Riviera n° 18 del 30/04/2017

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CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 30 APRILE

Nella notte tra il 24 e il 25 aprile scorsi, l'odore di bruciato si è impadronito di Bovalino. Le fiamme hanno avvolto il poliambulatorio appartenente al brand "Policlinico di Monza" e definito il gioiello della sanità privata della Locride. Ingentissimi i danni. Nessuna reazione, però, da parte dei pavoni dell'antimafia. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Qualcosa non mi torna. La carovana variopinta dei cultori dell'antimafia da talk show si scapicolla come il più famelico stormo di avvoltoi non appena sente puzza di bruciato. E senza domandarsi cosa stia divampando, se plastica o legna, se carne umana o costine al barbecue, o se, più semplicemente, si tratti solo di ordinario fuoco di paglia, la big gang ha sempre in canna il suo bang: "È mafia! Cadesse il mondo, io mi sposto un po' più in là, ma è mafia!". E dal momento che è incontrovertibilmente mafia, via libera agli esercizi di scrittura creativa che come sempre finiscono a fare il filo all'ovvietà più spendibile. "La mafia è senza onore", "La mafia non conosce pietà nè umanità", "I mafiosi non hanno alcun coraggio". Slogan che si ripropongono a getto continuo in occasione delle pubbli-

che e spettacolose adunanze, indette dopo aver annusato, appunto, puzza di bruciato (e ultimamente anche di gas da bomboletta spray). Striscioni rispolverati che costituiscono un po' l'equivalente di "Hasta la victoria siempre" e "Viva la Revolución", sventolati ancora oggi a Cuba. Questa volta però qualcosa si deve essere inceppato. Per forza. Perchè sebbene l'odore di bruciato che si è impadronito di Bovalino nella notte della Liberazione sia stato denso e pungente, nessuno è accorso. Neppure la stampa nazionale che in questi casi viene sempre scomodata e accompagnata sul posto per la manina. Nessuna pomposa fascia tricolore a promettere falsi trionfi, nessun prete che ormai non predica più se non in nome di un Giudice Supremo che coincide con il pubblico ministero, nessun pavone a fare la ruota nel giardino zoologico delle celebrità, nessun infermiere dello stesso male che ha coltivato, nessuna fanciulla con il volto rosa neonato e il sangue del colore dei soldi a gridare "Lo Stato c'è anzi c'è sempre stato (in divisa e solo esclusiva-

mente in divisa ma c'è stato)". Niente scranni, dunque, nè noiose interminabili omelie di Stato usa e getta, nè tanto meno strade asfaltate e nuovi rigogliosi manti per i campi di calcio. L'incendio al poliambulatorio di Bovalino appartenente al brand "Policlinico di Monza", il quarto gruppo ospedaliero privato d'Italia con un giro d'affari di circa 200 milioni di euro, non fa notizia. Con un eccellente Dipartimento Cardiovascolare e altrettanto ottimi dipartimenti di Ortopedia, Chirurgia Generale, Neurologia, Endocrinologia e Urologia, questo "gioiello" della sanità per l'intero territorio della Locride, non ha santi in Paradiso, nè al Palazzo, nè tanto meno tra i preti che amano il palco più del pulpito. Ed è proprio a causa di queste assenze, di questo suono di lontananze, di vuoti, che ho avvertito una specie di abbacinante esplosione verso la luce, un'improvvisa irruzione di qualcosa di infinitamente cristallino: vuoi vedere che stavolta la puzza di bruciato annunciava davvero la mafia?

L'antimafia

bidona

Nessuna pomposa fascia tricolore È accorsa a promettere falsi trionfi, nè tanto meno infermieri dello stesso male che hanno coltivato

Bovalino

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ATTUALITÀ

DOMENICA 30 APRILE

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Ora e sempre Resistenza! Il 25 aprile non deve essere il giorno del ricordo, deve essere il giorno in cui viene rilanciata la lotta contro i soprusi di una classe politica che si è prestata all’attuazione delle più becere politiche neoliberiste, non solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo intero.

SILVANA NIUTTA Il 25 aprile, in molte città italiane, si svolgono numerose manifestazioni per celebrare la Resistenza dei partigiani contro l’oppressione nazifascista, dopo una seconda guerra mondiale che ha prodotto milioni di morti soprattutto giovani che, inconsapevolmente, si fecero uccidere per permettere ai potenti del mondo l’esercizio del potere imperialista. Dalla Resistenza ne conseguì una conquista di diritti sociali che hanno accompagnato la mia generazione negli anni che seguirono. Ma per la prima volta nella storia, noi, che fummo più fortunati dei nostri padri, saremmo più fortunati dei nostri figli! Un orrore! Oggi, 25 aprile, mi trovo temporaneamente in Calabria, una terra da sempre depredata, martoriata dalla disoccupazione, dalla mafia e da politici assenti o presenti solo in campagna elettorale, quindi, ci tenevo a partecipare alla celebrazione della Liberazione. Sapevo che Siderno, la città in cui io ho trascorso gli anni più belli della mia vita, non solo per la formazione scolastica, ma soprattutto per la mia formazione alla vita sociale, alla lotta per la conquista di diritti sociali e civili per le generazioni future, non poteva non organizzare una manifestazione. Ma grande è stata la mia delusione quando ai miei occhi si presentò una piazza semivuota, con una partecipazione simile alla commemorazione del milite ignoto. Non vedere la forza giovanile in piazza per celebrare la Liberazione dal nazifascismo come punto di forza per rivendicare quei diritti che oggi ci sono stati in larga parte nuovamente cancellati, non vedere l’impegno organizzativo di massa e di masse per una giornata madre di tutte le battaglie è stato un duro colpo! La Resistenza partorì la nostra Costituzione, più volte presa d’assalto da fascisti, massoni e lobbisti, largamente inattuata e sfregiata dall’art. 81 che ha introdotto il “fiscal compact” nella Costituzione. Una “regola incostituzionale” inserita nella nostra Carta dei principi fondamentali, dei diritti civili e sociali, delle regole economiche e politiche delle Istituzioni del nostro Paese, che dovrebbero essere al nostro servizio. L’art. 81 è invece una “regola” che impedisce allo

Stato e agli Enti locali di investire risorse economiche per garantire il welfare e i servizi pubblici, quindi, è contro ogni regola democratica, perché non si potranno perseguire politiche sociali a favore dei cittadini. L’art. 81, quella regola partorita dal Meccanismo europeo di stabilità (MES) e per la quale ci viene imposto il regime di austerità, sta cancellando completamente quel che rimane del diritto universale alla salute, all’istruzione, al lavoro. Quella regola per cui non ci sono soldi per la manutenzione delle strade, del territorio e per la sua difesa dal dissesto idrogeologico, che fa chiudere gli ospedali pubblici e consente di aprire le cliniche private, che ha decretato l’aumento dell’età pensionabile, i continui tagli alla sanità e al welfare. Una regola infida che ci toglie la libertà, perché ci costringe a pagare un debito costruito ad arte per tenerci sotto scacco e svendere le aziende pubbliche e partecipate alle multinazionali e a “regalare” la gestione del demanio e dei nostri siti culturali a privati ed arraffoni anche stranieri, per consentire loro di trarne profitto. Mentre i cittadini (ma solo i soliti noti) sono costretti a pagare tasse sempre più esose. Le tasse servono per garantire i servizi pubblici ai cittadini, non per pagare un debito spropositato che serve a mantenere in vita la finanza internazionale parassita, le grandi banche e le società assicurative internazionali. Ma un numero sempre più consistente di cittadini neanche potrà pagarle le tasse, perché ha perso il lavoro, perché le aziende delocalizzano in Paesi dove la manodopera è quasi gratis. Perché ogni volta che viene venduta una grossa azienda italiana, o cedute quote sempre più consistenti di un’azienda pubblica al mercato internazionale, o un’infrastruttura viene concessa in gestione ai privati (autostrade, ferrovie dello Stato, monopoli o assets dell’energia e della comunicazione), i consumatori vengono sopraffatti, molti lavoratori vengono licenziati, la disoccupazione cresce e il disagio sociale aumenta. Il lavoro rende dignitosa la persona, per dirla con le parole di Papa Francesco: “Se togli il lavoro alle persone, hai tolto loro la dignità”, e oltre al lavoro ci vengono tolti anche i servizi pubblici e i diritti sociali. Il sangue versato nella Resistenza dai nostri padri fondatori della Costituzione Repubblicana chiede vendetta, perché l’attuale classe politica si è prestata ai giochi della finanza e delle lobbies di potere e persegue politiche neoliberiste e, attraverso leggi “istantanee”, attua il lavoro sporco a compiacimento degli interessi di investitori internazionali, affinché le multinazionali possano farla da padrone sul nostro territorio e sulla vita dei lavoratori, così come da anni si depredano le terre ai contadini di tutto il mondo per praticare agricoltura intensiva e diventare monopolisti del cibo mettendoci in condizioni di infinita dipendenza.

L

I dato rea e

Da diversi anni, sulle nostre coste approdano barconi stracolmi di immigrati e solo i più fortunati riescono a sbarcare, perché molti lasciano le loro vite in fondo al Mediterraneo. Noi oggi combattiamo una guerra tra poveri e non contro gli oppressori delle popolazioni. Rifiutiamo gli immigrati senza capire che da anni patiscono la fame e subiscono le guerre sui loro territori, a noi circostanti, per la spartizione delle risorse naturali e del potere sui popoli. A loro danno si sta praticando il “landgrabbing” e il “water grabbing”, cioè l’espropriazione di milioni di ettari di terreni e dell’acqua che furono a sostegno della vita di questi popoli, cacciati dalle loro terre per consentire ad investitori cinesi, indiani e a multinazionali di ogni parte del mondo di praticare l’agricoltura intensiva distruggendo la biodiversità, di “brevettare” sementi e vendere cibi avvelenati da pesticidi, che arrivano quotidianamente sulle nostre tavole, togliendo a noi il diritto di produrre individualmente o cooperativamente nella pratica tradizionale. Oggi queste espropriazioni vengono effettuate anche in quasi tutti i Paesi d’Europa a cominciare dalla Romania e dall’Ungheria per arrivare alla Francia ed ora anche in Italia! Perciò, oggi dobbiamo combattere più di allora! Il 25 aprile non deve essere il giorno del ricordo, deve essere il giorno in cui viene rilanciata la lotta contro un’oligarchia egemone nazifascista, contro i soprusi di una classe politica che si è prestata all’attuazione delle più becere politiche neoliberiste, non solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo intero. Quelle politiche che lasciano il deserto nella nostra vita e rendono precaria la vita dei nostri figli, costretti ad emigrare o a prostituirsi ad imprenditori che li sfruttano e rubano il loro futuro e la loro dignità per molte ore e per pochi spiccioli. O ancora li costringono a lasciare il proprio Paese per sperare in un avvenire più dignitoso. Oggi come allora, dobbiamo ricominciare a combattere per la riconquista dei nostri diritti. Dobbiamo ricostruire la Democrazia, quella vera! Dobbiamo riconquistare il diritto universale alla salute - Renzi, nel suo programma per le primarie ha inserito l’ultimo pezzo residuo di sanità pubblica nelle prossime privatizzazioni. Oggi più che mai occorre lottare per abbattere il “fiscal compact”, la legge sul “jobs act” e la “buona scuola”, che di buono ha solo l’aggettivo! Rialziamo la testa e non facciamoci sottomettere da infidi discorsi di “democrazia”, una parola abusata ormai da troppo tempo, lottiamo per il ripristino del Servizio Sanitario Nazionale, non confondiamo la globalizzazione della povertà con l’internazionalismo. Difendiamo la vera Democrazia, i diritti civili e sociali attuando la Costituzione. Difendiamo la nostra Libertà! Ora e sempre Resistenza!

di Franco Crinò

Marco Pannella, una certezza quando nessun altro si sentiva di fare una battaglia difficile, anche estrema. Aver avuto la tessera dei Radicali è stato un onore. I Radicali sopravviveranno a Pannella? Forse no, ma rappresentano certamente l'anima delle cose che gli schieramenti tradizionali non possono tradurre. Giovanni Negri, ne “L'Illuminato", racconta splendidamente la significativa dimensione di Pannella e dei Radicali. "Li trovi nella reincarnazione di Bentham che vuole vedere felici il maggior numero possibile di persone, di Danton che spiegava alle puttane di Saint - Germain i lavori dell'Assemblea, di Goffredo Mameli che a ventidue anni si andò a beccare quella maledetta pallottola al Gianicolo cantando la sua fottuta canzone, di quelli che a Monaco hanno messo la stella al petto perché avevano arrestato il giudeo Davide e tutta la sua famiglia, di chi era presente a Praga per piangere Jan Palach o per far evadere Havel, mentre Sartre pontificava sui Soviet...". Dobbiamo alla spinta dei Radicali la conquista di diritti civili e di grandi spazi di libertà, le denunce sul degrado nelle carceri (giusto nei giorni scorsi una delegazione dei Radicali, guidata da Rita Bernardini, ha visitato alcune carceri calabresi), gli ineludibili discorsi sugli obiettori, le droghe, il razzismo, la destra da sdoganare, la borghesia che si camuffava; possiamo rimanere in disaccordo sulla politica estera, il nucleare, l'antimilitarismo a tutto tondo. Hanno fatto storia, e sono ancora grandemente attuali, il profilo del movimento Radicale e del suo leader, la tenacia del messaggio "Le cose che penso o che leggo le dico, le cito a una, a dieci, a venti persone, o, quando faccio politica, a cento, a mille persone". Così la parola diventa approfondimento e linea di una comunità politica. Pannella, un'intelligenza infinita, un coraggio smisurato. E "passi" che il leader Radicale "sarebbe capace di rubare il posto a un morto nella bara, pur di mettersi al centro del funerale" (Montanelli), o che sia un capo non del "chi non è con me è contro di me" bensì del "chi non è con me è contro di sé"(Sciascia).

pannella c’è sempre

GIUDIZIARIA

Strumenti di comunicazione tra associati Le risultanze di una recente attività investigativa confermano, ancora una volta, ove fosse necessario, il rilievo mai abbandonato dagli inquirenti secondo cui i consorzi criminali, al fine di gestire efficacemente i loschi traffici e attuare con continuità il programma delinquenziale che si propongono, si trovano costretti a ricorrere a strumenti di comunicazione quanto più rapidi e immediati possibili e che tra questi il mezzo pur sempre privilegiato per il conseguimento dell'efficienza organizzativa dei gruppi criminali rimane quello telefonico, sia pure mediante la parallela adozione dei più svariati accorgimenti di tutela che nascono dall'acquisita consapevolezza da parte dei gruppi stessi del rischio nascente dall'utilizzazione dei telefoni, che temono o intuiscono poter essere oggetto di "attenzioni" da parte degli organi inquirenti. È naturale, quindi, che i “malavitosi” ricorrano, al fine di scongiurare il pericolo di essere scoperti, alla cautela integrata dall'uso di linguaggi criptici o cifrati, di pseudonimi, ovvero, ancora, all'utilizzo di telefoni pubblici, e, come sovente è ormai oggetto di constatazione, al cambio repentino e frenetico di schede telefoniche, spesso intestate a terze persone o anche prive di intestatario, ritenendo tali accorgimenti sufficiente protezione per la riservatezza delle conversazioni e per l'impossibilità di identificazione dei conversanti e, in tal guisa, sottovalutando l'intuito investigativo. Gli inquirenti hanno, pertanto, indirizzato i loro sforzi prima nel monitoraggio delle utenze individuate quali in uso a soggetti nei confronti dei quali sussistevano indizi di dedizione al traffico di stupefacenti e, una volta ottenuti i primi interessanti riscontri, hanno richiesto e ottenuto l'autorizzazione all'intercettazione delle altre utenze, via via, contattate dagli utilizzatori di quelle già sottoposte a controllo. L'ascolto delle conversazioni ha consentito di appurare non solo l'esistenza del consorzio criminale finalizzato al narcotraffico, ma, altresì, di un gruppo criminale, in parte composto dagli stessi soggetti, che ha agito con metodo mafioso nell'ottica di affermazione della supremazia sul territorio di interesse investigativo o comunque dell'accaparramento di uno spazio nella spartizione di illeciti proventi derivanti da attività che in esso si svolgono. Spesso gli investigatori, al fine di neutralizzare gli espedienti dei malavitosi per sfuggire alle intercettazioni e, quindi, per risalire al numero di utenza cellulare utilizzato allorquando vi è stato cambio repentino di schede telefoniche, hanno richiesto e ottenuto l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati e, in tal guisa, sono risaliti al numero di utenza cellulare utilizzato dai soggetti attenzionati o, ancora, hanno posto sotto intercettazione direttamente gli apparati radiomobili usati da alcuni indagati attraverso il codice IMEI identificativo degli apparecchi medesimi. E soprattutto gli Inquirenti hanno svolto, con tempestività e professionalità che va loro riconosciuta, una pregevole e certosina attività d'indagine intesa, per un verso, alla decriptazione dei dialoghi, per altro verso, all'identificazione dei conversanti, ostacolata il più delle volte dall'utilizzo di SIM CARD intestate a soggetti terzi non direttamente riferibili agli usuari poi imputati.



