Riviera n°29 del 17/07/2016

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LA CONTROCOPERTINA

S. Giovanni di Gerace

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DOMENICA 17 LUGLIO

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A San Giovanni di Gerace vi è un amore smisurato per la Madonna delle Grazie. Negli anni la Vergine ha concesso tante grazie alla sua gente. Una volta, si narra, una donna di Giffone, fu salvata dalla Madonna, proprio in procinto di essere ammazzata dal marito geloso.

Teresina

Mastro Sà

Bettina

LaVergine che salvò una donna dalla gelosia cieca del marito I san giovannesi nutrono un amore smisurato per la Madonna delle Grazie tanto da venerarla anche in sogno

ROSARIO ROCCA “Aundi mi vidisti e tantu bella mi facisti?” chiese la Madonna al suo scultore, e lui “eu non Vi vitti, ma si Vi vidia ancora cchiu bella Vi facia”. Quando parla della Madonna delle Grazie gli occhi di Teresina si illuminano, vi si intravede la profondità della memoria popolare e di una fede mariana radicata e tramandata, a San Giovanni di Gerace, almeno da un millennio. Teresina, tra le più anziane del paese, ha festeggiato novant’anni lo scorso 23 aprile, lo stesso giorno della Regina Elisabetta, “sulu ca a mmia non mi mandau nenti, mancu l’aguri “ ci scherza su, mi dice che sulla storia del paese e soprattutto sulle Grazie della Madonna potrebbe raccontare “cose infinite”. E infinito è senz’altro il suo amore per quell’Immagine, per lei, “viva e vera”. Mi colpisce e mi emoziona la naturalezza con cui chiama la Vergine “Mamma”. Entrando nel Santuario della Madonna delle Grazie, la prima cosa che risalta agli occhi è il modo in cui la statua, maestosa e dolce ad un tempo, armonizzi con ogni sfumatura del luogo sacro, dove l’ordine, la semplicità e la bellezza sono gli elementi dominanti. San Giovanni, una dimensione piccola, ma ordinata e ben curata, un po’ come la sua gente semplice, laboriosa e gentile. Mi ci accompagna Pino, il Sindaco, che con il suo temperamento mite saluta i passanti pre-

sentandomi. A pochi passi dal Municipio, in una stanza al piano terra contigua al laboratorio di Mastro Sà, u forgiaru, incontriamo Bettina, una “ragazzina” del Venticinque. Mi racconta di quando scese a Marina per vedere il Duce passare in treno, e ci tiene a farmi sapere che da bambina amava la campagna, il lavoro nei campi, ma anche studiare e leggere. “Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, sono i sette Re di Roma, ancora mi ricordu tutti”, ci parla della sua gioventù, dei carichi di concime portati a piedi fino a Cannavarè, alla Scialata. E poi il cammino della vita insieme a Lei, la Madonna. Ama ricordare le tante grazie concesse alla sua gente. Una volta, si narra, una donna di Giffone, fu salvata dalla Vergine, proprio in procinto di essere ammazzata dal marito geloso. “U maritu volia ma jetta i na timpa - continua Bettina - ma a catineglia da Madonna, chi ndavia glio cogliu, si ttaccau nta na stroffa e a tinni”. Tanto che il marito, incredulo, si convertì e da qual giorno visse felice insieme alla moglie. Prima di congedarci accettiamo un latte di mandorla fresco che Rosina, figlia di Bettina e moglie di Mastro Sà, ci prepara con cura mescolando la pasta nell’acqua con un cucchiaio di legno. Nella via che porta al Santuario incontriamo Italia, zia di Pino che, senza cerimoniali, ci conduce al suo terrazzino fiorito e ben tenuto. Pochi minuti e arrivano le figlie con i nipoti, ci sediamo attorno al tavolo e, come succedeva una volta, tutti ascoltano in silenzio, trasportati nel tempo dei

racconti della nonna. Suo padre era del 1898 e aveva combattuto la prima e la seconda guerra mondiale e anche la campagna d’Africa. “L’ultima volta che partì disse a mia madre che si sarebbero rivisti in Paradiso, mentre noi - continua Italia - durante i primi bombardamenti siamo sfollati nelle campagne, io ero appena una bambina, mi ricordo che la notte dormivamo con i conigli che ci saltavano addosso”. Raggiungiamo poco dopo il Santuario da dove, la Madonna, ogni terza domenica di settembre viene portata in processione. Per l’occasione alle circa cinquecento anime ormai rimaste al paese se ne aggiungono diverse migliaia, soprattutto emigrati che dal Nord Italia, ma anche dalla lontana Australia tornano al paese e dalla loro amata Madonna. La costruzione sorge intorno alla prima metà dell’Ottocento e, nel corso degli anni, sempre di più rifinito e migliorato grazie alle rimesse delle comunità sangiovannesi all’estero. La reggenza dal 1977 e per i successivi trentatre anni è stata affidata a Don Giuseppe Maria Zangari, Don Peppino per tutti. In paese è molto amato, e le vecchiette ne parlano con gli occhi lucidi. Lo incontriamo, alla casa di riposo “Sant’Antonio” di Siderno dove è Padre Spirituale. Ci accoglie nella sua camera, colma di libri e di cd musicali, a testimonianza delle sue grandi passioni per lo studio e per la musica classica. “Dei preti o si parla – sorride – o si sparla”. Di San Giovanni ci racconta la situazione precaria che trovò nel Settantasette quando arrivò, “una parrocchia vedovata”. Per dieci lunghi anni, infatti, la

comunità era stata lasciata senza un parroco, “veniva, solo per le messe della domenica e per i funerali il sacerdote di Martone, ma chiaramente non poteva vivere il paese. Poi era molto difficile, mancavano ancora tanti servizi essenziali, alcune zone del paese erano persino sprovviste dell’acquedotto. Ma siamo riusciti, con immensi sacrifici, a creare, attraverso la catechesi e la liturgia, un modello di vita sacramentale di riferimento per i giovani e le famiglie”. Don Peppino, proprio due giorni fa, il 15 luglio, ha celebrato il suo sessantacinquesimo anniversario di sacerdozio. “È stato un grande parroco, ha vissuto gli anni del Concilio e ha cercato di portare uno spirito innovatore nel nostro territorio – mi spiega Pino – vedi, qua da noi, è considerato da ognuno come un nonnino di famiglia, ha sposato quasi tutte le coppie della generazione dei nostri padri e battezzato tutti noi, dal ’77 in poi”. Anche in altri paesi a profonda devozione mariana, da generazione in generazione, si è tramandata la storia che la Madonna, in un tempo lontano, sia arrivata su un carro. La Grazia più grande che si poteva concedere a quella comunità, a cui loro, i sangiovannesi, hanno saputo ricambiare con amore smisurato. La bellezza della loro Madonna viene venerata dai sui figli anche nei sogni. “Infiniti sogni – ci dice Teresina – l’ultima volta ieri notte, ed era bella, come sempre la più bella”. Come i suoi novant’anni di sacrificio e preghiera. Come l’immagine della Madonna nella cornice in ferro battuto di Mastro Sà.


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L'attenzione che la Rai ci ha dedicato è andata, anche questa volta, nella direzione "tradizionale": una terra dominata dalla criminalità con la complicità di quasi tutta la popolazione

"Cosenostre":sequestoèserviziopubblico Le storie raccontate la dicono lunga sulla forza di cui i calabresi sono capaci, ma il messaggio espresso dal servizio rimane nel solco del pregiudizio che non aiuta la Calabria e neanche i coraggiosi protagonisti delle vicende narrate

Nei giorni scorsi Rai Uno si è occupata della Calabria con un lungo servizio mandato in prima serata: "Cose nostre". Non è con il silenzio o con una informazione distorta che si aiuta una regione, pertanto ben vengano tutti i riflettori che si accendono sulla realtà calabrese troppo spesso dimenticata. Noi calabresi abbiamo bisogno di "essere parlati", è vero, abbiamo bisogno di essere riconosciuti nella nostra identità e nei nostri problemi, ma quando supereremo il solito paradigma? Purtroppo, l'attenzione che la Rai ci ha dedicato è andata, anche questa volta, nella direzione "tradizionale": una terra dominata dalla criminalità con la complicità di quasi tutta la popolazione. Anche in "Cose nostre" il paradigma è stato questo: qualche "pazzo" che si ribella, condannandosi a una vita blindata, tutti gli altri calabresi complici consapevoli e carnefici, se non altro per la loro "omertà", dei pochi eroi che non hanno accettato il sistema. Le storie raccontate sono segnate da un coraggio non comune, esempi che la dicono lunga sul carattere e la forza di cui i calabresi sono capaci, ma il messaggio espresso dal

servizio rimane nel solco del pregiudizio che non aiuta la Calabria e neanche gli stessi coraggiosi protagonisti delle vicende narrate. Forse che queste storie vanno tenute nascoste per non spaventare potenziali turisti o, ancor più potenziali, imprenditori? No, le cose vanno dette, ma perché su dieci servizi che i media nazionali dedicano alla Calabria, almeno nove, raccontano solo di criminalità? E raccontano ripercorrendo sempre i consolidati pregiudizi con le conseguenze inevitabili non solo sull'immagine, sull'onorabilità di un popolo, ma anche sul concreto piano economico, generando un circolo vizioso che rischia di annullare il faticoso lavoro di tutti coloro, e non sono pochi, che ancora credono sia possibile un futuro per questa nostra terra. I calabresi hanno tante colpe, ma non tutte le colpe. Vi è di certo una primaria responsabilità di chi ha scelto la violenza come stile di vita, ma vi è anche una grande responsabilità delle Istituzioni dello Stato che per inefficienza o complicità non svolgono il loro dovere. A volte si tratta di responsabilità storiche: vicende legate al processo unitario, ai nuovi assetti di pote-

re dopo il fascismo, a torbide vicende mai chiarite degli ultimi decenni della nostra repubblica. La storia delle mafie si intreccia con la storia dei poteri ufficiali e ufficiosi: anche i fatti della Calabria si inquadrano in un contesto più ampio che, di solito, non viene considerato: più facile scaricare le responsabilità sugli "omertosi"! Ecco il paradigma del calabrese: mancanza di senso dello stato, familismo amorale, disinteresse per il bene comune, tendenza alla violenza, al parassitismo e via ingiuriando, come se le tesi lombrosiane fossero ancora di attualità. Coloro che invocano la ribellione della gente contro la mafia, la rivolta delle coscienze, dovrebbero ricordare che la prima rivolta non può che essere contro i pregiudizi, contro i servizi a senso unico, contro un'informazione parziale e faziosa: non possiamo cancellare i pregiudizi altrui, noi calabresi possiamo smettere di parlare male di noi stessi, di accettare e rilanciare cliché inventati per giustificare inadempienze e accordi inconfessabili che altri hanno fatto sulla nostra pelle. Forse questa svolta non è lontana! Giuseppe Giarmoleo

