LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 03 APRILE
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Una Pasqua all’insegna del buon (dis)gusto 1
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Come di consueto, quella di Pasqua è stata una settimana all’insegna della tradizione in cui, proprio per rispettare le “buone vecchie abitudini”, l’attore Raoul Bova (1) ha fatto la consueta “capatina” nella sua bella Roccella Jonica per respirare nuovamente la buona aria primaverile della Locride e rivivere il fascino delle processioni religiose. Le feste, tuttavia, non hanno fermato l’iter politico/burocratico della nostra Regione, chiamata, nella persona del Governatore Oliverio, a risolvere la crisi “Calabria Verde”, l’azienda che si occupa della forestazione nel nostro territorio, per la gestione delle quale è stato nominato commissario il generale dei Carabinieri Aloisio Mariggiò (2). Facciamo un salto in Egitto, invece, per fare la conoscenza di Seif Eldin Mustafa e Ben Innes (3). Il primo è colpevole di aver dirottato il volo Alessandria/Cairo con una cintura lombare color carne imbottita di confezioni vuote dell’iPhone con l’intento di raggiungere l'ex moglie (non sappiamo bene per perseguire quale altro scopo). Il secondo, invece è colpevole di più elementare deficienza, considerata la sua volontà (poi formalizzata in questo scatto) di farsi un selfie con l’attentatore per caricarlo su tutti i social network (avrebbe persino commentato che si sarebbe trattato della sua migliore foto di sempre). L’arresto di Sandro Principe, invece, ci fa ritornare presso i nostri lidi per recuperare questo scatto d’epoca, che ritrae i “padri fondatori” della bella Cosenza. Assieme a Umberto Bernaudo, Rosario Mirabelli, Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi (4), secondo gli investigatori Principe avrebbe infatti portato a rodaggio quello che oggi potremmo definire un vero e proprio sistema politico che, nel bene e nel male, ha caratterizzato la storia politica del capoluogo di provincia. Spezziamo un po’ con una notizia di costume e società: la settimana pasquale, non sappiamo bene per quale assurda associazione di idee, ha fatto puntare i riflettori delle riviste patinate sulle maggiorate dello spettacolo. Da Kate Upton a Sofia Vergara (che abbiamo conosciuto qualche settimana fa), da Monica Bellucci a Salma Hayek (passando per Scarlett Johannson - 5) GQ ha pubblicato una fotogallery che ha avuto un’eco mostruoso sui social, facendo girare la testa a non pochi lettori. Dopo la “strumentalizzazione brusselliana” della scorsa settimana, Matteo Salvini (6) torna a far parlare di sé con argomenti un po’ più decorosi, consegnando di persona l’attestato della scuola di formazione politica leghista organizzata dal partito nostrano “Noi con Salvini”. Un lutto ha poi colpito il mondo dell’architettura: la designer irachena, naturalizzata britannica, Zaha Hadid (7) è infatti scomparsa, all’età 65 anni, giovedì scorso, lasciando in eredità, sparse per il mondo, bellissime architetture come il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma o la Stazione di Napoli Afragola (ancora in costruzione), solo per citare due delle strutture realizzate in Italia. E mentre a Platì hanno dimostrato di non aver gradito per niente le parole di Minniti che hanno paragonato il terrorismo bega alla ‘ndrangheta del paese della Locride, proponendo una mozione di sfiducia al sottosegretario (8), Libero dimostra tutta la sua professionalità pubblicando la notizia della produzione di una birra aromatizzata alla vagina (non chiedeteci come possa essere possibile ciò che state leggendo - 9) con un titolo e un commento che resteranno nella storia del (l’anti)giornalismo… À la santé! Jacopo Giuca
RIVIERA
ATTUALITÀ
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DOMENICA 03 APRILE
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GIUDIZIARIA
Associazionemafiosa: indirizzigiurisprudenziali Vari, ancorché univoci, sono gli indirizzi giurisprudenziali della Corte di Cassazione in ordine agli elementi caratterizzanti la dimostrazione dell’esistenza dell’associazione di tipo mafioso. Posto che per la sussistenza del cd. pactum sceleris, non è esigibile una prova di tipo, per così dire, notarile, si è ritenuto che esso può ben essere desunto –oltre che per facta conludentia anche con metodo logico- induttivo in base all’osservazione che il clan presenti gli indici rivelatori del fenomeno mafioso, quali: 1- segretezza del vincolo; 2 - rapporti di comparaggio o comparatico fra gli adepti; 3 - rispetto assoluto del vincolo gerarchico; 4 - accollo delle spese di giustizia da parte della cosca; 5 - assistenza economica alle famiglie degli affiliati detenuti; 6 - diffuso clima di omertà, come conseguenza ed indice rivelatore dell’ assoggettamento alla consorteria; 7 - assassini con stile mafioso di presunti componenti della cosca; 8 - uso di un linguaggio criptico tra i presunti associati finalizzato ad eludere le investigazioni dell’autorità; 9 - apprestamento di mezzi ed attività dirette ad eludere le investigazioni degli inquirenti; 10 - sistematici episodi atti di danneggiamento –manifestamente prodromici alla conseguente attività estorsiva- in cui le parti offese negano –senza addurre alcuna razionale spiegazione a siffatti atti- addirittura anche la semplice richiesta estorsiva. In tal caso, e cioè qualora la prova logica costituisca il fondamento della prova dell’esistenza del vincolo associativo, occorre procedere all’esame globale delle condotte criminose, tenendo presente che ciascuna delle quali può, in sé, non essere dimostrativa del vincolo associativo e che solamente attraverso un ragionamento logico potrà desumersi correttamente che le singole intese dirette alla conclusione dei vari reati costituiscono espressione del programma delinquenziale oggetto dell’associazione stessa. Se dunque appare metodologicamente corretto procedere innanzitutto alla (completa, logica ed esauriente) valutazione di ciascun elemento indiziante, è poi assolutamente indispensabile, ancorché necessario, passare a quella complessiva dell’intero compendio indiziario. Valutazione che deve avvenire non in modo parcellizzato ed avulso dal generale contesto probatorio, ma che va condotta verificando se gli indizi ricostruiti in sé, e posti vicendevolmente in rapporto, possano essere ordinati in una costruzione razionale, armonica e consonante che consenta, attraverso una valutazione unitaria del contesto, di attingere alla verità processuale. Deve, in altre parole, attraverso il metodo sopra descritto, verificarsi se esista una ricostruzione dei fatti in grado di dare logica spiegazione a tutti gli indizi emersi nel corso del procedimento e regolarmente acquisiti, posto che l’esistenza dell’associazione è ontologicamente di per sé sfuggente al controllo della percezione diretta. Gli indizi sulla sussistenza dei reati, peraltro, possono essere legittimamente tratti dalla commissione dei reati fine interpretati alla luce dei moventi che li hanno ispirati, quando questi valgano ad inquadrarli nella finalità dell’associazione. In tale contesto è consentito al giudice, pur nell'autonomia del reato mezzo rispetto ai reati fine, dedurre la prova dell'esistenza del sodalizio criminoso dalla commissione dei delitti rientranti nel programma comune e dalle loro modalità esecutive, posto che attraverso essi si manifesta in concreto l'operatività' dell'associazione medesima. È inoltre essenziale, al fine di comprendere il fenomeno mafioso, prendere atto che la specifica connotazione “mafiosa” di un sodalizio - ricavata dai vari elementi indiziari sopra indicati non possa prescindere da una valutazione che tenga conto delle nozioni socio-antropologiche e del particolare ambiente culturale, geografico ed etnico in cui i fatti sono maturati.Nella gestione dei procedimenti per fatti di mafia viene, infatti, sottolineata la necessità della comprensione della struttura, del modus operandi e degli obiettivi delle organizzazioni criminali con una adeguata capacità di lettura di certe connessioni e con l’uso di categorie interpretative appropriate (offerte dalle scienze sociali) nella ricerca di massime di esperienza in grado di valorizzare gli elementi di indagine.Del valore delle premesse criminologiche in sede di ricostruzione dei fatti si è occupata la giurisprudenza in più occasioni e con orientamenti differenti. (Cfr. explurìmis Cass. 25 marzo 1982, De Stefano, in Foro it. 1983, II, 360; Cass.16 dicembre 1987, Spatola, in Foro it. Rep.1987, voce Prova penale, n.18; Cass. 18 febbraio 1999, Cabib, in Foro it.1999, II, 631 ss; Cass.27 aprile 2001, Riina e altri in Cass.pen.2002, 982 ss.).
I soldi L’ calabresi fanno muovere l’Italia L’attentato alla Federico, sommato a casi simili, ha focalizzato l’attenzione della magistratura sulle contraddizioni del trasporto su gomma. Benché ci siano molte cose da approfondire e si debbano chiarire punti oscuri che sfruttano le falle della burocrazia statale, ancora una volta le indagini potrebbero ritorcersi contro il calabrese che, se oggi paga per avere metà servizio, domani potrebbe farlo senza ricevere nulla in cambio.
attentato al deposito delle autolinee Federico, avvenuto nella notte tra il 31 gennaio e l’1 febbraio, ha fatto focalizzare ancora una volta l’attenzione sulle possibilità di crescita dell’impresa in Calabria. Il problema si è rivelato di drammatica attualità tanto più che non si tratterebbe di un caso isolato, considerati numerosi altri fatti simili avvenuti negli ultimi mesi. Benché spesso i casi di cronaca nera che coinvolgono le imprese siano riconducibili a matrici differenti da quella mafiosa, il susseguirsi di attentati aventi spesso come obiettivo ditte appartenenti al medesimo settore ha spinto ad approfondire lo stato dell’impresa regionale, con un occhio di riguardo nei confronti del trasporto locale, mettendo in evidenza contraddizioni, spesso generate dallo Stato, che sarebbero alla base della condizione unica vissuta nel nostro territorio. Contrariamente a quanto avviene nel resto del Paese, infatti, la Calabria vive la peculiarità di essere collegata (per ciò che concerne il trasporto su gomma) per l’80% da aziende private che, differentemente da ciò che si sarebbe portati a pensare, ricevono sostanziosi contributi statali. I 50 milioni di chilometri coperti annualmente dalle autolinee calabresi, infatti, sono alimentati da 120 milioni di euro l’anno erogati attraverso la Regione Calabria ma, data l’assenza di controlli capillari, alcune procure calabresi hanno recentemente scoperto che i titolari dirottano i fondi destinati alle tratte locali verso i trasporti interregionali. Morale della favola: i soldi dei calabresi fanno muovere l’Italia. Ma non finisce qui. L’attenzione che la criminalità (organizzata e non) dedica alle ditte di trasporti su gomma sarebbe dettata, secondo una parte della magistratura, non dalla volontà di isolare la regione impedendole di crescere, quanto dalla più venale rivalità tra casate di ‘ndrangheta. Sarebbe infatti emerso che il rischio riciclaggio, nel settore del trasporto pubblico, è più elevato che in qualsiasi altra attività imprenditoriale: sfruttando i minori
controlli effettuati su questo tipo di corse, pulire il denaro con la fittizia compravendita di biglietti risulta redditizio e privo di rischi. Se le matrici danno testimonianza di una corsa a lunga percorrenza completamente esaurita, chi confermerà mai alle autorità che, invece, sull’autobus viaggiavano solo una manciata di persone? Insomma, le autolinee sembrano essere la nuova frontiera dell’imprenditoria “sporca” e, secondo alcuni, avrebbero preso il posto di quei supermercati che battevano scontrini fantasma durante la notte come lavatrici di soldi per la ‘ndrangheta. Quante e quali società possano essere coinvolte (e quanti e quali titolari siano pienamente consapevoli di ciò che accade sotto i loro nasi) resta un mistero, così come un mistero continua ad aleggiare sulla gran parte casi di cronaca legati ai trasporti locali e interregionali degli ultimi anni, quasi mai risolti. Dal canto nostro, considerato il volume di affari che le famiglie malavitose devono gestire annualmente, riteniamo assai difficile che anche nella Locride chi ha interessi sporchi si affidi a un sistema che, a dirgli bene, permetterebbe di ripulire il denaro a botte di 3.000 € alla volta. Sarebbe troppo laborioso e lungo per i padrini e, alla luce delle ultime indagini, troppo rischioso per eventuali titolari compiacenti. Fatto sta che anche in questo caso i punti oscuri superano di gran lunga quelli prontamente chiariti e stanno emergendo pericolose supposizioni che rischiano di tagliare le gambe a quel minimo di trasporto garantito dai privati. Approfittando di voragini burocratiche, insomma, la malavita continua a farsi tutelare dallo Stato che, attraverso le parole di Renzi, proprio questa settimana ha detto di essere riuscito a debellarla, e il cittadino che già oggi paga per un servizio che non gli viene garantito deve persino sperare che le cose non cambino, dato che ogni altro sviluppo di questa faccenda prevede il suo isolamento. “E io pago!” Jacopo Giuca
Attualità
Il professor Orlando Sculli da 14 anni va in cerca di vitigni autoctoni da salvare. Vitigni che appartengono a un passato assai remoto, all'epoca bizantina, romana e addirittura greca. Finora ne ha recuperati 270, ma la sua ricerca continua. C'è un ricco arsenale da riportare alla luce e Sculli ha bisogno di una mano.
