Riviera n°27 del 03/07/2016

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LA CONTROCOPERTINA

CanadaWar

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DOMENICA 03 LUGLIO

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Il 28 maggio è stato ucciso a Montreal Rocco Sollecito, considerato dalla polizia un big della criminalità, la sua eliminazione ha un valore simbolico. Significa che nessuno è intoccabile, che gli equilibri sono saltati e che tutto è da definire. Ma chi è contro chi?

La‘ndrangheta vuole tutto DOPO TORONTO, LE FAMIGLIE CALABRESI CERCANO DI CONQUISTARE MONTRÉAL Foto Lorenzo Giordano, assassinato il 1° marzo di quest’anno. Sotto. Il funerale di Rocco Sollecito, ucciso invece in un agguato lo scorso 28 maggio.

ANDREA DE ROBERTO Bonanno, Lucchese, Colombo, Genovese e Gambino, le cinque famiglie di New York, il gotha del crimine mondiale, stanno alla finestra a guardare cosa succede a Montreal. Toronto è oramai affare della ‘ndrangheta, delle famiglie reggine, Montreal, storico feudo della famiglia Rizzuto, la “Sesta famiglia”, oggi è terra di conquista. L’omicidio di Rocco Sollecito, legatissimo ai clan della Locride ne è la dimostrazione. Sollecito è stato ucciso a Montreal il 28 maggio, era considerato dalla polizia un big della criminalità, la sua eliminazione ha un valore simbolico. Significa che nessuno è intoccabile, che gli equilibri sono saltati e che tutto è da definire. Ma chi è contro chi? Le fonti investigative parlano di scontro tra i siciliani legati alla storica famiglia Rizzuto e i calabresi. La realtà però per chi indaga pare sia diversa. Una frangia di calabresi, da sempre fedele ai Rizzuto vorrebbe prendere il controllo di Montreal, ma gli altri calabresi, quelli che già dominano Toronto, sapendo del crollo della “Sesta Famiglia” vogliono fare filotto, nes-

suna alleanza o spartizione con i Rizzuto o chi resta di loro. I “raptors” di Toronto vogliono tutto, vogliono l’intero piatto, vogliono in poche parole controllare tutto il Canada. Chi si mette in mezzo è in guerra. Così sarebbe stato deciso. E in tutto questo le “Cinque famiglie” che fanno? I Bonanno, Lucchese, Colombo, Genovese e Gambino non possono prendere parte attiva alla guerra, non conviene schierarsi, tifare, ma loro sanno chi vincerà perché qualcuno sospetta che il via libera alla sostituzione del gruppo Rizzuto con l’asse calabrese di Toronto sia comunque dietro le quinte sponsorizzata dalle “Cinque Famiglie”. E non potrebbe essere altrimenti, le famiglie della Locride controllano gioco d’azzardo, commercio alimentare e soprattutto il traffico di droga in mezzo Canada in affari con New York, e le “Cinque famiglie” stanno sempre con i più forti, con chi fa il miglior business. Inoltre anche l’asse siciliana è spaccata, gli Inzirillo e i Gambino su tutti. In Sicilia tutto inizia nell'aprile del 1981, quando i corleonesi massacrano Stefano Bontate. È chiaro a tutti che nulla sarà più come prima. I paesani si vogliono prendere Palermo. Totuccio Inzerillo non può non avere fiutato il pericolo, lui che con Bontate si è inventato il business dell'eroina. Montagne di droga e milioni di dollari. Inzerillo si sente forte del potere dei soldi. Ha un grande affare per le mani con il capo dei capi. Ci sono 50 chili di roba pronti per essere venduti e crede che questo lo metta al riparo dal piombo. Si è fatto male i conti. Morirà. Anni dopo il pentito Naimo svelerà i retroscena della faida di “cosa nostra”. Riina e Provenzano si presero Palermo scacciando i vecchi padrini e imponendo con la violenza il loro potere. Dopo la cattura di Riina gli “scappati” cominciano a rientrare, per primo Francesco Inzerillo, ’u truttaturi, classe 1956, fratello di Salvatore. Il boss Nino Rotolo ha paura, sa che i figli di Antonio e Salvatore Inzirillo sono cresciuti, che i Gambino hanno meditato vendetta. Si parla di una alleanza tra gli “americani” di Palermo e Salvatore Lo Piccolo, boss vicino tanto a Provenzano che a Messina Denaro. Gli equilibri si ristabiliscono, gli Inzirillo sono tornati a riprendersi quello che era loro, e si dice con il placet del super latitante Matteo Messina Denaro. Sono loro adesso i siciliani che contano, anche a New York, anche in seno alle “Cinque Famiglie”, potrebbero essere loro adesso a sponsorizzare l’ascesa dei calabresi a Montreal, uniti da un patto da centinaia di milioni di dollari: la cocaina.

FOTO (sopra) La foto segnaletica di Lorenzo Giordano, una delle vittime di Montréal e Vito Rizzuto, morto nel dicembre 2013 per cause naturali all’ospedale di Montréal


ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Il“Crimine Rumeno” La criminalità rumena, nel periodo di riferimento di una approfondita analisi investigativa effettuata dalla Dna e contenuta in una specifica e articolata relazione nazionale, continua a evidenziare una struttura criminale caratterizzata, da un lato, da manifestazioni riconducibili a gruppi non organizzati e, dall’altro, da una significativa tendenza e capacità di evolvere in forme di aggregazione più complesse. In tal senso, accanto alla c.d. “criminalità diffusa”, si registra anche l’operatività di sodalizi a carattere transnazionale, ben strutturati e dediti ad attività illecite più qualificate e redditizie, quali il traffico di esseri umani (sia smuggling che trafficking) e lo sfruttamento della prostituzione, in danno soprattutto di giovani donne (in alcuni casi anche minorenni) connazionali e di cittadine dell’est europeo, quali quelle delle vicina Moldova e, più recentemente anche di italiane. Tra i reati contestati, oltre alla riduzione in schiavitù o in servitù e la tratta di persone, significative appaiono le risultanze in merito ai reati per associazione di tipo mafioso e per attività organizzate per il traffico di rifiuti. Peculiare caratteristica della criminalità rumena è anche la predisposizione per le attività delittuose con un elevato “know-how” tecnologico. Si distingue infatti, sul territorio nazionale così come in quasi tutti gli Stati dell’U.E., nel settore della clonazione, contraffazione ed indebito utilizzo dei mezzi di pagamento elettronico, adeguando e diversificando continuamente il modus operandi in base alle contromisure adottate dalle Società emittenti, nonché alle attività di contrasto poste in essere dalle Forze di Polizia, evidenziando un’articolata ramificazione organizzativa, anche su base multietnica, capace di operare su scala transnazionale. Secondo gli operanti la tratta di esseri umani rappresenta “uno dei prioritari interessi delle organizzazioni criminali rumene”. Le indagini condotte in tale settore continuano a documentare l’operatività dei citati sodalizi, attivi su base transnazionale e con strutture di vertice prevalentemente stanziate in madrepatria, nonché la loro capacità di gestire tutte le fasi del traffico illecito, dall’ingaggio, al trasferimento e, infine, allo sfruttamento delle vittime nei paesi di destinazione, sia in campo sessuale che lavorativo e, in misura minore, nell’accattonaggio, avvalendosi di cellule locali deputate al supporto logistico. Quello dei “delitti contro il patrimonio”, con particolare riferimento alle rapine ed ai furti in abitazione ed esercizi commerciali, si conferma uno dei settori privilegiati dalla criminalità rumena. Diverse attività repressive hanno colpito gruppi rumeni, operanti anche in concorso con soggetti di altra nazionalità dediti al compimento di reati contro il patrimonio ed alla connessa ricettazione della refurtiva o al successivo riciclaggio dei proventi illeciti. Con riferimento ai reati “predatori”, risulta quasi monopolistico il coinvolgimento di soggetti rumeni nella perpetrazione di furti di rame dalle linee ferroviarie e dai magazzini di stoccaggio di aziende elettriche, compiuti in diverse aree del territorio nazionale, come confermato dalle numerose operazioni di contrasto concluse dalle forze di polizia. Il coinvolgimento delle compagini rumene nel settore del “narcotraffico” appare ancora limitato e caratterizzato dall’impiego di cittadini rumeni da parte di organizzazioni criminali di altra matrice, quali quelle albanesi, nigeriane e sudamericane.

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Non diventiamo i San Francesco della Bindi

"Và, dici ai tuoi fratelli che sono 'ndranghetisti e avrai il mio aiuto!" È questo il primo precetto elaborato la settimana scorsa dal Bindismo.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Ripetiamo insieme e diciamo "La 'ndrangheta è il nemico". Questo il ritornello del salmo su cui si è incentrato il confronto tra il neosindaco di Platì Rosario Sergi e l'onorevole Rosy Bindi, lo scorso 22 giugno in Commissione Antimafia. Non credo fosse necessario l'azione illuminante dell'intelletto superior extra della Bindi per riconoscere che la 'ndrangheta debba essere asfaltata. "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» - disse Gesù. Francesco lo seguì e divenne Santo. Il Bindismo ha altre pretese: "Và, dici ai tuoi fratelli che sono 'ndranghetisti e avrai il mio aiuto!". In questo caso il boomerang è destinato ad arricchire chi lo lancia consegnandole più santità, così da stagliarsi con contorni nitidi su uno sfondo popolato da diavoli. Per questo ci saremmo aspettati che Rosario Sergi si fosse alzato e, offeso, avesse abbandonato il tavolo da gioco; invece ha risposto soltanto: "La 'ndrangheta a Platì c'è come in molte altre parti d'Italia"- e fin qui siamo tutti

d'accordo. Poi ha aggiunto: "La mia figura, comunque, è stata un po’ calpestata". Magari non solo la sua figura visto che di mezzo c'è un intero paese preso a scopettate, tramortito e gettato in pasto alle iene. Non vorrei rassegnarmi al fatto che l'incoerenza sia stata assunta a legge. Sergi è stato il primo ad avvelenarsi il fegato quando Minniti se ne uscì con la sua baldanzosa trovata che paragonava il livello di radicamento del terrorismo jihadista a Molenbeek a quello della 'ndrangheta a Platì. Sergi, in quel caso, organizzò una manifestazione a difesa della dignità dei platiesi che gli è costata il cartellino rosso da parte della Commissione Antimafia. Ci saremmo aspettati che avesse continuato su questa strada, ancor di più adesso che ha ricevuto una fascia che lo obbliga a rappresentare il proprio paese. Ma diamo per buona che questa sia solo una fase di rodaggio e che, riflettendoci a freddo, Sergi si sia reso conto di aver ceduto a una farsa premasticata. Perchè non c'è niente di più deleterio che abbandonarsi a un nauseante quieto vivere che ci fa rinunciare a ogni scatto di ribellione costruttiva e che ci costringe a scioglierci in una sorta di remissione appiccicosa che sgorga salmodiante e che finirà con l'inghiottirci in un ributtante gorgoglio finale.

Agnana istituisce una borsa di studio intitolata a Giuditta Levato Anche quest'anno il Comune di Agnana ha istituito una borsa di studio, in questa occasione intitolata a Giuditta Levato, del valore di 500 euro a favore degli alunni di Agnana che conseguiranno il miglior risultato in sede di Esame di stato (nel caso di più soggetti con identico risultato l'importo sarà diviso equamente). All'erogazione dell'entità delle borse di studio si farà fronte con una parte dell'indennità del sindaco Caterina Furfaro. L'Istituto Comprensivo "M.Bello-G.Pedullà- Agnana" ha raccolto con vivo compiacimento l'iniziativa del Comune di Agnana soffermandosi sull'alto senso civico e sul valore culturale che stanno alla base della decisione assunta dal consesso cittadino.



COPERTINA

Politica

La Locride incapace di democrazia necessita di commissari. È questa l’idea con la quale un governo diabolico commissaria con leggerezza centinaia di amministrazioni comunali l’anno, creando delle voragini di bilancio drammatiche, come quella resa pubblica dal sindaco di Siderno lunedì scorso.

