Riviera nº 17 del 22/04/2018

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la vetrina

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Incontri programmatici, assemblee pubbliche e conclavi di ogni ordine e grado non hanno ancora permesso di identificare con certezza il candidato a sindaco per le amministrative a Locri. E intanto il 10 giugno si avvicina…

Amministrativ

La coalizione no

Di nomi ne sono stati fatti a bizzeffe. Da Dario Marando a Carmine Barbaro, da Antonio Guerrieri a Livio Ravanese ogni personaggio comunale di spicco è stato accostato al Comune. Ma il nome ufficiale ancora non emerge.

Dopo l’intervista a Giovanni Calabrese, che ha avuto l’onore di essere ripresa (più o meno lecitamente) dai colleghi di TeleMia sulla loro pagina online, mi sono sentito spesso muovere la critica che la dedica di una doppia pagina al sindaco uscente di Locri fosse stata una mossa attuata dal nostro settimanale per evitare la tagliola della par condicio. Capisco benissimo chi ha ritenuto questa operazione una mossa da giornalismo politico della peggior fatta, ma ci venga concesso che l’operazione “ermetismo” lanciata dall’aleatoria compagine che dovrebbe contrapporsi a “Tutti per Locri” ci avrebbe reso impossibile dedicare altrettanto spazio all’avversario di Calabrese anche se avessimo voluto. Delle amministrative di Locri, a differenza di quanto accade con l’altro grande paese della Locride chiamato al voto, Gioiosa Ionica, si parla dall’ormai lontana estate dello scorso anno, quando venne presentato il movimento “Locri 2018”, la cui paternità può essere finalmente attribuita con certezza ad Antonio Guerrieri. A partire da quel momento, di incontri programmatici, assemblee pubbliche e conclavi di ogni ordine e grado se ne sono contati al soldo una dozzina. Ogni riunione, complice la frenesia dei giornalisti politici di razza, doveva essere quella decisiva o, comunque, avvicinava di un passo il nuovo gruppo elettorale al nome forte, autoritario e ricco di valori di colui che

avrebbe sgominato l’asse Calabrese - Sainato. Ma ogni riunione, sempre grazie alla frenesia della nostra categoria, si risolveva puntualmente in una bolla di sapone. Il silenzio assordante della misteriosa compagine ha fatto sì che le indiscrezioni, in questi mesi, si siano rincorse come topi in soffitta all’accendersi di una luce spenta da tempo. Chi affermava con assoluta certezza che il candidato a sindaco sarebbe stato Dario Marando veniva sbugiardato da chi, invece, aveva sentito in prima persona che Alfonso Passafaro sarebbe stato l’unico nome che si sarebbe contrapposto a quello di Giovanni Calabrese. “Ma no! Mi dinnu ca esti Guerrieri!” chiosava il fruttivendolo all’avvocato che giurava di aver sentito il nome di Alberto Brugnano, e a chi immaginava una sindaca da sempre coinvolta in politica come Barbara Panetta faceva eco chi invece immaginava una prima cittadina manager come Antonella Modafferi. E poi Carmine Barbaro, Maria Grazia Laganà, Maria Letizia Longo, Mario Filocamo, Livio Ravanese, Francesco Riccio. Diavolo, qualcuno ha fatto persino il nome di Jacopo Giuca! Intanto, gli incontri si sono susseguiti senza sosta e, durante uno degli ultimi, piuttosto che puntare il dito con certezza su un leader che mettesse d’accordo tutti, si è preferito costituire un comitato che tracciasse l’identikit del suo leader ideale e voci di corridoio sono pronte a giurare che il prossimo candida-


Nessuna nuova sul nome dell’avversario di Calabrese. Lo scorso fine settimana, in verità, è stato fatto un passo avanti rivelando i nomi della compagine di larghe intese avversaria di “Tutti per Locri” ma, al suo interno, abbiamo notato una significativa contraddizione in termini…

ve Locri

Nelle ultime ore più di qualcuno ha avanzato l’ipotesi che Sebi Romeo possa tentare a Locri un’operazione simile a quelle fatte a Caulonia e presso il Consiglio Regionale, puntando tutto su Barbara Panetta.

on trova la stella to a sindaco di Locri sarebbe stato addirittura inserito nella lista dei 50 più ricercati dall’FBI! Al di là degli scherzi, come ho già avuto modo di dichiarare in una mia precedente riflessione, questo continuo avanzare per poi ritirarsi, dichiarare per poi smentire che simula il movimento delle onde del mare sul bagnasciuga, evidenzia sicuramente una gran voglia di far bene e una sincera volontà di offrire alla città di Locri solo il meglio ma, allo stesso tempo, una certa “ansia da prestazione” che è stata risolta solo in parte con la riunione di sabato scorso. Eh sì, perché finalmente, con un comunicato diffuso il 15 aprile, la misteriosa compagine anti Calabrese ha deciso di rivelare la propria composizione e l’ideologia che dovrebbe dettare le linee programmatiche di prossima pubblicazione, rivelando, tuttavia, qualche contraddizione che, se non adeguatamente gestita, potrebbe rivelarsi letale. Ma andiamo con ordine. I nomi degli attori di questa larga intesa che avanzerà la candidatura di qualcuno che dia del filo da torcere al sindaco uscente sono (in rigoroso ordine alfabetico): Carmine Barbaro, Francesco Capogreco, Vincenzo Carabetta, Davide Chianese, Raffaele Ferraro, Giuseppe Fortugno, Antonio Guerrieri, Francesco Macrì, Dario Marando, Alfonso Passafaro, Livio Ravanese e Marco Pizzinga. Si tratta di una coalizione senza dubbio variegata, che più di qualcuno ritiene tuttavia si sia

costituita per un opportunistico desiderio di vendetta nei confronti di Calabrese (a voi l’arduo compito di individuare i nomi che avrebbero maggiori motivi di astio nei confronti del sindaco uscente). A sottolineare le buone intenzioni della compagine, Barbara Panetta, sulla sua pagina facebook, ne ha condiviso le linee programmatiche sottolineando la natura “opensource” del progetto, avallando, nonostante lei continui a professarsi “comune cittadina”, la tesi che la vorrebbe tra le più papabili candidate a sindaco in vista della tornata elettorale del 10 giugno. In effetti riteniamo più che probabile che Sebi Romeo, ingolosito dai successi di Caterina Belcastro a Caulonia e Maria Teresa Fragomeni presso la Regione Calabria (ma anche Rosario Rocca nell’assemblea dei sindaci della Locride), starebbe pensando di lanciare un’operazione di sostegno indiscusso a una sua protetta anche a Locri per controllare in maniera sempre più diretta ciò che avviene nel nostro comprensorio. Ma, tornando ai contenuti programmatici riportati nel documento diffuso domenica, Barbara non me ne voglia, mi si permetta di fare l’avvocato del diavolo. Mettendo da parte lo sfogo della malelingue che facevano riferimento al senso di vendetta di cui sopra, al quale non voglio dare credito, devo ammettere che un senso di astio (almeno politico), effettivamente traspare dal comunicato stampa con il quale la com-

pagine si è presentata alla cittadinanza. Nonostante l’espressa volontà di essere costruttivi, infatti, si ha la sensazione che i componenti del movimento vogliano cancellare con un rabbioso colpo di spugna quanto fatto dall’Amministrazione uscente, in modo da segnare una rottura che permetta alla città di ripartire con maggiore slancio. Senza entrare nel merito delle storture che si lascia alle spalle Calabrese, un comunicato de-costruttivo non mi pare il miglior biglietto da visita di una compagine costruttiva che, limitandosi a puntare il dito sulla dichiarazione di dissesto (la problematica più recente e, forse, più evidente) strepita che bisognerebbe votare per lei perché adesso va tutto male. Durante la campagna elettorale per le Elezioni Politiche, a Catanzaro, Antonio Viscomi aveva messo in guardia da questo atteggiamento che, secondo lui, era tipico di un certo partito pentastellato… Posso credere che tanti esponenti sia di destra sia di sinistra si stiano abbandonando a questo (odioso) atteggiamento politico? Forse c’è qualcosa da rivedere, e lo dico da cittadino che crede nella necessità di un cambiamento politico, perché non credo che il mio cuore possa reggere altri cinque anni di “Fratelli d’Italia” cantato con il braccio destro teso verso il cielo sotto il tendone del Locri on Ice… Jacopo Giuca


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attualità www.larivieraonline.com

GERMANETO

Maria Teresa Fragomeni inizia a lavorare per la Regione Calabria Nel pomeriggio di lunedì, presso la sede della Cittadella a Catanzaro, si è svolta la riunione di insediamento della nuova Giunta regionale, durante la quale il presidente della Regione Mario Oliverio ha presentato i nuovi innesti nella squadra di governo. Ai riconfermati Francesco Russo, ora vicepresidente oltre che assessore assessore alla logistica, Antonella Rizzo, assessore alla tutela dell'ambiente, Franco Rossi, assessore alla pianificazione territoriale ed urbanistica e Roberto Musmanno, assessore alle infrastrutture, sono state aggiunte la sidernese Mariateresa Fragomeni, assessore al bilancio, programmazione economica e finanziaria e politiche del personale, Angela Robbe delegata al lavoro, formazione e politiche sociali e Maria Francesca Corigliano, assessore ai beni culturali e all’istruzione.

ROMA

VERONA

Viabilità: i sindaci della Locride ricevuti a Roma dal Sottosegretario alle Infrastrutture Dopo la manifestazione di sabato scorso sul Ponte Allaro, Belcastro, Candia e Rocca hanno parlato con i vertici ANAS e Umberto Del Basso De Caro e hanno spiegato le ragioni di una protesta che è proseguita ieri mattina a Locri.

Orlando Sculli “benemerito della vitivinicoltura italiana” Per aver contribuito e sostenuto il progresso qualitativo dell'enologia italiana, in particolare con studi sui vitigni autoctoni e sui palmenti della Locride, Orlando Sculli ha rice-

ercoledì si è tenuto un incontro presso il Ministero delle Infrastrutture sulle criticità più gravi del tratto della 106 Jonica ricadente nei comuni della Locride. L'incontro è stato presieduto dal Sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, alla presenza di

M

vuto questa settimana il premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana” con la Medaglia di Cangrande, che dal 1973 viene riconosciuto su base regionale a personalità che si sono distinte per aver valorizzato e promosso la cultura vitivinicola della propria regione. Durante la 52esima edizione dell’expo veronese, Sculli ha ricevuto dal presidente della regione Calabria Mario Oliverio il premio dal 2016 intitolato ad Angelo Betti, ideatore di Vinitaly negli anni Sessanta. Nato a Ferruzzano (Reggio Calabria) l'11 maggio 1946, Sculli si è laureato in Lettere Classiche all'Università di Messina. Ha insegnato materie letterarie all'Istituto Magistrale di Locri, ma ha sempre coltivato la sua passione per la viticoltura calabrese, come la rubrica “I frutti dimenticati” che scrive per il nostro settimanale dimostra!

Ernesto Magorno e di Enza Bruno Bossio (promotori dell'iniziativa), dei Sindaci della Locride Caterina Belcastro, Francesco Candia e Rosario Rocca e dei vertici nazionali dell’ANAS. La prima questione affrontata è stata quella relativa allo stato dei lavori del Ponte Allaro di Caulonia. I nostri sindaci, dopo la manifestazione di sabato scorso, hanno ribadito un forte disappunto sulla lentezza del procedimento, considerato che sono trascorsi già due anni e mezzo dall'alluvione che ha causato il cedimento. Per quanto riportato dal sindaco Rocca, i dirigenti ANAS hanno ipotizzato un ulteriore anno e mezzo per il completamento dell’opera. Non va tanto meglio sul fronte prolungamento del tratto Locri-Ardore, per il quale si è manifestato nella giornata di ieri, dove è prevista addirittura una completa ri-cantierizzazione dell’opera. Confortante, tuttavia, l’invito rivolto ad ANAS da Del Basso De Caro, che ha chiesto che venga fornito concretamente e in tempi brevi un quadro reale della situazione e che ci si adoperi affinché i disagi vengano ridotti al minimo.

Il GAL Terre Locridee inizia la sua fase operativa con un ciclo di workshop Lo sviluppo locale come missione, questo è lo slogan del presidente del Gal “Terre Locridee” Francesco Macrì. Inizia una nuova fase per il Gal “Terre Locridee: da oggi la struttura di Locri diventa operativa, visti gli atti della Regione Calabria, prima la firma della convenzione e ora il via libero sul parte gestionale del progetto. Questi atti legittimano il Gal “Terre Locridee” come unica agenzia di sviluppo del territorio della Locride con il proprio staff di esperti composto dal direttore Guido Mignolli, Maria Elena Filippone, Rosario Vladimir Condarcuri e Francesco Commisso, sempre pronti ad affrontare studi e ricerche, per elaborare al meglio tutti i progetti che possono aiutare il territorio a proporsi in modo qualificato verso gli enti che emettono i bandi, premessa che consentirà di dare avvio al programma del PAL (Piano di Azione Locale) Gelsomini, che si vuole avviare attraverso un programma di workshop di partecipazione da aprile a luglio 2018, per definire e condividere i percorsi di sviluppo locale. Questo programma itinerante vede la collaborazione dei 9 comuni sede di altrettanti appuntamenti, degli ordini provinciali di Architetti, Ingegneri, Commercialisti, Periti agrari e Agronomi, oltre alla collaborazione dell’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria presente con molti docenti, e della Regione Calabria. Nel corso degli incontri saranno registrate le proposte operati-

ve da parte dei partecipanti. Le Tematiche trattate in questi incontri, elaborate e studiate dalla struttura tecnica con il contributo del Consiglio di amministrazione del Gal, sono legate al Pal Gelsomini e si spera di avere una buona partecipazione di pubblico per diffondere sempre più le linee programmatiche. Si inizia a Gerace, Lunedì 23 aprile, alle ore 17:00, presso il Museo Civico, con il workshop su “Percorsi di ricerca e innovazione in agricoltura. I progetti presentati dal GAL Terre Locridee a valere sulla misura 16 del PSR Calabria 2014-2020”. Dopo i saluti di Francesco Macrì, Presidente del GAL Terre Locridee, e di Giuseppe Pezzimenti, Sindaco del Comune di Gerace, si entrerà nel vivo dell’argomento con la presentazione a cura di Ettore Lacopo, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Locri e delle relazioni di Ernesto Riggio, Presidente di Enopolis e Giuseppe Zimbalatti, Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. Si concluderà con la presentazione progetti da parte di Orlando Sculli, Giovanni Gatti, Francesco Fortugno, Giovanni Bonfà, Domenico Guido, Girolamo Napoli e Gianluca Calaudi. La struttura del Gal ha affiancato le aziende nella redazione dei progetti e nella fase di presentazione degli stessi e ha dunque permesso la presentazione di “Viti e vitigni del basso Jonio Calabrese” e “L’olio della Locride”, svolgendo al contempo il ruolo di partner in altri 6 piani presen-

tati con la stessa misura: “Calabria Beer lab – Creazione della filiera brassicola calabrese”, “Legumical - Antiche leguminose da granella calabresi”, “Kepos, il giardino delle meraviglie” e “O.F.I. (Opuntia Ficus Indica), “Filiera integrata delle produzioni biologiche Calabresi”, “Pianificazione forestale, paesaggistica di indirizzo territoriale”. Il secondo incontro si svolgerà a Locri, lunedì 30 aprile alle ore 17:00, presso il Palazzo della Cultura. Il tema sarà: “Il Rural Center della Locride. Laboratorio di partecipazione per l’innovazione e lo sviluppo locale”. Il terzo incontro si svolgerà a Bianco, lunedì 7 maggio alle ore 17:00, presso la Sala Consiglio Comunale. Tema: “I Contratti di Fiume nel territorio della Locride. Programma di attività e avvio dei

momenti di partecipazione. Integrazione con i progetti del PAL Gelsomini - Primo incontro” Quarto incontro a Monasterace, lunedì 21 maggio alle ore 17:00, presso Biblioteca Comunale. Tema “I contratti di Fiume nel territorio della Locride. Programma di attività e avvio dei momenti di partecipazione. Integrazioni con i progetti del PAL Gelsomini Secondo incontro” Quinto incontro a Gioiosa Ionica, lunedì 4 giugno alle ore 17:00, presso Palazzo Amaduri. Tema: “Percorsi di formazione professionale in agricoltura. Previsioni del PAL Gelsomini e programma delle attività” Si continuerà dunque con “Verso il Piano di marketing del GAL Terre Locridee”, di cui si parlerà presso il palazzo comunale di Stilo, lunedì 18 giugno alle ore 17,00; “Una strada per la Locride: Transumanze e sentieri. Rete di percorsi per la fruizione e il contrasto all'abbandono del territorio” al Palazzo Comunale di Sant’Ilario dello Jonio, lunedì 25 giugno alle ore 17,00; “Fattorie sociali, accoglienza rurale e servizi di agricoltura sociale. Iniziative nell’ambito del Piano di Azione Locale del GAL Terre Locridee” presso il Palazzo Comunale di Siderno martedì 10 luglio, alle ore 17:00 e “I progetti di cooperazione transnazionale del PAL Gelsomini”, lunedì 16 luglio, alle ore 17:00, presso il Palazzo Comunale di Portigliola.



