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CONTROCOPERTINA

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VENERDÌ 01 MAGGIO

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Locride al voto, ognuno per sé e Dio per tutti ILARIO AMMENDOLIA rimo maggio! Nella Locride la politica è in fuga. Parlo di quella attività discreditata e discreditante che noi continuiamo a chiamare “politica”! Qualcuno si indigna dinanzi alla relazione che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Bovalino? Rappresenta un monumento alla morte dello Stato di diritto. Eppure tutti in silenzio. Ognuno per sé e Dio per tutti. Per fortuna Siderno, il paese più popoloso della Locride, il cui consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose sarà recuperato alla democrazia. Così anche Ardore. In entrambi i paesi la Sinistra ha raggiunto una forte unità mettendo in campo due uomini di grande spessore come Piero Fuda e Peppe Grenci. Piero Fuda è un profondo conoscitore della macchina amministrativa e, volendo, potrà dare un contributo notevole all'associazione dei Comuni della Locride che vive un momento di difficoltà. Peppe Grenci ha una bella storia politica alle spalle. Invece, quasi certamente Platì e S. Luca saranno ancora governati dai commissari prefettizi. Non c'è alcuna forza politica sul campo. I partiti - tutti i partiti - si sono chiamati fuori per non contaminare la loro candida e adamantina coscienza. Un tempo in questi paesi c'era la mafia e c'era l'antimafia. Quella vera. Per esempio, a S. Luca c'era Giovanni Giorgi

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che contendeva alla mafia ogni centimetro di strada. Subì un attentato gravissimo ma rifiutò di interpretare il ruolo dell'eroe che combatte contro il suo popolo. A Platì ci sono stati sindaci come il comunista Ciccio Prestia che è stato ucciso insieme alla moglie, Michele De Maio, sindaco democristiano, che è stato ammazzato dinanzi alla figlia. Un tributo di sangue enorme da parte di gente che ha combattuto casa per casa e senza scorta. Oggi quasi tutti i centri della Locride vengono classificati come mafiosi. I piccoli borghesucci che occupano tanta parte della scena politica non reagiscono, non hanno un sussulto di dignità. Diceva l'Ariosto: “…non si adatta una sella o un basto a ogni dosso” Lo “Stato” non hanno sconfitto la mafia ma hanno raso al suolo coloro che la combattevano. Anche uno sciocco capisce che la mafia non si combatte dall'esterno, non ci vogliono né cannoni, né carri armati. Non richiede truppe di assalto. Ci vuole lavoro. Ci vogliono ospedali e servizi. Ci vuole pari dignità e uguaglianza tra tutti i cittadini. Ci vuole una giustizia giusta, forse severa ma silenziosa, discreta, credibile. Invece, hanno sciolto i consigli comunali. Hanno mandato commissari che hanno amministrato come proconsoli imperiali. Hanno scavato in ogni paese una trincea e

hanno messo tutti dentro. Hanno sparato nel mucchio e il risultato è che la maggioranza dei “caduti” sotto un fuoco concentrico si registra tra gli innocenti. In tutti i nostri paesi ci sono tante persone coraggiose, oneste, integre. Sono circondate, delegittimate, scoraggiate, senza bussola. Spesso perseguitati perché toccati da un “peccato originale”: sono della Locride. Ecco perché nessuna tra le tante persone serie che vivono in questi centri, vuole esporsi formando liste elettorali! È una protesta civile e silenziosa che conducono con coraggio e in nome di noi tutti. Il vero, grande, latitante è la politica! Abbandonare i nostri paesi al loro destino è un tradimento, una infamia. E come se un ospedale rifiutasse gli ammalati gravi per far posto ai sani. Oggi interi territori sono “persi”. La “politica” s'è rifugiata nei “Palazzi”, in ambienti sterilizzati, ovattati, caldi d'inverno e freschi d'estate. Trova repellente la gente, soprattutto i più umili, emarginati, porge loro solo qualche carezza nel momento elettorale. Qualche strizzatina d'occhio preferibilmente quando si è al riparo da sguardi indiscreti. Parla un'altra lingua e parla solo di se stessa. Parla di cose così astruse e lontane tanto che verrebbe da dire: chi se ne fotte! Una sola consolazione: sembra che a Villa San Giovanni avremo una lista “Scilipoti”. Ci voleva proprio! Adesso il quadro è completo e Dio ce la mandi buona.


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ATTUALITÀ

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GIUDIZIARIA

Olimpia in “Cosa Nuova” l'embrione della “Provincia”

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el processo “Olimpia”, al “capo F 18)” la procura reggina ipotizzava l'esistenza di un organismo decisionale verticistico dell'associazione denominata 'ndrangheta, definita come “Cosa Nuova”, posto in essere dall'estate del 1991, cioè alla fine della guerra di mafia che ha insanguinato la città di Reggio Calabria per oltre cinque anni. L'organismo avrebbe avuto lo scopo di assumere le decisioni più importanti “quali risolvere le più gravi controversie insorte tra i vari clan, di tenere i rapporti con altre organizzazioni criminose nazionali e internazionali, con la massoneria e con le istituzioni” (Cfr. pag. 255 sentenza appello Olimpia). La decisione appellata ha sostenuto che, pur non potendosi escludere che dopo la fine del cruento conflitto i capi delle singole organizzazioni mafiose avessero avuto la possibilità di incontrarsi allo scopo di trattare affari criminali di comune interesse e per dirimere contrasti potenziali o in atto tra le cosche “non potesse dirsi raggiunta la prova che tali riunioni avessero avuto come presupposto la struttura organizzativa in contestazione, potendo le stesse essere state volute solo da alcuni clans e potendo anche essere state caratterizzate dal fatto che ciascuno dei partecipanti non si fosse sentito vincolato dalla deliberazione adottata dalla maggioranza, affermando, da ultimo, che probabilmente l'eco di tali simili riunioni era arrivato all'orecchio dei collaboratori in modo deformato, ossia istituzionalizzando in un ente mafioso inesistente gli stessi partecipanti”. Di questa decisione si sono doluti sia il pm a quo che il pg presso la Corte d'appello di Reggio Calabria, lamentando che i giudici di primo grado non avevano dato rilevanza alcuna alla convergenza dei molteplici contributi collaborativi e non avevano logicamente ricondotto la differente indicazione dei componenti dell'organismo anzidetto alla diversa forza conoscitiva del fenomeno da parte dei diversi dichiaranti. Gli appellanti hanno rilevato, ancora, che una conoscenza complessiva della struttura, quale sostanzialmente pretesa dai primi Giudici, sarebbe potuta derivare soltanto da un soggetto intraneo alla “cupola” e che l'assenza di un simile contributo non avrebbe potuto, comunque, essere ritenuto elemento sufficiente a elidere il complessivo quadro probatorio costituito: 1) dalle molteplici dichiarazioni dei collaboratori; 2) dal riscontro dell'intercettazione ambientale eseguita in data 16-51993 in casa della moglie di un defunto presunto boss reggino; 3) dall'ulteriore riscontro costituito dal dato oggettivamente riscontrato della pax mafiosa intervenuta nel 1991, epoca della costituzione dell'organizzazione, ricordando, infine, che l'emulazione da parte della 'ndrangheta del sistema verticistico della mafia, era scaturita, evidentemente, dalla situazione cogente derivante dalla frammentazione dell'organizzazione che esponeva i gruppi a plateali manifestazioni di violenza conseguenti ai contrasti che ciclicamente si aprivano tra le vecchie e le nuove generazioni emergenti. Gli appelli dell'accusa non hanno trovato accoglimento. In particolare perché, secondo i giudici dell'appello, dalle dichiarazioni in questione così come dal contenuto dell'intercettazione ambientale su indicata, l'unico significato che riesce a trarsi è, cioè, quello relativo a una serie di interventi posti in essere in modo, per così dire, “parcellizzato” in relazione a rapporti personali o a pregresse tradizionali alleanze, facenti leva sul carisma di determinati elementi apicali. Neppure i nuovi elementi di prova acquisiti in questo grado di giudizio hanno consentito, poi, la certa configurabilità dell'ipotizzato ente sovraordinato, che avrebbe trovato uno sviluppo nel cd. procedimento “Armonia”. “Quel che, però, a giudizio di questa Corte - si legge a pag. 263 - effettivamente emerge dalle intercettazioni in questione è soltanto un progetto embrionale di istituzionalizzazione di una struttura di tal genere. A smentire l'assunto accusatorio si pone, infatti, quale negativo insuperabile riscontro logico la circostanza che, nonostante l'asserita funzione di composizione delle controversie attribuita all'Ente ipotizzato, laddove e allorquando le fibrillazioni e i contrasti si sono verificati, nessun intervento concreto risulta esser stato posto in essere”.

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La scuola dei sudditi Se fosse stata opera di Berlusconi o di qualche altro ministro di centro, sarebbe stata immediatamente bollata come "Riforma fascista"

ERRATA CORRIGE

a riforma della scuola proposta dal Governo Renzi non è solo un problema sindacale. Vi sono fondati motivi per temere che siamo davanti a un capitolo decisivo di un medesimo processo che unisce riforme diverse (sistema elettorale, lavoro, pensioni, sanità) con l'obiettivo di trasformare, in profondità, il nostro sistema politico e sociale, conservando le forme della partecipazione democratica, ma non la sostanza. Senza cedere alla paranoia o a posizione di opposizione pregiudiziale, vi sono degli elementi nella lettera e nello spirito della riforma della "Buona Scuola", nonché nel metodo adottato per portarla avanti che lasciano perplessi se non, addirittura, stupefatti. Diciamolo subito: se fosse stata opera di Berlusconi o di qualche altro ministro di centro, sarebbe stata immediatamente bollata come "Riforma fascista". Giornali, televisioni, partiti e sindacati avrebbero alzato la voce, denunciando il "tentativo eversivo", il "golpe legislativo" teso a cancellare libertà e democrazia, disattendendo i valori fondamentali della Costituzione italiana... nata dalla Resistenza antifascista, per l'appunto! La "Buona scuola" renziana va ben al di là di quanto di peggio, finora, era stato ipotizzato.

Nel numero di Riviera di domenica 26 aprile è stato scritto erroneamente che Peppe Grenci era alla guida dell'amministrazione di Ardore all'epoca dell'operazione “Saggezza”, quando in realtà il sindaco di allora era Giuseppe Campisi.

Innanzitutto, a cinque anni dalla Riforma Gelmini, preceduta dalla Riforma Moratti, entrambe di berlusconiana memoria, era proprio necessario mettere mano a una materia complicatissima e delicata? Peraltro, l'ultima Riforma era appena andata a regime e non vi è stato il tempo di valutarne gli effetti. Certo, la sofferenza della Scuola non è stata sanata né dalla Gelmini né dalla Moratti e né da tutti i ministri che hanno occupato il vertice dell'Istruzione pubblica nell'ultimo mezzo secolo, ma forse era opportuno darsi più tempo e non fare finta di ascoltare il "mondo della scuola" per poi tentare di imporre una riforma che, evidentemente, va nella direzione opposta alle proposte raccolte, visto che ha contro quasi la totalità del mondo scolastico. Quasi tutti i Tg, inoltre, si sono occupati dell'argomento secondo una logica "filogovernativa", tranciando di netto tutte le voci contrarie e tacendo sulle iniziative di protesta che, nonostante tutto, sono state attuate. Non è stato dato spazio alle voci dei docenti, dei genitori e degli studenti; non è stato possibile ascoltare neanche il parere degli esperti dell'educazione né dei sindacati: voci molto diverse tra loro, come l'esperienza insegna, e come è giusto che sia, ma tutte voci contrarie a una riforma che rischia di trasformare il Dirigente scolastico in un kapò. Infatti, al di là dei proclami e delle buone intenzioni, vere o presunte, il timore più grande è che si trasformino i docenti in sudditi dei dirigenti che, a loro volta, diventeranno sudditi del ministero: esecutori di ordini in campo culturale e didattico. Se così dovesse concretizzarsi sarà la fine dell'autonomia scolastica, della libertà di insegnamento (garantita dalla Costituzione), dei collegi docenti intesi come laboratori didattici. Cosa arriverà dal ministero? La deriva autoritaria è dietro l'angolo! Peraltro, tutti i docenti possono testimoniare che troppo spesso dal ministero sono giunte indicazioni non proprio in armonia con la realtà della scuola italiana, a meno che non consideriamo che l' obiettivo che si voleva conseguire fosse proprio quello di destrutturare la scuola. I problemi della Scuola italiana sono anche i problemi della società: è doveroso interrogarsi per meglio affrontare le sfide vecchie e nuove che pone l'educazione dei giovani, sulle finalità dei processi di formazione, ma questa riforma è l'opposto di quella che serve. E per quanto riguarda i privilegi dei docenti, è vero che i docenti non vogliono rinunciare al privilegio di cercare di formare cittadini partecipi, consapevoli, culturalmente preparati e capaci di innovare e produrre cultura. Non vogliono essere sudditi-formatori di sudditi! Giuseppe Giarmoleo



PRIMO PIANO

“ Al via l'Exp

Questo grande evento potrà solo sorprenderci in positivo, perché peggio di così è difficile, anche in Italia, anche nella Milano degli inganni e delle predazioni.

fiera delle contraddizioni

“Il mondo di Ugo”e Gigi Sarroino Quella Calabria che fa da sé per partecipare all'Expo La Regione non dà indicazioni e, quando sentono accenti marcati, gli alberghi sono vaghi sulla disponibilità di camere. Ma la buona volontà e la solidarietà calabrese permetteranno alla nostra Regione di essere presente all'Expo già dal primo giorno.

