Riviera n° 12 del 19/03/2017

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CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 19 MARZO

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SATIRA DAL WEB

CASO ALITALIA

Il conto alla rovescia per l’abbandono del Tito Minniti da parte di Alitalia era ormai a pochi secondi dallo zero quando un eroe senza paura, Giuseppe Falcomatà, ha annunciato con intrepida fermezza: “O salverò l’aeroporto o mi dimetterò provandoci!”Il gesto ha sorpreso i più e fatto temere per le sorti del nostro, ma le malelingue dell’opposizione hanno sospettato che la mossa dell’eroe dello Stretto fosse una macchinazione dietro la quale si celava una“trattativa privata”con il Ministro Delrio del quale Falcomatà già conosceva gli esiti.

La (non) vittoria di Reggio Calabria La mancanza di visione prospettica della politica regionale è stata causa diretta del trascinarsi della questione fino all’ultimatum con il quale Falcomatà ha affermato che non valeva la pena continuare a governare Reggio senza aeroporto.

JACOPO GIUCA A Reggio la telenovela Alitalia mette radici negli ultimi mesi del 2015, quando l’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo, dimessosi proprio questa settimana, annuncia che la compagnia di bandiera è prossima alla chiusura delle rotte in perdita e sollecita le Regioni interessate a preparare dei contributi utili a convincere la società a non abbandonare gli scali. Nonostante le farraginose trattative, che hanno interessato in prima persona anche il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, la nostra politica locale si è quasi completamente disinteressata della questione, almeno fino a quando, qualche settimana fa, la “minaccia” di Montezemolo non si è fatta drammaticamente concreta. Lo stesso Amministratore Delegato di Alitalia, Cramer Ball, del resto, a inizio settimana non ha esitato a puntare il dito contro il governatore regionale Mario Oliverio affermando che, in quindici mesi, nonostante un più volte annunciato coinvolgimento istituzionale nella ricerca di misure idonee a garantire la continuità dei voli, non sarebbe stato registrato alcun sostanziale progresso in merito e che, per tale ragione, Alitalia vanterebbe ancora, nei confronti della sola Calabria, un credito di ben 1,853 milioni di Euro. Questa palesata mancanza di visione prospettica della politica regionale, già denunciata dal nostro settimanale la scorsa settimana e corresponsabile del lento trascinarsi della questione fino a mercoledì, giorno in cui si è svolto a Roma il tavolo di confronto tra enti locali e governo in merito a alla spinosa questione, ha prodotto, a poche ore dall’assise capitolino, un bambinesco battere i piedi di Falcomatà concretizzatosi in un documento con il quale il primo cittadino di Reggio ha spiazzato elettori, giornalisti e concorrenti politici. Facciamo riferimento alla lettera aperta che il sindaco metropolitano ha scritto ai propri cittadini e con la quale, con una veloce e sapiente carrellata di tutti i propri successi, ha affermato che, senza aeroporto, non avrebbe avuto più alcun senso continuare a programmare per il futuro di Reggio Calabria. Giocando la carta della pietà grazie a una manciata di nomi che non avrebbero più potuto raggiungere con facilità la propria famiglia o il proprio impiego a nord del Paese e all’estero con la dipartita di Alitalia dallo scalo metropolitano, Falcomatà ha lasciato intendere di

La minaccia di dimettersi qualora l’aeroporto fosse stato chiuso ha funzionato e, pervaso dal terrore per gli scenari apertisi, Delrio ha imposto alla compagnia di bandiera di restare a Reggio.

essere vittima di un sistema dal quale non è riuscito a salvare la propria cittadinanza, dichiarandosi pronto, forte del sostegno della propria giunta comunale, a consegnare direttamente al governo le proprie dimissioni e le chiavi di Reggio Calabria. Un coup de théâtre che non ha convinto i suoi detrattori, a cominciare dal responsabile del PCI per le politiche della Città Metropolitana Salvatore Chindemi, che ha letto in questa dichiarazione il tentativo di Falcomatà di preparare i cittadini al peggio solo per potersi elevare a salvatore della patria quando verrà posta l’ennesima pezza, o dal Movimento Nazionale per la Sovranità, che si è detto certo, in un comunicato stampa, che per osare l’asso delle dimissioni, Falcomatà doveva essere consapevole che Delrio avesse in mano la briscola della salvezza del “Tito Minniti”. Come queste malelingue avevano supposto, in effetti, l’annuncio trionfalistico di concreti passi avanti in seguito al confronto con Delrio è giunto puntuale, a firma diretta del buon Giuseppe, nella tarda serata dello stesso mercoledì, affidato ancora una volta a un comunicato stampa ufficiale nel quale si dichiarava che gli accordi di giornata permettono di confidare nella continuità di servizio fino a quando non verranno formalizzate soluzioni in grado di rilanciare l’offerta del “Tito Minniti” e di dirimere una volta per tutte la questione. A dispetto della rosicante opposizione, che ha dichiarato subdolamente che non il confronto Falcomatà Delrio non aveva invece prodotto proprio nulla invocando le dimissioni del primo cittadino, il “sacrificio estremo” di Giuseppe è stato evitato per un soffio e il suo tentativo di disinnescare una bomba (in realtà non in grado di detonare) ha dimostrato al mondo intero quanta voce in capitolo abbia Reggio Calabria nel Paese. Questa non indifferente prova di coraggio e forza, propedeutica a tornare nelle grazie degli elettori più scettici, ha funzionato in maniera eccellente e a nessuno è venuto in mente che l’accusa mossa in una lettera da un dipendente Alitalia del “Tito Minniti” secondo la quale la politica reggina ha sempre utilizzato lo scalo di Reggio per fare i suoi sporchi giochi potesse trovare terreno fertile in quanto accaduto. Adesso non ci resta che attendere (in vano?) il comunicato con il quale Alitalia si cospargerà il capo di cenere e affermerà con rinnovato entusiasmo di voler fare dell’Aeroporto dello Stretto il primo scalo meridionale (se non del Paese). Questo almeno vuole (farci) credere Falcomatà…


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ATTUALITÀ

DOMENICA 19 MARZO

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Il Bergamotto conquista i nasi di cinque grandi firme dell'industria dei profumi Siderno: cinque interventi miglioreranno la viabilità cittadina L’Amministrazione Comunale si Siderno, in merito alle condizioni della viabilità cittadina, comunica la programmazione dei seguenti interventi: 1. l’avvio dei lavori di bitumazione di via delle Industrie e via F. Macrì prevista per lunedì 20 marzo; 2. l’avvio dei lavori di bitumazione di via S. Filippo; 3. la ripresa dei lavori di realizzazione della piazza di contrada Donisi; 4. l’approvazione da parte di SUAP del progetto esecutivo relativo ai lavori di realizzazione dell’opera di potenziamen-

to dei collettori per il deflusso delle acque piovane lungo il percorso della SS106 nel tratto compreso tra l’incrocio di via delle Magnolie e via Carrera; 5. la trasmissione da parte dell’ufficio tecnico del mandato alla SUAP di indire regolare gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori di rifacimento del manto stradale della E90 (SS106) dal km 103+000 al km 106+800 nel tratto che va dal Torrente Garino al Torrente Mangiafico, al confine con il comune di Grotteria, e per il rifacimento della segnaletica orizzontale nel medesimo tratto.

I primi utilizzi in profumeria risalgono al 1750, quando ilbergamotto, ormai conosciuto come "oro verde di Calabria", era l'olio essenziale nell'acqua di colonia Admirabilis. Ancora oggi il "nostro" bergamotto è particolarmente ricercato nell'industria dei profumi. Recentemente grandi griffe come Firmenich, Sunrice, Chanel, Dior e Louis Vuitton, si sono recati in Calabria per avere rassicurazioni circa la stabilizzazione della produzione, del prezzo e di tutto ciò che concerne la filiera di produzione dell'agrume. I dati sono ottimi fino ad oggi: di questo passo, si arriverà a superare pienamente la produzione di diecimila quintali. Importante, in tal senso, è stata anche l'opera di tutela del marchio del prodotto, nonchè l'idea di unire i produttori in consorzi. Si prospetta un futuro importante per il bergamotto, con conseguente ricaduta anche nel territorio.

AEROPORTO DELLO STRETTO

GIUDIZIARIA

“Che i reggini vadano affanculo”. La cruda verità secondoVittorio Feltri In poco più di cinquecento parole, il direttore di Libero fa un’analisi estremamente lucida e puntuale di quanto tragicomica sia la situazione del Tito Minniti e della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

La complicata situazione dell’aeroporto reggino ha prodotto innumerevoli e ovvi commenti da parte della politica, della cittadinanza e della stampa locale e nazionale, ma quello che ci ha colpito più di tutti è stato sicuramente quello comparso sotto forma di editoriale sulle colonne di Libero a firma di Vittorio Feltri venerdì 17 marzo. Con il consueto fare provocatorio il giornalista bergamasco, con il quale generalmente non siamo in accordo, ha prodotto in appena più di cinquecento parole un’analisi estremamente lucida e puntuale di quanto tragicomica sia la paradossale situazione del Tito Minniti e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, da sempre oggetto di una propaganda politica che, nei fatti, non è quasi mai andata oltre gli slogan elettorali. Il ritardo cronico del Mezzogiorno, stando alle parole di Feltri, sarebbe da ricercarsi nella ciclica proposta di progetti irrealizzabili sfociata in quella “idea del cavolo” (così la definisce il direttore di Libero) di Berlusconi e Renzi di colmare il ritardo di Calabria e Sicilia unendole con un ponte. Oggi, continua Feltri, la già precaria condizione del Mezzogiorno viene ulteriormente intaccata da “i deficienti che amministrano la nostra vituperata nazione” che, in una regione in cui i trasporti sono già carenti pensano bene di chiudere un aeroporto obbligando i residenti a scegliere, qualora avessero la strana idea di volersi spostare, tra una ferrovia ottocentesca, un’autostrada dal percorso accidentato o “la carrozza di San Francesco, cioè i sandali”. Ma “il ragionamento cretino” della politica, afferma Feltri, non finisce qui. L’azione di governo finisce infatti anche con l’uccidere il turismo (sola risorsa importante della Calabria, allo stato attuale delle cose) abbattendo aerei solo perché alle compagnie costano più di quanto ricavano, finendo con il mandare così figurativamente “affanculo i reggini, la

‘ndrangheta e la ‘nduja”. Ciò che resta, conclude laconicamente Feltri facendoci provare una tremenda fitta di dolore nel constatare quanto abbia ragione, sono i professati meridionalisti del governo che, nella loro incapacità, hanno condannato a morte la nostra regione solo per piangerne, adesso, la salma. A noi calabresi, invece, non resta che accollarci “soltanto l’incombenza di ospitare e assistere profughi portatori di miseria, malattie e problemi sociali” mentre il settentrione continua a stupirsi che da queste parti si preferisca la mafia allo Stato. Jacopo Giuca

L

I dato rea e

di Franco Crinò

Il Professore Giuseppe Valditara ha pubblicato dei dati storici sui flussi migratori nell'antica Roma. L'Urbe prima "scende", quando si sovrappongono civiltà meno sviluppate, poi si contamina con esse e cresce. Roma lavorava al suo futuro: dato che arrivavano immigrati poveri ma anche ricchi, cioè chi cercava lavoro e chi lo offriva, si operava per "assorbirli". Venivano messi in prima fila in battaglia (l'armatura la dovevano comprare loro), "fatti accomodare" normalmente allo "sportello" delle tasse. Chi rimaneva ai margini si univa a chi a Roma si trovava nella stessa condizione; protestavano, minacciavano la secessione, per chiedere uguali diritti. Che, a dirla giusta, si dovevano meritare. Non si covavano nell’urbe idee razziali, ma giudizi formati sullo "sviluppo culturale, non sulla biologia". Ai romani arrivavano anche dei vantaggi, l'alfabeto latino ad esempio. Si può ammettere che prevalesse in Roma un senso di utilitarismo, ma l'assorbimento è stato la premessa dell'integrazione. Il paradigma esatto, ieri come oggi, è: accoglienza degli immigrati in maniera controllata, accesso alla cittadinanza graduale, espulsioni e revoca di cittadinanza con uguale precisione. A Roma quando non fu più osservato, si arrivò alla fine dell'Impero. Rispetto ai grandi gruppi di immigrati che oggi passano le frontiere, potrebbe funzionare la strategia proposta da un nostro ottimo Ministro degli Esteri, Gianni De Michelis, come rammentava l'altro giorno il Ministro degli Esteri inglese: trattenerli e aiutarli nei loro paesi, realizzare lì lo sviluppo. Una migrazione perenne verso l'Europa non rispetta le diversità e non può funzionare. L'Italia, dove arriva l'ottanta per cento degli immigrati, non può impegnare tutte quelle risorse, che spesso sono pure male utilizzate. In chi li gestisce, deve essere forte il senso che gli immigrati vanno supportati in un percorso(ragionevole) di autosufficienza. La pensano così primi fra tutti quegli italiani che ogni giorno lottano per sopravvivere.

