ell'immaginario collettivo N dell'Italia, la Locride è in negativo ciò che la Brianza è in
positivo Paolo Virzì ha ambientato il suo film “Il capitale umano” in Brianza. Una storia tratta dal romanzo di Stephen Amidon ambientato in Connecticut. Un film che, secondo le recensioni non sarebbe lesivo dell'immagine né della Brianza, né dei suoi abitanti.Virzì spiegava il perché della Brianza con queste parole: «Mi interessava il paesaggio gelido, ostile, minaccioso… l'hinterland con grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali».
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CONTROCOPERTINA
NAVI SIRIANE
Calabria ancora una volta discarica dell’Italia VLADIMIR CONDARCURI Iprite, Sarin,Tabun, gas nervino. Da mille a 24mila tonnellate di armi chimiche arriveranno a Gioia Tauro. Importate inizialmente dalla Francia, costruite autonomamente dalla Siria grazie alla tecnologia di grandi aziende chimiche di Olanda, Svizzera, Francia, Austria e Germania, toccherà adesso all'Italia dare un contributo fondamentale per lo smaltimento. L'Italia che, in questo caso, ha individuato la Calabria per attribuire questo privilegio. In cambio Roma guadagnerà dei meriti dinanzi alla comunità mondiale . Per non fare allarmismo diremo subito che i pericoli, secondo unanime parere degli esperti, sono alquanto remoti per non dire praticamente nulli. Infatti l'unico momento di improbabile rischio sarà quando le armi verranno trasferite dalle navi messe a disposizione da Danimarca e Norvegia alla nave USA “MV Cape Ray”. Le operazioni di trattamento avverranno in mare aperto ed in acque internazionali. Certo ci mortifica il fatto che qualcuno si ricordi della posizione strategica della Calabria solo in occasioni come questa. Ci amareggia la mancanza di autorevolezza della classe dirigente regionale che dell’attracco a Gioia Tauro non è stata neanche informata. Qualcuno rileva che “L'Italia dei controlli e della burocrazia, la stessa Italia che chiude un negozio perché ha l'estintore scarico, l'Italia che sotto l'egida di leggi europee decide persino sulla misura dei cetrioli o sulla lunghezza del coltello che deve utilizzare un macellaio per tagliare le bistecche, sì, proprio quell'Italia, decide un’operazione pericolosissima in una zona del nostro Paese dove non esistono strutture sanitarie attrezzate per far fronte al ben che minimo problema chimico o radioattivo, figuriamoci se dovessimo parlare di catastrofe”. Certo sarebbe stato meglio che la reputazione calabrese in Parlamento e alla regione
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LOCRIDE
La differenziata è partita, ma nessuno lo sa
L
L a differenziata per nove comuni della Locride è realtà. Peccato che in pochi lo sappiamo e se ne siano accorti. Come si può fornire un servizio se gli utenti non sanno di poterne usufruire? Eppure secondo quanto dichiarato da LocrideAmbiente - la società che ha vinto l'appalto per il servizio - la raccolta è partita dal 10 ottobre 2013. A Siderno e Locri in questi mesi avrebbero provveduto alla raccolta nei vecchi cassonetti per la differenziata, al ritiro degli ingombranti e su richiesta a quello di carta e cartone presso alcune attività commerciali. Mentre gli altri comuni (Sant'Ilario, Portigliola, San Luca, Samo, Antonimina e Ciminà) sono stati forniti di nuovi cassonetti. Ed
Parlamento e Regione avevano il dovere di difendere la reputazione calabrese
Calabria fosse stata difesa con la richiesta garanzia per la sicurezza dei cittadini. Sarebbe stato certamente utile se insieme alla garanzia il governo e la comunità internazionale avessero preso degli impegni per un riconoscimento del ruolo strategico che Gioia Tauro deve avere nel Mediterraneo. Purtroppo non è stato fatto. C'è il rischio concreto che più che un ruolo strategico alla Calabria venga riconosciuto il ruolo di discarica della comunità internazionale. Questo non lo dovremmo consentire.
Locri On Ice,c’è un
precedente da esorcizzare Le manifestazioni, seppur di successo, sono o degli sketch che strillano un futuro prospero
Locri già nel 2007 pensava di divenire un posto migliore. Nell'agosto di quell'anno con le 20.000 persone che parteciparono alla “Notte magica” la rinascita sembrava pronta e confezionata. «Chi governa Locri ha deciso» affermò l'allora sindaco Francesco Macrì al lido La Playa. «Tutti gli assessori lavorano a tempo pieno. Quando vedi i cittadini che ti dicono sindaco questa non sembra Locri … da vent'anni non si vedevano queste cose, è una gran soddi-
sfazione». Poi le cose andarono diversamente. Ci furono litigi, divisioni importanti, grandi malelingue, mancanza di prospettive e l'orizzonte locrese divenne più basso del solito. alle illusioni e ai fuochi di paglia subentrò una cappa orripilante, una sorta di parente del Giudizio Universale. La seconda rinascita di Locri in pochi anni deve tenere conto della prima, che si è rivelata sì un trampolino, ma per il baratro. Le manifestazioni, seppur di successo, sono
o degli sketch che strillano un futuro prospero o, nel caso peggiore, dei trucchi per sedare la depressione e il malcontento delle comunità Solo manifestazioni come l'Oktoberfest della Baviera, nata con lo scopo di vendere birra nel mondo, quindi funzionali alla crescita economica di un territorio importante all'interno di una nazione leader, fanno la differenza nella sostanza e nel tempo. Tutto il resto è Carnival: ovvero, illusione e povertà.
Nove comuni coinvolti, quasi un milione di euro previsti e nessuna comunicazione sulla partenza della raccolta. entro la prossima settimana saranno consegnati i nuovi contenitori anche a Placanica. Per quanto riguarda Siderno e Locri la società sostiene di provvedere alla raccolta utilizzando i vecchi contenitori dislocati in alcune zone della città. Abbiamo chiesto alla ditta di fornirci una mappa per poter segnalare i punti in cui sono situati queste pattumiere. Ma la disponibilità dimostrata al telefono non si è concretizzata nell’ivio del materiale. Nel bando vinto da Locride Ambiente oltre alla fornitura dei nuovi cassonetti era prevista anche la distribuzione di compostiere, ma per quelle bisognerà attendere almeno fino alla fine del mese. E saranno poi i comuni a stabilire dove collocare i contenitori. Ai cittadini non è stato ancora neanche comunicato che la ditta sta provvedendo alla raccolta. Eppure un'apposita parte del capitolato d'appalto era dedicata a questa voce. Per non parlare dei punti deboli del progetto che avevamo già criticato. Ad esempio la percentuale di differenziata che si prevedeva di raggiungere, inferiore al minimo richiesto dalle normative europee. Il 27% del bando contro il 35% della comunità europea.
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«Siderno non ha niente da invidiare a Padova»
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ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
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ELEONORA ARAGONA
fficienza, puntualità e competenza sono parole poco utilizzate per descrivere i servizi offerti alla popolazione della Locride. Ma nel caso dell'assistenza domiciliare (Adi) sono proprio questi i termini utilizzati dal figlio di un paziente che ha accettato di rilasciarci un'intervista. Il padre ha subìto l'amputazione di un arto per complicazioni derivanti dal diabete e ha quindi bisogno di medicazioni e fisioterapia costanti. Fino a 6 mesi fa l'uomo ha vissuto a Padova a casa della figlia. Poi la decisione: «Voglio tornare a vivere a Siderno». Passare dal sistema sanitario veneto a quello calabrese. Eravate preoccupati? «Prima di iniziare l'assistenza a Siderno effettivamente eravamo preoccupati. Anche perché a Padova abbiamo avuto un'ottima esperienza e abbiamo incontrato delle professionalità eccellenti». Dalla sua premessa si percepisce che l'Adi di Siderno vi ha stupito. In positivo o in negativo? «Con vera sorpresa oggi posso affermare che le persone che si stanno occupando dell'assistenza domiciliare di mio padre sono precise e sempre puntuali, soprattutto da un punto di vista professionale. E non solo». Secondo quanto afferma l'uomo, le costanti cure e la pazienza di fisioterapisti e infermieri hanno portato ad un miglioramento delle condizioni del malato. «Ha utilizzato la protesi a due anni dall'operazione. Ha fatto prima solo pochi passi e poi ha camminato nuova-
ITER PER LA RICHIESTA DELL’ADI Il processo assistenziale è un insieme di attività sanitarie e sociali fornite a domicilio dall’azienda sanitaria. Gli utenti che volessero ricevere cure domicialiri devono rivolgersi agli sportelli Pua che si trovano nei poli sanitari territoriali di Brancaleone, Bianco, Bovalino, Siderno-Locri, Gioiosa J., Roccella, Caulonia e Monasterace. Devono presentare la modulistica regionale per l’accesso al servizio di assistenza e la scheda di valutazione sanitaria compilata dal medico di famiglia. Inoltre c’è un’unitò di valutazione multidimensionale che valuta ed elabora un piano di assistenza individuale e si smistano le richieste al servizio di competenza: casa di riposo, riabilitazione o assistenza domicialiare. Sono previsti inoltre dei controlli periodici per verificare i progressi dei pazienti per calibrare le cure.
L’assistenza domiciliare della Casa della salute di Siderno sta dimostrando di saper garantire la massima professionalità
Torna nella Locride un paziente a rischio di amputazione
mente». La famiglia dell'uomo è entusiasta del servizio, sia per l'elevata professionalità che ha incontrato sia per l'umanità del personale. «A Padova l'Adi funzionava benissimo. Erano puntuali e molto cortesi, però spesso a fare le medicazioni e la fisioterapia venivano mandati tirocinanti o giovani alle prime esperienze. Mentre l'infermiera che sta seguendo mio padre a Siderno tre volte a settimana lavora quotidianamente in chirur-
gia d'urgenza all'ospedale di Locri». Inoltre il controllo e la verifica del lavoro degli operatori sanitari e delle condizioni del paziente è costante. «In questi mesi il dialogo tra la mia famiglia e lo staff infermieristico e dirigenziale della Casa della salute di Siderno è stato costante. Abbiamo compilato questionari. È stato studiato un piano personalizzato appositamente per assistere mio padre e un medico è passato tre volte a
controllare lo stato di salute del malato». Cosa ne pensa della polemica innescata dal sindacato Uil Fpl che ha accusato il servizio Adi di disorganizzazione e di non garantire «le prescrizioni assistenziali per come espressamente formulati dai Piani Assistenziali Individuali per cui i tempi, i modi ed i termini dell'assistenza offerta non vengono loro garantiti in maniera adeguata»? «È inspiegabile»
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PRIMO PIANO
ELEONORA ARAGONA
Non si sono dimenticati del loro vescovo i fedeli, anzi i calabresi. Monsignor Bregantini torna nella Locride per un pomeriggio di preghiera al piccolo eremo della quercia a Crochi - poco oltre il borgo di Caulonia - e loro partono da ogni parte del comprensorio. La fila di macchine parcheggiate fa già presagire che per intervistare l’arcivescovo di Campobasso toccherà aspettare parecchio. Ascoltandoli mentre lo attendono, ognuno ha un ricordo molto personale dell’ex vescovo di Locri, ma per tutti è un uomo che ha la capacità di ascoltare e capire le persone. Anche i luoghi che vive. Sono le cinque circa quando suonano le campane. Eccolo è lui, ma appena arriva è subito circondato. Lo vogliono salutare, abbracciare, hanno molto da raccontare i fedeli a padre Giancarlo. E per lui non ci sono giornalisti o politici che vengano prima dei parrocchiani. Nessuna precedenza. Prima la preghiera, poi la messa e il saluto alla sua gente, poi finalmente riusciamo a rapire per una mezz’ora monsignor Bregantini. Nel frattempo si sono fatte le otto di sera.
LUI E LA LOCRIDE Padre Giancarlo, come tutti lo chiamano, è trentino di origine ma ha vissuto venticinque anni in Calabria, in pratica è un figlio adottivo della nostra terra. «Sono stato undici anni a Crotone e quattordici qui nella Locride, venticinque anni sono una vita. Non è una vita passeggera, è un periodo importante. Questo mio legame è giustificabile da questo». Un quarto di secolo, tanto ha condiviso con la Calabria quest’uomo di fede. Ha visto il territorio e le persone cambiare, ma quanto si è trasformata questa regione in venticinque anni? «In tante cose. Sentivo dire che sono molto diminuiti gli omicidi, una delle forme estreme di violenza. Già questo è un segnale di rasserenamento. Nel 1994, quando ho iniziato il mio percorso, con don Giorgio Pratesi abbiamo compilato e spedito in Parlamento un fascicolo con il conteggio dei morti in dieci anni. Erano quasi trecento. Per la maggior parte omicidi per cui nessuno era stato indagato. Almeno sotto questo aspetto così violento questa realtà è cambiata». È cambiato il comparto sociale secondo padre Giancarlo. È un uomo concreto Bregantini, pragmatico, questo scorre nel suo sangue trentino. E meno male che la Calabria non glielo ha “prelevato”. Fede e fattività sorreggono quest’uomo che parla con calma e pesando le parole. Ma senza censure. Non ha paura il nuovo arcivescovo campobassano. E nessuna remora.
LA MIGLIORE ANTIMAFIA È anche un po’ un rivoluzionario padre Giancarlo e durante l’omelia ha sottoli-
O uniti o senza
speranza Intervista esclusiva
a Monsignor
Bregantini
neato il fatto che «il gusto della bellezza è la migliore antimafia, più degli eserciti e delle procure». Un concetto chiaro, disarmante nella sua linearità. In controtendenza. Ma in sintonia con il suo modo di combattere la criminalità organizzata.