La diabolica voragine della democrazia coatta Si è tenuta lunedì una conferenza stampa del sindaco di Siderno Pietro Fuda relativa alle due interrogazioni a risposta scritta che sono state presentate il 30 marzo e il 24 giugno scorsi dal parlamentare Arturo Scotto al Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Nell’Interrogazione, ha spiegato Fuda, si fa una disamina della situazione socio-economica di Siderno a seguito degli anni di commissariamento subiti, per i quali, ha affermato il primo cittadino, si sarebbe registrato un danno pari a ben 10 milioni di Euro. «Senza criticare di per sé l’atto del commissariamento - ha proseguito Pietro Fuda punto il dito contro la scelte tecniche effettuate nella designazione dei commissari prefettizi, che lasciano presupporre che a qualcuno faccia comodo lasciare credere che la Locride sia una zona nella quale non

è possibile applicare la democrazia». La gravissima situazione economica di Siderno sarebbe il derivato proprio di una non adeguata scelta da parte della triade prefettizia, che non avrebbe dichiarato immediatamente il dissesto andandosi a indebitare ulteriormente con una società di prestiti per pagare le quote dell’acqua alla Sorical e alla Regione con un mutuo che ancora oggi deve essere coperto. L’apertura di questo mutuo, che non sarebbe stato concesso se il dissesto fosse stato dichiarato, come Tarricone, Pitaro e Cacciola avrebbero dovuto fare, ha comportato ulteriori difficoltà economiche per il comune, la cui dichiarazione di difficoltà economica venne fatta (oltre al danno la beffa) appena 23 giorni dopo la concessione del prestito. Per questa ragione, nonostante la Regione

Calabria abbia successivamente abbonato un 50% della rata con il quale si sarebbero potute bitumare le strade, il debito è cresciuto fino a raggiungere le quote per le quali si chiede oggi un risarcimento e un’azione disciplinare nei confronti di chi ha creato quest’ammanco per la cittadinanza sidernese, attualmente governata da una giunta che dovrà continuare a utilizzare gli spiccioli per cercare di mettere in atto piccoli provvedimenti che aiutino lentamente a risollevarci dal fango nel quale siamo stati cacciati. La necessità di inviare due interrogazioni in merito alla questione è derivata dal fatto che solo con la seconda l’Amministrazione ha potuto quantificare con massima precisione la cifra di cui si sta discutendo, ma al doppio avviso, almeno per ora, continua a fare orecchie da mer-

cante il Ministro dell’Interno. Mentre a Siderno si attende la tanto bramata risposta, il Ministero continua imperterrito a commissariare amministrazioni comunali (della Locride e non) ignorando completamente, proprio come avvenuto nella nostra città, l’obbligo di legge per il quale, assieme ai commissari, dovrebbero essere designate almeno tre figure specializzate atte ad occuparsi degli aspetti tecnici della gestione amministrativa, da sempre latitanti e sicuramente concausa di tanto sfacelo. Se è vero che solo l’errare è umano, il nostro Governo si dimostra, una volta di più, diabolico! Jacopo Giuca

L’intervista aMariaTeresaFragomeni

Il Pdexit al Nazar ROSARIO ROCCA Passando davanti al 91 di Via Portosalvo, a Siderno, capita spesso di incontrare dirigenti, amministratori e militanti. Un presidio d’altri tempi potrebbe dire qualche nostalgico. O forse no. Noto una presenza cospicua di amici e compagni che, dopo una riunione, si congedano lasciando trapelare solo qualche battuta finale. Intuisco, dalla facce impegnate, che la discussione appena conclusasi non è stata un banale rituale di partito. D’altra parte, tra referendum costituzionale, Città Metropolitana e congressi in vista ai piddini, (neppure di Siderno) certo non sono consentite vacanze anticipate. E poi c’è la “Questione Siderno”, dove il primo partito della coalizione di centrosinostra che, appena un anno addietro, ha sostenuto la candidatura a sindaco del Senatore Fuda, ha abbandonato in consiglio i banchi della maggioranza. Vis Portosalvo 91, Siderno. È lì, al Nazareno della Locride, che incontro Mariateresa Fragomeni, giovane commercialista, da poco mamma di una bambina, segretaria del circolo del PD e in consiglio

“Per senso di responsabilità verso i nostri elettori stiamo facendo di tutto per evitare di affossare per sempre la nostra città. Ma per fare ciò è indispensabile una rottura col passato e un ripensamento del modo confuso e approssimativo con cui finora si è (o meglio non si è) amministrato”

comunale dal 2001. Entrando subito nel merito della travagliata e sofferta rottura con la maggioranza, la Segretaria è determinata e convinta. Il motivo, in estrema sintesi, è che questa amministrazione, non solo ha distorto e disatteso tutte quelle che erano le premesse poste alla base della coalizione che ha sostenuto il sindaco Fuda, ma, cosa più grave, sta tradendo anche gli impegni presi con i cittadini. Porre la questione solo in termini di uscita dalla maggioranza, non consente di cogliere a pieno quello che sta succedendo a Siderno. Tra la Giunta, le Commissioni e il Consiglio, vi è un totale scollamento. Non si capisce bene chi (e a che titolo) prenda le decisioni: ci sono soggetti non candidati e non eletti che ora sembrano padroni del Comune, mentre, analizzandone l’operato, questa squadra di governo sembra quasi impalpabile, assente, e certamente non in contatto e sinergia con il consiglio e le commissioni consiliari. Tutto ciò è all’evidenza dei fatti, c’è un malcontento generale e noi, questo modo di amministrare, non possiamo condividerlo e non intendiamo sostenerlo. Quali saranno per la città le conseguenze e come intende spiegare ai cittadini, soprattutto in relazione al grandissimo consenso popolare ottenuto alle scorse amministrative, le ragioni di questa PDexit. È proprio per senso di responsabilità verso i nostri elettori che stiamo facendo di tutto per evitare di affossare per sempre la nostra città. Ma per fare ciò è indispensabile una rottura col passato e un ripensamento del modo confuso e approssimativo con cui finora si è (o meglio non si è) amministrato. Mai, a mia personale memoria, ho assistito a fenomeni assurdi come quelli che si sono verificati nei (finora) pochi consigli comunali. Mai mi è capitato di assistere ad un numero così alto di delibere portate in aula e poi ritirate per essere riviste e corrette. Come si può pensare di ridurre il Consiglio Comunale a mero organo di ratifica? Come si può pensare che un partito politico, degno di questo nome, rimanga inerte a guardare, senza reagire e senza denunciare questo stato di cose? Tutto nasce, quindi, da un equivoco iniziale? Non vi è stato nessun equivoco iniziale, almeno non da parte nostra. Si era concordato fin dall’inizio che bisognava dare un segno di discontinuità col passato, soprattutto col triste fenomeno delle liste civiche, con-

tenitori senza identità, perfetti per traghettare tutti quei girovaghi della politica che non rispondono a nessuno e che non hanno a cuore l’interesse dei cittadini, ma solo il proprio. Il progetto iniziale e, almeno in teoria, condiviso da tutti i membri della coalizione, era proprio questo. Poi però, qualcuno lo ha disatteso. Ma non è stato certo il PD!! Eppure la maggiore carica in seno al consiglio comunale, sebbene non eletta con i vostri voti, è espressione del PD. Il punto è che non tutti, in Consiglio come in Giunta, sono espressione del partito o della lista in cui sono stati eletti: e d’altronde non basta la tessera per definire l’appartenenza ad un partito, ma sono soprattutto i comportamenti in concreto che determinano (o escludono) l’appartenenza. Oltre a quelli che (nominalmente) hanno formato la coalizione, c’è, è evidente, un partito trasversale, che è quello del sindaco. Gli unici soggetti politici che rappresentano il PD (in Consiglio, perché in Giunta non siamo presenti) sono i quattro consiglieri che formano il gruppo consiliare del PD. Sul presidente del consiglio mi sono già espressa, anche in documenti ufficiali, dove ho avuto modo di chiarire e prendere atto che lo stesso, sebbene eletto nella lista del PD, abbia sin dall’inizio deciso di seguire una diversa linea politica, ponendosi, giocoforza, fuori dal gruppo consiliare e fuori dal partito democratico. Non si può pretendere di stare in due partiti allo stesso tempo. All’indomani dell’elezione non ha mai presenziato a nessuna riunione e non ha mai seguito la linea del partito. Per di più non ha mai votato neanche PD per le commissioni consiliari. L’avv. Caruso, il maggiore esponente della lista Il Volo, vi sta tirando in ballo e chiede che mettiate a chiaro la vostra posizione... Francamente non capisco tutto questo interessamento di Caruso verso di noi! Forse perché vuole distogliere l’attenzione al fatto che, di fatto, il suo movimento sta facendo da stampella all’attuale maggioranza in consiglio comunale. Il suo leader, dimessosi il giorno dopo lo spoglio, per incompatibilità col suo status professionale (ed a proposito di domande, mi chiedo perché si sia candidato??!!) vuole sapere se siamo dentro o fuori dalla maggioranza. Beh… come già detto in precedenza, sono le scelte concrete che definiscono l’azione e la posizione politica e quindi, il non votare l’atto fondamentale di una amministrazione, credo che si


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10 milioni: Il danno dei commissari ILARIO AMMENDOLIA È naturalmente bella Locride in questo periodo dell’anno. Ho sempre pensato che ci vorrebbe una legge per tutelare e incrementare gli oleandri, i pioppi e i canneti che danno un ulteriore tocco di antica magia a questa nostra terra. Bella comunque e nonostante le scarpe chiodate di un potere ottuso che la calpesta. Facciamo qualche esempio: Cosa ha prodotto la commissione straordinaria che ha “governato” Siderno per oltre due anni? Il sindaco Pietro Fuda più che le parole fa parlare le carte e queste ci dicono in maniera inconfutabile che il dissesto finanziario dell’Ente è stato dichiarato in maniera assurda e ingiustificata. Hanno lasciato un Comune dissestato e, secondo quanto sostenuto dall’on. Scotto, hanno prodotto un danno di oltre dieci milioni di euro. Soldi sottratti alla comunità di Siderno. Sono stati prodighi con i tutelati e avari coi cittadini. Si sono comportati come nessun sindaco democraticamente eletto avrebbe fatto perché gli amministratori eletti devono rispondere alla comunità e vivono tra i cittadini. I commissari hanno amministrato collocandosi all’esterno dei, e oggettivamente contro, i sidernesi e poi sono scomparsi nel nulla da cui erano venuti. La questione è stata portata in Parlamento con una argomentata interrogazione dell’on. Scotto, ma la risposta del Ministero dell’Interno tarda ad arrivare. Non è facile ammettere gli errori dei propri funzionari, e ancora più difficile constatare che la legge sullo scioglimento dei comuni non solo è antidemocratica ma anche dannosa. Come “combattono” la 'ndrangheta i commissari di Bovalino o di Africo? I due paesi sono in piena emergenza rifiuti come nessun altro comune della zona e così come lo era Siderno quando è stata amministrata dalla triade commissariale! Ad Africo la commissione straordinaria avrebbe rinun-

ciato al finanziamento di ben 520.000 euro del PON sicurezza destinati a realizzare un centro di aggregazione giovanile. Probabilmente la struttura avrebbe contribuito a togliere i ragazzi così dalla strada e all’ ozio forzato e, di certo, sarebbe stata più utile di cento manifestazioni “antimafia”. Così in un batter d’occhio i soldi sono svaniti. A Platì, nonostante lunga permanenza dei commissari antimafia la costruzione del campo sportivo, ottenuto con i fondi del pon sicurezza, non ha fatto un solo passo avanti. Semplicemente non si hanno notizie. Quando, da presidente del comitato dei sindaci, ho firmato il PON sicurezza, a cui abbiamo alacremente lavorato unitamente al vescovo Morosini, ho immaginato il giorno in cui avremmo consegnato il campo alla comunità di Platì e destinato a tutti - ma proprio a tutti - i ragazzi del paese. Quel giorno, avremmo detto “giocate lo Stato, il vostro Stato, l’ha costruito per tutti voi.” Invece il campo è svanito nel nulla. A San Luca, a quanto ne so, non è stata neanche presentata la documentazione necessaria. Il quadro che emerge è desolante. I commissari avrebbero dovuto dar prova di uno

“Stato” efficiente, moderno, capace di programmare la spesa e spendere i fondi con celerità. Invece quasi ovunque le “commissioni straordinarie antindrangheta” hanno dimostrato una desolante incapacità, una colpevole indifferenza, una evidente arroganza, una netta chiusura rispetto ai cittadini. Ma come pensano di combattere la ndrangheta costoro? Facendo perdere ai cittadini di Siderno dieci milioni di euro che si sarebbero trasformati in servizi e spesa sociale? Privando i ragazzi di Platì del loro campo sportivo? Togliendo ai giovani di Africo la loro struttura di aggregazione? Io ho sempre pensato che la ndrangheta si combatte con la democrazia, con uno stato efficiente, con la partecipazione popolare. Soprattutto eliminando le cause che generano la ndrangheta perché questo è il compito della politica, della cultura, delle associazioni che vogliono una società libera di virus del crimine organizzato. Altri pensano che la parola antimafia sia un balsamo magico che fa sparire la ndrangheta e che i campioni dell’antimafia siano i nuovi “stregoni”.

