Riviera nº 27 del 01/07/2018

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la vetrina

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Il massmediologo Klaus Davi nutre una particolare predilezione per la Calabria e, come la Pulzella d'Orleans, sente le voci che lo esortano a prodigarsi per essa. Perciò ha deciso di caricarsi del compito di porre fine all’era dei commissari prefettizi che governano il paese della Vergine della Montagna, di Corrado Alvaro e di Pietra Cappa e di accollarsi la responsabilità di risollevarne le sorti proponendosi come candidato a sindaco.

ECCE HOMO! AI SANLUCHESI, LA CANDIDATURA DI KLAUS DAVI NON SEMBRA ESSERE ANDATA PARTICOLARMENTE A GENIO E HANNO ACCOLTO L'IMPAVIDO CAVALIERE DALL'ARMATURA LAMPEGGIANTE “AL SOLE DELLA CALDA PRIMAVERA”, SE NON PROPRIO A PESCI IN FACCIA, QUASI.

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laus Davi, al secolo Sergio Klaus Mariotti, massmediologo e protagonista di reportages che hanno lasciato il segno nella storia del giornalismo d'inchiesta contemporaneo (sob!) si è ufficialmente candidato a sindaco di San Luca. Solo un gradino al di sotto di Bob Woodward e Carl Bernstein, quelli che vinsero il Pulitzer per avere portato alla luce lo scandalo del Watergate, ha, nondimeno, vinto nel novembre del 2016 il Premio Penisola Sorrentina per un’inchiesta sui clan reggini che gli è valsa momenti di apprensione. Egli nutre una particolare predilezione per la terra di Calabria e, come la Pulzella d'Orleans, sente le voci che lo esortano a prodigarsi per essa. Perciò ha deciso di caricarsi del compito di porre fine alla prorogatio imperii dei commissari prefettizi che governano il paese della Vergine della Montagna, di Corrado Alvaro e di Pietra Cappa e di accollarsi la responsabilità di risollevarne le sorti. Solo incidentalmente: sembrerebbe che questa anomalia politica del commissariamento dei Comuni sia diventata, a queste latitudini e sotto il protettorato del tricopenurioso ex Ministro degli Interni Minniti, la forma di governo più ricorrente e “normale”. Egli, Davi, l'unto della Democrazia da esportare, il ratificatore della nuova alleanza tra Stato e una propaggine di se stesso, egli, nientepopodimenoche, l'uomo della pioggia, sarà capolista in un paese nel quale gli abitanti non possono o non vogliono -non riescono, insomma - a mettere insieme una lista, che sia una, di persone che si candidino a governare la Municipalità. Emozionante, non c'è che dire, e quella gente che trae la propria indole dall'incombente Aspromonte potrà, finalmente esclamare, con il Poeta, “e noi tornammo a riveder le stelle”. In teoria. Perché ai Sanluchesi, invece, l'iniziativa non sembra essere andata particolarmente a genio e hanno accolto l'impavido cavaliere dall'armatura lampeggiante “al sole della calda primavera”, se non proprio a pesci in faccia, quasi. E, in fondo, c'è anche da capirli: chi accetterebbe di buon grado di mettersi a danzare al seguito del primo piffe-

raio straniero che passa di là? Inoltre, importanti precedenti storici insegnano che tentare di sovvertire l'ordine costituito non garantisce grande popolarità. Qualcuno anni fa ci ha provato e ci ha rimesso anche la pelle, salvo risuscitare dopo tre giorni. E non sono certo che quest'ultima cosa rientri nelle prerogative di Klaus Davi. Risultato: non gliele hanno mandate a dire. - Stai facendo una comparsata, una passerella - il contestatore più impetuoso.

La diffidenza dei sanluchesi nei confronti di Klaus è comprensibile: chi accetterebbe di buon grado di mettersi a danzare al seguito del primo pifferaio straniero che passa di là?

E, ancora: - Animale caprofago! - che, immagino, senza volere star lì a sottilizzare, non stesse per “mangiatore di capre” ma per “coprofago”, mangiatore di escrementi. Alla fine, quello che conta è la sostanza. Fatto è che anche io una mezza idea che il nostro Klaus ci marci sulle liste che a San Luca non presentano me l'ero fatta: non stimo più di tanto l'impomatato esperto in comunicazioni (se non si fosse capito) e più di una volta, di fronte alle sue uscite bislacche, mi sono domandato se abbia fre-

quentato gli stessi seminari di Carlo Freccero. O di Sergio Spina. L'altra mezza mia idea, però, è che esiste un vuoto che, in quanto tale, finisce per essere riempito dal blob. E questo i cittadini di San Luca non possono e non devono negarlo. Tantomeno a se stessi se vogliono coltivare la speranza di rivedere le stelle, appunto. Sempre lo stesso pasionario contestatore, infatti, non so quanto scientemente, arriva a pronosticare che, alla prima minaccia che riceverà, nel caso fosse eletto, il nostro Don Chisciotte scapperebbe via e, allora, mi sorge il dubbio che un problema esista. Chi le farebbe queste minacce? E per quale motivo? In un contesto socialmente organizzato e rispettoso delle regole poste a tutela dei diritti generali non dovrebbe avere cittadinanza nemmeno il concetto filosofico di minaccia. Nemmeno come periodo ipotetico del terzo tipo! In presenza di qualunque trasgressione, illecito, mancanza, abuso, prepotenza, eccesso, la cosa “normale” dovrebbe essere di rivolgersi alla Giustizia non minacciare l'autore. Da dove spunta l'evocazione ex abrupto di queste minacce? È ipotizzabile l'esistenza di un condizionamento che aleggia “insensibile e sottile” come la calunnia del Barbiere di Siviglia, “che si introduce destramente nelle orecchie della gente e le teste e i cervelli fa stordire e fa gonfiar”? E non serve teorizzare il rotto della cuffia della legge sullo scioglimento dei Comuni né il ruolo declassato dei Segretari comunali o dire genericamente che mancano le condizioni per presentarla la lista. Xe pezo el tacòn del sbrego (la pezza è peggio del buco) dicono in Veneto. La strada che porta all’emancipazione è long and winding, cantavano i Beatles. Lunga e tortuosa ma una volta o l'altra bisognerà pur mettersi in cammino consapevoli delle difficoltà e dei pericoli. Presentare le liste per garantire ai cittadini di esercitare il diritto di voto non è soltanto il primo passo del cammino, è il dovere degli uomini liberi. E ricordiamoci che nell'urna Dio ci vede, Stalin no. Sergio M. Salomone


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LOCRI

Asmenet: Locri è il Comune più trasparente della provincia di Reggio xVenerdì mattina, il Segretario Generale del Comune di Locri, Domenico Libero Scuglia, ha ritirato il riconoscimento Asmenet che fa di Locri il primo Comune in provincia di Reggio Calabria per trasparenza e innovazione. Asmenet premia i Comuni che si sono contraddistinti per concrete azioni di Trasparenza amministrativa, con una classifica redatta sulla base di un monitoraggio dei siti istituzionali, grazie al quale Locri ha ottenuto il punteggio più alto in provincia. Il premio, rivolto a tutti i comuni che rendono disponibili i servizi on-line sviluppati dal Centro Servizi Territoriali e che si sono contraddistinti per realizzare concrete azioni di Innovazione e Trasparenza, dimostra la validità del progetto varato in collaborazione con i partner tecnici dal comune di Locri, che da tempo di un regolamento che disciplina l’accesso civico.

Siderno: i commercianti propongono l’introduzione di un nuovo orario estivo

CAULONIA

Mario Oliverio rende omaggio alla salma di Sacko «Sono venuto a rendere omaggio ad un giovane immigrato che era venuto qui per trovare lavoro, pensando di dare un futuro alla propria vita e, magari, un domani anche a sua moglie ed alla sua bambina. Invece ritorna cadavere nel suo paese d'origine. È davvero molto triste». Con queste parole, lunedì mattina, il presidente della Regione Mario

Oliverio ha reso omaggio alla salma di Soumaila Sacko, il giovane bracciante ucciso il 2 giugno scorso a colpi di fucile, prima che fosse rimpatriata in Mali. «Sacko si batteva per affermare un diritto elementare di civiltà finora negato - ha proseguito Oliverio. - Un Paese civile non può rimanere indifferente, o peggio, girare la faccia dall'altra parte rispetto alla condizione drammatica di tanti uomini, donne e bambini. «Sono qui per rendere l'ultimo saluto a Soumali e per confermare che la dignità della persona deve essere rispettata sempre, al di là del colore della pelle e della provenienza. «L’Italia è l'Europa dei diritti e della civiltà ha concluso il presidente della Regionenon possono cedere alle spinte xenofobe e razziste di una destra retriva che alimenta paura, soffiando sul fuoco al solo scopo di mietere consensi in modo cinico ed ingannevole».

Nelle ultime settimane l’associazione Commercianti Sidernesi ha lavorato a due proposte strutturali per le attività commerciali: l’orario estivo di apertura pomeridiana e le possibili iniziative per aiutare l’incremento del passeggio nel centro di Siderno. Per cercare di avere le idee più chiare si è pensato di elaborare un sondaggio attraverso il quale è stato chiesto agli esercenti del Corso della Repubblica che cosa ne pensassero dell’apertura pomeridiana dei negozi dalle ore 18:00 alle ore 22:00 o 24:00 per le attività no food e dell’apertura del Lungomare delle Palme per il periodo estivo nonostante siano ancora in corso i lavori di rifacimento, proponendo eventualmente la chiusura del Corso della Repubblica con relati-

ve isola pedonale nel periodo 15/07 - 31/08 con gli stessi orari. I risultati ci hanno aiutato a comprendere la volontà dei gestori degli esercizi commerciali, che hanno dato 23 pareri favorevoli e 11 contrari alla prima domanda, e 21 pareri favorevoli contro 13 per la seconda. Considerati i risultati, una delegazione di commercianti si è recata dal sindaco Pietro Fuda, che ha apprezzato il lavoro svolto dall’associazione e invitato i commercianti a dare continuità a questa iniziativa, che sarà ufficialmente resa esecutiva a partire dal 15 luglio. L’associazione ha infine proposto un incontro con tutti gli attori del commercio e del turismo di Siderno da tenersi presso la Sala del Consiglio comunale durante la prossima settimana.



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IN BREVE

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Tre anni fa una bufera autunnale ha sconvolto la Locride, interrompendo la ferrovia e la statale 106 e sconvolgendo acquedotti, linee elettriche e un’arcata del ponte sull’Allaro. Il governo ha stanziato 11 milioni per fronteggiare l’emergenza, ma il ponte è stato sganciato dalla locomotiva dello “stato di calamità” viaggiando su un binario, quello degli “accelerati” lenti che si fermano a tutte le stazioni, sul quale è rimasto anche quando la seconda arcata ha incominciato a cedere.

Buio sull’Allaro IL PONTE SUL TORRENTE ALLARO È DIVENTATO UN SIMBOLO DI INEFFICIENZA, DI INCOMPETENZA, DI SUPERFICIALITÀ,

SIMBOLO DI UN INACCETTABILE STATO DI ABBANDONO E DELL’ASSOLUTA INADEGUATEZZA DI UNA CLASSE POLITICA SENZA SPESSORE, SENZA ORIZZONTI E SENZA PROGETTI.

È nostro dovere trasformare il “ponte” in una bandiera dietro cui scendere in campo per lottare in difesa della nostra dignità e per dimostrare che non siamo un popolo di babbei e di pecoroni da gabbare narrando favole per ritardati mentali.

Ci sono dei segni che diventano simboli! Mi riferisco alla diga sul “Lordo”, allo stato penoso dell’ospedale di Locri, alla “casa della salute” di Siderno e altre opere strategiche che rimangono sospesi nell’aria. In questa ottica, il ponte sul torrente Allaro è diventato un simbolo di inefficienza, di incompetenza, di superficialità che si combina a una specie di gioco dell’oca per cui ogni mezzo passo avanti se ne fanno almeno tre indietro. Andiamo con ordine: tre anni fa una bufera autunnale ha sconvolto la Locride, interrompendo la ferrovia e la statale 106 e sconvolgendo acquedotti, linee elettriche e anche un’arcata del ponte sull’Allaro, risultata impraticabile. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità, stanziando circa 11 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza e ciò ha consentito di superare gli intoppi burocratici, per ripristinare il ponte ferroviario all’altezza di Bruzzano, la 106 sconvolta in più punti e altre infrastrutture civili. Anche il lungomare di Siderno, che pure ha seguito una procedura diversa e “ordinaria”, è stato completato (o quasi). Perché l’Allaro è rimasto fuori? Perché è stato sganciato dalla locomotiva dello “stato di calamità” e collocato sul binario su cui viaggiano gli “accelerati” lenti che si fermano a tutte le stazioni e, sullo stesso binario, è rimasto anche quando la seconda arcata ha incominciato a mostrare segni di cedimento. A questo punto diventa estremamente difficile comprendere le scelte dell’ANAS e, ancor meno, la posizione prona assunta dalle istituzioni elettive e dalla “politica”. C’è buio fitto “sul” torrente! I problemi non si risolvono con “comunicati” e farsi carico della vertenza non significa presentare la classica interrogazione di circostanza, o chiedere udienza a qualche “autorità”. Non siamo mendicanti ma ci limitiamo a chiedere, con la necessaria fermezza, quanto previsto per legge e ci indigniamo quando si apprende che il capitolato di appalto della seconda campata, non contempla nulla di eccezionale. Neanche il lavoro “h24” (tre turni) e senza interruzioni domenicali. Siamo a tre anni dall’evento alluvionale, eppure sull’Allaro siamo un passo indietro rispetto al punto di partenza mentre il “ponte” è diventato una voragine di pubblico denaro. Più che giustificabili le preoccupazioni, la rab-

bia e lo sdegno dei cittadini e l’ansia palpabile di dimostrare il proprio dissenso. C’è da chiarire subito che le “vampate” senza domani non mi convincono. Le lotte per avere successo devono essere il più possibile unitarie, ordinate, programmate e puntare su obiettivi chiari e non velleitari. Finora è mancata una classe dirigente a livello istituzionale e politico capace di recepire l’indignazione popolare e trasformarla in sana proposta e protesta politica. Ho ammirato - e non poco - il vescovo Bregantini nel momento in cui è sceso simbolicamente sui binari di Locri. Negli anni ho subito più volte procedimenti giudiziari per blocco stradale e, almeno in una occasione, è stata provvidenziale l’amnistia; ma era un altro periodo storico! Oggi non mi sentirei di consigliare a un giovane di bloccare la 106 senza alcuna tutela. Se c’è una pur larvale classe dirigente lo deve dimostrare qui e ora, iniziando dal Consiglio Metropolitano, perché altrimenti non si capisce la funzione politica di tale organo istituzionale (per chiarezza e con grande rispetto: la massima rappresentanza istituzionale non è la Prefettura ma gli organi della Città Metropolitana, che finora sono stati semiclandestini). Eventuali fughe in avanti, seppur generose, diventano un’avventura senza sbocchi. La Locride sta vivendo un periodo buio. Ribadisco: manca la “Politica” e così si sventolano come straordinari successi l’ordinaria(issima) amministrazione. In questa ottica, il ponte sull’Allaro, l’ospedale di Locri, la diga sul Lordo diventano simboli di un inaccettabile stato di abbandono e, contemporaneamente dell’assoluta inadeguatezza di una classe politica senza spessore, senza orizzonti e senza progetti. Per un’azione incisiva bisogna essere in migliaia a manifestare, e con la consapevolezza che non si può concludere tutto in una manifestazione. Io sogno un risveglio delle coscienze dei cittadini della Locride e considero nostro dovere trasformare il “ponte” in una bandiera dietro cui scendere in campo per lottare in difesa della nostra dignità e per dimostrare che non siamo un popolo di babbei e di pecoroni da gabbare narrando favole per ritardati mentali. Ilario Ammendolia


IMMAGINI Nella foto a pagina 6 il filo verde che l’ANAS ha teso tra le campate del ponte Allaro per controllare quanto la struttura stia sprofondando. Nelle foto accanto, nella colonna di sinistra la devastazione dell’alluvione del 2015, in quella di destra gli esiti della ricostruzione delle opere distrutte.