SAN LUCA 2017/ PARTITA DEL CUORE

Il 21 aprile scorso gli organizzatori del convegno a San Luca non sono riusciti a individuare un solo cittadino della città aspromontana degno di svolgere un intervento. Presenti“dietro”il tavolo del convegno a svolgere le relazioni c’erano ottime persone venute con le migliori intenzioni, ma eredi delle forze che hanno seminato, coltivato e nutrito la‘ndrangheta.

ATTUALITÀ

Alla giornata della legalità di San Lu “Solo una storica impostura ha capovolto la realtà e ha messo i “santulucoti” sul banco degli imputati in modo tale che la classe dirigente si potesse “mondare” dalle proprie scelte scellerate”

ILARIO AMMENDOLIA “Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere Sodoma e Gomorra. “Abramo intercedette per le persone giuste e così Dio gli rispose che non avrebbe distrutto le città se all’interno di esse avesse incontrato solo dieci persone giuste”. Il povero Abramo non riuscì a trovarle e tuttavia gli “angeli” incaricati alla distruzione ne individuarono uno, Lot, e gli risparmiarono la vita. Gli organizzatori del convegno di San Luca, che ha preceduto la bella partita di calcio tra la squadra magistrati e quella dei cantanti, non sono riusciti a individuare un solo cittadino della città aspromontana degno di svolgere un intervento. Il parroco del paese non è stato invitato a

Padre Nostro, chi sei?

presenziare alla Benedizione del campo sportivo. Eppure “Bene-dizione” dovrebbe voler dire “Bene” del proprio prossimo almeno sino a prova contraria! Lot non abita a San Luca! Così, alla presenza di Maria Elena Boschi, si son succeduti durante il convegno solo e soltanto relatori esterni al paese di Corrado Alvaro. Ottimi relatori! Interessante l’intercalare del Prefetto! Mancava San Luca! Eppure la Costituzione recita “Tutti i cittadini hanno uguale dignità sociale…” Non riesco a immaginare proprio un convegno a Torino, in occasione della consegna dei lavori per lo svolgimento delle olimpiadi invernali, senza l’intervento di un solo cittadino della Città piemontese! Certo, a San Luca la ndrangheta c’è ed è forte e ciò costituisce un dramma soprattutto per i cittadini onesti che rappresen-

MARIO NIRTA Per quanto riguarda le manifestazioni antimafia nella Locride, che ho sempre ritenuto inutili, sterili o al massimo finalizzate solo alle solite passerelle dei politici, stavolta mi devo ricredere e riconoscere che, almeno dal punto di vista della viabilità, sono state proficue. Infatti, non solo tutte quelle buche che ci costringevano a pericolosi slalom sono state riparate, ma ci hanno disegnato pure tante strisce e tanti stop che se non li osserviamo si vede proprio che ce l’abbiamo col codice stradale. Riconosco anche che la visita di don Ciotti ha inferto alla ‘ndrangheta il colpo determinante. Infatti è notorio che quando lui si affaccia da queste bande i mafiosi vecchio stampo si pentono d’aver peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, mentre i giovani meno sensibili si votano a una travagliata latitanza. Naturalmente, come tutte le manifestazioni, anche queste hanno lanciato un messaggio che agli occhi degli scanzonati dice pressappoco che

tano la stragrande maggioranza della popolazione. Ma San Luca non è Sodoma o Gomorra. Spiegare i fatti ricorrendo all’etnia è un’abitudine da oziosi; un atteggiamento antistorico che sta alla base di tanti drammi legati al fanatismo del secolo scorso quando si impiccavano gli esseri umani, e finanche i bambini, alla parola “razza”. San Luca è un paese in cui per decenni le classi dirigenti - a tutti i livelli - hanno governato il consenso e represso il dissenso utilizzando anche la ndrangheta. E mentre dall’alto si colludeva con la mafia, tanti cittadini di San Luca perbene e indifesi, sindaci, partigiani di una democrazia vera, sindacalisti di altri tempi, subivano l’esplosione di bombe devastanti, colpi di fucili alla propria abitazione, intimidazioni e provocazioni di ogni sorta. La stranezza del convegno sta tutta qui. Il 21 aprile, presenti “dietro” il tavolo del

lo Stato ha sì dimostrato la sua presenza e la sua volontà di non lasciarci soli. Ma nello stesso tempo pare anche aver detto ai paesi non tacciati dai media come mafiosi: “Ah, tu non sei ‘ndranghetista? E allora vaffan… per le buche e le strisce sull’asfalto arrangiati da solo perché lo Stato, come Gesù Cristo, viene per gli ammalati e non per i sani”. A qualche giorno dalla manifestazione di Locri con bandiere, fanfare, discorsi melensi, Presidente della Repubblica e don Ciotti, che ha lasciato altrove la sua veste di picchiatore d’un suo dipendente, v’è stata quella del “riscatto” di San Luca, il mio amato paese meglio noto come la “Mamma della ndrangheta”, la cui nonna dev’essere stata l’antica Potamia da cui discendiamo. Ora è una vita che mi s’invita a riscattarmi. E nonostante meticolosi esami di coscienza, a parte qualche libro e alcune sporadiche collaborazioni a “Riviera”, non ho niente di cui pentirmi e ancor meno da cui riscattarmi. Comunque, a dimostrazione che, sempre come Gesù Cristo, lo Stato viene per gli ammalati e non per i sani, gli addetti ai lavori ci hanno abbel-

convegno a svolgere le relazioni, c’erano ottime persone venute a San Luca con le migliori intenzioni, ma eredi -in linea storica - delle forze che hanno seminato, coltivato e nutrito la ndrangheta. Ad ascoltarli i ragazzi del paese le cui famiglie hanno sofferto il dramma dell’emigrazione e della miseria di massa prima e della ndrangheta dopo Solo una storica impostura ha capovolto la realtà e ha messo i “santulucoti” sul banco degli imputati in modo tale che la classe dirigente si potesse “mondare” dalle proprie scelte scellerate. In questo contesto, l’intervento del procuratore della Repubblica di Catanzaro al convegno è stato di indubbio interesse. Detto con il dovuto rispetto, qualche sua frase mi è sembrata quantomeno inopportuna e, ancora più discutibile, il suo discorso nella parte in cui ha definito il campo sportivo come “dono” da parte dello

lito il campo sportivo, aggiustato il manto erboso e ricostruito gli spogliatoi. E in aggiunta tante strisce sull’asfalto hanno tracciato che la strada per san Luca sembra la maglia della Juventus. Ne sono contento anche se avrei preferito che dalla cifra stanziata avessero stornato qualche centinaio di migliaia di Euri per risanare il vecchio cimitero. Ma non si può avere tutto dalla vita, come disse quel personaggio di Jerome quando gli morì la suocera e si rivolsero a lui per le spese dei funerali. Infine, non voglio fare il pretenzioso e chiedere altro allo Stato. Ma dico, non si potrebbe indire, non subito per carità, ma fra qualche mesetto, una manifestazione del genere anche a Polsi e così aggiustare quella strada che tante ambasce ci causa ogni volta che ci andiamo? E una volta intrapresa la strada delle richieste, vorrei un altro chiarimento. Anzi non lo vorrei ma addirittura lo pretendo perché ne va del nostro onore di Sanluchesi: dato che ormai tutti i media asserviti dicono che San Luca è la “Mamma della ndrangheta”, non potrebbero farci il cavolo del piacere di dirci anche chi è il padre?


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Il procuratore della Repubblica di Catanzaro, nel corso del suo intervento, ha definito il campo sportivo come“dono”da parte dello Stato. È questa una concezione da colonia interna che concepisce uno Stato che si colloca al disopra e all’esterno della propria gente e che diventa altra cosa rispetto al proprio popolo.

uca mancava San Luca! Stato. Lo Stato non fa doni ai propri cittadini e neanche la “legalità” può essere un dono! Emerge da queste parole una concezione dello Stato che sta alla base di tanti equivoci e della stessa rimozione della questione meridionale. A San Luca il “dono” viene consegnato nel 2017 circa quaranta anni dopo che a Carpi, a Sesto a Gallarate o a Monza! Solo oggi è stato pagato - e con grave ritardo - un debito nei confronti di San Luca. Non saprei proprio immaginarmi un procuratore della Repubblica impegnato a sostenere in un pubblico convegno, la tesi secondo cui le costosissime realizzazioni di opere destinate alla fiera di Milano rappresentano un “dono” da parte dello Stato alla metropoli lombarda! Se l’avesse fatto, sarebbe partita una bordata di fischi senza fine. È questa una concezione da colonia inter-

na che concepisce uno Stato che si colloca al disopra e all’esterno della propria gente e che diventa altra cosa rispetto al proprio popolo. Nasce così il distacco tra popolo e “Stato” per come quotidianamente si manifesta nella nostra Terra. E da questo distacco nasce la ndrangheta! Il problema di San Luca, come di tutta la Calabria, è quello di mettere tutti i cittadini in condizione di recuperare la propria dignità, l’orgoglio di appartenere a una comunità, la fierezza di essere calabresi (quindi non migliori, né peggiori degli altri uomini della Terra). Sentire la legalità come un bene da tutelare perché appartiene a tutti e non come tutela dei privilegi di pochi. Inoltre, a San Luca si dovrebbe venire perché si hanno delle cose da dire ma, anche e soprattutto, perché si ha tanta voglia di ascoltare. Esiste invece un clima assurdo

di caccia alle streghe che non consente a un cittadino di San Luca di relazionare nel proprio Paese; non si coinvolge il parroco nella Benedizione; si asfaltano le strade per la “Boschi” di turno, si presidia la città con pattuglie armate in ogni angolo di strada. Dov’è in tutto questo la centralità del cittadino? Nonostante la mortificazione permanente della nostra Terra e del nostro popolo, le Istituzioni, gli inesistenti partiti politici, i sindacati della Locride e della Calabria intera fanno finta di non vedere, di non capire e di non sentire. Per queste ragioni, spetta ai cittadini il compito di riprendersi in mano il proprio destino. Per quanto ci riguarda, ci sentiamo, oggi più di ieri, orgogliosamente cittadini di San Luca. Anzi, testardamente “santulucoti” e fieramente calabresi!

A San Luca anche i panini e le bottiglie d'acqua sono‘ndranghetiste Gentilissimo dott. Salvatore Gullì, da Sanluchese non posso che ringraziarVi per il lavoro che avete svolto a San Luca in quest'ultimo anno. Finalmente lo Stato ha inviato a San Luca uno dei suoi Uomini migliori. Però, purtroppo, devo constatare che nonostante il suo impegno, la sua onestà, e il suo affetto per questo popolo, la ristrutturazione dello stadio è stata un'ottima occasione per umiliare i cittadini di San Luca... Mi auguro di cuore, che tutto ciò, è stato fatto a sua insaputa. Le ditte che hanno appaltato i lavori (senza alcuna gara pubblica...) non hanno voluto, o meglio, non hanno potuto assumere un solo misero operaio di San Luca. In un paese dove la maggior parte dei giovani è disoccupata (con centinaia di disperati in cerca di qualche giornata di lavoro), nessuno è stato assunto. Le richieste di lavoro sono state stroncate sul nascere... Sicuramente non dalla "solita" Ndragheta!

Degli 800.000,00 Euro stanziati, che equivalgono a una spesa di circa 30.000,00 al giorno, nessun cittadino di San Luca ha potuto beneficiarne, anche solo di un EURO. Anche i panini e le bottiglie d'acqua sono state comprate fuori dal paese, per scongiurare il rischio di infiltrazioni ndranghetistiche nelle bottiglie... Come tra l'altro, le immancabili magliette e berrettini della "legalità...". Chiamarlo razzismo è riduttivo! La dignità del mio popolo è stata barattata con un campetto di calcio imbellito e infiocchettato per l'occasione. I figli dei bancarottieri toscani verranno a San Luca per darci lezioni di legalità. Quindi, nonostante lo splendido lavoro che Lei ha fatto, io non ho richiesto alcuna autorizzazione per partecipare a tale evento. Né tanto meno ho partecipato a tale sceneggiata!