Giudiziaria:“Due mari del... narcotraffico” Parte da lontano l’operazione denominata “Due mari 2015”, eseguita nelle scorse settimane con il coordinamento dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta in sinergia tra la guardia di finanza, la polizia nazionale colombiana e la Dea (agenzia antidroga americana) ha permesso di sgominare una pericolosissima organizzazione internazionale di presunti narcotrafficanti. Platì, centro della Locride, sarebbe un centro strategico della presunta organizzazione criminosa. Nuovi rampolli dei principi del narcotraffico avrebbero preso il posto dei loro congiunti detenuti. Nuovi anche i sistemi utilizzati per l’importazione della cocaina, droga dove le ‘ndrine sono al primo posto nel commercio internazionale. Il filone italiano dell’inchiesta, diretta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha permesso di identificare 15 narcotrafficanti responsabili di aver importato nel territorio nazionale oltre 240 kg di cocaina purissima. Le fiamme gialle sono riuscite a monitorare le transazioni monetarie finalizzate alla consegna del denaro necessario per finanziare l’acquisto dello stupefacente. In alcune occasioni, in particolare, l’organizzazione indagata si è avvalsa di una struttura parallela dotata di un’apposita batteria di corrieri che prelevavano il danaro dagli acquirenti calabresi per poi farlo giungere ai fornitori d’oltreoceano. L’indagine, per come scrivono i magistrati reggini, è stata svolta attraverso specifici servizi tecnici di intercettazione telefonica e telematica, abbinati a paralleli servizi di osservazione e pedinamento, di volta in volta esplicati in ragione delle contingenti necessità operative, mettendo in luce la perdurevole attualità della ‘ndrangheta nell’ambito del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, grazie alla sua quasi capillare presenza dei suoi affiliati sullo scacchiere mondiale dell’illecito settore criminale.

Assumendo tutte le caratteristiche di un modello di impresa di successo, seguendone le stesse logiche di specializzazione, crescita ed espansione anche nei mercati internazionali, la ‘ndrangheta, anche in questa indagine, ha dimostrato di possedere strutture duttili e spiccata attitudine alla metamorfosi, rendendosi così idonea ad adattarsi alle repentine evoluzioni e logiche del mercato; essa ottimizza le proprie risorse, sia di uomini che di mezzi, minimizzando i rischi attraverso una programmazione e una pianificazione della propria illecita attività. Gli appartenenti al sodalizio indagato hanno operato, per il raggiungimento dei comuni obiettivi oggetto delle illecite intese, in perfetto coordinamento con soggetti altamente specializzati capaci di approntare mezzi e strutture, di muoversi abilmente nello scacchiere internazionale per il reperimento direttamente nei paesi produttori, l’acquisto, il trasporto, l’importazione, la distribuzione sino alla commercializzazione di ingenti partite di stupefacente. Le attività tecniche svolte dagli investigatori, attuate contestualmente a servizi territoriali di osservazione e da eventuali attività di riscontro documentale, hanno consentito di identificare i soggetti coinvolti, individuandone i diversi ruoli ed evidenziando, altresì, la natura dei contatti, il livello di importanza ovvero la posizione e il ruolo ricoperto anche in seno alla stessa organizzazione mafiosa d’origine. In ordine al sistema di invio del narcotico, la consorteria indagata si è avvalsa della spedizione transatlantica di containers imbarcati su navi mercantili, occultando la droga nella merce lecita spedita, successivamente estratta, con estrema tranquillità, nei locali adibiti all’uopo dai membri dell’organizzazione criminale indagata.



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Copertina

C'è un sottile filo rosso tra la tragedia dello scontro dei treni in Puglia, la ferrovia Jonica e il ponte interrotto sull'Allaro: si chiama “questione meridionale”. Ancora una volta a emergere è "l’Italia duale”, un sistema che per consentire lo sviluppo del Centro-Nord, deve necessariamente sacrificare il Sud.

Il binario unico dell'Italia duale QUALCHE ANNO FA IL GOVERNO HA STANZIATO 4.660 MILIONI DI EURO PER AMMODERNARE LE FERROVIE ITALIANE: 4600 PER IL CENTRO- NORD, 60 PER IL SUD. I TAGLI ALLE FERROVIE IN CALABRIA SONO STATI DI CIRCA IL 27% E CIÒ FA DELLA NOSTRA REGIONE LA PIÙ PENALIZZATA D’ITALIA. ILARIO AMMENDOLIA Tra il ponte interrotto sull’Allaro e la tragedia dello scontro dei treni in Puglia vi è un sottile filo rosso che si chiama “questione meridionale”. È vero, sul ponte Allaro si perde solo molto tempo ma non è morto nessuno. Tuttavia, come l’intervista che riportiamo a fianco dimostra, i tempi di ripristino sono assolutamente inaccettabili. Inoltre quello che è successo in Puglia potrebbe succedere domani sulla linea Jonica. Anche su questo tratto di ferrovia si viaggia su un solo binario. Non conosco il livello di sicurezza ma so perfettamente che rispetto alla tratta Adria-Corato tanto i treni che i binari sono assolutamente ancora più inadeguati. A ciò bisognerebbe aggiungere che, negli ultimi anni, i tagli alle ferrovie in Calabria sono stati di circa il 27% e ciò fa della nostra Regione la più penalizzata d’Italia. Infine, è noto che le carrozze ferroviarie utilizzate al Centro-Nord dopo oltre venti anni di attività non vengono dismesse bensì trasferite al Sud. Nella Locride si viaggia nei vagoni

Il problema vero sono le nostre classi dirigenti e la nostra maturità democratica. Tra i due momenti esiste un rapporto, perché una popolazione pienamente matura e consapevole non avrebbe espresso una tale classe dirigente. più fatiscenti di Europa. Qualche anno fa il governo ha stanziato 4.660 milioni di euro per ammodernare le ferrovie italiane: 4600 per il centro- Nord, 60 per il Sud. È "l’Italia duale” così come la definiva il grande meridionalista piemontese Pasquale Saraceno. Un sistema che per consentire lo sviluppo del

Centro-Nord, deve necessariamente sacrificare il Sud. E non per un problema di “cattiveria” ma la logica conseguenza di uno sviluppo distorto. La supremazia delle classi dirigenti del centro-nord solo in alcuni momenti storici è stata imposta con le baionette. Per il resto, quasi sempre, il predominio è avvenuto in un contesto di complicità e assoluta subalternità delle classi dirigenti meridionali. Per ritornare alla Locride, noi possiamo spacchettare i singoli problemi e agitarli singolarmente ma dobbiamo avere la consapevolezza che in questo modo non risolveremo alcuno di questi. Per esempio abbiamo parlato e parleremo ancora dell’ospedale di Locri, della “casa della salute” di Siderno, della crisi delle terme di Antonimina, del mancato utilizzo dei locali progettati come ospedale a Gerace, o del ponte dell’Allaro. Si può rimuovere il fatto che si fa prima a percorrere in treno la tratta Roma-Milano che la Locri-Crotone. E non parliamo dell’impresa impossibile di raggiungere in treno Bari o Siracusa. Perderemmo solo tempo parlando di singoli argomenti che pur ci riguardano da vicino perché il problema vero sono le nostre classi dirigenti e

la nostra maturità democratica. Tra i due momenti esiste un rapporto, perché una popolazione pienamente matura e consapevole non avrebbe espresso una tale classe dirigente. Nello stesso tempo questa classe dirigente, quasi sempre mediocre e ruffiana, ha tutto l’interesse di tenere la popolazione in una condizione di assoluta sudditanza. Tanto da assecondare finanche la criminalizzazione del Sud. Tutti i partiti dai “Cinque Stelle” alla “Lega Nord” passando per il PD parlano del Sud soltanto per criminalizzarci o per sfotterci con mirabolanti promesse che non potranno mai essere mantenute se non cambierà il modello di sviluppo. Che facciamo? Ci godiamo l’estate? È legittimo! Ma se continueremo nella nostra rassegnazione non lamentiamoci se per ripristinare il ponte dell’Allaro ci vorranno anni, se l’ospedale di Locri sarà sempre più in degrado, se le opere pubbliche avranno tempi biblici, se per raggiungere Cosenza in treno ci vorrà una giornata e se i nostri treni continueranno a essere sempre più vecchi e insicuri. Quanto è successo a Corato potrebbe succedere nella Locride? Dipenderà anche da ognuno di noi!


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In seguito all'alluvione che lo scorso ottobre ha colpito la Locride, il ponte sul fiume Allaro ha ceduto. Da allora la circolazione è a senso unico alternato e più ci inoltreremo nell'estate, più le file di automobili saranno interminabili. Per avere lumi sulla questione abbiamo intervistato l'Ing. Marzi capo compartimento ANAS

L’intervista

Secondo Marzì tempi così lunghi per il ripristino del Ponte rientrano nella normalità.Si tratta, infatti, di un intervento più complesso di quanto si pensi. In base agli attuali standard tecnico-normativi, si son resi necessari degli approfondimenti più puntuali - dato che il viadotto da ripristinare risale agli anni ’20.

Ponte sull'Allaro, i lavori di ripristino inizieranno ad autunno Sono otto mesi che il traffico sulla statale 106, in prossimità dell’abitato di Caulonia, si snoda a senso unico alternato, per il crollo di un’arcata del ponte sul fiume Allaro. Ci vuole dire il perché? Riguardo la tempistica dei lavori sulla statale 106 (che prevedono l’istituzione senso unico alternato) in prossimità dell’abitato di Caulonia, il provvedimento è stato deciso in seguito ai nubifragi dei giorni 31 ottobre, 1 e 2 novembre 2015, che hanno causato una serie di dissesti idrogeologici prevalentemente lungo la fascia jonica calabrese. In particolare, dopo gli eventi alluvionali all’altezza del km 122 della S.S. 106, si sono registrate forti criticità e il cedimento di una pila del viadotto che supera il torrente “Allaro” . I “ritardi” sono ascrivibili a motivi tecnici, economici oppure a entrambi i motivi? Anas sin da subito si è attivata, con l’esecuzione dei lavori di somma urgenza per la demolizione delle strutture pericolanti, con interventi di prima protezione idraulica delle pile e le verifiche statiche sulle restanti parti di opere. Inoltre, in via del tutto provvisoria, si è stabilito di ripristinare la viabilità sul ponte Allaro, affiancato a quello esistente, con l’istituzione di un senso unico alternato. È stata già avviata la progettazione per la ricostruzione del ponte. Non ritiene che così tanto tempo per un’opera di modesta entità sia troppo? I tempi previsti sono necessari. Si tratta, infatti, di un intervento più complesso di quanto si pensi, sia dal punto di vista prettamente tecnico (ricostruzione di una pila - la P3 - in cemento armato, riedificazione dei due impalcati di riva, estensione dell’intervento di ripristino, realizzazione di una scogliera in massi di cava a protezione delle opere di fondazione di entrambi i ponti rispetto al conte-

