Riviera n°21 del 22/05/2016

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a conservato sotto spirito la sua mente all’interno di “una boccetta riempita di vocaboli”. La penna scampata al sacco nero dell’immondizia l’ha salvato, tendendogli la gruccia di una quasi speranza. Grazie a Dio quella penna non ha fatto la fine dell’evidenziatore, dei libri, delle fotine dei suoi genitori morti, ritenuti, al contrario, pericolosi e per questo sequestrati al suo ingresso. Considerata abile a condividere con lui la detenzione, la sua penna trasparente lo ha confortato mentre rimaneva “sospeso, appeso, ciondolante, legato al filo dell’ingiustizia”, così che potesse mantenere la promessa fatta a se stesso: “Farò della mia innocenza una pubblica ragione”.

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egli Stati Uniti, tanti anni fa, a Phoneix un uomo irruppe all’interno di un’abitazione e mazza da baseball in mano iniziò a darle di santa ragione a due persone incappucciate che si trovavano all’interno dell’abitazione. Il giustiziere della notte campione di mazzate raccontò che portando a spasso il cane vide, guardando all’interno di una finestra, due soggetti con il volto travisato e una donna legata a una sedia. Tornò a casa, prese la sua mazza e fece lo sceriffo. I tre, all’interno nell’abitazione, in realtà stavano giocando, eroticamente giocando, sensualmente giocando. L’errore costò caro al supereroe “de noartri”, perché ruppe il setto nasale di uno dei due giocherelloni e spaccò braccio e mandibola all’altro. Non si accertò prima di agire, si mise in azione e via. Non venne denunciato e non dovette risarcire nulla perché uno dei giocherelloni incappucciati era un professionista di fama, sposato e con un onore da tutelare. La cosa finì così, tante scuse e basta.

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LA CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 22 MAGGIO

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STORIE

Platì,

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CATERINA, ANZIANA SIGNORA PLATIESE, PREPARA IL PANE DA ANNI, DA QUANDO CON L’ASINO SI TRASPORTAVANO QUEI FASCI DI RAMI I BRUCA CHE, SISTEMATI CON CURA NEL FORNO A LEGNA, UNA VOLTA ACCESI, CON IL LORO SCOPPIETTÌO SEMBRAVANO ANNUNCIARE UN MOMENTO DI FESTA. AD ASSISTERE ALL'ANTICO E SUGGESTIVO RITO DEL PANE PAVEL, BAMBINO RUSSO, CHE A PLATÌ HA SCOPERTO IL PROFUMO DEL LIEVITO E DELLA LIBERTÀ.

ROSARIO ROCCA e vicende umane, spesso, sono segnate da grandi distanze e da piccole cose. Grandi distanze nel tempo, di fatti lontani, a volte più di un secolo e, separati, nello spazio, addirittura da diverse migliaia di miglia, o da più di un oceano. Distanze grandi, immense. E piccole cose. Piccole, come un pezzetto di lievito naturale, tramandato da diverse generazioni. Da un tempo lontano e in luoghi, a volte, molto distanti. Un lievito antico che fa crescere un pane dal profumo e dal sapore unico e immutato nel tempo. Il pane di Platì. “Abbiamo iniziato l’attività del forno al paese nel Sessantacinque” - mi racconta, Caterina, anziana signora platiese, prima delle quattro figlie di Anna, Gnura ‘Nnuzza, mancata qualche anno addietro alla soglia dei novant’anni – allora si impastava a mano, il lavoro era duro e le nostre vite sacrificate”. Quante croci avrà segnato con la sua rasola sul primo impasto Caterina, almeno alcune decine di migliaia. O forse anche di più! Quante volte, per benedire il pane che sarebbe venuto e per affidarne a nostro Signore la bontà. Mi ricorda Caterina che a quei tempi non c’era neppure la luce nelle case, “si lavorava tanto nei campi di grano e dietro gli animali”. Con l’asino si trasportavano quei fasci di rami i bruca che, sistemati con cura nel forno a legna, una volta accesi, con il loro scoppiettìo sembravano annunciare un momento di festa. Il pane caldo e profumato che da lì a poco, sarebbe stato sfornato. “La nostra casa era piccola, fatta di pietra e calce, dormivamo tutti nella stessa stanza”. Oltre al lavoro al

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forno, le donne della famiglia andavano a lavare i panni alla fiumara, poi la sera si impastava il lievito e l’indomani, già dall’una del mattino, si preparavano le forme del pane. C’è con noi anche Francesco, il marito di Caterina, ricorda che comprarono la prima impastatrice a metà degli anni ’70. Accanto al forno c’era un piccolo negozio di generi alimentari, da lì vi passavano viandanti forestieri, o squadre di operai per una buona e genuina colazione: a zzippuleria. Arrivano anche Mimmo, uno dei quattro figli di Caterina, e Antonella, sua moglie, la mente creativa della famiglia, l’ideatrice della panetteriacaffè a conduzione familiare aperta, da qualche mese, a Bovalino. E tra i ricordi d’infanzia, mi raccontano di Pavel, un bambino venuto da

molto lontano. Arrivò a Platì, la prima volta, nel maggio del 1994. Veniva da un paesino vicino Minsk, capitale della Bielorussia, da qualche anno indipendente dopo la caduta dell’U.R.S.S. Curioso, amabile e intelligente. Caterina, con un sorriso, ricorda che amava le banane che mai, al suo paese, aveva assaggiato prima. Ma amava anche il pane di Platì e amava aiutare la sua nuova famiglia italiana a preparare il forno. Lo incuriosiva quel lievito, agli occhi di un bambino magico, che cresceva nella notte. Andava volentieri nei campi. Sentiva, nelle corse lungo la tenuta di famiglia, il profumo della libertà. Mimmo mi racconta che quei terreni i suoi nonni li acquistarono nel 1930, grazie a un’eredità di dodicimila lire, frutto dei sacrifici e del lavoro del suo bisnonno in America. Sfogliamo insieme le foto di Pavel, leggiamo qualche lettera. In quegli anni, i primi ‘90, furono diverse le famiglie di Platì che, come Caterina e Francesco, decisero di accogliere bambini venuti dall’est. Un’esperienza di accoglienza sconosciuta ai più, ma proficua e interessante. Perché diversi ragazzi, dopo la dissoluzione dell’impero sovietico, proprio grazie agli aiuti di quelle famiglie generose da cui vennero accolti, riuscirono a studiare e a superare un tragico periodo di povertà estrema. “Ormai da tempo mi dice Caterina - “abbiamo perso i contatti con Pavel. Ma gli ho voluto bene come uno dei figli miei”. Dai suoi occhi commossi percepisco il significato profondo di un affetto lontano, nello spazio, e oramai nel tempo. Mi piace pensare che Caterina, ma anche Mimmo e Antonella, ancora oggi, nella notte, segnando con la rasola una croce sul primo impasto, vogliano oltre che benedire il pane del giorno, affidare a Dio anche quel sorriso curioso di un bambino, venuto, un giorno di maggio, da molto lontano.


RIVIERA

ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

“Olimpia”il processo che racconta la “ndrangheta massonica” Con il processo “Olimpia”, nato da un’operazione della Dda reggina, si è aperto, per la prima volta in Calabria, uno spaccato su una possibile alleanza tra soggetti ritenuti appartenenti, con un ruolo di vertice, alla ‘ndrangheta e soggetti a loro volta ritenuti appartenenti a logge massoniche. Ci sono nomi e circostanze di quel procedimento penale che appaiono molto vicini a vicende contenute in una recente indagine della procura distrettuale antimafia reggina denominata “Fata Morgana”. Il presente è ancora nella fase delle indagini, che vedono interessare diversi professionisti della provincia reggina impegnati a chiarire la propria personale posizione nei prossimi mesi. Intanto, per quanto attiene la cronaca giudiziaria, insiste una sentenza, quella del processo “Olimpia”, dove al “capo F 18)” la procura reggina ipotizzava l’esistenza di un organismo decisionale verticistico dell’associazione denominata ’ndrangheta, definita come “Cosa Nuova”, che avrebbe dovuto anche “tenere i rapporti con altre organizzazioni criminose nazionali e internazionali, con la massoneria e con le istituzioni”. Al “capo G 27” si contestava a tale M.P. la partecipazione a una associazione mafiosa perché, nella qualità di notaio esercente la relativa attività professionale nel distretto di Reggio Calabria, contribuiva sistematicamente alle attività e agli scopi criminali dell'associazione per delinquere facente capo alla famiglia omissis ponendo in essere le condotte precisate nel capo che precede e altresì offrendo e garantendo a detta consorteria criminale di conseguire profitti e vantaggi ingiusti attraverso i rapporti che esso M. vantava con la massoneria e con esponenti dell'ambiente politico e istituzionale reggino. Il collaboratore di giustizia L., nel corso delle dichiarazioni rese al PM in data 18/02/1994, racconta, tra l'altro, dei rapporti tra un capo clan reggino e un suo cugino "già consigliere comunale (di Reggio Calabria, ndr.) della Democrazia Cristiana, il quale rappresentava all'interno della consorteria una sorta di eminenza grigia a fronte della sua raffinata intelligenza e della abile capacità di intrattenere rapporti sofisticati con i centri occulti del potere tra cui i Servizi Segreti deviati e la Massoneria". Alla udienza del 30/9/1997 del processo Olimpia un altro collaboratore di giustizia, B.F., premettendo di essere diventato capo di una “locale”, ha affermato di aver avuto rapporti con diversi gruppi mafiosi e, tra l'altro, di aver ospitato un esponente della destra eversiva per la quale simpatizzava il gruppo omissis: "si doveva organizzare, attraverso diciamo la ‘ndrangheta e personaggi della massoneria, dargli la possibilità al F. di potere espatriare in… dall’Italia. Cosa che è avvenuta puntualmente, perché fu portato a Ventimiglia, e da lì fu… diciamo… fatto passare dal valico di Ventimiglia senza essere… diciamo… senza passare dalle vie brevi, cioè dalla… controllo, e da… da Parigi è partito per il… poi dove è stato catturato, in Costarica". Alla udienza del 14/10/1997, nel corso del controesame, il collaboratore B.F. dichiarava di avvalersi della facoltà di non rispondere in ordine ad alcune domande che gli venivano rivolte, tra le quali i “rapporti tra massoneria e palazzo di giustizia reggino”. Nel corso dell’interrogatorio reso al pm, tale G.A. racconta del rituale di logge segrete mutuate dalla ‘ndrangheta per la dote della Santa, e di aver conosciuto successivamente alcuni ‘ndraghetisti che “apertamente dicevano che avevano il cappuccio”… “Cappuccio era anche riferimento di massoneria”, indicando alcuni nomi di capi ‘ndrangheta, tra cui G.P. di Rosarno, L.U. di Gioiosa Ionica e S.S. di Siderno, quali soggetti iscritti alla massoneria.

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Visti gli appelli di protesta in merito allo stato disastroso della depurazione nel nostro territorio, che pubblichiamo di seguito, il nostro giornale ha deciso di dare voce agli assessori dei vari comuni interessati nel prossimo numero.

Glioperatorituristicichiedonoalleistituzioni interventiurgentiper unmarepulito li Operatori Turistici della Locride esprimono la propria preoccupazione rispetto allo stato di indifferenza dimostrato dalle Istituzioni preposte a garantire i servizi essenziali sul territorio. Alla luce della costante sporcizia che quotidianamente si registra nel mare della riviera, il Consorzio Jonica Holiday si interroga su quali saranno le prospettive per l'imminente stagione balneare ormai alle porte. Gli operatori del settore sono coscienti delle difficoltà che si debbono affrontare in un territorio che cerca con enormi sforzi di sopravvivere tra tanti problemi e aspettative da parte dei cittadini. Gli Albergatori si domandano, tuttavia, se sindaci e amministratori siano coscienti che uno spiraglio di economia e di occupazione dovrebbe arrivare in estate dal Turismo balneare. In queste settimane, soffermandosi sulle spiagge del litorale, si nota un certo fermento da parte dei titolari degli stabilimenti balneari che con impegno e speranza cercano di rendere le loro strutture comode e funzionali per soddisfare le esigenze degli ospiti. Gli

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MAURIZIO BAGGETTA

MARIO DIANO

stessi Albergatori, dopo un periodo di promozione e commercializzazione, si preparano a una politica di accoglienza e ospitalità. Incoraggianti sono stati i segnali avuti in alcune strutture Alberghiere della zona, in cui diversi Tour Operator stranieri hanno continuato a indirizzare gruppi di vacanzieri nella Locride. È ormai opinione diffusa, anche tra i non addetti ai lavori, che con la crisi creatasi in alcune rinomate località turistiche del Mediterraneo si prevede, per la stagione in corso, una domanda e una presenza maggiore verso le regioni meridionali dell'Italia, tra le quali la Calabria sarebbe una delle mete preferite. Se a questa potenziale domanda si rispondesse con un mare che non offre la possibilità di fare il bagno allora è meglio che si cedano le armi. Con questo stato d'animo e con queste preoccupazioni riteniamo doveroso ricordare che era stato fatto un monitoraggio sul territorio in cui si evidenziava la non funzionalità di molti depuratori. Purtroppo, a seguito di questa segnalazione, si è registrato solamente l'intervento della

magistratura su alcuni comuni ma, a oggi, non si è a conoscenza dei risultati e di eventuali interventi mirati alla soluzione o, almeno, a un contenimento dei disagi. A questo punto, la Jonica Holiday sente il dovere di rivolgere un accorato appello ai Sindaci del territorio, in particolare a quelli della Riviera, affinché con uno scatto di orgoglio e di amore per questo travagliato territorio attivino quei meccanismi coinvolgendo tutte le istituzioni preposte alla tutela delle acque (Capitaneria di Porto, Forze dell’Ordine ecc…) cercando di trovare delle soluzioni e non mettere a rischio l'imminente stagione balneare. Sarebbe anche una grande delusione per tutti quegli operatori commerciali e ristoratori che aspettano i mesi estivi per cercare di trovare con l'arrivo dei turisti un minimo di sollievo economico rispetto a una crisi che ormai ha superato ogni limite di durata e che sta mettendo in ginocchio in maniera irreversibile l'economia locale. Jonica Holidays Maurizio Baggetta (Presidente) Mario Diano (Coordinatore)