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Antimafia malata Nelle scorse settimane, Natale Bianchi e io, abbiamo voluto e dovuto correggere l'impostazione politica della manifestazione antimafia del 21 marzo di Locri promossa da don Luigi Ciotti: 1) perché era eterodiretta, cioè prendeva alimento da personaggi e motivazioni extraterritoriali, oscurando i tanti sacrifici e successi dell'antimafia delle cooperative della Locride, 2) perché, come conseguenza di questa estraneità ai luoghi, non teneva in considerazione i bisogni della nostra terra e in particolare la necessità di offrire lavoro (quasi due giovani su tre sono disoccupati!!), 3) perché annunciata come passerella di notabili e potenti esibiti all'applauso del povero popolo e soprattutto delle truppe cammellate studentesche, ma senza alcuna richiesta e proposta di riscatto per la nostra gente. La Calabria non è terra di leoni: dovunque fervono iniziative imprenditoriali e antimafia, sia pur tra tante difficoltà. Contro la mafia c'è bisogno di forte contrasto ma anche di lavoro, per dare speranza ai nostri giovani. Un paio di balordi hanno poi sporcato i muri di Locri: gli immancabili imbecilli. Nelle strade e, più segretamente, nei circoli che contano, invece, la nostra lettera a Ciotti ha ricevuto plebiscitari consensi, quasi avesse svelato che il Re, come la verità, è nudo senza dubbio alcuno. Il 21 aprile a San Luca altra manifestazione antimafia eterodiretta: questa volta senza l'onesto Mattarella, ma ben affollata di dame e di cavalieri. Tutti, però, hanno notato l’assenza del popolo di San Luca (addirittura anche alla partita di pallone con la partecipazione di famosi divi e cantanti della televisione). Esclusi Sindaci e rappresentanti vari delle autonomie locali. È sembrato che Prefettura e Consiglio Superiore della Magistratura, cioè gli organizzatori della manifestazione, abbiano voluto in solitudine celebrare i successi dei funzionari e dei magistrati che hanno ripulito e civilizzato il paese. Peccato che la Costituzione della Repubblica non assegni a queste magistrature il governo e la civilizzazione dei territori. Lo assegna, invece, ai Sindaci e agli altri rappresentanti eletti, i quali, invece e abusivamente, non sono stati coinvolti perché probabilmente considerati a rischio di collusione con le 'ndrine. Il commento è facile e automatico: 1) l'antimafia che non si radica nel territorio (e l’antimafia nel territorio c’è) comporta inevitabilmente distorsioni della legalità e il prevalere di indebiti ed estranei progetti economici, 2) la più grave distorsione è il rischio di eversione dell'ordine costituzionale con il commissariamento illegittimo degli organi politici locali col pretesto della presenza criminale. Gabriele d'Annunzio lanciò un famoso pitale all'assemblea parlamentare che poi pavidamente consentì l'instaurazione della dittatura. Noi lanciamo un pitale ai Sindaci della Locride che si fanno trattare da collusi e non insorgono contro l’esautorazione delle loro attribuzioni costituzionali. Molti, nel chiuso delle stanze, anzi all'aperto lontano dalle intercettazioni, protestano e si indignano contro questo stato di cose. Poi però prende il sopravvento l'opportunismo...anzi la paura... Attenti Sindaci, i partiti politici, se voi non rialzerete la testa, troveranno sempre (soprattutto nell'antimafia malata e di regime) chi rappresenti il territorio mettendosi al servizio dei soliti privilegi di sempre. Forse servirebbe che i Sindaci convocassero una loro assemblea con cittadini e organizzazioni del territorio per invertire questa deriva poliziesca e autoritaria e formulare poche chiare proposte di rinascita e di lavoro. Pietro Schirripa


ATTUALITÀ

Ibuonieicattiviperdavvero,senzaipocrisie FRANCO CRINÒ o visto in tv Chocolat, la storia del clow nero Rafael, cresciuto a Cuba come schiavo e divenuto una star dello spettacolo francese. Faceva da spalla a Footit, il collega bianco, e il ruolo in scena (?) era preminentemente quello di prendere calci nel sedere, tanto da ruzzolare per terra continuamente .Tentò di fare teatro (l’Otello, cos’altro sennò?), “voleva essere riconosciuto come uomo”, fallì, ma non per suo demerito, piuttosto per il pregiudizio razziale, finì dimenticato in vita e nel ricordo del mondo dello spettacolo. La scena più forte è stata quando, tradotto in carcere (non aveva i documenti, ma aveva una popolarità e il colore della pelle che non piacevano), venne lavato dalle guardie con lo spazzolone di ferro per “staccagli di dosso il nero”. Non si “spella” (qui ci stanno le virgolette) chi non è della tua stessa razza, invece si rispetta, chi ha opinioni diverse dalle tue, invece si tenta di convincerlo, l’immigrato che è giunto senza motivazioni convenzionali, invece si manda indietro. Non si “spella” un prigioniero di guerra, si tiene segregato ma si rispetta, non si “spella” un criminale che non vuole cambiare la sua indole, si punisce con fermezza, ma si rispetta. Non si “spellano” quelli che vivono nelle zone messe sotto il tacco dal crimine, in qualunque parte dell’Italia e del pianeta si trovino; invece vanno aiutati e quelle zone vanno strutturate con interventi sociali ed economici tanto ampi da ridurre gli spazi e le possibilità anche di fare “iscritti” e supporters da parte del crimine. Una giustizia giusta (uno slogan mai passato di moda), puntuale, non rimanere nella speranza che il lavoro arrivi “per legge”, ma pensare a ottenere opere pubbliche, imprese, certificata la loro idoneità, riattivate e che creano lavoro, interventi straordinari e progetti europei, attività privata per ogni opportunità, riqualificazione dell’assistenza (a proposito, alla forestazione debbono essere assegnati obiettivi produttivi ): di questo c’è bisogno! San Luca, Platì, Africo: che incidenza negativa hanno sulle possibilità di sviluppo i fatti di mafia e di nera ascritti ai condannati, ai reclusi, ai sorvegliati speciali, agli indagati, ai collusi, ai contigui nella comunità locale? E tutti questi quanti sono, al netto del fatto che qualche errore giudiziario può esserci? L’obiettivo è di far “guadagnare” la prevalenza alla parte che ha le carte in regola, ma stabilendo chi le ha e chi no con indagini rigorose, non usando luoghi comuni. I luoghi comuni: il programma delle Iene ha definito la Via Matteotti di Africo “la strada della morte per tumore” (e ha indicato alle spalle la responsabilità della criminalità organizzata), ma uno studio effettuato sull’area ha dimostrato che lì si muore per tumore addirittura di meno che nel territorio provinciale, al netto del fatto che le ricerche per l’eventuale interramento di rifiuti tossici vadano eseguite sul territorio. Africo e Platì stanno facendo un altro tentativo per evitare la clava, che cala di frequente, dello scioglimento dei loro consigli comunali e hanno messo in campo due nuove amministrazioni; a San Luca in questi giorni si trovano difficoltà a comporre le liste, non si convince facilmente la gente a candidarsi, c’è molta rassegnazione e agli aspiranti candidati a sindaci viene sussurrato, anzi viene detto chiaro e forte che non debbono mettere in lista persone che hanno un qualche paren-

H

Dopo la “fiesta” e gli argomenti del 21 aprile a San Luca va rivista, se si vuole ripartire con il piede giusto, la relazione tra lo Stato e questa realtà, che non può risparmiarsi un’azione “purificatrice”, che va fatta con tutte quelle iniziative sul livello giudiziario, ma, ancora prima, culturale, educativo e di crescita sociale ed economica.

te inguaiato con la giustizia. Impresa non facile, anche se non si capisce perchè le responsabilita individuali debbano trasferirsi sui parenti che hanno scelto una strada diversa. Per una causa così alta, il riscatto di un paese come San Luca, si devono chiedere insieme analisi, denuncia giornalistica, azioni dello Stato, proposte, diritti. I cittadini, ovunque, non possono rispondere “no”, di non rispettare il diritto, lo Stato, però, non può rispondere “non ve li riconosco” i diritti, in primis il lavoro che manca e che serve. Domandava se doveva “togliersi la pelle” di dosso (la storia, l’origine, l’identità, l’anima della sua famiglia in ogni caso) il professionista che ci ha lasciato da poco e che ci raccontava di aver vinto il concorso nei vigili del fuoco ma non era mai stato chiamato in servizio perchè era di San Luca. Tutt’al più, diciamo realisticamente, non si è voluto superare un vizio di natura procedurale, ma tant’è, quello è il disagio che ha denunciato, l’interrogativo che lo ha lacerato. A San Luca, che annovera tra i suoi cittadini illustri il Generale dei Carabinieri Cesare Giorgi, nessuno da dieci, quindici anni vince un concorso per entrare nelle forze dell’ordine e allora andrebbe compresa qual’è la forma di “smarrimento” che non fa arrivare al successo i partecipanti di questo comune. San Luca non nutre sentimenti di fiducia verso lo Stato quando neppure lo Stato li nutre verso San Luca, possiamo dire così? Anche per questo aspetto, bisogna parlare degli uomini, direbbe Rafael Alberti, non in generale di tutta la comunità, degli uomini e delle scelte che fanno. Quando venne una delegazione di parlamentari a San Luca, dopo l’alluvione del 1973, il Senatore Tripodi disse a un vecchietto seduto davanti l’uscio di casa, “vi arriveranno soldi e prefabbricati” e si sentì rispondere “ma non li mandate tramite la Regione, la Provincia, il Comune, mandateli tramite il maresciallo dei carabinieri, altrimenti si perdono per strada”. Si fidava, quindi, della Benemerita. Una risposta oggi deve essere per forza di cose un’amministrazione democraticamente eletta che sa in che direzione va portata San Luca, che sa stabilire solidi rapporti istituzionali. Va rivista, se si vuole ripartire con il piede giusto dopo la “fiesta” e gli argomentii del 21 aprile, la relazione tra lo Stato e questa realtà, che non può risparmiarsi un’azione “purificatrice”, che se sbagliata o eccessiva però diventa violenza, che va fatta con tutte quelle iniziative sul livello giudiziario, ma, ancora prima, culturale (quali sono le “ricadute” nel centro dell’opera dell’ottima Fondazione Corrado Alvaro?), educativo e di crescita sociale ed economica che danno la possibilità di contrastare il malaffare. Vanno invocati attori capaci, leali: Francesco Forgione, ex presidente della commissione antimafia, nella controcopertina del suo ultimo libro “I tragediatori”, scrive in sintesi “L’antimafia dei tragediatori è scoperta, sono crollati tanti miti e icone dell’Antimafia, sono quegli imprenditori, quei giornalisti, quei magistrati, quelle associazioni che hanno imbrogliato e che sono stati sopravvalutati. Tanti, per fortuna, sono stati travolti da inchieste giudiziarie. Non è utile una trasfigurazione della realtà nella quale si perde il confine tra mafia e antimafia. Ci sono quelli che sanno approfondire e intervenire in queste realtà e quelli che decidono preventivamente chi sono i buoni e chi sono i cattivi”.


REDAZIONALE

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DOMENICA 30 APRILE

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Italian Hair L’atmosfera di cui è intrisa ne determina il carattere, il modo di essere, di vestirsi, abbigliarsi e di acconciare i suoi capelli. Ecco perché la collezione Compagnia della bellezza P/E vuole attraversare trasversalmente l’aria di alcune città italiane dove si estrinseca la personalità della donna in tutte le sue sfaccettature. Da Ortigia al Lido di Venezia attraversando Panarea, da Bologna a Roma, passando da Firenze, Bellagio, per approdare a Brera, il nostro viaggia si articola all’insegna della scoperta. Sondare il cuore delle città fatte di strade, viottoli, scalinate, case isolane e fiori è come penetrare nell’animo della donna che, attraverso rare epifanie, svela se stessa in un gesto, in uno sguardo, in un atteggiamento e… nel suo look. Un viaggio emozionale, dunque, alla scoperta del caractère, di un [H]air che crea lo stile della città. Quattro nuovi stili ci aiutano a cogliere lo spirito del tempo, l’aria italiana. Nessuna nostalgia ma un insieme calibrato tra passato, presente e futuro: ageless, senza tempo.

OB-SWAG

Un po’ swing, oscillanti, un po’ shag, selvaggi, sono tagli dal piglio punk-rock: scalati e frastagliati, sfilati. Le frange sono dentelé lunghissime o cortissime.

SPRITZ GARÇONNE

Taglio versatile, alla maschietta, corto e gentile alla nuca, ma “spumato” in tutte le sue parti. Frangia ciuffo double-face, frangia asimmetrica su un laterale, ciuffo dentelé sull’altro.

POST ROMANTIC BOB

Tagli a linea retta o stondati dai perimetri definiti con e senza frangia. Onde piatte sospinte e spettinate, wob bombati a riccioli anni ’80 e modellati dal vento con frangia assolutamente curly.

NEO VENUS

Chiome venusiane, onde e mini onde su lunghe ed eleganti scalature, riga al centro o laterale: a ciascuna la sua allure.


IN BREVE

Nella Calabria Jonica l'Intercity più corto d'Italia: paghi poco ma viaggi su una vecchia littorina Sarebbe un Intercity ma ha le sembianze del classico regionale, classico in Calabria naturalmente. Il treno che collega la Calabria Jonica alla Puglia con andata alle 7.35 e ritorno alle 13.07 è una vecchia littorina, senza prese di corrente o aria condizionata, che percorre i binari per un viaggio di oltre sei ore e mezzo. Si tratta dell'Intercity più corto d'Italia che qualcuno ha ribattezzato "mini Intercity" o, peggio ancora, "il treno più ridicolo d'Italia". Gli Intercity del resto del Paese hanno locomotori elettrici; la linea Jonica, invece, non è elettrificata e quindi è percorribile solo con materiale diesel.

Da febbraio, la Regione, il Ministero e Ferrovie hanno raddoppiato le corse e i collegamenti tra Taranto e Reggio Calabria e così alla coppia di treni formata da un locomotore diesel con carrozze nuove dotate di prese e aria condizionata è stata aggiunta un'altra coppia di treni non proprio all'avanguardia. Per chi utilizza il mini Intercity c'è, però, un vantaggio: pagherà il biglietto il 30% in meno del costo di un Intercity nel resto d'Italia. E a bordo possono viaggiare, senza sovrappezzo, anche i pendolari abbonati al trasporto regionale. Una magrissima consolazione.

L’ANGOLO DI PARRELLO

Mario, sacrestano della Chiesa di Portosalvo di Siderno M.

LA PUNTUALIZZAZIONE L’Associazione Mino Reitano dona un televisore a Pediatria di Locri L’associazione “Mino Reitano”, la scorsa settimana ha donato al reparto di Pediatria dell’ospedale di Locri un televisore 43 pollici. L’associazione rappresentata dal Domenico Reitano, Giuseppe Bernorio e Sara Carvelli Filici, componenti del direttivo, è dall’inizio vicina a ai più piccoli, ripercorrendo proprio una delle missioni Mino Reitano, come ha precisato il fratello del grande artista che ha fatto amare la Calabria nel mondo: “dopo la sua scomparsa abbiamo fondato questa associazione per ricordarlo e per proseguire il cammino che aveva iniziato”.