nimento dei fenomeni di erosione localizzata) ma anche dal punto di vista amministrativo. In base agli attuali standard tecnico-normativi, si son resi necessari degli approfondimenti più puntuali - dato che il viadotto da ripristinare risale agli anni ’20. Inoltre, c’è da aggiungere, che l’area è interessata da vincoli, a tal punto, si è reso necessario il confronto tecnico-legale con gli Enti competenti (Comune di Caulonia, Provincia di Reggio Calabria, Regione Calabria, Sovrintendenza, Enti gestori di servizi interferenti), al fine di ottenere pareri e autorizzazioni. In questo momento il progetto per il ripristino è stato approvato e le somme sono disponibili? A quanto ammonta la somma necessaria? Attualmente il progetto è in imminente approvazione, secondo le recenti procedure del nuovo Codice Appalti. Per quanto riguarda l’entità economica dell’intervento, si tratta di un importo piuttosto considerevole, il totale dell’investimento, è di circa 3 milioni di euro. Quando ritiene inizieranno i lavori? Prevediamo di poter avviare i lavori entro il prossimo autunno. In questi giorni, anche a causa del caldo, c’è tanto nervosismo tra gli automobilisti costretti a lunghe soste sotto il sole. Vuole rivolgere loro qualche parola di speranza? È comprensibile la situazione di disagio degli automobilisti soprattutto nella stagione estiva. Purtroppo l’intera provincia di Reggio Calabria è stata messa in ginocchio dagli straordinari eventi atmosferici dello scorso autunno, con situazioni di emergenza in molti territori, ma è necessario ripristinare la circolazione in sicurezza. Per questo Anas ha impiegato fin da subito risorse economiche e umane per risolvere i problemi presenti sui tratti di propria competenza, in primis per salvaguardare l’incolumità degli utenti della strada.

“Anas sin da subito si è attivata, con l’esecuzione dei lavori di somma urgenza per la demolizione delle strutture pericolanti, con interventi di prima protezione idraulica delle pile e verifiche statiche sulle restanti parti di opere”


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Pare avere finalmente preso forma la lista con la quale la Locride cercherà di trovare spazio nel consiglio metropolitano. L’enorme organizzazione delle altre aree di zona e il timore che il PD possa estrarre un jolly inaspettato, tuttavia, non ci fanno ancora dormire sonni tranquilli in vista di domani, termine ultimo per la presentazione delle liste.

Città Metropolitana: correre ai ripari sarà sufficiente? Il PD che nel nostro territorio fa ostruzionismo con il bene placido dei suoi membri locali su direttiva di Seby Romeo, si è rimboccato le maniche a Reggio. Dovranno essere presentate entro domani le liste per la costituzione del Consiglio Metropolitano, che tanti grattacapi sta dando ai nostri amministratori.Dopo avervi raccontato, la scorsa settimana, il dibattito generato dal rifiuto di matrice PD alla proposta dei sindaci Calabrese e Fuda di costituire una lista territoriale che garantisse alla Locride di avere una rappresentanza nel nuovo organo di governo, nella serata di giovedì la nostra assemblea dei sindaci si è dovuta riunire per la terza volta proprio per discutere nuovamente dell’argomento, nel tentativo estremo di recuperare il tempo perduto sulle altre zone dell’ex provincia. Eh sì, perché a Reggio Calabria, ad esempio, il PD che nel nostro territorio si ostina a fare ostruzionismo con il bene placido dei suoi membri locali su direttiva del segretario massimo Seby Romeo, si è rimboccato le maniche già da tempo grazie alla posizione privilegiata del sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà che, con la collaborazione del presidente del consiglio regionale Nicola Irto ha stilato da tempo immemore una lista di fedelissimi che vorrebbe vedere seduti al suo fianco a governare. Tra i papabili, dunque, i tre consiglieri comunali di Reggio Calabria Filippo Bova, Antonino Castorina e Riccardo Mauro, cui si aggiungono i fedelissimi di Romeo e De Gaetano Francesco Rossi e Pasqualino Ciccone, rispettivamente primi cittadini di Delianuova e Scilla, e il consigliere Rocco Albanese. Sempre in orbita Romeo, sono più recentemente stati aggiunti anche i nomi del coordinatore di circolo Michele Galimi, del sindaco di Seminara Giovanni Piccolo e della consigliere di Caulonia Kety Belcastro, mentre bisognerà attendere domani per comprendere chi, tra i sangiorgini Nicola Paris e Filippo Quartuccio, sarà inserito nel listone democrat. Il percorso intrapreso dal panzer piddino è stato in qualche modo fotocopiato anche dal centrodestra che, comprendendo quanto fondamentale fosse in questo caso camminare uniti, si era raccolto sotto l’ala protettrice di Francesco Cannizzaro e di Antonio Caridi per la costituzione di una lista unica che potesse marcare a uomo il centrosinistra. Anche se l’Operazione “Mamma Santissima”, facendo scattare la richiesta di custodia cautelare in carcere per il senatore di centrodesra venerdì all’alba, ha sbaragliato le carte in tavola assestando un duro colpo agli aspiranti membri del consiglio, non dovrebbero esserci sorprese nella lista dei nomi d’opposizione papabili per fare parte del nuovo organo di governo, tra i quali da settimane figurano il sindaco di Oppido Mamertina Domenico Giannetta, alcuni consiglieri di Reggio come Antonio Matalone, Luigi Dattola, Giuseppe D’Ascoli, Antonio Pizzimenti e il capogruppo di Forza Italia a

Gioia Tauro Alessandro Cavallaro. A questi personaggi sarebbero da aggiungere tre nomi avanzati dall’ex presidente della Regione Giuseppe Scopelliti: Rosario Schiavone e i consiglieri di Palmi e Cinquefrondi Natale Pace e Marco Cascarano. Qualora non sembrasse abbastanza, avanza ancora spazio per gli outsider Antonino Micari, Granfranco Saccomano e Alfonso Passafaro, la cui candidatura potrebbe intervenire solo nel caso in cui naufragasse definitivamente il proposito della lista territoriale locridea. Breve parentesi meritano invece Massimo Ripepi e Francesco Toscano, assessori di Gioia Tauro che logica avrebbe voluto vedere iscritti nelle file della lista di centrodestra, ma che pare siano invece intenzionati a una folle corsa della speranza che garantisca in sede di consiglio di dedicare maggiori attenzioni all’aspirante ZES del Porto. A riprova che le difficoltà organizzative hanno colpito solo il nostro territorio, infine, ci pensa l’NCD. Se, nonostante i pochi rappresentanti disposti a metterci la faccia, i fedeli a Nico D’Ascola stanno pensando di unirsi al “carrozzone della vittoria” piddino, lo zoccolo duro dei puristi potrebbe optare per la scissione guidato dal vessillo della nostra vecchia conoscenza Pierpaolo Zavettieri, da poco più di un mese primo cittadino del ridente Roghudi. Terminiamo con le dolenti note: il pertugio antidecisionale nel quale si è incuneata nelle scorse settimane la nostra assemblea dei sindaci aveva convinto la Valle del Torbido, osservata la stasi del vicinato meridionale, ad allargare i propri orizzonti verso nord-ovest. Il comunismo del primo cittadino di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda, infatti, sembrava potersi ben sposare con quello dei colleghi di Polistena e Cinquefrondi, i due Michele Tripodi e Conia, papabili per la realizzazione di una lista rossa che sembrava potesse persino unire le sue forze a quella democraticoprogressista di Giuseppe Neri, che continua ad essere afflitta da problemi di reperimento delle firme e delle candidature propedeutiche a far accettare la lista. Come accennavamo poco sopra, tuttavia, nell’ultima settimana, più fuori che dentro la Sala Consiglio del Comune di Siderno, un perpetuo confabulare, contrattare e convincere dei nostri sindaci pare aver prodotto un accordo che ha fatto annuire a denti stretti Fuda, ritirare dalla competizione Calabrese e fregare le mani agli uomini PD. Come ufficializzato giovedì sera, infatti, una lista di venti primi cittadini, per la maggior parte di centro sinistra, ha messo d’accordo la Locride della scissione dandoci la speranza che il nostro territorio possa essere ben rappresentato nel consiglio che verrà. Tutto ciò, naturalmente, solo se i democrat non metteranno in atto un paventato colpo di coda dell’ultimissimo minuto. Jacopo Giuca



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LA RETTIFICA

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Pubblichiamo di seguito la replica da parte di Sika Italia S.p.A. all’articolo pubblicato domenica 29 maggio 2016 dal titolo “Salute o sviluppo al cianuro”

Caso Sika

Da sempre operiamo con responsabilità e correttezza seguito di segnalazione da parte di Sika Italia S.p.A. dobbiamo rettificare il contenuto dell’articolo pubblicato in data 29 maggio 2016 e denominato “salute o sviluppo al cianuro”. In particolare, il sito nel quale opera la società Sika Italia S.p.A. (che è succeduta, a seguito di fusione per incorporazione alla società Axim Italia S.p.A.), di proprietà della società Calcementi Jonici S.r.l., non ha nulla a che fare con l’area nella quale operava la società Laboratorio BP S.r.l.. Inoltre, la società Sika Italia S.p.A. ha fatto pervenire comunicazione del seguente contenuto: “la società SIKA ITALIA SPA, con sede amministrativa nel comune di Peschiera Borromeo (MI), è parte di un Gruppo, la cui casa madre Sika AG, quotata alla borsa di Zurigo vanta una storia di oltre 100 anni. Sika è una realtà multinazionale in cui operano oltre 17.000 collaboratori presenti in 95 Paesi nei 5 Continenti, con oltre 170 stabilimenti produttivi e propri laboratori di ricerca e sviluppo. Da sempre Sika Italia S.p.A. opera con responsabilità e correttezza nel mercato italiano, mantenendo gli impegni assunti nel rispetto dell’ambiente e delle normative applicabili. Si adopera per migliorare il benessere dei propri dipendenti, il contesto sociale e l’ambiente in cui opera. In tale ottica, con specifico riferimento all’articolo pubblicato in data 29 maggio 2016, dal titolo “salute o sviluppo al cianuro”, riteniamo che quanto in esso esposto non rappresenti per nulla la realtà della scrivente società. In particolare, per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, debitamente autorizzate dagli enti competenti rispettano pienamente i rigorosi limiti previsti dalla normativa vigente, come risulta dalle analisi periodicamente eseguite. Per quanto riguarda le emissioni odorigene, come prescritto nell’Autorizzazione alle Emissioni in Atmosfera concessa dalla Provincia di Reggio Calabria ai sensi dell’art. 269 del D.Lgs 152/2006, Sika Italia S.p.A. ha effettuato campionamenti olfattometrici dell’aria esterna, al fine di verificare eventuali molestie olfattive associate ai cicli di produzione. L’analisi dei dati raccolti non ha evidenziato particolari criticità per quanto concerne le emissioni odorigene dell’impianto. Infatti, i

A

LE EMISSIONI IN ATMOSFERA, DEBITAMENTE AUTORIZZATE DAGLI ENTI COMPETENTI RISPETTANO PIENAMENTE I RIGOROSI LIMITI PREVISTI DALLA NORMATIVA VIGENTE COME RISULTA DALLE ANALISI PERIODICAMENTE ESEGUITE

campioni raccolti a valle dell’impianto (rispetto alla direzione del vento durante la fase di campionamento) mostrano valori di concentrazione di odore simili a quelli raccolti a monte. Quanto, infine, alle emissioni idriche: 1) i reflui dei servizi igienici vengono direttamente scaricati nella fognatura comunale (come da autorizzazione rilasciata dal Comune di Siderno; 2) le acque meteoriche ricadenti sull’area dell’impianto sono recuperate da una rete di raccolta e convogliate alla vasca di trattamento. Dopo il trattamento di dis-

sabbiatura e disoleatura, le acque vengono avviate direttamente allo scarico con immissione nel “Torrente Lordo”, come da autorizzazione rilasciata dal Comune di Siderno; 3) le acque di raffreddamento degli impianti vengono raccolte con apposita condotta in una vasca di accumulo dove, con l’utilizzo di adeguate pompe, vengono successivamente riutilizzate nello stesso circuito di raffreddamento. Non vi sono, quindi, dispersioni nell’ambiente di acque o di altri liquidi provenienti dagli impianti produttivi.