immigrati, roma e il belpaese

L’indagine “Wall Street” L’indagine denominata “Wall Street”trae origine dalla confluenza in un unico procedimento di molteplici attività d’indagine condotte dalla Procura della Repubblica di Milano (dal 1992 tramite il relativo organo distrettuale competente in materia di indagine contro la criminalità organizzata di tipo mafioso) nel corso di tutti gli anni ‘80 e della prima metà degli anni ‘90. Alcuni anni prima che importanti collaboratori di giustizia sentiti in questo processo rivelassero all’autorità requirente le proprie conoscenze sulla struttura e sul funzionamento delle associazioni criminali qui giudicate, l’autorità di polizia aveva svolto una diffusa attività d’indagine nei confronti di molti personaggi poi inquisiti in questo contesto procedimentale, acquisendo a loro carico indizi che si sono rivelati di estrema importanza a seguito delle dichiarazioni accusatorie successivamente intervenute. La locale Procura della Repubblica aveva formalmente iniziato l’azione penale e aveva in corso sofisticate attività investigative aventi ad oggetto l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti capeggiata da G. F. (indicato con il diminutivo di Pepè), scaturenti dalle dichiarazioni di un antico collaboratore quale V.A., nonché un’ulteriore indagine, condotta mediante intercettazioni telefoniche e pedinamenti, avente ad oggetto l’esistenza di un’analoga associazione per delinquere facente capo oltre che a F., a F. C.T. e ad A. S. . Nel 1988 e nel 1990 erano stati iniziati due procedimenti penali nei confronti di ignoti per due omicidi. Tra il 1990 e il 1991 nell’area territoriale milanese fu commessa una serie di omicidi e tentati omicidi riconducibili al conflitto insorto tra due organizzazioni criminali entrambe operanti nella zona nord-ovest di Milano, che aveva originato un procedimento penale a carico del gruppo dirigente dell’associazione “vincente”, capeggiata da Pepè F. e F. C.-T. . Nei confronti dell’associazione facente capo a S. B. furono condotte attività investigative di grande rilievo, pur nei limiti di risorse disponibili da parte del Commissariato di Polizia della zona Cenisio, in base alle quali erano stati individuati e tratti a giudizio numerosi partecipi di quel sodalizio. Tra il 1992 e il 1993 intervennero alcune importanti dichiarazioni accusatorie che determinarono una svolta nelle indagini; in particolare, S. A. e E. B., tra l’ottobre 1992 e il maggio 1993, assunsero una scelta di collaborazione con l’autorità requirente, rivelando le proprie conoscenze in ordine a molteplici episodi delittuosi su cui fino a quel momento gli investigatori avevano compiuto accertamenti non adeguati a sottoporre al vaglio del giudice le ipotesi accusatorie prospettate. In quei mesi si assistette ad una convergenza tra le dichiarazioni accusatorie rese dai citati collaboratori e le risultanze acquisite grazie alle attività investigative descritte, all’esito della quale, il 10 giugno 1993, la Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Milano dispose il provvedimento di fermo di 138 persone, chiedendo contestualmente l’emissione nei loro confronti dell’ordinanza di custodia cautelare.



ATTUALITÀ

Intervista a Piero Schirripa

“Don Ciotti, ci ascolti come fece Monsignor Bregantini” C’è stato un forte indebolimento del fronte antimafia: questo perchè si è reso, egemone il convincimento che l’unico contrasto al malaffare sia lo strumento repressivo militare.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO “Sa qual è la mi rabbia? Mercoledì scorso i carabinieri mi hanno chiesto di presentarmi in caserma, mentre quando sono stato sparato a palle incatenate, nel 2007 a Cosenza, non mi hanno neppure interrogato. Nel 2001 mi hanno impiccato un gatto, a casa mia... mi hanno interrogato dopo 8 anni!” - esordisce così, subito dopo essermi presentata al telefono, il locrese Piero Schirripa, autore insieme a Natale Bianchi, di una lettera indirizzata a Don Ciotti che, oltre ad aver diffuso a tutti gli organi di stampa locali, ha affisso sui muri di Locri. Giovedì mattina lo abbiamo contattato per avere maggiori dettagli. È vero che le forze dell’ordine hanno rimosso la lettera affissa sui muri di Locri? Hanno creato un caso che non esiste. Sui social e su alcuni organi di stampa locali viene riportato che le forze dell’ordine avrebbero rimosso la lettera, ma è una falsità. È vero che i carabinieri mi hanno chiamato ma non per avvisarmi che avrebbero rimosso la lettera. Mi hanno solamente chiesto se fossi stato davvero io il firmatario. Pur volendo, non potrebbero rimuoverla, non ne hanno il diritto, anche perchè il formato della lettera è inferiore a 70x100 cm.

Sui social la lettera ha, comunque, avuto un riscontro positivo: c’è chi ha scritto che saremo pure dei visionari ma siamo una ricchezza del territorio. Se questa vicenda dovesse avere risvolti negativi, io chiederò a Don Ciotti di garantirmi il diritto alla libertà di espressione. Nella lettera scrivete che la presenza di don Ciotti nella Locride, che sarà ribadita il 21 marzo prossimo, fa onore a quanti sono stati colpiti dalla mafia e anche dall’antimafia. A chi si riferisce in quest’ultimo caso? Io e Natale Bianchi siamo un esempio eclatante. La nostra cooperativa Valle del Bonamico è stata colpita da tre interdittive antimafia. Non una, tre! E abbiamo sempre vinto. Ci hanno portato in tutti i tribunali del regno e siamo usciti vincitori. Il nostro intento è sempre stato quello di creare dal basso e per far questo ci siamo rivolti alle categorie più deboli, gli ex detenuti per esempio, i quali non avevano la fedina penale integra... essendo ex detenuti! Tutti si dichiaravano innocenti, per la verità, ma la fedina penale li smentiva. Perchè, secondo lei, la vostra cooperativa è stata travolta da tante accuse? Purtroppo ormai è generalmente accettato il gioco di certa antimafia: viene discriminato ciò che non va nella direzione dell’ossequio alle autorità, dell’inchino verso i potenti. Io e Natale Bianchi abbiamo sempre

camminato a schiena dritta, non ci siamo mai piegati a nessuno. Io e Natale abbiamo creato delle cooperative (oltre la Valle del Bonamico, la COSSEA a cui lavorò mia moglie Teresa Vesuviano, scomparsa nel 1998, la COJMA che dava lavoro a 160 sartine) che evidentemente davano fastidio, che promuovevano i veri poveri, le vere necessità del territorio, che facevano antimafia quando nessuno aveva il coraggio di farlo. Noi eravamo qui prima di Bregantini e lottavamo alla stessa maniera prima del suo arrivo. Bregantini ha il grande merito di aver valorizzato quanto era stato fatto e soprattutto quello di averci ascoltato. Ci ha guidati camminando insieme a noi, pecora tra le pecore. Vogliamo il riconoscimento della giustezza della nostra linea politica: dal basso deve nascere lavoro produttivo. Noi ci siamo riusciti e ci siamo riusciti gratis, con le sole nostre forze. Poveri eravamo e poveri siamo rimasti. Anzi, io ci ho pure rimesso: ho dovuto vendere la casa per pagare tutti i guai che la giustizia mi ha combinato. In che modo Don Ciotti avrebbe legittimato la persecuzione giudiziaria subita dalle vostre cooperative? Non spendendo una sola parola in nostra difesa, neppure dopo aver subito due sparatorie. Lui stava con le procure e le prefetture scrivete nella lettera...

Don Ciotti cammina con la scorta come Rosy Bindi che sorvola il territorio della Locride in elicottero. Anche a me hanno concesso la scorta dopo essere stato sparato ma l’ho rifiutata. C’è stato un forte indebolimento del fronte antimafia: questo perchè si è reso egemone il convincimento che l’unico contrasto al malaffare sia lo strumento repressivo militare. “I rei di mafia in manette hanno promosso magistrati e colonnelli a loro applicati. I rei di mafia, oltre a generare l’antimafia dello stato nazionale e regionale, hanno generato anche l’antimafia privata di Don Ciotti”. A sostenerlo il compianto Pasquino Crupi. Si trova d’accordo con lui? Pasquino era molto amico di Natale e ci ha sempre voluto bene e ammirati. E sono d’accordo con lui che la Calabria è stata ridotta a una questione criminale, non più meridionale. Cosa pensa della proposta del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, di riconoscere a Don Ciotti la cittadinanza onoraria? Lo farei anch’io cittadino onorario: una cosa è l’onore e l’onestà, un’altra è la sua politica, ovvero il fatto che lui scenda dal Piemonte per fare colonialismo. Mi inchinò alla sua santità e lo rispetto da fratello cattolico e battezzato, però vorrei che a casa mia non ci ficcasse il naso, soprattutto con le storture. Se vuole ficcare il naso che almeno ascolti quello che abbiamo da dirgli.


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DOMENICA 19 MARZO 07

Dinanzi alle migliaia di vittime di mafia vi sono almeno il doppio di vittime innocenti della“giustizia”. I calabresi si rifiutano di diventare marionette dell’indecente teatro della falsa lotta alla‘ndrangheta. Si tratta di un falso storico, di un luogo comune, di un paradigma che va corretto perché in questi anni l’unico argine che ha retto all’espansione mafiosa è stato quello costruito - in silenzio e a prezzo di enormi sacrifici e di molte vittime - dal popolo calabrese.

Presidente

Mattarella,

i calabresi sono vittime di una strategia antimeridionale che grida vendetta al Cielo! ILARIO AMMENDOLIA Benvenuto Signor Presidente, È così tanto il rispetto che proviamo nei Suoi confronti e per il Suo ruolo che non Le faremo il torto di scrivere una lettera retorica e ruffiana. Lei è il terzo presidente della Repubblica che viene nella nostra Terra. Pochi anni fa, all’indomani del delitto Fortugno, abbiamo avuto la presenza di Carlo Azeglio Ciampi. Oggi Lei è qui perché la Locride è stata scelta - e non a caso - come luogo di incontro dei familiari delle vittime delle mafie. Ancor prima è venuto il presidente Giuseppe Saragat e ha visitato San Luca per rendere omaggio alla memoria di Corrado Alvaro. Il nostro conterraneo, importante scrittore e giornalista, che qualche anno prima aveva scritto un editoriale sul Corriere della Sera in cui affermava che i calabresi si sentivano altra cosa rispetto allo Stato perché lo Stato aveva abbandonato la Calabria. Editoriale più attuale che mai! In Aspromonte, Saragat non ha parlato di ‘ndrangheta e non perché fosse reticente. In quegli anni, in gran parte della Calabria la mafia non c’era affatto, esisteva in qualche angolo remoto ed era, comunque, un fenomeno assolutamente marginale... I “mafiosi” si riunivano in qualche oscuro anfratto per parlare di “corna”, di “onore”, o del furto di qualche animale. Le cose sono cambiate quando è iniziata un’opera di distruzione sistematica del nostro fragile (ma dignitoso) apparato produttivo e la conseguente fine della nostra civiltà. In poco tempo le terre divennero incolte, le montagne arse, le mille botteghe artigianali chiuse, le piccole industrie conobbero una crisi senza fine. Lo “Stato” ha programmato un esodo di massa perché invece di creare lavoro al Sud è stato più comodo spostare manodopera a basso costo verso il Centro-Nord. Una scelta calata dall’alto che fece diventare i nostri paesi

spettrali, le strade deserte, le case ruderi di alcun valore. A un popolo di lavoratori instancabili e tenaci è stato inoculato il virus dello scrocco, dell’assistenzialismo, del vagabondaggio, della subalternità. Da questa scelta tragica e scellerata nasce la ‘ndrangheta! Non giudichi col metro della mafia siciliana o della camorra napoletana che hanno altre origini e altra storia. È doloroso dirlo ma in Calabria, per decenni lo Stato ha generato ‘ndrangheta senza mai combatterla! Anzi vi sono stati ministri e alti rappresentanti dello “Stato” che l’hanno utilizzata come strumento di governo. Si pensi al summit di Montalto! Oggi verranno letti i nomi delle vittime di mafia. Non conosco il loro numero, ma so bene che vanno tutte onorate, perché sono tutte “nostre” allo stesso modo. Nella stragrande maggioranza si tratta di commercianti, muratori, agricoltori, liberi professionisti. Rocco Gatto era un mugnaio, Marino un bravissimo chirurgo, Scuteri un muratore, Simonetta un avvocato, De Maio un sindaco, Futia un dipendente comunale, la signora Speziale una donna molto stimata nella sua comunità. Potrei continuare all’infinito…. Per fortuna nostra - e lo diciamo con autentico sollievo non è mai stato toccato un solo capello, nè forata la gomma di una bicicletta a un magistrato, a un deputato, a un questore, a un prefetto. Ne consegue che le centinaia di vittime della ‘ndrangheta uccise in questi ultimi trenta anni appartengono al popolo calabrese. Rifletta Signor Presidente, le vittime sono carne e sangue del nostro popolo ma sul banco degli imputati sono riusciti a mettere “i calabresi” con un’opera di diffamazione lucida e calcolata che non ha riscontri nella storia. Chi clicca Calabria vi troverà a fianco la parola ndrangheta! È questa la vittoria di coloro che hanno voluto ridurre la Calabria a una sola dimensione: quella criminale! L’hanno fatto per logiche di potere esterne e contro la