In relazione alla pagina pubblicitaria riportata da Vostro Giornale a nome della sas Laboratorio Spanó - Gentile, comunichiamo che pur in presenza di una formale intestazione della sas nella denominazione sociale, riportante il nome del compianto Dott. Francesco Gentile, fondatore, unitamente all'altro socio Dott. Domenico Spanó del Laboratorio Analisi, la famiglia Gentile non fa più parte della compagine societaria e che l'utilizzo del cognome Gentile è da ritenersi puramente arbitrario da parte dell'amministratore provvisorio della citata sas. Gli eredi Gentile

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

La via perduta della cultura La settimana appena trascorsa si è chiusa con una serie di notizie interessanti. Tra quelle legate alle diverse interpretazioni della Festa della Liberazione ancora una volta a dedicata a decidere chi stava dalla parte giusta e chi no e le notizie di cronaca che non mancano di dipingere in nero le pagine dei giornali e dei webzine che circolano tra le nostre mani o i nostri telefonini, tablet ed altri dispositivi che fanno dell’informazione un prodotto da pronto consumo. Tuttavia, una nota è interessante: quella della disabitudine a leggere libri. Ovvero, direi, quella di approfondire temi e argomenti andando oltre le news. Si, perché leggere libri non è solo il prodotto di una educazione alla lettura. E’, al contrario, la conseguenza di una educazione alla curiosità, al voler sapere di più. Al riuscire a farsi una propria opinione andando al di là del muro della artificiosità del modo attraverso il quale certi fatti, o determinati argomenti, vengono presentati in forme volutamente semplificate e adeguate ad una vita subordinata alle emozioni di un momento e non al sentimento. Educare alla lettura significa restituire alle persone, e ai ragazzi soprattutto, la curiosità di ricercare, verificare, aumentare la capacità di autovalutazione dei fatti, riabituarli ad un ragionamento indipendente. Ovvero, permettere loro di poter disporre di strumenti di valutazione costruiti nel confrontare fonti diverse e scremare il senso del racconto o del fatto dalle cornici di comodo che un pensiero dominante attribuisce volta per volta. Che si tratti di un romanzo o di un saggio di politica, che si discuta di argomenti che riguardano la collettività come corpo sociale o della stessa legalità, per non parlare della politica, la rieducazione dei giovani va ricollocata nel favorire proprio questa necessità di riappropriarsi della scelta, della propria capacità di decidere come e in che termini poter disporre di quel sapere che dovrebbe permettere il confronto. In Calabria come altrove, la crisi da lettura non è solo dovuta al dominio delle tecno-

logie, che sottraggono il possesso del sapere dalle mani del lettore poiché convertito nella digitalizzazione della fonte. E’ crisi educativa poiché è l’approfondimento dei temi che viene meno e con questo la curiosità di ricercare. La semplificazione del pensiero digitale ha disabituato il lettore a “leggere” nel senso pieno del termine e giustificato vie più brevi e semplici nel fornire notizie o nel dare cultura facendo si che, alla fine, il risultato della digitalizzazione non è stato altro che una cultura nozionistica, essenziale, costruita sull’adeguarsi ad un pensiero dominante piuttosto che sul risultato di un confronto. In questo senso, non credo che si possa restituire dignità alla “lettura” se non si restituisce anche dignità ad un significato di cultura che vada oltre la vetrina mediatica ricercando l’approfondimento. Scuola e istituzioni culturali dovrebbero riflettere su quanto e come il nozionismo stia imperando nella formazione delle nuove generazioni o quanto, una certa informazione, stia semplificando coscienze ed animi e, con questi, pensieri e comportamenti. Ciò non significa rinunciare alle possibilità offerte dalla cultura digitale. Si tratta solo di essere consapevoli che lettura e libri vanno di pari passo con approfondimento e ricerca. Con la voglia di un sapere autoricercato e non eterodiretto se non proprio preconfezionato. Tutto questo significherebbe dare gli strumenti per affrancarsi intellettualmente e non solo. Ovvero, uscire al di fuori di uno schema culturale orwelliano e garantire libertà di coscienza e di pensiero. Perché alla fine in Calabria come altrove, come scrisse Zygmunt Bauman […] “…La cultura, dagli inizi e per tutta la sua lunga storia, ha continuato a seguire lo stesso modello: usa dei segni che trova o costruisce per dividere, distinguere, differenziare, classificare e separare gli oggetti della percezione e della valutazione, e i modi preferiti/raccomandati/imposti di rispondere a quegli oggetti. La cultura consiste da sempre nella gestione delle scelte umane...”[…]. Ed è nel lasciar gestire le scelte umane che va restituita la libertà di sapere.

E così, anche per Mario è giunta l’ora della pensione. Noi tutti abbiamo spesso fatto riferimento a lui per avere notizie su battesimi, cresime e altre funzioni religiose. Mario è nei nostri cuori perchè ha sempre svolto il suo ruolo con dignità e affetto verso piccoli e grandi. Ci fa molto piacere vederlo tutt’oggi presente in Chiesa alla Messa delle 09:30, rispettato e ben voluto da tutti noi. Franco Parrello

Se al PD fosse davvero interessato il bene comune avrebbe appoggiato Fuda Se 2 + 2 facesse 2 non ci sarebbe nulla da fare e da dire, perché avremmo perso in partenza. Dato che il risultato è ovvio, senza alcuna sbavatura, abbiamo il dovere di dire la nostra. Certo, avremmo pure potuto stare zitti se non fosse che la Politica e le Istituzioni sono, per Noi, assolutamente serie, e non ci faremo distogliere da vuote e insignificanti offese. È appena il caso di ricordare che il Segretario Regionale di Sinistra Italiana è uomo di levatura morale e politico-culturale che non ha bisogno di nessuna difesa o di altra specificazione: il cognome di solito si acquisisce con la nascita. Quando si passa alle offese personali è inutile girarci intorno: la causa è il vuoto e la mancanza di argomentazioni politiche. Il ritornello che continua nel Consiglio Comunale, a opera di alcuni consiglieri del PD, deriva dall’assenza di strategia politica. La vicenda del bilancio di previsione è emblematica dell’approccio che si ha verso gli interessi della comunità. Questo è lo strumento politico-economico che evidenzia le scelte dell’amministrazione comunale. Noi, a differenza di chi ritiene più importante l’aspetto burocratico, abbiamo privilegiato sempre le scelte politiche fatte: far pagare di meno i cittadini rispetto al passato e creare le condizioni per uscire dal dissesto nonché finanziare tutta una serie di opere pubbliche.Col bilancio approvato, l’A.C. continua nell’attuazione del programma presentato agli elettori nel 2015. Pertanto non si comprende come mai il PD, anziché sostenere le strategie di governo nell’interesse della Città, oppone una sterile polemica. A scanso di equivoci, diciamo che l’opposizione, anche dura, fatta sui contenuti e con le proposte per costruire risposte ai bisogni della comunità è la benvenuta e un’amministrazione seria deve tenerne conto. Non occorre fare l’elenco di quanto fatto finora. La stessa raccolta differenziata ha cambiato il volto del paese e, se tutti remassero nella stessa direzione, si potrebbe ulteriormente migliorare. E l’impegno per arginare e superare i gravi problemi d’inquinamento esistenti, che tanti danni alla salute stanno arrecando, non è cosa da poco: è scelta coraggiosa e di chiara valenza politica che abbiamo fatto nostra. Il lavoro di quest’amministrazione si sta vedendo, se è vero che tutta una serie di opere sono già in fase di cantiere e che si sono create le condizioni per uscire dal dissesto. Vogliamo dire, però, che tutti i soggetti politici debbono avere l’interesse di elevare la qualità del confronto politico e di abbassare il tono azzerando ingiurie e strumentalizzazioni. Cui prodest, per esempio, divulgare notizie fasulle sulla qualità della sguta mentre una marea di gente manifestava apprezzamenti per la riuscitissima manifestazione? Molto prima che prendesse forma la candidatura di Fuda a Sindaco, un membro del PD locale ha riferito che detta candidatura “poteva esserci solo passando sul suo cadavere”, naturalmente in sintonia con quanto andavano dicendo esponenti di primo piano dello stesso Partito: “Chi lo vota!” Molto tempo prima della competizione per le regio-

nali del 2014, con Fuda si era concordato sulla necessità di adoperarsi per fare uscire Siderno dal baratro attraverso una mirata strategia elettorale. Siamo stati Noi, poi, a voler insistere affinché il PD facesse parte della coalizione. Tralasciando eventi e fatti noti e anche come il PD ha fatto campagna elettorale andando a caccia dei voti di F.C. per spostarli con promesse varie, ci vogliamo soffermare, una volta per tutte, sul modo in cui è stata gestita l’intera fase delle trattative per la composizione della Giunta. Lo facciamo perché, in continuazione, sentiamo dire cose assurde e non rispondenti alla verità. Si smetta con la solita tiritera: se il PD avesse avuto una strategia poggiante sul bene del Paese non avrebbe esitato ad accettare la proposta per l’ingresso in Giunta della sua segretaria come vice Sindaco e con le deleghe di suo piacimento; non avrebbe aspettato più di tanto per accettare la proposta a Presidente del Consiglio di Paolo Fragomeni, voluto dall’intera maggioranza tranne una parte del PD. Questo sì che avrebbe fatto del PD il primo partito, unificando il gruppo consiliare e rafforzando una strategia politica di governo! Si abbia il coraggio delle scelte fatte. Noi non chineremo la schiena né abbasseremo la testa abituati come siamo a lottare per tutelare gli interessi della nostra comunità. Infine, la minaccia che il PD di Siderno fa al Sindaco, sulla chiusura delle porte della Regione, perché Sinistra Italiana è qui maggioranza e lì opposizione, è testimonianza dell’involuzione del PD anche a Siderno, che nulla ha a che spartire col vecchio PCI, il quale dall’opposizione non si è mai visto chiudere le porte perché rappresentava gli interessi del popolo italiano, sempre nel rispetto della legge. Che è esattamente quello che sta facendo Fattore Comune a Siderno. Fattore Comune - Sinistra Italiana


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Molto più del solito check up Il Laboratorio Analisi Cliniche SpanòGentile nasce nel 1978, da un'intuizione del dottor Domenico Spanò, già primario presso il laboratorio di analisi dell'Ospedale di Siderno, per creare un'offerta di servizi più ampia per la popolazione e ridurre il disagio procurato dai tagli alla sanità, consentendo di accedere alle prestazioni in tempi brevi. Il Laboratorio diventa presto punto di riferimento per un numero sempre più ampio di pazienti. "In passato i laboratori di analisi erano concepiti come un'occasione per fare il cosiddetto check up, "pacchetti" di indagini senza sintomi che possono non avere alcuna utilità - dichiara il dottore Pietro Schirripa, direttore sanitario della struttura. - Oggi presso il Laboratorio Spanò è possibile effettuare, oltre agli esami di base, anche analisi tossicologiche, esami specialistici, allergologia, coagulazione, marcatori tumorali e screening delle malattie metaboliche, con particolare riferimento al dosaggio delle vitamine". Il Laboratorio Spanò-Gentile punta al continuo miglioramento della qualità attraverso l'aggiornamento continuo del parco macchine: attualmente dispone di attrezzature di ultima generazione e utilizza le più moderne tecnologie per l'esecuzione degli esami in sede; inoltre, non si limita agli aspetti analitici ma, grazie alla collaborazione di una valida equipe di biologi e tecnici, considera tutto l'ambito dell'analisi che spazia dalla fase preanalitica, analitica e postanalitica con l'interpretazione dei risultati stessi. Il Laboratorio Spanò si è posto l'obiettivo di offrire ai suoi pazienti il maggior numero di servizi consentendo la consultazione del referto online e, su prenotazione, la consegna a domicilio del referto, nel rispetto dei criteri di privacy. "Stiamo lavorando affinchè a tutti i pazienti venga offerta la possibilità di consultare online la propria cartella clinica - aggiunge il dottor Schirripa. - In questo chiediamo di non essere lasciati soli: vogliamo fare squadra con i medici di base, i tenutari della salute del cittadino, creando una triangolazione che riesca a rispondere meglio alle esigenze del paziente".

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DOMENICA 30 APRILE 11


ATTUALITÀ

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DOMENICA 30 APRILE 12

NEGLI ANNI MARINA DI GIOIOSA HA CANCELLATO A PIÙ RIPRESE IMPORTANTI TESTIMONIANZE DEL PROPRIO PASSATO DETERMINANDO UNA SORTA DI ANONIMIA URBANA E PAESAGGISTICA. PER CONTRO GIOIOSA JONICA HA MANTENUTO QUASI INTATTO IL PROPRIO CENTRO STORICO, ANCORA PIENO DI FASCINO, UN’IDENTITÀ DA RIPORTARE SOTTO UN UNICOTETTO.

VINCENZO TAVERNESE E GIUSEPPE JIRILLI

CASTELLO PORTALE E TORRE A GIOIOSA JONICA

CHIESA DELL’ANNUNZIATA A GIOIOSA J.

UN MOSAICO DELLA VILLA ROMANA DEL NANIGLIO A GIOIOSA IONICA

La fusione tra le due Gioiosa deve (ri)partire da una condivisione identitaria MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Senza l’acquisizione di una coscienza identitaria trasmessa dall’appartenenza a una comunità e alla storia in essa iscritta la fusione tra i piccoli comuni non è possibile. Partendo da questo presupposto Vincenzo Tavernese e Giuseppe Jirilli stanno portando avanti, da più di un anno, una serie di iniziative volte ad aprire un dibattito culturale che coinvolga in egual misura i cittadini delle due Gioiosa. “Le fusioni dei piccoli comuni non vanno intese come semplice accorpamento di apparati burocratici, nella prospettiva triste e miope dei tagli - esordisce Giuseppe Jirilli. - È necessario partire dalla condivisione di un’identità. Anzi ripartire”. “Stiamo accendendo i fari sulla storia di Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa per tastare l’interesse della cittadinanza su questi temi - dichiara Vincenzo Tavernese. - E la risposta è molto più incoraggiante di quanto ci si potesse aspettare: se i cittadini vengono coinvolti su argomenti che sono loro vicini, quali possono essere i luoghi in cui sono cresciuti, mostrano molta più sensibilità di quanta ne dimostrerebbero se li si invitasse a dibattere su questioni tecniche o politiche, nei confronti delle quali hanno progressivamente perso interesse. Questo perchè oggi i cittadini non si fanno incantare da improbabili e ipertecniche discettazioni di metodo, pretendono risultati”. “Non riesco a spiegarmi - prosegue Tavernese - per quali ragioni, negli anni, Gioiosa Marina abbia accettato a più riprese la cancellazione di alcune testimonianze del proprio passato: la chiesa almeno cinquecentesca di S. Nicola a Mare è stata rasa al suolo

TORRE GALEA A MARINA DI GIOIOSA negli anni ‘60; stessa sorte è toccata al vecchio comune, che non era un edificio storico di particolare pregio, ma era comunque una testimonianza del nostro passato, così come lo era la vecchia stazione, nucleo attorno al quale Marina di Gioiosa è cresciuta”.