La dimostrazione di come la lotta alla ndrangheta tenda a declinare verso le comiche finali mi è stata chiara leggendo i resoconti dei giornali a proposito dell’incontro tra la commissione parlamentare antimafia e il sindaco di Platì. La presidente Bindi dopo aver rilevato che tra i sottoscrittori della lista “liberi di ricominciare” ci sarebbero i nomi di alcuni “sospetti” (ma non godono dei diritti civili costoro?) ha chiesto a Sergi di ritornare a Platì e recitare una specie di giaculatoria antimafia. “Vada a Platì e dica di essere contro la ndrangheta!” Francamente, ci sembrano cose dell’altro mondo. Sergi - come ovvio - ha puntualmente fatto una pubblica dichiarazione antimafia. Quindi, il giorno successivo, con tanto di fascia tricolore, ha partecipato alla manifestazione antimafia di Polistena. Io conosco Rosario Sergi come una persona perbene e sono sicuro che tale sia. Ipotizziamo però e per un solo attimo che al posto di Sergi vi fosse stato un uomo di ndrangheta. Un capo cosca, un mafioso rotto a tutte le intemperie. Ma cosa gli sarebbe costato a pronunciare due frasi destinate a cadere nel vuoto? Credo che accanto alle giaculatorie avrebbe recitato il Confiteor ed elencato i Dieci Comandamenti. Tutti sanno che i mafiosi, dopo aver commesso un delitto si presentano per primi ai funerali in abito nero e baciano i parenti del morto. Quando lo ritengono necessario, partecipano alle manifestazioni antimafia, si iscrivono alle associazioni come “Libera”, si vestirebbero anche da indiani Apache se lo ritenessero utile alle cosche. Farebbero anche il doppio salto mortale e sarebbero disposti a giurare sulla Bibbia, sulla Costituzione in maniera solenne! I mafiosi si autodefiniscono uomini di “sustanza” che praticano la “falsa politica”. Ma veramente qualcuno pensa di combattere la ndrangheta trasformando un dramma in una farsa? Ribadisco ancora una volta che la ndrangheta è una vicenda terribilmente seria e tale resterà fintanto che la politica e le Istituzioni continueranno a strumentalizzarla per tutelare un ordine ingiusto.

reno della Locride commenti da sé! Non sosteniamo più questa maggioranza, ma decideremo di volta in volta se i punti trattati all’ordine del giorno, siano meritevoli di fiducia oppure no. Il nostro solo impegno è nei confronti dei cittadini, per cui continueremo a lavorare nel loro esclusivo interesse, così come abbiamo sempre fatto. Ma il PD, un partito a vocazione maggioritaria, non crede avrebbe dovuto, nella città più popolosa della Locride, mantenere alta quell’ambizione di sinistra di governo? Eppure la coalizione che, nel bene o nel male, avevate guidato, non sembrava figlia di logiche analoghe al patto del nazareno... Per essere un partito di governo bisogna essere messi in grado di poter governare, non basta dichiarare di stare con la maggioranza, o avere un incarico assessorile, anche se prestigioso, se poi, di fatto, a decidere sono altri. Il vero problema di questa coalizione è stato, e continua ad essere, l’insano ed anacronistico desiderio di rivalsa di alcuni soggetti, che vivono la politica come un fatto personale, anche quando il risultato delle urne, ha dato delle indicazioni completamente diverse. La

Coalizione era nata come una trasposizione, a livello comunale, di quella stessa alleanza che già c’era a livello nazionale. Ci sono delle analogie col nazareno, ma anche e soprattutto, delle profonde differenze. Ciò che è successo a Siderno è che, all’indomani delle elezioni, quello che era un assetto politico amministrativo con dei precisi equilibri, disegnati dal responso delle urne, è stato totalmente stravolto e disatteso. I due principali partiti, o liste, sono state quelle più marginalizzate. A governare di fatto è un direttorio abbastanza eterogeneo, che non solo è privo di qualsiasi legittimazione, ma anche e soprattutto, sta governando male, malissimo. Ma non credo che il Sindaco abbia grandi responsabilità su questo, eppure oggi paga il caro prezzo di ritrovarsi il PD fuori dalla compagine di governo cittadino... Il Sindaco, continua a ritenere Fattore Comune come il suo alleato più affidabile, e ciò, nonostante noi del PD, con forte senso di responsabilità, all’indomani della bruttissima vicenda che aveva colpito in nostro candidato alle primarie, Dott. Mammì, abbiamo fatto di tutto per mantenere in vita la

coalizione di centro sinistra. Ciò che però ci lascia ancora perplessi è che il Sindaco Fuda, da ultimo alla sede del PD, assieme al neo eletto presidente Oliverio, aveva dichiarato che lui avrebbe dato disponibilità a candidarsi solo se avesse avuto alle spalle il PD, sia locale che regionale, e questo, per me, continua a rimanere uno dei grandi misteri irrisolti. La percentuale plebiscitaria del voto alle comunali, che ha praticamente cancellato la minoranza, ha verosimilmente contribuito a determinare questo assetto anomalo che consente, ad una parte minoritaria nel paese, di governare l’Ente. Misteri ed equivoci a parte, cosa avreste potuto o voluto fare per la città... Beh… cosa avremmo voluto fare! Tutto ciò che avevamo inserito nel programma!!! Perché sono tutte cose realizzabili, se solo si sapesse lavorare bene! Posso dire però quello che abbiamo già fatto come PD. Finora, delle tante promesse fatte, poche sono state quelle mantenute, e tra queste ci sono i cospicui finanziamenti arrivati a Siderno grazie al PD. Per esempio… Mi riferisco al lungomare, attraverso l’allora

assessore regionale Nino De Gaetano abbiamo portato circa 6 milioni di euro. O ancora alla Casa della Salute, per la quale la sottoscritta ha sbloccato la situazione ferma tra le pastoie burocratiche da più di un anno, portando a casa un finanziamento di circa 9 milioni. Per noi parlano i fatti, pur non essendo in giunta, abbiamo fatto da soli e di gran lunga, più di qualsiasi altra forza della coalizione E adesso? Adesso riteniamo che sarebbe indispensabile riportare i servizi essenziali (tipo bitumazione e pulizia delle strade, illuminazione pubblica, mensa scolastica, raccolta dei rifiuti) ad uno standard adeguato, in modo da rendere più vivibile la cittadina per i suoi abitanti e più attrattiva per chi viene da fuori. Mi dica sinceramente se vede all’orizzonte un possibile riposizionamento del suo partito all’interno della maggioranza. E, soprattutto, quali condizioni politiche potrebbero favorire un percorso del genere. Siamo ancora all’inizio, è già passato un anno, ma non è troppo tardi per riuscire ad avviare un percorso di rinascita per Siderno. Ovviamente, questo nuovo corso non può

prescindere dalla centralità del ruolo dei cittadini e dal giusto e sacrosanto riconoscimento della loro volontà espressa attraverso il voto, che non può essere disatteso e mortificato come una delega in bianco al sindaco ed al suo partito trasversale. È fondamentale, giusto e scontato, in altri termini, che a governare sia chi (e solo chi) è stato candidato e validamente eletto dai cittadini, mentre ci sono, al contrario, soggetti non candidati e non eletti che al momento stanno occupando impropriamente le istituzioni comunali, determinando delle scelte amministrative senza avere non solo alcun titolo, ma senza neppure sopportare le conseguenze di eventuali scelte sbagliate, le cui conseguenze, è bene non dimenticarlo mai, alla fine, ricadono sempre e comunque sui consiglieri eletti. Solo il corso degli eventi ci aiuterà a capire se il futuro di Siderno sia legato o meno ad un grande equivoco… o che non sia veramente un mistero (buffo!) a stimolarci nuovi interrogativi sul teatro della politica, un mondo di mille intrighi e sotterfugi, ambiguità, cinismo… di milioni di maschere e pochissimi volti.


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Amministrazione

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Anche la Provincia di Reggio, ormai, è diventata Città Metropolitana, un ente che cercherà di amministrare in maniera più immediata il nostro territorio. Ma che peso avrà la Locride in questa nuova istituzione e come verranno eletti i nostri rappresentanti?

Città Metropolitana: che ne sarà di noi? Il prossimo 7 agosto si voterà per eleggere i 14 consiglieri metropolitani, che verranno eletti da 1.151 tra sindaci e consiglieri dei 97 comuni dell’ex Provincia di Reggio Calabria. Vista la confusionarietà delle istituzioni nello spiegare ciò che cambierà, abbiamo provato a fare chiarezza.

JACOPO GIUCA A partire dallo scorso 1° giugno non siamo più residenti in Provincia di Reggio Calabria, ma abitanti della sua Città Metropolitana. Per quanto la maggior parte delle persone, almeno nell’ultimo anno, abbiano sentito parlare innumerevoli volte di questo cambiamento e abbiano una vaga idea di ciò di cui stiamo parlando, la consueta confusionarietà delle istituzioni nel rendere chiaro al cittadino che cosa un cambiamento legislativo di questa portata possa comportare rende necessario cercare di fare chiarezza in merito. Contrariamente a quanto si è portati a pensare, l’etimologia della parola metropoli non vuole descrivere una città molto grande ma, dal greco antico méter, madre e pólis, città, per i nostri antenati che dall’Ellade si erano messi in viaggio per colonizzare le coste affacciate sul Mediterraneo e sull’Egeo era la città d’origine, con la quale mantenevano saldi contatti economici, politici e culturali. Con il passa-

Il peso dei rappresentanti

Durante le elezioni del 7 agosto, considerato il numero di abitanti e consiglieri comunali rappresentati, l’elezione dei membri del consiglio metropolitano avrà un peso ponderato. Pertanto, nella selezione dei membri del consiglio varrà:

il 13,63% il voto dei 629 rappresentanti dei comuni fino a 3.000 abitanti, con un indice di il 9,73% il voto dei 180 rappresentanti dei comuni da 3.001 a 5.000 abitanti, con un indice ponderazione pari a 0,271;

il 16,06% il voto dei 182 rappresentanti dei comuni da 5.001 a 10.000 abitanti, con un di ponderazione pari a 0,541;

ilil voto 27,77% dei 187 rappresentanti dei comuni da 10.001 a 30.000 abitanti, con un indice di ponderazione pari a 0,882;

il 33,81% il voto dei 33 rappresentanti dei comuni fino a 30.001 a 250.000 abitanti, con un indice di ponderazione pari a 1,485;

indice di ponderazione pari a 9,945.

