CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 6 NOVEMBRE
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La zizzania e il buon grano Leggo spesso di arresti, di corruzione che coinvolge personaggi al di sopra di ogni sospetto. Scorrono immagini di distruzione e di morte, di paesi cancellati in pochi secondi da un sisma imprevedibile e sconvolgente. Affiora un senso di fragilità e il bisogno di sicurezza. Ma anche il desiderio di giustizia: c’è sempre un mostro da scovare e sbattere in prima pagina, in modo da isolarlo, distruggerlo. L’ipocrisia di mettere al sicuro la comunità umiliando gli altri. È innegabile: la comunità ha bisogno di pace, di riconciliazione, di relazioni belle e fraterne. L’uomo si difende, si autogiustifica, vede nell’altro, nel vicino il nemico da abbattere. C’è uno sguardo rivolto altrove nella ricerca di responsabilità che non s’intravedono se non al di fuori, negli altri. Sento anche parlare del bisogno di solidarietà e di vicinanza anche verso il condannato che muore in carcere. Un anelito di umanità? Il bisogno di cieli nuovi e terra nuova? Cerco briciole di speranza. Feritoie che lasciano passare anche un debole raggio di luce. Come quella che trovo nel vangelo di Luca: Zaccheo, uno strozzino e ladro di professione, accoglie colui che desiderava vedere. Una voce gli sussurra dentro: la vita è entrata nella tua casa, anche tu sei figlio di Abramo. Appare sorprendente al di là di ogni attesa e di ogni logica umana sempre pronta a giudicare, quella che giustifica il proprio male non l’altrui, il predica-
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Il vescovo di Locri Monsignor Oliva risponde al nostro articolo di copertina della scorsa settimana a firma di Ilario Ammendolia, condividendone buona parte del pensiero.
tore di Galilea che si presenta come colui che è venuto a cercare e a salvare ciò che è perduto, il volto di un Dio smarrito. Pensare che l’uomo e il mondo siano salvabili, che anche il condannato a morte o l’internato nella cella di un carcere possa rialzarsi è l’unico messaggio di speranza. Di fronte alle condanne a morte, ai muri che si ergono invalicabili, in una società che si chiude di fronte a
chi, rimasto privo di tutto, continua a bussare, l’unica speranza che resta è la possibilità reale di una vera rinascita, di rialzarsi e di essere salvo, una possibilità che non è una semplice (ingiusta) sanatoria. Né una salvezza “a basso costo”, che lascia le cose come prima. Il sentirsi amato e accettato porta quello strozzino, di nome Zaccheo, a riparare ruberie e malefatte restituendo in generosità
“quattro volte tanto”. La logica evangelica del divino in terra è l’aprire la propria casa e il proprio cuore, riconciliarsi con se stessi e gli altri. Ogni vera conversione genera sempre gesti concreti di responsabilità e giustizia porta a mettere mano “al portafoglio”, per riparare i danni commessi ed entrare in una logica di cambiamento! Non resta spazio al pensare che per alcuni non c’è sal-
Non ci può essere né legge né ordine senza una vera giustizia ILARIO AMMENDOLIA Ringrazio il Vescovo per la Sua riflessione che trovo profonda quanto volutamente semplice e spontanea. Nel cielo di questa nostra terra, da molto tempo, non sono molte le stelle a brillare e solo negli ultimi venti anni la Chiesa della Locride ha riacceso la propria stella così che ha ripreso a mandare importanti segnali di vita e di speranza. Il prezioso impegno del vescovo Oliva ne è la palese dimostrazione. Siamo un popolo che cerca la luce perché da essa ne veniamo avvolti sin dalla nascita. In questa nostra Terra tutto sembra tendere verso il Cielo, verso ciò che è luminoso ma c’è un potere antico che pretende a schiacciarci al suolo e a spingerci nell’oscurità. Uno dei tanti generali che ci hanno mosso guerra si sentiva così potente da poterci privare finanche della nostra umanità... "voi siete bestie feroci che non osservate le leggi, vivete come bestie feroci, e assieme a esse. Da questo momento io vi degrado dalla vostra dignità di uomini, vi spoglio dell’aiuto e dell’appoggio delle leggi di Dio e vi metto al bando dell’umanità…!". Manhes, Lui era la legge che pretendeva di parlare in nome di Dio e il suo dannato seme è germogliato in questa nostra terra. È una storia apparentemente molto lontana che, seppur sotto forme diverse, continua ancora. Racconta di lunga lotta tra un popolo che aspira a esser libero e un “potere” che lo vuole schiavo. Concordo con monsignor Oliva sull’importanza della “Legge” che ci fa distinguere il bene dal male, altra cosa è la legge degli uomini spesso utilizzata per rendere servi altre creature umane. Credo che non ci possa essere né legge né ordine senza una vera giustizia, senza una sostanziale uguaglianza e una reale libertà.
La “legalità” di cui tanto si parla è una parola vuota se non la riempiamo di contenuti. Il Vescovo di Locri cita molto opportunamente Zaccheo l’ “esattore” infedele che si converte grazie a Cristo. Tuttavia a rubare il sangue, le risorse, la libertà, la dignità degli abitanti dell’antica Palestina era soprattutto il potere imperiale. Zaccheo si converte forse perché in ogni uomo c’è una scintilla di bene, le dinamiche del potere restano essenzialmente le stesse e producono quotidianamente mille “esattori” che con tanto autorizzazione “legale” spremono il nostro popolo e ne offendono la dignità. In Calabria chiunque si metta seriamente in ascolto può avvertire con chiarezza le voci che provengono dal nostro affollato “sottosuolo” e può finanche vedere le mille braccia che si protendono in cerca di aiuto. Sono le braccia degli “ultimi”, degli “scarti della società” che noi, per comodità, cataloghiamo con vari nomi ma che comunque restano “parte della nostra umanità”. Ecco, come ho già detto, perché considero autenticamente rivoluzionarie le parole di Papa Francesco: “La legge è fatta per renderci liberi e non per farci schiavi”. In Calabria è esattamente l’opposto. La “legge” ha rappresentato la cavezza e il basto che ci hanno imposto, così come la criminalizzazione di massa è il bastone utile a farci trottare privandoci della nostra autostima e della nostra dignità. Ho dato pienamente atto: tra tanta polvere cosmica che brucia in un attimo, la Chiesa della Locride è un astro che brilla di luce propria. Ho visto altri astri che sembravano eterni oscurarsi e morire in poco tempo per poi sparire nell’oscurità. Nella misura in cui mi è consentito vorrei che la Chiesa diventasse una stella polare per tutto il nostro popolo. La riflessione di monsignor Oliva è un passo in questa direzione.
vezza! Saremmo farisei! Nessuno può ergersi a giudice. Neanche chi si ritiene cattolico può indugiare nell’additare, giudicare e condannare chi sbaglia. La bella e sconvolgente notizia, ancora di grande interesse, è questa: c’è un Dio ch’è sempre in cerca di chi si è perduto. A Lui interessa che tutti si convertano. Tutti, nessuno escluso. Non c’è chi non abbia ragione per farlo. A Lui interessa che anche i figli mafiosi si convertano. Ma c’è una legge da rispettare, la legge che ti indica ciò che è bene e da perseguire e ciò che è male da fuggire. Questa legge va sempre rispettata. È segnale e indicatore di un percorso di vita e di umana coesistenza. Non frutto di piccoli compromessi. Oggi la difficoltà maggiore è proprio nel non saper distinguere bene e male, il lecito dall’illecito, il buon grano dalla zizzania. Ed anche chi ha chiari questi confini può finire con l’essere accondiscendente al male. In questa situazione, di fronte al male che sembra tanto radicato anche nella nostra terra un dubbio rimane: forse ciascuno – anche il credente non fa quello che è chiamato a fare. Forse la mentalità accondiscendente, i compromessi, i silenzi e le complicità, le malefatte e la stessa cattiva testimonianza non rendono affascinante ed attraente l’umanità che è in noi. ✠Francesco Oliva Vescovo di Locri-Gerace
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“C’è sempre un mostro da scovare e sbattere in prima pagina, in modo da isolarlo, distruggerlo. L’ipocrisia di mettere al sicuro la comunità umiliando gli altri”
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ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
Il“Confine”: indagini dal passato nella Vallata dello Stilaro Era il 19 dicembre del 1996 quando il Tribunale di Locri, composto da Silvana Grasso presidente, Elisabetta Pagliai e Ilaria Solombrino consiglieri, leggeva il dispositivo del processo a carico di Alfarano + 47, che riguardava le indagini sul territorio dello “Stilaro”. Un territorio che, già allora, si poneva come “linea di confine” tra la Locride e il Soveratese, lungo una dorsale che toccava i boschi delle Serre. Gli interessi delle consorterie criminose che, a parere degli investigatori, operavano nell’aria di “confine”, richiamano in parte sia gli esiti investigativi dell’ultima operazione antimafia sulla ripresa della “Faida dei boschi”, sia la recente inchiesta, anche questa coordinata dalla Dda reggina, in codice detta “Confine 2”, per la parte relativa alle contestazioni e/o aggravanti cd “mafiose”. La sentenza del 1996, alla quale seguiranno altre pronunce nei diversi gradi di giudizio, appare come una “indagine dal passato”, rispetto alle ultime inchieste, per tipologie di reati perseguiti e ipotizzati nelle informative di reato. Quel procedimento penale nasceva da due distinte indagini della Guardia di Finanza di Monasterace, Roccella Jonica e Locri e dei Carabinieri di Roccella Jonica. La prima, indirizzata prevalentemente al riscontro di infiltrazioni mafiose nella Pubblica Amministrazione, ha ricostruito minuziosamente la spartizione degli appalti e dei subappalti pubblici da parte delle ditte i cui titolari, o loro prestanome, erano ritenuti tutti ben inseriti nell'organizzazione in grado di godere del controllo del territorio da parte delle singole famiglie mafiose. La seconda, muovendo da denunce di danneggiamenti o di richieste estorsive avanzate da imprenditori locali, ha ricomposto la geografia mafiosa della Vallata dello Stilaro non tralasciando, altresì, l’aspetto del controllo degli appalti siano essi pubblici o sotto forma di lavori privati. Le due indagini si sono intrecciate arricchendosi, confermandosi e completandosi reciprocamente, registrando la sovrapposizione degli stessi soggetti imputati del presente procedimento a dimostrazione della bontà dell'assunto accusatorio pervenuto al medesimo risultato attraverso indagini di organi diversi. In proposito, l'ufficio di Procura ha tenuto a sottolineare come gli inquirenti appartenenti all'uno e all'altro organo siano finiti con I'escutere spesso gli stessi soggetti, pur con spunti investigativi diversi. Questo è stato il caso di P.D., qualificato dal pm asse portante della prima fase investigativa, utilizzato al fine di acquisire il sufficiente bagaglio conoscitivo, per far luce sulla struttura dell'organizzazione e conoscere alcuni fatti reato, tra gli innumerevoli, posti in essere dagli imputati (del processo concluso in primo grado nel 1996) nel decennio compreso tra l'anno 1983 ed il 1993. L'indagine ha consentito, inoltre, l’individuazione di un numero rilevante di reati fine commessi dai soggetti coinvolti nell'associazione espressione di quel programma criminoso complessivo riassunto in termini sintetici ma estremamente significativi nelle varie manifestazioni dell'organizzazione criminosa disegnate nel capo di imputazione che la struttura criminosa descrive. L'evoluzione dell’indagine avente ad oggetto i fenomeni criminali emersi in particolare nell'area dei Comuni di Monasterace, Stilo, Riace, Pazzano, Bivongi e Caulonia, allora avrebbe individuato la presenza di una determinata consorteria criminosa, quale punto di riferimento dell’attività criminale originaria della zona, trasformatasi attraverso l'inserimento di nuove forze di vertice oltre che operative che avevano ampliato la leadership della cosca, come conseguenza del riequilibrio dei rapporti di forza.
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SANITÀ
Dopo il Sanità Day dello scorso 22 ottobre, i sindaci della Locride, capitanati da Giovanni Calabrese e Pietro Fuda, hanno avanzato la richiesta di essere ascoltati dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, domattina in visita a Reggio Calabria. Riusciranno a farsi ascoltare, facendo sì che la manifestazione di 15 giorni fa non si riveli un altro buco nell’acqua?
Calabrese e Fuda a chiamano il ministro Beatrice Lorenzin “Da anni portiamo avanti una battaglia democratica per rivendicare un diritto sancito dalla Costituzione, ma subiamo, sfortunatamente, l’indifferenza di tutte le forze istituzionalmente preposte ad affrontare tale assurda e grave situazione.”
