Riviera n°13 del 30-03-2014

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“Basta conserterie, basta lobby, basta clientelismoâ€? dichiarò Giuseppe Scopelliti all'indomani della sua elezione a governatore della Calabria. Come Cuffaro e Lombardo, come un'intera classe dirigente dominante e mai politica. I governatori, i duci, i capi, i sottocapi, i capetti del basso meridione, figli dell'inganno, dopo aver utilizzato il peso dei potenti nell'urna, si rivolgono immacolati all'uomo comune dall'Olimpo, promettendo contenitori e mai contenuti, per poi discendere nelle tenebre come mummie e passare alla storia senza il mito e gli onori di queste ultime. La sentenza di primo grado che condanna Giuseppe Scopelliti a sei anni per abuso d'ufficio va oltre oltre se stessa, sotto quel tappeto, pieno di macerie e pochezza, dove agisce da decenni, con ricatti veleni e parole d'ordine, un'intera classe furba come l' elefante, forte come la volpe. E, a sentenza annunciata, per la cronaca, il popolo bue, la sera fascista e la mattina antifascista, scala la forca, molla e diviene boia. e.m.


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PRIMO PIANO

Il professore Zichichinella Locridetra “SCIENZAEFEDE”

CARTOLINE MERIDIONALI

di Antonio Calabrò

Primavera a Pentedattilo Inondazioni di fiori, esplosioni di colori vitali sormontati dall'azzurro baldanzoso del cielo mite, inchino del paesaggio alla torre antica, vestigia di tesori spagnoli omaggiati da un clima profumato, e quel senso di miele dell'anima, di gioia del cuore e di festa della mente, e di risveglio della storia, e di noi, calabresi, e d'indirizzi armoniosi come rinascite, e di germogli e di speranze, e di primavere antiche, ma sempre nuove.

Prof. Zichichi, qui a Locri in questo incontro su “ Scienza e fede”, organizzato dalla Diocesi. Le sue impressioni relative a questa sua visita ? E' una zona in cui c'è un grande interesse culturale ma un po' dimenticata dalla cultura moderna. La mia battaglia culturale è quella di far capire al mondo, al grande pubblico, che la cultura detta moderna è pre-aristotelica in quanto non è al passo con le grandi conquiste della scienza. Com'è possibile che nel 2014 ancora la gente abbia la convinzione che a fare scienza siano stati gli atei. La cultura atea non ha mai dato nulla al mondo, è la nostra cultura di cui noi dobbiamo essere fieri ,che ha scoperto la scienza, che ha prodotto il più grande e più preciso calendario del mondo ( non lo hanno fatto gli atei ma lo ha fatto la cultura cattolica) e ha dato all'universo prove impossibili da contestare su che

cosa noi veramente siamo. L'unica forma di materia vivente è la religione. Lei pensi che noi usiamo strumenti senza sapere come mai ci sono, magari misureremo lo scorrere del tempo ancora con le meridiane, commettendo un errore di valutazione di circa un minuto al giorno, ma arrivò Galilei, un credente, a scoprire le leggi del pendolo con una semplice pietra legata a uno spago e fatta oscillare. Con la scoperta dell' isocronismo del pendolo, proseguendo con la stessa logica rigorosa di Galilei, a 4 secoli di distanza, oggi si misura il tempo con un errore di un secondo ogni vita d'universo. Queste leggi del pendolo sono state scoperte in quanto esisteva ed

Informazione gratuita: il numero da lei composto è inesistente

POLAROID

Pare che nei Novanta, prima delle leggi sulla privacy, un signore riuscì a trovare la moglie, rapita e chiusa dentro il cofano di un'auto, attraverso il call center dell'operatore telefonico. Non so se sia verità o leggenda metropolitana made in Usa, ma sembra che quel tipo abbia impiegato una ventina di minuti tra i vari passaggi da un menu all'altro, per arrivare infine all'agognata frase:

“Se vuole sapere in che punto si trova il cellulare digiti uno”. In Italia, di solito, si impiegano venti minuti, quando va bene, per ottenere risposte vaghe e approssimative, da operatori stanchissimi che non ci vedono dagli occhi, non si sanno più se è notte o giorno, e si sforzano (alcuni) di essere cortesi anteponendo al vostro nome il vetusto e ormai quasi denigratorio

titolo di “signora” o “signore”. A volte la risposta non arriva affatto e la linea cade dopo un quarto d'ora di paziente attesa. Si ricompone il numero e scatta la vocina “Attenzione: il numero da lei selezionato è inesistente”. Una vocina stridula da cartone animato, minacciosa che tra le righe ti dice: “Attenzione, non è la tua giornata, per il tuo bene stai

lontano dal telefono”. Ma il meglio sono i call center del tutto automatizzati, dove non esiste l'agognata opzione “Se vuole parlare con un operatore, digiti nove”. Questi call center hanno risposte a tutte le domande, tranne che alla tua, ovviamente. E loro lo sanno. Perciò la solita vocina baldracca ti dirà : “Per tutte le altre richieste invii una mail al seguente indirizzo”.

Il re del parcheggio: « la strada è mia e nessuno può passare» Il proprietario di questa Chrysler avrà pensato:«La strada è mia e nessuno può passare». Il modo in cui ha posteggiato la sua vettura almeno sembrava dire questo. Il re del parcheggio ha sbarrato il passaggio ai pedoni costretti quindi a passare sulla strada per superare il suo bolide. Il parcheggio da guinness risale a qualche giorno fa ed è stato fatto a Siderno nei pressi del distributore Agip.

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esiste una cultura, la nostra, che dava e dà alla materia volgare dignità culturale e che tutte le altre culture (escluse la nostra), avevano dato dignità culturale solo alle stelle e ai cieli. Il primo livello di credibilità scientifica è quello degli esperimenti in laboratorio, ma non basta dare dignità culturale alla materia volgare (es. alla pietra), ci vuole un altro atto di umiltà intellettuale poiché, come sosteneva Galilei, tutte le culture hanno peccato di arroganza intellettuale, dato che colui che ha fatto il mondo è più intelligente di tutti noi, e qualunque attività intellettuale non può competere con colui che ha fatto il mondo. A.T.

Benissimo, passi dal telefono al pc, azioni scanner e avvii il programma di posta e ti senti tranquillo. Senonché appena pochi istanti dopo arriva il fatidico annuncio: “Delivery status notification, message failed”. Cerchi sulle Pagine Bianche e ritorni al call-center, cerchi disperatamente un sito, una mail valida, ma esiste solo il numero verde (di bile) e la mail farlocca. Allora pensi: ci sarà una sede in Italia: trovi un numero fisso, ti sembra di averli fregati, ma ti risponde sempre la vocina da cartone animato-baldracca. Pensi “ manderò una raccomandata”; non esiste l'indirizzo. Allora per comunicare con alcune aziende che cosa si deve fare? Semplicemente nulla, non si può fare e basta. Non è una disfunzione, è tutto concepito a tavolino per mettere più spazio possibile tra chi vende un servizio e chi lo acquista, o sarebbe più appropriato dire, chi è costretto ad acquistarlo, come luce, gas, telefono, posta, banca e altri

servizi indispensabili. È il sistema post-liberista che funziona così. È come essere a bordo di un aereo senza equipaggio e con il pilota automatico. Vai dove loro vogliono che tu vada e non puoi chiedere spiegazioni. Il sistema post-liberista, preconizzato da Marx, è basato sul consumo, non più sulla produzione, come il capitalismo fordista (quello di Zio Paperone, per intenderci). Il governo attuale, nel suo spietato e sanguinario obiettivo di incassare più danaro possibile, incoraggia un sistema in cui i diritti del cittadino siano irrisori, allo scopo preciso di piegarlo alle sue angherie finanziarie e burocratiche. Insomma di vessarlo al punto da non permettergli più di reagire. Uno dei suoi strumenti più potenti è proprio la vocina-baldracca che spiega “il numero da lei composto è inesistente”. Fummo cittadini, eravamo consumatori, ora siamo solo pagatori di bollette e solleciti di mora. Lidia Zitara

IlcavalierediArcore rampasullacriniera del barone di Modi In settimana in quel di Roma, a Palazzo Grazioli, si è consumato l'atto. Capelli e barba gratis per tutti offerti dal presidente della provincia Giuseppe Raffa che punta a fare pelo e contropelo al Nuovo Centro Destra e a Scopelliti partendo da Locri.



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IL CASO

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ANTONIO TASSONE pro i giornali lunedì mattina e mi accorgo che nessuno dei tre quotidiani regionali calabresi riporta la notizia che, a seguito di una violenta rissa scoppiata sul terreno di gioco nel corso della gara tra Gioiosa JonicaBenestarnatilese (valida per il campionato di Promozione), un calciatore del Gioiosa Jonica è finito in ospedale con una doppia frattura alla mandibola. Inquietante. Alcuni giornali parlano di sei esplusioni, altri, addirittura, riportano che sono stati ben sette i calciatori puniti con il rosso diretto ma nessun giornalista (presente?) scrive ciò che è realmente accaduto in campo. È un “bollettino di guerra” e noi di “Riviera”, proviamo (per primi) lanciando on line la notizia degli incidenti e proponendo anche il video degli scontri, a fare da cassa di risonanza. Improvvisamente il web esplode. Già, perché come avviene spesso in questi casi, solo dopo che la notizia viene resa di evidenza pubblica sono tutti bravi a riempirsi la bocca parlando di fair-play, di calcio champagne e di giocate funamboliche ma quando si tratta invece di assumersi ognuno le proprie responsabilità evidenziando quanto di negativo propone la “pelota nostrana” quasi tutti cercano di tirarsi fuori. Anche per l’allenatore del Gioiosa J. non è successo nulla. Ormai, è evidente, sul terreno di gioco viene spesso rappresentato il disagio sociale che certi atleti vivono nel quotidiano e che cercano di camuffare attivandosi nella pratica sportiva. Il brutto fallo a centrocampo di Pistininzi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una partita che ormai sembrava segnata nel risultato (e dagli eventi) viene improvvisamente riaccesa a seguito di un fallo che qualcuno avrà considerato come una grave offesa personale. Ecco allora che scatta la reazione “istintiva” che coinvolge tutti e trasforma il campo di calcio in un “ring”. La clausola compromissoria nel mondo del calcio consente , spesso, a quei calciatori che si macchiano di tale comportamento antisportivo, di poterla fare franca. I fatti di Gioiosa Jonica non rappresentano altro che la degna chiusura di una stagione agonistica tra le più brutte che si sono mai registrate. I casi di violenza sono stati sempre più numerosi. Spesso le forze di Polizia vengono dirottate a prestare servizio di ordine pubblico negli angusti stadi locridei quando magari sarebbe opportuno che gli stessi agenti venissero impiegati per un maggiore controllo del territorio. Serve una dura presa di posizione da parte della Lega calcio calabrese apparsa spesso “morbida” allorquando si è trattato di assumere provvedimenti importanti. Ma capiamo bene che, in siffatte circostanze, subentrano profili “politici” non secondari in quanto, lo ricordiamo, sono sempre le società a designare, ogni due anni, il presidente di lega regionale e molto spesso proprio i legali rappresentanti delegano al

voto i dirigenti distrettuali collegati alla figura del presidente in carica. Potremmo qui parlare delle squadre giovanili o amatoriali che si sono ritirate oppure sono state escluse per atteggiamenti antisportivi. Ma una domanda è obbligatoria porla: con quale spirito i genitori possono mandare un figlio a giocare a calcio senza correre il rischio di vederlo tornare a casa con le ossa rotte? La Lega calcio calabrese sembra rigida quando si tratta di riscuotere la tassa d’iscrizione o magari irrogare multe salate per cercare di recuperare soldi ma sembra meno “ferrea” quando si

tratta di assumere iniziative forti. Cosa accadrà adesso non è dato sapere. La Digos del commissariato di pubblica sicurezza di Siderno sta indagando sull’accaduto e, come già accaduto anche in passato in altre situazioni similari, si potrebbe giungere nei prossimi giorni all’irrogazione di diversi provvedimenti di Daspo. Vorrei chiudere questo mio articolo con un bellissimo post di un lettore che fotografa esattamente il mio pensiero. Vi invito a leggerlo,

