Riviera nº 45 del 04/11/2018

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Gli argentini Sandra ed Edoardo dicono:

“Roccella è il p Sandra ed Edoardo hanno deciso di mollare la loro vita da impiegati in Argentina e di viaggiare in barca per il Mediterraneo. Ma l’amore per Roccella li porta ormai da tre anni a tornare qui…

Mi chiama un amico, si trovava al porto di Roccella. Ha conosciuto Edoardo e Sandra, una coppia di Argentini che da qualche anno attraccano al Porto delle Grazie durante i loro viaggi e mi dice di scrivere quello che vedono loro, perché noi non riusciamo a vedere le bellezze della nostra terra con gli stessi occhi. Mi presento, cerco di capire chi siano e inizio a fare qualche domanda. Quando avete iniziato a viaggiare in barca a vela? Sandra: È stata una sua scelta di vita, io ho accettato di accompagnarlo. Questa è la sua passione. Quando mi ha chiesto se volessi rimanere in Argentina per lavorare dietro una scrivania fino a 67 anni oppure pensassi che fosse ora di andare a vivere in una barca a vela nel Mediterraneo non ci ho messo molto a decidere. Come avete fatto con il lavoro, siete già in pensione? Sandra: Non abbiamo l’età per la pensione. Io ho lasciato il mio lavoro da impiegata, mentre Edoardo ha venduto tutto quello che aveva. Avevate una barca o l’avete comprata? Edoardo: Avevamo una barca a Buenos Aires, ma quando mia moglie ha accettato la mia proposta, sono venuto con mio figlio a cercare una barca nel Mediterraneo e sono riuscito a trovarla in Croazia. In che anno avete iniziato questa avventura? Edoardo: Tutto è iniziato nel 2015. Sandra: Il nostro primo viaggio è stato in Croazia; nel 2016 siamo andati in

Grecia e Italia e nel 2017 siamo tornati in Italia. Quest’anno è stato folle, perché è stato il viaggio più lungo. Edoardo è partito il 25 aprile, mentre io l’ho raggiunto due settimane più tardi. Siamo stati a Marina di Ragusa, Roccella, in Grecia; l’anno prossimo ci piacerebbe visitare la Corsica, la Sardegna e la Costa Azzurra. È il terzo anno che ritornate a Roccella? Sandra: Sì, la prima volta siamo venuti nel 2016 e, grazie alla presenza di una nostra amica, abbiamo affittato una macchina e abbiamo visitato i dintorni. Rispetto tutti i posti che abbiamo visto in questi anni, il nostro cuore rimane sempre in Italia. Roccella è il paradiso terrestre. Le vostre origini sono italiane? Sandra: Sì, siamo entrambi di origini italiane. Abbiamo notato come l’accoglienza degli italiani sia molto diversa da quella degli argentini. In Italia ci siamo sempre sentiti coccolati. In Croazia abbiamo evitato di dire che siamo italiani, perché non c’è un buon rapporto tra le due popolazioni. Abbiamo notato, in particolare, come i siciliani sono molto riconoscenti per quello che l’Argentina ha fatto per loro. Quali sono i porti più belli? Sandra: Tutti molto belli, in particolare quelli in Puglia e in Sicilia. Edoardo: Quello di Siracusa è un posto speciale, anche Marina di Ragusa è molto bello.


Consigli per chi gestisce il porto e per chi amministra questo territorio. Cosa dovrebbe essere fatto? Edoardo: Il porto è ben gestito, ma deve migliorare la situazione all’entrata. È comunque ben attrezzato. Sandra: La Calabria ha tanti posti bellissimi che mancano di un’opportuna promozione. Ecco dovrebbe essere più pubblicizzata. Ha spiagge, città e posti naturali che meritano di essere visitati. Siete entrambi innamorati della Locride? Sandra: Sì, ma Edoardo se ne è innamorato grazie a me. Io, l’Italia me la porto dentro. Ho sempre mangiato la cucina italiana e ho sempre parlato italiano. Conosco più l’Italia che l’Argentina. È bella la vostra Terra. L’altro giorno ho conosciuto una signora argentina che vive a Roccella da 3 anni e ha definito la Calabria “Il Paradiso.” Quando il mare è agitato non rimpiangete la vostra scelta? Sandra: Quando il mare è agitato litighiamo da morire. Ma non abbastanza da voler mollare tutto… Sandra: È stata una scelta che rifarei nonostante il mare grosso e le tempeste. Edoardo: L’unico problema è che dobbiamo vivere 24 ore su 24 insieme. Il trucco è abituarsi l’uno all’altro. Rosario Vladimir Condarcuri

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In questi viaggi quali sono state le cose più strane che avete visto? Edoardo: Molti uomini nudi in Croazia. Sandra: Ho visto più uomini nudi in Croazia che in qualsiasi parte del mondo. Hanno un rapporto diverso col fisico, per loro è tutto normale e va vissuto in maniera naturale. Cosa avete visto in Calabria? Sandra: Crotone, Le Castella, Tropea, Scilla, Gerace, Locri e Reggio Calabria, dove ho avuto modo di vedere i Bronzi di Riace, di cui ignoravo l’esistenza. Roccella è il paese che ha attirato di più i nostri pensieri positivi. Edoardo: Il porto di Roccella è splendido, l’unico neo è l’ingresso perché è insabbiato. Andrebbe segnalato meglio, in altri porti mettono le boe per rendere il percorso più sicuro. Mentre la nostra gente come vi sembra? Sandra: Eccellente, così come la cucina: qualche giorno fa abbiamo gustato i funghi in montagna, deliziosi. Tutto quello che abbiamo mangiato ha un gusto speciale, abbiamo mangiato tante cose che non conoscevamo. Abbiamo assaggiato poco pesce, però. Altri particolari sul nostro territorio? Sandra: Avete un rapporto diverso con la natura. In Argentina per vedere una montagna o il mare percorriamo chilometri e chilometri di niente, invece qui avete tutto a portata di mano.

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“La Calabria ha tanti posti bellissimi che mancano di giusta promozione. Ecco, dovrebbe essere più pubblicizzata. Ha spiagge, città e posti naturali che meritano di essere visitati”.


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attualità

Cosenza la quinta regione in Italia per performance ambientali e vivibilità

La sorpresa è Cosenza. Cosenza è la prima città del centro sud e al quinto posto in Italia dopo Mantova, Parma, Bolzano e Trento, per performance ambientali e vivibilità". A dichiararlo il sin-

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daco di Cosenza, Mario Occhiuto. "Questo il dato che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2018 di Legambiente e Ambiente Italia - sulla base dei risultati qualitativi ottenuti nei 17 indicatori presi in considerazione - che viene presentato oggi alla Triennale a Milano e pubblicato sul Sole 24 Ore". "Sono stato invitato alla presentazione in qualità di sindaco che ha ottenuto risultati fra i migliori in Italia. L’anno scorso eravamo al tredicesimo posto, primi del Sud, e quest’anno facciamo un grande passo in avanti piazzandoci addirittura al quinto posto in Italia. Credo che questo piazzamento per una città del Sud Italia, nei 25 anni di presentazione del rapporto, non fosse mai avvenuto. Siamo primi dopo città del nord considerate “mostri sacri” della qualità della vita, come Trento e Bolzano". "Sono davvero molto orgoglioso - aggiunge Occhiuto - del lavoro portato avanti in questi sette anni e voglio ringraziare di cuore tutta la squadra di persone che collaborano con me e i cittadini di Cosenza che hanno creduto nel cambiamento. Possiamo essere “la sorpresa”. Tutto ciò dimostra che - attraverso un’azione di sistema e con il lavoro e la competenza - anche nel Sud, anche in Calabria, si può cambiare e si può migliorare. Andiamo avanti, adesso ancora di più".

GIOIOSA IONICA

Tra "I luoghi del cuore FAI" c'è Torre Galea Sono l'oasi naturale dei laghetti di Saline Joniche, la Chiesa della Madonna di Piedigrotta a Pizzo e la Torre Galea di Marina di Gioiosa Ionica le tre località calabresi più votate nell'ambito della nona edizione del censimento nazionale dei "Luoghi del cuore" organizzato dal Fai, il Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. L'iniziativa, che consentirà ai siti più gettonati di beneficiare di interventi di salvaguardia e valorizzazione, andrà avanti fino a fine novembre, quando verrà stilata la classifica definitiva. L'oasi dei laghetti di Saline Joniche è l'unica zona umida salmastra della Calabria meridionale e rappresenta l'ultima testimonianza dell'originaria salina. La Chiesa di Piedigrotta, risalente al 1600, è interamente scavata nella roccia, simile al tufo, ed è adornata da 100 statue. Edificata tra il XV e il XVI secolo, la Torre Galea è un particolare esempio di complesso edilizio fortificato

al centro di un antico feudo rurale. Il primo nucleo, poi ampiamente rimaneggiato, fu edificato tra il XV e il XVI secolo. Oggi si presenta costituito da tre differenti corpi fortificati: due torrioni cilindrici, con funzione difensiva e uno quadrangolare, dimora feudale. Si sviluppa su tre piani coperti da un terrazzo, collegati da una scala elicoidale ricavata nella torretta nord, mentre nella torre sud sono presenti vani accessori. L’accesso avviene dall’esterno attraverso una scala in pietra e una passerella in legno che sostituiscono un sistema della tipologia a ponte levatoio. L’edificio, recentemente acquistato dal Comune di Gioiosa Ionica, si trova in buono stato di conservazione. Saltuariamente aperto al pubblico, necessita di alcuni interventi per essere reso fruibile in modo stabile e sicuro, dall’impianto di illuminazione alla sostituzione degli infissi, a interventi strutturali alla scalinata interna.

L’acqua del Menta torna a scorrere a Reggio Calabria L’apertura dei serbatoi dinanzi a un commosso presidente della Regione Calabria: “Anche da noi si può fare ciò che è possibile altrove”

Francesco Sculli conquista il Premio “Golosaria” Dopo aver confermato per diversi anni la Stella Michelin conquistata nel 2012, Francesco Sculli continua a dimostrare che la nostra terra, lontana da circuiti importanti, sa cucinare come si deve, sa toccare i gusti degli specialisti. Proprietario insieme ai fratelli Riccardo e Tiziana del Ristorante Enoteca “Il Gambero Rosso” di Marina di Gioiosa Jonica, il calabrese

Francesco Sculli ha ottenuto un ulteriore riconoscimento a conferma del suo grandioso talento. Il Golosaria ha riunito a Milano la tredicesima rassegna sull’enogastronomia italiana, riconoscendo nel nostro giovane concittadino l’esperienza, l’umiltà, la passione e l’impegno che egli ripone nel suo lavoro, un’avventura avviata dal padre dal lontano 1979.

“Quella che ho vissuto domenica nella Città di Reggio Calabria, assieme a tanti cittadini al momento della immissione dell'acqua del Menta nei serbatoi, nei quartieri popolari, lungo le strade, nei bar, al teatro è stata una giornata straordinaria”. Lo ha dichiarato lunedì mattina il presidente della Regione, Mario Oliverio, parlando con alcuni giornalisti. “Un sentimento di incredulità - ha aggiunto Oliverio - frutto di un lungo periodo di delusione e di impegni disattesi, ha lasciato spazio alla ripresa di fiducia. Con l'acqua che è ritornata a scorrere dalle tre fontane, nel quartiere San Paolo, si avvertiva lieve un soffio di un'aria nuova, intrisa di recupero di quella dose di fiducia necessaria a non mollare, a non abbandonarsi alla rassegnazione. Si può fare anche da noi ciò che è possibile altrove. Bisogna crederci. Impegnarsi senza arrendersi”. “Recuperare la fiducia -ha concluso Oliverio- è come la benzina per accendere il motore".

Siderno: Il lungomare regge alle mareggiate ma il pontile no Mentre il lungomare di Siderno ha retto alla "prima prova di collaudo" sottoposta dalle forti mareggiate di questi ultimi giorni, lo stesso non si può dire del pontile, simbolo del litorale sidernese. Uno dei pilastri ha infatti ceduto di fronte all’impeto delle onde e del vento, spezzandosi rovinosamente. In questo momento i vigili del fuoco stanno valutando la gravità dei danni.


