Riviera nº 39 del 23/09/2018

Page 1



23

SETTEMBRE

- 03

R

vetrina

www.larivieraonline.com

In un lampo di orrore ha ucciso i suoi bambini gettandoli giù dalle scale del carcere in cui erano reclusi insieme a lei. “Li ho liberati, adesso sono in paradiso” avrebbe dichiarato al suo avvocato Alice, 33 anni, arrestata lo scorso agosto per traffico di stupefacenti.

Alice nel paese delle barbarie

“A

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Tutti oggi puntano il dito contro Alice ma da anni si rinnovano promesse solenni da parte della politica che giura di impegnarsi affinché i bambini, figli di detenute, crescano in un luogo dignitoso, che non ne faccia dei prigionieri senza esserlo. Promesse puntualmente disattese.

vevano varcato i cancelli del Rebibbia lo scorso agosto quando la loro mamma, Alice, è stata arrestata con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Quei due marmocchi, 4 mesi la femminuccia, quasi due anni il maschietto, sarebbero cresciuti secondo i ritmi del carcere, tra fredde divise e il tintinnio di chiavi metalliche che di tanto in tanto urlano dentro le serrature. Così fino a fine pena per una colpa non loro. Sarebbero stati bambini prigionieri senza peccato. È forse per questo motivo che lo scorso 18 settembre, intorno all’ora di pranzo, Alice ha aspettato di essere l’ultima nella fila delle detenute e una volta arrivata al refettorio, anziché allattare la sua piccolina, l’ha scaraventata giù dalle scale, insieme al fratello più grande. Per la bimba non c’è stato nulla da fare, ha perso la vita nello schianto. Per il fratellino, inizialmente ricoverato al Bambin Gesù, mercoledì scorso è stata accertata la morte cerebrale e avviate le pratiche per la donazione degli organi. “I miei bimbi ora sono liberi, sono in paradiso” – avrebbe riferito la madre all’avvocato. Non dovranno più scontare la sua stessa pena da innocenti. Niente più sbarre alle finestre, porte blindate e ogni altro tipo di restrizione. La loro mamma, invece, sarà un mostro per sempre. “Assassina” le hanno gridato le altre detenute. “Mamma killer” hanno titolato i giornali. Ma Alice non è un mostro. Mostri sono tutti coloro che non le hanno teso una mano mentre sprofondava nell’abisso, mentre la disperazione e il senso di colpa le spegnevano lo sguardo. È rimasta immobile, nessun cenno, dopo aver

strappato nel sangue il legame più viscerale, profondo, inestinguibile che esista in natura. Nessuna parola neppure mentre le altre madri le puntavano il dito contro. No, Alice non è un mostro. Mostro è chi negli anni ha fatto promesse solenni rimaste aria fritta. Nel 2007 toccò al ministro Clemente Mastella partecipare a un convegno dal titolo: "Che ci faccio io qui? Perché nessun bambino varchi più la soglia di un carcere". Nel 2009 ad Angelino Alfano, che dichiarò: "Un bambino non può stare in cella. Approveremo una riforma dell'ordinamento carcerario che consenta di far scontare la pena alle mamme in strutture dalle quali non possano scappare ma che non facciano stare in carcere il bambino". Nel 2012 fu la volta del ministro Paola Severino: "In un Paese moderno è necessario offrire ai bambini, figli di detenute, un luogo dignitoso di crescita, che non ne faccia dei reclusi senza esserlo". L’anno dopo arrivò Anna Maria Cancellieri: "Stiamo lavorando perché vogliamo far sì che non ci siano mai più bimbi in carcere". Nel 2015 Andrea Orlando promise: "Entro la fine dell'anno nessun bambino sarà più detenuto. Sarà la fine di questa vergogna contro il senso di umanità". Quei bambini sono ancora lì. Una legge del 2011 aveva previsto la nascita di "case famiglia protette" o degli ICAM (Istituto di Custodia Attenuata per Madri detenute) in cui ospitare madri che stanno scontando una pena non superiore a quattro anni e che non hanno un altro posto dove andare. Un modo, questo, per tenere i bimbi lontani dalle sbarre e dalle celle. Le detenute in attesa di giudizio, come Alice, però, non hanno alcun diritto di accedervi a differenza di chi è stata già condannata. I paradossi della giustizia italiana… Inoltre, la normativa prevedeva che lo Stato stanziasse i fondi per realizzare queste strutture ma stabiliva che dovevano pensarci gli enti locali. Gli enti locali ci hanno pensato pochissimo: mancano i soldi. E così, a 7 anni dall'entrata in vigore, esiste un solo ICAM a

Milano, mentre gli altri (a Venezia, Torino, Cagliari e Avellino) si trovano all’interno dei rispettivi penitenziari. Le case famiglia sono poche e per accedervi è necessario non incorrere nella recidiva. Nonostante gli interventi legislativi, quindi, bambini che a stento si reggono in piedi continuano a varcare i cancelli del carcere. Attualmente sono 62 i bimbi "detenuti" con le madri, 52. Di queste, 27 sono italiane, con 33 bambini; 25 le straniere, con 29 figli. In Calabria fino allo scorso 30 giugno erano 4 i bimbi sotto i 3 anni prigionieri loro malgrado. Saranno liberi quando libere torneranno le loro madri. A detenerli fino a quel giorno la cattolicissima Italia, in mano a un manipolo di barbari che fa conoscere loro, fin dalla più tenera età, il setaccio finale di una società che non è in grado di fornire risposte ai suoi elementi più deboli. Gente falsamente gentile e sorridente, gente fintamente rassicurante che non si cura di condannare a cuor leggero una madre e i suoi bambini. Nessuno avrebbe potuto immaginare, dicono i benpensanti. La solita regola di gruppo che impegna tutti a negare ciò che è facile percepire. Il diniego come arma per giustificare l’ignominia di un mondo forcaiolo e giustizialista che si dimentica di tutelare creature innocenti. Alice pensa di aver liberato i suoi due bambini uccidendoli. “Omicidio altruistico” lo chiamano gli esperti: la madre uccide il proprio bambino per sottrarlo ai mali del mondo, per salvarlo dalla sofferenza di esistere. Probabilmente l’aggettivo “altruistico” ci tranquillizza, ci fa pensare più a un eccesso di amore e premurosità, più un’alterazione dell’istinto materno che all’imporsi di un incontrollabile istinto di morte. Gettare in carcere due bimbi che insieme avevano due anni, invece, non ha niente di altruistico. Michel Foucault definì la pena carceraria come “una morte indiretta”. Chissà come l’avrebbe definita nel caso in cui la pena fosse stata inflitta a scriccioli di uomo senza colpa.


23 SETTEMBRE - 04

R

attualità www.larivieraonline.com

Ponte Allaro: il tavolo tecnico dà una scadenza alla consegna dei lavori

Verso il Sanità Day 2018: domani l’incontro con le istituzioni Per la sanità calabrese quella appena conclusasi è stata l’ennesima estate di passione, culminata con il commissariamento dell’ASP di Reggio Calabria da parte di Massimo Scura. Conosce bene l’argomento il sindaco di Locri Giovanni Calabrese che, da sempre in prima linea per la difesa del diritto alla salute spesso negato ai cittadini della Locride, constatando con amarezza il generale immobilismo sofferto dal nostro ospedale ha indetto a inizio mese un nuovo sanità day che, attraverso una mobilitazione cittadina simile a quella del 15 ottobre 2015, renda nuovamente alta l’attenzione su una problematica ahi noi sempre attuale. Prima della manifestazione civile già programmata per il prossimo

20 ottobre, tuttavia, il primo cittadino vuole tentare per l’ennesima volta la via del dialogo diretto con le istituzioni. L’incontro dibattito, al quale parteciperanno il vescovo della diocesi di LocriGerace Francesco Oliva, i rappresentanti dell’assemblea dei sindaci della Locride e lo stesso Commissario ad acta della sanità regionale Scura, avrà luogo domani, lunedì 24 settembre, alle ore 17, presso il Palazzo della Cultura di Locri, e cercherà di stimolare nuovi e urgenti interventi da parte di chi di competenza al fine di risolvere nell’immediato almeno alcune della tante criticità sofferte dal nosocomio spoke comprensoriale, senza scadere nella strumentazione partitica. Per quando comunicato da Calabrese, qualora le istituzioni, come purtroppo già accaduto in passato, dovessero continuare a fare “orecchie da mercante” in merito all’argomento, si procederà alla mobilitazione dei cittadini di tutto il comprensorio, già pronti a scendere in piazza per far valere un diritto che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione Italiana.

Lo sfogo di Mario Oliverio in Senato: “I calabresi meritano rispetto” Il Presidente della Regione Mario Oliverio, accompagnato dal suo delegato alla sanità Franco Pacenza e dal Direttore Generale del Dipartimento Salute Bruno Zito, è stato audito questa settimana dalla Commissione Salute del Senato, che ha inteso svolgere una ricognizione sulle condizioni del sistema sanitario calabrese. “I calabresi meritano rispetto”, ha esordito Oliverio. Anche in questa circostanza, il Presidente della Regione Calabria ha ribadito la grande preoccupazione e l’amarezza per come è stato sfregiato il Sistema Sanitario calabrese. Il Piano di rientro prima e l’istituto commissariale poi, dovevano sopperire alle ina-

Il coordinamento del Prefetto Michele Di Bari e l’impegno della Città Metropolitana garantiscono minori disagi per i cittadini. ANAS avrà tempo fino all’estate 2019 per ricostruire il ponte crollato.

dempienze delle diverse esperienze politiche e dare alla Calabria un sistema efficiente e in linea con le altre regioni del Paese. Risanamento economico, riorganizzazione ed efficientamento del sistema, garanzia dei Livelle Essenziali di Assistenza: erano questi gli obiettivi strategici delle gestioni commissariali. Dopo 8 anni, purtroppo, non c’è nulla di tutto questo, anzi, per come afferma il Tavolo di monitoraggio di verifica degli adempimenti, nella seduta del 18 luglio scorso, la Calabria rischia di ritornare in Piano di rientro per disavanzo finanziario, con conseguenze drammatiche sul Servizio Sanitario calabrese e sull’insieme della Regione con interventi automatici, quali il blocco del turn-over e l’aumento della fiscalità regionale. Sarebbe una ulteriore beffa insopportabile che il Commissario al risanamento finanziario ci riporti in disavanzo e, quindi, nuovamente in Piano di rientro. La stagione dei Commissari ha fallito dunque i suoi obiettivi. Il Commissario ha alimentato tensioni e contenziosi con l’intero mondo degli erogatori privati accreditati, provocando danno ai cittadini ed ulteriore esposizioni finanziarie per la Regione. “Ho chiesto - ha affermato Oliverio - sin dal mio

Continua a tenere banco la spinosa questione “Ponte Allaro”, che tanti disagi sta creando ai pendolari della Locride. Anche questa settimana la sindaca di Caulonia Caterina Belcastro e il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci della Locride Franco Candia hanno parlato con chi di dovere per accelerare le operazioni di ripristino del ponte, trovando questa volta un interlocutore attento nella figura del Prefetto Michele di Bari. È stato infatti alla sua presenza che, mercoledì mattina, presso la biblioteca comunale di Caulonia, i due primi cittadini hanno avviato un confronto con i colleghi delle amministrazioni locali, l’Assessore Regionale alle Infrastrutture, il Responsabile del Coordinamento Territoriale ANAS Calabria, il Responsabile del Settore Viabilità della Città Metropolitana, il Referente della Protezione civile regionale, i Rappresentanti delle Forze dell’Ordine, nonché di Trenitalia e RFI. Un tavolo tecnico ricchissimo, durante il quale è stata molto apprezzata la positiva ed efficace sinergia istituzionale creatasi e in grado, cosa di non secondaria importanza, di fissare finalmente dei paletti per il ripristino della viabilità lungo il tratto cauloniese di Strada Statale 106. ANAS ha infatti dichiarato di aver iniziato gli interventi di rinforzo della parte di ponte attualmente in uso, garantendo al contempo che gli stessi siano completati entro tre setti-

mane, termine in seguito al quale saranno ripetute le prove di carico eventualmente utili a revocare l’ordinanza di divieto di transito ai mezzi con massa superiore alle 7,5 tonnellate. Nel frattempo, agli inizi di ottobre, avranno inizio i lavori di realizzazione di un “guado” che consenta il transito provvisorio dei mezzi pesanti, e quelli di ricostruzione della porzione di ponte demolita per ragioni di sicurezza il 6 novembre 2015. Nel frattempo, per quanto garantito da un’ordinanza della Città Metropolitana, il transito dei mezzi pesanti sino a 21 tonnellate per il trasporto pubblico locale e l’emergenza sarà garantito lungo il percorso delle Strade Provinciali 88 e 89, oggetto di supervisione e controllo da parte di ANAS per eventuali opere di manutenzione e rafforzamento, al fine di ridurre il più possibile i disagi. Sempre in quest’ottica, Trenitalia ha attivato le fermate di Race e Caulonia nella fasce pendolari, nella speranza di ridurre l’intensità del trasporto su gomma, integrato invece da un servizio di “bus sponda” per il trasbordo di passeggeri tra la parte nord e quella sud del ponte. Il Prefetto di Reggio Calabria, al termine dell’incontro, ha sollecitato inoltre ANAS, accogliendo la richiesta dei sindaci e dell’assessore regionale a ridurre a 10 mesi i tempi di ricostruzione della porzione di ponte crollata, chiedendo al contempo “tempi certi e non prorogabili su tutti gli interventi programmati affinché la popolazione si senta rassicurata”.

insediamento ascolto e cooperazione ai diversi Governi che si sono succeduti, ma non ho trovato risposte. L’ho chiesto anche all’attuale Governo. Lo chiedo anche oggi a questa Aula Parlamentare. “A riprova della oggettività delle sofferenze e di quanto da me in questi anni sistematicamente denunciato, ci sono le determinazioni all’unanimità del Consiglio regionale della Calabria, di tanti Sindaci calabresi, di tante organizzazioni sociali, della stessa Chiesa, che prima, con il Vescovo metropolitano di Reggio Calabria, Mons. Morosini e con la Conferenza Episcopale Calabrese hanno espresso forti preoccupazioni per lo stato in cui versa la sanità. “Chiedo a questa Commissione di aiutare la Calabria ad uscire da una situazione intollerabile ed inaccettabile. I calabresi hanno diritto ad avere un Servizio Sanitario degno di un Paese civile ed avanzato, come è in tante altre regioni d’Italia. “Chiedo che sia chiusa rapidamente l’esperienza commissariale, il cui fallimento è evidente e pesa come un macigno sulla vita dei calabresi e costituisce un ostacolo alla crescita di una regione che non vuole rassegnarsi a questa situazione assurda”.



