del PSR Calabria 2014-2020; per tale scopo intende individuare un Responsabile del Piano, in possesso di documentataesperienza e specifica competenza professionale in modo da assicurare adeguate garanzie per lo svolgimento dell’incarico, le cui funzioni e responsabilità dovranno essere di direzione tecnica, coordinamento e gestione del Piano di Azione Locale 2014-2020.
AVVISO PUBBLICO per l’individuazione di un Responsabile del Piano, le cui funzioni e responsabilità dovranno essere di direzione tecnica, coordinamento e gestione del Piano di Azione Locale 2014-2020 del GAL Terre Locridee. Articolo 1 – Amministrazione aggiudicatrice Il presente Avviso pubblico per la selezione del RESPONSABILE DEL PIANO è emanato dal Gruppo di Azione Locale Terre Locridee s.c. a r.l. .Il GAL seleziona un Responsabile del Piano, in possesso di documentata esperienza e specifica competenza professionale in modo da assicurare adeguate garanzie per lo svolgimento dell’incarico, le cui funzioni e responsabilità dovranno essere di direzione tecnica, coordinamento e gestione del Piano di Azione Locale 2014-2020. Le attività del responsabile avranno una durata contrattuale pari a quella per il completo svolgimento del PAL e di tutte le operazioni previste. Articolo 6 – Domanda di partecipazione La domanda di partecipazione, insieme agli allegati successivamente indicati, potrà pervenire secondo le seguenti modalità: a) invio a mezzo raccomandata A/R o corriere espresso La domanda dovrà essere indirizza alla sede del GAL Terre Locridee, sita in Siderno, P.zza V. Veneto C/o Comune di Siderno, in busta chiusa controfirmata sui lembi di chiusura e recante all’esterno, oltre ai dati del mittente, la dicitura “BANDO PER LA SELEZIONE DEL RESPONSABILE DEL PIANO DEL GAL TERRE LOCRIDEE”. b) invio a mezzo posta elettronica certificata La domanda può essere inviata a mezzo posta elettronica all’indirizzo galterrelocride@pec.it indicando nell’oggetto “Selezione del Responsabile del Piano del GAL TERRE LOCRIDEE”. Indipendentemente dalla modalità di invio prescelta, la domanda dovrà pervenire entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12.00 del giorno 22 di marzo dell’anno 2017 a pena di esclusione della stessa. Il termine per la presentazione delle domande è perentorio. Articolo 11 – Pubblicità e informazioni Il presente avviso viene pubblicato in forma integrale, nell’Albo Pretorio dei Comuni ricadenti nell’area del GAL e sul sito internet degli stessi. Tutte le informazioni potranno essere richieste via mail, al seguente indirizzo: galterrelocride@pec.it Il Presidente Francesco Macrì Inquadra il QR code qui accanto per poter scaricare bando per la selezione delle figura di responsabile del PAL
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PSR CALABRIA 2014 – 2020 CLLD LEADER MISURA 19 – SOSTEGNO ALLO SVILUPPO LOCALE LEADER MANIFESTAZIONE DI INTERESSE ISCRIZIONE SHORT LIST PER AFFIDAMENTO INCARICHI DI COLLABORAZIONE Il G.A.L. Terre Locridee società cooperative consortile a responsabilità limitata, Il GAL Terre Locridee ha promosso e dovrà realizzare il Piano di Azione Locale (PAL) “Ge.L.So.M.In.I” (Gestione Locale Sostenibile Multisettoriale Integrata Inclusiva), finanziato nell’ambito del PSR Calabria 2014-2020; per tale scopo intende individuare collaboratori e figure tecniche e specialistiche da impegnare per la realizzazione delle attività connesse all’elaborazione, all’attuazione e alla gestione del proprio Piano di Azione Locale 2014-2020 e ad eventuali ulteriori interventi da attivare.
MANIFESTAZIONE DI INTERESSE per la formazione di una short-list per il conferimento di incarichi, a supporto delle attività del GAL Terre Locridee connesse all’elaborazione, all’attuazione e alla gestione del proprio Piano di Azione Locale e ad eventuali ulteriori interventi da attivare. Articolo 1 - Finalità La presentazione della manifestazione di interesse per la formazione della suddetta short-list, ha lo scopo di individuare figure a cui affidare incarichi a supporto delle attività connesse all’elaborazione, all’attuazione e alla gestione del PAL “Ge.L.So.M.In.I” e ad eventuali ulteriori interventi da attivare, quali programmazione, progettazione, controllo e gestione tecnica ed economico-finanziaria, animazione territoriale, cooperazione, comunicazione, segreteria. Articolo 4 - Modalità di presentazione delle domande La domanda di partecipazione, insieme agli allegati successivamente indicati, potrà pervenire secondo le seguenti modalità: a) invio a mezzo posta elettronica certificata; La domanda dovrà essere indirizza alla sede del GAL Terre Locridee, sita in Siderno, P.zza V. Veneto C/o Comune di Siderno, in busta chiusa controfirmata sui lembi di chiusura e recante all’esterno, oltre ai dati del mittente, la dicitura ““PARTECIPAZIONE SHORT-LIST””. b) invio a mezzo raccomandata A/R o corriere espresso; La domanda può essere inviata a mezzo posta elettronica all’indirizzo galterrelocride@pec.it indicando nell’oggetto “PARTECIPAZIONE SHORT-LIST”. Indipendentemente dalla modalità di invio prescelta, la domanda dovrà pervenire entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12.00 del giorno 30 di marzo dell’anno 2017 a pena di esclusione della stessa. Il termine per la presentazione delle domande è perentorio. Articolo 11 – Pubblicità e informazioni Il presente avviso viene pubblicato in forma integrale, nell’Albo Pretorio dei Comuni ricadenti nell’area del GAL e sul sito internet degli stessi. Tutte le informazioni potranno essere richieste via mail, al seguente indirizzo: galterrelocride@pec.it Il Presidente Francesco Macrì
Inquadra il QR code qui accanto per poter scaricare la shortlist per affidamento incarichi di collaboirazione
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LA COPERTINA
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CALABRIA FRAGILE Non di soli terremoti si tratta ma delle mille fragilità della nostra terra
DOMENICA 12 MARZO 10
Di fronte al territorio più franoso d’Europa, il più esposto al danno idrogeologico e sismico non è il destino avverso, ma una catena di eventi che dovrebbe innescare meccanismi di consapevolezza e prevenzione. La Locride, terra di mille fragilità, deve abbandonare la cultura dell’emergenza che piange perennemente su se stessa, per poi rimuovere dalla coscienza le sue lamentele e soprattutto le loro cause e deve puntare invece sulla prevenzione. Ma cosa vuol dire prevenzione? Vuol dire rilanciare la ricerca sulle caratteristiche del nostro suolo e dei nostri fabbricati, sulle varie tipologie di rischio e sulle strategie di prevenzione, ma significa anche limitare il dissennato consumo del suolo che “sigillando” i suoli ne riduce l’elasticità e accresce gli effetti di frane e sismi; vuol dire anche incentivare l’agricoltura di qualità, massimo baluardo contro il degrado dell’ambiente e dei paesaggi, mettendo in valore l’alto significato culturale ed economico. Vuol dire capire che la messa in sicurezza del territorio è la prima, la vera, l’unica “grande opera” di cui l’Italia ha bisogno. A l’Aquila, in Umbria, in Emilia, nelle Marche, a Reggio Calabria il problema è lo stesso ed è un problema nazionale: quale che sia la gerarchia dei valori, quali le priorità, se crea più sviluppo la cementificazione o la salvaguardia del territorio, se crea più occupazione l’abbandono dei centri storici o la loro cura. Spetta agli amministratori, ai tecnici, a tutti noi, il dovere di scegliere e di immaginare un possibile futuro per i nostri luoghi, capace di dare fiducia e speranza. Per questo è così importante parlarne insieme per avviare un grande progetto di prevenzione e ricostruzione consapevole e condivisa. Pasquale Giurleo
Tutti giù per terra ALITALIA HA DETTO ADDIO A REGGIO CALABRIA, UNA CITTÀ (METROPOLITANA) CHE DAL PEGGIO PASSA AL PESSIMO. EPPURE GRATTERI AVEVA APERTO GLI OCCHI A FALCOMATÀ CHE, PERÒ, HA FATTO ORECCHIE DA MERCANTE.
ERCOLE MACRÌ Un chiacchiericcio da alcuni giorni occupa l’orizzonte del dibattito politico calabrese intorno all’Aeroporto dello Stretto, ovvero di un hub che non funziona, che dal peggio passa al pessimo con il suo straordinario provincialismo che non risparmia né il governatore della Calabria, né il sindaco Falcomatà con il suo codazzo di corifei. Nei loro appelli, ammantati dal peggior meridionalismo piagnone, non aleggia mai una anche minima capacità di osservare le cose con visione prospettica, costruttiva, di vera e non soltanto proclamata attenzione agli interessi della collettività. Le potenzialità di sviluppo di un aeroporto secondario come quello reggino per migliorare i flussi e l’incremento di traffico devono essere messe a fuoco dagli attori locali, tenendo anche in conto i problemi che possono presentarsi in tema di concorrenza e di complementarità con altri aeroporti e anche con altri sistemi di trasporto. Sono questi gli argomenti, gli assi di ricerca da approfondire, da collocare all’interno di un complessivo progetto di sviluppo cui le tessere di un mosaico vanno tutte collocate al giusto posto nel momento programmato. Che cosa ha mai fatto la Camera di Commercio di Reggio per il suo aeroporto? E Confindustria? La città negli anni ha ottenuto risorse finanziarie straordinarie attraverso il Decreto Reggio. In più ha goduto da oltre un ventennio di fondi europei in quantità rilevantissime. Malgrado ciò la città non ha dimostrato di saperli utilizzare a fini di crescita economica e di creazione di posti di lavoro. Che la Calabria, Reggio siano incapaci di progettare è ormai quasi banale ricordarlo, ma quando il procuratore Gratteri invitò Oliverio a richiamare nei posti di comando regionali i figli degli emigranti che si erano contraddistinti, altrove, nei settori dello sviluppo e della produttività, il suo appello rimase inascol-
tato. “Un suggerimento a Oliverio su un vero atto di cambiamento? - scrisse Nicola Gratteri poco dopo l’insediamento del nuovo governatore - La Calabria oggi produce emigrazione, colta, dotta. Io cercherei di scegliere questa gente. Sceglierei i figli di nessuno che si sono affermati fuori dalla Calabria. I figli degli operai, dei contadini, dei camionisti”. Perché il governatore fece orecchie da mercante? E perché anche il sindaco di Reggio fece la stessa cosa qualche mese prima, dopo essere stato invitato da questo settimanale ad agire diversamente, in rottura con i suoi predecessori: “Giuseppe Falcomatà ha un’unica possibilità, che poi è quella che stanno utilizzando i paesi in ritardo di sviluppo che battono la nostra stessa bandiera (Polonia in primis). C’è un passaggio fondamentale in ogni primavera del cambiamento, un passaggio spesso utilizzato dai Kennedy: mettere al fianco di chi governa e comanda persone che sanno. E il giovane Falcomatà, che l’eredità dei Kennedy l’ha incassata tutta all’alba di lunedì scorso (all’epoca si faceva riferimento alla recente elezione a sindaco), ha un unico passaggio a disposizione per evitare l’ennesimo fallimento di una città bella e impossibile: mettere al suo fianco e a gettone manager che si sono formati altrove, addirittura ribelli che non guardano in faccia nessuno”. Oliverio e Falcomatà puntano sulla mediocrità per trovare terreno fertile nelle loro beghe da cortile. La Calabria non premia, né cerca il merito, la Calabria rifiuta gli originali, i laureati eccellenti, gli outsider. La Calabria come nemica di se stessa non ha rivali al mondo. Sono stato a Dubai ultimamente, ospite di un manager calabrese che si occupa di logistica e appalti internazionali nella distribuzione alimentare. Mi ha detto che la sua compagnia fa affari con tutto il mondo meno che con la Calabria, e il motivo è sempre lo stesso: incapacità manageriale nei posti di comando. Quindi tutti giù per terra, il basso orizzonte dei nostri politici non ci permette di volare alto.