Nonostante l'alone di mistero che ancora avvolge gli intenti della Regione relativamente alla partecipazione all'Expo, qualcuno che riuscirà a presentarvisi cominciando così a far conoscere le nostre qualità già c'è. Gigi Sarroino e una delegazione composta da 12 sidernesi, infatti, non ha voluto perdere tempo e, nonostante le difficoltà, sarà presente con le associazioni “Il mondo di Ugo”, la cui presidente è sua figlia Marika e “Gigi Managment” già nei giorni inaugurali dell'esposizione. «L'obiettivo dell'associazione di mia figlia - ci spiega Gigi - è quella di sostenere e aiutare i portatori di handicap attraverso l'animazione, scopo che sicuramente manterremo soprattutto grazie al grande aiuto di Anthony Voice. Al contempo, la nostra presenza all'Expo sarà il pretesto ideale per far conoscere le qualità della nostra terra attraverso la presentazione di prodotti locali gratuitamente concessi dalle aziende del territorio». Fin dalle prime parole di Gigi, dunque, comprendiamo che questa partecipazione ha i connotati tipici dell'organizzazione amatoriale, portata a termine solo grazie alla buona volontà e disponibilità dei suoi partecipanti. Quando riprende a parlare ne abbiamo la conferma definitiva: «Aiuto, purtroppo, non ne abbiamo ricevuto da nessuno e questo vale non solo per gli organi amministrativi calabresi, tra i quali abbiamo trovato

sostegno solo nel sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte, Domenico Creazzo, ma anche per gli organizzatori dell'Expo e le strutture alberghiere convenzionate. Se non fosse stato per l'aiuto giunto in extremis dalla nutrita comunità calabrese di Rho e dall'associazione culturale “Magna Grecia” avremmo sicuramente dovuto demordere». Ma quando esattamente queste persone saranno presenti alla fiera e che cosa faranno? «L'appuntamento è per i primi tre giorni dell'esposizione - ci spiega Gigi Ma già il 30 aprile saremo presenti in un centro commerciale di Rho fiera dove, grazie alla collaborazione di un ristorante molto conosciuto in zona, apriremo uno stand di degustazione di pane, olio, salame, miele e altre eccellenze enogastronomiche territoriali. Il 2 e il 3 maggio, poi, “Il mondo di Ugo” sarà protagonista per due serate con altrettante cene a base di prodotti tipici e preparate da noi e da persone originarie delle nostre parti». Per voi lettori questi appuntamenti sono già trascorsi, ma speriamo di darvi presto un resoconto delle serate per cominciare a comprendere quanto la Calabria possa lasciare di sé in questo evento. Jacopo Giuca


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Parte oggi l'Expo,ma quando partiranno i lavori per i nostri lungomari, che costerebbero, per tutta la Locride, una percentuale irrisoria rispetto al danaro speso (da noi) per il non-finito Milanese?

LIDIA ZITARA

Oggi parte l'Expo di Milano. Proprio il giorno della festa del Lavoro, ché di lavoro ne ha richiesto tanto, quest'opera costata già tantissimo in termini economici, ecologici e di prestigio nazionale. Dalle ultime notizie sembra che solo il 21 per cento dei lavori sia terminato. Neanche un quarto. Il sito dedicato annuncia che sarà certamente usato il camouflage, cioè il telone dipinto. Gli esterni saranno pronti (forse), gli interno no (sicuro), nonostante il lavoro di tantissimi operai che fanno turni spaccaossa per recuperare i ritardi dovuti agli abituali mangia-mangia di imprenditori poligambisti e saltafossi. Secondo Alfano “nessun paese è a rischio zero” (leggi: rischio di connivenze mafiose), e questo va bene quando si parla di Milano, se l'Expo si fosse tenuta a Palermo o a Reggio Calabria, il biasimo sarebbe piovuto a secchiate. Intanto lo scandalo della Milano costruita dalla mafia di Dell'Utri è vecchio di almeno otto anni e “Mani Pulite” celebra l'entrata nell'immaginario col-

lettivo attraverso la serie tv “1992”, e quindi lo sdoganamento morale. La cupola Grillo-Paris-Catozzo ai vertici dell'azienda Maltauro, indagata e sotto processo, è stata però riconfermata per paura di ritardi nella costruzione dei padiglioni. In mezzo a miliardi di euro che volano via dalle tasche dei contribuenti per arricchire una classe politica prevaricatrice, dittatoriale e rapace, la “brava gente”, che come diceva Levi, si assomiglia in ogni parte del mondo, lavora giorno e notte per dare un senso e una dignità a un paese che li ha persi da decenni. Gara di solidarietà per costruire il padiglione del Nepal dopo il terremoto, giovani che accettano di lavorare per una paga a tre cifre pur di portare qualcosa a casa alla fine del mese. McDonald e Coca Cola sponsor di una manifestazione che ha come tema quello dell'alimentazione sana, genuina, gratuita e a impatto zero, per tutti. Quest'Expo potrà solo sorprenderci in positivo, perché peggio di così è difficile, anche in Italia, anche nella Milano degli inganni

e delle predazioni. Questa non è una fiera dell'alimentazione, ma delle contraddizioni, su cui non si cerca neanche più di gettare il proverbiale “velo pietoso”. Se è vero che la speculazione finanziaria è la caratteristica dell'attuale sistema economico post-liberista, è anche vero che proprio l'impoverimento sociale che ne è stato causato, chiede oggi giustizia e una rinnovata morale. Ogni fiera internazionale si propone di recuperare quanto speso e di guadagnare danaro, ma qui non c'è stato neanche lo sforzo di dare al pubblico qualcosa per cui valesse la pena pagare il biglietto. In termini di prestigio internazionale è un disastro. In termini economici, ancora dobbiamo capire quanto uscirà fuori dalle nostre tasche. Dalle mie, dalle vostre. L'Expo saranno bollette dell'acqua più salate, saranno tasse ingiuste, saranno insostenibili tariffe sui rifiuti. L'Expo parte oggi, ma quando partiranno i lavori per i nostri lungomari, che costerebbero, per tutta la Locride, una percentuale irrisoria rispetto al danaro speso (da noi) per il nonfinito Milanese?

Le Università a Milano: la Calabria c'è Ci siamo. Mentre chi scrive è nel pieno del final countdown, come cantano gli Europe, ossia del conto alla rovescia finale che precede l'Expo 2015, chi legge ha alle spalle giorni pieni di notizie sull'imminente apertura dell'esposizione universale che, quest'anno, ha sede a Milano. Nell'attesa di scoprire se il gioco, come si suol dire, vale la candela, cioè se i cantieri riusciranno a ultimare in tempo i lavori mancanti (si mormora di no), se tutte le risorse impiegate verranno utilizzate al meglio (si spera di sì), c'è da dire che nei confronti dell' Expo, manifestazione che unisce intrattenimento, gastronomia, oltre che un confronto fra i vari Stati su come nutrire il pianeta, vi è un carico di aspettative non indifferente. Tuttavia, nel più che ragionevole interesse che ciò che costituisce una grande opportunità per il nostro Paese risulti un successo anche da un punto di vista economico, l'organizzazione ha pensato bene di assicurarsi la più ampia partecipazione possibile offrendo una serie di convenzioni fra le quali vi è una che coinvolge in prima persona gli studenti universitari. Tale iniziativa, la quale, fra l'altro è una delle meno note, è denominata ''Le Università in Expo'' e consiste nel permettere agli studenti di poter

partecipare all'evento acquistando il biglietto alla modica cifra di 10 euro. Tale offerta, occorre precisare, è valida per l'acquisto di un solo biglietto a

studente, purché sia regolarmente iscritto e in pari con il pagamento delle tasse universitarie e solo per gli studenti frequentanti gli atenei che

hanno aderito all'iniziativa. Oltre alle sempre presenti Luiss, Sapienza, Bocconi & co., a prendere parte alla convenzione sono state anche le università telematiche (come, ad esempio, l' Università Niccolò Cusano), le università per stranieri (fra le quali quella di Siena) e vari istituti per l'Alta Formazione. Per quanto riguarda la Calabria, hanno aderito, estendendo quindi ai nostri conterranei, fra cui la sottoscritta, che hanno scelto di studiare e di rimanere nella propria terra, la possibilità di prendervi parte. Tra gli atenei partecipanti risultano infatti l'Università della Calabria e l' Università degli studi Mediterranea. L'importanza e la convenienza dell'offerta, alla quale è possibile accedervi consultando il sito del proprio dipartimento universitario oppure per le modalità di acquisto e di ritiro del biglietto, sarà noto a chiunque dia un'occhiata al listino prezzi sul sito della fiera. Pertanto, qualora siate così fortunati da frequentare un ateneo convenzionato, non esitate a comprare il vostro biglietto e non negatevi quella che sarà a tutti gli effetti una delle manifestazioni più attese di sempre. Carpe diem. Lidia Caterina Brancia


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GUERRE TRA POVERI

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L'uomo nero è pazzo come noi N ella Locride esasperata si vive in un costante stato di tensione. Come se le problematiche socioeconomiche, spesso derivate da uno Stato fantasma, non bastassero a spaventare e angosciare quotidianamente la cittadinanza, negli ultimi mesi la paura dell'uomo nero sta impazzando per tutto il territorio. L'uomo nero che spaventa la Locride viene dal mare, è malnutrito, vestito di stracci, spesso malato. Ha fatto una scommessa con sé stesso e con la natura per riuscire ad approdare sulle nostre coste e, nonostante la vita lo abbia preso a calci in faccia lungo l'intero arco della sua esistenza, è carico di speranza. La ferina paura per il diverso, il fatto che l'uomo nero arrivi nella stragrande maggioranza dei casi in compagnia di decine, se non centinaia, di suoi simili e il fatto che le leggi internazionali ci impongano di ospitarlo in strutture al

L'aggressione a una connazionale prima e a un carabiniere poi da parte di un ragazzo nigeriano ha scatenato nuove polemiche e nuove paure nella Locride esasperata. La paura del diverso, però, è sempre più il frutto di una campagna di disinformazione...

collasso che troppo spesso sono di fronte a casa nostra, ha instillato nella Locride il timore che queste persone siano una bomba a orologeria pronta a esplodere. I barconi vomitati da un mare che, nonostante ciò che dice l'Europa, è e rimane solo ed esclusivamente “nostrum” (perché sta a noi e solo a noi Calabresi, Siciliani e Pugliesi provvedere all'uomo nero che deve essere tirato su dalla acque, ma che sempre meno spesso può andare via dalle nostre terre) sembrano una mareggiata carica di pericoli e timori che nessuno può fermare. Intanto questi disperati chiedono asilo, vestiti, un pasto caldo, una documentazione che gli permetta di levare le tende o trovare un lavoro onesto senza diventare l'ennesimo “vu cumprà” da spiaggia. Una politica demagogica, facente leva sulle paure e su informazioni spesso manipolate, però, ci ha fatto credere che ognuna di queste persone riceva un vitalizio giornaliero che potrebbe levare le castagne dal fuoco a diversi cittadini italiani onesti. È gioco forza che la richiesta di rispettare le leggi imposte dalla tutela dei diritti umani venga letta come una pretesa, che si scateni una rabbia cieca nei confronti di tutte quelle persone che hanno invaso il nostro territorio con le loro usanze oscure e il loro colore di pelle sbagliato e poco importa che Roma ci abbia insegnato che queste persone non vivono propriamente nella bambagia a spese nostre. Insomma, noi abbiamo ragione, ma loro nemmeno colpa. La campagna di “disinformazione” che viene fatta attorno ai centri di accoglienza, ai migranti e alle loro

richieste, ai finanziamenti e ai sussidi statali, ha creato una tale fobia per il diverso da spingerci a vedere l'uomo nero ovunque. Una notizia al giorno su una rapina, uno stupro, un omicidio compiuto da un extracomunitario surclassa immediatamente quella altrettanto orrenda di una rapina, uno stupro, un omicidio compiuto da un nostro connazionale. E, se è una verità sacrosanta che, troppo spesso, queste persone, vuoi perché disperate, vuoi perché inette, vuoi perché intrinsecamente malvagie, compiono atti efferati, la miriade di illazioni, manipolazioni e convinzioni createsi attorno a un caso semplice non fa che creare spauracchi ai quali si finisce per pensare anche la notte. Domenica mattina un uomo, già da tempo attenzionato dalle forze dell'ordine perché sofferente di un forte esaurimento nervoso che in più occasioni l'aveva reso pericoloso per terzi, aggredisce con un coltello una donna all'uscita di una farmacia di Caulonia. L'intervento tempestivo di due carabinieri mette in fuga l'uomo prima che possa fare del male alla giovane ma, alcune ore dopo, mentre uno dei mili-

tari intervenuti, finito il suo servizio giornaliero, passeggia in borghese sul lungomare, viene aggredito con un bastone dallo stesso uomo che aveva messo in fuga quella mattina. Ancora una volta l'intervento delle forze dell'ordine è provvidenziale e, in quest'occasione, l'aggressore viene finalmente arrestato, ma il carabiniere in borghese rimane ferito. L'aggressore era un lavoratore regolare prima che cominciasse a dare segni di squilibrio e, nonostante lo si fosse invitato al ricovero in clinica, il suo rifiuto, derivante dalla convinzione di star bene, aveva legato le mani alla polizia, che tempo dopo avrebbe dovuto imporgli i domiciliari per un caso simile a quello appena descritto. La peculiarità di quest'uomo? Era di colore. Il giovane, un nigeriano in Italia da diversi anni, non era giunto qui attraverso un barcone stracarico di anime disperate, né faceva parte di programmi di accoglienza come invece la ragazza da lui aggredita, una connazionale che si era semplicemente recata a compare delle medicine. I nostri giornali hanno scritto di tutto. C'è chi si è spinto persino a ipotizzare che l'uomo fosse dell'ISIS e fosse pronto a fare una strage proprio nella nostra zona. A noi sembra piuttosto che questo fosse uno squilibrato come qualunque altro. Uno squilibrato per contenere il quale la legge italiana si è rivelata ancora una volta poco previdente. Un semplice esaurito come potrebbe essere qualunque cittadino bianco. Essere consapevoli di ciò e cominciare ad avere paura di questi uomini neri esattamente come si ha paura di un qualsiasi estraneo dal comportamento

non usuale, potrebbe essere il primo passo per vivere meglio, per essere più armonici e solidali con il prossimo e renderci conto che non è qui esclusivamente per farci del male, ma perché ne sente la necessità. Lo ha già capito quel centinaio di persone che, qualche sera fa, ha voluto partecipare alla fiaccolata di Caulonia in memoria di quelli che non ce l'hanno fatta, che si sono stipati come bestie pronte al macello su quei barconi solo per essere inghiottiti dal mare. Lo hanno capito tutte quelle persone che hanno voluto esprimere solidarietà attraverso una candela e una preghiera, capendo al contempo perché Monsignor Oliva, la scorsa settimana, è intervenuto sulla questione affermando che siamo la Locride, non possiamo farci fermare dalla paura del diverso proprio noi che siamo stati e ancora siamo un popolo di migranti. È questo ciò che vorremmo vedere: più candele e meno paure. Jacopo Giuca

“Siamo la Locride”, ha affermato Monsignor Oliva, pregandoci di smetterla di farci fermare dalla paura del diverso. Il messaggio è stato recepito proprio a Caulonia, dove la fiaccolata per le vittime del mare (troppo) “nostrum”è stata partecipatissima.


