Riviera n° 43 del 25/10/2015

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LA CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 25 OTTOBRE

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E D RI C LO LA EL D LO SI A N U IN E N O ESCLUSIVA INTERCETTAZI

Chi ha rubato la cioccolata? - Lupo: Hai sentito della cioccolata, vero? - Principe Azzurro: E come no, lo sanno tutti. - Porcellino Jimmy: Si sa pure che fine ha fatto, ma nessuno vuole aprire bocca. - Cappuccetto Rosso: Io non so niente spiegatemi! - Porcellino Jimmy: Hanno rubato un carico di cioccolata da 7 milioni di euro. 250 tonnellate, non so se mi spiego. - Cappuccetto Rosso: E chi è stato? - Principe Azzurro: Ma chi vuoi che sia stato, scusa? Ma quanto si vede che sei una borgatara! - Porcellino Jimmy: È ovvio, quella trucidona della strega cattiva di Hansel e Gretel. Era da un pezzo che doveva ristrutturare la casa di marzapane, ora si farà un castello! Con 250 tonnellate ci si farà anche la piscina, puoi scommetterci, quella zozza! Già vedo secondo piano e mansarda! - Principe Azzurro: Tu sei solo invidioso perché vivi in una casa di mattoni! - Biancaneve: Sì, ma scusate, mica le basterà la cioccolata: con quella ci fa tutte le gittate e i montanti, ma per le pareti e il tetto? - Porcellino Jimmy: Sicuro vedrai che in questi giorni ci saranno sparizioni di camion e camion di Oro Saiwa e savoiardi. Che poi, il tetto! Ma quale marzapane e marzapane! C’era solo un sottile strato di glassa, era tutto amianto sotto. Ho visto io che lo buttava nella palude di Shrek. - Cappuccetto Rosso: E Hansel e Gretel come l’hanno presa? - Porcellino Jimmy: Ah, belli loro, hanno fatto da palo, assieme alla Fata Turchina. Al camionista a un certo punto, con una magia, gli hanno fatto comparire davanti un campo di tulipani, in pieno ottobre. Quello, ché, poi diciamocelo, è il figlio del Principe Ranocchio, e non è propriamente una cima, s’è fermato ad annusare i fiori e raccoglierli per lo stagno, mentre Hansel e Gretel gli svuotavano il camion. - Biancaneve: Si vabbè, perché tu non sai il resto della storia. - Porcellino Jimmy: Come sarebbe il resto? - Biancaneve: Sarebbe che dentro ai tulipani la Fata Turchina chissà che ci aveva messo, di sicuro roba buona, pura, de qualità, me capisci? - Porcellino Jimmy: Ma che stai a di’, scusa? - Biancaneve: E se te lo dico io che me chiamo Biancaneve! La roba era buona, fidati. - Porcellino Jimmy: E quindi? - Biancaneve: E quindi il figlio del Principe Ranocchio, dopo un paio d’annusate s’è messo a saltare ché manco l’Olandese Volante, ed è arrivato direttamente ad Amsterdam dove s’è messo a fare zoccoli di legno. Ora spaccia in tutto il mondo attraverso zoccoli, zoccole, tulipani e cioccolata. Lidia Zitara

Chi sa- rà?


RIVIERA

ATTUALITÀ

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È di qualche settimana fa la pubblicazione sul sito del Comune di Reggio Calabriadi un "Avviso esplorativo per eventuale conferimento di incarichi a tempo pieno e determinato per lo Staff alle dirette dipendenze del Sindaco". Non sono richieste competenze e qualifiche particolari e ad assegnare gli incarichi sarà Falcomatà in persona.

GIUDIZIARIA

L’operazioneNostromo nell’indagine“Acero” ell’indagine “Acero” un passaggio importante riguarda la connessione che gli investigatori della Squadra mobile e dello Sco riservano con l’operazione denominata “Nostromo”, che nel 2002, al termine di una complessa inchiesta giudiziaria, la Procura Distrettuale reggina richiedeva al Gip 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti con varie e articolate contestazioni. All’epoca la genesi dell’indagine, che si è concentrata su un’area ricadente nel comprensorio di Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa Jonica e Roccella Jonica, si è fondata principalmente su una serie di acquisizioni di carattere puramente informativo, grazie alle quali si è appreso che l’organizzazione criminosa in narrativa stava gestendo l’imminente arrivo, via mare, di un cospicuo carico di sostanza stupefacente del tipo cocaina, proveniente dai Paesi del sud America, e in particolare dalla Colombia, tramite i porti Venezuelani. L’attività di polizia giudiziaria scaturita da tale anteposto, fin dalle prime battute ha consentito di convalidare le premesse info-investigative, accreditando l’esistenza, nel territorio di interesse, di una ben individuata compagine criminale il cui campo di azione si estende sostanzialmente su due principali versanti. Quello, per l’appunto, del traffico di sostanze stupefacenti, congegnato su più direttrici operative, e quello derivante dall’illecito e totalitario controllo, nell’area di influenza, dell’attività della pesca e del commercio dei prodotti ittici. Sono state dapprima esaminate le modalità di conduzione di pregressi sbarchi di ingenti quantitativi di droga verificatisi nel litorale jonico reggino al fine di acquisire complementari dati conoscitivi, utili a integrare e indirizzare le successive investigazioni. La progressione dell’attività ha poi permesso di accertare ulteriori e diversificate modalità di realizzazione del traffico illecito da parte della consorteria, attuato tramite il trasporto di ingenti quantità di stupefacente a bordo di autovetture. In quel contesto si è ipotizzato che rispetto all’intera provincia di Reggio Calabria, proprio la fascia jonica rappresenta lo snodo centrale del fenomeno, da cui si estendono incalcolabili propagazioni operanti in svariate aree del territorio nazionale ed internazionale. In tale contesto, saranno ampiamente argomentate sia l’operatività di un sodalizio criminoso, sia la sua totale conformità all’assetto strutturale della ’ndrangheta che, com’è noto, si regge su singole cosche alle quali è riconosciuta una specifica competenza territoriale chiamato "locale". Non a caso, il concetto di territorio costituisce di per sé dato qualificante di un aggregato criminale operante secondo la metodologia dell’art. 416 bis c.p, ed è proprio il concetto di territorio che assumerà un peso fondamentale nell’ambito delle risultanze investigative. La testimonianza dell’attributo “mafioso” alla componente criminosa indagata in “Nostromo”, secondo gli inquirenti, giunge anche a seguito delle risultanze investigative emerse nel corso del procedimento penale convenzionalmente denominato “La Morsa sugli appalti pubblici”, dove insiste in particolare una conversazione registrata all’interno della nota lavanderia “Ape Green” di Siderno che sarebbe indicativa del ruolo rivestito a livello locale e internazionale di determinate “famiglie”. Ruolo che viene approfondito nell’inchiesta “Acero” dove, attraverso altre intercettazioni captate in Olanda, viene rappresentato uno spaccato inedito degli affari e del predominio di consorterie della ’ndrangheta in Italia e all’estero.

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Falcomatà e il suo bando all'insegna della trasparenza che puzza di mistero a storia di Reggio è una storia lunga e travagliata. La storia di una roccaforte del centrodestra passata in mano, dopo diversi lustri, al centrosinistra reggino, nel segno della continuità legata alla, piaccia o no, grande amministrazione Falcomatà degli anni ’90. La ripresa della città è una ripresa lenta ma tangibile, con qualche ostacolo di troppo ma pur sempre attiva. Questo ostacolo non ha tardato a imporsi sulle pagine della vita politica reggina; parliamo di un bando, apparentemente segno di pubblicità e trasparenza, forse non troppo chiaro, un po’ ambiguo e forse fuori luogo, considerata la necessità viva di un ricambio generazionale e di una sempre più crescente necessità di contenimento dei costi comunali: il bando di ricerca degli elementi dello staff del sindaco. Molti dubbi, tuttavia, seguono questa scelta da metropoli d’oltre oceano; innanzitutto i criteri di scelta: il solo titolo di studio. Laurea, diploma di scuola superiore e… scuola primaria. Nessuna competenza particolare richiesta, nessuna qualifica, nessuna predisposizione al lavoro in team, criterio senza dubbio indefettibile per una figura che dovrebbe lavorare in un ambiente dove le iterazioni sarebbero molteplici. Insomma, l’ufficio del Sindaco della città più grande della Calabria dovrebbe essere gestito, oltre che dalla figura del primo cittadino, anche da un gruppo di giovani – o meno giovani, a noi non è dato sapere – senza alcun tipo di esperienza dentro un meccanismo talmente complesso quale può essere un’Amministrazione comunale. Solo un pezzo di carta, solo un'attestazione

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di completamento degli studi, insieme, ovviamente, a un'adeguata capacità di utilizzo di facebook. Nulla di più. Del resto se c’è chi fa politica tramite twitter, chi siamo noi per giudicare la scelta facebook? Ma oltre alle carenze di questo famigerato bando, c’è un’ulteriore considerazione da fare. La retribuzione prevista? Quali sono le cifre? L’assorbimento delle società miste ha portato a un notevole ampliamento del personale del Comune di Reggio Calabria, annunciando addirittura un rischio di licenziamento per tagli ai costi. Considerata questa situazione è davvero necessario aumentarli? Non è forse controtendenza, quando è stato lo stesso primo cittadino reggino a dimezzare i costi degli uffici comunali, tagliando i faraonici stipendi dei manager di scopellitiana memoria, appesantire ancor di più le già deboli casse comunali? Al di là delle “spallate” politiche, delle malelingue da anticipata campagna elettorale, il dato da sottolineare è economico e finanziario. Una scelta simile è necessaria? E inoltre: quale bando, regolato dalle attuali disposizioni normative – amministrative del nostro ordinamento, prevede che sia il sindaco stesso – insindacabilmente, mi si perdoni il gioco di parole – a scegliere i candidati che ritiene più opportuni? Ok la visione aziendalistica dell’Amministrazione comunale, ma forse qui si sta esagerando, specialmente considerato il contesto di una città dove nepotismo e nomine fiduciarie hanno caratterizzato i governi passati della città. Antonio Cormaci

Calabria, fondi Ue salvi... per stavolta Il Por 2014-2020 consentirà alla nostra Regione di valorizzare i suoi punti di forza e promuovere la competitività della sua economia grazie a un potenziamento delle capacità innovative delle imprese locali

a Calabria, stavolta, si salva. Il Por (Programma operativo regionale) 2014-2020 è stato approvato dalla Commissione Europea. Si tratta di un pacchetto di finanziamenti complessivo che ammonta a 2,37 miliardi di euro, di cui 1,78 miliardi stanziati dall’Ue, dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e sul Fondo sociale europeo (Fse). Il momento è di quelli propizi, trattandosi di un passaggio fondamentale per la programmazione delle iniziative legate allo sviluppo del territorio e alla creazione di sviluppi di lavoro. Ricerca, innovazione, digitalizzazione e competitività industriale sono infatti le linee guida di spesa dei quasi 3 mld di euro stanziati. Il pavoneggiarsi politico non è certamente tardato: “Questo programma consentirà alla Calabria di valorizzare i suoi punti di forza e promuovere la competitività della sua economia grazie a un potenziamento delle capacità innovative delle imprese locali, a un migliore accesso alle tecnologie digitali e ad un uso più efficiente e sostenibile delle risorse naturali”, ha affermato il commissario Ue alle Politiche regionali Corina Cretu a cui ha fatto eco il commissario Ue a Occupazione e Affari Sociali, Marianne Thyssen, per la quale “l'intervento del Fse in Calabria sarà imperniato sulla lotta contro la disoccupazione e sul miglioramento dei livelli di competenze. I finanziamenti sosterranno, inoltre, l’incremento di efficienza della pub-

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blica amministrazione. Il 20% delle risorse sarà consacrato alla lotta contro la povertà e all’inclusione sociale dei gruppi più vulnerabili”. Lo stesso Oliverio si è dimostrato molto soddisfatto di questo risultato, visto come una “realizzazione di concrete condizioni di crescita economica, sociale, di lavoro e di modernizzazione”. Sono forse finiti i tempi in cui la Calabria veniva vista come una regione inadempiente e inaffidabile? Non si sa. Ma ancora pesano le dichiarazioni della Hahn, commissario UE, che non meno di 2 anni fa, dichiarò: “Il sistema di gestione e di controllo regionale non è ancora ritenuto completamente affidabile dai servizi di audit della Commissione europea". Una batosta all’allora amministrazione regionale capitanata da Scopelliti. È bene ricordare come la ritrovata fiducia comunitaria nell’affidabilità calabrese è sempre sotto il tacito controllo della Guardia di Finanza, la quale sempre nel 2013 denunciò un “uso distorto e personale dei finanziamenti europei” del Fondo Sociale. Intelligenti pauca, sostenevano i nostri avi latini: ed è bene che la politica calabrese lo capisca. L’assessore Roccisano, che ha disertato un evento importantissimo quale la conferenza “Lavoro e crescita nella macroregione Adriatica – ionica”, sostiene comunque che “ci saranno occasioni per tornare a Bruxelles”. Ma, si sa, la storia è maestra di vita. E non può essere sempre rose e fiori. (a.c.)