23 SETTEMBRE -06

R

l’evento

“Magna Locride” è stata resa possibile dalla sinergia instaurata tra UnipolSai Assicurazioni e il Gruppo di Azione Locale “Terre Locridee”. Ad avere un ruolo di primaria importanza nell’organizzazione dell’evento Riccardo Angelini, esponente dell’agenzia Unipol originario di Rimini, ma innamorato del nostro comprensorio forse più di quanto non lo siamo noi stessi e in grado di scorgere per questo un futuro radioso per questa terra.

“Dobbiamo contare sulle nostre sole forze per far crescere la Loc Una caratteristica meravigliosa su cui può contare la Locride che in altre parti del Paese non c’è è la sensibilità e l’accoglienza, valori che non si trovano in un popolo freddo. Qui c’è una piccola e media impresa a conduzione famigliare che riesce a superare meglio delle grandi imprese del nord la crisi che stiamo attraversando.

Come nasce l’idea di collaborare con il GAL e organizzare l’evento? L’idea nasce in una fredda giornata di gennaio in cui, parlando con il responsabile Unipol delle agenzie del Sud, Giuseppe Barbera, stavamo discutendo delle iniziative da intraprendere nel 2018 per sviluppare il settore aziendale. Confrontandoci, ci siamo resi conto che uno dei settori che più sta dando segnali di ripresa nell’ambito della nostra fragile economia era quello dell’agroalimentare, nel quale, peraltro, non avevamo molti clienti. Siccome tutte le iniziative di Unipol puntano ad avere un valore sociale, oltre che commerciale, abbiamo pensato che il modo migliore di fare pubblicità alle aziende e offrire qualcosa ai residenti fosse realizzare un mercatino che si svolgesse lontano dalle feste patronali, regalando così una nuova occasione di socializzazione mentre raggiungevamo gli obiettivi prefissati dall’azienda. Qual è stato il contributo di Unipol nella realizzazione dell’evento? Abbiamo concretamente lanciato l’idea della manifestazione, sottoponendola al GAL, da noi ritenuto l’interlocutore più professionale nel settore. A partire dal quel momento, abbiamo sviluppato insieme la manifestazione, prendendoci sei mesi per stabilire l’organizzazione e creare la comunicazione. Unipol ha inoltre dato un importante contributo economico non solo attraverso l’agenzia di Gioiosa Marina, ma anche la direzione centrale di Bologna. Archiviata la manifestazione, Unipol può adesso concedere al GAL e ai suoi associati una convenzione che permetta di avere dei vantaggi alla sottoscrizione dei nostri prodotti assicurativi, nel rispetto del motto della manifestazione “proteggere i valori della terra”. Visto il successo conseguito, come può crescere adesso la manifestazione e quali sono gli obiettivi che può raggiungere, magari non solo a livello comprensoria-

le ma anche regionale? Siamo partiti con l’idea che questo fosse un “anno 0”, pertanto ci consideriamo già pronti a preparare la 2ª edizione. Tuttavia mi piace fare le cose per gradi pertanto, prima di parlare di un evento di portata regio-

nale, mi piacerebbe coinvolgere tutto il comprensorio, abbattendo una volta per tutte i campanilismi. Pur vivendo a Gioiosa Marina, infatti, ho voluto organizzare la manifestazione a Locri per lanciare il messaggio che si stesse realizzando qualcosa per l’intera

Grande successo per “Magna Locride”, l’evento or La festa che ha trasformato il centro di Locri in un vero mercato dell’agroalimentare. Notevole interesse ha suscitato lo show cooking a cura dello chef stellato Riccardo Sculli, che con i suoi finger food ha deliziato

“Magna Locride”: la festa che ha trasformato il centro di Locri in un vero mercato dell’agroalimentare, questa è l’immagine che rimane della manifestazione organizzata dal GAL “Terre Locridee” insieme all’UnipolSai Assicurazioni nell’ambito della programmazione PSR della Regione Calabria. Infatti, a fine festa, questo è stato il commento generale del numeroso pubblico venuto durante tutta la giornata di domenica, che ha visto esporre oltre 30 aziende che rappresentavano le eccellenze del territorio, dall’olio agli agrumi, dal pane all’artigianato, dalla birra ai salumi, dalla rete d’impresa del vino greco di

Bianco agli stand gastronomici dove si è gustato il sapore degli antichi piatti della magna Grecia. Si è partiti la mattina con la cerimonia di inaugurazione e il taglio del nastro a opera del Vescovo della diocesi di Locri – Gerace Monsignor Francesco Oliva, a cui ha partecipato il vice sindaco di Locri Raffaele Sainato e la senatrice del Movimento 5 Stelle Silvia Vono, proseguendo con l’apertura degli stand e la tavola rotonda “Cibi antichi della Locride” dalla Magna Grecia a oggi, incontro che ha fatto riscoprire antiche ricette e gusti della Locride, al quale hanno partecipato Ettore Lacopo per il GAL, Giuseppe Barbera, responsabile

commerciale Area Sud UnipolSai, Riccardo Sculli del Ristorante Gambero Rosso, Mariateresa Russo dell’Università degli Studi “Mediterranea”, Rocco Luglio Sindaco di Portigliola e Orsola Laura Delfino del Museo Archeologico Nazionale di Locri, con la partecipazione fuori programma dell’assessore regionale Mariateresa Fragomeni. Notevole interesse ha suscitato lo show cooking a cura dello chef stellato Riccardo Sculli, che con i suoi finger food ha deliziato i palati. Nel pomeriggio hanno parlato di agricoltura le maggiori personalità regionali, durante l’incontro sul tema “Proteggere il valore della


«“L’ottimismo è il profumo della vita” è una frase che vedrei come motto della nostra iniziativa, perché ribalta il pessimismo cosmico di cui vive il sud, la Calabria e la Locride in particolare»

e cride”

«Dobbiamo impegnarci nello sviluppo della Locride con le nostre sole forze, senza stare ad aspettare che sia il settore pubblico a tenderci una mano. I commercianti di Gioiosa Marina si sono uniti per abbellire il corso senza aspettare le istituzioni dopo che uno di essi aveva dato il buon esempio ripulendo il marciapiede. Seguendo questi esempi, arriveremo in orbita.»

Locride, che io considero una provincia non nata di cui Locri dovrebbe essere il capoluogo per una serie di motivi: la storia, la presenza dell’ospedale, del tribunale, delle sedi degli ordini professionali, dell’INPS, dell’agenzia delle Entrate… L’obiettivo del prossimo anno, naturalmente sarà quello di coinvolgere un maggior numero di aziende, passando magari da 25 a 40 espositori, rendendo protagoniste le associazioni e le aziende che si occupano di storia e archeologia, ponendo così meglio l’accento su aspetti che quest’anno sono mancati e rilanciando il messaggio che la nostra economia debba poggiare su tre pilastri: agricoltura, turismo e cultura. Nel convegno di presentazione hai citato la frase “L’ottimismo è il profumo della vita” di Tonino Guerra. Perché? Perché Guerra è stato sceneggiatore di vari film di Federico Fellini e un artista a tutto tondo oltre a essere un mio corregionale, visto che io sono di Rimini e mi sono spostato qui per amore. Questa frase, inoltre, che io vedrei come motto, o meglio ancora come titolo della nostra iniziativa, ribalta il pessimismo cosmico di cui vive il sud, la Calabria e la Locride in particolare. Vessati da tanti problemi, i meridionali tendono infatti a lamentarsi e a dare la colpa delle proprie disgrazie agli altri. Io vorrei invece che questo territorio vivesse di un ottimismo che è facile trovare nelle sue piccole aziende, che stanno provando a crescere e hanno scoperto di poter avere sbocchi imprenditoriali concreti ritornando a coltivare la propria terra. Vorrei far passare questo messaggio positivo perché abbiamo tra le mani una realtà meravigliosa e, se riusciamo a fare squadra come abbiamo fatto con “Magna Locride”, che ha permesso anche alle più piccole aziende di avere la giusta vetrina, possiamo arrivare lontano. Che cosa vede di positivo nella Locride una persona originaria di Rimini? Voi avete una caratteristica meravigliosa che in altre parti del Paese non c’è: la sensibilità e l’accoglienza, valori che non si trovano in un popolo freddo. Per capire a cosa faccio riferimento basti pensare che il mio primo contatto con la Locride è stato, purtroppo, il funerale del nonno di mia moglie. In quei giorni di lutto ho visto 5mila persone riversarsi in casa dei miei suoceri per fare le condoglianze, mentre al funerale di mio zio eravamo in dieci! Quando al direttore commerciale ho comunicato che mi sarei trasferito qui mi ha domandato allibito cosa venissi a fare in Calabria, un deserto commerciale, dopo tutti i soldi che l’azienda aveva investito su di me. Però, dopo la manifestazione, mi si è avvicinato per dirmi “avevi ragione”, una frase che io ho inteso come un vero e proprio complimento. Certo, qui non riusciamo a fatturare quanto nel nord Italia, ma abbiamo sottoscritto un numero di polizze così elevato da far impallidire quello registrato dai nostri colleghi settentrionali. E questo perché qui c’è una piccola e media impresa a conduzione famigliare che riesce a superare meglio delle grandi imprese del nord la crisi che stiamo attraversando. A tale proposito si sente aria di cambiamento: credi nella possibilità che la Calabria possa finalmente cambiare passo? Sì, e credo di poter dare il mio contributo in tal senso, ma dobbiamo impegnarci nello slancio finale con le nostre sole forze, senza stare ad aspettare che sia il settore pubblico a tenderci una mano. Mi spiego meglio con un esempio: quest’estate, a Gioiosa Marina, un commerciante ha ridipinto la frazione di marciapiede davanti alla sua attività e, seguendo il suo esempio, lo hanno fatto anche altri, dai quali è poi partita la proposta di investire una piccola quota nell’acquisto di aiuole che abbellissero il corso. Tutto questo è stato fatto da privati senza alcun contributo da parte delle istituzioni ed è la dimostrazione che dobbiamo smetterla di attendere i comuni, le provincie o le città metropolitane di turno per vedere dei cambiamenti. Se faremo le cose da noi, riusciremo ad arrivare in orbita. Jacopo Giuca

Non siamo brutti, sporchi e cattivi

Sembra che una maledizione abbia colpito un territorio che per la sua storia, per le sue bellezze, per la sua cultura, per il suo clima e per la bontà dei suoi prodotti dovrebbe essere l’eden. Per fortuna qualcuno ultimamente sostiene che la rinascita della Calabria stia arrivando, probabilmente non per merito dei calabresi, ma arriverà. Spesso molti di noi si chiedono perché la nostra zona risulta ultima in molte delle classifiche regionali, nazionali e anche europee. Sembra che una maledizione abbia colpito un territorio che per la sua storia, per le sue bellezze, per la sua cultura, per il suo clima e per la bontà dei suoi prodotti dovrebbe essere l’eden. Devo dire che da 20 anni, da quando ho deciso di fare impresa nel mondo della comunicazione nella Locride, questo è il leit motiv della mia vita. Sì, tutto gira intorno a questa ricerca dei mali del territorio e delle soluzioni che non arrivano mai. Per fortuna qualcuno ultimamente mi ha detto che la rinascita della Calabria sta arrivando, probabilmente non per merito dei calabresi, ma arriverà. In tutta la Calabria si moltiplicano le idee imprenditoriali portate da gente di fuori che stanno cambiando l’economia, dai russi, ai norvegesi, dagli inglesi alle comunità di americani, oltre a francesi e gente di tutto il mondo e di varie parti d’Italia che si trasferisce in Calabria, senza che noi riusciamo a vederlo. Parlando con alcuni di loro, capisco che non vediamo la stessa realtà, perché hanno un quadro migliore della nostra terra. Mi spiegano che se noi non fossimo cosi rassegnati, così giustificativi, forse le cose andrebbero meglio. La colpa è nostra. Ma, detto questo, si va avanti, non si puo rimanere incatenati a un passato che dovrà pur morire. Per questo motivo da qualche tempo “Locride positiva” è diventato un nostro slogan, nato dall’esigenza di far conoscere quella parte di Locride che forse non si vede ma è tanta, opera,

lavora, e ottiene risultati nonostante tutto. La Locride positiva è meno nota della negativa ma forse anche per colpa nostra che tendiamo a convincerci che siamo brutti, sporchi e cattivi. Siamo belli, siamo buoni e se solo avessimo un po’ meno di invidia forse saremmo anche ricchi e famosi. Da Stilo fino a Monasterace questo lembo di terra è stato attraversato da millenni di storia, da Re e da Rivoluzionari, da grandi filosofi e grandi scrittori. Se fossimo come i letterati di un tempo è cercassimo l’ispirazione nei classici, allora avremmo il massimo che il mondo occidentale conosce, perche la Locride viene citata in tutti i classici. Di tutto questo oggi ci siamo dimenticati, gli eroi della Locride per i mass media sono gli uomini d’onore, i malandrini, gli assassini, gente che noi nemmeno vediamo nella nostra disperazione, gente che rappresenta una piccola parte della popolazione come in tutte le parti del mondo. Siamo noi stessi il male di questa terra, siamo ignoranti, non vogliamo capire che la soluzione deve passare da una volontà di popolo. Volontà di avere quello che per secoli ci è stato negato, volontà di far rientrare i figli di questa terra che si sono affermati nel resto del mondo e guarda caso non come malandrini ma come medici, avvocati, imprenditori e ministri. Sì, la Locride che vedono quelli che non la conoscono è bella, cerchiamo di vederla anche noi. Rosario Vladimir Condarcuri

rganizzato dal GAL “Terre Locridee” e UnipolSai terra”. Produzioni agroalimentari della Locride, erano presenti il presidente del GAL Francesco Macrì, Riccardo Angelini agente UnipolSai Marina di Gioiosa Ionica, Francesco Brancatella, giornalista Rai, Giacomo Giovinazzo, direttore generale dipartimento agricoltura della Regione Calabria e Giuseppe Zimbalatti, direttore del dipartimento Agraria dell’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. Nel corso di questi incontri molte sono state le presenze di personalità calabresi, da Pippo Callipo al presidente dei sindaci della Locride Rosario Rocca. Molti anche i partecipanti alla degustazione guidata

dell’olio Evo e dei vini a cura della Fondazione Italiana Sommelier Calabria curata dai responsabili Galasso e Lubieri. Interessante anche il momento dedicato all’arte con la premiazione dell’estemporanea di pittura che ha appassionato tutti, la commissione guidata dal presidente Maria Macrì e dai maestri Zucco e Custureri hanno premiato ex aequo duo opere di ragazzi del territorio Gregorio Procopio e Tiziana Zimbalatti. Merita una menzione a parte il premio per il secondo posto che è stato assegnato ai ragazzi della casa circondariale di Locri. Grande chiusura con tutta la piazza che ballava con il concerto del

gruppo “Dipende di te” guidato dal vulcanico Massimo Diano. Ora è tempo di bilanci per questa prima edizione di una manifestazione, che cerchiamo di raccontare con i commenti dei partecipanti, che hanno espresso complimenti agli organizzatori. Qualcuno ci ha scritto che finalmente ha assistito a una manifestazione organizzata bene, dove la gente ha partecipato perché ha fame di eventi di questo tipo. Per altri la forza aggregante dell’evento deve servire da esempio per future edizioni. Per molti l’idea della valorizzazione dei prodotti tipici legata alla riscoperta delle nostre tradizioni

stimola quel modello di sviluppo che si basa sul recupero dell’identità e sull’orgoglio di appartenere a una terra bella come la nostra. “Magna Locride” è stata anche un esempio positivo di collaborazione tra un’organizzazione pubblica, il GAL “Terre Locridee” e un operatore privato nazionale, UnipolSai assicurazioni, agenzia di Marina di Gioiosa rappresentata dagli agenti Pugliese e Angelini, che ha investito nel territorio con lungimiranza, perché ha offerto un momento di festa per tutta la popolazione locale, ma questo evento, siamo certi, darà riscontri anche nel lungo periodo.