I riflessi dorati del Marasà bianco di Lucà e i sontuosi sapori del Minuetto

Il secondo matrimonio celebrato durante il Meeting di Enoicamente,che si è svolto lo scorso 13 aprile presso l'incantevole Palazzo di Moschetta, è stato quello tra la Cantina Lucà di Santino Lucà e il ristorante Minuetto di Enzo Scarfò

ll'estremità meridionale della costa ionica reggina, in una terra dove il calore del sole del sud è mitigato dalla brezza sopraffina dello Ionio, maturano i grappoli da cui si ricavano gli eccezionali vini della Cantina Lucà. Al Meeting di Enoicamente, che si è svolto il 13 aprile presso il Palazzo di Moschetta, Santino Lucà ha presentato il suo Marasà Bianco dai riflessi dorati. Ricavato da uve Montonico (70%) e Guardavalle (30%), il Marasà Bianco è un vino dal sapore secco, talvolta abboccato, sapido, morbido e piacevolmente fruttato e floreale. Per lui è stato realizzato un piatto su misura da Enzo Scarfò chef del ristorante Minuetto di

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Locri. La sua tavola ha i profumi della terra e del mare di Calabria: a imbandirla sono piatti di raffinata fantasia e di sicuro effetto, realizzati con materie prime rigorosamente di stagione. A infilare la fede al calice di Marasà Bianco un finger food di gran classe: vellutata di piselli profumati con menta e basilico e julienne di seppie marinate allo zenzero, con olio e polvere di nero di seppia. Un piatto portentoso, straordinario nella sua semplicità e dal sapore sontuoso. Un finger food che oggi è possibile ordinare al Minuetto in abbinamento al Marasà Bianco, per lasciarsi inebriare il palato con un mix unico e ineguagliabile. "La musica sta cambiando - dichiara Enzo Scarfò -

All'interno del circuito nazionale i nostri vini possono dire la loro. La percentuale dei vini calabresi commercializzati negli ultimi anni è cresciuta tantissimo. Le aziende locali oggi sono all'avanguardia perchè hanno capito che bisognava adeguarsi agli standard nazionali altrimenti rischiavano di rimanere fuori". "Abbiamo dei vitigni autoctoni che non hanno niente da inviadiare a nessuno - esordisce Santino Lucà - È necessario fare più sistema tra vitivinicoltori e ristoratori locali. Basta con questa diffidenza nei confronti dei nostri vini, la loro qualità è altissima. Dovremmo iniziare a metterci in testa che solo se corriamo insieme andremo lontano".


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LA SETTIMANA

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INTERVISTA IMMAGINARIA A MUSSOLINI

Una messa mutilata per il Duce - Duce, dica, Duce! - No, lei dice Duce, io dico dica. - Duce! - Dica! - Segga! - Seggo! - Grazie per il suo tempo con noi, egregio dottor Duce. - Puoi chiamarmi solo Duce, col tempo sono diventato democratico. Ricordati che fui direttore dell' «Avanti!». - Rimane un mistero per tutti, questa cosa. - La domanda, prego. - Lo sa che le hanno fatto una messa in suffragio, ma proprio il 25 aprile? Poi però è stata interrotta. - Ne sono a conoscenza: i camerati di Reggio si sono virilmente uniti nella circostanza della mia riduzione in cattività, poco prima del mio omicidio (si intristisce)… del mio e della povera Claretta! (si riprende, alzando la voce a volume tenorile) Una messa mutilata! - Ma dica Duce, a lei gliene fregava poi tanto di questa benedetta messa? - (si addolcisce, prende un gianduiotto) Be', sai, sono cose che fanno sempre piacere. Non mi suc-

cede spesso. Una ricompensa per come mi trattarono dopo avermi assassinato. - In effetti non le ha detto molto bene, quel giorno. - Sì, era pure nuvolo e ventoso: una giornata veramente schifosa, per essere primavera. E dire che volevo piantare i pomodori! Ma ora che ci penso, fui ucciso di 28, non il 25! - Sì, sì, lo sappiamo. Perciò una messa per lei, egregio dottore… - Duce! - …egregio Duce, dicevo, una messa per lei tre giorni prima della “data sfortunata” è un po' strana. In effetti pare fosse programmata per il 28, assieme a una visita alla stele di Ciccio Franco… - Ah, sì, sì, formidabili i loro film, mi fanno morire dal ridere! - Ma non Franco e Ciccio, Ciccio Franco! - Ciccio e Franco, Franco e Ciccio, ma come sei cavillosa! Il loro capolavoro rimane “Le spie vengono dal semifreddo”. - Davvero? A me piace “Mazzabubù… Quante corna stanno quaggiù?”. - Di corna ce ne stanno, ce ne stanno. Quaggiù e quassù! - S'è visto, dottò.

Inaugurato il Museo dell’antica Kaulon Più di 2800 anni di storia hanno trovato la giusta voce questa settimana a Monasterace nel corso dell'inaugurazione del Museo Archeologico dell'antica Kaulon. Il pubblico delle grandi occasioni era presente al taglio del nastro per ammirare l'incredibile tesoro culturale custodito nel cuore del parco archeologico "Paolo Orsi". Visibilmente commossa per l'importante passo avanti fatto si è mostrata la soprintendente Simonetta Bonomi, tornata in regione proprio per questo evento. Ha espresso soddisfazione e apprezzamento per il traguardo raggiunto anche il sindaco di Monasterace Cesare De Leo. Il primo cittadino ha sottolineato la grande valenza dei reperti in mostra al museo e rinvenuti nell'area su cui esso sorge. È stato un evento straordinario anche a detta del presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa. In prima fila anche l'assessore regionale Nino De Gaetano che ha assicurato che la Regione è al lavoro per tutelare i resti dell'antica Kaulon che si trovano a pochi metri dal mare e anche per mettere a punto un progetto turistico-culturale dedicato proprio a ripercorrere le bellezze che hanno reso, nel tempo, grande Kaulonia.

VIADOTTO ITALIA, OLIVERIO: “SPERIAMO DI RIAPRIRE PRIMA DELL’ESTATE” "Rispettiamo il corso della giustizia ma al tempo stesso ribadiamo l'esigenza che si possa, nel rispetto delle verifiche tecniche che devono essere fatte nel più breve tempo possibile, sbloccare la mobilità che vede oggi in una condizione di sofferenza la nostra regione in rapporto con il Paese e la Sicilia". A dirlo è stato il presidente della Regione Calabria Mario Oliviero che lo scorso 29 aprile ha compiuto un sopralluogo sul viadotto Italia, nel tratto tra Laino Borgo e Mormanno dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, chiuso dal 2 marzo scorso per il crollo di una campata che ha provocato la morte di un operaio.

De Gaetano a Canolo Lo scorso 9 marzo grossi massi si sono staccati dal costone roccioso che fiancheggia la strada tra Canolo Vecchio e Canolo Nuovo, invadendo la carreggiata, in prossimità di una curva. Da allora sono stati messi in sicurezza il costone e la strada, attualmente chiusa al traffico. Il consigliere Nino De Gaetano si è recato a Canolo la scorsa settimana per un sopralluogo e pare che la prossima iniziaranno i lavori di risistemazione finanziati dalla Regione e commissionati alla provincia. Aspettiamo fiduciosi.

Volontariato scout a Gioiosa Nei i locali della sede Unicef dove hanno luogo diverse attività a favore dei diversamente abili, tra i tanti ragazzi, c’è Emanuele di Marina di Gioiosa Jonica, facente parte degli Scout di Gioiosa Jonica. Emanuele ha scelto di vivere queste giornate con i diversabili di Comma Tre. Li aiuta in tutto e per tutto, facendo volontariato gratuito spontaneo. Un grande esempio di amorevole (e non pietosa) devozione e maturità.

In Albania una casa degli imprenditori calabresi

Pronto lo svincolo traRoccella e Caulonia

Dopo 28 anni è finalmente pronto lo svincolo della nuova statale 106 tra Roccella e Caulonia. Si è così riusciti a bypassare il centro di Roccella e questo significa addio agli ingorghi esasperatamente interminabili. Insomma una rivoluzione. Speriamo che a breve venga aperta la nuova statale che da Roccella collega alla Super di Grande Comunicazione IonioTirreno.

“Una casa degli imprenditori calabresi nascerà a Tirana, per sostenere e valorizzare gli scambi economici e imprenditoriale tra le aziende calabresi e quelle dell'Albania”. Ad annunciarlo il Presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli, risultato della due giorni calabrese del Vice Ministro Sviluppo e Turismo dell'Albania Gjon Radovani, intervenuto a un incontro ospitato all'Università della Calabria al quale ha partecipato anche il Presidente di Confapi Calabria. Il giorno dopo la tavola rotonda con il Prof. Francesco Altimari, docente Unical e l'imprenditore e presidene dell'Associazione culturale “G. De Rada”, il vice Ministro Gjon Radovani ha avuto un incontro con una nutrita delegazione di Confapi Calabria e di imprenditori delle diverse filieri afferenti a Confapi per gettare le basi di una collaborazione tra il governo e le imprese albanesi e calabresi, creando nuove sinergie tra il nostro sistema imprenditoriale e lo stato dell'Albania.

L’ANGOLO

DI PARRELLO

Tutti esprimono opinioni Ormai l'immigrazione è diventata come un campionato di calcio. Tutti esprimono opinioni. Siamo passati dall'essere tecnici calcistici a tecnici dell'immigrazione. Aiutare persone che soffrono è doveroso e il problema non è di facile soluzione. L'Italia ha fatto e sta facendo tanto, ma molto rimane ancora da fare. Per questo serve anche l ' a i u t o dell'Europa; abbiamo necessità di un appoggio concreto e immediato. A tutti quelli che si fanno carico del problema, auguriamo "Buon lavoro", con la consapevolezza che aiutare i bisognosi è un dovere. Di tutti noi !!! Franco Parrello



PRIMO PIANO

Ferrovia, l'era della mobilitazione 13 punti per uscire dall'umiliazione DI DOMENICO GATTUSO*

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a Calabria è la Regione più povera d'Italia, con metà della sua popolazione sotto la soglia della povertà; la fascia ionica calabrese è ancora più povera e vi risiedono comunque 1 milione di abitanti. Per ragioni diverse, a questa terra meravigliosa è stato impedito di esprimere le potenzialità latenti in settori fondamentali dell'economia come quelli agricolo, culturale e turistico. La comunità locale non vuole accettare un ulteriore suo impoverimento; rivendica perciò la salvaguardia e il rilancio della ferrovia ionica. Dopo numerose manifestazioni pubbliche nel corso del 2014 continua la mobilitazione popolare. Questa volta con più vigore e con una petizione volta a coinvolgere centinaia di sindaci e di associazioni, decine di migliaia di cittadini. I 10 punti salienti della rivendicazione in atto nei confronti delle istituzioni di governo regionale e nazionale sono i seguenti: o Costituzione e convocazione di un tavolo tecnico con la partecipazione di rappresentanti dei movimenti, dei comuni e di loro tecnici di fiducia; o Assunzione immediata di un provvedimento che blocchi e annulli definitivamente le operazioni di smantellamento di binario in corso da parte di RFI e attivi il ripristino del binario tagliato presso la stazione di Marina di San Lorenzo; o Avvio di una procedura di gara per l'acquisto di 15-20 treni regionali di ultima generazione; al tal fine si potrebbe procedere attraverso una rimodulazione dell'Accordo di Programma stipulato fra Regione e Ministro della Coesione F.Barca nel Dicembre 2011; o Predisposizione e attuazione di un piano di rilancio dei servizi di trasporto ferroviario su standard di qualità europei, attraverso un nuovo programma di esercizio che preveda: o ripristino dei servizi con treni da Sibari verso la Puglia a cadenza oraria e maggiore frequenza nelle fasce orarie di punta; o ripristino delle corse ferroviarie fra Catanzaro Lido e Lamezia Terme a cadenza oraria e maggiore frequenza nelle fasce orarie di punta; o presenza di treni locali di raccolta e distribuzione (su brevi distanze come la Locride) e di treni rapidi sulle direttrici principali; o Recupero funzionale dei fabbricati di stazione, cessione degli stessi fabbricati ai comuni, previa realizzazione di opere e adozione di tecnologie utili a garantire