BRUZZANO

L’estate appesa a un filo

SIDERNO

CAULONIA

Il cedimento di una campata del ponte sul fiume Allaro, tre anni, fa, avrebbe dovuto essere un incidente di percorso al quale rimediare con l’intervento delle istituzioni regionali e sovraordinate. La Locride messa in ginocchio dall’alluvione non aveva subito solo quel danno, eppure, a distanza di tempo, mentre le altre opere danneggiate dall’acqua e dalle mareggiate sono tornate alle normalità (a volte anche in tempi record), il Ponte sul fiume Allaro è stato abbandonato a se stesso senza che si chiarisse davvero di chi fosse la responsabilità, finendo addirittura per subire nuovi e sempre più preoccupanti cedimenti. Di sopralluoghi, rilevamenti, controlli e misurazioni da parte di ANAS se ne contano al soldo una dozzina, eppure la situazione, che fa temere il peggio a utenti e società civile, secondo i tecnici dell’ente stradale non desta preoccupazione e la “guardania con turnazione h24 finalizzata al monitoraggio del traffico” viene ritenuta più che sufficiente per tirare a campare fino a quando non potranno finalmente iniziare i lavori di ripristino delle campate cedute (qualcuno dice con l’autunno, proprio quando nuove piogge potrebbero riempire d’acqua l’alveo del torrente). Nel frattempo, chiunque debba attraversare il Ponte per recarsi dalla parte sud a quella nord della Locride (e viceversa) lo faccia a suo rischio e pericolo, magari facendo un bel segno della croce e gli opportuni scongiuri. Urla, strepiti, passerelle e richiami degli amministratori locali, forse non sufficientemente convinti, non hanno prodotto altro che temporeggiamenti e tavoli tecnici senza soluzione di continuità che hanno rimarcato l’urgenza del problema senza di fatto produrre nulla più di un blando monitoraggio. La generale poca incisività dell’Associazione dei sindaci della Locride e le difficoltà organizzative del nuovo governo nazionale (che comunque davvero poco pare interessarsi dell’emergenza infrastrutturale del nostro territorio) sembrano poter permettere ad ANAS di continuare a comportarsi impunemente allo stesso modo, in barba agli appelli e agli hashtag disperati lanciati sui social network da sconcertati ex assessori regionali. Insomma, dopo l’incubo della chiusura della galleria Limina, che ha funestato la scorsa estate con somma preoccupazione di commercianti e operatori turistici, anche la bella stagione 2018 sembra essere destinata ad essere funestata da un’altra criticità in grado di danneggiare il fatturato di una territorio che ha bisogno di denaro e lavoro come di ossigeno per respirare. Mai come in questa occasione, insomma, è giusto affermare che il nostro destino è appeso un filo, quello teso dai tecnici ANAS tra una campata e l’altra del ponte e in grado di rassicurarci non certo perché in grado di impedire all’infrastruttura di crollare, ma perché ci permetterà di controllare a vista quando l’abbassamento della campate avrà raggiunto il punto di non ritorno… Jacopo Giuca


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Un blitz di Dda e polizia di Reggio Calabria, lo scorso 21 giugno, ha portato alla luce che nel giro del business dei canili ci sarebbe la 'ndrangheta. Sette gli arresti tra cui i direttori del servizio veterinario dell'ASP. Decisiva a far scattare l'indagine la denuncia di Leonzio Tedesco, proprietario del Dog Center di Sant'Ilario, quello che più volte è stato definito "il canile degli orrori".

Il canile di Sant'Ilario non è un lager MARIA GIOVANNA COGLIANDRO l caso del canile Dog Center di Sant’Ilario dello Ionio finì addirittura in Parlamento. L’onorevole pentastellato Paolo Bernini presentò un’interrogazione all’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. A seguito di un sopralluogo avvenuto nel settembre 2015, l’onorevole aveva richiesto il sequestro immediato del canile, nella cui gestione, aveva intravisto “una generale violazione delle norme in materia di randagismo con grave compromissione del benessere animale”. Paolo Bernini, bolognese, si era scomodato fino a Sant’Ilario per via delle proteste di alcune associazioni animaliste che avevano preso di mira il Dog Center indicandolo come “il canile degli orrori” o anche “il canile lager”. Accuse da cui il proprietario, Leonzio Tedesco, si difese prontamente con carte alla mano, rilasciate da NAS, Servizio Veterinario e ASP. Da subito, l’imprenditore di Sant’Ilario comprese che dietro i polveroni sollevati da più parti, ci fosse lo zampino della ‘ndrangheta. Si era, infatti, aggiudicato un appalto indetto dal comune di Taurianova per la custodia e l’assistenza dei cani randagi, appalto che, secondo quanto è emerso dall’inchiesta “Happy Dog”, Tedesco avrebbe dovuto rifiutare perché Taurianova non era “zona” sua ma dei Fava. I Fava sono i proprietari dell’impresa “Happy Dog” e del canile “Il Parco” di Taurianova, estromessi dalla gara d’appalto perché non in possesso della certificazione antimafia. Per screditare Tedesco si sarebbero fatti aiutare da alcuni esponenti della famiglia di ‘ndrangheta ZagariFazzalari-Viola di Taurianova mettendo su una campagna di stampa attraverso tv locali e nazionali, realizzate con la complicità di funzionari pubblici. Una campagna mediatica che coinvolse anche Striscia la Notizia: nell'aprile 2014 mandò in onda un servizio focalizzando l’attenzione esclusivamente sui cani affetti da leishmaniosi e lasciando intendere che l’attività svolta dal canile di Tedesco fosse in contrasto con la salute degli animali. Del servizio parla con una socia, in una conversazione intercettata, Maria Antonia Catania, rappresentante di Animalisti onlus di Gioia Tauro, oggi ai domiciliari. Dall’intercettazione si comprende che quanto dichiarato nel servizio di Striscia non corrisponde al vero. Benché le indagini siano ancora in corso, abbiamo voluto fare luce sul canile di Sant’Ilario recandoci personalmente per renderci conto da vicino della realtà in cui vivono i nostri amici a quattro zampe. Le condizioni igienico sanitarie sono tutt'altro che pessime come evidenziato nella relazione di Bernini e ribadito più volte da associazioni anima-

Ci siamo recati personalmente presso il canile di Sant’Ilario per renderci conto da vicino della realtà in cui vivono i nostri amici a quattro zampe. La visita ci ha rassicurati.

liste. Sono presenti le ciotole del cibo e dell'acqua, nessuno degli oltre 400 cani è denutrito o con lacerazioni che facciano pensare a un mancato intervento medico veterinario. I croccantini sono ben riposti nelle ciotole e non misti a feci e urine come riportato in passato da alcuni organi di stampa. Inoltre, dall'aprile dello scorso anno il canile è stato adeguato alla normativa regionale. In particolare, sono stati costruiti 13 nuovi box spaziosi e dotati di abbeveratoi e mangiatoie, attualmente vuoti perchè al canile si continua a vietare di accogliere nuovi randagi, preferendo lasciarli liberi per le strade della Locride. È stata, poi, realizzata una zona di sgambamento di 600 metri quadri, in cui i cani, a gruppi, rimangono liberi per un’intera giornata, e costruito il canile sanitario, in cui i nuovi ospiti devono rimanere per i primi 60 giorni. Da un anno il canile sanitario, insieme al nuovo ambulatorio veterinario, è stato messo a disposizione di tutti i comuni senza richiedere alcun contributo economico, ma ancora nessuno si è fatto avanti. Non abbiamo, dunque, visitato un canile degli orrori nè tanto meno abbiamo avuto l'impressione di trovarci all'interno di un

lager. È chiaro che nessun cane è felice di trascorrere le proprie giornate rinchiuso in un canile, ma questa non è colpa di Leonzio Tedesco, che almeno una "casa" ha provato a dargliela rinunciando persino alla sua. Oggi, infatti, l'imprenditore di Sant'Ilario non vive più con la sua famiglia ma da solo in una casetta al mare a Riace. Ha scelto di non togliere la serenità anche ai figli e ai nipoti. Da quattro anni vive sotto scorta per aver denunciato, nel 2o13, la 'ndrangheta locale che aveva allungato le sue mire sul Dog Center, esasperandolo con continue richieste estorsive. Cinque dei sei soggetti denunciati sono stati condannati in primo e secondo grado nell'ambito dell'operazione "Dogville". Con l'operazione "Happy Dog", Leonzio Tedesco ha dimostrato ancora una volta di non essere disposto ad abbassare più la testa di fronte alle prevaricazioni dei clan. Quanto a noi, invece, non abbassiamo gli occhi di fronte a un cane che chiede di far parte della nostra vita e scegliamo di adottarlo. I randagi del Dog Center hanno bisogno solo di questo, non di proteste orchestrate da presunte associazioni animaliste al soldo della 'ndrangheta.



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Prima gli Italiani

PERCHÉ CHIEDO AL MINISTRO DEGLI INTERNI DI CAMBIARE IL SUO MOTTO Ricordo bene quel giorno. Sole e caldo settembrini su Lille. Io e la mia amica, appena arrivate in Francia per il nostro tanto desiderato Erasmus, avevamo fatto la spesa. Lei mulatta, io reduce da un’estate di mare, quindi abbronzata al punto da sembrare più scura di lei. Buste in mano, stavamo per attraversare la centralissima Place de la République, quando un uomo, a piedi come noi, ci taglia la strada gridando: “Avant les Français, après les autres!” (traduzione: Prima i francesi, poi gli altri!) Noi ferme, esterrefatte, lo abbiamo lasciato passare. Complici i miei 20 anni e un timido francese scolastico, non ho avuto né la prontezza né la capacità di rispondere a tono, e quando ho iniziato a capire il senso di quelle parole, il francese era già lontano. Non sembrava ubriaco o drogato, bensì arrabbiato. All’inizio quella reazione ci è sembrata incomprensibile: non gli avevamo fatto niente, non lo conoscevamo, quindi perché avrebbe dovuto avercela con noi!? Solo in un secondo momento abbiamo compreso: le nostre pelli scure ci hanno fatto sembrare, ai suoi occhi, sudamericane, africane, comunque non francesi; e ciò ha causato in quell’uomo un senso di repulsione verso di noi, al punto da avere l’esigenza di dimostrare la sua superba superiorità passando prima di noi, e spiegandoci che i francesi venivano prima degli altri. Sono trascorsi 12 anni, ma io ricordo ancora quel volto. Le sue parole quel giorno mi hanno fatto pensare. Avevo attentamente e razionalmente scelto la Francia, e poi Lille, tra numerosi altri Paesi e città, ero lì per studiare e per relazionarmi in una lingua diversa dalla mia, e quella lingua, il francese, l’ho sempre considerata, come l’italiano, poetica, elegante, interessante. Eppure mi è stato riservato un trattamento poco opportuno, per usare un eufemismo. Fortunatamente gli altri francesi si sono dimostrati molto diversi da lui, rimasto l’unico ricordo negativo di un anno all’insegna della condivisione, dello studio, dell’apertura mentale, delle relazioni internazionali, della conoscenza di una cultura simile ma non uguale alla mia, e di quelle di molti altri ragazzi che, come me, avevano scelto di studiare lontano dai loro cari per migliorarsi e poter migliorare i propri Paesi. Chissà che fine ha fatto quell’uomo. Una voce fuori dal coro, anacronistica ed etnocentrica come poche. Il terzo millennio, l’Europa, l’Erasmus, il relativismo culturale, e lui ancora lì a discutere su chi fosse superiore a un altro! Se ci penso ora mi fa solo ridere. Eppure c’è una cosa che quell’uomo, rude e ignorante, è riuscito a insegnarmi: che non permetterò mai a nessun altro di dirmi Avant les Français, e allo stesso modo non dirò mai a nessuno Prima gli italiani, perché queste affermazioni sono sintomo di un atteggiamento intollerante, che prevede la superiorità di qualcuno e che offende chi ascolta, facendolo sentire inferiore per chissà quale ragione. È in virtù delle mia esperienza diretta che chiedo al Ministro dell’Interno di continuare a perseguire la sua nobile battaglia per un’Italia migliore, utilizzando però un linguaggio meno aggressivo che, invece che basarsi sull’esclusione, si basi sull’inclusione, sul rispetto, sull’accoglienza e sull’integrità morale. Allora, che sia Prima la Giustizia, Prima la Legge, Prima le Persone, ma mai, mai più un essere umano prima di un altro. Carmen Totino

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Canolo dimostra di saper cambiare ricordando Fortunato La Rosa Due settimane fa è stato inaugurato a Canolo un centro di aggregazione intitolo a Fortunato La Rosa, oculista assassinato per essersi ribellato al fenomeno della vacche sacre. Abbiamo parlato della manifestazione con il commissario straordinario Umberto Campini, che ci ha spiegato perché questo evento dimostra che il paese è proiettato verso un luminoso futuro.