23 SETTEMBRE-08

R

“ BREVI

attualità

www.larivieraonline.com

La scomparsa del sindaco di Bivongi Felice Valenti ha provocato dolore in tutto il mondo civile non solo comprensoriale, ma regionale. Tra gli attestati di stima rivolti al primo cittadino, anche quello del presidente della Regione Mario Oliverio, che lo ha ricordato per la competenza e la professionalità

In nome di 235 omissis e nessun reato noi ti sciogliamo... IN BREVE Con i tempi che corrono lo scioglimento di un consiglio comunale appare una piccola cosa ma è anticipatrice di un pensiero che sta per divenire unico e costituisce una manifestazione di potenza e prepotenza da parte di un potere impazzito.

Il 5 settembre scorso Riviera era in ferie e non abbiamo potuto onorare il 450° anniversario della nascita di Tommaso Campanella. Un uomo libero a tal punto da trascorrere 27 anni della sua vita in carcere, e anche in quel luogo di tormenti fu travagliato dal pensiero su come sia stato possibile che un gruppo di uomini spregiudicati, violenti, rapaci - facendosi chiamare nobili - fossero stati capaci di impadronirsi del mondo. Campanella, guardando la gente di Calabria, sottomessa e ridotta a costruirsi con le proprie mani prigioni e forche e a “darsi guerra e morte”, aveva scritto “La plebe” un sonetto attuale più che mai e che includerei nei programmi delle nostre scuole. Mentre era rinchiuso nella “fossa” del carcere avrà sognato un diverso destino per l’intera Umanità iniziando dalla la Sua Terra e il Suo popolo. Povero Campanella se solo ci potesse vedere: pecoroni eravamo e tali siam rimasti. Eppure sono passati più di 400 anni e mi domando “perché”? Perché non abbiamo reagito? Perché non reagiamo? Non pongo un problema di soldi ma di dignità! Quella dignità che ci strappano come la pelle quando una sedicente “Sinistra” discute della “cena” in casa Calenda e chi dovrebbe rappresentare il popolo abbaia alla luna. E come non pensare a Campanella quando in nome di 235 omissis e nessun reato il governo scioglie e manda a casa trenta consiglieri comunali e un sindaco democraticamente eletti dagli undicimila elettori di Siderno. Con i tempi che corrono lo scioglimento di un consiglio comunale appare una piccola cosa ma è anticipatrice di un pensiero che sta per divenire unico e costituisce una manifestazione di potenza e prepotenza da parte di un potere impazzito. Lo dimostra il fatto che, negli stessi giorni in cui il consiglio comunale di Siderno veniva sciolto, alla “Versiliana”, in un incontro con il procuratore di Catanzaro, dottor Nicola Gratteri, veniva rilanciato lo slogan “meno sindaci e più prefetti”. Ed è tutto un programma! Ovviamente i sindaci, come tutti i rappresentanti istituzionali e politici sono rimasti in silenzio perché chi per la libertà non ha lottato, non è neanche in grado di apprezzarla e difenderla. Il vescovo Carlo Maria Bregantini, da uomo libero, dinanzi agli scioglimenti dei consigli comunali non aveva esitato a dire: “… in caso di infiltrazioni mafiose in una comunità civile elettiva bisogna sostenere con forza le persone oneste… non mandare a casa tutti i consiglieri eletti, il che favorisce la rabbia e il risentimento di chi svolge i suoi compiti istituzionali con diligenza e passione. E il risentimento non è un buon sentimento: con esso si finisce per morire con grande dolore, si beve veleno sperando che

muoia il proprio nemico. In una strada buia non bisogna limitarsi a maledire l’oscurità ma piuttosto ognuno deve accendere una fiammella che renda le tenebre meno fitte, la paura meno intensa e il cammino più sicuro". Bregantini è stato un coerente combattente contro le mafie. Forse, proprio per questo finché ha operato nella Locride, è stato indicato come un colluso e infatti è stato costretto ad andarsene perché era un Uomo che si “sporcava le mani” per il suo popolo! Forse (si fa per dire) è stato allontanato e - in fondo - gli è andata bene! Il Cielo non è generoso di uomini liberi e la terra di Calabria non è provvida di gente come Tommaso Campanella. Dinanzi a un potere spavaldo e borioso quanto scadente e mediocre e che lascia i segni della vergogna in ogni angolo, vorremmo reagire in nome della società civile ma siamo in Calabria dove la società civile conta meno che nulla e dove c’è un popolo sconfitto, sfregiato e oppresso, e che non riesce a uscire dalla rassegnazione. Comandano i nuovi padroni che non sono migliori dei vecchi, comandano “partiti” senza popolo, e leader senza progetti ma - oggi come ieri solo capaci di indicare “nemici; comandano le mafie, comandano i magistrati (non tutti) e i prefetti. Tutti gli altri obbediscono (amo). E non è una bella cosa! Ilario Ammendolia

È già trascorso un anno dal siluramento di 140 impiegati del Call&Call di Locri e proteste, promesse e rassicurazioni, non hanno impedito loro di rimanere senza lavoro. Lo ha ricordato questa settimana in uno sfogo l’ex impiegato Filippo Bumbaca, ormai certo che quelle risposte non arriveranno mai…

La calabria sarà uno dei principali attori della XII edizione del Salone del Gusto, che si svolgerà in queste settimane al Lingotto di Torino. L’Expo biennale del cibo permetterà alla nostra regione di far conoscere i nostri migliori prodotti e le loro qualità, dando nuove chance al turismo enogastronomico.

xIl presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto è stato protagonista di una missione istituzionale con lo scopo di creare nuove relazioni commerciali tra Calabria e California, magari mettendo al centro dei nuovi scambi commerciali il Porto di Gioia Tauro e le professionalità calabresi affermatesi negli USA.



23 SETTEMBRE- 10

R

intervista www.larivieraonline.com

g n o l o B

Ha 19 anni e ha raggiunto l’Italia attraverso il mare. Lo scorso anno ha frequentato la terza classe dell’Istituto “G. Marconi” di Siderno e disputato il campionato con il Caulonia Calcio. I suoi gol sono stati fondamentali per la salvezza della squadra.

dal Gambia a Caulonia per continuare a sognare

olong è un giovane africano giunto in Italia attraverso il mare per realizzare i propri sogni e inseguire l’idea di un futuro all’altezza delle proprie aspirazioni. Bolong è determinato e capace, nutre un amore smisurato per la scuola, per la cultura e per il calcio. La sua storia è un esempio positivo per tutti in quanto dimostra come, grazie all’ambizione e alla forza di volontà, sia possibile affrontare e superare qualsiasi difficoltà. Conoscerlo è stato un privilegio, e chiacchierare con lui mi ha aiutato a ricordare quanto i sogni siano importanti per dare senso e valore alla nostra esistenza. Di seguito è riportato il contenuto della nostra conversazione. Ciao Bolong, vuoi dirci come ha inizio la tua storia? Ciao a tutti, mi chiamo Bolong, ho 19 anni e vengo dal Gambia. Mio padre in Gambia aveva un piccolo negozio di alimentari, io frequentavo la scuola in una città vicina. Quando avevo quindici anni, però, mio padre si è ammalato e poco tempo dopo è morto: da quel momento ho dovuto interrompere gli studi per occuparmi della mia famiglia e gestire il negozio al posto suo. Cosa è accaduto dopo? Desideravo fortemente andare a scuola e giocare a calcio, ma sapevo che se avessi continuato a lavorare nel negozio di alimentari non avrei potuto realizzare i miei sogni. Così, ho deciso di vendere il negozio e partire. Ho intrapreso un lungo viaggio attraversando il Mali, il Burkina Faso, il Niger, fino ad arrivare in Libia, dove sono rimasto circa cinque mesi prima di raggiungere l’Italia attraverso il mare. Ricordi cos’hai pensato appena arrivato in Italia? Sono arrivato a Reggio Calabria il 15 giugno del 2016. A quel tempo non sapevo nulla dell’Italia, ma ho lasciato la mia terra per inseguire i miei sogni e continuavo a ripetermi che, malgrado tutte le difficoltà, sarei riuscito a realizzarli. Non avevo idea di cosa mi attendesse, ma ero fiducioso: l’Italia per me rappresentava una speranza, l’accesso a quel futuro che desideravo con tutte le mie forze.

B

Poco dopo essere arrivato a Reggio Calabria, ho iniziato ad andare a scuola per imparare la lingua italiana, in quanto ritenevo che conoscerla fosse indispensabile per dialogare e per potermi integrare rapidamente. Quando sei arrivato a Caulonia, che impatto hai avuto con la nostra realtà? A Caulonia mi sono trovato subito benissimo, ho incontrato persone meravigliose che hanno cambiato in positivo la mia vita. Quando si arriva in un posto nuovo capita di andare incontro a delle difficoltà, ma in questo paese ho sempre avuto la possibilità di confrontarmi con persone gentili e disponibili, che mi hanno ascoltato e hanno fatto il possibile per aiutarmi. Ho iniziato ad andare a scuola a Siderno: lo scorso anno ho frequentato il terzo anno dell’Istituto “G. Marconi”. Sin dall’inizio mi sono sentito accettato e integrato all’interno della comunità cauloniese. Sappiamo che sei molto bravo a scuola e hai ottenuto ottimi voti. Al di là dell’aspetto didattico, cosa rappresenta per te la scuola? La scuola per me è un sogno. Non mi stanco mai di imparare, penso che studiare sia fondamentale per crescere e migliorarsi sotto tutti i punti di vista. Per questa ragione mi piace approfondire anche argomenti che, pur non rientrando nei programmi scolastici, possono ampliare la mia preparazione e la mia cultura. Adesso il mio obiettivo è quello di ottenere il diploma, per poi studiare informatica all’università. La scuola svolge, inoltre, un importante ruolo sociale e favorisce l’integrazione, offrendo l’opportunità di confrontarsi e dialogare quoti-

dianamente con persone aventi storie, culture e modi di pensare differenti. In questo modo, i pregiudizi possono essere superati ed eliminati. Prima hai affermato che tra i tuoi sogni c’è anche quello di giocare a calcio. Lo scorso anno hai disputato il campionato con il Caulonia Calcio, e i tuoi gol sono stati fondamentali per la salvezza della squadra. Vuoi dire qualcosa a riguardo? È vero, amo il calcio e credo che lo sport, proprio come la scuola, sia capace di unire. Lanno scorso ho giocato nella squadra del Caulonia: abbiamo realizzato una grande impresa raggiungendo la salvezza, e sono felice di aver dato il mio contributo alla causa. La prima volta che mi sono presentato al campo di allenamento per fare il provino, sentivo dentro di me che sarei riuscito a entrare a far parte della squadra: lo desideravo fortemente. Mi trovo benissimo con i miei compagni, abbiamo creato un gruppo meraviglioso e siamo come fratelli, ma sogno di poter crescere calcisticamente e di riuscire a giocare a livello sempre più alto. Mi alleno con costanza per continuare a migliorare. I n

generale, che idea ti sei fatto dell’Italia? Penso che l’Italia sia un Paese meraviglioso, ricco di storia e di cultura: sto imparando tantissime cose qui. So che in generale non è un periodo storico semplice ma, d’altronde, ogni territorio presenta delle problematiche; ciò nonostante, secondo me l’Italia offre tantissime opportunità e consente a chiunque di realizzare i propri sogni. Parli spesso di sogni e di futuro, concetti complessi e meravigliosi. Senti di essere un sognatore? Assolutamente sì, sono un sognatore convinto: mi piace guardare sempre avanti e pormi nuovi obiettivi da raggiungere. Conservare la memoria del passato è importante perché ci rende ciò che siamo, ma guardare al futuro è fondamentale per non restare fermi. È proprio la capacità di sognare che ci permette di raggiungere grandi traguardi. Ciascuno di noi possiede gli strumenti per sognare e ha il diritto di farlo: se il corpo ha delle intrinseche limitazioni, la mente è libera di spaziare senza limiti o confini, consentendoci di immaginare e progettare anche ciò che ancora non abbiamo realizzato. Vorrei lanciare un messaggio ai giovani: non smettete mai di credere nei vostri sogni, lottate affinché il vostro futuro sia meraviglioso. Cristiano Fantò



R 23 SETTEMBRE - 12

ricordando... www.larivieraonline.com

“Questa mia terra, che ora anche se sono nella pace, mi manca e ne apprezzo ogni granello, è diventata scempio di ogni associazione, di qualsiasi individuo si voglia mettere in mostra dilaniando queste poveri carni ormai divorate dagli avvoltoi”.