La depurazione: questa sconosciuta! Ormai non si contano più le richieste di accesso agli atti che l’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita ha prodotto agli Uffici Comunali per avere i referti delle analisi di autocontrollo dell’impianto di depurazione, planimetria dei sollevamenti, scarichi del troppo pieno, quaderni di registrazione e manutenzione, formulario per lo smaltimento della sabbia, vaglio e fanghi. Ha risposto qualche comune che avvia i reflui a un depuratore consortile, ma solo per comunicarlo, e solo Grotteria per darci la disponibilità a mostrarci gli atti e farci visitare l’impianto. Eppure, tra i comuni della Locride, Roccella Jonica è riuscito, per la quattordicesima volta, ad aggiudicarsi la prestigiosa Bandiera Blu rimanendo indenne alle correnti che, da nord a sud e viceversa, trasportano la fogna dei comuni vicini. Come è possibile che, se come pare, dalla foce dell’Allaro si riversino in mare i liquami di Caulonia Superiore, Focà e Stignano, essi veleggino solo verso nord? Siamo contenti che la Regione abbia stanziato la somma di € 100.000 per la sistemazione degli impianti di sollevamento, anche se ne erano stati spesi molti di più

per realizzarli senza alcun risultato. Eppure, solo la virtuosa Roccella Jonica ha risposto alla nostra richiesta di accesso agli atti. Anche a Siderno, con i suoi cronici e mai risolti problemi strutturali agli impianti di sollevamento dei torrenti Garino e Giordano, ogni pioggia riversa a mare la promiscuità delle acque bianche con i reflui fognari tramite degli impianti sottodimensionati. A Locri, dove l’ultima linea degli impianti di sollevamento per il rilancio al depuratore consortile di Siderno è stata collocata sulla spiaggia, le pompe vanno spesso in blocco a causa della sabbia che vi entra trasportata dalle mareggiate invernali. Così, la bella pineta prospiciente l’area archeologica viene concimata dello sfogo dei reflui provenienti da località Moschetta. A Bovalino e comuni limitrofi, dove lo scempio è perpetrato ormai da anni, è intervenuta la Procura di Locri indagando undici persone tra sindaci, commissari prefettizi e tecnici. Possibile che non s’intenda che la pulizia delle acque di balneazione è un problema che non riguarda ogni singolo comune, ma ci deve essere un gioco di squadra altrimenti l’o-

norevole riconoscimento della bandiera blu a Roccella rischia di essere considerato un mero vessillo propagandistico alla fine anche poco credibile? Auspichiamo pertanto che il Comune di Roccella Jonica, insieme all’Osservatorio, possa far intendere agli altri sindaci della Locride che il mare, essendo il vero volano di sviluppo del nostro territorio, va tutelato e salvaguardato 365 giorni l’anno. Arturo ROCCA



Politica L’EDITORIALE

Tre anni fa Michele Caccamo, poeta e imprenditore, finisce in carcere a causa di un’accusa mossa da un suo ex dipendente. Michele andrà a ingrossare le fila di cadaveri tra le sbarre per scontare la pena di colpe non ancora accertate da un processo. Oggi Michele è stato dichiarato innocente.

Calabria, lo Stato non sussiste Dopo anni di galera tanti sindaci sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Siamo dinanzi a un giustizialismo mesopotamico, a una forma primitiva della democrazia? egli Stati Uniti, tanti anni fa, a Phoneix un uomo irruppe all’interno di un’abitazione e mazza da baseball in mano iniziò a darle di santa ragione a due persone incappucciate che si trovavano all’interno dell’abitazione. Il giustiziere della notte campione di mazzate raccontò che portando a spasso il cane vide, guardando all’interno di una finestra, due soggetti con il volto travisato e una donna legata a una sedia. Tornò a casa, prese la sua mazza e fece lo sceriffo. I tre, all’interno nell’abitazione, in realtà stavano giocando, eroticamente giocando, sensualmente giocando. L’errore costò caro al supereroe “de noartri”, perché ruppe il setto nasale di uno dei due giocherelloni e spaccò braccio e mandibola all’altro. Non si accertò prima di agire, si mise in azione e via. Non venne denunciato e non dovette risarcire nulla perché uno dei giocherelloni incappucciati era un professionista di fama, sposato e con un onore da tutelare. La cosa finì così, tante scuse e basta. Sentendo quel racconto, all’epoca, pensai a quanti uomini, spesso politici, in Calabria vedono irrompere lo Stato giustiziere all’interno della loro abitazione, uno Stato che randella e dà mazzate, a volte senza accertarsi bene su come stanno le cose. E mi è tornata alla mente la storia di Giorgio Dal Torrione, ex sindaco di Gioia Tauro, ammanettato all’alba e sputato sui giornali perché sindaco della mafia, della ‘ndrangheta, un criminale, dissero. Dal Torrione venne assolto, naturalmente la sua vita distrutta, moralmente e politicamente. Si prese la sua dose di mazzate, per lo Stato nessuna conseguenza. Poco più di un anno fa un altro primo cittadino venne preso a randellate dall’azione giustizialista dello Stato, Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto. Anche per lei la tintura della vicinanza alla ‘ndrangheta, anche per lei assoluzione dopo le mazzate subite. Lo Stato, nessuna conseguenza per l’errore. La lista è lunga, e non solo con i sindaci, la domanda è però uguale per tutti: chi paga per la poca attenzione dello Stato e della giustizia? Chi risarcisce tutte quelle persone, specie incensurate e distanti dall’abitudine criminale, che vengono catapultate dal gioco al sangue e alla sofferenza per poi sentirsi dire da un giudice, e spesso dalla Cassazione, non ci sono prove, il fatto non sussiste? Se un cittadino sbaglia, e danneggia altri cittadini, paga, e amaramente. Ma se a sbagliare è lo Stato l’impunità è garantita. Inoltre i metodi utilizzati sono da Siberia, a volte da gulag. Ricordo un giovane di Locri per 4 anni al 41bis, assolto. Ora si attendono tante risoluzioni processuali, specie nella Locride, dall’ex sindaco di Marina di Gioiosa Rocco Femia all’ex primo cittadino sidernese Alessandro Figliomeni. La speranza è che la giustizia faccia il suo corso, accertando la verità, se colpevoli paghino. Ma se a sbagliare è stato lo Stato pagherà? A Phoenix in molti dalla sera delle mazzate tengono le finestre chiuse. Intanto in Calabria e nella Locride in particolare, la domanda nasce spontanea: siamo dinanzi a un giustizialismo mesopotamico, a una forma primitiva della democrazia?

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Michele Caccamo:“Lo Stato mi ha rapito e rinchiuso per tre anni in una cappella mortuaria” “COLORO CHE RITENGONO IL CARCERE LA PENA NECESSARIA DOVREBBERO TRASCORRERE ALMENO UNA NOTTE IN UNA SEZIONE: ASCOLTEREBBERO I RESPIRI I LAMENTI LE PERDIZIONI, E QUALCHE VOLTA ANCHE IL SUICIDIO. IL CARCERE SERVE SOLO A CREARE MALATTIE, NEL CORPO E NELLA MENTE, AD ABBRUTIRE LE PERSONE” MARIA GIOVANNA COGLIANDRO a conservato sotto spirito la sua mente all’interno di “una boccetta riempita di vocaboli”. La penna scampata al sacco nero dell’immondizia l’ha salvato, tendendogli la gruccia di una quasi speranza. Grazie a Dio quella penna non ha fatto la fine dell’evidenziatore, dei libri, delle fotine dei suoi genitori morti, ritenuti, al contrario, pericolosi e per questo sequestrati al suo ingresso. Considerata abile a condividere con lui la detenzione, la sua penna trasparente lo ha confortato mentre rimaneva “sospeso, appeso, ciondolante, legato al filo dell’ingiustizia”, così che potesse mantenere la promessa fatta a se stesso: “Farò della mia innocenza una pubblica ragione”. Tre anni fa Michele Caccamo, poeta, scrittore e proprietario di una grossa realtà imprenditoriale nel porto di Gioia Tauro, finisce in carcere per un’accusa mossa da un suo ex dipendente. In quel capannone che aveva costruito e adibito a magazzino viene ritrovata merce rubata e derivante da truffe. Un suo ex dipendente lo accusa di esserne il responsabile. Michele viene bollato come truffatore da un primo giudice. Un secondo processo farà di lui un membro di un’associazione dedita alle truffe; Michele farebbe quindi parte di un vasto disegno criminale. Finirà così per ingrossare le fila di quei fascicoli tra le sbarre, lì dove la vita si screpola di fronte alla riduzione a “un’unica identica comunità criminale” che, con i suoi incantesimi infernali, sfila da sotto i piedi ogni briciolo di serenità. In quel cubicolo, in cui per giorni e giorni bisogna accontentarsi di un cielo alla julienne, non c’è spazio per la commozione che diviene solo una breve parentesi insopportabile: scattante la rabbia esonda con tutta la sua irruenza e le piega in due quelle parentesi così come i detenuti farebbero con le sbarre. Il tutto mentre da fuori arrivano, spietate, le notizie scritte dai membri della “congregazione del ghigno”, perfetti cretini intestarditi che, nascondendosi dietro il diritto di cronaca, hanno già disposto “tutti per filari, in un’unica linea di produzione, che porti alla ricchezza della loro bava gloriosa” facendo di ognuno “un meraviglioso spettacolo sconfitto”. Dopo tre anni trascorsi a guardare stelle scabrose infilarsi tra le sbarre, Michele è stato dichiarato innocente. È venuto a galla il pasticcio giudiziario: il vero favoreggiatore dell’associazione per delinquere era l’ex dipendente (custode), che operava all’insaputa di Michele approfittando della notte o delle sue numerose assenze dal complesso industriale. L’assoluzione libera Michele da un sepolcro che ha provato, senza riuscirci, a risucchiarlo e lo restituisce alla sua poesia. Lo scorso 16 maggio ha dato alle stampe “Pertanto accuso”, un capolavoro di stile in cui racconta gli anni della sua “custodia cautelare” che nulla ha della custodia nè della cautela: si tratta piuttosto di sequestro di persona, di abbandono, del punto più alto della violenza di un sistema giudiziario barbaro. Definisce la cella “un’aria a pacchetti” o addirittura “una cappella mortuaria”. Come ha fatto a sopravvivere? Cercando gli angoli vivi, dentro alla cella, in chiesa, o nel fondo della mia mente. E poi nella disponibilità dei detenuti, che mi hanno considerato anima estranea: un uomo diventato per caso un essere rinchiuso. E non ero certo il solo a essere stato rapito dallo Stato. Devo la mia vita, e

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la mia sanità mentale, alla comprensione dei detenuti, alla pazienza delle autorità carcerarie. Il pianto è l’unica via di fuga, l’unica riabilitazione possibile. Se fosse stato istituito quello che lei ha chiamato “registro dei pianti” come avrebbe catalogato i pianti che ha consolato? Per linee di disperazione e di assenza. Perché capita di incontrare chi si danna per una condanna pesante, chi per un’accusa ingiusta, chi per essere stato abbandonato dagli affetti. Coloro che ritengono il carcere la pena necessaria dovrebbero trascorrere almeno una notte in una sezione: ascolterebbero i respiri i lamenti le perdizioni, e qualche volta anche il suicidio. Il carcere serve solo a creare malattie, nel corpo e nella mente, ad abbrutire le persone. La maggiore umiliazione? Il protocollo d’ingresso: una sceneggiata indegna. Un uomo nudo è un verme: questo è il segnale che si vuole dare. Ma tra i tanti uomini che vengono denudati c’è una percentuale altissima di innocenti: dopo quella esibizione imposta non lo saranno più. Nel pensiero non di certo. Lei afferma che i rapporti tra detenuti sono fitti di regole inattaccabili e sempre uguali da un secolo. Quali sono queste regole? Si va per gradi: anzianità, potere, ruolo. D’altronde non è certo differente dalla società esterna: si è sempre sottoposti a qualcuno. In carcere ad altri detenuti, nella vita sociale ad altri uomini. Andrebbe scardinato il concetto della supremazia, ma prima nella nostra società: renderlo inutile, con l’accoglienza e la tolleranza, sarebbe la più grande conquista sociale. Non ci fosse il dominio nei popoli non esisterebbe neanche tra i carcerati. È questione di educazione civica. Ma quanti tra i proclamatori dello stato giustizialista, giustamente contro i prevaricatori, sono disposti a mettere in discussione il loro stesso ruolo di predominanti, finanche in famiglia? A un certo punto si è chiesto: “E se fosse nascosto dove adesso esisto il Dio eterno?”. Che Dio ha incontrato in carcere? Un Dio bellissimo, acceso di dolore e gioia. Dovrebbe vederle le celle ornate di immagini e rosari: per ogni branda un altare. E si prega con il cuore, non sicuramente per mettere a posto la coscienza. Ci si affida con Amore, con