Quel pazzo che si è messo in testa di salvare
le nostre "radici" MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
come se avesse fatto un giro completo attorno all’equatore. Orlando Sculli, professore di lettere in pensione, ha macinato oltre quarantamila chilometri consumando due Panda vecchio modello. Da quattordici anni il prof. Sculli va alla disperata ricerca delle nostre radici. E in questo caso “radici” ha un valore metaforico ma anche letterale. Come nelle storie più avvincenti, tutto ha inizio per caso. Nel luglio del 2002 Sculli dà alle stampe “I palmenti di Ferruzzano”. Nello stesso mese sulla rivista “Calabria Sconosciuta” viene pubblicato un articolo sugli stessi palmenti. “Per caso – racconta Sculli – il prof. Attilio Scienza, dell’Università Statale di Milano, studioso di fama internazionale dei vitigni e della loro storia, lesse l’articolo e si precipitò a Ferruzzano insieme al dott. Nicodemo Librandi di Cirò. Fui io a condurli sul
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posto: rimasero meravigliati di fronte al mistero dei palmenti. Alcuni, secondo il prof. Scienza, risalivano al periodo pre-ellenico. Mi chiese, quindi, di accompagnarlo a visitare un vigneto marginale e lo portai a visitare il mio a Ferruzzano dove si trovavano 37 vitigni della zona, 23 peri in estinzione e sorbi, peschi, susini, meli, fichi… Il prof. Scienza di fronte a quella varietà di grappoli in così poco spazio restò trasecolato, anche perché quei vitigni appartenevano probabilmente a un passato assai remoto, all’epoca bizantina, romana e addirittura greca”. Scienza, dopo essersi complimentato con Sculli per la straordinaria opera di recupero e valorizzazione delle risorse, promise che avrebbe aiutato il territorio. “L’interesse del prof. Scienza coincideva con il mio – continua Sculli. – Per volontà del destino avevo incontrato la persona che avrebbe messo in risalto il territorio, vista la sua posizione nel contesto accademico nazionale e internazionale”. Grazie allo zampino del destino 126 varietà autoctone della provincia di
CURIOSITÀ/1
Nel corso dell'intervista il professore Sculli ci ha rivelato due bizzarre curiosità
Barack Obama va matto per l'Olivetta di Gerace
Pare che il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama sia molto ghiotto delle olive calabresi - in particolare l'Olivetta di Gerace - in salamoia, condite con pezzeti di aglio e peperoncino piccante, origano e naturalmente sale. Si vocifera che a Siderno, ospite a casa di Leon Panetta, Segretario alla difesa USA, il Presidente le abbia assaggiate per la prima volta rimanedone estasiato.
Reggio Calabria, autentiche reliquie, sono state salvate dall’estinzione: la gran parte delle marze fu donata a Scienza dallo stesso Sculli e venne innestata nel campo sperimentale del dott. Librandi, di Cirò. Ma l’opera di salvataggio delle nostre “radici” non si concluse lì: grazie agli spunti suggeriti dal cattedratico di Milano e all’infaticabile investigatore Sculli, spesso apostrofato come “chiju pacciu chi va cercandu ‘nte vigni”, si è cercato di salvare in raccolte private il numero più alto possibile di vitigni del Mediterraneo antico, presenti nelle numerosissime enclaves, specialmente pre-aspromontane. Ad oggi sono 270 i vitigni salvi, tra biotipi e genotipi. Un ricco arsenale contro l’erosione genetica. Ma restano da esplorare con più attenzione così da recuperarne le marze, le aree di Melito, Campo Calabro, Bagaladi, Cardeto, Staiti, Africo, Samo, Careri, S. Giovanni di Gerace, Mammola, Grotteria, Bruzzano, Ardore, Canolo, Portigliola, Siderno, Roccella Jonica, Stignano, Riace,
Monasterace, Camini, Stilo, Pazzano, Placanica, Palizzi… ma anche l’area del Savuto e quella del Pollino, in provincia di Cosenza; la zona attorno a Squillace e l’area di Tiriolo, in provincia di Catanzaro; numerose aree di Crotone. Si calcola che esplorandole si potrebbero recuperare almeno 500 altri biotipi. “Sarebbe indispensabile tentare quest’operazione – sostiene Sculli – in quanto in queste aree potrebbero sopravvivere le viti di tutto il Mediterraneo antico e del Medio Oriente”. Le coste della Magna Grecia, infatti, così prepotentemente protese fino al cuore del Mediterraneo, hanno rappresentato sin dalle epoche più remote una sorta di ponte e di punto di contatto tra le diverse civiltà, una circostanza che ha favorito l’arrivo nel Mezzogiorno d’Italia di numerose varietà di vite che si sono incrociate poi con le viti selvatiche autoctone. Un ricchissimo patrimonio messo in pericolo, all’inizio degli anni ‘50 del ‘900, con l’emigrazione di massa dalla Calabria verso l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada e l’Argentina. “Le
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Grazie alle sue infaticabili ricerche ha restituito al territorio 750 palmenti, tutti accuratamente schedati, tra l’indifferenza generale. Scavate nella roccia, quelle vasche raccontano la storia di un mondo contadino e pastorale illustrando le tecniche di trasformazione dell’uva dal periodo greco ai giorni nostri.
prime vittime di quell’emigrazione – prosegue Sculli – furono tutte quelle varietà di piante che avevano determinato la conservazione di un modello di civiltà statico ma a misura d’uomo”. A mettere ulteriormente a rischio la biodiversità di una tradizione millenaria anche i rapidi processi di globalizzazione dei prodotti e dei mercati e la nefanda politica comunitaria, che a partire dagli anni ottanta, dava incentivi per estirpare i vigneti. “Divenne una prassi obbligata – aggiunge Sculli – ricorrere nella costituzione di nuovi vigneti, a vitigni internazionali o a pochi viti calabresi, quali il Magliocco, il Greco Nero, il Greco Bianco, il Mantonico, il Gaglioppo, la Guardavalle, la Greca Bianca. E così, nello spazio di pochi anni, lo scenario della costituzione dei vigneti in Calabria è profondamente mutato”. Oltre ai vitigni, furono spazzati via varietà numerose di ortaggi, furono cancellati campi di peschi, sorbi, giuggioli, ciliegie, numerose varietà di fichi, gelsi, agrumi, albicocchi… Furono i vecchi a impedire il totale naufragio di
queste specie e Orlando Sculli sta tentando di riportarle alla luce, una dietro l’altra, scrutando pazientemente in piccole vigne marginali e recuperando al contempo l’identità di un luogo e un mondo intero di saperi orali. “Da sempre sogno di creare un chepos (giardino) delle meraviglie. Lo si potrebbe fare magari attorno alla diga del Lordo, a Siderno, così si potrebbe recuperare l’area e nello stesso tempo salvare millenni di storia”. Oltre ad aver preservato il nostro preziosissimo germoplasma, proveniente da luoghi lontani e portato in Calabria, nel corso dei secoli, da popoli in fuga, Orlando Sculli ha restituito al territorio oltre 750 palmenti, tutti accuratamente schedati, tra l’indifferenza generale. Scavate nella roccia, quelle vasche raccontano la storia di un mondo contadino e pastorale illustrando le tecniche di trasformazione dell’uva dal periodo greco ai giorni nostri. “Nel territorio delimitato a sud dalla fiumara di Bruzzano e a nord dal Bonamico – ci riferisce Sculli – si trova la massima concentrazioni di palmenti: sono più di 700 gli esemplari rinvenuti.
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CURIOSITÀ/2
Il Sangiovese è terrone!
Uno studio dei ricercatori del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) di Turi, in provincia di Bari, ha scoperto il pedigree del Sangiovese. Analizzando la collezione di germoplasma viticolo, ha individuato due genitori "putativi" del Sangiovese, il Ciliegiolo e il Negrodolce, vitigno autoctono recuperato nella zona sud di Taranto. Inoltre, nella ricerca del CREA è stato riscontrato che il Sangiovese, incrociandosi con il Montonico di Bianco ha dato vita a tre varietà di viti recuperate in Calabria e in Sicilia (Gaglioppo di Cirò, Mantonicone e Nerello Mascalese). Quindi a quanto pare nel Sangiovese scorre sangue del sud!
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DOMENICA 03 APRILE 7
Oltre ai vitigni, l'investigatore Sculli ha salvato numerose varietà di frutta e ortaggi in via d'estinzione. Sogna di creare un chepos (giardino) delle meraviglie e propone di realizzarlo attorno alla diga del Lordo, a Siderno, così si potrebbe recuperare l’area e nello stesso tempo salvare millenni di storia.
