LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 01 NOVEMBRE
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“Non volevo vivere in Aspromonte come i lupi” Il 28 aprile 1958 Domenico Maria, stanco di guardare pecore e capre (la guja, la castna, la pinta...) scappa da Polsi. Insieme ad altri undici ragazzi, a bordo di una Fiat 1400, si reca a Reggio Calabria e una volta lì prende il treno per Milano in cerca di fortuna. Affronterà il viaggio portando con sè una mela, un panino imbottito con una foglia di mortadella e 500 lire. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO pastori del suo paese gli bruciarono prima i libri perché non volevano che studiasse ma guardasse pecore e capre e poi l’organetto che aveva acquistato per due mila lire grazie alla vendita di una pecora. «Pareva che mi avessero tagliato prima la testa, bruciandomi i libri e poi le braccia, con le quali volevo tanto suonare e imparare la musica» scrive Domenico Maria nel prologo del suo romanzo “Mastromicantoni”. Ma presto Domenico avrà la sua rivincita. A 18 anni indossa un paio di scarpe nuove e una giacca di velluto, regalo della madre per il suo diciottesimo compleanno, e scappa a Milano. Perché ha deciso di non voler vivere più in Aspromonte “come i lupi”? Sono cresciuto in un paese dove l’unico interesse erano le capre a cui i pastori davano nomi strani che capivano solo loro: c’era la guja, la capra senza corna, la castna, con il muso marrone, la pinta, di più colori, la stija, con una macchia sulla fronte. Non mi sarei mai appassionato a quella vita e per fortuna arrivò il tempo di scappare. Seppi che a Milano cercavano operai che si intendevano di ferro, cemento e carpenteria. Un mio amico conosceva l’impiegato dell’ufficio di collocamento a San Luca che era stato anche mio insegnante alle elementari. Aveva una busta con tutti i candidati che avevano già sostenuto un pre-esame e mi aggiunse in quella lista a patto che avessi sostenuto un esame a Reggio prima di partire. Per fortuna avevo continuato ad allenare la mente con la lettura e con le operazioni di matematica e ricordavo quanto imparato a scuola, che ho frequentato fino alla terza elementare. A casa non dissi nulla di questa mia intenzione di andare a lavorare a Milano, non potevo perché per loro avrei dovuto continuare a guardare le pecore e le capre. Una volta ai genitori si ubbidiva, non c’era altra scelta. Perciò non mi restava che mettere su un piano di fuga. Sarei dovuto partire il 28 aprile del 1958. Da Polsi fino in paese sono 25 chilometri che avrei dovuto percorrere a piedi. Agli altri pastori, il giorno prima, ho detto che mi sarei dovuto presentare dai carabinieri dove avevo fatto domanda di assunzione e perciò non sarei potuto andare a pascolare il gregge. Rientrai a casa dopo essere stato dalla massaia a consegnare 54 ricotte e 8 caciotte, in due bisacce pesantissime per un uomo solo; indossai un giubbotto di velluto e un paio di scarpe che mia madre mi regalò per i miei 18 anni, presi le 500 lire che avevo da parte e uscii. Passai la notte
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nei pressi della chiesa così da poter sentire le campane. Quando suonarono le tre andai ad avvisare uno a uno gli amici con cui dovevo partire. Eravamo in 12 su una Fiat 1400; insieme ci siamo diretti all’ufficio provinciale di Reggio Calabria. Ho sostenuto e superato l’esame che constava di un problema e tre operazioni. Ci hanno dato un sacchetto con una mela e un panino imbottito con una foglia di mortadella e siamo partiti in treno per Milano. I miei familiari seppero che ero lì dai ragazzi che erano rimasti in paese. A luglio ricevetti una loro lettera: “Caro figlio, se vuoi tornare a casa ritorna ché le capre le abbiamo vendute…” , in più mi mandarono 6 mila lire, che sapevano fossero frutto dei miei sacrifici, e con cui mi comprai un pantalone di ricambio. Non avrebbe voluto vivere ai piedi di una selvaggia Aspromonte, eppure dedica il suo romanzo a chi la mattina si svegliava all’alba e iniziava la sua lotta facendo colazione con una buona tazza di speranza. Ha mai rimpianto di essere scappato da San Luca? No, non rimpiango niente del mio paese perché non ho un ricordo felice. Ho passato fame, bastonate e pericoli. Se una capra stava partorendo bisognava andare ad assisterla anche se fuori c’era il diluvio universale. L’unica preoccupazione nel paese in cui ho trascorso la mia infanzia è che gli animali andavano custoditi e la sera, al momento della conta, non doveva mancare
nessuno all’appello. Come nasce l’idea di questo romanzo? Quando ero piccolo insieme agli altri ragazzini, all’uscita da scuola ci recavamo a spiare Mastromicantoni, la guardia municipale di San Luca, un uomo di bassa statura, mingherlino e fragile con indosso una giacca militare in cui navigava per quanto era enorme, un berretto vecchio e lacero e un paio di scarpe cucite e ricucite dal suo amico calzolaio. Stava seduto davanti alla sua baracca, il cui tetto era coperto da una vecchia lamiera e sul quale ci divertivamo a tirare sassi perché ci piaceva sentirne il tonfo. Mastromicantoni, ormai abituato ai nostri dispetti, senza scomporsi, si limitava a dire “Eeeeh figli di buona mamma!”. Da questo personaggio buffo e di buon cuore ha preso il via il mio romanzo. Quindi Mastromicantoni era il bersaglio delle vostre marachelle. Che altro gli avete combinato? Una volta Mastromicantoni si era recato di buon mattino alla fiumara di Santa Venere. Pensava di essere il primo arrivato e invece c’era già un gruppo di donne andate lì per fare a vucata (il bucato). Le donne si erano portate dietro noi ragazzini che, com’era solito, andavamo a caccia di granchi e anguille, che sarebbero stati il pasto della giornata. Intanto Mastromicantoni si era sdraiato in una zona nascosta e si era svestito, aveva lavato i panni e li aveva messi ad asciugare. Alcuni ragazzi, i più spigliati e
spavaldi, si erano allontanati e notarono l’uomo nudo sdraiato su una pietra larga e piatta e non appena incrociarono i panni stesi capirono che si trattava di Mastromicantoni. Così a uno di loro venne la folle idea di nascondere quei miseri panni. La sera, rientrati a casa, il padre di uno di loro, Pepparegliu, venendo a sapere della bravata lo prese a bastonate e cinghiate perché si sentiva richiamato e disonorato dalla società degli uomini. Dei padri duri e intransigenti quelli degli anni ’40… Con le donne riuscivano, invece, a essere più dolci e magari romantici? Beh finché erano fidanzati… dopo qualche anno di matrimonio, rientrati in casa non riservavano nemmeno un saluto amoroso verso la moglie. E il corteggiamento, invece, come avveniva? Gli uomini il primo maggio si arrampicavano al balcone della ragazza e legavano a un’estremità un ramo di alloro e dall’altra l’abete, caricandoli di regali: capretto, ricotte, dolci fatti solo di latte… c’era un dolce buonissimo a cui non aggiungevano zucchero o altri ingredienti ma che ottenevano mescolandolo con tale maestria che, una volta freddo, diventava yogurt. Poi cantavano delle canzoni; una, ad esempio, faceva: “Arziti bella e vidi lu to bellu maju, pieno di gioielli e zagaria…” . Se la ragazza non usciva sul balcone, l’uomo capiva che non era gradito e, poiché chi viene rifiutato non l’accetta, si indispettiva e, come diciamo in calabrese, faciva malucori (si offendeva). Se invece la ragazza apriva la finestra accettando il corteggiamento dell’uomo allora si faceva festa, si mangiava, si ballava, sia uomini che donne. Dopo quanti anni è rientrato a San Luca? Dopo il servizio militare sono rimasto a Noto, poi mi sono trasferito in Svizzera,
quindi in Germania e dopo 7 anni sono ritornato a San Luca con mia moglie – ho sposato una spagnola – con la quale avremmo dovuto andare in Australia, però purtroppo si è ammalato il bambino e abbiamo dovuto rimandare la partenza. Poi sono finito in Spagna, ho lavorato presso un liceo classico di Madrid, e qualche tempo dopo alcuni amici mi hanno convinto a tornare a San Luca dicendomi che avevo diritto a prendere servizio nella scuola del mio vecchio paese. Io non volevo perché lì stavo bene ma sono riusciti a persuadermi. Oggi sono pentito di essere ritornato. “I viaggi sono i viaggiatori” diceva Pessoa, lei che viaggio è stato? Sono partito da San Luca non solo per scappare da un mondo che mi stava stretto ma anche per sete di conoscenza. Ho cambiato tanti lavori ma mai ne ho lasciato uno se non ne avevo pronto un altro a cui recarmi il mattino dopo. Capitava che lavorassi anche 24 ore al giorno perché c’era l’affitto da pagare, la famiglia da mandare avanti. In Australia ho conseguito un diploma di saldatore che mi ha permesso di trovare lavoro più facilmente, lavori che non mi richiedevano troppa fatica e che mi permettevano di guadagnare bene. Ho imparato un po’ di inglese, un po’ di tedesco, lo spagnolo che mi hanno aiutato nei miei spostamenti. Quello che non ho mai fatto è stato rubare. Oggi a quei pastori che le bruciarono prima i libri e poi l’organetto darebbe, come si dice in gergo paesano, “una buona mangiata di bastonate”? Un tempo forse sì, oggi no, li perdonerei. Sono stati degli ignoranti e tra loro c’è chi ha passato buona parte della vita in galera. Io scappando mi sono salvato.
RIVIERA
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
Undercover: gli agenti sotto copertura nel contrasto al narcotraffico complesso quadro delle risultanze investigative della maxi inchiesta antidroga denominata “Santa Fé” assume particolare rilevanza per la sua qualità, concretizzandosi nei risultati delle attività di captazione telefonica, telematica e ambientale; negli esiti delle attività sotto copertura, i c.d. «undercover», ai sensi dell’art. 97 d.P.R. n. 309/1990, di ufficiali di polizia giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri indicati con le generalità di copertura. Maurizio A. e Roberto L., titolare di una società di import-export corrente presso uno scalo portuale del Nord Italia; nei servizi di osservazione, controllo e pedinamento dei sospettati; negli esiti delle perquisizioni e ispezioni, nonché nei sequestri del narcotico. Con nota n. 39/7-3 di prot. “R”, datata 18 agosto 2005, il Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, i Ros, cristallizzava la notitia criminis circa l’esistenza di un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti tra il Sudamerica e l’Italia, con destinazione finale la Calabria: venivano indicati tutta una serie di elementi, forniti da organo informativo qualificato, relativamente ad un gruppo di narcotrafficanti colombiani che erano in procinto di inviare in Italia un ingente quantitativo di sostanza stupefacente del tipo “cocaina”, occultato all’interno di lastre di alluminio che sarebbero giunti presso il porto di Livorno, attraverso una regolare transazione commerciale. Le attività undercover di polizia giudiziaria, nella presente attività investigativa, costituiscono una delle primissime applicazioni della nuova normativa. Gli esiti di tali attività sotto copertura si riflettono, immediatamente e direttamente, nei rilevanti sequestri di narcotico eseguiti, nei contenuti altamente dimostrativi dei risultati delle attività di captazione, nella compiuta specifica individuazione della fitta rete dei narcotrafficanti e delle compagini transnazionali che compongono la complessa e ramificata associazione transnazionale. L’importanza che assumono gli agenti sotto copertura nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti si ricava anche da una sentenza del Tribunale di Vibo Valentia. Eccone uno stralcio: “Le dichiarazioni convergenti degli ufficiali di P.G. operanti quali agenti sotto copertura ex art. 97, D.P.R. 30911990, rappresentano prova diretta dei fatti per cui è processo, cui si coniugano in maniera lineare e senza contraddizioni gli altri elementi di prova raccolti nel corso del dibattimento quali intercettazioni di conversazioni tra presenti e telefoniche, servizi di O.C.P., perquisizioni e L'istruttoria dibattimentale ha in particolare consentito di verificare la posizione del G. ( ndr. L’imputato è riconosciuto colpevole dei reati contestati e condannato alla pena di anni 22 in I e II grado ) come inserita in un più vasto contesto criminale dedito in maniera organizzata e sistematica al traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, perfettamente riconducibile alla fattispecie associativa oggetto di contestazione al capo 1 della rubrica nella quale l'imputato appare aver ricoperto una posizione di partecipazione sicuramente qualificata se non apicale. Proprio la necessità di verificare il profilo associativo oggetto di contestazione al capo 1 impone di ripercorrere accuratamente le risultanze probatorie processuali con particolare riferimento alla prova dichiarativa nell'ambito della quale assumono fondamentale importanza le deposizioni del maresciallo N. e degli agenti sotto copertura Maurizio A. e Roberto L.. Attraverso le loro deposizioni si coglie la trama dello sviluppo investigativo e ad esse si raccordano gli altri elementi di prova quali intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, sequestri, servizi di O.C.P. e quant'altro”.
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Ottobrata folklore sì, ma anche cultura
Come risollevare il sud da“vent’anni di solitude”? Se ne parlerà, tra una degustazione e l’altra, durante l’Ottobrata Sidernese nel finesettimana.
Nell’ambito dell’Ottobrata Sidernese, rimandata al prossimo fine settimana per avverse condizioni meteo, accanto alle degustazioni e agli spettacoli che le daranno la dimensione folklorica con la quale è stata ideata, si lascerà spazio anche a un convegno che, dalle ore 18:30 di sabato 7 novembre, cercherà di indagare le possibili strade da percorrere per garantire “Lo sviluppo della Locride tra mari e monti”. L’incontro si concentrerà anche sulla possibilità di istituire nella nostra area un nuovo Gruppo di Azione Locale, al quale si potrebbe affiancare un Gruppo di Azione Costiera in grado di lavorare a stretto contatto con il primo per comprendere meglio le esigenze di ogni piccola area. Ma saranno Pietro Fuda, Stefano Zirilli, Guido Mignoli e Pasquale Brizzi a entrare con maggior qualifica nel merito della questione. Seguirà la presentazione del libro “Sud, vent’anni di solitudine”, una riflessione di Giuseppe Soriero sulla questione meridionale approfondita dalla bella prefazione di Romano Prodi. Con l’incipit del libro si racconta che, quando la Germania si unì alla Germania ovest, durante il tavolo tecnico qualcuno avrebbe affermato di trovare un accordo che evitasse ai tedeschi di creare una situazione simile a quella vissuta dal Mezzogiorno. Ma dopo i convegni non osate andare via! Alle 22:00 balli e canti con lo street folk e, appena 24 ore dopo, la grande chiusura della manifestazione con l’attesissimo concerto di Mimmo Cavallaro! JG
UnMezzogiornopiù nerodellamezzanotte Dall'ultimo rapporto Svimez emerge una Calabria che sprofonda nell’abisso della povertà, con i consumi ai minimi storici e un mercato del lavoro al ribasso nel panorama già desolante del meridione italiano. Esiste una crisi nella crisi: quella del Mezzogiorno italiano, distante anni luce, in base al rapporto SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) dalle cifre medie dell’Unione Europea. L’unica nota lieta è un timido +0,1% di incremento PIL. Troppo poco. Il rapporto si è anche soffermato sull’annosa questione del divario che esiste tra il Nord e Sud d’Italia: le distanze sono forti e l'andamento positivo dei consumi nel 2015 è stimato in +0,9% al Centro-Nord e solo +0,1% al Sud. Secondo il rapporto, la crescita si rafforza anche nel 2016 quando "il Pil italiano dovrebbe aumentare del +1,3% a sintesi di un +1,5% del Centro-Nord e di un +0,7% del Sud". Segnali positivi che, ricordiamo sono però solo "stime" e sono sempre legati ai consumi finali, stimati "in +1,3% al Centro-Nord e +0,8% al Sud. Su anche gli investimenti lordi, +2% il dato nazionale, quale risultato del +2,5% del Centro-Nord e dello 0,5% del Sud". Ma se l’incremento di PIL del Sud è al di sotto di quel tanto agognato +0,7%, non ci si deve scoraggiare poiché segnali comunque positivi vengono, clamorosamente, dallo speranzoso divenire del mercato del lavoro. Il rapporto cita testualmente: “Sembra essersi determinata una decisa inversione di tendenza sul mercato del lavoro, che riguarda anche il Mezzogiorno. Nel II trimestre del 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014, gli occupati crescono al Sud di 120 mila unità (+2,1%) e di 60 mila unità nel Centro-Nord (+0,4%)". 120 mila unità, considerate le cifre degli anni precedenti, sono una manna dal cielo.
