APPUNTAMENTI
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Luglio
Ardore – Arena Comunale, ore 21:30, III Edizione “Cinema Sotto le Stelle”; • Siderno - Villa Comunale, ore 21:30 “Sette libri per sette sere”. Vitigni, palmenti e frutti dimenticati di Orlando Sculli. Gioiosa Jonica – Collinetta dei Pini, ore 21:30, Concerto Musica Classica Ars Musicae; Marina di G. Jonica - Festa di San Nicola di Bari, Lungomare Cristoforo Colombo, ore 22:00 - Sfila la Calabria del “Gusto”; Riace - Anfiteatro comunale, ore 21:00, Roberto Vecchioni “Tra musica e parole”; Roccella Jonica – Lungomare Lato Nord, ore 17:30 “V Edizione Memorial Vallelonga”, Villetta dei Caduti, ore 18:00 “Mercatino dell’usato a scopo benefico”, Largo Colonne, ore 18:30 “4° Roccella Fitwalking”;
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Agosto
Ardore – Castello Feudale II° Trofeo Burraco Marina di G. Jonica – dalle ore 9:00 alle ore 18:00 “Estemporanea di Pittura”, premiazione il 4 agosto, ore 22:00; Siderno - fino all’8 Agosto, Festa di Fattore Comune “Alziamoci e Camminiamo”.
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Agosto
Caulonia - fino al 7 Agosto Festa della Madonna dell’Aiuto. Processione – Bancarelle – Prodotti tipici; Locri – Lungomare Lato Nord, dalle ore 18:00 fino al 6 Agosto Beer Locri; Mammola – raduno Largo Magenta, ore 6:00 Pellegrinaggio al Santuario di S. Nicodemo; Pazzano - fino al 7 Agosto Festa SS. Salvatore; Placanica - Festa di S. Emidio; Siderno – Vennarello Festa. Skunchiuruti in Concerto.
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DOMENICA 31 LUGLIO
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Agosto
Bovalino – Parco delle Rimembranze, ore 21:30, 5° Festival della Memoria e dell’Identità; Casignana - Villa Romana, ore 18:00, Convegno “Centri Storici e archeologia” Caraffa del Bianco - fino al 7 agosto, Festa patronale della Madonna degli Angeli; Locri – Museo Archeologico, c/da Marasà, ore 20:00 fino al 7 agosto, Mostra del Cavaliere Marafioti; Sant’Ilario dello Ionio – Località Condojanni, Sfilata di Moda; Siderno – Lungomare Centro, fino al 7 agosto “Torneo di Tennis Open Femminile”.
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Agosto
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Ardore – Piazza Dante, ore 21:30 Commedia Teatrale; Mammola – Piazza Ferrari Festa del Pane; Siderno – Villa Comunale, ore 21:30 “Sette libri per sette sere”. La Cucina Calabrese e le sue Radici – Antonella Iacobino.
Agosto
Ardore – Castello Feudale, ore 21:30 “Lago dei Cigni”; Mammola - Carovana del Gusto; Roccella Jonica - Teatro al Castello, ore 21:30, “Haberowski”, Haber recita Bukowski; Siderno – Stadio Comunale, dalle ore 21:30 Gr.Est “Partita di Calcio”, a seguire gastronomia.
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Agosto
Ardore – C/da Giudeo, Lungomare Festa in onore della Madonna della Marina, Messa e processione a mare; Brancaleone - “Escursione Torrente Vena”; Gioiosa Jonica – Piazza Plebiscito, ore 21:00 “Serata Mino Reitano” a cura dell’Associazione La Forza della Musica; Marina di G. Jonica - Rione Marinai, lungomare Cristoforo Colombo “XVI Sagra del Pesce”; Portigliola – Teatro Greco – Romano, ore 21:30 Rappresentazione della tragedia greca di Eschilo “Agamennone”; Sant’Agata del Bianco - “Sagra della Pasta Casereccia” Siderno – Piazza Vittorio Veneto XIII Edizione del Premio Letterario “Giomo Trichilo”; Stadio Comunale, dalle ore 21:30 Grande Festa di fine Gr.Est insieme con le famiglie; Stilo - fino al 7 Agosto Festival del Rinascimento Calabrese “Palio di Ribusa”.
* Calendario degli eventi offerto in collaborazione con Corsecom, Jonica Holidays, Centro Servizi Turistici e Consorzio di Pro Loco della Riviera dei Gelsomini
SOCIETÀ
GIUDIZIARIA
La Santa: la“setta segreta” dentro la ’ndrangheta La nascita della dote detta “Santa” è, secondo le indagini degli ultimi anni, in gran parte confluite nel processo “Olimpia”, riprese anche nella recente inchiesta “Mammasantissima”, è stata una rivoluzione per la ’ndrangheta. Diversi sono stati i collaboratori di giustizia che hanno fornito la propria versione dell’evoluzione che ha investito l’organizzazione calabrese la nascita e la propagazione della “Santa”. Uno dei punti di massima convergenza del narrato dichiarativo è che la dote della “Santa” fosse nota solo a chi la acquisiva. Emerge, inoltre, un dato differenziale fra la pregressa visione, e costruzione, della ‘ndrangheta e quella “innovativa”, connotata di ambiti riservati, ed esso investe proprio il sistema normativo, essendo consentito ai componenti della “Santa” di “deviare dalle regole”, nel senso che le regole tradizionali erano, per costoro, derogabili alla luce dell’unica esigenza avvertita, quella di realizzare la massima espansione del potere. Dall’esame di un collaboratore di giustizia, tale G.G., avvenuto nel corso del processo “Olimpia”, emerge che: “Il grado della "Santa" presenta una fondamentale peculiarità: è conosciuto solo ed esclusivamente alle persone che l'acquisiscono. Si creò una sorta di gruppo di mutua assistenza, nel senso che ogni situazione riguardante i santisti doveva essere risolta all'interno della stessa. E' importante sottolineare che la "Santa" rappresentò all'interno della 'Ndrangheta uno stadio "occulto", in quanto il relativo grado, come detto, era noto soltanto agli altri "santisti" e nessun rilievo occupava all'interno delle gerarchie della 'ndrangheta. Per fare un esempio, se uno ’ndranghetista si presentava ad altri 'ndranghetisti di un altro locale doveva palesare il suo grado, picciotto, camorrista, sgarrista, ecc., non anche quello di santista eventualmente ricoperto, che poteva render noto solo ed esclusivamente agli altri santisti. La "Santa" si spiega nella logica della "setta segreta": si è inteso creare una “struttura di potere” sconosciuta agli altri affiliati per ottenere maggiori benefici. Il santista può anche non avere forza militare, può non essere, ad esempio, un capo società; l'importante è che il "santista" abbia comunque una sua forza, ad esempio economica o politica, tale da poter apportare contributi o vantaggi in genere a tutta la struttura. Posso affermare con convinzione che la santa, come setta segreta, è l'esatto corrispondente della massoneria coperta rispetto a quella ufficiale. In questo senso mi constano rapporti interpersonali tra santisti e massoni di logge coperte e sovente i due gradi potevano cumularsi in capo alla medesima persona. Va chiarito che l'appartenente alla 'ndrangheta non può essere massone, ma questo vale per la 'ndrangheta "minore" e la massoneria pubblica. Ma come ho già detto la "santa" rappresenta una struttura segreta alla stessa "'ndrangheta" sicché per essa le regole tradizionali valgono nei limiti in cui siano compatibili con il fine mutualistico a cui ho fatto riferimento. Pertanto, se esso fine può essere soddisfatto con l'ingresso di massoni nella struttura o viceversa, nessun ostacolo può essere frapposto”.
a Caulonia!
Andiamo a comandare...
entinaia di teste gireranno come il kebab, affette da una strana malattia pericolosa, oltre che contagiosa: l'andare a comandare. Domani sera Caulonia sarà invasa dal rap del "non cantante" Fabio Rovazzi. Con "Andiamo a comandare", Rovazzi, 22 anni, ha permesso all'Italia di arrivare al disco d’oro solo con lo streaming (ora è platino), e si gioca il titolo di tormentone dell’estate con "Sofia" di Alvaro Soler. Per la prima volta in assoluto un non cantante entra nella storia della musica e la firma in modo indelebile. "Rovazzi" è il marchio dell'estate 2016. Si è stampato pure una t-shirt con la scritta "Sì ma io non sono un cantante", perchè in effetti, fino a qualche mese fa, era considerato un semplice YouTuber, o al massimo una “Facebook star”. Fabio Rovazzi ha iniziato come videomaker: girava e montava video delle serate di alcune discoteche di Milano. Poi ha preso a pubblicare video su YouTube che sono diventati subito virali ("Come risolvo i problemi di coppia" sono 47 secondi genialmente demenziali) e che non sono passati inosservati agli occhi di due intenditori come Fedez e J-Ax. Insieme iniziano a lavorare per costruire un’immagine di Rovazzi, trasformandolo in breve tempo nel fenomeno della Rete. Lui, dal canto suo, ricambia realizzando video per entrambi. Nel 2016 Fabio affida il proprio management alla label Newtopia, sotto l’egida di Fedez e J-Ax, e pubblica "Andiamo a comandare". Un successo senza precedenti: "Andiamo a comandare" entra di diritto nel grande libro della storia musicale italiana. È la sua estate, l'estate di Rovazzi. Viso e corporatura da nerd, puntando tutto sulla sua vena comico-demenziale, Fabio non ha uno spazio libero in agenda fino al 30 settembre. Ma domani sera è riuscito a liberarsi per i suoi amici Mario e Andrea Spataro e tornerà a Caulonia, dopo esserci stato un anno fa, quando ancora Fabio Rovazzi era solo quello che corre nudo insieme a Fedez e Rocco Siffredi nel video di “Non c’è due senza trash”, la canzone di Fedez della scorsa estate. A partire dalle 22 al Maracuja ci saranno occhi e orecchie solo per Rovazzi e sul beat di "Andiamo a comandare" giovani e giovanissimi si scateneranno in quel ballo così irresistibilmente cazzone. m.g.c
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Domenico Stranieri in trattore ma non in tangenziale!
Anche lui ha la faccia pulita, piace alle mamme, spaccerebbe solo acqua minerale, probabilmente non andrebbe in ciabatte in un locale, ma sicuramente va in trattore, non in tangenziale, ma nel paese dov'è lui a comandare. Non c'è dubbio, Domenico Stranieri, sindaco di Sant'Agata del Bianco, è il Fabio Rovazzi della Locride!
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DOMENICA 31 LUGLIO
ESTATE 2016: Nel loro D.N.A. c'è il gene del divertimento garantito dalla più alta professionalità e quello della passione inesauribile per la ristorazione.
L'Ymca beachrinasce grazie a un tris d'assi aranno loro a dettare i must del divertimento dell'estate al mare sidernese. E lo faranno puntando sul loro D.N.A. Davide, Nicolò e Andrea sono legati da un rapporto fraterno. Il loro nuovo locale non poteva avere basi più solide. Tre è il numero perfetto ma questo trio è davvero ineguaglaibile. Sono il mix ben bilanciato tra chi ha deciso di rimanere e investire a Siderno e chi, con la sua città nello zaino, è partito alla volta del mondo per poi tornare e condividere con gli altri un bagaglio traboccante di esperienze. Insieme ripartiranno dall'Ymca, lì dove sono
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cresciuti, lì dove sono diventati uomini. Perchè adesso è giunto il momento di ringraziarla mamma Ymca, restituirle un po' dello straordinario ricevuto. È gia scritto: l'Ymca Beach Club diventerà il locale più "in" dell'estate sidernese: giovane, fresco, frizzante, per gli amanti della buona cucina che non rinunciano a divertirsi. Qui troverai dell'ottima pizza napoletana, degli sfiziosi e freschissimi piatti di pesce cucinati seguendo - ma non troppo - la tradizione mediterranea, dei succulenti e irresistibili piatti di carne. Ogni giovedì l'Ymca Beach Club vi delizierà con un menù fisso a cui
SIDERNO LUNGOMARE DELLE PALME
farà seguito un dopo cena allietato da musica live, il tutto in un ambiente suggestivo e riservato. Non c'è dubbio: la moda e la tendenza dell'estate porterà la firma di Davide, Nicolò e Andrea. Nel loro D.N.A. c'è il gene del divertimento garantito dalla più alta professionalità e quello della passione inesauribile per la ristorazione. Irriducibile questo tris di assi, fa già una promessa per il prossimo anno: anticiperanno l'apertura al 16 giugno così che l'estate all'Ymca Beach Club sarà ancora più viva e caliente che mai. m.g.c.