IL LAVORO In ordine prioritario quali sono i problemi della Calabria in questo momento e come andrebbero affrontati? Il discorso si sposta sul lavoro, per meglio dire sull’assenza di lavoro. «Ma per me il principale problema della Calabria e della Locride è il ricatto della precarietà occupazionale, soprattutto per le giovani generazioni. Collegata c’è la difesa dei
luoghi di lavoro. Ci sarebbe bisogno di empatia attorno alle aziende. Le imprese vanno considerate nostre, in questo modo si regge anche in tempo di crisi. In questo modo non si sconfigge facilmente». E ancora una volta Bregantini si addentra nel problema, non ne gratta solo la superficie e dimostra di continuare ad avere a cuore e a seguire le vicende calabresi. La chiusura di un cementificio importante nel Vibonese per le pressioni ambientali. L’azienda ha chiuso qui per aprire altrove, in un vecchio stabilimento che è stato necessario rinforzare e rimodernare. «Nessuno tecnicamente avrebbe agito così. Fortificare il vecchio e chiudere il nuovo. Le pressioni, soprattutto intorno alla costruzione dell’autostrada, sono così tante e così dure che molti tecnici stanno mollando e le aziende chiudono non per motivi produttivi ma ambientali».
L’EMPATIA Questo è l’opposto del concetto di empatia che sta molto a cuore al vescovo. Amare la propria terra, le sue risorse, le aziende che nascono e crescono nei suoi territori. Questo è fondamentale nella visione di Bregantini per progredire, crescere e sviluppare il potenziale calabrese. «La violenza mafiosa ormai si manifesta soprattutto con le aggressioni, con la sua pressione sulle aziende. Le aziende devono essere protette dal territorio, perché se chiudono e si trasferisco-
no è il comprensorio che perde un patrimonio. E anche da parte delle ditte ci deve essere una denuncia chiara delle condizioni in cui sono costrette a operare e dei motivi per cui abbandonano la Calabria. Quando ci sono problemi bisogna coinvolgere la società, la chiesa, i cittadini. Questa è già una protezione enorme». Creare più consapevolezza nelle persone, anche su questo punto Bregantini ha le idee molto chiare. Anche le aziende devono informare però sui reali motivi che le costringono a chiudere i battenti. «La giustizia e la verità reggono se sono collegate. La verità crea coscienza e la coscienza produce l’empatia». Tutto è collegato, unitario. È come una catena, sono elementi interdipendenti, se ne manca uno viene meno il legame.
SENSO DI APPARTENENZA Il senso di appartenenza è alla base di tutto. Anche della lotta alla ‘ndrangheta. «In questa terra c’è un forte senso di legame all’interno della famiglia, quello primario, è fortissimo. Mentre quello verso la comunità, le istituzioni, lo chiamo secondario, è carente. Ma è quello il passaggio fondamentale per raggiungere il bene comune».
I LAMPONI Passiamo a parlare del progetto che è nato con il vescovo, la produzione di
SETTIMANALE
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L’ex vescovo della diocesi Locri-Gerace non si risparmia, dimostra grande amore per la Locride e conoscenza dei suoi problemi. Sulla polemica Gratteri-Morosini è irremovibile: «Il magistrato non deve fare i capricci» lamponi in Aspromonte. Il sistema che ha portato avanti è ancora valido, funziona e le serre continuano a produrre. Sviluppare il tipico, questo è il concetto alla base del successo dell’iniziativa. Questa è secondo lui l’unica possibilità per uscire dall’impasse che paralizza l’economia calabrese. Insieme alla cooperazione Nord-Sud, uno scambio che dev’essere tra pari. E soprattutto «la Calabria non può essere solo arance. Va valorizzata la produzione agricola e deve essere diversificata. Bisogna ridare dignità alla terra e ai suoi frutti». Il grande rammarico che monsignor Bregantini ha rispetto a quest’iniziativa, importante e duratura - sono passati più di dieci anni ma le serre e le cooperative continuano il loro lavoro – è che sia rimasta una nicchia. Che non si sia espansa a macchia d’olio. «Abbiamo costruito tanti punti, ma non siamo riusciti ad unirli. Gli esempi sono belli ma non sono contagiosi. Richiederebbero una mente aperta».
LA MANNAIA Ed ecco che i nodi giungono al pettine. «Anche le istituzioni devono essere più lungimiranti, devono abbracciare le idee genuine che nascono, le devono sostenere. Perché amare la propria terra facendola fiorire nella tipicità, unirsi con il Nord con dignità e creare nuove possibilità, sono le uniche speranze rimaste a questa regione».
E anche sulla reazione repressiva dello Stato il vescovo ha da dire la sua. «Anche su questa questione dell’interdittiva antimafia. Ci possono essere difficoltà ma non usiamo subito la mannaia. Aiutiamo a superare gli ostacoli».
GLI IMMIGRATI E passiamo a un’altra esperienza che ha dato molto al territorio e che secondo noi potrebbe rappresentare una risorsa. Cosa ne pensa il vescovo di Lucano e della realtà di Riace? «Ogni iniziativa ha i suoi difettucci, ma non vanno criminalizzati. Io ho grande stima di Mimmo Lucano. Purtroppo anche l’esperienza Lucano è rimasta una realtà a sé. Le intuizioni andrebbero assunte anche dai vicini. Le intuizioni positive ci sono e sono intatte ma più passa il tempo e più si percepisce che restano isolate. Il sindaco di Riace l’ho sostenuto perché con gli immigrati cambia il volto di un paese». Gli immigrati sono una risorsa per questo territorio? «L’immigrato è una risorsa, non solo due braccia da sfruttare. Ti porta cultura. Ed è un dono, fa rinascere paesi, li rianima. Noi guardiamo a Riace con ammirazione. Lucano ha trasformato un’emergenza in provvidenza e così dovrebbe fare la Locride. Ma anche il resto d’Italia avrebbe bisogno di fare tesoro di questa positività In Molise sono nate due cooperative – i colori della terra e i colori della vita – ispirate all’e-
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uomo di fede, ha avuto da Dio un dono. Ha trasformato quelle vallate per pecore in un luogo di pace per tanta gente. Ha fatto un grande lavoro a livello personale. Ma anche questa realtà non dovrebbe essere isolata, andrebbe collegata ad altre, penso a esperienze culturali e religiose come quella di Caulonia, della Cattolica di Stilo».
GRATTERI FA I CAPRICCI Passiamo al punto spinoso di questo dialogo. La polemica Nicola GratteriGiuseppe Morosini in cui padre Giancarlo è stato tirato in mezzo, inevitabilmente. Come l’ha vissuta e cosa ne pensa? Anche in questo caso l’arcivescovo non si tira indietro e non ha tentennamenti «L’ho vissuta con molta sofferenza. Penso che Gratteri abbia sorpassato le sue competenze. L’attacco di un magistrato di alto valore - e non di un uomo qualsiasi - in questo momento in cui la mafia è insidiosa per uno dei poli educativi qual è la Chiesa, è una mossa sbagliatissima. È un boomerang che si rivolta contro di lui. Non è opportuno, ma non è nemmeno fecondo e utile fare questo gioco di attacco all’altra istituzione. Si dovrebbe lavorare insieme». È un fiume in piena su questo argomento e non si risparmia per reverenza verso la toga. Si vede che questa questione l’ha toccato nel profondo. Il rosso del suo viso, già pronunciato di solito, si accentua. Monsignor Bregantini continua: «Ho parlato con il procuratore nazionale antimafia (Franco Roberti, ndr) quando è venuto in visita a Campobasso per l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università del Molise. E gli ho chiesto di dire queste cose a Gratteri, di non fare così. Non può fare i capricci, deve compiere il suo lavoro. Lo faccia e continui a farlo bene. E non crei invece divisioni. Non è stato tanto per quello che ha detto ma per il metodo che ha usato. Ha attaccato gli alleati. Alla fine ha fatto il gioco della mafia».
LA DECADENZA DEL SUD
sperienza di Lucano». Un esempio di questa necessità di espandere, di esportare il positivo e il costruttivo, monsignor Bregantini lo fa ritornando a parlare delle cooperative di lamponi. Due aziende nel Vibonese hanno fatto propria l’idea delle serre di Platì e si sono date alla produzione di lamponi. «Questo è il cerchio della vita. L’olanda ha insegnato al Trentino, il Trentino alla Locride, la Locride al Vibonese».
FRATEL COSIMO Il turismo religioso può essere un altro motore importante per la crescita economica della zona. Pensiamo a Placanica e a Fratel Cosimo: «È un
C’è decadenza etica nella Locride? «Non è un problema di questa zona, è un problema del Sud. Dagli anni 90 in poi la questione meridionale ha perso la sua centralità. Anche per la furbizia della Lega Nord che ha attratto i media al Nord e sui suoi problemi. Il Sud si è trovato doppiamente sguarnito sia a livello economico sia culturale».
I PONTEFICI Tre domande secche per chiudere questo incontro. Tre papi, tre aggettivi. Papa Wojtyla? Coinvolgente. Papa Ratzinger? Ardito. Papa Francesco? Travolgente (foto Anna Tafuro)
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L’orgoglio
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che la Locride
non conosce
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ILARIO AMMENDOLIA
ell'immaginario collettivo dell'Italia, la Locride è in negativo ciò che la Brianza è in positivo Paolo Virzì ha ambientato il suo film “Il capitale umano” in Brianza. Una storia tratta dal romanzo di Stephen Amidon ambientato in Connecticut. Un film che, secondo le recensioni non sarebbe lesivo dell'immagine né della Brianza, né dei suoi abitanti. Virzì spiegava il perché della Brianza con queste parole: «Mi interessava il paesaggio gelido, ostile, minaccioso… l'hinterland con grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali… ». Le reazioni della Brianza non si son fatte attendere, le istituzioni, gli intellettuali, la politica, le organizzazioni democratiche, finanche i cantautori popolari, sia pure con differenti giudizi sul film e con accenti diversi, hanno difeso la loro Terra. Molti non hanno parlato male del film, tutt'altro. Si sono limitati a parlare bene della Brianza e della sua gente. Dimostrazione di autostima, di orgoglio, di fierezza. Ogni giorno c'è un articolo, un libro, un film, una trasmissione televisiva, un servizio che insulta la Calabria ed i calabresi. Non ne parliamo della Locride dipinta come “la terra più barbara di Europa”, una “terra invivibile” di cui l'Italia farebbe volentieri a meno. Gli insulti, le bugie dozzinali, le ingiurie ci scivolano addosso come acqua fresca. Anzi se qualcuno dice che siamo tutti mafiosi o in zona attigua troverete sempre “qualcuno di noi” che ci metterà l'aggiunta, pensando così di accentuare la sua personale diversità, e di meritarsi l'applauso dei denigratori. Troverete sempre qualcuno, più realista del re, a dire che siamo più brutti di quanto ci dipingono. Non difendiamo la nostra terra perché non l'amiamo. Non difendiamo il nostro popolo perché non abbiamo rispetto per noi stessi. Non difendiamo la nostra storia perché non la conosciamo e siamo costretti a vivere solo il presente. Eppure, senza il rispetto per se stessi non c'è futuro. La Brianza è una terra ricca, progredita, costruita con il sudore della sua gente ma
Il confronto con la Brianza Un critico film di Virzì ha scatenato la difesa di istituzioni e intellettuali
non senza problemi, anzi, il cantautore popolare David Van De Sfross, canta “La valle dei semafori dove crescono i citofoni” . Lo sviluppo ha creato un forte individualismo, la ricchezza una subordinazione dell'uomo al denaro. Ogni terra ed ogni epoca hanno i loro problemi. La Locride è una terra che si porta addosso una serie infinita di sconfitte subite nel secolo scorso e che ha sulla pelle le ferite inferte in questi anni. Non si tratta di nascondere i difetti o di difendere l'indifendibile, quanto invece di comprendere e far comprendere che è la storia a determinare i tratti caratteristici di un popolo, in un determinato momento storico, e non la “razza” che è una categoria che usano soprattutto gli ignoranti e gli oziosi. Sento spesso parlare di sviluppo agitando improbabili “piani” o miracolose ricette. Non ci sarà alcun tipo di sviluppo senza il recupero della fiducia in noi stessi. Un popolo scoraggiato, prostrato, piegato non sarà capace di pensare al proprio futuro ma solo di chiedere elemosine. Diceva il Manzoni agli italiani ridotti in “vulgo silente che nome non ha”: « ...tornate alla vostre superbe ruine, alle opere imbelli dell'arse officine, ai campi solcati di servo sudor… ». So che questa classe dirigente - in senso ampio - indossa più che una divisa coloniale, una livrea servile. È prona e senza rispetto per se stessa. Non è a loro che mi
rivolgo quanto invece alla gente semplice. Non lasciate che impunemente e con palesi falsità chiunque possa imprimere sulla fronte dei vostri figli il “segno di Caino” o che qualcuno possa circoscrivere questa nostra Terra con la scritta Hic sunt leones come nelle antiche mappe. Post scriptum a conferma di quanto detto. Il Financial Times ha pubblicato un articolo “The mayor vs the mafia” (un sindaco contro la mafia) È una intervista ad Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno. Fin qui nulla di nuovo. Interessante invece è il commento del Corriere della Sera di domenica 12 gennaio che vi prego di leggere con la dovuta attenzione. “L'Italia sta cambiando. Ed è proprio ciò che i mass media stranieri più importanti faticano a vedere. Prevale sempre lo stereotipo che è quello dei pochi eroi contro tutti, in un’Italia dominata dalla illegalità e dai silenzi. Non è così. Ci sono state lezioni del passato che ci hanno aperto gli occhi: gli eroi non sono pochi e non sono isolati, gli eroi sono i milioni di italiani ( calabresi, ndr) che resistono, che si battono per la giustizia, per il lavoro, per l'impresa, per la scienza, per la cultura, per l'arte. Dipingere l'Italia dei pochi eroi è suggestivo. Però è incompleto. L'Italia è piena di eroi silenziosi . E dimenticarsene non è giusto… ”. Sono gli stessi concetti ripetuti finanche con le stesse parole, che andiamo ribadendo, in perfetta solitudine, da una decina di anni. Lo abbiamo fatto in occasione del libro di Goffredo Buccini, “L'Italia quaggiù”, rispetto ai libri di Gratteri e Nicaso oppure dinanzi al libro “il Contagio” di Pignantone e Prestepino ed in tantissimi altri casi. L'abbiamo fatto in solitudine, con voce stanca ma con accenti forti. Magra consolazione leggere le “nostre” idee sul principale quotidiano nazionale. Vorrei ricordare, sommessamente, che, in passato, lo stesso Goffredo Buccini, giornalista del Corriere, espresse il suo dissenso circa le mie riserve a proposito dello stereotipo dell'eroe solitario che mi sembrava campeggiasse nel suo libro. Oggi il Corriere sembra ravvedersi: “Meglio tardi che mai”. Gratifica maggiore non vi può essere per chi difende a viso aperto la propria Terra.