La manifestazione

Adesso che quella polemica di matrice politica che non avremmo voluto vedere mai si è placata, è doveroso ricordare la manifestazione di sabato scorso per ciò che è stata, ripercorrendo le tappe importanti di un evento che farà la storia della Locride.

...e le mani vennero messe giù dall’ospedale L

a portata e l’armonia della manifestazione in favore della sanità nella Locride non avrebbe potuto lasciare indifferente nessuno. La grande partecipazione, l’entusiasmo dei ragazzi e la gente affacciata alle finestre per osservare un intero comprensorio che marcia compatto a difesa dei propri diritti, avrebbero pervaso di fiero senso di appartenenza chiunque. Arrivare davanti a quel palco con il sorriso sulle labbra, constatando che il caldo delle undici non faceva recedere di un passo nessuno ma, anzi, veniva ignorato da chi arrivava a ingrossare con flusso continuo le fila di quella che Scura ha voluto sminuire anzitempo chiamandola “folla”, era un segnale chiaro a quelle istituzioni che ci hanno lasciato indietro. Quel fiume composto, poi diventato mare civile ma non per questo meno desideroso di urlare il proprio sdegno dinanzi alla privazione ingiustificata di diritti che gli dovrebbero venire garantiti dalla Costituzione italiana, è riuscito nell’intento di far emergere un disagio che qui si vive quotidianamente e che siamo stanchi di dover subire. Tra coloro che hanno preso parte al grande corteo, giovani o anziani che fossero, non c’è stato nessuno che non fosse consapevole dell’importanza della propria causa, che non stesse in quel momento mettendo cuore, passione e voce per il proprio futuro, per la propria famiglia, per la sopravvivenza di questa terra. Per la prima volta nella storia, la manifestazione più partecipata del dopo Fortugno ha amalgamato Piana e Locride in un cordone unitario e compatto, guidato dalla perorazione di una causa comune, che ha coinvolto tutte le fasce tricolore della zona. Alla solidarietà dimostrata dal presidente della Provincia Giuseppe Raffa ha purtroppo fatto da contraltare la patologica e quasi totale assenza di rappresentati regionali, fatta eccezione per quella tanto coraggiosa quanto scomposta di Federica Roccisano, casus belli di una polemica che buona parte del PD e della stampa ha voluto strumentalizzare per puntare i riflettori lontano dalla vera causa per la quale si stava combattendo quella mattina.

La manifestazione più partecipata del dopo Fortugno ha amalgamato Piana e Locride in un cordone unitario, guidato dalla perorazione di una causa comune

Noi su quella faccenda arcinota e analizzata in ogni suo aspetto non vogliamo più tornare. Le scuse di Giovanni Calabrese e le conseguenti garanzie del presidente Mario Oliverio ci fanno ritenere che da questo episodio increscioso ne possa scaturire qualcosa di buono. Così come qualcosa di buono sicuramente scaturirà dai meravigliosi interventi di Mario Diano, Pino Strangio, Giuseppe Varacalli e Michele Tripodi, tutti impegnati a sottolineare l’importanza della presenza di strutture ospedaliere funzionali e moderne sul nostro territorio, a difendere l’operato dei professionisti che lavorano in condizioni pietose, a condannare gli sprechi per progetti abbandonati a sé stessi dopo investimenti colossali e sottolineare l’importanza storica di un’organizzazione che ha garantito la realizzazione di una manifestazione gemella a Polistena proprio ieri. I discorsi conclusivi del sindaco di Locri e di Monsignor Oliva, veri simboli della manifestazione di sabato scorso, hanno saputo emo-

zionare lasciandoci la sensazione che mai come in questa occasione l’interesse reale sia stato la salute dei cittadini e non il tentativo di nascondere dietro una buona causa una bieca propaganda. Il guerriero Calabrese non avrebbe potuto sottolineare con maggiore enfasi la necessità di restare uniti senza stancarsi mai di lottare per ottenere una volta per tutte ciò che da sempre sarebbe dovuto essere nostro. La pacata eppure ferma esortazione del vescovo, invece, si è concentrata sull’obbligo di non lasciare nel dimenticatoio la grande giornata di sabato, ma sul mantenere vivo il suo ricordo e discuterne nei palazzi del potere per garantire la salute a tutti. Adesso che i cittadini si saranno fatti sentire, che la parte “divertente” è terminata con un successo enorme, è il momento di passare ai fatti e di far partire le contrattazioni politicoamministrative per soddisfare le richieste della Locride e della Piana. Jacopo Giuca


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La lettera esclusiva di Giovanni Calabrese: “Ho sbagliato per amor di popolo” Alcune considerazioni a distanza di una settimana dalla manifestazione“Giù le mani dell’Ospedale”. Grazie alVescovo, alle Associazioni, agli studenti ed al popolo libero della Locride. Una manifestazione libera con una partecipazione mai vista prima che fa tremare i signori del potere. Io non mollo e non mi faccio intimorire da alcuni personaggi che hanno messo in ginocchio il territorio e saccheggiato l’Ospedale. Riconosco di aver fatto però alcuni errori.Vi dico quali

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Cari cittadini della Locride, GRAZIE per aver partecipato alla grande manifestazione del 17 ottobre. Con la Vostra presenza avete dimostrato a tutti che esiste una Locride libera, una Locride che pensa, una Locride che si ribella, una Locride che non ha paura ed alza la testa. I giovani con il loro entusiasmo hanno trascinato tutti, dimostrando con la loro spontanea vivacità il desiderio di vedere un territorio diverso, di avere un Ospedale, di poter continuare a vivere nella Locride. Grazie a Sua Eccellenza Mons. Francesco Oliva per l’impegno sincero ed affettuoso manifestato in difesa della Sanità e del territorio. Mons. Franco Oliva, un uomo leale, un uomo onesto; un uomo che, a differenza di tanti, ha dimostrato in modo sincero l’amore per il territorio della Sua Diocesi. Grazie all’Amministrazione Comunale della mia Città, alla mia squadra, che mi segue, mi esorta e con me crede in un possibile cambiamento per Locri. Noi, il popolo libero, abbiamo difeso la Sanità e continueremo a farlo con impegno e convinzione. La manifestazione di sabato dopo averla ideata e voluta, l’abbiamo affidata al popolo, ai giovani, al futuro. Alcuni Sindaci non hanno gradito che il palco ed palcoscenico per quel giorno non sarebbe stato per loro. Quello era il giorno degli studenti, dei giovani, del popolo libero, del popolo onesto. Io avrei potuto stare sul palco, avrei potuto tranquillamente essere lì. Ma io non c’ero, non ero sul palco. Non ero alla ricerca di gloria come qualche becero malpensante aveva ipotizzato. Ero anch’io tra la gente. Certo e convinto della scelta fatta. Della decisione “imposta” ai colleghi Sindaci. Ho visto il dissenso di alcuni di loro, il loro disprezzo. Disprezzo che poi alcuni hanno formalizzato macchinando e strumentalizzando il caso “Roccisano”. Già, il caso Roccisano. In quel caso ho commesso due errori.

stazione politica, non era partitica, non era contro il Governatore Oliverio o contro il Commissario Governativo Scura, ma era solo una manifestazione del popolo libero, del popolo stanco di subire soprusi. A molti è venuto facile strumentalizzare il mio intervento, la mia rabbia, la mia foga. Io mi sento diverso da questa gente, io mi sento diverso da loro, io sono diverso da loro. Io mi sento uno del popolo; quando parlo lo faccio con lo stesso “mal di pancia” che hanno i cittadini. Io non parlo il “politichese”, io disconosco quel galateo istituzionale di facciata e quel finto perbenismo che ha regolato i rapporti politici sul territorio a scapito della collettività, a scapito di un intera popolazione. Quanto accaduto con Federica mi ha molto turbato ed indipendentemente da responsabilità o colpe mie o sue, Le ho formulato le sincere ed affettuose scuse. Avrei potuto porgere le scuse a Federica per telefono, farlo sui social network, avrei potuto farlo con una nota stampa, strumenti utilizzati da avversari e falsi perbenisti per strumentalizzare l’accaduto e per insultare. No, niente di tutto ciò. Come sempre e senza problemi ci ho messo la faccia. L’ho fatto davanti al Consiglio Regionale, l’ho fatto davanti alla Calabria. Io sono abituato a mettere sempre la faccia, altri sono abituati ad agire dietro le quinte!!! E poco importa se il Partito Democratico, attraverso il suo rappresentante, ha continuato ad offendermi e insultarmi nella mia Città, nella sede del Consiglio Comunale della mia Città. Non mi importa e non mi sorprende. Ma non ho visto nessun rappresentante delle Istituzioni e nessun Sindaco nell’esprimere solidarietà nei miei confronti per le volgari offese del rappresentante del PD nel corso della commemorazione dell’On. Fortugno. È evidente che i poteri forti hanno facoltà di