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RIVIERA
ATTUALITÀ
Ritorna a Locri il Cavaliere di Marafioti La preziosa opera artistica magnogreca, dopo l’esposizione milanese, sarà presente al Museo Nazionale di Locri dal 30 Luglio al 7 Agosto prima di rientrare all’Archeologico di Reggio. rande emozione ha caratterizzato l’arrivo del Cavaliere di Marafioti al Museo Nazionale di Locri, lo scorso 27 luglio. L’opera, elemento architettonico in terracotta del tempio dorico risalente al V sec. a.C. e rinvenuta in località Pirettina (Comune di Portigliola), alle spalle dell’antica città di Locri nel 1910 dall’archeologo Paolo Orsi, proveniente oggi da Milano dalla mostra Restituzioni. Tesori d’arte restaurati, promossa da
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Intesa Sanpaolo, fa ritorno per la prima volta nel territorio in cui è stata rinvenuta e sarà esposta fino al 7 agosto presso il Museo di Locri prima di rientrare al Museo Archeologico di Reggio Calabria, sua sede permanente. Il lungo e complesso intervento di restauro è stato fondamentale per la conservazione dell’opera e per una più approfondita conoscenza della tecnica di realizzazione. Ha permesso, inoltre, di riscoprire, anche con l’ausilio di aggiornate strumentazioni, dettagli affascinanti, quali i segni di
stesura a pennello del sottile scialbo originale o la policromia in nero, bianco, rosso che evidenziava meglio nell’intento del coroplasta il muso equino o la criniera rifinita a stecca. Analisi diagnostiche, inoltre, hanno completato il restauro del gruppo che all’epoca della sua scoperta, sul lato occidentale del tempio, era stato rinvenuto in “ minuti frammenti ” e che fu oggetto di un primo intervento di restauro tra il 1911 ed il 1925 quando Paolo Orsi e il restauratore Giuseppe Damico incollarono e integrarono le parti lacunose raffor-
zando il manufatto con supporti interni. L’attività di restauro del 2015 è stata effettuata dai restauratori Giuseppe Mantella e Sante Guidi; le ricerche diagnostiche dal dottor Domenico Miriello del Dipartimento di Scienze della Terra – Unical e, finalmente, sarà possibile ammirarla nel luogo di provenienza dell’opera d’arte antica. L’iniziativa, fortemente voluta dalla dottoressa Angela Tecce, direttore del Polo Museale della Calabria e dalla dottoressa Rossella Agostino, direttore del Museo Archeologico
Nazionale di Locri, è stata realizzata grazie alla proficua collaborazione con il Museo Archeologico di Reggio Calabria, la Regione Calabria, il FAI - Presidenza Regionale Calabria, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo e delle amministrazioni comunali di Locri e di Portigliola. L’opera sarà visibile durante gli orari di apertura del Museo di Locri, eccezionalmente aperto anche nella giornata di lunedì. Il costo del biglietto è di Euro 4 e vale per l’accesso all’intero parco archeologico.
Abbiamo intervistato il leader di Fattore Comune, che in questi giorni sta organizzando la festa regionale di Sinistra Italiana a Siderno dal 3 al 9 agosto. Durante questi sette giorni passeranno da Siderno decine di leader nazionali, da Alfredo D’Attorre a Serena Pellegrini, da Maria Pia Pizzolante a Elisabetta Piccolotti.
POLITICA
Mimmo Panetta:“Il Pd alle ele ROSARIO ROCCA Andatura comoda, distesa, da pausa estiva potremmo dire. Rayban, polo e bermuda. Barba lunga di tre giorni e occhiali da vista legati a un cordino elegante e sospesi appena sotto il colletto, quasi per non smentire un fascino intellettuale intramontabile. Mimmo Panetta, guru di Fattore Comune, nonché uno dei leader più importati della costituenda Sinistra Italiana, ci raggiunge nel corso di Siderno all’incrocio con via Correale. Raggiungiamo a piedi la sede del giornale, mentre lungo il breve tragitto distribuisce ai passanti dei volantini che porta con sé. Nessuna campagna elettorale, si tratta del ricco programma della festa regionale di SI che avrà luogo a Siderno, a partire dal prossimo 3 agosto.
Entriamo subito nel vivo della discussione partendo proprio dallo slogan che lui stesso ha scelto per l’importante iniziativa politica. Alziamoci e Camminiamo, due parole scelte, immagino, non a caso. Due parole che hanno un senso preciso, non biblico, ma oggettivo. La sinistra è a terra, e lo stato in cui si trova il Paese esige che questa si rialzi e costruisca un cammino che porti a un futuro migliore, rispetto al baratro in cui sono stati condotti gli italiani. Ma non crede che in Italia sia un percorso più difficile, almeno rispetto alle esperienze di Siryza e Podemos, vista l’enorme portata di consenso, e sempre più in crescita, raccolta dal Movimento 5 Stelle? C’è ancora spazio per una sinistra alternativa, di rottura, capace di proporre al Paese una forma post-moderna di contratto sociale in cui siano inclusi temi come il lavoro, il contrasto alle povertà, la tutela dell’ambiente? C’è veramente spazio per una sini-
stra-sinistra di governo. O quantomeno che possa aspirare a questo? Il Movimento 5 Stelle raccoglie consenso perché sa parlare alla pancia degli italiani, perché ha dimostrato coerenza nell’esprimere un senso di rabbia condiviso e radicato nel Paese. Ma non è stato in grado di fare propria una proposta capace di dare soluzione ai problemi denunciati. La Sinistra deve ripartire da quest’aspetto. In Italia c’è bisogno di solidarietà sociale, di diritti, di lavoro. E chi se non una forza politica come la nostra potrebbe consegnare una proposta concreta al popolo italiano. Chi, se non la Sinistra, potrebbe dare ai cittadini italiani, ma anche europei, una risposta al bisogno e alla speranza di avere una prospettiva. Il Movimento 5 Stelle personalmente non mi fa paura, anzi ci dimostra che sono ancora possibili esperienze di governo, alternative al neoliberismo sposato anche e soprattutto dal PD, che partano dal basso. E se il pensiero di pilastri come
Berliguer è ancora attuale, questo dimostra che la Sinistra può tornare ad essere un punto di riferimento per il Paese. Ma l’esperienza dell’Ulivo non era anche figlia di una visione berlingueriana. Lo stesso Berlinguer vedeva nel compromesso storico una via democratica di governo, in grado di mettere insieme le migliori tradizioni riformiste, socialdemocratiche e cattoliche. Allora quest’idea nasceva dall’esigenza di portare l’Italia fuori da una fase di grandissime difficoltà come quella degli anni di piombo. Può oggi, in Italia, una sinistra che si dice di governo archiviare definitivamente il centro-sinistra e scegliere un percorso autonomo?Non c’è un rischio concreto di chiudersi ancora nei limiti della testimonianza? Intanto mettiamo a posto la storia. Il compromesso storico è antecedente alla caduta del muro di Berlino, quindi tutta un’altra epoca. Superata e non riproponibile. Ritengo che non l’Ulivo che ha fatto gravi
SETTIMANALE
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A inizio luglio i dirigenti della Coopservice, responsabile dei servizi di pulizia all’Ospedale di Locri, si sono visti notificare un avviso di garanzia per aver continuato a lavorare senza che l’ASP avesse indetto regolare gara d’appalto dopo la scadenza del contratto nel 2011. Il presidente Lorenzo Delfino ci ha spiegato in una conferenza stampa quale sarebbe la posizione della società e ci ha rivelato che quanto accaduto potrebbe essere il frutto di un’operazione mediatica volta a danneggiarli.
LOCRI
Gruppo Coopservice: irregolarità o vittime di un comitato d’affari?
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«L’indagine nei confronti della Coopservice Gestioni parte in seguito a un esposto anonimo inviato con lo scopo di diffamare la società - esordisce Lorenzo Delfino, presidente del Gruppo. «Tale esposto ha generato un’indagine al termine della quale sono stati inviati avvisi di garanzia per sedici dirigenti della società, oltre che per il sottoscritto. Nel mio caso, capo d’accusa era il concorso in peculato con i dirigenti, rei di aver prestato i servizi tra il 2012 e il 2015 senza aver stipulato regolare contratto con l’ASP, in quanto lo stesso era scaduto al termine del giugno 2011. «Il nostro atteggiamento nei confronti della procura è stato di massima collaborazione tanto che, all’interrogatorio con il Pubblico Ministero Arcadi, ho presentato delle memorie in calce alle quali domandavo perché le forze dell’ordine non si fossero recate nei nostri uffici, dove avrebbero trovato la documentazione utile a dimostrare la nostra estraneità ai fatti senza avviare le indagini. «Fosse stato preso questo provvedimento in precedenza le autorità avrebbero scoperto che, all’articolo 2 del nostro contratto con l’ASP, si può leggere che la nostra società, scaduti i termini del servizio, era comunque tenuta a prestare i propri servizi fino alla
nomina del nuovo appaltatore. «Tenendo presente questa clausola, il 14 giugno del 2011 facemmo presente all’ASP di Reggio che stavano scadendo i termini del contratto e che volevamo venire sapere se si sarebbero verificati i termini di una proroga del contratto. Ci venne detto da Squillacioti e Calabrò che avremmo dovuto continuare a offrire i nostri servizi fino al termine di quello stesso 2011, periodo terminato il quale scrissi di mio pugno un’altra lettera all’ASP con la quale avvisavo che, alla fine delle festività, il 6 gennaio 2012, il Gruppo avrebbe considerato terminato il proprio servizio. Con nostra grande sorpresa ci giunse una diffida a terminare il lavoro e venimmo avvertiti che, qualora si fosse verificato quel genere di evenienza, saremmo stati passibili di denuncia per “interruzione di pubblico servizio”. «Nel frattempo, l’ASP stava discutendo con la Stazione Unica Appaltante regionale, i termini per l’avvio di un nuovo bando di gara, ricevendo in risposta da Boemi un sollecito a provvedere in prima persona a indire una gara. Nel 2012, finalmente, la gara veniva avviata regolarmente contrariamente a quanto è stato affermato dall’accusa, che sostiene invece che una gara d’appalto non venne mai indetta all’epoca dei fatti. A causa di una serie di difficoltà generate dal
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numero di partecipanti e a successivi ricorsi o rinvii per la produzione delle progettazioni, l’aggiudicazione della gara è stata rinviata per ben tre anni durante i quali, anziché cullarci nella lentezza burocratica, abbiamo continuato a dialogare con l’ASP in merito alla nostra posizione. Anzi abbiamo cercato di collaborare con loro nella selezione dei nostri successori proponendo una “procedura negoziata”, una tavola rotonda tra le aziende di settore durante la quale si sareb-
“I DEMOCRATICI NON HANNO ACCETTATO LE CONDIZIONI DEL SINDACO FUDA PERCHÉ CONSIGLIATI MALI DAI QUADRI REGIONALI. OGGI ATTACCANO STRUMENTALMENTE L’AMMINISTRAZIONE SU PROBLEMI DI CUI LE RESPONSABILITÀVANNO RICERCATE ALTROVE”.
bero potute presentare offerte tra le quali scegliere senza incepparsi nei tempi tecnici della gara d’appalto e senza attendere la pubblicazione del bando. «Al termine della procedura, nel novembre 2015, ci siamo aggiudicati noi la gara d’appalto, che ci ha permesso di stipulare il contratto lo scorso 18 luglio 2016 non senza che, in precedenza, fossero stati presentati al TAR del Lazio ricorsi poi conclusisi a favore nostro. «Ciò che ci ha stupito è il motivo di tanta attenzione nei nostri confronti, considerato che, con l’ASP, non siamo certo l’unica società a non avere una posizione del tutto regolare. Anzi, sappiamo per certo di nostri colleghi che continuano a prestare servizio con questa logica delle proroghe nonostante i loro contratti siano scaduti anche da dieci o, in casi estremi, quattordici anni! Inoltre, e questo ci ha fatto scattare un campanello di allarme per il quale, ora che le indagini si stanno concludendo, abbiamo intenzione di approfondire la faccenda, abbiamo l’impressione che la procura sia stata tratta in inganno dalla denuncia anonima e dalla consulenza tecnica dell’ingegnere Bruno Fortugno, dirigente del comune di Reggio Calabria poi sollevato dall’incarico perché arrestato, che ha prodotto, non sappiamo bene con quali competenze, un
documento contenete dichiarazioni molto vicine al falso. «La sua consulenza che doveva limitarsi ad affermare se l’ASP avesse legittimamente rinnovato il nostro servizio, si soffermava faziosamente sul presunto fatto che la nostra società avesse invece sfruttato gli altri anni di lavoro per raggiungere un fatturato che le avrebbe permesso di partecipare alla gara d’appalto del 2012, per la quale avrebbe invece avuto i requisiti solo la nostra concorrente Dussmann CNS, poi autrice di un ricorso al TAR che ha invece rivelato un’irregolarità nella sua posizione e non nella nostra. «Questa situazione ci ha spinto a credere che si sia voluta compiere un’operazione mediatica nei nostri confronti, considerato poi che abbiamo avuto grossi danni economici, dovuti anche al fatto che l’ASP non ci ha pagato le ultime mensilità per paura delle indagini. Adesso che abbiamo dato il massimo della collaborazione e che abbiamo chiarito la nostra posizione, contiamo di ricevere la notizia del termine delle indagini anche perché non possiamo permetterci un rinvio a giudizio e abbiamo consegnato delle memorie per le quali qualunque giudice di buonsenso stralcerebbe subito la nostra posizione». Jacopo Giuca
“SE CADE QUESTA AMMINISTRAZIONE SARÀ IL BARATROTOTALE. CHI POTREBBE MAI PRENDERE IL POSTO DI PIETRO FUDA! IL PD ABBANDONI UNA POLITICA “RANCOROSA”E SI COMPORTIVERAMENTE DA PARTITO DI GOVERNO”.