re del tempo l’uso della parola è cambiato fino a indicare un’area urbanizzata densamente popolata, costituita da un centro attorno al quale orbitano una serie di aggregati urbani più piccoli che si relazionano direttamente con la città madre o, meglio, con la Città Metropolitana. Fatta questa doverosa premessa, nell’epoca moderna la Città Metropolitana è divenuta una vera e propria istituzione in grado di semplificare l’iter amministrativo di agglomerati urbani che rispondano a determinate caratteristiche com’è accaduto anzitutto negli Stati Uniti e, in seconda battuta, anche in Asia ed Europa. Le Città Metropolitane esistono infatti in tutti i continenti con caratteristiche ed esigenze legislative assai differenti tra loro e anche nel Vecchio Continente si sono diffuse a macchia di leopardo migliorando quasi sempre la qualità della vita nelle periferie. È attraverso un’oculata riforma gestionale e una politica attenta alle esigenze di sviluppo del territorio, infatti, che sono state ideate e realizzate istituzioni come la “Città-Stato” di Berlino in Germania, il Greater London Authority in Inghilterra e l’Area Metropolitana di Barcellona in Spagna. In Italia, invece, di Città Metropolitana si è cominciato a parlare in tempi più recenti e, precisamente, quando la Legge n. 142 dell’8 giugno 1990 introdusse per la prima volta l’idea di un’amministrazione locale divisa su due soli livelli: Città Metropolitana e comuni. Già con quella legge si individuarono gli organi di governo che ancora oggi vengono considerati propedeutici al corretto funzionamento della Città Metropolitana, ovvero un sindaco, una giunta e un consiglio le cui funzioni spazino dalla pianificazione territoriale ai servizi di area vasta, dalla valorizzazione dei beni culturali alla tutela ambientale. Quella stessa legge già indicava come “papabili” Città Metropolitane Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari, cui le Regioni a statuto autonomo proposero di aggiungere Trieste, Cagliari, Palermo, Messina e Catania. La nostra Reggio Calabria, invece, venne aggiunta solo diciannove anni dopo, con la Legge n. 42 del 2009, facendo così salire a 15 il numero delle Città Metropolitane sparse su territorio italiano. Dal ’90 i numerosi tentativi di rendere al più presto effettiva la normativa si rivelarono un fallimento determinato anzitutto dalla difficoltà di individuare con millimetrica precisione i perimetri delle città, problema parzialmente risolto nel 2000 con l’introduzione del Testo Unico Enti Locali (TUEL) con il

quale venivano stabilite le modalità istitutive e le finalità dell’ente. A partire da quel momento, tuttavia, si sarebbe dovuta attendere la riforma Delrio del 2013 per capire come far nascere queste Città Metropolitane e, soprattutto, come farle subentrare agli enti esistenti. Il 1° gennaio 2015, 14 Città Metropolitane, Reggio Calabria esclusa, hanno preso il posto delle Province, di fatto soppiantandone l’esistenza. Risolta la burocrazia che aveva impedito a Reggio di mettersi al passo con le altre città, anche la Calabria, dall’inizio di giugno, può finalmente vantare la propria Città Metropolitana che, dopo giorni di frenetica organizzazione, sta finalmente entrando nel vivo della propria attività gestionale. A tale proposito abbiamo già detto che la Città Metropolitana sarà amministrata da un sindaco (nella fattispecie Giuseppe Falcomatà), una giunta (quella di Reggio Calabria) e un Consiglio Metropolitano (allargato nel nostro caso a 14 rappresentanti amministrativi eletti nelle 97 città di competenza dell’Area Metropolitana di Reggio). Con l’obiettivo di non perdere altro tempo, Falcomatà ha stabilito di non attendere il decreto ministeriale che indica con esattezza la data del suo insediamento come Sindaco Metropolitano ma di procedere con l’atto dovuto di convocazione dei comizi elettorali che permetteranno di eleggere, il prossimo 7 agosto, i membri costituenti dei restanti organi della Città Metropolitana. 1.151 tra sindaci e consiglieri appartenenti ai 97 comuni dell’Area Metropolitana saranno chiamati a esprimere la propria preferenza tra i rappresentanti comunali in carica che si presenteranno in una lista elettorale il prossimo 18 luglio. Il voto, espresso entro le ore 20 del 7 agosto presso Palazzo Corrado Alvaro, già sede della Provincia, sarà ovviamente ponderato sulla base del numero di abitanti rappresentati, in modo da avere in consiglio un numero di portavoce direttamente proporzionale a quello dei residenti. Proprio per questa ragione, mercoledì scorso i nostri sindaci si sono riuniti al Comune di Siderno, su invito del sindaco Pietro Fuda, per cercare di porre le basi utili a una politica territoriale comune che non si faccia trovare impreparata a queste elezioni che saranno determinanti per la rappresentanza delle Locride nel Consiglio Metropolitano. Un’ulteriore Assemblea dei sindaci convocata per domani alle ore 18:00, sempre a Siderno, dovrebbe determinare la composizione delle liste da presentare entro il 18 luglio e, quindi, il nostro futuro.



ATTUALITÀ

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DOMENICA 03 LUGLIO

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Presidente dimissionario Nostro padre solo nel reparto della morte «Mi dispiace ma suo padre è deceduto. Me ne sono accorto adesso». Una telefonata che al dolore impasta la rabbia quella ricevuta da Liberato D'Antonio di primo mattino qualche giorno fa. A chiamarlo un medico del reparto Malattie Infettive di Reggio Calabria, dove il padre Salvatore era ricoverato da un mese perchè affetto da epatite C. «La sera prima mi è stato detto che mio padre fosse migliorato, tanto che non sarebbe stato necessario rimanere con lui in ospedale per la notte - prosegue il fratello Antonino. - Ci avevano rassicurato che tutto stesse procedendo per il meglio e presto gli avrebbero somministrato quella che è stata annunciata come la super-pillola che, assunta una sola volta al giorno, può sconfiggere l'epatite C». Poi quella chiamata che è una doccia di piombo fuso. «Che vuol dire "me ne sono accorto adesso"? - si domanda Liberato - Mio padre è morto senza poter chiedere aiuto a nessuno. Solo in un letto di ospedale, solo nel reparto della morte. Non voglio pensarci...». Quando Liberato e Antonino sono arrivati in ospedale, hanno trovato il padre steso su un tavolo con un lenzuolo. «Non poteva essere morto da qualche ora, non l'avremmo trovato in quello stato: è senz'altro morto durante la notte - dichiara convinto Liberato, - anche se come ora del decesso hanno scritto le 8.50. Ho fatto i complimenti alla dottoressa che era lì quando siamo arrivati e le ho detto di estendere le mie congratulazioni anche a tutti i colleghi del reparto per averci portato via nostro padre a 69 anni. Lei giocava con il telefonino e non si è degnata di rispondermi come per dire "parla parla..."». Liberato e Antonio vogliono sapere la verità: cos'è andato storto? Com'è possibile che non ci fosse nessuno lì ad assisterlo e ci si sia accorti parecchie ore dopo che fosse morto? m.c.

Dopo anni di servizio, questa settimana (qualche maligno esclamerà “Finalmente!”) Giorgio Imperitura darà le proprie dimissioni da presidente dell’Assemblea dei Sindaci della Locride. Nel bene o nel male, il primo cittadino di Martone ha segnato la storia recente di questa associazione e del territorio che rappresenta, trovandosi spesso costretto a prendere decisioni impopolari. Per questo, al di là delle malignità, non possiamo che ringraziarlo per il lavoro svolto e augurargli il meglio per il futuro.

Il nuovo campo daTennis di Siderno Il Tennis Club di Siderno, presso la sua sede sul lungomare, ha presentato questa settimana con orgoglio il nuovissimo campo da tennis pronto a ospitare competizioni locali e nazionali. Costruito sulla base dei nuovi standard sportivi, il nuovo campo diverrà adesso una vera e propria attrazione non solo per tutti i tennisti del territorio, ma anche per chi sta muovendo i primi passi verso la disciplina, considerata la possibilità di aumentare il numero dei corsi che adesso l’associazione potrà offrire.

Sfacelo prefettizio a Bovalino

“È una vergogna… stiamo attraversando altri due (quasi) anni di abbandono più totale! Abbiamo chiesto più volte di poter contribuire alla pulizia del paese, ma senza ottenere risposta! Ma noi non ci arrendiamo #ideeincammino#sipuò”. Con queste parole l’associazione culturale Agave, di Bovalino, denuncia il sempre più evidente stato di abbandono che sta vivendo il paese da quando, nell’autunno del 2014, questo venne commissariato su determinazione del Ministero dell’Interno. Semplice coincidenza?

Uniti si vince

Come sua prima iniziativa istituzionale, subito dopo l'insediamento ufficiale, il neo sindaco di Rossano Stefano Mascaro si è recato a Corigliano, a palazzo Garopoli, per incontrare il collega Giuseppe Geraci, con il quale ha sottoscritto tutte le pratiche utili a rendere concreta e tangibile la fusione tra i paesi di Corigliano e Rossano. Il desiderio di fare fronte comune alle difficoltà obbliga a trovare soluzioni unitarie! Da tutta la redazione, on bocca al lupo a questi due amministratori!

Al Comune di Locri si discuterà di Sicurezza Agricola L’Associazione Datori di Lavoro Italiani, in collaborazione con la Fondazione Assosafe e il Comune di Locri, terrà il prossimo 11 luglio, alle 17:00, un convegno utile alla promozione del D.Lgs 81/08 presso la sala comunale di Locri. Dopo i saluti delle autorità e l’intervento del sindaco Giovanni Calabrese, verranno presentati i servizi di A.D.L.I. e saranno trattate Tematiche sulla Sicurezza Agricola. L’incontro, rivolto a consulenti e studi, terminerà con la consegna di attestati di partecipazione.





GERENZA

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Agnana Calabra: L’assenteismo degli amministratori Non faccio il manichino per opportunità. Colpo di teatro al Consiglio Comunale di Agnana Calabra, con nonchalance, la maggioranza si presentava in aula con molte defezioni e, grazie al Verdini di turno, ha trovato i numeri per l’esame della seduta. L’episodio deve essere denunciato con forza, perché è vergognoso, grave, inaccettabile e offensivo che il Sindaco e la sua maggioranza ristretti (tanto da non garantire il numero legale), provino a puntellare le loro scarsità, sperando in una chiamata di corresponsabilità dell’opposizione che, di persona, rifiuto categoricamente. All’ordine del giorno di mercoledì 22/06/2016, c’erano in agenda punti rilevanti come: il Rendiconto di gestione esercizio finanziario 2015,

Dottor D'Agostino, Schopenauer chiamerebbe la sua "felicità oscillante" Leggo sul numero della Riviera del 26 giugno le osservazioni del dr. Salvatore D'Agostino, Coordinatore Comunale di FI- Bianco, all'articolo di quasi un mese fa (Riviera del 5 giugno) dal titolo Franco e i suoi fratelli. Leggendo l'articolo a tratti sembra infastidito, a tratti si dimostra garbato: ma sinceramente non capisco cosa lo turba. Quale Forza Italia abbiamo in mente? Presto detto. Dovrà essere sfuggita al dr. D'Agostino la nota a firma di coloro che definisce simpaticamente un gruppo di amici, onorati di esserlo, ma non solo visto che siamo persone impegnate in politica e alcuni di noi con ruoli nelle Istituzioni, e inoltre senza l'esigenza di rinnovarsi o riciclarsi, visto che non abbiamo mai abbandonato la scena politica ma continuiamo a mantenere con coerenza e credibilità un impegno al servizio del territorio. Con quella nota abbiamo precisato, pensavamo in maniera chiara, il percorso che ci vede coinvolti insieme a Franco Crinò in un progetto politico che ha portato qualche giorno fa alla nascita dell'Associazione Insieme il Centrodestra. Associazione che ha come obiettivo quello di coinvogliare in un unico soggetto politico le diverse anime del centrodestra e della società

civile che intendono impegnarsi in modo attivo nella vita amministrativa del territorio ma senza, vorrei fosse chiaro, alcuna intenzione di rottura con i soggetti tradizionali della politica. Nostro intendimento è quello di essere un possibile interlocutore di Forza Italia, partito al quale alcuni di noi già appartengono e dove altri stanno per arrivare, perché siamo convinti serva un partito animato da una forte voglia di rilancio e di chiarezza.

Ciao Sandrino, Continua a sorriderci da lassù Programma triennale OO.PP., Bilancio di previsione finanziario 2016/2018, ecc., ragioni da trattare con la prevalenza numerica. Argomenti così importanti, che interessano da vicino la vita cittadina, meritavano sicuramente più considerazione. Quest’Amministrazione, messa insieme per vincere le amministrative del 2014, sconta oggi ciò che era lampante fin dal suo insediamento, in altre parole l’incompatibilità di forze troppo staccate ideologicamente. Oggi come allora, seguo un percorso istituzionale, equidistante, con l’unico obiettivo di condurre un’azione politica responsabile mirata esclusivamente al bene della comunità. La mia posizione era e resta critica nei confronti del lavoro svolto. Se hanno delle priorità da consumare, se c’è qualche questione aperta, si chiuda e poi si assumano le responsabilità di questo fallimento. I problemi sono loro, sono qui da due anni e sono stati corpulenti negli spropositi, ponendo le basi per il niente di niente. È un evidente segno che oramai si traina in avanti un rapporto logoro. L’amara constatazione di sottoposti che metaforicamente occupano poltrone per produrre il nulla. Giuseppe Lupis Capogruppo della lista “Patti Chiari”