Casale Li Monaci, per un'estate che avrà tutto un altro sapore Ci sono luoghi in cui è possibile sfidare la soglia delle emozioni e avere un assaggio del paradiso. L'azienda vitivinicola e agrituristica "Casale li Monaci" è senza dubbio uno di questi. Il Casale sovrasta la splendida Sant'Ilario e da qui la vostra vista si tuffa su un'incantevole collina, lambita dalle scintillanti acque del mar Jonio e con alle spalle le sontuose montagne dell'Aspromonte. Da queste terre baciate dagli dei e in cui si respira ancora la magia della Magna Grecia, Anthony Reale, imprenditore canadese, da anni ricava i suoi pregiati vini guidato da un solo motto: "Passione=qualità". Insieme all'enologo Vincenzo Ippolito, Anthony Reale mescola l'amore per la vigna, curata con continue attenzioni, e l'esperienza in cantina, che si forma tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Presso Casale Li Monaci potrai lasciarti deliziare dal ricco e gustoso menu del ristorante "Al Vigneto" che annovera i migliori piatti della cucina tradizionale calabrese: qui troverai vini e cibi biologici, a km zero, sempre freschi di stagione. La vista sul vigneto e sul mare sono la cornice ideale per un pranzo o una cena che vi rimarrà nel cuore e nel palato. A prendere parte a questo tripudio di natura, cibo ed emozioni, da oggi, anche l'american bar "Cocktails&Moonbeams" dove potrete godervi il vostro spazio di intimità, lontani dal caos della quotidianità, lasciandovi rapire dai raggi della luna. Vacanze, fughe romantiche, meeting aziendali, ricevimenti presso Casale Li Monaci avranno un sapore unico, immersi in un paesaggio bucolico, dall'alto di una collina che sa di arte storia e magia.




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Il signor Vincenzo ha scritto a Papa Francesco: “La nostra parrocchia non ha permesso a mio figlio disabile di partecipare alle uscite della Comunità insieme agli altri bambini”

Perchisuonalacampana? asciate che i bambini vengano a me; non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio! Queste parole furono pronunciate da un uomo che affermava di essere il figlio di Dio. Per chi come me crede nell’Onnipotente ma non negli uomini, queste espressioni assumono una certa importanza spirituale. I credenti che la domenica si recano in chiesa per la messa, spesso incontrano difficoltà nell’applicazione pratica degli insegnamenti di Cristo. Tutti possiamo sbagliare, in fondo siamo esseri “umani”! Ma quando a sbagliare è un rappresentante in terra di quello stesso Cristo, allora l’azione assume un aspetto diverso. La Parrocchia del Rione Modena di Reggio Calabria è frequentata da un bambino che chiameremo Sasà. Il piccolo ha 6 anni compiuti ed è affetto dalla Sindrome di Down. Tale condizione genetica non è una malattia e non può essere curata. È una caratteristica della persona che l’accompagna per tutta la vita. Sasà è dolce vivace allegro, inconsapevole della sua diversità che talvolta provoca biechi pregiudizi in persone adulte con il cervello offuscato dall’ignoranza. Come tanti piccoli della sua età frequenta la Comunità parrocchiale che per il periodo estivo avvia alcune attività sociali tra cui le uscite in gruppo per andare al mare. Papà Vincenzo e mamma Rita, due mesi fa, si rivolgono a una delle catechiste chiedendo se il loro bambino diversamente abile possa partecipare alle uscite della Comunità insieme agli altri bambini, accompagnato dalla madre. Viene loro risposto che ciò è impossibile in quanto la mamma non può salire sul pullman altrimenti le altre mamme pretenderebbero la stessa cosa. Vista la risposta negativa, la richiesta viene rivolta ad altra catechista la quale, memore di esperienze passate, risponde subito di sì ai due genitori. Colmo di gioia Sasà rimane in attesa contando i giorni che lo separano da quel momento di aggregazione insieme ai compagni. Giunge il giorno stabilito e la famiglia al completo si presenta al piazzale dove sosta il pullman. La situazione cambia. Viene nuovamente negata la presenza della madre a bordo del mezzo, per cui Sasà non potrà andare al mare con i suoi coetanei. A niente valgono le proteste energiche dei genitori i quali si sentono rispondere con delle affermazioni paranoiche del genere: e se il bambino si sente male, lo facciamo per salvaguardare il bambino ecc ecc. Amarezza e delusione assalgono il piccolo Sasà che non comprende ciò che sta accadendo; capisce solo che gli viene negata la compagnia degli amici. Papà Vincenzo decide di tornare a casa, ma poi cambia idea, torna indietro e affronta la persona che nella lettera che invierà al Papa chiama il “CREDO”, ovvero il Prete della Parrocchia. Il “Don”

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ribadisce lo stesso concetto della catechista e non concede il permesso. Ciò che mi colpisce nella lettera di Vincenzo è la mancanza di solidarietà degli altri genitori. È umanamente accettabile che in quella situazione un padre possa lasciarsi andare in espressioni dettate dalla mente ottenebrata da rabbia, delusione e incomprensione, perché non è facile per un uomo sentirsi rifiutare la presenza del proprio figlio uguale a tutti i bambini di fronte allo sguardo di Dio, ma così differente agli occhi della gente! Se un genitore in quel

frangente si rivolge al portatore di tonaca dicendogli: vergogna, io sinceramente non me la sento di additarlo alla folla quanto meno di condannarlo. Se così è stato, il colpevole non è certo lui. Questa triste vicenda necessita di un chiarimento pubblico da parte delle Autorità Diocesane; almeno ce lo auguriamo. Non deve scomparire nel dimenticatoio. Questo lo dobbiamo a Sasà e a tutti i bambini, ragazzi e adulti come lui. Consolato FRANCO

Siderno: l’ex Ospedale in condizioni igienico-sanitarie drammatiche

In questi giorni ci sono arrivate diverse segnalazioni relative alle condizioni in cui verserebbe l’ex Ospedale di Siderno, sito in piazza Oreste Sorace. Soprattutto nei locali del primo piano, in cui si trovano gli uffici di medicina dello sport e igiene pubblica, le persone in attesa di ricevere consulenza o i bambini che devono effettuare visi-

te di idoneità sportiva, sarebbero infatti costretti a restare tra accumuli di spazzatura, polvere e sporcizia, respirando particelle portatrici anche di eventuali rischi per la salute. Nonostante la precaria condizione igienica testimoniata anche da diversi fruitori della struttura con foto e segnalazioni di vario tipo, nessun reclamo pare abbia

finora sortito alcun effetto e operatori sanitari e i pazienti continuano ad operare o essere ospiti di una struttura che versa in condizioni igienico-sanitarie veramente drammatiche. Che cosa dovrà mai accadere prima che i responsabili si rendano conto della necessità di prendere urgenti provvedimenti?

Uno strumento finanziario per la Locride Lettera inviata al direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, da Marcello Attisano, responsabile del settore “attività economiche e produttive” del Corsecom

Caro Direttore, Non vi è dubbio che la spinta al credito bancario da parte del presidente della Bce Mario Draghi è senza precedenti. Un grande cambiamento. Rivoluzionario. Neanche fuori dall’Europa il credito, ha mai raggiunto tassi così bassi. Oggi, con i tassi a zero, c’è una grande opportunità da cogliere per far ripartire la debole crescita e sconfiggere la deflazione. Lei sa direttore, che esiste un netto divario nelle condizioni del credito, tra le grandi le medie e piccole imprese italiane in generale. Sa anche però che c’è un divario immenso tra le imprese del Nord e quelle del Sud che non hanno le più elementari condizioni per l’accesso al credito. Quindi, se si guarda da questo punto di vista, c’è una vera e netta scollatura di tecnica bancaria tra il board della Bce che azzera i tassi di riferimento, impone tassi negativi sui depositi, da una spinta al credito bancario e l’economia reale. Quella vera. Per farle un esempio, quella della stremata terra che si chiama Locride dove il costo del denaro è tra i più cari in Europa. Sostanzialmente al contrario di quello che avviene nel cervello di Draghi, … Se si vuole il bene di questa piccolissima area che alla fin fine è un piccolissimo puntino della carta geografica, poco meno dello 0,23% del popolo italiano ma è pur sempre territorio italiano ed è

soprattutto fatto da gente per bene. Il credito è fondamentale. La legalità e la democrazia di uno Stato si misurano anche nel garantire ad un ragazzo brillante la possibilità di entrare in un qualsiasi Istituto bancario con un progetto in mano ed essere finanziato senza tentennamenti. È dal 2011 che i tassi sono negativi, pur tuttavia nonostante questo quadro macroeconomico così positivo i flussi finanziari su questo territorio tardano … nemmeno l’ombra. Il mezzogiorno, la Calabria obiettivo uno per l’Europa, potrebbe essere un generatore e incubatoio economico unico per l’enormità di finanziamenti ma, si perde e si collassa nel non sapere affrontare e gestire strategicamente un piano finanziario. Mi vengono in mente le parole del meridionalista Nicola Zitara, quando sosteneva: “Il sud è senza lavoro perché non controlla il proprio risparmio”… “Non può usarlo per realizzare il suo passaggio a Paese moderno”. Nel nuovo pacchetto dei maxi prestito. “Draghi ha spiegato che gli istituti di credito pagheranno un tasso negativo quanto più faranno credito a imprese e famiglie”. Considerato che il programma durerà fino a marzo del 2017, l’augurio direttore è che l’azione finanziaria, coinvolga anche questo piccolissimo e antichissimo lembo di terra d’Europa. Marcello Attisano

Ciao Ciccio, è un anno che sentiamo la tua mancanza

Un anno fa veniva a mancare il signor Francesco Tedesco, detto Ciccio, funzionario delle Poste. Grande lavoratore, padre e nonno esemplare. È stato presidente del Comitato Rione Sbarre per tanti anni. Lo ricordano la sua adorata moglie, i figli e i nipoti. Ciao Ciccio sarai sempre nei nostri cuori. La tua famiglia e i sidernesi ti ricorderanno sempre per la tua semplicità, per essere stato “Ciccio” per tutti!