Rimanendo nella Locride abbiamo, poi, 7-8 palmenti resistono a Bova, 1 a Palizzi, 3-4 a Brancaleone, 7-8 a San Luca, 5-6 a Careri-Natile, 1 a Ciminà, 6-7 ad Antonimina, 5-6 a Gerace, 1 a San Giovanni di Gerace, 6-7 a Caulonia, 1 a Camini e poi niente più fino a Santa Caterina dello Ionio dove ce ne sono 22. Tutti questi palmenti sono stati prima ellenici, poi romani e infine bizantini”. La Locride, stando a quanto ci rivela Sculli, possiede quindi il patrimonio di palmenti più ricco del mondo.Ma nonostante siano stati visitati da studiosi stranieri, come Patrick E. McGovern, docente di Antropologia all’università della Pennsylvania e direttore del Museum Applied Science Center for Archaeology della stessa università, da Lin Foxhall esperta di archeologia classica dell’università di Leicester in Inghilterra, da John Robbe, prof. dell’università di Cambridge, esperto in neolitico, da Robert Winter docente di storia dell’arte nel Rhine-Renoir College del North Carolina, dal già citato Attilio Scienza, “mai - dichiara Sculli - la
Sovrintendenza ai beni archeologici della Calabria, ha prestato ascolto ai ripetuti appelli, degnandosi di accennare alla minima iniziativa per la salvaguardia di questi palmenti; nel frattempo almeno cinque sono stati distrutti nel corso di interventi agricoli”. Un patrimonio immane rischia di essere perduto, un patrimonio di inestimabile valore colturale oltre che culturale. Sculli lancia il suo SOS nella speranza che le istituzioni calabresi vogliano farsi promotrici di questo salvataggio, ricordando che è tanto di moda tra i grandi vinificatori, che propongono i vini ricavati dai vitigni autoctoni, lo slogan: “la storia si beve assieme al vino”. Altro dato di fatto inconfutabile e da tenere bene a mente è che le cultivar autoctone rappresentano un dolce intrecciarsi di genius loci (spirito del luogo) e genius saeculi (spirito del tempo). Il genius loci lo si trova ovunque, il genius saeculi (lo spirito del tempo) lo possiamo vantare in pochi, e la Calabria ne ha davvero tanto irrorare e con cui imperlare le generazioni future.
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Sviluppo
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Un articolo apparso su La Stampa attribuisce al nostro comprensorio le colpe della crisi italiana, allargando a macchia d’olio la complicità con la criminalità organizzata a tutta la cittadinanza. Strumentalizzando dichiarazioni (spesso complici) di magistrati e (aspiranti?) politici calabresi, il messaggio che traspare, ancora una volta, è un“dagli all’untore”rivolto a una Locride che deve diventare“cosa altra”dall’Italia civile e democratica.
Locride, il cancro d’Italia IL QUADRO DIPINTO DALL’ARTICOLO PIÙ
SOCIALMENTE FAZIOSO DELLA STORIA È A DIR POCO ATINTE FOSCHE. LA LOCRIDE DESERTA DI TIZIAN CONTINUA A ESSERE PIETOSA.
i allarga la schiera dei “cecchini della carta stampata”, di quei giornalisti dalla tastiera facile che, con lucida saccenza, infieriscono a colpi di penna sul cadavere incartapecorito della Locride. Dopo la sparata di gennaio a firma del nostrano Giovanni Tizian che, nella sua bovalinesità, era ben consapevole di scrivere una castroneria quando, dalle colonne de l’Espresso, titolava che la Locride è un deserto, arriva un nuovo j’accuse da parte, questa volta, del giornalista de La Stampa Andrea Malaguti, che non esita ad attribuire alla nostra terra tutte le responsabilità dello stato di degrado nel quale versa lo Stivale. “L’Italia sballata e violenta dipende dalla Calabria” titola il redattore piegando al suo volere dichiarazioni sparse dei nostri magistrati Nicola Gratteri, Federico Cafiero de Raho e Giuseppe Lombardo. “Il fiume di cocaina che segna il perimetro dell’omicidio di Luca Varani (esordisce il giornalista facendo riferimento all’assurdo caso del giovane romano ucciso “per noia” da due suoi amici sotto l’influsso di stupefacenti), alimenta le voglie e le ossessioni quotidiane di tre milioni di italiani e ne scatena l’aggressività […] per ritrovare la sua fonte rigeneratrice nella Locride”. La colpa, dunque, è per caso di chi si fa consumatore abituale dello stupefacente rovinandosi la vita e ingrossando gli introiti della criminalità di tutto il mondo?
Niente affatto: la colpa, per Malaguti, è della ‘ndrangheta nata da una terra bastarda, la cui ascesa è stata favorita da una società omertosa che ritiene socialmente accettabile dividere la sua parrocchia con i criminali perché, continua il giornalista attribuendo la frase a Cafiero de Raho e facendoci uscire gli occhi dalle orbite, “solo una cosa è certa nel reggino: nulla è possibile senza che la ‘ndrangheta abbia dato il suo benestare”. Il quadro dipinto nelle successive righe dell’articolo più socialmente fazioso della storia è a dir poco a tinte fosche. La Locride, quel deserto sociale e culturale di Tizian, continua a versare in uno stato pietoso perché imprenditori complici cercano le famiglie ancora prima che le famiglie cerchino loro, perché le forze dell’ordine sono spauriti gattini bagnati circondati da famelici avvoltoi malavitosi, perché chi ha un sogno democratico rischia di non arrivare a domani. Questo, almeno, si evince imbattendosi in sconfortanti frasi come “[a Platì e San Luca] sono i carabinieri […] ad essere circondati dalla ‘ndrangheta e non loro a circondare i mafiosi” o nella dichiarazione apocalittica dell’amazzone renziana Anna Rita Leonardi che, secondo Malaguti, “è costretta a dire nelle interviste: «Se resto viva […] porterò Platì alle elezioni». Se resto viva”. Nelle righe successive, preferendo ignorare la storia recente dei sequestri di droga che, a fasi alterne, ha attribuito a Genova, Ancona, Fiumicino e Napoli il titolo di scalo privilegiato dalle mafie per far giungere la droga in Italia, si fa riferimento al comunque preoccu-
pante dato diffuso dalla magistratura relativa al sequestro, in questi primi mesi del 2016, di settecento chili di cocaina nel solo porto di Gioia Tauro per sentenziare che in nessun altro luogo come in Calabria i porti siano della criminalità organizzata. Tanto, pensa bene il redattore del quotidiano torinese, considerato il numero di container che giungono nello scalo reggino, figuriamoci quanta droga, quante armi, quanti rifiuti radioattivi e quante tonnellate di cocaina passano sotto il naso della Guardia di Finanza! È statistica (sommaria, come la giustizia, aggiungiamo noi). Ma chi spera che siano già state sparate tutte le cartucce di un caricatore fatto di odio e ignoranza si sbaglia di grosso. Tirando nuovamente in ballo Cafiero de Raho, si sottolinea l’ineluttabilità della corruzione che, come una pustola cancerosa, si allarga a macchia d’olio dalla Calabria al resto del Paese. Per un grappolo di società che la magistratura identifica indubitabilmente come complici della ‘ndrangheta, viene lasciato intendere, le altre appartengono a una zona grigia in cui gli amministratori non sono consapevoli di ciò che accade tra i propri dipendenti o le indagini non possono essere così approfondite da avere prove che garantiscano una chiusura senza possibilità di appello. Così, per salvaguardare quella piccola parte pulita di affaristi, la magistratura magnanima, afferma Malaguti, non porta via il lavoro da questa terra continuando a far prosperare (anche) le ditte affiliate e impedendo a Polizia, Carabinieri e Guarda di Finanza di vincere
una guerra che combatteranno in eterno. Ma è solo a questo punto che viene messo il carico da novanta, che si sputa sulla dignità di ogni lavoratore onesto della Calabria e si piscia sulle tombe di chi ha dato la vita per i propri diritti, per la propria impresa e per la propria dignità in questa terra. Stando a Giuseppe Lombardo, per Malaguti, “«contrastare le mafie significa [addirittura! - diciamo noi] impedire, in un certo senso, che l’economia riparta» […] E - continua con una sua personale riflessione il redattore - chi si porta dentro questo dubbio ha voglia di mettere la criminalità organizzata con le spalle al muro?” Insomma non solo siamo un cancro, ma siamo persino indebellabili, il male non sradicabile di uno Stato che, poveretto, colpe non ha e si ritrova con le mani legate nel momento stesso in cui si fa venire in mente una buona idea per cancellarci dalle mappe. Perché, apocalitticamente parlando, dopo la lettura di un pezzo del genere che descrive sì delle verità, ma usando iperboli che gettano nel più totale sconforto, l’unica soluzione possibile al lettore non calabrese pare essere la secessione. Il giornalismo, crudele e strumentale, si mette nuovamente al servizio di quella parte del Paese che cerca un capro espiatorio per i mali dello Stato e fomenta un odio che sfocia nel razziale, facendoci interpretare ancora una volta il ruolo “du stortu cornutu e vastunijato”, che si ritrova inconsapevole al centro di un fuoco incrociato. Jacopo Giuca
Speciale
A N I T R E P CO
mimmo
Lucano
50 tra i
uomini più influenti
del mondo
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La rivista Fortune ha collocato Mimmo Lucano, sindaco di Riace, al quarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti della Terra, uomini e donne che nel mondo degli affari, del governo, della filantropia e delle arti stanno trasformando il mondo e ispirando gli altri a fare lo stesso. A Mimmo Lucano di questa corona non importa nulla anzi ne è quasi infastidito.
Attualità
La rivista Fortune ha collocato Mimmo Lucano, sindaco di Riace, al quarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti della Terra, uomini e donne che nel mondo degli affari, del governo, della filantropia e delle arti stanno trasformando il mondo e ispirando gli altri a fare lo stesso. A Mimmo Lucano di questa corona non importa nulla anzi ne è quasi infastidito.
IN ALTO IL BORGO DI RIACE SUPERIORE E UN GRUPPO DI RAGAZZI PRESSO LA TAVERNA DONNA ROSA. IN BASSO MIMMO LUCANO IN REDAZIONE
Mimmo Lucano
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO entrato in redazione facendo seguito al suo sorriso epidemico. Manica corta prematura e cellullare bollente. “Chi ‘nci vinni ‘nta testa a sti mericani?!”. Non ha ben chiara la portata della sua incoronazione. “Ma è importanti sta cosa?”. L’epicità dell’umile. L’innocenza da Eden. La rivista Fortune ha collocato Mimmo Lucano, sindaco di Riace, al quarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti della Terra, uomini e donne che nel mondo degli affari, del governo, della filantropia e delle arti stanno trasformando il mondo e ispirando gli altri a fare lo stesso. Mimmo Lucano ha riportato la vita nel suo paesino dove erano rimasti solo i vecchi, dove c’erano case per altri 2000 abitanti mentre i riacesi, da 3000 che erano prima degli anni ‘70, erano scesi a 1600. Per fare risorgere Riace, Mimmo Lucano non ha puntato sul turismo enogastronomico o su quello legato ai beni culturali, tanto in voga negli ultimi tempi. Ha puntato su qualcosa che fa parte del nostro DNA: l’ospitalità. Grazie a lui l’ac-
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coglienza ha trionfato e oggi corre scalpitante per le vie del borgo di Riace superiore. Era il 1998 quando le coste del paese dei santi Cosma e Damiano, i santi degli stranieri, furono interessate da uno sbarco di curdi e iracheni in fuga dall’inferno. Ancora una volta il miracolo per Riace veniva dal mare: nel ‘72, con il ritrovamento dei Bronzi, il mare aveva restituito il passato, adesso stava consegnando il futuro. In tutti questi anni Mimmo Lucano, seguendo la lezione di Monsignor Bregantini, ha spalancato le sue porte per regalare agli ultimi una seconda possibilità. Ha dato loro una casa e servito personalmente pasti caldi. Ha iniziato a parlare il loro italiano senza coniugazioni, per gettare ponti e creare unione. “Gettare ponti: non c’è sfida più nobile” - ha dichiarato qualche tempo fa Papa Francesco. Oggi Mimmo Lucano è ancora lì a fare guerra alla divisione. Per questo è tra i potenti. La sua è la potenza della dignità e della politica onesta. Come è venuto a conoscenza di essere tra i leader più influenti del mondo? Mi ha chiamato un giornalista chiedendomi: “Com’è sta storia?” - “Non ne so niente io” ho risposto. Io un potente? Non mi piace questa parola. Mi fa persino vergognare. Io non so cosa significhi autorità. Non l’ho fatto
“Non sono potente
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“La mia famiglia non mi ha mai sostenuto. Quando mi sono candidato la prima volta, mio padre non mi ha votato. Piano piano mi sono ritrovato solo. Perchè è stato forte il mio credo”.