pia devozione. Dio ha la sua casa nelle carceri, e nei marciapiedi nei sottopassaggi delle metropolitane, non certo nelle chiese. Ha intravisto negli altri detenuti quello che gli specialisti chiamano indizi di reinserimento? La volontà, quella sì. Ma come ci si può reinserire se le leggi sono un’emanazione della persecuzione? Ne ho visti tanti, piegati nelle loro colpe, pentiti e desiderosi d’altra vita altrove, lontani da quest’aria obbligatoriamente infetta, regolarmente sottoposta alla cultura del sospetto. Lei neanche immagina quante persone pur volendo ricollocarsi non potranno mai farlo perché marchiati. È un tamburo d’accusa incessante la detenzione. Prima ancora della giustizia si diventa prigionieri della stampa che, come lei stesso scrive, è diventata una religione, un grado supremo di giudizio. Cosa della descrizione che di lei hanno fatto i giornali le ha fatto più male? Un poeta con l’hobby della truffa: questo mi ha ucciso. I giornalisti neanche immaginano quanto pesante sia l’inchiostro sull’anima di chi malcapita. Non ritengo vi sia più del giornalismo illuminato: le redazioni sono diventate le civette delle varie Procure, il giornalismo d’inchiesta è morto sepolto e siamo in mano di ragazzotti improvvisati che non hanno comprensione del disastro che provocano alla verità. Se in carcere capita di accusare seri problemi di salute, il più delle volte arrivano prima le condoglianze della decisione dei giudici di concedere i domiciliari. Come è successo a Roberto. Quanto poco vale la vita di un detenuto? Meno del nulla. Non sempre per colpa degli istituti penitenziari. Locri, ad esempio, ha una struttura efficiente e attenta. Capitano spesso i casi di leggerezza, dovuta al singolo che interviene, che poi provocano le morti. Lo Stato dovrebbe essere garante della sicurezza dei detenuti, istituendo presidi di pronto soccorso altamente qualificati e rendere meno farraginosi gli eventuali trasferimenti in ospedale: mentre qualcuno decide un altro muore. Lei scrive: “Il popolo calabrese è diventato una cavia per il controllo del pensiero”. Chi ha in mano questo controllo, qual è il messaggio che vorrebbe lanciare e perché? Ho sempre pensato alla Calabria come banco di prova per tentativi dittatoriali: così nell’assistenzialismo così nella repressione. Di certo vi è una degenerazione del libero pensiero e un indirizzamento verso il pensiero massificato: vuoi con la stampa servile vuoi con i proclami governativi. Io scrivo che bisognerebbe affiliare la Calabria all’onore: non è una provocazione piuttosto un’occorrenza necessaria al nostro popolo per fargli riconoscere chi sono gli impositori del pensiero: la ‘ndrangheta, il potere (in ogni espressione) e il sistema economico. Pensa che la società civile sia pronta ad accogliere chi esce dal carcere? Assolutamente no. Non serve neanche l’assoluzione per essere accolti: rimane il sospetto, l’onta. La cosiddetta società civile vive con i pannetti caldi al culo, e la sua unica preoccupazione è che qualcuno glieli tolga, così si schiera senza sapere esattamente come. Poi c’è la società emarginata che sa come aprire cuore e mente. Le associazioni antimafia hanno costruito un pessimo esempio di società civile, non hanno educato alla legalità ma spinto alla separazione sociale.


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ILARIO AMMENDOLIA Mentre ero intento a scrivere questo articolo, ho appreso della morte di Marco Pannella. Premetto che non mi piace contribuire alla creazione di “miti” né scrivere esaltanti agiografie dopo la morte. Non sempre ho condiviso le sue idee ma, molto spesso, ho partecipato alle battaglie che sono state anche le sue. Da anni mi sono iscritto al partito radicale di cui Pannella è stato il massimo esponente. Lo vidi l’ultima volta al congresso radicale, ammalato, ferito ma indomito. La mia scelta di scrivermi ai Radicali Italiani e a Nessuno tocchi Caino è stata dettata dalla necessità di combattere contro la discarica umana che sono e carceri italiane e dalla necessità di contrapporsi alla deriva forcaiola e antilibertaria che sta travolgendo l’Italia. L’unico modo di onorare Marco Pannella è quello di continuare a combattere per molte idee che sono state sue mettendo sempre la persona umana al primo posto. E questo noi continueremo a fare. Nessuno consideri la libertà un bene acquisito per sempre. Nessuno consideri la Costituzione una eterna garanzia. Senza la giusta vigilanza democratica queste possono essere travolte in poco tempo. L’articolo odierno non riguarda solo i diretti interessati. Riguarda tutti noi anche coloro che rispetto ai soggetti coinvolti si ritengono lontani, avversari o addirittura nemici. Noi partiamo da una singola storia per porre un problema generale. In questo caso quello della libertà di ognuno di noi e della salvaguardia della democrazia. È il maggio 2011 È notte fonda, nella Locride è forte il profumo di zagara ma i lampeggianti della polizia fendono il buio. Marina di Gioiosa viene sconvolta da un autentico terremoto giudiziario. L’ennesima retata a cui noi calabresi ci siamo abituati da lungo tempo. Circa quaranta persone finiscono in cella, tra questi il sindaco Rocco Femia e gran parte degli assessori comunali. Prima però bisogna mettere in piedi il solito spettacolo con la classica sfilata in manette degli arrestati. Sfila Rocco Femia in manette. Sfilano gli assessori tra cui Francesco Marrapodi. Passano in manette decine senza nessuna pietà per i figli innocenti, per le madri, per i familiari costretti ad assistere alla pubblica gogna dei loro cari. Ancora nessun tribunale ha stabilito la loro colpevolezza. Nessuna sentenza è stata pronunciata ma per l’opinione pubblica sono già colpevoli. Con la complicità della “legge” si allestisce una pubblica gogna. Bisogna soddisfare la brama dei forcaioli e, soprattutto, per “gabbare” il popolo calabrese trattato da coglione. Il consiglio comunale viene sciolto. L’ennesimo consiglio comunale della Locride sciolto per infiltrazioni mafiose. Gli imputati sono esposti nelle gabbie come un trofeo. Lo scorso 28 aprile la Cassazione decide per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. L’assessore Marrapodi, unico degli amministratori ad aver scelto l’abbreviato, è stato assolto. È innocente! Per gli altri imputati, giudicati in abbreviato, annullamento con rinvio. La fabbrica dei mostri si è rivelata ancora una volta falsa e bugiarda. In seguito alla sentenza della Cassazione, Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa - uomo di centro destra - è stato scarcerato dopo cinque lunghi anni di galera. Nessuno è al disopra della legge. Né i sindaci, né gli assessori, né i deputati e neanche i magistrati o gli appartenenti alle forze dell’ordine. Lo Stato ha il diritto di processare chiunque venga sospettato di aver commesso un reato ma avrebbe il dovere di rispettare le leggi e la persona umana. Anche in Calabria! Anche nella Locride. Tenere una persona - socialmente non pericolosa - per cinque anni in carcere senza una sentenza definitiva, è una barbarie. Un insulto alla Costituzione. Infatti, cinque anni fa scrivemmo in perfetta solitudine: “Non tocca a noi giudicare. Ma gli imputati vengano giudicati da uomini liberi. Non ci sembra che Rocco Femia e gli altri amministratori abbiamo mai sparato o accoltellato alcuno vengano processati senza catene ai polsi. La carcerazione preventiva, quando manca la pericolosità sociale, è un sopruso. È un arbitrio e una ferita mortale alla libertà personale e alla democrazia.” Sull’argomento siamo ritornati dopo tre anni dagli arresti: "Rocco Femia ex sindaco di Marina di Gioiosa e Sandro Figliomeni già sindaco di Siderno e tantissimi altri sono in carcere da quasi mille giorni… scontano una pena senza condanna… Sono mafiosi? Non ho alcun elemento per escluderlo, ma lo si dimostri in un processo giusto ed equilibrato". Meno di un mese fa su questo stesso giornale abbiamo ribadito, ancora una volta, le nostre posizioni. Chiariamo, non abbiamo riportato quanto abbiamo scritto per gratificarci o per dire “noi l’avevamo detto”, ma per dimostrare che i "fatti hanno la testa dura" e oggi, con cinque anni di ritardo, ci hanno dato ragione. Una magra consolazione perché in Calabria la situazione è andata degenerando giorno per giorno e oggi i pasdaran dei poteri forti avanzano senza trovare resistenza in un’opera di desertificazione della democrazia. La politica quando non è complice è ammutolita e servile.

DOMENICA 22 MAGGIO 7

La Fabbrica dei Mostri

Lo Stato ha il diritto di processare chiunque venga sospettato di aver commesso un reato ma avrebbe il dovere di rispettare le leggi e la persona umana. La“piccola”storia di Marina di Gioiosa parla all’Italia intera.Quando un solo cittadino della comunità può essere rinchiuso in carcere impunemente e in spregio alla Costituzione, il regime è alle porte.

ROCCO FEMIA, EX SINDACO DI MARINA DI GIOIOSA, È STATO SCARCERATO DOPO CINQUE LUNGHI ANNI DI GALERA. FEMIA È LIBERO E IN ATTESA DI GIUDIZIO MA LE PRIGIONI RESTANO PIENE DI INNOCENTI O, COMUNQUE, DI PERSONE CHE ATTENDONO DAANNI UN'EQUA SENTENZA. Se non temessi di essere volgare direi con altre parole il comportamento vile e tremebondo di “politici”, pur “importanti” e inavvicinabili ai comuni cittadini, alla presenza dell’ultimo PM. Nessuno creda che questo scempio di libertà serva per combattere la ndrangheta o per sconfiggere i malviventi. È vero esattamente il contrario. Tanto più le galere si riempiono di innocenti, tanto più saranno i delinquenti impuniti che resteranno in libertà. Anche un idiota capirebbe che un innocente tenuto in carcere per anni non sarà più in condizione di opporsi alla penetrazione mafiosa. Spesso gli innocenti buttati in carcere per anni servono per oscurare gli insuccessi e i sostanziali fallimenti. Ogni storia personale è parte della storia di un popolo. La “piccola” storia di Marina di Gioiosa parla all’Italia intera. Quando una piccola comunità o un solo cittadino di essa, può essere rinchiuso in carcere impunemente e in spregio alla Costituzione , il regime è alle porte. In questo caso Francesco Marrapodi - che non ho mai conosciuto - è una parte di noi che è stata umiliata e ferita. È il primo caso arrivato a sentenza ma potrebbe non essere l’unico. Qualcuno dice: succede in Calabria e nella Locride perché “terra di ndrangheta”. È la storia che si ripete. Si inizia sempre con i più deboli e che, in quanto tali, sono marchiati dal sospetto. Ieri gli zingari, oggi i calabresi. Questa non è solo una giustizia ingiusta ma anche una giustizia di classe. La viltà collettiva ha generato le grandi tragedie della storia. Rocco Femia è libero e in attesa di giudizio ma le prigioni restano piene di innocenti o, comunque, di persone che attendono da anni una equa sentenza. E al danno si aggiunge la beffa: chi pagherà i danni morali e materiali per l’ingiusta detenzione dell’ex assessore Francesco Marrapodi? Gli stessi calabresi che in passato hanno pagato centinaia di milioni per i “prigionieri” innocenti lasciati marcire in carcere. Lo Stato che non trova un somma modesta per coprire il posto di primario di chirurgia d’urgenza presso l’ospedale di Locri per mancanza di fondi, pagherà somme maggiori per aver privato un cittadino della libertà e dell’onore. Non ci sarà un primario che avrebbe potuto salvare tante vite umane ma avremo più secondini che faranno la guardia a persone che non hanno mai toccato un capello ad alcuno. Qualcuno direbbe: così va il mondo! E non va bene…. Questa è la palese impostura di una presunta antimafia che ci viene sbattuta in faccia senza vergogna. Sia chiaro, noi guardiamo con grande rispetto alla stragrande maggioranza dei magistrati che svolgono il loro lavoro con serietà e compostezza. A Locri, a Reggio, in Italia. Non a tutti però. Perché non è mai l’abito che fa il monaco. E di finti frati è pieno il convento!

LO STATO CHE NON TROVA UN SOMMA

MODESTA PER COPRIRE IL POSTO DI PRIMARIO DI CHIRURGIA D’URGENZA PRESSO L’OSPEDALE DI LOCRI PER MANCANZA DI FONDI, PAGHERÀ SOMME MAGGIORI PER AVER PRIVATO UN CITTADINO DELLA LIBERTÀ E DELL’ONORE.


POLITICA

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DOMENICA 22 MAGGIO

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Sonogiàstateresenotelelisteeicandidatiasindacodi tuttiicomunichiamatialleurneilprossimo5giugno.Ma per chi votare? Per rendere un po’più chiare le idee agli elettori, continualapanoramicacheilnostrogiornalesta conducendosuiprogrammielettoralidiognicandidato asindaconeiseipaesidellaLocrideche potranno esprimere una preferenza (è già noto il rinnovo della gestione prefettizia ad Africo e San Luca).

Politica

a cura di Jacopo Giuca

CAMINI:

Ben tre candidati per il piccolo della Vallata del Stilaro SOLO 715 ABITANTI MAAMPIA POSSIBILITÀ DI SCELTAA CAMINI, DOVE SI POTRÀ SCEGLIERE SE DARE FIDUCIAAL DESIDERIO DI RINASCITA DELL’ARCHITETTO ALFARANO, SE FARSI AMMALIARE DALLA RIVISITAZIONE SOCIOCULTURALE CHE PROMETTE ADRIAN PILEGGI O SE PREFERIRE IL PROGRAMMA DELLA “VECCHIA GLORIA” SILVESTRO TASSONE.

Silvestro Tassone - Uniti per Camini È “sviluppo” la parola d’ordine del programma di Uniti per Camini, guidata da Silvestro Tassone. Questo sviluppo deve essere innescato innanzitutto implementando il lavoro, quindi riqualificando il paese attraverso lavori di pulizia urbana, con l’istituzione della raccolta differenziata e lo sviluppo delle rete idrica, fognaria e del depuratore. Rendere Camini un paese vivibile e moderno passerà anche dalla realizzazione di numerosi interventi nel settore delle Opere Pubbliche, del turismo, dell’artigianato, dell’agricoltura, dell’ambiente, della cultura e della macchina amministrativa, che trovi linfa vitale nei finanziamenti comunali, nazionali europei o privati che il comune possa riuscire ad ottenere. Sarà inoltre ricercata la piena partecipazione dei cittadini in quella che viene definita l’impresa di risollevare le sorti del paese. Occhio di riguardo per la viabilità e la bonifica del paese dall’eternit, oltre che alla realizzazione di impianti di produzione di energia alternativa.