Tuttavia, la ripresa, ovviamente, "riguarda tutte le regioni tranne la Calabria, e interessa essenzialmente i settori agricolo e terziario". Il tasso di disoccupazione "flette leggermente scendendo a livello nazionale al 12,1%: la riduzione riguarda esclusivamente le regioni del Centro-Nord (-0,2 punti), mentre al Mezzogiorno resta al 20,2%". La Calabria rimane il bersaglio principale. Ciò si traduce in una Regione che sprofonda con velocità sostenuta nell’abisso della povertà, con i consumi ai minimi storici e un mercato del lavoro al ribasso nel panorama già desolante del meridione italiano. Non
servono i fiumi di denaro versati dall’Unione Europea per incentivare le poche aziende rimaste e favorire l’imprenditoria. Tuttavia, SVIMEZ stessa avverte che le cifre di cui si parla potrebbero essere condizionate da un andamento già negativo dell’anno successivo. In soldoni, non è escluso che nel prossimo semestre possano esserci già percentuali più sostanziose. La Calabria, però, si trova davanti a una scelta importante: sprofondare ulteriormente o entrare nel nuovo millennio e diventare una Regione finalmente progredita. Antonio Cormaci
Attualità
Siderno: Scuola Primaria Giovanni Pascoli in vetrina
La bellezza della lettura, il trionfo della creatività Ercole Macrì: «Gran fermento nella decadenza: a Siderno c’è speranza» C’è qualcosa di fecondo nelle giornate di lettura che si sono svolte alla scuola Giovanni Pascoli di Siderno. E c’è qualcosa di straordinario, una punta avanzata di creatività e partecipazione, nel trionfo di una classe, della stessa scuola primaria, all’Expo di Milano. Andiamo per ordine La lettura. “Libriamoci” - il progetto promosso dal centro per il libro e la lettura (MiBACT) e dalla Direzione generale per lo studente (MIUR) – è approdato a Siderno in settimana. Un progetto che rimette tutto in discussione, che sperimenta, che porta l’alunno a un nuovo modo di rapportarsi con la conoscenza e il piacere, che cambia un po’ il corso didattico. Oltre pagelle e valutazioni. Degustare le pagine, assaporare i dialoghi, a piccoli sorsi, questo è stato Libriamoci: un mosaico di nuove esperienze che ha consentito agli alunni delle terze A-B-C di macinare idee e immagini a pieno regime.
Nella palestra della scuola, accompagnati dal dirigente scolastico Rosita Fiorenza e dalle docenti Vincenza Mittica, Antonietta Ursino e Marvy Vigliarolo, gli alunni hanno seguito, con la massima concentrazione ogni capitolo di un libro che è arrivato all’ottava ristampa. Con l’adrenalina negli occhi hanno apprezzato, alla presenza dell’Assessore Ercole Macrì e della titolare della libreria Mondadori Roberta Strangio, lo scrittore Michele D’Ignazio, autore del libro edito da Rizzoli dal titolo “Storia di una Matita”. Emozioni, orizzonti più alti, speranza. In quell’antica scuola al centro di Siderno, con mattoni di ferrovia divisi da un’ampia fuga di stucco grigio, una punta di matita ha trafitto i soliti, immensi problemi, la quotidianità e le emergenze. A volte basta temperare la mente per uscire della marginalità, dal provincialismo obsoleto, dal nozionismo magnogreco, dal distaccato illuminismo da tastiera; a volte basta temperare la matita e le chiusure per ridurre le
distanze da altri modelli, per esorcizzare interrogativi inquietanti sul futuro delle nuove generazioni. Il trionfo Un soprassalto magnifico, un balzo in avanti, per gli alunni della 5A, che hanno trionfato all’Expo, stupendo la nazione. È straordinario quando un comprensorio sciagurato, grazie ai suoi piccoli talenti e ai genitori di quest’ultimo, entrambi stimolati da insegnanti missionari, conquistano una capitale dell’Occidente. Milano negli ultimi sei mesi è stata la punta avanzata della modernità internazionale, e Siderno, su questa piattaforma dell’eccellenza mondiale, si è contraddistinta. Gli alunni della 5A della scuola primaria Giovanni Pascoli hanno vinto. Su 1600 lavori presentati sono arrivati primi assoluti. Questa la motivazione della commissione internazionale (Fondazione Symbola; Kip; International school; Unisco; Nazioni Unite; Miur): «Un lavoro collettivo che ha visto coinvolti insegnanti, alunni e genitori sugli otto obiettivi
del nuovo millennio». Madrina della manifestazione l’attrice Clarissa Burt. Per il comune di Siderno che ha finanziato il viaggio in Lombardia, ha parlato l’Assessore alla Pubblica Istruzione Ercole Macrì: «I più vivi complimenti alla scuola della dirigente Rosita Fiorenza e alla preziosa insegnante Francesca Lopresti che ha guidato e coordinato sia in fase progettuale che in fase gestionale una compagine che inorgoglisce l’intera città, il sindaco e l’amministrazione comunale. Siderno, dopo aver perso le certezze - ha continuato Macrì - da molto tempo non è così vitale, creativa, generosa di talenti e di progetti. Di questo passo può divenire, nel medio periodo, un centro culturale importante per l’intera regione. Quando c’è fermento nella decadenza, c’è speranza. Mi sento fortunato di poter amministrare questa comunità e queste scuole», ha concluso soddisfatto l’assessore sidernese. Vladimir
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Disperato o criminale? Ha seminato il panico in una notte dando fuoco a cinque macchine. Quando le visiere dei carabinieri si sono affacciate alla sua porta, ha impugnato un coltello conquistandosi il suo quindicesimo mandato di cattura.
Ilcarcere ècasamia ILARIO AMMENDOLIA
cronista racconta i fatti. Noi abbiamo il dovere di tentare di andare oltre e riflettere su quanto avviene intorno a noi. L’altra notte, in un piccolo centro storico della Locride, cinque macchine sono andate a fuoco quasi contemporaneamente. Ai proprietari delle auto va tutta la nostra solidarietà. Passato il momento dell’indignazione, si deve riflettere su quanto è successo affinché queste cose non accadano mai più! Io do una mia lettura dei fatti senza alcuna pretesa di dire una verità universale. Quando i carabinieri hanno individuato l’autore, un giovane del paese, egli è uscito di casa impugnando un coltello. Non ha usato l’arma per colpire ma solo per raggiungere il suo scopo: farsi arrestare! Ilario P. ha solo 24 anni. Quest’ultimo, penso sia stato il quindicesimo mandato di cattura della sua vita. Il carcere è diventato la sua casa. Del resto una casa vera Egli non ce l’ha mai avuta così, come non ha avuto una vera famiglia. Così come non ha frequentato una vera scuola e non è mai venuto in contatto con una vera Chiesa. Ha incontrato quasi sempre e solo le visiere dei carabinieri. Credo che quella notte Lui abbia semplicemente consegnato un’ingiusta dichiarazione di guerra alla società o meglio alla sua classe dirigente. L’ha consegnato a persone innocenti, perché la sua testa non è stata capace di andare oltre. Immagino che Egli abbia voluto dire «…io vi accuso perché voi non vi pretendete cura dei bambini senza famiglia. Vi accuso perché ai miei lamenti inascoltati avete risposto col vostro carcere. Non ho mai fatto - almeno fisicamente - male e nessuno ma della vita ho conosciuto solo la galera. Non sono mafioso, ma lo diventerò. Mi avete allevato affinché lo possa diventare e, del resto è quello che voi volete, così potrete incasellarmi e mettere a posto la vostra coscienza. Comunque sappiate che io continuerò a esserci sia pure seppellito in quella discarica umana che voi chiamate carcere. Tutto quello che mostrate attraverso la televisione è l’ostentazione della vostra ricchezza che voi ci sbattete crudelmente dinanzi agli occhi. Io, creatura errante da una galera all’altra, accuso
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voi politici, voi magistrati, voi “classe dirigente”. Io sono il timbro sul vostro ordine ipocrita. Io sono il suggello del vostro fallimento». Ho seguito dai giornali il congresso nazionale dei magistrati, soprattutto lo scontro, sia pur felpato, tra l’ANM e la classe politica. Scontro di potere. Scontro tra caste! Il destino dei mille Ilario P. che si trovano in Calabria non c’entra proprio nulla. L’ANM chiede più potere. Se leggete bene tra le righe, alcuni magistrati non rivendicano il loro sacrosanto diritto di poter “giudicare” in un ambiente sereno, asettico e in totale sicurezza tra la stima e la riconoscenza dei cittadini. Chiedono, invece, il potere di arrestare senza essere giudicati, di intercettare a loro piacimento, di stabilire i tempi delle indagini, di far pagare alla collettività il prezzo dei loro errori. Sanno che il loro “status sociale” non dipende dalla giustezza delle sentenze che emetteranno, dalla loro discrezione, dallo loro cautela, dalla loro saggezza. Loro saranno temuti e “rispettati” solo per il potere di intimorire che hanno. Ecco perché alzano steccati, mettono il filo spinato e i cavalli di Frisia a guardia dei loro consolidati privilegi. La “politica” delega senza condizioni ai magistrati la gestione dei dannati della terra. Mette solo salvaguardie di casta, tutele al loro “status”. Per quanto riguarda il resto, la politica è contenta di delegare i casi come quelli di Ilario P. ai magistrati. Molto meglio far gestire le ingiustizie sociali, la rabbia, la disperazione dei reietti, le disuguaglianze, istituendo l’eterno “braccio secolare” che assicura “legge e ordine”. La loro “legge” e il loro “ordine” che tradiscono la Costituzione. I riti, le toghe e gli ermellini hanno tradito la “Giustizia”. I partiti, il parlamento, i governi hanno tradito la “Politica”. Parafrasando don Milani, uno Stato che affida il destino di Ilario P. alle patrie galere corrisponde a un ospedale che rifiuta gli ammalati gravi perché non sa curarli. Noi possiamo solo scrivere i fatti e riflettere su quanto tentiamo di raccontare. Non è facile! Una cosa possiamo assicurare: continueremo a scrivere anche e soprattutto per dare voce ai “mille” Ilario P. di questo nostro mondo.
POLITICA
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Dalle origini umili di nonno Giorgio la famiglia Macrì ne ha fatta di strada: ha costruito un impero industriale,è entrata a gamba tesa nel cinema e vuole adesso fare la differenza con Mauricio, al ballottaggio per diventare presidente in Argentina.
Dalla Locride alle presidenziali argentine: l’epopea della famiglia Macrì Il nonno Giorgio Macrì era originario di San Giorgio Morgeto e in tempo di guerra sarebbe riuscito ad aprire un ufficio postale con l’appoggio dei Pellicano
All’inizio della settimana è salito agli onori della cronaca locale Mauricio Macri, candidato di centro-destra alle presidenziali argentine che, dato in un primo momento per “spacciato” contro il suo avversario, è riuscito invece a ottenere la vittoria “morale” di contendersi il seggio di maggior prestigio dello stato sudamericano nel ballottaggio del prossimo 22 novembre. Il motivo di tanto interesse per questa notizia da parte della Calabria (e della Locride in particolare), come qualcuno avrà già intuito risiede nel cognome dell’aspirante presidente, ibericizzazione dell’assai diffuso dalle nostre parti Macrì. E Mauricio, infatti, origini locridee ne ha eccome. Il nonno Giorgio Macrì era originario di San Giorgio Morgeto (ma c’è chi riporta Polistena e chi è pronto a garantire che sia proprio di Siderno) e, in tempo di guerra, secondo diverse fonti grazie al supporto della famiglia Pellicano, sarebbe riuscito ad aprire un ufficio postale che in breve avrebbe servito l’intera area attorno al centro aspromontano. Lasciata l’Italia e le sue difficoltà socioeconomiche, Giorgio cercò fortuna in Argentina, dove, approdato nel 1946, riuscì a farsi assumere nella ditta ormai avviata di un altro imprenditore italiano, Agostino Rocca. Distintosi per il suo stacanovismo, nel giro di tre anni Macrì riuscì a fondare una propria ditta di costruzioni, per aiutarlo nell’amministrazione della quale l’avrebbe raggiunto i figli Francisco, al secolo Franco, Tonino e Maria Pia. La Socma, questo il nome della ditta dei Macrì, divenne nell’arco di appena un decennio una vera e propria superpotenza dell’industria argentina, della quale Francisco avrebbe raccolto con lungimiranza l’eredità. Grazie anche alle controversie tipiche di una vita politica e imprenditoriale senza scrupoli, Francisco si mette addirittura in proprio nella produzione di autovetture e garantisce alla propria genia un fatturato di 2.900 milioni di dollari l’anno nell’arco di breve tempo. Per i suoi figli, ormai argentini a tutti gli effetti, la strada per il successo è tutta in discesa e,
anche se il Sudamerica degli affari loschi, dei ricatti e dei sequestri ferisce in più occasioni la famiglia Macri (sia Mauricio che Florencia, i due figli di Francisco avuti da matrimoni diversi, vengono sequestrati e rilasciati dietro il pagamento di somme esorbitanti), tutti i suoi rami riescono ad affermarsi. Mentre Florencia si dà alla carriera cinematografica, Mauricio, presidente del Boca Juniors fino al 2007, dopo aver orbitato nella periferia della politica locale e provinciale per diverso tempo, a quasi cinquant’anni riesce ad affermarsi in questo universo grazie all’elezione a sindaco della capitale Buenos Aires. La sua amministrazione, puntuale, lo conduce fino alla sfida odierna: dopo quasi un trentennio di governo peronista della provincia di Buenos Aires, Macrì lascia in eredità un’inversione di tendenza grazie al risultato che il suo partito ottiene proprio nel comprensorio della città, che sceglie, al contempo, come suo nuovo sindaco, una candidata forte, Maria Eugenia Vidal, che raccoglie nella sua politica tutti quegli elementi che ci consentono di classificarla come “macrista”. Quale cha sia il risultato del ballottaggio del 22 novembre, i Macri hanno già ampiamente dimostrato ancora una volta che la caparbietà calabrese, all’estero, è stata in grado di fare e, molto probabilmente ancora farà, grandissime cose. Cerchiamo di fare tesoro di queste storie per far rifiorire il nostro, di territorio. Jacopo Giuca
Mauricio, dopo aver orbitato nella periferia della politica locale per diverso tempo, riesce ad affermarsi grazie
all’elezione a sindaco di Buenos Aires.