Non riconosco più la mia terra LA FIGLIA DI TOTÓ DELFINO IMMAGINA COSA IL PADRE DIREBBE OGGI SE FOSSE ANCORA IN VITA. Da qui sento il profumo della mia terra, sento il calore delle rocce che in questo periodo si fa più mite e accarezza i ciclamini e i primi funghi tra il fogliame della mia montagna, le prime cataste di legna e i melograni rossi e succosi. È in questo periodo che sorella morte 10 anni fa mi ha voluto con sè, liberandomi alla sofferenza e dalla malattia che non risparmia nessuno. Mi manca la mia montagna, il camminare senza meta tra i suoi boschi, fotografando ogni piccola cosa, la mia montagna, la cosa che più ho amato. Sono nato ai suoi piedi, con il vento della fiumara che urla scendendo a valle, il 5 novembre del 1934, primo di quattro fratelli e figlio dell'arma, di quell'arma fatta di appostamenti, di indagini e astuzie dettate dalla mente e dall'intelligenza, senza computer, macchine della verità e intercettazioni. Mio padre, maresciallo dei carabinieri, conosciuto a tutti come "Massaru Peppi", si muoveva come un ghiro tra gli alberi in cerca dei malviventi e ladruncoli, grande cacciatore nel tempo libero organizzava battute di caccia sulle montagne attorno al paese, spingendosi oltre il territorio platiese, percorrendo a piedi impervi sentieri tra dirupi e rocce inaccessibili. Era originario di Bova mio padre, la nonna Francesca e il nonno Nino litigavano in grecanico per non farsi capire dai figli. Mandato a Platì come maresciallo dei carabinieri, Giuseppe Delfino conosce Maria e resta lì, amato da tutti, sindaco del paese per un breve periodo. Mio padre muore giovane e mia madre, con una modernità non comune negli anni '50 e non consueta per una donna di paese, affitta la casa a Locri nel periodo scolastico per farci studiare. Donna "Marietta" li voleva studiosi i figli, a costo di enormi sacrifici. Poi Messina, la casa dello Studente perchè i soldi erano pochi, un vestito buono in due con mio fratello Franco, per andare a fare esami. La mia militanza da giovanissimo nella DC mi porta a conoscere amici cari di un cammino intero di vita, Riccardo Misasi tra tutti il più amato del mio partito, con il quale, assieme al Vescovo Pierantoni, percorro la Sicilia più nascosta e segreta. La politica, la mia passione. Politica fatta di rispetto dell'avversario, di dedizione aiuto vero all'elettore più bisognoso, nel momento di difficoltà. Per "mazzetta" diremmo oggi compenso ai partiti, caciocavalli, ghiri e pane caldo. Adesso anche la caccia ai ghiri è vietata, come il rispetto tra diversi pensieri, ideologie opposte e interessi sempre messi al primo posto. Ciccio Catanzariti, Onorevole oggi, mio compaesano, vecchio comunista e vero, era il mio antagonista nel nostro paese, sul palco durante i comizi ci attaccavamo, sempre politicamente, ma finito tutto un abbraccio non aveva colore ci accomunava tutti. Non riconosco più la mia terra, non vedo più quell'orgoglio calabrese che ci faceva combattere per la giustizia. Questa mia terra, che ora anche se sono nella pace, mi manca e ne apprezzo ogni granello, è diventata scempio di ogni associazione, di qualsiasi individuo si voglia mettere in mostra dilaniando queste

Mimmo, un uomo che rideva con serietà Venti anni fa, il 17 settembre 1998, ci ha lasciati il diletto amico Mimmo Fragomeni, apprezzatissimo docente di ragioneria all’Istituto Tecnico Commerciale di Siderno. In quella luttuosa e amara circostanza ebbi la forza di scrivere sulla Riviera un lungo e toccante articolo in cui misi a fuoco il carattere adamantino, il valore professionale, la generosità di Mimmo. Non ripeterò gli argomenti trattati. La cappella di Mimmo è nei pressi della mia, dove, da 8 anni, riposa la dolcissima compagna della mia vita. Grazie alla contiguità delle cappelle rimasi spesso, pensieroso e commosso, dinnanzi della sua e portando dei fiori. Mimmo fu un faber suae fortunae. Volle, fortissimamente volle, deporre la divisa di umile marinaio e indossare la palandrana del professore. Sostenne gli esami di maturità tecnica commerciale, e misteri della vita, io facevo parte di quella Commissione, quale commissario di lettere italiane e storia. Mimmo, durante il colloquio, grondava sudore dalla fronte e aveva un notevole tremito alle mani. Non era effetto della fifa d’esami, ma alto senso di responsabilità. Dall’esito degli esami sarebbe dipeso il suo futuro. Superò gli esami, si iscrisse alla facoltà di Economia e commercio, si laureò e dopo alcuni anni divenne ordinario di ragioneria all’Istituto Tecnico Commerciale di Siderno. Fu docente serio, duro, ma molto generoso. Mimmo non si prese mai sul serio, non fu mai musone e intese la scuola come palestra formativa, spirituale, ricreativa. Conobbe l’arte del sorriso, ignota, purtroppo, a moltissimi uomini, alle divinità di tutte le religioni, agli animali, ai robot, alle intelligenze artificiali. Eppure un sorriso allunga la trama al filo della vita. E seppe ridere anche di se stesso. E rideva con serietà. Leggeva gli eventi in chiave goliardica. I morti, caro Mimmo, vivono nel ricordo dei viventi, e tu vivi, parli nel cuore dei tuoi cari e degli amici ai quali mi onoro di appartenere. È un insegnamento lasciatoci in eredità dai poeti: Dante ricordò sempre la sua stilnovistica Beatrice e la immortalò nel fulgore dei cieli; in Laura del Petrarca “morte bella parea nel suo bel viso”; Carducci ci strappò le lacrime con l’immortale pianto antico; Pascoli ci fece sentire l’amarezza della morte con Dieci agosto e la sua Cavallina storna; Felice Cavallotti contempla il busto marmoreo della gentile Adelaide Cairoli e si dispera al pensiero che l’arte, creatrice di capolavori immortali, non possa svegliare dal loro tumulo. E conclude disperato: Mentre al cor che dagli occhi favella Con la cara sembianza perduta, più cocente ritorna, più acuta la memoria del tempo lontan. Mimmo, sei una luce serena e radiosa che non si spegnerà mai nell’animo di quanti Ti conobbero, Ti apprezzarono, Ti amarono. Siderno, 17 settembre 2018. Giorgio Papaluca

poveri carni ormai divorate dagli avvoltoi. Ho combattuto sempre per i più perseguitati, per quelli che erano figli della delinquenza, del malaffare della più nera e sordida società ai margini del lecito. Li ho accolti, inserendoli nella "mia" scuola facendoli studiare cercando di allontanarli da un destino già scritto, ho accolto il pianto delle mamme che spesso ho visto inginocchiate davanti al corpo di un figlio, un fratello, un marito, che non erano sfuggiti a una sorte in agguato. Quanti alunni mi hanno preceduto in questa mia dimensione di luce eterna, quando non era ancora il loro tempo, strappati alla vita e dalle braccia della mia terra. Non ho mai chiuso la porta in faccia a nessuno, ero preside, giornalista, scrittore, tutte cose e titoli terreni, ma sul mio manifesto di morte i miei figli hanno scritto "è morto Totò Delfino". Quello ero per tutti, quello sono e se mi chiamavano come si usa nei nostri piccoli paesi Don Totò, non era titolo dato a un mafioso o come sono stato spesso descritto dagli sciacalli di turno riverenza a un uomo di potere, ma segno di rispetto per un uomo che per loro ne era degno. Ho amato questa mia terra, l'ho fotografata e ne ho scritto tanto, la sua bellezza i suoi personaggi illustri, i piccoli lavoratori, le donne bruciate dalla fatica e dal lavoro le feste le tradizioni, i dolci e i telai, quando usciranno i film di nuova produzione, ambientati tra i nostri vicoli, i nostri Santuari per fare vedere un mondo di violenza, di malaffare di malcostume che vestito avrà la mia terra? Una veste sporca di fango e di vergogna, sarà con il capo chino e gli occhi bassi non solo impoverita e abbandonata, ma anche vilipesa. Se penso a mia mamma che preparava le ceste con le sue sorelle per andare a Polsi per la festa, a noi piccoli che dalla caserma di Polsi guardavamo le carovane con le fiaccole che nella notte arrivavano per la veglia da tutti i paesi, le tarantelle dei giovani che aspettavano quei giorni per vedere la ragazza da scegliere in sposa e fare poi la "mandata"alla famiglia, tutto mi sembra perso, lontano, stravolto da una verità che non lo è affatto, che esalta il marcio e calpesta il bene. Avrei voluto combattere ancora con la mia penna, sparare con l'inchiostro e colpire ancora, in questo mi riconosco boss, ma della scrittura. Avrei voluto scrivere ancora, fotografarti ancora mia bellissima terra e onorarti come spero di avere fatto, ma sono andato via, non per mio volere come chi ti ha abbandonato. Ti guardo e nei miei occhi saranno impressi per l'eternità i tuoi tratti più belli di eterna giovinezza, quelli che fanno dimenticare la malvivenza, il malaffare e il troppo sangue che i tuoi figli hanno versato. Spero che i germogli dei tuoi boschi e delle tue marine possano sempre avere il meglio sulla tempesta e gli uragani che si abbattono su di te e non piegarsi mai a nessun vento. Come ho fatto io, mi sono piegato solo quando è arrivata la mia ora vivendo la mia esistenza da uomo libero e controcorrente. Anna Delfino

Nel tuo imperituro ricordo

GIGI MALAFARINA / 11 SETTEMBRE 1988 – 11 SETTEMBRE 2018

La clessidra del tempo scandisce inesorabilmente una assenza che non è assenza ma dolce struggente oblio che vivifica la memoria del ricordo, la comunione di anime che si ricongiungono nella dimensione dell’oltre, per non dimenticare mai. La sensazione di una carezza fugace, di uno sguardo acuto vivo, di una ridda di parole spesso pronunciate a fior di labbra, sublimano nei nostri cuori l’immagine/volto dell’Uomo, del padre, dell’amico fraterno, che si donava con tanta passione e generosità. Gigi Malafarina aveva una personalità complessa sfaccettata forte ma in un animo di fanciullo. Il suo candore disarmante e la genuina semplicità nel porgersi ai tanti amici e non solo, lo rendevano un Uomo unico e straordinariamente autentico. Nel corso di questi lunghi anni (30) dalla sua prematura dipartita (ci ha lasciati a soli 49 anni!) la vita da lui tanto amata e temuta, ha continuato ogni giorno a rappresentarsi in tutte le sue sfumature in chiaroscuro. Con slanci idealistici e idee progressiste Gigi ha precorso i tempi per divenire a pieno titolo cittadino del mondo, del villaggio globale. Per l’Uomo ma soprattutto per il giornalista “senza frontiere e steccati”, i giovani e tutte le loro insite poten-

zialità rappresentavano il valore di lunga durata del cambiamento positivo, del riscatto culturale e sociale, per essere indiscussi protagonisti dei tempi attuali e non solo semplici e passivi spettatori. Nel nostro imperituro ricordo Gigi non è solo il padre bonario, amorevole, intelligente e anticonformista, ma soprattutto il professionista attento, scrupoloso, passionale nel suo indefesso impegno, nella sua missione sul campo di tante battaglie. La sua eredità non è quantificabile: ha un suo valore “a prescindere” in una società prettamente consumistica, del “usa e getta”. Quante tracce di sé ha lasciato Gigi Malafarina nel suo breve ma intenso percorso di vita. Sarebbe forse molto singolare che tutti coloro che lo hanno conosciuto, amato stimato, potessero ripercorrere a ritroso le tante tappe del suo cammino verso l’alba di un nuovo Domani. Per non dimenticare mai. Per sempre uniti nell’eternità… Ciao Papà Rosamaria Malafarina e famiglia


La vita è

Ogni volta che chiudo gli occhi rivedo le nostre foto più belle

Francesco Cocì

Questa estate ogni volta che prendevo il telefono per scattare qualche selfie con te dopo un po' lo rimettevo nella borsa perché pensavo che le foto non mi servono. Non mi servono perché avevo TE. Perché ti potevo toccare, abbracciare, baciare, mordere, guardare, starti vicino, starti addosso e ogni tanto romperti le palle. Perché potevo litigare con te e poi fare la pace senza discutere, senza dire una parola, perché mi bastava solo un tuo sguardo. Perché ero sicura e tranquilla che tu ci sei sempre e le foto non servono in questi casi.

Ciao

Perché ogni volta che chiudo gli occhi rivedo tutte le nostre foto più belle, quelle che abbiamo vissuto in pieno, quelle che abbiamo sentito sulla nostra pelle, quelle piene di adrenalina e emozioni. Per certe foto speciali non servono i telefoni o le macchine fotografiche. Per certe foto speciali non servono le cornici d’argento. Per certe foto speciali non servono i muri, non servono i chiodi. Perché quelle foto saranno sempre nell'album più bello… chiamato CUORE! Elena Dunova

troppo grande il vuoto che hai lasciato al tuo "Don Jeu"

Ci sono giorni che vorresti che non fossero mai esistiti, notizie che non vorresti avere mai ascoltato e persone che non vorresti mai perdere. Ieri mercoledì 12 settembre è stato uno di questi giorni, sveglia presto perché con tutti gli amici di Pasquino Crupi abbiamo organizzato una giornata di ricordo a cinque anni dalla sua morte. Partenzaper Polsi, luogo mistico e legato alla figura del nostro grande scrittore, soprattutto perché in quella montagna aveva scoperto la fede. In quel silenzio è facile trovare se stessi, anche perché si è completamente isolati dal mondo. Per me Pasquino non è stato solo un direttore ma una persona che mi ha voluto bene e mi ha aiutato in uno dei momenti più difficili della mia vita, la morte di mio padre. Rientrato da Polsi ieri sera, e tornato nel mondo reale, si attiva il cellulare con tanti messaggi e telefonate perse. chiamo mia moglie e sento la voce della disperazione: “Rosá, è morto Ciccio Sotira!”. Il mondo reale alcune volte è proprio una merda, il gelo passa attraverso la linea telefonica, il silenzio diventa assordante, non ci si può credere. Non posso credere... Francesco è un ragazzo legato alla mia stessa esistenza, tante le occasioni in cui ci siamo trovati insieme, in cui abbiamo condiviso sorrisi, bevute, serate, ricordi. Ricordi

perché dopo quella telefonata solo quello mi rimarrà di te, caro amico. La mia amicizia con tutta la famiglia Sotira inizia dal momento in cui conosco mia moglie, entro a Roccella con molte diffidenze e loro sono subito stati amici con me. Soprattutto Antonella,amica di Paola e Vincenzo, con cui da subito si instaura un rapporto speciale. Mi chiamano “Don Jeu” per via della differenza linguistica evidente tra due paesi di appena 12 chilometri di distanza. Ma anche con la sorella Teresa con sua madre Oriana e con don Toto l’amicizia diventa quasi fraterna. Francesco,tra tutti, è speciale, sembra un cucciolo a cui non puoi non volere bene. Insieme al fratello iniziamo a trascorrere le serate con Luca, Fabio, Peppe e tanti altri amici di Roccella. Francesco è bello, alto, solare. Di lui mi ha sempre colpito la naturale ingenuità come se fosse sempre il piccolo della comitiva, la sua sincerità e spensieratezza, la sua capacità di entrare subito in simpatia con chi entrava in contatto con noi. Ricordo un’estate con il cugino di Luca, uno che all’apparenza sembrava un pazzo esaltato, veniva dalla Germania, lui riuscì a farlo entrare nella comitiva senza dubbi, senza incertezze, come se fosse uno di noi, riuscì insomma ad abbattere tutte le possibili divisioni che nei nostri

paesi spesso ci sono. In questo momento cerco nella mente ricordi di Francesco perché il dolore si sopporta solo con la memoria. L’ultima volta ci siamo visti quest’estate al porto, abbiamo passato insieme un’oretta. Mi raccontava di Perugia, dei suoi figli, del trasferimento a Roma, degli amici che si sono persi e di quelli che hanno avuto problemi, era sempre pronto a capire tutti anche i peggiori. Cerco in questo momento delle parole da rivolgere ad Antonella che è sempre stata generosa anche con la penna nei miei confronti e nei confronti di chi ci ha lasciati - penso alle parole che scrisse per ricordare il nostro amico “Miccia” o per altri amici scomparsi di Roccella. Cerco delle parole per Vincenzo con cui abbiamo condiviso bei momenti, lui mi ha sempre dato tutto quello che un amico puó dare. Cerco le parole per Oriana, per Teresa e per la moglie e i figli di Francesco. Queste parole non ci sono, non esistono parole che possono lenire il dolore di una perdita cosí improvvisa e dolorosa. Ciao Francesco, forse eri così speciale che qualcuno ti ha voluto accanto. Rosario Vladimir Condarcuri