Questa settimana, i sindaci di Locri e Siderno hanno scritto una lettera aperta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari, sottolineando quanto avvenuto il 22 ottobre nella Locride con il Sanità Day. Questa “seconda importante manifestazione scrivono i due primi cittadini nella lettera - promossa dai Sindaci del territorio, [si è resa necessaria] per riaccendere i riflettori sulla grave situazione dell’unico presidio ospedaliero della Locride, che sta subendo un costante declino nell’indifferenza delle forze politiche calabresi”. Oggi, a distanza di due settimane dalla manifestazione, “trova purtroppo conferma la tesi che nessuno intende preoccuparsi di un popolo offeso, umiliato, mortificato ed inquieto”. Rivolgendosi direttamente alla Lorenzin, Calabrese e Fuda si dicono compiaciuti del fatto che la Ministro “si recherà a Reggio Calabria per partecipare all’inaugurazione della nuova
Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli”, tuttavia ritengono al contempo loro dovere “notiziarLa che nella Locride, a distanza di cento chilometri da Reggio Calabria, si vive ormai una situazione di degrado sanitario, con un vasto territorio isolato e privato di adeguata assistenza a causa di un percorso di ridimensionamento delle strutture sanitarie che ha visto la chiusura dell’Ospedale di Siderno, mai riconvertito in Casa della Salute e la riorganizzazione dell’unico presidio ospedaliero, sito in di Locri, in Ospedale Spoke, ma di fatto in stato di abbandono e trasformato in una sorta di poliambulatorio!!! “Da anni - continuano i nostri primi cittadini - portiamo avanti una battaglia democratica per rivendicare un diritto sancito dalla Costituzione, ma subiamo, sfortunatamente, l’indifferenza di tutte le forze istituzionalmente preposte ad affrontare tale assurda e grave situazione.
“A nome di tutti i Sindaci della Locride rivolgiamo, pertanto, un accorato appello alla Sua sensibilità e Le chiediamo di poterLa incontrare nel corso della Sua visita a Reggio Calabria per informarLa del dramma sanitario che si vive nella Locride e chiedere il Suo autorevole intervento per restituire dignità a un intero popolo che rivendica il diritto ad avere una sanità adeguata sul proprio territorio. “Comprendendo quanto sarebbe per Lei disagevole venire a visitare quel che rimane dell’Ospedale di Locri, l’attenderemo davanti alla Prefettura di Reggio Calabria dalle ore 10:00 di [domani] lunedì 7 novembre. Certi dell’attenzione del Ministro e con la proclamata speranza che anche lei non rimanga indifferente al disperato appello della Locride, i sindaci si congedano nella speranza, anche nostra, che la richiesta di incontrare la Lorenzin si concretizzi e che questo profondo disagio del nostro territorio, possa essere ascoltato.
REDAZIONALE
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Quando
il bronzo vale oro aterie prime made in Calabria, una manciata di talento e professionalità in abbondanza. Il mix ha funzionato e il team F.I.C. Calabria, l’unica squadra calabrese in gara, ha conquistato il bronzo alle Olimpiadi di Cucina di Erfurt, in Germania. Un bronzo che vale oro. Ad Erfurt, infatti, dal 1990, ogni 4 anni, in concomitanza con i giochi Olimpici, i migliori cuochi e chef del mondo si ritrovano per mettere a frutto la loro passione. Anche quest’anno dal 22 al 25 ottobre, all’insegna del motto “Cucina Senza Confini”, più di 1600 professionisti, in squadra o singolarmente, provenienti da 52 Paesi del globo, hanno realizzato piatti da Olimpiadi. Per una quattro giorni di sapori d’eccellenza. E in questa eccellenza rientra anche il Team F.I.C. Calabria, composto da Domenico Pugliesi chef dell’Hotel Parco dei Principi, Rocky Mazzaferro chef presso Capo Sperone Resort, Carmine Cataldo chef presso il ristorante Lupo Cattivo, Rocco Agostino chef presso la Cascina, Rocco Burzì chef presso ristorante La Conchiglia di Joppolo, Giuseppe Spadaro chef presso l’Hotel Amati di Riccione, Francesco Martino chef presso Hotel Jadran di Jesolo, Cosimo Paraja chef presso Hotel Kennedy (che ha anche partecipato singolarmente conquistando medaglia di bronzo per la Categoria “Artistico”), Arturo Avellino chef presso Resort Hotel Partenone e Giuseppe Tropiano chef presso Grand Hotel President. Dopo una difficile selezione, il gruppo è riuscito a partecipare a questa unica e grande kermesse ritenuta dagli addetti ai lavori una delle più prestigiose gare culinarie del mondo. Osservando un regolamento di gara severissimo che prevede limiti precisi, dallo stoccaggio delle materie prime al controllo del numero di addetti all’allestimento del tavolo tematico, dall’osservanza delle norme igieniche alle precise tecniche di lavorazione fino ai comportamenti in cucina, il Team F.I.C. Calabria ha saputo distinguersi brillantemente portando a casa un bronzo strameritato. Alla base dei piatti realizzati dal nostro team primeggiano il bergamotto, il caciocavallo, la ‘nduja, la nocciola della Sila e la liquirizia. Una squadra di ingredienti dal successo assicurato. Il Team Calabria si è distinto di recente anche alla Fiera di Montichiari (Bs), dove la Federazione italiana cuochi ha organizzato i primi Campionati della cucina italiana, conquistando la medaglia d’argento. In programma ha adesso nuove importanti competizioni: a febbraio sarà a Rimini per i Campionati della Cucina Italiana, e successivamente parteciperà ai campionati mondiali di cucina in Lussemburgo. Queste sono le eccellenze di cui il nostro territorio ha assoluto bisogno.
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Per info: officialteamcalabria@gmail.com / Team manager: 3808656542
Alle Olimpiadi di Cucina in Germania, una delle più prestigiose gare culinarie di tutto il mondo, il team Calabria conquista cinque medaglie di bronzo
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LACOPERTINA
Il pecoro nero e la ca Franco Crinò è stato spodestato da Francesco Macrì e non sarà il referente di Forza Italia locale. La Locride continua a subire le decisioni calate dall’alto, rimanendo una striscia di terra schiava e insignificante che non fissa un limite oltre il quale non si può andare.
ranco Crinò è la pecora nera di una Locride inesistente a livello politico. Assai spesso in una piéce teatrale vi è l’anima ambiziosa vittima di un colpo gobbo. Questa volta è toccata a lui questa parte. Dall’alto del ruolo d’ex senatore è stato spodestato da Francesco Macrì da referente di Forza Italia locale. Per sua maestà Jole Santelli il barone di Locri è la persona giusta, quello che, più di ogni altro, ha il giusto più sexy appell per resuscitare un partito con decine di faide interne. Crinò non ci sta e alza la voce sia con la segretaria regionale colpevole di non esserselo filato neppure di striscio, sia con l’ex sindaco di Locri che avrebbe tradito la rivoluzione del “piuttosto morire in piedi che vivere in ginocchio”. E per Crinò, dopo la promessa non mantenuta, Macrì si sarebbe inginocchiato, addirittura prostrato in modo scandaloso. Il patto era che l’Ancien Regime del centrodestra regionale si sarebbe confrontato alla luce del sole con la politica locridea di riferimento, che mai più le decisioni sarebbero state prese nelle stanze chiuse, a tavolino, altrimenti sarebbe stata rottura. Ma la pecora nera s’è dovuta ricredere per colpa dell’agnello migliore, che dopo aver cestinato principi e valori condivisi, ha voltato la faccia a chi aveva stretto la mano nello stazzo. Sta di fatto che il dilettantismo tragico e la soggezione psicologica continuano ad affliggere la politica della Locride. La sindrome della comparsa è una peculiarità che contraddistingue da decenni figure e figuranti di un territorio in deficit intellettuale, capace si sopportare l’esagerazioni più assurde. Una Locride senza grinta che subisce le decisioni calate dall’alto, proprio perché non riesce più a esprimere niente; una Locride che ama farsi umiliare dai superiori. L’autoritarismo di gente come la Santelli dipende proprio dal declino dei territori, in particolare del baratro di quello che va da Punta Stilo a Capo Zefiro, una striscia di terra schiava e insignificante che non fissa un limite oltre il quale non si può andare: “Fin qui sì, al di là no”. Ma la Locride è feudo, compromesso, purga; la Locride non conosce la bellezza della frontiera, della rivolta, della caparbietà. Non sa guardare in faccia, pari a pari, neppure la Santelli, perché ha negli occhi il confine e nell’anima il compromesso. Nella Locride non vale mai la pena cambiare le cose. Crinò se ne faccia una ragione, la prossima volta scommetta su un nucleo di giovinezza, non sulla solita vecchiaia.
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La Roccisano come
apra espiatoria eport, il programma televisivo che su Rai Tre si nutre della purezza pelosa degli spietati, ha fatto tappa nella cittadella grassa della regione più rachitica d’Italia. Con una faccia da neon scialitico e domande secche, utilizzando un’ inquadratura frontale dove servirebbe un drone d’avanguardia per registrare le vere malefatte, ha allestito una sala chirurgica in piena regola per scannare la più fragile di tutti. Tra i tanti cani da macelleria e molossi con grandi mascelle che agiscono da quelle parti, ha steso sul tavolo operatorio l’assessore Federica Roccisano, a crudo, senza anestesia. Dopo averla pelata e scuoiata, il giornalista “boia” ha passato il capro espiatorio al suo primario: “colpevole d’ignoranza” ha sentenziato la Gabanelli disossando l’assessore per poi servirla con porzioni abbondanti,
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e sul velluto, al rancore vorace di quei nemici interni della Roccisano, che rievocano tanto, sia nelle pance che nei tic quotidiani, quei cardinali medievali fiorentini affiancati a cena dai servi per paura di essere avvelenati. In una regione sconfitta, distrutta e screditata agli occhi del mondo, senza prospettiva e lavoro, trasporti, servizi sanitari; in una Calabria incapace perfino di liberarsi della sua stessa spazzatura, Federica Roccisano è colpevole d’ignoranza o bersaglio facile? Scrive bene Mimmo Gangemi quando si sofferma sui venti secondi mandati in onda a bruciapelo da Report in prima serata e sul ruolo dei funzionari regionali, ovvero di quelli si affrancano sempre senza mettere la faccia e senza mai mettersi dalla parte dei calabresi; quelli a cui niente sta a cuore, compresi i disabili a cui non è stato garantito il diritto allo studio.
I burocrati con la loro maledetta “felicità delle pietre”, che gli consente di non avvertire dolore, né di dare speranze, da decenni hanno le mani in pasta, smantellando e intonacando indisturbati. Proprio su questo bisogna riflettere, per dire a Report che la malafede a più colpe dell’ignoranza, che le denunce con lo sterzo non si fanno sul dritto, né sul pianeggiante. Bisogna affrontare grandi pendenze per scoperchiare i veri motivi di sofferenza di una Calabria stremata. Mandi, la redazione di Report, a registrare le inagibilità delle scuole in una regione senza adeguamenti, che taglia con il fucsia la cartina sismica. C’è un’oceanica differenza tra infissi e pilastri, tra un trasporto non garantito e un tetto che ti cade addosso e ti schiaccia anima, budella e sedia a rotelle.
Giovanna D’Arco MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
Brancicava, in evidente disagio, frenetica come il disegno di una mosca che taglia avida l'aria di una stanza. Questa la Federica del fuori onda che con ogni probabilità servirà a qualcuno per salire sulla cresta dell'onda. Perchè la figuraccia che si è deciso di far fare all'assessora regionale, scomodando Report, è frutto senz'altro di una carognata giornalistica, di quell'ormai imperante e stomachevole scoop, ergo sum ma è anche l'affresco a tinte fosche e grottesche di un'imboscata della politica. Un boomerang destinato a tornare utile a chi l'ha lanciato. Avrebbe dovuto avvertire il puzzo della tresca la nostra Federica, trepidante su quella poltrona foderata di ingenuità. Per chi fa politica è indispensabile essere in grado di captare le vibrazioni della balordaggine. Perchè oggi la politica è come quei disegni proposti dagli psicologi della Gestalt, in cui certe macchie inducono a tracciare con l'immaginazione la figura finale. Qualche volta, però, le linee assenti sono le più importanti. È indispensabile allenarsi costantemente per affinare il fiuto e indovinare chiromanticamente le scivolate nefaste e le salite propizie. La scivolata imbarazzante della Roccisano è senza dubbio una salita propizia per qualcun altro e non può che indurci a una costatazione amara: oggi la politica è diventata un terribile gioco di sostituzioni. Per qualche tempo si è posta l'attenzione al gioco, oggi solo alle sostituzioni. Il palo piantato in mezzo all'arena della politica rimane sempre lo stesso, nonostante le leggere differenze di messa a fuoco. Quel che unicamente cambia è il condannato legato al palo. Questa volta è toccata a Federica, finita sul rogo proprio come Giovanna D'Arco: con in testa un berretto d'asino.