neppure perchè sono buono. La mia è una missione di sinistra. A me la proprietà privata non interessa, mi interessa il collettivo. È una spinta istintiva per me aiutare. Potente... no, non mi sento affatto potente. Oggi sono contento! Sono contento di essere stato utile a migliorare quello che mi circonda. Nella vita ho imparato che è molto più incisivo trovare le soluzioni costruendo, generando processi importanti, dando l’esempio. Una volta che la notizia si è diffusa, chi è stato il primo a chiamarla? Il primo a chiamarmi, alle 6.20 di mattina è stato Peppino Lavorata, ex sindaco di Rosarno nonchè ex parlamentare del Partito Comunista. Era emozionato, forse più di me. Insieme abbiamo condiviso tanti ideali. E la sua famiglia cosa le ha detto? So che questa sua missione ha purtroppo sfilacciato piano piano i vostri rapporti... La mia famiglia non mi ha mai sostenuto. Quando mi sono candidato la prima volta, mio padre non mi ha votato. Piano piano mi sono ritrovato solo. Perchè è stato forte il mio credo. I miei familiari non sanno nemmeno che sono rientrato in questa classifica. Nell’ultimo comizio che ho fatto, mio figlio ha chiesto di prendere la parola: voleva conoscere con quali criteri vengono selezio-
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“Oliverio mi ha deluso. Io l’ho votato, mi immaginavo una piccola svolta. Speravo in un avanzamento dopo il modello Reggio che ci ha fatti vergognare un po’tutti”.
A SINISTRA, IL SINDACO LUCANO INCONTRA CÉCILE KYENGE IN VISITA A RIACE. A DESTRA, MIMMO OSPITE GIOVEDI SCORSO AL SALOTTO DI “PORTA A PORTA” CON BRUNO VESPA
nati gli operatori che si occupano dell’accoglienza dal momento che lui era costretto ad andarsene dalla sua terra. Diceva che avrebbe votato scheda bianca. Non so cosa sia scattato nei miei familiari, forse c’è stata una gelosia di fondo. Mi avrebbero voluto tutto per loro mentre, piano piano, io venivo visto come il padre del mondo che avevo creato attorno a me. Ma non avrei potuto fare altrimenti: ho solo bevuto da quell’amore che, con la forza dell’accoglienza, era stato seminato. Silenzio anche dalle istituzioni. Gli uffici stampa della politica regionale, provinciale, locale ci inondano di comunicati di solidarietà. In questo periodo difficile di intimidazioni e agguati in modo particolare. Nessuno che ci abbia scritto per congratularsi con lei. Nessuno nemmeno tra i rappresentanti della sinistra. Perchè questa politica si affretta a mostrare tutta la sua vicinanza nella sventura ma non riesce a condividere le gioie e le conquiste? (Precisiamo al lettore che l’intervista è di mercoledì 30 marzo, la notizia di Fortune circolava già da tre giorni. Giovedì qualcuno inizia a svegliarsi). L’unico ad avermi chiamato è stato Agazio Loiero che, tra i tre presidenti che si sono
succeduti in Calabria negli ultimi anni, io considero l’unico vicino agli ideali di Democrazia Proletaria. È con lui che nel 2009 viene approvata la legge sull’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, una legge che nasce da quella Locride solidale che era riuscita a diventare presidio d’accoglienza nel periodo dell’emergenza umanitaria a Lampedusa. La risposta di soli tre paesini della Locride - Riace, Caulonia e Stignano fu molto più forte di quella di Milano, allora guidata dalla Moratti. Milano diede la disponibilità di 20 posti, Riace, Stignano e Caulonia 200. Con la legge 18/2009 Loiero, nonostante venisse da quella democrazia cristiana da sempre interessata al potere, dimostrò di avere a cuore il tema dell’accoglienza e si fece interprete di questo messaggio solidale, di un modello da imitare, da riprodurre e portare come esempio e come punto di riferimento per una legge nazionale. I flussi migratori non devono farci paura, possono essere gestiti grazie al “potere” della saggezza e della lungimiranza. L’attuale governatore, invece, non si è fatto vivo... Oliverio mi ha deluso. Io l’ho votato, mi immaginavo una piccola svolta. Non mi ero fatto illusioni che potesse succedere chissà
che cosa, so benissimo che i cambiamenti politici richiedono molto tempo. Però speravo in un avanzamento dopo il modello Reggio che ci ha fatti vergognare un po’ tutti. Ad oggi, il presidente Oliverio ci deve delle risposte. Innanzitutto perchè ha puntato su De Gaetano, nonostante il veto del governo centrale? Quali meriti speciali ha avuto? Perchè Oliverio non ha nominato uno come Gianni Speranza che a Lamezia ha dimostrato di saper gestire una realtà estremamente complicata? Perchè non fare riferimento a una persona come Ilario Ammendolia che ha dimostrato tanto al nostro territorio, sia quando è stato sindaco che quando è stato presidente dell’assemblea dei sindaci della Locride? Ammendolia, oltre che un valido politico, è un intellettuale serio e caparbio: ha avuto grande coraggio a schierarsi contro Gratteri, quando tutti lo portavano in palmo di mano. Sarrebbe stata un’ottima guida per questa terra. E invece si sono preferiti personaggi, protagonisti di storie piene di ombre. Addiritura De Gaetano verrà arrestato e chi viene nonimato come assessore? Una che fa parte di questo sistema ma che hanno voluto fare apparire a tutti i costi come una paladina dell’antimafia.
Nel trasformare quella che lei chiama “utopia della normalità” in realtà, si è visto mettere il bastone tra le ruote dalla criminalità organizzata. Dopo questa incoronazione la ‘ndrangheta perderà ulteriormente consenso, sentirà mancare la terra sotto i piedi e magari vorrà rifarsi. Questo non la spaventa? Questa esperienza di accoglienza è lontana anni luce dal mondo delle mafie. Riace ha vissuto periodi difficili quando io facevo parte di Unità Proletaria. Nelle campagne si incuteva terrore e non era raro che venissero uccise persone. Era diventato stranamente un territorio difficile da vivere. Stranamente perchè a Riace non si era mai ucciso per mafia. Dopo quel periodo di sangue non si sono verificati episodi allarmanti. Quello che oggi più mi preoccupa, a dire il vero, non è tanto la mafia, quanto piuttosto le ombre dell’antimafia. Quest’antimafia strombazzata, funzionale solo a giustificare un disarmante vuoto politico. È da anni che siamo in attesa di una vera ricetta da parte di questa antimafia, finora solo di facciata, di professione. Non aspettiamo altro che conoscere quale sia l’azione proposta così da metterla in pratica.
e, sono di sinistra!”
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Il delicato filo rosso che si tesse a Riace e si diffonde in Calabria
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Noi siamo il “Sud”del mondo e in questo“Sud” c’è Riace e c’è Platì, due facce della stessa medaglia. Metafore di un mondo ingiusto che sviluppa le contraddizioni che stanno alla base del difficile momento storico che attraversa la Calabria
ILARIO AMMENDOLIA on mi metterò a scrivere un articolo agiografico su Mimmo Lucano perché “Fortune” lo ha inserito tra i 40 leader più famosi del mondo. Me ne vergognerei se dovessi farlo. Conosco la mia Regione, la sua storia i suoi problemi, le sue energie e so che Riace non è in Etiopia. Mi sorprende che tanta parte della classe dominante in Calabria abbia avuto bisogno della graduatoria compilata da “Fortune” per capire la potenza del messaggio che promana da Riace. Da sindaco di Caulonia dal 2007 al 2012 ho lavorato insieme a Mimmo Lucano scommettendo sui valori dell’accoglienza e della solidarietà. Da presidente del comitato dei sindaci della Locride ho contribuito a far dichiarare i nostri paesi “terre di accoglienza”. Ci sono stati momenti belli ed entusiasmanti e altri difficili e amari sino allo sfinimento. Mimmo Lucano è stato tenace e determinato e ha più che meritato il giusto riconoscimento tributato da “Fortune”. Nessuno come Lui ha pagato, anche di persona, il peso di una scelta difficile. Mimmo ha tanti meriti ma ne cito solo uno: nella Riace di Mimmo Lucano ogni persona viene considerata nei fatti come “sacra e inviolabile”. In un mondo che sembra voler dimenticare le tragedie dell’ultima guerra, il sindaco di Riace si rifiuta di far sua la massima di Hobbes: “Homo homini lupus”, considerando gli “scarti” della terra - come fratelli con cui costruire una società più giusta... Infine, apprezzo il fatto che Mimmo Lucano, pur essendo contro tutte le mafie, è anche uno dei nostri pochi “politici” che non ha avuto bisogno di riempire l’immenso vuoto di idee e di ideali con il teatrino dell’antimafia . Riace accoglie perché ha maturato la grande consapevolezza che non ci sarà né pace, né ordine nel mondo senza giustizia e senza rispetto per la dignità di tutti gli uomini. Tutti coloro che arrivano a Riace sono considerate “vittime” di un una guerra che i potenti del mondo hanno mosso ai più poveri della terra. Ho parlato mille volte della bella esperienza dell’accoglienza ma in questa circostanza, tenterò di contestualizzare il messaggio di questo Paese della Locride nel fronte di un movimento di “Resistenza” che cova sotto la cenere. Il riconoscimento di “Fortune” è importante e acquista valore nel momento in cui diventa patrimonio e riconoscimento non a
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una singola persona ma all’intero popolo calabrese. Anzi alla difficile “Resistenza” che il popolo calabrese sta opponendo, in forme diverse alla “normalizzazione” e alla sottomissione a un “ordine” inumano e ingiusto che si va imponendo, in forme diverse, in Calabria, sul Mediterraneo e nel mondo. Noi siamo il “Sud” del mondo e in questo “Sud” c’è Riace e c’è Platì, due facce della stessa medaglia. Paesi che sento entrambi miei sino al midollo. Metafore di un mondo ingiusto che sviluppa le contraddizioni che stanno alla base del difficile momento storico che attraversa la Calabria. Sento mia l’esperienza di Riace così come rivendico il fatto che, subito dopo l’ operazione “Marine” che ha ferito la Calabria intera, sono stato il primo a scrivere su un giornale “io sono orgogliosamente plateoto”. (Mi fermo, ma non senza manifestare la mia mortificazione per come si va svolgendo - almeno sinora -
la campagna elettorale di Platì. Ritengo che quel Paese avrebbe meritato, dopo anni di matura protesta, ben altra campagna elettorale condotta su un terreno di rivolta e di contestazione a un sistema che da una parte genera la mafia e dall’altra finge di combatterla. Platì, “caso nazionale”, non può scadere in una mera lotta di potere, altrimenti perde ogni significato). Sono sicuro che si possa comprendere il
Non ci sarebbe stata la ‘ndrangheta a Platì, se non ci fossero state alle nostre spalle, oltre un secolo di politiche antimeridionali, se non ci fosse stata la distruzione della civiltà contadina e il tradimento della Costituzione da parte dei governi e dei gruppi dirigenti che si sono susseguiti in questo dopoguerra. Quando gli uomini degradano allo stato di lupi feroci, quando la ricchezza diventa “cifra” del mondo, quando gli Stati diventano tirannici, quando si calpesta la dignità umana, quando tanti giovani diventano alienati e frustrati, perché sorprendersi della presenza dei terroristi o dei mafiosi? Mimmo Lucano tende a coprire questa immensa voragine con la buona Politica ma non è cosa facile come dimostra il cordone “sanitario” che i politicanti di bassa lega che spopolano in Calabria e in Italia hanno steso intorno al sindaco di Riace. Non c’è politica senza un “progetto”, senza ideali, senza idee, senza la necessaria capacità di una visione globale. Concludo: Non c’è “buonismo” in quanto abbiamo detto. La bontà è una bella cosa ma appartiene alla singola persona. A Riace e nei punti strategici della Locride invece si tesse un delicato filo rosso che deve collegare i paesi dell’accoglienza a Idomeni, a Platì; la Calabria e il Sud Italia ai Paesi del Mediterraneo a Molenbeek, alle banlieue di Parigi. Gli sfruttati del mondo che conquistano più punti strategici per sviluppare una nuova “Resistenza” che in Italia diventa lotta per il rispetto sostanziale della Costituzione. Questo è il solo modo che conosco per rendere il giusto onore a Mimmo Lucano, militante coerente, che mantiene salda la sua postazione. L’alternativa a questa scelta di campo è la guerra, sono le lotte religiose, la repressione cieca e ottusa, il razzismo, l’infelicità per miliardi di uomini, il degrado della Calabria, la devastazione delle nostre terre. Altri bambini morti, altre stragi inutili, altre vittime innocenti, altre galere, altre faide, altre retate, altri omicidi. Siamo folli a sognare un mondo di pace? Siamo folli a credere al riscatto del popolo calabrese di tutti gli sfruttati della terra? È un folle Mimmo Lucano a coltivare la sua “Utopia”? Sarà la storia a dare una risposta!