nostra Regione e che nulla hanno a che vedere con la lotta alla ‘ndrangheta. Io apprezzo i sacrifici di coloro che combattono la criminalità ma, al di là della loro volontà, molti degli “eroi” che occupano la scena sono stati funzionali a questo perverso disegno. Le darò un riscontro inoppugnabile. Dinanzi alle migliaia di vittime di mafia vi sono almeno il doppio di vittime innocenti della “giustizia”. Non parlo di errori giudiziari ma di innocenti finiti in carcere. È forte e legittimo il sospetto che l’alto numero degli incatenati sia servito per conquistare le prime pagine dei giornali e i titoli di apertura delle televisioni nazionali. In due sole “brillanti operazioni” (leggi giustizia sommaria) oltre duecento innocenti hanno varcato le porte del carcere: vittime di una strategia antimeridionale che grida vendetta al Cielo. Di molti di loro rivedo il volto : alcuni morti di infarto, altri di angoscia, molti di crepacuore. Oggi, sono molti a dire che il popolo calabrese non partecipa alla “lotta alla ndrangheta”. Si tratta di un falso storico, di un luogo comune, di un paradigma che va corretto perché in questi anni l’unico argine che ha retto all’espansione mafiosa è stato quello costruito - in silenzio e a prezzo di enormi sacrifici e di molte vittime - dal popolo calabrese. È vero invece che i calabresi si rifiutano di diventare marionette dell’indecente teatro della falsa lotta alla ‘ndrangheta. Signor Presidente, Lei probabilmente non leggerà mai questa lettera sicuramente incompleta e di scarso valore. Quindi lo scrivo “a futura memoria”: non si vincerà la ‘ndrangheta se lo Stato non ripenserà al suo modo di essere in Calabria. Non ci può essere lotta alla ìndrangheta che non sia anche lotta per l’attuazione della Costituzione che continua a essere ignorata e calpestata soprattutto nella nostra terra. Qualora Ella volesse vedere il punto preciso in cui la ‘ndrangheta nasce non faccia come l’on. Bindi. Non vada in elicottero a Polsi. Trovi il modo di ascoltare il rantolo profondo di quella parte della Calabria che non ha più voce. Noi, siamo uomini di uno dei tanti “Sud” del mondo. Siamo europei collocati nel cuore del Mediterraneo. La Repubblica Italiana nata dalla Resistenza ci appartiene e La sentiamo profondamente “nostra”! Lo “Stato” continua a ignorarci, a combatterci e a tenerci “fuori”, a “escluderci”, commettendo un grave errore e un imperdonabile sopruso! Nella misura in cui lo può, non lo consenta oltre Signor Presidente, noi siamo convintamente “non violenti”, democratici, “partigiani” della Costituzione. Non abbiamo nostalgie neo-borboniche, nè idee separatiste. Questa Terra però è piena di comprensibile rabbia, di grande amarezza, di giusta collera che potrebbe esplodere in qualsiasi momento con conseguenze facilmente prevedibili. E non è questo che vogliamo! Vorremmo invece che l’occasione di una Sua prossima visita fosse l’approvazione di una legge per il diritto al lavoro o per garantire la stessa assistenza sanitaria a tutti i cittadini italiani. Signor Presidente, realizziamo un Monumento ideale a tutte le vittime di mafia, ma utilizziamo come mattoni il sacrificio di tanti innocenti finiti nelle galere, il sangue dei nostri emigranti caduti in mezzo mondo, il sudore dei nostri tenaci contadini scacciati dalla terra, l’amarezza dei nostri giovani disoccupati, le sofferenze dei nostri ammalati senza cure, l’umiliazione della Calabria diffamata. E col sangue dei nostri martiri scriviamoci sopra “Onore, Dignità e Riscatto per il Popolo Calabrese”!

Il programma della manifestazione a Locri in ricordo delle vittime della mafia La XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie si svolgerà il 21 marzo a Locri e in contemporanea in 4000 luoghi in tutta Italia. Locri è stata già protagonista ieri, 18 marzo, con l’incontro tra i familiari delle vittime e oggi con l’incontro con il Presidente della Repubblica (ore 10:00 presso lo stadio comunale di Locri) e il momento ecumenico di ricordo delle vittime (ore 16:00 presso la cattedrale Santa Maria del Mastro). Per il 21 sono già previsti oltre 100 pullman che porteranno studenti di scuole di tutta la Calabria alla manifestazione di Libera che si svolgerà anche, in contemporanea, in 4000 luoghi in tutta Italia. La giornata del 21 marzo inizierà alle 9 sul lungomare di Locri con la partenza di un corteo che si concluderà in piazza dei Martiri dove saranno letti i nomi di 950 vittime delle mafie. Previsti poi interventi di Libera, Avviso Pubblico e familiari delle vittime. Nel pomeriggio sono in programma una serie di seminari tematici su vari argomenti: "Verità che costruisce memoria. Dall'oblio alla memoria collettiva", al quale parteciperà, tra gli altri, il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho; "Libertà di stampa tra minacce e querele temerarie. Il contributo dei giornalisti italiani nella lotta alle mafie" con la presenza del ministro Orlando, del presidente della Fnsi Beppe Giulietti e del segretario generale aggiunto del sindacato giornalisti Carlo Parisi; "Fare scuola in contesti difficili"; "Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Analisi e proposte a 21 anni dall'approvazione della legge n.109/96"; "Gli enti locali contro le infiltrazioni mafiose tra appalti e protocolli di legalità" con la presenza di Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e Antonio Viscomi, vicepresidente della Regione Calabria e componente il direttivo di Avviso Pubblico.


IN BREVE

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CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

PENSARE ALLA SALUTE Non vorrei sembrare vanamente velleitario nel ricordare una frase che mi sembra molto calzante sull’argomento come quella di Arthur Schopenauer per il quale […] “la salute non è tutto ma senza salute tutto è niente…” […]. Ma credo che riflettere, sempre che non ne abbiamo perso l’abitudine, su un tema del genere sia estremamente importante per due ordini di motivi. Il primo, perché la salute intanto è un diritto, costituzionalmente garantito è vero, ma civilmente dovuto da chi pubblicamente si assume l’impegno di dirigere le comunità e la loro vita. Il secondo, perché la salute è il primo segnale incontrovertibile attraverso il quale si misura e valuta la qualità della vita. Se non abbiamo chiare queste due premesse ogni intenzione o discussione sull’argomento si trasforma in una retorica di circostanza le cui conseguenze a volte si pagano a prezzi molto alti. E’ vero, purtroppo, che il convincimento di una tutela concreta della salute, la possibilità di essere sicuri, certi, di poter trovare le cure necessarie e assicurarsi una tranquillità si perde man mano che ci si approssima nelle corsie di molti ospedali o nella confusione della gestione dei servizi che fanno capo alle strutture ospedaliere. Ed è altrettanto giusto che la politica si occupi della sanità. Tuttavia ancora una volta ciò che non è comprensibile è il gioco politico delle nomine, delle cariche, il decidere come, dove, quando e a spese di chi razionalizzare servizi che, spesso, non sono razionalizzati ma resi vittime o di una sovrapposizione o di un taglio netto senza offrire vie di mezzo che siano compatibili con una copertura adeguata dei reparti e dei posti letto per ogni specialità, emergenza compresa. La salute è lo specchio della qualità della vita. E se così, è perché ne

siamo convinti, è altrettanto vero allora che un’incertezza su come organizzare e offrire tale servizio si trasforma in un danno che si ripercuote su ogni espressione della vita quotidiana. Sulle nostre insicurezze che si risolvono in ansia quando si tratta di dover decidere della vita di un nostro caro. Pensare alla salute significa pensare a come rendere più efficiente la capacità dell’offerta sanitaria pubblica distribuendone le capacità e le risorse, puntando alla periferizzazione delle medicine d’urgenza. In questo modo, si assicurerebbe una prestazione immediata con strutture d’emergenza che potrebbero disporre di maggiori risorse concentrandole soprattutto sulle professionalità. Certo, per fare questo ci vogliono idee, piani sanitari realistici, programmi dotati di priorità nella distribuzione dell’offerta sanitaria e dei presidi ospedalieri. Ci vuole il coraggio di decidere come impiegare le risorse finanziarie, come evitare trasferimenti inutili per impossibilità di disporre di posti letto in reparti privi di strumentazioni efficaci e idonee alla diagnostica. Ci vuole l’onestà di capire che ciò che si chiede nelle periferie della locride è una Medicina d’Urgenza capace di trattare emergenze, di salvare la vita, cosciente di dover rinunciare a una proliferazione di pari, identiche offerte, che depauperano le risorse finanziarie e rassegnano le Aziende Ospedaliere più piccole ad essere destinate a dimostrarsi inadeguate nell’emergenza. La sanità è un valore. Un valore che va difeso contro interessi di parte o individuali, perché l’abbattimento del senso di legalità nelle strutture sanitarie, come in tutta la pubblica amministrazione, diventa un pericolo perché non vi sono zone franche nel mondo dell’illegalità. E’ un valore che va difeso nella sua migliore espressione, rispettando chi chiede di essere curato e chi crede che la propria vita valga ancora qualcosa.

Oliverio riceve l'ambasciatrice dell'Uganda

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L’ordine dei Giornalisti conferisce un prestigioso riconoscimento all’IPISIA di Siderno/Locri Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, con sede in Roma, al termine dell’esame delle oltre 500 testate pervenute da tutta Italia, ha ritenuto meritevoli di premiazione 25 giornali scolastici, tra cartacei ed online, per ciascuno dei tre ordini di scuola. Tra i premiati, il giornalino scolastico “Professional…mente”, edito dall’I.P.S.I.A. di Siderno/Locri che, nell’ambito del Concorso Nazionale “Fare il Giornale nelle Scuole”, giunto alla sua XIV edizione, verrà premiato a Cesena nei giorni 11 e 12 aprile 2017 con la partecipazione del Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino.

L’ANGOLO DI PARRELLO

Ci ha lasciati un Medico Buono FORZA ITALIA SIDERNO PROTAGONISTA DI UN FOCUS SULLA SICUREZZA Lunedì Forza Italia Siderno ha aderito al #SecurityDay, la mobilitazione nazionale promossa che ha visto il partito fondato da Silvio Berlusconi allestire i propri gazebo in cento piazze italiane. L’iniziativa fa seguito a due decreti sulla sicurezza varati nei giorni scorsi dal Governo e relativi alla regolamentazione dell’immigrazione e alle nuove norme da mettere in pratica per garantire maggiore sicurezza urbana. Durante la giornata, i rappresentanti di FI hanno illustrato ai cittadini le proposte di parlamentari e sindaci raccolte sull’argomento durante la settimana precedente.

E cosi, ci ha lasciati purtroppo anzitempo il dottor Francesco Gentile, “l’Analista Buono”. Con la capigliatura da “Poeta”, era sempre pronto ad accogliere nel suo laboratorio tutti noi, preoccupati del diabete un po’ alto. Ma Lui subito ci tranquillizzava. Sempre la giusta parola per chiunque, sempre disponibile ad andare fino a casa di chi ne avesse bisogno. I pensatori del passato dicevano: “Buoni si nasce non si diventa…” Sono convinto che gli Angeli lo avranno subito accolto con loro, desiderosi di averLo per sempre accanto.

Questa settimana il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha ricevuto in visita, alla Cittadella regionale, l’Ambasciatrice dell’Uganda in Italia Grace Akello nell’ambito di una serie di incontri dell’alto diplomatico in varie realtà istituzionali italiane. Nel corso della visita, improntata alla cordialità, l’Ambasciatrice Akello ha parlato diffusamente del Paese africano, presentandone le caratteristiche al governatore.



LA COPERTINA

BOVALINO

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In vista delle elezioni comunali che dovrebbero finalmente porre fine al periodo di commissariamento di Bovalino, Sebastiano Primerano, già vicesindaco della cittadina jonica, affronta il problema della candidature e delle tante problematiche da affrontare con urgenza per poter garantire ai cittadini adeguati standard di abitabilità.

È il momento di dare risposte definitive I problemi sono tanti e ciascun membro della comunità ha non una ma cento fotografie del degrado esistente, nonostante l’impegno fattivo della terna commissariale che ha messo in cantiere progetti che l’amministrazione che sarà eletta si troverà su un “piatto d’argento”.