ezioni è arrivato già spaccato” errori come, per esempio, privatizzare poste, ferrovie e i gioielli dell’Italia, e nemmeno altri schemi politici già proposti in passato ritengo possano risultare credibili oggi, ma credo, al contrario, che solo una proposta di governo dei bisogni possa radicarsi nel tessuto sociale del Paese. Torniamo alla Calabria, alla Città Metropolitana e alle elezioni del Consiglio metropolitano. Perché la Sinistra non ha fatto una lista politica ma ha in qualche modo aderito alla lista territoriale della Locride? Quando ero consigliere provinciale, diversi anni addietro, ho conosciuto il reggiocentrismo più estremo. Nelle lotte per il mio territorio, a volte, non ero sostenuto, non nascondo, neppure dai miei compagni di partito. Oggi è bene guardare agli interessi del nostro territorio, perciò i consiglieri di Fattore Comune voteranno per la lista della Locride. Tuttavia, dopo un primo tentativo, abbiamo capito che non c’erano
le condizioni per fare una lista politica di sinistra, se non in una forma insignificante. L’area metropolitana nasce male, il voto di secondo livello, per esempio, va rivisto perché è una pugnalata alla democrazia. I cittadini non possono essere esclusi dai processi decisionali, mi auguro che la conferenza dei sindaci se ne occupi seriamente. Le chiedo allora, se per ragioni legate al territorio Fattore Comune non ha avuto nessuna difficoltà ad abbracciare un progetto trasversale, dove hanno preso parte anche amministratori di centro-destra, perché, almeno ad oggi, le vostre posizioni risultano inconciliabili con quelle del PD sidernese. La rottura del primo partito della compagine di governo cittadino con il Sindaco Fuda e in qualche modo riconducibile a Fattore Comune? Perché il PD è fuori? Perché il PD è fuori non deve chiederlo a me, ma al PD. Sono stato io a volere fortemente il Partito Democratico nella coali-
zione a sostegno di Fuda, perché non tutti volevano l’alleanza. Malgrado fossi stato attaccato di aver lasciato il partito di cui ero stato fondatore perché avevo premeditato la mia candidatura alle regionali con SEL, quando questa mi è stata offerta solo poche settimane prima delle elezioni, molto tempo dopo quindi rispetto a quando avevo deciso di lasciare un partito in cui non mi ritrovavo più perché derivato a destra. Sulle elezioni amministrative di Siderno non tutti gli aspetti sono stati ancora chiariti. La vicenda di Mammì per esempio. Voglio fare ancora appello agli inquirenti perché si adoperino per consegnarci la verità su quei fatti. Mentre il PD alle elezioni è arrivato già spaccato, non hanno accettato le condizioni del Sindaco Fuda perché consigliati mali dai quadri regionali. Oggi attaccano strumentalmente l’amministrazione su problemi di cui le responsabilità vanno ricercate altrove. Nelle interrogazioni sulla puzza derivante
dall’impianto di separazione dei rifiuti è possibile che non si tenga conto che quell’impianto è gestito dalla Regione? Non credo che non lo sappiano. O ancora si parla di risoluzione immediata di problemi, senza rendersi conto che questo comune è stato dichiarato in dissesto. O addirittura si contesta l’assenza del welfare a Siderno, come se con un bilancio risicato si potesse fare fronte alla povertà dilagante, nascondendo il fatto che proprio sul welfare la politica regionale è inesistente. Ma, le chiedo, cosa succederà domani, o dopodomani, è ancora possibile che un’interpartitica rinnovata decida di dare vigore e slancio alla città oppure… Se cade questa amministrazione sarà il baratro totale. Chi potrebbe mai prendere il posto di Pietro Fuda! C’è una fase di difficoltà? Superiamola insieme, tutti, senza preclusioni. Il PD abbandoni una politica “rancorosa” e si comporti veramente da partito di governo.
POLITICA
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Manca solo una settimana all’elezione del consiglio metropolitano. Questa settimana, diamo voce ai cinque candidati geograficamente più“vicini”a noi mentre, di seguito, riportiamo l’elenco completo degli aspiranti consiglieri metropolitani. Locride Metropolitana Imperitura Giorgio Diano Maria Francesca Giugno Giuseppe Megale Tiziana Maio Domenico Galluzzo Salvatore Ursino Antonio Grillo Rosario Leoncini Salvatore Raschellà Stefano Filippo Vestito Domenico Vumbaca Pino Fuda Salvatore Guido Antonio Territorio e identità a sinistra Limoncino Nicola Lottero Silvia Perpiglia Antonio Pirrotta Domenico Sgambelluri Antonio Sibio Francesco Antonio Tripodi Michele Area Socialista e Popolare Zavettieri Pierpaolo Alvaro Paolo Barillaro Bruno Cavallaro Vincenzo Cimino Maurizio Furfaro Caterina Idone Domenico Megna Federico Nicolaci Francesco Papalia Antonio Perre Maria Teresa Zampogna Giuseppe
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Maria Francesca Diano
Uniti per Unire - Locride Metropolitana 1. L’intento è chiaro! Se ancora si pensasse, vista la situazione in cui versa il nostro territorio e la Calabria, che operare scelte corrette per il territorio debba essere una scelta partitica, allora il fallimento è assicurato. Può diventare partitica la scelta di cambiare atteggiamento prendendo consapevolezza dell'importanza, fondamentale, di parlare e lavorare insieme per il bene comune. C'è un’ideologia politica che guida l'animo di ciascuno di noi ma la coscienza, il peso della responsabilità verso un territorio è qualcosa che ci obbliga a lavorare insieme e a farlo senza campanilismi. 2. Da subito bisogna riuscire a ragionare come territorio unico ed essere capaci a programmare, sanare e valorizzare le potenzialità che ci sono ma che non sono tenute nella giusta considerazione. Bisogna seriamente scegliere insieme le vocazioni che ha il territorio, o di cui necessita e costruire il futuro. Al territorio bisogna aprirsi e dimostrarlo con i fatti, solo così i progetti troveranno realizzazione. Questo è di sicuro il progetto più importante
Antonio Sgambelluri Democratici Insieme per Reggio Città Metropolitana Mauro Riccardo Belcastro Caterina Bova Filippo Castorina Antonino Ciccone Pasqualino Crea Antonio Creazzo Domenico Mafrici Salvatore Marino Demetrio Nocera Antonino Piccolo Giovanni Quadruccio Filippo Rossi Francesco Scionti Fabio Centrodestra Metropolitano Lamberti Castronuovo Eduardo D’Ascoli Giuseppe Giannetta Domenico Matalone Antonino Passafaro Alfonso Ripepi Massimo Antonio Saccomanno Giacomo Francesco Schiavone Rosario Dattola Luigi Porpiglia Francesca Anastasia
Territorio e identità a Sinistra 1. Nel mio caso si tratta di entrambe le cose. È una scelta di territorio perché la nostra lista vuole porsi in contrapposizione al PD reggino, che fa il bello e il cattivo tempo, ma è una scelta di partito anche in relazione alla mia storia personale e al ruolo che ricopro a livello nazionale nei Comunisti Italiani. Ci stiamo impegnando in questo progetto, prova ne è che siamo l’unica lista con un programma elettorale dettagliato, che punta al recupero di un comprensorio fino ad oggi abbandonato a sé stesso. 2. È importante dare grande risalto al territorio. Con il suo modo di agire Reggio Calabria ha avuto modo di accentrare il potere nelle proprie mani, favorita da una legge che sta togliendo potere decisionale al cittadino. Per questa ragione, è imperativo avere una rappresentanza territoriale forte nel consiglio metropolitano e proporre immediatamente una modifica allo statuto. Vogliamo valorizzare le infrastrutture della jonica e impedire a Reggio di continuare con la sua politica egoistica.
Caterina Furfaro Area Socialista e Popolare 1. La nostra lista è forte del suo radicamento in provincia e la presenza di dieci sindaci lo testimonia. Ci poniamo in termini costruttivi e non subalterni rispetto al capoluogo, che senza il territorio provinciale e gli interessi che rappresenta, riprodurrebbe i limiti storici di Reggio. Il reggiocentrismo che si rischia di avere col prevedibile maggior numero di eletti a causa di un voto ponderato male, ha bisogno di un bilanciamento che questa lista, più di ogni altra, ha il compito di garantire. 1. La prima scadenza sarà quella dello Statuto, per recuperare gli squilibri. Non vogliamo condurre guerre di campanile ma realizzare un rapporto sinergico che utilizzi le risorse del territorio. La Città Metropolitana è un’istituzione che richiede l'impegno delle forze più qualificate per predisporre strumenti di crescita del territorio. Esso rappresenta la scelta centrale e l'ancoraggio principale dell'azione delle istituzioni che la politica deve saper
Verso la Città Metropolitana: voce ai candidati
I
DOMANDA
Elezioni per la Città Metropolitana: una scelta di territorio o di partito?
II
DOMANDA
La vostra lista, in breve, che progetto propone e quali aspirazioni possiede?
Katy Belcastro
Democratici Insieme per Reggio Città Metropolitana 1. Il Partito Democratico include e rappresenta tutto il territorio. Il PD è un grande partito di popolo e come partito affrontiamo le questioni di tutto il territorio. Non è necessario sventolare antistoriche bandiere territoriali per rappresentare un territorio. Io sono la candidata della Locride nella lista del PD; espressione di una terra in cui sono nata, lavoro e sono impegnata politicamente. Rappresento la Locride nel PD ogni giorno e lo farò anche all'interno del consiglio metropolitano. 2. Il PD si propone di costruire una Città Metropolitana in cui si sentano rappresentati tutti i cittadini. Una città democratica, progressista e solidale. Vogliamo far confluire in un unico progetto il porto di Gioia, il museo di Reggio, i siti archeologici della Locride, l'intero Aspromonte e trasformarli in volano di sviluppo. Il PD e la sua forza saranno al servizio dell’intera Città Metropolitana. Per questo la Locride deve essere rappresentata in un rapporto sinergico e forte con Giuseppe Falcomatà.
Alfonso Passafaro Centrodestra Metropolitano 1. Una scelta di partito che sa farsi carico del territorio. Forza Italia e il Centrodestra devono dimostrare di essere pronti ad assumersi responsabilità a tutti livelli. Allo stesso modo, i cittadini sanno di poter trovare nel nostro schieramento una speranza di rilancio. Mi ritrovo a essere l'unico candidato del centrodestra nella Locride: spero di poter contare sui voti dei consiglieri che militano in questa area politica e su quelli di chi mi riconosce capacità operative e di dialogo. 2. Le idee forti non le possono portare avanti i singoli o i raggruppamenti che hanno al loro interno enormi diversità ma quelle liste, come la nostra, che hanno una coerenza, partiti di riferimento, un dialogo nelle istituzioni. Il confronto si fa con chi ha queste impostazioni e sul tavolo si mettono le esperienze e i meriti di ognuno, soprattutto in riferimento al recente passato amministrativo. Mettendosi da quale parte? Io mi sono impegnato sempre dalla stessa parte, nel centrodestra, in tutte le elezioni. Jacopo Giuca
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Risultati sorprendenti per i vitigni di Orlando Sculli: 41 sono varietà uniche al mondo
IN BREVE
Orlando Sculli sarà a Siderno il 31 luglio per presentare il suo libro “Frutti dimenticati”presso la villa comunale alle ore 21,30 nella manifestazine 7 libri per 7 sere, organizzata dall’associazione amici del libro e della biblioteca
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Era euforico quando gli ho risposto al telefono: “Signorina Maria, i risultati sono sorprendenti!”. Orlando Sculli, ve lo ricorderete, è un professore di lettere in pensione che dal 1988 si occupa di biodiversità e da 14 anni va in cerca di vitigni autoctoni da salvare. Un mese fa 252 vitigni da lui recuperati sono stati inviati al CRA di Turi (BA) e di ognuno di essi è stato estratto il DNA e verificate le eventuali omonimie e sinonimie con i vitigni noti e iscritti al registro nazionale delle varietà di vite da vino. Dalle analisi dei primi 150 vitigni è stato rivelato che ben 41 presentano un profilo molecolare inedito, ovvero rappresentano una varietà unica al mondo. “Per capire la portata scioccante di tutto ciò – sottolinea Sculli – basti pensare che, nel mondo, le viti dal profilo unico sono ventimila. Cinquantaquattro sono già state recuperate in 14 enclaves della provincia di Reggio e in tre della provincia di Catanzaro. Se si esplorassero tutti i vigneti marginali della Calabria si potrebbe arrivare a scoprire fino a 500 varietà uniche, un primato mondiale.” I risultati della ricerca sull’estrazione del DNA sono stati illustrati nei giorni
scorsi a Cosenza alla presenza di Angelo Caputo, agronomo del CRA (Centro di ricerca in Agricoltura), Sabino Roccotelli, Samanta Zelasco del Crea di Cosenza e ovviamente di Orlando Sculli, in seguito all'incontro che lo stesso ha avuto con Mauro D'Acri, consigliere regionale con delega all'agricoltura. A tutti quei vitigni le cui caratteristiche ampelografiche e descrittive non rientrano in varietà note, saranno indirizzati adesso gli sforzi futuri, così da
puntare su varietà autoctone che possano garantire caratteristiche uniche e originali ai vini calabresi. Altro dato assolutamente da non sottovalutare è il fatto che i vitigni autoctoni rappresentano la soluzione migliore per far fronte al caos climatico, in quanto si tratta di varietà resistenti sia agli stress biotici (derivanti dall’azione di organismi terzi) che abiotici (derivanti da carenze o eccessi di sostanze abiotiche, quali i nutrienti o l’acqua). Perciò, seppure non si trattasse di vitigni eccezionali dal punto di vista enologico, un cattivo vitigno potrebbe comunque presentare un gene di resistenza interessante e su di esso si potrebbe avviare un piano di miglioramento genetico che interessi altre varietà. E non stiamo parlando di OGM, ma di un processo rigorosamente naturale. Non ci resta che sperare che il patrimonio di inestimabile valore colturale oltre che culturale riportato alla luce dall’infaticabile investigatore Sculli trovi delle istituzioni attente e sensibili che vogliano farsi promotrici di questo salvataggio. m.g.c.