Lo scorso 14 giugno, a Canolo, si è tenuta l’inaugurazione di un centro di aggregazione intitolato a Fortunato La Rosa, l’oculista assassinato l’8 settembre 2005 per essersi ribellato al fenomeno delle vacche sacre. La cerimonia, presenziata dai Commissari che stanno amministrando Canolo dopo lo scioglimento imposto dal Ministero dell’Interno per infiltrazioni mafiose, ha visto anche la partecipazione di un rappresentante della Prefettura di Reggio Calabria, delle associazioni locali e della signora Viviana Balletta, vedova del dottor La Rosa. Particolarmente soddisfatto dell’andamento della manifestazione Umberto Campini, commissario straordinario che ha letto nell’ampia partecipazione della popolazione il primo passo del paese aspromontano verso un futuro migliore. «La dedica di questo centro di aggregazione a Fortunato La Rosa - ci ha spiegato Campini, - assume un’importanza vitale per la comunità canolese non tanto in relazione alla vicenda di cronaca che ha coinvolto il povero dottore, quanto per il contributo che è stato in grado di dare in vita allo sviluppo della propria comunità e l’amore che per questa sua condotta è stato in grado di ingenerare nei suoi concittadini. Nonostante sul suo omicidio non sia mai stata fatta pienamente chiarezza e i terreni della famiglia La Rosa per lungo tempo abbiano continuato a essere occupati dai bovini dei soliti noti, oggi possiamo affermare che il problema delle vacche sacre, a Canolo, sia stato sostanzialmente debellato, ragion per cui la manifestazione in ricordo del dottore non ha assunto i connotati di una protesta

contro il fenomeno mafioso. Mi pare giusto sottolineare questo aspetto perché dimostra quanto sia falso affermare che la Calabria non cambia. La Calabria cambia, e anche in meglio, ecco perché il ricordo di una persona assassinata rappresenta un importante passo verso un futuro migliore. Considerata la generale ritrosia calabrese nel manifestare i propri sentimenti, una manifestazione di questo tipo tanto partecipata è il punto di partenza per un vero risorgimento del paese. Non è un caso se, all’ingresso della struttura, abbiamo apposto una fotografia di Canolo realizzata dal compianto giornalista Pino Anfuso, che rappresenta l’abbraccio che la comunità vuole esprimere nei confronti di Fortunato La Rosa e della sua famiglia. È con questo spirito che la comunità di Canolo, della quale troppo spesso si è parlato a sproposito, sta collaborando volontariamente alla ristrutturazione di una scuola che, grazie alla fondazione Mattia Preti, ospiterà presto una biblioteca e che sta finalmente aprendo le proprie manifestazioni popolari al turismo, dimostrando di comprendere che anche feste apparentemente banali come quella del pane possano diventare occasione di confronto e scambio culturale con le comunità limitrofe». Canolo, insomma, dimostra una grande volontà di cambiare che lentamente, ma progressivamente, sta permettendo alla sua comunità di aprirsi al mondo. «Ho ricoperto il ruolo di commissario per ben 12 volte - continua Campini, - e posso assicurare che vedere una comunità che si rivolge con fiducia al comune per confrontarsi sulle difficoltà e risolvere i problemi è un importante punto di partenza. In questo territorio si fa un gran parlare dei doveri che i cittadini dovrebbero esprimere, ma è necessario che venga posta altrettanta attenzione sui diritti della comunità. È facendo in modo che questi diritti possano essere esercitati in maniera scontata che si sviluppa un’unità sociale in grado di alzare l’asticella della civiltà, che si fa insorgere nella comunità quella sensibilità in merito alle tematiche ambientali, all’abbandono dei rifiuti o al rispetto degli animali che oggi Canolo esprime con grande dignità. «Nel nostro piccolo - conclude il commissario, - cercheremo di accelerare questo processo anzitutto attraverso i numerosi eventi estivi che abbiamo in programma, terminando i lavori di restauro della chiesa e sfruttando le opportunità concesse dal turismo diffuso e dai percorsi scoutistici. «Sono certo che la popolazione continuerà a rispondere con la consueta voglia di migliorare». Jacopo Giuca

IN RICORDO DI MICHELINA SPEZIALE AMMENDOLIA

Ciao, cara Nonna Lina! Ciao, cara Nonna Lina! Mi viene spontaneo chiamarti così, anche se non sono tua nipote. Piccola di statura, ma grande per 2 motivi peculiari e non comuni a tutti: la tua longevità, con i tuoi 101 anni di salute ferrea e lucidità mentale, e la tua cultura, quella delle maestre di una volta, quando la scuola era l'unico luogo del sapere. Sei stata una donna straordinaria e sempre curata. Offrivi ascolto a chiunque ti parlasse e usavi poche, ma incisive parole. Di indole discreta, hai

sempre affrontato le gioie e le avversità che la vita ti ha riservato con grande signorilità e con un temperamento coriaceo. Grande e' il vuoto che ci hai lasciato, nel cuore e nella mente sentito, negli occhi che invano ti hanno cercato e nella dolce e rassicurante voce che non abbiamo più udito. Sono onorata e felice di averti conosciuta e di aver imparato dalla tua determinazione. Con immenso affetto. Lorenza

Inaugurato il monumento in ricordo di Albalucia, Federica e Alessio In occasione del decimo anniversario del tragico incidente stradale in cui persero la vita i giovani Albalucia Caricari, Federica Petrolo e Alessio La Rosa, l’associazione Leo club “Luigi Mory”, le famiglie delle vittime e il Comune di Siderno, su proposta del consigliere Vincenzo De Leo, hanno organizzato una cerimonia in ricordo dei ragazzi nei pressi della rotonda di Viale dello Sport, presso la quale è stato installato un monumento dell’artista roccellese Francesco Misuraca per ricordare i tre giovani e, più in generale, le vittime della strada. In occasione della cerimonia, è stato inoltre comunicato dallo stesso De Leo e dell’assessore alla cultura Ercole Macrì che è iniziato il processo di intitolazione del largo alle tre giovani vittime.


Opportunità di impiego per 18 giovani della Locride Si tratta di Programma operativo che si svolgerà nell'ambito di un progetto a valere sul bando Garanzia Giovani, promosso da Civitas Solis in partenariato con il Comune di Siderno.

Scade il prossimo 20 luglio il termine ultimo per presentare domanda di partecipazione al bando di selezione per volontari retribuiti per l'attuazione della misura del Programma Operativo Nazionale “Iniziativa occupazione giovani” - PON IOG, (Garanzia Giovani), all'interno del progetto «Polo educativo della Locride» promosso dall'associazione Civitas Solis, d'intesa con il Comune di Siderno (ente di co-progettazione) e in collaborazione con il Comune di San Luca. Si tratta del principale progetto del territorio che intende garantire a ben diciotto giovani di giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che sono non occupati, e non inseriti in un percorso di formazione ed istruzione, una opportunità per fare una esperienza di lavoro presso l'associazione Civitas Solis, nelle sedi di Locri, San Luca e Sant'Ilario dello Jonio e presso il Comune di Siderno. I giovani candidati selezionati saranno impiegati per 12 mesi

nell'ambito di un part time con un indennizzo mensile netto di 433,80 euro e con assicurazione a carico dello stato. Riceveranno altresì una adeguata formazione curata da Civitas Solis, organizzazione che da trent'anni rappresenta una delle esperienze di maggior successo nel panorama degli enti di terzo settore che nel mezzogiorno operano nel campo della educazione non formale dei giovani e della mobilità internazionale. Per partecipare al bando i giovani devono essere iscritti al Programma “Garanzia Giovani”, aver sottoscritto il Patto di servizio ed essere stati “presi in carico” dal Centro per l’impiego. Per tutte le informazioni del caso Civitas Solis mette a disposizione il suo personale presso il centro informagiovani dell'associazione sito in Locri, cosi come anche attraverso il proprio sito internet www.civitassolis.org. L'ente di terzo settore diretto da Francesco Mollace, è la principale realtà associazionistica del territorio per numero di giovani impiegati ed ha una particolare esperienza nel campo della formazione motivazionale. Il progetto in questione, approvato dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e finanziato con i fondi gestiti dall'Anpal, prevede l’impiego di 6 giovani presso la sede di Civitas Solis a Locri, di 6 giovani presso il Comune di Siderno, di 2 giovani presso la sede di Sant’Ilario Jonio, e di 4 giovani nella sede messa a disposizione dal Comune di San Luca guidato dal commissario Salvatore Gullì. Soddisfazione per la nuova opportunità viene espressa dall'assessore alle politiche sociali della città di Siderno, Bianca Gerace che su mandato del sindaco Pietro Fuda ha seguito l'elaborazione del progetto. «Come Comune, grazie alla collaborazione con Civitas Solis, abbiamo in servizio attualmente un gruppo di splendidi giovani che stanno ben lavorando nell'interesse della comunità, ad essi si affiancheranno i 6 nuovi giovani di questo progetto, più gli ulteriori 6 giovani ammessi a finanziamento nell'ulteriore progetto di servizio civile già approvato e tra poco messo a bando. Complessivamente diciotto ragazzi di Siderno in un anno avranno modo di spendersi in attività realizzate dalla nostra città. Numeri che vogliamo aumentare ma che dimostrano l'impegno dell'amministrazione su questo terreno».

San Luca, Davi, Saviano e le truppe d’assalto Per la comunità di San Luca, essere trasformata in un caso nazionale per non dire internazionale, è diventata ormai un sorte di abitudine, perché qualsiasi cosa nasce o si fa nel paese dello scrittore che meglio di ogni altro ha saputo definire e raccontare l’animo dei calabresi, rischia di calamitare l’attenzione di tutti e in particolare di quel mostro mediatico che pur di fare affari non bada a spese. E anche scegliere di non votare, peggio ancora salire sull’aventino e non presentare liste per protestare contro una legge che i sanluchesi considerano iniqua, in quanto etichettati ndranghetisti a prescindere, è diventata notizia, anzi la notizia, per la gioia delle televisioni e i giornali che hanno trasferito le loro truppe nel paese di san luca trasformando il vecchio borgo ammazzato da un alluvione che tutti hanno dimenticato, in un set cinematografico dove chiunque recita a soggetto. Da Saviano a Davi per finire con i mezzi d’informazione cartacei e televisivi che pur di stare sul pezzo fanno i salti mortali, dispensando ricette e miracoli che, però, non vogliono capire, o fanno finta di non voler capire, fanno a pugni con la scelta dei sanluchesi, stanchi e incazzati di essere al centro della scena e di scena rischiare di morire.

Sul ponte Allaro solo tricche e ballacche

È da novembre 2015, da quando l’ormai famoso ponte sull’Allaro è percorribile a corsia unica per via del cedimento di una delle due carreggiate, che si organizzano riunioni, assemblee, passerelle, presìdi sopra e sotto il ponte, tricche e ballacche, per contribuire a trovare una soluzione, insieme a istituzioni e politici di ogni genere. Finora, non abbiamo cavato un ragno dal buco, è da due anni che veniamo sistematicamente presi in giro, non siamo stati in grado di farci ascoltare da chi ha il potere e la competenza di risolvere il problema. Ora, sta crollando anche l’unica corsia rimasta agibile perché, ovviamente, non può sopportare il carico da sola, e noi che facciamo? Ancora riunioni e assemblee, parole, parole, bla bla bla… Sembriamo i passeggeri protagonisti del film “Titanic”. Eppure siamo coscienti che il ponte è a rischio chiusura con la conseguenza di uno scollamento tra nord e sud della locride. È inutile girarci intorno, trastullandosi con incontri e confronti. Se veramente vogliamo dare visibilità al problema ed essere incisivi per una pronta soluzione, senza fermarsi ad una semplice dimostrazione a favore di telecamere, bisogna che i sindaci tutti, quelli in carica dei comuni locridei, che potrebbero essere la vera forza, si coordinino e prendano in mano la situazione e compatti, non uno di meno, determinati e molto pacificamente tirino fuori grinta e attributi, e in brevissimo tempo coinvolgano in massa i propri cittadini, gli studenti, i lavoratori e l’intera società civile per una lotta serrata pensando anche all’eventuale occupazione della cittadella di Germaneto alias Versailles, o al blocco sulla 106 e in ultima, se è il caso, minacciare anche remissione in massa dei mandati davanti al prefetto. Non si può offendere e calpestare la dignità di una intera popolazione così spudoratamente, per quasi 3 anni. Ormai le chiacchiere stanno a zero, anzi sottozero. È ora di agire, anzi bisognava agire già dal lontano novembre 2015, perché, a memoria di chi l’avesse dimenticato, quando è crollato il ponte sull’altro fiume, il Precariti, la viabilità è rimasta precaria per ben sette lunghi anni. Pasquale Aiello

E se Klaus Davi va capito e in parte rispettato perché con la sua iniziativa ha acceso anche i riflettori “buoni” su san Luca, Saviano e la sua voglia matta di film sulla scia di Gomorra, non sono altro che un tentativo di monetizzare a scopi personali un dramma e un fenomeno che a San Luca è ben visibile e ha attecchito sui muri di molte case, ma che non può essere considerato una prerogativa del vecchio paese di Alvaro, così come la leggenda dello scorpione di Saviana memoria, un falso a 360 gradi che sputtana e qualifica il suo mentore, vittima di se stesso e del personaggio che gli è stato cucito addosso. Perché come bene ha intuito il bravo fotografo sanluchese Valentino Costanzo, esperto di marcheting e comunicazione, San Luca visto dall’alto ha più la forma di una lepre che di uno scorpione. Una lepre dalle gambe molto veloci perché soltanto così può sperare di lasciarsi alle spalle i cacciatori – killer di notizie e i professionisti della cronaca nera. Come Saviano in primis, i cui spot e le cui riflessioni romanzate, vendute a peso d’oro, valgono quanto il titolo di un suo famoso libro: Zero, Zero, Zero Antonio Strangio

Il FLAG Jonio 2 presenta la propria Strategia di Sviluppo

Il FLAG Jonio 2 ha presentato la propria Strategia di Sviluppo Locale approvata dalla Regione Calabria a Roccella Ionica sabato 23 giugno presso la Club House del Porto delle Grazie. Dopo mesi di lavoro finalmente, afferma il presidente del GAC Ernesto Francesco Alecci nel suo saluto, siamo riusciti ad avviare i bandi. Esprime la soddisfazione sua e di tutto il CDA per l’avvio dei finanziamenti che interesseranno tutti i settori della pesca e del mare, di tutta l’area interessata che copre comuni che vanno dalla provincia di Catanzaro fino alle porte di Reggio Calabria seguendo lo Jonio. Ora diventa importante studiare bene i bandi e spendere tutti i soldi del finanziamneto regionale, imperativo diventa non restituire soldi all’Europa. Anche il sindaco di Roccella nel porgere i suoi saluti ha voluto sottolineare che quando i comuni si mettono insieme con le aziende si può fare molto. Sono seguite le relazioni del direttore Alessandro Zito e del responsabile Nicola Ritorto.

Primi passi

Or, nella tarda etade, il pensiero vola lontano, voi non ci siete più, odo la tua voce che di lui spesso mi parlava. I tuoi ricordi or son miei, rivivo istanti lieti, momenti tristi, come se fossi là presente! I miei primi passi, non li avessi mai fatti, e lui mi guardava, e con il dito tremante m’indicava, mormorando con voce bassa e commossa, “Mamma, mamma lui cammina!” B.G.