SIDERNO
Mercoledì un incontro pubblico sulle gravi criticità delle contrade Pantanizzi e Novito Mercoledì 15 marzo p.v. alle ore 17,30 nella sala consiliare del Comune di Siderno questo Osservatorio Ambientale ed il Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini incontreranno i cittadini, l’amministrazione e gli organi di stampa per gli aggiornamenti sui primi risultati del monitoraggio messo in atto e sulle iniziative da prendere in merito alle criticità della zona di Pantanizzi e Novito. Arturo Rocca Presidente Osservatorio
ATTUALITÀ
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DOMENICA 12 MARZO 12
Fantastic Five Siderno
L’avventuradeigiovanidelcalcioa5continua ANCORA SODDISFAZIONI PER LA SOCIETÀ DELLA FANTASTIC FIVE GIUNGONO DAI PROPRI GIOVANI GIOIELLINI.
La formazione Juniores, dopo aver chiuso la stagione la terzo posto con l’accesso ai Play Off, tirava fuori i muscoli. Nell’incontro di semifinale di girone, giocato in casa, domenica 25 febbraio, i ragazzi di mister Piscioneri riuscivano a conquistare l’agognata finale battendo i coetanei del Futsal Polistena. Lunedì 6 marzo l’impresa. La finale PlayOff, per via del miglior piazzamento in classifica, veniva giocata sul campo del Bovalino Calcio a 5, che in semifinale aveva avuto la meglio, con non poche difficoltà (incontro terminato in pareggio anche dopo i tempi supplementari) sul Polistena calcio a 5. Non più di un mese fa i ragazzi di mister Capocasale, proprio su quel parquet, avevano già battuto i sidernesi.
Ma si sa, il calcio (anche quello a 5, il Futsal) è così: nessun risultato è scontato, nessuna partita è uguale all’altra, ognuna è una storia a sé. La storia della finale Play Off, infatti, era completamente diversa… o meglio, iniziava come il precedente incontro: i Fantastic…i che diventavano padroni del campo passando in vantaggio e chiudendo il primo tempo avanti. Ma, mentre in campionato, dopo lo 0 a 2 della prima frazione, i nostri ragazzi nel secondo tempo si facevano raggiungere e superare, questa volta era tutta un’altra musica. Lunedì il primo tempo, dominato in lungo e in largo, si chiudeva sullo 0 a 1 grazie ad una rete di Brognano. La ripresa però iniziava nel migliore dei
modi con Frascà che al terzo minuto raddoppiava. Un ottimo D’Orsa chiudeva la porta a ogni tentativo dei ragazzi del Bovalino che, evidentemente innervositi e vogliosi di rimontare e ben figurare davanti a un folto pubblico, già al 14° minuto avevano raggiunto i 5 falli cumulativi. Al 18° Lombardo, con una delle sue azioni personali a cui ci ha ben abituati, superava il diretto avversario e infilava un preciso diagonale alle spalle dell’incolpevole Errante (che è bene dire si esibiva in un’ottima prestazione limitando il passivo della propria squadra). Zero a tre, partita quasi in cassaforte. Il suggello al 21°, quando ancora Frascà siglava lo zero a quattro. Praticamente incontro finito, solo al 29° il Bovalino realiz-
Quattro chiacchiere con Michela Malossi Abbiamo il piacere e l’opportunità di conoscere meglio, il volto più noto di Italianfishingtv: la biondissima presentatrice televisiva Michela Malossi. Tradizionalmente, vediamo la bellissima Michela nel ruolo di intervistatrice nelle seguitissime puntate della trasmissione intitolata Fishing Room. Ora le domande le facciamo noi e l’intento è quello di farle aprire le porte della sua vita privata e di sbirciare nei risvolti del tempo che trascorre lontano dai riflettori. La prima domanda è quasi obbligatoria: svelaci i segreti della tua forma smagliante descrivendo una tua “giornata-tipo”; ho visto delle tue foto sui social in cui auguravi il buongiorno con tanto di colazione italiana: cornetto soffice e cappuccino fumante, presumo ami la buona cucina. Michela non può iniziare la giornata senza il cappuccino! Adoro associarlo alla brioche con marmellata di albicocche… quindi classica colazione all’italiana. Amo molto la buona cucina e curo tanto l’alimentazione cercando di mangiare verdure, frutta e cereali in primis! Mi diletto tra i fornelli e spesso organizzo cene con amici per sperimentare le ricette che imparo ai corsi di cucina che alcune volte frequento! La mia specialità? Salmone allo zenzero! Non sono una grande sportiva ma cerco quasi quotidianamente di staccare la spina dal lavoro con belle e salutari corse!
Abbiamo ammirato la tua bravura durante l’esperienza di conduttrice del TG FIPSAS, in onda su Italianfishingtv. Michela raccontaci un aneddoto sui fuori onda del TG! Intanto ti ringrazio molto per i complimenti! Ci tengo a dire che la conduzione del Tg Fipsas si sta rivelando una bellissima esperienza e che l’ambiente di lavoro è davvero sereno e stimolante. Beh, un aneddoto è che spesso si scherza sulla mia vanità e sul fatto che ho il camerino esageratamente pieno di abiti e accessori (che probabilmente non userò mai)! Spesso sei presente nelle fiere dedicate alla pesca, dove hai la possibilità di incontrare i tuoi fan, tra i quali ci saranno sicuramente un
gran numero di bambini. Sono curiosa di sapere quale domanda ti pongono con maggiore frequenza! Amo partecipare alle fiere perché c’è il vero contatto con il pubblico ed è un lato molto emozionante del nostro lavoro. I bambini sono la parte più bella: mi chiedono la foto e soprattutto di andare a pescare assieme e addirittura a volte mi rivolgono qualche sana critica! Oltre a essere impegnatissima con il tuo lavoro di conduttrice, organizzi dei viaggi in una località da sogno: ci devi raccontare tutto nei dettagli! Sì, vero. Anni fa ho fondato un centro di pesca chiamato“Maiofishingclub” nell’isola di Maio a Capoverde e organizzo io stessa i viaggi per i clienti pescatori avendo a disposizione in loco guide qualificate ed esperte. Sia la pesca da terra che la pesca da barca riserva grandi emozioni con potenziale enorme in parte da scoprire. La specialità di Maiofishingclub è il Surfcasting Estremo con la cattura di squali di grossa taglia (catch&release) e l’azienda Italcanna ha creato proprio per noi una canna specifica per questo tipo di pesca. Maio è un isola meravigliosa, incontaminata (non ve la proporranno mai nelle agenzie di viaggio perché non turistica) e ideale per chi cerca assoluto relax e sole tutto l’anno. Per qualunque informazione scrivetemi a michela@maiofishingclub.com e risponderò con grande piacere. Maria Fanito
zava la rete della cosiddetta bandiera mentre la Fantastic, al 22° e al 30°, non sfruttava al meglio due tiri liberi. Grande vittoria, grande festa. Obiettivo raggiunto. L’avventura continua, ma quello che già è stato fatto riempie di orgoglio e soddisfazione tutta la società della Fantastic Five Siderno. Lunedì 13 marzo, alle 16:30, per la fase finale del campionato regionale Juniores, si andrà in scena al Pala-botteghelle di Reggio Calabria. Ad attendere i nostri ragazzi ci saranno i padroni di casa del Cataforio, vincitori del proprio girone. Comunque vada, qualunque sarà il risultato, GRAZIE A TUTTI VOI!
Giuseppe Caruso replica all’articolo“La bestia bastarda di Siderno” Egr. Direttore, leggo il mio nome nell’articolo a firma di Rosario Vladimir Condarcuri. Mi sia consentita pertanto una breve replica. Da quando un’Amministrazione pubblica usa il proprio ufficio – stampa per attaccare l’opposizione? Io non faccio parte del governo del paese eppure vengo tirato impropriamente in ballo. Entrando nel merito della vicenda, preciso che non sono un ingegnere e non mi intendo di infissi e solai, come credo la maggior parte dei sidernesi ai quali forse l’articolista dovrebbe chiedere se vogliono ancora fare gli operai nella “fabbrica di Fuda”, melenso slogan della campagna elettorale. Per onestà intellettuale, non per altro. O la denuncia del fatto grave di Pantanizzi, segnale forte dice lei (ma segnale di cosa?, dico io) serve ad assolvere un’azione amministrativa e legalitaria molle come un’ameba? Sa, Direttore, quelle parole mi fanno pensare ad un cieco che segnala a chi di vista è dotato la presenza di un ostacolo. Prima di dare lezioni su come si conducono le battaglie di legalità, sarebbe il caso che chi scrive rammentasse chi sono i suoi interlocutori. Giuseppe Caruso VOLO Finalmente posso rispondere a una delle famose “Carusate”. Scusami Peppe, ti dò del tu vista l’antica conoscenza, ma spesso leggendo i tuoi interventi mi viene voglia di risponderti. Ora te lo dico chiaramente: cerca di informarti prima di lanciare comunicati stampa. Non puoi parlare sempre senza un minimo di studio, non puoi parlare di ufficio stampa di un comune in dissesto se aspiri a fare il sindaco di questa città. Alcune nozioni sono fondamentali quando si vuole ricoprire questi incarichi. Ti ripeto questa è solo l’ultima delle inesattezze che scrivi. Ma se ci autorizzi le pubblichiamo tutte. Sul resto non so cosa risponderti perchè nel mio articolo eri citato solo con una parola, e nemmeno in italiano, proprio per non farti torto. Vladimir Condarcuri
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DOMENICA 12 MARZO
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LA STORIA
Madri di paese MARIO NIRTA Troppo spesso, troppo spesso, per le vie del paese passavano mamme che in sconnesse bare di legno tenute in equilibrio sulla testa, e seguite da parenti e amiche, trasportavano i figlioletti al cimitero. Difficilmente Dio, il fato, il caso o chi per loro possano imporre prove più dolorose. E chi ci è nato in quel paese quel dolore se lo trascina dietro e non si vergogna di piangere per quegli angioletti morti senza nemmeno aver aperto le ali. Che Dio abbia pietà di loro. E di noi. Solo per poco tempo, coi bambini, nasceva la speranza. Poi la malaria ne reclamava il tributo, invano contrastata dal chinino appena giunto, cui pochi riconoscevano la conclamata efficacia, perché “quando il destino chiama, è inutile opporsi”. E quando il fetore dell’ultima mietitrice invadeva la casa, nelle lugubri e strazianti nenie notturne delle mamme i neonati si sublimavano in invincibili cavalieri di battaglie già perdute in partenza. Ed i loro estremi vagiti n’erano le risonanze portate da lontano dal vento nero delle morti ingiuste. Nelle notti luttuose dei piccoli paesi, le grida angosciate di chi piangeva l’incombente scomparsa dei figli laceravano il manto d’oscurità cosmiche e si stagliavano come impalpabili statue di un dolore teso a sfidare i secoli e che nemmeno tutte le eternità sarebbero riuscite mai ad esorcizzare. Le mamme dell’afflizione diventavano Furie, Erinni. E, smarrito il connaturato senso della pietà, chiedevano a un Dio spietato con loro di esserlo con tutti e in risarcimento per la morte del figlio ne pretendevano quella di tutti gli
Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo - 5 Peggio di quanto non ci sia andata con i corsi di informatica dei parlamentari è andata con il costo dei software installati sui computer per svolgerli: 4,8 milioni di euro per acquistarli e altrettanti per gestirli. Sconosciute le ditte fornitrici. Addio alla macchina del caffè, alle pentole, allo shaker dei cocktail. Si è passati dal cornetto alla cornetta del telefono: quattro dei diciotto addetti alla buvette di Montecitorio hanno lasciato il bar della Camera riservato ai deputati, che si affaccia sul Transatlantico e a una decina di passi dall’Aula, chiuso come gestione diretta, a seguito dello scandalo suscitato, come il ristorante dove i parlamentari pagavano € 2 per una spigola fresca! Siccome la Ditta aggiudicataria non intendeva accollarsi l’oneroso pagamento dello stipendio,di gran luna superiore al contratto nazionale, sono stati trasferiti al centralino della Camera, sulla base di una delibera dell’Ufficio di presidenza, che ha “trasformato” in commessi i restanti 14 (però, ammettiamolo; è di gran lunga migliorato lo stile nel portare il bicchiere d’acqua!). Ho fatto un sogno. E’ lunedì mattina. L’eletto (il premi-pulsante, tanto per intenderci, gli antesignani degli odierni FURBETTI quelli che, in maniera edulcorata venivano chiamati PIANISTI,(vale a dire che votavano mentre i titolari erano altrove - nella Repubblica Italiana potrebbe essere rubricato come reato di frode, nell’enclave del Palazzo NO) si sveglia nel suo letto, nella sua regione, lontano dalla Capitale. Spegne la sveglia e si riaddormenta: “Tanto oggi pomeriggio c’è solo una discussione generale, non si vota”. Martedì mattina arriva a Roma, passa nel suo appartamento, va a pranzo con un amico e verso le 15 entra in Parlamento: si fa vedere, un attimo, in commissione, poi va in Aula e vota un po’, giusto quel che serve(se non c’è la partecipazione ad almeno il 30% delle votazioni scatta la penale ). Nel frattempo telefona, chiacchiera con gli amici di ogni colore e grado, incontra un lobbista (ne parleremo), forse occhieggia galante a qualche funzionaria di bell’aspetto, o, per par condicio a un bel commesso. Mercoledì passa più o meno alla stessa maniera e pure giovedì, ma quando arriva la sera l’indolente eletto sfodera uno scatto felino, mentre il trolley rumoreggia al suo fianco. Venerdì non si vota e lui corre in aeroporto: ha un convegno a Bari sul “Sud come risorsa”. Sabato, finalmente, riesce a tornare a casa, così la domenica può curare il rapporto con la famiglia se non quello col collegio. È di nuovo lunedì e, giustamente, l’eletto si riposa: “Tanto oggi non si vota”. Questa settimana vale quasi 4 mila euro netti, 12 mila al mese, la maggior parte dei quali – esentasse. Termino con una riflessione di Jim Morrison: un giorno incontrai un bambino cieco...mi chiese di descrivergli il mare, io osservandolo glielo descrissi, poi mi chiese di descrivergli il mondo... io piangendo glielo inventai. continua Tonino Carneri
“
altri. E così il pianto di Rachele alla ricerca dei corpicini dei suoi figli in quell’orrenda notte di Palestina ritrovava una disperante eco tra gli angusti vicoli del borgo. Le eroiche madri dei paesi isolati e spenti, con i loro lamenti avevano il coraggio di sfidare Dio e di rinfacciargli le patenti ingiustizie. O almeno, ostentavano l’onesta pudicizia di non tacerle. La primordiale etica delle madri disperate, pervenute al punto limite in cui il dolore d’altro non si pasce ormai che di se stesso, rifiutava l’ipocrita acquiescenza dei rassegnati e condannava al disprezzo ogni trascendente consolazione. Alimentati dall’atroce linfa di continue sconfitte, i loro odi s’indirizzavano contro le ingiustizie eterne, coscienti di un aldiquà troppo crudele per incrementare speranze di aldilà diversi, migliori o, al limite, meno disperanti. E allora non rimaneva che il pianto. Il pianto cupo, monotono, denso ed avvolgente delle sconfitte genitrici del Sud solo in superficie si tingeva di toni diversi. Poi, intorpidite sulle proprie pene, sprofondavano in un disperato e disperante monologo con il defunto, e invocavano angosciate “gioia, gioia mia”, quel figlio diventato la sorgente d’ogni loro dolore. E lo ricordavano negli anni, lo rammentavano alle compagne di sventura, ai propri figli tanto infelici da essere sopravvissuti, ai coetanei, a tutti. E quel piccolo morto diventava il più vivo perché dotato di quella vita eterna scaturente dal cuore di donne nate perdenti, reiette, delle “intoccabili”, quasi, negli imperscrutabili disegni divini e per le quali già l’accettazione della vita si trasfigurava in un atto sovrumano d’eroismo. E per questo il loro pianto diventava
ben presto una lugubre nenia sommessa, sempre uguale e spesso tanto muta da divenire assordante. Non era una sola donna a piangere, ma intere generazioni cui era stata negata persino la promessa della speranza. Perciò commiserando nelle proprie persone tutte le donne passate e future, il loro pianto poteva diventare un fiume, un mare, un oceano, eppure non gli riusciva di toccare il cuore rupestre di divinità lontane, egoiste, crudeli, o forse semplicemente indifferenti. E consce dell’impotenza del loro dolore, le mamme del Sud non si mettevano in croce solo per farsi vedere da lontano. Ma per dimostrare a chi le aveva private dei figli, d’essere capaci anch’esse del supremo sacrificio pur di salvarlo. E così sfidavano Dio; e, lasciandosi morire erano convinte d’ucciderlo. Umiliandosi, lo umiliavano; maledicendo se stesse ed il loro destino, lo maledicevano. E quella, che agli occhi estranei delle “persone civili” poteva apparire una farsa ed indurre al riso, era invece una tragedia più grande di quella del Golgota, perché senza speranze di resurrezione. … Il fioco lucore della lucerna, dallo stoppino esausto ormai, soffondeva d’esangui tormenti le misere pareti. Ed al posto del bambino agonizzante, nella rudimentale culla si dondolava, stanco, cereo, sfatto il colore acre della sofferenza. E la notte successiva minacciava di ripetere quella già trascorsa … e nei secoli, lo stesso canto della stessa mamma, lo stesso pianto dello stesso bambino laceravano notti senza tempo e senza speranze d’alba.
UTimpuni di Catalisano Grotteria , i Visigoti e il suicidio Alcune leggende che sino a non molto tempo sembravano assurde e senza alcun fondamento storico possano invece avere un qualche fondamento e anche qualche risvolto ricco di senso e di significato
Gli anziani della contrada raccontavano che un tempo quando si arrivava a sessant’anni, agli uomini veniva tagliata la testa. Tale usanza veniva eseguita sul Timpuni di Catalisano, ma nessuno è mai riuscito a dimostrare la veridicità di quanto asseriva. Eppure su questo argomento sembrava che gli anziani non nutrissero alcun dubbio perché l’avevano detto i loro padri che, a loro volta l’avevano sentita dai nonni e così a ritroso nella notte dei tempi. Ora che la pena di morte nella nostra storia nazionale fosse vigente sino a non molto tempo fa è cosa nota, ma che venisse applicata indistintamente per tutti coloro che raggiungevano sessant’anni mi è sempre sembrato, più che strano, inammissibile. Eppure loro (gli anziani) avevano questa certezza e quando qualcuno, come me, li contraddiceva ridacchiando, si scaldavano e anche in malo modo. Oggi mentre rileggo studi che in passato ho letto molto distrattamente può darsi che alcune leggende che sino a non molto tempo sembravano assurde e senza alcun fondamento storico possano invece avere un qualche fondamento e anche qualche risvolto ricco di senso e di significato. Prendiamo per esempio quanto asserisce Erasmus Bertelsen, detto Bertholin (16251698) nel suo De causis contemptae mortis a Danis. In questo studio egli racconta in modo dettagliato quanto e come i guerrieri Danesi disprezzassero la morte tant’è che consideravano una grande ignominia nonché disonorevole morire nel proprio letto di malattia e di vecchiaia. Lo stesso Plutarco, nella Vita di Alessandro (69, p. 759), ci tramanda che “Calano, che per un breve periodo di tempo fu tormentato da mal di ventre, chiese che gli erigessero colà un rogo. Vi si recò poi a cavallo, pregò e versò libagioni funebri su se stesso, si tagliò una ciocca di capelli e l’offrì agli dei, come si usa ne sacrifici e montò sul rogo salutando i Macedoni esortandoli a trascorrere piacevolmente la giornata[…] Ciò detto ,si sdraiò e si velò il capo. Il fuoco si avvicinò ma egli non si mosse: come si era coricato,così rimase, immolandosi da sé secondo l’usanza dei sapienti del suo paese”. È inutile ribadire che tale usanza, cioè quella di suicidarsi quando si era giovani e soprattutto consapevoli che non si potesse guarire, era diffusa presso altri popoli come i Traci i Celti , gli Eruli, i Trogloditi, i Veda. Per restare ancora in tema non possiamo tralasciare quanto ci racconta Brierre De Boismont, nel suo
studio sui Goti. Costoro credevano che coloro che morivano di morte naturale imputridissero in antri pieni di serpenti velenosi. Infine Sillo Italico ci racconta che “ai confini delle terre visigotiche, c’era una rupe detta Rupe degli Avi dall’alto della quale si lanciavano i vecchi quando erano stanchi di vivere.” Che sia da far risalire alla presenza dei Goti e dei Visigoti la leggenda del Timpuni di Catalisano a cui facevano riferimento gli anziani di Grotteria (compare Rocco, Angelo)? Dopo tutto non è peregrina l’ipotesi che Grotteria (Gripta- Aurea, come i molti sostengono) debba il suo nome agli antichi progenitori Goti e Visigoti, Gotaria per l’appunto. E visto che siamo in tema di estrema attualità: Perché andare a farsi cremare in Svizzera, quando c’è un passato che forse altri dovrebbero emularci? Domenico Angilletta Segue
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Un successo l’Open Data day 2017; quando i dati della PA parlano ai giovani Si è chiuso con un successi di pubblico e di attenzione la terza tappa dell’Open Data Day della Locride realizzato il 4 Marzo nel corso della settimana della Pubblica amministrazione aperta. Più di 150 studenti della scuole superiori e cittadini hanno infatti partecipato alla manifestazione tenutasi presso il palazzo della Cultura di Locri. L’evento che ha coinvolto le scuole coinvolte dal concorso di open journalism A scuola di open coesione ha previsto un dibattito aperto dedicato all’analisi dei dati aperti e all’importanza del processo di trasparenza nella Pubblica Amministrazione. La giornata è stata animata ed organizzata dall’Edic “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica, ospitata dall’Associazione Eurokom, che sta conducendo nelle scuole superiori il percorso di affiancamento per il concorso Ascuoladiopencoesione. “Un percorso di didattica digitale e data journalism alla scoperta delle politiche europee per la coesione e dei fondi strutturali – come definito dal direttore dell’EDIC Alessandra Tuzza - seguito dalla rete degli Europe Direct italiana in seguito al protocollo firmato tra il MIUR, il DPS e la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea”. La discussione ha coinvolto nello specifico i team del Liceo Scientifico “Zaleuco”, del Liceo Classico “La Cava” di Bovalino e del “Mazzini” di Locri. I giovani analisti dello sviluppo e della trasparenza hanno presentato lo stato del proprio lavoro di indagine sulla spesa e sui risultati della stessa coniugandolo alla capacità giornalistica di indagine locale ed all’abilità artistica e comunicativa. I lavori dei gruppi sono stati preceduti dagli interventi del Sindaco Giovanni Calabrese, dei Dirigenti scolastici Fazzolari dello “Zaleuco”, Autelitano del “La Cava” e dalla Professoressa Polifrone del
Bandi e Programmi in scadenza Iniziativa Volontari dell’Ue per l’Aiuto Umanitario: Bando comunitario per progetti di mobilitazione per volontari senior e junior Scadrà il 6 Giugno 2017 il termine ultimo dell’Invito a presentare proposte - EACEA 08/2017 - Iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario…progetti di mobilitazione per volontari senior e junior dell’Unione europea a sostegno e integrazione dell’aiuto umanitario nei Paesi terzi, con particolare riguardo al rafforzamento della capacità e della resilienza delle comunità vulnerabili e colpite da catastrofi e delle organizzazioni incaricate dell’attuazione dei progetti. Compito dello stesso sarà quello di sostenere progetti che comportino la mobilitazione di Volontari dell’Unione europea per l’Aiuto Umanitario. Tali idee contribuiranno a rafforzare la capacità dell’Unione di fornire aiuti umanitari in base alle esigenze, volti a rafforzare la capacità e la resilienza delle comunità vulnerabili e colpite da catastrofi in Paesi terzi, concentrandosi sulla preparazione in caso di tali eventi, sulla riduzione del relativo rischio e sul miglioramento del collegamento tra le attività di soccorso, riabilitazione e sviluppo. Inoltre tali progetti potranno altresì rafforzare le capacità di attuazione delle organizzazioni di invio e di accoglienza che partecipano o intendono partecipare all’iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario, anche nell’ambito di strumenti e metodi di allarme rapido in relazione a catastrofi. Stanziamento: La disponibilità di bilancio complessiva destinata al co-finanziamento dei progetti sarà pari a 12.600.000,00 Euro. Link: ht t p s: / / e ac e a. e c . e u r o p a. e u / e u - ai d volunteers/funding/certification-mechanismfor-sending-and-hosting-organisations_en