Marina di Gioiosa soffrerirebbe, dunque, di una sorta di anonimia urbana e paesaggistica. L’aver distrutto la storia, oltre ad aver favorito l’anonimato, ha determinato la distanza dei destini e delle destinazioni. Per contro Gioiosa Jonica, come molti paesi

interni, ha mantenuto un centro storico ancora molto “leggibile”, nonostante alcuni scempi, e pieno di fascino, un’identità da mettere a frutto in un progetto comune. Lo stesso fascino, infatti, sopravvive in parecchi luoghi di Marina di Gioiosa: Torre Spina, Torre Galea e le contrade rurali, per fare alcuni esempi. “I piccoli comuni proprio per il fatto di essere piccoli costituiscono una forza, questo perchè non è il peso demografico che va considerato ma la comunità stessa in relazione al proprio territorio, alla propria identità. Quando ci si pone di fronte al futuro è necessario completare la visione di quello che c’è con la conoscenza di quello che c’è stato e con una capacità previsionale e proiettiva sulle potenzialità inespresse. Ecco allora che, individuando un quadro complessivo, la fusione tra Gioiosa e Marina di Gioiosa avrebbe senso. Indagare sull’identità consentirebbe di riportare sotto un unico tetto due pezzi di territorio che sono cresciuti insieme” - conclude Tavernese. “Abbiamo intenzione di considerare, oltre gli aspetti storici, anche quelli paesaggistici e urbanistici delle due Gioiosa - riprende Jirilli. - Siamo in contatto con l’assessore regionale all’urbanistica Franco Rossi e con alcuni suoi colleghi urbanisti dell’Università della Calabria per ampliare il dibattito oltre i soliti steccati e per dare spazio a nuove intuizioni”. E poi l’appello finale: “Chiediamo che tutte le voci che si sono espresse in merito alla fusione delle due Gioiosa, diano la disponibilità a riunirsi per poter fare gli approfondimenti del caso e decidere poi con cognizione di causa”.



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Da costituzionalista esperto, l’ex ministro della Difesa ricordava che “l’articolo 66 della Costituzione, sopra la quale non vi è null’altro – sottolineo nulla – attribuisce alla Camera il compito di decidere sulle cause sopraggiunte di ineleggibilità dei deputati, e l’onorevole Previti è divenuto, dopo le elezioni, ineleggibile. L’interdizione perpetua dai pubblici uffici comporta – come è noto – la perdita della titolarità dei diritti elettorali. Chi ne è colpito non può essere più né eletto né elettore, e difatti l’onorevole Previti è stato cancellato dalle liste elettorali. È sempre la Costituzione all’articolo 56, che dispone che può essere deputato soltanto chi può votare, e ciò non è più consentito a Previti per effetto di quella interdizione”. (Per fortuna Previti, per lenire le proprie ambasce, percepisce il vitalizio!). Caro Carmine, secondo il futuro capo dello Stato, ferma restando la libertà di voto dei parlamentari, la Camera, di fatto, non aveva opzioni. “La funzione di deputato – diceva – è appunto indiscutibilmente un pubblico ufficio, e non gli è più consentito di ricoprirlo. Anche se la Camera, attraverso il voto dei suoi componenti, può disporne la decadenza o accettarne le dimissioni, noi siamo chiamati a farlo, salvo violare le regole della Costituzione e della legge, norme che – colleghi – diversamente da quanto si è detto, esistono chiare e stringenti. Vi sono stati nel dibattito odierno alcuni abili, talvolta acrobatici tentativi di formulare argomentazioni volte a contestare la decadenza e le conclusioni della giunta, o addirittura volte a sostenere l‘impossibilità di decadenza di un parlamentare, senza riflettere che ciò significherebbe che un parlamentare, qualunque colpa abbia commesso, qualunque fosse il reato da lui commesso, qualunque responsabilità abbia di qualunque natura, sarebbe comunque inamovibile, conclusione infondata ma anche aberrante. Si tratta di tentativi che si infrangono contro la chiarezza di quelle due norme della Costituzione”. È per questo motivo che alla fine Mattarella aveva invitato i colleghi a votare per le dimissioni di Previti, perché si trattava “semplicemente di rispettare le regole poste dalla Costituzione e dalla legge”. Dieci anni dopo, in Parlamento sarebbe accaduto esattamente il contrario. E adesso che siede sul colle più alto di Roma, ritengo che Mattarella si sia ricordato del Suo discorso e sia intervenuto. D’altra parte lo ha detto Lui stesso: “Io sono un arbitro non silenzioso ma discreto”. E l’arbitro, ne so qualcosa, interviene quando il meccanismo si inceppa. Il Senato ha accolto le dimissioni 142 sì, 105 no e 4 astenuti. Assenti 69. Il deluso Minzolini: in Senato è tornato l’accordo politico, Silvio Berlusconi, espulso dal Parlamento, ma ancora centrale nel sistema politico. Tonino Carneri

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DOMENICA 30 APRILE 14

La storia siamo noi a città di Siderno tiene alto il vessillo tricolore in Calabria, in Italia e nel mondo! Per numero di abitanti (poco meno di 20 mila) è tra le città ad altissimi livelli in tutti i campi: relazioni internazionali, sport, cultura, medicina, giornalismo, moda, tv, cinema, scultura, ecc; personaggi di spessore, di primissimo piano, di ieri ed oggi hanno primeggiato o primeggiano ancora, ripeto in ogni settore con fatti, non parole… Non è presunzione o faziosità, è semplicemente la realtà dei fatti, non una favola e io (con modestia e umiltà) vorrei rinfrescarvi la memoria. Questo deve essere un vanto anche per i paesi vicini, per tutti, per la Calabria intera. Incominciamo con la Medicina e allora come non citare lui, Gaetano Gargiulo, luminare cardiochirurgo che qualche mese fa ha fatto la storia con un trapianto al cuore ad una bambina, riuscito alla grande, il Barnard sidernese, italiano e nel mondo. Per passare, poi, a Salvatore Saccà, primario cardiologo, oggi a Mirano (Ve) svolge l’attività di emodinamica e cardiologia, interventistica vascolare. Attualmente secondo gli esperti è considerato uno dei migliori, forse il migliore. Passiamo allo Sport e precisamente all’Atletica Leggera. Francesco Panetta campione del mondo a Roma 1987 nei 3000 metri siepi, nello stesso mondiale vice campione nei 10 mila piani. Nel ’90 campione europeo in quel di Spalato, sempre con i 3000 siepi, e sulla stessa disciplina vice campione europeo a Stoccarda nell’ ’86. Ha partecipato anche a due Olimpiadi: Los Angeles ’84 e Seul ’88 con un buon piazzamento, 9° posto. In Italia ha vinto tutto, è nella hall of fame della Fidal. Finita la carriera è stato ingaggiato dalla Rai come commentatore ed esperto in materia. Passiamo ai fratelli Cataldo, campioni del mondo per la categoria giovani nella disciplina Kick Boxing Nel ciclismo, invece, abbiamo avuto Roberto Sgambelluri, vincitore del giro d’Italia giovani, poi passato fra i professionisti, vincendo la 6^ tappa del giro d’Italia ’97 (la Arezzo – Lanciano). Al giro del ’99 miglior piazzamento con il 10° posto. Ha partecipato al Tour de France con la Telecom del capitano Ulrich. Ha partecipato anche alla vuelta Espana con un buon piazzamento. Basket: Ymca Siderno fra le quattrosedi in tutta italia: Roma, Catania, Olbia e appunto Siderno. Nel passato campionati giocati in serie C, con Sasà Errigo ingaggiato dalla Viola Reggio Calabria (Lega A) esordendo in questo campionato. Presso l’Ymca si tengono tante attività ricreative per i giovani e d’estate si disputano anche tornei internazionali. Calcio. Peppe Galluzzo è la massima espressione: ha giocato col Milan di Gianni Rivera, partecipando poi alla Coppa Campioni giocando in Milan-Porto. Segnò un gol contro il Catanzaro, proprio nella nostra terra, che valse come “gol del mese” alla Domenica Sportiva. Poi Bari, Spezia, Cremonese, Monza e tante altre… Giuseppe Figliomeni, apparizione nell’Inter di Moratti, prima Crotone, Arezzo, Varese e tante altre fra le quali Trapani, oggi a Foggia dove ha vinto il campionando approdando in B. È figlio d’arte: suo padre Tonino 15 campionati in serie C sulle spalle. Maurizio Cavallo, in B col mitico Bologna, per

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Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

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finire poi con tanti campionati in C. Massimo Campo, serie A con la Reggina, poi anche lui tanti campionati in C. Per finire, Ettore Gliozzi, oggi in prestito al Südtirol, perché il cartellino del giocatore è del Sassuolo, con la quale squadra ha fatto l’esordio in serie A. Come Direttore Sportivo cito Francesco Barillaro, prima con l’Ac Siderno, poi con il Parma dei Tanzi e con l’amico Pastorello a Verona. Scopritore di tanti talenti fra i quali Evra che con lui a Marsala fu venduto al Monza, poi altri come: Lucarelli, Mascara, Rosina ecc.. Il Siderno calcio ha disputato 2 campionati di C (‘37-‘38, ‘38-‘39)…poi la mitica squadra anni ‘60, ‘70 con il presidentissimo Francesco Romeo e allenatore tutto fare don Mimmo Cataldo. Con la Juniores, siamo stati campioni d’Italia in quel di Roma, vincendo la finale 1-0 con un gol del mitico Franco Diano e abbiamo giocato l’anno dopo con lo scudetto sul petto, che onore… Oggi la squadra milita in Eccellenza con un gruppo di appassionati, alla presidenza Raffaele Salerno, giovane ma competente, ha già vinto un campionato di Promozione tramite spareggio a Lamezia. È assieme al presidentissimo Enzo Commisso, poi Sgotto, Giovinazzo, Futia Enzo anche lui presidente, Canzonieri e infine Vumbaca, Stalteri e il tutto fare Pino Romeo e qualche giovane sportivo, in un’era dove c’è molta crisi in tutti i settori e quindi ci sono molte difficoltà. Spero che si avvicinino alla squadra altre persone, l’Amministrazione Comunale e i tifosi tutti: non lasciamoli soli! Settore Arbitrale. Cito Stefano Archinà fresco di nomina al Comitato Nazionale Arbitri, siede al tavolo dei grandi, assieme al Presidente Nicchi, tanto per fare un nome. Prima, per diversi anni, è stato il responsabile degli arbitri calabresi. Mimmo Cataldo, fu arbitro di Serie A, anni 60. Passiamo poi all’internazionale. Cosimo Giancarlo Bolognino vanta una carriera di tutto rispetto: ha arbitrato tantissimi campionati di A e diretto partite di coppe europee. Oggi è osservatore Uefa. Procediamo con Carmelo Tripodi, assistente in Serie A, persona seria e carriera luminosa, mai criticato in Tv. Giornalismo. Parliamo di Enzo Romeo, giornalista di Rai 2, sempre a fianco del Papa, ora Papa Francesco, ma prima col grande Wojtyla e Ratzinger. Sempre per quanto riguarda la Città del Vaticano, Gianfranco Mammì, direttore generale dello IOR, prima in veste di client Relationship Manager e poi vice responsabile ufficio successioni TV. Walter Pedullà, per tanti anni presidente della Rai, è anche scrittore. Categoria diplomatici Barillaro Luciano, ambasciatore per l’Italia nel mondo, oggi da poco in pensione Politica. Bernardo Polverari, capo gabinetto Ministro Madia (Governo Gentiloni). Una nota anche per il fratello, Nicola: dirigente Lazio – Sardegna per Enel Energia. E poi Salvatore Tutino. Ha rifiutato l’incarico di assessore al Bilancio del Comune di Roma, scelto proprio dalla stessa Raggi. Oggi è consigliere alla Corte dei Conti. Giudici. Mario Marvasi giudice presso la Corte di Cassazione. Anche i figli svolgono mansioni di prestigio: Tommaso è presidente della IX sez civile del Tribunale di Roma, Roberto è dirigente presso Sogin Lazio Italia, Petrolio ed Energia Scultura. Come non ricordare il grande Giuseppe Correale: tantissime le sue opere visitate in tutta Italia; è autore del portale di Bronzo della chiesa Madre Maria di Portosalvo e del Monumento ai Marinai, sito al centro del Lungomare delle Palme (Cosimo Iannapollo). Moda. Peppe Amore, stilista, vive ad Albany. La sua sartoria è di grande spessore negli Usa, firma anche un suo profumo. Ha vestito tanti personaggi famosi in America: ha cucito infatti per il Sindaco Giuliani e il Governatore Cuomo, che fu anche candidato alle presidenziali Usa in passato. Cinema. L’attore Mico Cundari che i giovani non possono conoscere; ha fatto tanti film negli anni 60/70 per poi passare al Teatro. Infine Daniela Fazzolari. Dopo varie soap opera per la tv come Centro Vetrine, ora si appresta a fare cinema: è già in lavorazione il suo film. Ai concittadini citati se ne aggiungono tanti altri ancora, in tante citta italiane e non, che occupano posti di rilievo nel campo della medicina, dell’ingegneria ecc. Mi scuso con quelli che ho dimenticato di citare… Viva la città di ieri e la città di oggi! Giuseppe Belligerante



L’indagine

€uro-Scuola

Quasi un mese fa gli studenti dell’Artistico e dell’IPISIA di Locri si sono visti chiudere la scuola dai Carabinieri all’esito dell’operazione €uro-Scuola. Agli studenti, shockati dalla notizia che criminalità e imprenditori senza scrupoli avevano lucrato sulle loro vite, è stato dato il colpo di grazia con la comunicazione che avrebbero potuto anche non terminare l’anno scolastico. L’impegno dei dirigenti e della Città Metropolitana ha scongiurato questo pericolo, ma l’emergenza rimane.