“Io mi sento uno del popolo; quando parlo lo faccio con lo stesso ‘mal di pancia’che hanno i cittadini. Io non parlo il‘politichese’, io disconosco quel galateo istituzionale di facciata“ Il primo. La stanchezza dovuta ai preparativi mi ha fatto perdere la lucidità che ha sempre contraddistinto le mie azioni. Quando una volta giunti quasi all’ingresso dell’Ospedale me la sono trovata davanti, non ho avuto la freddezza di ragionare, di comprendere bene che qualcuno avrebbe potuto considerare provocatoria la sua presenza. Avrei dovuto evitare il suo intervento. Ma non certamente per Federica. Il secondo. Quando la folla si è inferocita non apprezzando quelle sue affermazioni relative a “quanti siete”, “io non ho paura dei vostri fischi e dei vostri buuh”, non sarei dovuto salire sul palco, avrei dovuto lasciarla continuare a parlare e a farle esporre le proprie considerazioni alla platea, seppur fuori luogo e spropositate. Avrei dovuto abban-

donarla al proprio destino. Avrei dovuto attendere l’intervento dei sindaci del PD in suo aiuto. Avrei dovuto farla umiliare sia sul profilo personale che per l’Istituzione che rappresenta. Perché il popolo, quella gente scesa in piazza per “sfogare” il proprio dissenso ad una Sanità precaria, non voleva certamente sentire le “solite” rassicurazioni e promesse. Ma io sono diverso, non ho mai avuto “cattiveria politica”. Sono salito sul palco per cercare di salvarla, di tirarla fuori da quella situazione, ma Federica e il suo atteggiamento borioso, quel tracotante “io non vado via se non parlo”, la presenza arrogante del Sindaco di Bianco che cercava di imporre alla piazza un intervento non gradito, mi ha portato a reagire, a rimarcare il senso della manifestazione, a spiegare a quelli della sinistra che non era una manife-

offendere chiunque ed i servi di questi non hanno il coraggio di prendere posizione. Io per quelle offese (“indegno” e “Genny la Carogna”) porterò chi le ha proferite in Tribunale, destinando il ricavato alla Sanità locridea e alla gente bisognosa. Tutto qui. Sabato a Locri ha vinto il popolo libero, ha vinto la Locride. E alla Locride va il mio ringraziamento sincero e quello dell’Amministrazione Comunale di Locri. Il ringraziamento al popolo libero della Locride che ha manifestato vicinanza ed affetto e sostegno a continuare la battaglia per la difesa del nostro Ospedale. Gli attestati di solidarietà che mi sono pervenuti da parte di cittadini, giovani, studenti, anziani, malati, operatori sanitari mi hanno commosso profondamente. È per questa gente che in questi anni mi sono battuto con tutte le mie forze per farci riconoscere i più elementari diritti che in un Paese civile dovrebbero essere la normalità. Per Voi, per questo magnifico popolo della Locride, continueranno le mie e le nostre battaglie. Ed allora andiamo avanti. Questa volta ha vinto il popolo, ha vinto il nostro Vescovo che si è schierato con il popolo, ha vinto il buon senso, ha vinto la libertà di manifestare. Noi sabato 17 ottobre eravamo più di 10.000, tanti altri ci hanno sostenuto in altro modo. Oggi siamo di più e ogni giorno accresce sempre più la consapevolezza che bisogna lottare per ottenere i propri diritti. Noi continueremo a lottare. Noi abbiamo manifestato da persone libere, perché NOI non abbiamo né padrini né padroni. Noi siamo un popolo libero. Andiamo avanti. La difesa dell’Ospedale e del territorio non è terminata sabato. Sabato 17 ottobre, è solo iniziata. Giovanni Calabrese Sindaco, Uomo Libero, Servo di nessuno. Sono fiero di essere così. Intorno a me gente libera, gente onesta. Noi i servi non li vogliamo


SATIRA

ANTONIO DE BERNARDO

GAETANO PACI

Sostituto procuratore DDA di Reggio Calabria

Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Darebbe del filo da torcere anche al più avvenente toy boy. Fascinosissimo, con quell'aria da attore americano d'altri tempi. Sarebbe un perfetto volto della giustizia qualora decidessero di girare la 21° stagione di Law and Order. E il suo copione potrebbe anche non prevedere alcuna battuta perchè, come disse Debra Winger rivolgendosi al suo Tunner nel film "Il tè nel deserto": «Per favore smettila di cercare di essere interessante. Non ti dona per niente. Sei troppo bello».

IL FASCINO CHE SOGGIOGA

Non permette al proprio viso di esprimersi con improvvisi impulsi. È sempre teso, iperteso, come una mangusta. Se per sbaglio accenna a un sorriso, con un'arringa severa richiama all'ordine i muscoli facciali che, ubbedienti, tornano immediatamente in tensione, negandosi perentoriamente il piacere della baldoria. Se possiamo permetterci di dargli un consiglio... Antò, e fattela na risata!

IL FASCINO CHE NON SI SCOMPONE

Gratteri piacione; Lombardo junior romantico; Lombardo senior non-so-che; Paci toy boy; De Bernardo mangusta; Cosentino rosè GIUSEPPE LOMBARDO

Sostituto procuratore DDA di Reggio Calabria

I Magis

Ha tutto lo charme del prematuramente brizzolato. Viso pulito e un occhialino da farmacista che trae in inganno sulla sua reale professione. Anche lui ha una scarsa propensione per la risata ma almeno, quando è particolarmente divertito, sorride. Sguardo dolce e rassicurante, da film romantico. Eppure quegli occhi ne hanno viste tante, troppe. Maxi processi di 'ndrangheta, grandi affari economici fino ad arrivare all'oscuro mondo dei servizi segreti. Niente lo spaventa e affronta tutto con il giusto mix di temerarietà, pacatezza e lucidità. Cosa potrebbe chiedere di più una donna?

IL FASCINO DEL BRIZZOLATO

che t


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NICOLA GRATTERI

IL FASCINO PIACIONE

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VINCENZO LOMBARDO

Procuratore aggiunto di Reggio Calabria È uno di quegli uomini che hanno optato per il sorriso. Un sorriso affabile e distensivo in grado di mettere a proprio agio, tanto da farlo "cantare", persino Totò Riina. Il suo sguardo galleggia con destrezza tra il carezzevole e il suadente, l'inquisitore che finisce per metterti in croce e l'accusatorio (con sopracciglia alla Signor Spock) che ti trapassa da parte a parte. Irresistibile.

DOMENICA 25 OTTOBRE

Procuratore della Repubblica di Catanzaro Sì, probabilmente avrà ben poco dell'uomo giovane, forte e vigoroso ma chi l'ha detto che una donna non si lasci ammaliare anche dall'uomo maturo, levigato dalla vita e con il fascino dell'esperienza? Il destino nel nome, dicevano gli antichi Romani, ma anche nel volto - aggiungiamo noi. Incroci Vincenzo Lombardo e pensi: o è un procuratore della Repubblica o un bibliotecario che sognava di diventare procuratore della Repubblica. A gennaio la sua poltrona resterà vacante e la principale preoccupazione delle donne è: il suo successore saprà reggere il confronto? Una nota a parte merita il neo sotto l'occhio sinistro che aggiunge quel non-so-che.

IL FASCINO MATURO

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Ma quale fascino della divisa... il fascino della toga non conosce rivali! Dei veri tombeurs de femmes, i magistrati. Una vita con loro offre numerosissimi vantaggi. Un magistrato non solo ti ascolta ma presta attenzione ai dettagli e spesso è in grado di capirti anche se non apri bocca, non a caso c'è chi tra di loro ha dato alle stampe "L'eloquenza del silenzio". Sempre elegante, al massimo casual ma mai trascurato. Particolarmente brillante, ha carattere da vendere e sa gestire i momenti di stress, anche i tuoi. Non ti dirà mai che hai torto ma che la tua posizione è poco convincente. Non ti liquiderà mai con un NO secco ma ti rassicurerà con un "valuteremo...". Conosce alla perfezione l'ambiente sociale in cui è inserito e sa intervenire in maniera illuminante su qualsiasi argomento. Pensate alla bella figura che vi farà fare durante le serate con gli amici ma anche a una cena chic. Sicuro di sè e intrepido, la polvere pirica e le minacce non lo distoglieranno dal suo obiettivo: non basta vincere le battaglie, bisogna vincere la guerra!

strati...

toghi!

ROCCO COSENTINO

Sostituto procuratore di Palmi

Ha il carisma di Carlo Lucarelli e lo sguardo di Enrico Ruggeri, insomma il trionfo del noir che fa impazzire il rosé, ovvero le donne. Anche se basta il nome come garanzia di infallibilità! Lui il pericolo lo vive e poi lo mette nero su bianco dando alle stampe noir avvincenti, tanto da essere considerato il Gianrico Carofiglio calabrese. Magistrato e romanziere, insomma l'uomo perfetto!

IL FASCINO DEL ROSÉ UN PO’ NOIR


ATTUALITÀ

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DOMENICA 25 OTTOBRE 10

GIOIE E DOLORI DELLA COSIDDETTA

Una nuova sede per “Locride Mare” La Società Nazionale di Salvamento “Locride Mare”, operante operante nei settori: Salvataggio - Antincendio - Protezione Civile - Guardia Costiera Ausiliaria - formazione assistenti Bagnanti con rilascio Brevetto M.I.P., il giorno 18 ottobre, alle ore 17:00, ha inaugurato la nuova sede Decentrata (Centro di Assistenza oncologica) a Siderno, in via Mediterraneo 10/14. «La partecipazione dei cittadini e delle associazioni durante l’inaugurazione è stata davvero straordinaria» ha dichiarato la coordinatrice del centro Emiliana Flamingo. «Oltre a garantire il raggiungimento di obiettivi tipici della Protezione Civile, della quale facciamo parte, ciò su cui abbiamo scommesso con l’apertura di questa sede distaccata è l’assistenza ai malati oncologici, spesso abbandonati a loro stessi in questo territorio. I nostri obiettivi sono quelli di dare pieno supporto psicologico, legale, fiscale e informativo, perché non è raro imbattersi in persone che non hanno ben chiari nemmeno i diritti che gli spettano. Anche per questo siamo riusciti a ottenere il supporto di un team di sette avvocati pronti a concedere consulenza pienamente gratuita a chiunque ne abbia bisogno e, allo stesso modo, stiamo organizzando delle corsie preferenziali per i tanti malati che non possono permettersi di entrare nelle liste di attesa per visite mediche prima delle quali potrebbero peggiorare rendendo di fatto inutile la consulenza medica. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo già trovato molti medici disponibili e pronti, qualora ve ne fosse bisogno, anche a concedere prestazioni gratuite, motivo per il quale ritengo doveroso ringraziare la Locride per la sensibilità dimostrata. «Essendo io stessa una paziente oncologica ha continuato la Flamingo - so bene che cosa voglia dire avere accanto qualcuno che comprenda quanto siano devastanti le terapie e diano il giusto supporto al paziente. Riuscire a sopportare il dolore fisico è proporzionale al benessere mentale, motivo per il quale abbiamo deciso di pitturare i nostri uffici con colori diversi e di avviare un programma di cromoterapia che sia una alternativo alle cure efficaci, ma sempre asettiche e impersonali, che vengono concesse in ospedale». Per l’occasione, sono intervenuti la coordinatrice del centro Emiliana Flamingo, il sindaco di Siderno Pietro Fuda, il Direttore della SNS Locride Mare Giuseppe Pelle, il Dirigente medico ASP RC Rinaldo Nicita e dal Primario Pediatria dell’Ospedale di Locri Franco Mammì. Jacopo Giuca