LABELLACALABRIA

turismolocride

La sinergia che rila JACOPO GIUCA Il progetto ha finalmente preso forma. Il portale turistico della Locride, figlio abbandonato di un’epoca pre-commissariamento, già diversi anni fa avrebbe dovuto assumere il prezioso ruolo di vetrina per un territorio che, è ormai universalmente riconosciuto, può ritrovare nel turismo il volano di uno sviluppo di cui ha bisogno

come l’aria. «Il portale sarebbe dovuto nascere con un vecchio finanziamento PISL che si è perso con l’insediamento dei commissari - ci racconta il sindaco Giovanni Calabrese, che abbiamo interpellato in qualità di primo cittadino del comune capofila di questo progetto. «All’epoca del nostro insediamento - prosegue - abbiamo ripreso in mano il progetto come è stato fatto con tanti altri fondi che rischiavano di andare perduti e, interpellata la Regione Calabria, abbiamo riav-

viato le pratiche utili a renderlo realtà partendo da un tavolo di partenariato con le associazioni turistiche del territorio e il Consorzio Locride Ambiente, al fine di realizzare uno strumento di sviluppo per tutto il territorio. «Finalmente, dopo mesi di lavoro, siamo prossimi all’inaugurazione del portale che speriamo possa essere utile alle aziende del comprensorio e stimolare il turismo nella nostra area. C’è ancora molto da fare ed è importante che l’abbozzata collaborazione venutasi a creare tra imprenditori,

operatori turistici e amministratori, abbia un seguito nella consapevolezza che la Locride debba essere percepita come una grande città che va da Stilo a Brancaleone». E in questa direzione sta lavorando il team di giovanissimi capitanato da Anna Maria Crupi, che si sta occupando di dare vita a turismolocride.it. «Sono davvero orgogliosa di poter mettere a disposizione della mia terra d’origine il mio Master in Promozione del Turismo e del Territorio - esordisce Anna Maria.

«Io e i ragazzi abbiamo trovato fin da subito stimolante il progetto nato dalla collaborazione tra operatori turistici, Consorzio Jonica Holidays, Pro Loco territoriali, Locride Sviluppo e Corsecom, che hanno unito le forze per la realizzazione di un partenariato che ha permesso di salvare un progetto importante, che sarebbe altrimenti rimasto chiuso nel dimenticatoio per anni. «Una volta che l’associazione Centro Servizi Turistici della Locride è divenuta realtà, ci siamo dedicati anima e corpo al

GAL: una grande s l’economia agricol Il Gruppo di Azione Locale, nel rispetto dei propri princìpi, cerca anche nel nostro territorio di attirare finanziamenti utili a valorizzare il settore agroalimentare, che può divenire protagonista nel rilancio socioeconomico del nostro comprensorio. L’esperienza del GAL, tuttavia, nella Locride è sempre stata vissuta in modo piuttosto burrascoso: a differenza di quanto accaduto nel resto della Regione Calabria, infatti, il nostro GAL raramente ha beneficiato dei finanziamenti europei che annualmente garantiscono lo sviluppo di associazioni o start up locali, venendone poi definitivamente escluso in seguito ai POR 2017-2013. Solo recentemente, con l’arrivo dell’amministrazione Fuda a Siderno, alcuni sindaci e operatori hanno deciso di unire le proprie forze per rimettere

un moto questa macchina, predisponendo finalmente una nuova fase per il GAL del nostro territorio. Sapendo che la Regione stava elaborando un nuovo bando per l’avvio di nuovi Gruppi di Azione Locale, infatti, a ottobre 2015 sono iniziate le prime riunioni propedeutiche a definire le basi sulle quali doveva poggiare il nuovo organo che, è stato sancito nella riunione dello scorso 7 dicembre, sarebbe dovuto crescere sul fertile terreno di un partenariato del quale facevano parte tutti i comuni dell’area compresa tra Siderno e Bianco. Allo sviluppo di questo nuovo progetto ha certamente contribuito la collaborazione con il GAL di secondo livello dell’Alta Locride che, a differenza del nostro territorio, ha beneficiato degli ultimi POR e si è legato alla zona delle


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SEMBRAVA DESTINATO ALL’OBLIO, MA L’IMPEGNO DELL’AMMINISTRAZIONE DI LOCRI E LA BUONAVOLONTÀ DI UN GRUPPO DI GIOVANI HA PERMESSO DI RECUPERARE IL PROGETTO “PORTALETURISTICO”CHE, DA AGOSTO, SARÀVETRINA PER IL TERRITORIO E SUPPORTO ALTURISTA CHEVUOLE CONOSCERCI.

ancia il territorio recupero di questo portale/vetrina all’interno del quale abbiamo progettato di dare risonanza agli eventi, alle novità e ai servizi turistici che il territorio offre. Grazie al supporto digitale, daremo agli utenti la possibilità di compiere tour virtuali delle nostre aree archeologiche, suggeriremo itinerari turistici e approfondiremo la storia di ogni città del comprensorio. «L’utilizzo di materiale umano giovane e in grado di interfacciarsi al meglio con le nuove tecnologie, garantisce ai nostri collaboratori, parte del progetto Garanzia

Giovani, di rendersi utili per lo sviluppo della nostra comunità e al portale di essere costantemente aggiornato e presente sui social. Terminata la fase di avvio e fatto un bilancio delle spese, ci occuperemo di un eventuale piano pubblicitario e, augurandoci di potercelo permettere, di sviluppare una App per smartphone e tablet che garantirà ai viaggiatori di avere sempre a portata di mano i nostri servizi. «La possibilità di presentare prodotti tipici di zona, aziende che operano sul territorio o i recapiti delle strutture ricettive sottoli-

neerà la natura di vetrina che il portale assumerà nei confronti del comprensorio e contribuirà a “ripulire” l’immagine della Locride troppo spesso sporcata dalla cronaca nera. «Ora che la base è stata creata e che il portale è pronto ad essere presentato al grande pubblico, non possiamo che fare un appello affinché i comuni, le associazioni e i responsabili degli eventi estivi contribuiscano a dare giusto risalto alle nostre realtà entro il mese di agosto, obiettivo per raggiungere il quale siamo aperti a qualun-

sinergia che salva la della Locride Serre Calabresi per continuare a crescere e con la Vallata del Torbido che, indipendentemente da resto del comprensorio, già nell’autunno del 2015 stava cercando di dare vita a un suo personale organismo. Con la decisione, da parte della Regione, di suddividere la Calabria in 13 aree territoriali con caratteristiche simili prima di concedere gli ultimi, mirati, finanziamenti e l’individuazione delle Locride come area a sé stante, trentasei comuni del nostro comprensorio hanno deciso di fare fronte comune in una serie di incontri svoltisi tra maggio e lo scorso 30 giugno, data nella quale si è svolto un ultimo incontro partecipato da tutti i primi cittadini e rappresentanti territoriali. Il partenariato della Locride, comprendente l’Alta Locride, la Valle del

Torbido e i comuni che da Monasterace arrivano fino a Bianco, è divenuto finalmente realtà. In una terra in cui le associazioni sociopolitiche riescono a concertare poco e male gli interessi di tutte le parti in causa, il desiderio di vedere crescere almeno a livello economico un territorio che ha tanto da offrire all’Italia e al mondo ha permesso di trovare con una certa semplicità un punto di incontro e di eleggere all’unanimità Siderno comune capofila di questo progetto di rinascita. Contestualmente è stato nominato un gruppo di tecnici che, entro il prossimo 10 settembre, dovrà redigere un Piano di Azione Locale utile alle aziende del territorio per la partecipazione ai bandi e per ottenere finanziamenti collegati al neonato GAL della Locride. (J.G.)

que tipo di supporto e/o collaborazione esterna, in modo tale da lavorare tutti in sinergia nell’interesse esclusivo della Locride». Un accorato appello alla sinergia e al cambio di mentalità, in conclusione, lo fa anche Giovanni Calabrese: «Se non si lavora mettendo in rete il nostro patrimonio storico-culturale attraverso una collaborazione attiva con i vari paesi, non ci sarà possibilità di sviluppo. Se i miei colleghi non comprenderanno che la salvaguardia dei propri beni passa anche

attraverso il confronto con gli altri continuerò a ritenere che l’unico nostro futuro sia la desertificazione. «Dobbiamo urgentemente inaugurare un tavolo di confronto con la Regione affinché continui a esserci aiuto in questa fase di creazione della start-up, quindi dovremo renderci conto di quanto sia indispensabile la collaborazione per fare in modo che il progetto continui ad autofinanziarsi, perché non possiamo aspettarci di sopravvivere solo attraverso i finanziamenti pubblici.


CULTURA

IlfascinodellaPersefoneè tornatoaincantarelaLocride NEL 1905 IN CONTRADA PERCIANTE, NEL COMUNE DI PORTIGLIOLA, DURANTE I LAVORI DI SCASSO DI UNAVIGNA,VENNE RINVENUTA LA STATUA DELLA PERSEFONE. A CAUSA DI UNA LUNGA E INTRICATA STORIA SU CUI NON SARÀ MAI FATTA PIENA LUCE, LA DEA INTRONO È OGGI CONSERVATA PRESSO L'ALT MUSEUM DI BERLINO. MA OGGI LA LOCRIDE HA AVUTO LA SUA "VENDETTA". MARIA GIOVANNA COGLIANDRO In trono, con uno sguardo impenetrabile, fatale, proprio come quello della Persefone conservata al museo di Berlino, ma con un sorriso più dolce e l’aria gentile della gente del Sud. È servito all’incirca un anno di lavoro per realizzarla ma finalmente anche la Locride ha la sua Persefone. La volontà di “restituire” al nostro territorio un'opera d'arte che agli inizi del '900 gli è stata illegittimamente sottratta fa parte di un progetto realizzato dal Liceo Artistico di Siderno, su richiesta dall’amministrazione comunale

di Locri. “Man mano che vedevo la nostra Persefone prendere forma pensavo che, sebbene non fosse un’impresa semplice, io e i miei ragazzi ce l’avremmo fatta! – Ci racconta il professor Rosario La Seta, incaricato dalla dirigente prof.ssa Giovanna Autelitano di occuparsi del progetto. "Ci siamo attenuti scrupolosamente alle dimensioni originali - prosegue il prof. La Seta Inizialmente la statua è stata modellata in argilla, poi attraverso la tecnica dello stampaggio in gesso abbiamo ricavato un negativo e da questo, per successiva colatura con gesso patinato, abbiamo ottenuto nuovamente il positivo. Si è scelto il gesso patinato così da riprodurre il più fedelmente possibile la tonalità originale". Il prof. La Seta e i suoi ragazzi hanno realizzato

un'opera straordinaria sebbene non disponessero dell’attrezzatura professionale che generalmente si trova in un laboratorio di scultura. "Ci siamo dovuti adattare anche se c’è stata tutta la disponibilità possibile e immaginabile da parte della prof.ssa Autelitano. Alla fine siamo riusciti a studiare tutte le strategie affinchè da quel piccolo laboratorio uscisse fuori una Dea in trono di tutto rispetto. E, non vorrei peccare di immodestia, ma la Persefone che oggi è in bella mostra nella corte di Palazzo di Città a Locri ha più carattere della copia realizzata per il Museo di Taranto, realizzata usando la tecnica sofisticata del laser scanner. Quella del MarTa è una Persefone fredda, senz'anima. Non c'è dubbio: le mani dell'uomo non saranno mai sostituite da un computer".