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IN BREVE

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C’

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO è chi ritiene che fino ad oggi gli effetti della battaglia contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali siano stati blandi, burocratici e simbolici. E questo a discapito della tenuta democratica del paese. Abbiamo intervistato Vittorio Mete Ricercatore di Sociologia dei Fenomeni Politici presso l’Università di Firenze e autore del libro “Fuori dal Comune” (Bonanno Editore). Nel corso degli anni in Calabria si è assistito a numerosi scioglimenti di Enti istituzionali (12 solo nel 2017), ma le infiltrazioni continuano a esserci... Le aspettative riposte in questo strumento di intervento antimafia erano probabilmente eccessive. A partire dal 1991 si è chiesto a questa legge qualcosa che non poteva realizzare, vale a dire recidere le collusioni tra mafia e politica locale. Sarebbe stato più corretto e proficuo dire apertamente che si trattava di una normativa-tampone, indispensabile quando si accertano per via amministrativa le ingerenze mafiose nel governo locale, ma inadatta a risolvere durevolmente il problema. Nel suo libro riflette sul fatto che la puntuale applicazione della legge contro le infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali, nel solco degli effetti perversi delle politiche pubbliche, rischia di aggravare il problema che intende risolvere. Ci spieghi meglio... Ho studiato il secondo scioglimento di Lamezia Terme e, per tutta una serie di motivi, ho constatato che la sfiducia nei confronti dello Stato, dopo l’operato della commissione straordinaria, è aumentata anziché diminuita. E sappiamo bene che la sfiducia nei confronti dello Stato è una delle precondizioni per il successo e la presa di potere dei gruppi criminali. Per cui, ma questo vale per ogni politica pubblica, l’intervento dello Stato non è detto che raggiunga gli obiettivi che si prefigge di raggiungere, anzi può generare effetti non voluti. Ci sono paesini in Calabria in cui si è smesso di andare a votare perché i cittadini si sentono stretti tra l’incudine della mafia e il martello dell’antimafia, pensiamo per esempio a Platì e San Luca: questo può essere un effetto perverso di questa politica pubblica, gli elettori non presentano più liste per concorrere alle elezioni, preferendo che il Comune sia durevolmente affidato a un commissario. Con buona pace dell’autogoverno. Se si fa un monitoraggio dell’applicazione di questa legge dal 1991 a oggi salta immediatamente all’occhio come a essere investiti siano stati maggiormente i comuni sotto i 20.000 abitanti. Tra i comuni sopra i 100.000 abitanti, a parte Reggio Calabria, nessuno sciolto. Questo perché nelle piccole realtà cittadine ci si conosce tutti ed è più facile che si vengano a creare rapporti di contiguità con soggetti legati alla ‘ndrangheta? Dal punto di vista numerico è chiaro che sono più frequentemente sciolti i comuni piccoli, ma solo perché i comuni più piccoli sono più numerosi dei comuni grandi! Se si considera la diversa numerosità dei comuni piccoli e dei comuni grandi bisogna allora concludere che, contrariamente a quanto si dice, sono i comuni grandi ad essere sciolti più frequentemente di quelli piccoli. Lei ha notato una crescita dei provvedimenti nelle fasi storiche in cui l’attenzione dell’opinione pubblica verso il fenomeno è alta. Si rischia di stroncare carriere politiche e lo sviluppo stesso di una comunità lasciandosi guidare dall’agenda setting? La decisione di inviare la commissione d’accesso scatta quasi sempre dopo un evento clamoroso che scuote l’opinione pubblica locale e/o che allerta le forze dell’ordine o il prefetto: all’indomani dell’arresto di un assessore, del ferimento di un consigliere comunale, di indagini della magistratura che mettono in luce un sistema di malaffare che coinvolge mafiosi e amministratori locali. L’asl di Locri viene sciolta all’indomani dell’omicidio Fortugno, se non fosse stato ucciso Fortugno non sarebbe emerso il problema che pure era lì ma nessuno lo definiva tale. L’asp di Reggio Calabria viene sciolta dopo l’arresto di un latitante ricoverato nell’ospedale di Melito Porto Salvo. I giornali ne parlano, il prefetto si attiva e avvia l’iter per lo scioglimento. L’art. 143 comma 11 T.U.E.L configura una sorta di sospensione amministrativa automatica del diritto di accesso alle cariche elet-

C'è chi ritiene che fino ad oggi gli effetti della battaglia contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali siano stati blandi, burocratici e simbolici. E questo a discapito della tenuta democratica del paese. Abbiamo intervistato Vittorio Mete Ricercatore di Sociologia dei Fenomeni Politici presso l'Università di Firenze e autore del libro "Fuori dal Comune" (Bonanno Editore).

SCIOGLIMENTO COMUNÌ

Basta con questa Repubblica fondata sui prefetti

tive, in conseguenza di un mero quadro indiziario, che fa riferimento a «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare con gli amministratori», senza precisare di che genere sono questi «elementi». E la decisione di questa sospensione è affidata a un organo governativo. Si tratta perciò di una decisione squisitamente politica, oltre che altamente discrezionale. Pertanto è azzardato ritenere che lo scioglimento da strumento divenga strumentale? A partire dal 1991, anno di introduzione della legge, gli scioglimenti hanno riguardato enti locali guidati da maggioranze di tutti i colori politici, nessun partito escluso. Inoltre, risulta chiaramente che governi nazionali di centro-destra hanno sciolto molte amministrazioni locali di centrodestra, così come i governi nazionali di centro-sinistra hanno fatto altrettanto con le amministrazioni locali politicamente loro omologhe. Le cronache non hanno, pertanto, fino ad oggi, registrato un uso smaccata-

Fuda chiede 5 milioni di danni ai commissari e al Ministero Il sindaco di Siderno, dopo aver ufficializzato l’intenzione di avviare un’azione risarcitoria nei confronti della Commissione prefettizia, ha indirizzato al Tribunale civile di Reggio l’atto di citazione con il quale gli ex commissari Francesco Tarricone, Eugenio Pitaro e Maria Cacciola vengono chiamati in causa, iniseme al Ministero dell’Interno, per i danni economici documentati subiti dal Comune di Siderno dopo la dichiarazione del dissesto e di altre iniziative adottate dalla terna commissariale . La Commissione straordinaria, infatti, avrebbe attivato inutilmente uno strumento di indebitamento milionario incompatibile con la situazione di dissesto dichiarata, ritenendo possibile contrarre un mutuo di 8 milioni 991 mila euro che graverà sull’Ente per 30 anni. Le scelte imprudenti dei commissari e la negligenza del Ministero avrebbero generato un debito per interessi a carico del Comune pari a 5 milioni 310 mila euro, danni che oggi il sindaco Fuda chiede agli stessi di risarcire.


VARATA LA NUOVA LEGGE REGIONALE ANTINDRANGHETA mente partigiano di questa normativa. I governi nazionali di centro destra e di centro sinistra tendono a preservare moderatamente i comuni politicamente omologhi, ma solo fino a un certo punto. Quali sono i limiti di questa legge? Il primo e più importante è una certa dose di aleatorietà che sovrintende gli scioglimenti. L’ampia discrezionalità di cui gode il prefetto nel decidere se inviare o meno una commissione d’accesso in un comune, la vaghezza dei criteri contenuti nella norma per procedere allo scioglimento, la variabilità della pressione dell’opinione pubblica sul governo nazionale in tema di collusione tra mafia e politica e l’onerosità in termini di personale impiegato nell’attività ispettiva e commissariale sono tutti elementi che spiegano questa aleatorietà. Lo scotto da pagare per questa agilità e duttilità della norma è costituito da alcuni suoi intrinseci elementi di debolezza. Ad esempio, non potendo per via amministrativa incidere sui diritti costituzionalmente garantiti, anche le persone nominativamente indicate come responsabili delle infiltrazioni mafiose possono benissimo ricandidarsi ed essere rielette al termine del periodo di commissariamento, come di fatto succede. Di fronte a questi casi è sbagliato parlare di infiltrazioni mafiose perché con “infiltrazioni” si fa riferimento a qualcosa che avviene all’insaputa della cittadinanza. Qui invece siamo davanti all’attribuzione esplicita, palese di delega a soggetti che lo Stato ritiene mafiosi. Il problema non sono più le infiltrazioni mafiose, il problema è come funziona la democrazia a livello locale. Come si costruisce il consenso, come si difendono gli interessi nelle comunità e come le cordate di potere, che non sono solo mafiose ma anche politiche, imprenditoriali, cercano di fare i propri interessi conquistando l’ente locale. Un altro limite della normativa è la tempestività degli scioglimenti... Esatto, per funzionare bene, uno strumento che pretende di esplicare un’efficace prevenzione rispetto al connubio mafia e politica dovrebbe recidere in tempi rapidi questo legame. Invece, l’intervento dello Stato è mediamente molto tardivo, in almeno metà dei casi le amministrazioni comunali sciolte sono rimaste in carica almeno tre anni. È evidente che le infiltrazioni mafiose andrebbero ricercate a partire dalle modalità stesse di costruzione del consenso elettorale, quindi nelle battute iniziali della formazione dell’amministrazione locale. Lo scioglimento dei comuni è sempre più spesso legato a casi conclamati di contiguità con gli ambienti criminosi (art.143 TUEL) e non “semplicemente” a gravi e ripetute violazioni di legge (artt.141-142). Leggendo, però, le relazioni delle commissioni d’accesso che dovrebbero individuare casi conclamati di infezione mafiosa, si parla di soggetti “presumibilmente vicini all’ambiente criminale”, e di quell’ambiente criminale possono tranquillamente far parte incensurati, solo potenzialmente criminali. Quindi il conclamato diventa gonfiato. “Sciolti per mafia” e non “per violazioni di legge” fa più effetto? Come accade anche per le infiltrazioni nel settore economico-imprenditoriale, la presenza o il condizionamento mafioso di un’amministrazione locale è in genere ricondotto a un frame che vorrebbe le mafie onnipotenti e onnipresenti. Secondo questo frame, se c’è una pizzeria gestita da calabresi, parenti di ’ndranghetisti, a Dresda, allora “Dresda è in mano alla ’ndrangheta”, salvo poi scoprire che per la Polizia tedesca la ’ndrangheta è, in termini di pericolosità, la quarta mafia della Germania, dopo quella turca, quella russa e perfino dopo quella polacca. Allo stesso modo, basta che in un consiglio comunale sia presente un nipote di

un boss o qualcuno eletto grazie ai voti dei mafiosi affinché quel comune venga ritenuto, automaticamente, in mano alla ‘ndrangheta, a Cosa Nostra, etc. Esempi lampanti dell’uso della normativa sugli scioglimenti per infiltrazioni mafiose per far fronte a problemi di altra natura, tipicamente di dissesto economico e di caos organizzativo, sono quelli riferiti alle aziende sanitarie. Anche per i comuni, tuttavia, la normativa è stata impiegata in maniera “distorta”, cioè per colpire il malaffare e la corruzione non mafiosa. Lo scorso dicembre 51 sindaci calabresi hanno scritto a Minniti protestando contro la “cultura del sospetto” che ha trasformato lo scioglimento da strumento eccezionale a ordinario. Ha letto la lettera? Cosa ne pensa? Nessuno lo dice, perché l’ideologia dell’anticasta ha trionfato e siamo ormai tutti convinti che qualunque politico sia un privilegiato, ma i sindaci portano un enorme peso sulle spalle. Hanno la responsabilità di amministrare territori difficili, potendo contare su scarse risorse e percependo un’indennità che è sicuramente più modesta di tanti funzionari o dirigenti regionali… L’avviso di garanzia è per loro un rischio professionale. A tutte queste difficoltà si aggiunge l’antimafia. In territori come quello calabrese, sei costantemente sotto la lente di ingrandimento di magistratura e forze dell’ordine. Quindi ti ritrovi stretto in una morsa: da una parte la mafia e dall’altra l’antimafia. Perciò, non mi sento di liquidare questa mobilitazione dei sindaci calabresi come un fatto di folklore, come se fossero gli amici degli ‘ndranghetisti che si risentono... secondo me è il segno di un disagio concreto e profondo e la raffica di scioglimenti è stata l’occasione per farli emergere. Anche se, come sempre accade, nelle proteste fondate sul disagio ci si possono infilare un po’ tutti... Proposte di miglioramento della legislazione in materia di scioglimento degli enti locali? Senza investire ulteriori risorse sull’applicazione della legge. Non bisogna invece rincorrere la modifica normativa, alla ricerca della legge perfetta. Questo è un alibi per continuare a lamentarsi e lasciare le cose come sono. Nel 2008 si apportarono alcune modifiche alla legge. Se prima bastava riscontrare dei non meglio precisati «collegamenti diretti e indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare», ora c’è bisogno che emergano «concreti, univoci e rilevanti elementi». Il legislatore ha dunque inteso restringere il campo della discrezionalità dei provvedimenti. Ci si aspettava che il numero diminuisse ma invece è aumentato. Questo esito deludente, che senza molte incertezze può far ritenere la riforma della normativa un’occasione sprecata, non deve stupire. Per far fronte alle collusioni tra mafia e amministrazione locale c’è infatti bisogno di provvedimenti più articolati e coraggiosi, e non la previsione di sanzioni (saranno licenziati, non si potranno ricandidare, pubblicheremo i nomi) per poi lasciare l’intervento antimafia così com’era, ovvero del tutto insoddisfacente. Accanto all’indispensabile tampone dello scioglimento occorre prevedere misure che tentino di incidere sulle modalità di selezione della classe politica locale, sulla costruzione del consenso elettorale, sulla facilitazione dei controlli da parte dei cittadini sull’operato dell’amministrazione locale, sulla trasparenza delle scelte amministrative. Per far questo bisogna, in primo luogo, ridefinire cosa siano le cosiddette infiltrazioni mafiose e cosa ci ricavino i gruppi criminali dall’ingerenza nel governo locale, partendo dalle evidenze empiriche disponibili e lasciando da parte gli stereotipi a buon mercato della mafia-piovra.