23 SETTEMBRE - 14

R

rubriche

Istituito Premio GiornalisticoLetterario per ricordare Totò Delfino Nell’anno del decennale della scomparsa e in occasione del convegno che si terrà il 5 novembre 2018 a Platì, l’Associazione culturale Santa Pulinara istituisce il Premio Giornalistico-Letterario per ricordare Antonio Delfino, giornalista, narratore e storico. Il Premio – con cadenza annuale e la cui cerimonia si svolgerà a Platì – è dedicato al meridionalismo, al giornalismo d’inchiesta e alla divulgazione storica con particolare riguardo alla Calabria, i temi più rilevanti nella lunga attività di Antonio Delfino. Di volta in volta il Direttivo dell’Associazione Santa Pulinara individuerà uno o più vincitori tra coloro che avranno saputo rinnovare l’opera di Delfino nel raccontare e indagare la cronaca e la storia della società meridionale. L’entità e la natura del Premio saranno stabiliti di volta in volta dal Direttivo anche in ragione di eventuali contributi erogati dagli enti locali e/o da privati sostenitori. Il Direttivo si riserva ogni ulteriore comunicazione relativa al Premio tramite il sito ufficiale dell’Associazione, la pagina facebook e le testate giornalistiche locali. Il Consiglio Direttivo Associazione culturale Santa Pulinara

www.larivieraonline.com

CALABRESE PER CASO

Mercati elettorali aperti C’è uno scrittore che non appartiene alla memoria dei più, e non ha domicilio presso le nostre librerie o biblioteche e non è certo tra le più blasonate firme della carta stampata. Ma rileggendo alcuni brani e annotandone qualcuno ritrovato poi nell’universo delle citazioni del web, forse non è tanto distante da noi. Probabilmente dato che era colombiano, la sua riflessione sembrerebbe quasi fisiologicamente ispirata a certe realtà che hanno tristemente reso famosa la sua terra natale. Per Nicolás Gómez Dávila, infatti, Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga. Ora al di là delle riflessioni sull’immediato, e immaginando i sorrisi o le espressioni di assenso che il lettore potrebbe manifestare nel leggere tale frase, potremmo dire che non siamo poi così distanti da una certa verità di fondo. E, cioè, che il consenso ancora oggi non si trasforma in scelta di un rappresentante sulla scorta di una cura proposta, ovvero di un progetto del fare, ma sulla sola e semplice capacità di conquistarsi le simpatie elettorali evitando cure ma distribuendo promesse, quasi in linea con un remake sublime dell’immortale De Curtis, di chi promette di più. Per carità, è vero, qualcuno potrebbe dire che non vi trova una grande novità in tutto questo e che in Italia e nel nostro Sud, ciò sia in fondo la normalità da sempre, campagne legalitarie o di trasparenza politica e di pensiero imperante. Eppure, per quanto tutto questo non sia una novità, è e rimane interessante notare come dal tunnel della politica delle promesse non si esce. Anzi. E non è solo un riferirsi alle alterne vicende di un reddito di cittadinanza, che alla fine stenta a sbarcare sulle coste del Sud, magari perché un lunario così artefatto non trova posto nella casse dello Stato e

meno che mai luce nelle tasche del cittadino. Ma perché, e ciò è ancora più drammatico, ciò rimane un metodo, un modo di fare della vita politica del nostro piccolo Sud. Ora, per carità, comprendiamo bene che la stagione del calcio mercato si è quasi conclusa e che i nostri figli magari provano a esercitarsi a grandi procuratori nella virtualità delle contrattazioni e delle campagne acquisto del Fantacalcio. Tuttavia leggendo i giornali, puntuali come sempre, l’apertura delle prossime contrattazioni per le regionali non è da meno, né nelle premesse meno che mai nel modo. E così, tra chi si guarda intorno per ricollocarsi tra un partito e l’altro, e chi ripropone un film già visto credendo di poter avere qualcosa da dire, nonostante abbia avuto anni per dire e soprattutto per fare, alla fine siamo di nuovo alle promesse e alla solita compagna acquisti con tanto di pubblicità offerta da quel quotidiano piuttosto che l’altro. Sblocco di fondi comunitari a favore dei comuni al di là di programmi possibili, elenchi di risultati ottenuti ma, per carità, solo poco visibili, ricandidature riproposte convinti di poter arginare una deriva verso un populismo di provincia sin troppo evidente rappresentano gli ingredienti di sempre. Ma in fondo, cosa vogliamo? Ci affideremo al solito mantra politico-elettorale convinti che il nostro guardarci attorno offra ragioni per apprezzare qualcosa di diverso. Ma, in realtà, sarà solo il continuare a mettere in campo e servire una nuova abitudine. Quella di trovarsi sempre a dover scegliere una classe politica distante dalle regole del sapere, saper dire, saper fare e, soprattutto saper essere. Giuseppe Romeo

CURIOSITÀ

La fata-cavalletta dei pìnakes locresi

Gli archeologi, che fino ad oggi si sono cimentati nell’interpretazione sacrale e simbolica dei pinakes locresi, hanno riordinato il materiale fittile votivo, rinvenuto da Paolo Orsi più di un secolo fa (1908) nei depositi del Persephoneion in località Mannella, ricostruendo in modo sistematico il linguaggio iconografico relativo al percorso nuziale della ragazza locrese, disponendo le celebri tavolette di terracotta come fossero una serie di sequenze di fotogrammi da “cinema muto”, privilegiando cioè l’elemento archeo-visivo, a scapito di quello archeo-sonoro, contenuto nei reperti archeo-linguistici del lessico greco-bovese: i cosiddetti “dorismi”. Hanno così trascurato, a nostro avviso colpevolmente, qualunque confronto o raffronto con la lingua e la cultura vivente dei Greci di Calabria, dimenticando e talora fingendo di non sapere che i veri protagonisti di questo popolarissimo “film” a puntate, prodotto intorno al VI-V sec. a. C. dagli artigiani della coroplastica italogreca, siamo stati noi grecanici, appartenenti culturalmente e territorialmente alla Chora locrese. Da noi, come a Locri, il matrimonio costituiva il momento culminante della “svolta” sociale femminile, determinando il passaggio di status della fanciulla dal mondo dell’infanzia a quello dell’età adulta. Da noi dunque bisogna partire, e chiunque voglia decifrare il codice ermeneutico di questa singolare “religiosità minuta”, non può evitare di aggiungere alle immagini dei pinakes, l’audio con i fonemi dorici della glossa bovese: la lingua delle classi subalterne del territorio rurale locrese. Si eviterebbero in tal modo numerosi “fraintendimenti visivi” ed errori interpretativi. Un caso emblematico di “fraintendimento visivo” su cui riflettere è sicuramente quello dei pinakes appartenenti al gruppo denominato “cattura della cicala”, secondo la nota classificazione fatta da Paola Zancani Montuoro e accolta da Mario Torelli . Noi tuttavia disponiamo di fondati elementi per affermare che l’insetto ritratto nell’immagine a fianco non è una cicala, bensì una cavalletta, che nulla ha in comu-

ne con le cicale in avorio trovate nelle tombe infantili nella necropoli di contrada Lucifero o con il tipo della cicala in terracotta di Lavinio, offerta alla dea Minerva. Ciò, in primo luogo, perché si vede chiaramente ad occhio nudo che le zampette posteriori dell’insetto in questione sono quelle poderose di una cavalletta che, a differenza della cicala, può spiccare con notevole destrezza lunghi salti anche senza l’ausilio delle ali; e secondariamente, perché la cavalletta qui “inquadrata” con la fanciulla, in una sublime suspense filmica, è somigliante ad altre famose riproduzioni di cavallette, circolanti in Magna Grecia all’incirca nello stesso periodo, come ad esempio quella impressa nello statere d’argento metapontino Del resto, la cavalletta si presta meglio della cicala a simboleggiare (per il suo balzare sempre in avanti e mai indietro) il rito di passaggio matrimoniale al quale la fanciulla locrese si prepara mentalmente e fisicamente a prendere parte, sin da giovanissima, mediante il gioco della “cattura della cavalletta”; non va trascurato inoltre un altro importantissimo dato lessicale: la giovane cavalletta dalle ali ancora inattive, nella lingua greca è tuttora chiamata nymphe , “sposa”, e questo appellativo ci riporta nuovamente a una forma di religiosità popolare pagana, preesistente in area greca, identica a quella rappresentata nei pinakes esaminati. Comunque, la parola chiave per completare il nostro discorso iconimico sulla cavalletta è la parola “trasformazione”. Come avviene alla giovane locrese, che da kore (fanciulla) si trasforma in gyne (donna-sposa), dopo aver abbandonato al tempio una parte preponderante ed esclusiva di sé (i giochi e i costumi infantili), così accade anche alla cavalletta, che si trasforma definitivamente in un essere compiuto in natura, solo dopo aver abbandonato il suo esoscheletro. Questa “prodigiosa” trasformazione-rinascita sta probabilmente alla base della denominazione a fata (la fata), presente in Calabria a Conidoni di Briatico (VV) ; mentre a Ferruzzano, Sant’Ilario e Stilo (RC) con l’e-

spressione a spica da fata (la spiga della fata) s’intende una determinata “specie d’orzo selvatico” , in piena rispondenza analogica con l’immagine del succitato statere d’argento di Metaponto, raffigurante nella parte anteriore la spiga d’orzo e, a destra, la fata/cavalletta . In definitiva, come aveva già acutamente osservato Giovanni Alessio, in un interessante saggio del 1939, in Calabria la cavalletta ha la prerogativa di essere (insieme alla mantide) “ideologicamente” associata quasi esclusivamente a nomi e antroponimi femminili (Caterina, M a r g h e r i t a , Giamantissa, fata, signora). Abbiamo quindi a questo punto dimostrato che lo stadio zoomorfico della fanciulla/cavalletta locrese è determinato, sul piano analogico, dalla comune condizione di nymphe. La giovane sposa vede nella piccola cavalletta un’entità benevola e sacra, che propizia con la sua cattura il raggiungimento dell’agognato traguardo: le nozze al cospetto della dea cittadina Persefone e di altre “divinità garanti”, Dioniso in primis, qui evocato per il tramite della maestosa vite su cui posa la cavalletta. Ebbene, se le nostre osservazioni sui pinakes locresi sono corrette, riteniamo di avere ormai individuato il nome greco e grecanico di questa cavalletta della vigna. Si tratta di un vocabolo appartenente all’antica lingua dorica: attèlabos, da cui discende il dorismo bovese astàlacho oggi utilizzat con il “generic taxon”

che lessicalizza anche altri tipi di insetti acridi e locuste. Che vi sia una speciale predilezione della cultura popolare in ambito dorico-locrese per la figurazione artistica del gioco fanciullesco della cattura della cavalletta della vigna, è un dato di fatto confermato anche da Teocrito, nell’Idillio primo, ai versi 50-53, dove viene descritta una scena di caccia alla cavalletta della vite, affine a quella del nostro pinax locrese: in una coppa di legno (kissybion) magistralmente istoriata, un ragazzino è ritratto nel preciso istante in cui, totalmente assorto nel suo lavoro creativo, costruisce una trappola rudimentale e “intreccia con gambi di asfodeli un bel retino per le cavallette, legandolo col giunco”. L’asfodelo nel greco bovese spàlassi - è adoperato ancora oggi dai pastori grecanici per costruire recinzioni per animali domestici. Recinti, trappole e gabbiette rientrano nello stesso ambito di competenza del piccolo homo faber grecanico che impara, giocando alla cattura delle cavallette, le tecniche costruttive più valide per la sua futura attività di allevatore e, magari, anche quello che potrebbe essere il suo primo mestiere, come si evince dal cognome calabrese Catricalà “costruttore di catriche, trappole”. Pertanto, la fata/cavalletta locrese, attraverso il gioco trasforma non solo le fanciulle in donne, ma anche i bambini, in uomini adulti. Pasquale Casile


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Helvetia-Milano andata e ritorno

La "Top hundred": i vini calabresi tra i più buoni d'Italia Consueto appuntamento ormai da 16 anni con la selezione "top hundred" del duo con il papillon Paolo Massobrio e Marco Gatti che mettono giù una lista di 100 cantine che meritano il podio, senza mai premiare quelle degli anni precedenti. La selezione di quest'anno, viene lanciata in anteprima dall'enoteca on line Tannico che proporrà una serie di chicche in vendita speciale, selezionate fra i Top di quest'anno e le cantine che saranno presenti a Golosaria , dal 27 al 29 ottobre , nell'area WINE . I Top Hundred di Papillon , saliranno poi sul palco di Golosaria domenica 28 ottobre . È lo specchio dell’Italia del vino a cui sono stati aggiunti, da due anni, i "Fuori di top" . Si tratta in questo caso di cantine, per lo più piccole o piccolissime e spesso nuove, con vini eccezionali scoperti a chiusura della selezione effettuata con degustazioni collettive. In questo caso i 40 vini, sono stati promossi direttamente sul campo o da Massobrio o da Gatti, quindi senza passare dalle degustazioni plenarie. A completare il quadro la scelta di 21 “Cantine Memorabili" che rappresentano quelle realtà storiche, già premiate con il Top Hundred, ma che vivono un costante miglioramento della loro offerta. Il vigneto “Calabria” conquista due “Top Hundred”, un “Fuori di Top” e una “Cantine Memorabili”: TOP HUNDRED - “Il Marinetto” 2017, Calabria Rosato Sergio Arcuri, Calabria Rosato Cirò Marina (KR) - “1915” Donnici Magliocco, Cantine Spadafora 2013, Mangone (CS) FUORI DI TOP - “Gaudio” Calabria Bianco 2017, Magna Graecia (pecorello, chardonnay), Spezzano della Sila (CS) CANTINA MEMORABILE - Cataldo Calabretta viticoltore, Cirò Marina (KR) Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Fico del Paradiso FICUS CARICA L. FAMIGLIA MORACEE