La Persefone di cui oggi la città di Locri può fregiarsi ha un doppio valore: se per il sindaco Giovanni Calabrese e l'Assessore alla Cultura Anna Sofia rappresenta una sorta di riscatto per la Locride che finalmente si riappropria di un pezzo di arte e di storia che si è vista sfilare da sotto i piedi, nell'intento della prof.ssa Autelitano e del prof. La Seta la Persefone è uno strumento didattico per far conoscere, a chi ancora lo ignori, uno dei più preziosi reperti che il mondo della Magna Grecia ci abbia tramandato. Ma c'è qualcosa nella Persefone di Locri che la differenzia dall'originale e dalla copia tarantina: "Nelle altre due statue il viso è deturpato - sottolinea il Prof. La Seta - Noi non ce la siamo sentiti di sfregiare il volto della Dea".

LIONS

Ad Amantea il premio Nobel per la pace Mohamed Ben Cherik Il mondo Lions del Distretto 108 ya (Campania - Calabria - Basilicata) si è riunito in Calabria ad Amantea nei giorni 14, 15, 16 luglio per l'incontro programmatico relativo all'anno sociale 2016/2017. Erano circa 3000 i lions del distretto che ha quest'anno per Governatore Renato Rivieccio (subentrato al calabrese Antonio Fuscaldo). I lavori hanno preso il via con la prima riunione del Gabinetto del Governatore e il primo incontro di aggiornamento formativo per presidenti e segretari di club. Quindi programma pieno per tutta la serata. Nel pomeriggio di venerdì ai lavori hanno preso parte anche l'Arcivescovo di Cosenza, il premio Nobel per la pace Mohamed Ben Cherikh e il Governatore Renato Rivieccio. Sabato si è tenuta, invece, la presentazione del tema di studio distrettuale sul tema "I fattori dello sviluppo civico del Sud: il turismo tra beni ambientale e strutturali". Successivamente la presentazione del service distrettuale e una tavola rotonda su

"Cittadinanza attiva umanitaria" con interventi programmati del past Direttore Internazionale Ermanno Bocchini e sino a tarda sera le altre incombenze legate all'importante assise. La scelta di Amantea è stato un attestato di affetto del Governatore Renato Rivieccio nei confronti degli Amici Calabresi, in una visione unitaria del Distretto, in un’atmosfera caratterizzata dal bel mare blu calabrese e dalla bellezza dei luoghi. L’incontro programmatico è stata l’occasione per un momento di riflessione sulle problematiche dell’Associazione, ma anche un’opportunità per incontrare vecchi e nuovi lions, con i quali si sono condivisi progetti e programmi. Insomma un modo per ricreare la passione dell’appartenenza e rinfocolare l’entusiasmo necessario per realizzare i nuovi successi dell’Associazione che tende a qualificarsi sempre più per la concretezza delle opere. Aristide Bava

MACRÌ NUOVO PRESIDENTE Passaggio della campana al Club di Locri: Pino Macrì, responsabile del reparto di ginecologia presso l'Ospedale civile è il nuovo presidente del Lions Club di Locri. Subentra a Silvana Porcella Fonti, prima donna che ha retto le sorti del Club dopo 54 anni ed è stata protagonista di una ottima annata sociale tanto che, a conclusione del suo mandato, è stata insignita della carica di Presidente di zona.

LA POESIA

Calabria Sono di nuovo qui ansioso di scrivere di te sempre innamorato delle tue leggende e del tuo passato. Ferita, abbandonata, stanca e rassegnata ma ancora bella. Calabria, mi hai insegnato l'orgoglio di stare dalla parte dei perdenti nel gioco crudele della storia,

la felicità di vivere nell'incertezza e di costruire faticosamente il domani. Madre piegata a raccogliere olive, onda che rinfresca e guarisce, ho fede in te. Presto il vento spazzerà via la gramigna e il sole tornerà a maturare le spighe. Dagli spalti di Gaeta il nobile sovrano profetizzò che non sono eterne le usurpazioni. In mezzo alle rovine nascono i fiori e migliaia di briganti attendono di essere chiamati eroi. Questa attesa silenziosa è un grido assordante per me, scuote la mia coscienza. mi esorta a lottare, mi fa sentire degno di essere tuo figlio. Giuseppe Gangemi


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Dalla Locride al Messico per far sorridere gli invisibili Antonella Panetta è una ragazza della Locride brillantemente laureata a Roma. Ha fatto una sua scelta di vita: collocarsi dalla parte degli "ultimi" del mondo, degli "esclusi" della terra, degli umiliati. Così sta dedicando la sua gioventù ad aiutare chi ha bisogno. Oggi si trova in Messico, tra i dannati che vengono respinti dinanzi al muro della vergogna che separa il Messico dagli Stati Uniti. Pubblichiamo un suo reportage dal Messico, ringraziandola per quanto sta facendo non solo per i più poveri ma perché dimostra la generosità e la ricchezza di sentimenti di cui la Locride è capace.

Eccomi qui, in Messico, a Tijuana, nella Casa del Migrante dedicata al missionario per antonomasia, Giovanni Battista Scalabrini che, innanzitutto come uomo e poi come religioso, ha dedicato tutta la sua vita a quegli uomini e quelle donne migranti che per necessità o desiderio hanno “deciso” di scegliere una vita migliore per sé e per la propria famiglia in un altro paese che fosse in grado di dar loro ciò che la propria terra per tante ragioni non gli ha potuto offrire. Mi trovo nella “ciudad de los pecadores”, come la definiscono i messicani stessi. Del divertimento sfrenato, del ballo, dell’alcol a buon prezzo ma anche della disperazione e della speranza di poter passare “del otro lado”, gli Stati Uniti, della miriade di invisibili quali sono i migranti che provengono dal Centro America e i deportados dagli USA. Tijuana si è fatta tristemente conoscere nel mondo per il suo muro lungo più di mille chilometri. Una sorta di grande moderno muro di Berlino. Una mostruosità con molti precedenti storici dai quali l’uomo non ha imparato purtroppo nulla. L’amministrazione Bush padre nel 1994 decise che i due paesi dovevano essere divisi attuando il noto programma “Guardian” separando definitivamente Tijuana dalla città statunitense di San Diego e che le successive politiche, compresa quella dell’amministrazione Obama, ampliarono fino a farla diventare una frontiera quasi invalicabile oltre che luogo di deportazione di massa e di violazione dei diritti umani. Ed è proprio in questo contesto che, nell’estrema periferia, in cima a una collina, sorge quasi come un fiore nel deserto la Casa del Migrante, vero e proprio punto di riferimento per migliaia di uomini, privati del proprio capitale materiale e umano. Dal 1987, anno della costruzione della casa,

PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL 23 A SIDERNO

Quei Ragazzi dellaV A “La musica è finita, ma gli amici non se ne vanno. La maggior parte di loro resta nella mente e nel cuore di chi, come noi, ha vissuto un’epoca semplicemente diversa, durante la quale la sincerità dei sentimenti prevaleva su tutto.” Potrebbe essere la sintesi, è forse lo è, del volumetto che Enzo Movilia ed il sottoscritto hanno scritto a due mani, edito da “Città del Sole”, Reggio Calabria (euro 10). Vale la pena di sottolineare che i proventi della vendita del libro andranno in beneficenza a due strutture d’accoglienza che insistono nel comune di Palizzi: “Casa Emmaus”, nella Marina di Palizzi, che accoglie e assiste persone con difficoltà di natura psichica e “Casa Sebastiano Pezzimenti”, dove sono premurosamente assistiti anziani non autosufficienti. Il libro narra vicende vissute durante l’ultimo anno di scuola di un gruppo di ragazzi, nel lontano 1965. Ci siamo sforzati, ognuno con i propri ricordi e dalla propria visuale, di descrivere un periodo della nostra vita che, entrambi, consideriamo indimenticabile per tantissimi motivi. E’ un libro, a nostro parere, che cattura e mantiene vivi flash e ricordi degli anni trascorsi sui banchi di scuola dell’Istituto Tecnico “G. Marconi” di Siderno. Sono descritti, nel volumetto, frammenti di storie che emergono dalla nostra memoria per raccontare, soprattutto, a chi crede che la scuola sia solo un obbligo e non anche un piacere, che quegli anni possono diventare indimenticabili, se animati da quel particolare e spirito di voler stare insieme. E questo era il sentimento prevalente “il bisogno di

stare insieme”, per dirla con Jorge Luis Borges, senza infingimenti, senza sotterfugi e senza calcoli di nessun genere. E, noi, i ragazzi della V A, nei favolosi anni ’60, abbiamo avuto la fortuna di “stare insieme”. L’altro aspetto, non meno importante del libro, è il ricordo di un profondo legame di amicizia, non solo tra i compagni di classe, era la norma, me perfino con i professori che, lasciato il loro ruolo istituzionale, diventavano anch’essi degli amici con i quali, appunto, “stare insieme”. E proprio lo “stare insieme” ebbe termine in quella calda estate del 1965, poco più di m e z z o secolo fa, finì la bella favola dei Ragazzi della V A dell’Istituto tecnico commerciale e per Geometri di Siderno. Lo “sciogliete le righe, perché il tempo è scaduto” fu agrodolce, come agrodolce è la fine delle belle favole. Davanti a noi si apriva un contesto più impegnativo: come affrontare la vita da adulti, dopo la fine della favola, e la linfa che avrebbe dovuto sostenerci nel futuro che appariva prossimo, l’avevamo attinta nella indimenticabile sezione A del “Guglielmo Marconi” di Siderno. Sono pagine, quelle del volumetto, lo ribadiamo con assoluta convinzione, che rappresentano un affettuoso tributo di riconoscenza alle persone che hanno allietato, per un lungo e indelebile periodo, la nostra vita. Enzo Movilia e Pietro Parisi