I boss tremano!

Sarebbe stato molto più utile per sradicare la ndrangheta una semplice leggina di poche semplici parole con cui destinare i fondi finalizzati ai gruppi politici, alla strutture speciali, alle consulenze d’oro, ai vitalizi, alle pensioni mal calcolate a un migliaio di giovani ricercatori e lavoratori che avrebbero così potuto restare in Calabria.

17 aprile 2018- scolpitevi questa data nella vostra testa -Il consiglio regionale della Calabria ha approvato ad unanimità di voti la nuova legge antindrangheta. La vigilia è sta nervosa. Si parla di un summit convocato a Montalto nei primi giorni di aprile, al quale avrebbero partecipato i graduati di ndrangheta di tutte le province calabresi con la dote di “santa”, “vangelo” , “mastri di sgarro”, e “capi cosca”. Alla stessa sono stati presenti, sebbene incappucciati, alcuni esponenti della massoneria deviata. Tutta la forza della ndrangheta e delle forze fiancheggiatrici è stata messa in campo. L’imperativo netto e categorico era : bloccare la legge antindrangheta. Niente da fare! Non sono valse le minacce ed ancor meno i tentativi di corruzione. Questa volta gli ndranghetisti si sono trovati di fronte una barriera di uomini di ferro e di acciaio. “La legge si farà a qualsiasi costo!” è stata la risposta dei consiglieri regionali, con una fermezza simile al famoso “non passeran” dei rivoluzionari spagnoli impegnati a fermare le falangi franchiste. E la legge s’è fatta! Si parla di molti capi ndrangheta che scoraggiati e disperati si sono resi latitanti; di proteste tra i detenuti in regime di 41 bis, di uno stato di prostrazione e di turbamento di tutti coloro che con la ndrangheta hanno rapporti di complicità mentre, è certo, che alcuni fiancheggiatori abbiano già trovato rifugio all’estero! Sebbene umili e modesti come si addice a tutti i combattenti sull’esempio dei famosi “trecento” di Leonida, sembra ormai deciso che a Palazzo Campanella sarà collocato un marmo con poche asciutte parole per ricordare l’augusta data ed i nomi dei consiglieri regionali che si sono ricoperti di cotanto onore e di così tanta gloria. Ci sono rischi per i nostri eroi ? Non lo sappiamo! Quello che è certo che ad unanimità hanno deciso di rifiutare la scorta sebbene i prefetti avessero previsto una vigilanza 24 ore su 24 per ognuno di loro. Anzi, con supremo spregio del pericolo, nei prossimi giorni, “ronde” di consiglieri regionali saranno presenti in tutti i centri con una percentuale di ndranghetisti supe-

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riore al 27% in segno di superba sfida e di indomito coraggio dinanzi agli occhi increduli degli ultimi mafiosi! Già si parla di un nuovo museo antindrangheta destinato a conservare le vestigia del famoso giorno: la penna con cui hanno firmato, gli occhiali de presidente della commissione antindrangheta, i fazzoletti intrise di lacrime di quanti non hanno trattenuto il pianto nel momento solenne in cui il presidente dell’assemblea ha dichiarato la legge approvata ad unanimità. Noi che qualche volta siamo stati timidamente critici con l’attività del consiglio regionale dovremmo recitare dieci Confiteor a sera battendoci il petto . Abbiamo scherzato. Perdonateci. Eppure la legge ci appare banale, scontata, inutile. Frutto del pensiero unico dominante e di una visione ingessata della realtà. Prodotto di forze politiche sostanzialmente morte e costrette pertanto ad infiocchettare pacchi vuoti destinate ad un “popolo cazzone”. Non abbiate malanimo nei nostri confronti se vi diciamo che sarebbe stato molto più utile per sradicare la ndrangheta una semplice leggina di poche semplici parole con cui destinare i fondi finalizzati ai gruppi politici, alla strutture speciali, alle consulenze d’oro, ai vitalizi, alle pensioni mal calcolate ad un migliaio di giovani ricercatori e lavoratori che avrebbero così potuto restare in Calabria. Ed ogni giovane libero ed impegnato si trasforma in sentinella contro la ndrangheta. Non abbiatevene a male se ribadiamo che dimezzare i costi della burocrazia regionale più costosa d’Italia, ritoccare gli stipendi dei consiglieri regionali meglio pagati della Penisola, sarebbe stata opera egregia ed in grado di avvicinare i giovani alle Istituzioni e renderli così impermeabili al qualunquismo mafioso. Certo voi riterrete le nostre osservazioni demagogiche e populiste. Noi consideriamo la vostra legge non solo inutile ma sostanzialmente dannosa. Perché? Perché con la ndrangheta non si scherza. Chi tra voi che coraggiosamente avete approvato la legge e noi modestissimi commentatori di provincia abbia finora scherzato saranno le future generazioni a stabilirlo. Ilario Ammendolia


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LA SETTIMANA

22 APRILE - 08

intervista www.larivieraonline.com

Questa settimana è nato il gruppo Forza Italia della Città Metropolitana di Reggio Calabria, un progetto seguito fin dalla sua fase embrionale dal neo senatore Marco Siclari e salutato con orgoglio dai membri della compagine, che vogliono dare un contributo maggiormente fattivo allo sviluppo dell’area.

COLPEVOLE PER 13 ANNI

La Corte Suprema di Cassazione ha definitivamente assolto Tommaso Costa. Dopo un'altalena di notizie tra condanne, appelli, ricorsi e ancora condanne, si chiude uno dei processi più importanti per la Locride: Tommaso Costa non ha ucciso Gianluca Congiusta.

Finalmente è stato messo un punto a una vicenda confusa e piena di lacune. Ma dopo 13 lunghi anni i familiari di Gianluca Congiusta apettano ancora la verità.

ASSOLTO TOMMASO COSTA

Chi ha ucciso Gianluca? MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Un’indagine partita con 7.500 pagine di faldoni, una miriade di piste investigative. Ma per l’omicidio di Gianluca Congiusta, la cui vita è stata stroncata a soli 32 anni da un colpi di fucile, la sera del 24 maggio 2005, è stata seguita troppo a lungo un’unica pista, quella estorsiva. Per l’accusa, Costa avrebbe deciso di uccidere Congiusta perché era venuto a conoscenza di una lettera estorsiva che lo stesso boss avrebbe fatto recapitare ad Antonio Scarfò, all’epoca suocero di Congiusta e condannato, insieme alla figlia Katiuscia e alla moglie Girolama Raso, per falsa testimonianza resa nel processo di primo grado. Quella pista è crollata e oggi, dopo un’altalena di notizie tra condanne, appelli, ricorsi e ancora condanne, si chiude uno dei processi più importanti per la Locride: Tommaso Costa non ha ucciso Gianluca Congiusta. La Suprema Corte di Cassazione lo ha assolto definitivamente. Grande merito per questa assoluzione va all’avvocato Alessandro Furfaro, ma in questo momento è giusto anche ricordare il lavoro svolto dall’avvocata Maria Candida Tripodi. Dopo 13 anni arriva l’assoluzione. Com’è stata smontata l’accusa? Ho seguito Tommaso Costa in dibattimento e in appello, primo grado e secondo grado. Giovedì sera sono stata contattata dal collega Sandro Furfaro che mi ha dato la notizia, riconoscendomi il merito del risultato: sono infatti stata io ad aver introdotto nel processo le piste alternative. Durande il procedimento ho ottenuto tre annullamenti per l’omicidio, tutti sul mandato. La Corte di Cassazione, per ben tre volte, ha annullato dopo ricorsi da me presentati, sentenziando che non vi fosse mandato di Tommaso Costa per l’omicidio Congiusta. Fu tirata fuori una lettera tra Curciarello e Tommaso Costa in cui era riportata la frase: “Bisogna far scomparire la volpe che ha fatto strage di galli”. Avevo dimostrato in dibattimento che quella volpe non era Gianluca Congiusta ma il fratello Pietro Costa, con il quale c’erano stati problemi familiari. Inoltre quella missiva è successiva all’omicidio Congiusta. Questo escludeva il mandato. Altra “conquista” l’annullamento di alcune lettere indirizzate a Tommaso Costa, acquisite indebitamente? Esattamente, ho ottenuto l’inutilizzabilità di tutte le lettere. Sin da principio avevo dichiarato chiaramente che il processo non poteva essere iniziato perchè a Tommaso Costa era stata censurata la corrispondenza in carcere, nonostante non fosse sottoposto al regime del 41 bis. Attraverso un’acquisizione illegittima erano state fotocopiate le lettere a lui inviate. La Cassazione ha accolto il mio ricorso sostenendo che le lettere fossero illegittime perchè Costa avrebbe dovuto essere avvisato. Nel frattempo sono state inserite tutte le piste alternative... È stata inserita una pista ipotizzata dal Commissariato di Siderno relativa all’usura, una pista sentimentale, sono state acquisite agli atti del procedimento delle conversazioni che erano state captate nell’ambito del processo “Recupero-Bene Comune” in cui due soggetti, commentando degli articoli di giornale, attribuivano il delitto non a Tommaso Costa ma a Salvatore Salerno.

Con tante piste alternative quella della tentata estorsione a Scarfò andava a perdere consistenza... Esatto, anche perchè si sosteneva che la lettera fosse stata data alla mamma di Katia, fidanzata di Gianluca Congiusta, dallo stesso Gianluca e che la lettera fosse stata tenuta segreta per una strategia espansionistica di Tommaso Costa. Dalle missive di Tommaso Costa - che era stato avvisato di questa lettera che circolava - veniva fuori che non solo non sapeva nulla dell’omicidio ma non conosceva Gianluca Congiusta. Pertanto la pista della tentata estorsione si faceva sempre più debole, innanzitutto perchè, appunto era tentata, e poi perchè la richiesta estorsiva era irrisoria: si trattava di 1000 euro al mese. Ci sono poi una miriade di conversazioni che sono state acquisite e che registrano la viva voce dei familiari, in particolare della madre, in cui si ipotizzano delle piste alternative, quella sentimentale in primis. Tutte queste conversazioni hanno trovato ingresso solo nel corso dei miei dibattimenti. Tommaso Costa non ha ucciso Gianluca Congiusta, secondo la legge, ma la verità va ancora ricercata... Sì, finalmente è stato messo un punto a questa vicenda ma i familiari di Gianluca Congiusta meritano una risposta che non è la colpevolezza di Tommaso Costa. Sentire proclamata l’innocenza e la verità dopo aver lavorato per tanti anni chiusa in completo isolamento, per me è motivo di grande orgoglio. Oggi posso affermare in piena consapevolezza che la soddisfazione personale esula da tutto il resto. A noi, resta però un interrogativo: se la conversazione ambientale intercettata nell’ambito del processo “Recupero-Bene Comune” fosse vera e seria, la ‘ndrangheta è arrivata prima dello Stato?

Giovanni Nucera, questa settimana, ha partecipato alla Commissione Regionale che ha discusso il varo della nuova legge sulle politiche giovanili: «Sarà una legge innovativa - ha dichiarato l’esponente de “La Sinistra” - che imporrà alla politica di non ignorare le necessità delle giovani generazioni».

La sede della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Dogane rimarrà a Reggio Calabria. Una notizia accolta come una vittoria dai politici locali che avevano sottolineato quanto fosse inopportuno lo spostamento previsto da Kessler, venendo tacciati di becero campanilismo dai corrispettivi catanzaresi.

Il 13 aprile si è svolta l’Assemblea di Anci Lombardia, a margine della quale è stato fondato il “Coordinamento interregionale Anci Salute” che si occuperà della salvaguardia della sanità nelle nostre regioni, tra i cui firmatari, in rappresentanza della Calabria, risulta l’ex sindaco di Gerace Giuseppe Varacalli.