Emergenz GIOVANNA M.AUTELITANO

«Il plesso si è premurato di far rientrare i ragazzi a scuola sfruttando tutti i locali disponibili al Classico e all’Artistico di Siderno, ma ci rendiamo conto che la situazione non è ideale. Abbiamo bisogno della scuola!» JACOPO GIUCA Era un venerdì mattina come tutti gli altri. L’aria gradevolmente tiepida della primavera, unitamente al pensiero che la settimana stesse volgendo al termine e che le vacanze di Pasqua fossero ormai prossime, avrebbero reso quella giornata di scuola meno pesante per i tanti studenti pronti a entrare in aula. Invece, quella mattina del 7 aprile scorso, per 194 giovani di due differenti scuole di Locri non ci sarebbe stata lezione. Alla vista dei Carabinieri che sbarravano l’ingresso del Liceo Classico “Panetta” e dell’Istituto Professionale di Stato Industria e Artigianato (IPSIA) sarà certamente scappato un sorriso a più di uno studente; un’inaspettata giornata di vacanza non si disdegna mai. Eppure, una volta tornati a casa e compresa la gravità della situazione, lo sconcerto, la preoccupazione e persino la rabbia saranno certamente

stati i sentimenti dominanti in tutti coloro che, incolpevolmente, si sono ritrovati a vivere un calvario che solo questa settimana pare avere finalmente avuto una traballante conclusione. All’esito dell’indagine €uro-Scuola, che ha convinto gli inquirenti a chiudere le strutture scolastiche, si è scoperto che la criminalità aveva lucrato non solo sulla costruzione degli edifici, ma anche su concessioni e canoni di affitto con il bene placido di addetti ai lavori, ingegneri, architetti e persino un ex consigliere provinciale. Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, in questo mese abbondantemente sviscerata dalle testate giornalistiche locali, quello che ci preme oggi è focalizzare la nostra attenzione sul disagio che hanno vissuto (e che probabilmente continueranno a vivere) innanzitutto gli studenti e i docenti e, in seconda battuta, i dirigenti scolastici e tutto il personale delle scuole coinvolte loro malgrado in questa incredibile vicenda di cronaca. Già nella giornata del 7 aprile, dimostrando di riservare grande attenzione alle noti-

zie che provenivano dalla costa jonica, gli organi competenti della Città Metropolitana avevano dichiarato di voler concentrare tutti i propri sforzi nella rapida soluzione del problema, preoccupati principalmente di assicurare la continuità scolastica e non arrecare danno agli studenti. Nonostante una prima riunione si sia effettivamente svolta lo scorso 13 aprile, tuttavia, non sono state illustrate immediatamente le conclusioni cui si è giunti durante quella seduta né sono stati presi nell’immediato provvedimenti in grado di venire incontro alle soluzioni di emergenza attuate dai dirigenti scolastici, che si sono visti costretti a stipare come sardine i ragazzi in locali di fortuna. «Il plesso si è premurato immediatamente di far rientrare i ragazzi a scuola sfruttando tutti i locali disponibili sia del Liceo Classico sia dell’Artistico di Siderno, vagliando tutte le possibilità che avevamo a disposizione - ci ha spiegato la dirigente scolastico del Liceo Artistico Giovanna Maria Autelitano. - Ma ci rendiamo conto che la situazione non è ideale né per i

ragazzi né per i docenti che, stando così le cose, non possono usufruire adeguatamente dei laboratori. Abbiamo estremo bisogno di una scuola e, benché comprendiamo l’importanza che l’indagine venga chiusa e che si facciano tutte le verifiche del caso, abbiamo chiesto fin dalla prima ora soluzioni immediati, che ci venga detto se possiamo rientrare nei nostri locali o quanto ancora dovremo attendere affinché ne vengano predisposti di nuovi». «La situazione è indubbiamente complicata - ha aggiunto la responsabile dell’Artistico di Siderno, Giovanna Panetta - L’intervento più immediato che abbiamo avuto la possibilità di mettere in atto onde evitare di danneggiare la didattica degli studenti interessati è stata quella di accogliere sei classi nella struttura di Siderno, assicurando sì la continuità didattica, ma solo in via emergenziale, considerato che quelle vissute da studenti e docenti non sono certo le condizioni adeguate a svolgere in maniera puntuale i programmi scolastici. Le classi ospiti, infatti, sono obbligate a fare lezione nei nostri labora-

tori, ottemperando solo il maniera provvisoria alle esigenze degli insegnanti e questo, ovviamente, comporta un grosso sacrificio non soltanto per i ragazzi che prima facevano lezione a Locri, ma anche per quelli di Siderno, costretti a ospitare in una struttura pensata per dieci classi un numero di studenti quasi pari al loro. Per queste ragioni, giustamente, gli studenti hanno organizzato delle manifestazioni di protesta e altre ne organizzeranno fino a quando non si tornerà alla normalità per assicurarsi che venga tenuta alta l’attenzione sulla problematica». La situazione è pressoché identica anche all’IPSIA, dal quale il dirigente scolastico domanda a gran voce un tempestivo spostamento degli strumenti indispensabili ad affrontare la didattica. «L’indagine ha privato quattordici classi di Locri dei locali presso cui fare lezione - ci ha spiegato Gaetano Pedullà - Non appena abbiamo appreso la notizia dalle forze dell’ordine ci siamo immediatamente attivati per sistemare i ragazzi nella nostra sede di Siderno, dove attualmente stiamo


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domenica 30 aPriLe

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Stipati nei locali di altri istituti, i ragazzi hanno fatto lezione alla bell’e meglio mentre i ponti di Pasqua e del 25 aprile rallentavano l’operato della politica. Nonostante la sistemazione di emergenza, resta il problema dei laboratori e dei materiali indispensabili alla didattica che sono rimasti nelle sedi sequestrate. Il consigliere metropolitano Marino assicura che il problema sarà risolto immediatamente dopo il ponte del 1° maggio. Ma si tratterà di una soluzione definitiva?

za finita? demetrio marino:

gaetano PeduLLà:

«Siamo vincolati ai tempi tecnici delle verifiche che devono essere condotte sulle strutture ma, grazie alla sinergia con i dirigenti scolastici, abbiamo assicurato la continuità scolastica e soddisferemo al più presto le richieste dei presidi».

«Abbiamo adottato una soluzione provvisoria, che si è limitata a mettere un tetto sulla testa degli studenti. Ma, in qualità di istituto professionale, ciò di cui davvero abbiamo bisogno sono i laboratori».

ospitando sette classi mentre la restante metà, grazie all’impegno delle istituzioni, siamo riusciti a spostarla nei locali vacanti del Geometra, in via Turati. Ovviamente si tratta di una situazione estremamente provvisoria, che si è limitata a mettere un tetto sulla testa degli studenti. Scarificando le ferie di Pasqua il personale ha provveduto a portare nelle nuove sedi i banchi e le sedie necessarie a fare lezione ma, in qualità di istituto professionale, ciò di cui davvero abbiamo bisogno sono i laboratori, per spostare i quali è già stata avanzata richiesta alle autorità. In attesa che la vicenda giudiziaria faccia il suo corso e che le nostre richieste vengano accolte, comunque, continuiamo a lavorare per dare almeno una parvenza di normalità ai ragazzi, le vere vittime di questa triste storia. La Città Metropolitana ha dimostrato buona volontà, ma non ci ha ancora fornito soluzioni che ci permettano di assicurare la continuità scolastica. Proprio per questa ragione, la mattina del 26 aprile, ho inviato una comunicazione agli uffici scolastici Regionale e

Provinciale e alle altre autorità competenti per comunicare loro ciò di cui abbiamo più urgente bisogno». Nel documento di due pagine, reperibile anche sul sito istituzionale dell’IPSIA, viene sottolineato proprio quale danno provocherebbe al corretto svolgimento dell’attività didattica il mancato trasferimento dei laboratori e si domanda altresì che questa condizione di precarietà venga risolta al più presto. La preoccupazione più grande di Pedullà, infatti, è che si torni alla normalità in tempo per gli esami di maturità o, almeno, con l’inizio delle vacanze estive, in modo da assicurare la presenza di un istituto a chi vorrebbe intraprendere la carriera scolastica professionale il prossimo anno e che, restando così le cose, potrebbe optare per altri istituti o, peggio, decidere di interrompere gli studi. Dal canto suo Demetrio Marino, delegato all’edilizia scolastica della Città Metropolitana, assicura che il momentaneo silenzio delle istituzioni non è sinonimo di immobilismo. «Abbiamo attivato tutte le contromisure

necessarie a far fronte alla chiusura degli edifici non appena ne abbiamo avuto notizia dai media - ci ha spiegato il consigliere. - Abbiamo avviato le pratiche per l’istituzione di un tavolo tecnico con i dirigenti scolastici e la magistratura e il sindaco Falcomatà ha avanzato subito la richiesta di dissequestro dei due immobili, per la quale stiamo aspettando risposta dal curatore giudiziario. Naturalmente siamo vincolati ai tempi tecnici delle verifiche che devono essere condotte sulle strutture, a cominciare da quelle di vulnerabilità sismica, indispensabili per garantire la sicurezza degli studenti. Grazie alla sinergia con i dirigenti scolastici abbiamo garantito la continuità alla didattica e, anzi, ritengo che il problema dei locali, soprattutto nel caso dell’IPSIA, sia stato in buona parte risolto, considerato la messa a disposizione dei locali del “Pitagora” di Siderno. Nel caso dell’Artistico, invece, la questione è indubbiamente più complicata ma, una volta terminate le indagini relative alla vulnerabilità della struttura, gli studenti potranno

rientrare immediatamente nelle proprie aule e confidiamo che questo possa accadere già il prossimo 2 maggio. Per quanto riguarda invece lo spostamento dei laboratori dell’IPSIA, invece, siamo vincolati dall’oggettiva difficoltà di spostamento di tutti i materiali, ma abbiamo già stilato una una tabella di marcia che ci garantirà di effettuare i traslochi in tempo per l’avvio degli esami di maturità, soddisfando così la richiesta del dirigente scolastico». Nella giornata di venerdì, intanto, si è svolta una riunione con il provveditorato regionale e i dirigenti della Città Metropolitana utile a vagliare le alternative qualora gli edifici non dovessero risultare a norma. Già quando ci ha rilasciato le sue dichiarazioni mercoledì scorso, Marino ci aveva assicurato che la soluzione alternativa c’era e che si attendeva solamente l’accordo di tutte le parti coinvolte per poterla rendere effettiva. A quasi un mese di distanza dal suo tribolato incipit, dunque, la disavventura dei 194 ragazzi di Locri, sulla carta, sta finalmente per volgere al termine, ma è inne-

gabile che la situazione di emergenza non sia rientrata del tutto e che la condizione di precarietà vissuta da studenti e insegnanti sia ben lungi dall’essere totalmente archiviata. La nostra paura (e quella della dirigente Autelitano, che ha pregato noi giornalisti di mantenere alta l’attenzione su questa delicata vicenda) è che, come spesso accade nel nostro Paese, ci si ritenga soddisfatti della soluzione di ripiego, legittimando così la politica, che tende troppo spesso a magnificare i suoi piccoli provvedimenti facendoli passare per grandi conquiste, a compiacersi di sé stessa ritenendo di aver adempiuto al proprio dovere. Attendiamo con fiducia al 2 maggio per scoprire la migliore sistemazione dei ragazzi dell’Artistico e alla fine dell’anno scolastico per vedere come si concluderà la vicenda dei laboratori dell’IPSIA. Nel frattempo, consigliere Marino, la preghiamo di continuare a impegnarsi per il futuro di questi ragazzi come (e anche un po’ più di come) ha fatto fino a oggi.


CULTURA

Siderno: La nuova biblioteca: un luogo dove L crescere la classe dirigente di domani

a biblioteca comunale di Siderno torna ad avere una sede confacente al suo ruolo istituzionale e alle sue tradizioni, quando richiamava in città gran parte degli uomini di cultura della Locride grazie alla pregevole gestione di Nicola Zitara, che aveva saputo dotarla di una notevole quantità di volumi di enorme importanza. Per l’inaugurazione della nuova sede intitolata ad Armando La Torre e sita nell’ex istituto Tecnico Commerciale di via Reggio alle spalle del Comune di Siderno - è stata scelta la giornata Mondiale del Libro, il 23 aprile, quando il

sindaco Pietro Fuda ha inaugurato la nuova sede unitamente al Presidente dell’Associazione Amici del Libro e della Biblioteca, Cosimo Pellegrino, a cui si deve il merito di aver contribuito allo spostamento della biblioteca dal plesso scolastico della scuola elementare “Lorenzin” di Siderno Superiore in cui era stata relegata dai commissari prefettizi nell’agosto del 2013. Durante una cerimonia che ha inaspettatamente accolto moltissime persone sinceramente interessate a quanto stava accadendo, la comunità sidernese ha dimostrato di aver ritrovato la volontà

Il 2017 è l'Anno dei Borghi, la Calabria “Locride, Italia. Problematiche e aderisce al Progetto del Mibact soluzioni”, il libro intervista a Franco Mammoliti Un’intervista “senza veli” a un uomo che ha dato molto al commercio, all’imprenditoria e alla politica della Locride e nella quale non ci si sofferma solo sulla conta delle criticità esistenti, ma si propongono vie d’uscita dalla crisi e modelli di sviluppo. “Locride, Italia. Problematiche e soluzioni” è il libro intervista a Franco Mammoliti (fondatore e presidente dell’Ascoa, associazione regionale di rappresentanza delle piccole e medie imprese) a cura del giornalista Gianluca Albanese, edito da Città del Sole, uscito da pochi giorni e che verrà presentato dal movimento letterario “MAG La ladra di libri”, il prossimo martedì 2 maggio alle ore 18 al Grand Hotel President. I lavori, che saranno moderati da Maria Antonella Gozzi, si articoleranno, dopo i saluti istituzionali, nella relazione del direttore del “Corriere della Calabria” Paolo Pollichieni e negli interventi di Gianluca Albanese e Franco Mammoliti. Il libro, oltre all’intervista, contiene degli scritti inediti di Franco Mammoliti, una ricca galleria fotografica dei momenti più significativi degli ultimi quarant’anni, e una raccolta di servizi giornalistici sull’attività politica e professionale del presidente dell’Ascoa. Da non perdere, per chi vuole conoscere meglio il passato della nostra terra e progettare un futuro migliore.

Il Ministro ai Beni e Attività Culturali e Turismo Dario Franceschini ha eletto ufficialmente il 2017 Anno dei Borghi d'Italia, per valorizzare con una serie di iniziative l'Italia dei piccoli paesi ricchi di testimonianze del passato ed ancora custodi della storia, tradizione e identità del territorio. Luoghi unici ed affascinanti, dal Piemonte alle Isole, dove il tempo si è fermato e l'ospite può riappropriarsi di una dimensione di viaggio a misura d'uomo, lontano dai percorsi turistici convenzionali, immergendosi nel silenzio di piccole comunità e entrando a stretto contatto con la loro gente. Nell'anno dei Borghi italiani nasce l'iniziativa "Borghi-Viaggio Italiano" promossa da 18 Regioni e cofinanziata dal Mibact, che coinvolge 1000 borghi e località con eventi, mostre, proposte di viaggio slow, rivolte al turista italiano e internazionale tra antiche architetture e suggestivi scorci, artigianato e manifatture del passato, enogastronomia tipica, arte, natura e tanto altro ( www.viaggioitaliano.it ).