E su questa convinzione credo ci ritroviamo con le osservazioni fatte nell'articolo dal dr. D'Agostino. Le disgregazioni in Forza Italia impongono la necessità che si indichi una strada per non perdere il contatto fisico con le comunità. Questo ci ha portati a scrivere al Coordinatore regionale di Forza Italia, On.le Santelli, non un “papello”, termine che non ci piace perchè il dizionario linguistico Garzanti lo definisce nel gergo della mafia, carta scritta, documento segreto contenente richieste, ma un documento pubblico con delle riflessioni, e non richieste o pressing, nel quale sosteniamo che il Coordinamento Regionale di Forza Italia e le realtà provinciali, adesso più che mai, debbono farsi carico di un ambizioso progetto di rilancio che parta dai territori, adoperandosi in tal senso anche con una sana quanto necessaria dialettica politica. Dobbiamo ritrovare "le ragioni dello stare insieme", in maniera costruttiva, avviando un confronto chiaro, schietto e privo di pregiudizi che ci porti una volta e per sempre a superare la fase dello scontro fine a se stesso e della frammentazione . Senza, tuttavia, "annientare" la coerenza: nel convegno di Reggio Calabria organizzato da Nino Foti, dove siamo

stati invitati per via dei buoni rapporti che esistono, Giovanni Calabrese ha detto al microfono che è da più tornate elettorali che non vota il centrodestra. Lei, dr. D'Agostino, ne... ha tratto la coseguenza che Calabrese debba fare il leader del centrodestra locrese e Franco Crinò le ha chiesto di spiegare meglio l' "arguzia". Mentre, sulla linea politica, non si legge nè da lei nè da noi nessun equivoco, Forza Italia viene immaginata come forza centrale nelle alleanze di centrodestra. Credo quindi dr. D'Agostino che gli obiettivi di questo gruppo di amici o squadra, come ci definisce Lei, non siano quelli di fare illazioni ma di lavorare a un'azione nuova, capace di lanciare all'opinione pubblica un reale messaggio di cambiamento, soprattutto per i tanti giovani politicamente smarriti e sfiduciati da uno stato di completo abbandono. Solo tenendo fermi questi punti si potrà applicare alla gestione degli interessi generali della collettività una nuova dimensione politica che abbia al proprio centro, da protagonisti, donne e uomini che si sentano artefici principali di quel cambiamento, valorizzando le peculiarità di ognuno. Spero di avere dissolto i suoi dubbi. Alessandra Polimeno per Insieme il Centrodestra

Sant’Ilario ha perso un personaggio conosciuto da tutti, simpaticamente chiamato Sandrino. Era il buono del paese e aveva sempre un sorriso e una buona parola per tutti. Quante volte la sua spontaneità e la sua follia hanno fatto compagnia ai bambini che giocavano nella piazza del paese! Sandro era sicuramente una di quella persone che sapeva come farsi voler bene e che per lungo tempo rimarrà nella memoria dei cittadini di Sant’Ilario e della Locride.

IL MITO DI APOLLO E Si parla molto di femminicidio in questo periodo. Anzi, è un argomento drammaticamente ricorrente, nella misura in cui le notizie di cronaca mettono il dito nella piaga di un fenomeno che sembra avere la ripetitività inflessibile dei fatti di natura, come la fredda statistica dimostra. Ovviamente si parla anche di cause, e qui ognuno dice la sua, cogliendo un aspetto del problema a seconda della sensibilità, degli strumenti di analisi e dei dati di cui riesce a disporre. Ma la ripetitività cui ho fatto cenno pare collocare il femminicidio in una dimensione ancestrale, atavica, in una remota preistoria in cui l’inclinazione alla “violenza ” si è iscritta nella natura umana come una ferita originaria, una stortura che è parte integrante dell’eredità presente. A questo fatto inaudito del “male originario”, alle vicende oscure del travaglio filogenetico della nostra specie allude il mito, che è racconto che affonda le sue radici nel più remoto passato della cultura orale, racconto anonimo che condensa nelle suggestive sequenze della narrazione fantastica una sapienza profonda, un’intuizione a volte lucida a volte oscura della tragicità della condizione umana. Il mito di Caino e Abele, del fratello che uccide l’altro fratello per invidia;

il mito di Apollo e Dafne, dell’uomo che uccide la donna per amore. E il mito è un fatto originario, un fatto archetipico, la cui tipicità “obbliga”, modella i comportamenti con una forza tristemente cogente. Dice il mito - ripreso da Ovidio nelle sue Metamorfosi -, che un giorno Apollo faceva il gradasso con Cupido, il piccolo fanciullo alato che scaglie le frecce d’amore, vantandosi per le sue imprese e il suo valore: “… so assestare colpi infallibili alle fiere e ai nemici, … con un nugolo di frecce ho appena abbattuto Pitone, infossato col suo ventre gonfio e pestifero per tante miglia.” Ma ebbe subito di che pentirsi per tanta boria, perché colpendolo con una freccia aurea Cupido lo fece innamorare inguaribilmente di Dafne, figlia di Peneo, che invece si votò alla castità: “ … e dalla faretra estrasse due frecce d'opposto potere: l'una scaccia, l'altra suscita amore. La seconda è dorata e la sua punta aguzza sfolgora, la prima è spuntata e il suo stelo ha l'anima di piombo. Con questa il dio trafisse la ninfa penea, con l'altra colpì Apollo trapassandogli le ossa sino al midollo. Subito lui s'innamora, mentre lei nemmeno il nome d'amore vuol sentire e, come la vergine Diana, gode nella penombra dei boschi per le spo-


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DOMENICA 03 LUGLIO

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Panetta: “Dobbiamo iniziare a parlare il linguaggio della gente” Oggi, che a mente fredda mi metto ad analizzare il risultato elettorale delle passate settimane, mi ritorna in mente la sofferta riflessione che si concluse con la mia fuoriuscita dal PD.

Una lettera indirizzata al circolo di Siderno di questo Partito sintetizzava stato d’animo ed analisi puntuale su quanto si stava verificando. Credo sia utile riproporre integralmente uno stralcio per comprendere bene e a fondo quanto si è verificato in Italia a partire dalla fine del secolo scorso sino ad oggi. Sembra inequivocabile il percorso e la scelta di campo di chi, sino alla metà degli anni ottanta rappresentava, nel bene e nel male, la Sinistra italiana, la parte debole del nostro popolo, vasta fetta del mondo del lavoro e vasta porzione di quanti aspiravano ad un mondo migliore. Questa riflessione coincideva, anche allora, con il verificarsi di un risultato elettorale (elezioni del 2013) che avevano sancito la non vittoria del PD. “…Un gruppo che ha dato la sensazione di non seguire più, non dico un sogno per una società socialmente giusta e solidale, ma nemmeno un progetto di cambiamento. Si sono perse le elezioni perché il PD non ha saputo (voluto?) parlare al cuore degli italiani, con un programma che perseguisse seriamente una politica che abbattesse le infinite disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese. La vicenda dei 101 eletti ha evidenziato il carattere obliquo di questo Partito e niente ha fatto la Dirigenza per comprendere cosa celasse quel voto. Tutto è finito nel silenzio e tutto sembra giustificato con la scelta di quella che poi sarà l’assurda alleanza di governo. L’accordo col PDL ha frantumato la mia fiducia verso il Partito. Come posso accettare un’alleanza con chi rappresenta una visione della società che è totalmente antitetica alla mia, ossia a quella per la quale ho continuato per tanti anni a militare in un uno schieramento di Sinistra? Come possono stare assieme chi si batte per una società solidale e progressista e chi invece è liberista in una visione a tutto tondo? Come posso cancellare anni di lotta al berlusconismo, considerato il male (ed io lo considero ancora!) dell’Italia che soffre; dell’Italia che lavora e non riesce ad arrivare a fine mese; dell’Italia disperata che non lavora o che perde il lavoro; dei giovani privati del loro futuro e delle donne costrette ad

un sovrappiù di lotta per avere riconosciuti diritti di civiltà? Non posso! Considero la mia sofferta decisione, per quel poco peso che possa avere, un piccolo segnale indirizzato a quanti, in buona fede, ancora credono che l’alleanza di governo col PdL sia ineluttabile. Ma, soprattutto, la considero come doveroso messaggio indicante la necessità di rafforzare gli ideali di una Sinistra, oggi più che mai allo sbando.” Cos’è cambiato da allora? Tutto si è irrimediabilmente aggravato; la deriva neoliberista raggiunta ha completato una metamorfosi fatta di nuove sembianze e nuovi obiettivi. Il salto si è compiuto ed il popolo italiano è frastornato, perché più debole e più indifeso. Rassegnato perché privo di speranze e senza futuro. Una miope scelta politica ha lavorato per metamorfizzare una storia ed un patrimonio culturale sociale e politico come se fosse merce interscambiabile e funzionale ad un amorfo partito della nazione. Se un dirigente incompetente e non adeguato può essere rottamato una strategia politica velleitaria e pericolosa può essere rottamata dal rifiuto di quanti si sono opposti ad essere confinati in un ruolo passivo e antistorico. Un popolo che si pretende di scalzarlo fuori dalla Storia, dalla sua Storia, è un popolo che reagisce guardando altrove. Se una intera classe dirigente è totalmente consegnata, anche culturalmente, al dominus liberista non per questo un intero popolo si è lascia-

to spingere fuori dai confini democratici accettando passivamente l’impalcatura che le lobby finanziarie hanno ordinato di fare. La comunità italiana ha dato più di un segnale di rigetto e di rifiuto. Prima con l’elevata astensione elettorale, poi negando il voto agli alfieri della destrutturazione dell’impalcato, incompleto e privo di innesti importanti, dello stato sociale economico ed istituzionale del nostro Paese ad iniziare dalla Carta Costituzionale. Se viene smantellata la sanità pubblica per dare spazio a quella privata; se viene smantellata la scuola pubblica per dare spazio ad una rinata formazione classista; se vengono smantellati diritti ed il lavoro diviene più che mai subalterno e precario; se gli anziani sono relegati ad una vita di stenti e le disuguaglianze dentro la società italiana hanno raggiunto livelli di insopportabilità e di rischi altissimi per la stessa tenuta democratica; se la disoccupazione giovanile e degli adulti non è oggetto d’intervento né del governo centrale e né di quello regionale; se il mezzogiorno d’Italia invece di vedersi definitivamente risolta la secolare questione divenendo centrale nelle politiche di rilancio dell’intero Paese, sta invece assistendo alla cancellazione persino della “ questione meridionale” come questione italiana; se tutto questo continua senza che l’agenda politica di quello che fu il più grande partito di riferimento sia interessata, che cosa ci dobbiamo aspettare? Quello che si sta verificando! La protesta, perché qualcosa cambi! Personalmente non vedo il cataclisma nel positivo risultato dei 5 stelle. Leggo, invece, la rabbia della maggioranza degli italiani e il desiderio di svoltare veramente in direzione del progresso e del cambiamento. Leggo la voglia di farla finita con una classe politica corrotta e inetta, impegnata a tutelare interessi particolari a scapito di quelli generali del Paese. Se questo è il quadro di riferimento per l’Italia di oggi, nel contesto storico che segna anche il declino del progetto europeo, vittima anch’esso della stessa mutazione genetica che ha soppiantato l’Europa dei popoli con una informe tecnocrazia liberista più che

mai impegnata a debellare ogni residuo stato sociale ed ogni barlume di resistenza alla definitiva conquista di ogni angolo del vecchio continente che non abbia i colori del neocapitalismo, c’è spazio per una rinascente Sinistra? Lo spazio c’è ed è più grande ed impegnativo di quanto si possa immaginare. Oggi, più che mai, occorre mettere in piedi un Partito che sappia essere la casa di quanti vogliono spendersi per costruire un mondo fatto di solidarietà e giustizia sociale, dove la politica, come strumento di governo delle contraddizioni, torni ad orientare il tutto in direzione della collettiva e della persona Umana. Oggi, più che mai, non serve abbaiare alla luna, ne serve una presenza di testimonianza. Serve essere nitidamente visibili e impegnati a portare avanti un progetto di cambiamento che parla il linguaggio della gente, che delinea i contorni di un mondo possibile con una impalcatura fatta di risposte ai problemi dell’oggi a partire dalla giustizia sociale a quella della qualità della vita della persona e dell’ambiente in cui vive. Una impalcatura che diviene autenticamente democratica perché è la politica che deve ritornare ad essere luogo della verità e dell’attenzione esclusivo degli interessi dell’Uomo e della natura in cui egli Vive. L’uomo e la politica non possono essere alternativi ma inscindibili così come oggi lo è il liberismo con la “ politica” che porta avanti la classe dirigente del nostro Paese. Serietà e coerenza dovranno essere i parametri guida nella scelta di una classe dirigente che inevitabilmente deve partire dal linguaggio che parla la società, ossia dai problemi e dalle aspirazioni degli uomini e delle donne che s’intrecciano con la vocazione al cambiamento. Per questo credo sia giusto rivolgere ai giovani e meno giovani di essere attivi in questo difficile ma necessario processo di costruzione di un Paese alla portata dei suoi cittadini, liberato dal soffocante intreccio lobbistico che oggi opprime ogni angolo della vita democratica. Mimmo Panetta

E DAFNE E IL FEMMINICIDIO glie della selvaggina catturata …” Apollo, che fino ad allora si era riflesso – narcisisticamente – nello specchio ideale delle sue virtù e del suo valore, si sente improvvisamente mancante, monco di qualcosa di essenziale. Nello specchio non vede più il suo volto, ma quello di Dafne, e ne contempla la bellezza: “ Contempla i capelli che le scendono scomposti sul collo, e pensa: 'Se poi li pettinasse?'; guarda gli occhi che sfavillano come stelle; guarda le labbra e mai si stanca di guardarle; decanta le dita, le mani, le braccia e la loro pelle in gran parte nuda; e ciò che è nascosto, l'immagina migliore.” La contempla, e poi la insegue : “E sempre bella era: il vento le scopriva il corpo, spirandole contro gonfiava intorno la sua veste e con la sua brezza sottile le scompigliava i capelli rendendola in fuga più leggiadra. Ma il giovane divino non ha più pazienza di perdersi in lusinghe e, come amore lo sprona, l'incalza inseguendola di passo in passo.” Apollo è sopraffatto dal fantasma dell’appropriazione di ciò che sembrandogli eccellente, lo vuole reintegrare a sé come se gli appartenesse ab origine. Dafne è diventata idealmente una parte di lui, quella componente ideale, quella estensione di cui non può più fare a meno, la cui mancanza avverte come una lacerazione insopportabile.