Civati incontra i cittadini della Locride È stata l’Aula Consiliare del Comune di Siderno ad accogliere la tappa locridea del tour di Pippo Civati per la presentazione del suo gruppo: Possibile. Aperto da Silvio Frascà, l’incontro si è dipanato in modo lineare spiegando le opinioni e le volontà politiche di Pippo Civati. Un’alternativa possibile, ma sempre nei limiti delle regole parlamentari e nell’esaltazione della Costituzione Italiana. Civati ha chiarito che il suo impegno con Matteo Renzi all’interno del PD non poteva durare poiché incompatibile con il mandato per cui era stato eletto. Civati ha messo subito in chiaro che sta visitando l’Italia per capire se una sua eventuale lista avrebbe possibilità elettorali. Intanto si formeranno dei comitati locali che decideranno in autonomia metodo, forma e contenuti di un eventuale programma elettorale.
Civati ha però onestamente evitato di fare proclami di “salvataggio per il Sud” ma ha sottolineato che “il Governo ha trascurato il Sud in modo scientifico”. Ha anche rievocato personaggi del recente passato e omaggiato Romani Prodi ritenendolo “il più grande statista dell’ultimo periodo”, ha auspicato che l’Ulivo torni a rifiorire, e affermato che sotto le sue fronde si stava bene. Non ha fatto sconti invece a D’Alema, che considera una delle figure più rovinose della recente politica italiana, e aggiunto che le manovre di Letta e Renzi sono “dalemismo puro”. Durante l’incontro è emersa una certa disomogeneità di idee tra la Sinistra italiana e un certo dissenso per alcune scelte operate da Civati in passato, non ultima quella di abbandonare il PD. La Redazione
ATTUALITÀ
Due calabresi al vertice dell’Unione Nazionale delle Camere Civili
L’avvocato Antonio Lacopo, professionista geracese da anni trapiantato a Siderno, ha ottenuto la scorsa settimana la nomina di nuovo componente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili Italiane, riconoscimento che garantisce alla Calabria di tornare a rive-
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XI edizione di "Borghinfiore", vince Casignana
Luigi Sbarra: obiettivo crescita Il Commissario calabrese di Fai-CISL Luigi Sbarra, con delega alla rappresentanza dell’industria alimentare, si sta adoperando in questi giorni per il rinnovo del contratto nazionale e rilanciare il protagonismo del lavoro nei processi di impresa. Convinto che questo sia il modo più rapido per uscire dalla crisi, il 26 e il 29 ottobre Sbarra è stato protagonista di due riunioni tecniche con le quali vuole dare nuovo volto all’Italia industriale, valorizzando partecipazione e produttività.
Pietro Cinanni porta la Locride ad“Avanti un altro!” stire, dopo anni di assenza, un ruolo di rilievo in seno al massimo organo dell’avvocatura nazionale. La nomina di Lacopo è giunta contestualmente a quella di Antonella Gialdini (di Castrovillari) durante il VI congresso nazionale di Ascoli Piceno.
L’Associazione Minatori di Motta San Giovanni fa visita a Pietro Fuda
La scorsa settimana l’Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni ha fatto visita al sindaco di Siderno Pietra Fuda, suo Socio Onorario, per omaggiarlo con un quadro nel quale viene raffigurato il viso del minatore e il paesaggio del Comune di provenienza. Per l’occasione l’Associazione ha ripercorso con una lettera la sua storia, iniziata nel 2004 all’insegna del motto “Commemorare per Ricordare”, e ha spiegato al sindaco quanto sia importante celebrare il sacrificio di questi lavoratori in grado di fare la differenza nella storia della nostra Regione. Pertanto è bene ricordare più spesso con manifestazioni e momenti di raccoglimento i nostri lavoratori, senza limitarsi alla celebrazione, spesso trascurata, di Santa Barbara (patrona dei minatori) durante la giornata del 4 dicembre. La speranza di questa associazione è che, pensando ai minatori, le nuove generazioni possano recuperare valori morali, sociali e religiosi che hanno reso esempio di vita il loro grande sacrificio.
La scorsa settimana avrà fatto sgranare gli occhi a più di una persona la partecipazione al programma di intrattenimento Mediaset “Avanti un altro!” (ideato e da anni condotto con successo da Paolo Bonolis) di Pietro Cinanni, stimato ex arbitro di calcio nato a Locri, ma da anni residente a Siderno. La fugace apparizione del nostro sappiamo non essere certo passata inosservata e, in tutto il comprensorio, qualcuno ancora cerca di vedere una replica della puntata o di trovare il video in rete!
L’IPSIAsi concentra sulla lettura grazie all’iniziativa “Libriamoci” Tra lunedì 26 ottobre e ieri si è svolta la seconda edizione di “Libriamoci”, giornate di lettura nelle scuole, un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso la Direzione Generale per lo Studente e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso il Centro per il libro e la lettura. Nell'ambito di questa iniziativa, presso l'IPSIA di Siderno e la sede coordinata di Locri, gli studenti delle classi terze, quarte e quinte, hanno assistito a una lettura drammatizzata del brano "Mastrangelina" di Corrado Alvaro, riguardante la Persefone oggi conservata a Berlino ma di cui Locri quanto Taranto rivendicano le origini, vista la quasi certa origine magnogreca del manufatto. È stato inoltre letto un brano di Giuseppe Macrì, docente dell'istituto, dal titolo "Sulle tracce di Persefone, due volte rapita". Insieme a professore, è intervenuta anche la collega Margherita Milanesio, anche lei in servizio presso la stessa scuola.
a u in t n o c ” o s o r b “No Lom ia z a r g in r e a li g a t t a la sua b io g g o p p a l’ r e p o n r Side Più sport per tutti: il progetto del Maestro Cavallo che va incontro alle famiglie bisognose Convinto che lo sport, anche in tempi di crisi, non debba essere un “lusso” esercitato da pochi eletti, il maestro di Arti Marziali Giuseppe Cavallo ha avviato, grazie alla disponibilità dei dirigenti scolastici Mariarosa Monterosso e Mirella Manco, e delle Amministrazioni Comunali, guidate dai sindaci Giovanni Riccio, a Caulonia, e Michele Tripodi, a Polistena, un progetto che prevede la partecipazione gratuita di bambini tra i 5 e i 13 anni alle attività sportive che si tengono nei due comuni.
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nantuoni oso” Domenico Inrno Pietro br om L o “N to Side Comita Il Presidente del are con una lettera il sindaco dicittà hanno più zi ra la e ng ri ne istrazio ha voluto gio che l’Ammin Per l’occasione, Fuda per l’appog nei confronti dell’associazione. ese (naturalizvolte dimostrato ato sulle dichiarazioni del calabresi avrebbe forrn Iannantuoni è to seppe Leonetti, che negli scorsi m do invece le già iu G ) se ne to legittiman zato tori azioni del comita . le to ta es nt co te ne ia temen ate teorie lombros da decenni confut
È andato al presidente della proloco di Brancaleone, Carmine Verduci, il Sole d’Argento, conferito dal Sidus Club di Siderno nell'ambito dell'XI edizione del premio "Borghinfiore", organizzata con il patrocinio del comune di Marina di Gioiosa lo scorso 17 ottobre presso la sala consiliare E. Gennaro. Carmine Verduci è stato riconosciuto "figura di eccezionale operatività culturale e attaccamento alla propria terra, sensibile artista, abile fotografo di vestigia storiche che diffonde nei canali multimediali al servizio della società". A Rossella Agostino è stato assegnato, invece, il premio Archeoinfiore. Mentre è il borgo di Casignana a conquistarsi il premio Borghinfiore, per essersi distinto per tutela del patrimonio e accoglienza; a ritirare il riconoscimento il sindaco Antonio Crinò. Alla serata hanno preso parte il sindaco di Marina di Gioiosa, Domenico Vestito, che ha introdotto gli interventi del Presidente del Sidus Club Albarosa Dolfin, della coordinatrice progettuale Ernesta Chianese e del giornalista Gianfranco Marino.
Autunno Con man dura di contadino castagne nel cesto raccoglievi nell'aria tetra da paesaggio triste circondato marroni brillavan come cioccolato a dir che l'autunno è arrivato. Spira il vento e s'alterna il sole e l'autunno mostra i suoi colori rosso bruciato il prato da foglie morte riempito e uno scoiattolo corre impaurito da un lampo e un tuono spaventato la pioggia torrenziale i frutti d'autunno ha maturato: castagne e olive dalla spremuta d'oro or guardi scorrer al frantoio e grappoli maturi di dolce nettare i tini han riempito! Tu contadino laborioso il cielo hai ringraziato per ciò che l'autunno a piene mani ha dato! Laura Impellizzieri Dedicata a chi lavora per vivere e dà da vivere.
Presto una sottoscrizione per la protezione della statua di Padre Pio a Siderno
Siamo pronti per fare l’atto costitutivo dell’Associazione, che non ha fini di lucro, per la realizzazione della messa in sicurezza della villa di fronte all’ospedale di Siderno, e la copertura di protezione dalle piogge acide, della statua di Padre Pio. Per questi lavori si prevede di aprire una sottoscrizione, con tutti i cittadini di Siderno. La misura dell’offerta minima sarà stabilita dai soci fondatori dell’Associazione stessa. Poiché l’associazione, in seguito, oltre al 5 per mille, potrà ricevere lasciti e donazioni, oltre al pagamento delle quote sociali, ha in programma di promuovere la campagna soci, non solo a Siderno ma in tutta la Calabria prima, in tutta Italia poi e infine all’estero. L’importanza del numero dei soci sta nel fatto che più iscritti ci saranno e più quote sociali incasserà la società. Quando si raggiunge, in tutta Italia, un numero di almeno 1000 soci, con una quota sociale da versare annualmente di 60 euro, sarebbero 60.000 euro l’anno. A questo punto la metà dell’importo sarà accantonato e l’altra metà servirà a pagare finanziamenti di opere importanti. Inoltre, la Banca Prossima, una Banca affiliata alla Banca Intesa San Paolo, concede finanziamenti a tasso agevolato per finanziare progetti che non hanno scopo di lucro, per le associazioni no profit come la nostra che sta per nascere. Con una disponibilità annua sicura di 30.000 euro si possono chiedere finanziamenti alla Banca, quinquennali o decennali, a tasso agevolato. 30.000 x 5 = 150.000. Si potrebbero realizzare opere, interventi e aiuti per le persone disagiate. Queste sono alcune proposte che saranno opportunamente valutate dai soci fondatori una volta che l’Associazione sarà legalmente costituita. Per quanto concerne il preventivo di spesa per la recinzione della villa di Siderno, ancora non ci è stato consegnato. Non appena sarà in nostro possesso, sarà pubblicato dal settimanale “Riviera” che tanto può fare per questa iniziativa e alla quale vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Benito Stinà
ATTUALITÀ
OSPEDALE: “L’ospedale non si tocca, l’ospedale non si tocca...”
CONSERVATORIORIVOLUZIONARI?
Essendo stato all’estero ho visto solo in “differita” le immagini della manifestazione di Locri. Ma chi dovrebbe toccarlo questo ospedale ragazzi miei? State tranquilli, non lo toccherà nessuno! Non possono e non vogliono toccarlo perché è “cosa loro”. Non solo non lo toccheranno ma continuerà a essere il lazzaretto che è stato in questi ultimi decenni nonostante le singole eccellenze che vi lavorano, molto spesso umiliate. Lo sarà anche domani, e chissà per quanti anni ancora, un traballante ricovero per coloro che non possono scappare fuori dalla Calabria. Sarebbe interessante fare una ricerca e verificare dove si cura l’attuale classe dominante in caso di necessità. Dove si curano i politici di rango, gli alti burocrati, i “potenti” di turno. Andate nei singoli reparti e dubito che troverete qualcuno di costoro nelle corsie di questi orribili luoghi di pena. Domandate ai degenti come si trovano in quei letti in cui si consuma la loro vita. Gli ospedali sono tra le strutture pubbliche, quelle in cui più si evidenziano le differenze di classe. Un posto dove si ferisce quotidianamente la “sacralità” e la dignità della persona umana che, molto spesso, viene degradata in oggetto di profitto e di scambio. Innocente bersaglio dell’altrui arroganza. Io vorrei con tutto il cuore che ci fosse qualcuno capace di rivoluzionare la sanità calabrese. Capace di scontrarsi e sconfiggere interessi consolidati e le complicità “mafiose” che si aggrovigliano nella sanità formando un inestricabile labirinto. Scruto l’orizzonte ma non vedo nessun “rivoluzionario” che abbia la volontà di mettere in discussione il “sistema” e di scontrarsi con questo mondo del privilegio e del malaffare. Non scandalizzatevi se dico che l’ospedale di Locri così com’è non ha alcun senso. Con gli stessi soldi pubblici spesi per l’ospedale si potrebbe assicurare assistenza di tutti gli ammalati della Locride nelle migliori cliniche d’Italia e del mondo. Sarà la storia a stabilire le responsabilità! Tuttavia non ho alcun dubbio che in questo particolare momento sarebbe necessario evitare la trappola di coloro che ci vogliono trasformare in ottusi “conservatori” dell’esistente, illudendoci di essere rivoluzionari. Non ha senso scavare trincee per difendere i bastioni di un potere che nulla c’entra con i bisogni dei cittadini. La sanità calabrese e locridea avrebbe bisogno di essere investita da una forza d’urto dirompente e travolta dalla marcia di un popolo maturo capace di riprendersi in mano il proprio destino e di darsi obbiettivi da raggiungere. Nessuno si illuda che il Commissario (chiunque sia) o la “Regione” (di qualunque colore), riformerà il sistema. Non può farlo! Troppi i compromessi. Si prenda atto che gli oscuri “scontri” tra “poteri” non sono in funzione della gente ma per mettere sempre di più le mani sulla sanità. In questi anni si è fatto di tutto affinché i cittadini, gli ammalati, il territorio venisse allontanato dei centri decisionali. Lo hanno fatto “destra” e “sinistra” senza alcuna differenza. Si è incominciato nominando manager pagati con stipendi da nababbi. “Esperti” che avrebbero dovuto adeguare la sanità calabrese al terzo millennio ma che, in verità, quasi sempre erano dei semplici portaborse con il compito di tutelare interessi politici ed economici tenendo all’oscuro i cittadini. Nulla è cambiato! In questa terra, per il controllo della sanità pubblica si sono consumati feroci delitti, sono stati arrestati innocenti, occultato indagini, costruito carriere per pochi, umiliate le esigenze degli ammalati, stretto patti con i mafiosi della peggior specie… Il consiglio regionale che pochi giorni fa si è riunito a
Locri su queste cose avrebbe dovuto riflettere evitando l’ennesima cortina di fumo. Il modo migliore per onorare i caduti è quello di costruire con fatti un domani diverso e migliore. Non parole ma impegni precisi di riforme vere e tempi di attuazione. Oggi, Locri rappresenta l’estrema degenerazione di un sistema. “Locri” è la dimostrazione di una sanità sequestrata. È questo l’apparato perverso che qualcuno vuole difendere? Su questo caposaldo volete attestarvi? Sono sicuro che nella Locride non vi sia nessuno che intenda diventare complice di un tale tradimento ai danni del nostro popolo e della nostra Terra. Forse sarebbe necessario guardare “oltre”, dimostrare che non siamo una folla acefala. Immaginare che ci possa essere una nuova sanità costruita a misura degli ammalati e non del “potere” e dei potenti, che si possa e si debba sconfiggere l’ingiusto “ordine costituito”. Questa sarebbe una lotta per cui sarebbe bello combattere con tutta la passione e l’orgoglio di cui siamo capaci. Come cittadino di questa terra, nei prossimi giorni presenterò una denuncia, nelle sedi competenti, perché negli ospedali calabresi - e in particolare in quello di Locri (e non solo nell’ospedale) vi è una violazione quotidiana dei diritti umani che confligge con i principi fondamentali della Costituzione Italiana. Su questo terreno vi è posto per TUTTI.