Mazzini di Locri. Lo specifico del percorso, condotto sin da Dicembre sugli open data si concluderà solo a Maggio, e durante i lavori è stato ben dettagliato da Loredana Panetta di Eurokom, che ha definito i vari step affrontati durante la maratona di Asoc, permettendo alle scuole di conoscere nel dettaglio la differenza tra finanziamenti comunitari e regionali, tra fondi diretti e indiretti ampliando concetti spesso sconosciuti anche a molti professionisti. A seguire Marina Galluzzo, responsabile delle politiche di comunicazione del Comune di Udine, ha dettagliato la best practice del proprio ente pubblico segnalato anche dal Governo USA di Obama come migliore pratica per l’utilizzo dei dati aperti sin dal 2011. Quindi Cristina Orefice di Monithon Calabria ha definito il ruolo e l’esperienza della sua Associazione nata in Calabria a seguito di un incontro tenutosi a Bologna con professionisti dello sviluppo dati e della comunicazione aperta e digitali. Un’esperienza innovativa che da circa quattro anni segue i percorsi di monito-
raggio civico in ambito regionale e nazionale. Magistrale la lezione di economia del professore Francesco Aiello dell’Unical, che, con un approfondito intervento, ha definito il ruolo dell’economista per il progresso dello sviluppo locale ed integrato. Un’ampia disamina ha quindi dedicato ai concetti di povertà assoluta e relativa appositamente dettagliati in una delle sue ultime ricerche condotte proprio come open journalist per la rivista di approfondimento economico OpenCalabria, che anima il dibattito sulle tematiche regionali legate ai contesti di crescita e sviluppo. La peculiarità della giornata sono senz’altro state le presentazioni dei lavori di monitoraggio prodotti dai diversi team di studenti impegnati su Asoc a partire dalle “Mazzini Green Angels” dell’omonimo liceo, che hanno presentato il lavoro di analisi in corso sul progetto di raccolta differenziata intercomunale svolto grazie ai fondi infrastrutturali nei comuni di Locri e Siderno. Quindi, i giovani open journalist del “La Cava” hanno dettagliato il lavoro del
team “MeGale Hellas”, che sta monitorando il portato dei fondi spesi per la rassegna teatrale realizzata a Casignana. Per concludere i giovani “Epizefiri” dello Zaleuco hanno definito le loro analisi sui finanziamenti dedicati al recupero dell’area archeologica di Locri. I ragazzi hanno definito, grazie ad interviste ed incontri tenutisi con tecnici ed ingegneri protagonisti dei progetti analizzati i traguardi raggiunti e le difficoltà emerse dall’opera di monitoraggio civico. L’utilità del percorso di cittadinanza attiva è pienamente emerso dagli interventi dei team in concorso gli scorsi anni, che su Locri e su Bovalino hanno seguito con dovizia e precisione il loro operato di monitor professionisti. Notevoli sono stati i prodotti: servizi, interviste e filmati dedicati all’ostello della Gioventù realizzato a Locri su un bene confiscato, oggi finalmente assegnato per un percorso di turismo responsabile al Goel; sul centro da destinare ai migranti a Bovalino, oggi giunto alla fase di assegnazione e finalmente arredato; ed in ultimo l’inattesa produzione dei campioni di #Asoc1516 “People of Tomorrow”, dedicata dai vincitori nazionali alla storia del centro di aggregazione giovanile “Cura ut Valeas” di Locri ancora chiuso perché sono andati deserti ben due bandi per l’aggiudicazione dello stesso. La conclusione della gara #Asoc1617 è prevista per il mese di Maggio, quando indiretta il 9 a Locri presso la sala del Palazzo della Cultura i giovani ed i cittadini potranno godere dell’ultima tappa pubblica di monitoraggio civico in occasione della Festa dell’Europa 2017. Solo allora si saprà se la Locride riuscirà a occupare ancora una volta la prime posizioni nella graduatoria nazionale del concorso. Alessandra Tuzza
IL 28 APRILE A GIOIOSA JONICA IL MEETING
La Regione Calabria e i migranti: le politiche europee e le proposte delle realtà locali Si terrà a Gioiosa Jonica il prossimo 28 Aprile il meeting regionale organizzato dalla Rappresentanza della Commissione Europea in Italia in diretta collaborazione con la Europe Direct “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica, nel corso delle attività previste dal progetto nazionale dedicato allo stato della migrazioni ed alle best practice di accoglienza in atto. Ad aprire i lavori, che si terranno presso il Teatro Gioiosa a partire dalle ore 9.30, il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi. Previsti in programma interventi delle maggiori autorità regionali e nazionali in materia di legislazione
e programmazione degli interventi tra i nomi di spicco naturalmente quello del Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio, ma anche i coordinatori di Anci Calabria, e le autorità delle Prefetture e della Questura di Reggio Calabria. Il meeting permetterà di fornire un quadro chiaro delle politiche europee in materia d’immigrazione e di asilo/agenda europea sulla migrazione/hotspot e ricollocamento. Queste tematiche saranno sviluppate da Marc Arno Hartwig, team Leader dell’Hotspot Team Italia della Direzione Generale Migrazione e Affari Interni della Commissione Europea. Quindi il fulcro della giornata sarà
dedicato agli interventi dei protagonisti delle Best practice di accoglienza della nostra regione partendo dall’esperienza degli Sprar della zona jonica da Gioiosa Jonica, a Stignano, Camini, Riace e Badolato ma anche con il coinvolgimento del coordinamento Sprar di Catanzaro e Cosenza. Durante l’evento saranno inviati a partecipare con le loro opere dedicate al fenomeno migrazione artisti locali come il giovane regista Alberto Gatto, gli artisti Fabio Macagnino e Elio Carrozza, che con i loro prodotti musicali e le opere fotografiche hanno contribuito a rendere pubblica la bella e toccante esperienza della Locride dell’accoglienza. Per la chiusura dei lavori si attende la presenza
del Ministro Minniti che è attualmente il regista del nuovo corso dell’accoglienza in Italia. Il pomeriggio il confronto proseguirà a Palazzo Ameduri dove si svolgeranno i lavori di confronto diretto tra i rappresentanti di comuni e associazioni gestori di progetti e pratiche di accoglienza facenti capo ai diversi fondi a disposizione dal Fami allo Sprar siano ai Cas. Il portato dell’azione è quello di sondare i bisogni e le necessità rispetto alla situazione in atto ed ai programmi messi a punto a livello Europeo e Ministeriale per gestire le emergenze e l’integrazione. Ale
PROGRAMMA EASI: “INVITO A PRESENTARE PROPOSTE PER L’INTEGRAZIONE DEI RIFUGIATI, DEI RICHIEDENTI ASILO E DELLE LORO FAMIGLIE NEL MERCATO DEL LAVORO” Scadrà il 30 Marzo 2017 l’Invito a presentare proposte per l’integrazione dei rifugiati, dei richiedenti Asilo e delle loro famiglie nel mercato del lavoro, reso pubblico nell’ambito del Programma Europeo per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale – EaSI. Attraverso lo stesso saranno finanziati progetti transnazionali volti a testare e implementare politiche e meccanismi innovativi per garantire una rapida integrazione dei target individuati. Le idee progettuali potranno anche replicare iniziative di successo avviate in altri Paesi. Le misure previste dovranno riguardare l’integrazione nel mercato del lavoro esclusivamente di rifugiati, richiedenti asilo e loro famiglie, con particolare attenzione all’’integrazione delle donne migranti. L’Invito mirerà a: -Sviluppare modelli di partenariato multi-livello sostenibili che favoriscano l’integrazione dei suddetti target; -Promuovere lo sviluppo e la sperimentazione di meccanismi innovativi ed efficaci per l’integrazione rapida nel mercato lavorativo; -Incoraggiare lo scambio di conoscenza ed esperienza tra diversi Stati membri riguardo a meccanismi già esistenti di rapido inserimento lavorativo dei destinatari e in particolare delle donne migranti. Link: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=629&langId=en&callId=502&furtherCalls=yes
Martedì 21 marzo
ATTUALITÀ
La legalità v non sban Il 21 marzo ci sarà la giornata nazionale del ricordo delle vittime di mafia, ma il giusto tributo che daremo a chi ha perso la vita tragicamente a causa della criminalità dovrebbe essere anche occasione per riflettere sulla possibilità che carnefici e vittime sono figli di una stessa storia fatta di sconfitte, arretratezza, ignoranza e disuguaglianza. Altrimenti la lotta alla mafia resterà un trucco delle caste dominanti per continuare a ILARIO AMMENDOLIA
Il 21 marzo ci sarà la giornata nazionale del ricordo delle vittime di mafia, un grazie a “Libera” per aver scelto la Locride. Nelle piazze saranno letti i nomi delle vittime: è giusto non dimenticare ed è sacrosanto che ogni vittima venga considerata “nostra” trasformando il lancinante dolore di una famiglia colpita da un dramma in consapevolezza di un intero
popolo. Ogni vittima ci appartiene allo stesso modo. Francesco Fortugno è sicuramente vittima della violenza mafiosa a fianco di Vincenzo Scuteri, muratore e “fascista” caduto da combattente ignoto sulla pubblica strada perché ha avuto il coraggio e la fierezza di dire “no” alle imposizioni mafiose. Ho raccontato tante volte la sua storia anche perché, ai più, il suo nome non dice assolutamente nulla: un muratore caduto non fa notizia né fanno notizia gli orfani cresciuti senza padre o la moglie costretta a fuggire dalla nostra Terra. Invece noi crediamo che sarebbe già una piccola “rivoluzione” culturale qualora le vittime fossero considerate uguali senza creare un’assurda - e non casuale - gerarchia dei caduti! Scusandomi per l’ardire, tenterò di introdurre qualche argomento di riflessione. Voglio ricordare tre fratelli, anche loro avevano un nome: Ilario, Nino e Alfredo. Il loro papà era un pecoraio alto e robusto. Il figlio maggiore gli somigliava come una goccia d’acqua. Per lui non ci
furono carezze ma punizioni gratuite. Fu strappato alla scuola ancora bambino e costretto a dormire in campagna e a guardare le pecore in compagnia di un cane bastardo. Si abituò a scannare i capretti e gli agnelli senza provare una punta di pietà; a punire il cane perché non correva a sufficienza al suo richiamo; a terrorizzare le capre e le pecore. Poi incominciò a scontrarsi con altri pecorai per ragioni di pascolo e con gli agricoltori per gli sconfinamenti arbitrari del suo gregge. Nessuno si accorse mai di questo bambino a cui è stata negata l’infanzia. Nessuno si accorse del ragazzo che cresceva considerando gli altri come nemici. La lotta contro tutti è stata la sua scuola e così fu per i suoi fratelli più piccoli, disperati e ribelli tra tanti rassegnati. “Scarti umani” senza speranza di redenzione! Tentarono il riscatto collettivo aderendo ai socialisti, ma ben presto si accorsero che il “sole dell’avvenire” era molto distante dal loro orizzonte. Ripiegarono verso la ‘ndrangheta. La loro forza fisica, il loro “coraggio”, la stessa “crudeltà” divennero il loro lasciapassare. Nel giro di pochi anni scalarono le gerarchie mafiose. Quando furono capi ‘ndrangheta tutte le porte precedentemente sbarrate si aprirono come per incanto. Chi dall’alto della sua posizione sociale non li avrebbe mai neanche degnati di un saluto, porgeva loro la mano con calore, dava la precedenza… non per rispetto ma per paura. Magistrati e uomini di legge assicuravano protezione e affidavano loro la guardiania delle terre. I carabinieri della locale stazione facevano finta di non vede-
re. Diventarono molto potenti e quindi “irrispettosi” alle stesse gerarchie mafiose. Nel giro di pochissimo tempo caddero, giovanissimi, l’uno dopo l’altro. Coloro che qualche tempo prima erano ossequiosi nei loro confronti tirarono un sospiro di sollievo, considerando la loro morte una “benedizione” piovuta dal Cielo.