Non si può comprendere il messaggio di Riace se non su comprende il dramma di Platì! Due postazioni diverse che dovrebbero generare un unico fronte di Resistenza. messaggio di Riace solo comprendendo il dramma di Platì! Due postazioni diverse che dovrebbero generare un unico fronte di Resistenza. Non ci sarebbe stato alcun bisogno di Riace se coloro che tengono in mano i destini dell’Occidente non avessero sfruttato, affamato e bombardato i popoli deboli.
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ECCELLENZE CALABRESI
Ricostruita per la prima volta un’arteria da un chirurgo calabrese STRAORDINARIO INTERVENTO DI CARDIOCHIRURGIA A RAPALLO: UN’OPERAZIONE UNICA SU UNA MALATA CONSIDERATA DAI MEDICI E DAGLI STUDI DELLA MEDICINA “INOPERABILE”
ALBERTO MARIA CAVALLO
Se la medicina è senza frontiere è perché l’estro dei medici rompe ogni limite. E il talento, tutto calabrese, del professore Salvatore Spagnolo, ha permesso a una donna, destinata al trapasso, di tornare ad assaporare il profumo della vita. È successo a Rapallo, alla clinica “Iclas- Villa Azzurra”, lì l’equipe del professore Salvatore Spagnolo ha fatto quello che ad oggi rimane, anche per la letteratura medica, un intervento straordinario: ha ricostruito interamente la coronaria discendente anteriore in una paziente con arterite coronarica diffusa. Un’operazione unica su una malata considerata dai medici e dagli studi della medicina “inoperabile”. Oggi la donna, poco più che sessantenne, è tornata a vivere normalmente e questo grazie all’equipe di Spagnolo, il talento della medicina dalle origini calabresi adottato dalla Liguria. E non parliamo di un intervento di
routine, o semplicemente complicato, parliamo di un lavoro quasi unico, rarissimo, come rara è considerata la patologia che colpisce chi ha una sindrome coronarica diffusa: la arterite di Takayasu. La malattia di Takayasu (o arterite di Takayasu) è un’infiammazione
delle arterie, che colpisce i grandi vasi, soprattutto l'aorta e i suoi rami principali. Una caratteristica precoce della malattia è l'ispessimento della parete arteriosa, che produce stenosi, trombosi e, alcune volte, aneurismi. I segni sono molto variabili; gli affetti possono
essere asintomatici o presentare gravi sintomi neurologici. Insomma una scommessa vinta ancora una volta dalla passione per la medicina e dalla voglia di superare i limiti per salvare vite umane. La cardiochirurgia non è cosa da poco, infatti le vene tora-
I Commercialisti contro l'inefficienza dello sportello Equitalia di Locri “È inammissibile che gli uffici di Equitalia Sud (Agenzia che riscuote i Tributi e le Tasse di Comuni, Enti Vari ed Agenzia delle Entrate) ancora oggi si trovano presso locali angusti, stretti non certamente adeguati ad ospitare i cittadini contribuenti ed i professionisti di ben 42 Comuni della Locride che giornalmente si recano presso la sede di Via Roma a Locri accodandosi dietro file interminabili che il più delle volte arrivano sul marciapiede antistante, lasciando i cittadini contribuenti al freddo e sotto la pioggia in Inverno e sotto il sol leone durante l’estate è senza servizi igienici. Non è tollerabile che un ufficio la cui capienza è di cinque sei persone si trovi invece ad ospitare decine e decine di contribuenti, i quali già alterati e vessati per i pagamenti da effettuare, giungono allo sportello stremati e nervosi e spesso e volentieri si assiste a scene spiacevoli e qualche volta si sfiora anche la rissa.” Il testo che precede è tratto dal comunicato stampa del ex Presidente dell’Ordine dei dottori Commercialisti dott. Giusppe Iurato pubblicato a gennaio del 2012 ... a distanza di ben quattro anni le cose non sono cambiate. Nell’immediatezza della pubblicazione del comunicato si vociferava di uno spostamento della sede in un luogo più consono alla numerosa utenza ed adegato alle normative di sicurezza, igiene ed accessibilità ...ma niente. Ancora oggi i disaggi persistono, contribuenti che si mettono in fila dalle sei del mattino, compilazione di elenchi interminabili, soppressione dello sportello dedicato ai commercialisti un giorno a settimana... È impensabile che in un paese civile, un compren-
sorio con una popolazione di circa 132.000 abitanti, l’Ufficio di riscossione dei tributi abbia dei locali con una superficie dedicata al pubblico di 8 mq, probabilmente non adeguata alle norme antincendio, non adeguata alle prescrizioni del DM 236/89 (eliminazione barriere architettoniche) e due dipendenti per il servizio allo sportello. Pertanto, si rinnova l’invito ai sindaci della Locride, ai quali Equitalia Gestisce il servizio di riscossione dei Tributi, di sollecitare i vertici di Equitalia a: • trovare locali più adeguati, consoni e dignitosi sia per i contribuenti e sia per i dipendenti; • potenziare l’ufficio con l’incremento del personale dedicato al pubblico. Personalmente chiedo a nome di tutti i colleghi, a prescindere dalla convenzione stipulata con Equitalia relativamente allo sportello telematico dedicato, il ripristino dello sportello dedicato ai commercialistii due giorni alla settimana, poichè la professionalità dei colleghi porterebbe alla risoluzione di un maggior numero di pratiche in un minore tempo, apportando sicuramente un beneficio all’Ufficio di Locri. Credendo sempre più nella funzione sociale del Commercialista si è ritenuto indispensabile un tale intervento, affinchè tutte le istituzioni ed associazioni presenti si prodighino per lo sviluppo sociale ed economico del nostro territorio ed auspico che anche questo comunicato non rimanga lettera morta come il precedente... Ettore Lacopo
ciche presentano, al contrario di quelle degli arti, pareti sottilissime che espongono con facilità a lacerazione di difficile riparazione e che comporta in molti casi alla legatura della vena. Spagnolo da anni opera con la tecnica della microchirurgia, una tecnica che sta dando a lui e ai suoi pazienti grandi soddisfazioni. E la soddisfazione, diciamolo, è anche per noi calabresi che ci specchiamo nel talento del cardiochirurgo nativo di Simeri Crichi che oggi è ai vertici della medicina internazionale. Oggi Salvatore Spagnolo, oltre che a Rapallo dove opera, riesce a eseguire visite in diversi studi in Calabria, a Siderno, allo “Studio Radiologico”, a Catanzaro a “Villa Serena” e al Policlinico Madonna della Consolazione” a Reggio Calabria. Una opportunità per i calabresi di farsi curare ancora per molto tempo da un loro conterraneo che da lustro non solo alla nostra terra ma a tutta la medicina italiana.
Anime Nere tradotto in tedesco e Criaco finalista a Rieti In occasione dell’uscita della traduzione tedesca di “anime Nere”, prosegue il viaggio, speriamo vittorioso, di Gioacchino criaco nell’ambito del Premio Rieeti, di cui è finalista con “il Saltozoppo” ed. Feltrinelli. Criaco è stato protagonista del secondo incontro dell’8^ edizione del Premio, promosso dall’assessorato comunale alla Cultura e dalla Biblioteca Paroniana con il contributo della Fondazione Varrone, tenuto il 25 marzo all’ Auditorium Varrone. Nel primo pomeriggio lo scrittore ha incontrato la classe della Casa Circondariale di Rieti, una delle più importanti novità introdotte in questa nuova edizione del Premio che vede un gruppo di detenuti coinvolti nella giuria popolare con il loro voto. Ricordiamo che i cinque libri finalisti dell’edizione 2016 sono: La tentazione di essere felici (Longanesi) di Lorenzo Marone; I miei genitori non hanno figli (Einaudi) di Marco Marsullo; Il saltozoppo (Feltrinelli) di Gioacchino Criaco; L’estate del cane bambino (66th And 2nd) di Marco Pistacchio e Laura Toffanello; Le serenate del Ciclone (Neri
IN BREVE
Di nuovo i ladri a Siderno. Non ci hanno nemmeno dato il tempo di montare le inferriate. Tutto sottosopra. Hanno portato via quel poco rimasto. La bilancia, il trapano, la cassetta degli attrezzi, vecchie pentole. Bottiglie di birra e una bottiglia di Baileys intera. Sotto l'indifferenza di tutti. I carabinieri al solito dicono che dobbiamo rassegnarci. Ma noi non ne possiamo più.
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DOMENICA 03 APRILE 17
Locri: iniziata la costruzione della scuola ecosostenibile
La notizia della settimana, a Locri, è stata quella lanciata (come sempre più spesso accade) sulla sua pagina Facebook da Giovanni Calabrese, relativa alla demolizione della scuola d’infanzia di via Virgilio. Chi già teme che il provvedimento dell’Amministrazione Calabrese lascerà la città priva di un istituto scolastico, però, non tema. Il progetto della giunta comunale, infatti, prevede la riedificazione dell’edificio interamente in legno, caratteristica che costituirà un unicum in tutta la regione.