Nel percorso che da alcuni anni sto facendo, alla ricerca di biodiversità al limite estremo di estinzione, mi sono imbattuto in tante stranezze di tipo vegetale, che sembrano fatte apposta per incuriosire e non per soddisfare l’esigenza del palato. Del resto la gente resta incantata per tutto ciò che è fuori dalla norma, per la forma e per il colore di un frutto o di un ortaggio e mai per il gusto. Infatti , quando nel settembre del 1910 allestii, nella sede della provincia di Roma, Palazzo Valentini, su invito di Sergio Guidi, dirigente dell’Arpa Emilia Romagna, il mio tavolo di frutti dimenticati, in mezzo a quelli di altre regioni d’Italia, il mio attirò più degli altri l’attenzione, non perché fosse più ricco , lo era, ma perché in mezzo spiccavano le bellissime melanzane rosse di Mormanno, quelle verdi di Bianco e le pere Gabbaladri dalla forma strana ed anomala. La gente si affollava attorno al mio tavolo e chiedeva, prima per i frutti strani, poi per tutti gli altri e ad un certo punto arrivò una bella signora accompagnata da un’amica che mi cominciò a fare domande sui frutti e sulla zona di provenienza. Fu tanto incuriosita che da lì a qualche mese volle venire nella Locride e a visitarla, in pieno inverno, accompagnata da Sergio Guidi; era la dott. essa Vanna Forconi, presidente dell’ISPRA (Istituto superiore per la promozione e la ricerca ambientale). Aveva nevicato abbondantemente ed avendo sentito parlare nel suo ambiente dei castagni monumentali, gravitanti attorno ai ruderi del monastero bizantino di San Giorgio, nel comune di San Luca, chiese se potesse essere accompagnata per visitarli ed allora avvisai Totò Pellegrino di Careri, presidente dell’associazione escursionistica, Gente in Aspromonte, che mise a disposizione la sua competenza ed il suo fuoristrada e ci accompagnò a San Giorgio. Vanna Forconi, in mezzo alla neve in cui affondava oltre il ginocchio, girava instancabile tra i tronchi dei castagni monumentali, fotografando e chiedendo notizie. Rimase sbalordita e affascinata e da quell’incontro scaturì la sua decisione di far partecipare la Calabria, al Quaderno (che è un libro) dell’ISPRA 2012, assieme al Trentino, sui frutti dimenticati e sulla biodiversità recuperata. Visitò anche un mio ulivo dalle drupe candide come la neve, a Ferruzzano, e organizzò assie-

I BRIGANTI

80 anni jettati o’, ventu

me a Sergio Guidi, la consegna di un piccolo ulivo bianco, l’anno successivo, ai giardini vaticani. In relazione quindi alla diversità che desta meraviglia per la forma, si può ascrivere la varietà di fico che, sopravviveva unico, fino a due tre anni addietro nel podere di Benedetto Tuscano, detto Nato, in contrada Stabile, che lo mostrava indifferente ai visitatori che andavano a trovarlo, sia per la sua bontà e disponibilità, che per le piante incredibili che egli ancora possiede, avute dai suoi genitori e che egli conserva con la massima cura. Fra le altre varietà, ricordiamo ancora una volta il cavolo gigante, che può raggiungere l’altezza di tre e passa metri in tre o quattro anni di vita, due varietà di fagioli rari, rose antiche particolari, piante che danno nespole gigantesche, ulivi monumentali di numerose varietà, meli, pere e addirittura l’arancio di Spina, introvabile altrove ecc. Nel settore dell’allevamento del bestiame egli alleva le varietà di animali che la sua famiglia aveva da sempre e così nella sua staccionata ritroviamo solo le Murine (da mus-muris, topo, quindi pecore molto piccole, suricigni, direbbero i pastori) ossia le pecore piccole, bianche, marroncine e nere; le ultime quando invecchiano diventano argentate e le capre, le vere aspromontane di una varietà particolare, però. Le sue capre infatti possono partorire capretti che da adulti potranno essere dotati di quattro robuste corna e talvolta di tre. Non alleva altro e ha avuto il merito, non solo di conservare, ma di diffondere tali antiche varietà di animali. Infatti nelle mandrie che si vedono nel circondario si distinguono gli esemplari che derivano dagli animali di Benedetto, specie nel settore ovino. Fino a quattro anni addietro il fico insolito di contrada Stabile viveva tranquillamente ed unico nel giardino mediterraneo, vicino ad un torrente, ma un giorno accompagnai in contrada Stabile il dott. Piero Schirripa di Locri, che chiese a Benedetto, che tutti chiamano Fortunato o Nato, degli innesti che io usai nel giardino di Schirripa a Locri per innestare un fico; io all’epoca restai indifferente, ma ai primi di agosto andai a Locri ed ebbi modo, di osservare l’albero da me innestato, i suoi frutti, strani, in quanto dalla forma inusuale e di assaggiare un fico, dal sapore delizioso, nonostante il suo aspetto insolito. Orlando Sculli

Il 5 settembre 1938 venivano emanate le leggi razziali volute dal partito fascista di Mussolini, firmate dal re. Verranno abrogate alla fine della guerra, il 20 gennaio 1944. Sono passati 80 anni. La memoria è più... moribonda che mai. È tornato. Ci hanno fatto pure il film, e i film, si sa, sono fatti da visionari, chissà , forse veggenti, in questo caso catastrofisti. Tornau. Ma cui u volìa? Non era megghiu u si staci ‘nto postu soi, cioè u ‘mpernu? Ma io non sono cattolica, e credo nella reincarnazione. Adesso, l’allora pazzoide Benito starà scontando la sua pena ed è un bravo ragazzo di colore che raccoglie pomodori in Puglia a 2 euro all’ora. La stessa sorte che toccherà a Salvini dopo che il suo cadavere diverrà cibo per vermi. È il karma, mica sono io che faccio le leggi. Io preferisco le leggi più sensate del destino piuttosto che quelle emanate da pazzoidi umani, forse umanoidi, anzi, menzi ‘mbiachi i gloria. Ma diciamoci la verità: le leggi sono fatte perché in un dato momento fanno comodo a qualcuno, altrimenti non si spiega tanta pazzia. Ottanta anni fa, delle leggi assurde furono emanate con la compiacenza di tutti, nessuno

Nel corso dell’indagine denominata Helvetia, della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a casa di un indagato è stato acquisito un archivio di straordinario interesse contenente formule e rituali, ma anche regole di vita ‘ndranghetistica. Fra l’altro è stato rinvenuto e sequestrato un manoscritto da parte della polizia federale svizzera su rogatoria dell’AG distrettuale di Reggio Calabria che costituisce la formula rituale per la concessione della dote del Vangelo. Come si forma il Vangelo. Sotto il nome di Peppe Giusto e Peppe Ignazio e Peppe Buono e nostro Signore Gesù Cristo che della terra morto risuscitò in cielo e noi saggi fratelli e formato questo sacro vangello 1 votazione a nome di Peppe Buono e Peppe Giusto e Peppe Ignazio e nostro signore non faccio altro a passare la mia prima votazione sul conto del compagno tizio se fino a questo momento lo conoscevo come un santista da questo momento in poi lo riconosco come un compagno di vangelo fatto a voce 2 votazione a nome Santo Giusto, Santo Ignazio e Ciccu bonu, e del nostro Signore Gesù Cristo passo la mia seconda votazione sul conto del compagno tizio. Se fino a questo momento lo riconosco come un compagno di vangelo fatto e non fidelizzato. Si sforma, si fedelizza e poi si forma. 3 votazione a nome Santo Giusto, Santo Ignazio e Ciccu bonu, e del nostro Signore Gesù Cristo passo la mia terza votazione sul conto del compagno tizio. Se fino a questo momento lo conoscevo come un compagno di vangelo fatto e non fidelizzato, da questo momento in poi lo riconosco come un compagno di vangelo fatto e fidelizzato in questo corpo di società. Analoghe risultanze investigative emergono nell’indagine denominata “Insubria”, della Dda di Milano. In questo caso gli investigatori hanno registrato non solo il rituale ma anche la “fidelizzazione” di quattro persone alla dote del “Vangelo”. «Al termine della recita della seconda votazione i “quattro fratelli” vengono riconosciuti come “compagni di vangelo fatti e non fedelizzati”. Si procede quindi alla “fedelizzazione”, nel corso del quale con un coltellino viene fatta un’incisione sulla spalla sinistra dei proposti. L.G. invita a fare il taglio sulla spalla destra (“tagliettino alla destra, iamu (dai, ndr.)”), ma viene corretto da M. che specifica che per il vangelo l’incisione deve essere fatta nella parte sinistra (“no, il Van… no, il Vangelo è a sinistra…”). Terminato il rito, L.G., facendo esplicito riferimento al segno poco prima inciso sulla spalla, invita tutti i presenti a ripetere la formula (“allora… dite all'unanimità… la vedo, la riconosco e la bacio”), che viene subito solennemente declamata in coro da tutti i partecipanti. La particolare formula trova specifico riscontro nella nota indagine del 1994, infatti, la sentenza n. 1968/98 della Corte Appello di Milano, depositata il 16/05/2000 chiarisce che (pag. 181): “per il conferimento della "dote" di "vangelista" si giura davanti a una pistola e viene poi tracciata una croce sulla spalla sinistra, che tutti i componenti del circolo baciano…”. Proseguendo con la cerimonia, L.G. invita i nuovi quattro “vangelisti”, a ripetere la formula del giuramento, facendo stendere la mano destra (“giuro… di non abbandonare e non rinnegare mai i miei fratelli) …». «Terminato il rito della “fedelizzazione”, L.G. sforma la società del “Vangelo” e i “premiati” ricevono le felicitazioni degli amici. Nel momento di euforia si sente P.A. che ringrazia per gli auguri ricevuti e una voce che si complimenta con B.M.». Al rituale, conclusosi con lo scioglimento della Società, seguiva una fase di indottrinamento durante la quale i «i nuovi promossi» venivano ammoniti «sull’obbligo di riservatezza che deve circondare il nuovo status acquisito, anche in occasione di confronto con altro affiliato del quale si conosca la dote posseduta».

fermò quello scempio. Accadde. A scuola ci hanno abboffati di video atroci sui campi di sterminio, affinché non accadesse più. Evidentemente tutto l’orrore guardato deve aver provocato l’effetto contrario, chissà forse siamo tutti usciti da un laboratorio fascista in cui si giocava a creare demoni umani, gente mezza diabolica e mezza crapa, che non si sa che specie sia, ma esiste, ecco: è tipo un meridionalista salviniano, una razza che MAI avresti pensato che si potesse creare. E invece, voilà! Ecchete! Un rigurgito fascista. Tra poco verranno emanate altre leggi che limiteranno la nostra libertà ma ATTENZIONE: per il nostro bene! Tra poco qualche altro pazzoide emanerà leggi che renderanno alcuni migliori di altri, sempre per la “nostra sicurezza”. E arriverà l’arma peggiore: il microchip. Ma sarà solo perché ci amano talmente tanto che vogliono preservare il nostro benessere. E così diverrà inutile pensare, perché altri lo faranno al posto nostro. E l’unica parola che riusciremo a dire sarà Bbbbeeeeeehhhh! Brigantessa Serena Iannopollo


23 SETTEMBRE - 16

R

attualità

www.larivieraonline.com

Tra serio e faceto ritorniamo sulle questioni ambientali. Nei giorni scorsi sono di nuove fuoriuscite sostanze odorigene dall’impianto TMB di contrada San Leo a Siderno che hanno invaso le case della zona. Ma a minacciare la città ci sarebbero anche sostanze pericolose provenienti dall’area “industriale” di Pantanizzi.

I veleni e gli spiritelli burloni di Pantanizzi

Dopo 15 anni di dimenticanza colpevole di amministrazioni regionali e comunali succedutesi dal 2003, non è possibile rinviare ulteriormente la bonifica totale della BP, che continua a esalare veleni e inquinare tutto il paese.

La Regione Calabria e l’assessorato all’Ambiente, retto da Antonella Rizzo, hanno dimostrato in questi ultimi anni di occuparsi dei problemi ambientali di Siderno: dal problema rifiuti ascoltando le proposte delle associazioni ambientaliste di Siderno al problema BP con questo parziale finanziamento, ai veleni trovati dalla SIKA nei suoi piezometri e poi nei pozzi privati, con un primo intervento per individuare la sorgente inquinante intorno all’area dell’azienda, ma la cui soluzione non è semplice. Non si può pensare che non si intervenga in modo definitivo su queste questioni. Iniziamo con le “buone notizie”: l'Assessorato all'Ambiente della Regione ha versato alle casse del Comune 300 mila euro e si spera che sia possibile recuperare, da qualche parte, altri 200 mila per i primi interventi improcrastinabili alla BP. Il 24 settembre alla Regione c'è un incontro tecnico con ARPACAL e ASP, concordato dall'assessore al Bilancio Fragomeni, ed è prevista una visita successiva alla BP, che i Commissari non hanno mai visto, per controllare la situazione di abbandono e rischio impellente, in attesa di inviare alla SUAP il bando che il Comune ha pronto da alcuni mesi e che si potrebbe far partire con i primi 300 mila €, per completare il lavoro di primo intervento, quando saranno disponibili gli ulteriori 200 mila. Per la soluzione definitiva della bonifica BP, il piano fatto dal Comune prevedeva circa 1 milione e 500 mila, soggetto a ribasso, ed è su questa cifra che occorre ragionare. Dopo 15 anni di dimenticanza colpevole di amministrazioni regionali e comunali succedutesi dal 2003, non è possibile rinviare ulteriormente la bonifica totale della BP, che continua a esalare veleni e inquinare tutto il paese e non vorremmo pensare causa di tante malattie tumorali presenti sul territorio. Non ci sono motivi economici o di cassa che possano giustificare un nuovo rinvio alla risoluzione del problema e in questo senso l’amministrazione regionale deve sobbarcarsi l’onere che i governi precedenti hanno colpevolmente trascurato. Non ci sono scuse plausibili affinché la Regione, anche rinviando al prossimo bilancio 2019 il finanziamento, non trovi i fondi necessari. In questi giorni sono di nuove fuoriuscite sostanze odorigene dall’impianto TMB di contrada San Leo che hanno invaso le case della zona. Dipenderà dalla richiesta fatta in questi giorni da parte della Regione di un aumento di smaltimento di organico? Possono i cittadini sidernesi continuare a doversi sobbarcare rifiuti di altri paesi e i relativi lezzi che il TMB non può sopportare? Dal serio al faceto, la Sika è stata la prima questione che mi sono trovato ad affrontare, quasi per scherzo come ho scritto in un precedente articolo. Ho sempre affermato che collocare un’azienda chimica in quella zona è inconcepibile, ci sono abitazioni confinanti con il perimetro dell’azienda, che emette sostanze

in atmosfera che non sono acqua santa, e fonti autorevoli (Università di California e ASL toscane) affermano che siano cancerogene a più bassi valori di quelli che la norma consente, mi riferisco all’idrogeno solforato (H2S) e anche ai composti organici volatili (VOC in inglese), per non parlare delle polveri fini. Tra qualche giorno dovremmo avere i risultati delle analisi dei campioni dei terreni e delle acque che Arpacal sta prelevando dai 24 piezometri che, con i fondi regionali e il piano predisposto dal Comune, sono stati collocati nell’area intorno all’area “industriale” di Pantanizzi. Speriamo di trovare la sorgente colpevole di questo inquinamento dei pozzi privati intorno alla SIKA e ben presente nei 7 piezometri della stessa azienda. Adesso intervengono gli spiritelli burloni (Poltergeist), perché non so come altro definire la presenza di queste sostanze, misurate nei piezometri dell’azienda dal novembre 2016, subito dopo che la Regione aveva concesso l’Autorizzazione integrata Ambientale, a giugno 2018. In questi due anni sono stati effettuati anche campionamenti da parte dell’Arpacal che ha sempre confermato questi dati, spesso trovando valori molto maggiori di quelli misurati dal laboratorio che utilizza la fabbrica. Sono stati effettuati 6 controlli in questi due anni dalla stessa Sika, sempre nello stesso laboratorio, l’ultimo il 13 giugno scorso, dopo sollecitazione ad aprile da parte del settore Ambiente della Regione di una maggiore frequenza degli autocontrolli (prima previsti annualmente). Ho avuto a disposizione l’altra settimana i dati dell’ultimo controllo e improvvisamente mi è venuta un’intuizione di sommare tutti insieme i valori delle tre sostanze (trielina, cloroformio e tetracloroetilene) di tutti i pozzi.