Rredazionale

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La Cascina conquista Parigi a per la 5 volta

Un appuntamento a cui da 10 anni "La Cascina 1899" non è mai mancata. Si tratta del SIAL di Parigi, fiera biennale dell'agroalimentare mondiale che riunisce tutti gli operatori, produttori e compratori del settore attorno alle grandi sfide mondiali, da sempre rivela le tendenze e le innovazioni che caratterizzeranno l’industria agroalimentare di domani. Primo network mondiale di saloni, il SIAL rappresenta una copertura geografica ineguagliabile: 120 le nazionalità rappresentate, 160.000 i visitatori professionali, il 71% internazionali, 7.200 gli espositori e tra questi Salvatore Agostino e Vittorio Micelotta della Cascina 1899, per la quinta volta al SIAL Paris. I due instancabili imprenditori della Locride hanno presentato al mondo l'unico, l'originale, il primo Panettone Artigianale farcito con Crema al Bergamotto secondo un'antica ricetta esclusiva. Rinomato per la sua fragranza e per il delicato aroma al bergamotto, il panettone sfornato da "La Cascina 1899" è un prodotto esclusivo, di alta

pasticceria. Insieme al panettone, anche i Torroni di pura mandorla ricoperti da un prelibatissimo cioccolato - sia bianco che nero - aromatizzato al Bergamotto, all'Arancia, al Mandarino, al Cedro e al Peperoncino. Tutti prodotti genuini, di alta qualità, realizzati con ingredienti selezionati con cura che stuzzicano il palato, grazie alle combinazioni uniche di sapori e profumi. Ancora una volta "La Cascina 1899" si distingue per la sua cucina esclusiva e ricercata che ha scelto il nostro prezioso agrume come ingrediente fondamentale per realizzare ricette raffinate e ineguagliabili. Oltre i prodotti al bergamotto La Cascina ha presentato in questa vetrina mondiale 'Nduja Up, l'irresistibile salsa a base di ‘nduja, realizzata in due versioni: con ketchup e con salsa barbecue. Da oggi tutto il mondo conosce come condire in maniera originale tantissimi piatti e potra sentire il peperoncino sprigionare tutto il suo aroma.


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Ho elementi per affermare che Iaquinta sia stato condannato perché calabrese e non ho alcuna prova che sia innocente ma ho una certezza: contro i calabresi è in corso una caccia alle streghe.

Forza Iaquinta, gioca la partita anche per noi!

“ C’ ILARIO AMENDOLIA

Io sto con Iaquinta almeno finché non ci sarà una definitiva e convincente sentenza di condanna e finché sulla nostra Regione peserà questo clima cupo che ci rende tutti potenzialmente “colpevoli” e “mafiosi”.

IN BREVE Becky Moses era nata in Nigeria e dopo tante peripezie era arrivata a Riace. Dopo aver ricevuto tre volte il diniego della protezione internazionale, Becky è stata costretta a lasciare Riace. La sua vita non è stata salvata da nessun matrimonio, è morta carbonizzata il 27 gennaio 2018 nel ghetto di Rosarno.

è stata una sentenza e Vincenzo Iaquinta, già giocatore della Juventus e campione del mondo con la nazionale Italiana di calcio, è stato condannato a due anni di carcere. Si dice che le sentenze vanno rispettate. Aggiungo criticate se è il caso e rispettate quando ci convincono. Eppure mi ha reso orgoglioso lo sfogo di Iaquinta subito dopo la sentenza. So che c’è qualcosa di anomalo in questa mia presa di posizione e cercherò di spiegare da cosa nasce il mio stato d’animo. Le parole di Iaquinta “ci condannate perché siamo calabresi e io sono orgoglioso di esserlo” mi riportano alla mente la scena del film “Sacco e Vanzetti” di Guido Montaldo e precisamente il momento in cui Bartolomeo Vanzetti alzandosi in piedi dichiara “ci condannate perché siamo anarchici e soprattutto perché siamo italiani.” Ho visto quel film nel 1971, in un cinema di Siderno e in un clima diverso dell’attuale e infatti alle parole di Vanzetti l’intera sala si alzò in piedi in un applauso liberatorio. Quel processo fu un inno al razzismo e al giustizialismo dell’epoca e non sono affatto sicuro che l’Italia di oggi sia molto lontana dell’America di quel tempo. Certo, è ben diversa la situazione e la drammaticità dell’evento e inoltre ho elementi per affermare che Iaquinta sia stato condannato perché calabrese e non ho alcuna prova che sia innocente ma ho una certezza: contro i calabresi è in corso una caccia alle streghe.

E Iaquinta è calabrese! C’è un tentativo di metterci sul petto una invisibile “stella gialla”. In Calabria c’è la 'ndrangheta che l’antindrangheta non ha voluto e non vuole sconfiggere perché diventa l’alibi per spiegare il nostro sottosviluppo, la nostra marginalità, la nostra progressiva colonizzazione. Sullo sfondo abbiamo la figura di Giacomo Mancini, uno dei politici più autorevoli che la Calabria ha espresso nel dopoguerra, con una condanna a cinque anni e mezzo di carcere per concorso esterno. Poi assolto! C’è Bregantini, un vescovo che alla Calabria ha dato solo Luce eppur diffamato e perseguitato come un mafioso: promosso per esser rimosso. C’è Mimmo Lucano con i polpastrelli delle dita attinte nell’inchiostro nero. Impronte segnaletiche della Calabria criminale. Ci sono soprattutto migliaia e migliaia di cittadini innocenti spiati , intercettati, accostati alla mafia. Arrestati e poi assolti ma sempre portatori di colpa perché calabresi. Questa è la Calabria e così vivono i calabresi. Quindi io sto con Iaquinta almeno finché non ci sarà una definitiva e convincente sentenza di condanna e finché sulla nostra Regione peserà questo clima cupo che ci rende tutti potenzialmente “colpevoli” e “mafiosi”. Forza Iaquinta. Siamo ai tempi supplementari. Dimostra che non hai commesso alcun reato. Se sei innocente, come istintivamente io penso, dimostra all’Italia intera la fierezza e l’orgoglio calabrese. Gioca la partita anche per noi e dai corpo alle tue parole “ci condannate perché siamo calabresi e io sono orgoglioso di esser tale”! Ne hai bisogno tu e ne abbiamo bisogno tutti noi! Rendici - ancora una volta - orgogliosi di te !

Dovremmo capire dove finisce il reato in se stesso e inizia il reato di razza, che sempre più spesso, colpisce i calabresi nel mondo. Perché chi nasce calabrese, prima o poi, finisce sempre dietro le sbarre.


La vicenda giudiziaria che ha travolto la famiglia del campione del mondo di calcio Vincenzo Iaquinta dovrebbe scuotere le coscienze di tutti i Calabresi. Mai come in questo caso, infatti, risulta evidente che una persona onesta, colpevole solo di aver commesso una leggerezza, sia finito alla sbarra non tanto per l’effettiva gravità del reato compiuto, quanto per il fatto di essere un nostro conterraneo…

Orgoglioso di essere Calabrese, come Vincenzo Iaquinta ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI l 12 giugno del 2006 l’Italia disputa la prima partita dei mondiali che poi vincerà in Germania. Gioca contro il Ghana e vince per 2 a 0. Al 38º del secondo tempo, Andrea Pirlo lancia il pallone nel centrocampo avversario, dove ad attenderlo c’è Vincenzo Iaquinta, da Cutro, che galoppa verso l’area di rigore, dribbla il portiere e segna a porta vuota. Quel giorno e in quel mondiale vinto siamo stati orgogliosi di essere Calabresi, tanto più che nella nazionale campione del mondo giocavano anche Gennaro Gattuso, da Corigliano Calabro, e Simone Perrotta, da Cerisano. Una Calabria campione del mondo, protagonista della più importante vittoria della nazionale Italiana, in casa dei tedeschi e con molti nostri emigranti che hanno gioito dopo tanto subire. Vincenzo Iaquinta è stato un giocatore vero, 476 partite e 135 gol tra nazionale, campionati e coppe, un uomo di sport che ha rappresentato per molti suoi concittadini un modello da seguire, una storia diversa di un Cutrese che era riuscito ad affermarsi a livello nazionale come grande attaccante. Poi, però, per chi nasce in questa terra arriva sempre il momento di confrontarsi con la dura realtà. Quando parte l’inchiesta “Aemilia” non sembra vero al giudice che quel Iaquinta imprenditore che opera a Reggio Emilia sia il padre del famoso campione del mondo. Così si apre un circo mediatico che trasforma uno dei 22 campioni del mondo, eroe nazionale, in delinquente e ‘ndranghetista, trasformando, com’è ormai abitudine, un Calabrese per bene, anche se lavora fuori della Calabria, in un pericoloso criminale. Nel calcio in Italia Iaquinta diventa l’ennesimo Calabrese che passa da questo tunnel infernale, mi viene in mente Giuseppe Sculli, che non ricevette la medaglia di bronzo vinta sul campo nel 2004 alle Olimpiadi, perché coinvolto in inchieste da cui naturalmente uscì pulito e Gennaro Gattuso, che è stato coinvolto in un’operazione di ‘ndrangheta a luglio di quest’anno di cui si sono perse le tracce.

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In merito alla condanna, tecnicamente potrebbe esserci una motivazione legale, ma come spesso accade di questi tempi, quello che per tutti gli italiani non è reato per i calabresi lo è. Mi spiego, il caso di Domenico Lucano ci parla di un sindaco che, per poter tenere in piedi un comune tra mille restrizioni, cerca di superare una norma, ma mentre il 99% dei sindaci al massimo vengono richiamati dalle autorità superiori, lui viene arrestato. Anche qui la vicenda è molto semplice. Riporto quanto scritto dal corriere.it “L’accusa rivolta all’eroe di Berlino è

legata alla detenzione illegale di alcune armi, mentre come detto è decaduta l’aggravante di aver agito per favorire un’associazione mafiosa. L’ex attaccante è stato trovato in possesso di un revolver Smith & Wesson calibro 357 magnum, di una pistola Kelt-tec 7,65 Browning e di 126 proiettili. Iaquinta aveva regolarmente denunciato il possesso delle armi, dichiarando di custodirle presso la propria abitazione di Reggiolo. Secondo gli inquirenti, le aveva però poi cedute al padre Giuseppe che, fin dal 2012, era destinatario di un provvedimento del prefetto di

Reggio Emilia che gli proibiva di utilizzare o possedere armi perché frequentava personaggi ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta, e a loro volta poi finiti a processo. A maggio, durante il processo, Iaquinta aveva spiegato: «Sono una persona famosa — ha detto — la pistola l’ho presa più che altro per il futuro, per quando avrei smesso di giocare. Mi piaceva andare al poligono quanto tornavo a casa». La consegna delle armi al padre sarebbe avvenuta quando militava nell’Udinese, ed era in procinto di traslocare. Secondo la legge, Iaquinta avrebbe dovuto segnalare lo spostamento delle armi”. Ho riportato la descrizione del Corriere per dare una visione neutra e chiara del caso. Questo tipo di reati, in Italia, penso sia stato commesso anche da altri, ma probabilmente solo Iaquinta ha subito un processo e una condanna per quella che personalmente mi sembra più una leggerezza, per la quale certo non si può distruggere la vita di un uomo né si può rovinare la reputazione di un padre di famiglia. Chiaro, come chiara è la riflessione che bisogna fare rispetto alle parole del calciatore: “Sono orgoglioso di essere Calabrese”. Una frase che mi ha colpito perché giustamente non è stata pronunciata nel giorno della vittoria dei mondiali né nel giorno in cui è stato acquistato dalla Juventus, ma è stata pronunciata quando si è reso conto che paga solo perché ha un timbro indelebile sulla sua pelle, quello di essere un Calabrese. Di questo, forse, dovremmo prendere tutti coscienza, dovremmo capire dove finisce il reato in se stesso e inizia il reato di razza, che sempre più spesso, mi viene da pensare, colpisce i calabresi nel mondo. La coscienza dovrebbero prenderla soprattutto quelli che cancellano o cercano di nasconde la regione che ha dato loro i natali, sì forse anche in questo caso i nostri veri nemici siamo noi, perché pensiamo che non è toccato a noi e che forse la passeremo liscia. Ma chi nasce Calabrese, in questo contesto storico e soprattutto mediatico, prima o poi finisce dietro le sbarre anche solo per un giorno, anche solo per il tempo di poter marchiare a vita la sua pelle e la sua anima.