sono stati accolti migliaia di emigrati dal sud e di rimpatriati forzati in un luogo dove si sarebbero sentiti più sicuri, dove prendere una boccata di ossigeno e riprendere in mano il flusso della propria vita interrotto in poche ore. Qui ci si occupa di tutto, dai bisogni di prima necessità, all’appoggio psicologico e spirituale e alla fondamentale ricerca di un lavoro. Tutto questo però non ci sarebbe senza una larga, solida e continuativa base di volontari indefessi che periodicamente si alternano, lavorando giorno e notte fianco a fianco con le persone accolte. Un pomeriggio Padre Pat ci vuole tutti riuniti, d’urgenza, impiegati e volontari. Non nascondo un po’ di timore: “Emergenza umanitaria, più di duecento rifugiati haitiani e di vari paesi africani ammassati alla frontiera!”. Il mio primo pensiero è stato “no, il Mediterraneo mi ha seguita. Non è possibile che stia accadendo anche qui”. Subito ci accorgiamo che entrambi i governi, statunitense e messicano, non sono

preparati a un simile evento. Il personale esperto scarseggia e spontaneamente mi viene da sorridere, ma più che un sorriso è un ghigno amaro. Così il mio pensiero in un secondo è già arrivato nell’altro lato del mondo: mentre qui poche centinaia di persone spingono alla frontiera in attesa di realizzare l’ormai per molti utopico sogno americano, un barcone con centinaia di persone, compresi neonati, si rovescia al largo dell’Italia sotto gli occhi di chi li riprende e li fotografa senza far niente, perché come qualcuno ha già scritto “siamo anche noi i naufragati... è la nostra umanità colata a picco... È lo spettacolo del nostro disumano.” (Flore MurardYovanovitch) In qualsiasi parte del mondo questo accada, sì, è lo spettacolo del nostro disumano. Perché disumano è vedere la faccia smarrita e con una serietà da adulta di una bambina la cui colpa è stata quella di sognare una casa, una famiglia, un posto sicuro, i giochi e la scuola come unici doveri che una bambina di quell’età deve avere. E penso a come può uno stato definirsi il più democratico del mondo e allo stesso tempo violare i più basilari diritti umani e dell’infanzia. C’è qualcosa di malato in tutto questo, un inghippo pesante negli ingranaggi di questa “grande democrazia”, una sorta di buco nero in cui finiscono i cosiddetti ultimi. Ad ogni modo me la ritrovo lì, in piedi, stanca, sporca e affamata, così decido che per incominciare la voglio assolutamente veder sorridere, fosse l’ultimo dei miei obiettivi. Mi accorgo che basta poco, chiedere semplicemente il nome, dire il mio, una carezza, un sorriso, un complimento al suo bel faccino ed ecco che si schiude un bellissimo sorriso che contagia suo fratello e suo padre. Il suo sorriso mi solleva da tutta la fatica del lavoro di quel giorno e così si rinnova il senso della mia presenza qui, di quel poco che la mia persona con il suo modesto bagaglio personale può fare. (Antonella Panetta)



CULTURA

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RENATO MOLLICA RACCONTA L’INTENSA ATTIVITÀ CULTURALE DI AZULEJOS

«Spazio al cinema, alla legalità e ai giovani» Dieci anni di Epizephiry International Film Festival, due edizioni del Premio Epizephiry per la legalità e innumerevoli eventi di impegno sociale e culturale: questa in estrema sintesi la ricca attività di Azulejos International, associazione culturale fondata e presieduta da Renato Mollica. Con ospiti sempre di rilievo e un grande riscontro da parte del pubblico, gli eventi targati Azulejos rappresentano una solida realtà per il nostro territorio. «L’associazione è nata per promuovere cultura diffusa – dice Renato Mollica ‒ Il cinema, i libri, le ricerche, la legalità sono argomenti difficili da promuovere nel nostro territorio ma questa è la sfida che mi sono proposto. E spero di riuscire in questo compito». Un lavoro continuo che, solo per ricordare le manifestazioni più recenti, lo ha visto impegnato nell’organizzazione del Premio per la legalità,

svoltosi nell’aprile scorso a Siderno, e nell’incontro culturale con Nicola Giampaolo, postulatore nella causa di beatificazione e autore di un significativo libro sul tema, presentato a Sant’Ilario dello Ionio. «L’obiettivo è quello di lavorare e crescere insieme. Dalle piccole idee, spesso nascano grandi cose. Ma

ben vengano anche le grandi idee, a dimostrazione del coraggio e della voglia di guardare avanti ‒ aggiunge Mollica ‒ Dall’EIFF sono nate importante collaborazioni, semi che poi hanno dato germogli e altri che stanno per spuntare. Al festival arrivano quantità incredibili di film d’ogni genere, dove il genio, l’individualità, la creatività e molto altro ancora si esprimono senza confini. Il cinema, se ben fatto, è una forma creativa d’espressione, che si avvale di ogni disciplina artistica e che può provocare grandi emozioni. In esso troviamo tutto: musica, parole, poesia, immagini, colori, movimento, ritmo. Per questo diamo sempre grande spazio ai giovani, perché hanno bisogno di vivere e sperimentare cose belle e costruttive. E il nostro Film Festival rimane centrale nell’ampio progetto di Azulejos».

A SIDERNO IL 23 E 24 LUGLIO Anna Giulia e la sua passione per la grande famiglia che è la scuola nna Giulia, l’amica gentile e generosa, la docente sorridente e ineguagliabile, la vice preside intelligente, autorevole e creativa, ci ha lasciato. La sua dipartita ha sconvolto tutti: colleghi, amici, ex alunni. Quando baciai il feretro che racchiudeva le sue spoglie mortali, le immagini di lei fluttuarono nella mia mente come faville nel buio della notte. In me, che non sopporto la feroce tirannia della morte, esplose una rabbia impotente e lacrimosa. Rimasi così inebetito da non riconoscere uno dei miei più stimati colleghi, e per giunta affettuosissimo ex alunno, seduto al mio fianco. La natura matrigna distrugge tutto ciò che ha creato: piante, animali, uomini. Ma “è inutile nella fata dar di cozzo”, come ci insegna Dante. Il poeta della “doglia universale, cui negaro i fati anco la giovanezza”, scrisse all’uopo un verso lapidario e sublime: “È funesto a chi nasce il dì natale”. Ma chi centrò meglio il problema è Seneca. Nel suo capolavoro, Lettere a Lucilio, ha scritto: “Ci avviamo, a poco a poco verso la morte. Moriamo ogni giorno: ogni giorno infatti, ci è tolta una parte della vita; anche quando il nostro organismo cresce, la vita decresce. Abbiamo perduto l’infanzia, poi la fanciullezza, poi la gioventù. Tutto il tempo passato fino a ieri è morto per noi, questo giorno che stiamo vivendo, lo dividiamo con la morte. Come non vuota la clessidra l’ultima goccia, ma tutte quelle che son cadute, così l’ultima ora in cui cessiamo di esistere, non produce, da sola, la morte, ma la compie, allora noi giungiamo al termine, ma da tempo vi siamo avviati. Non viene una sola volta la morte”. La lettera di Seneca è lunga e termina con una frase gelida: Per molti la vita non è una cosa penosa,ma inutile”. Ho riportato il passo di Seneca, perché esso fu tema, un giorno, di una lunga e cordiale conversazione con Anna Giulia. Agostino, il padre africano della chiesa, esprime, nelle Confessioni lo stesso concetto, ma si allontana dall’amara conclusione del filosofo romano. Sublime il pensiero poetico dell’ecclesiaste. Ma torniamo alla nostra Anna Giulia. Ella non solo insegnò le sue discipline, Lettere italiane e storia, ma fu molto abile in docimologia, i criteri scientifici di valutazione negli esami e nelle interrogazioni scolastiche. Mirò a esercitare l’intelligenza degli alunni, a penetrare nella loro anima, a trasformare la loro vita, a convincerli a essere liberi e dignitosi. E desiderò che i giovani si adoperassero alla risoluzione dei loro problemi, che affermassero la loro dignità e si ponessero alla direzione della propria condotta. Sebbene “volontà o desiderio operano in un contesto sociale in cui possono essere incoraggiati o impediti, esaltati o frustrati, liberati o fatti regredire”(Luigi Sacco). Alla sua illuminata sensibilità di docente e di

A

Parte la 5ª Edizione della Festa delVolontariato

L’iniziativa, realizzata in partnership con l’amministrazione comunale di Siderno, si configura quale momento di partecipazione comunitaria e mira a valorizzare il ruolo politico e sociale che il volontariato organizzato riveste in rapporto allo sviluppo delle comunità di appartenenza. Le associazioni di volontariato, indiscusse protagoniste delle due giornate, avranno così modo di raccontare e far conoscere le diverse esperienze e iniziative cui hanno dato vita nel territorio di riferimento.“Volontarie avventure” il titolo della festa, scelto per evocare e celebrare quello spirito di iniziativa, quella straordinaria capacità generativa, quel coraggio fiducioso che spesso animano i volontari e li inducono a mettersi in cammino, magari con poco… Dopo l’inaugurale taglio del nastro previsto per le ore 20:00 di giorno sabato 23 luglio, prenderà forma il primo momento collettivo, che vedrà le associazioni rivivere e condividere il momento inziale della loro avventura associativa, il punto di partenza del loro

cammino, quello in cui si sono messi in viaggio alla volta di luoghi da abitare e da coltivare. A conclusione della giornata di sabato è previsto uno spettacolo di intrattenimento. Un secondo momento collettivo a cura delle associazioni è previsto poi per la giornata di domenica 24 luglio, quando le stesse si ritroveranno nuovamente tutte insieme sul palco per donare e condividere alcune istantanee di quotidiana bellezza, piccole antologie narrative attraverso cui cogliere e rendere il senso del legame tra i volontari e la comunità. Per entrambe le giornate di festa è previsto l’allestimento di una sorta di villaggio in cui ogni associazione avrà a propria diposizione uno spazio all’interno del quale realizzare la classica attività promozionale. Per la stessa finalità, ma attraverso dinamiche più interattive, per la giornata di domenica è previsto un momento di animazione che consentirà ai cittadini di conoscere più da vicino i volontari e le associazioni.