Rosario Sergi Liberi di Ricominciare Per dare un volto nuovo al paese e “conciliare l’utile con il bello”, Rosario Sergi e Liberi di Ricominciare lavoreranno per una comunità a cui ritengono giusto offrire la massima assistenza medica ed economica puntando su salute, lotta all’abbandono scolastico ed educazione interculturale. Verrà condotta una rivalutazione dell’ambiente con l’individuazione delle discariche a cielo aperto e di un sito in cui possano essere stoccati gli ingombranti. Spazio a migliore approvvigionamento idrico, completamento della rete fognaria e realizzazione di impianti di depurazione, sistemazione del verde pubblico e a una pubblicità che migliori l’immagine del paese a fini turistici. Viene garantita una riqualificazione edile, il completamento dell’impianto di illuminazione pubblica del cimitero comunale e della segnaletica stradale. Si promette massima riduzione degli sprechi, un implemento delle attività scolastiche, culturali, artistiche, sportive e di volontariato e uno snellimento della burocrazia.

Pino Alfarano - CAMINIamo Insieme Inizia a esporre il proprio programma con una riflessione su quanto la crisi abbia messo in ginocchio il proprio paese, Pino Alfarano, che concorre alla poltrona di sindaco con la lista CAMINIamo Insieme. Il suo progetto di rinascita poggia su una articolata base di sviluppo economico, da ricercarsi attraverso attività di informazione e formazione di nuovi imprenditori, promozione delle attività commerciali, sviluppo di agricoltura, artigianato, commercio e turismo con il recupero e la riqualificazioni delle bellezze artistiche e paesaggistiche. Alfarano promette inoltre una corretta gestione del carico fiscale, rimodulato sulla base delle esigenze dei cittadini al fine di trovare nuovi fondi per scuola, cultura e sport. Viene promessa la riqualificazione del paese attraverso la manutenzione e l’estensione della rete idrica, il miglioramento della strade e del centro storico. Sarà inoltre garantito un implemento delle politiche sociali e una maggiore oliatura della macchina amministrativa.

Adrian Pileggi Progresso Democratico Punta su democrazia, solidarietà e trasparenza Progresso Democratico di Adrian Pileggi. Convinto che una buona amministrazione richieda la partecipazione di tutti, Pileggi garantisce inviti periodici ai consigli e maggiore accessibilità al sito comunale, rafforzando la comunicazione di modo che il comune non sia percepito come una roccaforte del potere, ma una casa accogliente. Pieno supporto ai giovani disoccupati, stimolati a fare impresa grazie ai fondi 20142020 e, in base al bilancio, sostegno con assegno di sopravvivenza su modello Polistena. Extracomunitari come risorsa nello spazio dedicato alle politiche integrative. Istruzione, cultura, turismo e sport implementati con la creazione di una Casa della cultura, di un Comitato artistico e di un Sistema turistico integrato cui si aggiunge la promozione di attività sportive. Ci sarà una completa rivalutazione urbanistico/territoriale e per manutenzione (della rete fognaria) e riqualificazione che migliorino la vivibilità del paese.

PLATÌ:

Comunque vada, sarà finalmente democrazia! LA LUNGHISSIMA CAMPAGNA ELETTORALE DI ANNA RITA LEONARDI SI È RISOLTA IN NULLA DI FATTO (E PER FORTUNA!) OTTENENDO PERÒ L’OTTIMO RISULTATO COLLATERALE DI CONVINCERE DUE PERSONE SERIE COME ILARIA MITIGA E ROSARIO SERGI A CANDIDARSI A SINDACO. DUE PROGRAMMI ELETTORALI ESSENZIALI SONO LA BASE DELLA RINASCITA.

Ilaria Mitiga Res Publica È essenziale il programma di Ilaria Mitiga che, a capo della lista Res Publica, espone il proprio programma sottolineando l’importanza che nella sua politica avrà il rispetto per l’ambiente e il territorio. Monitoraggio, interventi sulla rete idrica, approvazione di un Piano Strutturale Comunale, prevenzione del dissesto idrogeologico, introduzione del baratto amministrativo e completamento della Bovalino-Bagnara sono solo i passaggi più interessanti della politica ambientale, cui si aggiungono la valorizzazione del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico, la manutenzione degli edifici scolastici e un lavoro in sinergia tra comune e istituti, l’attivazione di un centro polisportivo, di un punto informa-giovani e la realizzazione di un’area attrezzata di Wi-Fi gratuito. Ultimo, ma non per importanza, il welfare, che deve essere implementato con l’ausilio delle associazioni sociali, l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’organizzazione di incontri sulle tematiche sanitarie.


Nuovo

Coffee Shop aperto da

GE.D.A.C Il caffè,la bevanda preferita in tutto il mondo e che racchiude dentro di sè un universo di gesti sapienti, testimoni di tradizioni lontane.

dal lontano 1994 che GE.D.A.C. si alza di buon mattino per distribuire in tutta la Calabria il miglior caffè del risveglio. Continuerà a farlo per voi, ma da oggi vi offre anche la possibilità di scegliere quando andare a fare rifornimento di quella che è la bevanda preferita in tutto il mondo e che racchiude dentro di sè un universo di gesti sapienti, testimoni di tradizioni lontane. GE.D.A.C. che da più di vent'anni ha scelto il caffè come suo fedele compagno di vita ha deciso di lanciarsi in una nuova scommessa. E anche stavolta punterà tutto sulla migliore arma di resurrezione di massa. Come fiches utilizzerà cialde e capsule delle migliori marche: Illy, Lavazza, Mauro, Gimoka, Nespresso, Bialetti, Caffè Borbone, Ristora, Donna Regina, Mitaca. L'alta qualità a un prezzo eccezionale. Da oggi nel nuovo Coffee Shop aperto da GE.D.A.C sabato 21 maggio sul corso Garibaldi di Siderno potrai fare scorta di un caffè di prima classe. Un assortimento per tutti i gusti, il più ricco in assoluto della zona. Nel Coffee Shop di GE.D.A.C. troverai anche una vasta gamma di macchine da caffè in cialde o in capsule, a prova di gusto e per tutte le tasche.

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ATTUALITÀ

Lotta alla modifica della Geografia Giudiziaria: L’1 giugno se ne parla a Locri

www.rivieraweb.it La Giunta Esecutiva dell'Unione Nazionale Camere Civili, ha approvato un documento che cerca di bloccare la proposta di rivisitazione della Geografia Giudiziaria, che determinerebbe la riduzione di alcuni Tribunali e Corti d' Appello. Nella nostra provincia tale provvedimento interesserebbe il Tribunale di Palmi e la Corte d'appello di Reggio Calabria, con immaginabili conseguenze in ordine a efficienza, durata e celebrazione dei processi in altre sedi. Anche in questa occasione, purtroppo, lo Stato dimostra la tendenza a impoverire il territorio dell’ambito giuridico in una zona dove, invece, le istituzioni dovrebbero dimostrare una più incisiva organizzazione e la migliore risoluzione dei processi in termini qualitativi e quantitativi. Anche per affrontare questa problematica, il 1° giugno è stato organizzato un convegno, a Locri, sul tema Appalti, corruzione ed economia, durante il quale interverranno la Presidente Nazionale dell'Unione Camere Civili Laura Annotta e altri relatori.

SPORT

Soddisfazione Rossa per Antonio Fuoco: sugli spalti gli unici tifosi sono calabresi L’AIGA si interroga sulle implicazioni giuridiche dell’anatocismo bancario Venerdì sorso, al Comune di Locri, si è svolto il convegno Anatocismo e Usura bancaria organizzato dall’AIGA. Il tema, introdotto dal Consigliere AIGA Rosario Callipari, è stato scelto per la sua estrema tecnicità e le continue evoluzioni giurisprudenziali e normative che lo caratterizzano. I relatori si sono soffermati sui vari aspetti dell’anatocismo e dell’usura prima della conclusione concluso caratterizzata da un vivace e brillante dibattito che ha coinvolto i Relatori e molti Avvocati presenti.

Si è svolto lunedì, al Mazzini di Locri, l’incontro Sport e Legalità in cui gli studenti della Calabria hanno incontrato i magistrati e gli sportivi. L’incontro ha visto la partecipazione di numerose importanti cariche istituzionali e sportive, risultando interessante per tutti il pubblico accolto dalla scuola. Al termine, come dimostra questo scatto, il membro del Consiglio Superiore della Magistratura Luca Palamara ha trovato persino il tempo di posare con gli avvocati di del foro di Locri.

Il CSM promuove un incontro tra sport e legalità Mazzettie Commisso rilancianoil gemellaggio Sasso Marconi-Siderno

In seguito ad un incontro tenutosi a Sasso Marconi tra il Sindaco della città bolognese, Stefano Mazzetti, e la consigliera sidernese Rita Commisso, si è deciso di riallacciare, finalmente, i rapporti di gemellaggio tra i due Comuni. La Consigliera Commisso ha incontrato, oltre al sindaco, anche la vicesindaco, Marilena Lenzi, e alcuni assessori e consiglieri, ben contenti di questo riavvicinamento dopo anni di silenzio. In questi mesi si lavorerà per un Progetto comune da estendere anche alle relative scuole, e nel mese di ottobre il Sindaco di Sasso Marconi verrà a Siderno per sottoscrivere col Sindaco Pietro Fuda un Patto di riavvicinamento al fine di perseguire il dialogo, il progresso, lo scambio di esperienze e di passioni tra le due realtà territoriali, unite in un mutuo desiderio di relazioni umane di reciprocità.

DOMENICA 22 MAGGIO 10

Ha deciso di affidarsi nuovamente al giovane di Cariati, la Scuderia Ferrari, per i test in season di Formula 1 che si sono svolti al Circuito di Barcellona, in Spagna. Antonio Fuoco, classe 1996, calabrese DOC, è entrato nel 2013 nel programma Ferrari Driver Accademy, la “scuola di formazione” per piloti della scuderia più blasonata di Formula 1 e, dopo aver vinto il campionato di Formula Renault e aver partecipato all’europeo di Formula 3, è attualmente impegnato nel mondiale della GP3 Series dal quale, qualora dovesse ottenere buoni risultati, potrebbe avvicinarsi notevolmente all’orbita della massima categoria automobilistica. Intanto, dopo essersi molto ben comportato durante la sessione di test estiva dell’anno scorso sempre con la scuderia di Maranello, quest’anno Fuoco si è accaparrato il diritto di mettersi al volante della SF16H del campione del mondo Kimi Räikkönen, conducendo un prezioso lavoro di rilevamento aerodinamico e resistenza meccanica che l’ha impegnato dalle 9 alle 18 di mercoledì 18 maggio.

Al termine della lunga giornata di test catalani, il 19enne di Cariati (ne ha compiuti 20 venerdì), ha collezionato ben 118 giri (per un totale di 550,47 km, distanza che, secondo la FIA è più che propedeutica a prendere parte a una gara ufficiale di F1), classificandosi 3° nella graduatoria dei piloti più attivi di giornata dopo i colleghi Wherlein (su Mercedes) e Magnussen (su Renault) e a pari merito con il vincitore di domenica Verstappen (su Red Bull). Benché ininfluente ai fini dei test condotti durante la giornata, non è stato male nemmeno il miglior crono ottenuto dal pilota calabrese appena un minuto prima della bandiera a scacchi: 1’24”720 (superiore di appena 1”386 al tempo di qualifica di Sebastian Vettel) che è valso al portacolori italiano la 5ª posizione nella classifica finale di giornata e ha di certo dato ottimi riscontri telemetrici alla Scuderia di Maranello che, stando alle dichiarazioni del team principal Maurizio Arrivabene, ha cercato, con il prezioso aiuto di Antonio, di risolvere gli atavici problemi di trazione che le due Ferrari hanno sofferto nelle prime corse del campionato e che stanno valendo a Vettel e Räikkönen pessimi piazzamenti in qualifica a discapito delle sempre performanti Mercedes. Grande soddisfazione, infine, avrà dovuto provare il pilota di Cariati nel constatare che l’unico manipolo di tifosi presente sugli spalti era uno sparuto gruppo di una quindicina di calabresi accorsi a sostenere proprio lui. Jacopo Giuca


Cinofilia...

1°TROFEO :“CINQUE MARTIRI DI GERACE“HA REGALATO DOMENICA SCORSA UNA GIORNATA MAGISTRALMENTE INDIMENTICABILE

che passione! 15 Maggio 2016 per gli appassionati cinofili è stato un giorno da non dimenticare.nPresso la Z.A.C. “La Pendinella” Gerace, si è svolta una gara su selvaggina da allevamento, “1° TROFEO CINQUE MARTIRI DI GERACE”, regolamento S. Uberto. Il tutto è stato organizzato dalla Sezione Comunale della F.I.D.C. di Gerace “AMICI DEI DUE MONTI”, presieduta da Francesco Lizzi, che assieme a Giuseppe Fiordaliso, dirigente della Z.A.C. la Pendinella, sono riusciti a regalarci una bella giornata coinvolgendo partecipanti e accompagnatori. Da sottolineare la partecipazione di Valeria, una bella signora che all’insegna della sportività, ha fatto capire ai “maschietti”, che il mondo femminile ha tante altre risorse da evidenziare in campo cinofilo, con garbo, stile e competenza. Molti quindi i partecipanti che con i loro ausiliari hanno dato vita alla competizione, magistralmente giudicata da Tancredi Labate e dal figlio Angelo, la cui competenza ha lasciato tutti contenti proprio perchè i conduttori nelle varie categorie sono stati ampiamente soddisfatti. I cani, questi compagni di viaggio senza i quali nulla si sarebbe potuto realizzare, sono stati a mio avviso i veri protagonisti. Pointer, Setter, Kurzaar, Breton, le razze che si sono distinte in questa competizione che ha visto il meglio di tutto quanto questo ambito della cinofilia ci poteva dare. Atleti intelligenti i cani da caccia, dotati di tutte quelle caratteristiche che fanno di loro un vero e proprio miracolo della natura: il solo pensiero che l’uomo della caverna sia riuscito a cogliere nel lupo e quindi nei suoi discendenti un importante principio di convivenza, utile per entrambi, mi fa venire i brividi. L’istinto predatorio, che a mio avviso è bene che rimanga nelle varie razze selezionate nel tempo, unito a quel filo sottile che lega il cane al conduttore, ci fa entrare nella magia di questi ambiti della cinofilia con un ricco ritorno emozionale che questi magnifici “ausiliari” riescono a darci. Dopo una pausa pranzo e qualche brindisi doveroso a tutte le signore presenti, si è proceduto alla premiazione che ha visto per la categoria Cacciatori al primo posto Fiordaliso Giuseppe, per i Garisti, Martino Demetrio, per gli Junior, Angilletta Domenico, per i Veterani, Nuccio Gallì. Per la categoria Lady, Cardone Valeria; mentre al Barrage si è aggiudicato il primo TROFEO CINQUE MARTIRI DI GERACE Demetrio Martino di Reggio Calabria. Che dire di più? Forse niente: passione, competenza e sportività sono stati alla base di tutte le “performances”, e l’augurio che ci possiamo fare è che si continui ancora su questa strada, che conduce sicuramente verso orizzonti sempre più accattivanti. L’uomo, il cane e la natura... vi pare poco? Un caro saluto da questo bellissimo estremo lembo di terra di Calabria a tutti i cinofili d’Italia e a tutte le Lady che in punta di piedi stanno entrando in questo mondo fascinoso e bello. GIULIANO ZUCCO

Il




GERENZA

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Autocritica del presidente dell’antimafia on Rosy Bindi: formalizzarla, però, e... con i fatti!