Mare e lungomare

Estate: di notte il cielo si avvicina alla Terra, senti l’erba solleticare le stelle, note musicali pendono da ogni albero e le risate sono così numerose che vorresti avere tasche dove metterle. Per i sidernesi, ormai da quattro anni, a inizio stagione, sorge spontanea una domanda… A che punto sono i lavori sul lungomare? Ripercorriamo i fatti. Il primo febbraio del 2014 forti mareggiate, con onde alte 11 metri, hanno avuto la meglio sulla nostra costa, provocando ingenti danni soprattutto sul lembo che delinea e separa la nostra città dal mare. Il lungomare ne è uscito devastato: sia la parte nord che quella sud presentavano vistose lacerazioni. Alcuni tratti della carreggiata stradale sono stati letteralmente inghiottiti provocando grosse voragini. Il mare è stato impetuoso. Nel tratto del lato sud, si è aperta una vistosa spaccatura, le acque hanno pian piano rosicchiato le fondamenta e provocato ulteriori distruzioni, tanto che si è temuto che la statua di San Francesco potesse essere risucchiata dalle onde. Nella parte nord, non solo il mare ha spazzato via il marciapiede, ma in alcuni tratti ha distrutto anche l’asfalto stradale, assistendo a crolli continui sotto la sferzata delle onde. Solo quattro o cinque metri, della parte centrale, sono stati risparmiati. L’uomo si è piegato di fronte alla forza della natura, chiedendo clemenza. Quando è ritornata la calma, un enorme compito si è presentato davanti agli occhi dei presenti e solo dopo quattro anni di numerose lungaggini burocratiche, ulteriormente aggravate dall’esecutività della legge anticorruzione proposta da Raffaele Cantone il 5 febbraio 2018, sono iniziati i lavori di recupero del lungomare e la ricostruzione dell’opera di difesa costiera adiacente, aggiudicati all’impresa Franco Giuseppe con sede a Roccella Jonica, per l’importo complessivo di € 2.206.384,15, IVA e oneri per la sicurezza compresi. I lavori dovranno essere completati entro 330 giorni, da conteggiarsi a partire dallo scorso 5 febbraio. Se non insorgeranno rallentamenti, il 2019 si presenterà con l’opera terminata. Certamente il nostro lungomare che la toponomastica rimanda al compianto Sindaco Cosimo Jannapollo, ritroverà uno dei più importanti luoghi di ritrovo di Siderno. Dunque un’altra estate è arrivata, alla radio impazza il nuovo tormentone, “Italiana” di Fedez e J-Ax che, con un velo di ironia, racconta il nostro bel Paese. È vero, quest’anno siamo fuori dal Mondiale, abbiamo impiegato 88 giorni per avere un Governo, Giugno fa i capricci, tuttavia la nostra bella cittadina come una fenice sta risorgendo dalle ceneri e il motto che più efficacemente si adatta accanto al suo nome è il seguente: “Post fata resurgo” – Dopo la morte mi rialzo Certamente ancora i disagi sono presenti: i lavori in corso non permettono il transito alle macchine di una parte del lungomare, è più difficile trovare parcheggio, però le serate saranno presto caratterizzate da luci, musica e gente che ama passeggiare e le spiagge si stanno già riempiendo. Come ha scritto il caro Giacomo Leopardi: “Passata la tempesta, odo augelli far festa”. Rosalba Topini




01 LUGLIO - 14

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rubriche

Del disturbo della quiete intellettuale Ormai, certa stampa -fortunatamente, non tutta- vuol far credere che la madre di tutti i problemi dell'Italia sia l'immigrazione. È evidente a chiunque, e lo sanno bene i dimenticati 5 milioni di Italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta, che larga parte della “Informazione” trovi interessato diletto nell'occuparsi del fenomeno migratorio, in quanto terreno "ideale" sul quale condurre l'opposizione al Governo del Cambiamento, magari non disdegnando di strumentalizzare il più insignificante pretesto che, però, ha il "pregio" di distrarre l’opinione pubblica dalle macerie ancora fumanti lasciate dai governi imposti dai nazitecnocrati europei. Eppure, di severe lezioni, gli autori di questa indegna follia mediatica, ne hanno avute, ed i risultati delle consultazioni elettorali degli ultimi diciotto mesi, ripetutamente deficitari per i manutengoli dell'establishment che il Popolo ormai ha letteralmente e definitivamente spazzato via, sono lì ad impietosamente certificarlo. La tendenza non cambia affatto sul livello locale, soprattutto nel profondo Sud, dove affrontare con serietà le gravi incognite del futuro dei giovani Calabresi, protagonisti da almeno un lustro di un esodo biblico, altro non è che motivo di disturbo della quiete intellettuale della miserrima pletora di velleitari soloni della carta stampata e non. Ed è così che in questo sconcertante e connivente processo di anestetizzazione della realtà, il dramma dei giovani Calabresi, costretti ad emigrare da una terra in cui una famiglia su tre ormai vive in condizioni di estrema indigenza, viene sistematicamente consegnato all'oblio da "pensatori" schiavi di un rivoltante onanismo intellettuale che inseguono forsennatamente il nulla partorito dal vuoto delle loro menti. Il cavallo di battaglia, nell’ostracismo professato dagli scriba all'indirizzo di un Cambiamento ormai inarrestabile, è l'accusa, che vien mossa ai nuovi governanti, di essere forti con i deboli e deboli con i forti. Un paradosso bell'e buono! Questi insulsi sapientoni, credendosi il sale di questa terra, hanno, in un tempo ormai andato, maturato il convincimento di poter azzannare e distruggere chiunque si metta di traverso sul cammino dei loro padroni-committenti, questi ultimi gattopardi del nostro tempo e responsabili primi dello sradicamento e della deportazione dei nostri figli. E non riesci a scorgerne una, nell'indistinto coacervo di tastiere ammaestrate dal conformismo dominante, che si sia mai ribellata alla deriva autoritaria di uno Stato patrigno, che ha usato la forza, in Calabria, a colpi di scioglimenti di civici consessi, di informazioni interdittive antimafia, di repressione, salvo dimostrare criminale debolezza davanti a quell'Europa che ha reso l'Italia complice impotente di un turpe crimine contro l'Umanità: l’odioso traffico di esseri umani nelle acque del “Cimiterraneo” sorvolate da squallidi sciacalli in cerca della loro parte di un ripugnante bottino. Tra coloro che per i più vari motivi non hanno abbandonato la natia Calabria, vi è chi si augura, seppur con l’esile forza della disperazione, che il vento di un reale Cambiamento, prima o poi, lo si possa avvertire anche qui, alle nostre latitudini; ma vi è pure chi ha imparato sulla propria pelle a conoscere la vera natura della Calabria. Terra fertile di talenti, ma disgraziata perché non riesce a fare squadra; terra meravigliosa ed al tempo stesso rarissima fucina di autolesionismo; terra dignitosa che insegue la speranza di una coscienza collettiva che diventi faro di una mai affrontata Questione Meridionale e, nel contempo, terra puntualmente disillusa e tradita dagli storici inganni perpetrati da pochi a danno dei più. Terra in cui quasi tutti, negli ultimi anni, subiscono nella loro dignitosa rassegnazione anche la menzogna della indiscriminata criminalizzazione su base antropologica partorita dai soliti scribacchini in perenne ed affannosa ricerca del loro "autore" Oreste Romeo

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CALABRESE PER CASO

Calabria 2025? L’Ambiente è “Educazione” Era solo la fine degli anni Settanta quando si iniziava a discutere di ambiente. Sono passati molti anni e ancora oggir iscopriamo la necessità di porre in agenda un progetto ecoambientalista aspettando che in poco tempo si possa sanare una deriva di abbandono.

Era solo la fine degli anni Settanta quando si iniziava a discutere di ambiente. Ovvero, quando, con buona pace dei sensazionalistici contemporanei, qualche ragazzo un pò più impegnato politicamente di altri sul fronte dei grandi temi che giungevano di riflesso nella locride sulla scorta dell’ondata verde-ecologista europea, tentava di promuoverne il senso, il significato, insomma la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica dei piccoli centri. “Ambiente”. Non si trattava solo di una rivista ciclostilata in proprio e a diffusione porta a porta. Era molto di più. Rappresentava il tentativo di coinvolgere ognuno di noi su un tema fondamentale che non era solo l’ “ambiente”, i rifiuti e la loro gestione o l’apprezzare quanto circondava un nostro troppo abitudinario quotidiano. Era un modo, un mezzo, uno strumento, l’ennesimo tentativo disperato già allora di far crescere una comunità. Un modo per affrancare dai luoghi comuni un territorio che guardava se stesso con poca attenzione, dove l’impegno diffuso sui grandi temi era solo tale quando la macchina della politica dei proclami si metteva in moto. Sono passati molti anni da allora e ancora oggi, nonostante altre realtà siano giunte con non poche difficoltà e non certo con limiti finanziari, a ben diversi risultati riscopriamo la necessità di porre in agenda un progetto eco-ambientalista aspettando che in poco tempo si possa sanare una deriva di abbandono e di trascuratezza che ha, prim’ancora delle ragguardevoli intenzioni dei promotori,

il suo limite nell’educazione e nel rispetto dello spazio in cui viviamo. Educazione e rispetto che si dimostrano non solo nell’affidarsi e decidere di mettersi in marcia verso un obiettivo finale, ma che si manifestano nella tutela e cura dell’ambiente, in senso più che lato, da parte di ognuno di noi. Dall’educazione di produrre meno rifiuti possibili, dal non abbandonarli se non disperderli nelle spiagge come nelle campagne, nell’usare i cestini ogni volta che un fazzoletto ha esaurito la sua funzione o nel partecipare o farsi parte diligente nel rispettare un fontanile senza trasformarlo, suo malgrado, in un discutibile luogo di raccolta della plastica o di altri rifiuti. Per una regione e una località che fa delle sue tradizioni storico-archeologiche un motivo di promozione credo che a parlare siano le strade, gli angoli delle cittadine e le campagne. Un paesaggio e un ambiente che lotta con una urbanizzazione a macchia di leopardo tra marine e ruralità all’interno di un’idea di area metropolitana dove il concetto di conurbazione rappresenta solo una bella parola senza contenuti, né di politica strutturale e meno che mai ambientale. 2025? Sette anni per investire in un processo di sensibilizzazione. Sette anni per verificare, inceneritori o differenziate possibili, se qualcuno finalmente smetterà di decorare con i propri sacchetti di plastica gli angoli offesi delle nostre contrade e delle nostre spiagge.

OPINIONE

Sullo scioglimento dei comuni La riflessione sulla legge dello scioglimento dei Comuni a causa delle ingerenze mafiose sembra aver imboccato la strada giusta. Non era scontato. Il confronto, che non è stato mai disteso, ha stentato a decollare per una serie di importanti ragioni, due su tutte: la prima è data dal rapporto tra lo Stato, con i suoi apparati centrali e periferici, da una parte, e il sistema delle Autonomie locali, dall’altra; in base alla congiuntura politica del momento, il pendolo del favore generale ha oscillato a volte a favore dell’uno, a volte a favore dell’altro; la seconda è nella materia che la legge regola – il contrasto all’ingerenza della criminalità mafiosa negli Enti locali – materia drammatica e complicata in sé, che diventa incandescente quando si mischia alla politica. La legge suscita forti perplessità. Finora ha prevalso un atteggiamento assai cauto, se non supino, da parte dei Comuni, poiché, nel gioco degli equilibri degli interessi in campo, prevaleva l’idea che il fenomeno della criminalità organizzata costituisse una grave emergenza, capace di alterare le regole prime della democrazia. Negli ultimi tempi però, registrandosi un indubbio intensificarsi del suo utilizzo, è maturata l’esigenza di una sua profonda rivisitazione. In primo luogo occorrerebbe soffermarsi sulla sua efficacia, atteso che lo scioglimento non sembra essere stata la migliore soluzione possibile; basti notare come non sia raro infatti il caso di Comuni sciolti più volte, a ripetizione, nel breve arco di pochi anni. Ma, trattandosi di un aspetto assai complesso, è bene lasciarlo ad una trattazione separata e più specifica. Per ora, fermiamoci sulle più evidenti anomalie che è dato cogliere ad una prima sommaria lettura del testo normativo. La legge è contenuta in un unico articolo, il 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, c.d. Testo Unico degli Enti Locali, e si snoda attraverso 13 commi. Il nucleo di essa è contenuto nel primo comma, dove si indicano i presupposti dello scioglimento, cioè la sussistenza di collegamenti o condizionamenti con e da parte della criminalità mafiosa; i commi 2 e 3 disciplinano i poteri del Prefetto, della Commissione di indagine e del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza; il 4 delinea la cornice in cui operano il Ministro dell’Interno, il Consiglio dei Ministri e il Presidente della Repubblica; infine, il comma 11, costituito dallo speciale procedimento, quasi del tutto deformalizzato, solo eventuale, affidato al Giudice civile della Volontaria giurisdizione, teso a far dichiarare l’incandidabilità degli amministratori che con le loro condotte hanno determinato lo scioglimento, Sùbito una prima notazione: allo scioglimento dell’Ente si arriva senza che nes-

suno dei suoi organi rappresentativi, il Consiglio, il Sindaco, la Giunta, partecipino in qualche modo alla fase istruttoria di questo specialissimo procedimento. Ora, è pur vero che nel diritto sostanziale amministrativo i soggetti solitamente in campo non hanno gli stessi poteri, essendo quelli facenti capo allo Stato e ai suoi apparati di gran lunga più estesi di quelli dei soggetti privati. Qui, però, a contrapporsi sono soggetti – il Governo e un Consiglio Comunale – entrambi di natura pubblica. Insomma, il terreno di gioco è tutto interno all’apparato politico-amministrativo pubblico. Nasce di qui l’esigenza di prevedere l’avvio di una fase preliminare che abbia la funzione di assicurare un corretto contraddittorio. Si potrebbe ipotizzare una notifica da parte del Prefetto di una prima contestazione di addebito, decisa e redatta sulla scorta delle informative ricevute dalle Forze dell’Ordine o dalle indagini esperite attraverso quella Commissione ispettiva che già conosciamo. Al Comune si potrebbe assegnare un termine perentorio – 60 giorni – entro il quale abbia la possibilità di presentare le proprie controdeduzioni. Nel frattempo, al fine di scongiurare qualsiasi tentativo di inquinamento del materiale amministrativo acquisito o acquisibile, si potrebbero far scattare speciali misure di salvaguardia, atte a garantire non soltanto l’intangibilità del materiale raccolto, ma anche il rispetto della legalità durante il normale procedere dell’Ente che è stato investito da un sospetto di inquinamento mafioso; controllo, che ben potrebbe essere svolto dalla stessa Commissione di indagine, che vedrebbe così non diminuiti, bensì aumentati i suoi poteri e la sfera delle sue competenze. Alla fine di questo percorso, ove si ritengano ancora sussistenti i presupposti per lo scioglimento, il Prefetto, autorizzato da apposita delega del Ministro o del Consiglio dei Ministri, potrà far ricorso o al TAR competente per territorio, o al Giudice specializzato in materia di Misure di prevenzione, e non al troppo lontano TAR del Lazio. Il Giudice così individuato dovrà essere chiamato a decidere anche sull’eventuale richiesta di declaratoria di incandidabilità degli amministratori, così da evitare possibili rischi di contraddittorietà tra giudicati. In definitiva, è auspicabile almeno modificare la legge immettendovi una buona dose di contraddittorio che, com’è noto, ha il grande pregio di assicurare i diritti di ciascuna parte e di essere uno strumento efficace di accertamento dei fatti. Francesco Macrì (avvocato in Locri)


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Indagine “narcos italianos”

Il rosso d'Estate non è un'eresia! L’estate divampa e i pasti dei baccanali romani hanno lasciato spazio alla caprese e allo sposalizio tra prosciutto e melone che non invogliano certo il popolo degli ombrelloni al consumo estivo di un buon bicchiere di rosso. Vini con un’alta gradazione alcolica e un corpo robusto non trovano una portata estiva che tolleri il loro impatto sulle nostre papille gustative. Già, ma, alcol e struttura a parte, che cosa distingue veramente i vini rossi estivi da quelli adatti alle altre stagioni? I tannini! I composti polifenolici presenti nel raspo, nei vinaccioli e nella buccia dell’uva rilasciati durante la macerazione nel mosto che causano l'astringenza, la tipica sensazione di secchezza delle fauci che percepiamo quando beviamo un Sagrantino di Montefalco, un Barolo, un Chianti Classico giovane, un Palizzi o un Cirò, che a temperature basse si accentua parecchio. Per evitare questo lo si dovrebbe bere a condizioni termiche più alte rafforzando la sensazione alcolica e perdendo la freschezza che cerchiamo in un vino estivo. L’unico modo per sottrarsi a questo dilemma è cercare dei rossi poco tannici, meno strutturati e più beverini, serviti freschi, di un’annata recente (quelli giovani offrono note primarie di frutto integro e se il vino è fresco questa inclinazione risalta), possibilmente con una gradazione alcolica bassa e non affinati in legno. Qualche esempio di nettari italiani? Un incantevole Pinot Nero dell'Alto Adige servito fresco (fra i 15C e i 16C), qualche Barbera piemontese delicato e giovane (non barricato), o un Grignolino, o una stuzzicante Bonarda dell'Oltrepò Pavese. Scendendo per la penisola, i Sangiovesi di Romagna , un'avvolgente Vernaccia di Serrapetrona marchigiana o un intenso Piedirosso campano. Sempre in Campania, un buon Lettere o un Gragnano della penisola Sorrentina. Facciamoci sedurre e concediamoci, quindi, a un eretico calice di rosso in piena estate giacchè ritenerlo del tutto inadatto alla canicola di stagione diventerebbe pregiudizio. Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Janìa di Gerace VITIS VINIFERA L.