In vista delle prossime elezioni amministrative, Sebastiano Primerano, già Vicesindaco di Bovalino ed esponente del C.D.U. affronta il problema delle candidature ma ragiona, caratteriale per chi la politica l’ha sempre fatta, sulle cose da “fare”. “Può sembrare controcorrente, ma ritengo si debba conoscere lo stato dell’arte dell’effettiva situazione finanziaria e soprattutto dell’efficienza della “burocrazia” e sul “numero” effettivo degli impiegati che dovrebbero esserci in una cittadina come Bovalino che effettivamente annovera circa 10 mila abitanti (gli immigrati comunitari ed extracomunitari hanno raggiunto il numero di 717)”. I problemi sono tanti e ciascun membro della comunità ha non una ma cento fotografie del degrado esistente, nonostante l’impegno fattivo della terna commissariale (sto parlando di quella attuale: Caccamo, Pastorelli e Poletti) che ha messo in cantiere progetti che l’amministrazione che sarà eletta si troverà su un “piatto d’argento”. Credo, prosegue Primerano che “l’ascolto” spesso diventa occasione per far “sfogare” il cittadino suscitando aspettative. A ben guardare, le cose da fare sono tante: dal servizio per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e speciali al depuratore consortile; dall’efficienza dei servizi, allo stato delle strade interne e di congiunzione con le frazioni e le contrade; dall’efficienza del servizio idrico urbano, ai servizi di vigilanza; dalla salvaguardia idrogeologica del territorio al depuratore consortile; dalla pulizia vera dei marciapiedi e delle strade alla segnaletica. alla balneazione. Pensiamo che di tutto ciò vada

fatta un’analisi dettagliata con la Prefettura, la Regione, la Città Metropolitana. Noi lo stiamo facendo con un franco confronto con la Commissione Straordinaria e intendiamo coinvolgere le Forze dell’Ordine attraverso Il Comando Provinciale ed il Gruppo Carabinieri di Locri, la Questura. Pensiamo che almeno cinque unità della Polizia Provinciale vengano comandati a Bovalino per il servizio di polizia e per questo motivo è necessario interpellare la Prefettura per capire come ci si dovrà muovere per una Pianta Organica armonizzata per le effettive esigenze di una cittadina che è la terza nella Locride per numero di abitanti. Molti impiegati sono andati in pensione e

all’orizzonte non si vede come si può fare dei bandi per adeguare l’organico. Tra pochi mesi altri impiegati andranno in quiescenza. In questa situazione quale risposte possiamo dare ai cittadini? Sono problemi che la gente conosce bene e spetta alla politica ed agli amministratori dare risposte non rassicuranti ma definitive. Non si può chiedere sacrifici alla popolazione se non si è in grado di soddisfare le esigenze dei servizi”. Il rappresentante del CDU è un fiume in piena e sembra essere sceso già in campo per le elezioni di maggio/giugno. “Molti sembrano remare “contro” questo Comune mettendo da una parte in risalto i problemi ma facendo intravvedere la facilità della risoluzione. La

politica, e parlo di partiti e Movimenti, si deve vestire del proprio ruolo che è quello di curare il “bene comune” e attraverso tavoli di concertazione (Prefettura, Regione, Città Metropolitana, ASP, Calabria Verde, Consorzio di Bonifica) insieme, ognuno per le proprie competenze, si può intervenire per eliminare le criticità consolidate da lungo tempo”. Sulle candidature Primerano glissa un po’. “Ci stiamo pensando e abbiamo avviato “ragionamenti” con le forze del centrodestra. Non è questione di candidarsi a sindaco. Dobbiamo serenamente confrontarci e scegliere senza preconcetti i candidati giusti che abbiano forza ma anche professionalità, carisma e volontà di “remare” giorno dopo giorno. I problemi, non si risolvono con un colpo di bacchetta magica e chi in giro sta dicendo queste cose, sa bene che la realtà è ben altra. Per questo siamo predisposti alla verifica tra partiti, associazioni e forze sociali, commercianti, artigiani, imprenditori e professionisti per una lista “forte” e competente”. Mancano poco meno di tre mesi per le elezioni amministrative ed ancora non si sono delineati gli schieramenti. Tutti si augurano che il confronto possa passare tra tre candidati ma c’è chi giura che, come nel 2010 le liste saranno almeno cinque. Ma a Bovalino può veramente succedere di tutto anche se il passato dovrebbe far riflettere sulla tenuta di amministrazioni che non raccolgono la maggioranza dei votanti.

ATC: NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE JACOPO GIUCA ono trascorsi due anni da quando Francesco Ferraro è venuto nella nostra redazione per denunciare la situazione di illegalità nella quale versava l’Associazione Territoriale Caccia e pesca con la presunta corresponsabilità della Provincia di Reggio. L’Associazione, che oltre a promuovere le attività venatorie, si premura di salvaguardare l’ambiente attraverso un’azione mirata di reimmissione e ripopolamento della fauna locale, è regolamentata da un dettagliato statuto che, stando alla documentazione raccolta da Ferraro, era stato violato non solo nella nomina dei membri del comitato di gestione, ma anche nella salvaguardia dei diritti dei soci. Constatate quelle che riteneva irregolarità, Ferraro si era reso protagonista di una battaglia legale presentando una denuncia in seguito alla quale l’Amministrazione Provinciale si sarebbe premurata di notificare all’ATC RC2 che, qualora la situazione non fosse tornata alla liceità in maniera spontanea, si sarebbe provveduto a un ripristino coatto delle cariche e a un possibile commissariamento dell’attività. Nonostante sembrasse che la situazione fosse prossima a tornare alla normalità, tuttavia, a due anni da quella notifica non sarebbe stata avviata alcuna azione da parte delle Provincia o della Regione e, anzi, Ferraro si sarebbe visto sospendere dall’ATC con un provvedimento disciplinare. La sospensione, secondo il professore, sarebbe grave in quanto resa esecutiva non in seguito alla sottoposizione del caso al Presidente della Provincia, come imporrebbe lo statuto, ma per scelta arbitraria del comitato di cui Ferraro dovrebbe fare parte e che non avrebbe invece discusso la sua sospensione in sua presenza. Non solo. Il professore ci ha raccontato che gli sarebbe stata negata la possibilità di poter illustrare il suo caso per poter eventualmente fare ricorso, mentre il comitato avrebbe continuato a riunirsi senza notificare le date dei nuovi incontri a Ferraro producendo delibere che potrebbero essere considerate “nulle per difetto di convocazione”. Si aggiunga, a questo, che, secondo Ferraro, proprio perché liberi della sua ingombrante presenza, i membri del comitato avrebbero stabilito di applicare un regolamento interno all’ATC che andrebbe contro i dettami dello statuto regionale e si sarebbero concessi un gettone di presenza alle riunioni pari a 30 € senza curarsi che il regolamento regionale imporrebbe invece la partecipazione a titolo gratuito alle assemblee. La conseguenza dell’introduzione di questo contributo, stando alle dichiarazioni del professore, sarebbe stata l’aumento della tassa annuale che i

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cacciatori devono versare all’Associazione, condizione che avrebbe convinto Ferraro a fare nuova richiesta di accesso ai libri verbali dopo che tale diritto previsto dallo statuto gli sarebbe stato negato due anni fa. Anche questa volta Ferraro si sarebbe visto respingere la richiesta, evenienza che lo avrebbe convinto a inoltrare alla regione una richiesta di provvedimenti disciplinari nei conforti dell’allora presidente Diego Cara e del segretario Pietro Audino che, ritiene Ferraro, sarebbero inoltre colpevoli di avere dichiarato il falso in una raccomandata affermando che la sospensione nei suoi confronti riguardava il suo ruolo di socio e non quello di membro del comitato. Emersa questa nuova irregolarità, stando alle dichiarazioni di Ferraro, Diego Cara avrebbe abbandonato il ruolo di presidente dell’ATC lasciando spazio a Giuseppe Musco, eletto dal comitato senza che al professore venisse notificata la convocazione che gli avrebbe permesso di prendere parte alla votazione. Anche in seguito a questo evento Ferraro avrebbe chiesto l’accesso agli atti e anche in questa occasione tale diritto gli sarebbe stato negato convincendolo a fare una nuova denuncia alle forze dell’ordine. Come era già accaduto in altre occasioni il ricorso alle vie legali non avrebbe cambiato la situazione ma, anzi, a detta di Ferraro, avrebbe prodotto quella che lui considera una sorta vendetta da parte dei vertici dell’ATC: presentata a settembre la documentazione utile a prendere parte a una battuta di caccia al cinghiale e pagata l’apposita tassa, a Ferraro non sarebbe stata concessa la possibilità di partecipare perché, in seguito alla verifica della documentazione allegata, la domanda di idoneità sarebbe stata presentata dall’ATC con ritardo sulle scadenze. Allo stato attuale Ferraro avrebbe denunciato anche questo comportamento e chiesto, con lettera dell’avvocato, di annullare tutte le deliberazioni effettuate in sua assenza da parte del comitato, richiesta in seguito alla quale anche il nuovo presidente Giuseppe Musco si sarebbe dimesso. Con il passaggio di competenze dalla Provincia alla Città Metropolitana, purtroppo, non molte cose sono cambiate, ma il professore afferma di essersi già rivolto al consigliere Caterina Belcastro per illustrarle la situazione, con l’augurio che un focus su quanto sta accadendo possa porre fine a una situazione che ritiene illegale e che persisterebbe da ormai troppo tempo. Dal canto suo, la Belcastro avrebbe già assicurato al professore che si attiverà affinché la situazione rientri nella normalità in tempi brevi, ma Ferraro ritiene che sarà complicato scalfire lo zoccolo duro dei membri del comitato. Per questo è lungi dall’avere intenzione di interrompere la sua battaglia…



ATTUALITÀ

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Mal di Kansas Prenderei i miei cani, li metterei dentro a un camper e viaggerei con loro attraverso il mondo. Meta numero uno: il Kansas. Lì dove è iniziata la passione per le praterie e per gli spazi aperti e sconfinati, dove un intimo e frustrato nomadismo vorrebbe prendere corpo.

ESPOSTO

Franco Mammoliti invia un esposto al procuratore per sollecitare interventi in materia di sanità

n giardino? No, grazie. Sono troppi i desideri giardinicoli che abitano il mio cuore perché possa pensare di realizzarne neanche uno. Sì, come tutti ho il mio privatissimo giardino immaginario. Soporifero, temo. Un giardino sopra una collina, a cui si arriva in calesse per stradine costeggiate da rose selvatiche e lunghe siepi miste in cui si rifugiano volpi e barbagianni, ombreggiato da olmi, immerso nel lucore chiazzato delle fronde di aceri e meli. Un’illusione, un rifugio, una confortevole tana della mente in cui in cui ripararsi da solitudine e disperazione. Ma quando il motorino del sogno parte sul serio, penso a un camper. Un favoloso, confortevolissimo camper. Prenderei i miei cani, ce li metterei dentro e viaggerei con loro attraverso il mondo. Saremmo felici, ci basterebbe quel poco. Una scatoletta, un pacchetto di cracker, dell’acqua fresca. E loro sarebbero per magia i cani

U

Il presidente dalla ASCOA Franco Mammoliti ha inviato, in data 16 marzo 2017, un esposto al procuratore della Repubblica di Locri nel quale denuncia la cronica violazione dei diritti tutelati dalla costituzione in merito di diritto alla salute e accesso ai servizi sanitari. Appellandosi all’articolo 32 delle Costituzione Italia, che indica la salute come un fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, Mammoliti ritiene, considerato il reiterato disinteresse della politica ad affrontare concretamente e definitivamente il problema, che la palla debba adesso passare alla magistratura, fino a questo momento anche’essa colpevole di un incomprensibile disinteresse alla questione. Indicando come carenza principale dell’ospedale Spoke di Locri che, in quanto tale, si sottolinea, dovrebbe servire circa 135mila utenti, la drammatica mancanza di posti letto, Mammoliti prega il procuratore di prendere in considerazione con la consueta professionalità il suo esposto e di intervenire, secondo quanto di sua competenza, per ripristinare una volta per tutte il diritto alla salute anche nel nostro comprensorio.

più intelligenti del mondo, mi darebbero il cambio a guidare, rassetterebbero, farebbero la spesa al market. Meta numero uno: il Kansas. Lì dove è iniziata la passione per le praterie e per gli spazi aperti e sconfinati, dove un intimo e frustrato nomadismo vorrebbe prendere corpo. Con loro camminerei per tutta la giornata, in mezzo all’erba alta alle spalle, lo zaino, il sacco a pelo arrotolato, le pentole che tintinnano, e un bastone di Maclura. Accamparci all’imbrunire, quando il sentiero è illuminato dalla luna, grande, enorme come in una canzone, le stelle che appaiono una dopo l’altra, a mano a mano che il cielo si fa più scuro, di quel colore profondo, che ci vuole il blu ortensia, con una punta di ciano e di lacca bitume, per farlo: ma non viene mai uguale. Montare la tenda? E che ci vuole? ZAC! La lanci per aria come nella pubblicità, e quella si monta da sola. Staremmo tutti e cinque zittini zittini, a guardare le stelle, dalla più vicina alla più lontana, da quelle a cui i

cataloghi assegnano una sigla con lettere e numeri a quelle dai nomi esotici, arabeggianti. Tutte le stelle, i pianeti, le galassie, ogni storia mai raccontata su alieni, altri mondi, battaglie spaziali, tutto si vede, si dipana, come una linea del tempo aggrovigliata che riprende il suo normale fluire, tutto si conosce e si raccoglie in quella porzione di volta celeste, sdraiati fuori una tenda da campo, in Kansas. Io e Bibo faremmo bollire l’acqua per il tè, Bassotto controllerebbe il fuoco, e Pappiralfi sarebbe già troppo stanco, accucciato a ronfare nella tenda. Andreino George con il musetto sulle mie gambe. Berremmo il tè, e con un mozzicone di matita, su un vecchio quadernetto dai bordi laceri faremmo importantissime statistiche sulla Little Bluestem e sulla Indiangrass, e poi partiremmo per una nuova camminata. Riprenderemmo il camper, visiteremmo l’intero mondo. Le steppe della Mongolia, quelle che in inverno gelano e le puoi attraversare solo seguendo il percorso dei

fiumi ghiacciati, dove se fai un passo falso, sei morto. Ma noi siamo protetti, semplicemente protetti dall’immaginazione sognante, e non metteremmo mai il piede in fallo. Non avremmo né freddo né fame, scaleremmo pareti verticali e con la forza del pensiero potremmo anche volare in picchiata da una vetta innevata fino alla verde vallata. Al nostro camper non manca né acqua né benzina. C’è sempre la giusta temperatura e non si infanga mai. Il nostro camper può andare ovunque, anche diecimila leghe sotto i mari, o nello spazio profondo. Pappi, Bibo, Andreino, Bassotto e io saremmo un equipaggio di esploratori, compiremmo imprese epiche e andremmo là dove nessun camper ha mai osato spingersi. Infine, una volta stanchi, senescenti, atterrati su un piccolo satellite verde e rorido, potremmo, seppur con i nostri acciacchi, inventarci un piccolo orto. Lidia Zitara