Egli brucia, come bruciano “in un soffio le stoppie”, ma vani sono i tentativi di persuadere la fanciulla a fermarsi: “Ma lei fugge più rapida d'un alito di vento e non s'arresta al suo richiamo … Ma sappi a chi piaci. Non sono un montanaro, non sono un pastore, io; non faccio la guardia a mandrie e greggi come uno zotico. Non sai, impudente, non sai chi fuggi, e per questo fuggi. Io regno sulla terra di Delfi, di Claro e Tènedo, sulla regale Pàtara. Giove è mio padre. Io sono colui che rivela futuro, passato e presente, colui che accorda il canto al suono della cetra. Infallibile è la mia freccia, ma più infallibile della mia è stata quella che m'ha ferito il cuore indifeso. La medicina l'ho inventata io, e in tutto il mondo guaritore mi chiamano, perché in mano mia è il potere delle erbe. Ma, ahimè, non c'è erba che guarisca l'amore, e l'arte che giova a tutti non giova al suo signore!” Lo psicoanalista Jacques Lacan avrebbe detto che qui Apollo esibisce “il fallo”, cioè si gioca le sue carte facendo la parata, mostrando quello che ha: potere, ricchezza, talenti. All’opposto, la donna, sempre secondo Lacan, che non ha il fallo, può tuttavia mostrarsi all’uomo come colei che “è” il fallo, cioè come dotata di tutto ciò che può soddisfare il suo desiderio. Non “ha il fallo”, ma “è il fallo”, in quanto nella sua povertà è la sua ricchezza, e può far sentire l’uomo terri-

La metamorfosi di Dafne in alloro rappresenta il femminicidio originario, perpetrato da Apollo ai danni di Dafne, adombrato dal mito con grazia poetica e plastica, ma chiaramente evidente.

bilmente mancante. Ma la parata non funziona, perché non esiste una ricetta infallibile per conquistare il cuore di una donna, e Apollo deve ammettere il suo fallimento, il quale tragicamente converte il desiderio in frustrazione, e la frustrazione in aggressività. Si sente come un “cane di Gallia” quando “scorge in campo aperto una lepre”, e “ scattano l’uno per ghermire, l’altra per salvarsi …” Il fantasma di appropriazione lo travolge, la volontà di Dafne non conta più nulla per lui, e non le dà tregua finché, avendola raggiunta, non le ansima sul collo tra i capelli al vento. Dafne non ha scampo, ma per sfuggire alla violenza prega il padre di trasformala in qualche altra cosa, di dissolverla, e diventa una pianta. A questo punto Apollo si rassegna, ma non prima di avere distrutto l’oggetto del suo amore: “E allora il dio: «Se non puoi essere la sposa mia, sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno, o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra; e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei.” La metamorfosi di Dafne in alloro è quindi il femminicidio originario, perpetrato da Apollo ai danni di Dafne, adombrato dal mito con grazia poetica e plastica, ma chiaramente evidente.

Ad intossicare l’animo di Apollo non è la contemplazione della bellezza di Dafne, ma il desiderio di appropriazione, fantasma tipicamente maschile, profondamente distruttivo, che converte l’amore in odio. L’oggetto amato che si rivela estraneo, ostile, non integrabile, che sancisce l’esclusione da ciò che prometteva di arricchirlo e potenziarlo, viene investito di un odio feroce. L’odio verso la vita. Diceva Simone Weil riguardo alla bellezza: “ Le beau est un attrait charnel qui tient à distance et implique une renonciation. Y compris la renonciation la plus intime, celle de l’imagination . On veut manger tous les autres objets de désir. Le beau est ce qu’on désire sans vouloir le manger.” La bellezza è un'attrazione che tiene a distanza e implica la rinuncia. La bellezza è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Esiste cioè una sacralità della bellezza, di cui si può gioire senza il desiderio distruttivo dell’appropriazione, un po' come quando contempliamo la luce del Sole o l’azzurro del mare, e ne gioiamo senza possederli, ma sentendocene posseduti! Non è la soluzione al problema del femminicidio, ma indica la via verso il perfezionamento di sé – morale ed estetico come una possibile risposta. L' autore, Riggio Gaetano


Sviluppo

CLAUDIOMARCIANÒ

OrlandoScullinonintendefermarsi.Dopo aver scrutato per 14 lunghi anni tra i vigneti della Locride e salvato 270 vitigni, vuole che questo ricco arsenale si trasformi in una grande chance di rilancio del nostro

ORLANDOSCULLI

L’Antica Enotria in un bicchiere g MARIA GIOVANNA COGLIANDRO “Il buon Orlando è per voi una grossa fortuna. Ha salvato 270 vitigni tra biotipi e genotipi. Per realizzare il suo lavoro occorrerebbero anni e ingenti risorse. Lui ha fatto tutto da solo. È dal 1988 che si occupa di biodiversità. La Calabria ha un patrimonio immenso di cui fare tesoro e nessuno finora ha colto questa opportunità. Non riesco a capacitarmi di come sia potuto accadere”. Angelo Caputo è un agronomo del CRA, il Centro di ricerca in Agricoltura che da anni si occupa di recupero e valorizzazione delle principali varietà locali e dei vitigni autoctoni minori, così da individuare i migliori biotipi di vitigni locali in grado di assicurare un miglioramento della produzione di un territorio. Angelo conosce Orlando Sculli da diverso tempo e in comune hanno un’ambiziosa passione: mantenere la biodiversità viticola a livello locale. Di Orlando Sculli vi avevamo già parlato lo scorso aprile. Era venuto a trovarci in redazione per raccontarci dalla sua immane impresa. Da 14 anni Sculli, professore di lettere in pensione, va in cerca di vitigni autoctoni da salvare. Vitigni che appartengono all’epoca bizantina, romana e addirittura greca. Ha riportato alla luce un ricco arsenale di cui avvalersi per porre un freno all’erosione genetica. “I vitigni salvati da Orlando potrebbero stravolgere la vitivinicoltura locale per la tipicità e la naturalità, dando un calcio a quel processo avviato con la globalizzazione che ha portato a standardizzare ogni prodotto, tanto da non riuscire più a identificare un territorio” - prosegue Caputo. Insieme a Sculli e Caputo, sabato sera seduto allo stesso tavolo a sorseggiare del buon vino, in uno dei locali più “in” di Mammola, anche Claudio Marcianò docente di Economia agraria all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Insieme vorrebbero avviare un progetto per approfondire gli elementi di conoscenza della viti-vinicoltura del nostro territorio, sia a livello varietale che enologico, al fine di migliorare gli standard qualitativi esistenti, creare nuove opportunità di mercato con la riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni. In un contesto enologico internazionale di forte competizione, caratterizzato prevalentemente da pochi vitigni dominanti risulta, infatti, quanto mai importante puntare su produzioni vitivinicole peculiari e ben riconoscibili, capaci di rappresentare le tipicità locali. Un ricchissimo patrimonio quello delle tipicità locali che, in Calabria, è stato messo in perico-

lo, all’inizio degli anni ‘50 del ‘900, con l’emigrazione di massa verso l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada e l’Argentina. A mettere ulteriormente a rischio la biodiversità di una tradizione millenaria anche i rapidi processi di globalizzazione dei prodotti e dei mercati e la nefanda politica comunitaria che, a partire dagli anni ottanta, dava incentivi per estirpare i vigneti. “Divenne una prassi obbligata – ci aveva raccontato Sculli lo scorso aprile – ricorrere nella costituzione di nuovi vigneti, a vitigni internazionali o a pochi viti calabresi, quali il Magliocco, il Greco Nero, il Greco Bianco, il Mantonico, il Gaglioppo, la Guardavalle, la Greca Bianca. E così, nello spazio di pochi anni, lo scenario della costituzione dei vigneti in Calabria è profondamente mutato”. Si è assistito, dunque, a una diminuzione del numero di vitigni coltivati in favore di pochi che hanno trovato un’ampia diffusione grazie alla loro facile adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche. Per fortuna, a questa tendenza d’omologazione dei gusti e delle produzioni ha fatto da contraltare la ricerca, di una parte di consumatori, di sapori diversi legati al territorio, alla sua coltura e alla sua tradizione. Orlando Sculli è uno di questi eroi. Grazie al suo infaticabile lavoro di esplorazione per i vigneti della Locride sarà possibile recuperare la memoria di un passato che fa capolino solo nei libri di storia, ricreare i vigneti di quella che fin dal secondo millennio a.C fu definita dai greci come “la terra della vite coltivata con il sostegno di un palo”, ovvero


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I 270 vitigni recuperati da Sculli sono stati inviati all’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Turi (BA) e di ognuno di essi sarà estratto il DNA. Nel caso in cui venissero rintracciati profili molecolari unici si potrà affermare di aver portato alla luce una varietà inedita e si tratterebbe di una conquista sensazionale.

ANGELOCAPUTO

grazie a un eroe dei nostri tempi La“collezione”di Orlando potrebbe stravolgere la vitivinicoltura locale, dando un calcio a quel processo avviato con la globalizzazione che ha portato a standardizzare ogni prodotto, tanto da non riuscire più a identificare un territorio.

Enotria. Di quest’area fanno parte la Calabria, la Basilicata e parte della Campania, ed è stata identificata come Centro Terziario di Domesticazione della vite: qui si attestano pratiche colturali evolutesi nelle regioni mesopotamiche e anatolico-siriache dal tardo Neolitico, quando ebbe origine la viticoltura. I 270 vitigni recuperati da Sculli sono stati inviati al CRA di Turi (BA) e di ognuno di essi sarà estratto il DNA e verificate le eventuali omonimie e sinonimie con i vitigni noti e iscritti al registro nazionale delle varietà di vite da vino; nel caso in cui venissero rintracciati profili molecolari unici si potrà affermare di aver portato alla luce una varietà inedita. A tutti quei vitigni le cui caratteristiche ampelografiche e descrittive non rientrino in varietà note, saranno indirizzati gli sforzi futuri così da scoprire varietà autoctone che possano garantire caratteristiche uniche e originali ai vini calabresi. Non solo: i vitigni autoctoni rappresentano la soluzione migliore per far fronte al caos climatico, in quanto si tratta di varietà resistenti sia agli stress biotici (derivanti dall’azione di organismi terzi) che abiotici (derivanti da carenze o eccessi di sostanze abiotiche, quali i nutrienti o l’acqua). “Potrebbero non essere vitigni eccezionali dal punto di vista enologico – precisa Caputo - però un cattivo vitigno potrebbe presentare un gene di resistenza interessante e pertanto su di esso si potrebbe avviare un piano di miglioramento genetico che interessi altre varietà. E ci tengo a precisare che non stiamo parlando di OGM: si tratta di un processo rigorosamente naturale”. Applicando tecniche tradizionali (ampelografiche e ampelometriche) e tecniche di recente introduzione (indagini biomolecolari), in diverse regioni d’Italia è stato possibile ampliare le conoscenze sull’identità varietale del proprio patrimonio genetico, raggiungendo anche l’importante obiettivo della conservazione extra situ del germoplasma viticolo con la costituzione di collezioni colturali presso aziende sperimentali di proprietà del CRA. Così è successo per esempio in Basilicata con il progetto Basivin che ha portato alla sorprendente scoperta di ben 42 vitigni completamente sconosciuti, individuati tra le circa 480 accessioni reperite negli antichi vigneti della Val d’Agri, del Pollino e del Vulture. Un progetto durato 8 anni, che ha potuto contare su un contributo storico: 200 mila euro. Orlando Sculli ha fatto tutto da solo senza chiedere nemmeno un centesimo. “Certo occorrerà catalogare il materiale con un metodo più scientifico – sottolinea Caputo – ma la base di partenza è a dir poco pazzesca!”. Qualche privato, in verità, l’ha già capito e ha chiesto a Sculli di cedergli la sua “collezione” per 100 mila euro. Ma al buon Orlando i soldi non interessano: lui vuole che si faccia qualcosa per continuare a salvare le nostre radici e, se si