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SANITÀ DAY

Martedì scorso, presso la direzione sanitaria dell’ospedale di Locri, si è tenuta l’assemblea dei sindaci che ha ufficialmente archiviato la prima fase della protesta per la sanità inaugurata lo scorso 20 ottobre. In una stanza particolarmente piena di primi cittadini, sono stati fissati di comune accordo gli obiettivi da raggiungere da qui alla metà di dicembre, lasciando ben sperare nel felice esito di una lotta che è più che mai importante vincere.

Un’inedita unità d’intenti 8

Qualora anche questa seconda fase della protesta non riuscisse a smuovere le coscienze delle istituzioni sovraordinate, entro la fine dell’anno si procederà allo “Sciopero Generale della Locride”.

Se l’ospedale, nel suo sempiterno claudicare, è comunque riuscito a vivacchiare, in questi anni, non si può negare che parte del merito vada dato anche ai nostri sindaci, che hanno mantenuto alta l’attenzione sull’argomento.

Terminata la protesta, si entra nella fase operativa. Si potrebbe riassumere con questa espressione la linea d’azione intrapresa dall’assemblea dei sindaci della Locride in seguito all’incontro sulla sanità tenutosi presso la direzione sanitaria dell’Ospedale di Locri martedì sera. Durante l’assise, partecipata da ben ventisette primi cittadini del comprensorio, Franco Candia, Rosario Rocca e Giovanni Calabrese hanno tracciato il bilancio degli undici giorni di presidio effettuato dinanzi all’ospedale stabilendo, di comune accordo con i colleghi, quali dovranno essere adesso le azioni da intraprendere per dare ulteriore impulso alla protesta. All’esito dell’incontro sono stati decisi i passi che dovranno essere effettuati dai primi cittadini prima di raggiungere la fase tre che, secondo i programmi, dovrebbe essere avviata già entro la fine dell’anno. Ritenuto inutile proseguire con il presidio di protesta, mercoledì mattina i sindaci hanno rimosso il gazebo dinanzi all’ingresso dell’ospedale, trasferendo la raccolta firme a sostegno della piattaforma nei singoli comuni e su internet, dove sarà possibile sottoscrivere una petizione online formale. In vista della fase tre, inoltre, i primi cittadini cercheranno di sensibilizzare la cittadinanza sul tema attraverso la convocazione, nelle prossime settimane, di assemblee tematiche, da svolgersi anche nelle scuole al fine di avere un confronto diretto con i giovani, ritenuti a buon diritto il futuro del nostro comprensorio. Parallelamente si svolgerà in ogni comune un ciclo di consigli comunali utili a discutere e approvare un documento sulla sanità da sottoporre, durante un incontro ufficiale, al commissario ad acta alla sanità calabrese Massimo Scura, al quale, dopo il favore verbale espresso nei giorni scorsi, sarà richiesta un’approvazione formale della piattaforma stilata dai sindaci. Al fine di rendere il più proficuo possibile tale incontro, inoltre, per come proposto dal primo cittadino di Monasterace Cesare Deleo, sarà istituita al più presto una commissione di sindaci che, in stretta collaborazione con il personale sanitario, si accerti delle problematiche sofferte da ogni singolo reparto dell’ospedale, di modo che si possa giungere al confronto con il commissario con delle soluzioni concrete e supervisionare successivamente sulla loro messa in pratica. Nel frattempo, si cercherà di coinvolgere anche la Commissione Sanità della Regione Calabria in un confronto finalizzato alla revisione della legge che ha comportato la perdita di autonomia per il nostro ospedale e sarà richiesto al Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari di riavviare il Tavolo Sanità Locride istituito dall’ex Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin e decaduto al termine

del suo mandato. In questo contesto, si cercherà dunque di intavolare un confronto con l’attuale Ministro della Salute Giulia Grillo, intermediato magari dalle Commissioni Sanità di Camera e Senato, cui si provvederà ad inviare le relazioni stilate in merito alle condizioni dell’ospedale. Qualora tutto questo insieme di iniziative, come in fondo accaduto al termine di questa prima fase di protesta, si rivelasse ancora una volta insufficiente a smuovere le coscienze degli organi preposti, la terza fase si concretizzerà, come anticipavamo, entro la fine dell’anno, in uno “Sciopero Generale della Locride”, una soluzione più volte emersa nell’ambito delle recenti riunioni sul tema che prevede un blocco totale dei servizi (in termini e modalità ancora da definire) in tutto il comprensorio. Per quanto le soluzioni adottate possano sembrare vaghe o già sentite, va dato atto ai sindaci di essere riusciti, una volta di più, a concordare in tempi brevi una linea d’azione che potrebbe garantire finalmente il raggiungimento di qualche importante risultato. Non tragga in inganno, infatti, la mancanza di risposte (probabilmente prevedibile) in questa prima fase della protesta. La costanza nel mantenere alta l’attenzione sul tema e una mobilitazione generale dei sindaci e della cittadinanza sembrano al momento essere l’unica cosa in grado di dare un risalto di livello nazionale al problema sanità nella Locride e bisogna dare atto ai nostri rappresentanti locali di averlo compreso. Come da più parti riconosciuto durante l’assemblea di martedì scorso, infatti, tra i nostri primi cittadini si è finalmente instaurata un’unità di intenti assolutamente inedita, in grado di far loro mettere da parte una volta per tutte banali campanilismi almeno su una delle grandi problematiche del comprensorio. Se l’ospedale, nel suo sempiterno claudicare, è comunque riuscito a vivacchiare, in questi anni, non si può negare che parte del merito vada dato anche ai nostri sindaci e al vescovo, che sostenuti o meno da una folla oggi giustamente disillusa sulla capacità di ottenere risultati in merito, sono riusciti a mantenere alta l’attenzione sul tema al netto di una sostanziale divisione di intenti. Con il valore aggiunto dell’aggregazione, della proverbiale unione in grado di trasmettere forza, invece, i primi cittadini possono adesso dare il colpo di coda definitivo a una condizione che gli abitanti della Locride meritano di vedere risolta, quanto meno, come giustamente sottolineato nel proprio intervento da Rosario Rocca, in segno di rispetto nei confronti delle future generazioni… Jacopo Giuca

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CANOLO

L’ingiusta generalizzazione del commissario Campini L'addio di Padre Michele ai fedeli di Gioiosa Ionica L'addio emozionante di Padre Michele Tarantino ai fedeli e simpatizzanti della Parrocchia della Chiesa Matrice, dove ha ricreato l'ambiente e il sentimento religioso, nonché una notevole comunità di giovani e anziani. Lascia un bel tesoretto al successore don Francesco Passarelli. Non è stato un percorso facile, ma ce l'ha fatta, anzi, come comunità ce l'hanno fatta, assieme. Particolarmente commovente l'abbraccio con Rosa. "Mi hai sporcato la tonica, con queste tue lacrime, Rosa !" Ha esclamato padre Michele, per nascondere le sue lacrime. Grazie ancora Padre Michele! Ha anche contribuito a ridare persone e vita al Centro Storico e alla nostra adorata Matrice, simbolo visivo di Gioiosa Ionica. Vincenzo Logozzo

Roccella Futura inaugura la propria sede in vista delle elezioni del 2019

Leggere non è più considerata un'attività chic e gratificante, scrive il Corriere della Sera. E così mentre per promuovere la lettura qualcuno avrebbe pensato di proporre ai grandi marchi di infilare nelle loro composizioni pubblicitarie un libro gettato magari sul tavolo di radica, a fianco all'accendino rinascimentale, o tra un calice di spumante, o tra un fiore e un portafoglio firmato, o magari sul sedile posteriore dell'auto sportiva, il commissario di Canolo, Umberto Campini, propone di prediligere la lettura di un buon libro alla coltivazione di marijuana. Bene, benissimo, se non fosse che lo fa nel corso dell'inaugurazione del nuovo centro lettura del paese alla presenza dei canolesi e in un discorso ingiustamente

generalizzato. Questo quanto dichiarato dal commissario: "Smettete di piantare marijuana e nascondere le armi sotto i pagliericci: la marijuana sarà legalizzata, le armi non servono, a chi dobbiamo fare la guerra? Siamo ipercontrollati, non possiamo avere idee diverse se non quelle assimilabili alla legalità". Perché rivolgersi così a una comunità? E soprattutto perché nessuno dei presenti ha battuto ciglio? Ma qualcosa di condivisibile il commissario Campini l'ha detta: "Non cercate di prevaricare sugli altri per dimostrare di essere importanti. Qui d'importante non c'è nessuno. I criminali importanti sono altrove". Diavolo Nero

IL PRONOSTICO

La speranza di salvarsi pronostico favorisce lo schema tripolare: l’anno prossimo i 30 consiglieri regionali verranno fuori dal centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia), dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico. Udc da un lato e Liberi e Uguali dall'altro avranno problemi a raggiungere il quorum. Per la formazione della sinistra sono alle porte altre scissioni e, almeno in provincia di Reggio Calabria, il dato di fatto che vede l’uscente Nocera messo in sicurezza dal suo nuovo grande elettore, Nino De Gaetano, avrà conseguenze. Chi è disposto a votarsi a sconfitta sicura nel confronto interno? Chi darà la disponibilità a fare da portatore d'acqua? Difficile assai fare la lista. Per l’Udc gioca un fatto a favore e

Il

uno contro. A favore: può dare casa all'uscente Peppe Neri, in rottura con il Partito Democratico, a chi non trova posto nelle liste di FI (che continua a incassare nuove disponibilità: Bagnato, Mattiani, Micari, Rispoli…), ai rampolli degli ex consiglieri regionali di lungo corso, Fedele, Tripodi, Nocera (che a marzo, però, hanno portato un risultato deludente), al Presidente dei sindaci dello Stretto Vizzari. Contro: chi si candida e non è eletto non può andare nel sottogoverno (l’Udc farà parte della coalizione di centrodestra che può vincere e gestire le nomine). Meglio fare un’avventura con poche speranze o fare il capo elettore di un probabile eletto di FI o della Lega o di Fd'I per trattarsi una postazione, se non addirittura virare per una candidatura in quei partiti? Il centrodestra è così sicuro di vincere che a Reggio che

Alla Leopolda mancava Mimmo Lucano

Venerdì scorso, presso via Vittorio Emanuele 9, a Roccella Jonica, si è tenuta l’inaugurazione della sede dell’associazione politico-culturale “Roccella Futura”, che si sta preparando ad affrontare la campagna elettorale in vista delle elezioni comunali del 2019. «Un’inaugurazione che vuole dare un punto di riferimento agli associati ma anche ai cittadini che si vogliono avvicinare al movimento - ha dichiarato il capogruppo Gabriele Alvaro - e che devono essere parte integrante del progetto di rinascita che siamo approntando per Roccella Ionica.