Una ragazza di Bovalino incanta il Videofestival Live di Milano Marittima Scriveva il poeta Kahlil Gibran che “la musica ci ha insegnato a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore”. È un qualcosa che sale dalle viscere e arriva alle voci e alle mani di chi la sensibilità sa portarla alla luce e ha la capacità di condividerla col mondo che lo circonda. È con l’orecchio che si riesce a percepire la bravura del musicista ed è con la capacità dell’ascolto che si può sfiorare il cuore di chi vuole mettere la propria anima a nudo. Di questo il Maestro Costantino Scaglione è ben consapevole avendo portato i suoi ragazzi, per il terzo anno consecutivo, sul palco di Milano Marittima dove si è tenuta la XX° edizione del Videofestival Live, un concorso nazionale che ha come scopo quello di far emergere e proporre al mercato discografico nuovi talenti nel panorama accademico e musicale. Tra le nuove categorie di questa edizione proposte alla giuria composta da Mara Maionchi, Dario Salvatori e Alexia per il Team Made in Europe, e Manuel Frattini per il Team Musical, vi sono state Lirica, Pop Lirica e Compositori/Instrumental quest’ultima conseguita da Rosellina Caminiti. La giovanissima compositrice ha ottenuto la vittoria con un inedito che ha conquistato tutti. “Il

brano”, afferma Rosellina, “parla di un cambiamento che ho avuto nel mio percorso, una sorta di dialogo combattuto con me stessa. È difficile spiegarlo”. La sua esperienza al Videofestival Live, ci dice, non è stata solo un semplice concorso musicale, perché aiuta gli artisti a crescere, a formarsi, a confrontarsi. “Ci ha permesso di capire meglio il mondo della musica non solo per quanto riguarda un’esibizione, ma tutto ciò che si cela dietro, quindi discografia, contratti, lavoro e studio. Un mondo di continua scoperta”. Tantissimo orgoglio per questa vittoria che ha dimostrato che nonostante tutto, nonostante la nostra realtà, le problematiche e il duro lavoro, la Calabria c’è ed è una vera combattente. E una combattente è stata la nostra Rosellina che ha proposto un mix di note e pura passione, un’emozione che arriva a ogni singolo tocco. E a questo splendido traguardo non è arrivata solamente la nostra piccola grande compositrice, ma l’intera Bovalino fiera di vantare ragazzi retti e talentuosi pronti a mostrare capacità e grinta. Dunque ancora complimenti alla nostra vincitrice: che questo possa essere uno dei tanti traguardi che raggiungerà lungo la sua carriera. M. Cristina Caminiti


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di tornare a crescere attraverso la cultura, oggi quantificabile nei 25mila volumi pazientemente catalogati dal bibliotecario Salvatore Futia. «Oggi abbiamo dimostrato che con la buona volontà si possono realizzare molte cose - ha spiegato il primo cittadino durante il proprio intervento - Adesso che abbiamo terminato i lavori per la scuola Pedullà e che la biblioteca rinasce in questa nuova sede comincia la parte più impegnativa del nostro compito. Con l’inaugurazione di oggi, infatti, mi auguro che la biblioteca possa diventare una Casa della Cultura presso la quale organizzare le più impor-

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tanti manifestazioni culturali della nostra comunità e che questa attività sia solo il primo passo per l’inserimento di Siderno nei grandi circuiti culturali nazionali. «Attorno a questa struttura - ha continuato Fuda - che sarà certamente potenziata, dobbiamo infatti far crescere la nuova classe dirigente non solo di Siderno, ma della Calabria e del Mezzogiorno. Questo edificio non deve limitarsi a essere un centro in cui si può prendere a prestito un libro, ma deve diventare un luogo in cui sviluppare i pensieri e creare un tavolo di confronto continuo, esattamente come già avviene in altre città d’Italia».

ORA G A IT -P A T T E N A P IT E IV L LICEO O

La Juventus della Locride L’assessore Ercole Macrì si congratula con la dirigente Autelitano per l’ottimo risultato ottenuto in quel di Cesena dai suoi studenti: primi assoluti tra cinquecento scuole secondarie italiane

Due titoli mi sono venuti, lì lì, per incorniciare l’impresa in quel di Cesena della giovane redazione dell’Istituto Oliveti Panetta di Locri-Siderno: “La Juventus della Locride” perché attualmente è la squadra che vince e convince e “A Beautiful Mind” in quanto vivo per la bellezza dei sobborghi del mondo che sboccia rigogliosa come i gigli marini nell’aria secca e calda di maggio. Ahimé ho un debole per Paulo Dybala che mi sbatte il bianconero in ogni dove, verso il triplete. Ma a parte i colori e il tifo personale, se si pensa a una dozzina di liceali della Locride che si presenta a Cesena, alla XIV edizione del Concorso Nazionale “Fare il giornale a scuola” indetto dall’Ordine dei Giornalisti, dove erano presenti la ministra (come vuole essere chiamata) dell’Istruzione e della Ricerca Valeria Fedeli, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Santino Franchina, il ghota della Rai e del Quotidiano “la Repubblica”; se si calcola che il progetto editoriale all’Istituto Oliveti-Panetta-Pitagora si è classificato primo assoluto tra i cinquecento redatti dalle scuole secondarie italiane; se si ricorda che la Calabria ha ben altra immagine nel firmamento; e se si pensa alla situazione drammatica delle nostre scuole, alla competitività dei nostri studenti – è questo che dicono i dati Invalsi, che ci condannano con numeri da bara-

tro; se si pensa a tutto questo, bé, quello che ha fatto la “nostra” redazione, è la più grande impresa dell’anno per il nostro territorio; per molti aspetti ancor più grande sia della venuta a Locri del Presidente Mattarella, che della sgambettata della Nazionale Attori a San Luca. Sono certo di sì. Di conseguenza mi complimento con l’intera delegazione guidata in modo magistrale dalla dirigente Giovanna Maria Autelitano, dalle professoresse Manuela Docile e Stella La Rosa e dal tecnico Serafina Calarco. Lo faccio con gioia sia come giornalista che come assessore alla Pubblica Istruzione del comune di Siderno. Ogni giorno ho il privilegio di un regolare colloquio con quelli che sono divenuti per il ruolo che ricopro miei regolari interlocutori: alcune centinaia di persone, dirigenti scolastici, professori, tecnici di laboratorio e collaboratori. In loro sento la viva partecipazione alla vita civile della Locride, il desiderio di progettare qualcosa di diverso, la volontà di far crescere il nostro territorio attraverso l’istituzione più nobile. In loro registro sana ambizione e gran dignità. Le nostre scuole stanno crescendo, stanno dando il meglio di sé, affinché, nel medio e lungo periodo, possa raccogliere un ricco bottino. Evviva. Ercole Macrì



CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Pirus communis L.

Piru Curtu o Pedi Curtu facci janca ella seconda metà di luglio cominciavano a maturare i frutti della varietà Piru curtu o Pedi curtu, denominato in questi due modi diversi, a seconda del paese del circondario di Bianco dove era coltivato e dove fra l’altro erano distinte due sottovarietà: la facci janca che produceva delle pere interamente bianche tendenti al giallino e la facci russa con la parte colpita dal sole soffusa di un tenue rosa. Tale periodo coincideva con l’inizio della trebbiatura del grano che era l’attività più impegnativa del settore agricolo in quanto essa cominciava con l’aratura in ottobre, seguita dalla semina in novembre, dalla sarchiatura a gennaio, la mietitura a giugno, il trasporto dei manipoli (gregni) dai covoni (rote) con gli asini forniti di due specie di culle di legno di castagno (nache) nell’aia, dove veniva costituita la bica (timogna) e infine quando il sole aveva ben arroventato i manipoli sparsi uno accanto all’altro sull’aia iniziava la trebbiatura con una coppia di mucche che girava intorno tirandosi dietro. Una pesante pietra (trigghja) ancorata al centro del giogo, fino a quando le spighe non fossero triturate. I bambini erano portati per questa specie di festa per loro, in quanto gli adulti li facevano salire sulle pietra che li trainava per tutto il tempo che avessero desiderato. I padri, quando le mucche venivano sciolte dal giogo perché il grano era pronto per essere spulato da lì a due ore quando cominciava a spirare dal mare il libeccio, andavano a recuperare dei frutti per i loro piccoli,

N

che conoscevano i tempi di maturazione per ogni tipo di frutto, nella vigna o nel giardino mediterraneo (aranceto o bergamotteto), qualora fossero vicini e venivano attesi con ansia. L’uva speciale da tavola cominciava a maturare in agosto inoltrato, le nespole e le albicocche erano già terminate, mentre gli agricoltori più diligenti in qualche campo irriguo coltivavano le “marandelle” (nettarine) bianche, quelle gialle e quelle rosate, assieme alle pesche “sanguigne” che maturavano al tempo della trebbiatura. Intanto le madri avevano imbandito su una tovaglia di ginestra poggiata su un’enorme pietra piatta (praca) le

mense ossia i pani interamente cavati, dentro cui erano stati riposti peperoni fritti, melenzane, patate , miste a pomodori; in aggiunta erano disponibili patate arrostite sulle braci, tagliate a pezzi e condite abbondantemente, con l’aggiunta di origano triturato e tanto aglio e serviti in un unico grande patto di coccio marrone. In mezzo troneggiava, solo per gli uomini, il “trumbunello” ossia la fiasca grande di coccio smaltato per il vino, dalla bocca piccolissima e ingannatrice in quanto chi non avesse soffiato aria dentro, prima di bere, avrebbe succhiato solo qualche stilla di vino. Le donne e i bambini avrebbero bevuto acqua fresca dalla “bumbulella” di creta cotta, penzolante da un uncino (croccu) di legno. I bambini aspettavano con ansia i padri che sarebbero arrivati con qualche frutto nel paniere di canne intrecciate e i genitori erano felici di essere attesi con ansia, anzi era una gratificazione per loro prima d’iniziare la spulatura imminente perché la brezza stava cambiando direzione ed era vicino l’arrivo del libeccio (limbici). Ecco a un certo punto arrivare i panieri pieni di pere della varietà “Curti o Pedi curti”, in mezzo a esse più raramente qualche esemplare di “Reginella” e addirittura dentro il cappello di paglia una decina di “marandelle” rosa. Prima d’iniziare a pranzare i bambini cominciavano a mangiucchiare qualche pera prendendola dal cortissimo peduncolo, da cui la denominazione di Pedi Curtu. Correvano poi a offrire il torsolo alle mucche

che riposavano sotto una quercia, anzi, dato che le mucche erano molto interessate, i bambini facevano la fila ad offrire loro pere intere. Più in là gli asini con cespi di pulegio infilati sotto la “serretta” della cavezza attorno al muso per scoraggiare gli assilli (tafani), guardavano interessati e i bambini erano pronti a soddisfare la loro curiosità, provocandoli in parte, perché allungavano e poi ritraevano la mano con la pera prima che fosse concessa finalmente alla bocca dei poveri animali. Erano considerate quasi pere di “sorta”, ossia speciali, dalla pezzatura medio piccola, degne della mensa dei ricchi con la loro polpa candidissima, soda e succosa, mentre la buccia tendeva al giallino per cui non venivano usate per ricavare le pere secche (cottìa, cortea, cottea), ma venivano mangiate solo come frutta, ma erano particolarmente adatte ad essere accompagnate con il pane e il formaggio. Durante il pranzo i bambini erano attratti dai cani “pecurarischi” ossia da pastore, qualcuno “ierino” ossia pezzato bianco e nero con la mascherina e qualcun altro “zzaru” ossia grigio, sempre con la mascherina attorno agli occhi, che guaiolando chiedevano proprio a loro, più disponibili, qualche pezzettino di pane o di patata, mentre nel frattempo gli adulti erano impegnati a spulare con solerzia il grano, prima che cadesse il libeccio (limbici) attorno alle diciannove e contemporaneamente la paglia si accumulava ordinatamente in una catasta (margunata). I bambini continuavano a stare vicini alle mucche e agli asini, sollecitandoli e provocandoli.

Bunker House Bill Gates, star di Hollywood, stelle dello sport e persino i premi noBel si stanno costruendo Bunker sontuosi: si preparano a qualcosa cHe Gli altri non sanno o sono solo paranoici?dopo cHe il proGetto ecofeudo dell’autista di Grillo, walter Vezzoli, è finito sotto i riflettori con i suoi Bunker antiatomici, l’arGomento è tornato a interessare un numero ancor più larGo di cittadini.

PASQUALE GIURLEO PROBABILMENTE ARCHITETTO Nessuno è al sicuro” sosteneva il film d’azione Safe House. E sembra che gli attori di Hollywood, le star dello sport e anche alcuni premi Oscar siano convinti di tale affermazione perché è in aumento negli ultimi anni la loro richiesta di bunker e case rifugio. Sempre più ricchi scelgono di vivere in sontuosi bunker super protetti. Nell’ultimo anno, rispetto al 2015, l’acquisto di bunker e case con sistemi di sicurezza di alto livello sono aumentati del 150 per cento, soprattutto da parte di attori, atleti professionisti e politici degli Stati Uniti d’America. Viene da domandarsi se i ricchi del Pianeta siano a conoscenza di qualcosa che sfugge al sapere dei comuni mortali o si stia diffondendo un panico generale in seguito all’aumento di atti terroristici o di casi di violenza. Bill Gates, Tom Cruise o lo sceicco Hamah, Ministro degli Esteri del Qatar, sono solo alcuni nomi di figure di spicco e VIP che scelgono di vivere in bunker o in case capaci di respingere ogni attacco esterno. Porte segrete per molti registi e celebrità di Hollywood, rifugi sotterranei ma non solo, sono in aumento secondo Steve Humble, presidente della società di costruzioni bunker Home Creative Engineering. Il motivo di una maggiore richiesta di rifugi, soprattutto da parte di personaggi influenti del mondo dello spettacolo, dello sport o della politica, è dovuto alla maggiore frequenza di attentati terroristici e fucilazioni di massa e per alcuni è anche dettato dalla recente situazione di caos creata dall’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America e per le pesantissime minacce lanciate dalla Corea del Nord. Ovviamente i costi elevati per rendere le abitazioni a prova di attacco terroristico o di Apocalisse, e per costruire dei bunker, sono appannaggio solo di una certa classe sociale. Si parla, infatti, di costruzioni che vanno dai 39.000 dollari fino anche a pagare 100.000 dollari per un semplice rifugio che simula una stalla per cavalli. Per questo si parla ormai di bunker dei milionari, perché coloro che possono permettersi di tirare fuori certe cifre per l’autoconservazione sono pochi, i più ricchi del mondo. Bill Gates ha enormi rifugi sotto ognuna delle proprie case, a Rancho Santa Fe e Washington. Avere un bunker per i milionari del mondo è solo la nuova forma di assicurazione. Dimenticate l’idea di bunker come caverne sotterranee e spartane, simili a rifugi antiatomici, perché quelli dei ricchi sono vere e proprie ville di lusso super protette e sicure. Hanno piscine, campi da

tennis, piste da bowling e tutti i comfort delle residenze più lussuose al mondo. La crescita delle vendite di bunker di lusso a livello mondiale sono aumentate in modo sorprendente fino al 700 per cento dopo l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America, e i destinatari sono soprattutto sceicchi, personaggi politici, imprenditori e attori famosi. Notizie di stampa diffuse, nonché indagini indipendenti da gruppi come New World Wealth suggeriscono che i ricchi di tutto il mondo si stanno tranquillamente allontanando dalle grandi città a causa dei timori di instabilità sociale. L’aumento della criminalità, il terrorismo e l’aumento delle tensioni razziali sono stati tutti identificati come fattori guida dell’esodo… l’introduzione di un gran numero di rifugiati musulmani in Europa ha reso zone un tempo prospere irte di pericoli, secondo il parere di alcuni esperti di sicurezza. Non tutti i bunker sono sotterranei: quelli dei ricchi sono enormi stanze segrete, con porte e passaggi, palestre, tunnel per la fuga, piste da bowling, piscine, sale giochi, serre, e fonti di alimentazione separata per l’aria e l’elettricità. Completamente a prova di esplosione, sono dotati di ogni tipo di comfort anche veri teatri in casa e vasche idromassaggio. Ci sono bunker abilmente mascherati da stalle per cavalli, altri che sono vere e proprie ville con rifugi nascosti, condomini lussuosi o attici da sogno in pieno centro cittadino. A causa di accordi di riservatezza, non si possono conoscere i nomi specifici dei proprietari dei bunker più lussuosi del mondo; ma i produttori di rifugi di sicurezza come Rising S Bunkers, di base in Texas, hanno assicurato che i compratori includono vincitori di Premi Oscar, grandi stelle dello sport e attori di Hollywood. Un bunker di 37 camere con una superficie