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va praticata ndierata Lottare contro la‘ndrangheta equivale a lottare per la giustizia e contro le sopraffazioni da qualunque parte queste provengano. Forse è tempo di aggiungere al confronto sempre più labile e incomprensibile tra “destra”e“sinistra”la lotta tra chi sta“sopra”e chi sta“sotto”.Tra caste e popolo. Tra privilegio ed emarginazione! Per il riscatto dei territori depressi! È drammatico dirlo ma al punto in cui si era arrivati –forsenon avevano tutti i torti! Io ero sindaco ma da tempo non mi rivolgevano la parola. Avevo detto un “NO” forte e chiaro a una loro “richiesta” ma - oggi come allora - continuo a pensare che quando i tempi saranno maturi per riflettere sulle vicende di questa nostra Terra si scoprirà che carnefici e vittime sono figli di una stessa storia fatta di sconfitte, di arretratezza e di ignoranza, di disuguaglianza, di privilegi e di arroganza.
In quegli stessi anni un importante magistrato in servizio ed ex presidente del tribunale di Locri affermava di essere a conoscenza di crimini gravi - anzi gravissimi - occultati dai magistrati di quel tribunale. Tutti fecero finta di non sentire! Da ciò capirete quanto non sia facile tracciare una linea retta per dividere il “bene” dal “male”. Ne ho avuto prova in tempi relativamente recenti partecipando da sindaco a una riunione del “comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.” Un uomo del mio paese era stato ucciso in un contesto di pesanti indizi mafiosi. Durante la riunione del “comitato” mi è stato domandato se avessi partecipato ai funerali. Ho risposto di no, ma solo perché ero fuori. In compenso, il giorno dopo, ero andato a casa della vittima. Aveva lasciato la giovane moglie e tre bambini in tenera età. Non sarebbe stato facile ma sentivo il dovere di tentare di occuparmi di loro. Adesso non se ne occupa più nessuno né lo “Stato”, né la Chiesa, né la “politica”. Dio non voglia ma la storia potrebbe ripetersi. Ecco, ho raccontato storie diverse unite da un unico filo che ci lega in un’unica tragedia collettiva. Non ho la pretesa di aver svelato l’arcano, ma solo delle piccole storie che confluiscono nel fiume nella grande Storia. A voi trarre le conclusioni! Da parte mia sono sempre più convinto che lottare contro la ‘ndrangheta equivale a lottare per la giustizia e contro le sopraffazioni da qualunque parte queste provengano. Forse è tempo di aggiungere al confronto sempre più labile e incomprensibile tra “destra” e “sinistra” la lotta tra chi sta “sopra” e chi sta “sotto”. Tra caste e popolo. Tra privilegio ed
emarginazione! Per il riscatto dei territori depressi! Non sono per la “legalità” predicata e custodita da alcuni sacerdoti e vestali dell’antimafia. Solo per fare un esempio: chiudere oculistica all’ospedale di Locri è illegale perché in contrasto con il sacrosanto diritto alla salute soprattutto per coloro che non possono permettersi l’assistenza privata. È sostanzialmente illegale privare i bimbi che risiedono in montagna dal diritto a frequentare le scuole; sono illegali i tassi usurai delle banche; la privazione della libertà di tanti innocenti; il mancato rispetto del diritto – dovere a realizzarsi in un lavoro. Ho un’altra e alta concezione della “legalità” rispetto ai coloro che la sbandierano in ogni dove! Si cambi strada finché si è in tempo, altrimenti piangeremo altri morti, vedremo altri giovani coperti da un lenzuolo, altri ragazzi in catene, altri privilegiati in cattedra con la pretesa di rappresentare la “legalità”. Non so quante persone ci saranno il 21 a Locri per manifestare consapevolmente a fianco dei familiari delle vittime di mafia. L’altra sera, a Locri, eravamo un centinaio ad ascoltare Don Ciotti. Avremmo dovuto essere in centomila ma c’è uno spesso muro d’ombra che separa la gente comune della Locride dall’antimafia per come si è concretizzata in questi anni. Lotta alla mafia come mantenimento di un “ordine ingiusto” è un vecchio trucco delle caste dominanti a cui la gente non si presta più! So che non è questo il pensiero di “Libera” né di don Ciotti, e apprezzo molto i loro sforzi in questo senso. Si trovi un piccolo spazio per riflettere su quanto è accaduto in questi anni nella Locride e nella Calabria intera, lo si faccia anche in nome delle tante vittime, spesso, colpevolmente ignorate.
DOMENICA 12 MARZO
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Locri: conto alla rovescia per la giornata in memoria delle vittime di mafia Anche quest’anno, il 21 marzo, ricorrerà la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie promossa da Libera e Avviso Pubblico, associazioni che da sempre si occupano di sensibilizzazione e contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. La Giornata della Memoria e dell’Impegno, il cui tema di quest’anno sarà Luoghi di speranza, testimoni di bellezza, ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie, circa 900 nomi di persone cadute nel compimento del proprio dovere o perché si sono opposte agli interessi delle associazioni criminali che, nel primo giorno di primavera, simbolo per antonomasia di rinascita, verranno ricordati uno per uno dagli enti locali, dalle realtà di terzo settore, dalle scuole e dai cittadini in compagnia delle centinaia di familiari delle vittime. Dal 1996 (data in cui si è svolta la prima edizione di questa manifestazione) fino a oggi, Libera si è impegnata a riunirsi sempre in una città diversa e, a dieci anni esatti di distanza dall’ultima edizione svoltasi su suolo calabrese (a Polistena) torna in Calabria per ritrovarsi, questa volta, a Locri, su esplicita richiesta dei familiari, del territorio e del Vescovo della diocesi di Locri-Gerace Francesco Oliva. L’incontro in una città da sempre ricordata principalmente per i fatti di cronaca nera imposti dall’agire della ‘ndrangheta, vuole essere, per gli organizzatori, l’occasione di lanciare un duplice messaggio di speranza e di gridare al Paese che il territorio sta lavorando alacremente a un complicato eppure radicale processo di cambiamento. Questa edizione della Giornata in memoria delle vittime di mafia, inoltre, sarà speciale anche per un’altra ragione: sarà infatti la prima edizione a svolgersi dopo l’approvazione, da parte della Camera dei deputati, lo scorso 1° marzo, della proposta di legge che istituisce ufficialmente il 21 marzo quale Giornata Nazionale in ricordo delle vittime della criminalità organizzata. L’appuntamento è dunque per martedì 21 marzo, a Locri. Gridiamo insieme il nostro no alle mafie. Jacopo Giuca
CULTURA
Africo: un progetto di inclusione sociale ha bisogno del nostro sostegno L’amministrazione comunale di Africo e l’associazione AUSER “Noi ci siamo” di Bovalino hanno recentemente presentato una proposta progettuale in risposta al bando “Community Fund” lanciato da Aviva assicurazioni. Il bando prevede interventi relativi al sostegno alla salute all’infanzia e ai giovani e in questo ambito si aggancia la proposta progettuale intitolata: AFRICO: LA PORTA DEL MEDITERRANEO. L’intento è realizzare un polo artistico, ludico e ricreativo nei locali dell’Asilo comunale del paese, sito in Via Giuseppe Di Vittorio, che rimanga aperto anche in orari extracurriculari e dove bambini, diversamente abili, extracomunitari, cittadini e associazioni territoriali possano svolgere diverse attività pratiche e laboratoriali. La proposta progettuale, che ha già ha superato una prima selezione, deve essere votata dai cittadini di tutto il territorio per arrivare in finale ed essere premiata. Per sostenere il progetto, è sufficiente eseguire un’iscrizione gratuita all’indirizzo: https://community-funditalia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-286 Due minuti del vostro tempo si riveleranno preziosissimi per realizzare un progetto di inclusione sociale di cui la Locride sente il bisgno!
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L’opera di Ciano viene descritta dagli esperti come un esempio unico di rappresentazione dell’imprescindibilità del legame tra spirito e materia
Un artista cresciuto a Siderno sonda il legame spirito-materia aVerona Giuseppe Ciano è nato a Reggio Calabria ma è cresciuto e si è formato a Siderno. Da sempre appassionato di pittura, conseguita la maturità artistica presso il liceo artistico della nostra città si è laureato in Fisica, titolo che non ha pregiudicato la sua passione per la tavolozza dei colori. Interessato a rappresentare in modo unico e affascinante la figura umana, raffigurando i corpi come involucri che imprigionano l’anima nella quotidianità, l’opera di Ciano viene descritta dagli esperti come un esempio unico di rappresentazione dell’imprescindibilità del legame tra spirito e materia. Proprio su questo tema si sviluppa la mostra L’anima e la materia che, inaugurata ieri pomeriggio presso la Galleria Massella di Verona, città in cui il nostro conterraneo vive da diversi anni, esporrà le sue grandi tele a olio fino al 31 del corrente mese, accompagnando per venti giorni gli spettatori in un viaggio alla ricerca del senso stesso dell’esistere e permettendo di conoscere l’opera di Giuseppe anche al grande pubblico. Ulteriori informazioni sulla mostra sono reperibili sulla pagina Facebook della Galleria Massella e, in attesa di vedere una mostra di Ciano anche dalle nostre parti, raccomandiamo a tutti i nostri conterranei in zona di non perdersi questo evento unico.