Le ho fatte tutte le fermate alla Leopolda. Questa era la prova del 9. Test semplice, ma non infallibile. Come un film, mi appaiono. La fermata del 2010, con la deflagrante rottamazione e poi le avocazioni del futuro (ricorse ben 5 volte) passando anche dal Big Bang Jovanottiano. Mai il presente. Ogni volta la sfida è sempre stata quella di cercare uno spazio che facesse navigare idee, progetti e con esse anche potere. Attraversando il Partito Democratico. Magari senza mai citarlo e senza che neppure si appalesasse con una bandiera. Qualche volta è andata bene, altre no. Quanta gente in questi anni ho visto scendere e salire da questa stazione. Grintosa, giovane, orgogliosa e combattiva quando imperversava la lotta. Tantissima, rilassata e plaudente quando eravamo al potere. Quest’anno? Un po’ di tutto, la prova del 9 appunto. Ma anche tentennamenti, dubbi. Eppure c’erano i giovani, gli

FI si è già dato a balli e sberleffi. Perché sopravviverà una stagione ancora alla sorte che sembra attenderla a livello nazionale. Il punto, dunque, è come ripensare FI. A fare i sovranisti ci pensano Lega e Fd’I, in FI si deve mantenere una posizione liberale e riformista. Nella Lega i gruppi dirigenti si pongono il problema del cammino che avranno davanti per tanti anni, in FI molti pensano a come sfruttare l'epilogo di “questo” centrodestra… Ogni sconfitta (e non c’è una sola elezione che da cinque anni non lo sia) viene negata, per non mettere in discussione il ruolo degli “eletti”. Il Governatore della Liguria Toti è drastico: “la classe dirigente di FI spera invano di salvarsi chiudendo porte e raccontando versioni di comodo ai militanti, agli elettori, al proprio capo e pure a se stessa”. Federico Lago

scienziati, i sindaci, le star…magari avessero invitato anche Domenico Lucano e la sua comunità di Riace! Tantissima gente forse più di sempre. Per me la sensazione di un'esperienza precedentemente vissuta. Déjà vu. Anche l’idea (bella) di costruire un partito fatto di persone e non personale, laico, aperto, civico è un’idea che già s’era sentita alla stazione. Io ci credo. Un esperimento collettivo, una bella alleanza tra generazioni, culture ed esperienze. Ma occorrono più contenuti. I diritti, il lavoro, l'ascolto. Umiltà e unità. Mi ricordava la mia Fondazione dei Rottamandi, come ebbi a scrivere, proprio nel 2010 per La Repubblica. Enzo Brogi





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Giro d’Italia 2019, la furia di Oliverio: “Il Sud cancellato”

“Nel 2019 un Giro di Mezz’Italia. Cose che stentiamo a credere”. È quanto afferma in una nota il presidente della Regione Mario Oliverio. “Siamo venuti oggi a conoscenza dagli organi di stampa -prosegue- del circuito e delle tappe previste per il Giro d’Italia 2019. Il Sud è stato cancellato. È grave che una manifestazione popolare sportiva di lunga e vissuta tradizione come il giro d’Italia escluda una parte importante del Paese come il Sud e le Isole. Ritengo sia opportuno riconsiderare questa proposta e definire un circuito inclusivo dell’intero territorio Nazionale”. “Lo Sport ha, nel nostro Paese -conclude Oliveriosempre contribuito ad includere, ad unire e ad accrescere lo spirito di appartenenza a stessi valori ed ai colori dell’Italia”.

CALABRESE PER CASO

Gli ultimi saranno i primi Nei nostri ricordi di piccoli uomini posti ad una età da quasi ragione a contatto con il mondo reale probabilmente rimangono frasi e passi di opere che non perdono di attualità o che, magari, ci vengono in aiuto allorquando ricerchiamo un termine o una frase che spieghi nella sua semplicità il nostro vissuto. Accade così con le citazioni dei Vangeli, a cui le nostre mamme tenevano seppur apprese e prese per buone in una messa, o leggendo opere o film che nell’ilarità grottesca ci impongono momenti di riflessione. Nel nostro mondo piccolo, orfano di un Guareschi mai nato al Sud se non nelle vesti di una verghiana interpretazione di un quotidiano antico, diventa quasi un’abitudine rassegnarsi all’essere o sentirsi periferie di un mondo che di periferie ne ha, siamo onesti, poche o, se le ha, se ne ricorda solo quando servono. Ora al di là delle polemiche sempre aperte e votate a celebrare virtù che sembrano diffuse, ma che in fondo lo sono meno, la questione degli ultimi ci avvicina ad un pensiero estremo che ci porta, al Sud, inesorabilmente verso l’idea della virtuosità, apparente se fossimo sinceri, di fare dei nostri limiti una sorta di cifra distintiva. Una cifra che dovrebbe permetterci di poter alzare il prezzo delle nostre incapacità, della nostra indolenza o, se

volessimo, dei nostri piccoli egoismi che si manifestano nel disinteresse verso ciò che non ci riguarda direttamente come cittadini o, ancor peggio, come singoli individui. Non credo di nascondermi dietro facili pensieri se alla fine credo che in fondo la sindrome degli ultimi si trasformi in alibi, magari di comodo, dal momento che la marginalità garantisce più ragioni di richiesta che non necessita e doveri di impegno. Insomma, abbandonando questi pochi passaggi che non vogliono essere il prodotto di un pensiero sociologico sintetizzatosi in poche righe, credo che la celebrazione dell’ultimo sia diventata una opportunità per mantenere tutto così com’è. Si è manifestata per un ospedale, si manifesta per i servizi o quando si proclamano i requisiti del prossimo Salvatore della regione come se gli anni trascorsi e le risorse disponibili nel passato non fossero state stati e state più che sufficienti per capovolgere una realtà di fatto che non sembra, nonostante alcuni proclami di ottimismo pre-elettorale, volersi mutare. Certo, comprendo la possibilità di condividere il senso degli ultimi; ma l’ultimo, quello vero, ha anch’esso un sentimento di dignità e di rivincita che gli consente di affrancarsi da una condizione di marginalità per poter raggiungere ciò che ogni ultimo cerca: una migliore qualità della vita e di sentirsi artefice del suo destino. Credere che l’essere ulti-

mi sia una virtù significa essere convinti che, ad esempio, il pauperismo, di facciata spesso, sia anch’esso una scelta di vita che non condanna alla marginalità ma apre le porte al successo forse in altri mondi. Tuttavia, anche il pauperismo celebrato sugli altari in questi anni ha i suoi limiti dal momento che esso diventa funzionale a quelle forze politiche e di pensiero che sulla difesa, sulla giustificazione della povertà, o nascondendosi dietro di essa, costruiscono la propria base di consenso. Peccato però che giustificare e celebrare la povertà sia in fondo lo strumento migliore per privare quello che è il diritto di ogni uomo: la propria crescita personale, accedere alle opportunità di lavoro e di reddito. Ma se questo può essere comprensibile per gli ultimi “veri”, non può essere giustificato né per gli ultimi apparenti, né per quelli di comodo, né per coloro che sugli ultimi costruiscono propri percorsi da copertina. Forse è vero che gli ultimi saranno i primi, ma dovremmo essere abbastanza coerenti per capire, una volta per tutte con i Vangeli sul comodino e Guareschi a portata di lettura, che essere ultimo se non può essere una condanna non può nemmeno essere un facile, comodo e redditizio alibi. Giuseppe Romeo

SVILUPPO

Nicola Irto: “L’Europa è radice e futuro” “Il futuro delle politiche di coesione - con le prospettive, i rischi, le preoccupazioni, ma anche le opportunità e le speranze - è da tempo al centro del lavoro della nostra Conferenza. Non potrebbe essere diversamente, perché l’Europa è la nostra radice, il nostro presente e il nostro futuro”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, aprendo i lavori del seminario su “Politiche di coesione e PAC post 2020” che si è tenuto a palazzo Tommaso Campanella, in concomitanza con lo svolgimento a Reggio della sessione plenaria della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome. “Il confronto tra le Regioni, la Commissione e le altre istituzioni europee riguarda strettamente le prospettive di sviluppo delle comunità regionali e delle aree urbane che, a nostro avviso, non sono garantite dall’impostazione data al Quadro finanziario pluriennale, alla politica di coesione e alla politica agricola comune per il settennato 2021-2027 – ha aggiunto Irto -. E stamattina la Plenaria ha adottato un ordine del giorno proprio su questi temi, ribadendo, nel preambolo politico che ho fortemente voluto, la nostra inderogabile collocazione europeista”. Il presidente ha aggiunto: “Riteniamo sbagliata la riduzione del bilancio della politica di coesione, della politica agricola comune e dei programmi di cooperazione territoriale. Consideriamo poco lungimirante la scelta del principio della flessibilità del bilancio e difficilmente attuabile la revisione del bilancio di metà periodo, considerata la natura degli investimenti strutturali che sono, per definizione, oggetto di una programmazione di medio-lungo periodo; così come la pensiamo diversamente sulle modifiche ai termini di rendicontazione della spesa certificata, che aumenteranno il disimpegno delle risorse ma difficilmente accelereranno i processi. Auspichiamo inoltre indicazioni più puntuali e approfondite sulla condizionalità relativa al rispetto dello Stato di diritto che, così com’è, risulta generica e oscura”. Secondo il presidente del Consiglio regionale, “una preoccupazione di fondo è quella che attiene alla riduzione della quota di cofinanziamento. Da presidente del Consiglio di una regione del Sud, considero questo scenario, unito alle attuali modalità di allocazione delle risorse del bilancio nazionale, potenzial-

mente esiziale per alcune realtà del Mezzogiorno come la nostra. L’indebolimento delle politiche di coesione e della politica agricola comune – ha continuato Nicola Irto - non rafforzerà le prerogative delle istituzioni centrali europee; semmai, aumenterà le spinte centrifughe, rallenterà i processi di recupero del ritardo di sviluppo e metterà in discussione il raggiungimento di obiettivi fondamentali per il futuro dell’ambiente, che ci stanno particolarmente a cuore, come quelli fissati nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi”. “In queste condizioni – ha incalzato Irto - si rischia di avere non più un’Europa di serie A e una di serie B, ma un’Europa di A, una di B e, purtroppo, anche una di serie C. Nella quale, fatalmente, rischieremmo di veder scivolare le nostre regioni, nonostante tutti gli sforzi che stiamo compiendo. Mi domando, allora, che fine abbia fatto il sogno dell’Europa con cui siamo cresciuti: l’Europa dei giovani, della pace e della cooperazione, preconizzata nel Manifesto di Ventotene; un’Europa senza frontiere, moderna e orientata allo sviluppo sostenibile, ma soprattutto ispirata ai principi di eguaglianza, libertà, giustizia e solidarietà. Oggi, l’impostazione che viene data alla nuova politica di coesione e alla politica agricola comune ci espone al rischio di sconfessare i principi e valori fondanti della nostra identità europea, favorendo le spinte alla disgregazione dell’Unione che rifiutiamo e che purtroppo continuano a farsi sentire, nonostante il radicato sentimento di appartenenza all’Europa che, recentemente, anche i cittadini della Gran Bretagna hanno manifestato con forza”. “E’ una strada, quella della disgregazione, che non intendiamo percorrere. Vogliamo che continui a vivere il sogno di un’Europa che ha il proprio cervello a Bruxelles, ma il cui cuore pulsa qui: nelle regioni, nelle città metropolitane, nelle realtà periferiche, dove un ponte, una strada, un progetto di integrazione sociale, un aiuto all’agricoltura danno la concreta e quotidiana percezione del nostro status di cittadini europei. Per far vivere questa Europa, è necessario continuare a far battere il cuore dei territori. E’ una battaglia nella quale continueremo a impegnarci quotidianamente – ha concluso il presidente Irto - consapevoli del fatto che dal suo buon esito dipende il futuro di tutti noi”. Nicola Irto

Il presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto lo ha dichiarato durante il seminario su “Politiche di coesione e PAC post 2020”, nel quale ha dichiarato: “Si dia sostegno ai territorio”


GIUDIZIARIA

“Tassi usurai”