servizi di assistenza e di informazione ai viaggiatori ed ai turisti, servizi di interscambio modale, decoro e qualità ambientale (cura del patrimonio edilizio e delle aree di pertinenza); o Ripristino del collegamento ferroviario fra la stazione Marittima e la stazione Lido di Reggio Calabria; e attivazione di servizi di navetta fra porto e aeroporto dello Stretto al fine di rendere diretto, efficace, appetibile l'accesso allo scalo aeroportuale per la popolazione messinese; o Attivazione di un regime di TPL integrato dei servizi fra le due coste, con potenziamento della flotta di navi veloci sullo Stretto, mediante acquisizione di mezzi di proprietà pubblica, al fine di garantire servizi frequenti e affidabili; o Azioni di salvaguardia e rilancio dei servizi ferroviari con ferryboat sullo Stretto a servizio di Sicilia e Calabria, su relazioni interregionali; o Azioni di salvaguardia del regime di controllo pubblico dello stabilimento OMECA e di rilancio produttivo; o Stanziamento adeguato di risorse per garantire l'esercizio dei servizi di cui ai punti sopra, secondo parametri di costo standard. Il 23 aprile a Roccella Ionica, presso i locali del Dopolavoro Ferroviario, ha avuto luogo l'ottava manifestazione pubblica in un comune della riviera ionica calabrese in circa un anno, promossa dal Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali (CIUFER) e dall'Associazione Pendolari Jonici (APJ), da numerosi sindaci e comitati di cittadinanza attiva. In tale occasione si è discusso anche della messa a punto di strumenti di partecipazione popolare al processo di rilancio della ferrovia ionica, a cominciare dal Contratto di Servizio che attende di essere rinnovato. Da parte delle associazioni, Italia Nostra in testa, è stata avanzata la proposta di far dichiarare Patrimonio dell'Umanità in sede Unesco l'intera linea ionica da Siracusa a Taranto, la Ferrovia della Magna Grecia. La petizione (su carta e on-line) sta raccogliendo migliaia di adesioni, un segnale di partecipazione crescente da parte di una comunità ionica tutt'altro che rassegnata, e anzi seriamente intenzionata a far valere il diritto alla mobilità e il NO all'emarginazione economica e sociale. *Ordinario di Trasporti, Università Mediterranea di Reggio Calabria Presidente CIUFER, Coordinatore “Altra Calabria”


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Vagoncini formato Lego? Non dobbiamo far colpo sui turisti svizzeri...

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embrano due vagoncini dei plastici per modellini di treni, di quelli argento e verde, che attraversano un paesaggio di polistirolo variamente dipinto. Paiono finti: è questo il treno regionale Reggio CalabriaCatanzaro, e viceversa? Si sballottola come panni in lavatrice, l'aria condizionata c'è e non c'è, la velocità è quella di una comune automobile che procede su una strada poco trafficata. Dormire è impossibile, mancano gli appoggi, testiera e braccioli sono scomodi, lo spazio per allungare le gambe insufficiente, i sussulti rendono impossibile chiudere gli occhi. Neanche leggere il giornale è pensabile, solo ammorbarsi con l'Ipod di musica stordente che copra lo sferragliare del treno. Per me e il mio compagno di viaggio due biglietti: un adulto e un piccolo animale in gabbietta. Mi assicuro che il trasporto del piccolo animale sia consentito da Trenitalia, dopo la baruffa, poi risolta (o forse no) del divieto di trasporto in treno di animali. Non si preoccupi - risponde l'operatore dell'agenzia - su quei treni viaggia di tutto, e ride sotto i baffi. La battuta l'ho capita due giorni dopo, prendendo il treno regionale da Catanzaro, quello del mattino. Credevo di essere la sola “italiana” a salirci. Diciamo pure, con un termine un po' crudo, la sola bianca (perché “bianchi” poi? Siamo più rosa che bianchi). I vagoncini formato Lego erano stracolmi di stranieri, marocchini soprattutto. “Vucumprà” che con i loro enormi sacchi di vestiti, collane e varia minuteria, scendono alle stazioni intermedie per sistemarsi al mercato o percorrere le spiagge per vendere ai bagnanti. Tra di loro conversazioni, qualche schiamazzo, ironia sui cinesi che gli rubano il lavoro. Miii-hhaaa-oooo! -dileggiano. Nessuna integrazione con i pochi residenti o i turisti. Qualcosa non funziona nel nostro sistema di socializzazione con gli stranieri. Mi spiego adesso la battuta dell'operatore che rideva di me, tutta preoccupata per il mio animaletto. Circa 12 euro di biglietti, nessuno dei quali mi è stato controllato, né all'andata né al ritorno, nonostante l'altoparlante minacciasse multe salatissime ai passeggeri sprovvisti di biglietto vidimato. Mi spiego anche perché questi vagoncini miniatura siano tali: servono giusto a una frangia di popolazione che accettiamo a stento, tutti gli altri viaggiano in costose e potenti automobili. Mi spiego perché le tratte regionali siano abbandonate al pasto che ne fanno il tempo e all'usura, perché i sedili non vengano rinnovati e perché il tasso di pulizia ed “eleganza” sia minimo. Non dobbiamo certo far colpo sui turisti svizzeri che viaggiano da Bologna a Milano sulle varie Frecce colorate. C'è solo bisogno di portare qualche “negro” da una parte all'altra. Lidia Zitara

“SUL TRENO REGGIO CALABRIA-CATANZARO SI SBALLOTTOLA COME PANNI IN LAVATRICE, DORMIRE È IMPOSSIBILE - MANCANO GLI APPOGGI - LO SPAZIO PER ALLUNGARE LE GAMBE È INSUFFICIENTE”

RACCONTI PENDOLANTI

Un treno che è un po’il mio destino “OGNI GIORNO RIPERCORRO IL MIO PRIMO VIAGGIO E DA ALLORA I TRENI SONO SEMPRE GLI STESSI, ANZI LE COSE SONO PEGGIORATE”

a prima volta che ho viaggiato in treno avevo cinque anni. Mia nonna e io andammo a trovare i miei cugini che si erano trasferiti a Gioiosa per le vacanze. Mia mamma era contraria ma mia nonna garantì per me. Siamo sempre state grandi complici, mia nonna e io, e lei giustificava l'affetto speciale che nutriva per me spiegandomi che, dopo due giorni di vita io le avessi sorriso. Mia nonna era una donna intelligente e una nonna splendida. Se avesse potuto studiare sarebbe diventata una professoressa di matematica. I suoi genitori si erano conosciuti sul treno, alla fine del diciannovesimo secolo. Mia nonna amava viaggiare e mi portò con sé, regalandomi il sapore esaltante della libertà. Così partimmo, un'anziana signora che amava la vita e il rischio e una bambina irrequieta ma ubbidiente. Di quella mattina di luglio ricordo l'aria fresca e le persone che salirono sul treno. Soprattutto un signore basso e grassottello, che indossava un vestito grigio e un'espressione preoccupata sul viso. Lo ricordo come un viaggio lungo, durante il quale io rimasi zitta e rigida, per paura di dire una parola fuori posto e di muovere un muscolo della faccia o del corpo. Avevo un posto vicino al corridoio e, per guardare il panorama, allungavo il collo per guadagnare uno spicchio di mare. Ero una giraffina scalpitante su un treno lungo e lento, in attesa di arrivare a destinazione. Ma quella lentezza mi piaceva. Mi piaceva il rumore e l'odore del treno, i sedili di velluto e i finestrini e le persone che salivano, prendevano posto, si alzavano e scendevamo in silenzio.Fu quella la prima volta che viaggiai in treno. E tra i tanti doni che mi fece mia nonna, quello fu il più speciale. Quel giorno mia nonna mi insegnò a viaggiare. E, nel corso degli anni, mi invitava sempre a conoscere il mondo e la vita, facendomi comprendere che il viaggio non è una necessità materiale, ma una necessità interiore. Dal mio primo viaggio i treni sono sempre gli stessi e le cose sono peggiorate. Ma io amo viaggiare in treno. E il destino mi porta a ripercorrere ogni giorno il mio primo viaggio: gli stessi chilometri che ho percorso in quel mattino di estate feroce, le stesse spiagge bianche che, con tenacia, riacquistano il proprio spazio vitale dopo ogni mareggiata. Ogni volta che posso, siedo accanto al finestrino per guardare il mare, i gabbiani che si tengono compagnia davanti al tramonto, per immaginare i nidi di tartaruga che hanno memoria lunga e dopo anni tornano a deporre le uova sulle coste joniche. Lo faccio per riscattare quella prima volta, sacrificata all'obbedienza, alle regole che oggi insegno ai piccoli. Quel giorno mia nonna mi regalò il primo viaggio e mi insegnò a viaggiare. Il suo rammarico più grande era quello di non aver potuto viaggiare così come avrebbe voluto. Per questo, all'inizio di ogni viaggio, penso a lei e a quello che fu il mio primo viaggio nella vita. Maria Natalia Iiriti

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LA POESIA

SOGNI DI UNA NUOVAVITA... E l'alba arrivò. Mi ritrovai sulla spiaggia con i piedi nudi, che sprofondavano nella fredda sabbia. Inspiravo aria nuova, brezza mattutina, che i miei capelli serpeggia. Mi alzai. I raggi sorgevano dalle montagne, tingendo l'immenso di nuovo. Camminai verso il mare, i sassi taglienti urtavano i miei piedi nudi, mentre guardavo l'orizzonte udivo lo scroscio dei ciottoli e la lieta tempesta delle onde. Il sole era sorto, come una rosa alla vista del giorno, e illuminò un nuovo sfondo: le gemme che sbocciavano sulle verdi chiome, l'erba bagnata dalla rugiada, i viaggiatori che tornavano ai loro nidi e la terra che rinasceva. Mi svegliai con un canto nuovo, una melodia frivola e l'aria frizzante che lo accompagnava: parlava di gioia, spensieratezza, rinascita... Uscii fuori dalla mia stanza, correvo sull'erba smeralda con il vento come compagno, mille voci nelle mie orecchie e mille colori che scorrevano. Ero leggera, sospesa nel vuoto, del vivo e dell'infinito... E gli anni passavano senza sostare e la bella stagione finiva e il mondo si oscurava, facendo sembrare tutto perduto. Il sole tramontava, la vita si estingueva... ma Ella ritornò puntuale portando con sè i soliti profumi e la solita vita. Il tempo scorreva, ma Lei rimase pura bellezza, anche se ormai poco considerata dai soliti occhi umani. I giorni finivano, la vecchia vita cessava e la morte dominava mentre Lei continuava a far battere nuovi cuori. SARA COGLIANDRO

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ECCOALCUNISEGNALI

INEQUIVOCABILICHETI FANNOCAPIRE CHEL’INVERNO ÈSOLOUNRICORDO

Come sai che è arrivata la primavera a primavera ha già bussato alle nostre porte da più di un mese e noi, eccitati, l’abbiamo fatta accomodare. Abbiamo sopportato piogge e giornate uggiose per l’intero inverno, bramandola. Dapprima vittime di basse temperature, vissute quasi come una punizione. Ibernati dentro casa, con calze, babbucce e plaid portato a mo’ di mantello che strascica sul pavimento come fossimo dei reali, quando il resto del mondo continua a vivere tranquillamente sottozero. Ora che il sole ci dà il buongiorno ogni mattina, iniziamo già a lamentarci. E se ancora non lo abbiamo fatto, manca davvero poco. La primavera è qui e diversi sono i segnali che ce lo ricordano. L’ascella commossa. Inevitabile, non ci si dovrebbe vergognare. È fisiologico. Ma molti vivono male questa situazione. Non te ne accorgi nemmeno, finché non alzi le braccia al cielo per imprecare contro qualcuno, e quando ritorni in posizione eretta, senti un senso di freschezza sotto l’ascella, che non è quella che ti aveva promesso la pubblicità del dove. Imbarazzato e colto sul fatto, camminerai come un piccolo soldatino. Per chi proprio non lo sopporta, c’è l’assorbente da ascella (tale “till flai, aloni mai”). Si inserisce all’interno della manica e fa tutto da sé. Per gli uomini: ora capirete il panico di non avere un assorbente nel momento del bisogno o dell’esigenza di sostituirlo poiché accartocciato su se stesso. Il raffreddore. Causato da allergie varie a erbe, pollini e sostanze invisibili che non si vedono, ma si percepiscono