La resa della politica di fronte alla complessità del problema di amministrare, con progetti e speranze, comuni come Platì e San Luca ci amareggia e ci interroga. Tanti amici e collaboratori ci hanno chiamato, polemizzando, lamentandosi, addolorandosi, con delusione e rabbia… Certo si impone una riflessione: se si sia utilmente tentato di recuperare quei territori, facendoli riemergere dalle cupe ombre della cronaca. Non sono bastati quasi 20 anni di lavoro delle cooperative dei lamponi e del maiale nero o l’impegno di tante famiglie contadine e dei giovani per prosciugare la palude e fermare la egemonia mafiosa. Troppi scioglimenti di consigli comunali e troppi provvedimenti interdittivi antimafia hanno messo fuori gioco e marginalizzato le varie esperienze, svuotandole del loro valore emblematico di rinascita dal basso e dal lavoro. Il nutritissimo gruppo dei protagonisti delle esperienze è stato delegittimato. Il Sud resta non redento; la complessità dei problemi sembra produrre avvitamenti, implosioni, fratture; il dolore non avvicina, come dovrebbe; la solidarietà ha spesso il respiro corto; gli antichi validissimi rapporti di prossimità e di famiglia non possono essere regolamentati per schemi burocratici. Sono trascorsi, così, gli anni e diventa sempre più urgente trovare rapporti positivi e connessioni tra le esperienze lavorative del mondo imprenditoriale calabrese e meridionale in genere ed il mondo istituzionale e giudiziario. In particolare bisogna reprimere in modo selettivo le illegalità, evitando di agire in modo sommario ed indiscriminato per non penalizzare quanto di sano e attivo esiste nel territorio. Si tratta, insomma, di avviare serie politiche di recupero della dignità delle persone col duro lavoro. Incoraggiando e finanziando i progetti degli imprenditori e le speranze dei giovani. Addirittura i sogni. Solo così cambia la considerazione del Sud a livello istituzionale e sociale, soprattutto nella sua valenza di cambiamento culturale. Iniziando con un segno: l’avvio della riforma delle norme interdittive antimafia per le imprese, da tutti considerate inadeguate e penalizzanti. Nelle scorse ore, Rosy Bindi ha, finalmente, dichiarato: “…dove abbiamo rinunciato alla battaglia… dobbiamo imparare la lezione… In Calabria dovremmo comportarci come i missionari, radicarci nelle comunità sofferenti, condividerne i problemi, anche la paura, e trovare strade di riscatto”. È questo che volevamo sentire. Partendo da questi errori, per trasformare le ferite sociali in feritoie di speranza progettuale, è necessario riprendere il filo della proposta: - Chi lavora al mulino forse si infarina, ma riesce a dare il pane perché la gente non sia schiava del bisogno. Parliamo di pane onesto e senza nessuno sconto sulla legalità. Forse siamo accidentati, feriti e sporchi per essere usciti per le strade, ma felici di averlo fatto con cuore puro. - Il nostro Sud sarà cambiato solo con interventi e politiche che incidano notevolmente sull’occupazione e sulla qualità degli studi. - Le politiche di recupero alla legalità devono essere chirurgiche e selettive, perché non si dissuadano anche i più coraggiosi dall’intraprendere preziose e positive iniziative economiche. Esse richiedono accompagnamento e vigilanza istituzionale perché il percorso non sarà breve. La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada non ci separeranno dall’amore di Cristo, che è principio di amore per il prossimo e per la nostra terra. Piero Schirripa

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

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DOMENICA 22 MAGGIO 14

ATTUALITÀ

PAPI E GATTI Santità, vede, io non capisco perché lei, godendo di una grande popolarità, ultimamente stia facendo di tutto per dissiparla. Le dirò che con quel suo sorriso tra il furbo e l’ingenuo sta simpatico anche a me che non stravedo certo per le basse e ancor meno per le alte sfere ecclesiastiche. E le dirò anche che alla sua prima apparizione mi è piaciuto non tanto per il suo “Buonasera”, quanto per aver indotto a tacere e a pregare una piazza che era lì per festeggiare l’eletto indipendentemente dal suo nome. Per dirne una, anche se i cardinali avessero eletto me, quei fedeli mi avrebbero osannato così come fecero con lei, senza in buona parte conoscere lei e tanto meno me. In seguito lei, con alcune iniziative, se da un lato s’è guadagnato alcune simpatie, dall’altro ne ha perse moltissime altre. Ma questi sono affari suoi, che non mi riguardano nemmeno alla lontana. Né sono qui per osare darle consigli. Figuriamoci se lei, avendo addirittura lo Spirito Santo alle spalle, può dar retta ai consigli di un povero miscredente come me che alle spalle non solo non ha lo Spirito Santo ma nemmeno uno spirito di patata. Tuttavia, oso rivolgermi a lei perché, ultimamente, ha detto che molti uomini amano di più i propri animali che i propri simili, senza spesso nemmeno conoscere i vicini di casa. Vede, Santità, si tratta di rapporti diversi. Ad esempio, quando al mattino porto ai miei

sedici e passa gattini il latte e i croccantini essi mi fanno le fusa, poi si mettono a mangiare contenti. Ma se, per caso, mi presento dal mio vicino coi croccantini, sono sicuro che una bella biada di legnate non me la toglie nessuno, nemmeno lei. E poi è anche, se non soprattutto, una questione di affetto. Per dirne una, quando, secoli fa, finalmente se la filò verso l’altro mondo un vicino di casa, che tra l’altro mi aveva anche fregato un bel po’ di terreno, non le dico che andai a suonare la fisarmonica sulla sua tomba, ma non le dico nemmeno che ne restai particolarmente addolorato. Ma quando mi morì Gheddafino, il mio gattino preferito, non solo divulgai la notizia ad amici e ad alcune amiche che piansero con me, ma per qualche giorno mi sentii vuoto. E

poi, per inciso, nessun gatto mi ha fregato del terreno. Torniamo a noi. Gheddafino venne a vivere alle mie spalle una sera d’estate quando, mentre mangiavo in terrazza, sentii una specie di formicolio al piede destro. Guardai e vidi questo gattino che dotato di una coda “pomposa”, che gli sballava il bilanciere, mi guardava supplichevole. Fu amore a prima vista e, è il caso di dirlo, durò fino alla morte. Questo gattino, dotato di straordinaria simpatia, doveva essere anche un severo critico letterario visto che ogni volta che mi sedevo al computer me lo ritrovavo appollaiato sulle spalle intento a sbirciare. Se ne stava lì un poco, poi mi guardava commiserevole quasi a dirmi “ma che sciocchezze stai scrivendo?!”, se ne andava a dormire in poltrona e non voleva essere disturbato sino all’ora di pranzo. Piuttosto esigente, nessun posto gli andava bene. Finalmente un giorno, forse per ispirazione del dio dei gatti, gli montammo una tenda su una vecchia sedia sul balcone e l’ubicazione gli piacque tanto che, da allora, non ci fu più verso di sloggiarvelo. E, appunto perché se ne stava sempre sotto la tenda, lo chiamammo Gheddafino, pur non avendo lui niente di sanguinario. Purtroppo un brutto giorno morì e non le dico il dolore. Ora mi perdoni Santità, ma davanti alla morte di un gattino del genere che cavolo vuole che me ne freghi di quella del mio vicino?! Le dirò inoltre, e sempre col massimo rispetto, che mi sono intristito maggiormente per la morte di Gheddafino che per quella di tanti papi. Anche perché, morto un papa, se ne fa un altro, ma a me un altro Gheddafino chi me lo fa più? Mario Nirta

Non tutti i ragazzi si lasciano armare dalle serieTV È vero che al giorno d’oggi molti ragazzi si fanno ammaliare dai personaggi di serie TV come Gomorra o Romanzo Criminale e ciò avviene perché questo genere di produzioni mostra soltanto il lato superficiale della vita criminale senza narrare anche il marcio che c’è realmente dietro. Come ha giustamente affermato Ercole Macrì nel suo articolo, questo fenomeno è meno evidente in Anime Nere, nel cui libro Gioacchino Criaco descrive il fenomeno della ‘ndrangheta mostrando proprio come l’arricchimento illecito, conseguito con azioni criminali, comporti non di meno un rigido rispetto delle regole interne a un’organizzazione che impone agli affiliati una severa disciplina e una gerarchia che vieti il “fai da te” dei piccoli crimini (cosa cui invece abbiamo assistito negli ultimi tempi nel nostro territorio). È comunque nostra opinione che non tutti gli adolescenti siano influenzati da questo fenomeno come invece sembrano pensare le persone adulte. Certo, visto il momento di difficoltà socio-economica è comprensibile che molti siano affascinati dallo stile di vita mostrato dalla televisione, che lascia passare il messaggio che, per ottenere ciò che si desidera, si potrebbe davvero fare di tutto. Tuttavia, convinti in prima persona che questo modello di pensiero faccia aumentare l’ingordigia e l’avarizia, cui non a caso Dante dedica un intero girone dell’Inferno nella sua Divina Commedia, pensiamo che generalizzare affermando che i mali della società moderna siano derivati da questi modelli in grado di plasmare una gioventù troppo influenzabile, sarebbe come sostenere che la Calabria sia composta solo da malavitosi o (male del nostro tempo) che i giovani di oggi non lavorano semplicemente perché non hanno voglia di farlo. Vincenzo, Domenico e Mimmo

Siderno San Luca: un gemellaggio che punta sull’educazione stradale Le insegnanti Antonia Stilo e Francesca Morabito hanno accompagnato gli alunni dell’istituto Bosco S. Ippolito di San Luca al comando di Polizia Locale di Siderno, dove il Comandante Falvo ha mostrato la pratica dell’educazione stradale. Attraversamento pedonale e segnali del Vigile non hanno più segreti per i piccoli cittadini, che si sono confrontati con la vicesindaco Anna Romeo e l’assessore Luigi Guttà prima di ricevere attestato di partecipazione e facsimile della paletta della Polizia Locale.



n fondo, anche se centenaria, è pur sempre una donna. E le donne gradiscono sempre un bel mazzo di fiori. Mi sono presentata da lei con un piccolo mazzolino di rose gialle e bianche recinte esclusivamente da un vivace nastro. Anch'esso giallo. Caterina Marzano - per gli amici, per i parenti dei parenti e per i conoscenti, "nonna Catuzza"- è dentro casa. Le hanno già detto che sarei andata a fare una chiacchierata, mi sta aspettando. Ha un tipico fazzoletto in testa, annodato alla nuca, e il grembiule delle nonne (e lei è nonna, bisnonna e trisavola). Mi saluta con due baci sulle guance, mi propone di tutto: dal caffè a qualcosa da mangiare. Insiste per offrirmi qualcosa, non ne vuole sapere di sedersi. Tutti intorno ci sono due figlie, alcuni nipoti e i vivaci figli delle nipoti che scorrazzano per casa. Il profumo di fiori e la vista di mazzolini variopinti contribuisce a dare l'idea della grande festa dei giorni passati. Classe 1916, nata ad Agnana, nonna Catuzza lo scorso 12 maggio ha compiuto 100 anni. 100 anni di storia e amore, di sacrifici e di rigore, di felicità e famiglia. Ha conosciuta la prima Guerra Mondiale e ha vissuto la seconda. È rimasta vedova e, da sola, ha cresciuto sei figli.

I

Caterina Marzano classe 1916 è una donna di chiesa, tenace, allegra e molto socievole, con una passione particolare per il canto. Lo scorso 12 maggio una mega festa è stata organizzata per lei al Centro Polifunzionale di Siderno alla presenza del sindaco Pietro Fuda.