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SALERNO-REGGIO CALABRIA
Finalmente un'estate senza cantieri
Sarà aperta prima di Natale la SalernoReggio Calabria. Definitivamente. Parola di Matteo Renzi che questa settimana è tornato in Calabria per celebrare l'apertura del Viadotto Italia, l'ultimo tratto in costruzione dell'A3. Dopo anni e promesse e promesse e anni, per la Salerno- Reggio Calabria sarà un'estate senza cantieri e senza deviazioni per l'intera estenzione di 443km. Renzi esulta su Facebook: “Sfidai le aziende a finire la grande opera. I giornalisti stranieri risero sonoramente alla notizia. E io replicai: basta ridere dell’Italia. Oggi sono tornato qui, perché da oggi l’autostrada è tutta a 4 corsie, per la prima volta nella sua storia. Mancano ancora 800 metri di gallerie: lì c’è un restringimento. Ma il 22 dicembre sarà ufficialmente inaugurata. Questa opera è un simbolo. Come l’Expo, come la Variante di Valico, come il Jobs Act. E i gufi a dire ‘non ce la faranno mai’. Ma poi gli italiani dimostrano spesso che invece sì, possiamo farcela. C’è un’Italia che vede le difficoltà, non le nega. Ma fa di tutto per superarle. Perché l’Italia è più grande dei suoi problemi. Questa Italia oggi mette un altro tassello nel mosaico del cambiamento”.
Siderno,“Giornalisti d’azione”è in movimento Un successo preannunciato il corso tenuto dal movimento “Giornalisti d’azione” a Siderno. “Studenti” di tutte le età per relatori di eccezione: operatori e giornalisti dell’entourage Rai. Più di settanta, tra pubblicisti, professionisti e praticanti, si sono recati al Centro polifunzionale, ospiti dell’Amministrazione Fuda e dell’assessore Ercole Macrì, per imparare ad usare "le immagini nel giornalismo televisivo”. Un’intera giornata, sviluppata in due parti: al mattino Annabruna Eugeni, programmista-regista della sede Rai per la Calabria, ha illustrato le tecniche fondamentali del giornalismo televisivo; nel pomeriggio Marcello Le Piane, giornalista e operatore di ripresa e tecnico di montaggio, ha impartito le nozioni pratiche e ha realizzato con i partecipanti al corso un
servizio sull’evento, trasmesso da tutte le televisioni regionali in partenariato col movimento. «È stata una splendida giornata quella trascorsa con i colleghi della Locride – ha precisato il presidente di “Giornalisti d’Azione”, Mario Tursi Prato. - Il movimento si allarga, gli associati aumentano perché ci conoscono dal vivo e riconoscono la serietà del nostro progetto. Usciamo dal pantano in cui affossano e annegano i giornalisti calabresi da decenni. L’invito per tutti è quello di affrancarsi da una condizione di clientes che non si addice a una categoria che ha il dovere di pensare con la propria testa. La strada intrapresa è irta di ostacoli, ma siamo sempre di più a credere in “Giornalisti d'Azione”. E per questo abbiamo il dovere di continuare il cammino intrapreso».
Renato Audino e le sue passioni: la canoa e Siderno
Sfidare i fiumi, i mari, protetti da un semplice guscio, diventando il regista e l’attore di un’avventura che non ha eguali. Uno sport che ti insegna a leggere i segreti della natura a destreggiarti tra le onde con coraggio e abilità. Da sempre questa straordinaria passione accompagna Renato Audino, sidernese doc in “prestito” al Torino, il quale anche quest’anno ha portato alto il nome della sua città aggiudicandosi due medaglie d’oro e una di bronzo. Il 26 e 27 giugno scorsi si è svolto, infatti, il Campionato Italiano Master di velocità e fondo nelle acque di San Giorgio di Nogaro (UD) e il nostro Renato Audino ha portato a casa il primo posto, sui 1000mt del K1 maschile, per la categoria Master G, replicando anche sui 500 m. Terzo posto, invece, nei 5000 m. Audino, atleta del circolo Amici del Fiume di Torino, nel giugno 2015 si è aggiudicato le gare Interregionali, mentre nel maggio 2014
ha vinto il campionato piemontese di Canoa C2 master, da Asti a Masio, 21 chilometri. Inoltre, ha più volte affrontato la discesa del Po da Torino a Venezia, un percorso per veri temerari di oltre 600 km. Quest’anno, prima di partire alla volta di Udine, Renato, insieme agli amici Lucio Addondi, Giorgio ed Edoardo Planesio, Mauro Cerruti e Maurizio Pallante, ha circumnavigato l’isola d’Elba, portando con sé la bandiera italiana: dopo “Siderno Risorgi”, un invito alla sua città che campeggiava nel tricolore mostrato con fierezza durante la premiazione al campionato piemontese 2014, questa volta Renato ha esibito tutto il suo orgoglio sidernese con un altisonante “Siderno siamo noi”. Adesso, dopo aver aggiunto nuove medaglie alla sua collezione, Renato Audino, continua imperterrito ad allenarsi tutte le mattine nel suo mare di Siderno, con gli amici di sempre: Cosimo, Enzo, Attilio, Mario
Il work in progress di Nick Spatari NELLA FOTO, NICK SPATARI IMMORTALATO DURANTE LA REALIZZAZIONE DI UN MOSAICO. CI PIACE SEMPRE MOSTRARE IL NOSTRO PIÙ GRANDE ARTISTA MENTRE È ALL’OPERA.
SOCETÀ
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Con il caldo dell’estate si potrebbe andare incontro a dei piccoli inconvenienti che potrebbero disturbare le vacanze, ma con alcuni semplici accorgimenti si può evitare il peggio e continuare a godersi in piena serenità le meritate ferie.
SALUTE
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DOMENICA 31 LUGLIO
I consigli del dottore Macrì per una vacanza libera da pensieri È ASSOLUTAMENTE FONDAMENTALE ESPORSI AL SOLE GRADUALMENTE E NEI MOMENTI IN CUI I RAGGI SOLARI SONO INTENSI. SI DEVE SEMPRE MANTENERE L’EQUILIBRIO IDRICO E TRATTARE IN MANIERA ADEGUATA LE PUNTURE DI INSETTO
Michele Macrì, medico di famiglia della città di Siderno, mette a nostra disposizione il proprio decalogo per godersi al meglio le vacanze estive, evitando i piccoli intoppi che possono derivare dalla superficialità nel prendere le precauzioni di base. Dottor Macrì, le scottature da esposizione solare durante i mesi estivi sono un problema per i vacanzieri. Cosa fare? Per vari ordini di motivi, l’esposizione solare negli ultimi anni si associa ad effetti nocivi per la pelle più significativi se non si prendono le giuste precauzioni. La prima cosa è la gradualità dell’esposizione e l’intensità della radiazione solare; all’inizio bisogna esporsi al sole per tempi brevi e non negli orari centrali della giornata. Fondamentale inoltre è ormai l’utilizzo di creme di protezione solare a protezione variabile in funzione del fototipo individuale. Qualora l’esposizione sia eccessiva o la protezione insufficiente, si può incorrere in fastidiosi eritemi solari, comparsa di papule che possono, in casi particolari, lasciare anche fastidiose cicatrici. Inoltre è da sottolineare che i vacanzieri degli anni duemila sono spesso persone che vanno al mare per periodi brevi: qualche fine settimana a tipo “mordi e fuggi”, oppure periodi di 1-2 settimane. Ne consegue la necessità di fare molta attenzione nell’esporsi al sole per evitare anche di rovinarsi la breve e agognata vacanza. Quali possono essere le precauzioni generali per combattere il caldo dell’estate ? In estate le temperature salgono, ma gli effetti delle temperature dipendono molto anche dal tasso di umidità atmosferica. La combinazione di temperatura elevata ed alti livelli di umidità espone ai maggiori rischi per la salute, principalmente per i gruppi di popolazione più vulnerabili (anziani, bambini, donne in gravi-
danza, etc.). Un elemento fondamentale, considerato che l’organismo umano è composto per oltre il 70% da acqua, è il mantenimento dell’equilibrio idrico, ovvero quello esistente tra l’assunzione di liquidi (inclusi quelli contenuti nei cibi) e la loro eliminazione. È necessario dunque stabilire un bilancio che si deve basare sulle specificità individuali (età, sesso, corporatura, presenza di malattie cardiovascolari o nefrologiche, etc) e deve essere discusso con il proprio medico. In linea generale il consiglio è di ripristinare l’acqua che si perde attraverso la traspirazione con un’alimentazione a base di frutta e verdure e almeno tre litri d’acqua al giorno (salvo controindicazioni specifiche relative a co-morbidità individuali). Il vestiario deve essere leggero e che permetta la ventilazione, soprattutto sotto le ascelle e il solco intergluteo, le pieghe dell’inguine. In queste zone potrebbero crearsi infezioni micotiche, come ad
esempio l’intertrigine; per le calzature consiglio scarpe aperte. La testa va coperta con cappelli di lino o di paglia, possibilmente chiari per evitare svenimenti dovuti al sole e alla conseguente disidratazione. Da ricordare inoltre che, in particolare per i soggetti appartenenti ai gruppi vulnerabili di cui sopra, bisogna limitare al minimo necessario le uscite nelle ore più calde della giornata. Infine, dormire ventilati va bene, ma attenzione all’uso dell’aria condizionata che potrebbe sfociare in mialgie (torcicollo, lombalgie, toracoalgie) e secchezza delle mucose orofaringee Quali altri possibili problemi di salute per i vacanzieri ? Nel periodo estivo le punture di insetti possono esser causa di non pochi disagi. Oltre alle punture delle zanzare, divenute molto fastidiose dall’arrivo dell’aggressiva zanzara tigre (Aedes albopictus) che causano pomfi di dimensione variabile, ma
invariabilmente pruriginosi, devono esser considerate anche possibili punture di zecche dei prati, soprattutto quando, alla ricerca di refrigerio, ci si rechi nei prati (cittadini o di collina o montangna). Qualora si sia punti da una zecca, non bisogna cercare di estrarla immediatamente, ma bisogna recarsi presso un sanitario di fiducia; infatti, prima di rimuovere la zecca bisogna tramortirla (magari con dell’etere) in modo da evitare di rischiare che il rostro, al momento in cui si procede all’estrazione della zecca, rimanga impiantato nella cute. Per quanto riguarda le punture di zanzare bisogna ricordare che è necessario procedere, sia dai mesi primaverili, ad una “bonifica” degli spazie esterni alle abitazioni, per evitare che vi siano acque stagnanti che, riscaldate dal sole, rappresentano l’ambiente principale per lo sviluppo delle larve delle zanzare. Inoltre è da ricordare che la zanzara tigre punge prevalentemente di giorno, più frequentemente nelle ore che precedono il tramonto: quindi ridurre l’esposizione mediante l’uso di abiti a manica lunga, la scelta degli orari più corretti, nonché l’uso di repellenti cutanei può aiutarci a preservarci dalle punture di zanzara. Per chi si reca in località di mare è anche da considerare il rischio di punture di meduse, nonché punture accidentali con ricci di scoglio, etc: in questi casi la cosa migliore da fare è consultare i servizi medici locali (es. guardia medica) per valutare il da farsi. La cosa fondamentale in tutto ciò è sempre l’educazione dei cittadini/pazienti in modo da poter avere le informazioni essenziali per evitare che, quello che dovrebbe essere un periodo dedicato al relax, si trasformi in un percorso ad ostacoli tra ansie e paure… Sonia Topazio
TERME DI ANTONIMINA