I risultati parziali di ogni sostanza e di ogni piezometro non sono riportati per non appesantire l’articolo. In un’analisi di luglio 2017 era stato trovato, nel piezometro 1 dell’azienda un valore di Tetracloroetilene di 400 volte maggiore del valore limite e valori di 100, 200 o 300 o più volte superiori al valore limite in altri piezometri o nelle altre sostanze. Anche l’ultima analisi, effettuata a giugno 2018 e con un intervallo lungo rispetto alla precedente, conferma che i veleni sono ancora presenti nei piezometri e nel pozzo di rifornimento dello stabilimento, anzi è uno dei valori più alti di tutti i campionamenti, in particolare il cloroformio presente nel piezometro 1 (valore 61,7), corrisponde a 411,4 volte il valore limite! Mentre nel piezometro 2 (valore 44,54), è circa 300 volte il valore limite! Il tetracloroetilene del piezometro 7 (valore 113,25) è 103 volte maggiore del valore limite! Nei diversi campionamenti ci sono valori delle diverse sostanze cancerogene che superano 100 volte i valori limite. Per quanto riguarda la somma totale aggiungo questi dati: SOMMA TOTALE DEI VALORI DELLE SOSTANZE CANCEROGENE PRESENTI IN TUTTI I 7 PIEZOMETRI DELLA SIKA E NEL POZZO ESTERNO CHE RIFORNISCE L’ACQUA ALL’AZIENDA

Data 29-11-2016 30-1-2017 11-4-2017 25-07-2017 24-10-2017 13-06-2018

Valori totali 621,75 890,51 581,75 2503,19 524,05 744,41

Valori in microg/l. Nel primo campionamento di novembre 2016 non era stato analizzato il pozzo esterno. Esiste un picco nel luglio 2017, ma negli altri periodi i valori non lasciano tranquilli, variano i singoli valori delle diverse sostanze per ogni piezometro o pozzo, ma la somma delle tre sostanze rimane alta, quasi come se le sostanze si modifichino e si trasferiscano da un piezometro all’altro. COME SI EVINCE LA SOMMA DI TUTTE LE SOSTANZE (cloroformio, tricloroetilene e tetracloroetilene) oscilla intorno a un valore medio (valore medio 671). Le sostanze cambiano valori, sempre molto maggiori di quelli limite, eccetto l’ultima di giugno in cui il tricloroetilene si è abbassata in 3 piezometri sotto il valore di riferimento. Per cui io vorrei trovare questi spiritelli burloni che si divertono a passare da un piezometro all’altro, confondendo le acque e acchiapparli per capire di che pasta sono fatti e da dove provengono. Oppure la soluzione è più semplice di quello che pensiamo?



23 SETTEMBRE - 18

R

cultura www.larivieraonline.com

Ai due bracci della nostra Montagna - Roccaforte e Careri uno, e Canolo l'altro - il 17 settembre scorso per tre scuole non è suonata la campanella. Riportiamo le riflessioni di Giuseppe Bombino, presidente ad interim del Parco Aspromonte, di Giovambattista Bruzzaniti, sindaco di Samo, e dello scrittore Gioacchino Criaco.

Non tradite l'Aspromonte: lasciate che i bambini vadano a scuola Per tre scuole dell’Aspromonte lunedì scorso non è suonata la campanella. In seguito alla protesta dei genitori, il 20 settembre, presso il palazzo del Governo a Reggio Calabria, il Prefetto Michele di Bari ha convocato una riunione per affrontare la mancata apertura del plesso della scuola primaria “Perri” di Careri e del plesso della scuola primaria di Canolo Melia. A queste due si aggiunge la chiusura dell’unica scuola di Roccaforte, a causa della quale bambini in tenera età saranno costretti a percorrere ogni giorno 50 chilometri su strade che, soprattutto, nel periodo invernale sono soggette a frane e smottamenti. Il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, non viene, quindi, riconosciuto ai bambini di tre paesi dell’Aspromonte. Sulla questione sono intervenuti in tanti. Giuseppe Bombino, presidente ad interim del Parco Aspromonte, parla di “un tradimento programmato verso una intera generazione. Ci vorrà pure un esercito di maestre elementari per vincere la mafia (Gesualdo Bufalino). Ma ora, dateci almeno un’aula, in Aspromonte, e il diritto di sederci dove le nostre Madri ci hanno fatto nascere. Si elevi la Dignità e l’Istanza del Popolo della Nostra Montagna, con la civile protesta che sempre l’ha unito nel dramma. Affinché la concezione dell’idea egualitaria, che dovrebbe edificare il sentimento metropolitano, non rimanga il tratto di una penna scritto con l’inchiostro simpatico”. A mobilitarsi il sindaco di Samo Giovambattista Bruzzaniti che ha denunciato il ridimensionamento dell’offerta scolastica di chi frequenta l’ITC “Macrì” di Bianco rivolgendosi all’Ufficio Scolastico Territoriale di Reggio Calabria e all’assessore regionale Maria Teresa Fragomeni con la speranza che possano essere presi urgenti provvedimenti. “Si fa presente - scrive Bruzzaniti - che tale imponderabile scelta penalizza fortemente i bambini che si troverebbero un’offerta scolastica fortemente carente e disorganizzata considerando la differenza di età e di programmi educativi tra i vari anni scolastici. Inoltre è doveroso evidenziare che la pluriclasse così formata è frequentata da due bambini con grave disabilità che necessitano di “sostegno scolastico” e che il punto di erogazione più vicino al nostro Comune (ITC di Bianco) dista 12 km e pertanto anche la soluzione di portare i bambini in tale punto di erogazione è impercorribile per

limiti di legge (...). Si chiede ai responsabili dell’Itc “M.Macrì” e dell’Ufficio Territoriale Scolastico di Reggio Calabria di provvedere con effetto immediato alla riapertura della pluriclasse e all’Assessore Fragomeni di chiedere un autorevole intervento presso gli organi competenti per ripristinare le classi secondo l’organizzazione dell’anno precedente e perciò con l’istituzione della doppia pluriclasse (1^, 2^ e 3^) e (4^ e 5^) considerato che la Legge prevede la possibilità del mantenimento del servizio anche in presenza di un numero di bambini inferiore”. “Non ho mai fatto appelli - scrive, invece Gioacchino Criaco - vi aderisco spesso, e non penso di scuotere chissà quali coscienze con le mie chiacchiere. Ma a Roccaforte del Greco, uno dei pochi baluardi, insieme a Bova, Staiti, della Grecia calabrese, hanno chiuso la pluriclasse che permetteva a cinquanta ragazzini di andare a scuola e di restare e crescere in Aspromonte. Cinquanta figli di Mana Ji che saranno giornalmente deportati davanti allo Jonio, e che inevitabilmente si trascineranno dietro le famiglie, per un nuovo distacco che sarà definitivo. Fare cinquanta chilometri di tornanti montani, ogni giorno, si capisce che non sarà un’impresa di lunga durata. Ci sarà una resistenza breve e una resa, l’ennesima per i greci calabri. Un popolo lo si ammazza in molti modi, e gli aspromontani li hanno assaggiati tutti. Ci allontanano, ci disperdono e uccidono una cultura millenaria. Se resistere e combattere ha un senso, pretendere il mantenimento della scuola a Roccaforte, dovrebbe essere una di quelle cause nobili per cui è necessario battersi. E se uno volesse fare retorica ci sono migliaia di prebende a enti e persone inutili che potrebbero essere stornate a favore della scuola. Ma anche se non ci fosse un solo spreco, bisognerebbe spendere qualsiasi cifra perché gli aspromontanini continuino ad avere una scuola in montagna. Uno Stato padre non dovrebbe avere bisogno di appelli o stimoli per fare quello che è giusto. Ma la giustizia non frequenta rilievi troppo alti, non ama passeggiare sopra le nuvole. E ve l’ho già detto, cari sudici, che il destino non esiste, che tutto dipende dalle azioni responsabili. E in fondo gridare che la scuola di Roccaforte non deve chiudere non è neppure una grande impresa. Possiamo fare un favore grande a noi con un impegno esiguo. Resistere non può essere solo opposizione, è combattere”.

“Si elevi la Dignità e l’Istanza del Popolo della Nostra Montagna, con la civile protesta che sempre l’ha unito nel dramma. Affinché la concezione dell’idea egualitaria, che dovrebbe edificare il sentimento metropolitano, non rimanga il tratto di una penna scritto con l’inchiostro simpatico”


SIDERNO

Torna la “Festa de l’Unità”: occasione di confronto, riflessione e svago Il cortile della Biblioteca Comunale di Siderno ospiterà, oggi e domani, una due giorni dedicata a temi di stringente attualità, ma anche a esposizioni, rappresentazio ni e suoni che ci mostreranno il bello della nostra terra.

Partirà oggi la due giorni della “Festa de l’Unità”, che riunirà a Siderno, presso il cortile della Biblioteca Comunale sita in via Reggio 1, i circoli del Partito Democratico del nostro comprensorio. Ricchissimo il programma, imperniato su tre differenti incontri-dibattito destinati a sviscerare tre temi di stringente attualità. Alle ore 11 di oggi, domenica 23 settembre, inaugurerà la due giorni il confronto dei Giovani Democratici su “Migrazione e opportunità di studio e lavoro in Calabria”, le cui conclusioni saranno affidate al deputato PD Antonio Viscomi. Alle ore 17:30, dunque, sarà lasciato spazio al dibattito “Diritti negati e società paritaria”, che vedrà come ospite d’onore la deputata PD Enza Bruno Bossio e, alle ore 19, “Calabria, la percezione della ripresa dentro l’emergenza sociale”, le cui conclusioni saranno invece affidate al presidente della Regione Mario Oliverio. Nella giornata di domani, lunedì 24 settembre, invece, alle ore 19 si discuterà di “Crisi della forma partito e nuove modalità di partecipazione democratica”, tema in merito al

quale si esprimerà anche il presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto. Ma la due giorni sarà caratterizzata anche da momenti di svago, incarnati non soltanto dalla possibilità di gustare i prodotti della nostra terra grazie agli stand gastronomici e alle piccole esposizioni che saranno allestiti per l’occasione, ma anche dalla partecipazione di compagnie, associazioni e artisti che offriranno straordinari intermezzi culturali, ludici e musicali. Dopo la pausa pranzo di oggi, infatti, alle ore 16, l’associazione teatrale “Il Sorriso” metterà in scena la rappresentazione in vernacolo “Fidanzamento a sorpresa” mentre, dopo i convegni del pomeriggio, alle ore 21, sarà Manuela Cricelli a conquistare la scena grazie a uno straordinario concertotributo a Rino Gaetano. La giornata di domani, invece, sarà inaugurata alle ore 16 dal 1º torneo di “Burraco PD” organizzato dall’associazione ASD Burraco Siderno cui faranno seguito, dopo il convegno pomeridiano, lo spettacolo del cantastorie Nino Racco alle ore 21 e l’estrazione della Riffa alle ore 22:30.

LA CALABRIA ANDRÀ A LOS ANGELES?

“Dogman” potrebbe vincere l’Oscar come miglior film straniero

È già iniziato il conto alla rovescia per la cerimonia di consegna degli Oscar, che si terrà a Los Angeles il prossimo 24 febbraio e, con esso, è iniziata l’opera di selezione del film italiano che potrebbe accedere alla competizione utile a conquistare l’ambita statuetta di miglior film straniero. Dopo l’exploit di “A Ciambra” di Jonas Carpignano, considerato dall’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive multimediali il film più indicato a rappresentare agli Oscar 2018 il nostro Paese, anche quest’anno potrebbe esserci un po’ di Calabria a solcare con fierezza il Red Carpet. Tra i 21 film italiani che, usciti tra il 1º ottobre 2017 e il 30 settembre 2018, potrebbero partecipare alla lunga notte degli Oscar, infatti, figura “Dogman” di

Matteo Garrone, la struggente pellicola che ha portato sul grande schermo la vicenda di cronaca del “canaro”, magistralmente interpretato dall’attore reggino Marcello Fonte. Certo, il thriller di Garrone dovrà vedersela con una concorrenza spietata, costituita, tra gli altri, da “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher e dal favoritissimo “Napoli Velata” di Ferzan Ozpetek. Per sapere su quale lungometraggio sarà ricaduta la scelta dell’ANICA bisognerà attendere martedì 25 settembre, data in seguito alla quale, lo ricordiamo, il film dovrà essere scelto da un comitato di selezione americano (tagliola che “A Ciambra” non riuscì ad attraversare) prima di poter entrare di diritto nella fatidica cinquina di finalisti per l’ambito premio internazionale.

Roccella Jonica: Al Castello l’eternità delle opere in pietra di Mariella Costa È attiva già dal 25 agosto e resterà aperta al pubblico fino al 30 settembre la mostra personale di arte contemporanea dell’artista Mariella Costa nelle sale del Palazzo dei Principi Carafa di Roccella Jonica. “Specchiarsi nell'eterno” (Magia al castello) è il titolo della kermesse artistica dovuto all’eternità delle opere in pietra e alla magia dell’atmosfera creata dall’interazione tra la bella location e le interessanti opere pittoriche e scultoree. Per chiudere in bellezza, giorno 29 settembre avrà luogo il finissage d’A.M.O.R., nome ottenuto diligentemente dalla scrittrice Rossella Scherl dalle iniziali delle protagoniste: Antonella Iaschi poetessa, Mariella Costa artista, Oana

Corina Mathia mezzosoprano, Rossella Scherl scrittrice e lettrice espressiva saranno le protagoniste di quella che ha tutte le carte in regola per essere una serata di pura magia. La Costa nello stesso mese di settembre ha avuto il piacere di avere alcune opere in mostra nella città di XI’AN in Cina, in occasione del tour del tenore calabrese Amerigo Marino. The silk road, la via della seta, il titolo dell’esposizione nel paese del sol levante che ha suscitato l’interesse dei numerosi visitatori. Bella soddisfazione anche per “Amore e Psiche”, opera in marmo Trani ed affresco esposta al Museo del Presente di Rende (CS) per l’evento Geni Comuni.