Tornato, si è ammalato ed è morto. Eccolo lì, guarda - e mi indica un ritratto in bianco e nero appeso alla parete- quello è Cosimo mio." afferma con gli occhi emozionati e ancora pieni d'amore. "Quindi ha dovuto crescere da sola i figli?" - chiedo con tanta ammirazione. "Loro sono stati sempre bravi, educati e ubbidienti." - risponde ponendosi una mano sul cuore. "Ma è stata una mamma severa?" - continuo. "No, una mamma brava." - ribatte lei. Ma i sorrisi e gli sguardi di intesa fra le due figlie la dicono davvero lunga. Viene fuori che non voleva dare in sposa sua figlia Rosa a un giovanotto, perché, appunto, troppo giovane. Il giovanotto non si è arreso, e lei non si è arresa neppure; poi, però, ha deposto le armi. E il risultato è che quel genero, il giorno della chiacchierata, era presente. Talvolta ridacchiava ricordando chissà quale simpatico episodio. Nonna Catuzza abita vicino ad alcuni dei suoi figli a Siderno Superiore. È autonoma, cucina, lava, e quando ci riesce ancora cuce. Tutte le mattine si alza, recita le preghiere - che ci ha tenuto a ricordarmi, tutte, ma proprio tutte - e tra una visita e l'altra trascorre la giornata. La domenica invita sua sorella Rosa, cucina, pran-

Nonna Catuzza 100annitraSantieMadonne Mi siedo accanto a lei e, fra sorrisi e un po' di commozione per avere questo privilegio, iniziamo la nostra chiacchierata. Io guardo lei e lei osserva me. Questione di secondi che sta già intonando un'antica filastrocca in cui si tessono le lodi di una ragazza. Dopo un attimo di stupore per la memoria, anch'essa centenaria, si parte dalla speciale festa di compleanno. "Allora nonna, com'è stata questa festa? - chiedo. "Bella, bella. C'erano tutti i miei figli, i nipoti, tutta la mia famiglia. C'era pure il sindaco. Mi ha regalato una targa, eccola lì. È stata una bella festa. Tanta gente è venuta a trovarmi. Sono 100 anni." "È stata contenta?" - aggiungo. "Contenta? Eh, contentissima. C'erano tante persone che mi volevano bene." - continua. Si intravede da sotto il fazzoletto annodato alla nuca, qualche ciuffetto bianco qui e lì. La chioma candida è da sempre attributo tipico della saggezza, e lei di questa ne ha proprio tanta. Sono affascinata, le faccio un complimento e lei non esita a sfoggiare i suoi capelli piuttosto corti sistemandoseli frettolosamente con le mani. Ma è a questo punto che si apre un simpatico siparietto. La nonna non aveva mai tagliato i capelli, li aveva lunghissimi ed era solita, al mattino, intrecciarli e fermarli poco sopra la nuca. È stata la ricorrenza dei 100 anni che le ha fatto prendere la decisione di cambiare il suo look. "Sì, Antonella me li ha tagliati." - dice. E Antonella è la parrucchiera. A questo punto una delle figlie, Rosa, si sente di intervenire. Vengo a sapere che già altre volte avevano provato a convincerla a tagliarli ma lei, sicura di sé stessa, non aveva mai ceduto. "Questa volta le ho detto che se mi avesse fatto chiamare la parrucchiera, li avrebbe dovuti tagliare. Non come le altre volte. Mi faceva prendere l'appuntamento e poi cambiava idea." - afferma Rosa, anche lei nonna e bisnonna. "Sì, l'ho tagliati, l'ho tagliati!"- ribatte teneramente nonna Catuzza. Probabilmente saranno stati anche quei lunghi capelli, un tempo neri, castani o biondi, a far innamorare a prima vista suo marito. "Ero andata con mia sorella Rosa a raccogliere ginestre, e fui notata da un giovane sidernese. Si chiamava Cosimo e pochi giorni dopo venne a chiedere la mano a mio padre; si fermò fuori e intonò, per me, una canzone." - mi confida. E non esita, la nonna, a intonarla lei stessa. Questa volta per me, però. Sei mesi di fidanzamento a cui seguì un felice matrimonio. Sei mesi in cui - ci tiene a precisare più e più volte - non si è mai seduta accanto a lui, e quando si trovavano a percorrere un tratto di strada insieme, camminavano distanti. S'intenda, non è un particolare da tralasciare! Mi fa tanta tenerezza sentirle ribadire queste cose in vari momenti del pomeriggio passato insieme. "Sì, era un bravo uomo. Non ho parole. Sono stata fortunata. Mi assecondava sempre. Abbiamo avuto un figlio ogni due anni. Lui è anche partito per la guerra.

zano insieme, le prepara il caffè e poi pregano. "Nonna, ma Il segreto lo guarda?" - le chiedo pensando al tòpos delle anziane signore che guardano le telenovelas spagnole. "Chi 'ndavi? " - mi risponde. Allora, le figlie, sorridendo mi dicono che guarda esclusivamente i canali in cui si parla di religione, di preghiere, di Santi e Madonne. Lei capisce e inizia a consigliarmi una rassegna di canali. E mi raccomanda di pregare sempre e tanto. È molto religiosa, infatti, molto devota alla Madonna. Conosce qualsiasi preghiera, e quando le recita, le figlie la seguono. Insomma, le ha insegnate anche a loro. Ogni tanto si ricorda e mi dice: "Chilla da Madonna du Carminu ta dissi?" "Sì, nonna." - le rispondo sorridendo. E questo le basta per ricordamene un'altra, e un'altra ancora. E tutte rigorosamente a memoria. Andiamo ormai avanti da due ore, lei non accenna il minimo segno di stanchezza. Io mi faccio coraggio e le chiedo il segreto della vita longeva, questa volta. "U vinu non mi manca mai! " - dice. "E nemmeno le patatine fritte e il peperoncino" aggiungono in coro le due figlie. Cediamo tutti a una lunga risata. Anche lei. "Ma è vero che chi si fa i fatti suoi campa cent'anni? " - domando divertita. Cambia espressione e dice così: "Amaru cui non si faci i fatti soi, cu la lanterna vaji cercandu guai". Afferro il concetto. Lei è sicuramente stata una persona riservata e discreta che ha saputo rispettare le decisioni dei membri della sua famiglia. Anzi, è lei stessa che, poco dopo un intervallo "liturgico", ci tiene a precisare. A volte ha dei flashback e mi racconta episodi passati. Di quando, in guerra, andava a ritirare il pane con la tessera, di quando nascondeva il cibo per conservarlo per giorni più duri, del lavoro in campagna, e di una vita felice ma costellata di stenti. È importante conoscere queste persone, perché la storia non è solo quella che si ritrova scritta sui libri ma soprattutto quella di chi l'ha vissuta e di chi, talvolta, l'ha pure subita. Sono felice di aver assistito al sorriso gioioso di nonna Catuzza, di aver osservato quegli occhi sinceri e quelle rughe autentiche, di aver ascoltato quei pensieri saggi e quegli insegnamenti profondi. Sono felice di aver constatato la sua autorevolezza da giovane che si preserva ancora oggi nella vecchiaia, e di aver avuto, soprattutto, la possibilità di farlo. Mi avvicino per abbracciarla e salutarla. Mi aspetto un tipico "cu bonu e ca paci". Ma lei non si smentisce mica! E quando sto quasi per andare via, si preoccupa di chiedermi: "Fijjia ma tu i canusci i canti 'i Natali?" " No, Nonna" - le faccio sapere. "Allura poi veni ca ti dicu, mi raccumandu." Sara Leone


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DOMENICA 22 MAGGIO 17

ECONOMIA

DavidecontroGolia, quandolarealtàsfatailmito Le banche italiane sono oggi come Golia, mostro invincibile che fa rabbrividire ogni azienda, qualunque David osi sfidarlo, con le armi di una Democrazia ridotta ormai a sua condiscendente concubina.

uesta settimana proseguiamo il nostro regesto di “storie di comune disagio aziendale” con due nuovi casi, altri due racconti anonimi di imprenditori della Locride, che seppur costretti a sottostare alle imperanti logiche economico-bancarie italiane, hanno avuto la forza di ribellarsi, di lottare, di sfidare Golia con le piccole pietre che il sistema giuridico nazionale ha concesso loro. Le aziende interessate, come preannunciato nella scorsa uscita, operano nel settore dei rifornimenti all’ingrosso di beni di consumo e in quello ludicoricreativo. Partiamo dal settore dei rifornimenti all’ingrosso di beni di consumo. Thot è molto risoluto nel rispondere alla nostra prima domanda sul rapporto banca-impresa: “Non esiste nessun tipo di rapporto di affari, né tantomeno umano, con gli istituti di credito, noi aziende siamo per loro semplicemente dei SIA (codice che identifica l'azienda che vuole scambiare flussi dispositivi, informativi con le proprie banche tesoriere)”. L’unico interesse delle banche è, secondo Thot, per il bilancio, senza nessun interesse di investire sull’economia reale operante nel territorio. E perché farlo, quando si può investire in azioni di grosse multinazionali, o in titoli statali, o ancora in depositi bancari terzi garantiti dove il rischio è zero. Questa tipologia di rapporto, se così vogliamo chiamarlo, questa completa indifferenza sociale delle banche, nega alle aziende in difficoltà qualsiasi possibilità di rilancio economico e allo stesso tempo impedisce alle aziende più solide una qualsivoglia prospettiva di sviluppo. Se l’unico modo, ci dice Toth, di accedere al credito si basa sulla capitalizzazione dell’azienda nel momento della richiesta di investimento, senza considerare le potenzialità, esprimibili attraverso la realizzazione di processi di ammodernamento o di espansione, che si potrebbero genere nel futuro prossimo; e ancora se gli accessi ai fidi o le fideiussioni sono nulle, o peggio concesse a tassi da usura che fanno restringere ulteriormente, insieme ad una tassazione statale, e a un ritorno in diritti e servizi, quasi da warfare state, la forbice del guadagno, allora l’unico motivo che ci spinge a operare con le banche è la, giusta peraltro, necessità legale di gestire in modo trasparente e verificabile transazioni finanziarie di una certa rilevanza. Anche Toth quindi è costretto a lavorare in saldo attivo, senza fidi o sconti commerciali, rischiando di perdere commesse per la momentanea mancanza di capitale, generata dall’impossibilità per qualsiasi azienda di sincronizzare sempre e comunque le entrate pervenute dai clienti, con le uscite dovute ai fornitori, per non incorrere nel rischio di inadempienza, di mancata copertura di un pagamento o della tassazione dovuta. Ciò infatti comporterebbe un DURC (documento unico di regolarità contributiva, è l'attestazione dell'assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di INPS, INAIL e Cassa Edile) irregolare e metterebbe l’azienda sotto la lente di ingrandimento dell’erario, impedendole di accedere a commesse statali e consegnandola alla

Q

“Santa Inquisizione” dei nostri giorni: Equitalia o simili agenzie di riscossione del credito. Infine Toth sembra quasi lanci un monito ai suoi colleghi quando insiste sulla necessità di controllare sempre e attentamente la gestione delle operazioni compiute dalla banca. La vittoria, dopo una lunga ed estenuante battaglia legale contro uno dei suoi istituti di credito, di una vecchia causa per anatocismo, che ha comportato la restituzione di 300 mila euro, è stata una piccola soddisfazione, subito controbilanciata da una superficiale, (vogliamo dire ritorsiva?), dichiarazione, da parte della stessa banca, di una situazione di sofferenza aziendale per la quale si è visto costretto a iniziare una nuova battaglia legale tuttora in corso. Vediamo che aria si respira nel settore ludicoricreativo. Parliamo con Loki, abile “giocatore” che detesta essere “giocato” e perciò, nel preciso momento in cui il padre Odino si è ritirato, lasciandogli lo scettro del potere, ha iniziato a indagare, in modo retroattivo, sul trattamento che le banche gli avevano riservato, trovando, in base ai conteggi fatti, gli estremi giuridici per una serie di lettere legali dove si accusa la baca di anatocismo e usura, parliamo di tassi di interesse che sfiorano e avvolte sforano il muro del 20%. Ciò ha determinato il rifiuto di Odino di saldare il fido, un fido contrattualizzato ben si intende e non uno scoperto, al momento del suo pensionamento e la successiva risposta della banca, affidata alle abili mani di ben tre diversi istituti di riscossione del credito. La cosa paradossale è che l’istituto di credito, a quattro anni dalla prima lettera legale con richiesta di spiegazioni e risarcimento da parte di Loki, non ha ancora risposto, né tantomeno citato in giudizio Odino per inadempienza delle clausole contrattuali di chiusura del fido, come normalmente avrebbe dovuto fare. Una sorta di ammissione di colpa a metà, che comunque non ha precluso alla banca la possibilità di affidare la pratica esattoriale a degli stalker legalizzati, né di iscrivere, l’ormai tra l’altro pensionato Odino, al CAI (Centrale d'Allarme Interbancaria è l’archivio informatizzato degli assegni e delle carte di pagamento irregolari istituito presso la Banca d'Italia a seguito alla depenalizzazione di una serie di reati minori tra cui l’emissione di assegni senza provvista o autorizzazione). Due sassolini sul volto del mostro, due piccole pietre isolate sul volto sghignazzante di Golia. Lo irritano, lo indispettiscono, forse lo fanno restare anche un po' basito per l’arroganza di quei piccoli David, che armati del fioco barlume di legalità, ancora perdurante nel Bel Paese, osano sfidare lui, il titano, il gigante allattato da molti figli, sempre affamato, sempre pronto, Abramo Nero, a sacrificare, quegli stessi figli, sull’altare del Dio Denaro. La prossima settimana ascolteremo altre due storie, vedremo Golia calpestare fiero altre vite, sotto l’egida di uno Stato, anch’esso non meno indifferente e colpevole. Vincenzo Larosa


CULTURA

Condofuri Marina Condofuri Marina terra i mari Appena rivu viju a signora Melina e li mei cumpari. Condofuri si scarsu di piazzi ma paisi riccu di razzi. Cu a trova, cu a senti nci lu dici ad autra genti.

Viniti viniti, dumani è festa! Prima mi sparrati i Condofuri usati a testa.

Giuseppe Fava

Ilmedico A Riace il 4° Pit-Stop didattico di Careri dell’istituto comprensivo“M. Bello”

(Francesco La Cava) Di fama l’uomo sovrasta se di ogni virtù il ricordo resta; semplicità è reggia, che per l’altrui, generosità: è veste Di umana convinzione il suo dire e la tenacia sua espressione risiede nella forza della fede avvolta nell’azione della scienza Uomo che doppiamente incline, il servizio suo traspare; lì ove è manuale: lì, ove è professione Acceso di ogni respiro per entrambe le passioni. Osservatore dell’umana gente, visitatore del degrado ambiente di un ‘epoca la cui miseria incombe come veste fisiologica incorpora. Un pregio fu la sua obbedienza, che di tornare in Calabria fu la sua scelta, ove il padre chiamato lo riconduce a natural rispetto. Sposa fedele trova in Concettina, di notabile famiglia, genitrice di ben dieci figli; nutrice attenta, e moglie appassionata che tremula aspetta il ritorno del consorte. Non sottrattosi alla Guerra Prima ma da tale evento, sanguinario e triste, ebbe la sua più grande riconoscenza dall’incontro del sommo re,Vittorio Emanuele III.