22 APRILE - 10

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IL PUNTO

IO PARLO COME MANGIO

Qualche giorno fa il giovane filosofo Diego Fusaro, persona certamente non banale, ospite di un talk televisivo, ha suscitato l’ironia generale dei presenti in studio per essersi lasciato sfuggire il termine “celerrimo”. Avrebbe potuto usare il più comune sinonimo “velocissimo” e nessuno avrebbe detto ahi. Ma, lui, no e, a chi ridacchiava ha detto, senza nemmeno tentare di fare esercizio di modestia, che lui aveva l’abitudine di usare le parole che conosce. Mi sono di colpo ricordato, allora, di un episodio della mia gioventù. Frequentavamo ancora il glorioso Ivo Oliveti, io e un mio carissimo amico che, purtroppo, non c'è più, e quell’estate, dopo averle scarrozzate senza sosta in barca, avevamo faticosamente concordato un rendez-vous con due giovani turiste. Quella sera, mentre mi preparavo ad uscire tirato a lucido, lui mi si presenta a casa in pantaloncini, canottiera e zoccoli di legno e, gettandomi nel più nero sconforto, mi annuncia che non verrà all'appuntamento. Alla mia richiesta di spiegazioni mi dice che lui non se la sente di uscire con chi non conosce, testuale, più di venticinque parole. Sebbene non avesse torto, cerco in tutti i modi di dissuaderlo da quel proposito insano. Gli faccio notare che, se le cose andranno per il giusto verso, tempo per parlare non ce ne rimarrebbe molto e che, anzi, quella possibilità sarebbe da scongiurare nel modo più assoluto. Niente da fare. Tutto in vacca. Due su due, dunque, fa cento per cento e, se tanto mi dà tanto, disporre di un lessico ampio, più che una risorsa, sembrerebbe costituire un problema che procura ora sfottò, ora astinenza, ora chissà che altro. Sennonché, il dubbio che, come diceva Andreotti, l'alternativa sia peggiore, mi sorge. La lingua, si dice da più parti, è l'interprete più fedele dei mutamenti della società e, in epoca di globalizzazione inarrestabile, i mutamenti sono tanto repentini quanto sorprendenti e pongono seriamente il tema di quale sia l'utilità dell'Accademia della Crusca. Soprattutto se questa, piuttosto che fare il cane di guardia alla lingua di Dante e Manzoni, accoglie neologismi che neologismi non sono ma, come nel caso di petaloso, ripropongono echi lontani di una pubblicità fatta per la Fiat Uno nel 1983. Sciccosa, risparmiosa, scattosa, comodosa, vi dicono qualc-osa? Non sono un purista dell'ultimora e non teorizzo, perciò, una assoluta mancanza di contaminazioni. Non mi scandalizza che nel linguaggio informatico la terminologia inglese sia insostituibile. Trovo, anzi, che essa è molto più, come dire?, pregnante e adatta una volta che se ne sia assimilata l'essenza. Non mi suiciderei per un se cui, in una ipotetica, non faccia seguito il congiuntivo -cosa che i Francesi, peraltro, fanno già da decenni- né mi deprimo per una consecutio (temporum) ad capocchiam. Non mi esalto, d'altra parte, per l'utilizzo fine a se stesso di termini aulici e costruzioni letterarie che viene fatto da alcuni fini dicitori o, se preferite, storytelling. Trovo che solo chi è completamente digiuno della lingua dei padri latini può osare di dire plas e bas in luogo di plus e bus ma, non per questo li impalerei. Perdòno senza fatica l'uso sconsiderato di “a cui” da parte di chi ignora che “cui” è già dativo e non serve premettere “a” e tollero chiunque dica “insieme a” piuttosto che “insieme con”. La prima volta che ho sentito dire in uno di quei programmi tv di cucina “andiamo a preparare”, “andiamo a fare”, “andiamo a impiattare” invece di prepariamo, facciamo, impiattiamo mi sono stranito ma, alla fine mi ci sono abituato perché, mi sono detto, un cuoco, per quanto stellato, deve saperci prendere per la gola non scrivere la Divina Commedia. Così come apprezzo ugualmente Spalletti, l’allenatore, il quale infarcisce (ma non è, ahimè, l'unico) le sue interviste di frasi del tipo “quelle che sono le caratteristiche” o “quello che è il nostro gioco” e così via, anziché, più semplicemente, dire “le caratteristiche” o “il gioco”. Da lui pretendo, dico pretendo, che porti l'Inter in Champions League e me ne frego se si perde nel labirinto dei suoi costrutti. Ma mi incazzo, davvero, se quattro smandrappati che vivono di ospitate televisive solo per il loro essere sustanziazione del niente, si danno di gomito perché qualcuno conosce e lo profferisce gratuitamente il termine celerrimo. E non posso farci niente perché anche a me, semel in anno, piace mangiare italiano. Sergio M. Salomone

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Gli studenti del SISM invitano Schirripa e Bianchi al Campus Sono stati invitati dagli studenti del SISM (Sindacato Italiano Studenti Medicina) in uno dei più importanti ospedali d’Europa. Piero Schirripa e Natale Bianchi lo scorso 9 aprile sono stati ospiti d’onore presso il Campus Humanitas di Rozzano, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario in cui l’unica lingua ammessa è l’inglese. Alla presenza di un pubblico numeroso e attento, hanno discusso di mafia nelle strutture ospedaliere e nella società in generale, Piero Schirripa in qualità di direttore sanitario di varie strutture, a Roma prima e in Calabria poi, e Natale Bianchi perché è il protagonista di “Africo” di Corrado Stajano, il prete buono, che contro la mafia brandì il Vangelo. Due uomini che per anni hanno lottato contro le organizzazioni criminali in Calabria, quando ancora nessuno aveva il coraggio di farlo. Durante l’incontro, Natale Bianchi ha parlato della cultura mafiosa e di come si sia estesa a tutto il ter-

ritorio nazionale, raccontando della sua lotta che dura ormai da più di 40 anni. Piero Schirripa, invece, ha affrontato il tema della corruzione spiegando come la mafia si infiltri nelle gare d’acquisto di farmaci, protesi e presidi ospedalieri. “L’antidoto alla mafia – ha dichiarato Schirripa – consiste nel non aprire varchi a nessuno e nel dimostrare sempre la massima professionalità: se sei professionale non ti frega nessuno. In trent’anni di carriera, non sono mai stato inquisito. L’unica cosa che ho ricevuto in omaggio – scherza – è stata una penna Mont Blanc… taroccata!”. Ironia della sorte, il giorno dopo il convegno di Rozzano, a Milano sono stati arrestati 4 primari nell’ambito di quella che è stata definita la Tangentopoli delle protesi. Il sistema corruttivo, in particolare, prevedeva mazzette e regali in cambio dell'appalto per le forniture di dispositivi medicali e ortopedici. mgc

CAULONIA

Ripartono i seminari sulla vitivinicoltura organizzati dall’ARSAC Sono ripartiti, presso l’istituto tecnico agrario di Caulonia Marina i seminari divulgativi sulla vitivinicoltura e le colture tipiche del territorio. La proficua iniziativa, tecnica, formativa, culturale e divulgativa è stata progettata dai divulgatori dell’ARSAC, l’azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese, guidata dal commissario, dottor Stefano Aiello. Organizzati dal Ceda (centro divulgazione agricola) n. 18 di Caulonia Marina, la cui responsabile è la dottoressa Concetta Leto, gli incontri sono stati ideati dal divulgatore dottor Giuseppe Cavallo, che è pure responsabile dell’Ufficio Riordino

Cari Salvini e Di Maio, valgono più le poltrone o il popolo italiano? Nessuno ha vinto le elezioni e soli non si va da nessuna parte. Sono passati quasi due mesi e ancora non abbiamo un Governo. È un vergogna. Si sta scherzando sulla pelle degli italiani, di coloro che vi hanno dato il consenso per essere li affinché non litighiate per le poltrone facendo passerelle tra i palazzi. Il popolo è sempre più confuso mentre sprofondiamo come la Grecia e siamo servi della Germania e Francia. La Merkel e Macron ridono delle vostre incapacità e impotenza. Noi, che in Europa abbiamo sempre avuto un ruolo di primo piano e grande rispetto dalle potenze USA e Russia, adesso, siamo sull’orlo del

Fondiario territoriale, e sono stati fortemente voluti e sostenuti dal dirigente regionale dell’ARSAC, dottor Bruno Maiolo. I seminari tecnici, sono stati pensati per gli alunni della scuola agraria, grazie alla sinergia e alla comunione d’intenti con i docenti dell’Istituto, a partire dalla bravissima professoressa Daniela Circosta, responsabile del plesso, e dal professore Domenico Calvi, collaboratore del dirigente scolastico, prof. Morfea, e pietra angolare dell’istituto. Tra non molto, partiranno altri corsi e seminari rivolti anche ad operatori e imprenditori agricoli e zootecnici.

avete vinto. Tu, che ogni giorno fai passerella sorridendo e alzando la mano come se sei il salvatore della Patria, si quella Patria che tutti state bistrattando. Vi dovreste vergognare! Non pensate minimamente al popolo sempre più povero che ha tante difficoltà ad arrivare a fine mese. E voi, tu e gli altri, vi sbranate per capricci, invidie di questo e di quello, anche se Salvini ha detto che pur di fare il Governo è disposto a rinunciare alla carica di Presidente del Consiglio. I vostri giochi ben definiti. Almeno un’apertura dal centro destra c’è stata. Vi ricordo che non ha vinto nessuno e per arrivare alle ambite poltrone dovete farlo questo benedetto passo avanti. Certamente non con il passato. Questo almeno lo avete capito? Altrimenti non si va da nessuna parte, e se pensate di portarci al voto, siete pazzi. Basta litigi, l’Italia è stanca. Fate questo benedetto Governo senza perdere tempo, e fatelo solido per un futuro duraturo e roseo, altrimenti andate via come state mandando via le nostre migliori menti, ovvero i ricercatori, i neo laureati e i giovani. Qualche parola al leader dei 5stelle. Cammina da solo altrimenti tornatene al San Paolo, non la banca ma lo stadio di Napoli, dove vendevi bibite, con tutto il rispetto per coloro che ci lavorano con dignità per portare un pezzo di pane ai propri figli.

Poltrone si poltrone no baratro in tutto. L’imprenditoria, le aziende e il commercio erano i campi che ci rendevano unici al mondo. La sanità va male, le pensioni sono a rischio, non possiamo perdere più tempo. Caro Di Maio, è la seconda volta che una grossa parte degli italiani vi da il consenso e per l’ennesima volta fate solo confusione, senza stabilità mentale. Siete mediocri. Non potete governare da soli e non potete chiedere la luna come se

SIDERNO

Michele D’Antoni nuovo Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri

Il Sottotenente dei Carabinieri Michele D’Antoni è il nuovo Presidente dell’Associazione nazionale Carabinieri di Siderno. Arruolato nel 1979, D’Antoni vanta una carriera eccezionale, durante la quale è stato insignito di ben 6 le medaglie. L’Associazione nazionale Carabinieri di Siderno, fondata nel 1976 da Francesco Pelle, suo attuale consigliere, continuerà a perseguire i propri scopi di volontariato, servizio assistenza, di rappresentanza e protezione civile. A coadiuvare la presidenza di D’Antoni il neo nominato Vicepresidente Decio Tortora.





22 APRILE - 14

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SOCIETÀ

Se Tarzan va a scuola

rubriche www.larivieraonline.com

LO ZIBALDONE

L’unica arma del popolo non può essere affidata a un celuma…

Ho un'abitudine fin dalla scuola media, grazie a mia sorella, di leggere un libro che mi auguro sia presente in tutte le case. Il vocabolario. Ho scritto leggere e non consultare in quanto la consultazione avviene dopo aver letto o ascoltato un termine, un verbo. Il leggere è diverso. Ci si trova dinanzi a qualcosa di inaspettato. Recentemente ho letto il vocabolo “celeuma”. Ci parla della navigazione del mondo antico e in particolare si tratta della voce mandata dal capo dei rematori, il celeuste, per scandirne il ritmo di vogata. Non è un semplice canto di lavoro per darsi ritmo e fugare la noia, perché porta la cifra irriducibile dell'ordine, del comando (in greco keleúo è proprio “io comando”): l'armonia ripetitiva del celeuma ha un che di coatto, e se vogliamo anche di alienante. E poiché non siamo tutti prestanti canottieri e pochi di noi lavorano su triremi e galere, mi è venuto in mente il candidato alla camera collegio plurinominale Calabria 2, Enzo Gioffrè. “È doveroso da parte mia ringraziare tutti coloro i quali hanno espresso la loro fiducia nei miei riguardi contribuendo con il proprio voto a raggiungere un risultato che è andato oltre ogni più rosea aspettativa e che definirei eccezionale. Gratitudine e impegno nei confronti di tutti voi a portare avanti battaglie per il bene della nostra terra”. Mi chiedo, Vi chiedo, chiedo al Sig. Gioffrè: il fatto di demandare agli altri il nostro esercizio di voto non è la causa del nostro non essere come rappresentatività? Ci rendiamo conto che l'ubbidire in maniera acefala al caporale di giornata è stata una delle cause della nostra assenza nei riferimenti regionali e nazionali? La fiducia la posso ammettere nelle elezioni amministrative comunali ma non di certo in quelle politiche. Non si può con leggerezza affidare l'unica arma che ha il popolo a un celeuma che sarà soddisfatto per l'eventuale selfie con il folgorato sulla via di Rosarno. Il nuovo “I love Rosarno” che al Vinitaly ha inaugurato lo stand del Veneto insieme con la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Vinitaly è un'eccellenza e un vero fiore all’occhiello per Verona, il Veneto. Qui c'è’ l'Italia migliore, l'Italia che lavora”. La pantomima di Berlusconi nell'incontro al Quirinale con la delegazione del centrodestra mi ha fatto ricordare “Questa sera si recita a soggetto di Pirandello". La storia della commedia è semplice ed emblematica: un regista dispotico (Hinkfuss) obbliga gli attori a recitare a soggetto sul canovaccio di una novella di Pirandello "Leonora addio”. Lo spettacolo inizia con la presentazione, da parte di Hinkfuss degli attori con il loro vero nome e cognome. Gli attori, chiamati a dare dimensione teatrale alla novella, entrano nel gioco straniante dell’improvvisazione che li porta a entrare e uscire dal personaggio, discutere la scena che devono recitare e contestare le imposizioni del regista che imperversa, interrompe, cambia idea a vista. Alla fine gli attori si ribellano e allontanano Hinkfuss dal teatro, ma il regista scacciato dalla porta, rientra dalla finestra giocando ancora una volta sul dualismo scenico che confonde finzione e realtà. Dirà, infatti, riferito alla scena della ribellione: “Magnifico magnifico, avete fatto come dicevo io”. Non credo che il bipolarismo M5S-Lega sia destinato a durare molto a lungo. Considerate le diametralmente opposte dichiarazioni sull'intervento in Siria, il ministro degli Esteri sarebbe un leghista o un pentastellato? Il leghista Salvini è pronto a regalare accanto al lettone i comodini a Putin? Tonino Carneri

Non pochi docenti subiscono veri e costanti atti di bullismo che potrebbero configurarsi come oltraggio a pubblico ufficiale.

Notizie di violenza in ambito scolastico trovano ampio spazio nei mezzi di comunicazione: sembra una novità anche se di "emergenza educativa" si parla da tempo. È stato necessario che un certo numero di docenti subisse vere e proprie aggressioni, da parte di alunni e genitori, affinché anche i grandi media si occupassero della violenza che segna la vita di una realtà che dovrebbe essere di crescita e di formazione umana e culturale del "giovane cittadino della nostra società democratica". Nonostante tutto, la scuola italiana riesce a svolgere la sua funzione

anche se con fatica crescente e risultati non sempre soddisfacenti: la degenerazione del livello etico della società e le iniziative dei governi fanno sentire i loro effetti, considerato che la scuola non può essere altro dalla società. Vi è una violenza di docenti su piccoli alunni, ma vi è ancora di più una violenza che si abbatte sui docenti che, anche quando non raggiunge livelli da codice penale, è molto più diffusa di quanto si potrebbe pensare. Non pochi docenti subiscono veri e costanti atti di bullismo che potrebbero configurarsi come oltraggio a pubblico

Lo studente che ha sconvolto l’Italia “Prof, non mi faccia incazzare, non mi faccia incazzare”. A urlare davanti alla cattedra è un ragazzo di un istituto tecnico di Lucca. Davanti a lui c’è il suo insegnante di italiano e storia. Il primo urla, il secondo sta zitto. Il primo è in piedi, il secondo seduto dietro la cattedra. Quando il ragazzo alza la voce, abbassa gli occhi sul tablet. A quel punto lo studente urla ancora di più, provoca ancora di più, mettendo le mani sul tablet del prof: “Non mi faccia incazzare, mi metta sei”.