complessiva di circa 3000 metri quadrati, nella Napa Valley, in California, con sauna, jacuzzi, campo di shotting, home theatre e una pista da bowling, è stato costruito per un premio Oscar. Alcuni bunker possono essere mascherati da strutture simili a depositi mentre alcuni clienti, come riferisce Brad Roberson, Direttore marketing di Rising S Bunkers, richiedono bunker che si ispirano al design di diversi film come Indiana Jones, Batman o James Bond. Il bunker di Bill Gates Svalbard Global Seed Vault è un bunker situato vicino alla cittadina di Longyearbyen, nell’isola norvegese di Spitsbergen, al Polo Nord, ed è di proprietà della Bill & Melinda Gates Foundation. Ufficialmente è una banca del seme nata per evitare la perdita del “patrimonio genetico tradizionale” delle sementi. Ma gli esperti di sicurezza assicurano che il bunker è stato costruito sotto la specifica consulenza di Bill Gates per proteggersi in “casi di emergenza”. Sicuramente il bunker custodisce la maggior parte delle 21 colture più importanti della Terra ma esso funge realmente da “rifugio” nel caso di una grande catastrofe regionale o globale per Bill Gates e la sua famiglia. Il rifugio di Tom Cruise Immersa in una foresta, questa struttura offre l’ultimo rifugio per chi cerca totale privacy. Dotata di sette camere, nove bagni e anche un eliporto, la villa di Tom Cruise in Colorado è fornita di un rifugio antiatomico sotterraneo dove nascondersi in caso di attacchi di malviventi o terroristi. Oggi la casa è in vendita per 59 milioni di dollari. La casa più sicura del mondo La casa più sicura del mondo, secondo gli esperti della

sicurezza, è la Penthouse nell’Hyde Park London, un grattacielo di Londra, di proprietà dello sceicco Hamah, Ministro degli Esteri del Qatar. Secondo quanto riferito, l’attico ha finestre di vetro antiproiettile, camere anti panico, scanner di rilevazione dell’iride e un software di riconoscimento della targa come parte di un sistema progettato da ex ufficiali della SAS, le forze speciali dell’esercito britannico. Il Ranch del Principe saudita Bandar bin Sultan Hala Ranch ad Aspen, in Colorado, è di proprietà del principe saudita Bandar bin Sultan e ha un valore di 135.000.000 dollari. Le sue telecamere di sorveglianza coprono ogni metro quadrato della proprietà che si estende su 95 acri. Uno staff a tempo pieno monitora tutti gli eventuali viavai. La villa di Larry Ellison Larry Ellison è l’11° uomo più ricco del mondo, con una fortuna valutata a $ 21.5 miliardi di dollari. Nel 2006 l’uomo d’affari, per mettere in sicurezza la sua casa a Lake Tahoe, in Nevada (USA), ha speso 1,8 milioni di dollari. I dettagli di sicurezza non si conoscono proprio per proteggere la casa dai criminali ma si sa che la villa ha sei camere da letto, otto bagni e un bagno di servizio. C’è una stanza insonorizzata, una palestra, una sala biliardo, una biblioteca e una sauna. C’è anche una dependence con due camere da letto e tre bagni per gli ospiti

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Un bunker antiatomico costa, in genere, dai 20 mila euro per una singola stanza con tavolo e sedie ai 50 mila per un monolocale basilare giungendo ai 100 mila euro per monolocali o bilocali provvisti di qualunque servizio utile. Naturalmente i prezzi possono salire ancora, e non poco, a seconda dell’ampiezza e della qualità del bunker. Di base, lo ricordiamo, un bunker o rifugio antiatomico è un edificio costruito nelle profondità del terreno al fine di evitare il contatto dei rifugiati e degli emigranti con le radiazioni potenzialmente presenti nell’atmosfera e con la violenza incontrollabile di chi ha fame. Quasi sempre l’involucro esterno viene costruito in cemento armato, con due entrate/uscite: una per l’ingresso delle persone e l’altra per il ricambio dell’aria. Per il progetto potete rivolgervi allo studio F+ G Bunker Design


RIVIERA

A centro pagina Per il primo cittadino di Palizzi, Walter Scerbo, avere il piacere di ospitare le giornaliste Angela Federico, Fabrizia Arcuri, Manuela Iatì e Angela Iannuzzo di Rai, Mediaset e Sky non ha prezzo, se non quello di ricambiare con un bicchiere di Rosso locale.

Tifosi Blaugrana L’assessore Coluccio, del comune di Marina di Gioiosa Ionica era tra i fortunati occupanti del Camp Nou durante la partita Barcellona-Juventus.

Felice matrimonio I migliori auguri a Daria e Luigi, che hanno finalmente coronato il proprio amore con una splendido matrimonio lo scorso giovedì. Che questo possa essere solo il primo di un’infinita serie di giorni felici, ragazzi!

Istituzioni in visita Durante un incontro con lo staff di GOEL, anche Maria Elena Boschi, dopo Matteo Renzi, è venuta a fare visita al nostra territorio e a gustare i piatti offerti da Amal.

Già riscaldati Il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Palamara, pochi minuti prima del fischio d’inizio della partita della legalità, posa, già in divisa, in compagnia del giudice sidernese Tommaso Marvasi.

Traguardi straordinari Tantissimi auguri al signor Rocco Bumbaca, di Locri, che lo scorso 23 aprile ha raggiunto l’invidiabile traguardo di ben 101 primavere!

Psicosofia Durante la cerimonia di inaugurazione della Biblioteca di Siderno erano presenti anche Daniela Diano e Vincenzo Tavernese… quando la psicologia incontra la filosofia!

A pollice teso Sul corso di Marina di Gioiosa Ionica Lionetti, Calvi, Timpiccioli e Gennaro ci concedono una affiatata foto di gruppo, mostrando anche a noi la stima (non solo professionale) che li lega.

Fermo immagine Il conduttore Rai Fabrizio Frizzi, durante la partita della legalità tra Nazionale Cantanti e Nazionale Magistrati, si è concesso un selfie in compagnia del nostro vigile provinciale Agostino Monoliti.

Attori acculturati La professoressa Maria Pia Battaglia, durante la cerimonia di inaugurazione della Biblioteca di Siderno, era presente con i suoi ragazzi del teatro, che tante soddisfazioni le stanno regalando.


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DOMENICA 30 APRILE

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GANGS OF NEWYORK, Cari cervegli, aundi va fujìti? UNA STORIA DI SANGUE Ieri, 29 Aprile dell’anno Domini 2017, ha compiuto 60 anni un purosangue della recitazione britannica: Daniel Day-Lewis, unico al mondo ad aver vinto tre statuette degli Oscar come miglior attore protagonista. Nella mia pur magra cultura cinematografica ho sempre considerato l’istrionico attore il miglior interprete tra quelli ancora in attività in fatto di talento, carisma e cura del personaggio. Ho perciò ritenuto doveroso celebrarlo con un’analisi del suo personaggio più iconico: Bill, il macellaio di Gangs Of New York. “Il sangue resta sulla lama.” L’ermetica frase del prete Vallon (LiamNeeson) all’inizio di Gangs of New York dice di questa pellicola molto più di quanto si possa sperare di spiegare in seguito, ma proverò comunque a fare del mio meglio. C’era una volta, in una New York molto diversa da quella odierna, una guerra tra bande. E Paradise Square - un incrocio tra cinque strade detto ‘fivepoints’- ospitava le sanguinarie battaglie tra i Nativi - patrioti americani avversi all’immigrazione e all’integrazione, comandati da Bill il macellaio- e i Conigli Morti - bande di immigrati irlandesi, polacchi, tedeschi e asiatici, eterogenee per religione e cultura, comandati dall’irlandese prete ortodosso Vallon -. La storia si apre con una maestosa battaglia nella quale i Nativi vincono e Vallon resta ucciso, davanti agli occhi del figlio Amsterdam - Leonardo DiCaprio, protagonista della pellicola- che finisce in un orfanotrofio. Trascorsi 17 anni, Amsterdam, tornato ai fivepoints per vendicarsi, si rende conto che New York è una città dilaniata da scontri a sfondo politico ed è tenuta in pugno proprio dal malvagio Bill. Amsterdam riesce a conquistar-

ne la fiducia, ne progetta l’uccisione, ma viene scoperto e torturato. Decide allora di nascondersi per qualche tempo e radunare nuovamente i Conigli Morti per sconfiggere i Nativi, vendicare il proprio padre e liberare la città dall’oppressione di Bill. Nel frattempo New York è teatro di tali scontri, legati all’elezioni e alla questione della schiavitù, da richiedere l’intervento dell’esercito che rade al suolo la città. Le sommosse interferiscono con la battaglia dei fivepoints, che alla fine si riduce ad un duello tra Bill ed Amsterdam, nel quale questi, pur restando gravemente ferito, riesce ugualmente ad uccidere il rivale. Il film si chiude con le parole di Amsterdam impegnato a spiegare che tutto il sangue versato per le strade di New York non potrà mai essere ripulito o giustificato. E soprattutto che mentre la città risorgerà dalle proprie ceneri, la storia dei fivepoints sarà cancellata per sempre, proprio perché “il sangue resta sulla lama”. In primo luogo, Gangs of New York è innanzitutto un palcoscenico delle figure quasi grottesche che occupavano la Grande Mela prima della ricostruzione, tant’è che difficilmente nella lunga sceneggiatura si troveranno due personaggi uguali, o con la medesima funzione. E’ una maestosa - per budget, produzione e cura dei particolari- ricostruzione di un turpe spaccato di storia d’America andato quasi del tutto perduto. In secondo luogo è l’ennesimo trionfo dello stile e della perfezione di Martin Scorsese, che ha avuto al proprio arco frecce come i già citati Liam Neeson, Leo Dicaprio, Cameron Diaz e un posseduto Daniel Day-Lewis che oltre ad aver curato ogni sospiro del Macellaio con maniacalità, ha saputo dare, grazie al proprio carisma, iconicità al personaggio, consacrandolo come uno dei “cattivi di Hollywood”. In terzo ed ultimo luogo è una lezione sulla fragilità della politica e della giustizia americana del tempo di fronte alla corruzione. E’ una lezione sulle tragiche derive di un paese dominato dall’odio, ed è una lezione sull’integrazione razziale, che anche nel mondo odierno si configura come una piaga ingestibile ed insanabile. Domenico Giorgi

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Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

La Locride che avrebbe fatto impazzire Bacco Nella silenziosa immobilità di un'atmosfera che riconduce ai tempi in cui il Mediterraneo incuteva il rispetto dovuto al dio Nettuno, avvolti dal profumo di zagara e gelsomini, affiorano 25 comuni (Agnana, Ardore, Bianco, Bovalino, Bruzzano, Camini, Canolo, Caraffa del Bianco, Casignana, Caulonia, Ferruzzano, Gerace, Gioiosa Jonica, Grotteria, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Jonica, Monasterace, Placanica, Riace, Roccella Jonica, Sant’Agata del Bianco, Sant’Ilario, Siderno e Stignano) e molteplici vitigni autoctoni da cui sbocciano prelibatezze che avrebbero f a t t o impazzire lo stesso Bacco. Le colline argillo-marnose, le terrazze ricche di agrumeti, uliveti e vigneti che raggiungono il cuore del Parco N a z i o n a l e dell'Aspromonte, il paesaggio lunare delle fiumare e gli

interminabili e deserti chilometri di arenili bassi e sabbiosi, custoditi spesso da alte rocce a picco sul Mar Ionio, ribadiscono di essere davvero lontani dal mondo. Qui, dove l'Italia sembra finire tuffandosi nel Mediterraneo arcaico, nascono i vini designati con la IGT “Locride” prodotti nelle varianti bianco, Montonico bianco passito, rosso (anche nella tipologia novello) e rosato. Dal mazzo scelgo una delle carte vincenti, il Montonico bianco passito, un gioiello di rara avvenenza che impreziosisce il panorama enologico calabrese. Arse dal sole e accarezzate da incessanti brezze marine, le uve, provenienti da vigneti composti maggiormente dal predetto vitigno, generano un vino dal grande impatto visivo: una raffinata veste color ambra con riflessi ramati. Un naso intenso, di estrema tipicità varietale, con integri e nitidi sentori di mandorla, agrumi canditi (bergamotto e cedro), miele di castagno, fichi secchi e datteri, lievi note balsamiche e profumi eterei di cera d'api. L'assaggio, caldo, avvolgente, fresco e agile, è in linea per tessitura e dolcezza, con un finale leggermente amarognolo, fine e che si fa ascoltare a lungo. Il retaggio storico e la lunga tradizione vitivinicola della Riviera dei Gelsomini consegna ai buongustai del nettare degli dei la Magna Grecia in questo bicchiere.

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

L’atta sira mi domandai avundi si ‘ndi vannu tutti sti cervegli chi sa fùjunu i ccà. E poi mi domandai puru chi fini fannu tutti i cervegli chi restanu ccà. Misi a motu a centrifuga di’ penzeri, e nescìu nu centrifugatu d’emozioni janchi, russi e gialli. Pecchì si penza ca sulu i mègghiu cervegli si ‘ndi vannu? Sicuramenti puru cocchi cervegliu bacatu poti pigghiari a via i l’esteru, ma tutti simu portati u penzamu ca cui si ‘ndi vaji diventa medicu, scienziatu, rock star, pecchì trova na strata cchiù facili. Ma chistu è sicuru: ccà a strata è na ripida viuzza tutta a ‘nchianàri, stritta stritta e china i crateri. Allura pecchì ancora ‘ndavi cervegli ‘n giru? Mi veni u penzu ca quandu ‘nta chista terra succedunu cosi belli è pecchì puru ccà ‘ndavi perzuni cu cori, anima e forza i volontà, e sunnu cervegli NON in fuga: ennu genti chi vivunu ccà e vonnu u rendunu sta terra cchiù bella. Jeu non ma’ pìgghiu affattu cu cui voli u si ‘ndi vaji, pecchì ognùnu ‘ndavi nu scopu ‘nta vita sua, e non si poti giudicari. E sicuramenti puru u tempu dì martiri finìu, ed è difficili mo u si vidi nu Michele Bello chi fuji pe’ strati risbigghiandu a genti chi dormi ‘nta reatà virtuali da’ casa sua. Ma a vita è chista, è mo. E ognùnu poti decidìri comu voli mu sa’ vivi. Si tutti penzàvanu u migliòranu a sé stessi, sicuramenti u mundu era nu postu cchiù bellu. E si unu decidi u resta ccà e mu migliora sta terra, allura, pe’ mia, chistu è n’eroe.



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