La Benestarnatilese è sembrata essere un ibrido nato non dalle scuole


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PASOLINI E HITLER

eccolo: “si tratta di un’ottima occasione per chiedersi come educhiamo i nostri figli. Educazione alla convivenza, al rispetto dei turni di parola, alla libertà sessuale altrui, allo stare nei luoghi pubblici, alla buona tenuta della casa, all’utilizzo del denaro, alla cortesia con negozianti, anziani, forestieri, al rispetto degli orari, all’utilizzo del tempo nello studio, alla pulizia dei giardini e delle spiagge. Quante cose deve pensare un genitore! Però alcuni non

ci pensano e lasciano la prole allo stato brado, con l’illusione che i pargoli crescano da soli. Niente affatto: se crescono da soli, crescono con le regole della strada, cioè sopraffazione e violenza. E talvolta l’unica cosa di cui hanno rispetto è lo sguardo miserabile dello ‘ndranghetista. Dobbiamo impegnarci il doppio per evitare questi brutti esiti”. Come dargli torto! foto di Aldo Rossi

e calcio o dalle Pantofole d’oro, ma dagli anni dei sequestri di persona

Se è vero che il mondo gira verrà il giorno in cui una grande civiltà ripasserà dalla Locride. Per adesso però nessuna vela Achea spunta all’orizzonte, ma avanzano solo frotte di nuovi barbari che confondono l’onore col disonore. Pierpaolo Pasolini: «Il miserabile si sente uomo: fonda la fiducia nella vita, fino a disprezzare chi ha altra vita. I figli si gettano all'avventura sicuri d'essere in un mondo che di loro, del loro sesso, ha paura. La loro pietà è nell'essere spietati, la loro forza nella leggerezza, la loro speranza nel non avere speranza». Tutto questo, l’immensità della barbarie, la consolazione della miseria, e anche qualcosa di più, è andato in scena nell’incontro di calcio tra i dilettanti del Gioiosa Ionica e quelli della Benestarnatilese. Un ibrido quest’ultima che sembra essere nata non dalle scuole calcio o dalle Pantofole d’oro, né da quell’atollo verde tra i vulcani neri che fu la Benestarese del numero 10 Peppe Zappia e delle famiglie allo stadio, ma dagli anni bui dei sequestri di persona, quando i signori della morte prendevano tre per riscattarne due. Poi scendevano a valle col piede calato sull’acceleratore: dentro quelle fusioni di macchina e carro armato, piene di optional, si sentivano l’ira di Dio. Possedere quei mostri gli realizzava la vita. Bravi piloti quando premevano a tavoletta, cecchini infallibili con i randagi nelle fiumare, esperti nei regolamenti di conti. Adolph Hitler: «Ebbene sì. Noi siamo barbari, e barbari vogliamo rimanere. Ci fa onore. Saremo noi a ringiovanire il mondo.Il mondo di oggi è prossimo alla fine. Il nostro compito è di saccheggiarlo».

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espulsi


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ATTUALITÀ

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Lungomare Siderno: forse c’è una speranza

ILARIO AMMENDOLIA Quando Lui morì frequentavo la quarta elementare. Il giorno dei funerali mio padre mi portò con Lui in campagna. Era un contadino ed era estate che anche quell'anno in Calabria era esplosa violenta, piena di musica e di colori. Le piantine dell'orto erano alte, rigogliose, belle, di un colore verde vivo, ma gli occhi di mio padre erano rossi. Perché piangi domandai, “…è morto Berlinguer” fu la sua risposta asciutta e, non so ancora perché, ma fece piangere anche me che di Berlinguer non ne sapevo proprio niente. Qualche giorno dopo, dietro una vetrinetta di casa mia, poggiata al vetro, dove solitamente trovavano posto le foto dei parenti morti, il mio papà ci mise anche la foto di Enrico Berlinguer. Mio padre era un “comunista”. Era il “comunismo” dei contadini tanto semplice e così poco intellettuale. Era il comunismo di chi riteneva che Dio avesse creato gli uomini liberi ed uguali e trovava la forza di lottare in Suo nome per un mondo diverso. Non c'era odio nel “comunismo” di mio padre ma non gli piaceva che il mondo fosse diviso in ricchi e poveri. Non ne faceva una colpa ai ricchi ma era saldamente dalla parte dei poveri. Quando sono diventato più grande ho provato a capire qualcosa di più su quel suo “comunismo” ed ho avuto la sensazione che lui sapesse leggere un libro che molti non vedono. Era attratto dall'armonia della sua campagna ed il suo comunismo era la traduzione di quelle pagine che sfogliava guardando le querce, gli ulivi, le piante dell'orto o sentendo il canto degli uccelli. Ispirazione e fonte delle sue idee era il suo piccolo mondo. Mi diceva spesso: l'uguaglianza e la libertà sono nelle cose perché il sole splende per tutti e la terra dà frutti per ogni uomo e la morte verrà per tutti. Sosteneva che le guerre, la violenza, l'ingordigia, rappresentavano la rottura dell'armonia della Natura generando una reazione a catena. Succede in campagna quando i parassiti attaccano gli alberi finendo con l'ucciderli o quando i rovi assaltano il campo soffocando la terra. . Mi ripeteva che nessuno riesce ad essere buono in un mondo di cattivi e che nessuno vuole stare a digiuno in un

“Quando c'era Berlinguer” È nelle sale il film di Walter Veltroni su Enrico Berlinguer

L’ESSENZIALE

La morte del leader comunista nel ricordo di un bambino che all’epoca non sapeva neanche chi fosse e che anni dopo ne seguì gli insegnamenti

mondo di sazi. Concetti semplici ma che gli erano costati molto. Troppe rinunce per il suo sogno. Troppa lotta. Troppe incomprensioni. Troppe e gravi persecuzioni aveva sopportato. Un uomo, un impegno, un sogno. Questo è stato Berlinguer che mio padre ha pianto. Continuò, finché visse, a guardare quella foto sempre più ingiallita . Poi venne il giorno che fui io a piangere e tanto. Il pianto di un uomo a cui muore il padre. Non morì solo mio padre, è morto il suo mondo. “Quando c'era Berlinguer” è il titolo del film che è stato presentato a Roma alle presenza delle massime cariche della politica, della finanza, della economia , del governo e dello Stato italiano

Mio padre è morto ma ovviamente né lui né i suoi “compagni” sarebbero stati invitati alla prima del film. Quelli come lui non trovano posto nelle “prime” non hanno alcun titolo ma non ci sarebbe stato “Berlinguer” se non ci fossero stati “loro.” La concezione della storia di chi ha concepito il film cancella le piccole storie di milioni di persone come mio padre. Loro non fanno storia e non hanno storia: nascono, crescono, muoiono ma sono come quei moscerini invisibili che danzano nell'aria e di cui nessuno se ne accorge. Servono come i gradini di una scala per metterci il piede e salire in alto. C'erano tutti l'altra sera alla “prima” : “Eccellenze, onorevoli, cavalieri, commendatori, senatori”. Tutti con le lacrime agli occhi. Ovviamente non c'erano quelli come mio padre e, forse, non c'era neanche “Berlinguer”. Tra tante macchine blu mio padre si sarebbe smarrito. C'erano tante persone che con le lacrime agli occhi ma tantissimi di loro con un reddito minimo di mille euro al giorno. Lui morì con la pensione di cinquecento euro al mese senza mai lamentarsi. “Chiegne e fotti” diceva un vecchio proverbio napoletano. Cosa avrebbe fatto mio padre dinanzi a queste immagini trasmesse dalla televisione ? Non lo so con certezza. Probabilmente avrebbe tenuto gli occhi asciutti, nella consapevolezza che “quelli” stavano seppellendo per sempre il “suo” Berlinguer, l' uomo che lo aveva fatto piangere, ed aveva fatto piangere anche me.

È ufficiale la Provincia sta per avviare i lavori sul lungomare di Siderno. È avvenuto infatti questi giorni, al comune di Siderno, un incontro sopralluogo con l'assessore Gaetano Rao. Nel corso della visita è stato predisposto l'avvio dei lavori per la messa in sicurezza del lungomare, secondo quanto programmato dalla Provincia di Reggio Calabria. Il progetto, per una spesa totale di 250mila euro, prevede il posizionamento di 2800 gabbioni lungo 500 metri del litorale, lato nord dal pontile verso il centro (quello più danneggiato). La Provincia si avvarrà della collaborazione del Consorzio di Bonifica, con cui ha un protocollo d'intesa. Saranno impiegati quindi 50 operai del Consorzio (dunque già stipendiati dalla Provincia) e si prevede il termine dei lavori entro 60 giorni, secondo quanto riferito dall'ing. Carmelo Barbaro. Forse non tutto è perduto, qualche speranza è ancora accesa per l'estate 2014.

Progetto Legalità nelle scuole

La nuova attività del Progetto Legalità coinvolge gli allievi della Scuola Primaria con un corso sull'Educazione Stradale. Ogni classe della Scuola Primaria avrà quindi la possibilità di prendere parte alle lezioni, di circa un'ora ciascuna, tenute da Carmelo Tripodi, ex dipendente del ministero Infrastrutture e dei Trasporti. Usufruendo di alcuni supporti multimediali verranno anche proiettate delle diapositive esplicative per rendere più semplice la comprensione delle norme anche ai più piccoli. Gli allievi in orario curriculare seguiti anche dai coordinatori potranno apprendere le nozioni di base che veicolano le norme stradali. Le lezioni iniziate il 17 marzo con la classe terza si concluderanno il 4 aprile con i bambini della quarta e quinta elementare.



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APPROFONDIMENTI

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USURA

L’imprenditore Antonino de Masi chiede alle istituzioni di costituirsi parte civile Le banche impongono tassi usurai sui prestiti erogati. Il 3 aprile in giudizio

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usura: eh già, è proprio qui l’inganno! Le banche stanno ben attente a che la percentuale per gli interessi richiesti si aggiri (ma non superi mai) il 18,51 per cento, tasso sopra il quale si parla di usura. Per tal motivo hanno escogitato un sistema di prebende e balzelli, tasse e gabelle, mascherate dietro i nomi “commissioni e competenze”. Addossando al povero (anzi, impoverito) creditore una quantità tale di oneri e altri gravami finanziari, da raggiungere, stando a De Masi, la percentuale del 24,75 per cento. Ben oltre il 18,51 per cento previsto dalla normativa italiana. De Masi parla apertamente di “crimini bancari” e di esplicita “violazione della legge”. Una legge che non è solo quella stabilita dal codice penale, ma dalla morale e dall’innato senso di giustizia della società umana.