Nemmeno l'ospedale di Polistena si tocca
La manifestazione contro la chiusura dell'ospedale di Polistena di sabato 24 ottobre ha dimostrato, esattamente come quella di Locri, che il problema della sanità è assai sentito in tutta la Provincia di Reggio Calabria; prova ne è che sindaci, medici, commercianti e semplici cittadini hanno sentito l’obbligo di scendere in piazza per dimostrare (ancora una volta civilmente) la propria preoccupazione per il progressivo abbandono che le istituzioni continuano a dimostrare nei confronti di questa terra meravigliosa.
A Locri si discute di intercettazioni e legalità
Il Palazzo della Cultura ospiterà Camera Penale e ordine degli avvocati per discutere delle nuove frontiere della legalità e della legge sulle intercettazioni
La Camera penale di Locri organizza, con il patrocinio dell’Ordine Avvocati di Locri e del Comune, un convegno dal titolo “Le intercettazioni tra esigenze di indagine, diritto di cronaca e tutela costituzionale delle libertà fondamentali”. L’incontro, che si terrà tra le 15:00 e le 21:00 di venerdì 6 novembre, presso il Palazzo della Cultura di Locri, vedrà i saluti del primo cittadino Giovanni Calabrese, del Presidente COA Gabriella Mollica e del Presidente Camera Penale Mario Mazza. Seguiranno gli interventi programmati sul tema, presieduti dal Procuratore Vincenzo Lombardo, del senatore Enrico Buemi, del professore Ordinario di Diritto Penale Vito Mrmando, del deputato Roberto Occhiuto, degli avvocati Marcello Manna, Carmelo Occhiuto e Giovanni Taddei e del giornalista Antonio Ricchio, che parleranno dello stato dell’arte e avanzeranno proposte per velocizzare le pratiche. La partecipazione è libera con iscrizione obbligatoria e vale cinque crediti di Formazione Continua per gli avvocati.
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La narrativa di Cosimo Figliomeni
Cosimo scrisse racconti,un romanzo, una biografia.
IlgrecodiBiancoelaVilladi CasignanapremiatiaWashington A Washington sono state premiate due storie millenarie della Locride. Stiamo parlando della Villa Romana di Palazzi di Casignana (RC) e del vino greco di Bianco. Quasi d’improvviso l’America si è affacciata sulla nostra terra, ha assaggiato i nostri prodotti e ammirato le nostre bellezze. E’ successo il 17 ottobre nel famoso Cafe Milano durante l’edizione 2015 del Premio Eccellenza Italiana presieduto da Santo Versace. Tra imprenditori, professionisti e manager di tutto il pianeta si è parlato di “un’Italia dell’Eccellenza e del Merito”. E proprio sul sito web “Premio eccellenze italiane”, a firma di Massimo Lucidi, si legge che Il premio alla cultura 2015 è stato assegnato alla Villa Romana di Casignana. Nei comuni di Casignana e a Bianco, per di più, si produce un passito unico al mondo: il vino Greco. “In pratica ci troviamo – spiega Lucidi - tra un
ambiente ancora incontaminato, una villa romana con mosaici conservati e recuperati con un corposo intervento sostenuto dall’Europa e con tanti produttori locali capaci di ripercorrere quella produzione di vino doc unico per storia e gusto. Un vino dolce ottimo dopopasto, col fascino di avere una storia millenaria. Ma se questo e’ possibile lo si deve a una visione di progetto che ha distinto tanti volontari e un sindaco lungimirante, Pietro Crinò, che hanno saputo animare il territorio”. Alla manifestazione era presente anche l’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Valentina Aprea, che ha premiato, per la sezione start up, il fiscalista internazionale Giuseppe Nucera. Ma non solo. Con Nucera collabora un giovane calabrese laureato alla Bocconi in Economia e Management che ben conosce le potenzialità dei nostri luoghi, Alessandro Crinò, delegato dall’attuale
StudioPrimoPiano festeggia trent’anni con una mostra fotografica unica
In occasione del trentesimo compleanno dello StudioPrimoPiano, fondato da Giulio Archinà nel 1985, è stata inaugurata ieri, negli spazi siti in Corso Garibaldi 27, a Siderno, la mostra Forme del paesaggio/La punta della Calabria vista dal deltaplano. Per festeggiare la ricorrenza, nei locali dello StudioPrimoPiano è stata allestita una serie di ventisei fotografie realizzate da deltaplano da Giulio Archinà per documentare i paesaggi selvaggi e atrofizzati della nostra meravigliosa provincia.
Amministrazione Comunale di Casignana a ritirare il riconoscimento ottenuto dal suo/nostro territorio. Nel corso della cerimonia è stato degustato il vino greco della famiglia Moscatello, dopodiché Crinò ha brevemente descritto le caratteristiche della Villa Romana che, fra i tanti ambienti impreziositi da raffinati mosaici, può vantare anche una superba raffigurazione musiva di Bacco ebbro. Un chiaro riferimento alla lavorazione e al commercio del vino greco, risalente alla seconda metà dell’VIII secolo a.C. , anche in epoca romana. Ed è quasi un piccolo miracolo, ancora oggi, l’antica presenza dei vigneti nell’aria circostante l’area archeologica della Villa Romana, quasi sul mar Jonio. La speranza, adesso, è che l’interesse, anche internazionale, verso i nostri prodotti e le nostre attrattive archeologiche e paesaggistiche possa diventare rilevante e continuativo nel tempo.
Il romanzo è “Vince l’amore”, un’opera autobiografica. Protagonista è lo stesso autore, celato dietro il nome di Matteo. Egli, studente all’Istituto Tecnico Commerciale Marconi di Siderno, è capo della Giovanile Socialista e partecipa con passione a tutte le attività del partito. È il factotum della sezione socialista di Siderno. È presente ovunque. Giunge il tempo delle elezioni amministrative. Matteo, capo della giovanile, mira, di diritto, a essere incluso nelle liste elettorali. Ma Micantoni, un caporione influente e arrogante, lo fa escludere; non vuole giovincelli inesperti e recalcitranti ai suoi ordini. Il ragazzo ci resta male, è contrariato, umiliato, rivive il processo di Franz Kafka, dove tutto è dominato da una legge imperscrutabile che tutto ha già deciso: è Il 1984 di George Orwell, dove domina sovrano l’occhio del Grande Fratello; una situazione assurda e allucinante che spinge Matteo a una profonda crisi ed è accarezzato dal vizio assurdo di pavesiana memoria: il suicidio. Ma i baci e le carezze di Laura operano il miracolo. “Omnia vincit amor et nos cedamus amori”, scrisse il vate Virgilio. Da qui il titolo del romanzo. Figliomeni passa in rassegna i personaggi di spicco della vita sidernese, le tradizioni, le feste, i riti del fidanzamento e del matrimonio. Il romanzo è scorrevole, fluido, accessibile a tutti perché scevro di ricercatezze e di sbavature pittoriche. Altro lavoro narrativo è la parziale biografia di un notissimo personaggio sidernese, Don Antonio Macrì, pubblicata a puntate su Riviera. Cosimo mette a fuoco la fortissima personalità di don Antonio, il coraggio leonino, il sentimento di rispetto e di amicizia universalmente conosciuto. Ha magistralmente rappresentato un uomo dalla tempra d’acciaio attraverso esemplari e toccanti episodi della sua vita, della sua tragica morte, del suo funerale che sa di leggenda. Giorgio Papaluca
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Il ricordo
Su suolo greco si provano sensazioni strane Perché la Grecia… Quando si chiede ai ragazzi il loro cognome, rispondono con prontezza e orgoglio enunciandolo ad alta voce: - Io mi chiamo Rossi, io Pania, io… ecc. ecc. - noi di una certa età, invece, pensiamo spesso ai nostri progenitori. Quelli di tanti anni fa, dei secoli passati, venuti dal di là del mare, da dove sorge il sole. Dove sembra che il cielo, in una linea infinita, si unisca al mare Ionio. Con lo stesso orgoglio dovremmo essere consci che nel VII secolo a.C. approdarono sulle nostre spiagge i locresi, coloni greci che fondarono Locri Epizefiri. C'è da precisare, però, che popolazioni autoctone esistevano, in numero ristretto, già 5000 anni prima di Cristo. Dediti all’agricoltura, con l'avvento dell'era del ferro avevano sviluppato piccoli commerci anche con i naviganti che approdavano periodicamente. I greci arrivarono con un bagaglio culturale vario in campo religioso, artistico, costruttivo, agricolo e in tante altre materie. Basta pensare ai grandi templi, alle fatture delle colonne. Qui interessa soprattutto chiarire la provenienza della popolazione della zona ionica anche oggi chiamata Locride. Dobbiamo risvegliare l'orgoglio delle nostre origini, anche constatando che popoli che oggi economicamente hanno raggiunto posizioni superiori non possono però vantare le bellezze archeologiche e ambientali della Magna Grecia. Non possono vantare le origini di grandi studiosi come Pitagora e tanti altri. Il progresso raggiunto allora certamente ha avuto molta importanza nella formazione umana delle nostre popolazioni. Ancora oggi, nel nostro linguaggio, appaiono termini di allora, gli stessi termini che ritroviamo nella lingua parlata oggi, andando in Grecia. Di quante cose belle dobbiamo essere grati ai nostri progenitori magno greci! Non fomentarono guerre, non instillarono odi razziali e ancora oggi la bellezza e la perfezione dei loro capolavori artistici suscitano ammirazione in tutto il mondo. Basta guardare sculture come i bronzi di Riace o la Persefone, che purtroppo fa bella mostra di sé in un museo a Berlino senza spiegarci quale soddisfazione possano avere i tedeschi a esporre un capolavoro che non fa parte della loro storia, della loro cultura e della loro arte, ma che è stata trafugata nella Locride! Noi magno greci non abbiamo l'educazione pedante e perfetta di questi popoli, forse gettiamo a volte della spazzatura per strada, ma non siamo mai arrivati a buttare i bambini ancora vivi e piangenti nei perfettissimi forni crematori (episodio riferito da un testimone oculare prigioniero in un campo di concentramento, e da lui osservato da una fessura nel legno della parete della baracca dove si trovava)! Ma ritorniamo alla Magna Grecia dalla quale ereditiamo altre opere d'arte, come templi (Marasà) e teatri, sparsi in giro per il territorio e persino all’estero. Ecco perché quando si sbarca su suolo greco si provano sensazioni strane. Il cuore aumenta i battiti; è ritornare (nestos) dall'antica madre, madre che generò figli ideatori di idee che partorirono la migliore forma di governo per i popoli: la democrazia! Oggi dettano legge in tutto il mondo, studiosi in ogni campo dello scibile umano. I grandi filosofi, ecc. È superfluo continuare a ricordare ciò che è universalmente conosciuto e riconosciuto. Solo imparando la lingua greca si entra nell’animo di questo popolo e si riesce meglio a capire il modo di vita dei greci moderni. L’ulivo, che fa parte non solo dell’economia calabrese, è anche un simbolo di pace! Lo si ritrova ovunque, in Grecia come in Calabria! È il simbolo che alla fine del diluvio universale Dio inviò, nel becco di una colomba bianca, a Noè! Andare ad Atene e recarsi una sera a Plaka per cenare in un locale e abbandonarsi, ascoltando la musica greca dopo aver bevuto un Ouzo e mangiato l’arrosto di agnello con un gruppo di amici che t’invita a ballare il Sirtaki è il modo migliore di dimenticare i problemi italiani. Oggi, la Grecia è in crisi economica, è vero, ma i suoi soldi non se li sono mangiati i governanti. Questa piccola nazione, anche se ha partorito figli che hanno dato al mondo idee per vivere dignitosamente e civilmente, ha affrontato spese non indifferenti costruendo autostrade, porti di frontiera, elettrificando la ferrovia Atene-Patrasso e per ultimo, ma di non minore importanza, edificando il ponte sospeso sul Golfo di Corinto, tutto per migliorare la vita dei cittadini. Anche in Italia la crisi ha soffocato la zona ionica calabrese, dall’altra parte dello Ionio, ma nessuna autostrada è stata costruita, nessuna ferrovia elettrificata. Anzi, per aiutarci meglio ci hanno tolto i treni che ci collegavano al resto d’Italia, effettuando tagli che non solo hanno soffocato il commercio dei prodotti calabresi, ma ci stanno facendo perdere il turismo e molti posti di lavoro. B.G.