“GITA SCOLASTICA” Nelle Istituzioni di Giustiniano, nella metà del VI secolo, viene enunciato un principio di grande significato, che noi dovremmo sempre tenere presente quando usiamo le parole: “I nomi soni conseguenza delle cose”, nel senso che col nome indichiamo già gli aspetti e le caratteristiche fondamentali dell’oggetto dei nostri discorsi. Perciò parto dai termini e, facendo riferimento alla mia esperienza professionale, ricordo bene che ogni volta che con i miei alunni programmavamo di andare in qualche posto dicevo loro che stavamo per intraprendere un “viaggio d’istruzione” – o anche una “visita guidata”, della durata di un giorno - e non una “gita”, perché la gita io la faccio con la mia famiglia Grazie all’intraprendenza del sindaco Fuda sono state evitate le lungaggini burocratiche per l’incontro tra i e con i miei amici. Pertanto, “viaggio d’istrusindaci della Locride e il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. È stato possibile discutere del prozione” e “gita” sono due cose molto diverse. lungamento della variante della SS 106. Ricordando al Ministro che il percorso originario prevedeva la La consapevolezza convinta e operativa di costruzione dell’arteria fino ad Ardore, Fuda ha ottenuto la garanzia della quasi totale copertura finanziaria questa diversità da parte degli studenti del progetto e la sua discussione entro la settimana entrante. avrebbe probabilmente evitato la morte di due di essi avvenuta a Milano negli ultimi mesi ed eviterebbe altri possibili drammi e situazioni critiche per il futuro. Perché il viaggio d’istruzione in un’alta percentuale dei casi è effettivamente un problema, soprattutto per le scuole secondarie di secondo livello, dove io ho avuto le mie esperienze. Lo sanno bene i docenti accompagnatori, che nell’acPlatone sostiene che l'inizio sia la metà del tutto. cettare quest’impegno intraprendono un’avQuesta storica affermazione significa che ciò che ventura di grande responsabilità col batticuorende davvero difficile fare, creare, agire è il momenre e dagli esiti incerti, anzi probabilmente to iniziale, ossia rimboccarsi le maniche e incominscontati. Probabilmente, perché non è detto ciare a fare quanto si dovrebbe, perché è al principio che il viaggio d’istruzione (di distruzione?) di qualsiasi progetto che si valutano i costi e i benefinon possa raggiungere, a certe condizioni, le ci in termini di opportunità, che ci si mette maggiorsue finalità istituzionali, che consistono in un mente in discussione, che ci si chiede se siamo davvereale arricchimento culturale, attraverso il ro all'altezza di compiere qualcosa. Ed ecco perché, contato diretto non solo con contesti urbani una volta iniziato, continuare non è poi così difficile. o naturali di particolare interesse e con opere A Reggio Calabria non funziona esattamente così. d’arte talora studiate e ammirate “virtualPrendiamo il caso della statua di Athena posizionata mente”, ma anche con persone e comunità all'Arena "Ciccio Franco" del cosiddetto "chilometro che hanno sensibilità, organizzazione sociale più bello di Italia". La statua è un monumento sime stili di vita diversi dai nostri. Inoltre può rapbolo di questa città; vuoi perché la posizione in cui è ce, una volta compreso come oltrepassare il tutto, presentare un modo nuovo per socializzare. collocata rende la vista dell'Etna un paesaggio anco- hanno ripreso a pescare nel bel mezzo della costruMa se in queste circostanze il termine in ra più suggestivo; vuoi perché, sebbene sia stata mon- zione intorno alla statua. E oltre a loro, c'è da dire genere usato, principalmente dagli studenti, tata erroneamente durante un primo restauro (dove- che i ferri e gli arnesi vari utilizzati dagli addetti ai è “gita”, vuol dire che nell’immaginario collavori, vengono abbandonati nella pavimentazione. va essere rivolta infatti verso il mare), vederla mentre lettivo quando si sale su un pullman per si passeggia, rivolta verso la città, sembra voglia Con ciò non si sostiene che la restaurazione della staandare poi – magari in aereo – a Parigi o a infondere saggezza. Accade, però, che questa estate tua - sebbene, come al solito, non si abbia una data Barcellona o a Praga, ma anche a Roma o a la statua inizi a manifestare apertamente il suo approssimativa del termine dei lavori - sia in stallo Firenze - si va per “divertirsi”, trascorrere oppure che nessuno stia facendo il proprio lavoro. degrado. Il marmo di Trani con cui è rivestita l'incialcuni giorni in spensieratezza e allegria, lonsione e che circonda la statua ha cominciato a perde- Semplicemente è una constatazione, data dall'imtani da casa e dalla scuola. E con un diabolire pezzi. I Vigili del Fuoco lanciano una segnalazio- pressione che né i committenti né i fruitori stiano co retropensiero: trasgredire! Ovviamente ne in merito e si monta un vero e proprio cantiere per prendendo seriamente quanto si è iniziato. Ed è un non bisogna assolutizzare questa rappresenpeccato avere la sensazione, con il progetto appena dare inizio ai lavori, fra l'entusiasmo generale. tazione, ma ritenerla prevalente, sì. Non Il cantiere è ancora lì. I lavori sono iniziati ma proce- iniziato, che si corra il rischio che una cosa bella mancano ragazze e ragazzi, e lo dimostrerandono a rilento. Ciò lo si può evincere dal fatto che, possa essere abbandonata a se stessa. E intanto no successivamente nei posti visitati, che desisebbene la zona sia sbarrata, vietata ai non addetti ai Athena se ne sta lì, con la lancia rivolta verso la città, derano veramente arricchire il proprio sapecercando di lanciare un po' della sua saggezza, un lavori, quindi potenzialmente pericolante, tutte quere e la propria cultura, e non mancano nemste indicazioni sono state bellamente ignorate dai pizzico della sua assennatezza. Chissà se qualcuno meno viaggi abbastanza riusciti. reggini, i quali, con una certa invidiabile nonchalan- saprà coglierla. Appena si prende posto sul pullman si camLidia Caterina Brancia bia registro psicologico, anche con alcune sorprese: alunni tranquilli in classe che si scatenano e viceversa, ma in un’atmosfera lontanissima da quella abituale, che talora, sia pure con misurato controllo, coinvolge anche gli accompagnatori. E se dall’autostrada si lambisce un luogo d’interesse storico, guai a interrompere con qualche breve informazione il nuovo registro psicologico. L’arrivo in hotel è sempre carico di ansia per la fretta di andare nella camera assegnata, in tre o quattro per volta. La camera: il luogo delle insonni “riunioni” notturne; e poi, con o senza balcone? La cosa non è indifferente! A pranzo e a cena – verso i quali c’è in genere un atteggiamento ipercritico – si è puntuali, molto di meno alla partenza mattutina per la visita guidata. I ritardatari, o perché si erano addorE così Monsignore Krzysztof Charamsa, mentati solo qualche ora prima o perché alto prelato polacco, nel tentativo di sotto la doccia (che diventa un rito della “gita”) – sottraggono tempo prezioso alla infierire un colpo durissimo alle gerarconoscenza dei monumenti e dei musei. Qua, chie ecclesiastiche, ha preparato una per i docenti, si verificano spesso i momenti sceneggiata dipinta da vari colori. Molti più deprimenti nel vedere, sia pure pochi giornali, hanno pubblicato il suo volto alunni, ma non sempre pochi, del tutto indifsorridente appoggiato sulla spalla del ferenti alle illustrazioni della guida e, ancora suo compagno. Non so se ci sia da ridepiù grave, all’opera d’arte che sta di fronte a re o da piangere; non stiamo qua a giuloro. Una buona parte, tuttavia, segue con dicare le unioni, tutte uguali se caratteattenzione e interesse quanto viene spiegato rizzate da amori e affetto. Una sola cosa, e, a seguito di domande appropriate, forse, si richiede: riservatezza. Certo nesapprofondito. Il vero problema è il dopo suno sconto ha concesso la Chiesa nei cena. Che fare? Uscire o non uscire dall’hoconfronti di quest'uomo, Monsignore tel? I docenti hanno in genere difficoltà a ma non troppo. decidere, consapevoli delle difficoltà, e qualFranco Parrello che volta dei rischi, che si possono incontrare nel primo caso, ma anche, pur mettendo in x conto una notte insonne, quello che può succedere nel secondo caso (i balconi, la complicità dell’albergatore, …). Tutto sommato, le “riunioni” in camera sono le più accettabili, se tenute sotto controllo. Nonostante quanto detto fin qui, io ritengo che i viaggi d’istruzione non vadano soppressi, anche per non privare di questa risorsa culturale, peraltro pagata quasi del tutto dalle famiglie, quelli che lo desiderano. Ma a condizione di organizzarli bene e sempre nella consapevolezza che i protagonisti sono dei ragazzi, con le caratteristiche della loro età e il forte bisogno di non annoiarsi . Organizzarli bene significa: possedere in anticipo un’adeguata conoscenza di quello che si va a visitare; preparare gli studenti affinché siano anche loro a illustrare le opere d’arte; verificare la corrispondenza tra gli argomenti studiati e i contenuti del viaggio (il Liceo classico non può non programmare un viaggio in Grecia); svolgere un incontro preliminare docenti – studenti – famiglie sui comportamenti da tenere durante tutto il viaggio, prevedendo sanzioni condivise (per esempio esclusione nell’anno successivo) per i trasgressori; non lasciare all’improvvisazione del momento il dopo cena. A me e ad altri colleghi non sono mancate, oltre a quelle negative sopra descritte, belle esperienze, come un viaggio in Toscana (Siena, Pienza e S. Gimignano) e Umbria (Gubbio e Assisi), dopo aver fatto in classe uno studio sulla città medievale e aver visitato Gerace e Stilo. Ma anche a Praga e in Sicilia (Cefalù, Palermo, Monreale, Agrigento, Siracusa, Taormina: un tedesco colto si venderebbe l’anima par un viaggio come questo!). Bisogna, infine, mettere in conto che, per vari motivi, ci sono città che “provocano” il visitatore con lo stile di vita che manifestano e con i divertimenti che offrono, Penso a Parigi e Barcellona. Ma anche questo è cultura. Antonio Scordino

Pietro Fuda accorcia i tempi per il prolungamento della nuova 106

Chi ben comincia... no, stavamo scherzando

L’ANGOLO DI PARRELLO

Monsignore, ma non troppo

...e, lontano da occhi indiscreti, c’è chi organizza un grande evento per il Natale sidernese

Voci sempre più insistenti affermano che il protagonismo, malattia assi diffusa tra gli organi decisionali sidernesi e motivo del reiterato mancato decollo della nostra città, stia volgendo al termine. La voglia di emergere starebbe lasciando spazio a un associazionismo in grado di fare l’interesse del centro urbano. Durante la settimana, infatti, si sarebbero incontrati i vertici delle più disparate associazioni cittadine in vista della preparazione di un grande evento per Natale. Sarà davvero così?





GERENZA

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

È un onore aver lavorato al fianco di Renato Gargiulo Non si può essere d’accordo con quanto scrive Jean Paul nel Titano che “la vecchiaia è triste non perché cessano le gioie ma perché finiscono le speranze”, anzi siamo esattamente convinti del contrario perché “non c’è speranza senza paura, e paura senza speranza” come diceva Giovanni Paolo II ne “la Bottega dell’orefice”. Queste due citazioni sono il desiderio di esprimere (ci sarebbero una infinità di appellativi) un doveroso sentimento di infinita profondità nei confronti del dr. Renato Gargiulo, il quale dall’inizio del corrente anno scolastico ha abbandonato la sua poltrona di DSGA (direttore dei servizi generali e amministrativi dell’Istituto Istruzione Superiore “Marconi di Siderno”, ieri Ist. Tec. Commerciale per raggiunti limiti di età – ovvero è stato collocato in pensione). Non è quindi così automatico il fatto che “finiscono le speranze” perché è sempre esistita nell’uomo (Gargiulo) la determinazione di fare tutto quello che potesse rispondere adeguatamente alle necessità di una comunità scolastica come la nostra. Nella sua più che ventennale attività di direzione amministrativa, coadiuvato sapientemente dal dirigente scolastico prof. Antonio De Leo, dalla sig. Maria Albanese (moglie) e da tutto il personale amministrativo e Ata che nel corso degli anni si è avvicendato nella struttura amministrativa ha saputo dare quell’impulso all’istituzione scolastica facendola proiettare verso orizzonti formativi impensabili nel passato sia a livello nazionale che europeo a favore degli studenti. La chiave di volta di questo sta soprattutto nella professionalità acquisita nel corso degli anni avendo operato come Direttore del Centro Elaborazioni dati dell’Amministrazione Provinciale di