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A GIOIOSA JONICA ANNAROSA MACRÌ:
“Da che parte sta il mare”
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“Da che parte sta il mare”. Lo scopriremo a Gioiosa Jonica leggendo insieme ad Annarosa Macrì il suo nuovo romanzo pubblicato dalla Rubbettino. L'incontro è organizzato dalla Pro Loco. Annarosa Macrì, infaticabile “seminatrice” di cultura, non ha bisogno di tante presentazioni. La nota giornalista è un personaggio televisivo, il cui “volto” è tra i più conosciuti dall’affezionato pubblico di RAI TRE e ha lavorato a lungo accanto a Enzo Biagi nella realizzazione di programmi come “Il fatto” e “Rt” . Il 25 gennaio 2014 Annarosa Macrì sarà tra la gente di Gioiosa ospite della Pro Loco Unpli, per parlare dell’ultimo romanzo che ha scritto, davanti allo specchio della sua infanzia. L’incontro si svolgerà nell’elegante sala “Venere” di Palazzo A. Panuccio, nella centralissima piazza Vittorio Veneto di Gioiosa Jonica. Il romanzo “Da che parte sta il mare”, edito Rubbettino, racconta un pezzo di storia del Sud visto con gli occhi di una bambina di otto anni e la vicenda di una famiglia “diversa”, che ha vissuto a Reggio Calabria nella metà degli anni cinquanta, intellettuale e fuori dalle regole, pellegrina e anomala, alla ricerca di un’impossibile normalità. Annarosa Macrì ha collaborato con molti giornali e riviste e, attualmente, cura, una rubrica giornaliera sul Quotidiano della Calabria, “Il mare nel ditale”.Tra le sue pubblicazioni: A Berlino un bouganville; I ragazzi di Locri; L’ultima lezione di Enzo Biagi, Il mercante di storie e altre storie, Alì voleva volare. Annarosa Macrì è membro della “Fondazione MUSABA”. lr
Un locale con tanto potenziale che non sfigurerebbe certo neanche nelle serate milanesi. Modernità e innovazione. Le due chiavi di un successo.
Un sogno che hanno inseguito per due anni, facendo sacrifici. I due ragazzi non si sono fatti scoraggiare né dalla loro giovane età, né dai venti di crisi.
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ealizzare il proprio locale per due giovani imprenditori è un sogno. Nella Locride e non solo. Studiare i più piccoli dettagli, seguire i lavori, vedere realizzarsi piano piano il proprio progetto. Passare dai disegni dei designer al poter toccare con mano cucina, tavoli, e bancone. Una soddisfazione. Questo è il Top per Davide Ruso e Nicolò Bolognino. Il loro locale. Un sogno che hanno inseguito per due anni, facendo sacrifici. I due ragazzi non si sono fatti scoraggiare né dalla loro giovane età, né dai venti di crisi. Hanno creduto in loro stessi e la loro scommessa si sta dimostrando vincente. Il locale si sta già guadagnando uno spazio nella Locride. Sarà per la cortesia di Davide e Nicolò, per la qualità dei prodotti che offrono o per l'offerta musicale. Anzi probabilmente sarà l'insieme di queste caratteristiche, l'ambiente che si è creato, la gente che frequenta il locale. È il posto giusto per chiunque voglia sentirsi nelle grandi piazze del mondo anche stando a Siderno. Un locale con tanto potenziale che non sfigurerebbe certo neanche nelle serate milanesi. Modernità e innovazione. Le due chiavi di un successo. Nicolò e Davide hanno fatto scelte precise. E si sono accollati un rischio. Puntare sulla qualità e su prezzi contenuti. Questa decisione si rispecchia nel menu del Top. Nell'aver scelto di offrire hamburger da 280 gr., nella selezione di cinque primi, nella vasta scelta di club sandwich. Nel puntare sull'Angus argentino come secondo mantenendo un prezzo ragionevole. Anche per quanto riguarda la scelta di alcolici e liquori i due ragazzi hanno puntato al massimo. Rum e coca miscelati con Havana Sette e Negroni con il gin Bombay. Una qualità superiore. Un altro livello. Quindici etichette di birra artigianale, invece della classica spina. Questa è la loro scelta. E poi Davide e Niccolò hanno riportato l'aperitivo tradizionale nella Locride. Il classico: 2 antipasti, 2 primi e 3 contorni. E non un aperi-cena o due ciotole di salatini. La loro è una filosofia di gestione del locale che sta attirando diverse tipologie di avventori. La presenza, la giovialità e l'attenzione che riservano ai clienti è il loro punto di forza.
Siderno via Mario Pagano, 4 info: 320.7432441 - 328.0118866
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Nicolò e Davide hanno fatto scelte precise. E si sono accollati un rischio. Puntare sulla qualità e su prezzi contenuti.
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PRIMO PIANO
Sul narcotraffico un filo unico tra Costa e Cossidente GIUDIZIARIA
L'ammissione dei due collaboratori al processo “Bene comune”possibile snodo per dimostrare produzione e traffico di droga a Siderno Giuseppe Costa rappresenta il passato, in parte storicizzato nelle sentenze dei processi nati dall'operazione “Siderno group”, mentre Antonio Cossidente può rappresentare il presente e, soprattutto, la continuità dei rapporti criminosi a Siderno. L'ammissione dei due collaboranti a testimoniare al processo “Recupero” o “Bene comune”, contro alcuni presunti appartenenti alla locale di 'ndrangheta di Siderno, non riguarda la presenza e l'operatività di una locale di 'ndrangheta a Siderno, in parte già cristallizzata nel processo “Il Crimine”, bensì può segnare il passo in particolare per quanto riguarda la contestazione relativa alla presenza e operatività di un'associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti, facente capo alla triade “Rumbo-Galea-Figliomeni”, al cui vertice vi sarebbero Riccardo Rumbo,
detto “Franco”, e Antonio Galea. Il filo comune che unisce le dichiarazioni di Costa, (che sarà escusso davanti al tribunale di Locri il 24 febbraio), a quelle del lucano Cossidente, (a sua sarà sentito il 10 marzo), riguarda il narcotraffico. Afferma Peppe Costa, che affonda le proprie conoscenze agli anni 90: “Oggi il traffico di droga a Siderno è retto dal Mastro,
(Giuseppe Commisso, cl. 47), da Franco Rumbo e da Antonio Galea”. Da parte sua racconta Cossidente, già al vertice della quinta mafia quella operante in Basilicata denominata “Basilischi”, che la famiglia Cassotta, dominante nel Vulture-Melfese, aveva stretti rapporti con la famiglia Macrì di Siderno e la famiglia Aquino: “Cui erano legati da affari di droga e
per l'appoggio di omicidi, per come mi ha riferito Marco Cassotta che da Alessandro D'Amato che hanno trafficato cocaina con i sidernesi. Le persone fisiche con cui avevano rapporti a tal fine erano Marco Macrì, una persona a lui legata con una cicatrice sul volto e con Franco Rumbo”. “Marco Cassotta e Saverio Riviezzi - prosegue il Cossidente -, mi raccontarono che Cassotta aveva conosciuto Rumbo nel carcere di Secondigliano nel 2003 - 04 circa, o forse poco prima intorno al 2000, e che questi aveva conferito lo sgarro a Cassotta Marco Ugo; da allora i Cassotta e i D'Amato hanno avuto sempre rapporti con la 'ndrangheta di Siderno, dove spesso si recavano”. Cossidente racconta che Rumbo e Macrì “erano i fornitori” del gruppo di Melfi “principalmente di cocaina”, e i loro rapporti si sarebbero sviluppati fino ai nostri giorni” lr
Nuova 106, il 10 febbraio apre lo svincolo per Siderno OPERE PUBBLICHE
Il titolare della ditta “Franco”: «È pronto, per noi poteva già essere in funzione»
Tutto pronto per l'apertura dello svincolo sulla nuova Statale 106 che collegherà al centro di Siderno. L'apertura è prevista per il prossimo 10 febbraio. Dopo la consegna-record alla fine dello scorso ottobre degli
undici chilometri da Marina di Gioiosa a Gerace, attraverso il cuore della Locride turistica e commerciale e i suoi paesi più importanti realizzati dalla ditta “Franco” di Roccella Jonica, fra i pendolari della zona è cominciata a montare un po' d'insofferenza per l'impossibilità di deviare direttamente verso la città. A gettare acqua sul fuoco e a spiegare la situazione è il titolare della ditta, Ilario Franco: «Lo svincolo è pronto, per noi poteva già essere in funzione. La decisione di attendere l'apertura è dell'Anas dice - che probabilmente vuole inaugurarlo insieme alla consegna di altri lavori. Per quanto ci riguarda, non è cambiato nulla rispetto al passato e alla nostra tabella
di marcia». Il timore è sempre lo stesso. Che in corso d'opera intervengano impedimenti di vario genere, come problemi di concessione di credito dalle banche o, peggio, di strette da parte della criminalità organizzata al fine di ottenere la mazzetta per consentire il completamento dell'infrastruttura. Niente di tutto questo, assicura Franco. «I tempi per l'apertura dello svincolo rientrano alla perfezione nel cronoprogramma della vigilia. La gente è sempre impaziente. Magari aspetta per cent'anni per ottenere qualcosa - ironizza l'imprenditore - e quando mancano pochi giorni non è capace di attendere senza protestare». (sm)
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GUERRA NEL PD
Fragomeni e Messineo si “scontrano” e arriva la polizia Cosa sia accaduto di preciso all'interno dei locali del circolo del Partito Democratico non è dato sapere. Sembra, però, che tra gli esponenti delle varie anime piddine (così come sta accadendo anche a livello nazionale) siano “volati gli stracci”. E che a Siderno tra renziani, cuperliani e civatiani non regni certamente un clima “idilliaco” lo si è potuto riscontrare la scorsa settimana. Un' importante riunione era stata convocata, infatti, per discutere dell'attuale situazione in cui versa il Comune dopo che la triade commissariale ha dichiarato lo stato di dissesto economico. Tutto ha avuto inizio dalla lettura di un “foglio” del giovane Alessandro Archinà che, nel suo intervento, ha evidenziato come, a suo avviso, all'interno del partito democratico locale, bisognerebbe evitare di alimentare sterili polemiche che non servono a nulla, se non allontanare i cittadini dalla politica, sottolineando anche che i recenti contrasti personali non giovano a nessuno. L'esponente Maria Grazia Messineo , della corrente “renziana”, sentendosi coinvolta dalle parole di Archinà ha abbandonato i lavori in silenzio ma è ritornata più tardi pretendendo spiegazioni sul contenuto di quel foglio. Ne è conseguita un'accesa discussione tra la segretaria del circolo, Maria Teresa Fragomeni e la stessa Messineo. Ad un certo punto, è stata avvisata anche la Polizia che si è presentata (dopo che molti dei presenti avevano abbandonato i lavori) presso la sede Pd in via Portosalvo, annotando tutto. La riunione si è quindi conclusa nella “bagarre” tra accuse reciproche e punti di vista diametralmente opposti. Alla luce di tutto ciò, come direbbe Antonio Lubrano, la domanda nasce spontanea: è normale, secondo voi, che in una semplice riunione di partito dove si dovrebbe discutere “democraticamente” dei problemi della città si debba arrivare al punto di dover richiedere l'intervento delle forze dell'ordine per poter ripristinare le più elementari regole di agibilità nello svolgimento di una riunione politica? Secondo noi non è possibile. Per “sanare” questa situazione, a nostro avviso, non serviranno neanche eventuali provvedimenti di “espulsione”, “sospensione” o “deferimento” dal partito della Messineo che, ad avviso di chi scrive, rappresenta una delle figure più “intraprendenti” e “pulite” della nuova generazione politica “sidernese”. Vedremo quello che accadrà. Antonio Tassone
Divisi tra renziani, cuperliani e civatiani i “democrat” trasformano una riunione in una sceneggiata
Tommaso Labate:
www.larivieraonline.com DOMENICA 19 GENNAIO
DA MARINA DI GIOIOSA AL “CORRIERE DELLA SERA”
«Non esiste libertà per i singoli» N
STEFANO MARZETTI
essuno sviluppo dove c'è mafia. La mafia impedisce la libertà del singolo e quindi l'imprenditorialità. Potrà non essere originale, ma il percorso che il nostro giornale ha intrapreso per capire e trasmettere a che punto sia lo sviluppo economico della Calabria, alla seconda puntata va fatalmente a sbattere contro la 'ndrangheta. E si rassegnino i tantissimi calabresi onesti e distanti anni luce dalle “famiglie”, i quali s'indignano ogni volta che, per dovere di cronaca, ricordiamo che c'è un cancro maligno che andrebbe estirpato ma che, gira che ti rigira, nessun chirurgo pare davvero intenzionato a operare. Tornando a bomba, la nostra è la regione meno industrializzata d'Italia e la colpa è dello «strapotere della criminalità organizzata». Parola non nostra ma di Tommaso Labate, originario di Marina di Gioiosa, 35enne giornalista di formazione comunista, ormai da molto tempo salito sulla ribalta nazionale, ex firma di punta de “il Riformista” e oggi al “Corriere della Sera”. Si è scatenato un mezzo putiferio due
Massimo Stalteri da Siderno alla serie Arumena L’INTERVISTA
E' indubbiamente un’esperienza positiva. Sto imparando molto dal punto di vista professionale, siamo una squadra organizzata bene.