L’insegnante si alza, protegge il suo tablet ma sta zitto. Ha solo una reazione: alza la mano destra come a dire “Ma guarda questo”. Poi indossa gli occhiali, guarda negli occhi il giovane che lo sfida puntando l’indice: “Lei non ha capito nulla. Chi è che comanda? Chi è che comanda?” La scena finisce con quell’indice che indica il pavimento e dice al prof: “Si inginocchi”. Dietro le risate, le voci dei compagni e la mano di qualcuno che registra quella scena e poi la fa girare.

ufficiale, visto che il docente ricopre anche questa funzione. Possiamo immaginare le conseguenze che questi atti hanno sulla didattica e sulla formazione culturale e umana degli "studenti" bulli, oltre alle conseguenze sulla dignità, umana e professionale, e sull'equilibrio psichico dell'insegnante. A rendere più grave questa triste realtà vi è la reazione dei docenti e della scuola in genere: si cerca di negare i fatti, di banalizzare i comportamenti violenti, di fare finta di non vedere e di non sentire. Il docente bullizzato sa che se denuncia può finire lui sul banco degli imputati: con facilità può essere accusato di non saper "tenere la classe" ed essere considerato un incapace. I docenti conoscono i rischi che corrono e cercano di tutelarsi come possono: negano di subire atti di bullismo e di non poter svolgere la loro funzione. Il caso di Alessandria, la docente disabile legata alla sedia da giovanissimi alunni, è uno dei più tristi ed esemplificativi: neanche il TG1 è riuscito a intervistare la preside, caso di omertà tipico se fosse avvenuto in Calabria, non si sono visti ispettori ministeriali, ma chiara è stata la difesa dei giovani teppisti da parte dei loro genitori, non è mancato il perdono immediato da parte della docente bullizzata e, infine, la "punizione" loro inflitta è tutta da ridere: come dire, proseguite così che andate bene! Forse vale la pena ricordare che senza una scuola degna di questo nome un Paese non ha futuro: dalla trasmissione della cultura che crea appartenenza e senso civico allo sviluppo delle competenze necessarie per essere buoni professionisti anche nell'innovazione, la realtà della formazione è essenziale. Senza una vera scuola, una società civile rischia di trasformarsi in un gruppo di selvaggi. Giuseppe Giarmoleo

Viaggio di un cala CALABRESE PER CASO

Potevo utilizzare un titolo già particolarmente caro alla letteratura cinematografica italiana sublimato nelle scene e nei dialoghi dall’estro di un neorealista come Nanni Loy, ovvero Viaggio in seconda classe. Ma in una epoca in cui le classi si misurano nell’accesso alle opportunità di una promozione trovata online, alla fine non vi sono steccati dettati dalla qualità del treno o della carrozza che impediscono di osservare o di ascoltare i dialoghi del tuo compagno di viaggio. E così, ogni viaggio calabrese verso Roma e oltre permette di misurare, tra una poltrona e l’altra, una umanità liquidamente – prendo in prestito un termine caro a Bauman - in movimento che offre spunti interessanti di approfondimeno sull’animus complessivo dei viaggiatori. Tra espressioni dialettali dettate dalla necessità di mediare tra un senso di appartenenza ed una filologia aulica di un italianese calabresizzato - ma che presenta la sua versione della nuova appartenenza, un pò come coloro che abbandonando il perfetto inglese non vanno oltre il dialetto anglicizzato – l’orecchio fa i suoi capricci non avendo barriere di ascolto che soddisfino diritti di privacy. E allora, viaggiando da Sud verso le capitali

d’Italia, ovvero per le città che sembrano essere state da tempo mete di riscatto e di riqualificazione di se stessi, vi è una calabresità borghese e studentesca che si muove giorno per giorno, mese per mese e anno per anno raccontando, seguendo il tempo del treno, le proprie capacità di successo. Successo, riscatto, eleganze da ritrovare e ambizioni da realizzare che superano, nei discorsi, le difficoltà di una terra che sembra non riguardarli più se non nel ricordo dei genitori o delle vite vissute attendendo il momento di approdare ad altri lidi. Signore ben vestite, signori griffati da professionisti manager senza brand che assumono le sembianze dell’uomo da copertina. Persone che viaggiano senza pace verso la nuova patria, ritornando e allontanandosi periodicamente dalla propria terra in un gioco di amore e odio che si alterna nel soggiorno nel quale manifestare tutta la loro romanità o milanesità, ritenendo che ormai ciò che li circonda non li riguardi più man mano che ci si allontana da quelle stazioni che ognuno di noi conosce a memoria. In questi viaggi in alta velocità di seconda scelta - tra riscattati o nobili borghesi dell’ultima ora - ci si rende conto del come, in fondo, la Calabria rimanga nei loro


I BRIGANTI

GIUDIZIARIA

La nuova era dell'acquario inonderà le menti ricettive Dicono che le nascite siano in calo, che l'itaGlia è un paese di vecchi, che i giovani rimasti se ne vanno. Se ne vanno dalla Calabria, ma anche dalla penisola. Ma i giovani sono questo: esploratori. Se non a vent'anni, quando? Per prendere coscienza di ciò che si è bisogna viaggiare. Noi lo sappiamo bene: siamo un popolo di emigranti, da generazioni esportiamo la nostra cultura, che è una bella cultura, ricca di radici, di sani sentimenti e desiderio di integrarci ovunque. Abbiamo una bellissima caratteristica, che ci fa spiccare rispetto ad altri popoli: ci adattiamo, non ci isoliamo mai. Ovunque andiamo ci cerchiamo con le orecchie, con lo sguardo, con il cibo, per sentirci meno soli. Continuiamo a vagare insoddisfatti, perché questa non è più terra per noi. E nemmeno tempo. Ci stordiscono con le bombe democratiche, ci prendono in giro continuamente, ci addestrano a non pensare. Qual'é la risposta dei giovani che non vogliono soccombere? Andare via, cercare altre mete, cercare posti dove ti trattano da persona normale e non da imbecille, dove se lavori vieni pagato, dove se sei vecchio ti puoi riposare. Cose normali. Ma questo pezzo di terra non è più tanto normale, se per fare il portalettere devi avere una laurea che superi i 102/110 e per fare il ministro dell'istruzione puoi avere solo il diploma, per fare quello degli esteri puoi non sapere l'inglese, per fare il premier basta essere un pagliaccio spaccone. Questo non è più un posto credibile. Lo è stato, ma i tempi di Pitagora sono andati da un pezzo, purtroppo. Verranno tempi migliori, lo dice anche l'astrologia: stiamo passando dall'era dei pesci, molto negativa, a quella dell'acquario, dove la consapevolezza dell'uomo si manifesterà. Speriamo al più presto. Nel frattempo la cosa migliore sarà viaggiare, perché il viaggio apre le menti. Bon voyage! Brigantessa Serena Iannopollo

Il criterio per “la competenza territoriale”

FRUTTI DIMENTICATI

Recina d’u Monacu

VITIS VINIFERA L. Anni addietro, nel mio percorso sul territorio, alla ricerca di viti a rischio d’estinzione, capitai a Sant’Agata del Bianco e visitai una vigna impiantata alla fine degli anni 50 del 900 e cominciai ad osservare i grappoli e notai che vi prevaleva una varietà di vite dalle uve bianche, ma di un bianco appannato, dagli acini minuti e puntinati e chiesi come si chiamasse e seppi che la chiamavano Recina d’u monacu perché era stata introdotta nel paese da un monaco che viveva la sua esperienza religiosa in un convento di Chiaravalle ed ogni tanto ritornava dalla sua famiglia ed un anno portò in dono ai suoi parenti una vite che non aveva bisogno di essere trattata nemmeno con zolfo, perché era immune da malattie. Effettivamente la vite era resistente ad ogni malattia tipica delle viti ed in pochi anni tale varietà si diffuse rapidamente a danno di tante altre ottime viti che davano vini eccellenti, tra cui l’Alicante, le Inzolie, le Malvasie, il Greco e naturalmente tanti tipi di nerelli; sicuramente si trattava di una vite ibrida, ossia un incrocio tra una vite americana ( portainnesti) ed una vite domestica, importata dalla Francia agli inizi degli anni 50 del 900. Una quindicina di anni addietro visitai la vigna del defunto Mimmo Pulitanò in contrada Saccuti a Ferruzzano e restai impressionato dalle numerose varietà presenti che erano state salvate da suo padre, quando , ritornato dall’Australia aveva impiantato una vigna utilizzando i tipi presenti in un’altra vigna preparata probabilmente dal padre . Mimmo aggiunse che il suo genitore aveva piantato qualche centinaio di viti nel campo vicino al paese a Ferruzzano Superiore, recuperando alcune varietà presenti in una vigna che stava abbandonando in contrada Carruso, ubicata accanto ad un antico palmento scavato nella roccia. Visitai le viti e restai stupefatto per il colore dei tralci di alcuni nerelli, che erano avana e dagli internodi molto sviluppati. Cominciai a prelevare dei tralci per praticare degli innesti, ma non feci in tempo a salvare tutte le varietà, perché dei pastori avevano tagliato la recinzione in vari punti e tutto il campo era stato devastato e le viti naturalmente furono le prime ad essere brucate; avevo fatto in tempo a recuperare tre varietà, tra cui una denominata Recina d’u monacu, ma completamente di versa da quella di Sant’Agata. Infatti il grappolo che essa produce è medio grande, dagli acini un po' croccanti non fitti, ovali, di un bleu intenso, talvolta coperti leggermente da pruina, velo ceroso che può indicare qualità. L’uva di tale vite aveva una funzione duplice, in quanto era consumata come frutto , ma anche usata nella vinificazione. Andai a trovare il padre di Mimmo per chiedergli notizie sul nome della vite e mi rispose che era stata

prelevata dal nonno nell’orto di uno dei tanti monasteri che erano ubicati nel territorio di Ferruzzano, di cui ormai non c’era più memoria storica. Mi menzionò il monastero di San Zaccaria, di Sant’Apollinare, dei Santi Anargiri ( Cosma e Damiano ) e quello che esprimeva la delicatezza della civiltà contadina ormai morta, riferita al mondo dei bambini. Fino agli inizi dell’800 i morti venivano sepolti sotto il pavimento delle chiese più importanti o unica, nel caso di Ferruzzano, e i defunti venivano trasportati nudi ed avvolti in un sudario su una scala e poi scaraventati attraverso una botola che veniva aperta, nel grande vano sottostante il pavimento. Tale pratica poco igienica fu vietata dall’editto Saint Cloud di Napoleone Bonaparte del 12 giugno del 1804 con cui furono vietate le sepolture dentro il circuito cittadino e furono obbligatoriamente indicati dei luoghi appositi da localizzare all’esterno dei centri abitati, nella nuda terra. Mi raccontava il papà di Mimmo, Francesco Pulitanò, che i bambini quando morivano a Ferruzzano, non venivano scaraventati come gli adulti, nella fossa comune sotto il pavimento della chiesa, ma per essi era stato predisposto un campo consacrato discostato dall’abitato, vicino ad una chiesa dedicata a Santa Maria, dove risiedeva abitualmente un monaco. Tale procedura differenziata discendeva dalla convinzione che i bambini morti in tenera età erano ovviamente senza peccati, quindi piccoli angeli, che non dovevano essere contaminati dalla carne degli adulti, peccatori; la chiesa, attorno a cui c’era il campo consacrato per i bambini ,veniva denominata degli Angioletti e fu inghiottita da un’enorme frana nel’800. Probabilmente, raccontava il papà di Mimmo, presso la chiesa, che era di piccole dimensioni, c’era anche un orto con delle viti e proprio da esso il suo bisnonno aveva prelevato un tralcio della vite del Monaco. Ormai il piccolo podere della famiglia Pulitanò, dove esistevano delle viti preziose, è desolato ma in ricordo di essa esistono nel mio “ campo di salvataggio” in contrada Area Murata del comune di Ferruzzano, delle viti che erano state conservate per secoli e tra di esse la Recina del Monaco. Quattro anni addietro, proveniente dalla California, l’enologo di fama internazionale Gustavo Gonzalez, con vigne nella Napa Valley della California appunto, visitò il mio campo, accompagnato dall’ingegnere Cesare Scarfò d’origine calabrese ( Locri ), con vigne nell’isola del Giglio e fece le prove sensoriali delle uve delle mie viti e giudicò ottime quelle della Recina d’u Monacu, da cui si potrebbe ricavare un vino superiore, morbido, avvolgente, dai sentori di frutti di bosco. Orlando Sculli

abrese qualunque discorsi solo un accidente storico e culturale nel quale tornare per debito di origine se non per ostentare la diversità di censo raggiunta, ma non per volontà di mutarne il corso. Un pensiero che si misura ascoltando i discorsi delle benpensanti del mattino, lettrici di Cosmopolitan o di Vogue, occupate a descrivere la loro vita di qualità nell’altrove d’Italia e de-scrittrici senza penna e quaderno di un amarcord tutto loro da libro Cuore per adulti compiuti; un libro scritto a parole privo dell’animus del bambino calabrese caro a De Amicis. In questa borghesizzazione ormai consolidatasi negli anni del calabrese forestiero di se stesso, si consuma con l’interesse del ricordo il vanto della propria nuova vita edulcorata dal bisogno, lasciando che la Calabria rimanga governata da una sorta di immortale neofeudale principio del dominus del territorio. Un dominus che ritiene di poter imperare senza tempo, facendo si che gli esuli di buona famiglia e di buon reddito, soddisfino il proprio essere godendo di ciò che la regione offre loro ma, per carità, con la tacita richiesta – nei modi e nei fatti - di non guardare ai difetti quotidiani, ma di accontentarsi comodamente solo di quei

motivi che giustifichino un ritorno, un soggiorno, che soddisfino una calabresità temporanea a cui si garantisce l’ospitalità del sorriso, ma che si spera sempre che questa duri il meno possibile soprattutto se ha l’ardire, raro, di essere portatrice di idee. Un patto non scritto, ma necessario tra chi governa o sopravvive di politica. Un patto non scritto tra coloro che sperano che le concorrenze non maturino e coloro che si nobilitano della sua nuova vita solo per tuffarsi in una quotidianità temporanea il tempo sufficiente per farsi riconoscere, manifestare o esternare il proprio successo, per soddisfare quel minimo senso di vanità a cui tutti, in fondo, teniamo così tanto. Convinto da ciò che ascolto, mi ricordo un passaggio di Alvaro per il quale […] “…La dignità è al sommo di tutti pensieri ed è il lato positivo dei calabresi…”[…]. Una frase che nel rispetto dell’Autore, alla fine, rimane una utopistica dichiarazione di fiducia verso chi la dignità la baratta con la necessità del rispetto utilitaristico del potere dominante o la strenua ricerca dell’ego del momento. Continuo il mio viaggio! Giuseppe Romeo