ORA MANCHI SOLOTU “Ora manchi solo tu”. Un ritmo nostalgico proiettato al futuro. Un calice attento osservatore e paziente interessato a quelle labbra che degusteranno. Un po' come il sole a mezzanotte, “ora manchi solo tu” rappresenta la paura del nuovo, di quel sorriso sincero carico di emozioni che non riportino alla pubblicità dei dentifrici a pasta. Desiderio paura e racconti dei fratelli Grimm per poter credere ancora alle favole e poter dire finalmente... mai avuto carie in vita mia. “Ora manchi solo tu”. Quando anche un ti voglio bene si carica di ermetismo estremo per non dover scendere a compromessi. Ma io in verità voto a favore. Roberto De Angelis



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L’APPUNTAMENTO

La motocross torna a rombare a Siderno con il 1° Memorial Paolo Parisi Dopo tanti anni ritorna a Siderno il famoso Beach Cross. Il 26 Marzo, infatti, vedremo sfidarsi i più forti piloti interregionali delle categorie. Un grande evento, organizzato dal Moto Club Extreme in collaborazione con la FMI. La giornata inizierà alle 9:00 con le prove libere fino al tardo pomeriggio con la gara della classe regina SUPERCAMPIONI. Giornata sportiva molto importante per la cittadinanza sidernese. Nel pomeriggio, infatti, in concomitanza con le gare si disputerà anche il derby calcistico Siderno - Locri ed è per questo che gli organizzatori hanno deciso di gareggiare fino all’ inizio della partita e riprendere le manche subito dopo il termine. La giornata, inoltre, assumerà anche il titolo di 1° Trofeo Beach Cross Mediteranee Memorial Paolo Parisi Città di Siderno, in ricordo del centauro sidernese scomparso in un tragico incidente. Se interessati a partecipare o ad assistere, potete scrivere direttamente nella pagina Facebook o contattando il 328 1982086. Spalancate il gas, domenica 26 marzo lungomare delle Palme Siderno siete attesi numerosi!!!

Sant’Ilario: Altro che differenziata... a crescere è l’inciviltà

Gentilissima dott.ssa Cogliandro, le sarei grato se provvederà a trovare lo spazio per diffondere questa missiva sul settimanale da lei diretto. Le foto in allegato sono state scattate su terreno demaniale marittimo, lato sud del Comune di Sant’Ilario dello Jonio. In detta area, zona importante per il turismo estivo, complici le caratteristiche dei luoghi appartati e la mancanza di un sistema di videosorveglianza, si sono formate delle vergognose discariche a cielo aperto alimentate dai soliti ignoti. Qui si trova di tutto e di più! Ma in caso di mareggiata dove andranno a finire? Nel nostro mare! Purtroppo quando c’è di mezzo l’inciviltà servirebbe più che altro una rivoluzione culturale che a queste latitudini tarda ad arrivare! Forse l’unico metodo per evitare altri continui scempi, in quest’area, sarebbe un intervento da parte dell’amministrazione comunale affinché al più presto si convochi un tavolo interforze (con polizia e carabinieri in primis) per affrontare in modo determinante una situazione insostenibile. Dario Raffa

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ll letale e anacronistico ossimoro del Palazzo - 6 Abbandoniamo (momentaneamente) il Palazzo Centrale per occuparci di quello a noi più prossimo, vale a dire la Regione Calabria. Come sappiamo,il primo firmatario Domenico Battaglia, consigliere regionale del Pd, a fine gennaio, aveva raccolto le firme non solo dei colleghi del suo partito ma anche del Nuovo Centrodestra, di Forza Italia, della Casa delle Libertà e de La Sinistra (dimostrazione tangibile che pecunia non olet), per presentare un disegno di legge per “ adottare un sistema previdenziale che ad oggi i consiglieri regionali calabresi, unico caso in Italia non hanno”, scatenando la reazione contraria anche del governatore Mario Oliverio, che aveva minacciato di porre la fiducia qualora i suoi compagni di partito non avessero ritirato la proposta di legge, e del presidente del Consiglio Nicola Irto. A dare notizia del ritiro del disegno di legge è stato lo stesso Domenico Battaglia che ha dichiarato,“Quale primo firmatario della proposta di legge, alla luce delle polemiche divampate in questi giorni e degli attacchi strumentali di cui siamo stati oggetto, con grande senso di responsabilità, anche a nome dei colleghi cofirmatari, ho ritenuto di dover procedere in tal senso”. Tuttavia, Battaglia non rinnega la proposta ribadendo la bontà dell’intervento legislativo e, a questo punto, ritiene opportuno che la problematica vada meglio approfondita in sede di conferenza dei capigruppo. <<Il vespaio di polemiche sollevato dalla proposta di legge sul sistema previdenziale che i consiglieri regionali dovranno adottare, mi spinge ad un chiarimento, magari non richiesto ma che sento necessario. Ho sottoscritto la proposta (sì, forse in maniera troppo frettolosa e su un testo sottopostomi per la firma nell'aula del Consiglio e durante i lavori della seduta del 27 gennaio) ma questo non significa che non rimanga saldamente dell'idea - e lo farò valere in ogni sede utile - che mai e poi mai ci possano essere dei vitalizi per i consiglieri regionali. Chi mi conosce, sa perfettamente quale sia sempre stata la mia posizione sull'argomento, di netta avversione>>. Lo afferma Arturo Bova, consigliere regionale e presidente della commissione regionale antimafia. Due riflessioni. La prima: ma è mai possibile che un consigliere firmi una proposta di legge “in maniera troppo frettolosa” senza leggerla attentamente? E' stata, forse, un'azione fraudolenta? Un tentativo maldestro di carpire la buona fede? La seconda: sappiamo che il vitalizio, con questa denominazione non esiste più ma sappiamo, egualmente, che “mutatis mutandis”, di fatto, è stato camuffato con la denominazione di pensione. Non dimentichiamo che il Coordinamento nazionale delle associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali e di ex deputati delle assemblee regionali» guidato dall’ex consigliere della Regione Calabria Stefano Arturo Priolo, ha spedito al presidente della Conferenza delle Regioni e a tutti i governatori una lettera al fulmicotone, preannunciando un diluvio di carte bollate “per resistere in giudizio ovunque contro l’attacco a giusti e legittimi diritti acquisiti”. I diritti acquisiti valgono per i politici, certamente non per gli esodati! E' un paradosso ma in ogni Regione esiste un’associazione degli ex consiglieri, che non si mantiene soltanto con le quote dei soci, ma pure con i contributi dei consigli regionali a cui vorrebbero, con i soldi dei contribuenti, fare causa nel caso di «attacco ai diritti acquisiti». E, oltre ai soldi, si mettono a disposizione di quelle associazioni strutture, spazi e personale. Ho avuto degli incontri. Alcuni, amici, mi hanno consigliato “ Ma lascia perdere, ma chi te lo fa fare”. Li ringrazio. Altri mi hanno accusato di essere un populista, un demagogo. Me ne hanno detto di tutti i colori, ma non sanno che a me l'arcobaleno è sempre piaciuto. Continua (forse) Tonino Carneri



ATTUALITÀ

La Calabriachiama,

gli emigrati rispondono

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO "C'è sempre un po' di tristezza quando lasciate il vostro armadietto vuoto dopo l'ultimo turno e in questo caso le emozioni sono molto più profonde e più forti che mai. Non ci sono parole per spiegare quanto io sia grato a tutti i ragazzi che hanno preso parte alla mia bella esperienza in #Fucina. Voglio che tutti voi sappiate che quando ripenserò al tempo trascorso insieme, ci sarà un sorriso sul mio volto e un po' di nostalgia nel mio cuore" Lo scrive rigorosamente in inglese, in un post su fb, Santo Pate, 28 anni, di Catanzaro, che lo scorso febbraio, dopo tre anni e mezzo trascorsi a Londra, ha deciso di lasciare il ristorante Fucina, in cui lavorava come chef per ritornare nella sua terra e lasciarsi coinvolgere nel progetto di Stefano Caccavari, 28enne anche lui, definito dalla stampa nazionale lo Steve Jobs della Calabria. Di Stefano abbiamo scritto esattamente un anno fa per raccontare della sua Bio Valley, l’orto più grande d’Italia, realizzato a San Floro, a cinque minuti dalla Cittadella regionale. È qui che insieme allo zio Franco, Stefano ha realizzato ettari di coltivazioni biologiche riuscendo a spegnere il fuoco del "drago": in quest'area, infatti, sarebbe dovuta sorgere la seconda discarica più grande d’Europa, un ecomostro capace di raccogliere 300 tonnellate al giorno di rifiuti speciali e pericolosi. Anche Stefano ha vissuto all'estero e più volte è stato nella Silicon Valley per soggiorni studio. Gli era stato pure offerto un posto di lavoro lì, ma Stefano aveva rifiutato. Quando un anno fa l'abbiamo intervistato si era messo in testa di riabilitare delle vecchie macine e ristrutturare un vecchio casolare abbandonato a San Floro così da dotare la Calabria di un mulino a pietra che macinasse come si faceva un secolo fa. Per salvare l'ultimo mulino a pietra della Calabria servivano 250 mila euro. In tre mesi ne ha raccolti il doppio grazie a un crowdfunding via facebook, creando la più grande start up agricola del mondo. Il suo progetto si chiama “Mulinum” e ha come obiettivo quello di riportare in Calabria la filiera dei grani antichi e di puntare ai prodotti a chilometro zero e alle lavo-

IL MULINO DI SAN FLORO

SANTO PATE E SIMONE MARSICO

STEFANO CACCAVARI

Da Londra per lavorare nel Muli

Dopo una vita torna in Calabr tutta la sua for


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"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via - scriveva Cesare Pavese ne La luna e i falò. - Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Proponiamo di seguito due esempi di emigrazione di ritorno in Calabria. razioni di una volta. Un progetto che è subito decollato e a cui oggi collaborano anche Santo e suo cugino Simone, anche lui a Londra da due anni e mezzo e chef della partita antipasti nello stesso ristorante. Santo aveva contattato Stefano alcuni mesi fa per sapere se fosse possibile inviare le farine del suo mulino biologico anche a Londra. I due si danno appuntamento a San Floro, dove Santo si reca durante le vacanze natalizie: in quell'occasione Stefano gli propone di tornare in Calabria per lavorare con lui. Santo accetta e, ritornato a Londra per presentare lettera di licenziamento, coinvolge anche Simone. Insieme preparano le valigie di ritorno. "Mi definisco uno zingaro - sorride Santo - la mia casa è nella mia valigia. Da giovanissimo ho lasciato la mia terra. Sono stato quattro anni in Piemonte, poi in Germania e infine a Londra. Stavolta ho deciso di tornare per restare". "Lo stipendio, rispetto a Londra, sarà quasi meno della metà - prosegue Simone - ma il progetto è allettante". "... e poi sarà realizNELLA BIO VALLEY DI STEFANO

zato in Calabria!" - gli fa eco Santo. “Qui abbiamo tutto - riprende Simone - le materie prime sono di ottima qualità, i posti sono bellissimi, il clima è perfetto. Quello che ci manca è l’organizzazione. Un progetto deve essere ben costruito e ben gestito, non basta farlo partire. Senza impegno non potrai mai iniziare ma, soprattutto, senza costanza non potrai mai finire. Il progetto di Stefano è stato pensato nel modo giusto, è innovativo e assai promettente". Anche Santo è convinto che la Calabria abbia scarse capacità di pianificazione: "La mia maestra alle elementari diceva a mia madre: suo figlio è bravo ma non si applica. Ed è quello che io oggi penso della Calabria! Da noi va di moda l’arte di arrangiarsi. Abbiamo smesso di puntare in alto perchè qui è tutto un rincorrersi di burocrazia interminabile. E così rinunciamo in partenza. Quella che in altri paesi è la normalità, a noi ci sembra inarrivabile". E l'amarezza, adesso che è ritornato, un po' lo assale: "Anche la mia ragazza è ritornata a Catanzaro dopo aver vissuto insieme a Londra. Lì lavorava come infermiera. Appena rientrati, ha inoltrato il suo curriculum a 170 indirizzi... le avesse risposto qualcuno! Nemmeno per dirle: No, grazie, non siamo interessati. Non c'è rispetto per i giovani, non c'è considerazione, non c'è fiducia. Non ci sentiamo stimolati e, piano piano, abbiamo visto crollare ogni punto di riferimento, politica in pimis, per questo in molti abbiamo abbandonato la nostra terra. Per restare, dobbiamo metterci in testa che non possiamo contare se non sulle nostre forze e allearci con chi non si arrende, cercando di essere un modello per chi, invece, ha gettato la spugna. Come dice il grande Gualtiero Marchesi, il padre della nuova cucina italiana: la migliore forma di insegnamento è l'esempio. E io di lui mi fido!".