ANTONIO TASSONE Da Siderno alla serie A rumena. Il professor Massimo Stalteri è il preparatore atletico del Gazmetan Medias, squadra che attualmente si trova in zona Europa League e che è di proprietà di una multinazionale nel settore dell'energia e dei combustibili. Lo abbiamo incontrato a Siderno, nella pausa dovuta agli impegni della Nazionale rumena, per rivolgergli qualche domanda: Prof. Stalteri, ci può parlare di questa sua esperienza rumena?
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Sviluppo della Calabria «Non può esserci imprenditoria dove regna lo strapotere della mafia
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E' indubbiamente un'esperienza positiva. Sto imparando molto dal punto di vista professionale, siamo una squadra organizzata bene, abbiamo la piscina, ben tre campi da gioco, una palestra ed un hotel vicino al campo dove i giocatori hanno vitto e alloggio. Si sta molto bene Ci sono giocatori importanti nel campionato rumeno? Si. I calciatori rumeni quasi tutti nelle squadre tipo lo Steaua Bucarest, l'Astra. Noi abbiamo cinque nazionali rumeni, uno albanese e uno giordano. Si tratta di una squadra di metà classifica del campionato di serie A. I risultati, attualmente, ci stanno dando ragione perché siamo messi bene in graduatoria . A quanto ammonta uno stipendio medio per i calciatori della serie A rumena ? La nostra squadra vuole calciatori sconosciuti per cercare di lanciarli nelle squadre più importanti. Mediamente diciamo dai settemila euro in giù al mese anche si lavora molto sui premi partita. In genere possono arrivare a dare anche 1500 euro di premio partita Livello tecnico del campionato rumeno? Paragonarlo alla serie A non è possibile. Lo Steaua Bucarest, in Italia, potrebbe giocarsela per il quinto - sesto posto. Noi ci paragoniamo ad esempio all'Udinese o al Sassuolo. Vorremmo lavorare su calciatori sconosciuti per
settimane fa quando “Riviera” uscì con un'intervista in cui i calabresi venivano bollati - per dirla in sintesi - come incapaci di fare gli imprenditori. Una sorta di “anomalia” genetica dovuta alla conformazione territoriale e alla fertilità del suolo. Un'area geografica, quindi, più adatta a forgiare un popolo di agricoltori. Lo spiegava in modo articolato, l'ex imprenditore piemontese Giorgio Botta, da anni trapiantato a Roccella Jonica e da noi sentito proprio per parlare di sviluppo calabrese. Labate, a domanda specifica, si schiera - senza nemmeno saperlo - proprio contro Botta. «Si può essere imprenditori partendo dall'agricoltura, no?», è la sua domanda retorica. «Non è quello che hanno fatto sia corazzate multinazionali come Barilla che realtà piccole ma in grande espansione come tutte quelle legate allo slow food? La Calabria è indietro perché lo sviluppo, alla base, dipende dalla libertà dei singoli. Non a caso, il primo termine a cui si associa l'aggettivo “imprenditoriale” è la parola “libertà”. E questa libertà dei singoli, in una terra penalizzata dallo strapotere della criminalità organizzata, in senso pieno è difficile da per-
lanciarli nel calcio che conta e magari fare cassa Com'è maturata questa decisione di emigrare in Romania? Io già collaboravo in Romania con altre squadre tipo il Cluj (squadra che ha giocato diversi tornei di Champions League) e con l'Uta in serie B, questo allenatore Christi Dulca (che ha giocato con la nazionale della Romania nei mondiali del 1998) che lavora molto coi giovani, mi ha voluto a tutti i costi per stare definitivamente li e mi ha voluto con lui nel suo staff. Ripresa del campionato rumeno? Abbiamo ripreso la preparazione il 13 gennaio. Faremo due settimane in sede e due settimane in Turchia. Campi pesanti ed impraticabili? I campi sono ghiacciati. Generalmente siamo a meno 5 sotto lo zero. Come clima, come si è trovato ? Malissimo, fa freddo. Ci si allena con g r a n d i sacrifici
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seguire». Eppure, non sarebbe completo addossare solo alle 'ndrine la colpa della paralisi dell'industrializzazione calabrese. Chi ne capisce, per esperienze fatte in altre parti d'Italia e all'estero, parla di scarsa propensione degli imprenditori locali a fare “rete”. «Quando andavo all'università alla fine degli anni Novanta - racconta Labate - c'era il tormentone sull'assenza di competitività. Adesso domina quello sull'importanza del “fare rete”. Detto con la massima franchezza, non capisco cosa vogliano dire, né l'uno né l'altro. Mi sembrano formule vuote». E la mala-amministrazione (locale e regionale) incide sui fallimenti e sul clamoroso ritardo nello sviluppo rispetto al resto del Paese? «Sarebbe facile rispondere di sì, che è così. E sicuramente lo è, in parte», prosegue il giornalista di Gioiosa Marina. «Ma le recenti cronache politiche e giudiziarie, dalla Lombardia al Lazio all'Aquila, dalla Liguria all'Emilia Romagna, raccontano di una classe dirigente che negli enti locali, altrove, non ha fatto meglio. Eppure l'incidenza sulla vita economica della cittadinanza non è stata la stessa. Per quanto mi riguarda - insiste - lo Stato centrale ha commesso un clamoroso errore nel conferire alle regioni i poteri previsti dalla riforma del Titolo V. Con la scusa di ridimensionare un centro di potere (Roma), se ne sono creati venti. Un dibattito politico maturo, prima ancora che sull'accantonamento delle provincie, si concentrerebbe sul depotenziamento delle regioni. Troppe e troppo potenti. Basta guardare le spese per la Sanità, no? Altra cosa sono i comuni. Da lì, spesso, parte il cambiamento. Molti grandi leader europei sono stati sindaci prima ancora che capi di governo. Il comune è spesso la base del rinnovamento. Basti vedere quello che è successo a Marina di Gioiosa Ionica, dove un grande movimento civico ha dato vita alla lista di Domenico Vestito e al suo successo. Hanno tutto per far bene - termina Labate - e, soprattutto, il dovere di farlo».
Un'esperienza che comunque la sta ripagando dei sacrifici sinora fatti? Professionalmente ed economicamente direi di si Le manca il suo paese? La famiglia è l'unica cosa che mi manca anche se c'è da gestire l'attività Riesce a gestirla dalla Romania? Si, ormai con i congegni elettronici e con skype riusciamo a fare tutto. In questo periodo siamo andati bene. A causa degli impegni della nazionale il campionato si è fermato per due settimane ed ora sono venuto a Siderno per stare insieme ai miei cari. Da gennaio in poi si riprende Che differenza c'è con il calcio calabrese? Non ha nulla a che vedere. Siamo in serie A, siamo organizzati bene, abbiamo tutto. L'obiettivo vostro in campionato? Siamo vicini all'Europa League, ma credo che il nostro vero obiettivo prioritario sia il raggiungimento della salvezza.
SPAZIO AI LETTORI
Lo sviluppo di Marina di Gioiosa passa per il Parco urbano e il circolo del Pd OPERE PUBBLICHE E POLITICA
Due eventi di rilievo amministrativo e politico si sono verificati a Marina di Gioiosa questa settimana, gli incontri pubblici per discutere della realizzazione del Parco urbano prima e poi della formazione del circolo del Partito democratico. Erano presenti per il Parco quasi tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, con qualche pecca nell’organizzazione, passabile data l’urgenza di presentare un primo piano dell’opera. Ha introdotto sull’argomento il sindaco Domenico Vestito del quale è stato apprezzato l’appunto che bisogna pensare a quest’opera senza appetiti di carattere economico. I tecnici Giuseppe Macrì e Umberto Panetta hanno poi illustrato il primo le varie fasi che hanno preceduto la messa in campo di quest’opera e il secondo le linee di massima che era possibile delineare. Dopo il sindaco, l’assessore all’Urbanistica Isidoro Napoli ha presentato un lavoro di notevole levatura che è stato ideato e pubblicato nel 2005 assieme a Franco Zagari della facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea nel 2005 e dall’ex sindaco Francesco Macrì. Tra gli interventi da rilevare l’importanza di quello del dottor Napoli, il quale ha tra l’altro proposto che il Parco comprendesse una struttura per bambini e adulti tipo Museolaboratorio scientifico e tecnologico o un Museo della pesca, cui ha fatto seguito il prof. Licciardello. Per la definizione di questa idea bisogna partire dall’intervento dell’ex assessore prof. Giuseppe Carbone, entrato nel merito dell’argomento con il volume dal titolo Architettura e paesaggio a Marina di Gioiosa Jonica. Ma bisogna chiarire a questo punto che per un’opera del genere devono concorrere architetti del paesaggio, urbanisti ed esperti
Un tratto del luogo in cui dovrebbe sorgere il parco urbano a Marina di Gioiosa Ionica
sulla sistemazione del verde. E di polmone del verde ha parlato Panetta come di un elemento fondamentale nel più vasto contesto. Certo che l’area dovrebbe comprendere oltre alla struttura culturale museale una grande sala congressi da allocare sul suolo occupato ancora ma in disuso della ex ferrovia calabro-lucana e su un suolo privato nel lato opposto, previo accordo con la proprietà per una sistemazione pubblico-privato adeguata alla vocazione dell’area che farebbe un gran bene ad entrambe le parti. Aria nuova e fresca nel contesto democratico di Marina di Gioiosa ha portato, quindi, mercoledì scorso l’ufficializzazione della costituzione del Circolo del Partito Democratico.L’incontro presieduto dal
segretario provinciale Sebi Romeo è stato organizzato da Cristina Commisso con l’ausilio di Jirilli e di tanti giovani che hanno scoperto la bellezza di combattere per le conquiste civili e sociali, contro l’assenteismo e l’abbandono. Su questo nuovo corso politico ha giocato un ruolo importante la campagna elettorale che entrambe le forse in campo, Libertà e Partecipazione e Progetto Paese, hanno saputo condurre con rispetto. Ha esordito Cristina Commisso sottolineando che il Partito deve essere aperto ai giovani e alla ricollocazione della sinistra partendo da Marina di Gioiosa. In quest’ottica la Commisso ha assicurato il sostegno del Partito sui problemi e le difficoltà che l’amministrazione comunale, presente anche col sindaco Vestito, andrà ad affrontare. Hanno fatto seguito alcuni interventi di particolare spessore, quello di Giannotta e dell’assessore Isidoro Napoli, che hanno sottolineato l’importanza dell’incontro ed espresso l’amarezza per il passato, la volontà di riprendere la lotta con tanti giovani in campo per promuovere il cambiamento. Ha concluso il segretario provinciale PD Sebi Romeo, il quale ha assicurato da parte del suo Partito il contributo costante al dibattito politico e l’appello a lavorare senza frustrazioni nella convinzione che la democrazia non può vivere senza partiti, senza un ‘organizzazione di base. Ha sottolineato l’esigenza di consentire a tutti un luogo di discussione e di creare occasioni di democrazia e di aggregazione (erano presenti i segretari dei circoli del comprensorio). Ha ribadito, infine, che la tessera del partito significa impegno e militanza, ambizione di lavorare organicamente non per i singoli ma per la comunità. Andrea Quattrone
CARTOLINE MERIDIONALI Antonio Calabrò
Tramonti in salsa Jonica Ma perché ci manca il respiro di fronte allo spettacolo dei colori? Perché percepiamo millenni di storia che gravano, ma leggeri, sulle nostre spalle. Perché siamo consapevoli di tanta gioia vitale e di accarezzare l’idea stessa d’infinito. E perché siamo orgogliosi, nonostante tutto, di appartenere alla Calabria, di essere suoi figli, e di avere tanti fratelli che non la meritano. Così speriamo nel futuro, illuminati da tramonti maestosi, tramonti Calabresi.
Eppure ero una donna Eppure ero una donna senza scarpe né capelli, nel freddo che bruciava nelle vene il sangue, ora è rubino sulla neve. Eppure ero una donna senza abiti da sera, nel campo desolato della morte neanche l’ombra del ciliegio a primavera. Eppure ero una donna senza uomo, casa e petali di rose, le spine quelle c’erano sui fili che bordavano le cose. Eppure ero una donna anche senza il mio bambino, leggeri ci siamo rincontrati nell’aria, oltre il tubo di un camino. Vanessa Riitano
DISSESTO SIDERNO
Un’ex consigliera chiede indagini serie alla triade Egregia Commissione Straordinaria, sono un’ex consigliera comunale. Ho fatto parte dell’amministrazione Panetta che ha governato Siderno dal 1996 al 2001. Ho partecipato alla riunione che si è tenuta nella sala del consiglio comunale, nel dicembre scorso. In quell’occasione, la Commissione Straordinaria, annunciava ai cittadini la dichiarazione di dissesto. Dopo quella comunicazione, molti sono stati gli articoli sull’argomento apparsi sui giornali locali. Quasi tutti gli opinionisti si sono mostrati rispettosi verso le persone che avevano governato Siderno dal 1998 ad oggi. Qualcuno, però, ha ritenuto di dover offendere, dicendo che gli amministratori dell’epoca incriminata avevano caricato i propri bancomat con i soldi pubblici comunali. Una come me, che ha lavorato in un gruppo meraviglioso, sempre vigile e attento alle casse comunali, impegnato a realizzare opere utili e a pagare moltissimi debiti fuori bilancio, lasciati dalle amministrazioni precedenti, rifiuta tali calunnie e chiede a Voi
chiarimenti, documenti alla mano. Assicuro che il lavoro era duro, ci sentivamo degli acrobati che, ad ogni passo, avrebbero rischiato l’impossibile. Eppure Siderno aveva, a quei tempi, servizi abbastanza qualificati, tanto che il giornale “Focus” ha indicato proprio la nostra cittadina tra le più illuminate. Oggi, sentirsi additati quasi come ladri, dopo che accanto al nostro lavoro, sacrificandoci, avevamo messo il nostro impegno anche a servizio della cittadinanza, fa male. Non voglio farla lunga; desidero, però, che la Commissione straordinaria faccia luce su quanto è accaduto dal 1998 ad oggi, indicando, se è possibile, gli errori delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 15 anni. Chi ha sbagliato, è bene che lo sappia e che paghi, perché, fare uscire Siderno da questo baratro, ci costerà lacrime e sangue. Attendiamo risposte e convocazioni. Franca Bolognino P. S.: Di chi è la colpa dei 30 milioni di debiti dichiarati?