La“passeggiata con acrobazie”che evidenzia Campaniello: un lucano lo stato comatoso di Marina di Gioiosa naturalizzato I pochi cittadini che di sera di sera passeggiano su corso Carlo Maria di Marina di Gioiosa Jonica non ci fanno più caso a questo paesaggio. Un simpatico turista,forse originario della Vallata, incredulo per questa assoluta mancanza di rispetto per i pedoni, ironicamente l’ha definita “passeggiata con acrobazie, con superamento di ostacoli”. Invece questo accade regolarmente, magari anche a Siderno o nei centri limitrofi, ma il fatto che accada anche altrove non rende legittima la mancanza di senso civico degli abitanti né tantomeno l’assoluta latitanza di chi a questo compito è demandato, in questo caso i vigili urbani. Ed allora, in questo scenario, abbiamo pensato di rivolgere qualche domanda al primo che passa, ma di Marina di Gioiosa. Abbiamo parlato con D.P. e così ci ha risposto: “Se fosse un fatto straordinario non ci sarebbe nulla di male - dice indignato - ma il fatto è che questa è situazione ordinaria. Può capitare un’emergenza: una commissione in qualche negozio, un farmaco da prendere in farmacia, e si lascia l’auto sul marciapiedi. Ma non è il nostro caso, qui si tratta di semplice ineducazione, con la connivenza di…” Viene a questo punto da porsi una domanda molto ingenua, forse spontanea: “E i vigili, la polizia municipale?” E il solito cittadino, questa volta più che indignato, fa le spallucce e, rassegnato, continua: “E perché dovrebbero uscire dalla loro tana?” Tana è ,ovviamente, un termine forse improprio, pesante, - controbattiamo noi - si addice ad animali che stanno nascosti, che so, topi, granchi, volpi. E lui: “Sì, ha ragione - continua – però se toglie i primi due, potrà convenire che l’ultima, la volpe, potrebbe essere proprio calzante”. E conclude: “Sì, sono proprio come la volpe: astuti, furbi. Perché dovreb-
bero multare i soliti cittadini, che magari li hanno anche votati, quando loro, stando comodi comodi dietro un computer, incassano di più?” E ci fa capire che si riferisce alle multe salate che il Comando dei vigili quotidianamente spedisce dal suo ufficio, ricordando i pedaggi aboliti qualche secolo fa ma reintrodotti, sempre camuffati da nobili fini, come la sicurezza dei cittadini, i pirati della strada, gli incidenti mortali, il cui fine è sempre fare cassa! Bella considerazione quella del cittadino gioiosano (Marinoto) indignato, il quale non fa complimenti nel redigere un bilancio dell’amministrazione Vestito. “Un fallimento - conclude - un autentico fallimento. Sono preoccupato per il futuro della mia città, per i miei figli, per i miei nipoti. Se qual-
che tempo fa tutti convenivamo che la peggiore delle amministrazioni locali era sempre meglio dei commissari, oggi abbiamo nostalgia dei commissari”. Marina di Gioiosa ha nostalgia dei commissari, dunque, e se fosse solo la voce del nostro cittadino indignato, Domenico Vestito potrebbe dormire tranquillamente, ma fatto è che non è solo uno dell’opposizione, che magari ha perso qualche privilegio, ma anche la gente che aveva riposto grande fiducia e che aveva visto in questo nuovo esecutivo una “svolta” si è amaramente ricreduta. Questi anni di amministrazione Vestito ormai sono noti a tutti: il ricorso allo strumento vessatorio per eccellenza come l’autovelox (nell’anno in cui è stato introdotto sono stati incassati più di 270mila euro); l’emissione di quasi duemila notifiche relative al pagamento della vecchia ICI ignorando che per quegli anni si era esentati dal pagamento; ma soprattutto la dichiarazione pubblica che questo esecutivo è incapace di far pagare le tasse (bolletta dell’acqua) a tutti, ammettendo che più della metà è abusiva. Se a questo si aggiunge che in questo esecutivo sono state riciclate persone che avevano combinato danni irreversibili nelle amministrazioni dei comuni di origine, diviene più che doverosa la domanda: “Perché non andate a casa?” In parole povere: “Domenico Vestito, non hai capito che non sei capace di guidare un comune che sino a non molto tempo fa era un riferimento della Vallata del Torbido?” Ed infine: “Togli quel maledetto strumento vessatorio che è l’autovelox. Non è stata sufficiente l’esperienza di Portigliola prima e Camini dopo? Con affetto, Romolo Salerno
Siderno all’ONU grazie a Matteo Murdaca Change the World Model United Nations è un forum sui diritti umani organizzato dall’Associazione Diplomatici che si è tenuto dal 17 al 23 marzo presso il Palazzo di Vetro a New York. In questo ambito, uno studente dell'Istituto Tecnico per Geometri di Siderno, Matteo Murdaca ha partecipato al Programma accompagnato dalla professoressa Giusy Calenda. Matteo ha rappresentato lo YEMEN e ha avuto la possibilità di imparare le regole e le procedure da adottare nelle varie fasi dei lavori nelle commissioni.
sidernese al consiglio comunale di Bologna
Il potentino Michele Campaniello, avvocato in diritto del lavoro innamorato di Siderno e da dieci anni ospite stagionale fisso dei nostri lidi, si è di recente candidato a consigliere nelle imminenti elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Bologna. Membro della Direzione Provinciale PD del capoluogo emiliano, Campaniello ha deciso di divenire parte attiva della politica nella speranza di contribuire a dare a tutti pari diritti ed opportunità, creando così una società più cosa e solidale.
RIVIERA
CULTURA LA ROSA DEI VENTI
I Grandi “bocciati” A conforto e incoraggiamento per tutti gli studenti!! Abbiamo alcuni esempi eclatanti di “geni” diciamo così “respinti”: Pasteur in Chimica, Einstein in Matematica, Giuseppe Verdi in Musica (anche se per Verdi non si è trattato di vera e propria bocciatura bensì un “respingimento” per motivi socio-politici) e vedremo come. Verdi aveva chiesto l'ammissione al Conservatorio di Milano. Lui che proveniva dal Ducato di Parma e da un piccolo paese di provincia, Brignole. L'Italia di allora era divisa in Stati e Staterelli; per Milano, a cui si accedeva con regolare passaporto, era dunque considerato uno “straniero” in più era povero, aveva 18 anni e mezzo pertanto “vecchio” per l'ammissione. La frequenza all'Istituto era concessa per chi aveva 14 anni. La Commissione giudicatrice, con grande sforzo e a malapena accettò che quell'aspirante musicista esterno, dall'aspetto misero e campagnolo, eseguisse qualche composizione. Il povero Verdi fu ascoltato e il giudizio fu nettamente negativo. La giustificazione fu: “applicandosi esso con attenzione e pazienza alla cognizione delle regole del contrappunto potrà dirigere la propria fantasia, che dimostra di avere e quindi riuscire presumibilmente nella composizione. Al pianoforte il candidato non aveva dato buone prove per la posizione difettosa della mani. E poi perchè appartenente a uno Stato straniero”. In seguito, proprio a Milano, il Nostro si prenderà la rivincita con il grande Nabucco. Maria Verdiglione
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Da Hiske Maas assessora alla delusione di Porn Hub,Riviera ha raccolto per voi gli scherzi più divertenti della Rete.
Aprile... ed è subito pesce! Come d'abitudine i social e le testate on-line si contendono il primato del "pesce d'aprile" più cliccato e originale. Fuori classifica "il pesce" di Google, che ha lanciato un pulsante con una gif animata raffigurante un Minion che lanciava il microfono. Il tasto serviva ad abbandonare una conversazione avviata via mail. Coloro che l'hanno usato, un po' per gioco, un po' per prova, si sono trovati fuori da conversazioni di gruppo, alcune delle quali anche di lavoro. Il tasto ha quindi suscitato un certo nervosismo ed è stato subito ritirato, con le scuse di Google. In zona Locride ha suscitato un certo clamore l'annuncio di Hiske Maas che dichiarava di essere stata nominata Assessora Regionale alla Cultura. Brutta sorpresa per chi voleva vedersi un porno, poiché "Porn Hub" cambia il suo titolo in "Corn Hub", inserendo
video di lavorazione della pannocchia, a loro detta per i feticisti del cibo. Per i calabresi "il vigliozzo" accontenta entrambe le categorie. Un sito annuncia l'uscita del sequel del "Signore degli Anelli", mentre Stan Lee twitta che prossimamente ci sarà un crossover tra Justice League e Avengers. Il celebre doppiatore Luca Ward annuncia di abbandonare la carriera, mentre H&M mette il volto di Zukenberg in copertina, come futuro testimonial. Ma il "pesce" che è più piaciuto a "Riviera" è quello della storica casa editrice di figurine "Panini" che annuncia di aver lanciato un album di figurine di panini imbottiti. Persino la Oxford Academic University Press rammenta a tutti che il "pesce" deve essere prima d'ogni cosa divertente.