CONVERSANDO

San Martino non è solo vino

Un corteo di eccellenze calabresi per il primo Festival del vino organizzato a Reggio Calabria: tre giorni, da venerdì 9 fino a domenica 11 novembre, di protagonismo e promozione per aziende che esibiranno, in un sunto di sapori, immagini e spettacoli, l’essenza della terra dei Bronzi. Sulle tavole della kermesse reggina nella degustazione di prodotti tipici calabresi non poteva mancare uno dei capisaldi dell'enogastronomia calabrese: il vino. Elemento che richiama le nostre forti radici magnogreche e che è alla base della dieta calabrese. A consegnarlo al palato storiche aziende reggine, certamente tra le realtà produttive più prestigiose che oggi esprime la nostra regione. Ma il chilometro più bello d'Italia si saturerà miratamente di Calabria con la partecipazione di tre band calabresi importanti: Parafonè, in concerto venerdi 9 novembre ore 21.30, Almafolk, sabato 10 novembre e Cosimo Papandrea, domenica 11 novembre ore 21.30. Per chi non vorrà spingersi fino a Reggio Calabria e preferisce rimanere nella Locride, potrà gustare dell'ottimo vino nel caratteristico Centro Storico di Gioiosa Ionica, dove si terrà la 15° Edizione della tradizionale “Sagra di San Martino - Festa del Vino”. Ad attendervi una nuova formula “diVino Teatro: il Teatro scende in Piazza”. I musicisti, i trampolieri, gli acrobati e gli attori interagiranno con il borgo e le sue costruzioni e accompagneranno la Festa del Vino e la degustazione ed esposizione di prodotti tipici del territorio. La tradizionale Festa del Vino promossa dal sodalizio Borgo Antico guidato dal dinamico Salvatore Alì diventerà in questo modo un contenitore di grande valenza culturale, artistica, turistica. Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Pero Reginella PIRUS COMMUNIS L. FAMIGLIA ROSACEE

Quando guardo alla fine di luglio le rarissime pere della varietà Reginella nell’un’unica pianta che ho creato, salvandola dall’estinzione, penso immediatamente all’estate del 1957, quando poco più che bambino partecipai all’ultima trebbiatura della mia vita, condotta in modo tradizionale, in un campo nel comune di Caraffa, appartenente alla mia famiglia, non lontano da Africo Nuovo, che da pochi anni, in parte era stato ricostruito in riva al mare. Mi ricordo esattamente il colore delle spighe, ruggine, di una varietà di grano di cui mio padre aveva avuto i semi, da un vicino di un altro campo nel comune di Staiti; era bello, produttivo ed antico ed era tipico di Staiti appunto e si chiamava “Squadremo“ e naturalmente è estinto ormai da circa quarant’anni e passa, assieme a tante altre antichissime varietà, dopo che la CEE impose ai contadini, negli anni 70 del 900, ubbidendo alle multinazionali dei semi, il Creso ed il Patrizio. Le biche (timogne) attorno all’aia erano tre, quella di mio padre e quello di due vicini di campo, con cui si aiutavano vicendevolmente nei lavori agricoli, con l’antico uso del “prostafè” (prestazione reciproca di manodopera gratuita ). Mio fratello era partito per l’Australia, assieme ad altri paesani, il 17 luglio e compì 20 anni sul transatlantico Roma che di norma faceva la rotta per l’Australia appunto. Il distacco nel porto di Messina fu doloroso specialmente per me e per mia madre, accentuato prima della partenza, dalle note tristissime della canzone “Emigrante che lasci la tua terra“, amplificate dagli altoparlanti della nave pronta per salpare. I vicini erano ormai anziani e avevano ormai superato i 70 anni, ma nonostante ciò, in maniera rituale il grano, che nel loro caso era di varietà “Granoro” era stato da essi seminato ed era complicato fare tale operazione in quanto dovevano far eseguire prima, da qualche parente ed amico l’aratura con le mucche alla fine di ottobre e poi la semina, sempre con le mucche, in novembre e mio padre prestava loro le sue, per la trebbiatura. Uno dei due non aveva figli, l’altro ne aveva invece quattro o cinque, ma erano emigrati tutti in Australia nel 1953. Terminata la mietitura verso la metà di luglio, alla fine dello stesso mese s’iniziava la trebbiatura con le mucche, ma dopo una lunga ed elaborata preparazione dell’aia, che doveva essere private delle erbe con delicatezza, riparata, con le eliminazione delle fenditure prodotte dal caldo, dentro cui veniva immessa della pula (“pillu” la parte più sottile della paglia“), conservata appositamente dalla trebbiatura dell’anno precedente e poi bagnata due tre volte, a distanza di ore, spargendo non abbondantemente dell’acqua sopra e finalmente si poteva cominciare. A Bova invece della pula, nelle fenditure veniva immessa polvere mescolata a sterco di mucca polverizzato, prima che l’aia fosse bagnata, secondo le informazioni del dott. Bruno Traclò, uno degli ultimi ellenofoni. All’alba cominciava l’operazione di trebbiatura e dalla bica, che era sull’orlo dell’aia, venivano scaraventate con

I BRIGANTI

Chiovi, guvernu ladru!

le tridenti di legno, i covoni (gregni) nell’aia, che venivano ordinatamente sistemati in circolo e in sezioni circolari che rimpicciolivano man mano che ci si avvicinava al centro. Finita tale operazione i covoni con le roncole, venivano privati dei legamenti di steli di grano che di solito contenevano i dieci manipoli (ghjèrmiti) dei covoni. Attorno alle dieci, quando il sole era rovente, la “pisèra“ ( aiata in italiano), ossia la quantità di grano contenuta nell’aia era pronta per essere “pisàta“ (dal latino pinsari, pestare) ossia trebbiata dalle mucche che camminando in circolo sopra le spighe, aggiogate e trasportando una pesante pietra legata al giogo, trituravano le spighe, guidate sempre da una persona. Alle 14 circa le mucche, spaiate, liberate dal giogo e dalle museruole, venivano messe sotto l’ombra di un albero a riposarsi dall’immane fatica. I bambini di solito guardavano allibiti le operazioni di trebbiatura e talvolta si facevano dei giri sull’aia, guidando le mucche, ma facendosi trasportare, divertiti, dalla pietra legata al giogo, che contribuiva alla triturazione delle spighe e che nella Bovesìa veniva chiamata “trigghja“ in quanto era costruita talvolta, a forma di pesce. Liberi invece da tale attività gironzolavano intorno a caccia di grilli, nel caso avessero avuto un piccolo di un grosso uccello da allevare, rubato al nido di assioli, barbagianni e gufi, raramente ai gheppi, che morivano di malinconia, tranne i gheppi, che appena sapevano volare, scappavano. I piccoli di gazza ladra e di cornacchia si affezionavano e si adattavano persino all’ambiente in cui abitavano, vivendo a lungo e cibandosi, oltre che di grilli, anche di frutta. E naturalmente i bambini e i ragazzi dovevano provvedere d’estate con la frutta al loro sostentamento e conoscevano le varietà migliori di peri e naturalmente di fichi, i cui frutti, specie i fioroni, erano molto graditi, alle cornacchie e alle gazze ladre. Io naturalmente conoscevo alla perfezione la geografia del campo di mio padre e quello dei suoi vicini , dove ero autorizzato naturalmente a cercare buona frutta che nel caso, a luglio era costituita, da pere, da fioroni di diverse varietà di fichi e da rare pesche. Dei frutti conoscevo anche il periodo di maturazione e delle pere, le “maiatiche“ maturavano ai primi di giugno le “pedicorte“ a cominciare dalla fine di giugno, dai primi di luglio le “angeliche” al pari delle “melone“ e alla fine di luglio, in piena trebbiatura, le “reginelle“. Esse erano piccole, ma non piccolissime, eleganti nella forma, profumate e dal sentore di cannella, con la buccia punteggiata di macchioline simili alle efelidi, su un fondo giallognolo, dalla polpa soda e leggermente granulosa. Il pero che le produceva nel campo di mio padre sorgeva alla base di un altro pero dal tronco cavo di circa ottanta cm di diametro di varietà Campanella o Muntagnisi, mentre a ridosso, nel campo di mio zio c’era un'altra pianta di Reginella. Una quindicina di anni addietro recuperai le marze e le innestai su un perastro e feci appena in tempo, in quanto nell’estate successiva un incendio devastante lambì il campo e la Reginella perì. Orlando Sculli

Questo ottobre 2018 è stato davvero ciangiulinu, non ha smesso di piovere se non per brevissime concessioni, giusto per darci speranza che alla fine del tunnel c’è sempre la luce. Sì, deve essere così. Intanto mentre scrivo piove, ed è pure vero che sono metereopatica, ma quale mediterraneo non lo è? A noi serve il sole, perchè quello abbiamo! C’è rimasto il sole, il mare, le nostre montagne impregnate di magia d’altri tempi. Il resto, invece, è sempre uguale: da che mondo è mondo u guvernu è ladru, e sempi fu. Questo, in più, si distingue per il ritorno a un passato remoto. No, non parlo di Pitagora, ma di cose più recenti che parevano superate. Ma sono dure a morire. D’altronde, la politica insegna: si è duri a cambiare. Il mondo gira e gira ma gli errori sono sempre gli stessi. Quando l’essere umano non sa parlare allora alza le mani, così quando il governo non sa amministrare si fa forte coi deboli. I potenti sono intoccabili, e ovviamente il potente è chi ha i ssordi. Ma i ssordi non si portano nella tomba, mentre il ricordo della pochezza d’animo, quello rimane. E rimangono i poveri

Nel corso di alcune indagini coordinate dalla procura antimafia reggina gli investigatori della Guardia di Finanza hanno individuato una serie di soggetti che praticavano l’usura a Siderno. Nello specifico, le Fiamme Gialle, hanno, tra l’altro, individuato l'applicazione di un tasso di natura usuraia sui prestiti elargiti alle diverse vittime. L'attenta analisi di quanto affermato dagli indagati nelle conversazioni intercettate, infatti, ha permesso agli inquirenti di quantificare l'applicazione di un tasso di natura usuraia che varia tra il 5% ed il 10% mensile, a seconda che si tratti di prestiti elargiti a "clienti" abituali o comunque vicini alla sfera criminale dello stesso in quanto associati o quantomeno "collaboratori" occasionali, oppure di soggetti totalmente estranei, perlopiù imprenditori della zona, che si rivolgevano all’usuraio di riferimento per sopperire ad una difficoltà economica che li avrebbe poi risucchiati nel vorticoso circuito dell'usura, oggetto dell’indagine. Altro dato emerso, a ulteriore dimostrazione della costante e riconosciuta attività illecita di "vendita del denaro" effettuata all'interno del comprensorio sidernese, è l'applicazione di un tasso usuraio del 10% anche per quelle transazioni "immediate", ovvero la consegna di denaro contante a fronte di un assegno con scadenza post-datata di importo superiore a quanto realmente consegnato. Ritengono gli inquirenti che in quest'ultimo caso, il titolo di credito in questione è già in possesso dell’asserito usuraio, frutto pertanto molto probabilmente di un'attività usuraia già perpetrata o quantomeno in corso, che propone poi a soggetti a lui vicini al fine di fargli "buscare" qualche carta da 100 euro, rientrando nel contempo di liquidità senza aspettare la scadenza dell'effetto. Parlando di soldi si desume che a fronte di un prestito di 15.000 euro da restituire entro marzo, ricevendo 750 euro di interessi, pari al 5%. E ancora, in altro caso, si contano i mesi da febbraio ad agosto (7 mesi) e si moltiplica per "una media di 6" (42.000) più il "guadagno" che fa circa 60.000 euro 42.000 + 5/6% interesse mensile x 7 mesi). L'attività di esercizio abusivo del credito e, soprattutto, l'attività usuraria, per lungo tempo non sono state percepite come pericolo sociale. Soltanto con l'introduzione della legge 108/1996 l'arresto è divenuto obbligatorio, considerando anche il reato di usura tra i delitti a condotta frazionata o a consumazione prolungata. Negli ultimi tempi alla tradizionale figura del "cravattaro" di quartiere, che svolgeva la propria attività in un ambito ristretto, si è affiancata quella di organizzazioni criminali che, agendo attraverso persone insospettabili, concedono prestiti a soggetti singoli, piccole aziende o attività commerciali in difficoltà finanziarie. Come riportato nella Relazione annuale della "Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare" in tema di 'ndrangheta, del 20.02.08, vi è in Calabria la percentuale più alta di commercianti vittime dell'usura in rapporto ai soggetti attivi: il 30% con 10.500 commercianti coinvolti in regione. Si legge nella citata relazione della Commissione Antimafia che: "Nel reggino l'usura è diventata ormai una forma di riciclaggio indiretto delle risorse incamerate dalle organizzazioni mafiose attraverso il traffico di sostanze stupefacenti. Ma non bisogna sottovalutare anche la "funzione sociale" che purtroppo l'usura rappresenta su territori controllati dalle cosche ed investiti da forti processi di crisi economica, con le conseguenti difficoltà delle piccole e medie imprese di restare sul mercato".