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Il saluto degli“amici della Pineta”a Peppe Reale Quando Bruno D’Agostino, tornato da Milano, si accinge ad aprire la nuova stagione 2016 degli “Amici della Pineta”, vi è un clima particolarmente turbolento. Non solo dal punto di vista atmosferico, per un’estate che fatica a farsi avanti, come sottolineano i canti irrequieti degli uccelli della pineta; ma soprattutto per gli umori degli “amici” che tanto materiale di discussione e tanta rabbia hanno accumulato in questi lunghi mesi di assenza di confronto politico sotto gli alberi. Ad aprire le ostilità – come sempre – è Cosimo D’Agostino, che non ammaina mai la bandiera della rivoluzione rigeneratrice, che veda il S. Filippo «colorato in rosso». Mentre, dalla parte opposta i rottamatori continuano a difendere il riformismo renziano. Si erano così dispiegate le forze e iniziati i primi scontri, quando giungeva la notizia della morte di Peppe Reale. Unanime il cordoglio di tutte le componenti della Pineta che hanno visto sempre in Peppe Reale un uomo di quella vecchia guardia che ha creato la grande Siderno del dopoguerra. Fra i tanti attestati di cordoglio e di stima verso P. Reale, provenienti dai settori più diversi della comunità locale, in questi giorni, è comparso sù “Riviera” uno scritto dallo stile elegante e garbato; da cui, però, sembra trasparire qualche sottile malizia. A noi de “la Pineta” che non intendiamo «disturbare i sacri silenzi della morte», oggi, preme sottolineare come i tratti distintivi della personalità di Peppe Reale vanno ricercati nella sua convinta adesione alla linea politica di unità delle classi lavoratrici, di derivazione gramsciana. Linea seguita dal P.C.I. e alla quale Peppe Reale, ha dedicato così tanti decenni, di impegno, di militanza, di lotta. Sorretto da questa convinzione, e non certo perché animato da furore ideologico o da altri interessi, Peppe Reale fece parte di quella nobile schiera di combattenti che –

dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra – attraverso una felice combinazione

di interessi culturali, politici e sociali, portarono allo storico sviluppo della comunità

sidernese, rendendola punto di riferimento e guida per tutte le forze democratiche e progressiste della Locride. Quando, difronte alla salma di Peppe Reale composta nella camera mortuaria, noi della Pineta accorsi per dare l’ultimo saluto al compagno scomparso, abbiamo visto campeggiare un drappo rosso con sopra impressi i simboli del P.C.I., nessuno ha pensato che si trattasse di un qualche lascito nostalgico di Peppe Reale a favore dell’«estremismo infantile». Tutti noi abbiamo letto quel simbolo come un richiamo gramsciano all’ “unità di classe” all’ unità di tutte le forze socialmente interessate al cambiamento, come condizione indispensabile per ogni effettivo e duraturo cambiamento dell’ordine sociale (blocco storico). E’ la linea politica adottata dal P.C.I. e che ha portato il nostro Paese alla Resistenza, alla nascita, della Repubblica, e a darsi «la Costituzione più bella del mondo». Quando – dopo il naufragio dei Paesi del «Socialismo reale», e la caduta del muro di Berlino – con la svolta della Bolognina si è prodotta una grave lacerazione nel P.C.I., Peppe Reale, malgrado le tante sollecitazioni, non ha mai aderito ad alcuna delle nuove formazioni politiche, venute fuori da quello strappo. Certo, allora, eravamo difronte a mutamenti profondi che avvenivano su scala mondiale e che investivano anche il mondo della politica. Nel nostro Paese chiamavano in causa, prima di tutto, il P.C.I. Si trattava di fare una analisi approfondita della nuova realtà; trovare nuove categorie di orientamento per affrontare le sfide del nuovo secolo; salvaguardando contemporaneamente la storia e l’unità politica delle forze progressiste, secondo la formula del «cambiamento nella comunità». E invece si finì col «chiudere bottega e consegnare le chiavi ad altri con cui poi trattare i posti di comando… mentre bisognava

inverare un grande patrimonio anche morale, non solo per conservarlo, ma per ricavare da esso materiale per la costruzione della nuova casa». Cosicché si generava quel peccato originale che portava alla lacerazione della sinistra italiana, i cui echi polemici risuonavano quotidianamente anche sotto gli alberi della Pineta. Lacerazione che spinge da un lato verso uno sterile estremismo minoritario; e dall’altro verso un riformismo parolaio che si spinge fino all’abbraccio soffocante con Verdini. Intanto il nostro Paese, nel nome delle larghe intese, si avvia lentamente sulla vecchia strada del trasformismo post-unitario ove l’Italia continua a pagare per i suoi ritardi secolari rispetto ai maggiori Paesi dell’occidente, come insegnano Machiavelli e Gramsci. Peppe Reale, – attraverso la sua lunga militanza nel P.C.I. – aveva ben compreso il valore dell’unità per le forze democratiche e progressiste, che non può essere surrogata da alcun accordo parlamentare o di palazzo. Da qui la sua riluttanza all’iscrizione a qualunque delle tante sigle che oggi si contendono l’eredità di un glorioso passato. Peppe Reale si aspettava quel che oggi si aspettano tantissimi italiani: una proposta unitaria per la sinistra del nostro Paese che ridia fiducia e speranza nella possibilità di costruire una società diversa fondata sulla giustizia e l’uguaglianza. Da qui anche i suoi appassionati interventi in tutte le manifestazioni ove si discuteva sul destino della nostra città, del nostro Paese. E così fino agli ultimi giorni della sua vita. Addio compagno, professore Peppe Reale! Sarai riluttante anche con noi. Ma noi, oggi, abbiamo deciso di iscriverti alla nostra famiglia; con voto unanime, compreso quello degli uccelli che ci stanno accanto e partecipano agli schiamazzi appassionati degli “Amici della Pineta”. Gli “Amici della Pineta”

BEERLOCRI: le birre artigianali come opportunità di crescita e di qualità A Locri e Monasterace continua la Festa dei Musei È iniziata ieri la Festa dei Musei che proseguirà oggi nell'intero territorio nazionale. Anche Monasterace e Locri hanno preso parte alla festa con interessanti iniziative al Museo archeologico antica Kaulon e al Museo e Parco archeologico di Locri, disposte dalla dottoressa Rossella Agostino, direttore di entrambi gli istituti. Nella serata di ieri entrambi i musei sono rimasti aperti dalle 20:00 alle 23:00. Oggi, invece, alle ore 17,30 al Museo di Kaulon sarà presentato il progetto “Restaurando memorie” Ricerca, didattica e valorizzazione per Kaulon. Il museo di Locri sarà invece aperto dalle 9:00 alle13:00 e dalle 15:30 alle 19:30. Inoltre, al Parco archeologico di Locri, con la guida degli studenti Liceo Classico “Ivo Oliveti”di Locri, verrà presentato il Progetto Alternanza Scuola-Lavoro. Infine, alle ore 20,00 si terrà l'incontro al Complesso museale Casino Macrì: Novità di scavo in località Petrara Conversazione con Diego Elia e Valeria Meirano, Università di Torino.

Il 5 e 6 agosto arriva a Locri la prima rassegna di birre artigianali: dopo BeerRoma e BeerCatania, è il momento di BeerLocri. L’iniziativa è stata fortemente voluta da Gabriele Polito e Mariangela Verteramo, rappresentanti dall’associazione culturale ITER Percorsi e Idee, e dalle aziende Eternal City Brewing di Roma e Scirocco Mediterranean Creative Lab di Catania. Il mondo delle birre artigianali sta prendendo quota in tutta Italia, aprendo nuovi scenari nel mondo del beverage e della ristorazione. Da qualche anno questo fenomeno si sta affermando anche come nuovo approccio al consumo: meno quantità e più qualità. Per questi motivi i promotori dell’ini-

ziativa hanno deciso di portare a Locri, nel pieno dell’estate, un evento così importante. Il progetto si sviluppa con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Locri e la collaborazione dell’Associazione Culturale LocrIdea. L’evento è aperto a tutte le aziende produttrici di birra, regionali e non. Da non trascurare, poi, il fatto che “l’educazione al bere” passa anche da eventi come questo: insegnare a cercare un prodotto di qualità porta necessariamente ad un approccio migliore con le bevande alcoliche, soprattutto rivolgendosi ai più giovani. L’obiettivo è inoltre promuovere anche a livello istituzionale le possibilità di crescita legate allo sviluppo di

questo settore nel mondo dell’imprenditoria. Come si svilupperanno le 2 serate. All’evento saranno presenti diversi stand di birrifici artigianali provenienti da molteplici regioni italiane; sarà allestita anche un’area dedicata al cibo tradizionale rivisto e rivisitato per valorizzare la tipica cucina calabrese. Un evento aperto a tutti, dai giovani alle famiglie, che coinvolge anche coloro che per la prima volta si avvicinano a questo mondo. L’evento si terrà venerdì 5 e sabato 6 agosto presso il lungomare di Locri lato nord, non mancare! Associazione Culturale Iter Percorsi e Idee

Il nuovo cortometraggio di Gambardelli è un pugno allo stomaco

Nei mesi di aprile e maggio scorsi è stato girato tra Siderno, Locri e Bovalino, un cortometraggio diretto da Pino Gambardelli. Questo cortometraggio nasce da un approfondimento di un malessere sociale che invade sempre più la nostra quotidianità: il bullismo. Attraverso questo messaggio cinematografico, che ha visto come protagonista una giovane scolaresca, si chiede a ciascuno di noi di accogliere l’idea di un’analisi introspettiva senza cadere nell’auto-colpevolezza o nell’auto-giustificazione. È necessario guardarsi dentro, sapersi riconoscere per poter attuare un cambiamento. Il cortometraggio parteciperà al New Fest Roma 2016.

Scrive una mamma “Quanta ignoranza cara amica mia...tu a testa alta vai avanti...sono gli altri che prima o poi si renderanno conto che bambino meraviglioso è colui che al momento stanno escludendo... Attenzione mamme e papà, e quelli che ancora non lo sono. Questo è molto importante. Ci sono ragazzi e ragazze che nessuno invita per i compleanni. Ci sono bambini che a scuola si mettono in disparte perché non imparano così velocemente o fanno più fatica. Ci sono bambini con disabilità che vorrebbero appartenere ad una squadra, ma non li accolgono, perché è più importante vincere che formare i bambini. I bambini con bisogni educativi speciali non sono rari o estranei. Loro vogliono solo quello che tutti gli altri vogliono: essere accettati!!! Vogliono piacere agli altri e vogliono che li aiutino a credere che sono in grado! Essere felice è molto più importante che essere un bravo studente o essere bello." Una mamma




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SOCIETÀ

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Abbiamo in più occasioni raccontato la storia dell’Ymca ma cos’era Siderno prima dell’Ymca? E cos’ha significato per i ragazzi di allora l’arrivo di quelle baracche di legno?