“Quanto dichiara la Sign. Calderazzo non è vero e spiego perchè” Egregio direttore, Quanto affermato dalla signora caldei Calderazzo Antonella nella lettera pubblicata su Riviera di domenica 25 ottobre 2015, a pagina 14, non corrisponde al vero e le spiego subito il perché. C'è stato un esposto, oltre che presso il comando dei vigili, anche all'ufficio urbanistico e al sindaco. Nella stessa via della signora, precisamente Vico I Martà, c'è più di un abitante che avrebbe il diritto di passaggio, in quanto non vi sono locali e proprietà. La signora, non avendo il minimo rispetto verso gli altri, parcheggia la propria auto sia di giorno che di notte, impedendo il carico e lo scarico di merci dei proprietari residenti. Se fosse vero che la signora lasciasse la propria auto per prelevare una bombola di ossigeno per la madre, la sosta, sia pure di pochi minuti, sarebbe consentita. Punto I: c'è tuttavia da precisare che il vico in questione non è regolamentato da nessu-
na segnaletica riservata a invalidi; punto II: il vico, in precedenza, era illuminato da un lampione comunale che, a seguito lavori di numero tre costruzioni di edilizia ancora in corso d’opera, è stato rimosso; punto III: la signora parla di ingiustizia perpetrata nei suoi confronti quando lei la esercita sugli altri. punto IV: i vigili hanno fatto il proprio dovere, in quanto il cittadino che ha effettuato l’esposto li ha fatti intervenire per poter passare nella sua proprietà e per poter effettuare dei piccoli lavori. Questa è una situazione che si protrae da molto tempo, perché la signora era stata già avvisata varie volte verbalmente dai vigili. E ora, nonostante sia stata verbalizzata, continua imperterrita a lasciare in sosta la propria auto. Egregio direttore a questo punto ditemi se questi non sono dispetti. In fede, Un cittadino residente
A mio cognato Piero
Con un filino di respiro è coperto dopo con un velo a soli 50 anni se ne è volato in cielo. Lasciando un vuoto immenso dopo aver lottato con un male ma Piero era davvero una persona speciale. Con l’inchiostro di questa penna scrivo sta poesia, voglio ricordare la sua vita e non la malattia. Una persona dal carattere riservato e un po’ complesso e se aveva un problema lo teneva per se stesso. Non ne parlava con nessuno e rimaneva silenzioso taceva, soffriva, era troppo orgoglioso. Era d’animo buono e aveva un grande cuore e se ti bisticciavi con lui non ti serviva rancore. Il vizio del gioco per lui era infinito e quello delle carte era il più accanito. Se qualche volta non aveva soldi o se la passava male pensava lo stesso ai nipoti sia a Pasqua che a Natale. Non giudicava le persone né se erano belli oppure brutti e anche per questo rimane un esempio per tutti. Chi ti scrive queste righe è Rosario, tuo cognato: sono fiero di te per quello che ci hai dimostrato. E per come hai combattuto anche in agonia Cercando di sconfiggere questa brutta malattia. Addio, caro cognato, da lassù facci un sorriso Sono sicuro che per te c’è una poltrona in Paradiso. Rosario Baggetta
Gianni Manto, una forza fuori dal comune e un cuore grande Un peso massimo. Grande, forte. Una roba extrapotente. Nome Gianni. Gianni Manto si metteva sulle spalle un vitello e lo portava a fare una passeggiata. Era il secondo di cinque fratelli. Un collo fuori dal comune e un cuore grande. Lavorava al mattatoio, ma la sua passione erano i mercati. Sempre presente da punta a Stilo a Capo Zefira. Il mercato come momento di aggregazione e socialità, come centro di gravità permanente. I “ferari” erano come i fratelli, bastava un caffé e una sigaretta per riempire l’ennesima giornata lungo e attorno la Locride. Rispettava la parola dei più grandi, senza ribattere neppure una volta. Era forte, grande. Era extrapotente, ma nella vita non ha fatto male neppure a una mosca. Aveva 77 anni.(em)
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Martedì 27 Ottobre è morto ILARIO“NARDO”LONGO
Un uomo esemplare che mancherà a tutti La comunità di Sant’Ilario è in lutto per la perdita di uno dei suoi figli migliori: martedì 27 ottobre, all’ospedale civile di Locri, è mancato il Professore Ilario Longo, per tutti gli amici, da sempre, Nardo. Nardo Longo, che aveva 85 anni, è stato un uomo esemplare, una persona colta, sorridente e dai mille interessi. In gioventù - conseguito il Diploma magistrale a Locri ed assolto il servizio di leva ad Acqui Terme - ha insegnato a Campo Ligure, in provincia di Genova, dove ha vissuto per alcuni anni con la propria famiglia ed ha lasciato un ottimo ricordo di sé. Ottenuto il trasferimento in Calabria, intraprese lo studio del violino, strumento che amava profondamente e che, in poco tempo, avrebbe imparato a suonare con maestria. In verità, Nardo amava ogni tipo di strumento e di espressione musicale. Difatti, si deve soprattutto a lui – ed ai contatti da lui mantenuti con le Case musicali della Liguria – la
grande diffusione di pianoforti che si ebbe nella Locride nel corso degli anni Settanta. E si deve anche a lui la nascita del primo gruppo folkloristico giovanile della Locride (denominato “Marasà”, in omaggio all’antichità magnogreca), che si fece apprezzare anche al di fuori del territorio calabrese. Nardo Longo è stato anche un amante della filosofia e, negli anni Settanta, ha conseguito la Laurea in Pedagogia presso l’Università di Messina. Seppure così impegnato nel campo culturale e musicale, Nardo non ha trascurato mai la vita all’aria aperta, anzi è stato anche un grande appassionato di agricoltura e apicoltura. Dalla vita dei campi e dal contatto diretto con contadini ed operai, il “professore-violinista-coltivatore” traeva ulteriori ragioni da aggiungere alla propria innata propensione per l’impegno politico in difesa degli umili. Difatti, egli è stato sempre orgoglioso della sua
militanza comunista, che portò avanti nelle fila del P.C.I. (quale membro del direttivo della sezione di Sant’Ilario) sino alla svolta della Bolognina del 1989, quando preferì la linea di Cossutta, entrando in Rifondazione. Con la scomparsa improvvisa di Nardo Longo, se ne va un grosso pezzo di storia. Ovviamente, in queste ore, la moglie, i familiari e tutti gli abitanti di Sant’Ilario sono molto tristi e affranti. Ma sulla tristezza dovrà presto prevalere un legittimo orgoglio. L’orgoglio per un uomo che, nel futuro, la Locride intera (di questi tempi quanto mai smarrita e impoverita di valori) potrà additare ad esempio; l’orgoglio per un uomo e un intellettuale che ha sempre amato il prossimo e la cui memoria sarà, di certo, benedetta per le tante virtù che ha posseduto. Spartaco Capogreco (Professore di Storia Contemporanea - Università della Calabria)
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Europa Creativa arriva nella Locride L’11 Novembre 2015 il Creative Europe Desk Italia – del MiBACT sarà al Palazzo della Cultura di Locri dalle 9:30 alle 13: 15 per un infoday su Europa Creativa. L’evento locrese unico nella regione Calabria per il 2015, prevede dopo i saluti di benvenuto, da parte del Sindaco della Città ospite Giovanni Calabrese, del presidente dell’Associazione dei Sindaci della Locride Giuseppe Strangio e del primo cittadino della città di Gerace Giuseppe Varacalli, l’introduzione curata da Alessandra Tuzza dell’Europe Direct Calabria&Europa di Gioiosa Jonica, quindi gli interventi tecnici di Marzia Santone del Creative Europe Desk Italia – Ufficio Cultura – MiBACT, che presenterà la struttura, gli obiettivi e le call del Sotto-programma Cultura di Europa Creativa, soffermandosi sulla call dei progetti di cooperazione, che verrà pubblicata nel 2016. Seguirà Andrea Coluccia del Creative Europe Desk Italia – Ufficio Media Bari, che presenterà i principali bandi del Sotto-programma Media di Europa Creativa, soffermandosi sulle procedure di registrazione e l’application form. Europa Creativa è un programma quadro di 1,46 miliardi di euro dedicato al settore culturale e creativo per il 2014-2020, composto da due sottoprogrammi (Sotto-programma Cultura e Sotto-programma MEDIA) e da una sezione transettoriale (fondo di garanzia per il settore culturale e creativo + data support + piloting). Europa Creativa finanzia: progetti di cooperazione transnazionale tra organizzazioni culturali e creative all’interno e al di fuori dell’UE; network che aiutano i settori culturali e creativi a operare a livello transnazionale e a rafforzare la loro competitività; traduzione e promozione di opere letterarie attraverso i mercati dell’UE; piattaforme di operatori culturali che promuovono gli artisti emergenti e che stimolano una programmazione essenzialmente europea di opere culturali e artistiche; sviluppo di opere di finzione, di animazione, di documenti creativi e di videogiochi per il cinema, i mercati televisivi e ad altre piattaforme all’interno e al di fuori dell’Europa; distribuzione e promozione di opere europee; festival cinematografici che promuovono film europei; fondi per la co-produzione internazionale di film; crescita di un pubblico per promuovere la film literacy e suscitare interesse verso i film europei attraverso un’ampia varietà di eventi. Il Creative Europe Desk Italia rappresenta il Desk ufficiale in Italia sul Programma Europa Creativa. Coordinato dal Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo in cooperazione con Istituto Luce Cinecittà s.r.l., fa parte del network dei Creative Europe Desks, nominati e cofinanziati dalla Commissione Europea. La rete dei Creative Europe Desks è stata creata dalla Commissione Europea per fornire assistenza tecnica gratuita ai potenziali beneficiari di Europa Creativa e per promuovere il Programma in ogni paese partecipante. In Italia il Creative Europe Desk nasce dall’esperienza pluriennale dell’ex Cultural Contact Point Italy e degli ex Uffici MEDIA Desk Italia e Antenna Media ed è formato dall’ Ufficio CULTURA, responsabile del Sottoprogramma Cultura, e dagli Uffici MEDIA di Roma e Torino e Bari (gestiti da Istituto Luce Cinecittà s.r.l.) responsabili del Sottoprogramma MEDIA. L’evento è gratuito ed è rivolto a tutti gli operatori del settore culturale e audiovisivo. Iscrizioni fino ad esaurimento posti sul sito web dello Europe Direct di Gioiosa Jonica www.eurokomonline.eu o inviando una mail a: associazioneeurokom@tiscali.it. Per maggiori informazioni contattare il Centro Europe Direct di Gioiosa Jonica tel: +39 09641901574 L’evento è organizzato dal Centro Europe Direct di Gioiosa Jonica e dal il Comune di Locri in collaborazione con il Creative Europe Desk Italia, il Comune di Gerace e l’Associazione dei Comuni della Locride. Link utili: Landing page Creative Europe Desk Italia
ATTUALITÀ
NUOVETECNOLOGIE
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Non vi stupite se, quando parlate ai vostri parenti attempati di WhatsApp vanno a prendervi un badile:l’Italia è agli ultimi posti in Europa in quanto ad alfabetizzazione informatica e, come sempre, la Calabria è fanalino di coda del Paese, ma...
Nel Paese degli analfabeti...informatici I vantaggi del corretto utilizzo di internet potrebbero comportare risparmio di tempo e denaro e dare un contributo alla crescita economica della regione.
IL PROBLEMA, FINO AD OGGI SOTTOVALUTATO, NON È IL DERIVATO ESCLUSIVO DELL’ASSENZA DI INFRASTRUTTURE MA DA CONSIDERARSI A TUTTI GLI EFFETTI CULTURALE.
WhatsApp, Google, Facebook, Twitter, e, per quelli appena più esperti, cloud drive, opensource, wi-fi e roaming sono solo alcuni dei termini oggi entrati nell’uso comune dinanzi ai quali, però, appena un ventennio fa, avremmo sgranato gli occhi. L’era del digitale ci ha abituato a fare cose davvero straordinarie: possiamo essere sempre aggiornati sulle notizie, trovarci a un click di distanza dall’altro capo del pianeta e restare sempre in contatto con parenti o amici che sono andati a vivere all’estero e che, fino a “ieri”, ci sarebbero costati un capitale in telefonate. Oggi è tutto più rapido, più immediato, per alcuni più frivolo. Il passaggio progressivo dalla macchina da scrivere agli elaboratori di testo che scrivono sotto dettatura è sembrato istantaneo. La trasformazione del telefono cellulare in un moderno smartphone è stata così rapida da non permettere a tutti di stare al passo con i tempi. Dalla prima connessione a internet alla banda ultralarga è trascorso così poco tempo che, nelle zone più remote del globo ancora si deve salire il primo gradino dell’evoluzione informatica. Il problema è che per “zone più remote del globo” non intendiamo solo l’Iraq, la Somalia o il Tibet, ma anche alcune cascine isolate della Pianura Padana, quella casetta che svetta sulla cima di uno dei colli della Maremma, il cuore di tenebra del nostro Aspromonte. Mentre la seconda generazione di nativi informatici (ovvero persone che sono nate dopo l’avvento e l’affermazione dell’informatica) entra già nell’adolescenza, oltre il 30% della popolazione italiana non ha mai utilizzato internet in vita sua e, ampliando il discorso alle conoscenze informatiche di base, gli analfabeti informatici (persone incapaci di utilizzare un cellulare, un computer o un tablet) salgono al 60%. Il problema, fino ad oggi piuttosto sottovalutato, non è il derivato esclusivo dell’assenza di infrastrutture o di potere d’acquisto ma, visto il perdurare della medesima condizione ormai da decenni, è da considerarsi a tutti gli effetti patologico e culturale. Ricerche recenti hanno dimostrato come l’analfabetismo informatico e quello digitale (l’incapacità di utilizzare le tecnologie e i nuovi mezzi di informazione e comunicazione) vanno di pari passo con l’analfabetismo funzionale, un concetto che, fattosi prepotentemente strada negli studi sociologici negli ultimi mesi, indica quell’incapacità di utilizzare la cultura di base nella vita quotidiana. Questo vuol forse dire che utilizzare il computer è un privilegio delle persone intelligenti?
Niente affatto, anche perché è comprovato che l’analfabetismo digitale e informatico sono generalmente determinati sì dalla mancanza di competenze digitali, dal livello di istruzione e dalla condizione occupazionale, ma anche dalla mancanza di interesse o motivazione, dai costi per l’accesso e per l’equipaggiamento, dal genere, dall’età e dall’area geografica, aspetti, questi ultimi, che secondo il docente di Strategia delle Tecnologie all’Università di Edimburgo Alfonso Molina sarebbero direttamente imputabili alle politiche di leadership dei governi, delle industrie (che hanno spesso determinato scarsità di investimenti sul territorio) e del sistema educativo. E quale Regione italiana soffre quotidianamente per tutti gli aspetti appena elencati? Proprio la nostra. Come nel resto del sud Italia, anche in Calabria i dati che si assestano attorno al 30% nel resto del Paese salgono oltre il 50, determinando un isolamento ancora più patologico del nostro territorio rispetto al resto del Paese che, di per sé, già non fa molto per diventare l’ombelico d’Europa (si pensi che in Danimarca e Svezia l’analfabetismo informatico si assesta attorno al 10%). E dire che, contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, l’utilizzo maggiormente intensivo (e con infrastrutture più adeguate) di internet comporterebbe la crescita dei posti di lavoro in diversi settori e, secondo uno studio di due anni fa, un aumento del PIL del 0,3% per ogni incremento del 10% della popolazione raggiunta dalla banda larga e in grado di utilizzarla. Ma non finisce qui, i vantaggi del corretto utilizzo di internet potrebbero comportare anche risparmio di tempo e denaro e dare un fortissimo contributo alla crescita economica della regione e, estendendo il discorso, al Paese. Il Presidente Oliverio ha dimostrato di aver intuito questa verità quando, qualche settimana fa, ha annunciato che la nostra regione sarà la prima ad avere copertura totale con banda urlatralarga. È stato però anticipato dai giovani calabresi che, in controtendenza rispetto agli adulti, sanno così bene come muoversi in questo ambiente da aver organizzato già da almeno due anni iniziative legate a questa tematica, sanno come utilizzare blog, siti web, siti istituzionali, d’informazione, aziendali e di comunicazione con la politica e, in diverse occasioni, hanno persino organizzato gruppo di studio e “strat up” dedicati. Sarebbe il caso di cominciare ad imparare qualcosa, da questi ragazzi. Jacopo Giuca
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DOMENICA 01 NOVEMBRE
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Nessuno è risparmiato: i gruppi di WhatsApp mietono vittime di ogni età. I componenti condividono tra di loro un certo grado di intimità ma possono anche essere veri e propri sconosciuti, inseriti in quel gruppo senza conoscere il reale e maledetto motivo.
WhatsApp, non aprite quel gruppo Ormai ne siamo tutti vittime. Pochi gli esclusi. Dall’adolescenza all’età adulta (sperando che almeno la terza età ne sia esente), ognuno di noi è stata incastrato perlomeno in un gruppo WhatsApp. I temi dei gruppi WhatsApp sono davvero infiniti e possono variare da componenti che condividono tra di loro un certo grado di intimità a veri e propri sconosciuti, inseriti in quel gruppo senza conoscere, tutt’oggi, il reale e maledetto motivo. Vincono il primo posto per spontaneità quelli tra familiari stretti o amici di una vita. Conversazioni contenenti materiale scottante, dove regna sovrano lo screenshot delle cazzate che scrivono gli altri. Lo screenshot viene fatto direttamente da facebook, piattaforma sulla quale ormai la gente si sputtana senza nemmeno saperlo. Dagli strafalcioni ortografici alle foto simil-sexy, lo screenshot è la prova vivente della stupidità delle persone, forse la stessa prova che cercava San Tommaso: guarda, vedi e credi. Segue poi la condivisione di immagini demenziali, tanto si è “tra di noi”, in famiglia, ma prima di premere invio ti assicuri che stai inviando al gruppo giusto: perdere la propria dignità in un secondo, a causa del touchscreen, è davvero facile.