Memorie di un visionario a un po’ di t e m p o , leggendo la cronaca, ho l’impressione di assistere al funerale di un deceduto, a cui tutti attribuiscono, se fosse operante, grandi risorse di benessere, salute e ricadute occupazionali tali da essere paragonati ai grandi tempi della forestazione e dell’ospedale. Nessuno, però fa il mea culpa: né chi per avere un di più, né chi per le proprie spettanze pregresse, ha tergiversato neanche un attimo ad adire l’autorità giudiziaria o a chiedere il confronto con i vertici sindacali regionali. E come di consuetudine in ogni funerale, si commenta del defunto, il più bel commento è: Maramao perché sei morto, pan e vin non ti mancava . . . secondo me è morto per mancanza di affetto! Mi sono deciso, perciò, a dire la mia, ora, non essendo in campagna elettorale (almeno credo), per schiarire un po’ le idee a tutti: non vado molto a ritroso “farria nteresi” e il discorso
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sarebbe molto lungo e noioso per coloro che non sono interessati. Inizio dagli anni in cui ero in carica di vicepresidente di Luciano Pelle, nel Cda del consorzio termale Antonimina-Locri con sede a Bagni di Antonimina; all’atto del nostro insediamento abbiamo cercato di creare un’unità d’intenti tra la maggioranza, all’epoca noi di Antonimina, e la minoranza, ovviamente Locri. Ci siamo riusciti! Grazie alla collaborazione di persone (le quali tuttora ringrazio) con lo stesso fine e disponibili ad operare per il bene e lo sviluppo delle Terme. Proprio questo modo di gestire ha prodotto dei benefici, tanto è che alla fine del nostro percorso, si è registrata la più alta affluenza alle cure termali, di tutti i tempi. Appena insediatici, abbiamo subìto un pignoramento da parte degli operai: per spettanze da stipendi non erogati dall’ente, di 130 e più milioni di lire. Perciò, viste le difficoltà economiche in cui versavano le terme a quei tempi e a causa del succitato pignoramento, il sindaco pro tempore di Locri, Pepè Lombardo, presidente del Consorzio Termale, aveva proposto la chiusura dello stabili-
mento per due anni, cosa che non fece, anzi dirottò un finanziamento a favore delle terme, di 200 milioni, che investimmo per costruire una linea d’idromassaggio e per opere di ristrutturazione, nella speranza che il cda futuro avrebbe realizzato una seconda linea d’idromassaggio ( invece distrusse quella già esistente). Tutto quest’ammodernamento per passare alla categoria superiore: abbiamo, infatti, riattivato la Sala di nebulizzazione che, sin allora era usata solo per dimostrazione e alimentata con un secchio di acqua dolce, eliminato due pollici di acqua dolce i quali, sino ad allora alimentavano aerosol, bagni e fanghi e abbiamo attivato una pompa di sollevamento dell’acqua termale che, con un minimo di riscaldamento ristabiliva la naturale temperatura della fonte e poi per caduta riforniva: l’aerosol, la stanza di nebulizzazione, l’idromassaggio e tutto l’indotto termale. Ora mi chiedo : possibile che l’ex consigliere, che veniva a istruirci su come dover gestire l’ente e le priorità, non fosse a conoscenza di ciò, o non era interessante che
l’acqua, provenisse dalle risorse termali stesse? Sino ad allora, però, pur operando a pieno regime, come abbiamo operato negli ultimi anni, di poco si riusciva a chiudere il bilancio in pareggio, e si era nel vecchio stabilimento, figuriamoci nel nuovo. Proprio in merito a ciò, il presidente del cda succitato, parlando del nuovo stabilimento, soleva dire che per mettere in funzione un elefante del genere, sarebbe stato necessario almeno il quadruplo delle entrate che si stavano avendo. Non mi è chiaro, come mai una volta eletto sindaco di Antonimina, abbia acconsentito al trasferimento dalla vecchia alla nuova struttura, affidandola al proprio presidente del cda in comodato d’uso, decretando così la sicura morte delle terme, giacché l’iter per la categoria superiore, da come esposta in un articolo di cui non ricordo la fonte, è viziato proprio dalle richieste prioritarie. Se non ricordo male, infatti, il questionario in merito all’aumento di categoria, oltre alle attività specialistiche termali, chiedeva anche i posti letto, che di certo non sono da intendere le
case di cura, bensì le strutture alberghiere. In conclusione, spererei che il de cuius, intenzionalmente sia stato portato in cenere, per poi farlo rinascere come una fenice! Alla luce dei fatti, che le terme siano state prese in pretesto, per fare politica e non per amore delle stesse? E quindi si sia aperta la campagna elettorale e io non me ne sono accorto? Perché, a questo punto, sarei curioso di conoscere il programma dei proponenti futuri amministratori, ricordando che statisticamente ad Antonimina nessuna amministrazione è stata riconfermata, dal momento che la cittadinanza antoniminese ama l’alternanza ed è poliedrica. Eccezion fatta, però il passaggio da Bruno Pelle ad Antonio Condelli, appartenenti entrambi alla stesa corrente di pensiero: quindi nulla è scontato con questi diavoli bollenti! P.s. Se avete voglia in seguito e se insistete ancora, vi parlerò del corvo di cui il professor Crupi spiegava l’esistenza in ogni realtà paesana. Vi pregherei, quindi, di essere più chiari e di dare una visione molto più pulita e sincera alle nuove generazioni. Cesare Pelle
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
PECUNIA OLET?
Contrariamente a quanto affermato dall'imperatore Vespasiano, a cui il figlio Tito aveva rimproverato di avere messo una tassa, sull'urina raccolta nelle latrine gestite dai privati, popolarmente denominate da allora "vespasiani", tassazione dalla quale provenivano cospicue entrate per l'erario, ritengo che olet. Non c'è giorno che non sentiamo, che non parliamo di due parole: corruzione ed evasione. Siamo talmente abituati che rientrano nella pura normalità, con la conseguenza che non ne recepiamo in toto la gravità delle ripercussioni negative. Corruzione. Di fronte a questa parola, automaticamente visualizziamo nella nostra mente lo scambio di una valigetta o di una busta. Evasione. A chi non è capitato di aver sentito la fatidica domanda: con la ricevuta o senza? Qual è la differenza? Senza costa X, con la ricevuta X più 1; sa, dobbiamo versare l'IVA. Chiaramente, c'è un nesso fra i due termini, un collante: il denaro. E se eliminassimo il denaro contante? La valigetta o la busta cosa conterrebbero? La domanda con o senza ricevuta non avrebbe alcuna ragion d'essere. Se eliminassimo il denaro contante tutti i pagamenti avverrebbero per il tramite della carta elettronica ( gestita direttamente e gratuitamente dal proprio ente previdenziale), ed avverrebbe che l'introito non potrebbe essere nascosto e, quindi, l'imposta evasa. Mi si potrebbe obiettare, con il solito discorso stereotipato: ma la vecchietta, abituata da una vita e non avvezza alla moneta elettronica, come farebbe? Secondo me, fermo restando il tempo necessario per l'attuazione a regime, non sarebbe, invece, il caso di tenere in considerazione che oggi i bambini, il futuro, hanno una predisposizione per la tecnologia da mettere in difficoltà gli adulti? Se lo Stato riuscisse, eliminando la corruzione dei propri funzionari, a pagare il giusto, senza il surplus delle “mazzette” e, nel contempo, se tutti i cittadini pagassero le doverose ma giuste tasse, onerose al momento in quanto pagate nella quasi totalità dai percettori di reddito fisso, si arriverebbe, secondo me, ad un armonico equilibrio, con beneficio degli onesti e di tutta la collettività. Tonino Carneri
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DOMENICA 31 LUGLIO
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A Largo Gianluca Congiusta la 'ndrangheta ha perso "Oggi non è un giorno di lutto, è un giorno di festa perché la ‘ndrangheta ha perso e noi abbiamo vinto". Ad urlarlo domenica scorsa, in via Sasso Marconi a Siderno, Mario Congiusta, alla presenza di giovani volontari di Libera arrivati sabato 23 luglio da tutta Italia per dire no alla 'ndrangheta. Hanno lavorato sotto i 35 gradi del sabato più caldo di luglio per più ore; spalla a spalla con i collaboratori di Locride Ambiente e con quelli del comune. Armati di rastrelli e ramazze hanno tirato a lucido quello che oggi finalmente si chiama "Largo Gianluca Congiusta". Domenica è stata una vera festa a cui hanno preso parte il sindaco di Siderno Pietro Fuda, l'assessore alla
cultura Ercole Macrì, il presidente della Commissione speciale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova, l’assessore regionale al lavoro, Federica Roccisano, don Tonio Dell’Olio, di Libera nazionale, Deborah Cartisano, di Libera, oltre ai giovani dell’associazione, ospiti del Don Milani di Gioiosa Ionica. Dopo l'intitolazione il pubblico si è scatenato sulle note del reggae e della dance hall dei Marvanza che, nelle ultime settimane, hanno sedotto decine di piazze di primo livello, da Rimini (1200 paganti - soldout) a Milano (soldout, due date). Per adesso un primo fatto è stato registrato con gioia: i giovani di Libera hanno dimostrato tanta vicinanza a quella Locride giusta e vittima.
In ricordo di Maria Carmela Ruggia a un anno dalla morte
Ancora m’illumini Ancora illumini il mio cielo Innalzando all’alba il sole E accendendo a sera le stelle. Ancora inebri il mio pensiero Come un soffio di vento lieve Col tuo dolce sorriso.
Ancora mi riempi la mente E mi fai battere il cuore Mentre una lacrima scivola leggera… Ancora illumini i miei occhi Amando mi abbracci, col tuo ricordo. Tua figlia Rosetta
CHE TEMPI RAGAZZI
Estate 1960 Finale del torneo di pallacanestro rionale tra il rione Sbarre e il rione Mario Pagano. In classifica, le Sbarre dopo aver dominato il torneo, precedevano di un punto la squadra Mario Pagano. Lungo i bordi del campo i tifosi incitavano i propri beniamini con cartelli improvvisati e quasi illeggibili. Il più applaudito “U Pirunellu” mascotte delle Sbarre. La partita si chiuse con la vittoria della Mario Pagano; all’ultimo secondo, Luigi Misuraca, centrava un canestro con un tiro da centrocampo che decretava la vittoria della Mario Pagano e la fine di un campionato combattuto,fino all’ultimo canestro. Bravissimi tutti...che divertimento, quanto sano sfottò! Alla fine quasi tutti andavamo a trascorre un periodo di vacanze a Serra San Bruno, con Beniamino Diano e/o Toto Lella, Mario Fazzolari. In foto squadra Sbarre da sx in piedi: Nini La Rosa, Carlo Bolognino, Giancarlo Bolognino, Luigi Brugnano capo cannoniere,(Tum Tum, convocato nella giovanile italiana), Fragomeni Alfredo (Pisolino) della squadra Croci Mercato, Alberto Fragomeni (U Pirunellu), Renato Zenti della squadra Croci Mercato, Renato Audino. Nel momento della foto Pisolino e Zenti si allenavano con Le Sbarre.
Siderno calcio, ufficialata la formazione Tutto pronto allo Stadio di Raciti di Siderno per l’avvio della stagione 2016/17, l’appuntamento per il ritiro precampionato è fissato per lunedì 1 agosto alle ore 15,00. Di seguito i convocati che si ritroveranno presso la struttura sportiva agli ordini di Mister Pippo Laface che sarà coadiuvato da Guglielmo Telli (preparatore portieri e allenatore in seconda),Giuseppe Carabetta (allenatore Juniores) e Filippo Rodà (preparatore atletico): AIDIBY Mohamed(99), ARGIRO' Giuseppe(99), AUDINO Mirko, BOTTIGLIERI Gianluca, CARABETTA Antonio(99), CARBONEFrancesco, CARUSO Danilo, CEFALI Francesco(98), COMMISO Anthony, DE LEO Vincenzo, DE LUCA Cesare(99), DIANOStefano(99), FOTI Francesco, FUDA Mario, FUTIA Agostino(99), GIOVINAZZO Diego, GUTTA’ Matteo (97), LOCCISANO Gabriele,LUCIANO Domenico, MANGANARO Salvatore, MARTINO Roberto(97), MARZANO Alfredo(99), PANETTA Domenico(98), PEPEPierpaolo, PROCHILO Giuseppe(99), ROMEO Piergiorgio(98), RUMBO Riccardo, SAVASTA Luca, SGAMBELLURI Lorenzo(97),TRIPODI Nunzio(98), ZITO Rocco(98).