LIDIA ZITARA

ince il banco! Dalle partite a tombola e al “piatto”, fino ai finanziamenti internazionali. “Vince il banco” è la nuova costante finanziaria dell’universo. Più sacra del teorema di Pitagora e della legge di gravitazione universale, ineludibile come la legge sulla conservazione dell’informazione, inevitabile, come la morte e le tasse. Secondo Antonino de Masi, l’imprenditore di Gioia Tauro che da anni è perseguitato non solo dalla malavita, ma soprattutto dalle percentuali di Taeg e Tan, le banche offrono soldi a credito, ma il costo per restituirli è circa il 25% in più. Quasi un quarto. Come se io prendessi a prestito 10 euro, e nel restituirli dovessi pagarne 12,50. Ma nessuno può accusare le banche di

La sua battaglia inizia nel 2003, quando si rende conto che dal bilancio delle sue aziende mancano circa 6 milioni di euro. Dov’erano finiti? Nelle tasche delle banche, sotto forma di “commissioni”. Da lì in poi l’odissea legale di Nino de Masi non avrà sosta. Con una prima, storica, sentenza a suo favore, viene stabilita l’esistenza del reato e del danno, ma non viene riconosciuto il responsabile. Dunque c’è una sottrazione di danaro, ma non c’è un colpevole. Un vetro rotto senza che nessuno abbia tirato una sassata. Il prossimo 3 aprile si terrà l’udienza di un procedimento da lui intentato per reato di usura commesso da una banca primaria. De Masi ha inviato una richiesta a molte istituzioni perché si costituiscano parte civile in questo processo. Tra le persone e le cariche sollecitate si contano il presi-

dente del Consiglio, numerosi ministri, autorità per la vigilanza e il controllo delle attività bancarie, il presidente della Regione Calabria, i presidenti di tutte le province calabresi e i sindacati. Numerose le attestazioni di solidarietà, tra cui quella di Ernesto Magorno, deputato e segretario del PD Calabria. De Masi sa di affrontare una “lotta impari contro il più grande potere esistente in Italia e nel mondo”. Siamo grati che imprenditori così determinati abbiano avuto la capacità di individuare nel potere finanziario transnazionale il meccanismo drammatico che sta segnando l’epoca postliberista e che –se non sarà fermato- certamente poterà all’impoverimento delle masse a vantaggio di una minoranza privilegiata. La battaglia di De Masi gode di tutto il nostro appoggio.

Giudiziaria

Metropolis : le nuove strategie della 'ndrangheta negli affari“puliti” Nella complessa attività di indagine esperita nell'ambito dell'operazione Metropolis, coordinata dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria ed eseguita dalla Guardia di finanza nel marzo dello scorso anno, è emerso secondo la valutazione del gip reggino un fenomeno di chiara matrice criminosa riguardante gli investimenti nel settore della realizzazione (e successiva vendita) di complessi edilizi aventi destinazione turistico-residenziale ed avviati a partire dal 2005 circa prevalentemente lungo la costa ionica. “Le organizzazioni criminose - scrive il gip - hanno maturato, evidentemente, la convinzione di poter lucrare notevoli benefici nel citato settore, in primis anche di natura economica, e di ottenere, per questa via, il necessario consenso - da parte delle popolazioni residenti - grazie alla creazione di nuova occupazione ed alle opportunità di investimento generate (anche nell'indotto)”. Si tratterebbe di una strategia che ha registrato “la fattiva partecipazione di esponenti di vertice di importanti famiglie del territorio, come quelle dei Morabito e

degli Aquino”, che per poter realizzare tale inedita attività avrebbero fatto leva non solo sulla forza propria dell'organizzazione criminale di appartenenza, ma anche “sull'indispensabile ricorso, con una sostanziale costanza nel tempo, a specifiche figure imprenditoriali e professionali senza le quali le organizzazioni criminali mafiose, nonostante la loro endemica capacità di controllare il territorio, non avrebbero potuto avviare e portare avanti tale forma di investimento”.

Il contributo fornito da dette figure, secondo i magistrati, sarebbe però avvenuto “nella consapevolezza del contesto d'azione e, quindi, di favorire le stesse organizzazioni criminali, pertanto, fondamentale per la realizzazione dei fatti sono state le accertate intestazioni fittizie di beni ed aziende, con riferimento alle quali la reale signoria emerge in maniera chiara ed inequivocabile dalla congerie di ponderosi esiti investigativi”. “Benché il fenomeno, quindi, da una

prima e superficiale lettura, possa sembrare il frutto della capacità imprenditoriale di determinati soggetti, in realtà evidenzia il gip distrettuale - le indagini, hanno messo in luce che è stato il risultato del connubio tra l'adduzione di ingenti capitali dall'estero, che, allo stato, non trovano giustificazione se non quella di far fare giri vorticosi (“psicopatici”, per richiamare l'efficace espressione adoperata da uno degli indagati) a denaro provento di attività illecite e, soprattutto, la capa-

cità delle organizzazioni criminali di “governare” e controllare il territorio garantendo(si) l'acquisizione dei terreni e il conseguimento, quantomeno senza ostacoli e con iter amministrativi preferenziali e 'privilegiati', dei necessari permessi amministrativi per poter avviare e portare avanti le attività”. Invero, la forza motrice del fenomeno economico osservato nell'indagine Metropolis, che ha subito evidenti condizionamenti dall'inaspettata crisi finanziaria globale, è stata non tanto l'arrivo del denaro “contante” dalla Spagna, quanto il sostanziale “accordo” tra coloro che sono stati portatori delle capacità di sviluppare gli investimenti, garantendo la vendita degli immobili all'estero con una certa celerità, e gli esponenti della criminalità organizzata locale che hanno sostanzialmente monopolizzato il settore, garantendo - grazie alla propria forza criminale - solo a determinati (“compiacenti”) soggetti, ed a determinate condizioni, la possibilità di poter partecipare alla realizzazione dei complessi immobiliari oggetto d'indagine.





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GERENZA

Direttore responsabile: ANTONIO TASSONE Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

COLLABORATORI: Ercole Macrì, Eleonora Aragona, Domenico Macrì, Franco Parrello, Daniele Mangiola, Lidia Zitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò.

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

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LA POSTA

LA LETTERA

Lodi a Pepe Mujica In un mondo in cui si uccide per il denaro, ci si squarta per il potere e si corre per ammassare più beni materiali possibile, c'è un uomo,José “Pepe” Mujica, Presidente dell'Uruguay,uno dei paesi della primavera latinoamericana, che su uno stipendio di 10.000 euro ne trattiene per se solo circa 1000,il tanto che gli basta per vivere e destina tutto il resto in beneficenza. Vive di poco, tranquillamente, in una vecchia fattoria . Pare che sia vegetariano ed è sposato. Se non fosse per le due guardie che stazionano all'inizio della proprietà, nessuno immaginerebbe che lì vive e abita il presidente della nazione. “Mi chiamano il presidente più povero, ha dichiarato alla BBC ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano soltanto per mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E' una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c'è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”. Mujica ha un passato di guerrigliero nei Tupamaros, un famoso gruppo di combattenti che negli anni settanta si ispirava alla rivoluzione cubana. Per la sua fede comunista ha trascorso 14 anni in carcere. Nulla da paragonare con il nostro presidente Napolitano, che vive nelle stanze sfarzose del Quirinale con uno stipendio annuo che si aggira sui 200.000,00 euro. Niente da confrontare con la maggior parte degli ex comunisti italiani divenuti tra i peggiori neoliberisti. Mujica,col suo stile di vita,è impegnato nella difesa dei diritti civili,nella protezione delle classi più deboli,ma soprattutto nella tutela dell'ambiente e la salvaguardia del pianeta, contro il feroce inasprimento del consumismo del mondo occidentale contrastando apertamente le violente sfide e competizioni lanciate continuamente dal capitalismo. Si ode ancora l'eco del suo discorso alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile il 21 giugno 2012 in Brasile, che ha articolato un ragionamento rivoluzionario, come solo i giganti sanno proferire, in cui ha contestato l'assurdità del mondo in cui viviamo. “Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita ci scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più, il vero motore del vivere è la società consumistica, perché, di fatto, se si arresta il consumo, si ferma l'economia, e se si ferma l'economia, spunta il fantasma del ristagno per tutti noi. Ma questo iper- consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta. Una vecchia scuola di pensiero dice: povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più . Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell'amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell'attenzione ai figli, dell'avere amici, dell'avere il giusto, l'elementare, perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!” E' esattamente quello che la saggezza consiglierebbe agli uomini, l'attuale esempio di vita occidentale penso che sia sbagliato. Bisognerebbe cambiarlo perché non porta la felicità,i troppi soldi abbruttiscono lo spirito e indeboliscono la mente. Ovviamente, il discorso del grandissimo Pepe Mujica non ha avuto quasi nessuna ripercussione sui media. Forse perché inconsueto rispetto a come ragionano e pensano i cosiddetti “grandi della Terra”,ma sarebbe bello e pure molto utile,che questo discorso,a mio avviso di portata storica,lo si inserisse nei libri di storia per farlo studiare. Pasquale Aiello

Angelo Ferraro un tennista A

ngelo Ferraro fin da giovane si è distinto per la naturale propensione verso la disciplina del gioco del tennis. Non aveva avuto maestri, era cresciuto con la naturale tendenza verso questo sport. I suoi colpi, dritto o rovescio erano di una semplicità e di una eleganza che lo distinguevano da tanti giocatori che calcavano allora i campi da tennis. Già nell'estate del 1968, il Tennis Club Siderno, appena costituito, decideva di affidargli la direzione di un corso di tennis per i nuovi appassionati perché già allora, giovanissimo, dimostrava di avere le capacità tecniche da poter trasmettere agli altri questa nuova disciplina. In occasione poi della festa di Portosalvo, quell'anno, viene organizzato il primo torneo di tennis Coppa Città di Siderno al quale parteciparono vari atleti delle tre province, e Angelo si aggiudicava la vittoria dopo una combattuta semifinale contro il catanzarese Gianni Alcaro, ritenuto allora tra i migliori tennisti calabresi, e una finale contro il giovane tennista di Locri Enzo Schirripa dopo un'epica e combattuta battaglia. Angelo Ferraro è stato l'atleta che per lunghi anni ha rappresentato il Tennis Club Siderno ai massimi livelli regionali. Durante i tornei che lo opponevano ai vari tennisti reggini si accendevano gli animi dei suoi tifosi che lo spronavano e lo rincuoravano negli accesi incontri con i vari Emilio Cozzupoli, Luigi Bianco, Gianni Travia, Ninni Romeo, Peppe Santagati, Gino Massara, Dario Delfino, ecc… Negli anni successivi ha sempre difeso i colori del Tennis Club sidernese nei vari campionati a squadra, insieme a Rocco Sgambelluri ed ai vari giovani che via via crescevano e si affermavano in campo tennistico, come: Enzo Cesario, Sergio Cremona, Orazio Femia, Pebbe Alvaro, i fratelli Nicita, i fratelli Giannone, ecc….. Aldo De Leo

A

ngelo Ferraro, ovvero il tennis della Locride, quello pulito, fatto di classe, estro, talento autentico, sigaretta e volée, corde lente in mezzo al campo, senza muscoli, martelli, volgare rovescio a due mani e topspin, ma nutrito esclusivamente di un braccio che diventava una cosa sola con la racchetta e di nobili colpi di piatto, che ammantavano il tennis club di Siderno di un profumo di aghi di pino e pizzette, è morto improvvisamente tra domenica e lunedì scorsi, lontano dall' estati chiassose che disturbavano i match point e dal gracchiare delle rane che facevano da sottofondo all'imprese di una testa di serie assoluta. Aveva 70 anni. È stato anche professore di matematica.