Questi rappresentano i veri gruppi, non solo sull’app più utilizzata al momento, ma anche nella tua vita reale. E se per i vari impegni settimanali incontri realmente i membri del gruppo solo nei weekend, durante la settimana rappresentano comunque quel piccolo porto a cui approdare, virtualmente, con cui condividere gioie e dolori (finchè morte del gruppo non vi separi). Dopo i gruppi spontanei, si posizionano tutti gli altri, i quali sono nati forse per sbaglio o perché l’amministratore ha avuto la brillante idea di mettere insieme 40 persone che nella vita di tutti i giorni non si cacano nemmeno per sbaglio. Ma il gruppo era importante crearlo. Esistono varie tipologie di membri dei gruppi WhatsApp. Vediamone alcuni. L’EVITANTE: aveva partecipato a una novena e fatto voto per non essere inserito nel gruppo, ma non ce l’ha fatta. Qualcuno ha trovato il suo numero. Colpito e affondato. IL FANTASMA: c’è, ma non si vede. Non scrive mai, non si esprime, assiste alle peggiori dinamiche del gruppo e magari spera pure che scoppi qualche rissa. Ogni tanto vai a controllare se si collega ancora o è morto (e nessuno l’ha scritto
sul gruppo). Eccolo, risulta online proprio nel momento in cui è stato scritto “Ognuno dica la sua”. L’ “AUGURATORE”: l’auguratore, come si evince dalla parola stessa, ha sempre qualcosa da augurarti. Inizia dal buongiorno alle 5.30 del mattino, che tu magari stai andando in bagno a svuotare la vescica (non ci provi nemmeno a trattenerla fino alle 8 che l’ultima volta ti è venuta la cistite) e questo è già sveglio. Vabbè. Continua con l’augurarti una buona colazione, un buon caffè, buona pennichella. E se è martedì ti augura un buon martedì, se hai la diarrea ti augura un buon pranzo (ma vaffan...) e mentre sei insonne hai appena ricevuto una buonanotte. Anche tu vorresti augurare qualcosa all’auguratore, ma non lo fai. IL POLLICE IN SU: non ha bisogno di parole, lui si esprime semplicemente col pollice. Fin qui tutto ok, se non fosse che lo usa a sproposito e senza alcun nesso. “Ci vediamo stasera alle 7?”, (lui risponde col pollice), “No, meglio alle 8” (risponde nuovamente col pollice), “Ragazzi, meglio fare un’altra sera” (ancora pollice). IL ROMANTICO: che si stia parlando di fame
nel mondo o dell’ultimo virus, lui ha sempre un cuoricino per tutto. Ti colleghi, scrivi un messaggio formale del tipo “Sono in ritardo, arrivo tra cinque minuti” e lui invia un bacetto, uno smack, un cuoricino, due cuoricini, un cuore grande che pulsa. Io non ti voglio bene, lo vuoi capire? LO SCONOSCIUTO: ti appare come Dolce Stellina e non hai idea di chi sia. Non hai salvato il suo numero e non dimostri alcuni interesse a farlo. A volte scrive roba assurda, e forse proprio per tale ragione preferisci restare nell’ignoranza. Nella tua, di non sapere chi è, e nella sua. IL VOCALE: non si è ancora capito se non sa digitare le lettere sulla tastiera o se risente della mancata comunicazione classica (a voce). Sta di fatto che lui, manda sempre un messaggio vocale. Di sottofondo i rumori più strani che ti chiedi cosa stia facendo e dove si trovi. Perde il filo logico di quello che vuole dire, pensa a voce alta in pratica. Probabilmente non sa che i messaggi vocali si possono annullare, altrimenti non invierebbe quei monologhi privi di senso. Questi solo alcuni dei personaggi tipici con cui ognuno di noi condivide un gruppo Whatsapp. Purtroppo, spesso e volentieri i gruppi nascono senza una reale motivazione. Ci si ritrova per caso, una sera, a fare un aperitivo con persone che non si incontravano da tempo e magari è stata anche una bella serata, finchè uno non se ne esce con “Creiamo un gruppo: gli amici ritrovati!”, che gli amici, la voglia di ritrovarsi ancora non ce l’avranno più. Si decide di mangiare una pizza e si crea il gruppo “Pizza 31 ottobre”: 400 messaggi per decidere una pizzeria. Ma fare come si è sempre fatto, vedersi in piazza e decidere su due proposte, vi faceva così tanto schifo? Quelli che temo di più, sono i gruppi delle mamme: che siano le mamme dei bimbi dell’asilo o della quarta elementare, le mamme del basket o dell’azione cattolica, non fa differenza. Troppe mamme messe insieme sono pericolose. Perché fanno le proposte, anche quelle assurde, precedute da “Ho avuto un’idea!” e tutte le altre mamme tremano perché non sanno come dirglielo che quella idea era meglio non condividerla. A volte i gruppi muoiono lentamente e tu non lo sai: te ne accorgi quando un giorno, scorrendo fino in fondo, ritrovi il gruppo Estate 2013 e apprendi, amaramente, che in quel gruppo ci sei rimasto solo tu. Bisognerebbe metterci una tassa sui gruppi in modo da arginare questa proliferazione. E per fortuna che esiste il tasto silenzioso e puoi decidere addirittura di rendere il gruppo “muto” per un anno. Peccato non si possa fare anche con le persone. Sara Jacopetta
CULTURA E SOCIETA’
Il gallo peloritano Dopo il gallo di Cefalì e Dragoni, proponiamo un gallo che vive al di là dello Stretto e che vanta un percorso di“pizzicatore”di tutto rispetto
I
due nostri precedenti galli (Cefalì e Dragoni), come s’è potuto vedere, ebbero un epilogo drammatico, innaturale. Il primo (Cefalì) si spense in completa solitudine per via della “cattività” che non seppe mai sopportare. Vedere i mediocri che spadroneggiavano sulle sue ex-galline gli procurò un ingrossamento mostruoso del fegato che contaminò tutto il corpo. Divenne rotondo, assunse una forma di sfera, di palla ma avvelenata. Si spense lentamente senza perdere però gli antichi vizi che lo avevano portato alla tomba: maldicenza, l’essere detrattore degli altri galli e soprattutto quello di credersi il gallo più bello e prestante dell’universo. Sino all’ultimo istante della sua vita non smise mai di “correggere” gli altri galli ed ebbe sempre da dire su tutti i pollai del pianeta. Non smise mai di sentirsi sapiente, seppur sapienza da gallo. Schivato da tutti gli restò solo la frequentazione del pennuto di Dragoni, che in altri tempi, quando la fortuna lo assisteva, sembrava impensabile per via del grande divario culturale: lui era comunque nato e cresciuto in un centro semi-urbano (Siderno) mentre l’altro, il dragonese, era proprio campagnolo (Grotteria). Fu una strana frequentazione la loro, forse dettata dalla “necessità”. Dal canto suo il gallo di Dragoni mantenne sempre la “reputazione” che si era guadagnato da quando venne al mondo: l’essere indolente, sfaccendato, perditempo e il non avere né arte né parte. Fu, si diceva, una insolita frequentazione, uno strano sodalizio il loro, quello tra pennuti ovviamente, dato il divario di formazione, ma durò sino alla fine dei loro giorni. Di certo, il gallo di Dragoni gli rincarava la dose di avvelenamento e di gonfiore conseguente poiché gli ricordava sempre che lui, il gallo di Cefalì, rimaneva sempre il più bravo, il più bello, il più prestante e se fosse stato di “razza umana” gli avrebbe detto che era il più “sapiente” perché padroneggiava tutti i rami dello scibile. Ma era un semplice gallo. Per il pennuto di Dragoni c’è da aggiungere che tentò di redimersi dall’indolenza cercando di darsi una qualche occupazione ma era troppo tardi. Anche la loro morte fu “innaturale”. Il primo non finì sulla tavola di padron Cefalì, né il secondo su quella di padron Pittari (era il proprietario del pollaio di Dragoni). Nessuno dei due fu contornato da patate e rosmarino, oppure servito in umido, per divenire sostanza dei loro padroni perché i loro corpi furono subito sotterrati e in profondità. Si ebbe profonda paura del veleno del primo e dell’indolenza del secondo dal momento che si diceva che attraverso il cibo si potessero trasmettere tutti i difetti, considerato che pregi non ne avevano. Comunque sia, i due galli, sembrerà un paradosso, rimasero due galli “locali” e in un’economia “globalizzata” non avrebbero mai potuto aspirare di divenire prodotti da export. In definitiva rimasero galli molto limitati. Per trovare a questo punto un gallo da “esportazione”, che potesse sedurre non solo galline nazionali ma europee e internazionali, ci siamo dovuti necessariamente trasferire in città, abbiamo dovuto passare lo Stretto, andare cioè a Messina, autentica capitale della Calabria meridionale almeno sino agli anni Settanta del secolo scorso. È lì che vive il nostro pennuto, d’ora in poi gallo peloritano. È oriundo del Continente, è viene da un piccolo centro della Piana di Gioia Tauro. Ha frequentato uno dei più prestigiosi licei della Calabria, quello di Palmi, con un buon profitto e in tempi non sospetti. Si è iscritto successivamente all’Università di Messina, giurisprudenza, e ha conseguito la laurea, in corso, con un buon voto (all’epoca la laurea in giurisprudenza era difficile). Vince subito dopo il concorso d’abilitazione e diviene un valido avvocato. Vantava un percorso di “pizzicatore” di tutto rispetto sin da quando era studente liceale, figuriamoci da studente universitario. Tuttavia una volta sistemato, il matrimonio e la famiglia divennero il coronamento naturale del suo percorso esistenziale. Sua moglie era messinese e l’ha conosciuta durante il corso di studi universitari e una volta sposati gli ha regalato diversi figli a scapito della sua bellezza. Va ribadito che il nostro gallo peloritano G. O. è di bello aspetto. Ha infatti una faccia armoniosa, i capelli lisci di colore castano chiaro divisi da una riga sulla parte sinistra (la classica schrima), gli occhi di colore castano grandi e luminosi, naso piccolo
Frammenti d’amore in un mondo sempre più bisognoso d’amicizia
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L'Amicizia e l'Amore hanno lo stesso cordone ombelicale, provengono da un'unica matrice che risiede in fondo all' "Anima"
iorno 15 ottobre 2015 si è tenuto presso l'Auditorium della Biblioteca di Bovalino un incontro su "I grandi temi della letteratura", in particolare si è parlato di amore e amicizia. L'incontro fortemente voluto dall'Accademia InternazionaleCittà di Roma, Compartimento per la Calabria, è stato presieduto dalla prof.ssa Concettina Audino, che con grande impegno riesce a organizzare serate di forte spessore culturale, e che sicuramente lasciano importanti tracce sul territorio. "Amore e Amicizia" quindi, ambiti profondi dell'animo umano che non si finisce mai di esplorare. "Amicus" viene da "amare" e quindi voler bene: l'Amicizia e l'Amore hanno lo stesso cordone ombelicale, provengono da un'unica matrice che risiede in fondo all' "Anima", anch'essa dal greco "anemos", vento che avvolge e sconvolge tutta l'attività dell'umana vita. Con queste premesse, si è aperto il pregevole "cenacolo culturale", i cui protagonisti hanno veicolato messaggi di tutto rilievo in un momento in cui il mondo intero ne ha molto bisogno. Dopo il saluto della Presidente prof.ssa Concettina Audino, Francesco Fusca, poeta di Spezzano Albanese e Ispettore Emerito Ministero P.I.I.U.R., con grande e delicata perizia ha interpretato brani di poesie che certamente appartengono a ognuno di noi anche se scritti da altri. Sembra strano ma il bello della poesia è proprio questo, tutto ciò che viene pensato, detto o scritto, non è solo dell'autore, ma appartiene all' Umanità e in particolare a tutti coloro che sanno cogliere e decifrare questi messaggi cibando continuamente la propria anima. I vari interventi sono stati inframezzati da "performance" che Bruno Panuzzo, conduttore della
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serata, ci ha regalato, trasportandoci in suggestive atmosfere canoro-musicali interpretando per noi famose canzoni o se volete "poesie senza tempo" in tema con la serata. Sono seguiti gli interventi pregevoli della prof.ssa Maria Rosaria Pini, Dirigente Scolastico a Gioiosa Ionica, prof.ssa Marisa Romeo Sindaco di Ferruzzano, e della poetessa Bruna Filippone che con grande delicatezza ha aperto una finestra sulla "poesia di amore orientale", abbracciando l'anima mediterranea della nostra terra. Amore, Amicizia, Poesia e ... Arte! E infine dopo la parola venne l'Arte, l'Arte dell'immagine, con Giuliano Zucco e la sua "Eva", l'antica "Matrix", immersa nella sacralità della natura, l'idea primigenia, l'archetipo. Anna Manna con le sue nature morte, ma che vivono nello stesso tempo in cui l'occhio li guarda, così come le sculture lignee del marito dott. Marco Corollario. E poi “dulcis in fundo” Domenico Carteri, artista poliedrico, che con una sua opera bronzea ci ha fatto navigare sui flutti del nostro greco mare. La serata si è conclusa riscuotendo consensi e applausi da parte di tutti i partecipanti. Il messaggio è stato forte e chiaro: la scienza e la tecnologia spesso non bastano, ci vuole una rivisitazione culturale affinchè non scompaia quell' "Umanitas", che ha sempre accompagnato l'uomo nel suo processo evolutivo. È necessario che ciò rimanga sempre in parallelo con la voglia di inseguire nuove conoscenze: "Vertude e Conoscenza" diceva il grande Dante, un binomio imprescindibile se si vuole vivere ancora in "Armonia", parola magica quest'ultima, ricca di significazioni, che appartengono non solo al nostro pianeta, ma all'intero Universo, nel cui "respiro cosmico" noi viviamo.