Calabria Ionica Gudegliu mortu Tu cara ionica non sei italiana! Poveri noi… povero me! Passano gli anni, passano i secoli Nessun governo pensa per Te E non ti accorgi che la gente che voti Ti piglia in giro non ti dà mai niente Solo promesse ti fa’… da mercante! E sono grosse come elefante. “Eh! Ionica Mia! Ma quanti acciacchi ti porti cu’ ttìa” Sei nata povera e sventurata E pure se fai parte dello stivale Sei terra morta mal governata C’è una cosa che mi sta a cuore: in mezzo a tutti gli altri “morbi” tuoi morbi vecchi che non hai curato mai chissà se li risolvi prima o poi!? E sto parlando della ferrovìa Ridotta ormai a un budello morto Dove passano vuote ogni giorno Un nuovo trenino ch’è ‘na presa in giro E n’a carretta arrugginita… da scorno. Pensa al Nord! E’ tutto al contrario! Belle stazioni, doppio binario Le linee elettriche, frecce a colori, perché da Te c’è questo calvario? Ma allora è vero che sei combinata Con un piede di fuori e “l’attu nt’a fossa” Però le tasse…li paghi! E come li paghi! Sarebbe ora che ti dessi una scossa! (Mimmo Massara)
CULTURA
Laproposta
Le sentinelle che da secoli vigilano sulle acque della Calabria aspettano che qualcuno si decida a recuperare la loro magia. Fino ad oggi è stato raccolto solo l'SOS lanciato dal faro di Capo Rizzuto (KR), inserito in un progetto imprenditoriale innovativo e sostenibile che mira alla trasformazione di questi gioielli del mare in strutture ricettive, hotel e resort di lusso.
I fari nelle foto sono: Capo Spartivento, sotto quello di Isola Capo Rizzuto, al centro quello di Scilla, a destra Punta Pezzo sullo stretto ed in basso il faro di Capo d’Armi.
Salviamo i fari del mito! MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Gulliver di cemento immobili ma ancora vivi. Struggenti trait d'union tra l'uomo e il mare, i fari sono tra i pochi monumenti belli e dannati in grado di irradiare un'aura di oscuro e affascinante mistero. Al di là dell'aspetto romantico, però, oggi i fari hanno smesso di essere considerate valide sentinelle delle acque. A condannarli all'estinzione i nuovi sistemi digitali GPS che hanno spazzato via anche quello che era il sogno di chi ama vivere isolato dal mondo: diventare guardiano del faro. Per evitare la scomparsa definitiva di questi minareti sul mare, un anno fa l'Agenzia del Demanio ha presentato il progetto Valore Paese-Fari che quest'anno replica: 10 fari italiani e altrettante torri saranno preservati dal degrado e, grazie al coinvolgimento di
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Oggi questi Gulliver di cemento rischiano di scomparire. A condannarli all’estinzione i nuovi sisitemi digitali Gps che hanno spazzato via anche il sogno romantico di molti: diventare guardiano del faro privati, trasformati in strutture ricettive, hotel o resort di lusso. Tra i venti beni di proprietà dello Stato che rientrano nel progetto, c'è il Faro di Capo Rizzuto, candidato a divenire una location da fiaba proprio com'è successo con il faro del comune sardo Domus de Maria, che oggi ha a disposizione incantevoli suite da 1000 euro a notte. La valorizzazione avviene secondo una formula turistica in chiave "green", e l’obiettivo è quello di recuperare il patrimonio pubblico e trasformarlo da costo per la collettività a leva di sviluppo territoriale e sociale. Grazie a una stele solitaria di fronte all'orizzonte sarà possibile recuperare delle risorse e, stando ad alcune stime, nel caso venissero realizzati residence di alto livello, si parla di 700/800mila euro all’anno di canoni. Inoltre, il recupero e la valorizzazione dei fari in questione, oltre a consentirne la salvaguar-
dia e a generare un'entrata diretta per lo Stato, determina un'entrata indiretta legata all'indotto di turismo e lavoro che ne derivererebbe. Nonostante questi notevoli vantaggi, solo uno dei numerosi fari che vigilano sulla Calabria rientra nel progetto. Tutti gli altri continueranno ogni notte a vaporizzare lampi luminosi sul mare, fiabescamente ma inutilmente, dal momento che la tecnologia GPS ha preso il sopravvento. Come totem superbi continueranno a resistere alla furia del mare nella speranza che qualcuno si decida a recuperare la loro magia. A lanciare l' SOS, sulla costa ionica, il faro di Punta Stilo che sorge sul promontorio adiacente l’antico tempio di Kaulon. Ha quasi 130 anni e purtroppo li dimostra tutti. C’è anche il faro di Punta Pezzo, il punto della Calabria più prossimo alla Sicilia e anche il luogo da cui è visibile il fenomeno della “fata Morgana”, una sorta di illusione ottica, un miraggio che sembra avvicinare la costa sicula. Al punto più meridionale della peni-
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Il recupero e la valorizzazione dei fari oltre a consentirne la salvaguardia e a generare un'entrata diretta per lo Stato derivata dall’affitto, determina un'entrata indiretta legata all'indotto di turismo e lavoro sola corrisponde, poi, Capo Spartivento sul cui promontorio svetta un faro costituito da una torre bianca quadrangolare. Capo Spartivento, in epoca greco-romana, era il promontorio di Eracle (Ercole per i romani), eroe dotato di una forza sovrumana. Ci sono inoltre i fari da panorama mozzafiato: uno è quello di Scilla che sorge all’interno del castello Ruffo, l’altro è il faro di Capo D’Armi. Dal primo si possono ammirare le Isole Eolie, mentre il litorale si allunga su Capo Vaticano e Gioia Tauro. Dall’alto del faro di Capo D’Armi appare, invece, in tutta la sua magnificenza l’Etna. Luoghi, dunque impregnati di miti, leggende e fascino che, se venisse loro riservata una maggiore cura e attenzione, non solo potrebbero essere annoverati tra i fari più belli del mondo ma costituirebbero una valida opportunità di guadagno e sviluppo.
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Lo Statale Jonico, una risata seppellirà la Calabria piagnona HANNO DATO VITA A UN FENOMENO SOCIAL CREANDO UNA SORTA DI PIATTAFORMA VIRTUALE DOVE OGNI GIORNO I CALABRESI SI RITROVANO PER SORRIDERE DEI LORO VIZI. LA SATIRA DI ANTONIO E ISIDORO DENUNCIA TRE MALI TIPICI DELLA CALABRIA: VITTIMISMO, COMPLESSO D’INFERIORITÀ E RASSEGNAZIONE. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
Perchè, diciamolo, se la mattina appena sveglio sei di pessimo umore, e come tutte le mattine scorri la home di facebook, imbattendoti nella pagina de Lo Statale Jonico, non può non scattare immediata la risata, anche se hai sognato di essere perseguitato da Sgarbi che ti additava come un oltraggio al decoro urbano perchè andavi in giro col marsupio. La satira di Antonio e Isidoro piace e piace anche tanto. Gli oltre 15mila like sulla loro pagina facebook lo urlano. Il loro progetto è nato da un incontro fortuito: sono due precari fuorisede a Roma. Antonio, di Catanzaro, lavora nel settore della comunicazione, Isidoro, di Reggio Calabria, lavora, invece, in un’agenzia del Ministero del Lavoro e prova a fare lo scrittore. Stanchi delle classiche pagine che fotografano la bellezza e la sfortuna della nostra amata Calabria, hanno scelto un altro approccio. Scardinando l’assioma secondo il quale ami davvero la tua terra solo se la incensi, hanno deciso di “dare uno scossone a certi sepolcri imbiancati”. Lo Statale Jonico è nato in sordina nella primavera del 2013, senza sponsorizzazioni o inviti di massa: l’intento di Antonio e Isidoro era che chi arrivasse a loro, lo facesse spontaneamente, che capisse cosa stava leggendo. A cosa andava incontro. A dicembre 2014 hanno pubblicato una raccolta
ebook dei loro post, partecipato a reading e per ultimo, a giugno di quest’anno, a una rassegna nazionale di satira web. Questa settimana li abbiamo intervistati perchè anche noi siamo tra quegli oltre 15 mila che ogni giorno fanno un salto su questa piattaforma virtuale che permette ai calabresi di ritrovarsi facendoli sorridere dei loro vizi. Vi definite meridionalisti “con il sorriso”. Perché questa precisazione? Ritenete che in generale i meridionalisti siano piagnoni? La nostra satira cerca di denunciare tre mali tipici della Calabria: vittimismo, complesso d’inferiorità e rassegnazione. Ci definiamo meridionalisti col sorriso, appunto, perché intendiamo abbandonare ogni forma di rivendicazione basata sul classico piagnisteo “poveri noi, sfruttati e abbandonati” e mettere a nudo le colpe e le responsabilità di noi calabresi. Allenare i calabresi nella disciplina olimpica dell’autoironia. Uno sport quasi sconosciuto dalle nostre parti. La satira è espressione artistica. De Andrè diceva che “l’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere”. In particolare contro quale potere si scaglia la vostra satira? In realtà noi non ci scagliamo contro nessun potere in particolare. Se escludiamo le battute (d’obbligo) contro la cattiva amministrazione e il sistema delle infrastrutture e dei trasporti, l’o-
biettivo della nostra satira sono proprio i modi di fare dei calabresi. Quell’orgoglio con i paraocchi secondo il quale la migliore spiaggia è calabrese, il miglior mare è giù da noi e la cucina della nonna non si batte. Su quest’ultimo argomento anche noi abbiamo dei dubbi, in realtà. Proviamo a far vacillare le nostre più ferree convinzioni, instilliamo il seme del dubbio. Lo Statale Jonico rifugge per quanto possibile dalla satira politica. Temete di incappare in qualche querela o pensate che vi sia ben poco da dissacrare? Battute sul malgoverno e sul malcostume della classe politica ne abbiamo fatte a iosa in questi anni. Dalle false rendicontazioni alle varie connivenze con la ‘ndrangheta. Non puntiamo a mettere alla berlina un partito o un personaggio politico in particolare, non intendiamo cadere in trappole faziose o creare inutili discussioni sulla pagina. Ma non ci abbandoniamo neppure a un facile qualunquismo. Per (s)fortuna non c’è bisogno di prendere di mira qualcuno nello specifico, visto che gli scandali sono abbastanza ben distribuiti e trasversali agli schieramenti. Per esempio, dopo il terremoto politico innescato dall’operazione “Mammasantissima”, in che modo Lo Statale Jonico avrebbe potuto sdrammatizzare senza rinunciare a far riflettere? Ci sono alcuni avvenimenti che lasciano
sgomenti e impietriti, uno di questi è stata di sicuro l’operazione “Mammasantissima”. L’idea di un annoso condizionamento dell’attività politica ed economica di Reggio Calabria è davvero inquietante, ai limiti della fantapolitica orwelliana. Non sempre si trovano le parole per dissacrare ulteriormente o per sdrammatizzare. Anche se fai satira, capita che la realtà metta la freccia e ti superi. La storia, in Calabria, spesso si ripete. Viviamo dentro un eterno giorno della marmotta e capita anche a noi, a volte, di essere disgustati, o semplicemente stanchi. La satira va sempre a cercare i limiti per violentarli. C’è qualcosa su cui non vi sognereste mai di fare satira? Nella nostra visione, la satira deve comunque avere un fine, un contenuto sociale. Deve essere educativa. Dall’inizio ci siamo spinti in terreni minati, facendo ironia sulla ‘ndrangheta, su un certo tipo di mentalità provinciale quando non oscurantista, sui costumi e sulle tradizioni calabresi. Abbiamo toccato temi spinosi – i falsi invalidi, i furbetti del cartellino, l’abusivismo, l’assenza di senso civico, il lavoro nero, l’emigrazione, i forestali – su cui forse nessuno prima, in Calabria, aveva osato scherzare. Ci fermiamo quando l’utilità finisce e inizia la gratuità. Offendere gratuitamente, per noi, non ha senso né porta alcun vantaggio alla
comunità. “Non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita” (Totò). In Calabria siamo in qualche modo avvantaggiati? Chiaramente, da questo punto di vista, in Calabria partiamo avvantaggiati. Ci basta fare la rassegna stampa ogni mattina per trovare materiale utile per le nostre battute. D’altra parte, però, bisogna cercare di non cadere mai nella banalità e nella demagogia. Il rischio di generalizzare, di diventare cinici e rassegnati, di ragionare per luoghi comuni, è dietro l’angolo. La satira è rimasta forse l’unico strumento di controllo sociale e persino la Cassazione le ha riconosciuto “un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene”. In altre parole siete degli educatori, questo potrebbe condizionare i futuri post de Lo Statale Jonico? La pagina nell’ultimo periodo è cresciuta notevolmente, mentiremmo a dire che, adesso, con oltre 15.000 fan, non sentiamo un po’ il peso della responsabilità. Sentiamo molto di più gli occhi puntati addosso, ma crediamo nel fine educativo della satira. Proviamo ad essere sempre freschi e coraggiosi. Ci rivolgiamo a quella parte di Calabria che sa ridere di sé ed è capace di fare autocritica. Saranno sempre loro i nostri interlocutori, gli unici cui ci sentiamo di rendere conto. Con la speranza che siano sempre più numerosi.