Reggio Cal., subito dopo aver conseguito il diploma di Ragioniere e Perito Commerciale (guarda caso) proprio l’ITC “Marconi” di Siderno. Conseguita la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Messina, nel corso della sua attività lavorativa (studente/lavoratore), gli ultimi venti anni del suo curriculum lavorativo li ha trascorsi a Siderno (gli ultimi due con il dirigente scolastico prof. Francesco Sacco), lasciando tangibili segni di correttezza amministrativa e gestionale, un solco che avrà sicuramente e con altrettanta professionalità la stessa direzione che il nuovo DSGA, dott. Domenico Ammendolia, ha intrapreso da questo anno scolastico “2015/2016. Enucleare tutte le attività che il dr. Renato Gargiulo ha fatto nel corso del suo impegno lavorativo non è semplice basta solo fare riferimento a una miriade di Comuni del territorio (es. Siderno, Mammola Gioiosa Jonica, Gerace, Locri, ecc.) che hanno potuto godere delle sue consulenze sia ragionieristiche che informatiche. Non posso tuttavia non fare cenno a un profilo extra lavorativo che fa riferimento alle sue enormi capacità artigianali nell’effettuare lavori che non prevedevano necessariamente la poltrona “sotto il sedere”, se non quando si tratta di suonare l’organo della cattedrale di Locri nei riti ecclesiastici. Dunque che dire ancora, bravo (questa volta) Renato e che siamo noi ad avere paura di non riuscire perché è molto pesante il patrimonio professionale che hai lasciato, ma siamo altrettanto speranzosi di potercela fare. Si scioglieranno solo così la speranza e la paura o la paura e la speranza in un rapporto simbiotico teso a mantenere vivo gli insegnamenti ricevuti. Beama Nebbia

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DOMENICA 25 OTTOBRE 14

La lettera: Quando l’ingiustizia si chiama abuso di potere Egregio Direttore, Le chiedo di essere ospitata sul suo giornale per esporre un caso di ingiustizia nei miei confronti, perpetrato dai nostri Vigili Urbani. Qualche giorno addietro, (per la cronaca è il giorno 19 ottobre 2015, ore 16:30) dopo aver lasciato la macchina in sosta davanti casa mia per prelevare dall'abitazione una bombola di ossigeno necessaria a mia madre indigente, al ritorno, salita in macchina, mi vedo sul parabrezza verbale di contravvenzione per divieto di sosta. E fin qui niente di particolare, se non fosse che... 1) l'auto di mia proprietà è in sosta davanti a casa mia, in una via, o meglio, in una corte senza uscita, con fondo sterrato, priva di pubblica illuminazione, priva di segnaletica di divieto di sosta, su cui circola solo una bicicletta di qualche abitante! 2) Sul parabrezza è in bella vista il contrassegno comunale di auto autorizzata al trasporto di disabili (tale è lo stato di salute della mia mamma che necessita di accompagnatore e che per ovvie ragioni ha bisogno che il veicolo si fermi il più vicino possibile alla propria abitazione). E in tale occasione ero proprio scesa dall'auto per essere di aiuto a mia madre, bisognosa, come

detto, della bombola di ossigeno. 3) Il verbale elevato dai nostri VV.UU. cita un articolo del Codice che recita "intralcio alla circolazione". Mi domando come faccia un'utilitaria (qual è la mia auto), anche volendo!... a intralciare il traffico, ripeto, su una stradina senza sbocchi (parliamo di Siderno, Vico I Via Martà), in terra battuta, in una posizione urbana periferica, dove difficilmente si può costituire intralcio dal momento che raramente vi circolano veicoli se non una bicicletta di un abitante della via antistante. Ora, e con questo chiudo e ringrazio il Direttore per la gentile ospitalità, mi sia concessa una personale considerazione: sulle nostre strade se ne vedono di tutti i colori, con veicoli in sosta nei punti e nei modi più disparati (ora si sta diffondendo la cattiva abitudine di sostare proprio al centro di una strada laterale chiudendo veramente il transito), e nessuno dei Ns. Vigili interviene; poi ti capita un caso umanitario privo di illeciti e... voilà! pronti i nostri tutori a intervenire con carta e penna! Grazie ai Vigili in servizio il pomeriggio del 19 ottobre alle ore 16:30. Così è la vita! (da noi) Antonella Calderazzo

Poste Italiane, non c’è limite all’ingegno Usando (ma senza uguale padronanza) la penna di Esopo, racconto la favola che segue. Il giorno 6 del mese di ottobre, un mio corrispondente, pagando la tariffa ordinaria di € 3,50, mi ha spedito un plico di posta ordinaria (formato 20x27, perso gr. 130)che ho ricevuto a Siderno (provincia di Reggio Calabria (il giorno 16 dello stesso mese, cioè 11 giorni dopo l’accettazione (alle ore 10:02) nell’ufficio postale di Oppido Mamertina (provincia di Reggio Calabria). Questa è la rapidità dei servizi offerto agli utenti da “Poste italiane”, la quale, da qualche giorno, zitta zitta, nel silenzio generale (ma chi sa se non sia omertà), ha abrogato la posta prioritaria ed ha aumentato la tariffa di quella ordinaria del 35,71% (cioè da 0,70 a 0,95 €). Questa, la posta ordinaria, assicura Poste Italiane nelle bacheche in bella mostra degli uffici postali, viene recapitata entro 5 giorni più quello dell’accettazione [non entro 6 giorni: notare la finezza tipo la pubblicità che offre un prodotto non a 1.000

€, ma a 999] nel 99% dei casi. Io, avendo ricevuto il plico dopo 11 giorni, sono evidentemente incappato in quell’1% non compreso nelle assicurazioni di Poste Italiane. Per completezza, devo aggiungere che Poste Italiane, con grande generosità, mi consentirebbe anche di presentare un reclamo (per iscritto, telefonando ad un numero verde o inviando una mail) ma avvertendomi, con grande correttezza, che, non potendo in alcun modo dimostrare di aver ricevuto il plico 11 giorni pop la sua accettazione (dato che la stessa Poste Italiane, evidentemente per velocizzare le operazioni, non perde tempo ad apporre sulla corrispondenza la data di consegna), non ho diritto ad alcun indennizzo. Concludento: piuttosto che presentare un reclamo, penso proprio che dovrei scrivere a Poste Italiane per ringraziarla di avermi comunque fatto avere il plico. Anche se 11 giorni dopo l’accettazione. E. D.

Ricordo di Cosimo Figliomeni Ho conosciuto Cosimo Figliomeni molti anni fa, nell’Istituto Tecnico Commerciale di Siderno, dove frequentava la terza classe mentre io ero suo preside. Cosimo era una ragazzo affettuoso, aperto e responsabile ma anche contestatore, duro, aggressivo. Non tollerava prevaricazioni, provocazioni, favoritismi,comportamenti donchisciotteschi e irriguardosi. Era rispettoso e generoso e pretendeva rispetto. Se contrariato o offeso scattava subito in lui la molla dell’indignazione e quindi del contestatore irriducibile. Per questo suo carattere ebbe un duro scontro con un professore che aveva espresso giudizi poco eleganti nei suoi confronti dinanzi alla classe. Incollerito rispose per le rime al docente, definendolo caporale prussiano. L’indignazione fu tale che Cosimo decise di abbandonare la scuola. Mi recai a casa sua, nella frazione Mirto, e lo convinsi a ritornare a Scuola assicurandolo che il professore era un mio caro amico e sarebbe stato con lui gentile, rispettoso, benevolo. Naturalmente informai l’amico docente, il quale fu pienamente d’accordo con me. Cosimo ritornò a scuola e da quel giorno, sino alla morte, avvenuta il 24 settembre u.s., io divenni il suo adorato nume tutelare. Conseguì il diploma e fu poi assistente tecnico nella sala macchine. Sposò una bella e gentile compagna di scuola e volle che io fossi testimone di nozze. Conservo, infatti, una bellissima fotografia con i giovani sposi. Cosimo aprì uno studio di commercialista e in seguito, laureatosi in legge, esercitò l’avvocatura. Il suo studio era vicino casa mia e andavo spesso a trovarlo per conversare a lungo con lui. Partecipavano ai nostri discorsi le due gentili, intelligenti, amabili collaboratrici. Mi leggeva le sue belle poesie e chiedeva all’uopo il mio parere sui suoi scritti. E i miei giudizi erano, per lui, insindacabili. Amavo Cosimo come un figlio e lui amava me come un padre.

Era contento e fiero della nuova professione e il suo studio era dotato di una ricca biblioteca di testi giuridici e letterari. Appassionato delle tradizioni popolari scrisse una farsa, “I Carnalavari”, in cui rivive lo spirito dei Saturnali romani, quando gli uomini vivevano nell’abbondanza di tutte le cose e la gente, in quei giorni di festa, si sentiva ed era pienamente uguale. Le farse “I Carnalavari” venivano recitate in tutti i paesi del Circondario e coinvolgevano poeti e persone di cultura tra cui Salvatore Filocamo e Massimo Rodinò che, genio originale e fustigatore dei costumi, istituì anche la morte di Carnevale con rito funebre e partecipazione della cittadinanza. Della cassa del morto, quando terminava l’accompagnamento, si faceva un falò e attorno la gente si abbandonava alle danze, al canto e all’ultimo saluto. Ma Carnevale, dopo un anno, era bello che risorto. Il Carnevale è una manifestazione di vitalità, di lazzi, di battute all’acido corrosivo contro personaggi della vita pubblica in special modo locale. Il Carnevale, come i Fescennini, affonda le radici nel mondo contadino e pastorale, in cui l’homo ludens segna un intervallo tra il lavoro ed il gioco. Cosimo Figliomeni, come scrissi su La Riviera il 30 settembre 2007, “era nato poeta”. Aveva una naturale inclinazione alla poesia che sviluppò di anno in anno con pregevolissime composizioni sia in lingua italiana che in vernacolo. Le poesie dialettali erano composte nell’immediatezza di particolari circostanze scolastiche e politiche. Le prime, soffuse di umorismo, allietavano professori e studenti. Le seconde rivestono carattere civile, perché accompagnano gli avvenimenti politici e amministrativi, sferzano a sangue il malcostume, l’ipocrisia, le menzogne di chi sta nelle stanze dei bottoni, intento solo a difendere i propri interessi e non quelli della comunità. Polemico sino all’invettiva e al sarca-

smo rovente il sonetto scritto in morte di Peppino Bugnano, che portò con sé nella tomba il socialismo sidernese. Altre poesie, le sentimentali, come “A Smuragghia”, composta per il giorno del “mio commiato della scuola”, sono veramente toccanti. Le sue poesie, permeate di delicato sentimento, si ispirano alla bellezza pura come valore totale e supremo, rifugio nell’amore che rende dolci anche le ore buie della vita, alla natura incantevole, un arpeggio che vibra, sale, si espande nell’anima. L’ultima poesia che Cosimo mi ha dato s’intitola

21 SETTEMBRE LA POESIA

Mi siederò un giorno all’ombra delle querce e degli ulivi ove svolazzano rigogoli ad aprile e parlerò col Jonio che fraseggia sotto il grecale vespertino aspettando il tramonto dell’ultimo raggio del mio sole. 21.09.2006

“Spiranza"; un vero gioiello,per struttura armoniosa di versi che effondono un’aria di sottile malinconia e di pallida speranza. Riporto soltanto una terzina: Com’est azzurru ‘nta sti jorna ‘u mari, Non m’u ricordu mai di ‘stu culuri. E ll’occhji non si stancan ‘i guardari! La luna è chiara, così lontana come il primo amore, le stelle si possono contare a una a una. All’alba volo con i gabbiani verso il sole ed accarezzo l’onda con le mani. Tra cielo e mare i pescatori dimenticano le loro preoccupazioni e io canto con loro canzoni d’amore ad alta voce; sono i canti di chi non si rassegna e va sempre ramingo dalla sera alla mattina, accompagnato dalla speranza di un futuro migliore. Nella prefazione al romanzo “Vince l’amore” Cosimo scrisse “Da ragazzo sognavo di fare lo Scrittore: sono convinto che poeta si nasca”. È vero. Vi sono poeti contadini e poeti analfabeti: Cola Napoli, Giuseppe Carlino, Giuseppe Coniglio, Micu Pelle, il bovaro Giomo Trichilo, Salvatore Filocamo, lo scalpellino Bruno Palaia hanno tutti scritto eccellenti opere di poesia che toccano il cuore o presentano un quadro orribile delle miserie umane. Gli antichi Greci e i Romani, non sapendo spiegarsi il mistero della poesia, si rifugiavano nell’intervento divino. È sufficiente ricordare il grande Ovidio, secondo il quale il poeta era ispirato dalla divinità. “Est Deus in nobis”, scrisse l’autore delle “Metamorfosi”; ma già Omero, nel dialogo “Jone” aveva affermato: “Una forza divina spinge il poeta come il magnete gli anelli di ferro”; e Carducci, nella famosa poesia “Il poeta”, afferma “Che sia ciò non lo so io - lo sa Iddio - che sorride al grande artiere - ne le fiamme così ardenti - gli elementi dell’amore e del pensiero”.