Il teatro È di Pino Carella sbarca in Sicilia
una grande soddisfazione per quanti amano la Locride e la sua cultura l’invito rivolto dal “Teatro Stabile Nisseno” di Caltanissetta al nostro prestigioso commediografo e regista teatrale Pino Carella a presentare, domenica 12 marzo, al Teatro di Montedoro, la sua coinvolgente commedia “A ruga vecchia”. L’invito è stato rivolto alle tre migliori compagnie teatrali calabresi. E il fatto che quella del Carella rientri in questa triade non può che renderci orgogliosi per il giusto riconoscimento a un artista come Pino, che sul palcoscenico lascia brandelli d’anima. Quindi, con la sua compagnia, Pino porterà sul palcoscenico un lembo di quella dolce Calabria antica che, per quanto sbiadita sotto i colpi di maglio di un globalismo e di una tecnologia sempre imperversanti, resta continuamente viva nel cuore di quanti l’hanno vissuta e la ricordano con ammaliante nostalgia. Era un microcosmo la ruga, ma un microcosmo che come una goccia di rugiada rifletteva tutto il mondo circostante. Era un microcosmo dove la vita si snodava a misura d’uomo senza eventi che ne scalfissero il placido tran tran. E questo mondo Pino, acuto osservatore, l’ha colto nella sua essenza, l’ha interiorizzato e ce lo restituisce sotto forma di una commedia che fa sì ridere e come, ma che come tutti i capolavori teatrali fa anche pensare e persino piangere. È un’ironia amara quella di Pino. È l’ironia di chi, pur notando con indulgenza gli eventi della vita ed evidenziandone i paradossi e alcune grottesche vicende, non può esimersi dal chinarsi con pietà su alcuni personaggi colpiti dalla sventura. È la sua naturale bontà che lo porta a far questo. È la naturale bontà di chi nella vita ha sofferto tanto, di chi troppo presto è stato annichilito da morti immature e, comprendendo il dolore altrui, se ne fa generosamente carico. Eh sì, perché dietro la maschera allegra di Pino si nasconde uno degli uomini più buoni e disponibili che abbia
mai conosciuto, con una carica di umanità che ha del trascendentale. E che a lui piaccia o no, tutto questo nelle sue commedie si vede e si sente. La commedia ha un sottotitolo “Ciopa”, la quale, per chi non lo sapesse - e io non lo sapevo perché il mio dialetto è un po’ diverso da quello roccellese – è una poco di buono, una di quelle ragazze che una volta, con la faciloneria tipica di chi giudica senza sapere, erano definite “perdute” ma che “perdute” non erano per niente. Anzi. Sì, “A ruga vecchia” ci presenta l’allegro mondo di Pino, i piccoli litigi tra le vicine, gli immancabili pettegolezzi, il ciabattino eternamente stitico, insomma un mondo vivace e ricco di trovate e anche molto allegro e colorato. Insomma, un arioso affresco sul quale sembra soffiare sempre il lieto vento della primavera. Ma a sublimare questa briosa commedia è lei, la “Ciopa”: una ragazza che ha sofferto tutto ciò che nella vita una ragazza può soffrire. Orfana, stuprata da un patrigno bestiale; costretta ad abortire diverse volte a opera di una “mammana” che per l’orrendo lavoro usa i lunghi aghi dei lavori a maglia; vittima delle maldicenza delle vicine che le si rivolgono con sorrisetti maliziosi quando lei ospita per la notte un arrotino che poi risulta essere suo fratello, questa ragazza, pur avendo ogni diritto di odiare il mondo intero, vuole, invece, bene a tutti. È una santa, la “Ciopa”, è un fiore che, nato dal silenzio e dal dolore, irradia col suo profumato splendore persino le pettegole che le stanno intorno. Elevata da Pino a simbolo della generosità e del perdono, la Ciopa, se il teatro dovesse avere una santa protettrice, avrebbe tutto il diritto di esserlo lei. E in questo personaggio traspare evidente anche la bontà di Pino, sempre affannato in un generoso volontariato e a salvare tanti ragazzi dalla insidie della strada: un atto d’autentica umanità che vale più di tutte le commedie di ogni tempo e luogo. Mario Nirta
Grande partecipazione per il convegno su biologia forense e indagini giudiziarie Venerdì scorso, alle 15:00, presso il palazzo della cultura di Locri, si è tenuto il convegno Le nuove frontiere della biologia forense nelle indagini giudiziarie. L’Ordine Nazionale dei Biologi, quello degli Avvocati, Simef, la Camera Penale di Locri e la Fondazione Italiana Biologi hanno affrontato diversi argomenti in grado di analizzare compitamente tutti gli aspetti del tema trattato durante la giornata di incontro.
“Voglia di Cambiare”, un film sul riscatto dalle ombre nere della mafia Si terrà oggi, domenica 12 marzo, al cinema Vittoria - Sala Blu - di Locri, la prima assoluta del film lungometraggio “Voglia di cambiare”: il film, prodotto dalla CoopCalabriaFilm di Locri, vede alla regia l’esordiente regista calabrese Paolo Turrà, già noto come attore e protagonista di numerosissimi film. Aiuto regista, Pino Gambardelli, che è l’anima della CoopCalabriaFilm. «Con “Voglia di Cambiare” cade lo stereotipo dì una mafia geneticamente determinata - ha dichiarato il portavoce della stessa cooperative dott.Roberto Polito - e la novità principale del film, rispetto ai soliti film di mafia, è il giusto risalto che si dà alla possibilità di certe famiglie di sapersi riscattare dalle ombre nere del proprio passato e al rovesciamento culturale nella gente del concetto di mafia. La mafia… il malaffare perde nell’immaginario collettivo la propria aureola e appare nuda e la giustizia prevale. Accanto a questa rivoluzione culturale una storia d’amore tre il commissario e l’ispettrice, interpretati dai due protagonist del film Evelyn Candido e Paolo Turrà. Forse un’utopia – prosegue il dott. Polito – ma… se non si pensa in grande non si ottengono neanche le cose piccole. La speranza non deve morire». Il film per la maggior parte è stato girato nella Locride e precisamente a Siderno, Roccella, Gioiosa, Locri, Ardore, Bovalino e Sant’Ilario dello Jonio. Alcune scene sono state girate a Catanzaro e in provincia di Cosenza. Al film ha preso parte anche il noto attore Gianni Pellegrino che qualche mese fa si è fatto conoscere con la fiction “Solo”, in onda sul Canale 5 di Mediaset.
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DOMENICA 12 MARZO 19
Reggio e Siderno protagonisti di una buona pratica europea I giovani Rom, e le loro famiglie, epicentro del partenariato strategico L’Europa, nonostante sia attraversata da una fase di decadenza, paradossalmente, e all’improvviso, riesce ancora a essere quel laboratorio creativo e culturale in cui si elaborano buone pratiche. Un’importante tappa del Progetto transnazionale “A bridge between Cultures: a method on the necessary policies and strategies for Roma students and their parents inclusion in Educational System” si è svolta tra Reggio Calabria e Siderno, mediterraneo “The original”, fucina di progetti e di civiltà. Quando vogliamo, quando torniamo a essere quel popolo aperto che eravamo, non abbiamo rivali. Il Progetto, giunto al terzo e ultimo anno di realizzazione, vede come soggetto proponente la Regione Valenciana e come partner italiani il Comune di Siderno, l’Associazione Darsàna Teranga e il Liceo Artistico “Preti/Frangipane” di Reggio Calabria. Altri partner europei sono l’Ispettorato della Regione di Alba (Romania), il Direttorato Generale dell’Istruzione Superiore della Regione di Konak (Turchia) e il Settore Istruzione del Comune di Tundzha (Bulgaria). La finalità del Partenariato strategico è quella di studiare la situazione d’inclusione e i problemi degli studenti Rom e delle loro famiglie nelle nazioni del consorzio e trovare strategie comuni per garantire la parità di trattamento e di accesso completo per i ragazzi e le ragazze Rom a sistemi di istruzione di qualità. Il modello mira ad aumentare l’accesso e la qualità dell’istruzione e dell'assistenza degli studenti; ridurre l’abbandono scolastico a tutti i livelli di istruzione in stretta collaborazione con le famiglie. Per far conoscere le attività fin qui realiz-
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zate e confrontarsi con la realtà del territorio su un tema così delicato e attuale, le delegazioni dei partner hanno incontrato alcuni rappresentanti istituzionali. Il primo incontro si è svolto presso il Consiglio Regionale, dove si è tenuto il convegno transnazionale dal titolo: “Europe 2020 Strategy and the Inclusion of Roma students and families”. I lavori sono stati moderati da Ercole Macrì, Assessore alla Cultura del Comune di Siderno e, dopo i saluti del Presidente Irto, sono intervenuti Federica Roccisano, Assessore Regionale all’Istruzione e politiche giovanili della Regione Calabria; Sonia Perez, rappresentante della Regione Valenciana Coordinatore del Progetto; Cinzia Nava, Presidente Commissione Regionale Pari Opportunità; Albino Barresi, Dirigente Scolastico del Liceo Artistico “Preti/Frangipane” e Alina Miron, dell’Ispettorato Istruzione di Alba Julia (Romania). Tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità di realizzare buone pratiche sull’integrazione e l’inclusione sociale delle giovani generazioni e l’importanza di un coordinamento delle azioni a livello europeo. Il secondo incontro, con finalità di evento moltiplicatore dei risultati ottenuti sino a questo momento dal progetto, si è svolto presso il Liceo Artistico di Siderno, ove è stato proiettato il cortometraggio “Mamandra”, opera del consorzio italiano Bridge riguardante l’inclusione scolastica dei ragazzi Rom; Infine, sono stati presentati il sito web e la prima guida del progetto.
La Prima lezione online di scrittura creativa Scanzano - Siderno Il 13 marzo prossimo dalle ore 8:30 alle ore 13:00 una scuola di Scanzano e una di Siderno saranno in diretta streaming per un esempio di Didattica Innovativa che prevede la realizzazione di un laboratorio di Scrittura per immagini e Parole secondo il Metodo integrato Marchio-Patti
Per la prima volta in Italia un evento artistico-concettuale tra due scuole di due Regioni: la Basilicata e la Calabria. Gli studenti saranno collegati tra di loro tramite Skype allo scopo di “promuovere la cooperazione per una cultura senza limiti”. Si tratta di un esempio di Didattica Innovativa che prevede la realizzazione di un laboratorio di Scrittura per immagini e Parole secondo il Metodo integrato Marchio-Patti©, che si svolgerà in streaming il 13 marzo prossim: dalle ore 8,30 alle ore 13:00. L’idea è nata dall’incontro di due progetti: “Scuola Globale - Naviga cresci impara”, dell’associazione Didattico Culturale “MATHETE” di Scanzano Ionico, progetto finanziato della Regione Basilicata nell’ambito del Bando Nuovi Fermenti e “Flussi da Locri ed Echi dal Mondo - Arte, Scienza e Cultura al Femminile”, Corso di Formazione Professionale per Animatore ed Educatore Metodo Integrato Marchio-Patti©, progetto finanziato nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. L’associazione Didattico Culturale “MATHETE” di Scanzano Ionico ha coinvolto l’associazione “La Città del Sole” di Locri e insieme hanno pensato a questa prima lezione online di scrittura creativa Scanzano - Siderno, che vedrà protagonista i bambini. Ad essere coinvolte: la classe
V A seguita dal Docente Sergio, dell’I. C. Statale “F. De Andrè” di Scanzano J. (MT) guidata dal Dirigente Giovanni, la classe IV B seguita dal Docente Romeo dell’ I. C. “M. Bello – G. Pedullà - Agnana” di Siderno (RC) guidata dal Dirigente Vito Pirruccio. Tramite il web, Maria Marchio condurrà da Scanzano, mentre Sonia Patti a Siderno farà la supervisione, in qualità di tutor. In entrambi le classi saranno presenti alcune corsiste del corso professionale per animatori ed educatori professionali del progetto “Flussi da Locri ed Echi dal Mondo” (con tale esperienza si concluderà il periodo di work Experience post corso). Durante il laboratorio e learning, avviene, da parte degli alunni delle 2 classi, la progettazione, l’ideazione e realizzazione di personaggi fantastici, che viaggiano nello spazio, tra una cittadina e l’altra, raccontando e raccontandosi in rima. Un’esperienza che parte dai giochi di percezione visiva e di insight individuale e collettivo (propri del nostro metodo), per far creare personaggi collettivi e personaggi individuali che interagiscono tra di loro; giocando con le parole e le immagini, realizzeranno un libro, che sarà edito in tre formati: stampato normale e a striscia, e-book. Il libro a striscia verrà stampato simultaneamente nelle due cittadine, in modo che possa essere esposto e ammirato da subito dai giovani autori e da tutti gli altri bambini delle due scuole.