LA LETTERA APERTA

Giuseppe Reale: «Siderno tornerà ad essere la“stella”»

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ettera aperta agli attuali Dirigenti del Comune di Siderno Dott. Torricone, Pifano, Cacciola; al Presidente della Consulta Cittadina prof. Mario Diano, al Presidente della Proloco Agostino Santacroce, alla Sede di tutti i Partiti Politici, ai Corrispondenti locali di giornali e radio TV e naturalmente a tutti i partecipanti della imponente manifestazione dei cittadini, indetta, come già detto, dalla Consulta. Di rilevante importanza delle forze dell'Ordine pubblico alla sentita e ordinata manifestazione della popolazione sidernese, conclusasi davanti alla

sede del Comune con l'intervento, piuttosto soddisfacente, dei Responsabili legali dell'Amministrazione Comunale. Fatta questa premessa vorrei manifestare il mio compiacimento per come è stato avvertito dal popolo sidernese, e non solo, l'attaccamento, anzi l'onore, per le gravi ferite inferte dalla terribile forza della natura. Sono fermamente convinto che Siderno riuscirà a ritornare e ad essere la “Stella della Locride”, e, se vogliamo, della Costa Ionica Reggina. Tutti ne soffriamo per questo inaspettato e terribile evento. Vedete, cari concittadini, non tutti sapranno

che chi sta accennando al suo passato di impegno sociale, politico-amministrativo nella gestione dell'Ente Ospedaliero di Siderno, nella rappresentanza della A.C., nei vari consigli di Amministrazione scolastici, ma anche come Consigliere Provinciale. Comunque non ero il solo. Fa piacere ricordare una data storica per il ripristino della democrazia e della libertà a Siderno: 8 Settembre 1943. Ora guardiamo al presente e al futuro con fiducia certezza che Siderno riuscirà a “Rivedere le Stelle”. Giuseppe Reale


SETTIMANALE

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FRANCO BLEFARI “Caro Angelo, non ho mai incontrato in vita mia un calabrese con le tue credenziali artistiche, che sapesse scrivere, suonare, comporre, fotografare e ricercare Dio nelle cose belle del creato, perché - credimi - solo chi cerca Dio, nell’arte, riesce a raggiungere l’anima delle cose. E tu, nella tua vita artistica, sei stato capace di fare tutto ciò”. È quanto ho scritto recentemente (mi si perdoni l’autocitazione) all’editore-giornalista-fotografo-scrittoremusicista e compositore Angelo Laganà per ringraziarlo dell’ultimo CD regalatomi, che lo vede ripercorrere, a distanza di tanti anni, col gruppo I Figli di Calabria, le tappe più significative della sua luminosa carriera di musicista . Ma anche per esprimergli tutto il mio apprezzamento per una serie di servizi fotografici, a cura di Angelo Laganà Editore, sulle città di Gerace, Gioiosa e Roccella, che sono una rivisitazione delle loro bellezze paesaggistiche, dei loro itinerari turistici, culinari e artistici e una guida anche di alcuni centri storici della provincia di Reggio Calabria. Ma sono anche – è doveroso aggiungere – luoghi dell’anima per Angelo, da sempre abituato a convivere con queste bellezze naturali che conosce da una vita. È stata proprio una full immersion nell’anima più nobile e antica della sua terra. Ma non è da oggi che conosco il talentuoso musicista di Roccella, ma dai lontani (ahimè!) anni 70, quando, in veste da improvvisato organizzatore di spettacoli, lo invitai a Benestare, nel mio paese, per partecipare, insieme col suo gruppo de I Figli di Calabria, ad un Festival di musica leggera. Da allora, con Angelo, ci siamo rivisti di tanto in tanto, in occasione di qualche pubblicazione di poesie dialettali, da parte mia, e di qualche nuovo disco, da parte sua, per tenerci informati di quello che facevamo. Solo che in tutti questi anni. Angelo ha preso il volo… Ha suonato con i Jochers e i New Boys; ha scritto brani per Mino Reitano; ha collaborato ad alcune incisioni di Mina, ha lavorato con Mike Bongiorno, Modugno, Aurelio Fierro, Bobby Solo, Raffaella Carrà, Albano e tanti altri personaggi famosi della televisione italiana e mondiale. Tra le sue incisioni per fisarmonica-midi, alcuni brani immortali cari a tante generazioni: Besame Mucho, Amapola, Luna Rossa, Petite Fleur, Malafemmina, Maruzzella, Chitarra Romana, Tango del mare e tanti altri. Ultimamente, il brano “Capo Sud”, con parole di Rosella Garreffa, dedicato alla regione Calabria e scritto per il Basso Jonio Reggino, che va da Capo d’Armi a Capo Spartivento, ha registrato uno strepitoso successo. L’inno della Reggina calcio, cantato dalla stessa Rosella, ha toccato alti indici di vendita ed è stato il leit motiv della permanenza nella massima serie della squadra dello Stretto, che ha visto lo stesso Laganà stampare, in veste di editore, il settimanale Reggina Alè, dopo il successo ottenuto anni prima col settimanale Roma mia dei tempi di Cerezo e Falcao. Con la sua fisarmonica, Angelo

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Angelo Laganà Una leggenda calabrese dei giorni nostri racconta l’amore e la solitudine, la gioia e la disperazione, i sentimenti più profondi dell’animo umano, ora sulle note di un tango, ora sulle note di una tarantella. Se non fosse nato in Calabria, a quest’ora sarebbe una leggenda della musica mondiale, perché la nostra terra riconosce i suoi figli artisti solo quando sono incoronati dagli altri… anche se è pronta ad applaudirlo nel momento in cui il suo successo viene stabilito da altri popoli, altri Paesi, com’è successo a molti artisti. Ma in molti paesi del mondo Angelo è già sulla strada della leggenda. In Argentina, dove tiene spesso concerti a Buenos Aires, è amato come pochi perché canzoni come Caminito, Amapola, El Choclo, che sono nella storia di quel popolo, rivisitate dalla sua fisarmonica, portano ancora più indelebili i connotati del tango, la cui anima romantica si configura molto spesso nella disperazione e nella perdita di qualcosa di grande ed insostituibile; nella tragedia. E solo un calabrese come lui (solo a Buenos Aires il 45% della popolazione è costituita da italiani, con larga rappresentanza di suoi corregionali) poteva interpretare, con tanta fedeltà, la passione di un ballo dall’identità marcatamente popolare e nato – come dicono gli storici - nei postriboli di qualche bordello o in una zona malfamata di una città portuale come Buenos Aires, in quanto figlio della tabierna (taverna) e della strada. Ecco perché nei paesi dell’America Latina i suoi concerti registrano sempre il tutto esaurito, specie in Argentina, che è un crogiolo di tutte le razze, ma dove Angelo è sempre di moda, come il tango, perché il tango è modo di vivere, e filosofia di vita. E l’anima di Angelo è triste come un tango

argentino, il suo linguaggio musicale è sempre alla ricerca di cose lontane e malinconiche, di cose, forse, mai conosciute, ma dentro di sé; di note che alimentano la malinconia; di note suonate “A Media luz”, a mezza luce, come la famosa canzone-tango, “quel pensiero triste che si balla”, come disse Enrique Santos Discèpolo, paroliere di Carlos Gardel, mito universale del tango argentino. Anche se la definizione più vera di tango l’ha data Jorge Luis Borges, scrittore e gloria nazionale argentina, il quale scrisse una serie di saggi, definendolo “il ballo della memoria”, per il suo intenso potere evocativo. E cos’altro è Angelo se non il fisarmonicista della memoria? Se fosse nato in Argentina, e non in Calabria, sono certo che avrebbe scritto il suo nome accanto a quello dei più grandi esecutori di tango, come Julio De Caro, Osvaldo Pugliese e tanti altri musicisti. In tutta l’America Latina i manifesti dei suoi concerti lo presentano come El Genio del Acordeòn. A Cuba, dove è di casa per la sua antica amicizia con il figlio di Fidel Castro,. Antonio, è conosciuto come El

Acordeonista Calabrès. Nello stesso paese, dopo che è stato intervistato per Radio Habana Cuba, che trasmette in tutto il mondo, la sua popolarità è salita alle stelle. Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cuba Cultura” ed è stato ricevuto all’Havana dal governo cubano. Ma anche in Uruguay, Brasile e Marocco, dove Radio Casablanca trasmette spesso i suoi dischi, è particolarmente apprezzato. Anche in Canada e Australia si reca spesso per concerti che registrano sempre il tutto esaurito. Il nostro è stato premiato in tutto il mondo. Sono sue le musiche delle sigle composte per la nostra nazionale di calcio ai Mondiali del 1990 negli Stati Uniti, dove ha vinto il Premio “Bill Clinton Washington” per la sua attività di giornalista e musicista al seguito della nazionale azzurra. Nella Grande Mela è molto richiesto nel quartiere italiano di Little Italy, dove risiedono solo italiani immigrati, per programmi radiotelevisivi e concerti. Insomma ha allacciato rapporti con le persone che contano in ogni Paese dove va a suonare e ha gettato le basi per un’amicizia per poter durare nel tempo. È vincitore del “Faro D’oro” del Personal Jet di Berlino. Nel 2009 ha vinto il Premio “Una vita per la cultura” assegnatogli dagli Amici della Calabria per il Molise e il Premio “Giganti della Calabria” conferitogli dall’Università dei Popoli di Badolato. Nel 2010, infine, ha vinto la 15esima Edizione del “Premio Museo” sezione musica, nel corso di una manifestazione svoltasi al teatro Bagaglino di Roma. Qualche anno prima che morisse, Renato Carosone gli confidò che la sua versione della canzone “Maruzzella” era la migliore che avesse mai ascoltato.


SANTA DOMENICA DI PLACANICA «Ti chiedo il favore di trasformare questa valle; qui desidero un grande centro di spiritualità, dove le anime troveranno pace e ristoro. In questo luogo, Dio vuole aprire una finestra verso il cielo; qui, per la mia mediazione, vuole manifestare la Sua misericordia!» Sono queste le parole che la Madonna pronunciò a Fratel Cosimo Fragomeni, nel lontano 1968, apparendo su uno Scoglio, a Santa Domenica di Placanica. Un luogo, questo, che è divenuto meta di migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Oltre seicentomila le presenze annue. Centinaia di migliaia i pellegrini stranieri, soprattutto francesi, tedeschi, austriaci, americani, svizzeri, spagnoli, portoghesi, libanesi, ma anche giapponesi, australiani, neozelandesi e africani. In merito, l’attuale arcivescovo di Reggio CalabriaBova, già pastore della diocesi di LocriGerace, ha detto: “Molti si pongono la domanda del perché tanta gente, da oltre quarant’anni continua a recarsi, costantemente, allo Scoglio. Notando l’ambiente circostante, le difficoltà viarie e la mancanza di opere d’arte o di svago” – ha continuato – “la risposta non può essere che unica: digitus Dei est hic, qui, in questo luogo, c’è la presenza di Dio. Lo dimostrano la pietà dei fedeli, le code presso i confessionali, la preghiera silenziosa di fronte alla statua della Vergine, il raccoglimento e il silenzio durante le celebrazioni sacre.” Intanto, il desiderio, dell’Immacolata Concezione è in fase di realizzazione. E’ già stata posata, infatti, proprio da monsignor Morosini, la prima pietra del santuario della Madonna dello Scoglio, benedetta da papa Francesco, che ha incontrato personalmente Fratel Cosimo, benedicendolo. Ciò segna un’altra tappa storica per l’opera fondata dall’uomo di Dio circa mezzo secolo fa. “Il santuario avrà una struttura che si fonderà e confonderà con l’ambiente e il paesaggio” – ha dichiarato il progettista, l’architetto Mario Occhiuto, che è pure sindaco di Cosenza – “e sarà in grado di ospitare” – ha precisato quasi cinquemila persone, soprattutto ammalati, diversamente abili e sofferenti.” L’undici maggio è la giornata più speciale e importante dell’anno, allo Scoglio, poiché ricorre l’anniversario della prima apparizione. E proprio in tale data alla presenza di una grande folla, l’allora vescovo della diocesi di Locri – Gerace, monsignor Morosini, aveva già benedetto una croce, fatta posizionare da Fratel Cosimo, nell’area dove sorgerà il santuario che, come ha ricordato il fondatore dell’opera mariana, “Sarà degno della Madonna e di tutti i Suoi devoti”. Il mercoledì, il sabato e la domenica (dalle 14,00 nel periodo invernale e dalle 16.00 in quello estivo) si svolgono gli incontri pomeridiani di preghiera, con i sacerdoti e Fratel Cosimo, che prevedono: le confessioni; i colloqui personali, privati, delle cento persone che si sono prenotate, preventivamente, per telefono, per parlare con il mistico; il santo Rosario; il pio esercizio della Via Crucis; la processione con il Santissimo Sacramento, la concelebrazione eucaristica, una breve fiaccolata. Fratel Cosimo, riconosciuto, da tutti, quale l’uomo umile dell’ubbidienza e della comunione totale con la Chiesa, che ha riconosciuto, ufficialmente, l’opera da lui fondata, con decreto vescovile, vive sempre la sua vita in modo schivo e riservato. Eppure la sua è una storia straordinaria. All’epoca delle apparizioni (la prima l’11 maggio 1968) appena diciottenne,. consegnò subito le relazioni dell’accaduto al parroco di Placanica, il compianto don Rocco Gregorace. Il sacerdote, che conosceva benissimo Cosimo Fragomeni e la sua famiglia, seguì con cura paterna il giovane, perché lo aveva visto crescere e conosceva la sua fede profonda, i suoi enormi sacrifici per percorrere a piedi le ore di strada che separano la frazione di Santa Domenica dalla chiesa di Placanica, con