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(frase romantica estrapolata dal film I passi dell’amore). Cori di starnuti, occhi lacrimanti e voce nasale. Ti invitano a mangiare pesce, tutto offerto, e tu non senti alcun gusto. La tua ragazza ti chiede un bacio passionale, le dici di non insistere, lei insiste, ci provi. Vai in apnea dopo 5 secondi: bestemmi e la mandi a quel paese. Giri con scorta di fazzoletti con l’ossessione di avere il naso sporco. Controlli compulsivamente le tue narici ed è tutto ok. Vai per un caffè al bar col tuo migliore amico e ne incontri altri. Discorrete per trenta minuti. Usciti da lì, sali in macchina e ti guardi allo specchietto. Quello che trovi dentro al tuo naso non ti piace affatto. E quello stronzo del tuo migliore amico non te l’ha nemmeno detto. La (troppa) luce solare. Una delle poche cose che sai su uno studio televisivo, è che le luci puntate sui presentatori sono davvero forti. Per tale motivo,

vengono debitamente truccati, donne e uomini. La luce del sole primaverile fa la stessa identica cosa. Ti prepari per uscire tranquillamente, ma varcato l’uscio di casa, ti senti questo enorme occhio di bue puntato addosso. Vorresti rientrare subito, sentendoti messo al centro del mondo. La luce del sole non perdona. Punti neri e macchie del viso sono a portata degli occhi di tutti. Durante la ceretta zona baffetti dimentichi distrattamente un pelo. Ecco, sarà lui il protagonista del tuo viso. Egocentrico e presuntuoso, sembrerà gridare a tutti “Sono qui!”. Debolezza fisica. Fino ad un mese fa hai giurato che a primavera ti saresti mangiato il mondo. Giri in bici, corsetta, cura del giardino. E invece sei stanco. Ti alzi stanco, lavori stanco, vai a dormire stanco. Nemmeno se avessi appena finito il cammino di Santiago. Ti assolvi con il classico “Aprile dolce dormire” e vai

di supradyn. Sbadigli così spesso che ormai è diventato un gesto naturale, tanto che salti l’educazione di coprirti la bocca con la mano. Spettacolo del giorno: i miei molari ‘nchjumbati. Ingresso gratuito. Fauna primaverile. Amici di contadini e agricoltori, nemici di molte donne. Stiamo parlando di quella grande categoria di animali che durante l’inverno non esiste, non la vedi, non la incontri, non la temi. Stai camminando serenamente sul lungomare ed un calabrone kamikaze ti si fionda addosso. Attacco di panico, senso di derealizzazione e conseguente trauma. “Perché proprio a me?” è la prima domanda che ti poni per elaborare il fatto. Scruti il marciapiede alla ricerca di altri eventuali invasioni e sembra tutto nella norma. Riprendi a camminare e una lucertola ti taglia la strada alla velocità della luce. Ma perché? Non puoi aspettare che passi prima io? Un amico iscritto alla facoltà di Scienze naturali ti spiega l’importanza di questi animali nell’ecosistema e che il giorno in cui moriranno tutte le api, il mondo non esisterà più, ma tu, con la freddezza di un cecchino, gli rispondi “O io, o loro”. Questi, solo alcuni dei sintomi che la primavera, ogni anno, provoca. È il prezzo da pagare per prepararsi a quella che poi sarà la stagione per eccellenza: l’estate. L’importante, è stare attenti a non rincitrullirsi, come il gufo, amico di Bambi, spiegava al famoso cerbiatto della Disney. Perché se si è chiusa la stagione della caccia, ora si è aperta quella dell’amore. Ma questa è un’altra storia. Sara Jacopetta

A Siderno strade come trappole per topi

LA SCOMPARSA

CIAO ROSA Il ricordo del grande amore per la tua famiglia che era tutto il tuo mondo rende ancora più vivo il nostro dolore. In occasione del trigesimo dalla scomparsa di Rosa Fiorenza, con rimpianto e tenerezza infinita, la ricordano i figli, i generi, la nuora e i nipoti

LETTERA APERTA A QUELLA CHE SARÀ LA NUOVA GIUNTA COMUNALE DI SIDERNO Domenica scorsa ero presente al Comizio-Dibattito dell'ing. Piero Fuda Candidato a Sindaco del nostro Comune. Debbo dire, senza ombre di dubbio, che una così nutrita platea di pubblico non si vedeva da tantissimo tempo, credo che una delle ultime da ricordare in cui si verificava il pienone è stata negli anni 90' quando il candidato a Sindaco era Domenico Panetta. Ritengo quanto sopra un fatto sicuramente positivo in quanto penso che finalmente i cittadini si siano svegliati dal lungo letargo e si siano resi conto che per amministrare bene un Comune come Siderno ci vuole l'aiuto di tutti o meglio dire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica locale perchè solo così i futuri amministratori potranno essere spronati a risolvere i problemi della Città. E veniamo ora al suddetto Comizio-Dibattito. Ho potuto notare che diverse persone del pubblico hanno preso la parola e hanno evidenziato diversi problemi che la futura Amministrazione dovrà farsi carico e risolvere. Si è parlato: Di siti localizzati nei pressi di questo Comune portatrici di malattie tumurali; Del completo abbandono della Scuola Media Statale “G.Pedullà”; Di impianti Sportivi, Di Commercio, di Mercato Coperto, della Biblioteca Comunale ed altri seri problemi, molto bene esposti dai cittadini intervenuti e che si spera possano essere risolti dalla

futura Amministrazione, E PERO', nessuno che parlasse di viabilità (solo qualche accenno, alla fine, da parte di Mimmo Panetta), le strade della nostra Cittadina non sono strade ma sono diventate solo delle trappole. Mentre una volta le trappole si preparavano per i topi, da qualche tempo a questa parte l'Ente Comune di Siderno con a capo i non cari Commissari Prefettizi, le trappole li hanno preparate per noi cittadini e per le nostre povere auto che quasi giornalmente hanno bisogno del dottore facendoci sperperare ulteriore denaro,(come se non bastassero già tutte le altre tasse che continuano a dissanguarci). Le buche in tutte le nostre Vie, (e di Vie non si salva neanche una), non possiamo chiamarle col semplice nome di “buche” ma semmai “crateri ad ampio raggio”. Io penso che di questo passo se non si prendono urgenti provvedimenti, noi cittadini di Siderno dovremo, in futuro, pensare a comprarci un mulo…altro che l'auto! Quindi, mi auguro, che la futura Amministrazione metta ad uno dei primi punti la risoluzione del problema “VIABILTÀ anche perché la TASI che noi cittadini abbiamo versato nell'anno 2014 e quella che andremo a versare nel 2015 è stata istituita proprio per la manutenzione delle strade oltre che per l'illuminazione. In caso contrario e se subito dopo le elezioni del 31 maggio prossimo tale problema non sarà stato risolto credo veramente che l'unica soluzione per circolare a Siderno sia quella di comprarci il “muletto”. (MIMMO MASSARA)



L’EVENTO

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

“I calabresi dovrebbero prendere coscienza di cosa sta per succedere nella loro terra!”. Ha gli occhi che scintillano Francesco Loccisano, lo sciamano della Locride che sarà tra i protagonisti del grande evento di musica transgenica organizzato dall’associazione “Battente italiana” con il patrocinio dell’amministrazione comunale sabato 9 maggio all’Auditorium di Roccella Ionica. Un trittico che è un’opera d’arte della musica. Insieme ai suoni “a colori” della chitarra battente di Francesco Loccisano ci sarà il sax superlativo di Luigi Cinque, grande compositore e cultore della musica transgenica, la voce e la chitarra del genio Antonio Infantino. Con loro il carisma del musicista senegalese Badara Seck (che ha collaborato con Massimo Ranieri, Miriam Makeba, Paolo Fresu e molti altri). Ad accompagnare quest’apoteosi di maestrìa Ariotta al basso, Tonino Palamara alle percussioni, Federica e Simonetta Santoro lira e tamburello. Si spazzierà dal folk al jazz dando vita a una sorprendente espressione della migliore world music. Francesco, come nasce l’idea di questo straordinario evento? Quest’estate mi chiama Luigi Cinque: aveva visto un mio video sul Web, gli ero piaciuto e voleva inserire il sound calabrese della chitarra battente nel suo prossimo disco. Luigi Cinque ha prodotto diversi documentari in cui abbina la musica religiosa e popolare dello Yemen con la musica elettronica. È un musicista che crede nel dialogo tra generi differenti. Il suo pensiero artisticofilosofico è che non esiste un genere musicale, esiste la musica. Dove vi siete incontrati? Con Luigi ci siamo incontrati a un festival della Paesologia di Franco Arminio. Lì è iniziato il nostro cammino insieme. E il 26 dicembre nella basilica di Araceli a Roma ho partecipato insieme a lui e altri a un vero spettacolo di musica transgenica: a suonare con noi c’erano Raiz Almanegretta, Fausto Mesolella degli Avion Travel, Carlos Dengo, Teresa De Sio, Gabriele Coin. In quell’occasione mi parla del nuovo film a cui sta lavorando Pollino 79/15 che vedrà come protagonista il lucano Antonio Infantino. Lui è un genio della musica e dell’arte. I suoi dischi hanno sbancato negli Stati Uniti, il suo Tara’n Trance ha sorpassato pop stars come Britney Spears e Mariah Carey. Prima di Pollino 79/15 ha realizzato “Transeuropae Hotel”, film rivelazione, vincitore del Rome Indipendent Film Festival 2013, che sarà proiettato quella sera alle 21.30. A proposito di trance... anche tu quando abbracci la tua chitarra e inizi a “penetrarla” sembra che vada in trance. È così? Sì, in quel momento non penso a nulla. La mia parte conscia si disabilita, se ne va in standby. Suonare la chitarra battente significa provocarsi delle microlacerazioni ai denti per quanto è alta la tensione. Ce li hai assicurati? Ho assicurato le mani ma inizio a pensare che dovrei assicurare anche i denti... Cos’ha in più la chitarra battente rispetto alle altre? Mentre la chitarra elettrica è usata un po’ in tutte le culture, è uno strumento pop, rock, jazz, la chitarra battente è uno strumento vergine. Il pubblico che ascolta la chitarra battente viene trascinato nello stesso mondo del musicista, che sia il limbo dell’inferno o le porte del paradiso! È un potere riservato solo alla chitarra battente? Dipende tanto da chi suona: il suonatore è il vero strumento. Anche la chitarra elettrica può riuscirci ma la chitarra battente è vincente in questo, perchè essendo un strumento popolare, non di fattura industriale, deve essere necessariamente costruito da artigiani. Per costruirla ci vogliono tre mesi. Ha delle accortezze, delle finiture che altri strumenti non hanno. La mia chitarra è stata realizzata dal liutaio scillese Sergio Pugliesi della Oliver Guitars che l’ha costruita per me su misura, come un sarto fa con un abito, tanto da averle dato il mio nome. La mia Loccisano ha compiuto un anno a febbraio. L’hai festeggiata? Certo! Perchè sono 10 anni che lotto per avere una chitarra come questa. È un punto di arrivo ma anche un punto di partenza perchè la chitarra ti cambia il modo di suonare. La chitarra battente al sud è stata considerata uno strumento di secondo ordine, quindi mai curato come meritava. La regione Calabria ha preservato questo strumento. Però non ne ha mai capito il potenziale. La chitarra battente per quale genere di musica si presta? La chitarra battente fa tutto, per questo è transgenica. Per me è una sfida poterla inserire in contesti fino a qualche anno fa impensabili. Tu inizi con I Piccoli Vulcani, un nome promettente...

Fra


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ancesco

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Il9 maggioall’Auditorium di Roccella il grande evento di MusicaTransgenica

Loccisano, lo sciamano della Locride, insieme alla migliore maestrìa della musica Sì, ho iniziato con i Piccoli Vulcani a 9 anni. Insieme ad altri ragazzini ci siamo girati Calabria e Sicilia in un’estate e abbiamo fatto quaranta concerti. Quindi ho frequentato il conservatorio, dove ho suonato chitarra classica, elettrica, pianoforte, batteria, basso elettrico. Quindi la chitarra battente diviene la sintesi di tutto questo con rock, pop, musica classica. Poi ho avuto la grande fortuna di incontrare Eugenio Bennato. Abbiamo fatto più di 550 concerti in tutto il mondo. Siamo stati in Kosovo, Gran Bretagna, Francia, Marocco, Algeria... un’esperienza che mi ha permesso di capire l’essenza popolare. Devi fare parte del popolo. Se vuoi fare flamenco, devi ragionare e vivere come gli spagnoli, se vuoi fare jazz devi farti americano. E questo richiede una concentrazione enorme e comporta tanti e tanti mal di testa. Ogni volta che mi avvicinavo a un popolo, dopo due giorni ne prendevo l’accento. Questo mi ha un po’ preoccupato perchè ho iniziato a pensare di non avere una personalità forte. Ma Eugenio, che è un po’ il mio analista, mi ha rassicurato che si tratta di un fatto prettamente musicale, “per te - mi ha detto - il linguaggio è prima musica e poi parole”. In Scozia sono stato 15 giorni e sono entrato ben in sintonia con gli scozzesi e ci siamo concentrati sulla somiglianza tra la nostra zampogna e la loro cornamusa. Hai dovuto indossare anche il kilt? No, perchè mi hanno detto che non avevo le mutande idonee! Lascerai mai la Calabria? Mi viene il nodo alla gola a pensare di dover andar via. Io ci sto bene qui. La Calabria non ti è mai stata stretta? Mai. È vero che in Calabria mancano tante opportunità ma l’importante non è dove devi andare ma cosa devi fare. Il mio obiettivo è quello di abbattere i limiti e trasmettere un messaggio che non sia nè calabrese, nè italiano ma internazionale, musicale. Poi sono fortemente metereopatico, quindi avrei dei forti problemi a vivere dove non c’è il sole perchè la mia anima si spegne. Me ne sono reso conto quando mi è venuto a mancare perchè le mie mani non si muovevano più. E poi non c’è motivo di andar via quando puoi organizzare eventi come quello del 9 maggio! Si possono fare grandi cose e in maniera professionale anche da noi. Anzi si devono, non si possono. Perchè il circuito delle persone che ci credono è assai numeroso. E non c’è orgoglio più grande di costruire insieme alla tua gente. Ti ha mai deluso la tua gente? No, perchè ho scelto io con chi stare. Prendere delle delusioni significa aver scelto le persone sbagliate e