Gerace con il suo territorio rappresenta meglio di altri circonvicini, quello che ha accolto probabilmente le essenze viticole del mondo ellenico, romano e bizantino, per cui bisognerebbe indagare a fondo le pochissime vigne ormai marginali che contengono ancora le essenze appartenute alle civiltà sopra accennate. Nello stesso, però, per una strana forza del destino, qualcuno penserà, nei pochi vigneti reimpiantati si è evitato di ripristinare le antiche viti del passato, che avevano fatto la ricchezza di Locri Epizefiri o della Gerace Bizantina. A guardare bene, però, ci si accorge che tale terribile perdita discende principalmente dal fatto che esse non sono ammesse dai disciplinari regionali che invece consentono d’impiantare il Merlot o il Cabernet Sauvignon, ad esempio, ma poi capita che tali vitigni risultano non adatti al nostro territorio e quindi bisogna eliminarli e ritornare alle viti della nostra tradizione, qualora esse siano ancora reperibili. Di un caso di questo tipo è stato testimone Antonello Canonico di San Marco Argentano in provincia di Cosenza, dove un suo amico aveva costituito un impianto di vitigni consentiti e specificamente di Cabernet Sauvignon, che non ha mai prodotto e proprio quest’anno è stato sovrainnestato con marze che lo scrivente ha fornito costituite dal Greco nero di Ferruzzano, da Malvasia nera o Castiglione, assimilabile al Magliocco dolce o alla Marsiliana di Belmonte, dal Giacchinè di Salice e dal Ligante di Caulonia. Con urgenza bisogna costituire dei campi di conservazione di vitigni antichi, studiarli e poi autorizzarne la coltivazione. Eppure la vite che qui presentiamo è quella che ha servito le esigenze di migliaia di persone per centinaia d’anni e forse per migliaia, provato dal nome con cui è stato denominato da sempre. Infatti, Janìa deriva da ghenos e significa stirpe e conseguentemente il vitigno della tradizione, della stirpe appunto che ha caratterizzato nel passato i vigneti di Gerace prima e di Locri poi. Nel 2005 conobbi il defunto Francesco Femia che mi portò nella sua vigna di contrada Varvara, Santa Barbara, secondo quanto egli mi raccontò, che derivava il nome da un monastero bizantino dedicato appunto a tale santa e che, ubicato sulla destra, prima dell’ingresso al borgo e vicino ai laboratori dei vasai, fu distrutto forse negli anni 60 del 900. Esso era in stato ruderale, però rappresentava una testimonianza importante, anche se la sua perdita fu meno grave di quella di Santa Maria Egiziaca che ricordava probabilmente i rappresentanti di una comunità cristiana egiziana arrivata nella Calabria attuale dopo la conquista islamica dell’Egitto, anche se il culto della santa, patrona delle prostitute, si era diffusa rapidamente dopo la

I BRIGANTI

AAA cercasi essere di luce

sua morte nel V secolo d.C., dopo più di quarant’anni di penitenza e di espiazione nel deserto. Il segretario Femia mi portò nella sua vigna e mi “presentò” letteralmente le sue viti per varietà che erano tante, la Janìa, due varietà di malvasia nera, la Virdìa, il Mantonico nero ecc., mi mostrò anche i melograni Denti di Cavallo e quelli Denti di Sumeri, ecc. In seguito Femia mi gratificò con quattro cinque varietà tipiche di Gerace e in cambio gli portai 16 varietà delle mie, però la Janìa mi fu donata assieme alla Pedilonga e al Greco nero aromatico, che ho innestato nel mio campo e non è attecchito, dal defunto Santo Mittica che nella sua vigna di contrada Scurzunara possedeva, gestita ora dalla moglie Rosetta Mittica una vigna che conteneva solo ed esclusivamente viti della tradizione locale e quindi solo di Gerace. In essa prevaleva la Janìa, la Guardavalle, ma non mancava una Lacrima bianca diversa da quella presente nella vigna di Pietro Macrì in contrada Varvara. Santo mi aveva guidato ad osservare le pergole del paese, perché secondo il suo punto di vista esse erano molto rappresentative della tradizione che stava morendo, per cui si preoccupava di conservare la memoria di ciò che gli aveva insegnato il padre ed il nonno, mentre la moglie Rosetta ascoltava con attenzione. In seguito lei, dopo la morte del marito mi informò delle tre varietà di melograni presenti a Gerace, in aggiunta a ciò che aveva detto il segretario Femia, affermando che a Gerace e nella sua vigna esisteva anche la Denti di Surici, una melagrana dai grani rossi, ma piccolissimi. Santo mi parlò della funzione importante delle uve della Janìa e mi raccontava che nel passato veniva fatto con esse un vino in purezza che dava esiti molto interessanti, perché il vino ricavato, rosso rubino, fragrante, offriva alla vista riverberi violacei. Osservai con attenzione le uve e le foglie della Janìa che mi sembrarono non molto dissimili da quelle della Malvasia Nera di Ferruzzano e dal Castiglione di Bianco, corrispondenti forse alla Marsiliana di Belmonte, ma probabilmente dal profilo molecolare unico, con la differenza che la Janìa produce un grappolo più grande, talvolta doppio, alato, dagli acini più neri e ricchi di pruina. E questo lo sapremo dalle analisi condotte dai ricercatori Angelo Raffaele Caputo e da Sabino Roccatelli del Centro Sperimentale di Turi (Bari) che hanno estratto il DNA da circa 250 viti del mio campo di conservazione a Ferruzzano, dove hanno rilevato 70 vitigni dal profilo molecolare unico al mondo, che rappresentano le viti lasciateci in eredità dai Greci, dai Romani e dai Bizantini. Intanto nelle vigne di Gerace, la Janìa, la vite della stirpe e degli antenati sta scomparendo. Orlando Sculli

Corre l’anno 2018 dc. In quest’era si suole credere alla teoria dell’evoluzione secondo Charles Darwin, celebre biologo che mise per iscritto le sue idee secondo cui gli esseri si siano sempre evoluti, fino ad arrivare all’uomo: il più evoluto. Anche a scuola ci insegnano che proveniamo dalla scimmia, il nostro antenato più vicino, poichè il più lontano sarebbe l’essere unicellulare. Siamo tutti parenti, chi più, chi meno. Colui che si è adattato meglio ha saputo sviluppare “magicamente” tutto ciò che gli serviva per sopravvivere. Leggendo qua e là, capita a volte di imbattersi in alcuni scienziati del calibro di Fred Hoyle, che afferma: “ se il darwinismo non corrispondesse a un desiderio socio-politico e se non fosse indispensabile per la pace interiore dei cittadini, le cose sarebbero diverse”. Secondo sir Hoyle, infatti, i nostri geni ad un certo punto della storia sarebbero mutati grazie ad un aiuto esterno. I nostri geni avrebbero quindi provenienza cosmica. “Ohibò! Non siamo soli nell’universo!” Mi viene da esclamare. L’uomo si è sempre posto al centro di tutto, e guai a levargli i suoi primati. Pare però che alcuni millenni fa, circa 5000, (millennio più, millennio meno) ci fossero uomini che ergevano monumenti fatti di

«Distaccamenti in territorio Peruviano V.R.A.E. (Valle dei fiumi Apurimac ed Ene) e Lima metropolitana hanno rilevato la presenza in Lima, distretti di Miraflores e Lurin del narcotrafficante Italiano Calabrese G.P. insieme ad altri due italiani. P. originario di Africo residente a Bova Marina nato nel settembre 1960 gestisce una organizzazione che invia cloridrato di cocaina in Europa insieme con sovversivi del VI FRONTE DELLE FARC-EP che operano nel nord del Cauca. I suoi soci sono il chimico G.P alias T.C. ex tenente colonnello dell'esercito Colombiano. Sua moglie L.H., C. E. E. L. originario di Buenaventura Valle, abitante in (….) 24 quartiere "El Retiro". Secondo i nostri contatti stanno per inviare valige da 20 a 25 chili dall'aeroporto Chavez di Lima con la complicità di agenti della sicurezza Peruviani. Utilizzano voli Iberia ib6650 con destinazione Madrid Barajas e coincidenza con i voli … da Madrid a Bologna Italia. Qui possono contare sulla complicità di agenti della (…). Operano preferibilmente il sabato con arrivo la domenica alle ore 18.00 o a mezzanotte:Crediamo che stanno disegnando rotte alternative marittime o aeree verso l'Italia». Si tratta di un documento originale, specificatamente di una mail, inviata alle Autorità italiane dal quale emergevano precisi riferimenti in merito ad un traffico internazionale di sostanza stupefacente del tipo cocaina tra la Colombia e l'Italia. Scatta l’indagine anche in Italia che porterà gli agenti della Polizia di Stato, dopo due anni di indagini, a dimostrare l'esistenza di un canale di approvvigionamento di cocaina fra la Calabria e la Colombia per un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti. Il cartello calabrese riconducibile ad alcune delle più note agli investigatori famiglie africesi aveva assunto concrete e avanzate iniziative per la pianificazione e la realizzazione di compravendita di droga lungo l'asse Reggio Calabria Bogotà, da far arrivare verosimilmente al porto di Gioia Tauro, attraverso apposite società operanti nel settore della importazione di prodotti ortofrutticoli, ovvero per via aerea mediante corrieri adibiti al trasporto della droga in valigie fino ad uno scalo aereo del Centro-Nord Italia, con la complicità di un appartenente alle forze dell'ordine e a società di vigilanza privata nell'aeroporto. Le indagini contro il narcotraffico condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, anche attraverso pianificate e congiunte attività coordinate su scala internazionale dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dal Servizio Centrale Operativo, hanno svelato le dinamiche di rilevanti traffici di cocaina tra la Colombia e la Calabria, con il coinvolgimento di soggetti legati ai narcos del Sud America. Nel corso delle investigazioni in Italia, in Colombia, Perù, Repubblica Domenica e Spagna sono stati impiegati investigatori esperti nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che hanno permesso il sequestro in Italia e in Spagna di consistenti quantitativi di cocaina. I sequestri di sostanza stupefacente sono stati effettuati nel corso di specifiche operazioni antidroga condotte in provincia di Reggio Calabria e presso l'aeroporto Barajas di Madrid da parte delle rispettive forze di polizia (Polizia di Stato Italiana e Cuerpo National de Polizia – Comisaria General de Policia Judicial – U.D.Y.C.O. Central). Le indagini hanno permesso di sventare l'importazione di oltre 35 chili di cocaina, organizzata fra la Colombia e la Calabria. La droga sarebbe giunta in Italia nascosta in un container di frutta o pesce surgelato. Per questo fine, alcuni trafficanti calabresi avevano allestito nella Locride un esercizio commerciale per la rivendita di pesci surgelati provenienti dal Sudamericano. Nei mesi scorsi ci è concluso in primo grado il processo in abbreviato che ha registrato condanne per poco più di 120 anni di carcere.

blocchi di pietra di svariate tonnellate. E si sa che a quell’epoca l’uomo evoluto non aveva ancora inventato la gru. Questo ingegno da dove proveniva? Ebbene c’è stato un tempo nel mondo in cui tutti, più o meno contemporaneamente, hanno avuto l’irrefrenabile voglia di creare megaliti, menhir, dolmen, con scopi a noi non pervenuti. Si sa che alcuni di questi monumenti sono composti da corridoi lunghi e stretti, le cui pietre sono incise con segni particolari, e che al solstizio d’estate e d’inverno avvenga un affascinante gioco di luce che per alcuni minuti illumina tutto il suo interno. Insomma, pare che circa 5000 anni fa sia avvenuta una svolta nel mondo, lo si evince anche dai disegni lasciati impressi sulle rocce, che in ogni parte del globo raffigurano “esseri lucenti” portatori di saggezza. Ciò avrebbe dato il via all’evoluzione vera e propria. Dopo tanti millenni di fatica eccoci arrivati all’era salviniana, momento di grande decadenza per il genere umano, che vede la prevalsa della forma ominide involuta (e in più razzista) sull’uomo cosmico. Restiamo in attesa di altri esseri lucenti, che ci possano salvare dalla disfatta imminente. Brigantessa Serena Iannopollo


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“ LIBRI

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attualità

TIToLo LIBRo: uN GIoRNo dI queSTI auToRI deL LIBRo: MaRCo CIRIeLLI CaTeGoRIa: NaRRaTIva LaRuFFa edIToRe RuBBeTTINo PReZZo € 11,90

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un’immersione nella Napoli del decennio ottanta - quella violentissima ed euforica che va da Cutolo a Troisi - con una breve parentesi romana tra l’onirico e il ministeriale, tra Fellini e il borghese piccolo piccolo. attraverso lo sguardo di un giornalista di cronaca nera si assiste all’inesorabile mutazione della città: dal fumo di contrabbando che dalle strade arriva nelle redazioni; al rapporto umano, ancora possibile, con gli ultimi guappi; fino all’arrivo della Nuova Camorra, la stessa che uccide Giancarlo Siani, raccontato qui secondo un’altra verità, quella prima affiorata e poi sommersa.