BRIGANTI
Quandusi diffundìu nanostalgiapo’ rreBorbone BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO
Nu pocu i storia gloriosa i Platì. …e accussì i corpu mi sentu catapultata a Platì' 'nto 1861, quandu a Calabria era natta, i genti puru… e pochi anni prima era ancora megghiu. Quanti cosi non si sannu, cari compatrioti italianizzati a forza! Na vota l'itaglianu mancu esistìa cca nui, ca tuttu si parrava: grecu, latinu, arabu, albanesi, spagnolu… ma itaglianu pe ccà non si parrava, ca si utilizzava a lingua nostra: u calabrisi! Na vota, a Platì c'era chilla dignità chi servìa pemmu si difendi a genti povera, sfruttata di' ricchi feudatari, pecchì ancora 'ntornu o' 1860 c'era na situazioni i sfruttamentu da parti di gnuri (i proprietari terrieri) verzu a popolazioni contadina chi era tenuta 'nta na condizioni i miseria. Ma mica tandu èramu comu a mo! Eh no… na vota s'arraggiavanu daveru! Cu canusci u Briganti Don Ferdinando Mittiga? Secundu mia sulu i vecchicegli si ricordanu i leggendi supa id'igliu, e mancu sannu ca ennu cosi veri, oppuru si schiantanu pecchì era nu briganti! Però fu unu di pochi chi si ribellau e' gnuri, e non sulu a paroli, ca jìu personalmenti u si faci giustizia! Quandu 'nto 1861 s'insediaru l'invasori piemontisi, u Mittiga riuscìu u cogghi 250 perzuni sutta id'igliu pemmu conduci na resistenza cuntra l'invasori chi 'ndavìa promettutu na giusta divisioni di' terri e cchiù giustizia sociali, e 'mbeci cangiau u patruni ma non cangiuaru i cosi, pecchì 'nchianaru i tassi e sempi i signori tenìanu tutti i terri pe' igli! U malcontentu criscìu assai, e si diffundìu na nostalgia po' rre Borbone, ormai cacciatu da' popolazioni stessa, chi fu pigghiata in giru i l'invasori Sabaudo. I poveri contadini si radunaru, 'nta zona i Platì, sutta u “generali” Mittiga, chi cercava giustizia a modu soi. Pe nu bellu perìudu riuscìu u crea terrori 'nte penzeri di ricchi, e cocchi vendetta sa' pigghiau. Poi però, n'amicu soi u tradìu e u rrestaru cu l'accusa ca si rrobbau bestiame, e na vota cchiappatu non su ficiru diri dui voti e u mmazzaru: 'nci tagghiaru a testa, a misiru 'nta nu palu e sa portaru a spassu pe' Platì, pemmu si schiantanu i genti. Morendu Mittiga morìu nu barlumi i speranza i riscattu pe' poveri contadini da zona, pecchì i chigliu momentu in poi, comu si vidi, a situazioni pe nui jìu sempi peggiorandu. Ndaju u ringraziu Antonella Musitanu, autrici du libru: “Sud, tutta un'altra storia” chi mi fici canusciri sta gloriosa storia i Platì chi non sapìa, e vi dassu cu na poesia disperata i chigli tempi chi trovati 'nto libru: Simu trattati peju di li cani, pagamu supra l'acqua chi mbivimu Lu pani cu li lagrimi ammogghiamu E tra sigghiuzzu e e chiantu l'agghiuttimu E di li fundi nostri Cilonari nui diventammu e idhi proprietari E pe di cchiù li schiavi conquistati Ndi chiamanu li facci d ammazzati Li chiesi nostri quali li chiudiru, quali su stadhi e quali su triati. Lenti morali tutti supprimuru, li beni sagri tutti ncammarati…
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PUBBLICITÀ ISTITUZIONALE
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Dopo il “Bergamotto in tour”, sabato 25 e domenica 26 il Bergamotto sarà ancora… di scena
Tutto pronto per il “Week End del Bergamotto 2014” all’insegna della gastronomia, della salute a tavola e del turismo rurale, con
il Talk-show ed il cooking show al Museo del Bergamotto
L’assessorato all’Agricoltura della provincia di Reggio Calabria, punta sull’agrume reggino per eccellenza promuovendo il “sistema” ed il prodotto Bergamotto in maniera integrata per valorizzarne le componenti agroalimentari, nutrizionali, paesaggistiche e turistiche. La prima tappa è stato il “Bergamotto in tour” di venerdì 17 gennaio scorso, l’educational tour organizzato da “Ecotouring Costa Viola” promotore dell’iniziativa, tramite il quale giornalisti, fotografi, opinion leaders, ristoratori, tour operator, rappresentanti di associazioni culturali ed ambientaliste, hanno potuto apprezzare i cosiddetti “luoghi del bergamotto” lungo la filiera produttiva completa e le eccellenze paesaggistiche, storico-culturali e naturalmente enogastronomiche dell’Area Grecanica dal profumo di bergamotto. “Un tour volto a dimostrare concretamente come sia possibile realizzare turismo integrato a partire dal turismo rurale basato su quelle produzioni tipiche e di eccellenza, come il Bergamotto, veri e propri fattori di attrazione dei flussi turistici” sostiene Gaetano Rao, Assessore all’agricoltura della Provincia di Reggio Calabria. Afferma inoltre l’assessore Rao che “Il nostro Bergamotto è conosciuto in tutto il mondo principalmente per le capacità della suo olio essenziale di costituire il miglio-
Gli agrumi di Calabria protagonisti del Bergamotto in tour. A sinistra l’assessore all’agricoltura, Gaetano Rao, promotore dell’evento
re fissativo naturale del buquet aromatico dei profumi e di armonizzarne le altre essenze. Dunque un’essenza naturale, commercializzata anche a marchio DOP anche se in
minime quantità, da sempre ritenuta importantissima per l’industria profumiera. Ma ciò oggi non è più sufficiente, nonostante tale prerogativa del bergamotto reggino sia stata
fonte di reddito per intere generazioni e per più di un secolo. Infatti l’industria dei profumi moderna tende ad utilizzare sempre più altre essenze sintetiche meno costose oppure oli essenziali di qualità inferiore ottenuti da bergamotti prodotti in abbondanza anche in altre aree del Mondo. Occorre puntare pertanto sempre più sulla gastronomia e l’industria dolciaria a base di bergamotto, così come sull’artigianato e sulla farmacopea che sta risultando sempre di più un settore dalle grandi potenzialità, grazie alle numerosissime proprietà nutraceutiche degli estratti e derivati del bergamotto. Tutti elementi che, se ben proposti, costituiscono vere e proprie leve di marketing territoriale anche a fini turistici. Ecco perché accarezziamo l’idea della costituzione di un “Distretto rurale del bergamotto” e magari della istituzione di un altro marchio di qualità europeo, DOP oppure IGP, destinato al frutto in quanto tale”. Il Week-End del Bergamotto si terrà presso il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria, vera perla culturale, centro espositivo e di valorizzazione del principe degli agrumi, grazie alle iniziative dell’Accademia del Bergamotto la quale da venti anni divulga e promuove il “Bergamotto di Reggio Calabria” in Italia e nel Mondo. Si comincerà Sabato 25 gen-
naio alle ore 16,30 con il Talk Show dal titolo “Bergamotto a tutto tondo”, moderato dall’agronomo Rosario Previtera, esperto di sviluppo locale. Dopo i saluti del Presidente della Provincia Giuseppe Raffa si comincerà con il tema “Proprietà nutrizionali del Bergamotto e suoi derivati” approfondito dalla prof.ssa Monica Costantino, nutrizionista. A seguire il prof. Vincenzo Mollace, docente di farmacologia presso l’Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro tratterà il tema della “Farmacopea ed effetti salutistici degli estratti di Bergamotto”. “Caratteristiche e valorizzazione del Paesaggio del Bergamotto” sarà invece il tema trattato dal prof. Giuseppe Modica del Dip. AGRARIA dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. Il prof. Vittorio Caminiti, presidente dell’Accademia del Bergamotto e fondatore del Museo del Bergamotto approfondirà le tematiche riguardanti “Gastronomia ed artigianato con il Bergamotto”. Prima degli interventi previsti da parte dei rappresentanti delle Associazioni di categoria, dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali che patrocina l’evento, del Consorzio del Bergamotto, delle imprese del settore, si tornerà indietro nel tempo grazie alla ripro-
posizione di due “Storie di mestieri di ieri giunti ai giorni nostri”: l’estrazione dell’essenza di bergamotto con la spugnatura ad opera Vincenzo Amodeo, l’ultimo degli “spiritàri” e la realizzazione delle famose “Tabacchiere di Varapodio” ottenute con la buccia di bergamotto ad opera di Mosè Diretto dell’associazione “Bergarte”. Le conclusioni saranno affidate all’Assessore Rao. Seguirà l’esposizione e la degustazione della vasta gamma di prodotti tipici a base di bergamotto. Il Week-End del Bergamotto prosegue Domenica 26 gennaio alle ore 10,30 con il “Cooking show del Bergamotto”. Lo chef executive Enzo Cannatà, coadiuvato da Anna Aloi, conduttrice della fortunata trasmissione televisiva “A casa tua” (in onda su Video Calabria e sul web: www.acasatua.tv) declinerà il bergamotto in maniera innovativa in tutte le sue accezioni culinarie con un cooking-show di sicuro impatto; parteciperanno quali attenti ospiti anche gli allievi chef della nuova scuola di cucina reggina “IO CHEF”. Un modo dunque per divulgare ulteriormente il “prodotto Bergamotto” e le sue peculiarità grazie ad un format che richiama ovunque numerosi appassionati dell’arte culinaria. Il programma del “Week end del Bergamotto” è disponibile sulla pagina facebook di “Ecotouring Costa Viola”.
GIOACCHINO CRIACO Siamo, sicuramente, nati da una grande civiltà anche se da parecchio è l'incultura che pascola sulla nostra terra, una terra strana fatta di uomini che per sentirsi tali hanno sempre cercato di sottomettere le donne sante, madri, mogli o figlie che fossero, e che si sono sempre fatti sottomettere dalle diavole. Un posto di valentizze, di ominità da dimostrare con la forza ma sempre e solo se fosse stata la debolezza a opporvisi, perché si sa che i monti hanno sempre evitato di incontrare i monti e le collinette giocano a sentirsi vette solo di fronte alle dune di sabbia. Siamo una terra che qualche volta è stata grande e ultimamente è sempre minuscola. Siamo un miscuglio di razze, di gente che sa essere nobile ma che spesso sceglie l'ignobiltà. Siamo stati, e siamo, tante cose, buone e brutte insieme, abbiamo sbagliato collettivamente e singolarmente. L'unico conforto che abbiamo sempre avuto è stato quello di conoscere le regole della morale, e anche violandole sapevamo della loro esistenza, del discernimento fra bene e male. I principi sono l'ultima frontiera, oltre la quale una civiltà muore. Con tutti i nostri peccati, un punto è sempre stato fermo, l'abominio della violenza sessuale, l'empietà dell'offesa ai bambini. Poche sono state le violazioni, in entrambi i casi, ma a ognuna di esse la società locridea ha sempre risposto compatta, mostrando un disprezzo estremo. Che i bambini non si dovessero toccare, è sempre stata una certezza, un ultimo acuto grido d'orgoglio, di rivendicazione di radici nobili. E mai si è pensato che l'offesa ai bambini si potesse trovare un alibi. Quella di Siderno è una bambina, perché a quindici anni quello si è. Al male del branco che le avrebbe portato l'offesa estrema non si può aggiungere l'offesa di una società che vuol assolversi e buttare la croce addosso alla vittima. Lei non voleva. Questa è la verità. Ma anche se avesse voluto, le colpe non avrebbero potuto essere diminuite, perché a quindici anni non si vuole, si sogna. La Locride è una terra ormai alla frontiera della sua civiltà, ma anche se percorresse a ritroso il suo cammino nel tempo, per questo peccato non troverebbe né Dio né alcuno degli dei disposti ad assolverla.