cittadini, noi, che aspettiamo che si rendano conto. Ma quelli sono ammagati dal luccichìo, e di noi che non brilliamo se ne infischiano. Ho trovato una frase carina nella rete, a proposito di una novità (novità?) che riporto: “il governo affida un terreno da coltivare alle famiglie che fanno il terzo figlio. Col quarto, gratis un vassallo, un valvassore e un valvassino”. Eh si, c’è pure la beffa. Si attinge dal passato, ma, come dicevo, da un passato infelice. Da donna mi chiedo chi è che faccia queste proposte di legge, imnagino maschi (non uomini) perchè i maschi non fanno figli, ma è ora che comincino a farli pure loro! Dico rammaricata. Perchè non è possibilie che gli sia sfuggito il particolare che sono le donne che mettono al mondo i figli, e che quindi la donna, secondo questa proposta, dovrebbe tornare a relegarsi in casa (come ancora fa!) ma come vorrebbero loro, i politici del cambiamento. E che novità, signori! Non si era mai visto tanto nuovo in... 80 anni! Brigantessa Serena Iannopollo


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“ LIbRI

08 GIUGNO - 16

attualità

TITOLO LIbRO: L’ISOLa DI NERON auTORI DEL LIbRO: MaRIa STaLTaRI CaTEGORIa: NaRRaTIVa CaSa EDITRICE LEONIDa EDIzIONI PREzzO € 13,00

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una storia ancestrale che tocca temi come quelli delle origini della questione meridionale, di come la mafia lentamente pervade la società, della difficoltà della vita che indurisce i sentimenti e intorpidisce le emozioni, in un tempo in cui rivelare ciò che si celava sotto strati e strati di polvere è sintomo di debolezza. I personaggi di questo romanzo affrontano il passaggio difficilissimo tra Ottocento e Novecento, tra dolori, sfortune, ma anche tanta tenacia e tanta caparbia.

Negli ultimi mesi Domenico Lucano è stato rimaneggiato con cura dalla sinistra “amica” che vorrebbe godere della sua stessa aura, e dalla destra che vorrebbe renderlo a tutti i costi un soggetto pericoloso. Ma un terzo fuoco si è acceso per lui: quello di chi continua a voler ridurre la Calabria a una sola dimensione, quella criminale.

Il triangolo che Mimì u curdu non aveva considerato

L’ex sindaco di Riace è stato ospite al TGCOM24, la all-news di Mediaset. In studio la giornalista Elena Tambini e il massmediologo Klaus Davi non sono riusciti a parlare della lezione di umanità che la Calabria sta dando al mondo senza ficcarci dentro la ‘ndrangheta.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Quando si crea un mito o un nemico si enfatizzano solo gli aspetti che lo riducono a una dimensione, bene o male. Mimmo Lucano fino a oggi è stato uno strumento sia nelle mani della sinistra, che ne ha fatto un’icona per calamitare chi è pieno di speranze e privo di certezze, sia della destra, che vi ha cucito attorno l’avversario da battere così da rafforzare la propria identità. Di certo il colpo più duro è stato quello inferto dalla sinistra che fino a qualche tempo fa ignorava l’esistenza di Mimmo Lucano o peggio ancora gli aveva dimostrato tutta la propria indifferenza, ma che ora tutt’a un tratto, è con lui a spartirsi la torta. Un imbroglio disgustoso che fa più male del morso dell’avversario. Perchè, come si dice, finchè ti morde il lupo pazienza. Quel che secca è quando ti morde la pecora. E così, questo piccolo uomo, con una finestrella tra i denti e una porta nel cuore, è stato trasformato, ora dall’uno ora dall’altro schieramento, in un concentrato di valori e anti-valori in forma zippata in modo da evocare immagini e schemi che guidino all’azione; Mimmo Lucano è stato rimaneggiato con cura da chi vorrebbe godere della sua stessa aura, e da chi, invece, vorrebbe renderlo a tutti i costi un soggetto pericoloso. Come se non bastassero il fuoco “amico” e il fuoco nemico, oggi per l’ex sindaco di Riace è stato acceso un terzo fuoco, quello in cui si mette ad ardere la solita legna: la Calabria “a una sola dimensione, quella criminale”, per dirla come direbbe lui. Mimmo Lucano oggi torna utile anche a chi da sempre spara a zero sulla Calabria. Un triangolo che agli inizi dell’avventura di Riace sicuramente Mimì u curdu non aveva considerato. Ma vediamo più da vicino cos’è successo. Martedì scorso Lucano è stato ospite, in collegamento telefonico al TGCOM24, la all-news di Mediaset. In studio la giornalista Elena Tambini e il massmediologo Klaus Davi. Dopo una breve introduzione sull’esperienza di accoglienza a Riace, ecco che partono le domande di Klaus: “Perchè, con tutti i killer e narcotrafficanti (sic!) che ci sono per strada in Calabria, concentrarsi su Mimmo Lucano?”, “Ha avuto minacce dalla ‘ndrangheta in questi anni?”, “Ha avuto un ruolo la ‘ndrangheta nell’esperienza di Riace?”, e ancora “Ha ricevuto lettere anonime, cappi?”. Ma non solo: dal finto elogio di Lucano si è passati alle prodi imprese per cui l’intrepido massmediologo è conosciuto, vale a

Da un piccolo paesino della Calabria, Mimmo Lucano ha dimostrato che “un’altra umanità è possibile”, che “ogni essere umano è un panorama che non ha eguali”

dire i suoi “coraggiosi” piantonamenti ai boss. E via ai filmati realizzati a Reggio Calabria per dimostrare non si è mai ben capito cosa. Perchè se punti a qualcuno la tua telecamera e inizi a punzecchiarlo con domande indisponenti, il tizio ti manda a quel paese. È matematico. Indipendentemente che sia o meno un boss. E il messaggio non è come vorrebbe fare intendere Klaus “Qui comando io, questo è il mio territorio, me ne frego dello Stato” ma, più semplicemente, “Non ho tempo per i seccatori”. Possibile non si riesca a parlare della lezione di umanità che la Calabria sta dando al mondo senza ficcarci dentro la ‘ndrangheta? Possibile che bisogna fornire sempre la solita, trita e ritrita, chiave di lettura che mi sono stancata persino di riportare: la Calabria è ndrangheta e mai si redimerà? Si rinuncia a un’analisi approfondita e si cerca di convincere gli altri che la nostra terra abbia perso la propria battaglia contro il malaffare, quando invece l’unica battaglia davvero persa è quella contro la nostra pigrizia mentale. Da un piccolo paesino della Calabria, Mimmo Lucano ha dimostrato che “un’altra umanità è possibile”, che “bisogna puntare a una società in cui nessuno possa definirsi autoctono”, che “ogni essere umano è un panorama che non ha eguali”, che il problema che affligge la nostra società non è l’emergenza umanitaria, “la vera emergenza è quando il nostro cuore diventa avido, a causa della sindrome da fastidio degli esseri umani”. Questo quanto Mimmo Lucano ha dichiarato a Palazzo Marino, a Milano, in una sala piena all’inverosimile e centinaia di persone in coda fuori nella speranza di poter entrare. “Si carcunu m’avissi dittu - ha dichiarato il sindaco di Milano, divertendosi con il nostro dialetto - ca nu jornu nu paiseju picciriddu ra nostra terra potarissi indicari a strata a na grandi città comu Milanu avissi dittu probabilmente: siti pacci!”. Mimmo Lucano ha dimostrato che in Calabria è possibile avere delle idee che vengono fuori da una lucida e visionaria follia. Mimmo Lucano è stato un pazzo ma, come sosteneva Freud, il pazzo è un sognatore sveglio. Abbiamo la decenza di non ficcare la ‘ndrangheta anche nei sogni.

TITOLO LIbRO: DI fIGLIa IN PaDRE auTORE DEL LIbRO: GIuSEPPE IaCONIS, fRaNCESCa IaCONIS CaTEGORIa: SOCIOLOGIa CaSa EDITRICE: CITTà DEL SOLE EDIzIONI PREzzO €10,00

«L'universo adolescenziale è quello più enigmatico, il più incidentato, il più problematico [...]. francesca e Peppe Iaconis nel loro libro "Di figlia in padre" cercano di scrutare questo universo mettendo entrambi le mani avanti: il timoniere non è l'autore adulto, ma si tratta di una navigazione condivisa con il protagonista del racconto che, una volta tanto, non delega al "navigato" la gestione della traversata, ma si fa cogestore del battello. E quest'ultimo condurrà il lettore ad un sicuro approdo, quello di un dialogo a due voci di pari peso che nel labirinto dello status adolescenziale rappresenta il passe-partout per catturare comprensione.» Dalla Prefazione di Vito Pirruccio. TITOLO LIbRO: SuOCERa E NuORa auTORE DEL LIbRO: ISabELLa DORaLICE

CaTEGORIa: SOCIOLOGIa CaSa EDITRICE: RubbETTINO EDITORE PREzzO €8,50

Guardato con un certo distacco quanto viene narrato in questo libro, attraverso i racconti di molte donne - suocere e nuore -, succede in tutte le famiglie, da sempre e ovunque. La commedia familiare impone di volta in volta di interpretare diversi personaggi, il conflitto che può scaturirne non va sottovalutato né irriso, il giuoco dei ruoli è una questione serissima tanto che non c'è modo di far parte di una famiglia rifiutandone le regole bisogna, invece, imparare a fronteggiare le situazioni più pericolose.



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cultura www.larivieraonline.com

L’assessore Regionale alla Cultura visita il Musaba di Nik Spatari L’assessore della Regione Calabria Maria Francesca Corigliano, accompagnata da Domenico De Rito, ha visitato giovedì mattina il Museo di Santa Barbara di Mammola. Il Museo è, come noto, una ricostruzione del complesso dell’ex cappella di Santa Barbara, ristrutturata da Nik Spatari e Hiske Maas nel 1985-86 su riflessi architettonici del suo tempo, sasanidei paleocristiani e normanni e l’aggiunta di tre nicchie, con la collaborazione di studenti in architettura e delle accademie d’arte internazionali. Il lavoro si basò su richiami dei tre absidi delle prime chiese paleocristiane di Göreme, di Stilo e di quelli del santuario del Kellerano. Venne allungato di tre metri la topografia ad ovest rispetto alla precedente struttura certosina e il tetto costruito con le volte triangolari a vela o a campana. Il restauro e i nuovi interventi architettonici della chiesa vennero concepiti in funzione dell’opera d’arte monumentale “Il Sogno di Giacobbe” che copre interamente l’abside e la volta, realizzata da Nik Spatari tra il 1990 e il 1994. A partire da quella data, l’edificio è divenuto un vero e proprio punto di riferimento del-

l’arte comprensoriale e, ogni anno, attira migliaia di appassionati d’arte e semplici turisti, che possono così avere la fortuna di conoscere e parlare con Nik. Durante la sua visita istituzionale, l’assessore Corigliano ha potuto finalmente vedere ciò che il museo offre, dimostrando una volta di più l’attenzione che la Regione Calabria dedica a questa struttura e, ci auguriamo, al nostro intero comprensorio. Questo il breve comunicato con cui il Musaba ha comunicato l’avvenuta visita durante la mattinata del 1º novembre. “Siamo felici e onorati, di avere oggi al MUSABA - Parco Museo Laboratorio, l’Assessore Regionale all’Istruzione ed alle Attività Culturali della Calabria, Maria Francesca Corigliano, accompagnata dall’architetto e prof. di Storia dell’Arte Domenico De Rito, nostro caro e storico amico. “Solo vedendo il parco Museo si può comprendere ciò che hanno realizzato con l’amore per l’arte, il maestro Nik Spatari e la sua compagna Hiske Maas” sono le parole di Maria Francesca Corigliano, che si promette di divulgare nelle scuole calabresi lo splendore che qui a MUSABA si respira.”