quella non è una delusione ma un fallimento. La mia gente non mi ha mai deluso anzi è stata la mia forza. Devo tanto alla mia gente, dal mio primo professore di musica che quando mi ha messo la chitarra in mano mi ha detto: “Tu devi suonare questa”. E io: “La chitarra, perchè?”. “Hai soldi per comprare un pianoforte?”... Per fortuna che eri povero allora! Per questo non sono deluso. Il mio destino mi ha sempre portato dalla parte giusta. Grazie alla Calabria ho conosciuto i Quarta Aumentata, il mio trampolino di lancio, Mimmo Cavallaro con cui ho collaborato più di 5 anni e che mi ha dato un sacco di consigli. Grazie alla Calabria ho conosciuto Vinicio Capossela, Eugenio Bennato, Michele Placido, Tony Bungaro... Cosa cercavi nella musica quando hai iniziato a 9 anni e cosa cerchi adesso? Quando sei bambino nella musica cerchi uno sfogo, vuoi esprimere la bellezza che hai dentro, sei senza freni, spassionato, non hai inibizioni. Mio padre era così contento che suonassi la chitarra che non appena qualcuno veniva a casa nostra mi diceva: “Prendi la chitarra, prendi la chitarra!” Poi passavi con il piattino? Sì, mi regalavano sempre qualcosa, questo è il bello del sud! Oggi, invece, nella musica cerco di far emergere la mia vena compositiva. comporre per me è mettere in un piatto i miei sentimenti. Quando è uscito il mio primo disco ho sentito che dentro di me iniziava a cambiare qualcosa. Non ero Francesco Loccisano “cha accompagna” ma Francesco Loccisano “che dice la sua”. La musica è disordine o chiarezza? La musica è caos, però con la chitarra battente diventa chiarezza perchè è cristallina, arriva immediata, entra nell’anima. Cristallo è una parola che mi è sempre balenata in testa. Il suono ti fa vedere il sole che luccica nel mare. La chitarra battente ha questo: l’irruenza delle montagne e la chiarezza del mare. È chiarezza dal punto di vista “metafisico” ma confusione e caos per quello che crea dentro. Una curiosità: quando suoni, i tuoi capelli nascondono sempre gli occhi. Lo fai di proposito così i tuoi occhi diventano la chitarra? Quando suono gli occhi li tengo chiusi. I capelli mi danno il ritmo. È come se fossero la vela della musica che incanala il vento e ti porta lontano. Eugenio Bennato ha scritto di te: “Il lavoro di Loccisano sulla chitarra battente rappresenta per questo strumento un punto di arrivo e un punto di partenza”. Che futuro vedi per te e la tua chitarra? Roseo! Perchè quello che sta succedendo è fantastico. Anche se vivo in Calabria la mia musica piace, me lo hanno dimostrato in tanti. Una casa di produzione new yorkese sta per girare in Calabria un video sulla perfezione della natura. Nella mia musica è stata intravista la perfezione esecutiva. Cosa posso chiedere di più?


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CULTURA E SOCIETA’

L'accoppiata Kaulonia Tarantella Festival/ Bonelli conquista Roma Un avvio col botto quello di iCompany, il nuovo network discografico ideato e lanciato lo scorso gennaio 2015 dal produttore Massimo Bonelli. La iCompany di Massimo Bonelli (già noto in Calabria come organizzatore di importanti eventi quali il KAULONIA TARANTELLA FESTIVAL e del circuito CALABRIASONA, nonché manager dei TARANPROJECT di Mimmo Cavallaro, Cosimo Papandrea e coamministratore dell'etichetta discografica CNI) è stata incaricata dell'organizzazione generale del più grande evento di musica dal vivo della penisola, il Concertone del Primo Maggio di Piazza San Giovanni a Roma. Per la realizzazione dell'evento, iCompany collaborerà anche con Ruvido Produzioni, importante e storica azienda leader nella produzione televisiva. Oltre al Concerto del Primo Maggio di Roma, il neonato Network Discografico iCompany ha già al suo attivo importanti rapporti di management (Taranproject, Mario Incudine, Tetès Orkestra) e di distribuzione (Almamegretta, James Senese Napoli Centrale, Daniele Sepe, de Bois, Parto delle Nuvole Pesanti, Mimmo Cavallaro, Tarantolati di Tricarico, Med Free Raiz, Radicanto e tanti altri), affermandosi sin da subito come una delle più importanti realtà discografiche e manageriali della world music nazionale. È stato intanto ufficializzato il Cartellone Artistico del PRIMO MAGGIO targato iCompany/Ruvido e diretto artisticamente da Massimo Bonelli. Il prossimo Primo Maggio 2015, suoneranno a Piazza San Giovanni in Roma: J_Ax, Goran Bregovic, Bluvertigo, PFM, Alex Britti, Irene Grandi, Noemi, Enrico Ruggeri, Emis Killa, Paola Turci, Enzo Avitabile Alpha Blondy, Lacuna Coil, Lo Stato Sociale, James Senese" Napoli Centrale, Almamegretta, Mario Venuti, Mario Incudine, Teresa De Sio, Nesli, Alessio Bertallot, Dellera con Nic Cester, Otto Ohm, Kutso, Ghemon, Daniele Ronda Folklub,Mimmo Cavallaro, I Tarantolati di Tricarico, Med Free Orkestra, Levante, Santa Margaret, Tinturia, Ylenia Lucisano, Sandro Joieux.

Stilo sceglie il...“Campanellum”, Ernst:“Rimbocchiamoci le maniche!” La “Città del Sole” celebra una due giorni sul più grande filosofo del Seicento italiano al cospetto di illustri studiosi a cominciare dalla professoressa dell’Università di Roma Tre che incalza “ad andare alla ricerca delle risorse giuste da investire per realizzare l’edizione nazionale delle opere del frate domenicano, che non c’è ed è una grave pecca...”

on si sarà rigirato nella regale urna funeraria ma un sussulto, e forse più di uno, l’ha di certo avuto. Tommaso Campanella, il più grande filosofo del Seicento italiano, è stato più volte citato nella due giorni celebratasi a Stilo i decorsi 23 e 24 aprile, avendo quale riguardo tematico “Aspetti del pensiero e della fortuna di Campanella” promosso dalla provincia di Reggio Calabria e dal Comune di Stilo, in stretta sinergia con i partner “Studio 54 Network – la Radio”, l’emittente televisiva “Telemia – la tv dei Due Mari” ed il Gal Alta Locride, quest’ultimo deus ex machina della manifestazione unitamente all’associazione reggina per il Commercio con l’Estero; una kermesse di alto profilo distintasi in due diversi ambienti nel monumentale ex ambiente monastico di San Giovanni Therystis, dove sono stati rimpolpati i locali della biblioteca diretta dal Centro studi “Tommaso Campanella”, sotto la guida della presidente Maria Tropeano, con l’integrazione di arredi e materiali funzionali alla causa letteral-culturale. Dopodiché si è dato vita all’aspetto precipuamente di approfondimento e di studi alla presenza di illustri figure di settore a cominciare dalla professoressa Germana Ernst, la maggiore studiosa di Campanella a livello nazionale e di notevole spessore anche su scala internazionale; Bruno Caridi, presidente della deputazione di Storia Patria; Mimmo Romeo, membro dell’anzidetto sodalizio storico-letterario, ed infine Brunello Procopio e Manlio Perugini giovani ma già oltremodo quotati ricercatori in campo filosofico nello Stivale ed in special modo proprio su Campanella; in tutto ciò facendo da apripista i rituali saluti istituzionali di Giancarlo Miriello, sindaco di Stilo; Giuseppe Raffa, presidente della provincia di Reggio Calabria; Mario Candido, assessore alla valorizzazione dei borghi antichi di palazzo Foti,

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sede dell’ente provinciale reggino, e infine Enzo Mario Minervino, presidente del Gal Alta Locride. Insomma un melange di preclaro interesse ravvivato dall’esplosiva sintesi della professoressa Ernst che ha proposto all’attenta ancorché non proprio numerosissima assise il concetto che “A tutt’oggi non esiste un’edizione delle opere di Campanella e, badate bene, parliamo di oltre cento opere – ha affermato colei che è anche presidente del comitato scientifico del sopraccitato Centro studi stilese – bisogna rimboccarsi le maniche e trovare le risorse giuste per la realizzazione di questo ambizioso progetto sull’opera omnia del frate domenicano”. Favorevolmente accolta dai presenti e da tutti gli stilesi di buona volontà che vorranno impegnarsi con intensità e sollecitudine su altre iniziative, ché ci sarà da lavorare almeno per le prossime due generazioni in relazione all’immenso concittadino. E sarebbe, oseremmo dire, pure ora... Antonio Baldari

Il trionfo della femminilità nell’arte della Flamenga di Bovalino SARA PARLONGO,ARTISTA BOVALINESE, PER LA SECONDA VOLTA È STATA CHIAMATA A GRANADA DA FIARTE, FIERAINTERNAZIONALED’ARTEMODERNA MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Da piccola il padre le raccontava che nel taccuino di Leonardo Da Vinci aveva letto che non esiste il sapere, ma il saper creare e ricreare e ricreare ancora. E a creare è innanzitutto l’artigiano. Essere pittore significa avere solo il pensiero. Lei, come il padre, nelle sue opere ci mette il cuore quindi è un’artigiana. E mente e cuore ha portato in Spagna, l’artigiana Sara Parlongo, insieme alla sua “calabresità spagnola”. Lo scorso mese è tornata a Granada, dove per la seconda volta è stata chiamata da Fiarte, fiera internazionale d’arte moderna, giunta quest’anno alla sua VI edizione. Qui ha presentato una sua creazione che fa parte di una ricerca centrata soprattutto sul femminile: un abito di seta confezionato con tessuto realizzato al telaio, impreziosito da gioielli creati con l’antica tecnica della battitura a banco, ispirati all’arte bizantina. A indossarlo una modella russa Anastasiya Volkova, che ha sfilato insieme al dipinto creato dalla stessa

Parlongo, in cui è rappresentata la femminilità ancora allo stato embrionale che entra in gioco, come legata da un filo di seta, con la femminilità matura e raggiante raggiunta dall’abito. Sara, sei tornata in Spagna dopo un anno e stavolta da protagonista. Che sensazioni ti ha regalato quest’esperienza? Mi sono sentita riconosciuta. La mia ricerca sulla femminilità è stata accolta con grande entusiasmo. C’è un’alchimia forte tra la Spagna e la Calabria e in me l’hanno vista, tanto che mi chiamavano “la flamenga”. È un orgoglio che questa biennale abbia presto un piccolo spazio anche a Siderno, perché io parto proprio da Palazzo De Mojà. Quando sono arrivata era pieno di cacca di piccioni e io ero disperata. Pesavo 50 kg allora, perché ero reduce di un intervento. Mi stavo giocando la mia vita. A quel palazzo devo tutto, devo la Spagna, devo la mia rinascita. È stata un’opportunità per me, per la mia maturità e come donna e come artista. Che cosa significa per te creare?

La creazione artistica, in particolar modo per la donna, è come dare alla luce un figlio. Per un figlio ci si sacrifica e lo stesso si fa per la creazione artistica. Creare non può essere un mestiere per me, è un’espressione dell’esistenza. Per creare ho bisogno di sentirmi libera. Non faccio arte per avere un pubblico. Se ogni opera d’arte è come mettere al mondo un figlio, quando te ne separi cosa provi? Ci sono alcune opere da cui faccio fatica a separarmi, sono momenti di contrasto interno profondi. Le creazioni artistiche sono passaggi della vita, sono emozioni che lasci su una tela e quando te ne separi è come spezzare le ali a una farfalla. A te piace essere definita un’artigiana. Artigiano e artista sono la stessa cosa? L’artigiano ha qualcosa in più dell’artista. I primi artisti a corte sono stati gli artigiani; poi è stato creato il mito dell’artista raffinato, che riproduce la realtà. Dipingere un’emozione è qualcosa di completamente diverso perché parti dal tuo baricentro inter-

no. Bisogna avere il coraggio di trasferirsi su una tela. Mi viene in mente Frida Kahlo che creava il suo dolore sulla tela come un artigiano. Quando sono andata alla sua mostra a Milano, ho avuto la febbre per due giorni. Il percorso di quella donna è così simile al mio, il suo intervento, quell’aggrapparsi all’arte per sopravvivere, quel voler vedere dentro a un vaso il figlio che non poteva avere. Io ho dipinto il tumore di mio padre in una mia opera. C’è una donna con una ferita alla pancia e dentro mio padre. Io lo chiamavo “figlio mio” perché la malattia in tre mesi me l’ha fatto diventare un bambino. L’ho sentito dentro la mia pancia il suo dolore, così forte. L’arte è anche questo: fermare la morte di tuo padre per l’eternità. È solo disagio l’arte? L’arte è una sintesi di bello e brutto. Ma il male nell’arte contemporanea prende il sopravvento sul bene perché esprime il disagio e il malessere della società di oggi. L’arte è la trasfigurazione del dolore, della ferita verso una vittoria: si vince sulla morte, sulla disperazione, sul fatto che non puoi avere


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LA ROSA DEIVENTI (mini rubrica a cura di Maria Verdiglione)

ALTRA RICETTA DI "GUERRA"

La volta scorsa vi avevo promesso un'altra ricetta da "campo di battaglia". Eccola: la MAIONESE. Nel 1757 il duca di Richelieu, comandante dell'armata francese contro gli Spagnoli, assedia Porto Mahon nelle Baleari. Una sera al Quartier Generale le provviste vengono a mancare; c'è, come riserva, un solo pezzo di bue avanzato, uova crude e un poco d'olio. Il cuoco personale di Richelieu ha un'idea: mescola l'olio e le uova. Ne viene fuori una crema. La spalma sulla carne e serve il piatto così. È un successo. Nasce la "mayonaise" in ricordo dal luogo nel quale ha avuto origine: a Porto Mahon. www.larivieraonline.com