Il criterio per stabilire la competenza territoriale si distingue, sostanzialmente, in due indirizzi giurisprudenziali. Secondo il primo indirizzo, il criterio è quello secondo il quale l'associazione per delinquere, avendo natura di reato di natura permanente, si consuma nel momento e nel luogo di costituzione del vincolo associativo diretto allo scopo comune: proprio relativamente all'associazione ex art. 74 Dpr 309/1990. Secondo l'altro orientamento, la competenza per territorio si determina «in relazione al luogo in cui ha sede la base ove si svolgono programmazione, ideazione e direzione delle attività criminose facenti capo al sodalizio; in particolare, assumendo rilievo non tanto il luogo in cui si è radicato il "factum sceleris", quanto quello in cui si è effettivamente manifestata e realizzata l'operatività della struttura» e, quindi, dove, in concreto, l'associazione opera. Ovviamente, ove i suddetti criteri, in punto di fatto, non siano individuabili, soccorrono le regole suppletive di cui all'art. 9 cod. proc. pen. : non potendo essere individuato con precisione il luogo dove l'associazione si è formata (anche se prevalenti risultano gli elementi che fanno ritenere tale luogo ricadente, nel caso della sentenza di interesse relativa ad un’asserita narcoassociazione nel comprensorio ionico della provincia reggina, come è dimostrato dal fatto che gli elementi di vertice del sodalizio sono residenti in comuni di quella zona), rilievo decisivo assume la previsione di cui all'art. 9 co. 3 c.p.p., che determina la competenza del giudice del luogo in cui ha sede l'ufficio del pubblico ministero che per primo ha provveduto all'iscrizione della notizia di reato»: dunque, il primo giudice aveva fatto riferimento alla prima delle tesi esposte e, ritenendo che non risultavano agli atti elementi certi per individuare il luogo dove l'associazione si era formata, era ricorso al criterio residuale di cui all'art. 9/3 codice di procedura penale. Nel caso studiato la Corte territoriale, dopo avere premesso di aderire al secondo degli orientamenti giurisprudenziali, ha sostenuto che il sodalizio criminoso aveva manifestato la sua operatività con la condotta del reato-fine descritta nel capo b) dell'imputazione che rappresentava il primo momento produttivo di effetti della costituita associazione, quello in cui le intese intersoggettive si erano stabilizzate. Infatti, sulla base delle investigazioni (in particolare, intercettazioni), si era potuto accertare che i contatti fra alcuni degli imputati erano «indicativi di nuovi canali, diversi e successivi da quelli esaminati nell'ambito del procedimento c.d. Igres, ed erano collocabili nella fase iniziale nella prima decade del mese di giugno del 2002; si protraevano sino al mese di luglio del 2002 e preludono all'incontro del 22 agosto 2002 avvenuto presso la stazione ferroviaria di Gioia Tauro …»: tutta la vicenda relativa al capo sub b). In sostanza, la Corte ha affermato che, nella prima decade del mese di giugno 2002, si incominciano ad avere gli indizi della formazione di una nuova ed autonoma associazione per delinquere che si manifestò, per la prima volta, con il reato di cui al capo b) (sequestro di 170 kg di cocaina, in Locri, il 12/11/2002). Di conseguenza : ove si assuma come principio di diritto quello secondo il quale la competenza per territorio si determina «in relazione al luogo in cui si è effettivamente manifestata e realizzata l'operatività della struttura», correttamente la competenza è stata radicata presso il Tribunale di Reggio Calabria, perché in quel territorio fu accertata, per la prima volta, l'operatività della associazione criminosa che si manifestò in tutta la sua potenza con il sequestro di cocaina di cui al capo sub b); in quel territorio erano residenti sia gli elementi di vertice del sodalizio che i semplici affiliati; in quel territorio era diretto il carico di droga sequestrato e, quindi, lì si trovava la struttura logistica dell'associazione che avrebbe dovuto provvedere alla smercio dell'ingente quantitativo di droga ove non fosse stata sequestrato.


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“ libri

22 APRILE - 16

Attualità

titolo libro: trAcce Di cUcinA Di cAlAbriA AUtori Del libro: PinUccio AliA cAteGoriA: cUcinA città Del Sole eDi-

www.larivieraonline.com

zioni

lArUFFA eDitore Prezzo € 15,00 "il senso di questo libro è mettere assieme l'amore per la cucina, per i luoghi, per le pietanze, per le primizie, per i prodotti della terra. Pensiamo ai pomodori di belmonte o alle patate della Sila o alla cipolla di tropea o allo spada dello Stretto di cui Pinuccio ci racconta - prima di una memorabile ricetta - la storia antica, anzi, antichissima. e c'è anche la calabria che rischia di scomparire, che ricordiamo ma che a tratti resiste [...] Sarà cucina antica, ma sarebbe un crimine perderla, dice Pinuccio. ed è questo il senso del libro saporito che andrete a leggere. Anzi, a gustare!". (dalla Prefazione di Filippo veltri)

Antonio MAcrì Docente di chirurgia Generale presso il Dipartimento di Patologia Umana dell’Università degli Studi di Messina, ha dato vita al primo centro del meridione d’italia espressamente dedicato alla cura dei tumori peritoneali e dei sarcomi dei tessuti molli.

titolo libro: l'invenzione criStiAnA DellA lAicità

Medico locrese inaugura centro di eccellenza per la cura dei tumori

oltre alle problematiche di ordine squisitamente medico, non va sottovalutato l’impatto che la nascita del centro potrà avere sull’emigrazione sanitaria di due regioni come la calabria e la Sicilia, i cui abitanti sono spesso costretti a intraprendere i “viaggi della speranza”.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Appartengono alla ristretta famiglia delle neoplasie rare, e proprio per questo, quando si parla di tumori del peritoneo e di sarcomi, in pochi sanno veramente di cosa si tratta. E solo un numero esiguo di specialisti è in grado di diagnosticarli. Il professore Antonio Macrì, originario di Locri, docente di Chirurgia Generale presso il Dipartimento di Patologia Umana dell’Università degli Studi di Messina, è fra i pochi che hanno scelto di dedicarsi a queste patologie. Una decisione nata dall’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività clinica e di ricerca che lo ha portato a collaborare con società scientifiche nazionali e internazionali e a pubblicare diversi studi, comparsi su importanti riviste di settore. Forte di questa esperienza lo scorso 1 aprile il professore Macrì ha dato vita, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina, al primo Centro del meridione d’Italia espressamente dedicato alla cura dei Tumori peritoneali e dei sarcomi dei tessuti molli. Cosa si intende con carcinosi peritoneale? Con carcinosi peritoneale generalmente s’intende la diffusione del tumore dall’organo di origine al peritoneo, la membrana sierosa che riveste internamente la cavità addominale. I tumori peritoneali comprendono sia tumori rari (mesotelioma, pseudomixoma peritonei, carcinoma sieroso-papillare del peritoneo, sarcomatosi peritoneale), che patologie ad elevata incidenza (carcinosi di origine colica, ovarica, gastrica). Quali sono i dati sui tumori peritoneali in Calabria? La Calabria, con i suoi 1.972.149 abitanti, annualmente, ha un’aspettativa di 354 casi di carcinosi colica, 148182 di carcinosi gastrica e 184 di carcinosi ovarica, per un totale di 686-720 nuovi casi l’anno. Il calcolo per i tumori rari, reso ancora più difficile dall’esiguità dei numeri, va effettuato sulla base dei dati epidemiologici pubblicati nella letteratura scientifica, secondo cui il mesotelioma peritoneale, in Italia, ha un’incidenza, calcolata su 1.000.000 abitanti/anno, di 0,8 nel sesso femminile e 1,2 in quello maschile, lo pseudomixoma di 1-2 casi su 1.000.000 abitanti/anno e il carcinoma sieroso-papillare del peritoneo di 1-4,99 casi su 1.000.000 abitanti/anno. Da sottolineare che, alla luce della stretta correlazione che il mesotelioma ha con l’esposizione all’amianto e visto il periodo di latenza necessario per l’insorgenza del tumore rispetto all’epoca dell’esposizione, il picco d’incidenza di tale patologia è previsto per il 2020. Il Centro da lei diretto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina è un’eccellenza italiana alla lotta contro questi tipi di tumore. In cosa è innovativo? Il Centro si avvale, accanto ai trattamenti tradizionali (chirurgia, chemioterapia, radioterapia), delle terapie più innovative, quali la chemioipertermia peritoneale che, associata alla chirurgia citoriduttiva, ha consentito di migliorare in maniera sostanziale la sopravvivenza di questi pazienti, altrimenti condannati a un exitus inevitabile. In particolare, la tecnica di citoriduzione chirurgica prevede l’asportazione di tutti gli organi interessati dal processo neoplastico ma, soprattutto, l’asportazione, totale o regionale, del peritoneo, mediante elettrofolgorazione con carbonizzazione degli strati cellulari più superficiali. Per quanto riguarda, invece, la chemioipertermia, consiste nella somministrazione di una soluzione ipertermica contenente un’elevata concentrazione di chemioterapici, direttamente nella cavità peritoneale. Il riscaldamento della soluzione migliora la penetrazione dei farmaci chemioterapici nei tessuti

tumorali, distruggendo le cellule neoplastiche e i depositi microscopici di tumore che rimangono inevitabilmente nella cavità peritoneale dopo l’intervento chirurgico citoriduttivo. Il Centro è specializzato anche nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli. Di cosa si tratta? I sarcomi dei tessuti molli, sono tumori originanti da muscoli, cartilagini, vasi sanguigni, nervi, tendini, tessuto adiposo, tessuti sinoviali. Esistendo più di 80 diversi tipi di sarcomi dei tessuti molli, con comportamento biologico e clinico molto differente, è questo un gruppo di tumori molto eterogeneo, peculiarità che, assieme alla relativa rarità, li rende, soprattutto alle nostre latitudini, tumori orfani. Anche nel campo dei sarcomi dei tessuti molli, l’AOU di Messina può vantare trattamenti di eccellenza, quali la perfusione isolata d’arto che, oltre a migliorare la sopravvivenza, consente di ridurre drasticamente il numero di amputazioni necessarie in caso di sarcomi o anche di metastasi in transito da melanoma. In questo caso qual è l’incidenza? L’incidenza di sarcomi dei tessuti molli nel sud e nelle isole è pari a 2,7 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso maschile e 1,8 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso femminile. Essendo la popolazione siciliana pari a 5.077.487 abitanti, l’aspettativa annua di pazienti affetti da sarcomi dei tessuti molli è di 228 nuovi casi. Anche in quest’ambito si potrebbe coinvolgere la Regione Calabria, dove, con i suoi 1.972.149 abitanti, c’è un’aspettativa di 88,7 nuovi casi l’anno. La nascita del suo Centro potrà avere un forte impatto sull’emigrazione sanitaria di Calabria e Sicilia... Attualmente i Centri dedicati al trattamento di queste patologie, alla stregua dei tumori peritoneali, sono concentrati nel Nord Italia, e in particolare, la perfusione isolata d’arto, al momento, viene eseguita solo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e l’Istituto Oncologico Veneto di Padova. Oltre alle problematiche di ordine squisitamente medico, quindi, non va sottovalutato l’impatto che la nascita del Centro potrà avere sull’emigrazione sanitaria di due regioni come la Calabria e la Sicilia, i cui abitanti sono spesso costretti a intraprendere i “viaggi della speranza”. Nascerà un avamposto in Calabria? Sono in contatto con alcuni colleghi di Locri, Reggio e Cosenza per attivare un avamposto in Calabria.

AUtore Del libro: DArio AntiSe cAteGoriA: SAGGiSticA cASA eDitrice: rUbbettino Prezzo €12,00 la Grecia ha passato all'europa l'idea di razionalità come discussione critica. Ma non fu la Grecia a passare all'europa i suoi dei. il Dio delle popolazioni europee è il Dio della bibbia e del vangelo, è il Dio che relativizza il potere politico e, insieme, desacralizza, "mortifica" la natura rendendola disponibile. la laicità dello Stato, laico perché non più assoluto; e la secolarizzazione, con una natura non più sacra e una terra abitata da uomini fallibili: sono due realtà strettamente connesse al messaggio della bibbia e del vangelo. Per questo non si può dare torto a th. S. eliot quando afferma che "se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. e allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie".

titolo libro: lA StrADA cAMMinA con Me

AUtore Del libro: FernAnDo MUrAcA

cAteGoriA: SAGGiSticA cASA eDitrice: lArUFFA eDitore Prezzo €12,00

come un "artigiano creativo" Fernando Muraca ha approfondito la ricerca culturale mettendola a confronto con la prassi del suo lavoro di regista, scrittore, pedagogo. Abbiamo deciso di pubblicare questo breve saggio come un dono ai giovani che, interrogandosi sul loro futuro, cercano di conferire alla personale ricerca artistica una direzione di valore. l'autore ci racconta i segreti del suo metodo e ci fa conoscere i privilegi e le sfide di chi tenta, con tutto il cuore, il cammino verso un'opera d'arte.



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ORTI IN GIARDINO

Quel modo di fare turismo nella Locride che la Lombardia si sogna Abbiamo intervistato Ilaria Campisi, proprietaria di un’azienda agricola di Caulonia che ha riscoperto e rilanciato l’agricoltura tradizionale calabrese.

Negli ultimi 18 anni Ilaria Campisi ha dedicato anima e corpo all’azienda agricola di famiglia, 30 ettari di colture recuperate e valorizzate con l’intenzione non tanto di fare fatturato, quanto di lanciare l’idea di un’agricoltura che fosse punto d’incontro tra natura e cultura, cicli biologici spontanei e l’intervento migliorativo e rispettoso dell’uomo, cercando di recuperare genuinità e semplicità. L’abbiamo intervistata per capire meglio quale filosofia si celi dietro il lancio di questa buona pratica, che ci prendiamo il lusso di definire “agricoltura esperienziale”, e per parlare di un ciclo di iniziative legate all’azienda Campisi che potrebbe cambiare il volto del turismo in Calabria. La tua passione per l’agricoltura nasce in famiglia… Sì, da circa un secolo la mia famiglia si occupa di agricoltura. Mio padre era agricoltore in un periodo in cui la politica agricola italiana stava mutando, tanto che io lo ricordo come agricoltore “deluso”. Dopo gli anni ’80, infatti, era diventato difficilissimo mantenere un reddito attraverso l’agricoltura, tutto era cambiato. …ma tu sei riuscita a ripartire da queste difficoltà. Diciamo di sì. Tornata dall’università ho deciso di prendermi cura dei nostri campi, 30 ettari nel centro di Focà di Caulonia messi davvero molto male. Ho subito iniziato a recupera-

re gli agrumeti e a fare olio. E quando hai iniziato a lavorare esclusivamente all’azienda? Nel 2001. Poi mi sono ritrovata a essere prima responsabile dell’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori della Locride quindi presidente della stessa associazione di Reggio Calabria e più giovane presidente provinciale calabrese di Confagricoltura, perdendo il titolo di più giovane Presidente d’Italia a causa della nomina del presidente di Roma, che mi ha battuto per un anno appena (ride). Sempre in seno a Confagricoltura ho ricoperto il ruolo di Vice-presidente nazionale dell’Ente Nazionale per la Ricerca e la Formazione in Agricoltura e dell’Ente NazionaleAssistenza Patrocinio Agricoltori. Questa esperienza sindacale mi ha tolto del tempo alla terra, anche perché l’ho svolta con vero e proprio spirito di servizio. Nonostante questo, tuttavia, non vedevo l’ora di tornare nei campi, anche perché ritenevo di aver dato un contributo alla mia categoria e volevo lasciare il passo a persone nuove nell’ambito politico. Che cosa coltivi, nei tuoi campi? Principalmente agrumi e, nello specifico, navel e clementini, che poco hanno a che fare con il nostro territorio ma che sono i più richiesti per l’assenza di semi all’interno della polpa, e il biondo di Caulonia, un frutto dimenticato che ho voluto recuperare con

grande determinazione, al quale ho dedicato 1,5 ettari. Si tratta di una varietà di arancio unica nel suo genere, che è possibile ritrovare esclusivamente nella nostra zona e che è stata profondamente messa in crisi dalla grande distribuzione. Quando il mercato ha comin-

ciato a richiedere varietà di agrumi prive di semi, infatti, non si parlava ancora di radici e di identità territoriale e gli stessi contributi europei venivano concessi solo se si impiantavano specifiche colture. Produco anche grano, che trasformo in semola, olio, legumi, noci, mandorle, carrube e dall’anno scorso anche ortaggi. Proprio gli ortaggi, lo scorso anno, ti hanno permesso di avviare un’iniziativa unica nel suo genere. Com’è nata “Orti in Giardino”? Ho conosciuto Stefano Caccavari e il suo “Orto di Famiglia”, che dà la possibilità ai catanzaresi di affittare un orto e andare solo a raccogliere i prodotti bio già coltivati e con il tempo ho cominciato a maturare l’idea che l’orto potesse allargare le prospettive della mia impresa, trasformandola innanzitutto in un punto di incontro tra le persone. Con questa prospettiva, l’anno scorso, abbiamo iniziato l’esperienza degli “Orti in Giardino” affittando dodici appezzamenti a varie persone, tra cui turisti, che hanno avuto l’opportunità non solo di raccogliere i prodotti della terra, ma anche di rilassarsi e trovare un punto di incontro con gli altri. L’insperato successo dello scorso anno spinge adesso l’iniziativa a un livello successivo: abbiamo già stilato un programma dettagliato che dovrebbe iniziare il prossimo 21 giugno, giorno in cui ho intenzione di inaugurare sia la parte colturale che