Sua figlia è un fiore, è bella… Lei è soprattutto forte, è forte in modo speciale, ma ha solo 15 anni e, in questi giorni, si sta preoccupando per il mio enorme dolore. Trattiene le lacrime sempre. Si è concluso così l’incontro che ho avuto con la madre dell’adolescente che, nella tarda sera di sabato 28 dicembre, è stata vittima della peggiore delle violenze. Questa madre di quattro figli (due maschi e due femmine), vive a Siderno da diciassette anni, ma è d’origine straniera: Io amo la Calabria, questa parte della Calabria esercita su di me un forte richiamo. Negli anni ho anche stretto rapporti importanti con persone meravigliose che mi stanno aiutando con serietà e affetto in questa fase difficile. Certo, per il bene di mia figlia, se capirò che è giusto farlo, sarei disposta a cambiare aria. Quando sono arrivata a Siderno mi sembrava tutto strano, poi sono cresciuta insieme a questa città, portando avanti i miei progetti professionali con grandi gioia, insieme ai bambini che per me sono la cosa più bella di tutte. Nella Locride è quasi impossibile che una madre esca dall’ombra per mostrare una brutta ferita? Faremo in modo di farla diventare una ferita
benigna. Come sono andati i fatti? Sabato 28 dicembre, poco dopo le undici di notte, presumo sia stato quello l’orario maledetto, mi racconta la donna mentre apre i messaggi nel display del suo telefonino: Questo messaggio me l’ha spedito mia figlia quella sera dal telefono di qualcuno… mia figlia non ha il cellulare. Lo leggo. Ricevuto alle ore 21,50, 45: «Mamma vedi che sto mangiando, ci vediamo per le 10,30 le 11». Poi è rientrata puntuale? Lei lo è sempre stata, ma quella maledetta notte è rientrata alle 23,45. Brutalmente le hanno impedito di essere puntuale. Due persone? No, mi figlia ha parlato di otto. Su quattro ha già dato delle indicazioni abbastanza precise ai quei carabinieri che ci hanno dimostrato vicinanza, affetto e comprensione. Sono stati sempre gentili con noi due. Un branco, deduco io, ma senza dirglielo. Giovani con mille lati oscuri, con il buio dentro così esteso che la fine del mondo, al confronto, è terra limitrofa, galoppano in groppa a Belzebù spacciando incubi. Ma il branco del ventotto dicembre, questa madre venuta da lontano, lo chiama grup-
po. In quel gruppo c’era sicuramente più di un ragazzo di sua conoscenza, uno in particolare l’ha conosciuto al liceo Turistico di Gioiosa, la scuola che mia figlia frequentava l’anno scorso, ora lei va allo Scientifico. Penso sia stato proprio quel ragazzo che l’ha ingannata, che le ha teso la trappola. E quando è rientrata le ha raccontato tutto? No, è andata dritta in bagno, senza guardarmi negli occhi. Io ho notato della sabbia lungo il corridoio e quando mia figlia non mi ha dato spiegazioni qualcosa ha iniziato a non quadrarmi più. Subito dopo ho avvertito una forte agitazione, ma mia figlia continuava a non guardarmi. Aveva la testa da un’altra parte. L’ho lasciata andare in camera sua, pur pensando che le era successo qualcosa, ma non ho pensato al peggio. La donna si commuove, si ferma un attimo. Si fa forza: Se l’avessi capito subito l’avrei abbracciata per l’intera notte la mia bimba. Sa, due giorni fa, è anche svenuta a scuola. Ha sensi di colpa? Non so se ho sbagliato qualcosa in questi anni. Per me, i miei figli sono tutto. Io non ho famiglia. Penso di aver dato il sempre il
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DANIELA DIANO
massimo con loro, senza mai sentirne il peso. Il mio figlio grande studia al Nord, con ottimi risultati, il secondo studia e lavora all’estero. I miei figli mi hanno dato sempre soddisfazioni, come me le daranno le due mie piccoline, loro due me ne daranno tante, sono sicura. Specie lei, io e lei saremo felici in futuro, insieme, sempre con fede. Ma non so, forse ho sbagliato, se l’ho fatto pregherò loro di perdonarmi, se possono. Il giorno dopo cosa è successo, come l’ha saputo? Lei è uscita da camera sua alle dieci di domenica mattina. Dovevamo andare in chiesa per le undici. La domenica ci andiamo sempre. Quindi l’ho invitata a muoversi, nonostante capissi il disagio, era come se fosse ossessionata da qualcosa. Lei mi ha detto che non stava bene e che in caso ci avrebbe raggiunti a messa. L’ho sentita fredda, non nel senso che fosse distaccata, sembrava invece che mia figlia sentisse veramente freddo. L’ho aspettata a messa, ma lei non arrivava mai. Ogni minuto che passava io ero sempre più agitata. Quando sono rientrata insieme alla mia figlia più piccola gli occhi mi sono caduti su un foglio: “Mamma vado via per due mesi” c’era scritto sopra. Sono rimasta
scioccata. Sono uscita di casa alla ricerca di qualche suo amico. Mi sembrava di andare a vuoto, ma dentro di me sapevo che si sarebbe fermata, che sarebbe ritornata da me. Ho incontrato una persona a cui mi figlia aveva confidato la sua idea, ovvero, di andare via lontano col treno. L’hanno ritrovata i carabinieri a Bovalino, nei pressi della stazione. È stato un carabiniere a raccontarmi la storia alle sette di sera di quel giorno. Altro non le posso dire, sono in corso delle indagini. Cosa chiede per queste persone che vi hanno fatto così male? Non riesco a volere il male di nessuno. Vorrei però che venissero davanti a me e a mia figlia e avessero la dignità di guardarci negli occhi. E vorrei che si rendessero conto di quello che hanno fatto, che capissero che forse un giorno saranno padri di una creatura innocente. Se lei avesse avuto parenti, cugini e fratelli, insomma, se intorno a lei e alle sue bambine, fossero stati presenti dei maschi che la pensano come la si pensa da queste parti, il fatto sarebbe accaduto ugualmente? No, questi hanno abusato di mia figlia perché non abbiamo nessuno con queste caratteristiche dietro le spalle. Di questo può starsene certo.
Forte con i “deboli” penso, prima di lasciarla nuovamente sola. Mi sento in colpa per aver svolto solo il mio lavoro. A volte il mio lavoro è proprio un brutto lavoro. A me piace vivere nella pace, nell’amore, nel rispetto per gli altri. Io prego affinché tutti noi possiamo vivere nella pace, mi dice questa madre davanti al cancello della sua abitazione. Poi, dinanzi alla mia ultima domanda, affranta, mi sussurra le ultime parole: Mia figlia è forte. È forte in modo speciale, ma ha solo 15 anni… Nonostante le sue parole, pochi secondi dopo averla salutata, mentre cammino, un brutto pensiero mi assale. È una frase di Adolf Hitler: «Ebbene sì. Noi siamo barbari, e barbari vogliamo rimanere….il mondo di oggi è prossimo alla fine. Il nostro compito è di saccheggiarlo», affermò il capo dei nazisti senza immaginare neppure lontanamente che ben oltre mezzo secolo dopo, una madre venuta da lontano, arrivata in Calabria 17 anni fa, oggi, grazie a sua figlia “è forte, è forte in modo così speciale” da voler guardare i barbari negli occhi senza abbassare mai la testa, neppure per un attimo.
Mi sento molto vicina alla sofferenza della famiglia della ragazzina, alla quale rivolgo un abbraccio affettuoso e solidale. Mi auguro che questa terribile vicenda non inneschi dinamiche di discriminazione attraverso la ricerca delle ragioni della violenza nelle caratteristiche della vittima o del suo contesto familiare come spesso, paradossalmente, accade, quando l'orrore e la paura ci spingono a distanziarci non solo dal carnefice ma anche dalla vittima, con un rassicurante e fuorviante “a me/ a mia figlia non può succedere”. E' terrificante pensare che ci si debba sentire in difetto o anche solo vulnerabili se non si gode di un'“appartenenza” ad una qualche forma, per così dire, protettiva, di potere, che sia di genere (maschile), di cultura o di razza. In questo senso, va detto senza mezzi termini che tra protettori ed aggressori non vi è alcuna differenza in quanto entrambi sono figli della stessa logica sessista e dominatrice. Occorre ricordare, viceversa, che l'abuso, la prepotenza, la sopraffazione nei confronti delle donne è un fenomeno ampio e silenzioso, di cui la cronaca si occupa solo quando assume le forme visibili e sensazionali del femminicidio o quando la donna trova il coraggio di denunciare (i dati Istat ci dicono che il 92% delle violenze sessuali non viene denunciato). La punta dell'iceberg, insomma, di un fenomeno sommerso che si consuma sia dentro che fuori le mura domestiche. La giusta indignazione per gli episodi eclatanti deve portare ad una riflessione, non facile, su cosa determina tanta violenza personale e sessuale e su questo occorre mantenere un'attenzione costante. L'enorme visibilità mediatica che oggi addita gli autori dello stupro del 28 dicembre è proporzionale all'invisibilità del loro disagio esistenziale. Lo dimostra la reazione di sorpresa e incredulità scatenatasi nella comunità, quasi che questi giovani siano improvvisamente sbucati dal nulla, come funghi, come extraterrestri sbarcati da un pianeta lontano verso il quale, auspicabilmente, rispedirli al più presto. Le persone si raccontano attraverso le azioni che compiono e quello che dicono di sé coloro che esercitano un potere cattivo ed umiliante sulle donne e sui bambini è che non conoscono il dialogo tra i sessi, non sanno vivere insieme, non sanno cosa sia il rispetto, tutte cose che si imparano fin da piccoli, nella famiglia, perché aggressori non si nasce. Abbiamo bisogno di adulti, genitori, educatori più sensibili, attenti, credibili e coerenti. Consapevoli di avere di fronte, ancor prima che dei problemi, dei ragazzi confusi alla ricerca di un ruolo chiaro, di regole certe, di principi praticati e non solo enunciati. Chi lavora con i perpetratori sa che i sex-offenders sono stati bambini che hanno assistito ad episodi di violenza e si ritrovano ad agire come il padre che odiavano... La violenza sessuale ha smesso da tempo, giustamente, di essere considerata un reato contro la morale per essere riconosciuto, invece, reato contro la persona. Credo che, come società, dovremmo partire esattamente da qui. Finché le donne, le ragazze di qualsiasi età, non saranno libere di andare in giro sentendosi al sicuro in qualsiasi luogo ed ora del giorno e della notte, ben vengano le denunce e i processi, che richiamano chi sbaglia al peso delle proprie responsabilità. Ma non si può solo punire, credo che maturare il rispetto per l'altro sia ancora possibile, a patto che partiamo da noi. Siamo noi ad offrire modelli di comportamento ai nostri ragazzi, nel bene e nel male.
Una Casa della Cultura per Siderno «U
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CULTURA E SOCIETÀ
SAPERE
Nasce l'associazione “Amici del libro e della biblioteca”. Il presidente Pellegrino: «Torniamo a un clima di socializzazione»
na “Casa della cultura” per Siderno. È quanto chiede ai commissari prefettizi il presidente della neonata associazione “Amici del libro e della biblioteca”, Cosimo Pellegrino. Un bisogno di Sapere, con la “S” rigorosamente maiuscola, che torni a far respirare ai cittadini un clima di socializzazione e che permetta loro di non essere più semplici e tristi contribuenti, ma partecipi e artefici della vita sidernese. «È indispensabile un cambiamento - dice Pellegrino - non da intendersi come un ritorno a un passato» comunque da rimpiangere quando tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta in città c'erano ben quattro biblioteche e il dibattito culturale e politico era animato da intellettuali come
IL PROGETTO
La serie di iniziative che hanno celebrato le opere del letterato di Melicuccà
Da Melicuccà a Palmi un dovuto omaggio a Lorenzo Calogero (foto di Michele Galluccio)
Cosimo Iannapollo, Peppino Brugnano, Luigi Vento e Peppe Errigo (solo per citarne alcuni) - non un ritorno al passato, dicevamo, ma alla disponibilità a ricevere dallo stesso una lezione che fornisca una speranza per il futuro». L'associazione guidata «pro tempore» da Cosimo Pellegrino, professore di matematica e fisica al liceo scientifico di Roccella Jonica, si prefigge di evidenziare che «la cultura prosegue - viene prima delle esigenze pratiche della città. Deve essere la bussola che indichi la direzione da seguire in un clima di solidarietà. Ogni cittadino deve sentirsi attivo». Tra i primi obiettivi quello di far nascere a Siderno altri gruppi di lettura, come i già esistenti “La macchina per cucire”, curato da Lidia Zitara (prestigiosa firma di “Riviera”) e come “Narrando”, guidato da Rossella Scherl. «Il gruppo di lettura - spiega il presidente - è uno spazio in cui si ha occasione di condividere le emozioni suscitate da un libro o da altri avvenimenti culturali. È necessario creare spazi in cui l'eventuale sofferenza interiore di una persona abbia modo di essere manifestata e alleviata», conclude Pellegrino. Per la “Casa della cultura”, sono stati chiesti i locali dell'ex istituto di ragioneria, perché in posizione centrale e quindi facilmente raggiungibile. (st.mar.)