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La Regione finanzia il GAL Locride MARTEDÌ A SIDERNO LA RIUNIONE DEL PARTENARIATO Il 26 ottobre, con decreto del dirigente generale reggente, la Regione Calabria ha ammesso a finanziamento il progetto presentato dal Costituendo GAL “Terre Locridee” – Capofila Comune di Siderno, dando atto che la dotazione finanziaria per il finanziamento del progetto potrà essere sovvenzionata con le risorse del PSR Calabria 20142020. Si conclude dunque positivamente la costituzione di un partenariato, che attraverso un lungo cammino iniziato lo scorso 7 novembre vede la partecipazione già deliberata di 33 dei 36 comuni della Locride da Monasterace a Bianco, e che deve adesso essere reso effettivo entro 60 giorni dalla determinazione dell’organismo regionale per poter procede alla stipula della convenzione e all’attuazione del Piano di Azione Locale (PAL) approvato. Hanno inoltre aderito al partenariato i distaccamenti locali di tutte le grandi associazioni dell’ambito rurale e industriale, 12 associazioni territoriali che si occupano di sviluppo e turismo nonché diversi Consorzi di Produzione, Pro Loco e Società di Sviluppo Territoriale, oltre che 65 imprese territoriali equamente distribuite su tutto il territorio. Il PAL rientra nei finanziamenti del Piano di Sviluppo della Regione Calabria ed è sviluppato sulla base di tre filoni fondamentali: l’aspetto sociale, quello delle filiere dei prodotti agroalimentari e quello del patrimonio storico/ambienta-
le. Per ciascuno di essi sono stati studiati dei piani strategici che, correttamente integrati tra loro, andranno a comporre l’azione complessiva del
PAL. Il GAL, com’era stato previsto fin dal primo momento, dovrà avere la forma giuridica di una
Società Consortile Cooperativa a responsabilità limitata; una società senza fini di lucro retta e disciplinata secondo il principio della mutualità, senza fini di speculazione privata, quale configurazione giuridica del Gruppo di Azione Locale costituito per l’attuazione di strategie di sviluppo locale, ed in particolare di strategie di sviluppo rurale realizzate con la metodologia Leader. Obiettivo di fondo del PAL è rimettere al centro delle operazioni dello sviluppo territoriale la persona, sensibilizzando i residenti alle problematiche legate al territorio e all’ambiente, recuperando la memoria e le identità. Si vuole, insomma, dare forza al particolare per valorizzare l’intero territorio. Sarà per questo indispensabile che i comuni aderenti al partenariato provvedano inoltre ad adottare la deliberazione consiliare necessaria all’approvazione di tutte le clausole da esso previste. Al fine di comunicare l’ammissione a finanziamento da parte della Regione Calabria del Progetto PAL Locride e concordare i tempi e i modi per procedere alla Costituzione del GAL della Locride e approfondire gli argomenti appena presentati, l’Assemblea generale del partenariato si riunirà martedì 8 novembre, alle ore 18:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Siderno. Saranno presentate, insomma le possibilità di crescita di questo GAL, destinato a diventare trampolino di (ri)lancio per la Locride.
Promozione a distanza La necessita di sentirsi a casa ha spinto nove calabresi emigrati in Veneto a fondare un’associazione che esaltasse gli aspetti peculiari della nostra cultura. Nata dal bisogno di respirare “aria di casa”, ma anche dalla volontà di far conoscere ai corregionali acquisiti le bellezze del nostro territorio, l’Associazione Calabresi Veneto si prefigge di consegnare al Paese un’immagine diversa della Calabria, promuovendone la cultura e l’arte attraverso incontri e manifestazioni di carattere culturale, artistico ed enogastronomico. Come tutte le belle cose, anche l’Associazione Calabresi Veneto è nata per caso e, per la precisione, da un’idea di Marco Ozzimo e altri otto conterranei che, di diverse generazioni e interessi, erano soliti riunirsi periodicamente, sollecitati dalle comuni origini. Durante una cena, ispirandosi alle simili associazioni di pugliesi, campani e siciliani già sparse sul territorio, anche questi signori hanno pensato di ufficializzare gli incontri di piacere, ponendosi il nobile obiettivo di allargare quanto più possibile i propri orizzonti. Sorta a Padova, l’associazione ha iniziato immediatamente a discostarsi dall’iniziale progetto di rimanere localizzata in provincia, estendendosi a tutta la regione. Fin da subito, uno dei principali contributi che i soci potevano dare alla propria terra di origine, alla nostra terra, era la promozione senza fini di lucro dei prodotti tipici, delle eccellenze e delle peculiarità calabresi, tanto che, dalla diffusione verbale agli accordi ufficiali con i produttori, gli operatori e le istituzioni della nostra regione, il passo si è rivelato incredibilmente breve. Nell’arco di pochi mesi, l’associazione è diventata un’imponente cassa di risonanza per la nostra arte, la nostra musica, la nostra enogastronomia e il nostro bagaglio cultura-
le, cominciando a rendere concreto non solo il sogno di far sentire a casa i calabresi emigrati in Veneto per questioni private o lavorative, ma anche a convincere veneti D.O.C. a venire in Calabria. Con l’intento di restituire dignità ai calabresi, l’associazione ha recentemente cominciato anche a pubblicizzare la propria attività su internet e sui social network, grazie al sito associazionecalabresiveneto.it e alla pagina Facebook Associazione Calabresi Veneto, presso i quali è possibile reperire un profilo dettagliato dei membri e trovare i contatti utili a instaurare un filo diretto con i soci. Tutto questo, ovviamente, senza dimenticare il mondo reale: a dicembre, infatti, avrà luogo, a Padova, un grande evento finalizzato alla pubblicizzazione dei nostri prodotti tipici e i soci sono già alla ricerca di un artista che sia disposto ad allietare la serata con la nostra musica popolare. Durante l’evento, aperto a chiunque voglia partecipare, non mancherà ovviamente la degustazione dei prodotti e, qualora volessero partecipare, anche gli stand di provincie, associazioni di categoria e consorzi. A partire da quella serata, il brand Calabria sarà progressivamente allargato anche alle altre aree del Veneto e senza correre il rischio che una zona della nostra regione sia meno pubblicizzata delle altre. La variegata provenienza dei membri dell’Associazione, originari allo stesso modo della provincie di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, permette di esaltare infatti le differenti realtà della nostra regione, contribuendo a migliorare l’immagine del nostro territorio. Jacopo Giuca
POLITICA
1 Che cosa
l’ha spinta a candidarsi?
FRANCESCO BRUZZANITI Per Africo
1 La decisione è sorta un po’ per caso. Venutosi
a creare un comitato politico costituito da ragazzi giovani, abbiamo deciso di comune accordo di dare vita a un’associazione che, raggiunto il numero di membri necessari, si è poi trasformata in un movimento politico e, conseguentemente, in una lista elettorale. Abbiamo cecato il supporto dei nostri compaesani ma, purtroppo, ci siamo ritrovati a camminare soli. La nostra speranza, adesso, è che le elezioni possano dare più fiducia ai giovani di quanta ne sia stata dimostrata finora, perché il paese è completamente fermo da ormai 15 anni e, purtroppo, non per colpa dei commissariamenti e delle amministrazioni, troppo spesso ostacolate dalla politica o dalla burocrazia che si erano ripromessi di salvaguardare.
2 In merito allo sciogli-
mento per mafia non ho potuto leggere le carte, ma so che Domenico Versaci, durante la propria legislatura, ha sacrificato la propria vita per dedicarsi al paese. Io stesso l’ho visto molte volte uscire dal Comune a notte fonda e i cittadini sanno che all’alba era già nel proprio ufficio. Per questo non mi esprimo sulle motivazioni, ma posso affermare di essere stato piacevolmente sorpreso dalla gestione commissariale, che ha saputo dare, nei limiti delle poche risorse a disposizione, un volto diverso al paese. Non possiamo ignorare, infatti, l’erezione del palazzetto dello sport e del palatenda, due gocce nel mare che comunque ci hanno dato una speranza. Per quanto riguarda le altre questioni mi riservo, se sarò eletto, di valutarle sulla base del bilancio.
3 La nostra priorità sarà garantire i sevizi primari, cominciando dalla sistemazione delle strade. È inaccettabile che ci siano cittadini che hanno difficoltà a raggiungere le proprie abitazioni, così come che manchi l’illuminazione pubblica in diverse zone della città e che ci sia chi soffre della mancanza d’acqua in estate. Direttamente legata alle carenze della rete idrica è, poi, la mediocre rete fognaria: sarà indispensabile rivederla completamente per evitare che ogni volta che piove si allaghino le strade. In un periodo in cui c’è grande sensibilità nei confronti della sicurezza delle strutture pubbliche sarà poi indispensabile assicurarsi che gli edifici scolastici siano a norma, così come dovranno essere presi provvedimenti in merito alla 106 che, attraversando il paese, costituisce un pericolo per i passanti. Sono troppe, infatti, le abitazioni e gli esercizi commerciali che sorgono su una statale battuta da automobilisti che piombano sul paese a velocità folli complice una segnaletica che non li aiuta a rendersi conto che stanno attraversano un centro abitato. Ci sarà da sistemare al lungomare, garantendo l’apertura di una via d’accesso oggi non a norma, che non permette il transito di ambulanze in caso di emergenza. Altro tema da affrontare è quello dell’incidenza tumorale. Non è possibile che non ci sia una spiegazione a tutti i casi di tumore che colpiscono i residenti, anche giovanissimi, del paese. Faremo seguito al servizio che Le Iene ha registrato proprio questa settimana sul tema e cercheremo giustizia per i cittadini colpiti da questo male terribile, compreso un giovane di vent’anni che fa parte del mio comitato. Risolte le questioni più urgenti ci occuperemo anche dei rapporti con gli altri paesi e con la Città Metropolitana, le cui dinamiche, fino a quando non sarò in comune, mi resteranno, purtroppo, relativamente oscure. Anche se coordinatore provinciale di Forza Italia giovani, infatti, le dinamiche non mi sono ancora chiare e potranno esserlo solo grazie alla mia squadra di laureati e laureandi, giovani imprenditori, insegnanti e qualche ex amministratore, persone autonome e indipendenti che sapranno dare un nuovo volto al paese.
2
Che pensa dello scioglimento della precedente amministrazione e come crede sia stato gestito il commissariamento?
3 Qual è la sua
ricetta per far rinascere Africo?
Africo torna alle urne DOMENICA PROSSIMA, DOPO DUE ANNI E MEZZO DI COMMISSARIAMENTO, AFRICOTORNERÀ FINALMENTE ALLE URNE. I CANDIDATI A SINDACO, FRANCESCO BRUZZANITI E FRANCESCO TALIA, SONO DUE MEMBRI DEL SOSTRATO POLITICO LOCALE CARATTERIZZATI DA STORIE PERSONALI E PROFESSIONALI DIVERSISSIME TRA LORO EPPURE, ANCHE SE BATTENDO STRADE DIFFERENTI, CI HANNO RIVELATO DI PERSEGUIRE UN UNICO OBIETTIVO: FAR RINASCERE LA CITTÀ.
FRANCESCOTALIA Risveglio Democratico
1
L’aspetto decisivo è che la storia recente del paese è stata purtroppo segnata da uno scioglimento per mafia e io ritengo che, proprio in questi momenti, chi ama il proprio paese debba impegnarsi per restituirgli un volto democratico. Questo è richiesto innanzitutto per la salvaguardia della democrazia, che tanti sacrifici ha comportato per i nostri avi, ma anche per far risorgere il paese dal punto di vista culturale, per migliorare le infrastrutture e la coscienza dei cittadini.