Ci si prepara davvero al Natale! Si terrà a Siderno dal 6 al 20 dicembre 2015 la manifestazione “Mercatini di Natale”, per realizzare la quale sono già state avviate le pratiche di assegnazione delle Casette in Legno. Le casette a disposizione, ignifughe e di 3x3 m, potranno essere utilizzate dai richiedenti per la vendita di prodotti alimentari, di commercio e artigianato che siano espressione della tradizione e del folklore durante il periodo natalizio. Tutti gli interessati sono invitati a presentare domanda secondo il modello scaricabile sul sito www.rivieraweb.it o richiedendolo tramite mail agli indirizzi mercatinidinatalesiderno@gmail.com o info@prolocosiderno.it specificando il seguente oggetto: “Richiesta moduli Mercatini di Natale”. Tutti gli allegati faranno parte integrante della domanda e dovranno essere sottoscritti e presentati entro e non oltre il 13/11/2015 presso i locali della Pro Loco, siti in via Cesare Pisacane 60, 89044 Siderno a pena esclusione. L’organizzazione si riserva di procedere all’assegnazione delle casette sino a esaurimento della disponibilità. Per ulteriori informazioni, i richiedenti potranno contattare il numero 0964 342689 in orario d’ufficio o inviare una mail specificando l’oggetto “Informazioni mercatini di Natale” su mercatinidinatalesiderno@gmail.com.
con la punta rivolta all’insù, bocca regolare con labbra non sottili, mento regolare. Anche la barba è venuta su in modo giusto. È di media altezza, armonioso nelle proporzioni del corpo, ha la carnagione bianca e veste alla moda. Assomiglia terribilmente ad Alain Delon in versione abbellita, anche se non lo sa. Ha anche una buona cultura, non solo tecnica. Non si sa per quale ragione è comunista e tutti i tardopomeriggi viene a trovarci in piazza Cairoli e sedersi con noi. Ha mediamente due-tre giornali (l’Ora, l’Unità e il Manifesto) e partecipa alle discussioni generali con garbo e con apporti personali che gli fanno guadagnare l’attenzione e l’ascolto soprattutto di noi giovani studenti. I discorsi generali sono quelli di quel periodo: la
crisi del capitalismo, la costruzione del socialismo, il mondo bipolare, le lotte civili, l’aborto, il divorzio, il Sud, la questione meridionale, la guerra nel Vietnam. Ci sono ovviamente i discorsi più generali come l’emancipazione della donna, i rapporti liberi, le comunità alternative al matrimonio, la libertà sessuale. Si parla anche di antropologia, dal momento che si crede di cambiare la natura umana e di fondarne una nuova. Comunque il discorso che alla fine cattura la nostra attenzione è il femminile, l’altro sesso; e lì il nostro gallo sale in cattedra e ci offre quadri straordinari delle sue avventure in lande europee. Introducendo e intercalando, come è tipico dei siciliani, con un minchia, il nostro racconta: «Minchia, eravamo io e C. R. a Parigi ,
nelle vicinanze di Boulevard Saint- Michel, a due passi dell’Università Sorbona, quando due ragazze, belle come il sole, poco più di vent’anni, ci abbordano con la scusa di chiederci un’informazione: “Saprebbe indicarci il giardino Luxembourg, la tour de Monteparnasse, s.v.p.?” - chiede una delle due. Era evidente – continua egli – che si trattava di un pretesto per attaccare bottone con noi, per abbordarci». Una volta che le due ebbero notato il suo rossore causato dal turbamento provocato e la forte emozione da loro suscitata, sorridenti dissero: “Siete italiani?”. E poi un’esclamazione irripetibile: “Draguers.” «Io che non capivo la lingua francese – prosegue il gallo – chiesi subito al mio amico C.R. che cosa significasse quel termine e
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Fidapa, quando l’associazionismo è tinto di rosa A inizio settimana è venuta a trovarci in redazione la bella e simpatica Patrizia Pelle, nuovo presidente della FIDAPA Siderno, accompagnata dall’altrettanto bella e simpatica Rita Commisso, segretaria dell’associazione. In una sala riunioni avvolta dal grigio uggioso dell’autunno abbiamo fatto quattro chiacchiere tra donne. Dottoressa Pelle, ci può illustrare di cosa si occupa e quali sono le finalità di Fidapa? L’acronimo sta per Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari e appartiene alla Federazione Internazionale IFBPW (International Federation of
Business and Professional Women). In Italia conta 11.500 Socie ed è articolata in 287 Sezioni distribuite su tutto il territorio nazionale, raggruppate in 7 Distretti. Siderno fa parte del distretto Sud-Ovest. Fidapa si propone di: valorizzare le competenze e la preparazione delle socie indirizzandole verso attività sociali e culturali che favoriscano il miglioramento della vita, anche lavorativa, delle donne; incoraggiare le donne a una consapevole partecipazione alla vita sociale, amministrativa e politica, adoperandosi per rimuovere gli ostacoli ancora esistenti; essere portavoce delle donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e
degli Affari, presso le Organizzazioni e le Istituzioni nazionali, europee e internazionali; adoperarsi per rimuovere ogni forma di discriminazione a sfavore delle donne, sia nell’ambito della famiglia che in quello del lavoro, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di pari opportunità; favorire rapporti amichevoli, reciproca comprensione e proficua collaborazione fra le persone di tutto il mondo. Le diverse sezioni, seguendo le direttive nazionali e internazionali si impegnano a condividere questi propositi e a diffonderli in coerenza con il principio istitutivo della FIDAPA, quale movimento di opinione. Perché Fidapa è un movimento di opinione non è un club service. Nell’ultimo biennio sotto la guida del presidente nazionale Anna Lamarca, Fidapa ha sottoscritto due protocolli con il Ministero della Salute: uno riguarda la lotta al dolore, al fine di ottenere il reinserimento del parto indolore nei Livelli Essenziali di Assistenza; l’altro riguarda l’attivazione del Codice Rosa che nasce in difesa dei più deboli vittime di violenza - le donne, i bambini e gli immigrati e richiede l’istituzione di un luogo riservato presso gli ospedali, in particolare presso il Pronto Soccorso. A queste persone, grazie al Codice Rosa, già adottato in alcune regioni d’Italia, vengono garantiti immediate cure mediche, protezione e sostegno psicologico. Lei è il nuovo presidente di Fidapa Siderno, in che direzione incrementerà la forza propulsiva dell’Associazione? Cercheremo di lavorare in sinergia con le altre sezioni di Locri, Roccella e Brancaleone e anche con le altre associazioni presenti sul territorio. Ci muoveremo tenendo presente quello che è il tema di Fidapa di quest’anno, ovvero “Talenti delle donne: una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e politico del nostro Paese”. Insieme a me nel direttivo c’è la dottoressa Silvia Falvo Vice Presidente, la dottoressa Rita Commisso, segretaria, e la dottoressa Laura De Maria, tesoriera. Fidapa favorisce e valorizza il contributo delle donne nelle arti, nelle professioni e negli affari. Limitandoci all’impegno delle donne nella politica e nell’imprenditoria quali sono le difficoltà che incontrano?
Sembra che la politica si sia finalmente rivolta al mondo femminile perché ha scoperto che le donne sono caparbie e determinate nel raggiungere i loro obiettivi e pare che voglia avvalersi di questi requisiti che ci contraddistinguono. Tra l’altro una battaglia di Fidapa è stata proprio quella delle quote rosa nell’urna, una legge che è passata a livello nazionale e, quindi, comunale ma purtroppo ancora in Calabria non esiste una legge sulla doppia preferenza per le cariche elettive regionali. Per quanto riguarda l’imprenditoria, si sta colorando di rosa anche questo campo. Tra le fidepine, ad esempio, c’è la dottoressa Giuseppina Longo che si è concentrata sull’efficacia del bergamotto abbinato alle cure termali. Il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Quali saranno per l’occasione le iniziative di Fidapa Siderno? Avrei una proposta da lanciare al sindaco di Siderno, sicura della sua sensibilità verso questi temi: affiggere presso l’Aula Magna del Comune una targa in ricordo delle donne vittime di violenza, affinché le coscienze si sveglino. Che messaggio si sente di dare alle giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro e alle donne che cercano di conciliare le aspirazione professionali con il ruolo bello ma complesso della maternità e della famiglia? Quello di conciliare lavoro e maternità è un problema serio, perché sulla carta sembra che le pari opportunità esistano ma, di fatto, mancano i servizi da parte dello Stato. Le donne che lavorano al comune, al tribunale, all’ospedale dovrebbero poter contare sugli asili nido. Io ad esempio, affinché i miei figli crescessero con il latte materno, ero costretta a farmeli portare in tribunale da mia madre e a uscire e entrare dall’aula per allattarli. Certo, se non ci sono i nonni a dare una mano nei primi mesi, la donna si trova in serie difficoltà... Comunque il mio consiglio alle giovani madri è di stringere i denti finché possono e non rinunciare alla realizzazione di se stesse. Maria Giovanna Cogliandro
DJEY PIKO ALL’AMSTERDAM DANCE EVENT (ADE) Mi chiamo Francesco Rullo, vivo e lavoro nella Locride e, come molti ragazzi della mia età ho una PASSIONE : la musica HOUSE . Fin da bambino mi sono cimentato tra lettori e mixer, tra una festa privata, un dj set qui e là, mi sono dato un nome d’arte DJEY PIKO e, visto che l’appetito vien mangiando, ho iniziato a produrre brani miei personali sul genere che prediligo, prima semplicemente al pc, poi in un vero e proprio studio. Fin qui niente di speciale, il bello accade un giorno, quando rovistando tra le centinaia di mail ricevute, in mezzo a spam e inutili inviti su facebook, eccola là bella e incredibile, la mail con la quale una label (casa discografica) con cui collaboro, richiede un mio dj set ad Amsterdam in occasione dell’ADE, un appuntamento mondiale nella capitale olandese che quest’anno ha compiuto i suoi 20 anni. Devo aver riletto la mail 125 volte, magari la distrazione, verificando con un pizzicotto in faccia di essere sveglio e non sognare. Se non bastasse l’euforia dopo circa una settimana ricevo un secondo invito per un altro dj set da un’altra label. Da questi incredibili giorni pochissimo tempo è passato, ed eccomi qui di ritorno a raccontare, per quanto le mie parole possano descrivere, un’ emozione del genere. La data del 15 ottobre 2015, non credo di poterla mai più dimenticare. Ho suonato prima presso il Majestic che si trova nella centralissima Dam Square, che già ad andarci in vacanza è un sogno, figuriamoci avere uno spazio in
un locale. A seguire mi sono esibito presso il Players, locale noto per le feste di sola house music e underground. I nomi che sto per citare, che hanno condiviso con me la consolle quella notte, forse non diranno nulla a molti, ma agli addetti ai lavori e agli amanti del genere faranno venire i brividi : Ron Carroll, che vanta collaborazioni con pilastri della musica elettronica come Axwell e, una delle voci più importanti dell’house music Terrie B. Non solo, ho avuto anche l’immenso piacere di partecipare alle conferenze di Nicky Romero, Armin Van Buuren, Martin Solveig e Afrojack, anche se, una menzione particolare la merita il re indiscusso dell’house music Marshall Jefferson con cui ho amabilmente chiacchierato. Vero scopo dell’evento è proprio quello di riunire il gota della musica dance attuale , artisti internazionali che per tutte le serate son là oltre che per i loro dj set, anche per conferenze varie e per socializzare col pubblico. Consiglio vivamente di fare quest’esperienza a tutti, una settimana di buona cultura musicale in una città avanti come Amsterdam. Per quel che mi riguarda, mi ritengo fortunato, un’esperienza che ha lasciato un bel segno nella mia vita e nella mia carriera da dj e producer. Certo non avrei mai immaginato che da un piccolo paesino come Gerace sarei riuscito a far conoscere me e la mia musica all’estero trovando un pubblico così caldo. Oggi dico che nulla è impossibile, basta crederci e lavorare seriamente su ciò che si ama.
lui mi disse: te lo spiego dopo. Si presentarono e ci presentammo. La prima, bionda, si chiamava Isabelle, la sua amica Marie Helene. Andammo a prendere un caffè alla caffetteria Cluny, e fummo lì per diverse ore a raccontarci delle cose, anche se io il francese lo capivo molto poco. Dopo la conversazione andammo nella loro casa, una mansarda in boulevard Raspail e dopo non vi racconto il resto, ve lo lascio immaginare. Il povero C. a quel punto non sapeva più che cosa fare perché le due si misero a litigare per me: ci fu una specie di lotta. Il mio C., vista la situazione e il suo essere incomodo, con un banale pretesto, usci e io rimasi solo con tutte e due. Che notte! E chi ha dormito? Una nottata indimenticabile! Queste
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Un ri... ri... ritorno felice Scrivo questa lettera per parlare di una bella esperienza che mi è rimasta nel cuore e che ho condiviso con mio figlio. Un viaggio verso la bella e boscosa Irpinia, per partecipare al premio “Echi di poesia dialettale”, “La grande madre” che si è tenuto a Bonito (AV) il 2 agosto 2015. Parlando di questo evento, non si può non ringraziare la presidentessa del premio Franca Molinaro e il presidente della giuria Prof. De Roma per aver organizzato e pubblicato online questo evento, oltre al prof. Paolo Saggese che ha valutato le opere di ogni partecipante. Al giorno d’oggi in cui gli adolescenti sono attratti dallo sballo, dall’alcool, dalle discoteche piuttosto che dalla cultura, dalla lettura, dall’arte e da tutto ciò che può arricchirli davvero, è raro trovare un ragazzo come mio figlio. Giuseppe Antonio Fava, fin da piccolo grazie a qualche insegnante è stato spinto verso la letteratura in vernacolo e ne ha scoperta la passione, vincendo numerosi premi e riconoscimenti a Reggio Calabria e provincia. La bellezza e la semplicità della sua poesia in dialetto calabrese “a scola ‘i ‘na vota” gli ha permesso di meritarsi questa ennesima soddisfazione. Nonostante i miei viaggi di lavoro, per recarmi a Napoli ai convegni dal 1994 al 2005, questo sicuramente è stata una sorpresa che mi ha resa felice e fiera come mamma. Una soddisfazione inaspettata che mi ha riempito il cuore di orgoglio. Francesca Amodeo
‘A scola ‘i ‘na vota di Giuseppe Antonio Fava (dialetto di Reggio Calabria) ‘A scola ‘i ‘na vota era beddina ‘i ‘sti tempi è ‘na ruvina. Ogni jornu succerunu guai chi’ ai prufissuri non ci basta mai. ‘Na vota me’ ziu n’ci rispundiu a u prufessuri, rivavo me’ nonnu e u pigghiau a maschiatuni. ‘Na vota i scolari aivanu u grembiuli niru e blu oggi non si usa chiù. I figlioli m’iocanu nu aivanu mancu ‘na padda e a matina si carricavanu i libbri ‘n’tà spadda. La scuola di una volta – La scuola una volta era bellina/ di questi tempi è una rovina.// Ogni giorno succedono guai/ che i professori non risolvono mai.// Una volta mio zio ha risposto/ a un professore/ è arrivato mio nonno e gli ha tirato/ uno schiaffone.// Una volta gli scolari avevano/ il grembiule nero e blu/ oggi non si usa più.// I bambini per giocare/ non avevano neanche una palla/ e la mattina si mettevano/ i libri in spalla.