Cartolina dalla vecchia San Luca Un malridotto simulacro di Gesù, riesumato soltanto per l’occasione, mostrava d’aver subito traversie peggiori di Colui che raffigurava. Sbrindellato, sporco, abbrutito da secolari ragnatele fuligginose, l’unico elemento umano riscontrabile erano le macchie di sangue sparse dappertutto. Una specie di benda che ne copriva le parti intime, invece di fasciarlo sembrava asfissiarlo, mentre quel volto, ridotto dal tempo e dall’incuria in condizioni pietose, avrebbe vanificato anche l’opera di mille Veroniche. Le articolazioni di cuoio ingiallito scomposte nella posizione funebre, denotavano un’innaturale volontà d’evadere dai loro alvei naturali. Eppure non induceva al riso quel Cristo sbilenco, malandato, macilento, straziato, ma alla disperazione. Dalla faccia emaciata e devastata, gli occhi spenti dispensavano, perfino in quel momento, il perdono. Anche la bocca disfatta negli estremi spasimi della consunzione, con la lingua rinsecchita e le labbra tumefatte, butterate da moscerini rimastovi invischiati per sempre, ammoniva che il sacrificio del Golgota non ancora concluso, perdurava nei secoli per infondere il terrore della morte, e, forse, inutilmente, la sublime speranza della vita. E nessuno si sarebbe meravigliato se quella bocca incartapecorita, ritornata per un attimo viva, si fosse messa a gridare ancora “Padre, perdona loro…”. Quel corpo martoriato rimproverava a tutti la persistenza del Dramma troncatosi, ma non compiutosi, col “Consummatum est”. Quell’ingenua rievocazione riesumava il delitto d’un sogno di redenzione, il peggiore dei crimini mai perpetrato dall’umanità. Non era la realtà a morire perché essa si logora, si deteriora, s’esaurisce e muore nel momento in cui, per cause naturali, arriva la sua ora. Invece il sogno no. Specie quello di un Dio
buono e condannato alla dolcezza; il sogno di un Dio ammazzato per il desiderio d’aiutare i derelitti, bisognerà ucciderlo, altrimenti non morirà, se mai ciò sarà possibile, perché le agonie dei sogni crocefissi dalla violenza umana sono condannate a durare in eterno. E la gente intuiva che al di là della Pasqua, le croci di paese non saranno mai vuote e per questo la loro Madonna, non voleva saperne di togliersi il lutto, cosciente com’era di doverlo rindossare da lì a qualche ora. Era una Vergine Dolorosa, da Stabat Mater. Lacrimosa non soltanto “iuxta crucem”, ma un po’ dappertutto, trascinava le sue angosce attraverso un paese votato a commiserare più le sue pene che non quelle del Defunto. Era una mamma sventurata, anche lei soggiacente al più tragico dei destini: quello di non poter in alcun modo scongiurare la profetizzata morte del Figlio. Ed avvolta nel suo manto nero, invece di dispensare pietà, la mendicava, mentre indicava a tutti il crimine perpetratole dagli uomini. …In quel velo bisunto si portavano in giro un Cristo paesano, povero ed incolpevole ed il dolore di tutti i secoli. Era un Redentore pastore, artigiano e contadino che aveva lottato sino all’estremo ed alla fine aveva perso… s’era sforzato di pascere le sue pecorelle ed alla fine le aveva smarrite. E mentre esanime, percorreva le vie del paese, funebre all’ombra delle nuvole basse, pesanti e tetre, fra i pianti medioevali delle donne, affannate attraverso Lui a piangere tutti i propri morti, era impossibile immaginare qualcosa di più povero, di più Cristo e di più morto. Ed al passaggio del Morto, s’affievoliva il canto degli uccelli, le nubi nascondevano la montagna e mai Resurrezione era apparsa più lontana, remota, finta, inammissibile. Mario Nirta
“LaVia Crucis vivente nella frazione di Mirto a Siderno” Le tradizionali celebrazioni della settimana santa a Mirto si sono aperte con la rappresentazione della Passione vivente del Cristo che anche quest’anno ha richiamato tanti fedeli per le vie della frazione sidernese. Domenica delle Palme a partire dalle ore 17:00 nella frazione di Mirto a Siderno, organizzata dai ragazzi dell’oratorio “prendi il volo”, si è svolta la Via Crucis vivente. Una Via Crucis resa più partecipata dai vari figuranti e dagli attori che hanno recitato la propria parte con dedizione cogliendo il profondo significato del personaggio rappresentato da ognuno di loro. Altrettanto significativo ed emozionante è stato il ruolo svolto dalle narratrici che hanno guidato i numerosi fedeli tra le 14 stazioni della Via Crucis e le musiche scelte che bene si adattavano alle scene rappresentate. La serata si è aperta con l’entrata di Gesù a Gerusalemme, proseguendo con l’ultima cena, le 14 stazioni e concludendo ovviamente con la deposizione del Corpo del Cristo nel santo sepolcro. Tutto ciò è stato possibile grazie al costante impegno dei ragazzi e degli educatori dell’associazione oratorio “Prendi il volo” della Parrocchia Maria SS Immacolata di Mirto – Donisi guidata da Don Marius che dopo il successo risalente al Natale scorso con la rappresentazione del presepe, per il secondo anno consecutivo hanno portato in scena la Via Crucis vivente, a conferma che con tanta buona volontà si possono raggiungere piccoli, ma importanti traguardi. La comunità di Mirto attraverso questa e altre iniziative già in cantiere dimostra di avere un grande potenziale grazie all’impegno dei suoi giovani e della sua gente sempre pronta a collaborare se coinvolta per far rivivere la frazione sidernese offrendo, sia ai propri abitanti che a quelli delle zone limitrofe, dei momenti di una certa rilevanza per il loro carattere religioso e al contempo di coesione sociale. Francesca Barranca
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DOMENICA 03 APRILE 19
IN BREVE
Il regista sidernese Vincenzo Caricari a Cannes con il corto "Rosa" Esordirà a maggio allo Short Film Corner del Festival di Cannes il cortometraggio "ROSA" diretto dal regista 33enne sidernese Vincenzo Caricari. Rosa vive con la madre che ha bisogno di un serio intervento chirurgico, ma purtroppo non possono permetterselo vista la loro precaria situazione finanziaria. La sola cosa sicura nella sua vita è la fede: ogni notte, recita il Rosario. Rosa canta nel coro della chiesa. Un giorno, dopo la Messa, vede un borsellino dimenticato su una panchina... La sceneggiatura è di Vincenzo Caricari, Francesca Romeo, Bernardo Migliaccio Spina. La recitazione è affidata alla bravura di Manuela Cricelli, Teresa Verteramo, Filippo Racco, Anna Gerasolo.
IL SUO PERCORSO ARTISTICO È MOLTO VARIO: È STATO DISEGNATORE NEL MONDO DELLA MODA, LAVORANDO CON VERSACE E KEN SCOTT, MA È ANCHE UN ORIGINALE ILLUSTRATORE E UN ECLETTICO PITTORE E SCULTORE. UN ARTISTA ATUTTOTONDO CHE HA SAPUTOTROVARE LA SUA DIMENSIONE E LASCIARE UN FORTE SEGNO.
Natino Chirico,pittore per delirio di presunzione Natino Chirico nasce a Reggio Calabria. Trascinato dal vento dell’arte, da ragazzo si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Studia per la sua crescita artistica e la continua ricerca nelle arti figurative, a Milano e Roma. I suoi maestri di formazione sono Domenico Cantatore, Franco Gentilini e Arnoldo Ciarrocchi. Il suo percorso artistico è molto vario: da disegnatore nel mondo della moda (Versace e Ken Scott) a illustratore, da pittore a scultore. Le arti pittoriche sono la massima forma di esternazione del suo talento, del suo essere profondo, maturato e modellato nel tempo verso nuove forme di sperimentazione e di ricerca continua mediante tecniche differenti. Un artista mite ma dai forti toni, un artista a tutto tondo che ha saputo trovare la sua dimensione e lasciare un forte segno. Estro senza limiti e senza barriere. Pura fantasia e magia in ogni sua rappresentazione pittorica. Riesce a manifestare nei suoi dipinti tematiche differenti e mutevoli raccogliendo sempre consensi crescenti. Spazia nelle prime rappresentazioni dal cubismo all’espressionismo. Poi il disegno a matita. Dagli anni ’90 ritorna alla pittura, evidenziando con forza nelle sue opere la materia e il colore, soprattutto per le opere che raccontano il mondo del cinema e i suoi personaggi emblematici. L’artista racconta nelle sue opere brevi storie di uomini e donne, prima che di artisti. Grandi personaggi del passato incorniciati da una tecnica sopraffina, colore e segni che solo il maestro calabro sa rappresentare. La scultura è invece comandata da tecniche di creazione di sagome e segni mediante la lavorazione di lastre di metacrilico, impreziosite da forti colori o lamine dorate. Natino Chirico ha esposto le sue grandi opere nei maggiori Musei e Gallerie d’Arte italiane e mondiali: Reggio Calabria, Roma, Milano, Napoli, Torino, Venezia, Catania, Cosenza, Perugia e Todi, e oltremanica a Parigi, Varsavia, Bruxelles, Berlino, New York, San Francisco e Mosca. Molte le mostre collettive, i concorsi e tantissimi i premi ricevuti per la sua originalità artistica. In effetti ogni immagine dipinta da Chirico appare come un rapido collegamento nell’immaginario dello spettatore,
come fossero delle vere e proprie “fermo immagine”, proiettate nella memoria profonda dell’osservatore creando emozioni e positive suggestioni. L’artista cattura dal cinema personaggi memorabili, che vanno scrutati, studiati, indagati ed esplorati in una profondità emotiva. Con una semplice immagine ne racconta carattere e storia di ognuno di essi, da Federico Fellini a Charlie Chaplin e molti altri celebri, per rappresentare un mondo fantastico fatto di iconografie uniche e indelebili. In questi giorni le opere dell’artista calabrese sono esposte nella sede di Palazzo Collicola a Spoleto, con la mostra personale “Mitologie di un eterno presente” curata da Gianluca Marziani. Un percorso nella contemporaneità artistica dell’artista che si ferma, si volta e guarda il suo cammino da ieri ad oggi, la sua evoluzione e il suo coronamento di una raffigurazione chiara e decifrabile con una tecnica e una tematica che lo contraddistingue chiaramente nel panorama artistico contemporaneo mondiale. Esposte ben 80 opere, di quasi trenta anni di lavori che segnano il tempo dell’artista. Emerge così il viaggio personale ed intimo, la sua crescita e la maestria di uno dei più importanti artisti italiani contemporanei viventi. L’artista per l’occasione ci racconta: “Queste opere sintetizzano il mio percorso iniziato molto anni fa e la convinzione di aver lavorato duro e bene per tutta la vita, di aver fatto un percorso sano di ricerca e tanto studio. Sono sempre convinto di essere stato sulla strada giusta. Fin da ragazzino mentre i miei amici giocavano fuori, io ero a lavorare, a studiare. Alcuni disegni mostrano un’ossessione di ricerca e l’amore. Tutto questo mi ha portato a lavorare in primis per me stesso. Io faccio il pittore per mestiere, voglio pensare che la mia sia stata una scelta eroica, forse un delirio di presunzione, ma quello che mi ha spinto è un convinzione fortissima, e il risultato mi rende felice”. E rende felice tutti coloro che osservano con emozione le sue grandi opere. Domenico Spanò
L'angolo di Belligerante
Arrivano i turisti! A causa degli attentati terroristici si sono ridotte le destinazioni che possono ritenersi sicure. Il panorama delle mete che saranno prese d'assalto dai turisti è, quindi, profondamente cambiato. È previsto l'arrivo di tanti turisti al sud d'Italia. Tra le mete più ambite Sicilia, Calabria e Puglia. Il Sud (e la Calabria in particolare) potrebbe recuperare i turisti persi negli anni Ottanta. Il turista è una grande risorsa, unica per il nostro territorio, pertanto bisogna entrare nella mentalità che, affinchè il turista rimanga soddisfatto, il costo dell'offerta deve essere adeguato alla nostra zona senza pretendere di strafare, ambendo a facili guadagni. È necessario attrezzarsi per offrire ai turisti un servizio di qualità in modo che si riesca a conquistare la loro fiducia così da farli ritornare ogni anno, come accadeva negli anni 80, anni preziosi per la nostra economia. Le nostre bellezze naturali, le spiagge di Tropea e Scilla, lo splendido borgo di Chianalea, la costa dei Gelsomini, le incantevoli spiagge di Soverato, Pietragrande, Copanello con molta probabilità saranno invasi dai turisti, italiani e non. Spetta a noi adesso saperli accogliere con la dovuta ospitalità, cosa che abbiamo nel DNA, organizzando intrattenimenti ed eventi, secondo le nostre possibilità, con un programma a lunga scadenza. L'economia del nostro territorio può essere risollevata puntando a una risorsa naturale che è il mare. È per questo che il mare va salvaguardato e oso invitare le amministrazioni comunali affinchè prendano a cuore la situazione. Giuseppe Belligerante
GERENZA
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Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Cristina Caminiti, Eleonora Aragona, Franco Parrello, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Katia Candido.