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In merito allo scioglimento per mafia ho consultato pochi documenti e, per ciò che ho potuto leggere, non ho visto grandi motivazioni per lo scioglimento. Tuttavia, se le istituzioni hanno visto dei motivi per farlo, in qualità di membro delle istituzioni ritengo di non essere nella posizione di esprimere giudizi in merito. Vivo nella legalità e per questo voglio che essa diventi un caposaldo della mia amministrazione, ma non per questo voglio che le istituzioni si ricordino del nostro paese solo per far scendere la mannaia sulla società africese. È necessario, infatti, che lo Stato contribuiscano attivamente a creare un clima di legalità, perché la gente va, innanzitutto, educata a comportarsi legalmente. Per quanto riguarda il comportamento dei commissari ritengo che la loro principale mancanza sia stata quella di non dialogare con la popolazione. Siamo stati guardati dall’alto in baso per anni, senza che ci fosse alcuno sforzo per ricostruire il tessuto morale della società. Fatta questa premessa comprendo che, avendo trovato i conti in rosso, non si siano potuti prendere provvedimenti anche urgenti per migliorare le infrastrutture e, per questa ragione, qualora dovessi essere eletto, una delle mie prime preoccupazioni sarà parlare con loro per capire quali provvedimenti concreti abbiamo preso e per assicurarmi di portare a termine ciò che di buono hanno iniziato intavolando al contempo un dialogo diretto con la Città Metropolitana.
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L’ingrediente di base sarà il coinvolgimento attivo dei cittadini. Con l’obiettivo di realizzare una società di diritti, pretenderò che i miei cittadini comprendano di avere anche dei doveri. Una volta instillata questa sensibilità, essendo in una delle zone più belle della Locride, basterà poco, in accordo con i primi cittadini degli altri paesi, per ricollegare il nostro paese agli altri, regolarizzare il demanio e sistemare il lungomare attirando così il turismo. Dovremo inoltre cercare inoltre di pubblicizzare la montagna, recuperando così il nostro borgo vecchio, perché il paese è in uno stato di totale abbandono e l’esempio lampante di ciò che dico è il campo sportivo che, dopo l’alluvione dell’anno scorso, nonostante la presenza di tanti talenti nella nostra rosa di giocatori, è ancora pieno di fango. Ecco: lasciare Africo senza campo sportivo è stata, secondo me, una dimostrazione di insensibilità nei confronti delle nostre eccellenze, così come una mancanza di rispetto è stata farci dipendere da Brancaleone per la scuola quando avevamo sul territorio un istituto comprensivo. Pur essendo una realtà locridea, siamo poco calati nel contesto comprensoriale: il fatto stesso che dipendiamo dal tribunale di Reggio Calabria, quando abbiamo quello di Locri ad appena 25 km di distanza significa che c’è stata la volontà, da parte delle istituzioni centrali, a ghettizzarci e, conseguentemente, a criminalizzarci. Ultimo, ma non per importanza, dei miei obiettivi, pertanto, sarà proprio riallacciare i rapporti com le istituzioni centrali per riorganizzare gli uffici. Sarà un lavoro lungo e complicato, ma grazie al mio gruppo, fatto di esperti e giovani volenterosi, di lavoratori e sognatori, gente che vuole progredire dando il proprio contributo, potremo arrivare davvero lontano.
REDAZIONALE
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DOMENICA 6 NOVEMBRE 11
“ILVIZIO DEL FUMO”, il killer più pericoloso dei giorni nostri Da oltre 26 anni il Dr. Enzo Lamberto si occupa del vizio del fumo, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno smesso di fumare grazie al suo metodo. Può sembrare incredibile sentire che con il metodo ELEKTROMERIDIAN si può smettere di fumare in soli 20 minuti, ma le persone che lo hanno provato potrebbero testimoniare il contrario. Il Dr. Lamberto è così sicuro del risultato che ti rilascia una garanzia “ SODDISFATTI O RIMBORSATI” pertanto provare non costa nulla. Il trattamento ti costerà meno di quello che spendi in un mese per le sigarette. Chiama il numero: 0964-401508 e fissa un appuntamento per un test gratuito.
Il Dr.Enzo Lamberto inventore del metodo Elektromerdian
umare una sigaretta dal principio fa sentire grandi, (meglio se con una birra nell’altra mano). Tutto inizia così per gioco, magari per non sentirsi inferiori agli altri, poi diventa un’abitudine, un bisogno, fino a trasformarsi in una vera e propria dipendenza, certo meno grave della dipendenza dalla droga, ma comunque assai dannosa. La sigaretta contiene infatti circa 5000 sostanze dannose all’organismo, alcune allo stato gassoso, altro allo stato corpuscolare; è una miscela di droghe leggere, a cui il nostro corpo mano a mano si abitua, arrivando a farci rincarare la dose. I principali effetti negativi di tali sostanze possono essere: Diminuzione dell’ossigenazione dei tessuti; - Effetto citotossico ed irritante; - Effetto cancerogeno; Acceleratore tumorale. Questi sono solo i principali effetti dannosi che ci procuriamo con il piacere di fumarci una sigaretta; forse varrebbe la pena pensare che per il piacere di una sigaretta roviniamo la nostra vita, ed allo stesso tempo quella dei nostri cari, e non solo. E’ una grossa assurdità sentire i fumatori dire che “tanto fanno del male a se stessi, che la vita è la loro e possono farne quello che vogliono”; in realtà si tratta di egoismo, in quanto forse rovinano la vita anche dei loro cari, in quanto non è certo piacevole per chi ti vuole bene vedere che ti danneggi con le tue stesse mani, come se non succedessero già abbastanza disgrazie che da un giorno all’altro ti cambiano l’esistenza. Ma non si tratta solo di una sofferenza per il male altrui, perchè bisogna anche fare i conti con gli effetti del fumo passivo, che non sono meno dannosi di quelli del fumo aspirato direttamente dalla sigaretta; allora forse i fumatori dovrebbero pensare anche che non hanno alcun diritto di rovinare la vita degli altri, visto che i luoghi dove fumano non hanno alcuna limitazione, aperti o chiusi che siano. Anche se si limitassero a fumare nelle loro abitazioni danneggerebbero comunque i loro familiari, soprattutto i figli. Gli effetti visti sopra, possono portare assai frequentemente alla morte, in quanto sono le principali cause di problemi respiratori gravi, di enfisema polmonare, del cancro ai polmoni ed alle alte vie respiratorie; ma anche di altri problemi meno gravi: invecchiamento della pelle ( a causa della riduzione di ossigenazione delle cellule), sterilità maschile e femminile, impotenza, caduta dei capelli, alito
F
cattivo, macchie sui denti e sulla pelle. Forse l’aspetto fisico può avere poca importanza, ma perchè dobbiamo mettere a rischio la nostra salute fisica con il fumo, quando già siamo costretti a respirare un’aria inquinata PERCHE’ SMETTERE DI FUMARE La prima ragione per smettere è molto semplice: per vivere più a lungo. Ci sono molte statistiche che danno la vita persa per ogni sigaretta fumata. Ritengo che non siano abbastanza coinvolgenti perché nessuno si mette a calcolare quanti anni di vita in media si perdano. Penso che sia più semplice dire che: un fumatore perde in media un numero di anni pari alla metà del numero di sigarette fumate al giorno. Concludere che si deve smettere di fumare per la propria salute è un’affermazione che molti fumatori incalliti rigettano dicendo (in parte anche giustamente) che ognuno è libero di decidere la propria sorte (e la propria morte…). Si smette di fumare anche per dignità. Partendo dal fatto che ci sarà pure un motivo per cui la percentuale di fumatori è tanto più alta dove c’è meno cultura la motivazione si basa su alcune considerazioni difficilmente contestabili: a) se ci si definisce fumatori “incalli-
ti” tanto vale definirsi tossicodipendenti e un tossicodipendente che non fa nulla per uscire dalla sua situazione che valori può avere? È singolare che anche persone nobilissime dal punto di vista morale fumino: se non ho rispetto del mio corpo e di me stesso, come posso predicare il rispetto per gli altri, come posso avere una morale quando per una sigaretta sarei pronto a venire a patti con la mia coscienza? b) Se ci si definisce fumatori “occasionali”, si sarà convinti che “si può smettere quando si vuole” ecc. Il danno fisico per questi soggetti è limitato, per alcuni è addirittura assente; per altri invece è presente e concorre ad aggravare altre patologie. Ma se non si riesce a correggere i piccoli difetti come si può pretendere di correggere i grandi? Vediamo alcuni esempi dove la dignità va a farsi benedire. Come sono patetiche le madri che si preoccupano della salute dei propri figli e poi fumano in casa! Come sono patetici i padri severi che sgridano e puniscono i figli per piccole mancanze quando loro non riescono a fare a meno di una sigaretta! Come sono patetici i giovani che iniziano a fumare per sentirsi grandi e in realtà hanno bisogno della sigaretta per affrontare la vita. Il futuro padre che fuma avidamente aspettando la nascita del figlio o l’allenatore che fuma nervosamente sulla panchina nei
decisivi minuti finali di una partita di calcio sono esempi lampanti di come chi fuma non sa essere forte, calmo ed equilibrato. Come sono patetici i fumatori che vorrebbero far accettare la loro tossicodipendenza: riporto alcune frasi di Beppe Grillo: “Mi mandano in bestia quelli che al ristorante ti chiedono: le dà fastidio se fumo? Domanda idiota. È come se dicessero: le dà fastidio se le sputo nel piatto?” Non fumare è intelligente, ma lo è ancora di più smettere. Da oltre 26 anni il Dr. Enzo Lamberto si occupa del vizio del fumo, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno smesso di fumare grazie al suo metodo. Può sembrare incredibile sentire che con il metodo ELEKTROMERIDIAN si può smettere di fumare in soli 20 minuti, ma le persone che lo hanno provato potrebbero testimoniare il contrario. Il Dr. Lamberto è così sicuro del risultato che ti rilascia una garanzia “ SODDISFATTI O RIMBORSATI” pertanto provare non costa nulla. Il trattamento ti costerà meno di quello che spendi in un mese per le sigarette. Chiama il numero: 0964-401508 e fissa un appuntamento per un test gratuito. Siamo a Siderno in Piazza Risorgimento.
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L’ospedale di Locri esige dai Governi una decisione saggia Chiar.me Autorità, il sottoscritto Leonardo Sansalone, semplice cittadino della Locride, immaginando una società civile che non sia condannata a vedersi calpestare i diritti più basilari quale quello alla salute, rivolge un appello alle Autorità Locali e Nazionali a favore della vita. Nel mentre la Scienza, attraverso la “Ricerca”, si affanna a procurare un nuovo farmaco per salvare la vita da nuovi flagelli che si abbattono sull’uomo, per contro si registrano decisioni politiche, spesso ingrate, che favoriscono la malasanità e, quindi, la morte di uno, dieci o forse cento vite umane attraverso la chiusura di una indispensabile struttura ospedaliera. Un accorato appello viene rivolto a favore dell’Ospedale di Locri intorno al quale gravitano i 42 comuni della Locride, con un bacino di utenza di circa 135.000 abitanti. È facile, attraverso la politica dell’austerità, trasferire i disagi, il rischio di mortalità che comporta, in caso di necessità, il raggiungimento della struttura ospedaliera più vicina, posta a 100 e più Km di distanza da
LA SCOMPARSA
Rinaldo, un angelo con i piedi sulla Terra
Il cuore di Rinaldo, 56 anni, di Agnana, ha smesso di battere lo scorso 24 ottobre. I suoi organi salveranno la vita di tre persone. Ha provato a resistere stringendo quel lembo di vita con tutte le sue forze. Ma quell’ischemia cerebrale che lo ha colpito lo scorso 19 ottobre non gli ha lasciato scampo. I medici dell’ospedale di Locri con grande professionalità e umanità hanno fatto di tutto per salvarlo, così come i colleghi dell’ospedale Riuniti di Reggio Calabria, dov’è stato trasferito in elisoccorso il 21 ottobre, in seguito a un intervento purtroppo non riuscito. Il 24 ottobre alle 11:10 il cuore di Rinaldo Lupis, 56 anni, di Agnana, ha smesso di battere. Rinaldo, però, continuerà a vivere ancora sulla terra grazie al grande gesto d’amore dei suoi familiari che hanno acconsentito di donare i suoi organi permettendo di salvare nell’immediato la vita di tre persone. L’ultimo gesto di estrema generosità per un uomo sempre attento al prossimo e il cui motto era: “Se fai un’opera di bene prima o poi ti verrà resa”. Siamo certi che Dio avrà apprezzato questo atto di carità suprema spalancandogli le porte del Paradiso e accogliendolo nella schiera dei suoi angeli più misericordiosi.
quella che è in fase di soppressione. Ritorna in voga l’espressione: “Il peccato dei padri ricade sui figli”. Le conseguenze di mala gestione di una precedente e incontrollata classe politico-amministrativa, devono essere ingoiate dagli incolpevoli cittadini della Locride. Dubito che la giusta e ragionevole soluzione della questione “Ospedale di Locri” sia quella di una irreversibile soppressione della Struttura Ospedaliera: sono troppe e complesse le conseguenze negative che ne scaturirebbero per un comprensorio già martoriato dalla disoccupazione e da tanti malesseri che frenano la possibilità di emergere. Probabilmente il presente appello di un semplice cittadino andrà a finire nel vuoto, una voce molto labile per essere ascoltata, ma la mia speranza è che possa pervenire alle coscienze delle Autorità dei vari Governi preposte ad assumere decisioni in tal senso, determinando quella saggia dettata dalla giusta sensibilità e presa di coscienza della situazione, che induca a revoca di decisioni illogiche. Leonardo Sansalone
DOMENICA 6 NOVEMBRE
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Di seguito la lettera che Leonardo Sansalone, cittadino di Locri, ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, al Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, al governatore Oliverio e al sindaco di Locri, Giovanni Calabrese.