Il disagio sociale e morale nel romanzo “La caramella” di Tonino Carneri
Un intenso e partecipato incontro culturale, sabato scorso, nelle sale di Palazzo Speziali-Carbone, a Sant’Ilario dello Ionio, per il dialogo a più voci sul libro “La caramella”, romanzo di Antonio Carneri (edito da Pellegrini). Promotori dell’evento l’associazione culturale “Le Muse” di Reggio Calabria, la Pro Loco di Sant’Ilario e l’amministrazione comunale. Dopo i saluti del sindaco Pasquale Brizzi e della presidente della Pro Loco Giovanna Lombardo, il presidente delle “Muse”, Giuseppe Livoti, testimone del bello artistico e autore di seguitissimi programmi televisivi, ha introdotto la serata muovendo da una riflessione sul libro: «L'intera storia è un continuum. Si mescolano e si intrecciano le varie vicende con le considerazioni dell’autore. Carneri, in maniera forte e incisiva, parla di “amorfi pupazzi, stupidi ma utili”, vuoti a perdere, escrescenze di altri corpi. Un libro teso a scuotere le coscienze». Teresa Polimeni Cordova, critico letterario, ha sottolineato l’originalità del romanzo: «Probabilmente per la prima volta, siamo nel 2000 quando il libro esce, il fenomeno viene descritto e vissuto dall'interno. È un’analisi lucida della sopraffazione, con uno spiccato taglio psicologico che evidenzia il disagio interiore del protagonista». Ilario Ammendolia, intellettuale di spicco e direttore editoriale del nostro giornale, si è soffermato sull’indagine sociologica che scaturisce dal romanzo: «L'autore ci conduce in un viaggio. Non si limita a narrare degli eventi di cronaca ma l'intendimento principale è quello di risvegliare la coscienza. Mano a mano crollano le certezze e si insinua il tarlo del dubbio. Non è vero che il fenomeno criminale sia presente geneticamente nei calabresi, è vero invece che occorre una società più giusta, più libera. La libertà è anche poter respirare l'aria fresca e vedere le stelle». Antonio Carneri, autore colto e raffinato di un romanzo difficile nella tematica ma avvincente nell’impianto narrativo, ha letto alcuni passaggi topici del libro e ha poi concluso: «Prendiamo amaramente atto che, nonostante il libro sia stato pubblicato nel 2000, purtroppo rimane terribilmente attuale. Come diceva Giordano Bruno, niente di nuovo sotto il sole».
CULTURA E SOCIETÀ
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I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
DOMENICA 12 MARZO 20
In Calabria le varietà di pero sono numerosissime e ogni territorio vanta specificità che non appartengono ad altri, talvolta vicini, e probabilmente ciò è dovuto al fatto che tante comunità siano provenienti da mondi lontani da cui avranno portato nella nuova sede le essenze dei paesi d’origine.
Pero Spinella Pirus communis L.
pero è una delle poche specie di piante che sono state presenti in Europa e nell’Africa settentrionale prima che in altri contesti e di conseguenza in millenni ha potuto differenziarsi in numerosissime varietà, specie nei paesi del bacino del Mediteranneo. In Calabria le varietà di pero sono numerosissime e ogni territorio vanta specificità che non appartengono ad altri, talvolta vicini, e probabilmente ciò è dovuto al fatto che tante comunità siano provenienti da mondi lontani da cui avranno portato nella nuova sede le essenze dei paesi d’origine. I peri offrono, di tutti gli alberi da frutta (forse tranne che per gli agrumi), l’arco di tempo più ampio per la produzione che comincia ai primissimi giorni di giugno, per alcune varietà, fino a superare la prima quindicina di ottobre; addirittura esiste la varietà Castiglione che raggiunge agevolmente la fine di dicembre. La varietà qui presentata, nonostante non offra frutti eccezionali, è ampiamente diffusa in buona parte della provincia di Reggio, specie sulle costa ionica e probabilmente sarà presente nelle altre province calabresi. L’unico motivo che possa spiegare tale diffusione e di conseguenza il successo è dovuto al fatto che tale varietà era quasi l’ultima ad arrivare a maturazione. L’altra varietà della provincia di Reggio, che produceva dei frutti che venivano raccolti al tempo della vendemmia era quella denominata Lisciarduni o più banalmente Pero d’Inverno. I giudici più esigenti e più imparziali erano come al solito i ragazzini che non organizzavano delle spedizioni verso gli alberi di Spinella, che producevano delle pere alla vista allettanti, belle da vedere, ma in questo periodo essi erano attratti da altri frutti più invitanti, quali potevano essere i grappoli delle ultime vigne ancora non vendemmiate, le sorbe, i fichi tardivi, le melegrane, le mele invernali, i fichi d’India fuori stagione, le uve “serbevoli” che erano pronte a maturare e cominciavano a essere appese sotto i balconi. Naturalmente in questo periodo non erano ancora maturi le arance e i man-
Il
Credo che osservare le forme e i processi della natura possa aiutare gli architetti a supplire alla decadenza di quelle regole linguistiche che per tanti secoli hanno informato il costruire architettonico. Il tema delle affinità tra le forme dei regni minerale, vegetale e animale può dare luogo a un nuovo linguaggio architettonico. La produzione architettonica contemporanea in effetti sempre più spesso ricorre all’immagine naturale che va dallo zoomorfismo (forme simili agli animali), al geomorfismo (forme di rocce), fino alle diverse declinazioni della cosiddetta architettura bioecologica .Tuttavia è evidente che spesso si tratta escusivamente di manifestazioni del complesso di colpa verso la natura sempre più aggredita dalla civiltà consumistica e tecnologica e si esprime miseramente e superficialmente con la fatuità dei rampicanti davanti alla facciate, nella moda di alberi benignamenente appoggiati sui tetti, nella decorazione fitomorfica dei pannelli serigrafati nelle facciate o nell’inserimento di dinosauri nella composizione architettonica.
darini, ma già erano allettanti le arance dolci e poi, sulle incannicciate nei bassi o ancora per terra, erano mature le pere Liscaiarduni. Per parlare dell’uso che si faceva delle pere qui presentate è stato necessario recarsi in contrada Stabile del comune di Staiti, dove sono state fotografate su una pietra nel podere di Benedetto Tuscano, detto Nato, il quale ha cominciato a parlare con rimpianto del periodo in cui anche le pere Spinelle erano oggetto di attenzione. Erano dolci e croccanti e a ben pensare erano poi buone e quando si lasciavano anch’esse sulle incannicciate o tra la paglia diventavano migliori di quanto non se ne dicesse. Esse però non erano adatte per ricavare delle pere secche, anche perché in ottobre il sole era ormai troppo debole, ma del resto quelle in esubero veni-
vano date ai maiali che le gradivano moltissimo, intervallandole con le ghiande dei farnetti che in verità tanto dolci non erano. Erano ancora utilissime per le mucche sfinite dall’aratura dei maggesi e impegnate fino ai primi di novembre e oltre per lo “sporo”, ossia la semina del grano, dell’orzo, delle fave e delle favette. Ogni tanto il vigile contadino, attento alla loro salute, porgeva loro nel palmo della mano una pera Spinella oppure una manciata di fave, per dar loro la forza per continuare nel loro lavoro defatigante. Un riguardo maggiore era riservato alle mucche gravide che non erano esentate dalla fatica, ma ogni tanto venivano sottoposte a un periodo meno lungo di lavoro, per evitare che “sporchiassero”, ossia che abortissero. E, ancora, le pere Spinelle non avevano esaurito le loro potenzialità in quanto ormai con i primi freddi essi potevano essere usate come componenti per i decotti utili per espettorare. Assieme alle pere fresche, Spinelle, si mettevano a bollire in circa tre litri d’acqua le pere secche (cortea, cottia ecc.), i fichi secchi, le radici di liquirizia, di altea, i fiori di malva, i fiori di cardo santo, un limone con tutta la buccia, un mandarino intero anche se poco maturo, una mela spaccata a metà e, i meno poveri ci aggiungevano, qualora lo avessero avuto, del miele o in alternativa un bicchiere di vin cotto; il tutto era ridotto a un terzo, dopo una lunga bollitura. Naturalmente le pere potevano essere usate fresche perché dolci e croccanti, ma diventavano deliziose quando venivano bollite, perché rimanevano sode e i non poveri ci aggiungevano sopra una spolverata di zucchero. Per conservare più a lungo questi frutti, a quanto pare, non disprezzabili, venivano intrecciate con cordicelle dei contenitori retati a forma rotondeggiante e lì dentro venivano riposti quelli più sani e alla fine appesi sotto i balconi, dove si sarebbero conservati per due tre mesi ancora.