LA CALABRIA DEI PIRATI RACCONTATA DA VINCENZO CATALDO

L'incredibile tesoro delle torri di avvistamento R isalgono alla metà del Cinquecento le torrette di avvistamento censite da Vincenzo Cataldo nel suo volume “Le frontiere di pietra. Torri, uomini e pirati nella Calabria Moderna”, ed. Scientifiche Italiane, 2014. Geracese, appassionato di fotografia e trekking, Cataldo è collaboratore presso la Cattedra di Storia Moderna all'Università di Messina ed è membro della Deputazione di Storia Patria. Nel corso di anni ha visitato ogni torre d'avvistamento ( o quello che ne rimane) presente sulla costa calabrese e fatto una interessante scoperta: tra una torre e l'altra esistevano numerosi piccoli edifici, denominati “posti” dove alloggiava del personale di guardia e dove venivano ricoverati animali e attrezzature. Una storia affascinante, che inevitabilmente fa correre l'immaginazione ad avventure di mare, alle storie sull'Impero Turco e alla ricca letteratura che circonda di un'aura di eroismo i marinai. Ma le vicende narrate da Vincenzo Cataldo sono tutt'altro che romanzate, è il tipico caso in cui la Storia, presa così com'è, diventa più appassionante di un racconto. Le torri di avvistamento furono disposte a partire dal 1563, quando i Viceré spagnoli si resero conto che la flotta non riusciva a competere contro i pirati che si aggiravano attorno alle coste dei paesi del Mediterraneo. Vennero in parte riutilizzate le torri medievali (in genere a sezione circolare), in parte ne furono edificate di nuove, a sezione quadrangolare, per consentire un migliore appoggio ai cannoni. Ogni torretta aveva un guardiano, detto “torriero”, e del personale aggiunto, come il “cavallaro”, che in caso di incursione avvisava i villaggi vicini. Si accendeva anche un fuoco (“fanoi”) per segnalare il pericolo, e venivano sparati dei colpi di cannoncino (“petriero”). La manutenzione delle torri era a carico delle “università” cioè dei comuni, ma l'edificazione era cura dello Stato. Le torri fungevano anche

un figlio. Quindi è la vita che deve qualcosa all’arte e non l’arte alla vita? La vita e l’arte sono le due facce di una stessa medaglia. L’arte è l’universo in cui ci sono tutte le sue espressioni, pittura, teatro, scultura, musica, danza… Cosa ti fa capire che sei di fronte a un’opera d’arte? Cosa scatta? Un’emozione forte che non puoi raccontare. Di fronte all’opera d’arte ti ritrovi captata e ti rivedi, rivedi una parte di te. L’opera d’arte è quando la gente si ferma e l’ascolta. Quello è essere artigiani: forgiare il pensiero in quel momento, creare un istante d’arte. L’arte è un dono. Deve essere guidata dalle idee che devono essere leggere, non possono opprimerti altrimenti non puoi farti capire. Pensi che l’arte debba stordire o rassicurare? L’arte deve rassicurare. I grandi papi hanno portato a sé i più grandi artisti dentro le cattedrali. Le loro opere dovevano rassicurare, come la fede. E qui c’è anche l’intelligenza-furbizia dei papi… L’arte ha un codice spirituale molto profondo. L’arte muove il mondo. Nell’artista conta più lo spirito o la capacità? Guttuso diceva che per lui è più creativo, più profondo un tratto sbilenco e imperfetto nel quadro, apparentemente senza senso, o un colore messo lì per caso, che un quadro dipinto perfettamente da un pittore che è tecnicamente bravo. La tecnica è importante perché ti permette di avere dei risultati straordinari ma

LA TORRE DI PAGLIAPOLI (OGGI NEL COMUNE DI PORTIGLIOLA) RAFFIGURATA DA J.C.R. DE SAINT-NON DURANTE IL SUO VIAGGIO NEL REGNO DI NAPOLI NELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO. L'AUTORE RAFFIGURA LA SCENA DI UNO SCONTRO TRA GRUPPI DI ARMATI.

da sistema di controllo del contrabbando, un fenomeno meno noto di quanto meriterebbe, poiché si è calcolato che gli introiti del contrabbando equivalevano al PIL dell'epoca. Vi partecipavano tutti, dalle guardie ai nobili, dal popolo al clero. I Turchi poi non erano fatti di una sola pasta: non diversamente da oggi esistevano delle “reggenze barbaresche” molto più violente della cosiddetta “Porta Ottomana”, cioè il governo Turco. In genere l'intento era sempre quello di razziare e rapire, mai di conquistare,

l’artista del gesto trasferisce emozioni, e l’emozione non è perfetta. Parte da un nucleo oscuro, indefinito. È una traccia di energia. L’energia è imperfetta: pensa a un lampo! C’è chi ritiene che l’arte contemporanea viva perché sono i media a farla vivere… L’arte contemporanea vive perché è il linguaggio del XXI secolo. Il messaggio passa attraverso lo stile. L’informale è il nostro stile adesso. Picasso diceva “ogni bambino è un artista. Il problema è poi come rimanere un artista quando si cresce”… Il bambino nasce artista perché è autentico, puro, è l’espressione di Dio. L’arte è Dio. Se non hai dentro Dio puoi solo fare il pittore, non l’artista. Il vero artista non ha paura di confrontarsi con gli altri, così come il bambino non si preoccupa di manifestare quello che sente. Quando un artista riesce a mantenere questo stato di purezza e di trasparenza non teme gli altri, non c’è competizione e può davvero far parlare la sua arte e non la sua rabbia. Un’opera che ti ha lasciato senza fiato? Un quadro di Picasso in cui ritrae la nascita del figlio Paul e che ho visto nella sua casa natale a Malaga. Sono rimasta colpita dalle mani enormi, deformate, della moglie Olga, che sembravano delle ali. Mi sono chiesta perché così grandi. Poi ho capito: dalle mani passa la creazione, il primo contatto che un bambino ha appena viene al mondo sono le mani. Le mani accarezzano, rassicurano. Lì ho visto il grande artista, il genio. Le mani erano deformate perché deformano le emozioni… mi viene da pensare a un rapporto di intimità dove il ruolo delle mani è fondamentale. Hegel diceva che l’arte è una “splendida superficialità”. Secondo te l’arte oggi in che modo può tornare a svolgere una funzione sociale? Bisogna infondere il principio del bello. Il bello è armonia, è serenità. E la prima opera d’arte siamo noi, noi essere umani unici e irripetibili. Cosa significa essere artisti in Spagna e cosa significa esserlo in Italia, in particolare nella Locride? In Spagna ti senti artista, non è una terra che

ma le reggenze erano più crudeli e violente. Se non venivano uccisi, gli uomini venivano ridotti in schiavitù, i giovani venivano allevati per diventare giannizzeri. Non che dal lato peninsulare le cose fossero più tenere: anche il Regno di Napoli praticava la pirateria e i rapimenti e la schiavitù erano prassi comuni. Oggi le torri, il ricordo di 250 anni di storia (dal 1563 al 1830) sono in totale abbandono, ridotte a ruderi o scomparse tra i rovi, tanto che è ben difficile trovarle. Più arduo ancora individuare i “posti” cioè le pertinenze delle torrette di avvistamento. Cataldo afferma che sarebbe un compito imprescindibile quantomeno metterle in sicurezza ed evitare futuri crolli. Sarebbe auspicabile creare un percorso archeologico che, come le torri, delinei le coste calabresi. Inoltre bisognerebbe censire tutti gli edifici accessori e liberarli dalla vegetazione. Un tesoro così incredibile, che ci parla di ciò che fummo e ci racconta anche il presente, non può essere perduto. Lidia Zitara

giudica, è molto aperta mentalmente. È il paese di Picasso, Miró, Magritte, Dalí, Gaudí. Lì si respira arte. Ti senti appagato. Quando arrivi in Italia inizi a sentire il peso del giudizio, un individualismo latente che restringe la mente. L’Italia non è per il lavoro in équipe, non c’è la bellezza del cooperare. In Calabria, invece, mi sento la sintesi di tutto questo: mi sento nell’Italia individualista ma respiro la calabresità che è arte, un’arte che ha la forza delle montagne e la profondità del mare e che l’esperienza fuori può modulare così da farne un mix perfetto che ti permette di vivere anche nella Locride e abbracciare qualunque contrasto. A cosa ti riferisci esattamente? Purtroppo qui da noi bisogna combattere con l’atteggiamento mafioso: tu hai l’arte ma te la dobbiamo rubare perché non puoi essere meglio di noi. Bisogna cercare di attutire la violenza e non scappare perché il calabrese davanti alla terra che trema non si muove, rimane. Il calabrese affronta le difficoltà, non scappa. L’atteggiamento mafioso fa tremare quello che c’è dentro di te, lì dove tu pianti qualcosa, e cerca di violentarlo. C’è solidarietà tra gli artisti qui in Calabria? No, affatto. Si sta insieme fino a quando si ha qualcosa da guadagnare per emergere, poi si prosegue da soli. Si sta insieme ma tu non devi fare nulla per te, perché questo non ti viene perdonato.

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Il cardiologo e medico dello sport

Dr Michele Iannopollo

Russare e Rischio cardiovascolare San Luca: Premiati i vincitori della XII edizione del Premio Letterario “Corrado Alvaro” ANTONIO STRANGIO Come ha detto al termine della cerimonia il presidente della Fondazione, prof. Aldo Maria Morace, Ordinario di letteratura italiana e preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Sassari, la XXI edizione del Premio passerà alla storia come una delle più altre e qualificate. Per la qualità, altissima dei premiati e per la risposta del pubblico che ad ogni anno che passa ama sempre di più il premio e chi lo ha voluto, così come la Fondazione stessa, istituita la sera del 24 gennaio 1997 da un gruppo di volontari che hanno voluto trasformare un utopia in sogno e quest'ultimo in realtà. E' stato così anche quest'anno, e nell'Aula Magna dell'Istituto Comprensivo, venerdì 24 aprile è calato il sipario sulla XII edizione del Premio riservato alla Narrativa, Narrativa Opera Prima e Giornalismo. Come potete ben notare è saltata la sezione riservata alla Saggistica, sacrificata sull'altare dell'economia così come i riconoscimenti alla Carriera, perché i fondi messi a disposizione non erano sufficienti per coprire tutte le spese, dato che la regione Calabria, Assessorato alla Cultura, da diversi anni si è dimenticata che a San Luca vive e opera una Fondazione istituita con legge regionale il 20 marzo del 1995. Annunciati il giorno prima a Reggio nel salone del Palazzo della Provincia nel corso della seconda giornata degli Stati Generali della Cultura, sul palco, chiamati dalla bella e brava conduttrice volto nuovo di Video Calabria, Francesca Russo, che in passato ha pure partecipato alle selezioni finali di Miss Italia quando a trionfare è stata la calabrese Stefania Bivone, sono sfilati i vincitori delle tre sezioni. Il primo a ricevere l'ambito premio, un bassorilievo in bronzo opera dell'artista calabrese, Rosario La Seta, più un assegno in denaro, è stato Piero Pieri, professore ordinario di Filologia classica e linguistica, autore del romanzo pubblicato da Marsilio, “Un amore Nel corso della serata dedicata al Premio Letterario crudele”. Una storia intricata che vede protagonisti una profesCorrado Alvaro, sono stati consegnati anche i soressa di francese e uno studente di diciannove anni. Siamo negli Riconoscimenti ai Calabresi Illustri. Un Riconoscimento anni Sessanta. A seguire è salito sul palco Domenico Dara, calche viene assegnato a tutte quelle personalità nate in abrese di Girifalco, nato a Catanzaro, vincitore della sezione risCalabria o inscritte in essa, che abbiano conseguito risulervata alla Narrativa Opera Prima, con il romanzo “Breve trattatati eccellenti nel campo dell'agire umano, e in particolare to sulle coincidenze”, edizioni Nutrimenti. Lo scrittore calabrese nel campo dell'arte, della cultura, della politica e della nato nel 1971, racconta la storia bellissima quanto affascinante di ricerca scientifica. Il primo a salire sul palco è stato il un postino con la passione per le lettere d'amore, il quale si Magnifico Rettore dell'Università “Tor Vergata”, addentra negli intrighi sentimentali e politici di un piccolo paese Giuseppe Novelli, nato a Rossano provincia di Cosenza, della Calabria. Una storia poetica e rivoluzionaria, un romanzo seguito dalla ricercatrice di chiara fama internazionale sui sogni, quelli che sono capaci di cambiare il mondo. Finalista al Cecilia Amalia Bruni, nativa di Girifalco, e responsabile Premio Calvino e già vincitore del Premio Palmi, il giovane scritdel Centro Regionale di Neurogenetica. Lo stesso tore visibilmente emozionato, ha detto: <<Sono felice per Riconoscimento è stato consegnato al Magnifico Rettore questo riconoscimento, sia perché proviene da quella terra che dell'università “Sapienza” di Roma, nativo di Cosenza, amo e i cui valori e disincanti ho cercato di raccontare nel mio lunedì 27 nell'aula magna dell'università capitolina. Per la Breve trattato, sia perché è intitolato a Corrado Alvaro, scrittore Fondazione erano presenti il presidente Morace, il segreuniversale perché profondamente radicato nei miti della sua tario Sebastiano Romeo e il componente del CdA e terra, che imparai presto ad amare per la frase di un racconto che anima della Fondazione, Bruno Bartolo. La cerimonia, potrebbe essere l'epigrafe del mio libro e di tutto quello che mai è stata arricchita dagli interventi del vice presidente della scriverò: La vita non è altro che una comunione di solitudini. Fondazione, don Pino Strangio, e a seguire da quelli del Nella sezione riservata al Giornalismo, netta è stata l'afferpresidente del parco Giuseppe Bombino, uno dei pochi mazione di Arcangelo Badolati con “Mamma ndrangheta”, enti che ha capito il ruolo della fondazione. Per l'amminedito da Pellegrini. Calabrese di Palmi anche se da anni vive e istrazione provinciale erano presenti l'assessore Eduardo lavora a Cosenza, Badolati è giornalista - scrittore, Capo servizio Lambreti - Castronuvo e il consigliere Alessandra del quotidiano <<Gazzetta del Sud>>. Uno dei pochi a Polimeno, mentre l'associazione culturale “Il nostro conoscere e indagare con cognizione di causa il fenomeno della tempo e la speranza”, struttura di supporto della 'ndrangheta alla quale ha dedicato numerose inchieste e articoli, Fondazione, era rappresentata dal presidente, avvocato poi trasformati in libri. Libri che raccontano per dipanare - e lo Giuseppe Strangio. La famosa squadra come ha detto fanno bene - tutte le matasse che avvolgono il complicato probleMorace senza della quale ogni iniziativa non sarebbe posma della forza della ndrangheta. Con “Mamma ndrangheta”, sibile. Era previsto anche l'intervento di un rappresenl'autore che ha ribadito la sua felicità perché<< il premio ricevutante della Commissione straordinaria che da due anni sta to, è dedicato a uno degli scrittori che più ama>>, compie un gestendo il comune di San Luca, ma dei tre Commissari viaggio lungo più di un secolo tra le organizzazioni criminali che non si è presentato nessuno, e ciò fa pensare a quanta dishanno infestato e infestano l'area settentrionale della Calabria. tanza e chiusura c'è tra chi è chiamato a gestire la cosa Un viaggio compiuto esaminando sentenze, documenti di archivpubblica nei comuni in via del tutto straordinaria e il io, pubblicazioni e giornali d'epoca e ricercando, come una volta popolo sovrano. I lavori sono stati chiusi dal l'instancabile riuscivano a fare i grandi giornalisti, le foto più significative di perpresidente Aldo Maria Morace, che pur impegnato nel sonaggi che hanno fatto la storia della ndrangheta. Più di 700 difficile e delicato ruolo di preside presso la Facoltà di letpagine nelle quali una volta entrati non si riesce ad uscire grazie tere dell'Università di Sassari trova sempre il modo e la alla scrittura coinvolgente di questo giovane scrittore, firma di maniera per raggiungere San Luca e con la sua “squadra” punta del giornalismo calabrese. Come recita la motivazione, come suole chiamare il gruppo di volontari, ai quali ha nella parte finale: <<Un intervento di anatomia letteraria che dedicato la sua prossima pubblicazione su Alvaro che alla fine del lungo viaggio, ci consegna un “documento” enciclodovrebbe uscire a settembre, lavora senza sosta per pedico, ma soprattutto completo e di facile lettura>>. divulgare sempre di più l'opera dello scrittore sanluchese Un riconoscimento speciale è stato assegnato ad Andrea e di pari passo far sapere al mondo intero che questa è il Fiorenzi per la ricostruzione della vita del brigante Musolino. “Ti paese di che bisogna seguire, amare e proteggere. Ogni lascio per ultimo” è il titolo del complesso e interessante romanriferimento alla Regione Calabria che ha buttato nel zo, mentre la borsa di studio è stato assegnata alla studentessa dimenticatoio la Fondazione a tutto vantaggio di pseudo dell'Università di Siena, Ilenia Vottari, di chiare origine sanassociazioni e sagre le più disparate e strane, è puramente luchesi, per la tesi “Corrado Alvaro tra le “Memorie del mondo casuale.. sommerso”>> . A.S.