Nella suggestiva cornice di Riace Superiore, Paese dell’Accoglienza e il cui primo cittadino, Mimmo Lucano, è stato eletto dalla rivista americana Fortune tra i 50 uomini più influenti al mondo, si è svolto, il 16 maggio scorso, il 4° Pit-Stop didattico sull’Intercultura organizzato dall’Istituto Comprensivo “M. Bello - G.Pedullà Agnana” di Siderno. Al Pit-Stop sull’Intercultura ha partecipato la Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo di Siderno, accolta dalla Scuola di Riace e dal Dirigente Scolastico dell’IC Monasterace - Riace Liberata Leto. Interessante il dialogo sviluppato dal Sindaco Mimmo Lucano con il team docente, nel corso del quale il primo cittadino si è lungamente intrattenuto per illustrare il “modello Riace” e il percorso di integrazione seguito dalla Città dei Bronzi dal 1998, anno del primo sbarco, a oggi. Gli alunni del comprensivo di Siderno, sotto l’attenta regia dei loro insegnanti, hanno inscenato, nell’Anfiteatro della Pace di Riace Superiore, una serie di canti e di rappresentazioni aventi come tema l’intercultura e l’integrazione. È seguita la visita al Villaggio Globale e alle botteghe dell’intercultura, intervallata da un percorso di riflessione sul “modello Riace” immortalato dal grande regista tedesco Wim Wenders nel cortometraggio Il volo. Entusiasta il dirigente scolastico della scuola sidernese Vito Pirruccio, che ha avuto parole di elogio per gli insegnanti che hanno fortemente voluto far vivere agli allievi un’esperienza così intensa e significativa.

“Ho visto cose che voi umani...”Umanesimo e rivolta in Blade Runner

Uomo di umana veste, che contrappose la propria nobiltà, a scrutinio della figura umile del medico; riconoscendolo in virtù e sapienza. Il tempo fu il tasello di un viaggio d’interessi, affezionato alle ricerche di uomo aperto al sapere, ove il sogno diventa opinione;ove il sogno diventa scoperta. Quel viso rattrappito, nella pelle di San Bartolomeo, fu nel Giudizio Finale, la sua opera rivelata; taciuta per tempo, e poi scoperchiata. Geniale intuizione! Lui che vide con il cuore quello che gli altri guardavano con giudizio. Il volto dell’artista offeso trasfigurato a sacrificio è racchiuso nel scorticato corpo; il cui gesto è dolente di mesto martirio. Intensa la vita, di chi protrae il cuore a stupore e meraviglia; ancor più intesa di chi umana: è la sua fibra. Animo inquieto; animo serafico La fede fu il più saporito vento; benché la Ragione soffiasse a seminare verità esatte; onde l’uomo nacque per acclamata certezza. Verità non fu mai raccolta se no con doppia forza, dall’uomo che fu; una racchiusa nell’altra come un corpo protetto dalla pelle. Uomo e venerato figlio; che mai cambiò lo spirito del padre suo; di cui dedicò un elogio; profondo nella luce di un Cristo; uomo eterno che immutabile sovrasta ad ogni esatto pensiero.

lcuni libri capitano come spediti dall’alto, da necessità fatali e apparentemente indistricabili. Mi è accaduto con un saggio Rubbettino, della bella e preziosa collana “Cinema” diretta da Cristian Uva: “Umanesimo e rivolta in Blade Runner. Ridley Scott vs Philip K. Dick” a cura di Luigi Cimmino, Alessandro Clericuzio e Giorgio Pangaro. Un libro che non mi aspettavo neanche per sogno, tanto i maledetti professori e patriarchi della cultura italiana hanno indottrinato il povero lettore su quanto miserevole sia la letteratura di fantascienza, e anzi, che tale letteratura sia di serie b, c, o d, e che il “genere” sia per ragazzini, secchioni, nerd e smanettoni. Grazie e anatema su di voi, vecchie cariatidi scolorite e intelligenze nozionistiche!

A

Il “blocco del lettore” mi aveva colpita duramente, tanto che mi ero trascinata “Tito di Gormenghast” per tre mesi. Non che Mervyn Peake sia facile da leggere in una roboante traduzione Adelphi che restituisce dignità all’avverbio. Per mesi ho aperto libri, fissato parole senza leggerle, mi sono addormentata con la luce accesa e la matita in mano, e richiuso il libro esattamente nel punto in cui l’avevo aperto la sera prima. “Revenant” mi aveva quasi riportata in vita, nonostante non sia tutto questo che, ma la “frontiera” è irresistibile, e ancora l’orrenda faccia da coccolino Di Caprio non si era insinuata tra le pagine. Ma per tirarmi fuori dal “blocco” ci voleva qualcosa che mi facesse sognare, e per me il viaggio tra le stelle è la dimensione narrativa più amata. Un

confronto sapiente, dotto, speculativo, con punte di raffinata accademia filosofica, su uno dei film più amati nella storia del cinema e il suo padre letterario (“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, Fanucci), mi ha convinta che

gli indottrinamenti dei professori sono solo balbuzie culturale e vertiginosa caduta di conoscenza sui fatti che si fregiano di commentare. Dentro questo saggio c’è un mondo intero, un modo che passa dall’architettura al design, dall’economia alla dimensione visiva, pittorica, scenica, a quella musicale e sonora, sofisticatissima e unica, di Vangelis, fino all’analisi introspettiva e spirituale (Dick era infatti un teista confuso e fiducioso). Non manca l’impatto più verosimilmente artistico, quello del Postmodern, concetto per molti ancora oscuro ma vivo e immersivo come l’aria che respiriamo. Perciò grazie cari amici. Grazie amici androidi, amiche stelle, amica palta. Grazie ai Bastioni di Orione e ai raggi B. Grazie amici libri, ora finalmente vi vedo. Lidia Ziara


Proponiamo di seguitoun pezzo di Titta Foti (19121978), giornalista, scrittore e commediografo sidernese. Di lui Pasquino Crupi nella sua Agenda letteraria calabrese del 2006 scriveva: "Autodidatta, anarchico, si buttò giovanissimo nella mischia sociale per fare avanzare l'idea di una società senza Stato, di liberi ed eguali. (...) Il suo capolavoro rimane Il gazzettino del Jonio, settimanale da lui fondato e diretto, scuola di coraggio, d'indipendenza, di autonomia di pensiero, e alta cattedra presso la quale si è formata una generazione di giornalisti intellettuali. Non tutti fedeli al suo verbo, però". Di quella generazione di intellettuali fece parte lo stesso Pasquino, e di certo lui non fu fra gli infedeli.

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Era di Siderno l'uomo più originale del Mondo stri, in qualche modo, originale. Ma il re degli originali era appunto Cumpari Cola, perchè la sua vera originalità non era tanto quella esteriore del suo abbigliamento quanto l'altra, del suo carattere, ignorata ai più. Pertanto noi qui intendiamo rendergli omaggio per quella sua vita trascorsa all'ombra di una bandiera che oggi sembra ammainata fra gli uomini: la rettitudine. Perchè fra tutte le sue stranezze, la stranezza più grande era questo suo inconsapevole, forse, ma congenito senso dell'onestà. In un mondo continuamente offeso dal calcolo e dalla bassa astuzia dei mercanti, egli passò miracolosamente illeso e, cosa più sbalorditiva, senza neppure accorgersi che oltre la sua serafica ingenuità, la sua dignitosa rinuncia al baratto della conoscenza con l'utilità, ci fosse dappertutto tanta inguaribile ignoranza morale. Forse i suoi contemporanei ricorderanno un giorno la sua vita come una curiosa nota di colore. Camminava curvo tenendo il busto piegato quasi ad angolo retto, ma il capo, sul quale posava un beretto imbottito di carta e stracci per il quale contenuto pesava oltre 5 chili, teneva eretto; un'altra grossa imbottitura, sempre dello stesso materiale, aveva attorno alla vita, e questo, credo, gli consentiva di mantenere l'equilibrio del corpo sebbene sembrasse che, ad ogni movimento, fosse sul punto di cadere in avanti, con la testa sul selciato; dormiva in ginocchio, poggiando per terra le mani e su queste il trofeo del suo capo: e spesso fu visto in tale posizione sulal riva del mare, giacchè egli viveva di pesca; qualunque fosse la stagione egli, che non disdegnava la povertà degli stracci che aveva preferi-

ll'età di 75 anni è morto a Siderno, Nicola Monteverde meglio noto con l'appellativo di Zì Cola o Cumpari Cola. Siderno è una cittadina nota in tutta la Calabria per il carattere estroso e bizzarro dei suoi abitanti ed è molto difficile trovare qualcuno che non sia o almeno non si dimo-

A

“La Dea Persefone”abbraccia il Kiwanis:lotta al bullismo. Kiwanis Club ha organizzato il convegno dal titolo Bullismo e Cyberbullismo - riconoscere, prevenire e contrastare il fenomeno. L'iniziativa, patrocinata dalla Provincia di Reggio Calabria e dal Consiglio regionale, si è svolta presso l’Istituto Alberghiero “Dea Persefone” di Locri. È stata la presidente Mimma Lippolis ad aprire la serie di interventi introducendo la delicata tematica all’auditorio, sottolineando che l’impegno dell’associazione è quello di promuovere, affiancati da un qualificato supporto di esperti, incontri nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di sensibilizzare i minori che sono maggiormente a rischio. Beniamino Condoluci evidenzia come l’azione sinergica dei vari Club Kiwanis espressa nei service mira a “impegnarsi in favore dei diritti inalienabili degli infanti protagonisti del futuro”. L’iniziativa, voluta fortemente dalla Dirigente Scolastico Adriana Labate, ha visto la partecipazione di una rappresentanza della componente alunni delle prime e seconde classi la cui scelta è stata effettuata dopo un’accurata lettura della situazione interna della stessa scuola, con uno sguardo attento anche al contesto sociale, culturale e ambientale in cui la scuola agisce. La Preside del “Dea Persefone” sottolinea come oggi la scuola ha a che fare con un bullismo che si diffonde in modo rapido e capillare: un fenomeno in ascesa che è alimentato dalla diffusio-

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ne delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Gli adolescenti di oggi, nativi digitali, sono esposti ai rischi di internet di cui spesso fanno un uso improprio (per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altri coetanei). Prevenzione e cultura rimangono armi potenti per arginare e disinnescare situazioni a rischio. La moderatrice Dominella Lipari passa la parola alla psicologa Rosa Calabrò, che ha stimolato e tenuto desta l’attenzione degli alunni coinvolgendoli attivamente attraverso domande specifiche sulla tematica e con la compilazione di un questionario utile ai docenti dell’Istituto per rilevare e analizzare i bisogni dei propri allievi. Prezioso il contributo, poi, dell’avvocato Maria

Giovanna Labate, la quale ha spiegato ai ragazzi come riconoscere, prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo. È inevitabilmente emerso l’importante ruolo ricoperto dalla Scuola come Istituzione che deve rendersi garante della difesa dei diritti di ciascun minore. Segue l’intervento del docente di discipline giuridiche Giuseppe Galletta che è passato a considerare alcune figure di reato riconducibili agli atti di bullismo e cyberbullismo come, per esempio, la diffamazione, la sostituzione di persona, la violazione della privacy, lo stalking e il cyberstalking. Elementi questi approfonditi e trattati in modo esauriente dagli Assistenti Capo della polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria, presenti nelle figure di Vincenzo Sica e

Umberto Festini, i quali hanno risposto e chiarito i dubbi palesati dagli studenti. E’ emerso chiaro agli occhi degli alunni, dopo l’intervento specifico, che possono essere tanti i possibili reati nati da un” cattivo uso” della rete, sempre più strumento nelle mani di “bulli digitali”. La prevenzione e la sensibilizzazione, ribadiscono i due relatori, sono importanti “perché solo una buona conoscenza dei pericoli nascosti nella rete può tutelare e salvaguardare i minori che incapaci di difendersi cadono spesso vittima di attacchi virtuali che generano situazioni di sofferenza psicologica, isolamento ed emarginazione. Istituzioni, genitori, insegnanti in un’azione sinergica devono educare i bambini e i giovani ad avvicinarsi ad internet nel modo corretto, consapevole e con adeguato senso critico.” Alla presenza del Past Luogotenente Distinto Natale Praticò e di numerosi soci dei Club, il Luogotenente della divisione 13 Calabria Domenico Castagnella ha portato i saluti del Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino Antonio Maniscalco ribadendo l'importanza del Service e traendo le conclusioni dell'evento . Soddisfazione a fine lavori espressa dal Dirigente Adriana Labate “La prevenzione e il contrasto al bullismo devono rappresentare un elemento importante nella proposta educativa della scuola che deve sempre saper dare risposte concrete ai bisogni dei propri alunni.”

ti al suo guardaroba ben provvisto, sottoponeva due volte al giorno il suo corpo a un lungo e meticoloso bagno freddo, talchè mai avvenne che una persona che apparisse nell'abbigliamento trasandata e forse sporca, fosse invece tanto scrupolosamente pulita all'interno. Ma forse nessuno ricorderà alle generazioni che ci seguiranno ciò che caratterizzava, come abbiamo premesso, la sua meravigliosa personalità. Non odiava, non malediceva, non bestemmiava; amava ogni anima viva, non aveva paura di alcuno. Salutava tutti: "Buon giorno Vossignoria e salute" e a nessuno sorse mai il dubbio che, per questo suo atto di cortesia elargito come tributo spontaneo di affetto ai suoi simili, egli si degradasse. Viveva poveramente ma nessuno seppe mai trasfigurare questa condizione, detestata dal genere umano, fino a renderla non solo accettabile e dolce, ma addirittura benedetta e sacra al destino degli uomini onesti. Il resto della sua vita è tutta nell'ombra: non aveva parenti; s'ignora chi fossero i suoi genitori e donde provenissero; s'ignora se ebbe moglie e figli; s'ignora se qualcuno piangerà la sua morte. Veniva dall'ombra: silenzioso e senza sbattere la porta: come si usa fra persone perbene. E tuttavia il nostro maggior rammarico è che la sua felicità sia rimasta incompresa a tal punto che qualcuno lo scambiò per pazzo. Titta Foti

Locri : martedì 24 maggio evento sul tema “Tutelaambientale delterritorio” Martedì 24 maggio, a Locri (RC), nell’Auditorium del Palazzo della Cultura, si svolgerà l’evento formativo sul tema “Tutela ambientale del territorio”, organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Locri e dall’AIGASezione di Locri, in collaborazione con Comune di Locri, Caffè Letterario Mario La Cava, Centro Studi Quasimodo e WWF Italia. Alle ore 18.00, dopo i saluti di apertura del Sindaco Giovanni Calabrese, della Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Locri Gabriella Mollica, della Presidente AIGA Locri Manuela Calautti e dal Presidente del Caffè Letterario “Mario La Cava” Domenico Calabria, si svolgerà l’incontro-dibattito, moderato dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino, con l’intervento in sala del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Locri Luigi D'Alessio e, in videoconferenza, del Consigliere della Iª Sezione Penale della Corte d’Appello di Roma, Francesco Neri, e Patrizia Fantilli, direttrice dell'Ufficio Legale-Legislativo di WWF Italia. I relatori si soffermeranno, in particolare, sulla recente normativa in materia di ecoreati e sulle indagini svolte sul territorio calabrese. Alle 19.00 lectio-spettacolo “La Saga degli Avvelenati”, curata dal Centro Studi Quasimodo e ispirata al libro-inchiesta “Avvelenati” di Manuela Iatì e Giuseppe Baldessarro (ed. Città del Sole). L’attore Enzo de Liguoro e il musicista Paolo Sofia, con la partecipazione del videomaker Maurizio Albanese, diretti da Nicoletta Robello, porteranno in scena i misteri ambientali del nostro Paese. Uno spaccato sulle ecomafie e sull’emergenza ambientale nel nostro territorio.