“I luoghi del poeta” a Melicuccà, paese nativo; “Originalità di Lorenzo Calogero, un poeta finalmente ri-conosciuto”; “La spiritualità nella poesia calogeriana”; “Città fantastica - il lungo canto di Lorenzo Calogero”; “Un distico si sfalda appena”. Appuntamenti e omaggi per celebrare il grande poeta calabrese Lorenzo Calogero, in occasione del “Premio Raiziss De Palchi 2013” per la traduzione in inglese della poesia del letterato di Melicuccà, conferito dall'Academy of American Poets di New York a John Taylor (scrittore, traduttore e critico americano). Una rassegna organizzata dai comuni di Melicuccà - appunto - e di Palmi, in collaborazione con Italia Nostra sezione Reggio Calabria, Fai regionale Calabria, “Premio Anassilaos”, “Lyriks”, a cura dell'Associazione culturale Villanuccia per il “Progetto Calogero”. Tutto per dare il giusto risalto alla poesia lirica di Calogero e i recenti premi negli Stati Uniti. Gli appuntamenti, dedicati alla diffusione dell'opera calogeriana soprattutto tra i più giovani. A John Taylor, accompagnato a visitare “i luoghi del poeta”, è stato conferito il “Premio Anassilaos per la poesia”. Giovedì 9 gennaio, presso la Casa della Cultura “Leonida Repaci” di Palmi, sono stati presentati gli studi e le traduzioni di Taylor, ospitato in una residenza presso l'Accademia americana di Roma dove con-
tinua l'opera di traduzione in inglese della moderna poesia calogeriana. Apprezzati gli interventi di Carla Francesca Neri e di Daniele Castrizio. Così come di grande efficacia sono stati i frammenti multimediali dall'opera video teatrale di Nino Cannatà (video, documenti, interviste) ed esecuzioni, con la partecipazione del clarinettista Tony Capula, delle musiche originali del compositore Girolamo Deraco tra cui il brano lirico in chiave contemporanea. Il caso di Calogero è di «un poeta raffinatissimo - dice Cannatà - spesso trattato male dai giornali che scrivono in superficie con vari errori approssimativi. È un caso internazionale tutto da scoprire e promuovere per i vostri lettori magari pubblicando qualche poesia». Cannatà, regista e scenografo calabrese di Cittanova (Reggio Calabria), studi fiorentini di scenografia all'Accademia delle belle Arti con un successivo curriculum composto di cinema, teatro, video, ricerca, fotografia, ricorda quanto fatto dal giornalista, scrittore e critico letterario Giancarlo Vigorelli che nel 1961, sulle pagine del fascicolo “Europa letteraria”. Vigorelli pubblicò alcune poesie di Calogero con note di Leonardo Sinisgalli. Nel 1962 con l'uscita del I volume di “Opere Poetiche” in un'elegante edizione della collana “Poeti europei” della casa editrice Lerici, esplose il “caso letterario Lorenzo Calogero”. Centinaia di articoli della stampa italiana e straniera lo definirono “nuovo Rimbaud italiano”. « ...nessuno può negare - scriveva Vigorelli - la miracolosa continuità, che di un diluvio di versi fa un coerente poema unitario. Un poema orfico, che ha altezze degne di Novalis, di Nerval, di Rilke; da noi non vedo esempi analoghi (…)». (marzo)
Lorenzo Calogero,
poeta universale
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ARTE & DINTORNI... di Domenico Spanò
Gente di Calabria: la fotografia di Raffaele Montepaone
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affaele Montepaone è un giovane calabrese, un raffinato artista fotografico che si è avvicinato alla fotografia quasi per gioco, spinto forse dal fatto che questa passione echeggiava imponente già nella sua infanzia. C'erano dei fotografi in famiglia, degli zii e dei cugini che fotografavano le festività durante i matrimoni. Appena sedicenne spontaneamente chiese di poter andare a “lavorare” con gli zii e da lì cominciò il tutto. Un amore incondizionato per la macchina fotografica e l'emozione palpitante di cosa potesse venir fuori ogni volta da quella camera oscura. Ciò che predilige nei suo scatti artistici è saper cogliere la vera essenza di chi ha davanti. Spesso dinanzi al suo obiettivo c'è gente di Calabria. Gente laboriosa, semplice, che vive con serenità e sacrificio la propria quotidianità, con i segni del duro lavoro sulle mani e le rughe in viso. Segni di genuinità, dedizione, di una generazione radicata alla propria terra e alle proprie tradizioni. Raffaele coglie i segni della fatica sui visi; quelli del passare del tempo inesorabile. Ne filtra le esperienze e ne racconta le storie. Anziane donne, matrone delle proprie case, fari per i propri figli e i propri mariti. Visi stanchi e bruciati dal cocente sole del sud, adornati da lunghe trecce di capelli nascosti sotto un foulard a fiori. Occhi sgargianti e limpidi come le acqua delle fiumare dentro i quali lavavano i panni a mano. Donne, commari, sedute sugli usci delle proprie case in attesa del tramonto. Uomini, duri e instancabili lavoratori, che han buttato sudore su sudore nei campi o appresso alle mandrie. Mani rudi e pieni di calli, per tagliare la legna o zappare. Pescatori instancabili di sogni nei propri mari di silenzio naufragati. Per il giovane artista la fotografia quindi non è un mezzo per stupire o spettacolarizzare le cose che lo circondano, ma riesce catturare e poi a trasmettere quello che di vero si ha attorno. Attimi, persone, gesti, segni, vita. Un aspetto artistico di tipo umanistico che lo contraddistingue e ne da valore aggiunto. Uno stile di fotografia molto informale, più naturale e spontaneo, popolare, una ritrattistica nella quale cerca sempre il lato più imprevedibile e nascosto del suo soggetto. Il tutto nasce dalla “strada”, dalle persone che si incontrano durante il proprio cammino. Quelle più riservate e nascoste, anonime, dei paesini dell'entroterra calabro, posti quasi sperduti, dove però la vita ha un senso compiuto più che in altri luoghi. I suoi miti dell'ambito artistico-fotografico sono gli artisti che raccontano di vita, da Henri Cartier Bresson a Robert Capa. Per Raffaele Montepaone la fotografia è voglia di vivere, di conoscere, di osservare. In mano ha una macchina per le radiografie. Scruta nel profondo della gente per coglierne il senso, il percorso delle loro esistenze, i loro sacrifici, le gioie e i dolori. Da questa curiosità nasce la voglia di poter fotografare in libertà e senza alcun vincolo, mirando non a quello che solo appare nelle persone ma a quello che racchiudono segretamente in se stessi. Perché come diceva il grande H.C. Bresson: " Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. E' un modo di vivere"
«Fotografare è un modo di vivere tra la gente»
Sedurlo al primo appuntamento: ecco come fare
Ecco che ci siamo, finalmente: stasera avete un invito a cena con Lui, l'uomo che vi piace. E siccome è il primo appuntamento, come fare a sedurlo e lasciare un segno? Eccovi alcuni semplici suggerimenti. Prima di tutto, vestitevi nel modo giusto: d'accordo fare colpo, ma evitate abitini succintissimi per non apparire eccessivamente frivole e lasciar intendere che volete giocarvi tutto solo sull'aspetto esteriore. Voi avete anche una personalità, giusto? Quindi, trovate nell'armadio un capo che metta in risalto il vostro corpo ma senza esa-
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BENESSERE E SALUTE
Cibo per l'eros: il punto sui piatti afrodisiaci Alcuni prendono a pretesto i peccati di gola dei menù etnici: zafferano, tartufo, aceto balsamico, cioccolato ed erbe afrodisiache ne sono senz'altro ingredienti principali. Ma è possibile anche frequentare, realizzati da chef qualificati, corsi di cucina afrodisiaca dove gli aspiranti esperti in seduzione in cucina potranno apprendere i segreti di eccitanti ricette. Ma esistono davvero cibi con poteri afrodisiaci? Secondo alcuni esperti i cibi afrodisiaci sono tali solo nella mente di chi li gusta: se certi tipi di cibo possono suscitare sensazioni di tipo erotico, essi sostengono, dipende dai soggetti, dal contesto e soprattutto dal partner che abbiamo davanti, non certo dagli ingredienti in sé. Per gli esperti di cucina, invece resta il fatto che un italiano su due almeno una volta nella vita ha subito il fascino dell'afrodisiaco di fronte a ostriche, zafferano, cioccolato o crostacei. Ci sono cibi, inoltre, che sembrano davvero predisporre a focose intenzioni dal punto di vista sessuale: il coriandolo ha effetti euforici soprattutto sulle donne, e la noce moscata sugli uomini. Tra gli altri gusti, la vaniglia combatte l'astenia sessuale agendo sul sistema nervoso centrale e, grazie al suo profumo dolce e delicato, si dice sia un ottimo stimolante sessuale.Tra gli afrodisiaci più conosciuti ed usati, infine, l'anice molto in voga fin dai tempi degli antichi Romani e il tartufo che contiene androstendiolo, un ormone che si trova nel sudore umano. Ad altri cibi come il cioccolato, il peperoncino, il pesce e i crostacei anche la scienza ha riconosciuto un qualche potere afrodisiaco, dovuto principalmente al miglioramento complessivo della circolazione sanguigna e, quindi, della capacità di eccitazione sessuale. In ogni caso, al di là dell'effettivo o meno potere afrodisiaco del cibo, è importante anche il modo di presentarlo a tavola, il suo profumo, il contesto e l'atmosfera poiché il piacere deriva dal coinvolgimento di tutti e cinque i sensi.
cara
Milana
mi sono appena laureato. Ora devo scegliere tra un buon lavoro sicuro ma un po’ noioso e un viaggio in giro per il mondo.
SETTIMANALE
gerare. Sedute a cena, guardatelo negli occhi e mostrategli che da parte vostra c'è reale interesse alla sua vita, alle sue passioni: lo metterete anche a suo agio e gli infonderete sicurezza per provarci davvero, dopo, una volta fuori. Se siete molto intraprendenti, giocatevi qualche accenno di contatto fisico: sfiorategli la mano mentre state parlando, oppure tocategli il braccio quando vi sarete alzati, o mettetegli una mano sulla spalla per rafforzare un concetto affettuoso: sarà un ulteriore modo per fargli capire che vi piace.
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Celiachia,
un nuovo test del sangue che non sbaglia Una canzone per battere il tumore Scoprire di avere un cancro è sempre traumatizzante, ma scoprirlo quando si hanno magari 16 anni può essere ancora più drammatico e destabilizzante. Sono circa 1000 i ragazzi italiani fra i 15 e i 19 anni a cui viene ogni anno diagnosticato un tumore. Trovare la forza di reagire, affrontare la malattia e magari superarla, non è sempre facile. Per dare supporto a coloro che si trovano in questa difficile situazione i The B.Livers, un gruppo di ragazzi curati all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, hanno messo un po’ delle loro considerazioni nel brano musicale Nuvole di Ossigeno, realizzato grazie alla regia di Faso, bassista di Elio e Le Storie Tese. Musicisti, medici e ragazzi si sono trovati ed emozionati in un percorso durato sette mesi ed hanno realizzato anche un videoclip, a cura della casa di produzione On Air.
Non mi è chiara la tua indecisione. Naturalmente sceglierei di girare per il mondo, perché di lavori buoni e un po’ noiosi ce ne saranno sempre e dovunque. Il mondo è pieno di grandi e un po’ inutili uffici dove praticamente non succede niente. Anche se a causa della recessione economica globale siamo tentati di accettare ogni tipo di lavoro, credo che bisognerebbe comunque godersi la vita ed essere più decisi. Vorrei parlare di un altro fenomeno. Di solito ci lasciamo turbare da indecisioni che non sono per niente reali: scegliere un ragazzo bravo ma un po’ noioso oppure uno emozionante? Circondarci di persone fedeli ma noiose o cercarne altre che ci rendono migliori? Lasciarci alle spalle un pessimo matrimonio o soffrire in eterno? È come se la coscienza umana fosse propensa a soffrire per problemi le cui risposte sono visibili da un aeroplano. Probabilmente questi problemi si creano perché ci affidiamo alla ragione e non all’istinto. Dentro di noi sappiamo bene le risposte a tutte le domande che ci vengono in mente (anche a quella sulla vita dopo la morte), ma per qualche motivo fingiamo, con noi stessi e con gli altri, di non saperle. A cosa serve questa indecisione? Non lo so. Quindi non esitare: vai a comprare il biglietto per quel giro del mondo.
La celiachia, l'intolleranza permanente al glutine, è spesso abbastanza complicata da diagnosticare con certezza. Non a caso, accanto ai 100 mila casi "ufficiali" in Italia, ce ne sarebbero almeno altri 500 mila potenziali: celiaci che non sanno di esserlo. Ecco perché diventa fondamentale il momento della diagnosi, quali esami e quali accertamenti servono per accertare senza ombra di dubbio che si tratti proprio di questo problema di salute. A oggi, oltre a una serie di esami del sangue specifici, si ricorre a una biopsia intestinale: una tecnica invasiva che rappresenta, però, il modo più sicuro per fugare ogni perplessità sull'esistenza o meno della celiachia. C'è però una novità: presto potremmo avere un test del sangue rapido, ovviamente molto meno complicato e invasivo della biopsia intestinale, e capace di dare risultati senza che i pazienti si espongano al glutine per molto tempo. IL NUOVO TEST DEL SANGUE A idearlo e sperimentarlo per la prima volta su un campio di 48
persone, gli studiosi del Walter and Eliza Hall Institute, in Australia, che hanno pubblicato i risultati in un articolo sulla rivista scientifica "Clinical and Experimental Immunology". "Questo nuovo test - spiega il dottor Jason Tye-Din, che ha condotto la ricerca - ha dimostrato di essere accurato, dà risposte entro le 24 ore e soprattutto limita l'assunzione del glutine da parte del paziente a soli tre giorni, a differenza della biopsia intestinale che la richiede invece per settimane o mesi". MOLTO AFFIDABILE Il test, basato sul rilascio di citochine (cioè cellule che indicano un'infiammazione ), "è altamente predittivo della celiachia", spiega ancora il dottor Tye-Din: gli studiosi hanno infatti osservato che dava risultati positivi in chi era celiaco conclamato mentre risulta essere negativi in chi non soffriva di intolleranza al glutine. Ora, per poter essere definitivamente validata, questa nuova metodica dovrà essere prima testata su più larga scala.