La mia terra E torno! Ai miei declivi e agli uliveti, stanco quanto non sai materna terra! Alma genitrice benignamente d’umiltà vestita, dolce di vetustà sublime e pura, vituperata altrove e ignorata, quanta beltà tra le tue balze aleggia non saprà mai foresto e gnorri. Io ti ritrovo piccola e silente antica di sventura e stanca coi sassi aspri elevati al sole e tra le forre il verde peregrino. Fugaci nubi e voli di gabbiani arabescano il cielo e un vento franco vellicando le fratte modulando va. Calabria mia! Io t’amo oltre la tua gente, oltre il mare dolce e grintoso, oltre il cielo venato e incerto, oltre l’aria lieve e pungente. Di sera quando gli ulivi diventano neri e la merla sfiora i roveti del sito ti sento più mia: funerea macchia dal respiro immane ti elevi sull’onde fragorose e sane occhieggiando dai porti. È l’ora! Reggio si affretta per finire il giorno perché Cosenza ha chiuso gli occhi sparsi e Catanzaro penzola assonnata mentre Gioia si ferma ormai sfinita. Locri già dorme con Siderno a lato. Tropea si specchia ancora nel suo mare blu e Nicotera si appisola pian piano. Stilo s’annotta ormai col suo tesoro mentre Squillace imbruna, Sibari tace e la Magna Grecia oscura, Paola chiude le persiane come Scalea e Crotone antica. Tutto tace sulla verde Sila che manda l’aure ad affrettar le imposte. Aulenti effluvi di zagara e mentuccia salgono ai monti dopo i silenzi e la Bruzia dorme. Questo mi appartiene: i momenti della sera quando il vero torna col suo grembo infame a ponderar le spalle del fatal andare. Sento pervadere le ossa erose forse, stanche certamente, a me che vivo momenti sempre rari e sempre più mi riconosco altrove. Qui cade il velo dipinto e il tarlo del pensiero si rinfranca: amica mia… io amo in te la mia malinconia! Giuseppe Pino Vadalà



02 SETTEMBRE - 21

R

x

Arte&co

ANGOLO FOOD LA RICETTA: PASTA ALLA CRUDAIOLA INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 350 gr di pasta, 350 gr di pomodorini, 1 spicchio d’aglio, basilico, 50 gr di ricotta stagionata, olio extravergine d’oliva, sale.

www.larivieraonline.com

Lavate i pomodori e il basilico e tagliateli a pezzetti. Metteteli in una ciotola con l'olio, il sale, l'aglio tagliato a pezzetti e mescolate. Aggiungete la ricotta grattugiata, mescolate, coprite la ciotola con una pellicola e riponete in frigorifero per almeno 2 ore. Cotta la pasta, riprendete il condimento, rimuovete l'aglio e mescolate il tutto. Mettete a riposare ancora per mezz'ora. Impiattate e aggiungete un filo d'olio, qualche fogliolina di basilico fresco ed un ulteriore grattugiata di ricotta.

Rosella Postorino, scrittrice nata a Reggio Calabria, ma cresciuta in Liguria, vince il Premio Campiello col suo libro “Le assaggiatrici”, edito da Feltrinelli.

Una scrittrice calabrese conquista il premio Campiello La Postorino ha svelato un aspetto sconosciuto della seconda guerra mondiale: quello delle assaggiatrici, ovvero donne che dovevano mangiare il cibo di Hitler per assicurarsi che non fosse avvelenato. “Ieri mattina pensavo alla mia pagella di seconda elementare in cui la maestra scriveva che la bambina era troppo emotiva, ed ero arrabbiata con me stessa perché mi sembrava di essere ancora lì, ostaggio di quell’emotività che a sei anni pensavo fosse tipo una malattia cronica. Lo è, in effetti, non passa. Ma ho pensato anche che forse non avrei scritto libri se fossi stata diversa”…. Regala, alle pagine bianche, questi ricordi intimi Rosella Postorino, scrittrice nata a Reggio Calabria, ma cresciuta in Liguria, all’indomani della sua strepitosa vittoria al Premio Campiello col suo libro “Le assaggiatrici”, edito da Feltrinelli. Un vero trionfo con 167 voti su 278 arrivati da una giuria popolare composta da 300 lettori anonimi. Per riuscire a entrare tra i meandri profondi dell’anima umana, è necessario possedere una forte sensibilità, utile anche per entrare nel cuore dei tanti lettori che hanno deciso di votare il suo romanzo. Il Campiello è un premio letterario italiano che viene assegnato annualmente a un’opera di narrativa italiana edita nell’anno di riferimento. È nato nel 1962 per volere della famiglia Valeri Manera, la cerimonia di premiazione si svolge a Venezia. Il premio Campiello è stato vinto, per la prima volta, da Primo Levi nel 1963 con il romanzo “La Tregua”; nel 2012 un altro calabrese ha ottenuto questo riconoscimento: si tratta di Carmine Abate che ha vinto col romanzo “La collina del vento”. Quest’anno è toccato alla Postorino che ha svelato un aspetto sconosciuto della seconda guerra mon-

diale: quello delle assaggiatrici, ovvero donne che dovevano mangiare il cibo di Hitler per assicurarsi che non fosse avvelenato. In seguito, erano costrette dalle guardie a rimanere un’ora sotto osservazione: per loro si trattava di momenti di pianti, di disperazione, ma anche sollievo ogni volta che il tempo passava senza che nulla accadesse. È sottolineato in maniera molto efficiente il contrasto tra il desiderio di saziare la fame e la paura di morire: “Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando”? Siamo nell’autunno del ’43 a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, ovvero il nascondiglio di Hitler, arriva Rosa Sauer da Berlino, ospite dei suoceri per sfuggire ai bombardamenti nella capitale, mentre il marito Gregor combatte sul fronte russo. Viene scelta, insieme ad altre nove ragazze, per mangiare i piatti che escono dalla cucina di Briciola, il cuoco del dittatore. Tra di loro si crea un intreccio di alleanze, amicizie e rivalità. Nel gruppo, Rosa è definita “la straniera”, è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile. Poi nella primavera del ’44 in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore, mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe Hitler. La scrittrice ispirandosi alla vera storia di Margot Wolk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della storia e alla malvagità degli uomini. Il libro vuole far riflettere sugli egoismi, le ragioni dei comportamenti umani, sul confine sottile tra vittima e carnefice, ma soprattutto sul contrasto tra il bene e il male. La dura lotta per la sopravvivenza costringe l’uomo a perdere la propria innocenza e a combattere, con ogni mezzo, per poter scorgere una nuova alba. Tutto ciò è spiegato con una scrittura semplice che permette al lettore di compiere un viaggio, a tratti inquietante, tra la mente dei protagonisti che, vista la presenza costante della morte, vivono una delicata e complessa situazione psicologica. Ognuno dei finalisti ha avuto un testimonial d’eccezione. Per la Postorino c’era Gad Larner: giornalista, conduttore televisivo e saggista, che ha detto: “Che cosa c’entra una giovane donna calabrese con la Germania del 1943? Ho iniziato questo libro con diffidenza e poi l’ho divorato”. Quella bambina che ha 6 anni veniva etichettata come “troppo emotiva”, oggi sorriderà alla donna che è diventata e ringrazierà questa sua qualità che le ha permesso di regalare, pagina dopo pagina, emozioni così forti tanto da renderla vincitrice assoluta del Premio Campiello 2018. Rosalba Topini

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Sara Leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Crinò, Giuseppe Gangemi. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE:

0964342198 larivieraonline@gmail.com www.larivieraonline.com

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

IL COCKTAIL: COCKTAIL AVIATON INGREDIENTI: 60 ml dry Gin, 15 ml maraschino, 15 ml succo fresco di limone spremuto, 7.5 ml crème de violette. Shakerate i primi tre ingredienti con ghiaccio e versare in un bicchiere da cocktail raffreddato. Usate un cucchiaino per versare la crème de violette, che affonderà sul fondo del bicchiere.

IL DOLCE:

MOUSSE RICOTTA E ANANAS INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 300 GR DI ANANAS SCIROPPATA, 1 LIMONE, ½ CUCCHIAINO DI ZENZERO, 250 GR DI RICOTTA, 3 CUCCHIAI DI ZUCCHERO A VELO VANIGLIATO, 200 ML DI PANNA DA MONTARE. Tagliate le fette di ananas sciroppato a pezzetti, mettetele in una ciotola con succo di limone e zenzero, mescolate e lasciate insaporire. Preparate la crema di ricotta lavorandola con lo zucchero a velo e buccia di limone grattugiata. Montate la panna, incorporatela alla crema di ricotta e aggiungere 2/3 dell'ananas sciroppata. Mescolate delicatamente la mousse fino ad ottenere una crema liscia e omogenea. Mettete in ogni verrina una base di pezzetti di ananas e poi ricoprire con la mousse di ricotta e ananas. Guarnite ogni verrina con qualche pezzetto di ananas e successivamente mettete in frigo a raffreddare per 1 ora prima.


23 SETTEMBRE - 22

R

O P O C S L’ORO

the blob

www.larivieraonline.com

Astri nascenti La star indiscussa di questa estate è Massimo Diano che, assieme al suo gruppo “Dipende di te”, ha incantato grazie alla sua inconfondibile tarantella le più afose serate locridee, con un occhio di riguardo per la sua Siderno!

L’invenzione di Portosalvo Tony Bellamina, personaggio unico della Locride, ci ha colpito questa settimana con questa lapidaria affermazione: “Un plauso a mio cugino Gianni u Pompa per aver inventato la festa di Portosalvo”. Ogni altro commento ci pare superfluo.

Co’ Siderno nel core Da Roma, il nostro amico Antonio Cortese, ci invia la foto di una serata dedicata alla nostra Siderno, nella quale possiamo riconoscere l’ex presidente della Rai Walter Pedullà con l’amico Giorgio Calvi.

I Valletti Vincenzo Tavernese, Francesco Falletti, Carmelo Scarfò e Bruno Strangio fanno da splendidi valletti a Benedetta Belcastro, immortalati durante una delle splendide serate di festa che ci ha regalato il nostro comprensorio in questa singolarissima estate 2018… In mezzo ai parmigiani Durante la festa di Portosalvo, abbiamo pizzicato Carbonella Il gruppo etnico in compagnia di Carmelina, Loredana, Paola e Daniela, affaAntonio Fimognari e scinante dai peculiari strumenti musicali in Mimì Giovinazzo, vendita alle bancarelle di Portosalvo, si sidernesi da ormai sono dilettate ad allietare i presenti troppi anni trasferitiimprovvisando dei ritmi che ben presto le si a Parma per rispethanno rese anima della festa! tare i capricci del destino. Poker di professionisti Pino Lombardo, Enzo Lacopo, Ilario Balì e Roberto Naldi sono state le quattro punte della squadra giornalisti della Locride durante l’evento “Magna Locride”: armati di taccuini, telecamere e microfoni, il poker d’assi non ha perso un solo istante della manifestazione!

Vino mon amour Renato Filastro, assieme ad Adele Attisani, si gode i prodotti tipici presentati in Piazza del Martiri a Locri durante Magna Locride, (ri)scoprendo una fortissima passione per il nostro eccezionale vino.

Teleblefari A fare la telecronaca minuto per minuto della Festa di Portosalvo abbiamo incontrato il sempre verdi Geny Blefari che, armato della sua fida telecamera, ha incontrato, intervistato e socializzato con gli avventori giunti a Siderno da ogni parte della Locride.

Ariete State attenti a ciò che dite per non rovinare le relazioni. L’opposizione di Mercurio, infatti, rende difficoltosa la comunicazione. Puntate sulle giornate di martedì, mercoledì e giovedì, quando avrete la luna nel segno e la fortuna sarà dalla vostra!

Toro I problemi di cuore risucchiano tutte le vostre energie! Puntate tutto sulle giornate di venerdì e sabato, in cui potrete contare sulla luna in congiunzione: approfittatene per organizzare qualcosa col partner, lontano dalle preoccupazioni quotidiane. Gemelli La settimana comincia con la luna sfavorevole, ma da martedì torneranno il buonumore e la voglia di fare. Stringerete accordi sul lavoro e domenica sarà una giornata super, nella quale potrebbe arrivare una bella notizia o scoppiare la passione… Cancro Farete conquiste amorose, ma sul lavoro Mercurio sfavorevole creerà qualche intoppo o rallentamento… Attenzione in particolar modo alle giornate di luna sfortunata, quelle di martedì, mercoledì e giovedì. La situazione migliora tra venerdì e sabato. Leone Le cose col partner continuano a non funzionare e sentirete il desiderio di stare un po’ per conto vostro. Mercurio favorevole regala novità interessanti nella prima parte della settimana ma venerdì e sabato saranno, purtroppo, giornate piuttosto nervose. Vergine La vostra settimana si apre con un lunedì decisamente teso, cui seguirà una settimana di malumore e malessere generale. Dovrete aspettare il fine settimana per recuperare al massimo le energie! Sul fronte dei sentimenti, riuscirete a stemperare le tensioni. Bilancia Con Mercurio nel segno, tutto può succedere! Le novità non mancheranno e, soprattutto in ambito lavorativo, avrete una marcia in più. Attenzione, però, a non stancarvi troppo. Tengano gli occhi aperti le ragazze single: sono previsti incontri interessanti! Scorpione Potrete contare su Venere in congiunzione, che vi regala amore, passione e tutto il sentimento di cui il vostro cuore ha bisogno! Tra venerdì e sabato, tuttavia, la luna in opposizione potrebbe creare tensioni: rimandate gli impegni importanti a domenica. Sagittario Avete in mente tanti progetti, ma non vi sentite concentrati. Mercurio vi aiuta a mettere un po’ d’ordine, con martedì, mercoledì e giovedì giornate baciate dalla fortuna, in cui ogni porta vi verrà aperta. Attenti a domenica, con la luna opposta. Capricorno La vostra situazione lavorativa non vi sta dando soddisfazioni. Non preoccupatevi: la musica è destinata presto a cambiare! Intanto concentratevi sui sentimenti: Venere favorevole vi regala amore e passione come non ti succedeva da tempo…

Acquario Sarà una settimana piena di occasioni. Sfortunatamente, però, ti toccherà fare i conti con lo sfavore di Venere, che creerà complicazioni e tensioni in ambito sentimentale. Martedì, mercoledì e giovedì giornate fortunate. Giornate no: venerdì e sabato. Pesci Vi renderete conto di avere al fianco una persona davvero speciale… Venerdì e sabato saranno due giornate piene di emozioni! Lunedì giornata super-favorevole: la luna nel segno vi regala una marcia in più aiutandovi sia in famiglia sia sul lavoro.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.