in Calabria no dello Steve Jobs italiano "Non sono un cinico stupido che crede che la Calabria (e l'Italia intera) possa mai cambiare ed essere migliore di com'è, se si continua tacitamente ad accettare le bugie, gli inganni, i tradimenti e la corruzione dei nostri politici che vanno in televisione per ricordarci dei problemi che noi cittadini giornalmente affrontiamo e che loro stessi hanno creato, senza mai offrire nessuna soluzione tangibile per la crescita e il benessere del nostro paese. Però non voglio neanche essere talmente stupido da credere che il nostro paese possa crescere e cambiare se il cambiamento non parte da noi". A dichiararlo, parafrasando una strofa della canzone "Il costume del torero" tratta dall'ultimo album di Brunori Sas "A casa tutto bene", è Anthony Reale, calabrese, vissuto in Canada dall'età di 8 anni e poi ritornato in Calabria da pensionato, all'età di 65 anni. A citare il cantautore cosentino anche Matteo Renzi, in occasione della chiusura della convention del PD, tenutasi al Lingotto di Torino. L'ex premier ha presentato Dario Brunori come un "cantante che ha scritto delle cose meravigliose", recitando quindi una strofa, a titolo esemplificativo, per far comprendere come il cambiamento ha sì bisogno del NOI ma non può prescindere dall'IO: "Non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com'è. Ma non sarò nean-

che tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parto da me". Idea condivisa da Anthony Reale che dopo una lunga carriera da ingegnere imprenditore in Canada ha deciso di tornare nella sua terra natia e investire nel futuro del suo Paese. A Sant'Ilario, in una terra dove il calore del sole del sud è mitigato dalla brezza sopraffina dello Ionio, sorge la sua azienda vitivinicola e agrituristica. In queste terre baciate dagli dei e in cui si respira ancora la magia della Magna Grecia, Anthony Reale, ha deciso di investire il suo bagaglio di esperienze internazionali. È qui che maturano i grappoli da cui ricava gli eccezionali vini della sua cantina, insieme all'enologo Vincenzo Ippolito, mescolando l'amore per la vigna, curata con continue attenzioni, e l'esperienza in cantina, che si forma tra antiche tradizioni, moderne tecnologie e soprattutto tanta passione. "Passione = qualità" è il suo motto. "Nella vita - prosegue Anthony - ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre, la cosa importante è di essere in grado di rischiare e sacrificare ciò che siamo per quello che potremmo diventare. Chi si sacrifica, chi rischia e lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso". Maria Giovanna Cogliandro

a in Canada, ria e vi investe rtuna


CULTURA

razione ig m E a r t s o n a ll e d ie r Sto La poesia

Era di Riace una delle firme più prestigiose del giornalismo americano degli anni '20- '40 IL CALABRESEVINCENZO COMITO FU GRANDE GIORNALISTA E COMMENTATORE RADIOFONICO AMERICANO. ERA NATO A RIACE IL 29 DICEMBRE DEL 1896. L’ATTACCO GIAPPONESE DI PEARL HARBOR LO CONVINSE A PRENDERE LE DISTANZE DAL FASCISMO DI CUI ERA, FINO A QUEL MOMENTO, CONVINTO SOSTENITORE.

Il dottor Gaetano Catalani continua a fare incetta di riconoscimenti per la sua arte. Tra gli ultimi premi ricevuti: Premio Internazionale di Poesia “Espressioni Poetiche” Milano 2017 - 2° Classificato in Vernacolo e 3° Classificato in Italiano; Premio Nazionale “Penna d’Autore” 2017 Comune di Auletta (Salerno) - 1° Classificato in Vernacolo; Premio Nazionale di Poesia “Alda Merini” 2017 Imola (Bologna) - 4° Classificato nella sezione Poesia Inedita; Premio Nazionale di Letteratura “Il Sigillo di Dante” 2017 Comune di La Spezia - 2° Classificato in Vernacolo; Concorso Internazionale “Il Canto delle Muse” 2017 Bellizzi (Salerno) - 3° Classificato nella sezione Poesia Inedita; Premio Nazionale “L’Arte in Versi” Jesi (Ancona) Premio Speciale per il Dialetto. Di seguito vi proponiamo una delle poesie premiate.

...E la notte porta via le sue stelle …E la notte porta via le sue stelle Ciocchi anneriti su un focolare spento attendono l’inverno, forse il più freddo, e mentre l’ultimo stormo s’invola, il cielo si veste di malinconia. La notte incespica sui miei pensieri e sulle illusioni che nel silenzio, sotto la flebile luce di un abat jour, danzano sulla cornetta del telefono in attesa di uno squillo che non arriva. Una lacrima scorre lenta sulle gote tra groppi di sogni e sterpaglie colorati di gioie e rimpianti che s’incrociano e si dissolvono, come orme impresse sulla sabbia, come il canto di una dolce capinera, come il suono di un violino nella notte, come un amore che ti fa star male. Mi copro col colore dei tuoi occhi e immagino di baciarti le palpebre, posso sentire il profumo della tua pelle e lasciarmi attraversare dai brividi. Sono frammenti di vita che scottano come cenere su una brace mai spenta, sono ricordi che nascono dal buio mentre la notte porta via le sue stelle. Il fruscio del vento mi scuote, guardo il cielo che si tinge di violetto, una palla di fuoco esce dal mare e questa notte sarà solo un ricordo.

Vincenzo Comito nacque a Riace, in via Spirito Santo, il 29 dicembre del 1896 da Francesco (“procaccia”) e Elisabetta Campagna (“filatrice”). Sin da piccolo mostrò una spiccata intelligenza e una predisposizione per le materie letterarie. Fu il parroco del paese che, intuite le grandi capacità del ragazzo, spinse i genitori a farlo studiare. Così con enormi sacrifici, Francesco ed Elisabetta lo mandarono dopo le scuole superiori, superate a pieni voti, all’Università di Roma. Nel 1922 si laureò in Economia. Precedentemente non si era sottratto al servizio militare e, come sottotenente, aveva preso parte alla Prima Guerra Mondiale. Nonostante la laurea in economia la sua passione era altra: amava scrivere. Già negli anni dell’università aveva iniziato a collaborare con giornali della capitale e, come sempre capita all’inizio, a scrivere di “cronaca nera”. Nel 1924 la decisione di

emigrare, in cerca di migliori occasioni, per gli Stati Uniti. Giunge ad “Ellis Island” sulla nave “Colombo”. Nello stesso anno sposò Carmen Flandina. Si stabilì a Boston e da qui iniziò una serie di collaborazioni, come corrispondente, con giornali locali e, come inviato, per giornali italiani. Conobbe e divenne amico di Generoso Pope noto imprenditore e politico. Quando questi acquistò, nel 1928, il giornale “Il Progresso Italo-Americano” volle con sè Comito. E in questo giornale, la cui tiratura arrivò a 200.000 copie, Vincenzo Comito ricoprì importanti incarichi e la sua firma una delle più prestigiose. In seguito con la nascente radio, vista la sua fluente oratoria, collaborò prima con una trasmissione di Tartaglia, un altro italo-americano, e poi con la potente WILD di Boston nel Massachusetts. Scriverà diversi libri e tra questi: “In difesa della mia gente” (1929) e “Leonardo da Vinci – genio universale” (edito in Giappone). Fu anche Direttore del Circolo Italiano di Boston. A parte merita di essere raccontato il suo rapporto con il Fascismo. Di certo influenzato da Generoso Pope, conservatore convinto e ammiratore di Mussolini, anche Vincenzo Comito sostenne con convinzione il regime fascista. Gli venne affidata la direzione della potente “Unione Italiana d’America” che tesseva i rapporti tra gli italo-americani e il governo italiano. Venne sostenuto che Vincenzo Comito e con lui anche Angelo Flavio Guidi, entrambi redattoti di Generoso Pope, svolgessero un'attività di “censura” su il "Progresso ItaloAmericano" e il "Corriere d'America" per conto del regime fascista. Nel maggio del 1941 sarebbe stato inviato a Tokio per curare le trasmissioni del regime fascista rivolte agli italo-americani della costa del Pacifico. Questo suo costante impegno lo fece identificare, dagli oppositori al regime, come "Strongly Fascist" o anche, nonostante fosse cittadino americano, come “fascista combattente”. Però, dopo l’attacco Giapponese a Pearl Harbor, la sua posizione ( così come quella del suo giornale) cambiò totalmente e sostenne con forza le ragioni degli Stati Uniti. Nel dopoguerra continuò ad essere un riferimento, molto più discreto, della comunità italiana e calabrese in particolare. Continuò ad esercitare la professione giornalistica e, almeno fino al 1964, tenne trasmissioni radiofoniche con la WILD di Boston. Morì nel marzo del 1988. Geremia Mancini Presidente onorario “Ambasciatori della fame”

“TALENTO E PASSIONE”CON LA FIDAPA A ROCCELLA LA LOCRIDE SI TINGE DI ROSA Un successo di pubblico e di critica, sono queste le sensazioni che caratterizzano il day after di “Donna, talento e passione” un’iniziativa promossa dalle sezioni Fidapa di Roccella Ionica e Siderno, andata in scena lo scorso fine settimana nei locali del Convento dei Minimi di Roccella. Una serata dedicata ai talenti ed alle passioni delle donne della locride e calabresi più in generale. Tanti gli spunti di riflessione offerti da una kermesse artistico - culturale che dopo i saluti di apertura del sindaco di Roccella, Giuseppe Certomà e delle presidenti Fidapa di Roccella e Siderno, Caterina Zappia e Patrizia Pelle, si è snodata tra musica, arte e dibattito. Dall’esposizione delle tele di Mariella Costa, alla premiazione dell’Architetto Katia Aiello, nel mezzo la sfilata di abiti di Patrizia Papandrea, i gioielli di Lea Urzino e la musica del duo Lucilla Vozzo e Pasquale Galluzzo. I dialoghi sono stati quelli intercorsi tra Danila Porta, conduttrice della serata ed il giornalista Gianfranco Marino che rispondendo alle domande della conduttrice ha rivisitato l’evoluzione della società nell’ultimo attraverso il ruolo della figura femminile che oggi, di quel cambiamento diventa uno dei più importanti strumenti di misurazione la serata si è conclusa con un buffet a cura delle socie.

Caulonia: La scorsa settimana l’intitolazione della Casa della Cultura ad Alvaro Venerdì scorso si è svolta la cerimonia di intitolazione della Casa della Cultura di Caulonia a Corrado Alvaro. Al taglio del nastro inaugurale erano presenti il sindaco Giovanni Riccio, il consigliere della Città Metropolitana Caterina Belcastro, il neo presidente della Assemblea dei sindaci Franco Candia, l’Assessore regionale alla pubblica istruzione Federica Roccisano, già presidente del consiglio comunale di Caulonia, Ilario Ammendolia, ex sindaco e padre politico del progetto di riqualificazione dell'ex carcere e la delegazione della Fondazione “Alvaro”, che ha donato i primi testi come buon auspicio per il futuro di questa impresa culturale.


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Gli studenti della Locride protagonisti delle Giornate Fai La Delegazione FAI della Locride e della Piana ha previsto, per l’edizione 2017, un articolato programma volto a valorizzare due importanti luoghi del nostro territorio: 1) nel Comune di Placanica l’itinerario si sviluppa dal Convento dei padri Domenicani nel quale rimase a lungo Tommaso Campanella. 2) nel Comune di Stignano Castello Lamberti di S. Fili (segnalato come chicca): piccolo castello, risalente agli anni ‘20 del XVIII sec., sorge in localita San Fili di Stignano ed e legato alla complessa gestione dei beni feudali intestati alla citta di Stilo. L’evento si svolgera nelle giornate di sabato 25 (ore 9.00-13.00) e domenica 26 marzo (orario continuato 10.00 – 17.00). La mattinata del sabato sara dedicata anche alle scolaresche gia prenotate. I visitatori potranno avvalersi anche quest’anno di guide d’eccezione: saranno oltre 200 Apprendisti Ciceroni® e gli studenti Accompagnatori, per questa edizione allievi di I.I.S. “Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Ionica (dirigente Antonino Morfea); Liceo Scientifico “P.Mazzone” di Roccella Ionica e di Gioiosa Ionica (dirigente Rosita Fiorenza); I.I.S.