In risposta all’articolo pubblicato sul numero di Riviera del 16 ottobre 2016, pag. 8, dal titolo “L’accorato appello di Gianfranco Attisano…” con riferimento all’incidente stradale accaduto a Mammola l’8 ottobre 2016.
I limiti massimi di velocità che sono l’unico rimedio per garantire la sicurezza stradale In tutti gli incidenti stradali ci sono i responsabili diretti e indiretti. Chi non rispetta le regole, anche se non causa incidenti, è un colpevole indiretto perché non dà il buon esempio. In assenza del buon esempio, tutti sono portati a sottovalutare l’importanza del rispetto delle regole. Tra i colpevoli indiretti credo possano essere annoverati, specialmente qui in Calabria, anche i cultori della così detta “legalità” i quali mi sembra non si siano mai indignati per le scorrettezze automobilistiche come se le stesse scorrettezze non riguardassero la legalità. Quando mi capita di percorrere la strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno oppure la “106”, noto che mentre bado a rispettare più o meno il limite di 90 km orari quasi tutti, nei tratti privi di controllo elettronico, mi sorpassano raggiungendo velocità molto elevate. Tra coloro che mi sorpassano, quindi che non rispettano le regole, ci sono probabilmente anche rappresentanti delle Istituzioni o sostenitori del retorico modo di dire “106, strada della morte” per la quale il Governo, colpevolmente, non finanzia le opere di “messa in sicurezza”. La sicurezza stradale in assoluto non può esistere perché se non si rispettano i limiti di velocità nessuna strada del mondo può garantire la sicurezza. Oltre una certa velocità tutti gli autoveicoli non aderiscono più alla pavimentazione stradale e rischiano, durante le frenate o in curva, di finire “fuoristrada”. Nonostante tutto, la tecnologia se ne frega dell’aderenza alla pavimentazione stradale e continua a costruire, incontestata, autoveicoli che raggiungono una media oraria alquanto superiore ai limiti massimi di velocità previsti dal codice stradale. Nessuno critica il predetto menefreghismo, nemmeno i contrari alla pena di morte come se l’alta velocità veicolare non avesse mai causato la morte di automobilisti o pedoni incolpevoli. La maggior parte degli incidenti gravi sono dovuti alle eccessive velocità o al mancato rispetto della distanza prudenziale. In tutte le strade del mondo esistono i limiti massimi di velocità che sono l’unico rimedio per garantire la sicurezza stradale. Non si capisce, quindi, quale sia il significato del diffuso modo di dire “opere di messa in sicurezza”. Al posto delle rotatorie nel tratto della 106 Reggio-Melito, sarebbero stati più efficaci e meno costosi i rilevatori elettronici della velocità. Bisogna essere più o meno rispettosi della segnaletica stradale esistente perché solo così non corriamo il rischio di causare incidenti mortali che ci faranno ricordare una poesia di Giovanni Pascoli: “... ritornava una rondine al tetto, l’uccisero, cadde tra spine...”. Signato Antonio
LA POESIA
‘nu pezzu ‘i pani DI SAVERIO MACRÌ (Bovalino) ‘Nta stati sana je’ zzappai c’u picu, spettandu ‘i chjovi, e ‘a terra mi si mbona, pa chjoviri, chjoviu, chi non vi dicu, fici tri jjorna, tempurali e trona… Ma ‘u jornu ‘i San Martinu, ‘nta gliù chjanu, ‘a terra era già tutta lavurata; siminamma tri sacchi chjn’’i ranu, chi misi puru omini a jjornata. Ma quandu apoi spicau, chigliu trisoru, cu gliù ventu leggeru chi facia, tuttu gliù mari virdi si fici oru, e ‘u ranu a sonu ‘i musica si movia. E cchjù ‘u guardava e cchju je’ mi scialava, chi di la cuntentizza chi ndavià , mancu ‘a tavula cchjù le’ m’assettava, ca senza ‘i mangiu, saziu mi sentià . Gliu jornu chi ‘u matimma cu’ cuzzuri, cu ddu’ vacchi ‘nta ll’aria ‘u pisamma, sup’’o pizzu cchjù artu ‘i ‘nu chjanuri, e ‘a pagghja chi ndavià tutta cacciamma. Tanti sacchi di ranu perinchjmma, e a lu mulinu tuttu lu portamma… e tutta la farina chi facimma tanti furnati ‘i pani ndi mangiamma. Ma ‘u mumentu cchjù bellu fu sulu unu, quandu cacciamma la zzippularià , ‘nu pezzu cardu cardu pa d’ognunu faci i mi sperdu i peni che suffrià …
ATTUALITÀ
LA LETTERA
carcere nell’immaginario dei molti è identificato con il luogo dell’illegalità, come una scatola che contiene tutti i mali sociali possibili e spesso questa equazione esemplifica, in maniera superficiale e colpevole, una questione ben più complessa. Quello che accade a chiunque viene a visitare da esterno il carcere è una sorta di constatazione spiazzante: quello che è identificato come il luogo della pericolosità per eccellenza viene scoperto e visto da un’altra prospettiva, ci si accorge che dietro quelle mura ci sono anime, persone, uomini, C’è anche quella parte sana che è in tutti noi, sulla quale non si dovrà mai finire di scommettere e investire. Quindi si va finalmente in crisi, noi in quanto sistema sociale, noi in quanto essere pensanti, si prende atto che l’innaturale necessità del carcere è piuttosto un male necessario; un male che vorremmo curare diversamente. E se pensassimo a un luogo non necessariamente punitivo che potrebbe essere un credibile modo di intervenire misurando diversamente le pene e gli interventi di fronte alla violazione? Penso che la privazione della libertà deve essere non solo l’estrema ratio, come dicono i nostri testi giuridici, ma deve essere qualcosa di veramente sgradevole da accettare. Deve essere una scelta assolutamente estrema, ci si deve quantomeno illudere di averla saputa proporzionare alla gravità della sanzione, ma qui c’è una lunga questione a proposito di reati da decriminalizzare. Bisogna quindi essere molto più scrupolosi quando si
Il
Il carcere Proponiamodiseguitodue letterechequestasettimana sonogiunteinredazionedalla CasadiReclusionediSpoleto (PG)
Cosa è? decide di togliere la libertà a una persona. Il carcere dunque si pone come luogo fisico di limitazione, di argine, di separazione dall’esterno o di annullamento del tempo. Il passato e la memoria lasciano tracce diverse. Misurare il tempo è un fatto privato, un’esperienza esclusiva che contiene ricordi che altri non hanno. Ciascuno vive contemporaneamente più vite e, mentre impara, seleziona le memorie comuni, le trasforma in storie personali, corregge gli errori che non ripeterà. Portarsi addosso le colpe e la pena, l’ossessione del tempo assoluto. L’ansia. La ricerca. Ma il tempo immobile, che replica sé stesso, è un’attesa innaturale. Prolunga le incertezze della crescita, ne ripete le esitazioni, ripropone inutilmente le tragiche risonanze del delitto, perché
la memoria del dolore è intemporale, è un non luogo dove vivi sempre. Una coscienza segreta, sincera e disperata. Dov’è l’emozione evangelica del bene che lotta con il male? Quali impudenti compiti preparano i soprusi dell’intolleranza e del silenzio? Perché tutto è già accaduto? Quanto è distante l’infanzia, quel tempo remoto durante il quale è possibile sbagliare. Quando l’errore svela desideri invisibili, le urla e i sogni hanno magiche leggerezze e le imitazioni dei grandi è un impacciato percorso di formazione. Quando l’esaltante eccitazione della trasgressione evoca eroi da avventure, eccessi e contraddizioni nelle pieghe del tempo che custodiscono gli atti compiuti; la disperazione, la grazia, le rivelazioni e le scintille della mente. Quel tempo dimenticato, verso la fine dell’adolescenza e l’inizio della giovinezza, dolente e tormentato già passato, rincorso dai sensi di colpa, irripetibile, affannoso e sereno, che ancora adesso può farci diventare migliori. Appartiene all’anima. Una deriva luminosa e irrequieta che ha trasformato paure e insicurezze in stupore e meraviglia, mentre impigriva ad occhi spalancati nella solitudine perfetta di una buona lettura, inconsistente ed essenziale dettaglio dell’esistenza. Bisogna cercare dove non accade nulla, fra le ombre, le esitazioni, i dubbi. Nel territorio non strutturato dalla sensibilità, delle emozioni, delle separazioni, dei conflitti. Nei riti di passaggio, ai bordi di cambiamenti possibili, in altri sistemi, in differenti marginalità. Attraverso le interferenze a pensare: dove vanno a finire le scelte che non si fanno? Quale vita ci ha negato? Dovunque siano stati portati possiamo scoprire come non abbiamo vissuto, i destini che non si sono rivelati, le opportunità negate, gli enigmi e i misteri di fallimenti e degradazioni, le ragioni degli altri. Un contrappunto che non finisce mai ci toglie il respiro. Vergogne e segreti non ci fanno riconoscere le beffe del passato, la banalità della violenza, le sue terribili minacce. Con sollievo sui confini sfavillanti dell’apprendimento e della conoscenza pensiamo ad altri sogni e altre speranze tra le fragili malinconie del desiderio finalmente innocenti. E proprio sull’apprendimento e sulla conoscenza accade che nel luogo che tutti cercano di evitare spesso la creatività può rendere, chi vive il carcere, migliori ed è proprio di un detenuto speciale desidero parlarLe. Si tratta davvero di una persona speciale che ha saputo cogliere gli attimi di privazione (sta scontando una durissima pena perpetua) trasformandoli in idee. Si chiama Francesco Talia di Bruzzano Zeffiro (RC). Egli ricava e trasforma, dal materiale di riciclo (bottiglie e altro materiale in plastica) in meravigliose rose. Sì, rose da una semplice bottiglia di plastica. Quella plastica che sta avvelenando i nostri mari. Quella plastica tanto indispensabile ma altrettanto nociva per l’ambiente; e allora penso: perché non facciamo tutti come Francesco che dal niente riesce a ricavare oggetti straordinari (non fa solo rose ma anche farfalle). Nella breve scheda di Francesco si annoverano la partecipazione a vari concorsi. Le sue rose sono sul sagrato di tante chiese e non solo calabresi. Rose donate a Santa Rita da Cascia a Papa Francesco, ma soprattutto le rose più belle egli le ha donate alla sua cara mamma che è orgogliosa di avere un figlio che si rende utile (nel suo piccolo) a rendere meno inquinato il nostro pianeta. Domenico Barranca Casa Reclusione Spoleto
... un "riciclo" di leggerezza, amore e colori
n soffio di luce riflesso sui ricordi del passato illumina il mio animo ormai spento dall'impietoso trascorrere del tempo, la quieta di una fredda cella si trasforma in una musica dal sapore dolce che mi accompagna nell'ardua impresa di trovare quanto ormai perduto. Oggetti umili senza alcun valore sprigionano la forza della vita racchiusi in pochi attimi di antica poesia. Il grigio si trasforma in colore e come per incanto riaffiorano ricordi mai sopiti. Profumati fiori, leggiadre farfalle e le verdi foglie che avvolgono steli che trasudano emozioni. Ecco le mie opere che dal niente prendono vita e dal nulla nasce la ricchezza della speranza: fiori che non profumeranno mai e farfalle che non si alzeranno mai in volo. Ma dentro di me il profumo delle rose, il volo leggiadro di una farfalla, gli steli
U
addolciti di verdi foglie, rallegrano e affollano la mia solitudine, ... e allora ecco la mia passione e il desiderio di essere qui oggi e dar sfogo alla mia creatività. Donare dinamicità all'oggi statico, confuso e distratto mondo che con fatica riusciamo a comprendere. A capire. Ad amare. Un mondo che si sta ammalando per mano e per colpa dell'uomo. Tutti abbiamo il dovere etico e morale di tendere una mano cercando di preservarlo. Io lo sto facendo riutilizzando oggetti che altrimenti andrebbero dispersi nell'ambiente rendendo il pianeta ancora più grigio e cupo. Lo so! Da solo non risolverò nulla... è un po' come disperdere una goccia nell'oceano, ma se ci fermiamo un attimo a pensare anche l'oceano è fatto da tante gocce messe insieme. Francesco Talia
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L’INTERVISTA
a Stefano Fassina
DOMENICA 6 NOVEMBRE 17
Domani, alle ore 18:30,presso la Sala del Centro Polifunzionale di Siderno, si terrà un convegno di Sinistra Italiana durante il quale il Deputato Stefano Fassina illustrerà i motivi del NO al Referendum Costituzionale.