Case ispirate dalla natura PROBABILMENTE ARCHITETTO, AVENDO SMESSO L’ATTIVITÀ, DONA PROGETTI. A CHI LI RICHIEDE, COMPLETI O ANCHE AL TAGLIO, PER LA DOMENICA DI PASQUA SPERA DI ESSERE PRESENTE CON UNA BANCARELLA AL MERCATO DI GIOIOSA IONICA. PASQUALE GIURLEO PROBABILMENTE ARCHITETTO
Gentile signora osservando i suoi fiori che tanto ama e cura ho pensato per lei a una casa con la pianta a forma di fiore. Il fiore prescelto a modello è quello della margherita selvatica, la Bellis perennis, quella dai bellissimi capolini a linguette bianche. Il luogo che le consiglio è quello della vostra proprietà a mare. Ho pensato di collocarla dietro le dune, un po’ interrata. Al centro della corolla le ho collocato un grande oblò da cui la luce naturale del sole e della luna potrà entrare nel cuore della casa. La copertura dei petali sarà fatta di sale marino che rifletterà l’accecante sole di giorno e brillerà fosforescente di notte. All’interno dei cinque petali saranno collocate le tradizionali stanze della casa: ingresso, cucina, studio per lettura, camera da letto e bagno; nella zona centrale (corolla) con la grande finestra apribile sul cielo, il soggiorno che si configura come uno spazio aperto, circolare, attorno al quale gravitano le cinque stanze. Gli ambienti hanno ciascuno un colore e un odore diverso e i loro oggetti sono pensati in riferimento alle forme della natura: animali, fiori e piante. Naturale e artificiale, analogia e astrazione, sono le tematiche principali attraverso le quali questo progetto si è sviluppato. SOGGIORNO. Il soggiorno di questa casa si trova al centro del fiore, una stanza circolare in cui si accede da tutte le stanze indipendentemente e serve viceversa di passaggio per tutte le altre. Tutt’attorno si trova il corridoio, dal quale è separata solo dal diverso colore del pavimento che la delimita. All’interno un pavimento colorato, fatto
di resina vegetale rosso carminio, di piccoli ciottoli bianchi di mare e di granelli di vetro azzurro, suddivide ulteriormente in due zone: una che comprende il centro della stanza e una “concentrica” attorno a questa. Al centro della stanza vi è una grande aiuola di argilla dove si pianterà la menta della corsica, con i minuscoli fiori color malva, la menta citrata, la menta puleggio, la menta verde. Quando la finestra sul soffitto è aperta potrà entrare anche la pioggia e il vento. In quella delimitata dal pavimento colorato si trovano alcuni divani a forma di ameba e di diverse dimensioni disposti senza un andamento direzionato, come isole che emergono dal mare; i tavolini, piccola popolazione di oggetti in forma morbida che ricordano il ricettacolo di un fiore di loto; l’insenatura del pavimento porta ancora verso il centro della stanza, punto in cui convogliano gli sguardi di chi accede al soggiorno. L’odore della menta anche se leggermente pepato, non stordisce, non dà alla testa. CAMERA DA LETTO. Questa stanza come molti fiori racchiude gli attributi dei due sessi umani, il maschile e il femminile. Ha il colore del cioccolato e profuma di mirto che è simile alla mirra. Il letto, su di una base a forma di pistillo sezionato, curvata secondo una superficie convessa, è al centro della stanza. Attorno a quest’ultimo, in semicerchio,
un paravento, un armadio a forma di stame con dentro cassetti pieni di polline e una specchiera. Qui una parete è un grande muro verde fatto esclusivamente di basilico. Non temete, l’abuso di basilico e l’abuso d’amore non nuocciono alla salute. BAGNO. Il bagno di colore blu violetto come i fiori di borragine e il profumo di coriandolo si sviluppa secondo un percorso che si avvolge su se stesso a spirale. Seguendo tale percorso incontriamo in successione una sequenza di impronte antropomorfe scavate nel muro secondo la forma delle diverse parti del corpo. Le impronte delle mani, dei piedi, del volto o dell’intera figura umana individueranno le zone in cui quelle determinate parti del corpo potranno essere inserite per i relativi servizi. Nell’area centrale in cui termina la spirale è collocata una vasca che è scavata nel pavimento seguendo la forma del corpo umano. Ai lati della stanza sono situate la sauna e la doccia contrassegnate rispettivamente dalle finestre a nuvolette e a goccia. STUDIO. Lo studio lettura è un ambiente monocromo verde cetriolo con odore di lavanda che rilassa e stimola la creatività, in cui i mobili sono radicati al suolo come le piante superiori. Come in un bosco sono disposti in maniera pressoché casuale, i loro colori derivano dalla sintesi clorofilliana. La
scrivania è come un pistillo appesantito e accoglie una sola persona. I libri da leggere sono appesi con tanti fili trasparenti di nailon. INGRESSO. Giallo lacca dell’acetosella con odore di limone. Due colonne centrali segnano l’ingresso; al loro interno sono collocati il telefono e il video citofono, nell’altro il guardaroba. La tessitura e i colori del tappeto che separa le due colonne derivano dalla visione ingrandita delle spore di una felce. Le mensole portano oggetti e sono illuminate da punti luce a forma di piccoli fiori. Al centro, sul fondo, la cassettiera. CUCINA. Di tenero colore albicocca con odore di timo e peperoncino, il piano di cottura, il lavandino e gli elettrodomestici compreso il tavolo, sono collocati in un unico elemento, con i rispettivi sgabelli, al centro della stanza. Due armadi identici sono posti simmetricamente in fondo alla cucina, con un’unica maniglia che ricorda vagamente una stella marina, uno di essi è trasparente e contiene la serra delle carote che dà il colore alla stanza. Segnano l’ingresso alla stanza due lavandini uguali, per gli ospiti, a forma di cuore. P.s. Potrà sembrare un progetto favolistico e inverosimile costruire un tetto di sale di Cervia, ma vi assicuro che non lo è. I dettagli tecnici e costruttivi li fornirò la prossima volta.
RIVIERA
Capisaldi dello spettacolo Massimo Bonelli, calabrese acquisito della iCompany Music, posa assieme al sempreverde della televisione italiana: Pippo Baudo!
Attese spasmodiche Il grande Al Bano Carrisi riceve l’amico Gino Multari al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino.
Locridei in trasferta Alcuni Locridei in un bar di Roma: Riconosciamo Francesco Loccisano, Valerio Filippi, Fausto Cirillo, il giornalista Giuseppe Colombo e un loro caro amico.
Sette esauriti In pieno clima carnevalesco, Peppe Flash e alcuni amici in incognito posano mascherati in attesa spasmodica della primavera.
I VIPs Anthony Voice, questa settimana, non ha potuto fare a meno di farsi fotografare in compagnia dell’attrice Daniela Fazzolari a Gioiosa Jonica. Incontri culturali L’avvocato Giovanni Taddei posa, presso la casa della cultura di Locri, in compagnia del marito dell’assessore Anna Baldessarro, Giuseppe Capogreco.
Aperitando Giorgio Sotira, l’uomo della rinascita del Porto delle Grazie, posa in compagnia del famoso Armando Quattrone durante un gradevole aperitivo.
C’era una volta Correva l’anno 2001: Presso la redazione de La Riviera un giovane Enzo Romeo, allora direttore, intervistava con Pino Albanese il consigliere provinciale del tempo, Riccardo Ritorto.
Donne al potere La dirigente scolastico del Marconi Clelia Bruzzì conduce un serrato dialogo professionale con l’assessore regionale all’istruzione Federica Roccisano, sempre gradita ospite delle pagine del nostro settimanale.
Legale di famiglia Anselmo Scaramuzzino posa con l’avvocato Romeo in quel della casa della cultura di Locri durante l’incontro con Don Ciotti.
Sogni che si avverano I titolari della Vecchia Hosteria mostrano con orgoglio un riconoscimento inviatogli dalla prestigiosa Guida Michelin. In attesa di vedere anche la stella campeggiare sulla porta del locale incoraggiamo lo staff a continuare cosi!
SETTIMANALE
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DOMENICA 12 MARZO
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Gli indimenticabili
Rubrica di Cinema a cura di Domenico Giorgi
I bui e i silenzi di Anime Nere Una storia lineare, non troppo originale: una famiglia in declino si scontra con quella rivale per il mantenimento del potere, il capo di una di esse viene ucciso e quella rivale tenta una controffensiva, sennonché due avvenimenti cambiano il corso degli eventi: Leo, nipote di Luigi rimasto ucciso, nel tentativo di vendicare lo zio viene tradito da un amico e ucciso a sua volta. Dopo di che Luciano, padre di Leo e fratello di Luigi (che aveva sempre cercato di tenere se stesso e il figlio lontano dagli “affari”) impazzisce, o forse libera una rabbia caricata nel corso della pellicola, e spara a sangue freddo al terzo fratello (Rocco) e ad alcuni suoi uomini prima di tentare il suicidio. Questo il presupposto di Anime Nere, pellicola di Francesco Munzi con Peppino Mazzotta e Fabrizio Ferracane, tratta dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, uscita nel 2014 e riconosciuta a Venezia e al David, un’opera molto indebitata, nel bene e nel male, con la terra che ha ospitato gran parte delle riprese. Tante considerazioni in positivo e in negativo sono state fatte su Anime Nere, ma credo di aver capito che una delle poche cose inequivocabilmente vere riguardo a questa pellicola sia che Anime Nere è un film che ha una doppia stratificazione comunicativa. E purtroppo rivedendolo più e più volte mi sono reso conto che ai nostri occhi, agli occhi di noi calabresi, può apparire limpidamente solo uno di questi due strati, ovvero quello narrativo (sebbene seguendo un ragionamento logico si potrebbe pensare che un calabrese dovrebbe comprendere a pieno ogni dettaglio di una realtà vissuta tutti i giorni) , mentre io nell’analizzarlo mi sono sforzato di
ConVersando...
Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro
Il Greco di Bianco, uno scacciapensieri er concludere una giornata invernale serve un vino da meditazione, che pulisca la polvere delle ore, degli anni e dei luoghi. Uno scacciapensieri come il Greco di Bianco DOC, un bianco passito. Viene ottenuto quasi esclusivamente dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno Greco bianco, vitigno trapiantato nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. dai coloni Greci, che ha attecchito in quel lembo di terra compresa tra il comune di Bianco e Casignana. Una zona che un tempo ospitava l’antica polis magno greca di Locri e che vanta radici che si dissipano tra le pieghe della storia e si fondono con il mito. Nel mio tulipano piccolo è ben riconoscibile il compito svolto dal signorile sole di metà settembre e dalla brezza marina che, in sintonia, disidratano le uve dorate di greco bianco, esposte - dopo la raccolta manuale - sui tradizionali graticci circondati da aranceti e uliveti. Colore giallo tendente al dorato con
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riflessi ambrati; odore etereo, caratteristico, con sentori di albicocca essiccata, uva passa, miele, scorza d’arancia candita, fiori d'arancio, di agrumi, e poi ancora mandorle e fichi secchi, e una nota sapida. Al palato ripropone un ventaglio aromatico persistente dove un finale di arancia amara ha un ruolo decisivo; è piacevolmente dolce, vellutato e caldo. Il bicchiere è quasi vuoto. Uno sbuffo di aria gelida mi tamburella le guance tiepide mentre mi perdo in un cielo sereno in cui le sfere di luce e di fuoco vorticano attorno a me dilatando il tempo, amplificando i sensi. Chi può resistere al fascino del cielo e dei suoi silenziosi abitanti? Due stelle brillano con splendore quasi identico nella costellazione dei gemelli: eccoli i Dioscuri, Castore e Polluce, ergersi su cavalli bianchi all'ala sinistra e destra dei 10 mila locresi, sbaragliando i 130 mila soldati crotoniani decisi a prendere Locri Epizephiri per estendere l'egemonia di Crotone a sud. Si tratta proprio di Castore e Polluce o è l'effetto indotto dalle copiose libagioni di un antichissimo vino greco che infuse nei locresi un coraggio e un vigore tali da sostenerli nell'incredibile impresa che tinse di rosso le acque del fiume Sagra? Vecchio di millenni, l'autentico vino degli dei riesce ancora oggi a raccontare ricordi di annate passate. Sorseggiandolo si gode della rara opportunità di poter respirare il passato, si partecipa alla storia, alla tradizione, alla mitologia, alla cultura, all'arte: tutti ingredienti di quella soprannaturale alchimia chiamata vino.
guardarlo con gli occhi di uno straniero, o meglio di un estraneo. Perché Anime Nere ha una forza intrinseca quasi dirompente, che è alimentata da alcune immagini e alcuni atteggiamenti che ad un occhio calabrese passano inosservati, mentre per un estraneo sono elementi che “bucano” lo schermo. E’ in un certo senso lo stesso effetto che un albero di natale fa agli occhi di un bambino paragonato a quello che fa a un venditore di alberi di Natale. Questo è un aspetto di Anime Nere. Un altro aspetto è il valore artistico, che trova la massima espressione nei momenti di “svuotamento”, ovvero i bui delle scene in spazi angusti e i silenzi tremolanti che sanciscono l’apice della tensione dei dialoghi (una caratteristica del film è infatti il senso della misura, ci sarà sangue ma non diventerà mai tendente allo splatter, ci saranno dialoghi intensi ma raramente si alzerà la voce, ci sarà la presenza di una decisa colonna sonora, che non diventerà mai ingombrante). Un film che, al di là di qualsiasi considerazione politica o morale, mantiene la sua efficacia espressiva grazie al potere della limpidezza stilistica. Se di Anime Nere non viene considerato il messaggio sociale o politico, che è sempre opinabile, se non si considera il ruolo di denuncia che i media gli avevano indebitamente affidato, di Anime Nere resta una pellicola piena di punti di forza dal punto di vista sensoriale, una trama efficace (sebbene non esattamente fuori dagli schemi) e un uso sapiente del bagaglio culturale della terra nel quale si svolge la vicenda. Anime Nere è un susseguirsi di bui e silenzi abbastanza intensi da appagare la vista e l’udito.