ATTUALITÀ

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Locri capoluogo per un giorno nel ricordo di Fortugno Nel decennale dell’assassinio del vicepresidente della Calabria, l’attuale Consiglio Regionale si è riunito nel Comune di Locri per ricordare il politico ma anche per affrontare temi di grande attualità. Come sempre, spazio anche per la polemica... È stata una giornata dedicata al ricordo, quella che ha vissuto Locri lo scorso lunedì. Nel decennale dell’assassinio di Francesco Fortugno le istituzioni locali, Regionali e nazionali si sono riunite in città per dimostrare che la politica non dimentica e che, come dichiarato dal ministro Graziano Delrio, “il sangue di Fortugno non è stato versato invano”. Dopo la mattinata spesa nella visita a Palazzo Nieddu del Rio, luogo dell’omicidio presso il quale è stata deposta una corona di fiori, la sala delle adunanze del Comune di Locri ha ospitato una seduta straordinaria del Consiglio regionale, caratterizzata sì dal ricordo di un grande uomo politico della nostra terra, ma anche dalla discussione di tematiche di estrema attualità. «Quella di oggi non è una passerella politica – ha affermato il Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto – ma è l’impegno di tutti noi per una politica che sappia valorizzare la nostra terra a cominciare dalla Locride. È dunque necessario che Regione dia attenzione istituzionale a questo territorio, perché i cittadini della zona hanno diritto alla sostanza e non alla forma e la criminalità è lo snodo cruciale per lo sviluppo. Bisogna affrontare questo pericolo ed estirparlo per far crescere la Calabria». Spazio è stato dato all’ex Governatore Agazio Loiero, che ha ricordato i momenti successivi all’omicidio Fortugno, ai consiglieri regionali Bevacqua, Caputo, Esposito, Graziano, Cannizzaro, Romeo, al Presidente degli ex consiglieri regionali Priolo, all’ex consigliere regionale Giamborrino, al consigliere provinciale Zavettieri, e al sindaco di Locri Giovanni Calabrese, che non ha potuto non sottolineare come in questi dieci anni non sia stata data alcuna attenzione alla Locride, prima di fare le sue scuse all’assessore Federica Roccisano per quanto accaduto durante la manifestazione per la sanità svoltasi sabato 17 ottobre. Proprio in questa occasione, purtroppo, è stata accesa nuovamente la miccia della polemica (fortunatamente non esplosa) a causa dell’insoddisfazione di Seby Romeo dinanzi alle scuse

prima di parlare di infrastrutture,di sanità, di ambiente e di cultura, “elementi necessari per riacquistare il terreno perduto”. «È indispensabile aprire una nuova fase per tutta la Calabria - ha continuato Oliverio - e per farlo dobbiamo saper cogliere il nuovo scenario e ricollocare la nostra terra principalmente abbattendo i preconcetti che sono la negatività del progresso calabrese. Dobbiamo lavorare per abbattere stereotipi negativi che degradano la Calabria tenendo presente il peso della criminalità che opprime la gente per bene e impedisce lo sviluppo sociale, economico e culturale». Le scuse di Calabrese sono invece state apprezzate dal Governatore, che ne ha approfittato per fare un accenno alla questione sanità, relativamente alla quale ha voluto rassicurare tutta la

Dopo la mattinata spesa a Palazzo Nieddu del Rio, luogo dell’omicidio,il Comune di Locri ha ospitato una seduta straordinaria del Consiglio regionale. evidentemente insufficienti di Calabrese alla collega, che non gli hanno impedito di paragonare il sindaco a Genny la Carogna (al secolo Gennaro de Tommaso), capo ultras del Napoli che sta scontando due anni di reclusione dopo che, il 3 maggio

2014, compì una serie di violenze al termine della finale di Coppa Italia a Roma. Nel discorso conclusivo del Governatore Oliverio è stato concesso spazio alla delineazione di un profilo politico e sociale di Franco Fortugno

popolazione che ogni struttura ospedaliera territoriale, ivi compresa quella di Locri, sarà garantita dalla Regione, che vuole essere un alleato e non un avversario di chi protesta. Jacopo Giuca

DOMENICA 25 OTTOBRE

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RIVIERA

FORMELLE DELLAVIA CRUCIS, STINÀ: "Non provvederò di tasca mia alla recinzione ma sarà aperta una sottoscrizione"

CULTURA E SOCIETA’ IL GRANDTOUR IN CALABRIA

Oggi i racconti e le immagini dei viaggiatori stranieri nella Locride Una serata all’insegna dell’estetica, quella del paesaggio e del racconto, organizzata dall’ALB (Associazione Amici del Libro e della Biblioteca) presso il Bar “Manhattan” sul Lungomare di Siderno, per stasera alle 18. Sarà il prof. Luciano Figliomeno a introdurci alle pagine più belle nelle quali i viaggiatori stranieri hanno descritto la Calabria e la Locride. Da Edward Lear a Norman Douglas, a George Gissing, a Kazimiera Alberti ed Emily Lowe. Un viaggio alla scoperta dell’inatteso, di ciò che spesso anche a noi è sconosciuto, compiuto con mezzi che oggi non pratichiamo più, come il mulo. Solo i trekker più accaniti, gli esploratori più avventurosi, hanno ripercorso, a piedi, quelle stesse piste, per la maggior parte rimaste immutate. Un viaggio nel cuore della Calabria, quindi, alla riconquista di ciò che è più nostro e più caro, ma visto con l’occhio di chi viene da fuori, pronto a cogliere bellezza ma anche disagio. Il Grand Tour era una sorta di viaggio di formazione, che molti giovani di ricche famiglie, compivano per conoscere le bellezze del mondo e d’Italia. All’inizio il Grand Tour si fermava a Firenze (“Camera con vista” ha proprio quest’ambientazione), per raggiungere occasionalmente Roma. Già ai tempi di Goethe però la vera meta era Napoli, dalla quale si partiva in traghetto per raggiungere la Sicilia. La Calabria veniva ancora una volta saltata a piè pari. Non furono tantissimi coloro che ebbero l’intelligenza e la volontà di raggiungere la Calabria e visitare i relitti della Magna Grecia. Oggi, per chi vorrà, ci sarà di che arricchire le proprie conoscenze ed esaltare i sentimenti. L’evento si pone all’interno della campagna nazionale promossa dal Ministero dei Beni Culturali, “Ottobre Piovono Libri”. La Redazione

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Biblioteca Greco, un grande patrimonio per la Locride

Mercoledì 28 ottobre, presso la sala della cultura di Locri sarà presentata la nuova «Biblioteca Greco»: uno straordinario patrimonio di 9500 libri. Stimo parlando sicuramente di una delle più importanti iniziative culturali dell’ultimo decennio. Quindi tutti presenti al Palazzo della Cultura di Locri, a partire dall’ore 17,30 di mercoledì prossimo.

Con Jonas Carp Calabria approd E SUI GRANDI SCHERMI MONDIALI È

Ha vissuto nel Bronx e studiato cinema a New York. Poi conosce Gioia Tauro e se ne innamora. Inizia qui la sua parabola cinematografica: prende per mano la Calabria e le fa fare il giro del mondo.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Il Filmmaker Magazine, rivista di riferimento del cinema indipendente, ci avverte: Jonas Carpignano, classe 1984, è uno tra i 25 volti del cinema da tenere d’occhio. Ha studiato alla scuola di cinema della New York University. Suo padre è italiano, sua madre afroamericana delle Barbados, il nonno paterno è tra gli autori del nostro Carosello e lo ha cresciuto a latte e Visconti! Il suo ultimo lungometraggio, “Mediterranea”, un viaggio di due amici dall’Africa a Rosarno, ha ricevuto a Cannes una roboante standing ovation. La stampa internazionale lo acclama, primo tra tutti il britannico “The Guardian” che, assegnandogli 4 stelline su 5, scrive: “Se un film così ricco e illuminante come Mediterranea uscisse per ogni questione complessa trattata sui giornali, forse tutti i problemi del mondo potrebbero risolversi”. Per la distribuzione di Mediterranea, Jonas Carpignano è riuscito a stipulare accordi con ben 15 paesi, tra cui Francia, Germania, Stati Uniti e Australia. Il tutto mentre la Calabria Film Commission spiattella senza vergogna un sito in costruzione. Abbiamo raggiunto al telefono questa stella del cinema di un domani che è già oggi. Quest’anno grazie a te Cannes è stata “Mediterranea”! Perchè hai deciso di girare questo film? Volevo continuare a sviluppare il lavoro che avevo incominciato con il mio corto “A Chjana” e guardare più in profondità al fenomeno dell’immigrazione africana in Calabria. Con un lungometraggio ho potuto sviluppare la storia ma anche mostrare in modo più adeguato la complessità dei personaggi e delle circostanze in cui si sono venuti a trovare. Hai vissuto tra Roma e New York. Perchè hai iniziato a inseguire la tua passione per il cinema partendo da Gioia Tauro?

Quando ho scoperto che esisteva un problema razziale in Italia, scoppiato con la rivolta di Rosarno del 2010, ho pensato che il cinema potesse dare un contributo a capire il fenomeno. Io penso che il potere del cinema non è tanto nel raccontare una storia ma nel cogliere una situazione, un coagulo di forze emotive. Quello che cercavo stava accadendo fra Rosarno e Gioia Tauro. E da lì sono partito. Al centro di “A Chjana”, prima, e “Mediterranea”, dopo, la rivolta di Rosarno. Nella gente del posto vedi più razzismo o più paura di perdere la propria identità? Il razzismo è una delle forme che prende la difesa dell’identità. Non c’è razzismo senza identità e differenza. Sono due facce della stessa medaglia, così come la paura e l’aggressione. I gioiesi ti considerano più come un loro amico o più come un amico degli immigrati? Non conosco tutti i gioiesi e quindi è difficile dire. Quello che so è che spesso i miei amici gioiesi sono anche amici dei miei amici immigrati. Sei arrivato in Calabria per rimanerci cinque giorni. Vivi qui da cinque anni. Cos’hai trovato in Calabria che a New York o a Roma ti mancava? Non riesco a pensare in termini di mancanza. Penso che sia più una questione di cicli della propria vita. E i cicli hanno sempre una carica iniziale che poi si easurisce. Nella mia esperienza per attivare un ciclo è importante cambiare aria. È così che sono passato da New York a Roma e poi a Gioia. Qui a Gioia sento ancora tanta energia. Cosa c’è del cinema italiano in Mediterranea e cosa del cinema americano? C’è la grande tradizione, per così dire, classica del neorealismo italiano con la sua estetica e il suo senso della questione sociale, ma c’è anche il dinamismo e l’energia che mi viene dal cinema indipendente americano in


La scorsa settimana abbiamo riportato erroneamente le intenzioni del signor Benito Stinà, dichiarando che avrebbe sostenuto di tasca propria le spese per la recinzione delle formelle in bronzo in cui è rappresentata la Via Crucis, esposte in Piazza Oreste Sorace, nei pressi dell'ex ospedale di Siderno. "Se avessi la

possibilità economica - replica Stinà - lo farei senza alcuna esitazione, perchè sarebbero soldi spesi bene. Ma non tutti i mali vengono per nuocere - continua. Grazie all'errore commesso dal vostro giornale nel riportare le mie dichiarazioni, tanti amici mi hanno contattato congratulandosi con me per l'ammirevole

gesto. Dopo aver spiegato il malinteso, con alcuni amici abbiamo deciso di costituire un'associazione senza scopo di lucro per poi aprire una sottoscrizione per raccogliere attraverso offerte volontarie i fondi necessari alla recinzione e alla salvaguardia dell'area che ospita la Via Crucis e la statua di padre Pio. Ho incaricato

un fotografo per realizzare un album a basso costo che chiunque potrà acquistare su ordinazione. Il ricavato - tolte le spese per il fotografo - andrà devoluto per la messa a nuovo delle opere artistico-religiose e la recinzione dell'area". Presto il signor Stinà comunicherà ai lettori di Riviera il preventivo di spesa.