CULTURA

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Casignana: Domani la presentazione dei lavori di completamento della villa romana

Instameet sbarca a Siderno Superiore Instameet, l'incontro degli Instagrammers per eccellenza, dopo averci fatto scoprire qualche settimana fa la magia del borgo di Ferruzzano, il 29 maggio prossimo farà tappa a Siderno Superiore. Sarà una grande occasione per tutti gli appassionati di fotografia, non solo per immortalare e far conoscere a tutta la community e al mondo di Instagram le meraviglie che offre il suggestivo borgo di Siderno Superiore, ma anche per imparare qualcosa in più su come utilizzare al meglio questa popolarissima app puntando alla promozione del territorio e dei suoi prodotti. Instameet vi aspetta numerosi domenica prossima alle ore 10.30 a Piazza San Nicola a Siderno Superiore. La partecipazione è gratuita.

L'Assessore Federica Roccisano sarà presente alla Villa Romana di Casignana per la Conferenza stampa di Presentazione dei lavori di completamento e presentazione dell’area archeologica che si terrà lunedì 23 maggio alle ore 11:00. Organizza il sindaco Vito Antonio Crinò. È previsto l’intervento del Consigliere Provinciale Alessandra Polimero e del Consulente del lavoro Bruno Squillaci.

Corrado Alvaro e l’Europa ’Europa auspicata da Corrado Alvaro, non è certamente quella che banchieri e finanzieri hanno costruito senza tenere conto della volontà popolare e senza nessun riferimento ai pensieri dei padri fondatori. Alvaro sognava un’Europa dei popoli, della democrazia, dello sviluppo collettivo. Un’Europa che, attingendo alle sue origini mediterranee, basasse la sua costruzione politica e sociale sui principi fondamentali dell’umanesimo. In realtà è venuta fuori un’Europa fondata sul “liberismo” economico, ispirato a quello anglosassone, ma più esasperato e qualche volta più feroce e disumano. L’umanesimo, che aveva dato al mondo europeo di mezzo millennio fa il Rinascimento, forse la più alta forma di civiltà colta e solidale, è stato completamente cancellato in nome del DIO MERCATO e del Globalismo mondiale selvaggio, che ha prodotto nei popoli più poveri la rovina economica ed etica completa. Alvaro parlava di queste cose, cioè di Europa unita già negli anni ‘30, in anni in cui imperversava il nazionalismo più estremo, il culto della personalità e la religione impartita ai popoli era quella della superiorità razziale e spirituale. Già in pieno fascismo, quando il pensiero Europa non passava per la testa a nessuno Alvaro scriveva in un articolo apparso nella Stampa del 11 febbraio 1936, della crisi d’Europa: La crisi dell’Europa d’oggi non è soltanto politica e religiosa... è crisi di cultura e di civiltà. L’europeismo che è stato il tema dominante negli ultimi anni in fatto di cultura, s’è rivelato per il prodotto migliore del puritanismo e dell’imperialismo miranti a distruggere le civiltà locali e autonome e a colonizzare sotto il segno dell’Europa. E’ la lotta contro la

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latinità e il mondo del Mediterraneo, contro l’universalismo e europeismo di tipo antico che governò uomini, costumi e sentimenti. Così abbiamo veduto deperire la cultura e le personalità, farsi quasi inintellegibile il nostro più vero linguaggio, il bacino del Mediterraneo ridursi a una colonia morale e politica. Puritanismo e bolscevismo si sono riconosciuti e alleati con lo stesso animo e con gli stessi fini. Essi sanno che quando il mondo mediterraneo avrà acquistato intera coscienza di sé segnerà la fine del loro predominio li caccerà oltre i confini di quella che fu sempre Europa e il focolare della civiltà, della convivenza umana, del diritto, della giustizia…Quando le nazioni che si affacciano su questo mare si accorgeranno meglio di far parte dello stesso sistema naturale, d’una stessa tradizione di storia e cultura, pur essendo di differenti razze e religioni, si aprirà un novo periodo della storia d’Europa, rinascerà un nuovo universalismo e ancora una volta il Mediterraneo sarà il cuore del mondo. Questo pensava C. Alvaro già ottanta anni fa, avendo ben chiaro che senza la civiltà del Mediterraneo l’Europa sarebbe stata altra cosa che non il motore della civiltà. Già qualche anno prima, nel maggio del 1933, Alvaro rifletteva: La civiltà europea è ormai come il mantello di Cristo, diviso in parti diverse, in tutte ugualmente sacro, ma finito nella sua unità inconsutile. Alvaro, più che altri scrittori del suo tempo, ha dedicato alla cultura europea molti dei suoi interventi sui giornali. Solo scorrendo Scritti dispersi notiamo “pezzi” dedicati a Parigi, a Gide a Montherlant e Claudel; alla Russia; alla Germania. E poi ci sono i suoi libri di viaggi, come Viaggio nella Russia sovietica (1935) e Viaggio in Turchia(1932) nei quali Alvaro, forse per la prima volta da parte di uno scrittore italiano, mette il lettore in relazione diretta con la cultura di altri

paesi europei. Alvaro fu un viaggiatore instancabile ed un osservatore della vita e della cultura degli altri paesi attento e sagace. Il suo itinerario attraverso i paesi europei, viaggio dello spirito, lo conduce in Svezia, Norvegia, Austria, Germania dove sosta per molti mesi, non solo come attento osservatore, ma come partecipe della vita culturale di quel momento difficile, ma anche per certi versi esaltante, del paese di Goethe. Collabora infatti con la stampa berlinese scrivendo sulle riviste Weltbuhne e Europaische Revue e sulle riviste francesi Europe e Revue Hebdomandaire. In Germania segue attentamente la cultura tedesca, partecipando ad incontri e dibattiti. Il rapporto di Alvaro con la cultura francese, che all’epoca era forse la più

avanzata di tutte, fu certamente il più profondo. Già nel 1922, all’età di 27 anni, corrispondente culturale da Parigi per la rivista Il mondo di Giovanni Amendola, Alvaro interviene con commenti nitidi e illuminanti nel campo della letteratura , del teatro, del cinema, delle altre arti. Cura le prefazioni ad opere di Courier e V. Hugo; traduce in italiano Proust; fa la recensione ai film dei grandi registi del tempo: Bresson, Renoir; commenta criticamente il teatro parigino dell’epoca. La sua conoscenza della cultura letteraria francese è vasta e solida, dagli scrittori e poeti del Medio Evo fino ai suoi contemporanei. Torna poi a Parigi nel settembre del 1950 questa volta per la Stampa di Torino.

Ma Alvaro come sappiamo fu pure traduttore e non secondario di opere di scrittori europei: russi, francesi, tedeschi, inglesi e americani, spagnoli. In questo senso fu non solo scrittore e giornalista tra i maggiori del ‘900 italiano, ma anche grande intellettuale europeo, partecipe non secondario della vita culturale del nostro continente. A proposito dell’impatto che Alvaro ebbe con la letteratura russa, Francesca Tuscano osserva: “Tra gli intellettuali che cercarono d capire davvero, in quegli anni, quel mondo, Alvaro – fu probabilmente l’unico scrittore tra questi che riuscì a tradurre e a trasportare, con profondità ed intuito la Russia – Unione Sovietica. E, prima di tutto nella scrittura. Ciò che furono Pavese e Vittorini per la letteratura americana, fu per Alvaro, a mio avviso, per la letteratura russa. Autore di traduzioni di importanti romanzi quale il Demone meschino di Sologub ( ad Alvaro si deve la conoscenza di quest’opera e del suo autore in Italia, come testimonia Gobetti) o L’eterno marito di Dostoevskij; e dell’antologia Novelle russe; di Racconti e ricordi. di L, Tolstoi Della letteratura spagnola la traduzione di La Celestina di De Rojas, in due volumi; e poi le tante traduzioni di autori inglesi e americani. Alvaro quindi è da considerare uno dei protagonisti della vicenda intellettuale europea del suo tempo. Un autore e intellettuale poliedrico la cui statura, al contrario di quanto attestano alcuni critici, è senz’altro europea e mondiale. Del resto Libero Bigiaretti, nel suo intervento in ‘’Omaggio a Corrado Alvaro’ del 1957 riconosceva allo stesso il merito di aver sprovincializzato la cultura italiana. Fortunato Nocera


RIVIERA

Pesce Trombetta (Macroramphosus scolopax) Siamo nello Stretto di Messina sul versante Calabro dove non è raro incontrare questa strana specie. Il suo aspetto è così caratteristico da risultare inconfondibile, infatti, oltre ad un lungo "muso" tubolare che porta all'apice la piccola bocca, simile a quello dei pesci ago o dei cavallucci marini. Questo pesce ha un corpo di proporzioni normali, non filiforme, compresso lateralmente e privo di scaglie. (Carlo Codispoti)

Senza dimostrare stanchezza La vicesindaco di Siderno con delega all’ambiente Anna Romeo festeggia assieme a Franco Frgomeni, storico autista neopensionato che, da oggi, si limiterà a ricordare quali innumerevoli impegni richiedesse guidare il comune.

Gelato sportivo Condipodero, Malagò e il campione di Volley Andrea Lucchetta posano insieme prima di gustare un buon gelato di Strati. La tavola è già imbandita: lo sport è servito!

Ottimo lavoro L’assessore alla cultura Ercole Macrì, per non essere da meno rispetto al suo vicesindaco, posa anche lui con una neopensionata, Anna Fragomeni, congratulandosi per il gran lavoro svolto in questi anni di servizio.

Presenze Locriesi Il vicesindaco Raffaele Sainato, Miki Maio, Peppe Fontana e il sindaco Giovanni Calabrese guardano in camera con agguerrita serenità dopo una seduta di consiglio che ha dato importanti frutti per la città.

Match Point Francesco Fuda e Gabriele Macrì, da Siderno, immortalano il loro sogno di assistere alla semifinale degli internazionali di tennis.

Acqua corrente per Donisi Tre momenti dell’emozionante inaugurazione della fontana di Donisi, a Siderno, che ha donto un volto nuovo alla contrada della nostra città, frutto dell’impegno dell’associazione Piazza dell’emigrante.

Musiche ricche La dolce pianista copre le voluttuosità del maestro di Musica Muià durante un al incontro Polifunzionale.

Bellezza mondiale Nella finale di martedì, per concorrere al titolo di Miss Mondo, è stata eletta a rappresentanza della Calabria Giada Tropea.

Scatto su scatto Mimmo Racco, storico fotografo di Bovalino, posa con l’immancabile macchina fotografica (rigorosamente a pellicola) che l’ha reso famoso!


SETTIMANALE

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Pose filmiche Settimana importante, quella del nostro Vincenzo Caricari. Il regista della Locride, presente al festival di Cannes, tra una proclamazione e l’altra posta persino un selfie con il mostro sacro Willem Dafoe!

Nouvelle Vogue La pagina Facebook de Lo Statale Jonico, questa settimana ci offre un esempio di arte new age calabra con tanto di indovinello annesso: quella ritratta è una facciata in mattoni o di mattoni a vista?

Per dare una sveglia al territorio Il presidente Bombino e Laura Multari posano con le donne di Canolo durante la manifestazione Nessun Dorma che si è tenuta lo scorso 14 maggio, alle ore 10:30, presso il Polo della Legalità di Cittanova.

Discussioni importanti Rodolfo Palermo, presidente del Tribunale di Locri, posa con la presidente degli avvocati Gabriella Mollica al termine dell’incontro Sport e Legalità

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Concerto B/N In questo bellissimo scatto in bianco e nero rievochiamo una splendida serata in cui, nella nostra Siderno, si esibì una giovanissima Rita Pavone rendendo indimenticabile il giorno di numerosi fan.

Una consulta futuristica Anna Maria Crupi, Mariangela Fuda, Giuseppe Pelle, Loredana Musolino, Lorenza Crupi e Giuseppe Imparato posano a rappresentanza della consulta giovanile della Locride.

Sidernese d’epoca Lo scorso 12 maggio nonna Caterina, residente di Siderno Superiore, ha compiuto il suo 100esimo anno in compagnia del sindaco Pietro Fuda e del consigliere di maggioranza Antonio Sgambelluri



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