RICONOSCIMENTI AI CALABRESI ILLUSTRI

Russare è un disturbo fastidioso non solo per chi dorme accanto , ma rappresenta una vera minaccia per la salute e soprattutto per le malattie cardiovascolari . Tale disturbo del sonno molto diffuso e spesso sottovalutato, si associa alla sindrome dell’apnea notturna riconosciuto fattore di rischio cardiovascolare come confermato dai ricercatori d’Università di Pittsburg che hanno seguito per tre anni 1000 pazienti affetti da tale disturbo . I risultati di questo studio hanno confermato che una cattiva o pessima qualità del sonno, leggero, risvegli , sonno non riposante aumenta il rischio di sviluppare la cosiddetta sindrome metabolica( diabete, ipertensione, dislipidemia che come è noto rappresenta l’anticamere d’infarto , ictus, malattie atero- trombotiche. Durante il sonno non facciamo riposare solo il cervello, ma anche il sistema vegetativo, ovvero il complesso apparato che regola numerose funzioni come la pressione arteriosa ed il battito cardiaco. E’ semplice quindi intuire che dormire poco e male non solo ci rende stanchi ma influisce negativamente sullo stato del nostro apparato cardiocircolatorio. L’incidenza dell’apnee notturne nel mondo reale è stimata intorno al 2-4% rispettivamente nelle donne e negli uomini. La caratteristica principale è il temporaneo arresto del respiro che può durare anche molti secondi mentre la persona è comodamente nel letto a dormire. Tale disturbo può essere la conseguenza di diversi fattori come il sovrappeso,la conformazione del palato e la deviazione del setto nasale. Dormendo la muscolatura che tiene dilatate le vie aeree subisce un leggero rilassamento e di conseguenza le pareti di queste vie si avvicinano, in presenza di grasso o altre modificazione strutturali , le pareti possono avvicinarsi ulteriormente ed occludere completamente il passaggio dell’aria causando l’apnea. La gravità delle apnee notturne dipende dal numero di eventi che si verificano durante la notte. Una persona è considerata affetta da apnea notturna ostruttiva se supera i 5 eventi all’ora. Durante ogni singola ostruzione il corpo viene sottoposto ad un stress non indifferente . In una persona, non affetta di apnea notturna, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa si abbassano durante la notte, questo non avviene nei soggetti portatori di apnea notturna. In queste persone si registrano continui sbalzi pressori e una riduzione della saturazione dell’ossigeno del sangue che scende al di sotto del 60% rispetto al valore normale del 97%. Nel caso del soggetto iperteso, portatore di apnea notturna, i farmaci utilizzati per combattere l’ipertensione risultano inefficaci , per cui la migliore terapia consiste nel ridurre ed eliminare l’apnea. Dal punto di vista clinico, l’identikit del paziente affetto da tale sindrome , è un soggetto di media età, sovrappeso o francamente obeso, con una storia di russamento prima intermittente e poi continuo. Il russare intermittente riferito dal partner è fortemente suggestivo della sindrome dell’apnee notturne.Il periodo di silenzio corrisponde alla fase apnoica mentre il russare si verifica alla ripresa della ventilazione e per l’incompleta risoluzione dell’ostruzione ha spesso carattere esplosivo. Altri segni sono cefalea al risveglio, alcune alterazioni neuropsichiche , come deficit della funzione cognitiva,la presenza di nicturia( la necessità di urinare più volte durante la notte), che viene erroneamente interpretato come disturbo prostatico nel maschio. IA ERCHIETTO L’esame principale per diagnosticare la sindrome dell’apnee notturne e’ dalla Polisonnografia , un esame molto semplice ed utile IDERNO rappresentato in quanto fornisce informazioni sulla respirazione, ritmo cardiaco , DIETRO modificazione della saturazione arteriosa dell’ossigeno nel sangue, forelementi necessari al clinico per porre la diagnosi e proporre il LOSPEDALE nendo possibile trattamento terapeutico. SCALA Il primo suggerimento terapeutico che si può dare è il cosiddetto condella buona notte che consiste : - evitare di dormire supini, poiché NFO siglio le apnee possono presentarsi più frequentemente in tale posizione -non esagerare con il cibo alla sera perché oltre a rischiare brutti sogni di pesantezza si favorisce il russamento e l’apnea - evitare l’ingestione di alcol ed uso di sonniferi. Dieta ed esercizio fisico sono i punti cardini della terapia .Perdere peso può anche risolvere il problema se come accade nel 80% dei pazienti la causa dell’apnee sono proprio i chili di troppo che schiacciano la vie aeree superiori I presidi chirurgici possono riguardare la chirurga del cavo orale come il rimodellamento di una bocca troppo piccola o una malformazione della mandibola che ostacolano il corretto passaggio dell’aria nelle vie superiori. In questi casi si possono rimodellare le arcate palatine , eliminare le tonsille o l’ugola. Una alternativa all’interveto chirurgico è rappresentata dall’utilizzo della CPAP che consiste nell’indossare durante il sonno una mascherina collegata ad un piccolo compressore che invia aria a pressione positiva in modo da forzare la respirazione ed impedire il collasso delle vie aeree. Risolve bene il disturbo anche nei casi più difficili, ma dovendo essere utilizzata ogni notte può risultare sgradevole al paziente. Il livello della CPAP deve essere valutato nel singolo paziente attraverso la polisonnografia. La CPAP riduce il riflesso vegetativo adrenergico normalizzando la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca ed il lavoro del cuore.

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RIVIERA

Ruderi Calabresi. L'intera Calabria è il coperchio di un museo sotterraneo da quale, sparsi tra colli e monti e le rare pianure, sbucano resti di mura e chiese e templi e abitazioni antiche, come a ricercare aria o a riguardare l'azzurro. Un tesoro di storia, una fertile babilonia di ricordi, uno scrigno di memorie, sopra il quale, incautamente, agiamo noi, spesso dimentichi di gloria e lacrime antiche, spesso distratti dall'amenità del mondo, come alberi senza radici. Senza storia siamo nulla. Un fumo senza fuoco. Riscopriamo il passato, per pensare al futuro.

Dolce e cicciosa attesa Dopo aver perso la voce, Antoine Voice, il Sinatra di casa nostra, si sta dedicando alla cura della pancia. Tra nove mesi sapremo se ha fatto la scelta giusta, altrimenti lo destineremo al macello a basso costo. Costolette e bistecche d’autore?

no ider S a le apri della per ario riunita sso Il 25 s r e niv no si è a spe ° an a m il 70ne Sider grandi lori dell r e P zio i a a v e ar ra ati lian Libe ricordimentic nza ita d esiste R

f Bebo e il proe Alvaro el ri ab G o am Saluti contranche scrive, in detto Bebo professore universido un suo exun immenso piacere pre tario “è sem parare da persone per im e re te discu bene”.

Jimmy's Time Jimmy Calabrese merita fuor di dubbio gli onori della cronaca internazionale, non è un caso, infatti, se la triste notizia dell'abbandono della console da parte sua ha fatto copertina nientemeno con sul TIME!

Duetto vinicolo Il re del passito e quello del bergamotto. E la provincia di Reggio lancia la sfida alle eccellenze del vibonese che hanno conquistato il mondo con la cipolla di Tropea e il tartufo di Pizzo. Pietro Crinò e Ezio Pizzi ci credono. Il 2 a 0 è dato a 6,50.

Uno squalo in giro per Siderno Il nostro Shark torna nella sua Siderno dopo aver fatto commuovere il mondo grazie alla performance straordinaria offerta assieme a Groove in Italia's Got Talent. Vogliamo vederti tornare ancora più famoso!

i classe Cena d ella V b del com die v d a sinistr atriata , La rimp i Bovalino: da arianna Focà setta M d o , R o le , it ia ri b rc me Dama a Stranie no Mora amo Bruco Ruffo, Marinarzano, Vittoria s e M c Fran esano, Enzo Indaro. Ma e Teresa

ichelin Selfie a 4 stelle MRosso che ro be m Ga l de ff Lo sta avanti: lavoro, viaggia spedito insorrissi e sorrisi. si, rri lavoro, lavoro, so ta, c’hanno dato, In quel di Moschet della ma che la cucina l’ennesima confer a cosa grande”! Locride è “n


SETTIMANALE

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VENERDÌ 01 MAGGIO 23

Com’erano belli gli anni Ottanta a Radio Saturno Luglio“infiorato” Il sindaco di Portigliola, Rocco Luglio, ospite a Gerano (RM) la più antica infiorata d’Italia. Un mix di fede, entusiamo, emozioni e orgoglio.

Da Auschwitz al Consiglio comunale di Siderno I brillanti giovani aulunni del liceo classico di Locri, c’hanno fatto capire che la Locride può allungare lo sguardo oltre il basso orizzonte a cui è stata abituata. Grazie

Inco nt N d ri rav più i on hai rrecu senti ’altri te vicinat cert m o che, t i con che sul perabileo la sveg pi la su la tu d l i a e i e tribu a es a ri irà a aspe strada i tardi? S sei nel rovin rante ncon tai pu t r l arti la gi entezzarerai lei e orna , con ta -

è ata crid ci è st ella o L a ngè sind tto d e la e Strane dei proge ea doviusepp volto n G o io op ciaz ia per une Eur ata da to il su o s s n a e. c o r i a t t s L’a Fran i s s i in Comm ide, cap, ha mo iglior m r Loc trangio S

Un giovane Totò Imperitura in puro 80’s style, mentre “passa musica” a “Radio Saturno” in compagnia di un riccioloso amico. In barba a chi crede che essere in ordine fuori come dentro sia demodè!

M C Ba anca osta a Clas vrebbe rdot. A solo B azzurr tra p se, st nulla ltrim rigitt a ent eB uò ile d dai riconqe fashioa invid i Sidernardot, ia ban chi uistare n e l’ho re a Sa o non Cha del con il mon mo di int Tro p pea c d s u o iglio c o part asa no ez. omu end scul de s o ac? nale.

e ale intag ale v edeo CanSciuscià, ria n a C Un sore Am e dello alla sto l’art ica sses nata L’ex ata in augee, conseg torio De S t r i p r o V rip strasca rande il lu dal g

i i 70 le diosa , per to ate i r s p e n 5 a Gio pril o vi eg lla Il 2 a di l 25 a hann o imp roi deosa, a n n li e oi ri ev de e, Ma zioni azion ci hanio ag di Gi n pot r a a g a o e r d n g a ari o n eb lib in cel della simi s re om , a M Vestit care! Le s e e i t d l ia co man mo a ren patr meni o D

di de pie scolto oblea i c r r a a ma r d' ei p è l o da il tou uno d tadini orifer da un i r t e g o i e ri i orif guit a ch ai c to fr met pio Frigi ha se uda s trati d Ques pochi l'esem Ch ietro F risconatura. to a ne è te! P mi spazz ndona netto pan a so lam abb cas

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