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RIVIERA

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“Il Saltozoppo” di GioacchinoCriaco: inizia la trilogia dell’amore

pignanola da a Cannes! GIÀ FEBBRE“MEDITERRANEA”

cui mi sono formato. Spero di essere riuscito a combinare queste due cose. Sei cresciuto nel Bronx. Troppo spesso la Calabria, quanto a criminalità e degrado, viene assimilata al Bronx. Hai notato anche tu una certa somiglianza? Non mi intendo di criminalità ma ho il sospetto che sia sbagliato usare questo termine in senso generico o generale. La cosidetta criminalità è legata al luogo e alle circostanze di cui si nutre. E il Bronx e la Calabria sono due realtà profondamente differenti, difficili da paragonare. Qualche anticipazione sul tuo prossimo film? Sarà girato ancora una volta a Gioia Tauro? Sì, quasi completamente a Gioia. La storia e i personaggi sono in parte gli stessi del mio primo film ma visti da un altro punto di vista. Ci sono gli africani, ci sono gli zingari. È l’intreccio fra queste realtà così diverse eppure concentrate nello stesso luogo che mi attira.

«Appena uscito “Anime Nere” nelle sale, quando il mio romanzo ebbe un exploit di notorietà, in molti mi chiedevano come mai avessi caricato di tanto odio l’atmosfera, l’ambientazione, i personaggi. Io rispondevo, ma nella mia mente ero già da un’altra parte: ero qui, nel “Saltozoppo”, che è il primo volume di quella che ho definito “la trilogia dell’amore”. All’epoca non potevo parlarne, e per un po’ di tempo ho dovuto celare il segreto editoriale nel mio cuore. Ma oggi finalmente posso sentirmi più libero». Così si esprime Gioacchino Criaco durante la presentazione del suo romanzo edito dalla prestigiosa e irraggiungibile Feltrinelli, avvenuta il 18 ottobre alla Sala Rossa della Libreria Calliope Mondadori del Centro Commerciale “La Gru”. “Anime nere”, “Zafira” e “American taste”, editi da Rubbettino, rappresentano quindi un mondo a tinte fosche, maschile, duro e arrabbiato. Mentre “Il saltozoppo”, Feltrinelli, nonostante un’illustrazione di copertina tanto geniale quanto inquietante, preannuncia un mondo aperto alla favola, all’epos, persino alla fiaba e al mito. Un mondo femminile, carico di amore. L’incipit di una ventina di pagine porta all’epica di Omero, o per gli amanti della modernità, allo stile aulico di Tolkien nel “Silmarillion”, tanto che non sarebbe strano veder saltar fuori, accanto al nome dell’Allaro, dei Coracini e degli Ascruthi, quello di Aulë e Yavanna Kementàri. Al centro delle vicende narrate dal libro c’è un conflitto tra etnie, così sepolto nelle pieghe del tempo, da essere dimenticato da chi lo ha combattuto. Un’alluvione, come una sorta di verbo di Dio, provvede a cancellare i terreni di contesa, rendendo le ostilità vane e destinate all’oblio. In questo libro la geografia diventa materia morbida, forgiabile. L’Allaro non è il fiume che conosciamo, ma ne riporta le suggestioni di epiche battaglie, e anche i fatti narrati a volte sono realmente accaduti, a volte piegati all’inventività dell’Autore.

«Con questo primo episodio volevo uscire dalla letteratura dei vinti – dice Criaco – quella descritta da Alvaro e dai suoi pastori». Durante la serata Criaco ha finalmente rivelato che mentre il nero delle sue “anime” avvolgeva tutti noi della Locride, unitamente alla Rubbettino e alla Feltrinelli, stava invece pensando a un mondo di luce. Importante la presenza di Luigi Franco, direttore editoriale della Rubbettino, che ha chiarito come fosse già prestabilito il passaggio di Criaco a una casa editrice che fosse in grado di sostenere il libro in una distribuzione efficace, abbondante e capillare, come solo le “major” riescono a fare. La serata, affollata al punto che le persone si accalcavano all’entrata, rimanendo in piedi, magistralmente condotta dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino, ha avuto dei momenti di animazione e dibattito intenso, riportati però abilmente sul territorio della letteratura grazie a degli interventi del pubblico, sollecito e partecipe, oltre che molto informato e di grande spessore culturale. Fondamentali per la comprensione dello stile dell’Autore sono state le letture di Rossella Scherl, scrittrice e caporedattrice di “Fimmina TV”, con cui ha incantato il pubblico e offerto momenti di sincera commozione proponendo, in particolare, un brano che racconta un incontro amoroso. Ovviamente dissensi e punti di vista si sono alternati come di consueto quando un argomento sta a cuore di molti, come è giusto che sia. Criaco tuttavia non ha mai perso il suo sorriso da ragazzino pronto allo scherzo e al confronto, e la sua espressione pensosa e attenta. Al termine della serata ha regalato un piccolo spoiler sul secondo episodio della trilogia, che avrà come tema centrale il vento. Uscendo dalla sala ho afferrato un brano di una conversazione, in cui qualcuno diceva: “Questo non è uno scrittore, è un artista: dovremmo tenerlo in palmo di mano”. Lidia Zitara


ATTUALITÀ

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Il borgo Antico di Sider

La domenica del fuori sede Quella dello studente universitario è una categoria a cui la domenica dovrebbe risarcire i danni morali. Lomandaintilteperluifinesettimanasignifica “rimandarealunedìquellochepuoifareoggi”. Nell'immaginario collettivo la domenica è senza sveglia, con la lasagna e una tripla porzione di dolce, accompagnata da una breve riflessione su progetti costruttivi per il pomeriggio mai andati in porto, cenetta leggera, depressione prelunedì e nanna. Giusto il tempo di prendersi un piccolo svago dopo una settimana infernale per poterne affrontare una nuova e diabolica. Ma c'è una categoria a cui la domenica proprio dovrebbe risarcire i danni morali. E questa categoria è quella degli studenti, in particolare dei fuori sede. Avete presente uno scenario in cui tutto, dal lunedì al venerdì, funziona alla perfezione, il sabato si stacca la spina, la domenica non è contemplata, e si “riaccende la luce” solo quando si è appurato che è di nuovo lunedì? Bene, questo è ciò che succede in una classica cittadina universitaria. In realtà in quel lasso di tempo, definito week end, la cittadina universitaria si spopola di tutti gli studenti che tornano in patria, e sembra assistere all'apocalisse del decremento demografico. Tutti coloro che, invece, decidono di rimanere fuori il fine settimana, sono coscienti che gli unici modi per gustare le lasagne della nonna sono o guardare la Parodi in tv (che con il suo domenicale e ingiustificato sorriso smagliante, ti dà il benvenuto nella sua cucina) provando a immaginarne il gusto, oppure facendo i risvoltino, anziché ai jeans, alle maniche del maglioncino e provvedere personalmente alla preparazione. Dopo aver impiegato una mattinata a sciogliere il dilemma e optato per la seconda scelta, si prepara, si pranza e ci si sintonizza su Barbara D'Urso, promettendo di ridere di lei solo per dieci minuti. “Poi si studia!”. E invece no. Quei dieci minuti diventano trenta, poi quaranta, poi ore. E poi è finita la giornata. Un giro su facebook, una sbirciata ai gruppi di WhatsApp, ed è notte. Si potrebbe pensare di uscire, ma ancora mancano delle ore perché il sistema economico e sociale ricominci a funzionare alla perfezione. Il massimo è una pizza, in compagnia del pizzaiolo e del cameriere, vista la desolazione. È in quel momento che i sensi di colpa assalgono profondamente il povero studente. “Avrei dovuto studiare!” – si rimprovera. “Però era domenica” – prova a consolarsi. Una magra consolazione visto che l’esame è fissato per la settimana successiva. Capita, talvolta, soprattutto per gli studenti emigrati in grandi città, che la domenica sia l'occasione di un pranzo con i compaesani per sentire la patria più vicina, e tutto si trasforma in una bellissima emozione. Basta sbirciare su facebook e notare come i fuori sede non si fanno mica mancare il capocollo o la salsiccia di stagione. Altro tipo di studente domenicale fuori sede è quello che ha l'arduo coraggio di impostare la sveglia persino il settimo giorno, prevedendo di poter portare avanti il lavoro e di essere in pari con le lezioni. Non torna da mesi a casa e non ne sente la mancanza. Infine, c’è un altro modo di vivere la domenica per gli studenti fuori sede ed è quella di tornare in sede. Non mettono la sveglia, adottano uno stile di alimentazione "no limits", scartano i libri dal loro immaginario e progettano grandi cose da fare. Come tutte le domeniche torneranno dai genitori, i quali prepareranno banchetti succulenti per i figli, manco fossero partiti e tornati vivi, reduci e memori dalla guerra. C'è chi per motivi di studio è costretto a star fuori. Chi ormai fuori ha stabilizzato la sua vita. C'è chi, nonostante costrizioni varie, torna lo stesso. E per questi ultimi, io dico: avranno pure il diritto di affermare che la domenica si torna a casa e ci si fa coccolare, perché "la domenica è sacra". Sara Leone

Sunda

la depressione d

Rita Pavone non è la sola a sentirsi sola di domenica. Lui andava a vedere la partita di pallone, lei restava a casa chiedendosi “Chissà chissà, se mi dici una bugia o la verità!”. Da ciò che percepisco e che sento, la domenica è per eccellenza quel giorno in cui ti assale il male di vivere, soprattutto se abiti nella Locride. Queste sensazioni vengono provate soprattutto dai giovani che si trovano nella fascia d’età dei 20-35. Non estendo ciò di cui parlerò alle famiglie, in quanto, probabilmente, la dinamica delle loro domeniche sarà sicuramente diversa. Un giovane studia o lavora tutta la settimana (a meno che, ahinoi, non sia sfortunatamente disoccupato, ma questo è un altro grandissimo capitolo a parte). Affaticato dai ritmi frenetici, da giornate scandite che s’è fatto buio e nemmeno ti sei accorto, un giovane brama e attende il weekend tutta la settimana, lamentandosi con frasi della serie “noncelafacciopiù, sonodistrutto, maquandoarrivailweekend”. E se il sabato in qualche modo si può anche salvare, la domenica no, non si salva proprio. La mattina la puoi dedicare a un lungo sonnellino, anche se, nel migliore dei casi, alle 9 sbarri gli occhi e questo sarebbe positivo solo se tu avessi 11 anni e fossimo negli anni ’90 e su Rai1 ci fosse La banda dello Zecchino. Se invece ne