Gerace: Eletti i membri dell'Associazione "Risorgimento Calabrese" Il 2 ottobre scorso nella splendida cornice dei mosaici della Chiesa di S. Francesco, a Gerace, ha avuto luogo l’Assemblea costitutiva dell’Associazione “Risorgimento Calabrese”, con l’espletamento delle operazioni relative all’elezione degli Organismi Direttivi. Questi gli eletti: Presidente, Ing. Giuseppe F. Macrì; Direttivo: Avv. Domenico Cappone (Segretario), Prof. Vincenzo Cataldo, Dr. Vincenzo De Angelis, Dr. Francesco Musicò, Prof. Giovanni Pittari, Prof. Corrado Savasta. L’Associazione, che aderisce all’Istituto Italiano per lo Studio del Risorgimento, ha per scopo lo studio di quell’importante periodo storico, in particolare in Calabria e nella Provincia di Reggio, e si prefigge di porre in essere, specialmente nelle scuole di ogni ordine e grado, iniziative atte a far conoscere alle nuove generazioni i movimenti, gli uomini e le fasi storiche che furono alla base della nascita e formazione di una Patria libera ed indipendente, motivi fondanti della nostra attuale democrazia. La manifestazione è stata patrocinata dal Comune di Gerace, rappresentato dal Sindaco, Dr. Giuseppe Pezzimenti, e dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria, rappresentata dal Presidente, Prof. Giuseppe Caridi. Entrambi poi, sono intervenuti per esprimere il loro apprezzamento per l’indubbio valo-

re culturale e, ancor più sociale dell’iniziativa. Tutto ciò avviene in un particolare momento di tensioni e di contraddizioni storiche, col precipuo intento di prendere le dovute distanze dai ‘revisionisti’, sui temi del Risorgimento e dell’Unità nazionale, problematiche manifestamente azzardate, in particolar modo quando “gruppi sudisti mirano a istituire una Giornata della memoria per le vittime meridionali del Risorgimento”. La storia del Sud, agli studiosi seri – tuona il presidente del consiglio regionale della Puglia Mario Loizzo: “... il fatto che da qualche tempo a questa parte, la spinta propulsiva del meridionalismo storico, si è decisamente attenuata. Si tratta di una tendenza preoccupante che tocca a tutti noi invertire. In primo luogo agli intellettuali i quali, di fronte all’aggravarsi della crisi anche etica della società e alla desertificazione dei valori, debbono compiere ogni sforzo per proseguire nel solco del patrimonio storico e culturale che fu alla base del pensiero di grandi personalità italiane, non solo meridionali”. La storia agli storici, senz’altro. Ne trarremo profitto tutti. Specialmente ora che i politici hanno capito che con la storia non si scherza. Né tantomeno c’è spazio per letture nostalgiche che anziché fare tesoro delle lezioni della storia, finiscono per mistificarla.

Un premio giornalistico letterario ricorda Antonio Delfino

A dieci anni dalla scomparsa del giornalista, storico e narratore Antonio Delfino, l’associazione culturale Santa Pulinara ha istituito la prima edizione del Premio Giornalistico-Letterario dedicato a meridionalismo, giornalismo d’inchiesta e divulgazione storica in Calabria. Il 5 novembre 2018 presso il salone parrocchiale di Platì, il Direttivo dell’Associazione premierà i vincitori della prima edizione, ovvero coloro che avranno saputo rinnovare l’opera di Delfino, raccontando e indagando la cronaca della società meridionale.


Volontari Vagabondi: un’azione concreta di altruismo L’educazione alla cura di se stessi è stato l’obiettivo del progetto di prevenzione che si è concluso a Reggio Calabria.

Il tesoro di Stilo: la Madonna di Battistello Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello (1578 – 1635) fu uno dei pittori protagonisti del seicento napoletano, che ha lasciato in eredità alla Calabria il quadro intitolato “Madonna d’Ognissanti”, una tela di 4,15 x 3 metri realizzata per la Parrocchia di San Giorgio Martire in Stilo tra il 1618 e il 1619. Eseguita su commissione del medico Tiberio Carnevale, la pala rappresenta un’immagine del “Paradiso” con i protagonisti disposti su due registri sovrapposti: in alto la Vergine Maria insieme ai Santi assistono alle preghiere che i fedeli sottostanti rivolgono a Cristo.

Gli inizi sembrano sempre complicati, perché il traguardo appare come meta lontana, così quando furono avviati i primi passi di quello che sarebbe diventato un programma ricco di solidarietà e di partecipazione, la cima sicuramente neanche si intravedeva, ma con pazienza e tenacia, apparve all'orizzonte. “Volontari Vagabondi” è un progetto di utilità sociale, realizzato col sostegno di Fondazione CON IL SUD, presentato da A.vo.n.i.d. ONLUS (Associazione Volontari Non Vedenti Ipovedenti e disabili), in partenariato con Cooperativa sociale NAUTILIUS, Associazione Sociologi Italiani, Pro Loco del Comune di Roghudi, ed ANPVI sezione provinciale di Reggio Calabria. Il progetto ha avuto una durata di 19 mesi (marzo 2017-ottobre 2018) e ha coinvolto 22 comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, 7 scuole e 15 associazioni ponendosi come obiettivo generale quello di migliorare l’integrazione sociale dei cittadini disabili e la loro qualità di vita. Tra le tante campagne in azione, spicca quella denominata “Non perdiamoci di vista”, realizzata tra luglio 2017 e ottobre 2018 che ha raggiunto un totale complessivo di utenti pari a 2041. La campagna di prevenzione visiva si è svolta in una prima fase (anno 2017) con l’ausilio di un camper medico attrezzato e in un secondo momento è proseguita grazie all’utilizzo di dati statistici del progetto, che prevedeva screening oculistici gratuiti e consulenze domiciliari a disagiati da parte di psicologi, avvocati, ingegneri, geometri, commercialisti, ma anche di volontari utili al servizio richiesto. Tutti sono stati coordinati dalla responsabile: la dottoressa Monica Moscia. In questo percorso si è compreso che tante persone ignoravano di avere delle malattie agli occhi, altre invece pur essendo consapevoli non andavano dall’oculista. Il dottor Roberto Polito di Ardore, che spesso lavora in Africa, ha svolto un grande lavoro riscontrando tra le malattie più comuni quelle della retina, la miopia, le maculopatie, la retinopatia diabetica e le vasculopatie. Si è riscontrata soprattutto la miopia nei ragazzi

L’APPUNTAMENTO

Il GAL “Terre Locridee” illustra i nuovi bandi ai commercialisti Giovedì 18 ottobre, a Locri, si è svolto l’incontro operativo organizzato dal GAL “Terre Locridee” nel quale si è parlato di: “Presentazione bandi sulle micro filiere dei prodotti tipici del territorio. Iniziative nell’ambito del Piano di Azione Locale”. I lavori, coordinati dal Presidente dell’Ordine dei Commercialisti della Locride Ettore Lacopo, hanno visto il contributo del presidente del GAL “Terre Locridee” Francesco Macrì e del responsabile del Pal Gelsomini Guido Mignolli. Seguendo la filosofia di questi incontri, sono stati prospettati ai commercialisti di tutta l’area le opportunità previste nel Piano di Azione Locale finanziato dalla Regione Calabria e sono stati presentati i bandi inviati alla Regione Calabria per l’approvazione. Prosegue il percorso intrapreso dal GAL “Terre Locridee” nei mesi scorsi per l’animazione territoriale in merito ai progetti da attivare nell’ambito del PAL “Gelsomini” approvato dalla Regione Calabria, in coerenza con quanto contenuto nel Piano di Sviluppo Rurale della Calabria 2014-2020. Nei prossimi incontri si parlerà delle modalità e delle procedure per la realizzazione dei progetti di micro filiera, finalizzati a favorire il recupero delle “produzioni locali di tradizione” attraverso la riscoperta e la valorizzazione della qualità e della varietà dei prodotti agroalimentari tipici, che nella Locride possiede molti e importanti elementi “emergenti”, anche caratterizzanti il paesaggio storico del territorio. L’intervento previsto riguarda appunto la creazione e il potenziamento di “microfiliere e reti di impresa dei prodotti tipici del territorio”, puntando a realizzare un sistema di promozione integrata delle risorse e dare impulso concreto alla commercializzazione. Specifica attenzione è dedicata al sostegno all’allevamento di animali legati alla tradizione dei luoghi, sempre nella logica di microfiliera. Il sostegno è soprattutto per la creazione di impianti di trasformazione dei prodotti, in linea con le lavorazioni tipiche locali e sostenendo l’innovazione di processo. Si ricorda che questi incontri sono corsi accreditati per il rilascio di crediti formativi per Dottori commercialisti ed esperti contabili. Di tutto questo e molto altro si parlerà negli incontri operativi che si svolgeranno martedì 13 novembre, alle ore 17, presso l’Hotel Federica di Riace Marina, e sabato 17 novembre, alle ore 10:30, presso la Sala Consiglio Comunale di Bianco, entrambi incentrati su “Presentazione bandi su Micro Filiere dei prodotti tipici del territorio. Iniziative nell’ambito del PAL”.

che utilizzano la tecnologia e che sforzano molto la vista. Il Comune con la presenza maggiore di soggetti miopi adulti è risultato Cardeto, con ben 35 persone su 72 visitate. Oltre alla campagna già descritta, si è svolta in concomitanza quella denominata “Sugar Eyes”, rivolta ai soggetti diabetici, condotta dal medico oculista Giancarmine Giovannella. L’obiettivo specifico era quello di aumentare il sostegno ai disabili in termine di informazione, assistenza e consulenza, tutela della persona a 360 gradi e sensibilizzare la cittadinanza sul problema della disabilità. I dottori con larghi sorrisi si sono impegnati, in questi lunghi mesi, per portare a termine gli scopi prefissati e l’impresa è riuscita visti i risultati: 700 persone informate, 84 volontari coinvolti, 10 squadre di volontari professionisti, 1091 ore di volontariato svolto. La fase itinerante di questo percorso si è conclusa questa settimana a Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria. “Un desiderio realizzato” con queste parole, Monica Moscia, testimonia la grande soddisfazione ottenuta. L’evento che è stato moderato con chiarezza e professionalità dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino, ha visto presenti l’Assessore delle politiche sociali Lucia Anita Nucera e Caterina Belcastro consigliere metropolitano delegato alle Politiche Sociali, che hanno sottolineato il grande lavoro che è stato svolto in questa frazione di tempo. Si parla comunemente di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. Come primaria s’intende l’educazione rivolta a tutti onde prevenire quei fattori di rischio che servono a evitare delle probabili future malattie. La secondaria è una diagnosi precoce che serve a rimediare a ciò che sta accadendo e a prevenire danni maggiori. La terziaria è volta a prevenire complicanze di malattie già in atto ed evitare danni irreversibili, contro cui nulla potranno trattamenti medici o chirurgici. Grazie all’azione specifica di prevenzione primaria e secondaria condotta nelle scuole dal progetto “Volontari Vagabondi”, si è reso un servizio gratuito di grande utilità sanitaria e sociale, lasciando agli educatori e ai genitori suggerimenti utili per il miglioramento della qualità della salute. Questa volta le parole hanno lasciato il posto ai fatti concreti, perchè persone comuni, una volta terminate le proprie ore di lavoro, vestivano i panni di angeli per offrire conforto, consigli e larghi sorrisi a chi magari si sentiva triste e abbandonato. Grazie a queste azioni, queste persone hanno compreso che non soffriranno la solitudine e potranno usufruire di una solida roccia dove aggrapparsi nei momenti più bui. “Volontari Vagabondi” chiude la fase progettuale esecutiva, ma diventerà una realtà sociale del nostro territorio, perché promossa a pieni voti. Rosalba Topini

Inaugurata a Roma la mostra “Mimmo Rotella Manifesto” È stata inaugurata a Roma, lunedì 29 ottobre, l’importante e attesa mostra “Mimmo Rotella Manifesto”, allestita nei grandi spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, prestigiosa istituzione museale del nostro Paese. L’esposizione, allestita da Germano Celant e Antonella Soldaini, è stata realizzata con il contributo della Regione Calabria, destinato dal Presidente Mario Oliverio alle celebrazioni del centenario dalla nascita dell’artista catanzarese (1918 - 2006). A promuovere la mostra è stata la Fondazione Mimmo Rotella con il Mimmo Rotella Institute, artefici di un calendario di eventi dedicati al genio del maestro del décollage che comprende la mostra “Mimmo Rotella in Città” inaugurata dal Presidente Oliverio il 7 ottobre nella Casa della Memoria fondata da Rotella stesso nel centro storico di Catanzaro. La grande esposizione di Roma si articola in sei sezioni principali che ripercorrono la carriera e le fasi di sperimentazione di un artista prolifico come Rotella attraverso centinaia di opere e con una vasta sezione documentale che riunisce fotografie, testi, cataloghi e varie testimonianze sulla vita del maestro.