“Oliveti - Panetta” Liceo classico di Locri (dirigente Giovanna Maria Autelitano), Licei “Giuseppe Mazzini” di Locri (dirigente

Francesco Sacco); I.P.S.I.A. di Siderno-Locri (dirigente Gaetano Pedulla); Liceo Scientifico “Zaleuco di Locri” (dirigente Giuseppe

Fazzolari), i quali sapranno trasmettere, con le rispettive competenze, ai loro compagni e a tutti i visitatori l’amore per la storia della propria terra. Previste anche visite guidate in lingua inglese, francese, tedesca e spagnola. L'evento gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il Patrocinio di Commissione Europea, Ministero dei beni e delle attivita culturali e del turismo, Ministero dell’Istruzione, Universita e della Ricerca, con la collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile. Con il patrocinio di Rai – Responsabilita Sociale e Media Partenership di RAI TGR, Comune di Placanica e Comune di Stignano e la collaborazione delle Associazioni locali. Le Giornate FAI di Primavera, oltre a essere un momento d’incontro prezioso ed emozionante tra il FAI e la gente, sono anche un’importante occasione di condivisione degli obiettivi e della missione della Fondazione. Tutti possono dare il loro sostegno attraverso l’iscrizione annuale (vale tutto l’anno e permette di usufruire di inte-

ressanti agevolazioni, convenzioni e iniziative riservate) oppure con un contributo libero o ancora con l’invio di un SMS solidale al numero 45517, attivo dal 13 marzo al 3 aprile in occasione della campagna di raccolta fondi Insieme salviamo l’Italia. Una raccolta fondi essenziale per il lavoro della Fondazione, un piccolo grande gesto di gratitudine nei confronti degli oltre 7.500 volontari che in questi anni hanno scritto un’importante pagina di storia sociale e artistica del nostro Paese. In particolare, i fondi raccolti durante le Giornate FAI di Primavera saranno impiegati per gli scopi statutari della Fondazione e per la manutenzione dei Beni FAI aperti al pubblico. Per l’elenco completo delle oltre 1000 aperture e possibile consultare il sito www.giornatefai.it o telefonare al numero 02 467615366. Le versioni i-Os e Android dell’APP FAI saranno scaricabili gratuitamente dagli store di Apple e Google. Facile e intuitiva l’app geolocalizzata riconoscera la posizione dell’utente e indichera la mappa dei luoghi piu vicini da visitare.

Si è conclusa a Siderno, presso le sale dell’istituto “G. Marconi”, la fase regionale del concorso Playenergy, l’iniziativa di educazione ambientale promossa da Enel, a cui, anche quest’anno, hanno aderito migliaia di studenti calabresi. A consegnare i premi agli studenti sono stati Federica Roccisano, Giulia Giovanna Bergantin, Ercole Macrì, Rosario Condarcuri, Domenico Trapasso, Domenico Versace, e Clelia Buzzì. Per la categoria “Scuola Secondaria di 2° grado”, le classi I B - II A - IV A – V A,

PROGETTO ENEL: Il Marconi di Siderno ottiene uno dei premi

dell’ITS G. Marconi di Siderno (RC), guidate dall’insegnante Giuseppina Calenda, con il progetto Smart Island. Playenergy, oltre che ad essere un progetto che ha l'ambizione di sviluppare idee e progetti in tema energeticoambientale è anche un ponte di relazioni tra le scuole italiane e quelle degli altri numerosi Paesi partecipanti, occasione di approfondimento e di conoscenze. Il pomeriggio della giornata è stato, infatti, dedicato alla visita guidata del Museo Nazionale e Parco Archeologico di Locri.

RIUSCITA LA SPERIMENTAZIONE IN STREAMING, DI UN LABORATORIO ARTISTICO CONCETTUALE E LETTERARIO (LA PRIMA VOLTA CHE SUCCEDE IN ITALIA) TRA DUE SCUOLE DELLA CALABRIA E DELLA BASILICATA

Primo laboratorio in streaming, Metodo integrato Marchio-Patti Una volta ogni tanto la Locride, la Calabria e il sud, possono vantare un primato positivo, avere attuato PER PRIMI IN ITALIA, il 13/03/2017 dalle ore 8,30 alle ore 13, un laboratorio e learning artistico – concettuale e letterario , tramite SKYPE, i cui protagonisti sono stati gli alunni di 2 classi, di 2 scuole, di 2 Regioni diverse (Calabria e Basilicata), i quali collegati tra di loro on line, sono stati i primi attori del progetto pilota: “Promuoviamo la cooperazione per una cultura senza limiti”, un esempio di Didattica Innovativa. La realizzazione del laboratorio in streaming di “Scrittura per immagini e Parole” secondo il Metodo integrato Marchio –Patti ©; una testimonianza di quanto scuola, arte, creatività e cultura digitale siano a braccetto e debbano andare di pari passo, dimostrazione che non sempre una didattica di questo genere dev’essere intesa come un’attività alternativa alle ore di grammatica lettere e geometria, per tutti gli alunni anche quelli in difficoltà La sperimentazione è stata resa possibile

grazie alla sinergia tra 2 Associazioni che hanno fatto incontrare 2 loro progetti: - “Scuola Globale - Naviga cresci impara” L’associazione Didattico Culturale “MATHETE” di Scanzano Ionico, progetto finanziato della Regione Basilicata nell’ambito del Bando Nuovi Fermenti e - “Flussi da Locri ed Echi dal Mondo -Arte, Scienza e Cultura al Femminile” Corso Di Formazione Professionale per Animatore ed Educatore Metodo Integrato Marchio-Patti© progetto finanziato nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale Grazie anche ai Dirigenti Giovanni Andreulli, I. C. Statale “F. De Andrè” di Scanzano J. (MT) e Vito Pirruccio, I. C. “M. Bello – G. Pedullà Agnana” di Siderno (RC); le Docenti classe V a Scuola Primaria, Docente Sergio Scanzano; Vittoria Romeo classe IV b scuola primaria Siderno.

È avvenuto, da parte degli alunni delle 2 classi, la progettazione, l’ideazione e realizzazione di personaggi fantastici, che viaggiano nello spazio, tra una cittadina e l’altra, raccontando e raccontandosi. Una esperienza che è partita dai giochi di percezione visiva ed insight individuale e collettivo (propri del Metodo integrato Marchio –Patti © ), per far creare personaggi collettivi e personaggi individuali che interagiscono tra di loro; giocando con le parole e le immagini, realizzato nella stessa mattinata un “libro a striscia”, cartaceo che ha dato bella mostra di se negli androni delle 2 scuole, in tal modo gli alunni, hanno potuto mostrare alle altre classi il prodotto della loro esperienza e il processo vissuto per realizzarlo. È stata data la possibilità ai minori di ambo le scuole di potersi confrontare con apparecchi digitali che consentivano la messa in rete immediata di idee e prodotti. Il progetto ha dimostrato come immaginazione, fantasia e creatività, possano intera-

gire consentendo a bambini a centinaia di kilometri di distanza di “Creare Insieme” personaggi che si incontrano, storie che si intrecciano; dove la rete diventa mediatrice attiva di questi scambi Ciò che cambia è la mediazione didattica e quindi cambiano le attività con cui si promuove l’apprendimento che sono effettuate integrando: immaginazione, percezione, insight propri degli individui, con apparecchiature tecnologiche e risorse digitali quali: LIM, l’uso di Skype e altri social network i quali i quali consentono di guardare oltre le aule, che costruisce ponti con l’esterno; consentono agli utenti della rete un punto d’incontro virtuale per scambiarsi messaggi, chattare, condividere foto e video; nel nostro caso ha consentito la realizzazione in tempo reale degli scambi dei propri saperi e delle proprie abilità, collaborando e compartecipando per la realizzazione di un “Progetto Insieme”, che tramite la didattica tradizionale e quella digitale ha consentito loro di realizzare un libro in tre modi: “Libro a stri-

scia” che hanno potuto ammirare alla fine della mattinata, tra qualche giorno anche stampato in forma sia editoriale che e Book. La sperimentazione dimostra come sia necessario che ogni studente debba poter essere esposto ad esperienze di creatività e acquisire consapevolezza critica verso il digitale: per esempio imparare ad utilizzare i social per collaborare ad inventare e raccontare storie, oggetti, procedimenti e quant’altro. La rete diventa così uno spazio sociale e didattico, una culla di creatività, il palco delle idee. È un esempio il nostro di progetto pilota che dimostra come è possibile mettere insieme un intero menu di proposte, per fare una “Scuola 2.0” completa. L’associazione “la città del Sole” di Locri è disponibile a mettere a disposizione delle scuole esperienze, competenze, per realizzare progetti simili a questo.


CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

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Domenico Andrieri di San Giovanni in Fiore, esplorando per decenni in solitudine tutto l’altipiano silano, ha individuato centinaia di varietà di meli che saranno destinate a perire, in quanto le istituzioni calabresi sono rimaste indifferenti di fronte alla sua proposta di attuare dei campi di conservazione.

Melo di Giugno Pumu i Grasta o Maiatico Malus domestica Borkh

Il melo è una delle piante da frutto più diffuse al mondo, in quanto riesce a sopportare temperature proibitive per altre piante; infatti riesce a prosperare con temperature fino a 25 gradi sotto lo zero. Al contrario, in aree eccessivamente calde esso non riesce a produrre adeguatamente in quanto ha bisogno di freddo nel tempo opportuno (inverno) e di temperature fresche durante l’estate, date anche da una certa altitudine sul livello del mare. Si ritiene che esso sia originario dell’area del Caucaso anche se i Kazachi considerano la loro terra, il Kazakistan, come l’area dove si selezionò tale specie di pianta. Portano a conferma di ciò il fatto che nella loro patria esistono addirittura foreste di meli, con esemplari centenari o pluricentenari mai piantati da nessuno. Se la pianta del bene e del male del Paradiso terrestre, il cui frutto proibito assaggiarono Adamo ed Eva, è identificabile con il melo, si può ipotizzare che la diffusione di tale pianta nell’area adiacente al Mediterraneo, in oriente, fosse già conosciuta prima che fosse scritta la Bibbia, considerando che l’Eden, il paradiso terrestre appunto, di cui parla l’Antico Testamento, era posto secondo alcuni studiosi nella Mesopotamia, forse nel paese di Sumer, nell’attuale Iraq meridionale, a ridosso della confluenza del Tigri e dell’Eufrate, ossia nei pressi dello Shatt al -Arab. Ben presto il melo si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, diventando una delle piante da frutto più importanti di tutta l’antichità assieme al fico, alla vite, al pero, al melograno, al castagno, al sorbo; erano famosissime in tutto il mondo ellenico le mele cidonie, di cui parlano diversi autori greci. Naturalmente numerosissime sono le varietà selezionate nel tempo, per cui ogni territorio vantava delle proprie e naturalmente anche la Calabria ne possedeva centinaia, se non addirittura migliaia, considerando che Domenico Andrieri di San Giovanni in Fiore, esplorando per decenni in

solitudine tutto l’altipiano silano, ha individuato centinaia di varietà di meli che saranno destinate a perire in quanto le istituzioni calabresi sono rimaste indifferenti di fronte alla sua proposta di attuare dei campi di conservazione. Tale concentrazione di varietà vi sono state radunate in molte centinaia di anni grazie anche al fatto che vi hanno trovato l’habitat naturale favorevolissimo, ma con l’impegno degli uomini a partire dai greci, poi dei romani, fino alle metà del ‘900, quando ancora le mele della Sila raggiungevano molti mercati di tutt’Italia. Dopo la metà degli anni ‘50 del ‘900 i mercati non vollero più le mele della

Sila e gli impianti deperirono per sempre. Domenico Andrieri portò avanti la sua battaglia disperata fino a quando una decina di anni addietro si ammalò gravemente e per sopravvivere ha bisogno di cure particolari, per cui di conseguenza i meli della Sila sono rimasti disperatamente soli, pronti ormai a soccombere. Gli altri territori calabresi non erano privi di varietà particolari, che si erano adattate al clima, anche caldo delle coste, per cui furono selezionate anche varietà estive, che solitamente venivano piantate nelle vigne oppure nei giardini mediterranei ossia gli agrumeti. Le varietà più diffuse nelle aree litoranee erano costituite da alcune che producevano delle mele medio-piccole dal colore verde deciso che a maturazione divenivano giallo sbiadito. Fino a quando mantenevano il colore verde, le mele erano croccanti, ma quando viravano al giallino divenivano pastose e morbide. Le varietà erano tre: le “Maiatiche” o di “grasta" (vaso da fiore), che cominciavano a maturare ai primi di giugno, quelle di luglio e infine le “agustariche” che maturavano in agosto. Nel gusto erano leggermente diverse, ma con una qualità discendente a partire dalle “Maiatiche”, fino raggiungere con le “Agustariche” una particolarità che le faceva somigliare un po' alle mele invernali. Nell’area di Locri esisteva ed esiste ancora sporadicamente una varietà di melo che matura i suoi frutti in agosto. Le mele prodotte sono colorate, metà rosse e metà gialle, dolci, che rimangono croccanti fino a un certo punto, ma alla fine di agosto diventano pastose e meno succose. Sicuramente anche in altre aree della Calabria esistono diverse varietà di mele estive, affini alle mele “Maiatiche” a quelle di luglio o alle “Agustariche”, ma bisogna ritrovarle, evidenziarle e tentare di salvarle, assieme ad altre, prima che si estinguano.