SCUOLA

Il Rotary Club di Locri rilancia sulla prevenzione sanitaria

Venerdì 27 aprile la presentazione del libro “L’Ape furibonda” La ladra di Libri e la Casa editrice Rubbettino, venerdì 27 aprile, alle ore 18:00, presenteranno, presso la Libreria Mag sita in corso Garibaldi 284, a Siderno, il libro “L’apre furibonda - undici donne di carattere in Calabria”, di Cludio Cavaliere, Bruno Gemelli e Romano Pitaro. Dialogano con gli autori il giornalista Gianluca Albanese e l’animatrice del Movimento letterario MAG, La ladra di Libri Maria Antonella Gozzi. “L’ape Furibonda” narra del temperamento di undici donne coraggiose vissute tra gli anni ’40 e gli anni ’60 che con le loro azioni si sono distinte per audacia e intraprendenza. A volte pagando con la vita le loro scelte e, comunque, andando sempre contro corrente per gli schemi e gli stilemi del tempo. Donne emancipate, forse inconsapevolmente, che hanno anticipato le stagioni del progresso, sfidando le traversie della vita, il maschilismo, le convenzioni e le abitudini, demolendo ataviche paure e tabù. Undici donne di carattere dentro nove storie tutte vissute in Calabria. Un omaggio alla donna protagonista di eventi e situazioni difficili, la cui storia individuale è rimasta nel baule dell’oblio. Storie che s’intersecano in alcuni passaggi storici e contengono, a loro volta, altre storie, altri spunti che, messi in rete, restituiscono la vita sorprendente di una terra periferica, ma ricca di intelligenze, umanità, senso del dovere. Un filo rosso le unisce alle donne dei nostri giorni che si battono per sconfiggere soprusi, diseguaglianze e violenze: il desiderio di una società più giusta. Il titolo esprime il coraggio, la passione e la tenacia delle undici donne, per il quale gli autori hanno fatto riferimento a un’espressione della poetessa Alda Marini, "la pazza della porta accanto".

Dopo il rilancio del progetto di prevenzione e lotta all’obesità infantile avviato con successo nelle scuole elementari di Siderno, grazie alla collaborazione della Dirigente Scolastica Maria Giuliana Fiaschè, il 7 marzo lo stesso progetto ha visto l’avvio anche presso l’Istituto Comprensivo di Roccella Jonica. Ha già destato grande entusiasmo nei bambini pure il nuovo modulo di “arricchimento scientifico di base” fornito dall’interessante introduzione alla conoscenza del corpo umano e della cellula in particolare, che il Presidente Francesco Asprea ha personalmente illustrato agli alunni mediante l’uso del microscopio e di cartoni animati sul tema. Il Rotary Club di Locri, che si conferma Club Service attivo e propositivo, sempre nell’ottica di sensibilizzare sui territori di propria competenza lo sviluppo della cultura della solidarietà sociale attraverso l’attenzione per ogni forma di prevenzione, ha organizzato e attuato una raccolta di fondi finalizzata a contribuire alla realizzazione del progetto “Polio Plus” del Rotary International, volto all’eradicazione mondiale del virus della poliomelite, nonché altri progetti umanitari. L’iniziativa si è svolta ieri presso la sala dell’Hotel President a Siderno e ha visto la partecipazione attiva di moltissime persone stimolate dall’appassionante raccolta e dal sorteggio di una bicicletta elettrica ATALA modello E-Run Lady ecologic aggiudicata da uno dei fortunati che ha partecipato all’estrazione con un importo di 2,50 Euro.


La Locride è rimasta indietro a livello socioeconomico innanzitutto a causa di una serie di scelte sbagliate. Oggi che sappiamo dove sono stati gli errori non ci resta che canalizzare meglio un fermento che non ha nemmeno la Lombardia.

Viviamo un momento storico in cui si stanno riscoprendo con piacere le colture biologiche e le biodiversità. La Campisi, pioniera di questa ideologia, ha dedicato anima e corpo al recupero di un’arancia particolare: il biondo di Caulonia.

quella culturale, perché nei nostri orti non ci si limita a produrre ortaggi, ma si possono svolgere attività di ogni tipo. Stiamo già varando una serie di incontri incentrati sull’archeologia, la musica, l’arte del nostro comprensorio, in modo da promuovere non solo il mangiare bio, ma anche il piacere di stare nella natura. L’aspetto migliore del progetto, comunque, rimane a mio parere il fatto che il nostro è un semplice contenitore nel quale può nascere un fermento e dal quale possono partire nuove iniziative o idee. Possiamo parlare dunque di futuro florido dell’agricoltura, sulla base di questo genere di esperienze? Se non mette basi sulle radici il futuro non conduce da nessuna parte e in un mondo globalizzato come il nostro le cose possono divenire ancora più complicate. Al mondo, ad esempio, la fanno da padroni pochi enologi che, soprattutto nel mercato americano, pretendono di far produrre il vino come se fosse Coca-Cola. Sono poche le aziende italiane o francesi che si sono rifiutate di aderire a questa impostazione rischiando di finire fuori dal mercato. Processo simile è stato quello cui accennavo precedentemente con gli agrumi: scoperto il successo delle navel se ne sono piantate dappertutto, facendoci portare in casa la concorrenza di un’arancia spagnola che frutta da settembre a giugno ma non ha certo l’esclusività degli agrumi autoctoni. Oggi, per fortuna, c’è una spinta verso il ritorno della biodiversità: non ci basta più conservare i semi in Norvegia per evitare che le colture vadano perse nel malaugurato caso in cui si verifichi un radicale sconvolgimento climatico, ma la volontà di coltivare e diffondere, ad esempio, un peculiare tipo di grano della nostra zona proprio perché ha caratteristiche diverse da quello Russo o Canadese che, oltretutto, soggetto alla neve, finisce spesso con lo sviluppare muffe che con il grano dovrebbero avere poco a che fare.

Finalmente anche la Regione Calabria pare aver capito che il nostro sviluppo può passare da agricoltura, cultura e turismo. Pensando agli incentivi concessi, qual è la ricetta migliore per ristrutturare il tuo settore nella Locride? È tanto semplice quanto utopistica: tornare sui nostri passi in maniera intelligente. Dobbiamo imparare a coniugare la sapienza dei nostri nonni con le nozioni di cui siamo padroni oggi e fare tesoro delle cose buone del passato applicandole all’oggi. All’inizio degli anni 2000 la Locride ha scoperto il turismo balneare e il potere economico dei lidi cercando di imitare il modello di sviluppo di Rimini, cosa evidente ancora oggi nell’esplosione di eventi e offerte disponibili esclusivamente del periodo estivo. Ma noi non siamo Rimini. Se solo avessimo capito che avevamo altro, come l’Aspromonte, il silenzio, l’identità dei luoghi, e che potevamo fare turismo esperienziale, avremmo potuto essere dei veri e propri pionieri e plasmare la nostra storia recente in modo assai differente. Adesso che abbiamo capito che la strada intrapresa in passato non funziona, il futuro si deve basare sulla nostra identità, sulle cose che abbiamo solo noi, sulla capacità di enfatizzarle e metterle in rete. Dobbiamo esaltare le caratteristiche del nostro territorio rendendo turismo, cultura e storia un tutt’uno, perché quando incontriamo una persona la cosa che ci colpisce è la sua interiorità e la Locride ne ha una fortissima, ma deve essere veicolata mettendo tutto in rete, comprendendo che agricoltura e cultura hanno dei forti punti di contatto. In agricoltura abbiamo prodotti che potrebbero diventare più forti di altri? Partiamo dal presupposto che la politica di vendita è sbagliata da sempre: in passato abbiamo svenduto i nostri prodotti a cominciare dagli agrumi che, praticamente regalati ai siciliani, venivano rivenduti come isolani contribuendo al successo della loro economia

agricola. Un gruppo di 40 aziende siciliane da sempre molto attento a salvaguardare la propria identità ha captato e fatto suo l’ovale calabrese, un’arancia parente povera del biondo di Caulonia e, impiantati diversi ettari nel 2004, ha oggi avuto la possibilità di avere una linea dedicata alla Conad smerciando un prodotto antico da noi dismesso con davvero poca lungimiranza. Questa operazione è stato possibile anche perché le prospettive, oggi, stanno mutando, il prodotto di nicchia viene ricercato e apprezzato sempre più spesso. Il tempo della Coca Cola è finito e il recente successo del bergamotto o dell’oliva geracese si incasellano proprio in questa corrente. Anche il biondo di Caulonia sta avendo un successo insperato e non è detto che io non debba aumentarne la produzione, considerato che la domanda continua a crescere. Vorrei farti esporre un’ultima considerazione ricollegandomi al discorso dell’interrelazione tra i diversi ambiti di punta del nostro territorio cui facevi riferimento poco fa: questo concetto come può essere veicolato ai nostri amministratori per fare in modo che sbocci in maniera efficace? Sono fermamente convinta che il vero sviluppo venga dal basso. Nel momento in cui il basso si muove e dunque siamo in grado di crescere e responsabilizzarci facendo rete e superando l’individualismo, possiamo presentare questo moto di cambiamento agli amministratori, che dovranno limitarsi ad ascoltare i nostri contenuti e a mettere a disposizione le risorse necessarie a renderli realtà. Si tratta di un piccolo miracolo, perché la Locride è un territorio che gli stessi Locridei non conoscono bene e nel quale non credono, ma sono convinta che non sia irrealizzabile. Abbiamo infatti così tante persone creative da superare di molte lunghezze la maggior parte delle provincie lombarde, nelle quali si è molto più produttivi, è vero, ma si vive un piattume di idee e di volontà di cambiamento a dir poco imbarazzante. Noi abbiamo invece un fermento che, se ben intercettato, può dare il via alla possibilità di fare rete in maniera efficace. Il nostro problema, piuttosto, è che le persone rimaste sono poche in virtù di una scrematura al contrario: se ne sono andati in tantissimi ma, per fortuna, tra chi è rimasto, c’è tanta voglia di fare e ci si impegna sempre attivamente per stimolare chi invece assume un atteggiamento rinunciatario. Jacopo Giuca

Oliverio: “Recuperare l’orgoglio di essere calabresi” obbiamo essere orgogliosi di essere calabresi”. È quanto ha detto il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, rivolgendosi ai tantissimi cittadini calabresi e ai dipendenti della Regione che mercoledì mattina hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione del progetto ‘Pecco’, il servizio di ristorazione della Cittadella regionale. Simbolicamente, al momento del taglio del nastro, il presidente Oliverio ha voluto accanto a sé due dipendenti regionali: la più giova-

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ne e la più anziana. Oliverio ha proseguito il suo discorso soffermandosi sui processi di marginalizzazione e pregiudizio sofferti dalla nostra Regione e spesso a causa di uno stereotipo negativo diffuso con cui si guarda alla nostra terra. Anche se la Calabria soffre atavici problemi, infatti, “Pecco” esalta le eccellenze della nostra terra, contribuendo a diffondere l’dea che la Cittadella sia la casa di tutti i calabresi. Il fatto che in questo spazio oggi si trovi la Calabria che produce, ha proseguito Oliverio, va nella direzione di un forte recupe-

ro dell’orgoglio di essere calabresi e di appartenere a una terra che non è solo terra di ‘ndrangheta, ma di valori forti, rappresentati da questi imprenditori, dai produttori, dagli agricoltori, dai lavoratori e da tanta gente onesta che ha partecipato all’inaugurazione dello spazio. “Questi valori dobbiamo recuperarli e difenderli - ha concluso il presidente e, per farlo, dobbiamo essere orgogliosi di essere figli di questa terra. Da qui, oggi, deve partire un forte messaggio di recupero del nostro orgoglio e della nostra identità”.

EVENTI

Il GAL “Terre Locridee” comincia il suo ciclo di workshop per definire e condividere i percorsi di sviluppo locale. Tema dell’incontro che si terrà domani, lunedì 23 aprile, alle ore 17:00, presso il Museo Civico di Gerace, sarà “Percorsi di ricerca e innovazione in agricoltura - I progetti presentati dal GAL Terre Locridee a valere sulla misura 16 del PSR Calabria 2014 - 2020”, che vedrà la partecipazione dei principali attori sociali del territorio.

Domani, lunedì 23 aprile, alle ore 17:30, presso la sala convegni “F. Perri” si Palazzo Alvaro, sito in Piazza Italia, a Reggio Calabria, nell’ambito della Fiera del Libro “San Giorgio. Una rosa, un libro”, si terrà la presentazione del volume di Raffaele Malito “Sisinio Zito - Un politico visionario” durante il quale dialogheranno con l’autore Francesca Agostino, i sindaci Giuseppe Falcomatà e Giuseppe Certomà e lo storico Pasquale Amato.

In occasione della Giornata Mondiale del Libro, che si terrà nella giornata di domani, 23 aprile, l’Associazione Amici del Libro e della Biblioteca organizza l’inoltro “Storia e Storiogradi della Calabria dal ‘500 al ‘700”, che si terrà alle ore 18:00 presso la sede di MAG - La Ladra di Libri, sita in Corso Garibaldi 281, a Siderno, nell’ambito del quale sarà presentato il volume di Giovanni Russo “Girolamo Marafioti Teologo, storico e Musico”.