francesi! Minchia, che donne! Come sono emancipate!». Tutti noi ascoltavamo quella storia e già sognavamo Parigi e quelle avventure. Non si risparmiava ogni sera di raccontare quell’avventura principalmente quando c’era qualche volto nuovo e c’era spesso in quegli anni, in quelle circostanze. C’è da dire, tuttavia, che molti dopo il primo racconto facevano finta di ascoltarlo e forse un po’ di invidia la si nutriva. Tuttavia lui per il piacere di raccontarsi quella storia recitava il solito repertorio: «Minchia, eravamo io e C.R., a Parigi, d’estate…». E così per circa un mese, da maggio a giugno, ogni sera dopo le conversazioni generali. Una sera, tuttavia, quando stava per iniziare col solito ritornello, venne bruscamente interrotto da
C.V, detto Gallinaccio, che con tono brusco e voce robusta disse: “E Mutu. Statti mutu cu nu cessu di mugghieri chi hai!” (E zitto, stai un po’ zitto con un cesso di moglie che tieni!). Il gallo peloritano, scornato, smise subito di parlare e cheto cheto, proprio come un cane bastonato, raccolse la coda in mezzo alle gambe, si alzò e prese commiato dal gruppo senza salutare. I due non si salutarono più e il gallo peloritano, solo qualche volta in quegli anni ripassò da piazza Cairoli. La domanda d’obbligo a questo punto è: sarebbe scomparso il gallismo in una società comunista? E l’altra consequenziale: è mai possibile che tutti questi galli abbiano delle mogli c…? Domenico Angilletta
BENESSERE E SALUTE
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L’intervento della Psicologa Floriana Masdea
I disturbi del comportamento in età evolutiva Tra i disturbi del comportamento in età evolutiva possiamo distinguere il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, il disturbo della condotta e il disturbo oppositivo-provocatorio. ll DISTURBO DA DEFICIT DI ATTEZIONE E IPERATTIVITA’ (ADHD). I bambini con ADHD manifestano una tale impulsività e attività da non riuscire a stare fermi, sono continuamente agitati, parlano quando dovrebbero ascoltare, interrompono i discorsi, non riescono a portare a termine un compito, sembrano non ascoltare quando gli si parla. Sono labili dal punto di vista emotivo, difficilmente riescono ad autoregolare le loro emozioni. Una volta diventati adulti continuano ad avere problemi. Fanno fatica a mantenere un lavoro, compiono spesso incidenti stradali, durante le conversazioni stimolano irritazione negli altri a causa della loro difficoltà nell’aspettare il loro turno e la tendenza a parlare in momenti non appropriati. IL DISTURBO DELLA CONDOTTA DC - Bullismo – Agressività. È un disturbo di natura comportamentale di bambini e adolescenti che consiste nel violare, in maniera ripetitiva e persistente, le regole imposte dalla società e i diritti degli altri. Possiamo notare nel comportamento di questi ragazzi: la tendenza ad essere aggressivi e prepotenti; la volontà di intimorire gli altri dando inizio a discussioni e colluttazioni fisiche; una certa crudeltà e un piacere nell’infliggere sofferenza fisica. Sono ragazzi che generalmente mentono spesso e tendono a raggirare gli altri per ottenere vantaggi. Il Disturbo della Condotta può comparire precocemente oppure svilupparsi solo più tardi durante l’adolescenza. ll decorso è variabile e, nella maggior parte dei casi, il disturbo va in remissione con l’età adulta. NEL DISTURBO OPPOSITIVO-PROVOCATORIO (DOP) il bambino ha difficoltà a interagire con gli altri, in particolar modo con gli adulti, ma anche con i coetanei. Non ama seguire le regole e rispettare le richieste che gli vengono fatte opponendosi verbalmente e con le azioni. Si innervosisce facilmente, è permaloso e si arrabbia di frequente anche per futili motivi, per arrivare spesso a litigare. Di fronte al rifiuto e al non accoglimento delle sue richieste, si mostra irritato e capriccioso. Il disturbo oppositivoprovocatorio è il risultato di una combinazione tra fattori individuali (temperamento, fattori biologici, distorsioni ed errori cognitivi) e fattori contestuali (stile educativo, caratteristiche familiari). Il punto centrale è che, dando attenzione ai comportamenti problematici, si stimola e si aumenta la probabilità che
vengano ripetuti mentre i comportamenti positivi, essendo trascurati, tendono a verificarsi con minor frequenza. Questo circolo vizioso negativo rimanda al bambino un’immagine negativa di sé e delle proprie scarse capacità, spingendolo a non cercare di migliorare. UNDICI CONSIGLI UTILI AI GENITORI PER GESTIRE IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ DEL BAMBINO: 1.Mantenete un atteggiamento positivo. Le armi migliori per aiutare il vostro bambino a far fronte alle sfide dell’ADHD, sono il vostro atteggiamento positivo e il buon senso. Quando si è calmi e concentrati, si hanno maggiori probabilità di essere in grado di connettersi con il proprio bambino, aiutandolo a essere a sua volta calmo e concentrato. 2.Mantenete la giusta prospettiva. Ricordate che il comportamento di vostro figlio è legato a un disturbo. Il più delle volte non è intenzionale.
I CONSIGLI UTILI ALLE INSEGNANTI PER GESTIRE IL BAMBINO CON DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ’ IN CLASSE.
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DOTT.SSA FLORIANA MASDEA PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA SPECIALIZZATA IN PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE RICEVE PRESSO LO STUDIO RAYMAT, VIA CALVARIO, 15\A - 89046 MARINA DI GIOIOSA IONICA (RC)
3.Non lottate anche per le piccole cose, siate disposti a fare qualche compromesso. Un lavoro quotidiano lasciato a metà non dovrebbe costituire un grosso problema se il bambino durante la giornata ne ha completati diversi altri. Se mirate a ottenere la perfezione, non solo rischierete di rimanere insoddisfatti, ma anche di creare aspettative impossibili per il vostro bambino. 4.Credete nel vostro bambino. Create un elenco scritto di tutti gli aspetti positivi di vostro figlio, di ciò che lo rende unico e prezioso. Abbiate fiducia nel cambiamento e del fatto che il bambino possa imparare, cambiare, maturare, e avere successo. Imparate a pensare con fiducia giorno per giorno. 5.Prendetevi cura di voi stessi. Se siete stanchi o avete semplicemente perso la pazienza, rischiate di perdere di vista la struttura e sostegno necessari per supportare il bambino. Prendetevi cura di voi stessi. Cercate di ridurre lo stress dormendo e mangiando bene, praticando esercizio fisico e la meditazione mindfulness. 6.Fornite una struttura. I bambini con ADHD hanno maggiori probabilità di riuscire a completare i lavori quando le attività avvengono secondo schemi e luoghi prevedibili. Il vostro compito sarà di creare delle routine, in modo che il bambino sappia sempre cosa aspettarsi. È importante impostare un tempo e un luogo per ogni cosa per aiutarlo a comprendere e a soddisfare le aspettative. Stabilite rituali semplici e prevedibili per i pasti, per fare i compiti, giocare, e per andare a letto. 7.Evitate i problemi mantenendo il bambino occupato. Il tempo d’inattività può peggiorare i sintomi e dar vita a comportamenti problematici. Iscrivete il bambino a uno sport, un corso d’arte o di musica. A casa, organizzate attività semplici che possano riempire il tempo libero di vostro figlio. Questi compiti possono essere ad esempio aiutare a cucinare, fare un gioco da tavola o un disegno. Cercate di non fare troppo affidamento sulla televisione o il computer, TV e video giochi sono sempre più violenti e possono aumentare i sintomi del bambino. 8.Impostare delle regole chiare. I bambini con ADHD hanno bisogno di regole coerenti che possano capire e seguire. Annotate le regole e appendetele in un luogo in cui lui possa facilmente leggerle. Questi bambini rispondono bene a sistemi organizzati di ricompensa. È importante spiegare in anticipo che cosa accadrà se le regole saranno rispettate e cosa succederà se saranno infrante. A questo punto impegnatevi nel far corrispondere sempre ai comportamenti le conseguenze che avete programmato. 9.Ricordatevi di complimentarvi con vostro figlio. I bambini con ADHD spesso ricevono critiche, rimproveri e lamentele. Cercate di lodare i comportamenti appropriati, riducendo il più possibile il numero di risposte negative fornite in seguito ad azioni inappropriate. Premiate vostro figlio anche quando raggiunge piccoli risultati. 10.Utilizzate premi e costo della risposta. Premiatelo con privilegi, lodi o attività, piuttosto che con il cibo o i giocattoli. Le conseguenze dovrebbero essere concordate in anticipo e corrisposte subito dopo il verificarsi del comportamento. Cambiare frequentemente le ricompense, i bambini tendono ad annoiarsi con facilità se sono sempre le stesse. Rimuovere i privilegi quando si presenta un comportamento scorretto. Quando il vostro bambino si comporta male, chiedetegli che cosa avrebbe potuto fare in alternativa. 11.Incoraggiare il movimento e il dormire. L’attività fisica e il buon riposo possono essere alleati molto utili.
Il ruolo dell’insegnante sarà di valutare le esigenze e i punti di forza individuali di ciascun bambino. Attraverso la calma, pazienza, coerenza e creatività, sarà possibile sviluppare delle strategie che aiuteranno gli studenti con ADHD a rimanere sul compito, e a esprimere al meglio le loro capacità. Programmi di successo per i bambini con ADHD devono integrare le seguenti componenti: 1.Organizzazione degli spazi. Cosa si può fare per facilitare l’apprendimento? 2.Istruzioni. Quali metodi utilizzare nella didattica? 3.Intervento. Come si gestiscono i comportamenti che disturbano la concentrazione degli altri studenti? L’organizzazione degli spazi È possibile apportare alcune modifiche alla disposizione dell’aula per ridurre al minimo le distrazioni dei bambini ADHD. •Far sedere lo studente con ADHD lontano dalle finestre e dalla porta. •Far sedere lo studente proprio di fronte alla vostra scrivania, purché non sia una distrazione per lui. •Disporre i banchi in file, questo permetterà di raggiungere più facilmente l’alunno, permetterà al bambino di non disturbare troppi compagni e di non esserne a sua volta disturbato. •Ridurre al minimo le distrazioni come cestini, armadi, cartelloni etc.. •Porre l’orologio di classe, fuori dalla visuale dei bambini. Istruzioni •Dare istruzioni una alla volta e ripeterle se necessario. •Se possibile, affrontare gli argomenti più difficili nelle prime ore del giorno •Utilizzare immagini chiave e grafici durante le spiegazioni. •Creare del materiale di lavoro e verifiche scolastiche ad hoc che prevedano un minor numero di esercizi da svolgere in breve tempo. •Favorire la prestazione progettando modalità di valutazione che tengano conto dei punti di forza del bambino. Lo studente potrebbe avere prestazioni migliori in un compito con risposte a scelta multipla piuttosto che a domande aperte. •Anche se un compito non viene terminato date credito al lavoro parziale che è stato svolto. •Segnalare l’inizio di una lezione con un avviso sonoro (è possibile utilizzare segnali successivi per mostrare il tempo rimanente in una lezione). •Verificare che tutti i bambini abbiano il materiale per la lezione. •Elencare le attività previste durante la giornata e i tempi di lavoro. •Utilizzare istruzioni semplici e chiare. •Prevedere delle pause frequenti. •Assegnare i compiti a un orario stabilito, non verso la fine dell’ora perché altrimenti non vi è tempo di controllare se le consegne sono state comprese e segnate per intero. Intervento Un comportamento può sempre essere analizzato e messo in relazione all’ambiente in cui viene emesso e alle conseguenze che produce. La risposta dell’ambiente è dunque una risorsa fondamentale di cui avvalersi per modificare un comportamento problema. Partendo da un’osservazione strutturata dei comportamenti problema emessi dal bambino, dalla frequenza con cui compaiono e dal contesto in cui si verificano si può pensare di costruire un intervento volto alla diminuzione della loro comparsa. Individuati gli antecedenti (ciò che succede immediatamente prima dell’emissione del comportamento), le risposte dell’ambiente (descrizione di come gli altri reagiscono al comportamento) e le conseguenze (descrizione delle reazioni del bambino) di ogni comportamento si può procedere selezionando quelli da modificare. Adottare quindi un sistema di Token Economy in cui bambino e insegnante s’impegnano a rispettare un contratto. Il contratto prevede l’assegnazione di un gettone per ogni comportamento corretto emesso dal bambino e la mancata assegnazione o addirittura la perdita di un gettone già assegnato per ogni comportamento scorretto. Al raggiungimento di un determinato numero di gettoni (precedentemente stabilito) il bambino riceverà il premio concordato.
RIVIERA
Cechi di felicità Il nostro editorialista d’eccellenza, Ilario Ammendolia, si è concesso una breve vacanza a Praga in compagnia della sua bella moglie. …e fu subito primavera!
Confabulazioni politiche Luigi Fraietta e Giuseppe Oppedisano, di Centro Democratico e Fattore Comune, a Siderno, si incontrano per strada… ma tra segretari, i segreti restano tali!
Spensierata Emanuela Barbuto segretaria della Federazione Sindacati Indipendenti dimostra di non farsi scoraggiare dalle difficoltà mostrando questo bel sorriso.
Guardie armate Questi grandi personaggi, tra cui riconosciamo Nicola Simone Firmo Micheli, svolgono alla perfezione il loro compito bodyguard dell’ospedale di Polistena.
Lo diciamo tra le righe… Calabrese e Roberto Vizzari, Presidente Assocomuni della Piana, durante la manifestazione per l’ospedale di Polistena. Ma quella cravatta a righe…!
Siderno per l’ospedale Antonio Florenzano e Pino Sgambellone ci hanno tenuto a rappresentare Siderno Libera durante la manifestazione di sabato per l’Ospedale di Polistena. Ma Antonio va a dormire con le scarpe e una foto di Civati sotto il cuscino?
35 anni insieme… Auguri a Renato Minniti, detto Pelè, e Francesca Audino che, proprio oggi, raggiungono l’invidiabile traguardo di 35 anni di matrimonio. Vi auguriamo siano solo i primi!
Volontariato a Siderno Un plauso per la raccolta di sangue organizzata a Siderno. È sempre bello sapere che qualcuno è pronto a spendere se stesso per il bene degli altri!
Gli ultimi comunisti Da Martone giungono con le loro fedeli bandiere al seguito i Lomoncino, pronti a dimostrare che i rossi sono ancora vivi. Attendono la resurrezione di Togliatti?
SETTIMANALE
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L’unione fa la forza Stefano Catalano, Pino Curciarello e il Presidente Nazionale dei Ragionieri d’Italia Mimmo Meli mostrano la grande unione di questo direttivo eccezionale!
Match verbali Antonio Longo e Isidoro Napoli si affrontano al Comune di Siderno in un diverbio che solo l’intervento salvifico del sindaco Salvatore Fuda potrà risolvere!
Alla bersagliera! Il primario del Pronto Soccorso di Locri, Zampogna suona la carica assieme ad Aldo Canturi, per manifestare in favore dell’ospedale di Polistena!
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Cattive compagnie Il preside Gaetano Pedullà si accompagna a un losco figuro: il presidente ALB Cosimo Pellegrino (non fatevi ingannare dall’apparenza di sorridente professore)
Pronti per il 2° tempo “Come in una partita di calcio, inizia il 2° tempo: fai in modo che sia spettacolare come il 1°! Auguri per il tuo 50esimo da tua moglie, Domenico e Myriam!”
Un banda stupenda C’è stata anche animazione musicale, durante la manifestazione di Polistena. La nostra banda, qui, suona il rock, ma anche il jazz, all’occorrenza! 11 candeline per Marika “Tanti auguri alla nostra principessa Marika, che oggi spegne 11 candeline! Buon compleanno da nonna Maria, zia Concetta, papà e il tuo fratellino Vincenzo”
Enrico e Rocco Queste due meraviglie della natura dimostrano la loro inseparabilità al nostro fotografo, che è voluto andare fino a Gioiosa per raggiungerli e immortalarli!
Un bel nido d’amore Vincenzo Lizzi, con le sue magiche doti di architetto, avrà creato un nido d’amore in grado almeno di eguagliare lo splendore della sua fidanzata?
Auguri Sofia! Dagli zii che hanno nostalgia della primavera, a te che ricordi l’estate con i tuoi buffi occhialoni verdi!