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Enfant prodige della Calabria musicale, Leda Canzio dimostra fin da piccolissima di avere grandissime doti canore e una volontà di ferro: senza badare alle difficoltà, si forma nelle migliori scuole locali e nazionali, fino alla selezione per una borsa di studio alla migliore accademia di musica del mondo.
Musica
Gioiosa-Boston a suon di Jazz: il sogno di Leda La prima formazione artistica Leda la riceve grazie al professor Sgambelluri di Siderno, che le insegna le basi di canto facendone esplodere il talento.
eda Canzio è una giovane estremamente determinata. Una di quelle ragazze nate con un’idea precisa di ciò che vorrebbe fare nella vita e che non esita a dedicare anima e corpo alla sua passio-
L
ne. Nel caso specifico la passione di Leda è la musica, eco di un’amore famigliare che le è stato tramandato dal nonno, amante dell’opera lirica e non solo eccellente cantante ma persino sarto personale di un certo Elvis Presley. Nata da un papà italoamericano ma sempre legata alla sua Gioiosa Jonica, la prima formazione artistica Leda la riceve grazie al professore Antonio Sgambelluri di Siderno, che le insegna le basi di canto facendo esplodere il talento già in nuce nella propria allieva. Nel 2012 arriva la prima vera affermazione durante l’evento “Una voce per Mimì”, sezione del Premio Mia Martini che la vede prima classificata e che la spinge a
continuare gli studi con maggiore tenacia. Per garantirle di inseguire il suo sogno, la famiglia non esita a trasferirsi a Domodossola, in Piemonte, da cui Leda ha la possibilità di compiere i diversi spostamenti necessari ad approfondire i propri studi. Al conservatorio di Milano impara a suonare il pianoforte, approfondisce la storia e le tecniche del jazz ed entra persino a fare parte della Wednesday Modern Orchestra di Roberto Mattei. Dopo aver sostenuto brillantemente un’audizione, entra a fare parte del gruppo di allievi di Francesco Rapaccioli e Paola Folli, storica voce femminile del gruppo Elio e le Storie Tese, quindi partecipa a Umbria Jazz Clinics 2016, un corso intensivo di due settimane dedicato ai talenti emergenti della nostra Italia. La partecipazione al corso, per Leda, è la migliore occasione che ha per avvicinarsi ai docenti del Berklee College of Music di Boston, il più importante istituto universi-
tario privato del mondo dedicato alla musica contemporanea, in particolare allo studio del jazz e della musica moderna, che collabora con gli organizzatori delle Clinics con l’obiettivo di selezionare i giovani di miglior talento per una borsa di studio che permetterà loro di partecipare a un corso estivo di cinque settimane direttamente negli Stati Uniti. Seguendo alla lettera le direttive degli insegnanti Paul Stiller, Patrice Williamson e Dennis Montgomery III, Leda viene selezionata direttamente dal direttore americano delle Clinics come candidata all’unica borsa di studio per la categoria voce, vincendola nel giorno del suo 17esimo compleanno a seguito di un’audizione tecnica, teorico/pratica e interpretativa. «Considerato che il mio sogno, fin da quando ero bambina, è sempre stato diventare una studentessa del Berklee - mi confessa Leda - posso dire di aver finalmente realizzato almeno la metà di esso.
Bovalino: al via il 5° festival della Memoria e dell’Identità
Allessandro Haber a Gioiosa recita Bukowski Assomiglia a lei in qualcosa? Questa la domanda che la Repubblica ha fatto pochi mesi fa ad ALESSANDRO HABER nel presentare la nuova veste di Haberowski / Alessandro Haber è Charles Bukowski. Ecco come ha risposto Alessandro Haber: "Proprio in questo. Nell'essere un cane sciolto e nelle sue invettive contro l'establishment e il perbenismo. Io come lui sono una persona sola, ma è il prezzo dell'essere se stessi senza compromessi con crudezza, animalità, una disperazione cinica e sarcastica". Data unica in Calabria, quella di giovedì 4 agosto. A Roccella Jonica, per chiudere nel migliore dei modi questa splendida edizione di Tabularasa 2016 | il mondo. Data da non perdere per un sacco di ottime ragioni.
Bovalino 22 luglio 2016 “Senza catene con la legalità – 5° festival della Memoria e dell’Identità”, è al nastro di partenza. Lunedì 1 agosto alle ore 21.30, in piazza della Concordia si celebra l’evento che è ormai “storicizzato” nel territorio locrideo. “Il Festival, scrive il Presidente dell’Unla On.le Vitaliano Gemelli, rappresenta il momento significativo di una attività culturale che si è sviluppata nel corso del tempo che si rivolge non solo ai cittadini bovalinesi ma, alla popolazione calabrese e nazionale con l’intento di fare della “memoria” il fondamento dell’identità di un popolo e di ciascun cittadino con il portato di originalità esclusiva che ciascuno ha”. L’idea del Festival ci dice il Responsabile dell’Unla di Bovalino, nasce dalla profonda convinzione che la “memoria” è come una biblioteca, un patrimonio ereditato, essenziale per affrontare i problemi passati e recenti e, nella lievitazione, apre la strada per le nuove generazioni. Assistiamo nella moderna società globalizzata, trascinata alla velocità della luce, su sentieri che rendono problematica la presenza attiva e quindi consapevole della famiglia, un costante indebolimento delle coscienze che incidono negativamente su molti aspetti della nostra vita quotidiana tra i
quali spicca la perdita della memoria comune”. Quest’anno le targhe di benemerenza saranno consegnate ai famigliari di: Eugenio Marra (Maestro parrucchiere e fotografo); Totò Delfino (Scrittore-
Giornalista), Rosina F r a g o m e n i (Commerciante), Francesco De Domenico (Dottore commercialista), Mastro Filippo Savica (Sarto) e, consegnata personalmente, al Maestro fale-
gname ed ebanista Mastro Giuseppe Blefari. Alla manifestazione saranno presenti l’on. Gemelli, S.E. il Vescovo, il Commissario di PS Carlo Casaburi, la Preside dell’IIS “F.sco La Cava” Caterina Autelitano, l’avv. Agostino Cocuzza Presidente Pro Loco, autorità civili e militari della provincia e della Regione. Per Alessandra Polimeno già Presidente della I Commissione Politiche Sociali della Provincia “Acquisire oggi coscienza delle proprie radici, significa non negarle domani in presenza di fenomeni negativi che spesso spingono ad allontanarsi dalla propria terra. Ho letto qualche tempo fa una descrizione della Calabria come “la terra da cui sgorgano con orgoglio le nostre radici, luogo concreto e paradiso della mente, che unisce e separa, attira e respinge”. Ecco … dobbiamo ripristinare le nostre radici per ricordare da dove veniamo”. Per il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa, “il Festival della memoria e dell’identità, uno dei fiori all’occhiello dell’estate di Bovalino, si prefigge la conservazione di una identità socio-culturale le cui fondamenta poggiano sugli antichi valori della famiglia, della solidarietà, dell’ospitalità, del rispetto del forestiero e dell’orgoglio di essere figli di questa comunità dello Ionio”.
Conto che questa opportunità grandiosa possa essere un trampolino di lancio per una mia iscrizione come studentessa non appena avrò raggiunto l’età. Per ora, una volta rientrata da questa avventura, conto di frequentare un buon conservatorio in Italia prima di trasferirmi stabilmente negli USA. Qualunque sarà il mio percorso, comunque, il mio obiettivo principale resta quello di comporre musica ricordando sempre da dove provengo e tenendo fede alle tradizione della mia terra natia. Credo, infatti, che la vicinanza che sento nei confronti della cultura mediterranea in generale e greca in particolare, sia stata fondamentale nel mio percorso e debba continuare a esserlo per non tradire il mio stile musicale». Non ci resta che augurare a Leda di realizzare anche l’altra metà del suo “sogno americano”. Jacopo Giuca
Portigliola teatro riparte da Daniela Poggi
È di nuovo tempo di teatro, a Portigliola! Dopo il grande successo della scorsa edizione, infatti, torna la rassegna Portigliolateatro con un programma ancora più ricco e affascinante. Si parte questa settimana con la la rivistazione dell’Agamennone di Eschilo a opera di Alessandro Malachia, recitato da Paolo Graziosi e dalla sempre splendida Daniela Poggi. L’appuntamento è per sabato 6 agosto, alle ore 21:30, naturalmente presso il Teatro greco-romano. A partire dal prossimo finesettimana e per l’intero mese di agosto, dunque, verranno rappresentati altri quattro spettacoli (l’attesissimo concerto di Katia Ricciarelli e Francesco Zingarello l’11 agosto, il Sansone del bravissimo Paolo Cutuli il 13 agosto, il Romeo e Giulietta vincitore della Rassegna del Teatro Classico Scolastico dello scorso giugno il 16 agosto e Le troiane di Euripide il 18 agosto) oltre che la novità assoluta di quest’anno: il Portigliolalba, che si svolgerà al sorgere del sole del 15 agosto, quando si assisterà a un grande spettacolo della natura tra musica e poesia della tradizione.
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LIBERAMENTETRATTO DA FATTI ACCADUTI NELLE CAMPAGNE DELLA LOCRIDE
Il giudice e Serafina ILARIO AMMENDOLIA Il luogo dove Serafina nacque non era una frazione del paese, così come la casa non era una vera casa. Era solo una “casa sparsa” come scrisse l’ufficiale di anagrafe nel momento in cui dovette registrarla. Tre mesi dopo, avvolta in un ruvido tessuto di ginestra, la madre la portò in Chiesa, la moglie del sacrestano fu l’occasionale madrina, e così fu battezzata. La casa era un rettangolo di terra battuta circondato da quattro pareti di argilla senza intonaco e coperta da tegole malferme. Una finestra senza vetri, una porta malmessa, senza letti. Solo tre giacigli che poggiavano su tavolacci di fortuna. Un focolare con pietra di fiume, due pignatte e una teglia per la cucina. Poi tanti ganci conficcate nelle travi: uno per la “lumera”, altri per asciugare gli indumenti o per agganciarli quando dentro casa entrava l’acqua e non si potevano lasciare per terra. Lei era la settima figlia femmina, un solo maschio. Il marito della madre ancor prima che Ella nascesse disse che sarebbe andato a Crotone per lavoro ma non si fece più vedere. Rimasta sola con tanti bambini, su interessamento dell’ufficiale sanitario che si recava spesso nelle vicinanze della “casa sparsa” per curare il suo castagneto, la madre fu assunta nei lavori di “bonifica” e la bambina conobbe il lavoro quando aveva solo pochi mesi. La madre era portarla con sé, così si era procurata una “naca” e, mentre lavorava, l’appendeva a qualche ramo o dentro qualche capanno di fortuna come un fagotto, anzi la collocava proprio accanto agli zaini in cui gli uomini portavano il cibo. Quando Serafina aveva dieci anni pascolava le capre ed era al pascolo anche qual sabato mattina quando arrivò l’ufficiale sanitario con la sua cavalla bianca. L’uomo smontò da cavallo, parlò con la madre, le consegnò qualche pane di granturco, qualche soldo, un po’ di farina. La madre mandò a chiamare Serafina, le si avvicinò e con le lacrime agli occhi le disse che per qualche tempo avrebbe dormito fuor casa. Avrebbe dovuto seguire il dottore verso il Paese. In verità né la madre voleva venderla, né il dottore comprarla. Il dottore era un uomo complessivamente buono anche se rigoroso e taciturno. La madre sperava in un avvenire migliore per la figlia. Così Serafina scalza, con il suo vestito di ginestra, si mise a seguire la cavalla bianca. La madre e le sorelle la guardavano mentre si allontanava, lei si girava… e le lacrime scendevano grosse come grandine, scivolavano nella bocca e sentiva un sapore acre come di sale. Poi gli occhi si riempivano di altre lacrime e vedeva la strada e gli alberi come gli oggetti riflessi nell’acqua del pozzo. Anche la madre piangeva ma le sue lacrime scendevano verso il cuore e lo restringevano a tal punto che si sentiva soffocare fin quasi a perdere la conoscenza. Poi, man mano che la cavalla bianca camminava, la “casa sparsa” divenne sempre più piccola sino a sparire e Serafina incominciò a vedere le case del paese, i contadini che rientravano con i loro asini, le mandrie di capre e di pecore, le donne che, come la madre, portavano grossi pesi sulla testa. La sera fu sistemata nel magazzino che dava nel portone e per la prima volta dormì in un letto vero e con lenzuola bianche, sebbene consunte. Dormiva tra l’odore delle mele cotogne, delle sorbe appese a rocche sul soffitto insieme a quelle di pomodori “siccagni” e alle “reste” di cipolle e peperoncini. Il dottore aveva portato Serafina come “regalo” alla figlia che aveva sposato uno dei magistrati più autorevoli del circondario e che tutti giudicavano come una persona seria e irreprensibile. Serafina per la prima volta ebbe le scarpe, ne soffrì un poco perché i suoi piedi non erano abituati o, forse, perché non erano proprio della sua misura, ma si abituò presto. Le adattarono i vestiti della sorella più piccola della padrona e, quindi, le fecero fare un lungo bagno in una capiente “bagneruola” in alluminio. Quindi le aggiustarono i capelli e Serafina incominciò a sembrare un’altra persona.