La Madonna dello Scoglio, un'opera mariana grandiosa fondata dall'umile Fratel Cosimo Fragomeni

Di lato il giornalista Giuseppe Cavallo in un’apparizione televisiva

In alto: momenti della celebrazione. In basso: Fratel Cosimo

qualsiasi tempo e pericolo, attraversando spesso il torrente in piena, per arrivare sempre puntuale e ordinato alla messa domenicale. Da allora, un susseguirsi di eventi particolari e speciali hanno segnato la storia dell’opera mariana e l’evangelizzazione di Fratel Cosimo. Infatti, il suo ministero è stato accompagnato, sempre, da segni straordinari, ovvero grazie spirituali e fisiche, operate dal Signore, a molti dei pellegrini giunti allo Scoglio, per intercessione della Madonna e per la preghiera dell’umile uomo di fede. Negli archivi della comunità di preghiera, che lo segue da oltre vent’anni, si conservano migliaia di relazioni dettagliate, corredate da referti medici, che evidenziano conversioni e guarigioni inspiegabili, scientificamente, da diverse malattie e infermità. Fra le tante testimonianze raccolte, si rilevano vocazioni sacerdotali maturate attraverso l’esperienza di preghiera dello Scoglio. Alcuni casi evidenziano conversioni dall’ateismo o dal settarismo, dopo che i protagonisti hanno avuto un colloquio privato con l’uomo di Dio. Molte persone sostengono di essere stati guariti per la preghiera o per la benedizione di Fratel Cosimo. Altri dopo essersi bagnati con l’acqua della fonte della Madonna, sgorgata sul

luogo sacro su indicazione di Fratel Cosimo. Diverse persone hanno espresso di avere ottenuto una grazia, personale o per i propri cari, attraverso la semplice preghiera del santo Rosario. Altri sono guariti toccando la parte accessibile dello Scoglio dell’apparizione, posta a fianco dell’ingresso della cripta. “Un padre disperato,” – ha detto a riguardo Imma Divino, scrittrice e giornalista – “ha appoggiato alla roccia dello Scoglio un indumento da portare al figlio in coma per una pancreatine acuta, e il ragazzo è guarito.” Elencare tutte le testimonianze conservate allo Scoglio sarebbe impossibile: la casistica è vasta, quanto lo sono i mali che affliggono l’umanità. Ma fra le testimonianze emblematiche, non si può non citare quella di Rita Tassone, che va considerata la testimonianza vivente dell’amore e della potenza risanatrice di Dio. Se ci si reca a Santa Domenica durante gli incontri di preghiera del mercoledì, del sabato o della domenica pomeriggio non si può non notare una donna di mezza età, dotata di una energia e una vitalità invidiabili, che accoglie i pellegrini, li conforta e li aiuta. La donna in questione è Rita, oggi sessantaseienne, che all’età di trent’anni, venne ridotta all’ immobilità da un’osteomielite tifoide con sarcoma osseo, un tumore che non da scampo.. La scienza non poteva fare nulla. Rita era condannata a morire, dopo estenuanti sofferenze. Per tredici anni, in effetti, si ridusse prima sulla sedia a rotelle, perché il tumore le consumava, lentamente e inesorabilmente, le ossa, e poi su un lettuccio. Per cercare di lenire i dolori lancinanti era necessaria la morfina. Dopo tredici anni, quando ormai la morte era vicina, Rita venne trasportata dal marito e dai figli, disperati più di lei, allo Scoglio (che aveva iniziato a frequentare da qualche anno) alla presenza di Fratel Cosimo. Era il tredici agosto 1988. “Il viaggio fu durissimo” – ha espresso Rita – “e i dolori che provavo lancinanti. Più volte” – ha continuato – “mio marito fu tentato di riportarmi indietro. Ma alla fine siamo giunti presso lo Scoglio.” Emozionandosi, Rita racconta quindi, i momenti cruciali della sua guarigione: “Fratel Cosimo ha iniziato a pregare su di me e, a un certo punto, mi ha detto «In questo momento non sono io che ti parlo, ma è Gesù che ti ripete le stesse parole che ha detto al paralitico in Galilea: Alzati e cammina!». Sollevata da una forza misteriosa,” – ha riferito ancora - “le gambe mi si sono raddrizzate e gonfiate (fino a qualche attimo prima erano come un manico di scopa) ho iniziato quindi a camminare come se avessero acceso l’interruttore della luce. Ho cominciato a scendere i gradini del sagrato, sono andata verso lo Scoglio delle apparizioni e ho pregato. Poi ho risalito la scalinata, sono entrata nella cappella e sostato in preghiera davanti al quadro della Vergine Maria. Ma non mi rendevo conto di quanto stava avvenendo. Solo quando è terminato quello stato, che mi hanno detto si trattava di estasi, mi sono accorta del miracolo.” La notizia si diffuse rapidamente e la guarigione venne immediatamente certificata dal suo medico curante. Rita venne così chiamata a testimoniare in diverse parrocchie, italiane ed estere. Giuseppe Cavallo


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L’ESSENZIALE Il racconto di un disastro ambientale e di un viaggio a ritroso per cercare di capire come sia potuto succedere

La discarica dei misteri Timpe Bianche tra incuria e colate velenose

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ELEONORA ARAGONA n susseguirsi di curve e buche, le strade di campagna di Siderno sono tremende per la mia povera auto. Ma per arrivare alla discarica di Timpe Bianche non c’è un’altra via. Si deve percorre la strada che unisce San Leo a Siderno Superiore. Quella che un tempo era la discarica di Locri e Siderno, poi divenuta della Locride ed infine messa a morte, è infatti la meta di questa scampagnata. Erano giorni che ci arrivavano notizie allarmanti su questo sito, «il percolato sta colando velenoso verso il torrente Novito e nessuno fa nulla». Poi il comunicato dell’Osservatorio ambientale diritto per la vita, con tanto di foto del liquame che si fuoriusciva dalla discarica e creava un piccolo affluente del torrente sidernese sfociando poi nello Jonio. Il percolato, questo illustre sconosciuto di cui si sente parlare molto spesso ma che sembra quasi un’entità astratta, non è altro che un liquame derivante dalla decomposizione del materiale organico, i rifiuti per capirci. È molto dannoso per l’ambiente e per l’uomo, ma viene sottovalutato perché non è tossico. A provocare lo sversamento di questo liquame viscido e insalubre è stata una nuova frana nella discarica Timpe Bianche e la rottura di alcuni teli di geotessuto. Ma com’è possibile che nessuno se ne sia reso conto? Da quanto tempo il percolato fuoriusciva e si riversava nel torrente Novito? Quali e quanti danni avrà provocato? «Quando arrivi alla madonnina stai attenta. C’è una stradina proprio accanto, devi girare là», mi dice la mia guida. E dopo un’altra serie di tornanti eccoci arrivati. Il paesaggio non è come me lo aspettavo. Il sito della discarica è in un piccolo paradiso, terreni coltivati, erba tagliata di fresco, il torrente che si vede dall’alto e che disterà forse un chilometro. Uliveti a perdita d’occhio e poi il cancello e la recinzione della discarica Timpe Bianche. Una nota stonata. Chissà chi avrà autorizzato uno sfregio del genere? Ma vista la scarsa attenzione che si prestava ad ambiente e salute pubblica nel 1998 non è poi così strano che abbiano dato il via libera per uno stupro su uno spazio verde in una zona fragile idrogeologicamente, come hanno dimostrato le numerose frane. Ma ritornando a noi. Partiamo dalla mancanza di supervisione del sito

Timpe Bianche. il primo dei nodi da sciogliere in questa storia. La legge sulla gestione operativa e post- operativa sulle discariche, l. 36 del 13 gennaio 2003, è chiara. All’art. 13 comma 2 si legge: «La manutenzione, la sorveglianza e i controlli della discarica devono essere assicurati anche nella fase della gestione successiva alla chiusura, fino a che l’ente territoriale competente accerti che la discarica non comporta rischi per la salute e l’ambiente. In particolare, devono essere garantiti i controlli e le analisi del biogas, del percolato e delle acque di falda che possano essere interessate». Il comune di Siderno, attuale gestore del sito, avrebbe quindi dovuto monitorare con costanza la discarica. Il sito è però attualmente sprovvisto di custode. Non è dato quindi sapere ancora quanti danni abbia provocato e da quanto tempo il liquame maleodorante e viscido sversasse. L’unica certezza è fino all’ottobre 2013 sul sito infatti sono stati eseguiti dei lavori per rimettere in sicurezza la discarica dopo una frana avvenuta nel 2009. Quindi i nuovi danni devono essere avvenuti tra l’ottobre 2013 e il marzo 2014. Purtroppo questo periodo è stato molto ricco di piogge e il percolato mischiato alle acque piovane è fuoriuscito giungendo fino al torrente Novito indisturbato e incontrollato. Già nel 2009, quando un costone della strada interna al sito è franato sui terreni agricoli sottostanti, il percolato si era riversato sulla lunga lingua di terreno coltivato. All’epoca sono scattate denunce e cause tra comune e agricoltori che sono ancora in atto. Il respon-

L’ESSENZIALE A provocare lo sversamento di questo liquame viscido e insalubre è stata l’ennesima frana, la terza di cui siamo a conoscenza, avvenuta nel sito

sabile dei lavori per il comune di Siderno, l’ingegnere Pietro Fazzari, stilò un piano di caratterizzazione che avrebbe dovuto permettere di individuare i danni e la contaminazione avvenuta, ma per mancanza di fondi l’ente non ha poi proceduto ad effettuare i controlli necessari. Tutto ciò ha portato al problema attuale. La mancanza di un custode che avrebbe potuto tempestivamente avvisare della nuova frana e dello sversamento. Nel momento in cui la discarica è giunta alla saturazione è stata richiesta una stima per poter mettere a morte il sito secondo i criteri della già citata legge del 2003. Secondo quanto riferitoci la somma necessaria a mettere in sicurezza il sito sarebbe stata di 5 milioni e mezzo di euro circa. I tecnici si sono quindi rivolti al comune, perché nelle casse comunali dova esserci un fondo apposito. E teoricamente quei soldi avrebbero dovuto esserci. Infatti, piccola parentesi tecnica. Nel periodo di attività della discarica al comune vengono corrisposte delle somme per l’affidamento della gestione del sito, le royalties e una terza somma che servirà al comune per gestire la fase post-operativa della discarica. Infatti il gestore deve assicurare che «il sito sia sottoposto ad adeguati interventi di ripristino ambientale al termine delle attività». E inoltre «il prezzo minimo copra realmente tutti i costi, inclusi quelli relativi alla fase di postchiusura, è assicurata dalla presentazione di un piano economico finanziario che deve tenere conto dei seguenti fattori […] Le spese previste per la

ricomposizione ambientale e la gestione del periodo successivo alla chiusura». Ma andando a batte cassa si scoprì che quei soldini non c’erano. I fondi che dovevano essere stati appositamente conservati e versati non c’erano. Che fine avevano fatto? Magari a questa domanda potrebbero risponderci i commissari. Per adesso il comune ha raccolto il percolato contenuto nei pozzetti ed è in attesa di poterlo smaltire. Secondo le nostre fonti si parla di 5.000 litri di liquame viscido e maleodorante. Mentre per riparare geotessuto e gabbione c’è bisogno di tempo e soldi, nel frattempo tempo però dalle fessure continua a fuoriuscire il liquame verdastro e viste le piogge previste per tutto il mese il Novito raccoglierà ancora questo veleno. A piccole dosi. Lentamente.