Fassina:“Il SÌ al Referendum indebolirebbe ulteriormente il Sud” JACOPO GIUCA Viceministro dell’Economia e delle Finanze durante il governo Letta, l’economista e oggi deputato di Sinistra Italia Stefano Fassina ha intrapreso una campagna attiva a favore del NO al Referendum Costituzionale per il quale gli italiani saranno chiamati alle urne il prossimo 4 dicembre. Tra i sostenitori del no all’Italicum, il cui voto, di fatto, sancì la sua separazione dal Partito Democratico, Fassina è, più in generale, un detrattore del Governo Renzi e, cercando di sensibilizzare la cittadinanza in merito ai problemi della politica attuale, domani illustrerà i motivi del NO al referendum costituzionale durante un convegno organizzato al Polifunzionale di Siderno dal coordinamento regionale di Sinistra Italiana. L’abbiamo raggiunto per farci anticipare alcuni dei temi che tratterà durante l’incontro. Perché, secondo lei, è così importante votare NO al Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre? Perché la revisione costituzionale restringe ancora di più gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini. Non modifica i 47 articoli della Costituzione, ma li svuota per quanto concerne i diritti fondamentali, scardinando istituzioni pubbliche come la scuola o la sanità. Insieme alla legge elettorale, che fa parte dello stesso impianto legislativo, finisce con l’indebolire le garanzie istituzionali per quanto riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici della Corte Costituzionale e la scelta delle prerogative del parlamento in ambito legislativo. Perché si è resa necessaria questa tappa a Siderno? Perché quella della riforma costituzionale è una questione che riguarda tutti i cittadini e,
La revisione costituzionale restringerà gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini. Non modifica i 47 articoli della Costituzione, ma li svuoterà per quanto concerne i diritti fondamentali.
Gli italiani daranno un voto dalla duplice valenza: al merito della questione trattata e, più complessivamente,alle politiche del governo Renzi, di cui questa revisione costituzionale è parte integrante. naturalmente, anche quelli Siderno. Anzi, la questione, a queste latitudini, dovrebbe essere più sentita nella misura in cui gli interventi sul titolo V della Costituzione determinano un accentramento dei poteri tale da creare un disequilibrio nell’esecuzione dell’agenda legislativa tra regioni più e meno forti. A tal proposito, ritiene che il voto del 4 dicembre potrà rivelarsi più incisivo al nord o al sud? Ci sarà un effetto generale che riguarda tutti i territori e uno che invece riguarderà in modo significativo i territori del mezzogiorno perché, come accennavo poc’anzi, la nomina dei consiglieri regionali a membri del senato porta a un indebolimento della rappresentanza delle regioni con meno densità abitativa e a un vantaggio di chi è, invece, più “forte” democraticamente ed economicamente, creando un ovvio effetto asimmetrico a svantaggio delle regioni più “piccole”. Al di là delle speranze, che cosa pensa che voteranno gli italiani? Credo che gli italiani daranno un voto dalla duplice valenza: al merito della questione trattata e, più complessivamente, alle politiche del governo Renzi, di cui questa revisione costituzionale è parte integrante. È infatti l’intera agenda di governo che ha progressivamente indebolito le politiche del lavoro, della scuola pubblica e della sanità, motivo per il quale ritengo che questo voto avrà portata generale oltre che un valore specifico. Del resto, ritengo che la maggior parte degli italiani abbia la consapevolezza della necessità fermare una politica governativa che si ostina a declinarsi in un’oligarchia liberista che condanna il lavoro relegando le realtà più deboli del nostro Paese a uno stato di minoranza. Per ulteriori approfondimenti, siete invitati a partecipare al convegno che inizierà, lo ripetiamo, alle 16:30, presso il Polifunzionale di Siderno.
CULTURA
a m r e f n o c i s a t a r a L'Ottob t n u p i d o t n e m 'l appunta Sidernese o n n u t u a ' l del
: o g n u F l e d a t s e F e n o i s a c un’oc r e p a t i c di cres a l o m m Ma
Si è tenuta lo scorso fine settimana, a Mammola, la Festa del Fungo, organizzata dall’Associazione Amici del Fungo in collaborazione con il gruppo Micologico “Capitò” di Roccella Jonica, la Comunità Montana, l’Eco del Chiaro e l’Amministrazione Comunale di Mammola. La sagra, tenutasi nei giorni di sabato e domenica, ha offerto ai partecipanti un variegato menù a base dei sapori di montagna, disponibile dalle 12 alle 23:30 circa e dedicato a grandi e bambini. La manifestazione, che ha avuto Lugo tra Largo Magenta e piazza Ferrari, è stata allietata da spettacoli della tradizione calabrese ma, nonostante l’ampia offerta, secondo gli stessi organizzatori, ha avuto una partecipazione un po’ al di sotto delle aspettative, probabilmente viziata da un difetto di comunicazione. Secondo il consigliere comunale Spatari, infatti, è mancata una pubblicità intensiva sulle pagine internet istituzionali, sui social network e nei locali del borgo, ma questa esperienza deve adesso spronare l’Amministrazione a migliorare questo aspetto per le prossime feste in programma nel paese, a cominciare dai mercatini di Natale ormai ai nastri di partenza. Compatibilmente con le poche risorse a disposizione, l’Amministrazione si prefigge infatti, quanto prima, di formare un team di esperti per attirare i turisti (soprattutto fuori stagione) e installare un infopoint che possa, non secondariamente, promuovere in maniera intensiva la prossima Festa del Fungo. Non ci resta che augurare buon lavoro all’amministrazione Raschellà.
Buona la prima ma altrettanto buona la seconda. Anche quest'anno l'Ottobrata Sidernese ha registrato il successo che tutti si aspettavano. Il mix di cultura, buon cibo e folklore ha attirato nel meraviglioso borgo di Siderno Superiore centinaia di persone incoronando l'Ottobrata Sidernese come un imperdibile appuntamento fuori stagione per tutto il comprensorio. Il 30 e 31 ottobre scorsi il Borgo Antico di Siderno Superiore è tornato ad animarsi grazie all'impegno instancabile dell'Associazione ACUI Siderno in sinergia con l'Amministrazione Comunale. Protagonisti indiscussi sono stati i prodotti tipici della terra, insieme ai prodotti artigianali e agli antichi mestieri oggi in via di estinzione, il tutto condito con musica, giochi e spettacoli di animazione curati da straordinari artisti di strada. All'interno della manifestazione, anche due importanti convegni culturali che hanno visto l'intevento di massimi esperti. La serata finale è stata animata dal gruppo musicale "Quarta Aumentata" che, partito dalla Locride, da quasi un ventennio porta in giro per l'Italia le diverse sonorità sommerse del panorama artistico mediterraneo. Nell'edizione di quest'anno, inoltre, si è inserita un'importante iniziativa di solidarietà in compartecipazione con il Kiwanis Club. Con l’Ottobrata Sidernese, l'Acui Siderno continua a promuovere la cultura dell'accoglienza e del turismo di qualità fuori stagione, svolgendo un ruolo fondamentale nella valorizzazione delle tradizioni locali e promuovendo la cultura delle tipicità collegata alla storia e all'identità sidernesi e, più in generale, calabresi. Non dimentichiamo, poi, che l'Ottobrata sidernese è un'occasione preziosa per far conoscere ed esaltare le potenzialità del Borgo Antico di Siderno Superiore e attivare le migliori energie del volontariato e della partecipazione dei cittadini. Complimenti, quindi, agli organizzatori e arrivederci al prossimo anno.
a a n a i g n lI Caso Mo Jonica a s o i o i G Marina di al Sidus Club grazie
L’incontro L’antico come materiale del nuovo: l’esperienza di Mongiana (VV) organizzato dal Sidus Club di Siderno, nell’ambito delle manifestazioni del Premio Borghinfiore, ha messo in evidenza il lavoro condotto dal Comune di Mongiana per la rivalutazione e riscoperta dell’antico Borgo, rimbalzato agli onori della cronaca locale e Nazionale in seguito all’inaugurazione del Museo della fabbrica d'armi reali ferriere. La rivalutazione di molti borghi o antiche località montane, nei quali si vive ancora nel rispetto del territorio e mantenendo integre le testimonianze e le tradizioni trasmesse di generazione in generazione non rappresentano, infatti, un inutile bagaglio, ma un tesoro di cui andare orgogliosi per costruire un futuro che è bene condividere e far conoscere. L’evento, patrocinato dal Comune di Marina di Gioiosa Jonica, si è tenuto il 29 ottobre presso la sala Egidio Gennaro. Ai saluti istituzionali del Sindaco Domenico Vestito, della Presidente del Sidus Club Albarosa Dolfin e la presentazione dei punti della carta della sostenibilità dei Borghi da parte della Coordinatrice Ernesta Chianese, hanno fatto seguito gli interventi di Katia Aiello, Vicepresidente del Sidus Club, del Sindaco di Mongiana Bruno Iorfida, dello storico Danilo Franco e le conclusioni Gianfranco Marino, già Coordinatore regionale dei Borghi più belli d’Italia. Durante la serata, la Presidente Albarosa Dolfin ha consegnato al Sindaco di Mongiana Bruno Iorfida una targa di riconoscimento per il lavoro fatto. Il Sindaco di Marina di Gioiosa Jonica, Domenico Vestito, è stato accolto, con la consegna della pergamena, nell’albo d’Oro del Sidus Club, per la particolare disponibilità della sua Amministrazione all’ospitalità delle manifestazioni del Club.
e n a m i r a s o C : a i s e o La p
NOTA BIOGRAFICA Giuseppe Gangemi è nato il 31 marzo 1965 a Reggio Calabria dove vive. E' redattore dei Quaderni Calabresi e di Lettere Meridiane, collabora saltuariamente da molti anni a quotidiani e riviste regionali. Nel 2001 ha pubblicato la raccolta di racconti brevi “Racconti del Duemila” ed è stato coautore del saggio “Negare la negazione” dello storico Nicola Zitara pubblicato da Città del Sole Edizioni, la stessa casa editrice che nel 2009 ha edito la sua ultima raccolta di prosa, versi e teatro che si chiama“Macandra”. Le sue ultime pubblicazioni in versi si ispirano al grande poeta neorealista Franco Costabile di cui ha curato la voce su Wikipedia. Sia i versi che la prosa intendono ridare dignità al Sud e valorizzare la ricca e antica civiltà meridionale
Cosa rimane Calabria, adesso che muore la speranza? Mi rifugerò tra i versi di un poeta che ti amava. Mi avvolgerò in quel nobile sudario come un anacoreta che cerca una lama di luce nel buio e ripete un nome all'infinito. Cosa rimane mia terra ora che ci hanno rubato anche i sogni e appari evanescente e smarrita come una stella del mattino? Non sei più il luogo che ha donato al mondo la bellezza e la sapienza, dove si sono incarnate le utopie. Adesso ti chiamano ndrangheta, questione meridionale, familismo amorale, obiettivo 1. Ti chiamano solitudine, ignoranza e disperazione. Da solo innalzerò il tuo vero nome a mani giunte, come un'ostia consacrata Da solo lotterò per ridarti onore, dignità e ricchezza, anche se sento altre voci invocare verità e giustizia, voci sempre più vicine che gridano Calabria. Giuseppe Gangemi
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Sono calabrese e me ne vanto La scorsa settimana ci siamo lasciati con la storia del celebre Vivarium, il monastero fondato nel VI secolo da Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, nei pressi di Squillace.Qui si era ritrovato il meglio del meglio dell’intellettualità del mondo bizantino dell’impero d’oriente in Calabria. E da qui ripartiamo sempre in compagnia del nostro Duccio Mallamaci. “Uno dei massimi autori di fantascienza, Isaac Asimov, americano nato da famiglia ebraica, si rifà al Vivarium di Cassiodoro. Favoleggia su questa fondazione prendendola come esempio per rifondare un impero nella galassia. I calabresi hanno, quindi, lasciato un’impronta a distanza di 1500 anni: Cassiodoro non è un fenomeno provinciale se scavalca i secoli e addirittura i millenni. Quando la Calabria era una sorta di super università dell’impero bizantino formò tantissimi intellettuali, sia sul piano religioso che sul piano tecnico amministrativo, alcuni dei quali sono santi venerati come santi in Oriente dalla chiesa ortodossa, sia greca che russa. Santi calabresi che la Calabria non conosce! Ricordiamo che il santo è anche un intellettuale, poiché per essere santi non basta fare opere di bene ma bisogna avere anche una visione del mondo che ti permetta di spiccare rispetto agli altri. E questa carica è un fatto culturale. Arriviamo nell’800 d.C. quando Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano impe-
ro. Carlo Magno firmava con una croce, con delle lettere agli estremi delle braccia e al centro, ma pur sempre una croce. Questo significa che Carlo Magno non sapeva né leggere né scrivere. Durante un incontro Nicola Zitara mi fece una dichiarazione a cui a tutta prima non credetti, pensavo fosse un’esagerazione: nell’800 d.C. c’era più gente che sapesse leggere e scrivere nella sola Calabria di quanta ce ne fosse in tutta la cristianità occidentale – Germania, Italia, Francia, Inghilterra. Il meridione fece fare un salto notevole all’aristocrazia del Sacro Romano Impero. Si passa da Carlo Magno - che firmava con una croce ma che seppe comunque fondare un impero, perché non era un imbecille – a quella figura immensa che fu Federico II di Svevia, lo stupor mundi e immutator mirabilis (lo stupore del mondo e il miracoloso trasformatore) come lo definirono i suoi contemporanei. Federico II si forma in Sicilia, nella Magna Grecia. Parlava sei lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo) e giocò un ruolo
fondamentale nel promuovere le lettere attraverso la poesia della Scuola Siciliana. Quest’ultima ebbe una notevole influenza su tutta la letteratura e su quella che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. La Scuola Siciliana anticipò di almeno un secolo l’uso dell’idioma toscano come lingua d’élite letteraria d’Italia. Federico II ricevette da Innocenzo III un’educazione di primissimo livello. Il suo eclettismo lo portò ad approfondire la filosofia, l’astrologia, la medicina, le scienze naturali, l’algebra e la matematica. Nella Magna Curia di Federico II confluirono i maggiori intellettuali dell’epoca, tra cui Leonardo Fibonacci che divulgò a sua volta il sistema di numerazione indoarabica (che prese il posto di quella latina semplificando i commerci) e sviluppò metodi e problemi algebrici che ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo della matematica dell’Europa occidentale, metodi contenuti nel famoso Liber abaci. Lo spunto per la stesura di questi trattati era offerto dai tornei tra matematici che Federico amava organizzare presso la sua Corte”.