L’ordine mi inquieta PASQUALE GIURLEO PROBABILMENTE ARCHITETTO Mi piacciono le case con degli spazi quasi senza divisioni. Non userei il termine open space perché mi sembra un po' volgare, però in casa mia ci sono spazi molto condivisi con dei punti di connessione molto forti che mi affascinano. Se si vuole, sono dei punti di errore, quelli che io come architetto non sono riuscito a controllare. In fin dei conti, tutti i grandi maestri, quelli che ci hanno insegnato a sopravvivere in questo mondo, hanno sempre sostenuto la capacità di tenere sotto controllo gli errori (e sottolineato la diversità tra chi lo sa fare e chi no) o addirittura hanno sostenuto la capacità di convivere con gli errori senza tentare a tutti i costi di raggiungere una perfezione artificiale. Mi piace dunque l'idea che tecnicamente la mia casa sia da considerarsi imperfetta, perché l'apertura di una porta non è dove doveva essere, perché un corridoio misteriosamente svolta e sbuca in soggiorno, perché la sala da pranzo è senza pareti. lo da sempre ho una passione per gli scrittori che si concedono dei sillogismi o una modificazione di un verbo o che, in una frase, sbagliano volutamente un congiuntivo, ma si capisce al volo che non è per incapacità di scrivere. Per fare questo bisogna essere proprio bravi. Calvino, da questo punto di vista, è un grande, riusciva a scrivere delle cose straordinarie, raffinatissime e ogni tanto ci buttava dentro queste perle semantiche. Ecco, in questo stesso senso, posso dire che non sopporto le case catalogo, tutte belline, con il quadrello appoggiato per terra, come se fossero il set di un servizio fotografico. Il problema è che negli ultimi anni si è imposta prepotentemente questa immagine della casa perfezionata a tutti i costi, al punto da trasformare le abitazioni in miscele artificiali di oggetti e di culture, sovrapposte alla vita vera e alla cultura vera dei padroni di casa. Dimore spesso bellissime ma artificiali. In casa mia mi piacciono le parti non finite, non chiare, ho un posto dove disegnare sulla scala, e un posto dove leggere in silenzio, ho una stanza per ospitare gli amici che si vogliono appartare, tutto il restante spazio serve per fare l’amore. Mi piace un divano collocato di fronte alle finestre del terrazzo perché è in una posizione strana, sbagliata quasi, non classica. Mi piace una parete con una scatola di metallo molto grande al cui interno sono custodite delle ceramiche cinesi antiche, per vederle uno deve andarsele a cercare. I materiali sono i più disparati: alcuni molto

lisci come il pavimento in legno di quercia selvatica francese, non verniciato, solo trattato a olio insieme al vecchio pavimento di argilla quasi cruda, altri sono piu’ tattili come dei tappeti berberi molto pelosi. Oltre i pezzi cinesi molto antichi e dei pezzi di plastica di Sottsass, possiedo degli oggetti di design dei grandi maestri, come Le Corbusier, e una buona collezione di design scandinavo, un po' di tutto, un bel casino. La mia camera da letto è in realtà la libreria. Non voglio mettere i libri, che adoro, in una condizione di visibilità pubblica, sono un fatto privato. Chiaro, ho anche dei libri

seminati per casa, in un disordine forse maggiore del dovuto. Ecco, un'altra cosa che mi piace è il disordine, apparente, che ci deve essere in una casa, insomma non mi piacciono le case troppo disegnate, troppo pensate, finiscono sempre col diventare un incrocio tra una show room e un museo. Case magari bellissime, in cui puoi vivere qualche giorno o qualche ora, ma che non saranno mai la tua vera casa. Non credo alla casa finita chiavi in mano. Mi spaventa quella tutta nuova. Per poter riflettere te stesso una casa ha bisogno di tempo, di crescere con un ritmo naturale, anzi una vera non è mai finita,

evolve, cambia con te. Costruirsi una casa fa parte della vita, è una delle realizzazioni che a un dato punto della vita vuoi. Un upgrade della persona che sei diventato. lo prima facevo l'architetto, il designer, adesso scrivo e dipingo. Sono dei cambiamenti. La casa può essere il mezzo, l'espressione di un cambiamento, la materializzazione della luce che ricevi ed elabori e stai producendo, di tutto quello che ti succede di buono e si cristallizza. Costruiamo conchiglie che lasciamo in giro e che a volte diventano monumenti.



RIVIERA

Gelato Mondiale Riccardo del Golosia, annuncia con emozione di essere stato insignito del titolo di Cavaliere del Gelato nel Mondo, un titolo onorifico che il nostro ha voluto condividere con tutti i suoi collaboratori!

Alla conquista delle Serre Ernesto Reggio e Francesco Carnovale, in perfetto stile da vogatore dello Stilario, annunciano la propria presenza durante una riunione del parco delle Serre che ha avuto luogo la scorsa settimana.

La salute è finita, andate in pace! Martino, Rocca e Ieraci, la trinità del salutiamo made in Siderno, diffondono in comune il verbo della bonifica dell’area in cui sorgeva la BP.

La miss e Blefari Geny Blefari posa con sguardo sornione in compagnia di questa bellissima bionda, vincitrice del concorso Miss Sanremo.

Social zombie Il tormentone dei social, “Sfida accettata”, proprio non va giù a Tony Bellamina, che, in un impeto di originalità la sfida lanciatagli dai suoi contatti ha deciso di “accettarla” così. Sull’altra sponda Sorriso dalemiano e pugno alzato ci fanno quasi credere che il barone Francesco Macrì si sia appena iscritto alle liste del PCI, ma una visita di cortesia avrebbe perentoriamente smentito la nostra svista.

Corteo ’70 Un giovanissimo Mimmo Panetta si prepara, pensieroso, a manifestare durante il primo corteo contro la BP in una Siderno che fu. Insieme a Giorgio Nebbia padre dell’ecologia italiana e l’on Enzo Fanto.

Facce ride! Gennaio Calabrese, comico appartenente alla nostra solare regione non solo per il nome, entra nella grande famiglia del programma comico di Rai2 “Made in sud”.

Cultura di panza Anna Aloi ed Enzo Cannatà presentano con orgoglio le peculiarità della cucina reggina durante il Symposium Tour, un evento patrocinato dalla Città Metropolitana per diffondere la nostra cultura migliore.

Giornalismo d’alta classe Vincenzo Logozzo, allenatore, operatore video e ex dipendente del comune posa insieme al decano dei giornalisti della Vallata del Torbido Piero Roberto.

L’orgoglio dei genitori È già un anno che Alessandro, con la sua solare presenza allieta le giornate della famiglia e degli amici. In un’occasione così speciale non poteva mancare la dedica di Mamma e Papà: “Auguri, Alessandro! Sei la nostra vita!”


SETTIMANALE

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DOMENICA 19 MARZO

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"Umanamente" il nuovo album dei Marvanza ndici tracce, undici racconti di una società sempre più contraddittoria, ingiusta ma al tempo stesso capace di sprazzi di umanità e bellezza: tutto questo è "Umanamente", l'atteso terzo disco dei Marvanza, in uscita dopo un lungo lavoro in studio. Il disco è stato prodotto e registrato nello studio Marvanza e mixato e masterizzato al Massive art studio di Milano, il primo ed il più grande centro musicale in Italia (che vanta clienti come Black Eyed Peas, Pharell Williams, Kasabian, 30 seconds to Mars, J-Ax, Fedez, Justin Bieber, Gue Pequeno e Marracash). Un lavoro quasi totalmente analogico, arricchito dai suoni frutto di forti personalità artistiche, prestate alle sonorità dei Marvanza da talentuosi musicisti calabresi che hanno preso parte al progetto. Assieme a Skankaman, Maco de Roma, Raggamafy e Claudio B Love, artefici di questa nuova avventura musicale, hanno preso parte alla realizzazione di "Umanamente" il batterista Federico Placanica e il chitarrista Cosimo Romeo (attuali componenti della band); Michele Ventrice alle tastiere; Tato Barresi alle per-

U

cussioni; Peppe Costa, in arte Yosonu; Ilario Musco alla chitarra e Simona Musco al pianoforte. Assieme al loro contributo anche la partecipazione speciale del maestro Peppe Platani, che ha curato anche l’arrangiamento di un brano, il coro di voci bianche "Piccole gocce" e Marianna Muscolo. L'album. La scelta dei Marvanza di intitolare il loro disco "Umanamente" non è casua-

le: è frutto di un lungo viaggio nelle contraddizioni dell'umanità, con le sue bellezze e le sue tragedie, per diventare un invito a relazionarsi ai temi trattati nei brani. Temi attuali e forti, come la violenza subita dai bambini, vittime molto spesso di questa società contorta, la tutela delle minoranze, degli emarginati, il dramma dell'immigrazione, la superficialità della società dell'apparenza e

ConVersando...

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Un terroir grecanico: il“Palizzi Igt" Al di sopra del viola tempestoso dei vigneti, un castello dalle origini medievali si innalza su un costone d’arenaria con pareti a picco. Ai suoi piedi il borgo di Palizzi Superiore divorato a spizzichi e bocconi dale stradine sinuose, dai vicoli strettissimi, da infinite scalette, dai sottopassi, dalle antiche architetture e daimolteplici catoj (locali seminterrati dove i contadini custodivano dignitosamente le botti di v i n o rosso). Qui, sull’estremo lembo meridionale della provincia di R e g g i o Calabria, e sugli spazi attribuiti ad altri cinque comuni (Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri e Staiti), ad una altitudine di circa 250 m sopra il livello del mare e da una struttura di terreno argillosa, nasce l'aristocratico

Palizzi IGT. Affacciati su una costa frastagliata e su un mare limpido e dai riflessi egei, i vitigni impiegati per l’uvaggio non sono numerosi, ma di grande valore culturale e storico: il Nerello Mascalese, noto come Nerello di Palizzi, il Calabrese, il Nerello Cappuccio, il Castiglione. In maniera residuale: l’Alicante, il Gaglioppo, il Greco Nero e alcuni vitigni bianchi della zona. Ancora una volta mi ritrovo nel calice un vino concreto, ma mai inflessibile e austero, un vino con un'elegante veste color rosso rubino intenso e profondo. Lo stupore cresce piacevolmente avvicinando al naso il bicchiere: il profumo si spande untuoso e intenso su uno sfondo costante e ampio di sentori di frutti rossi dove trovano spazio note delicate di vaniglia. Un arazzo tannico, ricco di corpo, dal sapore asciutto, pieno, robusto, avvolgente. In bocca, giustamente caldo, si percepisce la bacca rossa della ciliegia e della mora, con un ritorno eccezionale e persistente di liquirizia, vaniglia, tabacco e caffé. In una terra in cui colline, mare e monti si tengono per mano in un ideale girotondo, Uomo, Natura e Vino si fondono e infondono grande positività in ogni singolo assaggio di questo nettare che crea subito empatia, grazie alla superba storia del luogo che guarda dall'alto della sua imponenza le vigne e l'umiltà e la spinta contemporanea del frutto di un lavoro che lascia intuire grandi prospettive.

molti altri. Un incoraggiamento a ritrovare l'empatia e un approccio più umano agli altri e alla diversità, rifuggendo quello precostituito e ricco di luoghi comuni. Dato il continuo mutamento del mondo della discografia, la band ha deciso di adottare un metodo promozionale singolare, che farà felici i numerosi fans: il disco è gratuito e aperto alla condivisione. Dopo il primo singolo lanciato quest’estate, dal titolo "Crisy dance", rimbalzato sul web con un videoclip realizzato dal regista Alberto Gatto per "Bird production" - con la partecipazione speciale di Nick Mancuso e Cinzia Costa -, la band pubblicherà sulla official page Marvanza di Facebook una traccia a settimana, da martedì 7 marzo a martedì 9 maggio, con un link per poter scaricare gratuitamente il brano e in più un lyrics video collegato a You tube. A rafforzare la carica emotiva del disco, grazie all'estro dell’artista Giancarlo Lentini, le illustrazioni associate ad ogni brano e una copertina particolarmente evocativa, un mix che dà così vita ad un vero e proprio "Art Album", che si potrà apprezzare da giugno anche fisicamente, sottoforma di disco. I MARVANZA sono da tempo una delle

realtà di riferimento della scena new reggae style. La loro musica, contaminata dal dialetto della Locride, da sonorità mediterranee e da un sound internazionale, ha permesso alla band di accreditarsi sempre più a livello nazionale fino ad essere considerata, ad oggi, una delle realtà di riferimento per la Calabria e non solo. La loro presenza al Primo Maggio di Piazza San Giovanni a Roma in diretta su rai 3 ed un lungo e riuscito tour di concerti li ha portati a partecipare a grandi eventi come il Demo Fest di Rai Radio Uno, Paleariza, Kaulonia Tarantella Festival, Roccella Jazz Festival, Reggae Train Sun Fest e molti altri, collaborando con artisti del calibro di Gianni Cinelli, noto comico di Zelig nello show noto come il “Cabareggae” e Peppe Voltarelli, esibendosi prima e aprendo concerti live di artisti nazionali ed internazionali come il grande Manu Chao, Alborosie, Roy Paci e Aretuska, Giuliano Palma, J-Ax (articolo31) , DJ Jad (articolo31), Mr. Vegas, 99 Posse, Skarra Mucci, Almamegretta, Clementino, Après La Classe, Sud Sound System, Villa Ada Posse, Radici Nel Cemento, Banda Bardò e molti altri.



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