CULTURA E SOCIETÀ

Autismo: la Calabria L’associazione “Amici del libro e della Bibblioteca” si tinge di blu Il 2 aprile 2014 si terrà l’iniziativa promossa dall’Associazione Prometeo Onlus L 'Associazione Prometeo-onlus servizi per l'Autismo promuove il Blue day, Giornata mondiale per la consapevolezza e la sensibilizzazione sull'autismo. Da alcuni anni “Autism speaks”, la più grande organizzazione mondiale per la promozione della ricerca scientifica sull'autismo, ha lanciato l'iniziativa globale “Light it up blue” o “Blue day”: i più famosi monumenti ed edifici delle principali città del mondo vengono illuminati con luci blu, il colore del desiderio di conoscenza e di sicurezza, per testimoniare la sensibilità di queste metropoli nei confronti delle problematiche legate ai disturbi autistici. Gli scorsi anni si sono illuminati di blu l'Empire State Building di New York, il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, la Grande Piramide di Giza in Egitto, la Sydney Opera House in Australia, la Tianjin TV Tower in Cina, l'Arco di Costantino a Roma e molti altri. In Italia hanno aderito all'iniziativa moltissime amministrazioni comunali .In Calabria L'Associazione Prometeo-onlus ha proposto ai comuni, Provincia e Regione di aderire al “Blue Day”. Le amministrazioni si sono dimostrate estremamente sensibili all'iniziativa e per la prima volta nella nostra regione si illumineranno di blu i Palazzi comunali, di Reggio Calabria e Rende, il Palazzo della Regione e della Provincia. Nella Locride hanno aderito i comuni di Siderno e Bianco. L'autismo è una disabilità pervasiva dello sviluppo che di norma si manifesta nei bambini entro l'età di tre anni e che dura per tutta la vita. Le ultime stime informano che un bambino ogni

novanta nati oggi rientra nello spettro autistico. La patologia colpisce a prescindere da razza, sesso o standing socio-economico delle famiglie. L'autismo è caratterizzato da gravi difficoltà di integrazione sociale, comunicazione verbale e non-verbale e comportamentali. Ha ovviamente un fortissimo impatto sulle persone autistiche stesse, su le loro famiglie e sul le loro comunità. Non esiste una cura, ma oggi sappiamo che diagnosi e interventi riabilitativi e terapeutici precoci possono rendere il bambino e poi l'adulto autistico il più autonomo possibile e permettergli di portare il suo contributo alla società. L'Associazione Prometeo, costituita nel 2001 opera in Calabria e in altre regioni nel settore della formazione e del trattamento in autismo. Ha diverse sedi: Reggio Cal., Cosenza, Vibo e Sezione della Locride. Segue bambini, adolescenti e adulti attraverso personale specializzato e operatori ABA. Organizza stages e corsi di formazione, eroga servizi domiciliari, effettua parent-training e consulenze a strutture scolastiche e Centri in Calabria e in altre regioni. Si batte per il riconoscimento dei diritti delle persone con autismo e per l'avvio di servizi adeguati ai bisogni. Sempre per celebrare la suddetta giornata, si esibiranno alle ore 20:30 presso il Cine-teatro Politeama Siracusa di Reggio Cal., I Taranprojet. L'evento ha lo scopo di diffondere la conoscenza della sindrome e, attraverso la musica, attenzionare l'opinione pubblica e le istituzioni. L'incasso della serata sarà utilizzato per il potenziamento dei servizi per l'autismo.

si presenta alla cittadinanza

L'Associazione “Amici del Libro e della Biblioteca”, di cui questa testata ha dato notizie fin dalla sua nascita, ha promosso una serata per la presentazione in pubblico degli intenti e della finalità, in modo da raccogliere il massimo proselito possibile, e porgere alla comunità il punto di vista secondo cui la cultura (intesa come sapere a tutto tondo, non semplicemente cultura umanistica o libresca) dà da mangiare. Ripetiamo volentieri: la cultura dà da mangiare. Anzi, è proprio la cultura che dà da mangiare. Esisterebbero i comfort della vita moderna senza la cultura che è stata necessaria a produrli? Dopo un breve recitativo interpretato con molta grazia da Nicoletta Nesci, l'Associazione è stata introdotta dal presidente, il professor Cosimo Pellegrino, il quale ha voluto richiamare l'attenzione sul fatto che la cul-

tura deve essere il cuore di ogni società, e che tale cuore è materialmente rappresentato dalla biblioteca comunale. È stato infatti l'affrettato trasloco dei libri in locali non idonei e in zona decentrata, a suscitare in un gruppo di cittadini un desiderio di aggregazione e voglia di confronto. Man mano il gruppo è diventato sempre più folto e organizzato, e ha numerose volte sol-

Alessandro Benvenuti

Un comico fatto di sangue e carne Una legge del teatro dice che lo strumento principale e primario dell'attore è il corpo. Così come un violinista usa il violino e il pittore il pennello per esprimere la propria arte, l'attore si serve del suo proprio corpo. Della sua propria carne. E se è vero che l'arte è tutto un lavoro di tecnica ed esplorazione, che l'artista tante più cose può esprimere quanto più a fondo conosce il proprio strumento, così l'attore deve conoscere e maneggiare con destrezza il proprio corpo. La sua stessa carne. Forse è per il suo esser fatto di carne che il teatro è un'arte impopolare, perché quel corpo che in scena tradisce, uccide, soffre e cade potrebbe troppo manifestamente essere il mio, di me che seduto tra il pubblico assisto e applaudo, digrignando i denti mentre sorrido di rancorosa ammirazione.

“Il comico fatto di sangue e carne si offre come esperimento di crudeltà, anzi come capro espiatorio. Il gesto catartico del ridere del male altrui ci libera, si spera, della potenzialità distruttiva con cui il virus della quotidianità ci contagia”

lecitato, anche attraverso questa testata, l'attenzione delle istituzioni al problema della Biblioteca. Purtroppo al momento la terna commissariale non si è neanche degnata di dare una risposta a dei cittadini così volenterosi. Durante la serata hanno portato la loro esperienza l'ex direttore della Biblioteca di Polistena Giovanni Ruffo e il professore Giuseppe Giarmoleo. Molto preziosi sono stati gli interventi di alcuni ragazzi delle scuole medie, che hanno parlato delle loro letture, alcune molto impegnative. Ha seguito un dibattito tra il pubblico, una brevissima storia della biblioteca a cura dell'avvocato Domenico Romeo, e una deliziosa chiusura a cura di Francesco Caridi, avente come tema l'amicizia tra importanti personaggi del primo Novecento, letta attraverso frammenti epistolari. La Redazione

Comincia con una lunga introduzione il suo spettacolo “Un comico fatto di sangue”, Alessandro Benvenuti. Una replica speciale per diversi motivi, tra i quali quello che segna il ritorno di Benvenuti su un palcoscenico (benché piccolo) calabrese dopo 15 anni. Ma speciale anche per motivi concreti, in quanto questioni di budget hanno reso necessaria una rappresentazione scarna, senza le scenografie, gli effetti luce e sonori, che fanno parte della produzione dello spettacolo. In scena solo l'attore, con nient'altro che il suo corpo e la sua voce. Benvenuti non cela l'emozione di ritrovarsi indietro nel tempo alle sue giovanili esperienze di attore; ad un metro di distanza dal pubblico è come recitare per la famiglia nel salotto di casa. È come recitare col corpo nudo, difficile nascondere gli errori e i difetti. Una sincerità messa in scena non per questo è meno sincera. “Un comico fatto di sangue” è la storia della deriva lenta e cruenta di un amore, di una coppia poi accresciutasi in famiglia, le cui solide fondamenta iniziali vengono erose dall'arrivo di un cucciolo di cane voluto da moglie e figlie, rifiutato dal marito. Il disaccordo diventa incomprensione, l'incomunicabilità diventa allontanamento, la solitudine diventa oppressione, l'ostinazione diventa mania, il rancore diventa follia. Un buon padre di famiglia, onesto lavoratore, idealista e sognatore, diventa

assassino a causa degli umori maleodoranti del corpo di una vecchia cagnetta. Questa carne d'uomo prima indignata, poi impotente, poi disfatta si volta a guardare ciò che di sé si è persa per strada, si guarda allo specchio, stupita di cosa è diventata. “Non c'è niente che ci faccia ridere come il dolore … degli altri”, dice Benvenuti, che per questa ragione ha scelto come sua chiave stilistica il raccontare la quotidiana sofferenza che per l'un caso o per l'altro aggredisce i normali trascinandoli spesso fuori dai binari consueti. Il comico fatto di sangue e carne si offre come esperimento di crudeltà, anzi come capro espiatorio. Il gesto catartico del ridere del male altrui ci libera, si spera, della potenzialità distruttiva con cui il virus della quotidianità ci contagia. Perciò un fatto di sangue ci rivela la sua intrinseca macabra comicità fatta di innumerevoli innocui passaggi che trasformano l'idillio in tragedia. Ho amato a suo tempo “Ivo il tardivo”, personaggio cinematografico di Alessandro Benvenuti di due decadi fa, del quale non capivo perché non fosse apprezzato e riconosciuto abbastanza. Scopro che è tra i personaggi preferiti anche per lo stesso autore. Avrei voluto dirglielo, ringraziarlo in carne ed ossa, ma mi sono lasciato sfuggire l'occasione. Daniele Mangiola