Nell’epoca post-moderna il fattore propulsivo delle scelte d’acquisto sono le emozioni. Non si vende più solo il prodotto ma anche l’esperienza che ne deriva. Per capire come valorizzare il rapporto prodotto/territorio, abbiamo intervistato Francesco Scordino Carmela Murdaca e Ferdinando Maisano promotori della Rete del Greco di Bianco.

TIToLo LIBRo: Ho voGLIa dI

La rete del Greco di Bianco: “I nostri prodotti vengono scelti se raccontano una Storia”

In nessun ristorante di Bianco viene proposto il Greco. La sua promozione si riduce non solo a una campagna di comunicazione scarna e debole, ma a una diffusione pressoché inesistente.

GAETANO MARANDO La valorizzazione delle risorse locali è senza dubbio il principale veicolo che permettere di conoscere e divulgare le eccellenze territoriali, di creare un legame tra uomo e natura, di condensare le identità di una popolazione in un semplice prodotto. Il nostro territorio, benché saturo di prodotti autoctoni come il Cacio Cavallo di Ciminà o il Greco di Bianco tanto per citarne qualcuno, dovrebbe incitare le micro-imprese della Locride che operano nel settore agroalimentare e vitivinicolo, a interagire e cooperare al fine di creare un prodotto conoscibile e commercializzabile come “Made in Calabria”. Nello scenario postmoderno, il consumatore non si accontenta più di consumare un mero prodotto, ma cerca un rapporto legato all’esperienza. Per capire come valorizzare il rapporto prodotto/territorio, abbiamo intervistato Francesco Scordino (Vice-Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Locri), Carmela Murdaca (specializzata nella promozione del Made in Italy) e Ferdinando Maisano (Presidente della Rete di Impresa del Greco di Bianco) che, in occasione del Trentennale dell’Ordine dei Commercialisti, celebratosi nel giugno 2016, hanno lanciato il sistema “Rete di Imprese”. In che cosa consiste il sistema “Rete di Imprese”? Fare rete vuol dire agire in due ambiti, quello commerciale e quello sociale. Il primo prevede una connessione tra le varie attività produttive locali e le sue peculiarità, puntando alla valorizzare delle risorse professionali del territorio per creare posti di lavoro. L’idea di fondo consiste nello sfruttare le potenzialità del modello “museo diffuso” utilizzando come baricentro il Museo del Vino di Bianco - inaugurato lo scorso 9 giugno -per creare una serie di collegamenti tra le città e il territorio. Il secondo permette una partecipazione alla rete anche per coloro che non partecipano al progetto, perché offre la possibilità di seguire dei corsi, come quello fitosanitario, a chilometro zero. Ci spieghi meglio in concetto di museo diffuso? Si tratta di vendere non solo il Greco ma tutto il territorio, e lo dobbiamo fare creando rete al di fuori del mondo vitivinicolo coinvolgendo altri settori: oltre quello agro-alimentare, anche quello della ristorazione e alberghiero, promuovendo i centri storici e il ricchissimo patrimonio di palmenti rupestri della Locride. L’utente sarà collegato con l’enoteca regionale e potrà prenotare una degustazione guidata che, partendo dal Museo del Vino di Bianco, gli dia la possibilità di ammirare le antiche ville romane, gli scavi di Locri Epizefiri, i palmenti, i nostri borghi, i centri termali, i paesaggi naturalistici, il tutto accompagnato da una degustazione eno-gastronomica. Quali sono i vantaggi che un sistema come il vostro porte-

rebbe al nostro territorio? Innanzitutto l’elasticità, infatti, si può decidere se partecipare o meno a qualche progetto all’interno della rete; l’ottimizzazione degli acquisti, perché comprando insieme qualunque tipo di prodotto si possono ridurre i costi; l’interazione e lo scambio di esperienze che derivano da un confronto mentre si è seduti a un tavolo. Ci sono anche vantaggi fiscali: uno di questi permette, una volta assunto un dipendente, di “spostarlo” tra le varie imprese che partecipano al progetto di Rete. Il progetto prevede la valorizzazione di un prodotto specifico, ovvero, il vino Greco di Bianco Doc. Quant’è diffusa la sua promozione e cosa si potrebbe fare per incentivarla? Bisogna fare una premessa importante: il turista che viene da fuori cerca la tipicità del luogo. Come territorio siamo di fronte a una triste realtà. In nessun ristorante di Bianco viene proposto il Greco di Bianco, tantomeno lo fanno i ristoranti dei comuni limitrofi. La sua promozione, quindi, si riduce non solo a una campagna di comunicazione scarna e debole, ma a una diffusione pressoché inesistente. L’idea del museo diffuso e un’adeguata campagna di marketing, sicuramente contribuirebbero a colmare questo deficit. Ci sono altri due fattori che ostacolano la promozione del Greco. Innanzitutto la produzione è molto circoscritta ovvero, il prodotto conserva le sue proprietà solo se piantato a Bianco; un altro aspetto è legato alla sua consumazione: generalmente il Greco viene accompagnato ai dolci. Per permettere al consumatore di cogliere appieno le caratteristiche del vino e comprenderne le metodologie di degustazione, dedicheremo delle giornate alla “meditazione del Greco”.

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La giovane e bellissima agata vorrebbe fare la modella e sfilare per le più prestigiose case di moda. Il suo sogno è presto infranto da un padre violento e da una madre bigotta. Comincia così la storia di agata, in un percorso lungo cinquant’anni, che la porterà in un mondo a lei sconosciuto, cinico e maschilista. Per la sua stessa sopravvivenza dovrà prendere decisioni non sempre felici, a volte pericolose. Solitudine, depressione, angoscia l’accompagneranno per buona parte della sua vita fino all’epilogo quando troverà, finalmente, la giusta risposta alla sua inquietudine. TIToLo LIBRo: CoSe deLL'aLTRo MoNdo

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un uomo senza scrupoli Guido, un imprenditore immobiliare che “con l’astuzia del falco” e con l’aiuto dei torbidi personaggi che gli gravitavano intorno “raccoglieva prede pregiate, sempre”. Come Frau Margareth, un’anziana donna dai modi gentili, decisa a vendere la sua casetta dal tetto giallo. La narrazione procede tra inganni, misteri, rivelazioni ed esperienze mistiche, che da un lato portano alla beatitudine e dall’altro fanno cadere in un profondo stato di disperazione, dalle quali Guido si lascia trasportare, in egual misura.


arte

Nell’ambito della collettiva I Love ITaLY dedicata ai talenti italiani, che verrà inaugurata sabato 21 luglio presso il Centro d’arte San vidal di venezia, sarà presente la sidernese emanuela verbeni, in arte Menna. all’interno della mostra che vuole celebrare il nostro Paese e la creatività, emanuela esporrà due opere straordinariamente rappresentative della sua arte. Ne abbiamo parlato con lei…

“esporrò a venezia per farvi credere nel valore dell’arte”

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“Tributo a Gualtiero Marchesi”

“Materia”

ome nasce la tua passione per l’arte e come hai mosso i tuoi primi passi in questo mondo? Direi più che altro che si tratta di una dote che ho scoperto quanto ancora ero alle scuole elementari. Mi venne chiesto di inventare una favola e io realizzai il disegno di un cavallo coricato a pancia in su, sotto una quercia e con in bocca una spiga di grano come se fosse un uomo (starete pensando a BoJack Horseman e, in un certo senso, è un suo precursore!). Dal modo in cui rimasero colpiti gli insegnanti, capii che quello poteva essere il mezzo ideale per rappresentare la mia visione della vita. Creare e inventare, per me, è sempre stato semplice, quasi naturale. D’altro canto, però, come sosteneva un artista di nome Georges Brassens: “Senza tecnica, il talento non è altro che un abito sporco.” Decisi, dunque, di intraprendere un percorso di studi mirato a valorizzare la mia dote, iscrivendomi, così, dapprima al Liceo Artistico, e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti, conseguendone il Diploma. Il prossimo 21 luglio sarai uno dei tanti artisti che esporranno nell’ambito della collettiva “I Love Italy” a Venezia. Come sei stata selezionata? La mia partecipazione alla mostra “I Love Italy” è dovuta a una selezione accurata da parte dell’Art Curator Francesca Callipari, alla quale devo i miei più grandi ringraziamenti. Sappiamo che porterai con te due opere: “Materia” e “Tributo a Gualtiero Marchesi”. Qual è la loro genesi e e il loro significato? “Materia” è il frutto di un periodo particolare, di un momento di incertezza in cui mi è sembrato che il mondo potesse crollarmi addosso, come se lo sgretolarsi delle mie certezze non mi desse la forza necessaria ad affrontare le difficoltà. L’opera è divisa in due: la prima parte è rappresentata dal “dripping”, la frazione arrabbiata, sgretolata, consumata, ma allo stesso tempo curativa, tecnicamente una sorta di sfogo psichico; la seconda è rappresentata dal “viso” che rappresenta la forma e la quiete, in cui presento il mio Eroe, come se vivessi dentro a un fumetto. Quell’uomo, increscioso dubbio o concreta certezza, si impone come àncora di salvezza o profondo abbandono, in grado di dare al dipinto due differenti dimensioni: da una parte prevalgono forma e sostanza, dall’altra la diffrazione di piccole particelle di materia dietro a uno spazio nero. Isabel Allende affermava: “Sospettavo che nulla esistesse davvero, che la realtà fosse una materia imprecisa e gelatinosa, che i miei sensi captavano a metà. Non c’erano prove che tutti la percepissero alla stessa maniera. Se così fosse stato ognuno viveva in assoluta solitudine. Quel pensiero mi terrorizzava.” Questo è quello che mi piacerebbe trasmettere. “Tributo a Gualtiero Marchesi” è invece un’opera suddivisa in tre “frazioni”: in “Esplosione di pensieri su Nero” Nero, apparente simbolo di macabre tenebre, è protagonista e al contempo spettatore. Eccentrico e “dimensionalmente” statico è osservato e osservatore, perché Nero sa di dover lasciar spazio, può e sa di poter assecondare. Dentro Nero un’ esplosione figura-

tiva e cromatica che gli dona carattere e dinamicità. Ma Nero è sempre lui. Nero non cambia, non si sgretola, si apre a una forma di risalto, si apre ai colori. Nero può, non è più solo nero. Quel Nero, sono la mente e il tormento; quei colori, un dripping dai toni più o meno caldi, simboleggiano un’esplosione di pensieri che dal centro (nucleo) si propagano assumendo forme quanto più diverse e singolari, in simbiotico contrasto. Questa parte del quadro è un omaggio al piatto “Dripping di pesce” di Gualtiero Marchesi, a sua volta ispirato alla tecnica pittorica di Jackson Pollock. In “Triangolo Grigio al quadrato” Grigio, apparentemente simbolo di stasi, dal carattere mite, tenue, che si pone a metà tra il nero e il bianco, volgarmente evocato come la più grande tra le vie di mezzo. Lui, timido, ma anche impavido, ha però bisogno di forme e di colori. Grigio ha bisogno di contorni per non sentirsi più un contorno, è il pensiero che deve mutare, è il pensiero che si sta evolvendo e poi ancora, il pensiero che può restare fermo. Le forme, invece, simboleggiano i pensieri che assumono dimensione, come mostrano, in primis, i quadrati che si susseguono, volti alla raffigurazione del pensiero secondo un’idea di crescita dinamica e di evoluzione continua, di pensieri in contrasto, resi evidenti dalla contrapposizione tra bianco e nero. Anche in questa parte del quadro vi è un riferimento a un piatto di Gualtiero Marchesi, a sua volta ispirato all’artista Malevic. In “Bianco. La fine o l’inizio?” Bianco è l’inizio e la fine. Si mostra in tutto il suo tono: leggero, pacato, libero. Bianco è antagonista cromatico ma anche fedele compagno del nero, versatile, porta con sé due tagli, due atti provocatori, che conducono alla ricerca della dimensione. Bianco è il pensiero che ti porta al pensiero. Bianco, non poi così bianco, perché si sporca di nero, si macchia anche di un rosso dal tono caldo e vivace, che conserva un significato ambiguo: da una parte l’idea del sangue, della sofferenza, quella stessa sofferenza che malgrado i continui cambiamenti interiori prevale e domina la scena, dall’altra un segno di passione, personalità e fiducia in sé stessi. Anche in quest’ultima parte del quadro si fa riferimento a Gualtiero Marchesi, e più in particolare al piatto “Il rosso e il nero”, a sua volta ispirato all’artista Lucio Fontana. Nel nostro comprensorio, purtroppo, non si parla di arte contemporanea come e quanto si dovrebbe. Qual è la tua ricetta per invertire questa tendenza? Il nostro comprensorio, ahimè, non gode della visibilità che dovrebbe avere, pur essendo ricco di opere e di artisti. La tendenza può essere invertita solo da noi artisti emergenti. Ecco perché ho deciso di mettermi in gioco nella mostra “I Love Italy” di Venezia. Vorrei che il mio fosse un messaggio chiaro e forte a chi non crede nel valore dell’arte. È fuor di dubbio che “I Love Italy” sarà un’importantissima vetrina per la tua arte, ma quali progetti hai in cantiere per il tuo futuro artistico? Come ben sapete l’arte non prevede riti programmatori, ma si rifà ad ispirazione e istinto. Chi vivrà vedrà. Jacopo Giuca


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cultura www.larivieraonline.com

A breve sarà pubblicato un bando regionale per la valorizzazione dei borghi calabresi. Durante un incontro organizzato dal Governatore Oliverio con i sindaci calabresi è stato chiesto di non prevedere alcuna premialità per i cosiddetti Borghi di eccellenza, ma di partire tutti alla pari, in modo da evitare sicure bocciature di quella rete comprendente i piccoli centri che presentano potenzialità di rilievo tuttora non valorizzate.