L’Ymca, un valore aggiunto I ragazzi cresciuti nell’associazione si sono distinti per il loro comportamento fraterno con il prossimo, tanto che in più casi si è potuto esclamare: è uno dell’Ymca!

remessa: Non è intenzione di chi scrive sminuire l’operato di altri che sono arrivati in un secondo tempo e hanno fatto dell’associazione casa e bottega! Si vuole solo ristabilire la verità. Ritorna in mente il ricordo della spiaggia, tanto grande, poiché dalla colonia in giù non c’era niente, solo sabbia abbagliante. Nel mese di luglio il calore era talmente forte che si notava l’aria riscaldata a contatto della sabbia, salire verso l’alto. Si era in vacanza, e noi eravamo tutti in quella età gioiosa nella quale appare possibile conquistare il mondo! Si crede nei sogni fantastici e la dote più grande è l’ingenuità! Per raggiungere l’onda era necessario essere forniti di zoccoli di legno, altrimenti la pianta dei piedi si sarebbe scottata. Quando si toglievano gli zoccoli, velocissime corse per trovare refrigerio in acqua. Chi non ricorda questo? Si era negli anni Quaranta, il gruppo era formato da ragazzi che abitavano nei pressi della villa comunale - che in quel periodo abbondava di fiori e di profumi - nella strada parallela alla ferrovia, vicino al passaggio a livello, o in altre vie prospicenti. Il punto d’incontro del gruppo era lo spiazzo davanti all’ex colonia. Qualche volta qui arrivavano le giostre. Chiudendo gli occhi, rivedo i volti di tutti gli amici, risento le voci, le urla mentre si giocava a palla o a nascondino o ad acchiapparsi (acchiapparella). Seduti sulle panchine della villa, facevamo scorrere i sassolini sotto le dita messe a ponte, e accumulavamo punti. Quando di pomeriggio inoltrato il calore si attenuava, disegnavamo un tracciato e con l’indice curvo sul pollice, rilasciandolo all'improvviso, si colpiva la pallina, facendola correre nella pista, come fosse la bicicletta in gara. Questo il mondo dei ragazzi d’allora. Ma non era tutto bello come può sembrare: spesso in spiaggia, specialmente vicino al pontile (si trovava scendendo dal passaggio a livello di piazza Portosalvo), i cui ruderi erosi dall’onda marina offrivano un certo riparo alla vista, molte persone si recavano per defecare! Sulla ferrovia passavano fragorosamente i treni a vapore (allora la stazione funzionava e si potevano raggiungere molte città d’Italia), sbuffando, fischiando, lasciando scie di vapore bianco. Non potevamo sapere che un giorno il treno avrebbe straziato il corpo di un caro amico ventenne! Alcune volte i ragazzi del gruppo andavano ad aiutare i pescatori che tiravano le barche a secco, facendole

mente e corpo). Un po' di storia. La fondazione dell’associazione risale all’anno 1855 a Londra e il fondatore fu il sig. Giorgio Williams, lo stesso che fondò la Croce Rossa Internazionale. Scopo fondamentale unire tutti i cristiani al di sopra di ogni confessione, facendo progredire i giovani e meno giovani, coinvolgendoli con lo studio e la ginnastica sportiva. In poco tempo l’associazione si diffuse negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Intervenne ad aiutare i prigionieri di guerra della prima e della seconda guerra mondiale. In particolare, durante la seconda guerra mondiale, l'Ymca fu di grande aiuto, per esempio offrendo coperte e altri generi di prima necessità ai prigionieri. Caso volle che tra questi prigionieri, ci fossero alcune persone delle nostre zone (Siderno, Grotteria ecc). Rientrati a casa, ricordandosi del bene ricevuto e venuti a conoscenza che anche in Italia esisteva que-

scorrere sulle falanghe di legno. Questo era il gruppo dei ragazzi che formavano l'associazione che bazzicava in quell'area dove un giorno sbarcò l'Ymca. Senza preavviso lo spiazzo venne occupato da grande quantità di legni, tetti, pareti, porte, scale, pavimenti ecc. I più informati dicevano che quel materiale sarebbe servito a montare delle baracche che avrebbero ospitato la sede di un’associazione. Il tempo passò, la magnifica spiaggia venne rimpicciolita dalla costruzione del lungomare e nello spiazzo vicino al passaggio a livello ,di fronte all’ex colonia, sorsero d’incanto le baracche, sede dell'Associazione Cristiana dei Giovani YMCA (scritta poggiata su un triangolo, i cui i lati rappresentano allegoricamente anima,

sta associazione, riuscirono a far aprire una sede a Siderno. All’inizio in un appartamento e poi nelle baracche arrivate da Torino. I ragazzi, ormai sfrattati dallo spiazzo, aderirono e si iscrissero all’associazione pagando una modesta quota mensile, che allora sembrava alta poichè non tutti potevano permettersela. Tutti i ragazzi nel loro tempo libero lavoravano per l’YMCA, trasportando terra con carriole per pavimentare i campi di gioco, andando in giro nel paese chiedendo contributi per l’organizzazione delle varie attività, subendo alcune volte i rimproveri del curato che ignorantemente accusava l’associazione di protestantesimo! Al lavoro e all'abnegazione di questi ragazzi si deve il progresso della sede di Siderno. È anche vero che in molti,

dall’aver lavorato nell’YMCA, hanno tratto certamente enormi vantaggi... nel fisico grazie allo sport, nella mente grazie alle conoscenze internazionali e nello spirito con il lavoro unionista svolto in onore di nostro Signore Gesù Cristo, superando le varie confessioni (seguendo il principio Ut omnes unum sint - Che tutti siano una cosa sola). La prima riunione per l’apertura della sede dell’associazione a Siderno si tenne nel 1947, in casa del Sig. Vincenzo Misuraca e lo stesso fece parte del primo comitato dirigente. L’animatore, l’istruttore di ginnastica, l’allenatore, colui che tenne i rapporti con il Comune di Siderno, con Roma e con l’America fu il prof. Guido Graziani! A Lui e solo a Lui si deve il buon risultato dello sviluppo dell’associazione. Fece la spola tra Roma, Siderno e gli USA, parlava inglese come l’italiano (laureato in USA). Dagli Stati Uniti arrivò molta roba, sia per i ragazzi (scarpe di ginnastica, magliette ecc), sia generi alimentari da consegnare ai meno abbienti (Piano Marshall). In quel periodo venne eletto presidente il signor P. Misuraca; grazie al suo impegno si riuscì ad acquisire, per l’associazione, un isolato sul corso della Repubblica di Siderno, l’attuale palazzo Baggetta. Spesso da Roma arrivavano personaggi importanti, facenti parte del direttivo nazionale, come il sig. Sbaffi; si organizzavano pranzi sociali e molti generi alimentari venivano forniti gratuitamente dai commercianti di Siderno. Come segretario arrivò il rag. Mazzucco, e come istruttore di ginnastica Viezzi Luciano. Per la preghiera riuscirono ad ottenere dei locali, anche grazie all'intervento di benefattori importanti, munifici sostenitori che condividevano gli ideali cristiani e lavoravano per unire i cristiani delle varie confessioni, secondo il principio dell'Unionismo. Tra tante cose nuove, l’associazione portò la doccia. A quel tempo poche erano le case private fornite di bagno, per lo più l’appartamento vantava un piccolo locale solo con il wc e un lavabo! (1948) Altra novità introdotta dall'Ymca fu il gioco della pallacanestro: i più giovani con dei vecchi cestini sfondati appesi al muro e una palla inventarono il basket, che naturalmente poi perfezionarono con le relative regole. Intanto a Siderno il numero che formava il gruppo iniziale dei ragazzi si era assottigliato. Alcuni si erano allontanati per studio o per lavoro. L’associazione progrediva sotto la guida del Prof. G. Graziani e la collaborazione illuminata del presidente P. Misuraca. Si ricorda, come già scritto, che sotto la presidenza Misuraca, l’associazione riuscì ad acquisire il palazzo nel centro di Siderno, poi svenduto da altri dirigenti. La biblioteca funzionava. Furono molto frequentati i campi di bocce e il tennis, si affermarono le squadre di basket e pallavolo. Si arrivò agli anni '54- '55, anni della celebrazione del centenario della fondazione dell’A.C.G. -YMCA a Parigi. Ogni sede dovette inviare dei giovani a Parigi nel '54 per un corso di aiutanti leaders. I giovani che avessero superato il corso, sarebbero stati chiamati per il '55. Siderno mandò il suo giovane che superò il corso e fu obbligato a partire anche nel '55! Su 200 partecipanti, nel '54, solo 20 superarono il corso e furono chiamati a tornare nel '55. Negli anni '57 - '58 i ragazzi dei primi tempi si allontanarano per motivi di studio (università) o lavoro. Quanto si è scritto, si è scritto solo per amore di verità, ed è storia, poiché l’associazione è appartenuta a tutti i soci, in modo particolare a tutti quelli che da ragazzi si sono formati con i sani insegnamenti ricevuti e che non l’hanno abbandonata, neanche nei momenti difficili e affrontando sacrifici! Quei ragazzi, cadetti prima, poi soci, ai quali l’associazione ha dato molto, soprattutto principi morali, di democrazia e i fondamenti della vita cristiana, base della pacifica vita associativa. Essi si sono distinti anche nella vita comune, per il loro comportamento fraterno con il prossimo, in modo che sempre si è potuto esclamare: è uno dell’YMCA! B.G.


Janolus Cristatus (BOCALE, RC) Ecco un nudibranco di medie dimensioni, che può raggiungere i 5 centimetri di lunghezza. Il colore del corpo è giallo o arancio e lo stesso è ornato da estroflessioni dorsali (papille) che terminano con una punta biancastra e sfumata di azzurro. La parte posteriore del corpo è assottigliata e termina affusolata quasi come una “coda”. Carlo Codispoti

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I due Bruno I due Bruno, D’Agostino e Gasparro siedono con massimo piacere nella piazzetta antistante il Palazzo di Città di Siderno, tornata all’antico splendore dopo l’intervento degli operai comunali.

La dura legge del piatto I Pjanić e Dybala del Gambero Rosso si preparano ad un’altra serata d’attacco. La bella stagione non fa sconti a nessuno.

Giovani d’oggi I due Macrì, il giovane ginecologo Pino e il più esperto dottor Michele, al Consiglio Comunale di Locri. Sullo sfondo, un gioviale e giovanile Ilario Ammendolia.

Al cospetto del mare Il professore Papa storico rappresentante del CONI nella Locride, si gode il fresco serale durante la sua consueta passeggiata sul lungomare di Siderno.

Passione mare Gli amici dell’associazione Siderno siamo noi sono pronti a un’altra memorabile impresa all’insegna del patriottismo.

Centrodestra nostalgico Angelo Macrì Gerasolo parla con Michele Vitale dinanzi allo stemma del Comune di Siderno, da lui indicato in memoria dei tempi in cui il centro destro, in consiglio, era meglio rappresentanti di quanto non avvenga oggi.

Calorie bruciate Continuiamo a seguire da vicino i nostri amici tamburinari di Martone, che in questo episodio si rifocillano dopo le fatiche della musica di strada.


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Lei non sa chi sono io! Rosario Sergi, in auto con Paolo Ferrara e due sostenitori, ha appena intrapreso il viaggio alla volta di Roma, pronto a far valere le proprie istanze dinanzi al Presidente della Commissione Parlamentare antimafia Rosy Bindi (forse). ’ingresso indacati Segretari alla della Federazione S gli ospiLa segreterisi prepara ad accogliere USAE. Dipendenti rtante convegno della ti di un impo

DOMENICA03 LUGLIO

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Antichi dilettanti In questa bella foto d’altri tempi, riconosciamo, riuniti attorno ad un pallone, Gigi Malafarina, Carlo Bolognino, Umberto Polito, Tito Massara, Raffaele Carbonaro, Franco Iannapollo. Gerardo D’agostino, ... , Angelo Laganà, Franco Cilea e Mimmo Canatello.

Famiglie unite Questa bella foto di famiglia è la perfetta testimonianza di come un fratello e una sorella possano voler bene ad un cognato.

Con la cultura si mangia! Il nuovo corso gestionale del Museo di Reggio Calabria si fregia di meravigliose iniziative come quella, ideata dal suo manager, che ha reso il museo luogo di ritrovo nel quale ascoltare splendida musica da camera durante la contemplazione dei bronzi.

Un duo d’epoca Il maestro Platani ed il maestro Muià suonano live ad una ricca cena allietando gli ospiti di oggi e facendo riemergere bellissimi ricordi in quelli di ieri.

Comitato e tarantella Il Comitato Piazza dell’Emigrante, in questa foto in tutto il suo simpatico splendore, è l’artefice del successo del bellissimo concerto post-partita di Cavallaro di ieri sera.

Sportivi a tutto tondo Maurizio Pezzano, sempre in bicicletta, può davvero dirsi uno sportivo per tutte le stagioni.

Un dolce gustato a 300km/h Aldo Bombardieri, Nadia e due responsabili nazionali di una celebre catena di yogurterie. Dei dirigenti, non ce ne voglia il collega, ci è rimasto impresso solo il nome del signor Fittipaldi, omonimo di personaggio brasiliano che ha fatto della velocità il suo cavallo di battaglia negli anni ’70!



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