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LA SCOMPARSA/1
“Ho perso un gentiluomo” ANTONIO COSTANZO,
L'ARCHITETTO DI SAN LUCA RESIDENTE A SANT'ILARIO DELLO JONIO DOVE RIVESTÌ ANCHE LA CARICA DI VICE SINDACO, NON CE L'HA FATTA: IL MALE DEL SECOLO L'HA VINTO.
a lottato con tutta la forza fino all'ultimo respiro. Ha lottato per la vita e perché la sua famiglia non voleva proprio lasciarla. Antonio Costanzo, l'architetto di San Luca residente a Sant'Ilario dello Jonio dove rivestì anche la carica di vice sindaco, non ce l'ha fatta: il male del secolo l'ha vinto. La Locride piange perché “Totò” lo conoscevano davvero in tanti per la sua pacatezza e gentilezza. Mai una parola fuori dalle righe, mai un atteggiamento poco rispettoso. Antonio era così, leale e sincero ma soprattutto volto agli altri. E questo stile l'aveva mantenuto anche durante la campagna elettorale delle provinciali 2011, quando lui era candidato. Da anni però lottava contro il tumore; lo stesso male che sta rapendo tanti uomini, donne e bambini della nostra terra. Ha lottato in silenzio, mai un lamento, in pochi sapevano di quel che pativa, delle operazioni subite e della speranza nutrita. Mentre con l'amata famiglia attraversava il calvario, lui portava sulle spalle quella pesante croce continuando a sorridere alla vita e aiutando il prossimo. Ha così fondato ed è stato presidente della Protezione Civile associazione “Augustus” di Bovalino. Presidente e membro attivo e presente fino alla fine. «È stato un volontario che per intrinseca convinzione ha
H
dedicato il suo tempo e le sue energie alla comunità in genere, alle persone più indifese e bisognose in modo spontaneo, volontario e gratuito. Ha sempre agito con coscienza e conoscenza», ricorda Salvatore Natalizio, dell'associazione “Augustus”. L'umanità e l'umiltà insieme alla gentilezza e legalità sono stati i punti cardine della sua vita. Uomo impegnato nel sociale ma anche marito e padre attento e premuroso. Aveva creato una casa piena d'amore. «Ho perso un gentiluomo», ripete tra le lacrime composte e signorili Lilli Pangallo, la moglie di Antonio. Un dolore immenso per Katia e Francesca Sofia, le amate figlie sempre al suo fianco, in qualsiasi circostanza e momento. «Un eroe» per loro. Poco tempo fa proprio Katia e Francesca erano riuscite a far commuovere non soltanto Antonio ma anche molti amici scrivendo su facebook un pensiero per l'uomo della loro vita: «Grazie Papà perché nella tua persona risiede l'amore, il coraggio, l'educazione, la pazienza, la bellezza e la forza di non arrendersi. Grazie per i nostri lunghi discorsi, in cui, senza dire una parola, parlano i nostri occhi. Grazie per i valori e i principi sani, veri, genuini. Grazie per l'immensa comprensione, i consigli e le parole giuste ma dirette. Grazie per la tua pacatezza. Grazie perché anche nel dolore non disperi e dimostri il tuo profondo senso
della vita. Grazie per la persona che sei. Grazie perché queste parole non solo solo da parte di una figlia che fin da piccola alla domanda con chi ti sposerai da grande rispondeva col suo papà, ma da parte di una ragazza piena di ammirazione per la tua grande dignità. Ti amo mio eroe». E con dignità hanno poi annunciato: «Questa battaglia l'abbiamo persa ma abbiamo avuto la fortuna di averti come papà. Abbiamo perso il nostro sorriso ma vivremo col tuo sorriso, la tua dolcezza, la tua umiltà, la tua sensibilità, la tua grande dignità, la tua voglia di vivere nonostante le sofferenze. Ciao papà. Ti amo». Sono tante le persone che in queste ore varcano la porta di casa Costanzo- Pangallo per rendere omaggio ad Antonio e alla sua numerosa famiglia. «Una perdita inaccettabile», ha mormorato tra le lacrime un collega. E Antonio, anche sul piano professionale, ha dato una gran dimostrazione. Direttore dei lavori dell'azienda Calabria Verde, ex Afor, fino a quando le forze gliel'hanno consentito lui si è recato a lavoro. L'ha fatto anche quando quella sola unica rampa di scale dell'ufficio di Bovalino era ormai troppo faticosa da salire. Dimostrando così che nella forestale calabrese ci sono uomini e anche donne che hanno la voglia di lavorare. Annalisa Cost.
LA POESIA
Parole
quando mi chiedono: "E quindi guadagni bene?! L'importante è questo!", in quell'istante mi rendo conto che per me l'importante è tutt'altro. "Piano piano ti abitui" te lo ripeti ogni volta che stai per decollare. Lì, lontano da casa, dopo aver attraversato quel lenzuolo di nuvole che sembra non finire mai, ti aspetta un lavoro, le nuove amicizie, le nuove abitudini che ormai hai fatto tue, che sono diventate la tua nuova vita. Succede così tutte le volte che dopo i giorni di festa ti tocca rientrare. Quella maledetta
E
Saverio Macrì di Bovalino Sarebbe bello un mondo senza muri e senza barriere, un mondo pulito e senza inquinare, se tu guardi in giro questo mondo non è un belvedere.
Ogni volta che ritorno... malinconia ti infilza e zac prova a finirti. Lo fa tutte le volte anche se sono trascorsi anni da quando hai preso la decisione di lasciare un lavoro che non c'è mai stato, la famiglia e gli amici che, invece, ci sono sempre, anzi ancora di più, oltre quella distesa di zucchero filato. Ad ogni rientro, con gli occhi pieni di non felicità, allacci la cintura come richiesto dall'hostess che parla un inglese che tutti trovano funny.... and let's go! Via verso un sole che diventa pallido come la semola, via verso un posto che non è tuo. Ritorni nel flat che condividi con ragazzi che come te hanno voluto immaginare altrove le loro albe. Ci sono volte in cui ti capita a fianco la sim-
patica vecchietta che prova uno strano godimento a lamentarsi dei giovani di oggi che non fanno altro che drogarsi, fissare il cellulare mentre parli, e che di lavorare non vogliono saperne. Lei non lo sa che milioni di giovani italiani ogni mattina si alzano sotto un cielo sconosciuto, corrono per prendere la metro verso Vctoria Station a Londra, in bici raggiungono la Royal Mile a Edimburgo, al volo prendono il treno per Manchester City. Lei non lo sa che la sera, dopo 10 ore di lavoro, milioni di ragazzi italiani rientrano nel loro grigio flat pensando che quelle stelle sopra di loro hanno un gusto amaro quando le mandano giù. In questo momento sono sull'aereo.
Abbiamo abbena toccato il suolo, per fortuna si sta perdendo quell'abitudine di esplodere in un applauso perchè il pilota è riuscito a portare a termine il suo lavoro. Arrivare qui con strombazzamenti convulsi e mani che battono in maniera isterica mi innervosisce. Non c'è niente da festeggiare. L'aria di pioggia mi accoglie anche stavolta. Mi avvio verso l'uscita che oggi si chiama exit. Deglutisco. Gli occhi di mia madre prima di partire mi salgono in gola. Sono difficili da digerire. Proverò a renderli meno pesanti pensando al sorriso di mio padre che mi accoglierà quando sarò di nuovo a casa e alla complicità delle mie sorelle che credono in me. Valentina Cogliandro
LA SCOMPARSA/2
Quel dolce sorriso
UN SORRISO IRRESISTIBILE QUELLO DI INES ITRIA, UNA DONNA DOLCE, CORDIALE E DOTATA DI GRANDE INTELLIGENZA. LA REDAZIONE ESPRIME LA PROPRIA VICINANZA A GIUSEPPE GUALTIERI, SUO AMATISSIMO SPOSO NONCHÈ EX COMANDANTE DELCOMMISSARIATO DI POLIZIA DI SIDERNO, E AI DUE FIGLI.
Vieni verso il mare che prima di tutto dobbiamo rispettare, senti il soffiare del vento, voci che vanno voci che non tornano. Tante barche che solcano il mare, tante luci che sembrano candele, che in lontananza non puoi vedere. Ascolta parole che il vento porta, parole che nel silenzio non puoi sentire, parole che si sciolgono nel cuore, si perdono nel vento dei pensieri. Sole che ti illumina la mente, sole trasparente. Ti vedo ancora dormire col profumo di fiori e gelsomini, non ti vuoi svegliare, nel sogno ti sembra di toccare il cielo con le mani. Sulla spiaggia ascolti il canto degli uccelli, ti sembra di saltare e volare. Svegliati non dormire, alza gli occhi al cielo vedi una stella sta per cadere. Pure la luna ti sta a guardare, ti illumina la strada per farti camminare. Apri la mente, senti il cuore? Senti il cuore annegato nei pensieri. Siediti per terra comincia a respirare, la natura è bella, è perfetta… niente da dire. Siamo noi che ci dobbiamo preoccupare, fare di tutto per farla rispettare.
RIVIERA
Flabellina ischitana Siamo nei fondali dello Stretto, questo Nudibranco non supera i 2-3 cm di lunghezza. L’epidermide dei cerati della flabellina ischitana è completamente trasparente e lascia così intravvedere i condotti di colore rosso acceso della ghiandola digestiva. Carlo Codispoti
Uniti dalla Pasqua Il medico di Martone Giorgio Calvi abbraccia durante il giorno di festa il giovane consigliere comunale sidernese Vincenzo De Leo.
Bidibibodibisplash Facendo fede al nome della sua eccellente pescheria, un Fragomeni d’annata ci mostra un pesce spada che potremmo veramente definire magico!
Preparando il Blue Day L’assessore alle politiche sociali Bianca Gerace e Caterina Capogreco si preparano al convegno sui disturbi dello spettro autistico svoltosi venerdì presso la Sala Consiliare del Comune.
In barba al gelo Gigi Sarroino e Anthony Voice sfidano una delle ultime giornate di freddo chiacchierando amichevolmente seduti su una panchina che affaccia sul corso delle Repubblica di Siderno.
Cristo è risorto! Nazzareno Galeano assiste attento alla Svelata di Pasqua in compagnia del figlio.
L’attore dai multiformi talenti Il noto attore Vincenzo Muià suona allegro la chitarra in compagnia di Giuseppe D’Agostino durante il picnic di pasquetta. Osservando un futuro roseo Lorenzo Delfino e Francesco Macrì posano nella Sala Consiliare del Comune di Siderno dopo uno degli innumerevoli incontri svoltosi durante la settimana pasquale.
Passato recente Recuperiamo una foto di qualche settimana fa per ritrovare l’ex consigliere regionale Antonino Sprizzi in compagnia del sindaco Pietro Fuda e di Mimmo Bova al Polifunzionale.
Dopo tanta fatica… Al termine della Svelata, in corso Garibaldi, i portatori si riuniscono per riportare le statue alla loro dimora e recarsi a casa a riempire le proprie pance!
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Birreria d’epoca Lo chef Pino, meglio conosciuto come “Birreria”, tiene in braccio un giovane Eugenio Fimognari all’inizio degli anni ’80.
DOMENICA03 APRILE 23
108esimo amministrativo In settimana, la signora Rosa Caroleo, di Locri, ha raggiunto la stupenda età di 108 anni! Tagliare un traguardo così importante l’ha portata agli onori della cronaca e le è valso il saluto del sindaco Giovanni Calabrese e di Francesco Macrì.
Un 69 fortunato! Uovo davvero redditizio, quest’anno, per Antonio Bartolo, che, partecipando alla riffa della festa ha conquistato questa invidiabile bicicletta con il significativo numero 69! L’amico ritrovato Ilario Ammendolia abbraccia Orlando Sculli, compagno di scuola ritrovato dopo tanti anni grazie a un’intervista che abbiamo condotto presso la nostra redazione.
Good Morning, Siderno! Il sole che si leva dalle placide acque del Mar Jonio illumina Siderno e preannuncia un’altra meravigliosa giornata.
Che bella compagnia Il nostro inviato mammolese Vincenzo Larosa ha passato la Pasqua in compagnia di una rossa e una bionda... Con quale avrà preferito concludere la serata?!
Piaceri rustici Nel 1958, a soli 6 anni, Giancarlo Fimognari già dimostrava di aver capito quali fossero i veri piaceri della vita, vista la soddisfazione che dimostrava nell’impugnare una Soresina e un quarto di vino.
Archivio pieno… L’ex consigliere regionale Costantino Fittante e Giuseppe l’avvocato Fittante posano con quello che possiamo ormai definire l’ospite fisso del nostro Blob, Domenico Panetta!
I bambini di Platì In quella città bistrattata da tutti e nella quale, per Minniti, la ‘ndrangheta è radicata come il terrorismo, ancora esistono realtà civili come quella della scuola, dove i bambini costituiscono quella speranza per il futuro che non potrà morire mai.