I borghi della Locride sono fonte vitale di ricchezza Tra qualche giorno sarà pubblicato il Bando per la valorizzazione dei Borghi della Regione Calabria, ancora in fase di pre-informazione. Durante il recente incontro organizzato dal Governatore con i sindaci calabresi sono stati fatti alcuni rilievi sui criteri di valutazione. Da parte di qualche sindaco, in particolare, è arrivata la proposta, condivisa con moltissimi colleghi, di non prevedere alcuna premialità per i cosiddetti Borghi di eccellenza, per i Borghi con bandiera arancione o con altri tipi di riconoscimenti. Trattandosi di cospicui finanziamenti in un settore cardine, quale quello del turismo culturale, si ritiene corretto partire tutti alla pari, in modo da evitare sicure bocciature, dettate dal peso eccessivo delle premialità suddette, a meno che non si vogliano prevedere due bandi, il primo per i borghi di eccellenza, con adeguata dotazione finanziaria e il secondo per gli altri borghi. Questa considerazione non vuole né potrebbe in alcun modo sminuire il grande interesse e la bellezza dei bor-

ghi di eccellenza, ma attorno a questi gioielli occorre costruire una rete comprendente anche quei piccoli centri (e ce ne sono parecchi) che presentano potenzialità di rilievo non valorizzate. Gli attrattori principali devono essere al centro di un progetto integrato che punti a valorizzare tutte le risorse presenti sul territorio. Occorre partire dalla considerazione che la Calabria è una delle Regioni più belle del Sud Italia (non la più bella, come qualcuno afferma), ma certamente è la Regione più in ritardo nel settore del turismo, e in modo particolare, del turismo culturale. I grandi numeri sulle presenze che in questi giorni vengono dati, forse con eccessiva enfasi, hanno poco significato se riferiti, come certamente sono riferiti, ai centri balneari e montani più conosciuti della Regione. Sicuramente non si è fatto tutto quello che si sarebbe potuto fare, si è fatto poco e spesso male. Matera sarà la Capitale della cultura 2019; tutti noi

abbiamo visitato Matera e abbiamo fatto la foto di fronte alle chiese rupestri e nella casa grotta. L’anno prossimo questa cittadina sarà la capitale europea della cultura e, con un pò di ritardo a dire il vero, si è capito anche là che occorre fare il possibile per garantire ai tantissimi visitatori che la raggiungeranno percorsi, itinerari e servizi adeguati che non possono ovviamente limitarsi solo alla visita di Matera, per la quale, a voler essere generosi, sono sufficienti due giornate. In mezz’ora da Matera si raggiunge Bari, buona parte del flusso turistico raggiungerà la Puglia, mentre la nostra Regione sarà interessata solo marginalmente. A tal riguardo, per parlare anche di cose positive, è in fase di avanzamento un interessantissimo progetto di valorizzazione culturale comprendente molti centri dell’Alto Ionio cosentino, finanziato dal MIBACT all’interno di un programma che ha come fulcro centrale Matera. Tutto questo per dire che l’argomento è di pregnante

attualità e finalmente si è capita l’importanza che esso riveste per lo sviluppo delle Regioni del Meridione d’Italia. Il Bando sui borghi è di notevolissimo interesse in quanto per la prima volta vengono destinate ingenti risorse al settore del turismo culturale. L’idea che sottende al bando è di notevole rilievo, non fosse altro che per la sua impostazione, non ancorata soltanto agli interventi materiali (albergo diffuso, decoro, arredo urbano, viabilità, cartellonistica ecc.), ma anche a interventi immateriali in grado di integrare in modo decisivo l’offerta. Si è capito finalmente che la realizzazione di posti letto all’interno di alberghi diffusi non basta se non si accompagna con interventi di valorizzazione e promozione culturale dei luoghi, attraverso una lettura della memoria e della storia dei luoghi stessi, da raccontare (il tanto agognato turismo esperienziale), valorizzare e integrare con gli interventi infrastrutturali, in modo da innescare pro-

Presentato a Napoli il nuovo disco di Mujura Un live vibrante e coinvolgente, di grande impatto artistico, nel Giardino romantico del Palazzo Reale, a Napoli, per la presentazione di “Come tutti gli altri Dei”, il secondo disco di Mujura. Divinità, miti ed eroi incontrano l’uomo contemporaneo che ritrova i suoi archetipi, tra antiche e moderne lacerazioni, dentro l’essenza dell’umano sentire. “Toro”, la rabbia di Zeus per la fine dei politeismi, “Orfeo”, umanamente impotente di fronte alla perdita di Euridice, “Afrodite”, la dea al centro della guerra di Troia, “Efesto”, il dio la cui ingegneria porterà alle armi di distruzione di massa, “Cassiopea” a ricordarci che l’uomo è fatto della stessa materia delle stelle. E tutti gli altri Dei. Un disco tutto in italiano, i cui testi giocano sull’uso ricercato della parola e dell’immagine evocativa, dentro una musica in cui prevalgono gli strumenti acustici (chitarra battente, lira calabrese, chitarra classica, contrabbasso, oud, mandola, chitarra acustica, buzuki, quartetto d’archi, clavicembalo, tamburi a cornice). Con la partecipazione speciale di Edoardo Bennato nel brano “Efesto”. Mujura (foto Nicola Tranquillo), calabrese di Roccella Jonica (RC), dopo il primo album dal titolo omonimo, firma dieci tracce in cui le radici musi-

cali etniche, affinate da una decennale collaborazione con Eugenio Bennato che affianca come musicista e produttore dal 2003, si mescolano alla dimensione cantautorale che lo ha portato a Musicultura ed al premio “Musica contro le Mafie”. La produzione artistica è dello stesso Mujura. Il mix e il mastering sono di Gianluca Vaccaro. Consulenza artistica di Gigi De Rienzo. Dall’album è tratto il videoclip “Toro” (interamente girato a Napoli, per la regia di Claudio D’Avascio), apparso in anteprima sul portale del giornale “La Stampa”, ora visibile sul canale Youtube MujuraOfficial. Attraverso una narrazione filmica asciutta e incisiva, “Toro” narra una corsa tra religioni che in una staffetta violenta, ripetuta all’infinito, nel cerchio perenne della storia, muovono il testimone del potere spirituale. Immagini che accompagnano in sinergia il brano dal ritmo travolgente e incalzante. Nei live Mujura è accompagnato da Marcello Giannini (chitarra elettrica), Riccardo Villari (violino), Vincenzo Lamagna (basso e contrabbasso), Marcello Smigliante Gentile (mandola), Salvatore Rainone (batteria).

Roccella: inaugurato un monumento in memoria di Rita Levi - Montalcini Domenica scorsa, dopo il convegno tenutosi alle ore 18 presso il convegno dei Minimi, curato dalla Fidapa di Roccella Jonica e che ha visto la partecipazione del Professore Straordinario di Genetica dell’UNICAL Giuseppe Passarino, della Responsabile Centro regionale di Neuro Genetica Cecilia Amalia Bruni e della Presidente Associazione Levi - Montalcini Piera Levi-Montalcini, alle ore 20, presso Largo Colonne, si è tenuta la Cerimonia di inaugurazione di un’opera dedicata alla scienziata, ricercatrice e Premio Nobel Rita Levi - Montalcini, durante la quale sono intervenute Maria campisi e Fausta Tassone. Durante la cerimonia è stato eseguito anche un intermezzo musicale a cura di Lucilla Vozzo al pianoforte e Umberto Pasuquale Galluzzo al clarinetto.


cessi di crescita importanti. Quanti di quelli (e sono tantissimi) che visitano il Museo di Reggio Calabria e i Bronzi si fermano due/tre giorni per visitare altri splendidi luoghi della Provincia? Purtroppo pochini. Addirittura pare ci siano pacchetti turistici che comprendono Reggio e Messina, senza alcuna permanenza nella nostra provincia, e questo non è accettabile. Risulta evidente che non basta far arrivare la gente, cosa già di per sè difficile, ma occorre far stare bene la gente, garantire pernottamenti adeguati, cibo sano, visite nei luoghi d’arte, escursioni, e quant’altro. In questo ci aiuta la nostra innata ospitalità, la nostra cucina e il nostro calore umano, ma vi è un evidente paradosso: chi viene in Calabria se ne innamora, rimane affascinato dai luoghi, malgrado non gli venga sempre assicurata un’adeguata professionalità nell’accoglienza e nei servizi turistici. Su questo bisogna lavorare, e non poco. Nessuno sogna grandi masse di turisti nei borghi della Locride, non saremmo nemmeno pronti a questo, ma certamente si può e si deve lavorare tutti assieme per far sì che durante tutto l’arco dell’anno ci possa essere una presenza costante di visitatori, così da dare un pò di linfa all’asfittica condizione economica dei nostri territori. I dati sulla povertà in Italia, e al Sud in particolare, sono drammatici, ma ancora più drammatica è la consapevolezza che la nostra più grande ricchezza, quella legata ai beni culturali e al turismo non riesca a tradursi, se non in minima parte, in occasioni di crescita. Se si vuole invertire la tendenza, o cercare di farlo, serve innanzitutto conoscenza, competenza e capacità di incidere con progetti credibili. Se si vuole vendere una merce, prima di passare alla fase di marketing occorre conoscere la merce che si vende, specie se si tratta, come nel nostro caso, di merce di grande valore. Molto spesso si elaborano progetti di sviluppo del territorio senza conoscere a fondo il territorio e questo ci pone chiaramente in una condizione di difficoltà e di ritardo. Il Bando sulla valorizzazione dei borghi (anche con auspicabili miglioramenti rispetto all’ attuale stesura) rappresenta una sfida per gli amministratori, per i professionisti e per gli operatori del settore. Per poter cogliere questa sfida e sperare di vincerla è necessario innanzitutto che ogni intervento proposto dai Comuni sia condiviso e partecipato; gli attori principali devono essere i residenti, lo sviluppo deve partire dal basso, con la partecipazione attiva delle popolazioni alle scelte che si andranno a fare, senza i soliti interventi a pioggia o calati dall’alto. Sembra una considerazione scontata, ma spesso in passato non è stato così; sarebbe ora che ciò avvenisse. Antonio Crinò

Siamo orgogliosi di riportare qui di seguito tre importanti riconoscimenti ricevuti da tre cittadini della Locride che nelle ultime settimane sono stati ospitati sul nostro settimanale. Siamo contenti di aver portato loro fortuna.

L’Università di Essex premia la calabrese Anna Sergi per i suoi studi sulla ’ndrangheta in Australia L’Università di Essex, nel corso di una cerimonia, ha conferito ad Anna Sergi, originaria calabrese, più volte intervistata dal nostro settimanale, il “Research Impact Award 2018” per la “ricerca sociale ed economica ad alto impatto sulla comunità”, categoria giovani ricercatori, sponsorizzato dal Research Council del Regno Unito. Il premio è stato assegnato alla ricercatrice per gli studi condotti in Australia con il supporto della Australian federal police, interessata a conoscere, capire e contrastare la ’ndrangheta sul proprio territorio con il fine ultimo di un cambiamento legislativo delle politiche di contrasto. Il premio consiste in una targa e in fondi per continuare la ricerca.

A GOEL il prestigioso Premio “Giorgio Ambrosoli” 2018

“Per l’esercizio della sua attività professionale all’insegna dei principi di integrità, responsabilità e professionalità, nel rispetto e tutela dello stato di diritto in condizioni di particolare avversità”: con questa motivazione è stato conferito a GOEL – Gruppo Cooperativo il prestigioso premio “Giorgio Ambrosoli” 2018. Il riconoscimento gode dell’alto patronato della Presidenza della Repubblica ed è promosso da Trasparency International Italia in collaborazione con la famiglia Ambrosoli per ricordare la tenacia ed il senso delle istituzioni dell’avvocato Giorgio. “Questo Premio va a tutte le

donne e gli uomini di GOEL che ogni giorno, sul territorio, costruiscono la speranza in una Calabria diversa” ha dichiarato il presidente Vincenzo Linarello durante la cerimonia di premiazione al Piccolo Teatro di Milano. “La forza di GOEL - ha sottolineato - è quella di essere una comunità di comunità: e le comunità consapevoli, che si organizzano in un progetto di riscatto, sono l’unico antidoto radicale ai ‘sistemi socio-politici’ malati”. Comunità consapevoli diffuse: durante la serata, menzione speciale ad un’altra realtà calabrese, la cooperativa sociale Valle del Marro – Libera Terra.

Il curriculum di Anna Sergi è ricco di esperienze. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Bologna e un master in “Criminal Law, Criminology and Criminal Justice” al King's College di Londra, nel 2014 ha conseguito un dottorato in Sociologia, con indirizzo in Criminologia, presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Essex, dove insegna dal 2015, dopo un anno come docente alla Università di West London. Si è specializzata negli studi sulla criminalità organizzata e sulla giustizia penale comparata e su questi temi ha pubblicato numerosi articoli su riviste internazionali e tenuto lezioni anche in università italiane, come Pisa e Catania.

Nel 2013, ha condotto ricerche alla New York School of Law, Centro per la ricerca in crimine e giustizia, in qualità di Program Affiliate Scholar. Nell'autunno 2015 ha lavorato come consulente per l'Australian Institute of Criminology a Canberra e come ricercatore presso la Flinders Law School, ad Adelaide. Nel 2017 è stata ospite dell'Università di Montreal in Canada e all'Università di Melbourne in Australia come “Visiting International Fellow”. Sempre nel 2017 Anna Sergi è stata vincitrice del “Premio Italia 2017” per la categoria Scienze sociali, promosso dall'Ambasciata italiana di Londra per ricercatori di nazionalità italiana nel Regno Unito.

La monasteracese Martina Diano tra i protagonisti del Premio "Architettura Sostenibile" di Ferrara Nel numero 22 di Riviera, pubblicato il 27 maggio scorso, in un articolo a firma di Pasquale Giurleo, si è fatto riferimento alla tesi di laurea di Martina Diano riguardante il recupero dell'area delle ex Fornaci D'Agostino di Siderno. Nei giorni scorsi Martina Diano è stata tra i protagonisti del Premio "Architettura Sostenibile", ideato e promosso da Fassa Bortolo e dal Dipartimento di Architettura dell'Università di Ferrara. Si tratta di un riconoscimento per le architetture che sappiano rapportarsi in maniera equilibrata con l'ambiente, che siano pensate per le necessità dell'uomo e siano capaci di soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza limitare, con il consumo indiscriminato di risorse e l'inquinamento prodotto, quelli

delle generazioni future. Nella sezione "Architettura e tecnologie sostenibili" la menzione d'onore è stata assegnata a Martina Diano, premiata dal Professore Thomas Herzog della Facoltà di Architettura della T. U. München (un decano della Tecnologia dell'architettura e dell'efficienza energetica degli edifici) e Presidente del Comitato Scientifico del Premio.

EVENTI

Questo pomeriggio, domenica 1 luglio, a Roccella Jonica, nell’ambito del progetto “META Roccella Jonica 2018” Marco Abrate, nelle sue vesti artistiche di Rebor Art, si esibirà in una performance di Street Art dal titolo “Catch me if You Pink”. Appuntamento alle ore 18:00, presso l’ex Convento dei Minimi con l’esposizione delle prime opere dell’artista, cui seguirà, alle ore 19:00, l’installazione sul Lungomare di Roccella Jonica. 2.

Questa sera, domenica 1 luglio, alle ore 19:15, presso la sede dell’Associazione Culturale “Kairós” sita in via delle Rimembranze 48, a Gioia Tauro, si terrà un convegno dal tema: “Giustizia e magistratura”, durante la quale parleranno il Presidente del Tribunale delle Imprese Tommaso Marvasi, la Presidente del Tribunale di Latina Kiara Chiaravalloti, il penalista Fabio Federico, l’avvocato Natale Polimeni e l’autrice del libro “Prigioniera per caso” Nunzia Fulco.