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Ottobrata

rno Superiore prende vita unghi, castagne, vino, olio nuovo su crostini di pane casereccio, zeppole, lumache, miele da accostare a salumi e formaggi, dolci tipici, scampagnate, profumo di terra umida. Ebbene sì: è arrivato ottobre e, con lui, l’Ottobrata! Questa importante iniziativa si propone di divenire da qui a qualche anno un appuntamento fuori stagione per tutto il comprensorio nonché modello originale di sviluppo, attivando le migliori energie del volontariato e della partecipazione dei cittadini e richiamando, quindi, rilevanti flussi di visitatori provenienti dal territorio comunale, provinciale e regionale. Godere delle bellezze di una terra dalle mille risorse, dei suoi profumi e, soprattutto, dei suoi sapori è, di fatto, una possibilità che in pochi si lasciano scappare. Insieme alla cultura dell’ambiente e dell’integrazione uomo-natura, l’Ottobrata intende promuovere la cultura delle tradizioni, usi e costumi della Calabria; la cultura delle tipicità collegate alla storia e all’identità delle comunità calabresi; la cultura della microimprenditorialità collegata alle potenzialità del territorio; la cultura dell’accoglienza e del turismo di qualità fuori stagione. Non solo cibo, quindi, ma musica, cultura e arte. Ad arricchire la manifestazione ci saranno convegni e

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enogastronomici-culturali dibattiti come l’incontro relativo a “Lo sviluppo dell’area della Locride tra mare e monti” o la presentazione del libro “Sud, vent’anni di solitudine” (entrambi sabato 31 ottobre, a Palazzo De Mojà, rispettivamente alle 18:30 e alle 19:30), spettacoli e animazioni, iniziative di solidarietà in compartecipazione con altri organismi nazionali e internazionali riconosciuti, visite guidate attraverso i vicoli del suggestivo Borgo Antico, degustazione di prodotti tipici locali che sarà possibile anche acquistare in un’area riservata. L’Ottobrata entra a pieno titolo tra le manifestazioni che puntano all’intrattenimento a basso costo, di cui la nostra realtà ha un disperato bisogno. Il tutto unito alla possibilità di godere di sapori, profumi, colori, panorami di una terra che, almeno in questo, non ha niente da invidiare a nessuno.

ay Blues,

domenicale nella Locride Dopo colazioni ipercaloriche, pranzi da gastrite nervosa e giri in macchina senza meta mentre le gomme gridano pietà, ecco farsi strada la tristezza che indica l'inizio della fine del weekend.

hai 28 e dopo una settimana di sveglia alle sette del mattino volevi godere della sensazione di stare sdraiato oltre le solite sei ore notturne, allora ti è andata semplicemente male. Recuperi la domenica con la colazione al bar con gli amici, regalandoti 2000 calorie di prima mattina. Tra una chiacchierata, una sigaretta e la condivisione del tuo bombolone alla crema su instagram, s’è fatta ora di pranzo. Il pranzo della domenica è uno dei pochi aspetti che salva questa giornata che sa di lungo ed eterno. Generalmente carne. Ragù, polpette, costolette, tanto sugo, pane fresco. Se va bene, anche i pasticcini. Spesso il pranzo viene condiviso con alcuni parenti: alcuni mantengono ancora la tradizione di invitare tutti i figli con annessi nipoti, animali domestici, tricicli e quant’altro. Altri, invece, indirizzano l’invito a quei parenti i quali, per motivi alquanto naturali, sono rimasti soli: la morte li ha separati dal marito, dalla moglie, dalla mamma. Trovarsi davanti a una grande tavolata ti fa sentire bene, almeno per i primi quindici minuti. Talvolta può scatenarsi però il fenomeno dell’insofferenza, quando qualcuno dei commensali, dà inizio ad uno di quei discorsi “morali”, disquisendo su eventuali valori e comportamenti corretti e tu senti nel profondo del tuo stomaco

E per alcuni il pomeriggio è il gran momento: ti infili il pigiama come se stessi indossando un’armatura pronto a combattere, alzi il piumone e dici addio al mondo.

un ribollire che di certo non è fame. È gastrite. Cronico-nervosa. Qui le strade sono due: far finta di nulla, canticchiando nella mente una canzone che ti distoglie da ciò che stai ascoltando o controbattere, dal tuo posto a capotavola, a mo’ di giudice, citando articoli, cose, persone e animali che confermino la tua tesi, fino a quando qualcuno (in genere la matrona di casa) esclama “Non litigate, è domenica!”. Concluso il pranzo, con un addome alquanto lievitato, abbandoni la tavola, trovandoti davanti a due scelte: uscire immediatamente per il caffè con gli amici o abbandonarti ad un sonnellino che ha una durata media di 2 ore e 45 minuti. Nel primo caso (caffè con gli amici), può anche esser piacevole sedersi al bar, fare un giro in macchina, due giri, tre giri, 360 giri con la puzza delle gomme che gridano pietà, ma c’è il rischio che, improvvisamente, si siano fatte le cinque del pomeriggio, e le cinque della domenica pomeriggio è il non orario per eccellenza, qualcosa che non dovrebbe esistere perché privo di identità e scopo. Alle cinque del pomeriggio non ritorni a casa, per orgoglio personale, ma sei cosciente che restare in giro equivale a trascorrere almeno altre quattro ore senza una meta precisa. Nel secondo caso (dedicarsi alla pennichella), ti infili il pigiama come se stessi indossando un’armatura pronto a combattere, alzi quel piumone e dici addio al mondo. Se è la tua domenica fortunata, prima di addormentarti becchi su RaiMovie un divertente film, tipo ll diario di Anna Frank, che regala un tocco di brio alla tua domenica. Quando riapri gli occhi, ti ritrovi il cuscino inzuppato, sbavato da te che inizi a chiederti se sei una persona o un San Bernardo, 8 conversazioni con 467 messaggi whatsapp, la casa totalmente al buio e la D’Urso che ti accoglie con un viso finto commosso. Inizi a realizzare che hai perso una domenica (e anche un calzino). Decidi di uscire dallo stato di coma e dopo esserti lavato, hai già riacquistato metà dei tuoi parametri vitali. Si conclude la domenica cercando di definirne la cena, che può spaziare dal the caldo al kebab. E questo è il punto. Che a noi, ragazzi della Locride, di domeniche belle il destino ce ne ha regalate solo dodici (quelle estive). Quando, in una domenica di agosto, poco importa che ore siano: il mare non chiude mai e a qualsiasi orario fai lui visita, ti regala una vista mozzafiato e un piacevole bagno. Senza contare che, se ti vuoi divertire, la domenica ti mette a disposizione una cosetta chiamata Sunset. E sapete di cosa parlo. Nelle altre stagioni, quello che puoi fare è scegliere su quale lungomare sdarrupato e non ancora sistemato fare una passeggiata, in quale bar andare a ingrassare e in quale negozio del centro commerciale perdere litri di sudore. Sarà che siamo schiavi del sistema, sarà che finalmente, quando ti ritrovi un’intera giornata libera, l’unica cosa che sai fare è dormire. Perché sei stanco e svogliato, e il tuo cassetto dell’intimo continua a rimanere disordinato, coi calzini spaiati, eppure ti riprometti di mettere il tutto a posto, non appena avrai tempo. Personalmente, baratterei un qualsiasi altro giorno della settimana lavorativa con la domenica, ché di domenica quella raccomandata non la puoi inviare, quel negozio in cui dovevi recarti è chiuso e il tecnico del computer non lo disturbi perché è domenica e intanto il pc continua a morirti lentamente davanti, visto che durante la settimana il tempo non c’è. E come un puntuale test, ogni domenica tiri le somme, qualche brutto pensiero ti viene a trovare e dopo aver visto Inside out, perlomeno sai che la tristezza è vestita di blu, e che la devi prendere dai piedi. Ma per fortuna, domani è già lunedì. Sara Jacopetta


RIVIERA

LA FONDAZIONE ITALIANA SOMMELIER ORGANIZZA UN CORSO A SIDERNO Lo Zefiro Residence di Siderno, in via Mediterraneo 80/A, ospiterà, a partire da giovedì 29 ottobre, alle ore 20:30, un corso per Sommelier composto di 52 lezioni di fantastico materiale didattico. Sarà prevista la degustazione di 144 vini, 17 lezioni di abbonamento cibo-vino con relativi piatti, 3 visite in azienda e 3 cene, che porteranno alla consegna di 2 attestati per Sommelier e Sommelier internazionale. Il corso è organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier con Riconoscimento Giuridico.

Col pugno alzato Marco Minniti e Mimmo Bova, amici dai tempi ormai lontani di “Boia chi molla”, rievocano la militanza nelle vecchie federazioni del Partito Comunista

Quasi paesani Peppe Strangio e il consigliere Regionale Sinibaldo Esposito, anch’egli legato al paese di Sant’Agata in quanto ne ha sposato una figlia illustre.

Giugno, Luglio e… Dopo Giugno (Peppe, sindaco di Careri) vengono Luglio (Rocco, sindaco di Portigliola) e l’intruso. (il sindaco di Staiti Antonio Domenico Principato)

Per l’ospedale (3) Il grande Baldari riposa qualche istante insieme a Lorenzo Delfino a margine della lunga manifestazione per l’ospedale di Locri, godendosi la marea umana

Lo scatto è servito! Per una volta, i fotografi vengono fotografati. Ecco Peppe Mazzaferro, Albano Angilletta e Ilario Balì durante le fasi preparatorie per la manifestazione.

Per Fortugno (1) Fortugno, Nicola per messa della e Al termin sco Oliva, Mario France o vescov nostro Irto, il Censore si preBruno e romeo Seby , Oliverio stano per questa foto.

Da Bova in allegria Due bovesi illustri: il sindaco di Bova Marina Vincenzo Crupi e il consigliere provinciale Pierpaolo Zavettieri posano per noi in tutto il loro splendore.

Per l’ospedale (4) Nando Marzano è il pensionato: consapevole che attorno a lui ruotano i destini del Paese, senza sentire l’età anche lui è sceso in piazza per protestare

Per l’ospedale (5) Fortunato Nocera e un suo vecchio compagno avevano bisogno di partecipare alla grande manifestazione di sabato per potersi finalmente rincontrare!

Per Fortugno (3) Pietro Fuda e Giuseppe Falcomatà mostrano il loro sorriso sornione durante la commemorazione per Fortugno. Che avranno in serbo per le nostre città?


SETTIMANALE

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Per l’ospedale (2) Olga Carusetta e Katy Fragomeni marciano orgogliose con Cesira Romania verso il nosocomio di Locri chiedendo che anche i loro diritti vengano riconosciuti

Per l’ospedale (1) Il decano dei giornalisti calabresi Antonio Latella, alias “Farfallino”, con le belle ragazze della Protezione Civile Maria Bizzantini e Sabrina Santacroce

Incontriamoci a Siderno Locri e Siderno si incontrano per strada. L’Assessore Anna Sofia, Ercole Macrì, Raffaele Sainato, Pino Albanese e Luigi Guttà posano per noi.

Marco Antonio Laureato “Congratulazioni al dottor Marco Antonio! Grazie per l'emozione che ci hai dato, ti auguriamo una brillante carriera. Con affetto, la tua famiglia”.

Per Fortugno (2) Francesco Laganà è un direttore tutto d’un pezzo e non ha potuto che dimostrare tutta la propria professionalità anche a Locri, per ricordare il cognato

Auguri Chiara! I migliori auguri da parte di tutta la redazione a Chiara che, dopo aver raggiunto l’importante traguardo della laurea, si merita adesso una bellissima festa!

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Coppia d’attacco Salvatore e Giuseppe sono una grande coppia di camerieri. Sono il Messi e il Ronaldo del servizio e contribuiscono ogni sera al successo del Gambero Rosso

Chiacchiere e dolci Matteo Bolognino e Girolamo Macrì approfittano di un’ora buca per stare un po’ assieme prima di andare a degustare una buona pasta. Tanto è gratis!

Amici di Forchetta Ecco una bellissima tavolata di amici a Marina di Gioiosa Jonica. Un ottimo pasto e tante risate sono il modo migliore per mantenere un sano rapporto!

Un nuovo premio per il buon Sculli Riccardo Sculli, chef del Gambero Rosso, ha ricevuto questa settimana il premio Golosaria, ennesima dimostrazione del suo indiscutibile talento!



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