Lavorava per la padrona e per i padroncini, complessivamente non la trattavano male e, a poco a poco, quella lontana “casa sparsa” senza pavimento, le appariva come un brutto sogno. Aveva da mangiare, la nuova casa era calda di inverno e fresca di estate, il letto soffice. La pelle delle mani e dei piedi della ragazza sembrava rinata. Gli anni passarono in fretta e Serafina non tardò a crescere. Il vecchio medico diceva che aveva preso l’altezza del padre e la grazia della madre. Era alta, almeno per quei tempi, le guance sembravano colorate, i capelli neri e piuttosto mossi, gli occhi bellissimi, le labbra carnose. Cresceva come una pianta abituata a una lunga siccità e poi innaffiata a volontà. Gli uomini del paese la divoravano con gli occhi. “Serafina ci lascerà presto” sussurrava la padrona mente vedeva la ragazza venir su in salute e bellezza. Ma Serafina era rimasta “selvaggia”, come se in un angolo remoto del suo animo fossero rimasti annidati i lunghi silenzi del pascoli quando restava per ore a guardare il cielo immobile e la natura aspra della montagna. Quando la sgridavano si chiudeva a riccio e solo qualche volta, una lacrima le sfuggiva rigandole il viso. Quando Serafina aveva diciassette anni, il
padrone, don Nicolino, autorevole magistrato, ne aveva ventidue in più. Era un bell’uomo, ben vestito e con la barba curata, le mani lisce e le dita lunghe. La padrona era rimasta incinta per la sesta volta e così avevano deciso di dormire, per qualche tempo, in camere separate. Una sera in il giudice aveva cenato, quindi era andato al “circolo dei nobili” per una partita a carte,
il bicchierino di moscato, il liquore alle fragole, il sigaro profumato. Poi lentamente si avviò verso casa, infilata la chiave del portone, incominciò a delinearsi nella sua testa un’idea che si era più volte affacciata e che lui aveva prontamente scacciato e con fermezza. Aprì il portone e lo socchiuse lentamente,
iniziò a salire le scale ma… al terzo gradino ci ripensò e ritornò indietro. Si guardò intorno e ascoltò in un grande silenzio, il vento che accarezzava il portone. Toccò la porta dove dormiva Serafina e questa si aprì. Era buio ma lui conosceva la stanza, si abbassò sul letto e la ragazza si svegliò di colpo: “Serafina sono io, fammi un po’ di spazio, sento freddo”. Serafina ubbidì, forse attendeva quel comando, forse lo subì almeno per quella volta. Il magistrato entrò nel letto dove Serafina era distesa e dopo poco anche nel suo corpo. Lei si sentiva accarezzare e provava un misto di piacere e terrore. Ubbidiva, voleva ubbidire ai comandi sussurrati dolcemente al suo orecchio. Ad ogni bacio aveva la sensazione di salire una rampa di scale che la portava verso un mondo che da sempre le era sembrato irraggiungibile come il cielo. Ogni carezza era la conquista di un pezzetto di azzurro, di un angolo di felicità! Da quella sera furono più le volte che don Nicolino si fermava con Serafina che quelle che saliva le scale. La cosa andò avanti per più di due anni. Ormai tutte e due non aspettavano altro che quel momento. Durante la giornata, nelle rare volte che il giudice restava in casa, lei non alzava mai lo sguardo e lui
faceva finta di ignorarla. Ma… arrivò un giorno in cui le mestruazione finirono. Serafina non diede alcun peso. La padrona invece incominciò ad accorgersi che qualcosa non andava nel fisico della ragazza: era spesso pallida, i fianchi sembravano allargati, il seno ingrossato. I sospetti incominciavano a esser man mano più consistenti e poi… incominciò a delinearsi l’amara realtà. La padrona la chiamò, chiuse la porta a chiave e voleva sapere il nome del padre della creatura che la ragazza portava in grembo. Serafina si chiuse nel suo mutismo selvaggio. Più la padrona gridava più lei restava in silenzio. La sera rientrò il giudice che era stato “in missione” per qualche giorno. Tanto la moglie che i suoceri non vedevano l’ora di metterlo al corrente della situazione, sicuri che Egli avrebbe trovato la giusta soluzione al problema. Lui ascoltò in silenzio e più loro parlavano e più Lui si sentiva mancare il terreno sotto da sotto i piedi, avvertì le gambe vacillare, il respiro divenne affanno. Poi guardò la moglie e quindi pensò ai figli, e un attimo richiamò le sue forze per fare quello che ritenne il “suo dovere”. Così si fece portare dinanzi Serafina e si comportò come solitamente si comportava con gli imputati. Con voce ferma e severa le intimò: “Chi è stato? Fuori il nome! Parla per Dio… parla o ne subirai tutte le conseguenze!” La ragazza restava n silenzio, solo gli occhi si velarono di lacrime e sentì un sapore acre in bocca, lo stesso che aveva sentito quando piangendo aveva lasciato la “casa sparsa”. Ebbe la sensazione che la sua testa si fosse svuotata di colpo e Lei non fingeva ma non ricordava assolutamente nulla. Guardava l’uomo con la barba ben curata, con le mani lisce, le dita lunghe e non era affatto sicura che quelle mani avessero accarezzato la sua pelle, né che le labbra di Lui adesso così ostile avessero baciato la sua bocca e succhiato le sue mammelle. Guardava quei visi così severi e vedeva il mondo allontanarsi, il sole tramontare di colpo e oscurare il cielo. Allora, il magistrato convocò il maresciallo dei carabinieri e con voce ferma disse “maresciallo mi affido alla sua discrezione ma voglio sapere chi è stato!” Il maresciallo ritornò dopo tre giorni con un lungo elenco di indiziati, ma il giudice tagliò corto “lasciamo cadere la cosa, ormai si farà qual che si deve fare...” Quella notte Serafina guardava le sorbe appese al soffitto ma non sentiva più l’odore, il letto era diventato freddo e lei si sentiva mancare. All’indomani Serafina rivide ancora la schiena della cavalla bianca mentre lasciava il palazzo per ritornare verso la “casa sparsa”, verso la miseria nera, verso la perdizione. Vide il “palazzo sparire alle sue spalle, il paese diventare sempre più piccolo e dopo qualche ora era già in quel rettangolo di terra battuta insieme alla madre e a cinque delle sorelle. L’incubo dei suoi sogni diventava realtà! Ritornò al pascolo con le poche capre! Una notte di vento e di grandine si sentì male e venne al mondo il suo bambino. Fu la madre a scegliere il nome perché lei da quando aveva fatto ritorno non aveva detto una sola parola. Poi un giorno mentre era seduta sull’erba a guardare le capre da dietro la siepe sbucò un uomo. Uno che abitava in una “casa sparsa” come lei e non le chiese come don Nicolino di spostarsi ma Le fu sopra come una furia. Sentiva le mani screpolate e dure sulla sua pelle, la barba ispida sul petto, le unghie conficcarsi nelle carni, un repellente odore di sudore e di sporcizia. Il giorno dopo aspettò il momento di esser sola in casa: strinse forte il suo bambino al petto, bagnandolo con tante lacrime che venivano fuori come se tutto il sangue si fosse trasformato in pianto. Prese una corda delle capre e l’appese alla trave. Il giorno dopo, le campane di una Chiesetta di campagna annunciavano la sua morte. Nelle stesse ore, don Nicolino si preparava a pronunciare una sentenza secondo giustizia.
RIVIERA
Pesce Lucertola Il Synodus saurus ha una bocca molto grande che supera nettamente l’occhio, che è piccolo e posto assai in avanti. La bocca è fornita di molti denti acuminati di dimensioni diverse l’uno dall’altro. Il corpo è piuttosto allungato, a sezione circolare, il profilo dorsale non è interrotto all’altezza della testa e si mantiene quasi rettilineo. Carlo Codispoti
rgoglio elle, che 18 anni d’o speciale a Teresa P to i suoi Un augurio0 luglio ha festeggiai di esselo scorso 2 rché non smetta ma sa che 18 anni, pezza solare e giudiziosempre re la raga po giorno ci rende giorno do osi. La famiglia”. più orgogli
Quattro amici di Montagna “Non eravamo al bar, ma comunque siamo quattro Amici in Aspromonte”. Con questa poetica definizione cultural musicale Walter Scerbo, sindaco di Palizzi, definisce il suo bel rapporto con Cosimo Sframeli, Franco Mollace, Domenico Stranieri. La Siderno che ci piace Sabato scorso, come aveva promesso dopo aver installato gli ombrelloni gratis per tutti, l’onorevole Carbonella ha fatto una sorpresa ai bagnanti offrendo mozzarella, ricotta e salumi tipici a tutti!
Esposizione professionale La nostra Anna Laura Tringali, insieme a tutta la famiglia, festeggia il conseguimento della sua Laurea Magistrale in Metodi e Linguaggi del Giornalismo con una tesi su Michelle Obama.
I professori Un piacevolissimo incontro in occasione del Torneo delle regioni tra FIGC, AIA e CONI. Riconosciamo i professori Martino, Papá, Filastro, Mandarapoi, il presidente Archinà, il vice Longo e il segretario Costa.
Prima tappa, superata! “La laurea è il primo duro traguardo della vita e l’hai superato splendidamente. Un augurio immenso con la speranza che possa essere uno splendido inizio di una brillante carriera. Vincenzo”
ne osa Donne d’azioai Annabruna Eugeni p ella La regista R he di Fimmina T V Raffa del con le collegura Dominici a margine al Rinaldis e La alisti d’A zione tenutosi tticorso Giornle di Siderno la scorsa se Polifunziona mana.
Successori In questa foto facciamo la conoscenza dei quattro ragazzi delle 5ª A premiati a margine della presentazione del libro che narra le gesta dei loro predecessori di cinquant’anni prima.
SETTIMANALE
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pata zione parteci Quei ragazzi ta n se re p a n U zione del libro Alla presenta ssessore alla cultura Ercole della 5ª A, l’a sato con gli autori Enzo Macrì ha po tro Parisi, l’editore Franco Movilia e Pie ssessore Anna Romeo. Arcidiaco e l’a
La soddisfazione di Gastrostudio Antonio Capogreco si è laureato questa settimana ed è pronto a dedicarsi alla sua passione per la gastroenterologia. Dopo la discussione, il nostro si è meritato i complimenti del presidente commissione di Cucinotta, che non ha esitato a esprimere il rammarico di non poterlo avere nella sua equipe di chirurghi.
Jamu a surici Il podio dei vincenti della Gara a Surici svoltasi al Porto delle Grazie di Roccella Jonica durante la giornata di domenica scorsa.
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Momenti di mare Un momento di serenità marina con Lele Nucera e Tonino Pasqualino che, armati di zuccheroso cocktail estivo, posano felici in questo bello scatto in bianco e nero.
Per una giusta causa I ragazzi della Protezione Civile caricano non senza fatica le cassette di meloni da distribuire alle famiglie bisognose durante il banco alimentare. A sopportare il peso fisico e morale di questa operazione Sabrina Santacroce, in primo piano.
Voli pindarici E ha finalmente aperto, a Siderno, il nuovo lounge bar Voli! In questa bella foto, possiamo vedere in tutta la loro radiosità la giovane proprietaria Valentina Racco con la mamma Rosanna Commisso.
Progetti a breve termine Il presidente della Pro Loco di Gioiosa Jonica Nicodemo Vitetta posa felice con il suo vice Nicola Fiorenza. Sorrisi così non possono che presagire importanti novità!
Una vita a colori “A Laura, divenuta maggiorenne, l’augurio di vivere a colori e che il suo sorriso splenda sempre. Tua mamma”.