C’è ancora tempo per partecipare alla 5ª fiera Artigianale che si sta svolgendo in questi giorni in Località Madonna della grazie, a Caraffa del Bianco. Questa mattina, domenica 1 luglio, la fiera aprirà alle ore 10:00 e continuerà fino a questa sera quando, alle ore 21:30, si svolgerà uno Spettacolo di giocolerai e arte di strada tenuto dai Giocolereggio. Domani, lunedì 2 luglio, quando, al termine della fiera, si esibiranno alle ore 22 i Taranta Jonia.

Mercoledì 6 luglio, alle ore 15:30, presso il Convento dei Minimi di Roccella Jonica, si terrà il convegno “Beni confiscati alla mafia. Una risorsa da impiegare…” organizzato dall’associazione “Insieme si Può” di Roccella in collaborazione con la Camera Penale di Locri e il Patrocinio del Comune. Vincenzo Saccà modererà l’incontro durante il quale interverranno membri dell’ordine degli avvocati, dei Commercialisti e della Camera Civile.



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ANGOLO FOOD

sport

LA RICETTA: PARMIGIANA DI ZUCCHINE Ingredienti per 4 persone: 6 zucchine, 2 mozzarelle, polpa di pomodoro, olio extravergine di oliva, 1/2 spicchio di aglio, 1 pezzettino di peperoncino fresco, basilico fresco, parmigiano grattato, sale

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Dopo aver rilevato l'illustre società calcistica Usa, la Cosmos, squadra in cui militò Pelé, Rocco Commisso vuole entrare nel calcio italiano che conta: è in corso in questi giorni una trattativa con i rossoneri per salvare il Milan dalla devastante gestione cinese.

Rocco Commisso, l'americano di Marina di Gioiosa che vuole acquistare il Milan Commisso è convinto che con lui al comando la sentenza UEFA, che ha escluso il Milan dall'Europa per una stagione, può essere ribaltata.

Lo scorso anno ha acquistato l'illustre società calcistica Usa, la Cosmos, che si trovava a un passo dall'appendere le scarpette al chiodo: aveva, infatti, smesso di pagare gli stipendi, liquidato dipendenti e calciatori e sospeso l'attività. Rocco Commisso arrivò in soccorso resuscitando quella società sportiva della Grande Mela che alla fine degli anni Settanta radunò nella stessa squadra stelle mondiali sul viale del tramonto: da Pelé a Beckenbauer, passando per Chinaglia e Neeskens. Originario di Marina di Gioiosa Ionica, Rocco Commisso, 69 anni, lascia la sua terra all'eta di 12 anni e parte alla volta degli Stati Uniti. Ad aspettarlo la pizzeria di famiglia, aperta nel Bronx, dove lavora per pagarsi gli studi, prima alla Mount Saint Michael Academy, poi alla Columbia University. Qui nel 1971 consegue la laurea in ingegneria industriale e, qualche anno dopo, lo stadio della stessa Università, alla periferia nord di New York, gli è stato intitolato. Oggi Rocco Commisso è uno degli uomini più ricchi d'America: possiede il 100% di MediaCom, un colosso televisivo che fattura 2 miliardi di dollari l’anno, con un patrimonio personale stimato sui 4,5 miliardi. Rocco ha, però, un chiodo fisso: cresciuto con il pallone tra i piedi, sin da quando giocava nelle strade della Locride, sogna di diventare imprenditore calcistico.

Dopo l'acquisto dei New York Cosmos, vuole entrare nel calcio italiano. Le occasioni non sono mancate: gli sono state proposte Sampdoria, Palermo, Reggina, Catania, Pescara e nel 2010 gli viene chiesto di entrare nella cordata di DiBenedetto che avrebbe acquistato la Roma. Il presidente di MediaCom rifiuta tutte le volte: pare che abbia un'inossidabile fede juventina e avrebbe dichiarato di investire volentieri solo sulla Juve, anche in una posizione di minoranza: "Pensavo a un ruolo alla Gheddafi - ha detto in passato - ma gli Agnelli non hanno bisogno dei miei soldi". Oggi l'imprenditore calabrese, appoggiato da Goldman Sachs, ha avviato una trattativa con i rossoneri per salvare il Milan ridotto in brandelli dopo un anno di gestione cinese. Rocco Commisso sarebbe in vantaggio su Thomas Ricketts, fondatore della TD Ameritrade Holding Corporation, società di brokeraggio, anche lui nella corsa al club rossonero. Ma perché adesso Commisso mette da parte la fede juventina e ci ripensa? Forse perché i Cosmos sono paralizzati da un conflitto tra le federazioni con la NASL, il campionato al quale partecipa il team, declassato a una specie di serie C, e Rocco ci tiene a lasciare comunque un segno nel calcio italiano che conta. In questi giorni è in corso una trattativa serrata tra lui, il Presidente Yonghong Li e il suo braccio destro David Han Li per cercare di acquistare il Milan. I tempi sono ristretti: entro il prossimo 6 luglio Yonghong Li deve trovare i 32 milioni anticipati da Elliott che altrimenti avvierà la procedura di escussione del debito, subentrando nella proprietà. Rischio che Mr Li potrà scongiurare accettando l'offerta di Rocco Commisso, propenso ad anticipare tutto accollandosi anche i debiti. Il pacchetto messo sul tavolo dal presidente di MediaCom comprenderebbe: i 32 milioni di aumento di capitale da rimborsare a Elliott, la copertura dell’intero debito con il fondo di Paul Singer (303 milioni più interessi), un’immissione di 150 milioni in vista della campagna acquisti, il progetto di un nuovo stadio e una quota di minoranza del 30% a favore di Yonghong Li. Commisso è anche convinto che con lui al comando la sentenza UEFA che ha escluso il Milan dall'Europa per una stagione può essere ribaltata in occasione del ricorso al TAS di Losanna. Insomma un'offerta allettante che qualora venisse accolta sarebbe motivo di orgoglio per tanti milioni di italoamericani che vedono in Rocco Commisso il tipico self-made man che fa ben sperare. Maria Giovanna Cogliandro L’articolo riporta la situazione aggiornata alle 13 di venerdì, dopodichè il giornale è stato mandato in stampa.

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, sara leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Sonia Cogliandro, serena iannopollo, Brown jo.

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE:

0964342198 larivieraonline@gmail.com www.larivieraonline.com

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Lavate le zucchine, affettatele verticalmente, salatele e grigliatele. Tagliate la mozzarella a dadini. Preparate una sugo veloce facendo prima soffriggere in un paio di cucchiai di olio l’aglio e il peperoncino. Lasciate cuocere per massimo 10 minuti aggiungendo sale e basilico. Prendete una pirofila, sporcate il fondo con poco sugo e alternate zucchine, mozzarella, parmigiano e sugo. Mettete in forno preriscaldato a 180° per massimo 20 minuti. Servite la parmigiana calda o tiepida.

IL COCKTAIL: SORBETTO DI MELONE ALLA

VODKA

Ingredienti: 1 melone, 1 bicchiere di vodka, 2 cucchiai di miele di acacia Riducete in crema i cubetti di melone con un frullatore a immersione e, poco alla volta, aggiungete 2 cucchiai di miele di acacia e 2 cucchiai di succo di limone in modo da creare un composto omogeneo. Dopo aver frullato il tutto, versate la crema in una bottiglia di plastica e riponetela in freezer; quando il frullato inizierà a ghiacciare, agitate la bottiglia ripetutamente in modo da mantenere l’impasto fluido e, dopo 2 ore circa, aggiungete al composto un bicchierino di vodka. Mescolate ancora e rimettete la bottiglia in freezer fino al momento di servire il sorbetto.

IL DOLCE:

MOSCOW MULE Ingredienti: 4,5 cl di vodka, 12 cl di ginger beer, 0,5 cl di succo di lime Riempite un bicchiere old fashioned di ghiaccio (o, meglio ancora, una tazza di rame). Versate la vodka, la ginger beer e il succo di lime, in quest'ordine. Decorate con una fetta di limone (o di lime). Concludete con una grattugiata di zenzero.


01 LUGLIO - 22

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the blob

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Mimmo Cavallaro fa danzare Toronto con canzoni su cibo ed emigrazione

Il chimico della tarantella torna a far parlare di sé. Questa settimana è stato a Toronto, ospite del Club Sannicolese diretto da Joe Garisto, che ha così festeggiato al meglio i 50 anni dalla fondazione. La comunità si è ritrovata infatti nella sede di Woodbridge per assistere alla”Viva Italia Week”, in cui si è parlato di Dieta Mediterranea. Mimmo Cavallaro, che ha accettato di buon grado l’invito rivolto da kalabriatv.it, ha chiuso la serata con alcuni brani del suo repertorio che parlano di cibo ed emigrazione, giusto per rimanere in tema, con il pubblico che ha risposto con lunghi applausi, apprezzando l’organizzazione della serata.

Lo sguardo della libertà Grande entusiasmo per Nunzia Fulco che, sabato, ha presentato a Bovalino il proprio libro. Abbiamo voluto incontrarla per comprovare quanto, da donna libera, l’autrice di “Prigioniera per caso” sia diversa da come comparsa sulla copertina del nostro giornale.

Per proteggere e servire La vicesindaca di Siderno Anna Romeo posa per questo scatto a margine dell’incontro con la responsabile nazionale della Protezione Civile Anna Marisibilio e le responsabili locali Maria Bizzantini e Sabrina Santacroce.

Divertimento sfrenato Francesco Falletti, Michele “Vecchio” Macrì e Vincenzo Lizzi, fieramente di rosa vestiti, hanno partecipato con orgoglio in qualità di eccezionali protagonisti allo “Street work out” di Siderno, tenutosi la scorsa settimana nella nostra città.


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P O C S O L’OR

Ariete Una settimana davvero niente male! Venere vi farà sentire più amati che mai. Super-fortunate le giornate di giovedì, venerdì e sabato, quando la luna sarà in congiunzione. Sul lavoro non mancheranno opportunità e i riconoscimenti: fatevi avanti!

Vent’anni da sportivo Gianni Rivera e Vincenzo Orlandi (interista pentito), presidente dell’Audax Bovalino scuola calcio durante la cerimonia di premiazione dalla Lega nazionale dilettanti per i venti anni di eccezionale attività dirigenziale.

Verso i 120 Auguri a Riccardo Ritorto per i suoi primi 60 anni. Abbiamo voluto celebrarlo pubblicando questo scatto in cui posa dinanzi alla sua sagoma, regalatagli in occasione del suo compleanno. Speriamo che Berlusconi abbia ragione: sei solo al giro di boa Riccardo!

A volte ritornano Rina Middonti, Alberto Trifoglio e il sindaco Pasquale Brizzi compongono un eccezionale trio proveniente da Sant’Ilario. Rina è tornata nella Locride dopo aver vissuto in Trentino, mentre Alberto ha riaperto la casa museo del padre, famoso artista, dopo aver vissuto a Empoli.

Incontro commerciale Nella Ferraro, componente del direttivo dei commercialisti e il presidente dell’ordine Ettore Lacopo siedono vicini in attesa che finisca il convegno nazionale che si è tenuto due settimane fa a Roccella Jonica in collaborazione con l’ordine degli avvocati.

Toro Non state vivendo un momento molto fortunato dal punto di vista sentimentale. Se siete single e conoscerete qualcuno di interessante, non correte troppo o potreste scottarvi… Attenzione anche sul lavoro: usate prudenza, soprattutto nella giornata di lunedì. Gemelli Nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato tutto sarà possibile! Portate pazienza tra martedì e mercoledì, ma sappiate che tutto si risolverà per il meglio. Venere vi regala fortuna in amore e vi accorgerete di avere accanto qualcuno di speciale. Cancro Alternare alti e bassi fa parte del vostro carattere, ma attenti a non tirare troppo la corda questa settimana! Le stelle non prevedono particolari difficoltà, e tutto filerà liscio come l’olio, se non fosse per qualche malumore di troppo nel fine settimana. Leone Nessuno potrà fermarvi! Avete in congiunzione sia Venere sia Mercurio: ogni giornata sarà piena di emozioni, incontri e sorprese da ricordare e la vostra generosità verrà ricompensata. Attenzione agli inconvenienti possibili nella giornata di lunedì. Vergine Trascorrerete due giornate pesanti: quella di martedì e di mercoledì. L’opposizione della luna vi farà sentire nervosi e avrete l’impressione che tutto vada storto. Mettete da parte la negatività: i pianeti sono dalla vostra e non avete niente da temere. Bilancia State costruendo qualcosa di solido e duraturo, che si tratti di una carriera che procede per il meglio o di un amore sempre più importante. Anche questa settimana vi aiuterà a progredire in questo bel percorso. Non date peso alle piccole difficoltà. Scorpione Non fatevi prendere dall’ansia se vi sembrerà che tutto vada storto: Venere e Mercurio vi faranno vedere tutto nero ma non si tratterà di altro che di un periodo di blocco. Con la pazienza presto le cose volgeranno per il meglio. Giornata più dura domenica.

Siderno ieri e oggi Facciamo i complimenti a Giovanni Longo per aver ideato una bella pagine di Facebook dal titolo “Siderno Ieri e oggi”, nella quale si stanno pubblicando molte belle foto della nostra città Tra le tante ci ha molto colpito questa, che mostra tre palazzi del Corso della Repubblica abbattuti e poi ricostruiti in stile moderno togliendo fascino a questo scorcio della città.

Sorrisi beffardi Francesco Cagliuso, candidato a sindaco di Caulonia durante l’ultima tornata di amministrative, sorride accanto a una collega durante il convengo nazionale tenuto a Roccella Jonica da commercialisti e avvocati.

Eleganza unica Cosimo del “Tentatzioni”, vestito a festa in occasione del matrimonio della sorella Simona, ci Novità? saluta felice all’uArmando Scuteri, Domenico Campisi e Ilario scita dal comune Camerieri siedono vicini in attesa dell’inizio di di Siderno un convegno. I due giornalisti ne approfittano posando con per pressare il vicesindaco di Caulonia in l’immancabile merito alle sorti del Kaulonia Tarantella sigaretta tra le Festival 2018, ma Campisi preferisce mantedita. nere un istituzionale riserbo.

Sagittario Una bella luna illuminerà la giornata di lunedì e, assieme al favore di Venere e di Mercurio, potrebbero arrivare delle belle sorprese, sia in campo sentimentale sia professionale. Tra martedì e mercoledì potreste sentirvi giù di corda, ma sarà una fase! Capricorno State vivendo un momento di ripresa. Dopo un periodo in cui avete raccolto i cocci avrete tutta la calma e la serenità necessarie per ritrovare l’equilibrio che vi serve. Le giornate migliori martedì e mercoledì. Giornate no: giovedì, venerdì e sabato.

Acquario Ancora per una settimana dovrete sopportare l’opposizione stressante dei pianeti Venere e Mercurio. Vi sentirete nervosi e la voglia di mollare tutto vi accompagnerà di frequente… restate dove siete e puntate tutto sulla giornata di lunedì, la più fortunata. Pesci Potrete contare su una splendida luna martedì e mercoledì: due giorni davvero fortunati, in cui potrete proporvi con successo per un lavoro o per avanzare richieste di qualsiasi tipo. Non mancheranno le emozioni nemmeno domenica. Benissimo l’amore!



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