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La Calabria nella Storia del Mezzogiorno La recensione di un’mportante pubblicazione di Giuseppe Caridi GIOVANNI PITTARI Il prof. Giuseppe Caridi, ordinario di storia moderna presso l'Università di Messina, Presidente della Deputazione di Storia patria per la Calabria, è autore di pregevoli pubblicazioni sulla storia del Mezzogiorno e della Calabria. Recentemente a Locri, su iniziativa della locale Pro-Loco e del suo presidente Fabio Mammoliti e della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, è stato presentato il volume “La Calabria nella Storia del Mezzogiorno”, Città del Sole Ed. Ultimo libro che sta per uscire in una collana diretta da Giuseppe Galasso, la biografia di re Carlo III di Spagna per i tipi della Salerno Editore di Roma. Il prof. Vincenzo Cataldo, dell'Università di Messina, nella sua dotta quanto approfondita relazione ha analizzato la nostra storia sotto diverse prospettive: da quelle sociali ed economiche a quelle di carattere demografico e storico-biografico. Il prof. Caridi è ormai un punto di riferimento per gli studiosi della Locride perché riesce a sintetizzare le varie esigenze provenienti dai diversi settori della ricerca e a essere sempre presente nelle nostre manifestazioni culturali. Ricordo il Mosaico dei tempi in cui abbiamo avuto ospiti per tre anni tanti esponenti della cultura calabrese e non solo, e qualche mese fa proprio in questa sede la trattazione di un tema riguardante il periodo borbonico e quello francese. Il libro presenta degli addentellati didattici e speculativi ben precisi, al riparo da qualsiasi possibile falsa interpretazione. I fatti sono fatti e il prof. Caridi ce li presenta nella loro essenza senza suggestioni di sorta o faziosità. Storici come Giuseppe Galasso o Rosario Villari hanno scritto delle opere destinate a un pubblico più vasto (ma non per questo esenti da riferimenti archivistici e bibliografici essenziali), il cui obiettivo è di creare un interesse - al di là degli addetti ai lavori - e a comprendere gli eventi secondo parametri linguistici meno tecnici possibili, supportati da una scrittura narrativa semplice e gradevole. Cosa che ha fatto l'A. del volume. La storia profonda è la ricerca di avvenimenti su cui si può costruire il tessuto sociale e non può essere incentrata su un solo individuo, ma deve poggiare le basi sulla realtà sociale, appunto. Ma al di là dell'evenemenziale, al di là dell'individuale, è la storia dei gruppi ad offrirci un solido terreno di ricerca. È proprio quello che propone, in sintesi, con questo agevole volume il prof. Caridi; un compendio che nasce dal raggruppamento di 3 pubblicazioni, rivedute e arricchite alla luce del più recente dibattito storiografico. L'A. ha realizzato una sintesi divulgativa di 8 secoli e mezzo di storia a cui ha allegato 39 documenti. Ognuno

dei 10 capitoli in cui è suddiviso il libro affronta il periodo esaminato sotto il profilo politico-militare e quello scio-economico, permettendo al lettore di comprendere in modo chiaro gli avvenimenti più salienti che hanno contrassegnato la storia della nostra regione e del Mezzogiorno contestualizzata nel panorama della storia italiana ed europea. A parte gli eventi raccontati con estrema chiarezza, la sezione che riguarda il materiale documentale allegato che occupa i due terzi del volume - ha una valenza importante quanto il testo. La sequenza dei 39 documenti accuratamente predisposta tenendo in considerazione l'arco storico del testo di riferimento - nel loro insieme rappresentano una ulteriore speculazione degli argomenti trattati. L'A. ha cioè voluto mettere a disposizione del lettore e dello studioso ulteriori elementi che contribuiscono a sviscerare, ad approfondire le tematiche trattate nei vari capitoli. Si tratta di testi singolari, utili a penetrare nella realtà calabrese. Ad esempio, nel doc. n. 2 è riportato il regesto dei privilegi e i capitoli di sovrani alla città di Reggio (1345-1409); nel doc. n. 15 si possono cogliere le disagiate condizioni della Calabria e dei domini spagnoli in uno straordinario brano di Tommaso Campanella. Oppure il Proclama ai calabresi del cardinale Fabrizio Ruffo (doc. 31) o ancora i rapporti dei prefetti delle tre province calabresi alla fine del XIX secolo sullo spirito pubblico e i pubblici servizi (docc. 36, 37 e 38). Insomma una somma di documenti eterogenei, validi ad analizzare più compiutamente e contestualizzando i vari periodi della storia nazionale ed europea agli eventi regionali e locale. «Il libro, come si evince dalla prefazione, si rivolge a un pubblico vasto e, nel contempo, interessato non solo a conoscere la successione degli eventi ma a riflettere su cause e conseguenze degli stessi e a prestare attenzione tanto al comportamento dei sovrani e del ceto dirigente quanto alle condizioni e ai modi di vita del resto della popolazione dal Medioevo all'Età Contemporanea». Cosa emerge in definitiva dall'analisi del libro. Emerge che la Calabria fu sempre teatro di guerra di eserciti invasori, fu una terra assoggettata e svuotata delle sue risorse drenate dai conquistatori di turno; fu una regione soggiogata alla dominazione straniera; una terra dicotomica, dualistica, capace cioè di essere eroica quanto a piegarsi, capace di condurre battaglie di civiltà quanto di regresso sociale e assoggettamento morale. Lo confermano da un parte i tentativi di emancipazione sociale e civile, dall'altra gli episodi reazionari e l'adeguarsi allo status quo. Adeguarsi. Un verbo riflessivo che corre spesso nella nostra storia e che, proprio grazie ad essa, agli esempi che essa ci propone, dovrebbe tramutarsi in sollecitare, proporre, intraprendere e pretendere il cambiamento.



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La nuova dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Pascoli-Alvaro ha parlato con noi dei suoi primi mesi da preside. «La mia nuova attività professionale in un contesto territoriale a me poco noto è stata una sfida molto stimolante. Ho ritenuto necessario prima di tutto gestire una fase di cambiamento per migliorare il sistema delle relazioni all’interno della comunità scolastica».

L’INTERVISTA

Antonella Borrello: «Formiamo i giovani del futuro» U

ANTONIO TASSONE

na dirigente di prima nomina per l’Istituto scolastico Pascoli-Alvaro di Siderno, si chiama Antonella Borrello, già docente di lingua inglese, arriva da Lazzaro in provincia di Reggio Calabria. Ha preso in mano, già da qualche mese, le redini del prestigioso istituto scolastico cittadino (con quasi 1100 alunni) e, dopo il periodo di “rodaggio” che le è servito a prendere visione della nuova realtà lavorativa, l’abbiamo voluta incontrare per rivolgerle alcune domande. Quest’anno lei ha avuto il suo primo incarico da dirigente al PascoliAlvaro. Se la sente di fare un primo bilancio relativo alla sua attività? «Iniziare la mia nuova attività professionale in un contesto territoriale a me poco noto è stata una sfida molto stimolante. Ho ritenuto necessario prima di tutto gestire una fase di cambiamento per migliorare il sistema delle relazioni all’interno della comunità scolastica della quale vorrei diventare un punto di riferimento solido e incoraggiante per poi incidere sulla qualità del processo di insegnamento-apprendimento e del

L’INTERVISTA

«L’istituto deve puntare sui traguardi in uscita degli allievi, deve fornire loro un bagaglio di competenze di base che possa consentirgli di fare scelte più consapevoli»

Pillole

Naturopatiche Con la prima settimana di primavera iniziamo a sostenere i nostri ragazzi per lo sprint di fine anno con piccole regole e cibo sano…per un’energia tutta nuova ! A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone www.associazione-tone.it associazione.tone@gmail.com

servizio. Ho avvertito comunque l’onerosità del mio nuovo ruolo soprattutto per quanto riguarda l’ambito organizzativo esteso ai sette plessi dell’istituto e la gestione delle disposizioni normative relative alla sicurezza». Quali sono state le difficoltà principali che ha incontrato nel suo nuovo ruolo? «Innanzitutto devo constatare quotidianamente il divario che intercor-

re tra la scuola ideale costruita dalle continue disposizioni normative e le scuola reale in cui si opera e si cerca di imbastire al meglio quelle stesse prescrizioni. Un sofferto versante di criticità è legato alla ristrutturazione edilizia nei sette plessi dell’istituto “Pascoli-Alvaro”. Risolvere anche parzialmente l’inadeguatezza delle strutture e sopperire alla carenza d’infrastrutture sarebbe motivo di grande sollievo per chi opera nella scuola, per i piccoli alunni e per le loro famiglie che da molto tempo aspettano una svolta in questo senso. Locali scolastici accoglienti e sicuri, forniti di arredi adeguati sarebbero senza dubbio più stimolanti ed idonei per

creare il giusto livello di benessere e di produttività nell’ambiente di lavoro e di studio». In merito alla qualità del sistema formativo-educativo , su che cosa sta puntando l’istituto da lei rappresentato? «Punta sui traguardi in uscita degli allievi, al bagaglio di competenze di base che possa loro consentire di fare le scelte più consapevoli e appropriate rispetto alle proprie i ncl i na zi o ni , di aprirsi in modo naturale all’idea di convivenza civile per affrontare con sicurezza la complessità e le incognite della società di oggi. Per questo occorre porre grande atten-

zione alla progettualità, dalla fase della programmazione alla fase dell’implementazione». Nel suo istituto come pensa di raggiungere questi traguardi? «Una delle strade da percorrere è certamente quella del progetto inteso come un insieme di azioni valide e strategiche, come opportunità di crescita e di effettiva maturazione delle competenze. Abbiamo avviato da pochi giorni progetti per l’arricchimento dell’offerta formativa e dodici percorsi modulari del PON C1 Fondi strutturali Europei con l’obiettivo di migliorare i livelli di competenze chiave. L’intento è stato quello di coinvolgere il maggior numero di alunni in moduli diversi pensati e costruiti per i loro bisogni specifici, dall’istruzione domiciliare ai percorsi di canto, di scienze, di giornalismo, d’inglese, di pianoforte e di sport. Con questo tipo di interventi mirati il nostro istituto intende riconfermarsi come luogo educativo e di apprendimento che accoglie, forma e orienta. Il grande sforzo di cooperazione e la professionalità dei docenti hanno consentito che l’obiettivo focalizzato all’inizio fosse raggiunto».

Come possono essere scelti gli alimenti per aumentare il tono generale, potenziare le difese immunitarie e sostenere il sistema nervoso?