studiosa, al suo spirito innovatore sono dovuti gli indimenticabili spettacoli teatrali sulla Resistenza, sulle Lettere dei condannati a morte dai nazisti, sul Futurismo, su Goldoni. Anna Giulia scrisse, in merito un lungo e interessante articolo sull’Annuario dell’Istituto, di cui riporto un periodo relativo all’argomento. “Lo spettacolo teatrale, accolto entusiasticamente dal mondo della Scuola in tutte le sue componenti dimostrava senza equivoci che cultura significa coinvolgimento, reintegrazione della vita per meglio capirla e intenderla evolutivamente”. Anna Giulia era la veterana dell’Istituto Tecnico commerciale di Siderno che curò e amò come una sua creatura diletta. Visse in simbiosi con esso. Pensò e lavorò con passione alla grande famiglia della scuola, persuasa che senza il profumo e l’armonia, l’aria si sarebbe inquinata e avrebbe saputo di lezzo e di tanfo di suburra. Nel nostro Istituto, pur nella concorde discordia che accompagna l’umana fatica, non si verificarono screzi, lacerazioni, scissioni, conventicole. Il Marconi, nel 1978, quando assunsi la Presidenza, aveva un organico di 24 classi; nel 1989 (anno della mia quiescenza), le classi erano 57, gli alunni 1080, i professori

116. L’istituto, tenuto conto del bacino d’utenza, era il più popolato della Provincia. L’Alviggi, vice preside, autorevole, saggia, seppe andare incontro alle esigenze dei giovani, leggendo nel loro animo, aiutandoli con umiltà. Ed essi la compresero, l’amarono e la seguirono. Famosa fu l’operazione dei pennelli, di cui si impadronì la stampa. L’indimenticabile Nico Noce, ha immortalato l’episodio in una sua poesia allegra, ridanciana, amichevole: Anna Giulia, ognora tesa / al prestigio della Scuola, / coi ragazzi trova intesa / e con dolce sua parola / ha convinto i più ribelli / ad usar scop’e pennelli. Mi telefonò il Provveditore agli studi per congratularsi con la vice Preside. Anna Giulia era una donna arguta: “dalle sorrise parolette brevi” sprizzavano scintille che lasciavano il segno. Non omnis moriar, disse di sé il grande Orazio. E tu Anna Giulia, vivrai nell’animo dei giovani, ai quali hai dato la migliore parte di Te, nei loro sorrisi luminosi. La tua vita continua in loro, nei loro pensieri, nelle loro affermazioni sociali, nel loro lavoro; continua in tuo marito e nei tuoi diletti figli. Tu sarai sempre viva e presente nella mia mente e nel mio cuore. VALE! GIORGIO PAPALUCA

IL RICORDO

Non è facile essere Uomini Sisinio Zito se ne è andato quasi in silenzio. Un silenzio che per me risuona come un grido, l’ululato di un “lupo solitario” che tenta di risvegliare alla vita la natura silente in una notte buia. C’è Sisinio nell’evocazione dì questo grido. C’è il suo coraggio di parlare e dare al mondo una ragione della propria presenza come uomo, padre, compagno affettuoso o anche semplice amico e collaterale. C’è il senso del valore assoluto e permanente delle proprie idee nei confronti delle congiunture, sempre diverse e variabili, che orientano quotidianamente le nostre azioni e ci spingono quasi inevitabilmente al compromesso. C’è l’amarezza di capire quanto sia difficile distinguere il bene dal male nel contrasto, o meglio nel conflitto, che si provoca continuamente nella società complessa in cui nostro malgrado, stiamo imparando a vivere. C’è la dignità dell’uomo che sa pensare ancor oggi alla “resistenza” come esempio e guida morale. In una, c’è la difficoltà di sentirsi Uomo non esaltandosi ma con la capacità di saper relativizzare le vittorie, la sconfitte così come l’inevitabile solitudine che può scaturire da entrambe. Il valore del mio rapporto con Sisinio, costruito lentamente negli anni e maturato più di recente nel desiderio di collaborare per dare corpo ad un’idea futura della sua città, può essere riassunto proprio evocando questo grido. E’ stato e rimarrà per me un insegnamento di vita. Ci vedevamo periodicamente a Roma così come a Roccella. Si parlava di tutto come si confà ad amici che sentono il bisogno di ripercorrere insieme e solennizzare le loro esperienze. Si cominciava dalle piccole grandi cose che costituivano il suo orgoglio e a un tempo il suo cruccio: il porto, il festival del jazz, la qualità della vita che cercava di garantire a Roccella (come la bandiera blu e la raccolta differenziata). Si passava a rimarcare il valore originale che la sua città stava ritrovando attraverso il graduale recupero del castello, del suo intorno verde, del rapporto con la costa, del convento dei minimi. Ci si spingeva a pensare insieme a ciò che si sarebbe potuto fare di più e meglio per attualizzare il grande patrimonio che la storia ha consegnato a Roccella e al contrario storicizzare quanto di nuovo questa stava producendo nella inevitabile trasformazione sociale economica ed ambientale in atto. Ci si lasciava con una frase “briglie sciolte e pancia a terra” che evocava il grido di battaglia per la carica della cavalleria di tempi ormai remoti: ribadivamo così la nostra volontà di agire ma, a ben vedere, senza dircelo, sottolineavamo la difficoltà a farlo: sapevamo entrambi che pesano non poco le ambiguità della crisi di valori in atto e la debolezza organica del contesto sociale. Avrei desiderato chiudere con Sisinio anche quest’ultima nostra comune esperienza. Mi dispiace, non sono riuscito in tempo. In un momento doloroso sembra rimanere solo il rimpianto. Ma Uomini come Sisinio sono soprattutto un esempio da seguire. Mi auguro che il ricordo immanente della sua figura di Uomo e il valore corale che ha saputo imprimere alla città come appassionato, autorevole e amorevole cittadino, potranno aiutare e non poco a proseguire con correttezza e intelligenza nel cammino intrapreso. Giuseppe Imbesi


RIVIERA

Pop Communism Per la campagna elettorale il partito comunista russo rifà il look a Lenin e lo presenta aitante così da sedurre i più giovani

Torna il fluo

Mario Spataro e Osvaldo Serra, coadiuvati da Francesco Barbaro e il suo staff e con la musica di MelodyJ & Kroosta daranno vita per il quinto anno a quello che è stato definito da molti addetti ai lavori l'evento più spettacolare in Calabria.

Lo chef che ti fa godere Il solare Peppe Galluzzo abbraccia fiero e soddisfatto lo chef sardo del Le Club. Nessuno è mai riuscito a farlo godere come la sua raffinata cucina.

Il ritrono di Zaccarella L’operatore scolastico Antonio ci ricorda, con questo bello scatto, del suo alter ego Zaccarella, il giocatore per passione che diede lustro al calcio della Locride!

Provato ma non stressato Il consigliere comunale Giuseppe Figliomeni è ancora in convalescenza dopo un brutto incidente stradale che ci ha fatto temere di non vederlo più a battagliare per i diritti di tutti i sidernesi. Guarisci presto, Peppe!

Musicisti d’eccezione Antonio Muià e Alfredo Lombardo, chiusi nel loro illustre studio, stanno terminando di comporre il loro ultimo capolavoro.

LA PINETA SI FA BELLA Quest’anno la Pineta è cambiata, al momento giusto si è rifatta il lifting, si è sfoltita i capelli e per essere più accogliente ha ripulito e lustrato anche il suo pavimento. Noi sappiano a cos'è dovuto questo cambiamento… aspettava Bruno D'Agostino, il suo eterno innamorato. Ma anche gli amici di Bruno, quelli di sempre, Luciano, Bruno, Cosimo, Peppe e tutti gli altri, scalpitavano e lo aspettavano con ansia. Ora in questi giorni di estate all’ombra di quei pini giganti e ripuliti si parla e si sparla, le voci rimbombano e come ogni anno sbattono nelle pareti “Municipali” e tornano indietro rintronando nelle pareti della “Carime”(qualcuno di tanto in tanto, sorridendo, si affaccia dalle finestre)… E così la Pineta esce fuori da quel triste e solitario mutismo invernale.

La Riviera che rapisce L’assessore alla Cultura di Siderno, Ercole Macrì, insieme a Rita Commisso e Giuseppe Gerasolo sfoglia con un certo interesse il numero di Riviera dedicato al caro Sisinio Zito.


SETTIMANALE

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L’Australia fa un salto a Platì Un salto da canguro lungo oltre 15 mila km quello del Consigliere comunale di Adelaide, Paolo Barbaro, che dall’Australia ha planato sulla maestosa vallata di Platì per incontrare il sindaco Rosario Sergi.

Chi non esce in compagnia… Domenica 10 luglio, in occasione del 70° anniversario della mitica Vespa, le strade di Siderno sono state invase da centinaia di appassionati provenienti anche da fuori regione. Nella foto una versione “estesa” della Vespa: un sidecar per chi non ama viaggiare in solitudine.

Qualcosa li unisce... Giuseppe Raffa e Mario Oliverio discutono di qualcosa “che li unisce”. Gli unici punti in comune a nostro avviso sono la camicia azzurro-ferroviere e la giacca con spalline alla Robocop.

Degli esami super! Una nota di merito ai ragazzi della 5C dello Zaleuco che hanno impressionato positivamente la commissione d'esame. Questi giovani, abituati a frequentare le attività culturali del territorio, hanno saputo affrontare il colloquio con scioltezza e competenza, affrontando tematiche complesse secondo una modalità di pensiero divergente e trasversale. Gli allievi hanno proposto mappe concettuali originali tratte dallo loro esperienza di vita e di studio. Una bella conclusione a dimostrazione del lavoro che si svolge nelle nostre scuole e della qualità dei nostri studenti. Molti andranno a studiare fuori dalla Calabria. La speranza è che tutti possano tornare a vivere e lavorare nella terra che li ha visti nascere! Giuseppe Giarmoleo

L’unione fa la forza Anna Romeo e Totò Sgambelluri hanno fatto fronte comune per parlare insieme ai cittadini dei problemi ambientali di Siderno.

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Un mondo a colori È sempre un’emozione vedere un grande artista come Nik Spatari insegnare ai bambini come immaginare un mondo a colori!

Noi li abbiamo ritirati, tu cosa aspetti? Serena Iannopollo e Paolo Guarnaccia hanno già provveduto a ritirare i mastelli per la raccolta differenziata che prossimamente prenderà il via a Siderno.

50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO A SANT'ILARIO Il bellissimo traguardo raggiunto da Antonio Mollica e Giuseppina Gratteri a Sant’Ilario dello Jonio (RC). Era infatti il 10 Luglio 1966 quando si sposarono nella Chiesa di S. Antonio Abate nella frazione Condojanni del piccolo paese della Locride. Dopo il matrimonio si stabilirono a Sant’Ilario dove Antonio, autista di pullman di linea, e Giuseppina abile ricamatrice, si sono spesi, e si spendono ancora da pensionati, per il bene dei tre figli Renato, Mauro ed Elena e anche ora per le nuore e i nipoti. Antonio e Giuseppina sono stati festeggiati lo scorso 10 Luglio da tutta la famiglia in una serata di emozioni e ricordi.



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