Congresso Interregionale di Ecocardiografia Calabria-Sicilia: un focus indispensabile per la nostra terra Gli scorsi 28 e 29 ottobre, presso l’Hotel President, si è tenuta la due giorni del Congresso Medico di Ecocardiografia Interregionale Calabria-Sicilia, organizzato dalla Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare con le delegate regionali Sofia Miceli, della regione Calabria, e Concetta Zito, della regione Sicilia, e diretto da Michele Iannopollo in qualità di socio più anziano di SIEC Calabria, che ha voluto e ottenuto che il congresso si potesse svolgere a Siderno. Il convegno, che ha mobilitato circa 200 medici, cardiologi e non, accorsi ad ascoltare gli 87 relatori e moderatori provenienti dagli istituti più prestigiosi di Italia, si è proposto non solo di fare il punto sull’utilizzo dell’ecocardiografia nell’approccio clinico del malato di cuore, ma anche di illustrare più in generale le nuove tecniche dell’ecocardiografia. Accanto alla presentazione dei progressi tecnologici, infatti, sono stati affrontati dagli esperti intervenuti durante il simposio argomenti di clinica cardiologica, sempre indispensabile per la corretta diagnosi delle patologie che colpiscono i pazienti, e molto spazio è stato concesso al contributo dei giovani, che hanno avuto la possibilità di esporre i casi clinici. Altri argomenti approfonditi durante l’incontro sono stati il funzionamento delle protesi valvolari, le nuove tecniche cardiochirurgiche, gli aggiornamenti nel campo delle cardiopatie congenite, l’utilizzo dei nuovi farmaci nella terapia cardiovascolare, il coinvolgimento dell’apparato cardiovascolare nelle malattie sistemiche, la cardiotossicità dei chemioterapici utilizzati in campo oncologico, lo stroke-trombo embolico, l’utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali per la sua prevenzione con il supporto dell’ecocardiogramma, l’ecocontrastografia e la
risonanza magnetica. Tutti gli argomenti sono stati trattati con competenza clinica e scientifica dai relatori, che hanno permesso al congresso di suscitare grande interesse e ottenere un ottimo risultato ai fini dell’aggiornamento scientifico-clinico-culturale. Tra i partecipanti, è da sottolineare la presenza degli illustri Antonio Pezzano, di Milano, e Gianluigi Nicolosi, di Pordenone, capiscuola e divulgatori in Italia dell’ecocardiografia. Nell’intento del direttore, questa due giorni non doveva solo fornire un aggiornamento scientifico, ma avere anche un valore sociale in quanto organiz-
zata in una regione, la nostra, in cui la sanità sta vivendo un momento difficile. In ragione di ciò è stato ulteriormente importante che questo evento si sia svolto in una Locride in piena crisi dirigenziale dal punto di vista sanitario, considerato che il ridimensionamento dell’ospedale di Locri costringe sempre più malati ad andare a curarsi con molti sacrifici altrove. Iannopollo è riuscito, insomma, a portare a Siderno, almeno per due giorni, una ventata di buona sanità tra gli operatori della zona e, soprattutto, a tenere accesa nei pazienti la speranza di una sanità migliore anche in Calabria.
FOTO CONCETTA VINCITORIO
SPETTACOLO
Scuola di Cinematografia: domani l’inizio dei corsi Lunedì scorso, presso il Cinema Nuovo di Siderno, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della Scuola di Cinematografia Birdland che, grazie all’impegno di Alberto Gatto, Lele Nucera e Vincenzo Muià, a partire da domani mattina, permetterà a chi interessato di apprendere le tecniche per la produzione cinematografica anche nella Locride. Durante la conferenza di presentazione, alla quale hanno preso parte anche l’Assessore regionale al Welfare Federica Roccisano e l’Assessore comunale di Siderno con delega alla Cultura Ercole Macrì, è stato espresso il pieno sostegno delle istituzioni a un progetto da tutti definito ambizioso eppure stimolante per l’intero comprensorio. Gli stessi organizzatori hanno dunque illustrato ai presenti il funzionamento della scuola di cinematografia, che si prefigge di mettere la nostra regione in contatto con le grandi case di produzione cimatografica e di diventare, in definitiva, un punto di riferimento per tutti coloro che intendono intraprendere la propria carriera in questo campo.
Un Comitato d'Onore per onorare la memoria di Corrado Alvaro TRA I DESIGNATI DAL GOVERNATORE OLIVERIO IL NOSTRO DIRETTORE EDITORIALE ILARIO AMMENDOLIA Il 2016 è l'anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario della scomparsa di Corrado Alvaro. Per onorare la memoria di uno dei figli più noti e apprezzati della Calabria nel panorama culturale nazionale, il governatore Oliverio ha inteso avviare una serie di iniziative che consentano di riflettere sulla figura dell'intellettuale nato a San luca e di offrire al dibattito pubblico italiano e, specialmente alle nuove generazioni, occasioni di confronto sull'uomo Alvaro, sul suo tempo e sugli spunti pregnanti della sua produzione letteraria, che costituiscono un lascito fondamentale per tutti i calabresi. "Alvaro è un intellettuale da cui sentiamo ancora il bisogno di imparare - scrive Oliverio - a cui attingere per comprendere l'animo profondo del calabrese e che ci esorta a interrogarci sulle persistenze e i mutamenti della nostra società. Per tutto questo, coadiuvato da Ilario Ammendolia e di concerto con la Fondazione Corrado Alvaro, presieduta dal Aldo Maria Morace, ho deciso di coinvolgere alcuni calabresi protagonisti nel mondo della cultura, per il loro ruolo o la propria attività, e di invitarli a costruire insieme un calendario di manifestazioni che in Calabria e in Italia ci aiutino a riscoprire la figura di Alvaro". Insieme al nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia, il governatore Oliverio ha designato per il Comitato d'Onore che presiederà queste celebrazioni alvariane, curate dalla Regione Calabria e che si protrarranno nel 2017, il Magnifico Rettore dell'Università della Calabria, Prof. Gino Mirocle Crisci; il Magnifico Rettore dell'Università "Mediterranea" di Reggio Calabria, Prof. Pasquale Catanoso; il Magnifico Rettore dell'Università "Magna Graecia" Catanzaro, Prof. Aldo Quattrone; il Magnifico Rettore dell'Università per Stranieri ''Dante Alighieri", Prof. Salvatore Berlingò; il Magnifico Rettore dell'Università della Basilicata, Prof.ssa Aurelia Sole; il Magnifico Rettore dell'Università di "Tor Vergata" Roma, Prof. Giuseppe Novelli; il Magnifico Rettore dell'Università "La Sapienza" Roma, Prof. Eugenio Gaudio; il Magnifico Rettore eletto Università di Macerata, Prof. Francesco Adornato; il Prof. Vito Teti; il Prof. Nuccio Ordine; lo scrittore Mimmo Gangemi; lo scrittore Carmine Abate; lo scrittore Gioacchino Criaco, il Presidente della Fondazione Corrado Alvaro, Prof. Aldo Maria Morace e il Dott. Salvatore Bulletta.
CULTURA E SOCIETÀ
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DOMENICA 6 NOVEMBRE 21
I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Il bianco d’inverno produce solo forniti o fichi a partire dei primi giorni di settembre e lo fa per tutto il mese di ottobre, tentando i passanti che si fermano ad assaggiare qualche frutto, ormai fuori stagione.