Pillole
Naturopatiche
A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone www.associazione-tone.it associazione.tone@gmail.com
…continua la nostra suddivisione in gruppi dei
FIORI DI BACH Hai avuto modo di leggere l'articolo e di ritrovarti emozionalmente in uno o più fiori? Prendi nota e piano piano scopriremo quali per sensibilità sono più affini a noi e come tramite i binari di Kramer possono essere combinati tra loro per sostenerci in una determinata situazione emozionale. I FIORI DEL GRUPPO DEI TRISTI SONO: Gentian, Mustard, Gorse, Pine, Honey Suckle, Sweet Chestnut. Gentian (gentiana amarella-ganzianella) la sua qualità èla fede. Mustard (sinapis arvensis-senape) la sua qualità è la gioia luminosa. Gorse (ulex europaeus-ginestrone) la sua qualità è la speranza. Pine (pinus sylvestris-pino silvestre) la sua qualità è il perdono. Honey Suckle (lonicera caprifolium- caprifoglio) la sua qualità è la trasformazione. Sweet Chestnut (castanea sativa-castagno dolce) la sua qualità è la liberazione. DEL GRUPPO DELLA MEMORIA FANNO PARTE TRE FIORI : Chestnut bad, Clematis e White Chestnut (di cui già vi ho parlato).. Chestnut Bad (aesculus hippocastanum-gemme d'ippocastano) la sua qualità è: apprendimento. Clematis (clematis vitalba-clematide) la sua qualità è la presenza. DEL GRUPPO DELL'INCERTEZZA E
DELL'INDECISIONE FANNO PARTE: Sclerantus, Wild Oat, Cerato. Sclerantus (scleranthus annuus-scleranto) la sua qualità è l' equilibrio. Wild Oat (bromus ramosus-avena selvatica) la sua qualità è la vocazione. Cerato (ceratostigma willmottiana-piombaggine) la sua qualità è la certezza interiore. NEL GRUPPO DELLA RABBIA TROVIAMO DUE FIORI: Holly e Willow Holly (ilex aquifolium-agrifoglio) la sua qualità è l' amore. Willow la cui qualità è la responsabilità di sé stessi. DEL GRUPPO PAURA FANNO PARTE: Cherry Plum, Rock Rose, Aspen (di cui abbiamo già parlato), e Mimulus. Cherry Plum (prunus cerasifera- mirabolano) la cui qualità è il controllo e abbandono. Rock Rose (helianthenum nummulariumeliantemo) la sua qualità è il coraggio e perseveranza. Mimulus (mimulus guttatus-mimolo giallo) la sua qualità è il coraggio. I FIORI ANARCHICI SONO: Crab Apple e Walnut e Larch. Crab Apple (malus pumila-mela selvatica) la sua qualità è la purezza. Walnut (Juglans regia-noce) la sua qualità è il cambiamento Fiore a sé è Larch (larix decidua-larice) la sua
qualità è l'autostima. Dalla prossima settimana parleremo di ogni singolo fiore delle sue virtù e di come riconoscerci in lui. Per domande personali e curiosità potete contattarmi via mail all'indirizzo dell' Associazione Tone .
RIVIERA
BLOB
POLAROID
1
L’OROSCOPONE diGiuditta
Lavori di casa
2
ARIETE la settimana si apre con un flessibile rotto in bagno. Purtroppo il vostro bidè ha delle guarnizioni che le ditte non fabbricano più, preparatevi alla spesa per l'idraulico. Volete risparmiare facendo da voi, seguendo le istruzioni trovate su internet? Buona fortuna, allora, ma finché l'idraulico non verrà a riparare i vostri danni, il vostro sedere non vi ringrazierà.
3
1- Il Milan d’altri tempi. Ora c’è Barbara. 2- Dalla cittadina della “bandiera blu” alla celebre piazza Cremlino di Mosca il passo è stato breve per il nostro grande amico Vincenzo Bombardieri e consorte (foto fb). 3- Quando due vecchi amici si incontrano la frase tipica è: “ti ricordi”? Ilario Ammendolia ed il dottore Antonio Scopelliti non hanno bisogno di “convenevoli”
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GEMELLI invasione di formiche in cucina. Tutto il lavello, la pattumiera, i bidoni della differenziata (se non siete di Siderno), le pentole e il vano della bombola, sono stati presi d’assalto dalle formiche. Formiche gigantesche che non vi conviene farvi nemiche. Piuttosto tentate una negoziazione offrendo pane e salumi. Se farete una cuccia esterna dotata di tutti i comfort, le formiche usciranno. LEONE avete ricevuto la visita di parenti con bambini, che vi hanno macchiato e graffiato tutto il parquet di bambù. Vi toccherà levigarlo e verniciarlo, ma nel farlo riempirete la casa di finissima polvere di segatura che finirà anche nella biancheria e nel letto. La vernice impiegherà oltre una settimana per asciugare e non potrete entrare in casa per non lasciare impronte. Il risultato sarà che passerete un po’ di tempo coi vostri amici, ai quali rovinerete il parquet. BILANCIA la vostra colf si è ammalata ed ora dovrete stirare due settimane di arretrati di camicie. Visto che siete completamente incompetenti in materia, metterete l’amido spray sui fazzoletti e stirerete il poliestere a temperatura lana, con il risultato che il ferro di impiastriccerà di plastica squagliata. Riuscirete a stirare una sola camicia e dovrete usare quella per tutta la settimana. I vostri colleghi ne saranno entusiasti. SAGITTARIO la rete del letto si sfonderà a causa dell’eccessivo peso. Saranno forse stati quei torroncini in più, o l’ultima fetta di pandoro? Comunque sia, nel tentativo di risistemare le doghe, una vi si schianterà su un occhio dandovi un sonoro ceffone. Verrete catapultati indietro contro il comodino facendo cadere sveglia e abat-jour. Ora avete tre cose da riaggiustare.
ACQUARIO anatema sulle vostre piante! Invasione di cocciniglia cotonosa, afidi, pidocchi e oziorrinco (sì, avete letto bene: esiste un insetto che si chiama così). Emendamento per salvare le vostre amate: alzarsi ogni giorno prima dell’alba e spruzzare con soluzione di acqua e bicarbonato, e poi ogni sera smuovere il terreno alla base delle piante per cercare insetti pericolosi. Metteteli in un barattolo e regalateli ai vicini.
TORO il vostro gatto ha avuto una violenta crisi dissenterica e ha fatto diarrea in tutta la casa. Sui pavimenti poco male, ma i preziosi tappeti turchi che vi ha regalato vostra suocera, saranno rovinati e maleodoranti. Dovrete ridare l’intonaco e cambiare la carta da parati, e stare intere giornate con le finestre aperte per fare andar via la puzza. CANCRO modem e telefono andati mentre dovete consegnare urgentemente un lavoro. Il customer care del vostro gestore è sempre occupato, vi rimpalla da un interno all’altro, non dà risposta, o cade la linea. Il modem nuovo lo dovrete compare in negozio, e collegare i fili da soli, senza neanche l’ausilio di internet, perché non vi funziona. Tra nastro isolante, prese, riduttori, cavi volanti, chiodini, antennine improvvisate, riuscirete a effettuare la consegna in tempo. Vi ha detto bene. VERGINE lo scaffale su cui tenete tutti i vostri romanzi rosa-porno è miseramente crollato dopo le aggiunte degli ultimi mesi. Per risparmiare comprate una libreria dal sito di Ikea, ma le istruzioni per il montaggio vi arriveranno in cecoslovacco. Tenterete di decifrare il testo con l’aiuto del traduttore automatico di Google e vi ritroverete in mano la ricetta per fare la salsa tartara. Buon appetito! SCORPIONE si romperà il decoder e voi non potrete più vedere la trasmissione “Fratelli in affari” di cui ormai siete diventi dipendenti. Il problema sarà che la vostra vecchia tv a tubo catodico non accetta decoder con entrata RGB e con la sintonizzazione DDT. Perciò dovrete comprare un decoder di marca giapponese ignota, che non prende né Giallo, né Top Crime, né Telemia. La scelta sarà ardua: la rassegna stampa al mattino o “Fratelli in affari”? CAPRICORNO vi si romperà la console videogiochi dei vostri figli, alla quale spesso giocavate anche voi. I bambini, presi dal panico, emetteranno fiamme radioattive come nello spot del canone Rai, friggendovi il cervello. Sarete trovati semisvenuti sulla poltrona davanti alla tv con il numero del tecnico in mano. I vostri figli sono andati a vivere a Silicon Valley
PESCI per tutta la settimana sarete bloccati in chat con un vostro amico di Facebook, col quale non riuscite a interrompere la conversazione perché è un amico sensibile e temete che se lo salutate bruscamente si vada a suicidare. Vi troveranno immersi nel vostro sudore, con le mani attaccate alla tastiera con il nastro adesivo, e le dita ormai disarticolate, in stato di ipotermia e denutrizione al massimo grado.
SETTIMANALE
BLOB WEEK
www.larivieraonline.com DOMENICA 12 GENNAIO
OF
L’ONOREVOLE CARBONELLA ED ATTILIO Una scena tipica di un film d’azione alla Chuck Norris. Ecco a voi l’onorevole Antonio Ferreri alias “Carbonella” ed il signor Attilio in una scena del film che prossimamente sarà riproposto su questi schermi.
WEEK
The
23
MOMENTI DELLA SETTIMANA
1
2 PAUSA PRANZO A “RADICI”
Dove c’è Barilla c’è casa, dove c’è Carella si “pappa”. In una pausa di “Radici”, con il lume accantonato sotto la sedia, il nostro amico Pino viene “viziato” dai suoi fans.
3 IL GATTO
TEMPO DI POMODORI
UN POKER D’ASSI ECCEZIONALE
CANDELORO
Whiskas che gatto !! Il consigliere regionale Candeloro Imbalzano con il suo bellissimo micio. Per dirla alla Trapattoni: “Non puoi dire gatto se non ce l’hai nel sacco”....
Il noto sassofonista della Mimmo Cavallaro “band” Gabriele Albanese su fb fa promozione del pomodoro pelato “come natura crea”. Complimenti per l’originalità
Per l’arrivo a Siderno dell’assessore regionale Nazzareno Salerno si sono mobilitati “i guru” dell’informazione locale. Ecco a voi Rosario Condarcuri, Giuseppe Mazzaferro, Gianluca e Pino Albanese. Che potenza!!
DI
LA PROTESTA E’ lui o non è lui? Ma cerrrto che è lui..il sig. Panetta non si ferma mai con le sue “originali”
1- La faccia incredula del bar Smile di Roccella già di per se è un programma. Simpatico 2- Evvai..Fabrizio ha finalmente conosciuto Dante Mezzanotte (attore di Squadra Antimafia 5). Il secondo obbiettivo è stato raggiunto. Chi sarà il terzo ? 3- Il trio della novena che da anni contribuisce ad allietare le festività natalizie dei sidernesi. Basta intonare le note di una “muttetta” o ballare una “tarantella” ed anche la crisi economica passa in secondo piano. Tanti saluti ai sig.Martino e Gravina ed al giovane “organettista”.
Seminara e il segreto delle Madonne nere proteste
MESSAGGINELTEMPO di Daniela Ferraro
È chiamata “Maria Santissima dei poveri” la statua in legno di cedro poggiante su un trono in oro e argento laminato e che richiama senz'altro l'arte arabo-bizantina. In braccio, la statua raffigurante Gesù Bambino con il saio legato da un cingolo, in una mano un globo sormontato da una piccola croce, nell'altra un rametto. Sembra che il simulacro, in origine appartenuto al vescovo Basilio di Cesarea, sia stato poi portato in Occidente da alcuni monaci in fuga dalle persecuzioni iconoclaste di Leone III, L'Isaurico. Distrutta la città di Taureana (dove esso aveva trovato alloggio) a seguito di un'incursione saracena, fu abbandonato dai fuggiaschi lungo la strada nei pressi di Seminara. Rinvenuto in seguito nella campagna circostante sotto un mucchio di sassi, alcuni nobili cercarono di trasportarlo,
ma inutilmente. Riuscì invece nell'intento della povera gente alla quale il simulacro risultò decisamente leggero (da qui l'appellativo di “Madonna dei poveri”). Nel corso del '700 il gruppo ligneo ricevette in dono l'attuale trono in argento laminato da parte di una ricca famiglia spagnola per poi (scampato a ben due terremoti) trovare posto nel santuario di Seminara (1975), che da lui prese il nome. Lo strano particolare: gli incarnati della Vergine e del figlio sono bruni! Ed è così che anche la Madonna dei poveri si colloca all'interno dello strano mistero aleggiante attorno a diverse altre statue dal nero colorito diffuse non solo in Calabria (la Madonna Nera dei Carbonari a Longobucco, la Madonna della Sacra Lettera a Palmi, la Maria Santissima di Patmos a Rosarno, la
Madonna Nera di Capocolonna di Crotone) ma anche in altre diverse parti d'Italia e del mondo. In alcuni casi il particolare colorito è dovuto a motivazioni di carattere naturale come: il colore bianco originario del volto è stato annerito dal fumo (delle candele o di un incendio); o è solo conseguenza dell'alterazione dei pigmenti a base di piombo della pittura; o è dovuto a fenomeni di ossidazione del metallo che lo rivestiva. Si ritiene, ancora, che esso sia dovuto a un adattamento ai caratteri somatici di popolazioni non europee o che derivi da una precisa scelta stilistica e teologica che preferisce oscurare la fisicità a vantaggio di una rappresentazione più spirituale del divino. Nel caso della Madonna di Seminara molti studiosi sostengono che il suo colore bruno sia dovuto a
un'alterazione dei pigmenti a base di ossidi di ferro seguita all'esposizione al fuoco dell'incendio della città di Taureana. È indiscutibile, comunque, che nella maggior parte dei casi il culto della “Madonna nera” sia da collegarsi a qualcosa di molto antico quanto misterioso. Farebbe esso, infatti, riferimento al culto pagano della “Grande Madre” venerata in tempi remoti in diverse parti del globo e sotto i nomi più diversi quali Gea, Iside, Demetra, Artemide, Diana, Epona. Era essa appunto la dea Myrionyme (la dea dai mille nomi ) e non si può non evidenziare quanto la stessa parola Myrionyme ricordi da vicino Myrion , il nome di "Maria". Gea, la dea della terra, si presentava sotto un duplice aspetto: uno luminoso legato alla fertilità e all'abbondanza, l'altro oscuro, facente
riferimento all'infertilità e alla carestia. Egualmente duplici il volto di Iside e di Demetra e delle altre divinità tutte legate al ciclo eterno e continuo della vita. Iside, in particolare, veniva rappresentata col figlioletto Horus tra la braccia (come le nostre Madonne), il volto oscurato anche per la perdita del suo Osiride e lo stesso valeva per Demetra, sofferente per la ciclica perdita della figlia Persefone divisa tra il mondo dell'Ade e quello della superficie. Una religione primigenia, dunque, di carattere matriarcale che solo in tempi più recenti sarebbe stata sostituita da quella di carattere patriarcale ma che ancora vive nel cattolicesimo all'interno del suo particolare sincretismo con culti e leggende derivate dal mondo pagano.