Il

cibo utilizzato in modo adeguato e consapevole accompagna, sostiene e fortifica. E allora, come possono essere scelti gli alimenti per aumentare il tono generale, potenziare le difese immunitarie e sostenere il sistema nervoso? Per aiutare i giovani bastano 3 regole. Ricreare ritmi adeguati: pasti equilibrati, buon numero di ore di sonno e non esagerare con le attività extrascolastiche per evitare si stancarli troppo. Potenziare le difese immunitarie. Scegliere con metodo gli alimenti che compongono i pasti, così da sostenere il sistema nervoso, migliorando l’apprendimento e la memoria. I pasti equilibrati sono il fondamento di una buona nutrizione. I ragazzi, dalla scuola elementare alla scuola superiore, dovrebbero consumare cinque pasti al giorno; ma questi pasti non devono essere composti esclusivamente da zuccheri semplici o complessi, come spesso accade. Ad una prima colazione con latte (oppure the o orzo o yogurt) con biscotti

(pane e marmellata o miele e cereali) e frutta è bene far seguire una seconda colazione, a scuola, con un panino, dove sia presente una quota proteica. Anche se il lavoro dello studente è classificato come sedentario, in realtà il metabolismo più veloce dei giovani fa sì che il loro corpo richieda una grossa quantità di energia. Se la seconda colazione viene fatta con biscotti o merendine o succhi di frutta questa necessità energetica viene coperta solo per un breve lasso di tempo e ci si troverà, ben prima della fine dell’orario delle lezioni, nuovamente senza zuccheri da cui trarre vigore. Da qui l’irrequietezza, il nervosismo e la disattenzione spesso manifestata dai giovani a metà mattina. Una volta, quando nella nostra cultura l’alimentazione era vista come un supporto al benessere, di fronte ad un simile comportamento la prima domanda era se aveva mangiato. Oggi questo ambito non viene neanche contemplato, il primo pensiero è che sia svogliato, il secondo che potrebbe essere un bambino iperci-

netico quindi da sedare. Con buone prassi alimentari il problema verrebbe invece facilmente risolto. Quindi, a metà mattina un panino con prosciutto crudo o con bresaola e con formaggio (oppure con la frittata o con il tonno) da ai ragazzi l’energia necessaria a continuare la pesante giornata di studio. Il pasto di mezzogiorno deve prevedere pasta o riso, un secondo piatto a base di proteine animali (carne o pesce o uova o formaggio) una verdura ed una frutta. Il pasto completo dà un’energia più duratura, evita fastidiose sensazioni di pienezza prima, di languore poi. Il quantitativo di pasta o riso sarà direttamente proporzionale alle necessità dell’individuo (normopeso o in sovrappeso) oltre che alle attività pomeridiane. La merenda potrà essere a base di frutta o yogurt, più raramente con un dolce o un gelato, per i più affamati un toast e/o una spremuta. Nel pomeriggio i ragazzi hanno molta meno fame rispetto al mattino, i bioritmi ormonali infatti, iniziano ad

avviare il corpo verso la fase di riposo notturna. Il pasto serale è preferibile sia composto da un primo piatto o una minestra di legumi o di verdure, un secondo piatto a base di proteine animali che possono essere utilizzate anche non quotidianamente (non sono necessarie se si sono consumati legumi), una verdura ed una frutta. Il pasto serale deve contenere sempre dei carboidrati complessi (pasta o riso o patate) utili per i lavori di detossicazione notturna. L’organismo dei giovani è in costante accrescimento quindi la produzione di sostanze tossiche è cospicua: il fegato non può rimanere senza zucchero sufficiente a svolgerli, altrimenti le sostanze tossiche non saranno allontanate adeguatamente. Come a metà mattina il calo della disponibilità degli zuccheri, e con essi dell’energia, si traduce in aumento dell’irritabilità, difficoltà a stare fermi, calo dell’attenzione, così durante la notte il calo degli zuccheri si traduce in sonno disturbato, incubi, cefalea al risveglio e stitichezza.


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1- Prove di dialogo politico tra il centro-destra sidernese rappresentato da Michelangelo Vitale ed il centro sinistra rappresentato da Domenico Panetta 2- L’ ex Sindaco di Siderno Riccardo Ritorto mentre confida alla collega Emanuela Alvaro il suo punto di vista relativo agli attacchi di stampa. 3 - Il nostro Ercole Macrì è stato ospite della trasmissione “60 News” in onda su Telemia. Da quella mano aperta lo vediamo particolarmente intenzionato ad illustrare i suoi concetti. 4 - Bisogna dare atto che il consigliere Candeloro Imbalzano e l’assessore Gaetano Rao sono due tra i politici più presenti a Siderno dopo la distruzione del lungomare. Rao e la Provincia di RC sono stati di parola visto che hanno già provveduto a stanziare le prime somme adesso toccherà ad Imbalzano ed alla Regione Calabria passare dalle parole ai fatti 5- In questa foto l’amico Carlo Romeo, il più bravo calzolaio della zona jonica insieme ad un suo simpaticissimo amico.

L’OROSCOPONE di Giuditta

DI PRIMAVERA ARIETE Le alleanze crollano e “si potrebbe procedere ad un rimpasto del governo”. A voi toccherà rimpastare la pizza, che vi è venuta troppo dura. Qualcuno vuole essere rieletto per evitare le manette, alcuni chiedono la “scarcerazione per motivi di salute”, voi potreste chiederla pure, dopo esservi avvelenati con la vostra stessa pizza.

TORO In vista delle elezioni di maggio i politici mettono in guardia contro i “rischi dell'astensionismo”. Voi, che da mesi osservate il digiuno sessuale più totale, li conoscete benissimo. Pare che da qualche parte si sta cercando il successore del boss L'ho Piccolo, qualcuno potrebbe pensare di proporsi come candidato.

GEMELLI Il Congresso americano ha approvato la riforma sanitaria di Obama Care: sarebbe il caso che voi seguiste l'esempio e cambiaste tutti i sanitari del vostro bagno che ormai sono vecchi e macchiati. Loro hanno giocato tutto sul cambiamento, voi potete continuare a giocare al Lotto.

CANCRO In alcuni ambienti si vocifera di “limitare i finanziamenti” e la frase “spending review” echeggia per ogni dove: voi vi chiederete “Ancora di più?” è già difficile arrivare alla fine del mese! “Applausi e fischi” per una “riforma che è partita dal basso”, a voi dal basso vi parte una sorta di dolorino che arriva alle natiche e diventa sciatica.

LEONE Gli schieramenti politici entrano in “trattative di dialogo”. Voi, per entrare in trattative di dialogo con vostra suocera, dovete indossare un giubbotto antiproiettili, munirvi di kalashnikov e -quando vi troverete alle strette- bandiera bianca da issare prima di essere fatti fuori.

VERGINE “Pesante la situazione in Crimea”, ma da voi è più che altro pesante la cena. Troppi grassi, troppo sale! E badate che state ingrassando, anche se non ve ne accorgete. Intanto diminuite le fritture e tagliate il pane e i dolci. Tagliateli, sì, ma non a fette per mangiarveli!

BILANCIA Se da qualche parte c'è “un clima di contestazione interna”, da voi c'è un clisma di contrazione interna: cioè le vostre funzioni intestinali sono peggiorate vistosamente e dovete fare un clisma opaco. Ricordatevi la purghetta la sera prima e bevete tanta acqua.

SCORPIONE È doveroso “gestire la riforma con delicatezza”, mentre voi sarete obbligati a gestire le ansie del vostro partner con estrema precauzione, per evitare attacchi di gelosia omicida. Per non finire in cronaca nera vi consigliamo di aggiungere del Guttalax ai cibi del vostro partner: almeno sarà impegnato.

SAGITTARIO “La sconfitta è netta”, “il distacco è profondo”. Frasi criptiche? Per nulla: i fatti sono chiari e si riferiscono infatti alla vostra più recente performance di ping pong, in cui siete stati battuti 24 a 1 da un principiante di medio livello. Vi consigliamo di darvi ad uno sport meno impegnativo, come il macramé.

CAPRICORNO Nelle elezioni la cosa più importante è “individuare il giusto candidato”, per voi si tratterà invece di individuare un candito che si è andato a conficcare tra premolare e molare, provocandovi una gengivite. Vi consigliamo di votare secondo coscienza e di procurarvi del filo interdentale.

ACQUARIO C'è chi si sottrae ai “faccia a faccia”, a voi invece capiterà un guancia a guancia…ma che avete capito? Mica una seratina in discoteca: stiamo parlando di un intervento odontoiatrico per rimuovere un ascesso che vi ha fatto gonfiare la faccia come un pallone. Per voi altro che filo interdentale, ci vuole minimo una canna intera per sopportare il dolore!

PESCI “Bisogna fare una scelta di campo”. Quindi scegliete: volete arare il campo di fagioli, o raccogliere i broccoli? Se invece volete “correre da soli come nelle democrazie popolari sovietiche” procuratevi un buon paio di scarpe da corsa, o potete correre scalzi come il maratoneta Abebe Bikila.


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BLOB WEEK

POLAROID

OF

PINO CARELLA SINDACO

The

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WEEK

Potrebbe essere un candidato ideale per la sinistra di Roccella Jonica. Forte della sua conoscenza personale con il “sindaco dell’accoglienza” Mimmo Lucano ed il neo ministro Maria Carmela Lanzetta, il noto conduttore di “Radici” indossa con grande eleganza la fascia tricolore. Inoltre ha una voce identica a quella di Sisinio Zito, provare per credere..

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UNA SQUADRA D’EPOCA SIDERNESE

Una storica formazione amatoriale sidernese degli anni 70 ha partecipato ad un torneo estivo. Molti amici in maglietta e pantaloncini, li riconoscete?

UNA DIRIGENZA DA QUARTA SERIE

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Il Roccella approda in serie D Nella foto sotto gli artefici della storica promozione. Onore al merito all’A.S.Roccella, un sodalizio guidato sapientemente dal notaio Achille Giannitti, che con uno staff tecnico di prim’ordine ha consentito a mister Francesco Galati di poter raggiungere il prestigioso traguardo.

CALVI E SGARLATO: ATTENTI A QUEI DUE

nella foto Giorgio Calvi, candidato a Sindaco di Martone, e l’ex vicesindaco di Siderno Pietro Sgarlato che, a quanto sembra, non nasconde le sue ambizioni di volersi candidarsi a Sindaco.

PIC-NIC NEL POLLAIO Pic-nic nel pollaio per un gruppo di amici sidernesi che si sono ritrovati simpaticamente attorno al tavolo imbandito per una serata all’insegna dell’allegria e della spensieratezza. Chissà che fine avrà fatto anche quel capo di selvaggina (faraone) che un signore custodisce gelosamente tra le mani quasi a volerlo “proteggere”. Noi un’idea ce la siamo fatti, voi?

Insieme a Concerto di Condojanni beneficenza per Condivisione, arte, laboratori, incontri, giochi, cibo. L'associaizone "Cultura e tradizioni" organizza, da domenica 6 aprile, ogni prima domenica del mese, "Insieme a Condojanni", nella piazza centrale dell'antico borgo di S. Ilario dello Ionio. Dalle 10 di mattina, piccoli convegni, arte e musica di strada, laboratori liberi, per grandi e bambini, che non prevedono l'uso di alcuno strumento elettronico ma solo la manualità e la meccanica: realizzazione di libri animati, il lavoro al telaio, la costruzione di antichi strumenti musicali, la lavorazione delle ceramica, delle essenze, del pane e della birra; e ancora, musica, teatro, letture con esperti sui vari argomenti, e la visita guidata al castello. E un attesissimo ritorno: la riapertura del “Tupingimatangi”, storico luogo della creatività. Infine, il mercatino biologico in piazza, con i prodotti della terra direttamente dal contadino e la possibilità di gustare cibi cotti sul posto.

l’Unitalsi a Locri

Domenica 30 marzo alle ore 18.30 presso il Palazzo della Cultura di Locri, l'Orchestra di Fiati Città di Gerace, e gli Shark e Groove, daranno vita al Primo Concerto di beneficenza per l'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) Sezione di Locri. Lo spettacolo di solidarietà, patrocinato dal Comune di Locri, ha come scopo la raccolta di fondi da destinare ai viaggi sui treni bianchi per Lourdes, il campo estivo per disabili ed anziani ed ogni altra iniziativa promossa dall'associazione. La partecipazione all'evento sarà un modo per supportare contribuire e rilanciare le attività dell'Associazione attraverso un semplice gesto, l'acquisto di un uovo di Pasqua o di un bonsai e condividere con gli amici Unitalsiani un piacevole pomeriggio musicale.

1- Tanti auguri ai genitori del nostro direttore Antonio Tassone.Domenico e Francesca oggi festeggiano 54 anni di matrimonio. Auguri da tutta la redazione di “Riviera”. 2- Nel corso di una bella manifestazione tenutasi nei giorni scorsi a Marina di Gioiosa si è parlato di cultura e di arte tersicorea. E così, anche da noi nella locride, l’originalità ha iniziato davvero a prendere “piede” 3- Roma, 4 cristinoti, Mimmo Gangemi assieme a un grande giornalista (Franco Oliva), un giudice non meschino (Luca Palamara), il vignettista del Tg3 (Pasquale Martello).



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