Fico invernale Ficus Carica L. Fam. Moracee
o ficu i mbernu
fico è accompagnato nel termine scientifico dall’aggettivo carica che significa originario della Caria, una regione del sud ovest dell’Anatolia, odierna Turchia. Tale pianta era diffusa nell’antichità in Palestina, Siria ed Egitto, ma gradualmente raggiunse tutte le aree del Mediterraneo, anche quelle centro-occidentali; essa ama le zone temperate e rifugge da quelle fredde o molto calde, mentre al di fuori del Mediterraneo, è presente nelle aree temperate. Essa diventa un albero non molto grande dalla buccia rugosa e grigia, mentre la linfa che scorre dentro di essa è un latice bianco, con potere irritante e le sue foglie sono grandi, trilobate o pentalobate, che cadono in autunno. Il siconio dalla buccia verdastra o violacea viene impropriamente ritenuto il suo frutto, mentre sono in effetti i suoi frutti, i numerosissimi acheni che sono all’interno, circondati da una polpa molto dolce che viene mangiata. Il fico si articola in pianta maschile, il caprifico o fico selvatico e la pianta femminile che produce
Il
i frutti commestibili, però solo dopo l’impollinazione con il polline del caprifico, tramite una piccolissima vespa, che lo trasporta a chilometri di distanza, da fichi selvatici che sono rari. L’uomo però ha selezionato delle piante a maturazione “partenocarpica” ossia che maturano i frutti senza l’impollinazione, però le varietà più pregiate hanno bisogno dell’impollinazione. Nella maggioranza dei casi i fichi, alla fine della primavera o all’inizio dell’estate producono i fioroni, frutti più grossi, dal sapore più delicato e meno dolce, successivamente alla fine di luglio e per tutto agosto producono i fichi o forniti, più piccoli e più dolci, ci sono però piante che producono solo fioroni oppure solo forniti. In Calabria numerose erano le varietà che venivano coltivate per la produzione di frutti da consumare freschi e da conservare per l’inverno dopo l’essiccazione in estate. La più importante varietà senza dubbio era la dottato, la più diffusa in tutt’Italia e anche in Calabria che produce dei frutti verdastri tendenti al giallo, i più adatti all’essiccazione, ma ogni
area aveva fichi particolari, non presenti in altre. Nella Locride oltre al dottato o fico bianco, c’erano (ora è rara) la varietà schiavo, che dava dei fioroni che potevano superare i 100 grammi di peso, la catalana (molto rara ormai), la bifara (quasi estinta) la rattà (estinta), la troiana, che produceva solo fioroni e diverse varietà tardive bianche e violacee chiamate impropriamente d’inverno, in quanto maturavano i frutti a partire dai primi giorni di settembre e producevano per tutto il mese di ottobre; i loro fichi erano meno dolci di quelli propriamente estivi, ma molto stimati in quanto maturavano quando c’era meno abbondanza di frutta. Delle varietà dette impropriamente d’inverno, esistevano alcune varietà che davano dei frutti violacei ed altre che producevano dei frutti nerastri o che davano sul marroncino, che avevano la particolarità di maturare normalmente, quando il tempo si conservava stabile ed asciutto, mantenendosi integri o al massimo accennavano ad aprire la buccia in lievi fenditure, chiamate “cammiselle”, quando invece il tempo era incle-
Scusa, ma ti chiamo Hillary Ci sono donne che puoi chiamare solo col nome senza timore che gli altri si confondano. Se parli di tennis “Martina” è Navratilova, se parli di televisione “Ophra” è Winfrey, se parli di politica “Hillary” è Clinton. Lo so, i maschi la chiameranno “la Clinton” per ignoranza e partito preso, ma stavolta tocca distinguerla dal marito Bill, e speriamo per tutti che la distinzione sia bella netta. Di Bill si diceva: “Ma te l’immagini un presidente che suona il sassofono?”, poi ce lo siamo trovato con le mutande in mano e a comandare l’ennesima guerra in Medio Oriente. Perciò chiamarla con il suo cognome da sposata forse non è saggio. Rodham Clinton può andare, ma Hillary la rappresenta e ce la fa sentire vicina. Chiariamoci, lei, “Adolf” Obama e Trump “Rockerduck” sono fatti con la stessa pasta: una guerra l’uno non ce la caccia nessuno. Ma se Adolf Obama è un po’ abbronzato, diverso nel mare di biancume muffito, lei è una donna. Una diversità ben maggiore di un uomo con la pelle scura, ma sempre un maschio. Una vera differenza, “quella” differenza. E se qualcuno mi vuole raccontare la panzana che in politica le donne hanno lo stesso potere degli uomini lo inviterei a contare quante donne presidenti del Consiglio ci sono state in Italia, e quante donne sindache di Siderno, Locri o Marina di Gioiosa. L’avete fatto il conto? Zero. Zero virgola zero zero zero. Gli USA continueranno a fare guerre urbi et orbi, ma sarà una donna a capo dell’esercito e i commodori con le spalline dorate, gli alamari e le medaglie, dovranno dirle “yes ma’am”, a lei, alle sue pasticche di estrogeni e ai suoi tacchi a spillo mal portati. Geena Davis potrà essere un ricordo, e io non vedo l’ora di buttarmelo alle spalle. Sicuramente ci potrebbero essere presidenti migliori di te, donne o uomini, ma tra il guerrafondaio Donald e la guerrafondaia Hillary, non ci penso due volte, scelgo la seconda. Lidia Zitara
mente i frutti spaccavano e inacidivano. C’era qualche varietà più resistente alla pioggia ed allora i frutti si mantenevano integri e nello stesso tempo dal gusto delicato. Nell’area di Ferruzzano, il defunto Spartaco Domenico, aveva salvato dall’estinzione una varietà di fico tardivo che dà dei frutti bianchi simili al dottato, però dall’aspetto rotondeggiante e non piriforme , dal picciolo molto corto. Egli aveva innestato tale varietà su un caprifico o fico selvatico a ridosso della piazza di Ferruzzano Saccuti, dove è curato dalla moglie Giuseppina Morabito, assieme a un altro fico tardivo che dà dei frutti violacei. Il bianco d’inverno produce solo forniti o fichi a partire dei primi giorni di settembre e lo fa per tutto il mese di ottobre, tentando i passanti che si fermano ad assaggiare qualche frutto, ormai fuori stagione. La pianta in questione è l’unica che si conosca e bisognerebbe riprodurla per evitare il rischio d’estinzione.
Per gli ottant’anni di Carla Fracci, la Musa della Danza In un tripudio di luci, nel “Tempio dell’Opera”, caratterizzato dall’ingresso neoclassico con rilievi in stucco raffiguranti il Parnaso, Euripide, Sofocle ed Orfeo, si è presi dall’ammirazione per la disposizione dei palchi in sei ordini, oltre che dallo stupore per il Palco Reale e la bella sala dall’acustica perfetta, sovrastata dalla volta dipinta da G. Cammarano, atta a rappresentare Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo. L’occhio spazia ed incontra le allegoriche figure del Tempio e delle Ore e, l’orologio che a sé attira nel sott’arco del proscenio, non è che l’ulteriore attrazione, nel magnifico insieme. In tale scenografia e bellezza d’arte, nel più antico teatro operante in Europa (costruito per volontà di Carlo di Borbone, il Sovrano, in otto mesi, dal 4 marzo 1737 al 4 novembre, giorno dell’inaugurazione), su disegno di Giovanni Antonio Medrano e per opera dell’appaltatore Angelo Carasale, ha avuto inizio la prima delle due serate (26 e 27 ottobre) dedicate a Carla Fracci - la Musa della Danza, per festeggiare il suo 80° compleanno. Ero più giovane, quand’ero stato digià sorpreso dall’étoile della Scala, per le sue graziate movenze e la felicità degli effetti, quando danzava (e ne recepivo le voci, da lei lontanissimo e della sua arte ignaro), deliziandone gli occhi umani. Nella prima delle due serate, intitolate “Gala Carla Fracci” e con la programmazione di 14 balletti, nell’intervallo tra lo “Spettro della rosa” (coreografia di M. Fokino) e “La bella addormentata” (di M. Petipa), la Musa si è esibita in un “cammeo”: il nuovo balletto “Domani futuro di giovinezza”, con la regia del marito Beppe Menegatti, le musiche di Bach, Kùrtag e Debussy e la coreografia di Giuseppe Picone. Il tutto a raccontare, nel riverbero del tempo e nei colori delle vicende umane, il percorso artistico della Fracci. Quand’ecco all’improvviso proprio lei, la Musa, al centro del proscenio, vestita di bianco, silenziosa e sola, se non con il suo candore, che muove i primi passi, lenti e lievi, volteggia, poi, quasi diafanamente, in maniera regale, nel dolce giro degli occhi, del viso e delle mani, accompagnati dai piedini e dal bacino, col fervore dell’animo nel cuore. A scena aperta, applausi a non finire. E in svolazzi di “piuma”, eppur non raggiungibile, a pochi metri dalle mie mani, la Musa è tutt’ora eterea agli occhi dei suoi ammiratori; domina e controlla il corpo, divenendo espressione armonicomusicale, nei segni della leggerezza, dell’armonia, della leggiadria. Grazie, Signora. Altrove, l’ho salutata, “carezzandole” la mano. Francesco Luigi Errigo
RIVIERA
Un ponte tra l’Europa e gli studenti Rom Il comune di Siderno presente al meeting inTransilvania C’è, tra le svariate tappe, un passaggio obbligatorio nel parto di un’Europa solidale: i Rom, una comunità che in Italia rappresenta lo 0,23 della popolazione ( 170 mila secondo una stima del Sole 24ore). Il fenomeno è continentale, l’epicentro è la Romania. Del deficit culturale e dei tanti luoghi comuni che affliggono l’etnia in questione si sta occupando il partenariato strategico Ka2. Il progetto “A Bridge Beetween Cultures”, coordinato dalla Conselleria d’Education della regione Valenciana, pensato e scritto dal reggino Massimiliano Strati, ha fatto tappa in Romania. Il meeting transnazionale ospitato dal 25 al 28 ottobre da Alba Iulia - accogliente e raffinata capitale della Transilvania, avamposto di grandi culture e d’azioni concrete - ha registrato la partecipazione della delegazione spagnola guidata da Maria Jose Rodrigo, di quella turca, con il distretto educativo di Konan guidato da Serkan Kurtulus, di quella rumena guidata da Rodica Croza in rappresentanza dell’ispettorato dei professori di Alba Iulia e di quella italiana composta da Ercole Macrì del Comune di Siderno, Albino Barresi dirigente del Liceo Preti Frangipane di Reggio Calabria e da alcuni membri dell’Associazione Darsana Teranga. Consapevoli degli errori del passato, dove anche chi detiene il potere è rimasto prigioniero di logiche respingenti, le delegazioni, fedeli agli obiettivi del partenariato strategico, hanno posto l’accento sull’inclusione sociale degli studenti Rom attraverso l’educazione scolastica. In più riunioni, che si sono susseguite in modo serrato durante il meeting, Valencia, Smirne, Siderno e Alba Iulia hanno composto un mosaico d’esperienze e d’osservazioni, producendo un confronto acceso, quasi estremo, soprattutto quello tra Italia e Spagna ha ricordato il famoso bestseller The way we’re working isn’t working, ovvero “il modo in cui lavoriamo non funziona”. Infine, però, sono stati tracciati gli obiettivi che, a breve termine, dovranno essere raggiunti e, addirittura, confezionati per i meeting dell’ inverno 2017.
Il nuovo Consiglio dell’Ordine dei Commericialisti Gli scorsi 3 e 4 novembre è stato eletto il nuovo Consiglio dell’Ordine dei Commercialisti di Locri per il quadriennio 2017-2020. L’esito delle votazioni, svoltesi tra le ore 15 e le 21 di giovedì e le ore 8 e le 14 di venerdì, ha confermato presidente Ettore Lacopo che, a risultati ottenuti, ha voluto celebrare con questa bella foto, che lo ritrae assieme alla sua squadra al completo, la vittoria da pochi minuti conseguita.
Facebook nel mirino del fisco USA La multinazionale dei mass media creata da Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, ha reso noto che Facebook sarebbe in debito di 5 miliardi di dollari nei confronti del fisco a causa di una strategia di pianificazione fiscale attuata dal colosso Ernst & Young, una delle “big four” dell’audit e della consulenza fiscale. Facebook ha esternalizzato la pianificazione fiscale, cosa molto comune in USA, con una richiesta di ottenere una strategia fiscale anticoncorrenza. Il fatturato finale tra il 2012 e il 2015 sarebbe di 613 milioni di dollari, di cui il 10 per cento però proverrebbe da attività differenti da quelle descritte nell’audit. Se condannata, Facebook dovrebbe rimborsare tra i 3 e i 5 miliardi di dollari.
Addio destra, mio antico amor… Recentemente l’ex sindaco di Siderno Riccardo Ritorto è stato “pizzicato” a discutere amabilmente con il giornalista di punta de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Questo rapporto, certamente inusuale e nato proprio in concomitanza con il recente rimpasto forzista orchestrato da Jole Santelli, avrebbe fatto supporre a più di qualcuno che Ritorto, ormai esasperato dal dissesto di una destra locale che non riesce a trovare il bandolo della matassa, si starebbe lentamente ma inesorabilmente avvicinando ad ambienti a “5 stelle”…
SETTIMANALE
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Confronti piccanti I sindaci della vallata del Torbido posano allegri dopo una serata di chiacchiere, compagnia e peperoncino, come dimostra la coroncina appesa alle spalle del buon Giorgio Imperitura. ASD Surfcasting Siderno Anche quando gli altri non pescano, noi lo rendiamo possibile. Aperte le iscrizioni all’anno 2017 di pesca sportiva e dilettantistica.
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Zecca da guardare Per cambiare gli Euro in Sideroni, durante l’Ottobrata Sidernese, era necessario affrontare queste tre fanciulle. Per un week end la zecca si è trasferita a Siderno Superiore.
Celebrazioni d’argento 25 anni di matrimonio e non sentirli: Costantino Belvedere festeggia così l’ambito traguardo, posando prima della cerimonia con l’amico Alberto Crupi.
Rappresentanze locridee Cesare De Leo, insieme a Pasquale Anastasi, rappresentano il nostro territorio durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. Étoile gastronomica Le castagne di Sor Gualtieri, anche quest’anno, sono state le assolute protagoniste dell’Ottobrata Sidernese: nella foto con l’assessore Ercole Macrì e l’organizzatore Peppe Figliomeni.
Siderno Racing Siderno Superiore è ormai meta di turismo anche per le quattro ruote: in questa foto un gruppo di amanti dell’automobile ha fatto visita al nostro piccolo borgo capitanato dal presidente di Calabria Racing.
SABATO 6 NOVEMBRE
Cchiù sussumelle pe’ ttutti! Le Calabriselle, durante l’Ottobrata Sidernese, hanno distribuito a tutti il nostro dolce più tipco: le “sussumelle”!
Traguardi… Il nostro caro direttore editoriale, Ilario Ammendolia, omaggia con questa bella foto di famiglia il suo caro amico Egidio, rinnovandogli i migliori auguri!
Ciao bambini! Tutti i bimbi hanno affrontato con grande gioia la seconda edizione dell’Ottobrata Sidernese, ivi compreso questo affiatato gruppetto proveniente da Marina di Gioiosa