Sabato 28 aprile, presso l’Auditorium del Centro pastorale della Diocesi di Locri-Gerace, in via Caprera a Locri, alle ore 10:00, si terrà l’incontro dibattito dal titolo “Il pane sporco della corruzione”, che prevede anche la presentazione del libro “Pane sporco – combattere la corruzione e la mafia con la cultura” di Vittorio V. Alberti, con un saggio introduttivo di Giuseppe Pignatone, postfazione di Don Luigi Ciotti, edito dalla casa editrice Rizzoli.



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arte&co

SONIA COGLIANDRO i apre il sipario. Più smarrita che avveduta accedo così al Vinitaly. Resto ferma, ancorata, a guardare, a respirare, a cercare di andare al di là dell'immagine e dell'odore. Fauna umana che fluisce tra i padiglioni veronesi, frastornata dal mare nostrum del vino. Un gigantesco magma nel quale si dissipa l'identità. Ci si accinge con foga alla novità, all’assaggio più estremo, alla rarità, alla degustazione scattante e sudata del vino premiato. Mi dirigo verso il padiglione 6, tra gli espositori dell'Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia. Inauguro la mia degustazione e quello che era rigido e bloccato diventa il mio adorato sorriso spontaneo. Presto ascolto lasciandomi trasportare dal primo produttore. Lingue differenti ma stesse passioni, assaggi nuovi ed entusiasmanti. Solo la vista dei vini nel calice fa sudare la lingua e vagabondare il pensiero verso aperitivi in spiaggia o pranzi su terrazze con vista panoramica sulle montagne. Avvicinando il calice al naso le suggestioni visive si convertono in certezze olfattive. La bocca agogna per sentire il nettare scivolare nel cavo orale. La mia iniziale curiosità si è trasformata in una pulsione incontenibile. Accosto il calice alle labbra e la magia ha inizio. Roteando come una trottola da un padiglione all’altro tra personaggi illustri del mondo dell'enologia e passerelle politiche, placando la sete, parlando, ascoltando e fotografando è prassi farsi una scaletta di visite e non rispettarla. Si è però ancora ingannati dal richiamo deludente della sirena delle denominazioni più blasonate. Espositori a forma di castello, a forma di enoteca, architetture di design. Bancarelle che appaiono bugigattoli e altri che sembrano navicelle spaziali. Stand impenetrabili, nobili altari dove sembra compiersi una cerimonia soprannaturale. In mezzo al caos markettaro, ciascuno sotto l'arco della sua porta, con pomposa magnificienza temperata da bonomia popolare, come dei santi nelle loro nicchie, ecco i produttori calabresi. Girando tra i loro banchi è facile assaggiare qualcosa, la dimensione della logistica è più umana e ammirevole è l’entusiasmo con cui ti parlano delle loro tenute. L'identità inizialmente persa la ritrovo in quest’oasi di tranquillità. Fa un po’ tristezza il

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La recente partecipazione della Regione Calabria all’edizione 2018 del Vinitaly non ha invertito la tendenza che vede i consumatori di vino osservare con diffidenza al mercato vitivinicolo meridionale, soprattutto se appartenente alla nostra sfortunata terra.

Vinitaly, le note inesplorate dei vini calabresi vuoto rispetto alle variopinte bolge di ombre erranti degli altri padiglioni, ma i tratti del viso concentrati dei visitatori mi fanno credere che qualche buon affare si faccia anche qui. La vitivinicoltura meridionale, quella calabrese in particolare, viene sempre ispezionata con titubanza e spesso accusata di essere di qualità mediocre. Insensati pregiudizi che affondano le loro radici in un passato, non troppo lontano, in cui le regioni del Sud producevano uve in quantità industriale per fornire mosto da taglio per irrobustire i meno strutturati vini del Nord e non esistevano molte realtà produttive che mirassero alla peculiarità e alla rivalutazione dei vigneti autoctoni e del terroir. Fortunatamente non è più così. Di lungimiranti vignerons, cantinieri, enologi e produttori la Calabria ne è piena ma i preconcetti con i quali devono duellare giornalmente persistono. Il consumatore finale in enoteca o sugli scaffali dei supermercati punta sempre ed esclusivamente verso i rossi toscani, piemontesi e i bianchi del nordest con la convinzione di aver acquistato vini migliori di un qualunque Cirò. Non è un concorso di vino e non mi va di affermare con presunzione che il Greco di Bianco sia più o meno accattivante di un Sauternes o di un Barsac, che il Moscato di Saracena faccia offuscare qualunque Passito di Pantelleria. Ma è qui, nel padiglione della mia Terra, che ho bevuto i vini che non sputerei mai. Piuttosto inviterei la gente ad avvicinarsi senza diffidenza, apprezzandone la loro genuinità e le emozioni che regalano. Qui il ricordo degli assaggi non è una ristretta tastiera di sette note, ma una tastiera incalcolabile, ancora quasi del tutto sconosciuta.

ANGOLO FOOD LA RICETTA: CREPES RICOTTA E SPINACI INGREDIENTI PER 6 PERSONE: 125 gr di farina 00, 300 ml di latte, 2 uova, 350 gr di ricotta, 200 gr di spinaci, 50 gr di parmigiano grattugiato, sale, 1 spicchio di aglio, olio di oliva extravergine, 200 ml di besciamella. Crepes: Mettete la farina e il sale in una ciotola, aggiungete il latte a filo e mescolate fino a ottenere una pastella liscia. In una ciotola a parte sbattete le uova e aggiungetele al composto. Mettete un mestolo di impasto alla volta nella crepiera leggermente imburrata e cuocete 1 minuto per lato. Farcitura: In una pentola con acqua bollente cuocete gli spinaci per circa 5 minuti, quindi scolateli. Dopo aver fatto imbiondire lo spicchio d'aglio in un po' di olio, mettete gli spinaci con il sale e fateli insaporire in padella per 5 minuti. Trasferiteli in una ciotola e aggiungete il parmigiano e la ricotta. Farcite le crepes mettendo al centro un po' del composto di ricotta e spinaci. Richiudetele ripiegando su se stesse prima un lato e poi l'altro. Dopo aver rivestito di carta forno una teglia e averla ricoperta con un po' di besciamella, adagiate le crepes. Aggiungete la restante besciamella sulla loro superficie e cuocete in forno già caldo a 250 °C per 10 minuti.

IL COCKTAIL: BLOODY MARY Ingredienti per una persona: 6/10 di succo di pomodoro, 3/10 di Vodka ghiacciata, 1/10 di succo di limone, tabasco, Worcestershire Sauce, ghiaccio, sale, pepe, 1 gambo di sedano (facoltativo), qualche filo di erba cipollina (facoltativo) Ponete nello shaker i cubetti di ghiaccio, il succo di pomodoro, la Vodka e il succo di limone. Agitate energicamente, con un movimento avanti-indietro, per una decina di volte. Versate il cocktail shakerato in un tumbler alto, quindi spolverizzate con un pizzico di sale e una macinata di pepe. Aggiungete una goccia di Tabasco e una di Worcestershire Sauce; mescolate delicatamente con lo stir prima di servire. Se vi piace, potrete guarnire il Bloody Mary con un gambo di sedano o con qualche filo di erba cipollina.

IL DOLCE:

TORTA AL LIMONE Ingredienti: 300 gr di farina, 150 gr di burro, succo e scorza grattugiata di un limone, 3 uova

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Mettete i tuorli e lo zucchero in una ciotola e mescolate con una frusta fino a ottenere un composto spumoso e privo di grumi. Unite il succo di un limone e la scorza grattugiata. A parte, sciogliete il burro a bagnomaria e poi unitelo al composto nella ciotola. Continuate a mescolare finché il composto non sarà omogeneo. A quel punto, versate la bustina di lievito e, a poco a poco, la farina setacciata. In un altro recipiente montate gli albumi a neve e uniteli all’impasto della torta al limone, mescolando dal basso verso l’alto. Imburrate e infarinate una teglia e versateci dentro l’impasto della torta al limone. Fate cuocere a 180 gradi per 20-25 minuti


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Marina di Gioiosa Ionica festeggia i suoi primi 70 anni Nella giornata di ieri si sono svolti i festeggiamenti in pompa magna in occasione del 70º anniversario dell’Istituzione del Comune di Marina di Gioiosa Ionica. La separazione della frazione di Marina di Gioiosa dal Comune di Gioiosa è infatti avvenuta esattamente il 21 aprile del 1948, data in cui il paese è divenuta a tutti gli effetti un’entità amministrativa autonoma. La Commissione che amministra il comune recentemente sciolto per mafia ha promosso in prima persona, in collaborazione con la locale Pro Loco, una serie di iniziative per il “compleanno” del Comune, che sono iniziate co il corteo delle scolaresche nella mattinata e si sono concluse solo in serata con l’esibizione della scuola di danza “Danzando Arte in Movimento” e di “Gioioa Popolare”. Allestita anche, per l’occasione, una mostra con fotografie d’epoca.

Fratellanza transoceanica I sindaci di San Giovanni di Gerace Pino Vumbaca e di Martone Giorgio Imperitura, scattano questo selfie durante il volo che li ha condotti fino in Australia per ritirare una targa dedicata al comune del primo dalle “Lady of Grace Fraternity”!

Associazione operativa Giovedì sera, dopo la costituzione legale dell’Associazione Commercianti Sidernesi, si è finalmente svolta la prima riunione operativa del gruppo, utile a costituire il nuovo all’assetto organizzativo e a proporre il programma biennale dell’Associazione.

Orgoglio de papà Anche se la corona d’alloro la porta il papà, questa settimana si è laureato il figlio di Doemenico Angilletta, che ha voluto festeggiare indossando una maglia che riporta una citazione colta di Alberto Biggiogero…


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L’attaccante romanista Antonio Tallura si appresta a tenersi in forma con un’amichevole di calcetto in compagnia di pochi, ma buonissimi amici intimi, tra i quali figura un certo signor Carlo Verdone, che lo propone come attaccante giallorosso per la prossima partita contro il Liverpool.

Festeggiamenti artistici Questa settimana, Nik Spatari ha tagliato l’invidiabile traguardo delle 89 primavere, come sempre festeggiato con la consueta vitale eccentricità dalla compagna Hiske Maas e dagli amici più intimi che, per un giorno, hanno dimenticato di tenere sotto controllo gli zuccheri!

Da martedì Venere diventerà favorevole al vostro segno… e chissà che non possiate trovare la persona giusta! Non fatevi scappare delle belle occasioni nelle giornate fortunate di lunedì e martedì, ma agite con molta cautela, invece, tra venerdì e sabato. Non una settimana particolarmente fortunata, ma l’ultimo periodo ha posto delle basi talmente solide alla vostra relazione che niente adesso potrà ostacolare la crescita di un bellissimo amore! Puntate tutto sulle giornate di mercoledì e giovedì.

Sta per cominciare un periodo davvero positivo per quanto riguarda i sentimenti, in cui non mancheranno fiamme ed emozioni da non dimenticare… Tanta fortuna anche sul lavoro, soprattutto nella prima parte della settimana.Contrattempi giovedì. Forse mancheranno le farfalle nello stomaco dell’ultimo periodo, ma riuscirete a vivere una settimana di grande serenità accanto al vostro partner. Mercurio sfavorevole, invece, continua a creare problemi e incomprensioni sul lavoro. Attenti al nervosismo di venerdì.

Un ponte di solidarietà Alla mobilitazione organizzata dai sindaci in segno di protesta per le condizioni in cui versa il Ponte Allaro, svoltasi la scorsa settimana a Caulonia, la padrona di casa Caterina Belcastro ha accolto con grande piacere il sostegno morale di Maria Carmela Lanzetta ed Ernesto Magorno.

Festeggiamenti sidernesi Maria Teresa Fragomeni festeggia con gli amici di Siderno Carlo Fuda, Laura Rullo, Giusy Massara e Alessandro Archinà dopo la conferenza stampa in cui gli hanno conferito l’incarico di Assessore Regionale.

L’amore vi ha dato filo da torcere, ma riuscirete a ritrovare serenità accanto al partner di sempre, lasciandovi alle spalle una storia che non funzionava più. Mercurio favorevole vi aiuta a fare nuovi incontri, approfittatene martedì, venerdì e sabato! Non ci sono belle notizie: l’uscita di Venere dal vostro segno metterà a dura prova la vostra vita di coppia, soprattutto se frequentate segni non particolarmente inclini al dialogo, che tendono a non voler affrontare i problemi e sono piuttosto portato al tradimento… Dopo un periodo in cui siete stati messi a dura prova l’amore tornerà a sorridervi! Le tensioni col partner saranno appianate e tornerete a essere più complici di prima. Super-fortunate, poi, le giornate di venerdì e sabato con fine settimana da dedicare al relax. L’ultimo periodo non è stato semplice per quanto riguarda i sentimenti, ma adesso la situazione non potrà che migliorare e troverete la stabilità e serenità affettiva che meritate. Abbiate pazienza lunedì e aspettatevi il top dalla giornata di domenica!

Corso musicale Anthony Voice e Gigi Sarroino incontrano sul corso di Siderno Giuseppe Costanzo, lo “Shark” di “Shark & Groove” e non possono esimersi dal posare con lui per una foto ricordo destinata, a suo modo, a fare storia!

Mutuo soccorso Aldo Caccamo, la sua vice Romina Zangari e i volontari della Siderno Soccorso, sempre pronti posano al di fuori della loro postazione mobile, con la quale sono sempre pronti a soccorrere le persone in difficoltà.

Donne dello showbiz Bluette Cattaneo, questa settimana, ha incontrato Angela Favolosa Cubista, l’arzilla vecchietta lanciata da Uomini & Studenti acculturati Donne che è pronta a Il professore Giarmoleo posa con propri studenti tornare con uno show presso la sede di “MAG - La Ladra di libri” e ci esclusivo! invia questa foto per annunciare un contributo dei ragazzi sul bullismo di prossima pubblicazione sul nostro settimanale.

A partire da martedì potreste vivere discussioni e tensioni accese col partner. Non fatevi prendere dall’ansia e cercate il più possibile il dialogo, tentando così di raggiungere il sereno, previste per le giornate migliori della settimana: quelle di venerdì e sabato. Nelle ultime settimane siete riusciti a rendere la vostra relazione più stabile e potrete godere di grande serenità assieme al partner anche nelle successive. Sul lavoro, continua una situazione di blocco: attenti soprattutto alle giornate di venerdì e di sabato. Se nelle ultime settimane la vostra vita sentimentale è stata piena di dubbi, da martedì riuscirete a fare chiarezza nei vostri sentimenti e a riaccendere la passione. Lunedì e martedì, purtroppo, la luna in opposizione vi farà sentire giù.

Niente più Venere a favore e con anche luna in opposizione nelle giornate di mercoledì e giovedì vivrete giornate pesanti, in cui rischierete di dire cose di cui potreste pentirvi! Il fine settimana promette meglio, soprattutto nella giornata di domenica.



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