A partecipare all’inaugurazione, affollata di pubblico, autorità e stampa di settore, l’Assessore regionale all’istruzione e alle attività culturali, Maria Francesca Corigliano, che ha portato il saluto del Presidente Oliverio e ha sottolineato come “Mimmo Rotella sia a tutti gli effetti parte della identità presente della Calabria e forti di questa consapevolezza, con orgoglio, la Regione ha contribuito ad offrire al grande pubblico internazionale un evento espositivo che avvicini tutte le generazioni alla produzione di un autentico genio dell’arte del Novecento, capace di sorprendere e suscitare emozioni e riflessioni sui grandi avvenimenti e i protagonisti del ventesimo secolo ritratti o richiamati nelle sue inconfondibili opere”. L’apertura del percorso espositivo, alla presenza della moglie dell’artista Inna e della figlia Aghnessa Rotella, è stata introdotta dalla direttrice della Galleria Nazionale, Cristina Collu, che ospita la mostra e con la partecipazione dei vertici del Ministero dei Beni e della Attività Culturali, tra cui il Direttore Generale dei Musei, Antonio Lampis. La mostra resterà aperta fino al 10 febbraio 2019.


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LETTERATURA

A Catanzaro la XIII edizione del Premio Letterario Nazionale Corrado Alvaro

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Un’intera goirnata dedicata allo scrittore calabrese che ha riunito, nell’Auditorium Casalinuovo, studenti, cittadini e istituzioni.

a XIII edizione del Premio Nazionale Corrado Alvaro si è svolta quest'anno nel Capoluogo calabrese, in continuazione con le celebrazioni del sessantesimo anniversario della morte dello scrittore sanluchese, al quale è stato dedicato, lo scorso anno, il padiglione della Regione Calabria nel Salone Internazionale del libro di Torino. Per quell'occasione, la casa editrice Bompiani, ha riproposto una delle principali opere di Corrado Alvaro, forse il suo capolavoro, senz'altro l'opera letteraria più importante sulla prima guerra mondiale: Vent'anni. Il C.d.A della Fondazione ha deliberato di organizzare l'evento culturale, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e del Comune di Catanzaro, nella città che, più di cento anni fa, accolse nel Liceo “Galluppi” il giovane Corrado da studente. La decisione si è dimostrata opportuna, anche perché esprime riconoscenza verso la città che ha sempre dimostrato rispetto e attaccamento nei confronti della Fondazione e dello scrittore organizzando in suo onore convegni di studio, mostre fotografiche e rappresentazioni teatrali di opere di Alvaro. Del resto tra la città e lo scrittore c'è stato sempre un legame particolare che risale al tempo in cui da giovane frequentava il liceo. Nell'opera Mastrangelina, libro ambientato a

Catanzaro, ad iniziare dal 1914, Alvaro descrive la città di quei tempi, che vide la fine della sua adolescenza e innocenza e la sua entrata nell' “inferno dell'età giovanile”, sottolineandone il fervore culturale della città in quegli anni. La giornata alvariana all'Audutorium Casalinuovo, gremito di studenti e cittadini, è iniziata con i saluti e i ringraziamenti del Presidente Aldo Maria Morace, forse il maggiore studioso della produzione letteraria del sanluchese, da quasi vent'anni, saggia e competente guida della Fondazione, sostenuto da eccellenti collaboratori (Bruno Bartolo, Sebastiano Romeo, Antonio Vottari) i quali, da più di un ventennio, dedicano alla Fondazione tutto il loro tempo, il loro entusiasmo e la loro capacità e competenza, gratuitamente. La Dirigente Scolastica del Liceo Galluppi, Elena De Filippis, l'Assessore alla Cultura della Regione Maria Francesca Corigliano, il vice Sindaco di Catanzaro, il Commissario del Comune di San Luca Salvatore Gullì e Carmela Rita Serafino, dirigente dell'Istituto comprensivo di San Luca (che ha guidato alla celebrazione alvariana un nutrito numero di studenti sanluchesi), hanno espresso, con interventi brevi, ma significativi, la loro soddisfazione per l'invito a partecipare all'importante appuntamento culturale, porgendo il saluto a nome delle istituzioni di appartenenza e il loro persona-

le.Ciascuno dei componenti la Giuria del Premio, formata tutta da Scrittori Calabresi, è intervenuto, ringraziando per la fiducia loro accordata per svolgere un così alto incarico. Il Presidente Carmine Abate, ha poi illustrato il metodo usato per la scelta delle opere premiate. I libri premiati sono: Gli anni dl nostro incanto di Giuseppe Lupo, per la narrativa; per la narrativa opera prima; Diecimila muli. Romanzo di uomini e bestie di Salvatore Maira. Un riconoscimento alla memoria è stato attribuito ad Alessandro Leogrande per il romanzo La frontiera; l'autore è purtroppo deceduto all'inizio dell'anno. Il Premio di Studio è stato conferito a Rosalba Peronace per la Tesi di laurea “Gente in Aspromonte: la geografia dell'Aspromonte nell'opera di Corrado Alvaro”, per a sua originalità e il metodo di ricerca. A ciascuno dei premiati, oltre al premio previsto dal bando di concorso, è stata consegnata una targa artistica: un bassorilievo in bronzo, con i simboli alvariani e la figura di Corrado Alvaro, opera dello scultore Rosario La Seta. Nel pomeriggio sono stati consegnati i riconoscimenti a personalità della cultura e delle Istituzioni. La giornata si è chiusa con un Reading musicale. di brani tratti da opere alvariane letti da Carmine Abate, con musiche di Cataldo Perri. Fortunato Nocera

Perchè ricordare Corrado Alvaro è importante Ogni scrittore esprime la propria epoca, come Corrado Alvaro, nato e vissuto fino a nove anni a San Luca, l’antica “Potamia”, piccolo centro con le strade strette, case ammucchiate che vaporavano di fumo di legna accesa nel focolare, le scalinate, i tetti a schiena d’asino, l’odore degli alberi, la montagna che cade tra la nebbia, le grandi vallate ricoperte di luce, un paese che si porterà dentro, che conosceva ruga a ruga, foglia a foglia; un paese che amava come si ama una contrada piena di pietre e di spine ma che, rammentandola, il cuore si riempie di antiche nostalgie. Noi poeti, dice Alvaro, “scriviamo per far conoscere al mondo la nostra vita sociale, economica e culturale. Il nostro dovere umano è l’amore per la nostra gente, il lume del nostro piccolo contributo. “La speranza è che per tutti ci sia un domani… la scuola, la lettura, la cultura in ogni casa. Amo molto la mia terra e l’ho onorata come letterato che crea opere d’arte per immortalare la vita del proprio paese”. Ricordarlo è importante, egli ha dato, con il libro “Gente in Aspromonte”, dignità letteraria alla vita dei pastori descrivendo la gente umile dei contadi-

ni disposti ad accettare una vita tribolata e un futuro ignoto in una terra inquieta. “Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case, costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali”. La stampa si interessò molto di quest’opera, perché esprime un’epoca e un mondo in maniera ineguagliabile. E quando Alvaro parte come tutti gli emigranti per altre terre con l’animo proteso verso la semplicità dei modi di vivere, con la costante visione di terre aride bruciate dal sole, una terra che offriva magre consolazioni a chi restava, una terra che andava riscattata e quando vaga per l’Europa, la Calabria occupa sempre l’epicentro e la realtà lasciata diviene nostalgia e mito che trasferisce in brani di struggente desiderio. La madre, la donna ha avuto un peso immenso su di lui come ogni ragazzo di Calabria: “la madre è buona come il pane, tenera come la polpa dell’albicocca, limpida come l’acqua, un mondo capace di portare il mondo, il cammino dell’infanzia è un viaggio attraverso la madre, la donna è il personaggio più importante e più autentico della

Calabria”. Sono frasi tratte da “Madre di paese”, un libretto tra i più belli dello scrittore sanluchese. Il giorno del suo funerale (11 giugno 1956) il sole scottava come in Calabria, dietro la bara vestiti di nero, i parenti venuti da San Luca formarono un piccolo corteo lungo quanto il corso di un piccolo paese calabrese. Il mese di Aprile ha una valenza particolare perché il 15 ricorre la nascita di un grande poeta del 900 anche se, come scriveva Carlo Bo, lanciando il suo grido di dolore per l’assurda dimenticanza di Corrado Alvaro e continua dicendo “non si può davvero dire che Alvaro sia vivo nella nostra memoria come sarebbe giusto in una società che ogni scrittore esprima il suo tempo”. L’Istituto di San Luca si è sempre adoperato allo studio dei racconti alvariani, tempo fa è stato approfondito il contenuto del sussidiario di Alvaro un libro di cultura regionale pubblicato nel 1926; vera fonte inesauribile di notizie geografiche, storiche, letterarie, accompagnate anche da momenti di festa. Scritto con un linguaggio semplice e comprensibile, insomma un libro completo dalla A alla Z, che noi vorremmo consigliare a

tutti i docenti della nostra Regione. Coltivare la memoria storica e la tradizione dei valori nel segno dell’impegno civile e letterario sono stati gli imperativi categorici fondamentali di Alvaro; un’esistenza, la sua, vissuta all’insegna del coraggio e dell’integrità morale che lo spinsero a partecipare agli avvenimenti del suo tempo con la mente e con il cuore, fino a sentirsene responsabile. Così scriveva: “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”. Abbiamo, quindi, il dovere di impegnarci affinché le opere di questo grande intellettuale calabrese, italiano ed europeo siano pienamente conosciute e valorizzate. Concludo con un pensiero “per tutti quelli che ameranno la cultura, tu sarai un esempio per tutte le generazioni future; finché l’aurora spunta e il sole si nasconde nel mare. Com’è bello sperare… sì, sperare in una vita migliore per i giovani che sono stanchi di subire eterne promesse con l’augurio che possano diventare i protagonisti del loro futuro.” Carmela Rita Serafino


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Nel 1589 Sant’Agata del Bianco sotto il dominio di un nobile originario di Tropea, che pretendeva di avere diritto di prelazione su tutti i beni che si trovavano in paese. Questo, almeno, fino a quando un umile contadino, che leggenda vuole si chiamasse Brunello, non escogitò un piano per liberare il proprio paese da questa forma di tirannia.

La leggenda di Brunello “Il liberatore”

Brunello non accettò di sottoporre la sua sposa allo ius primae noctis e decise di fermare l’egemonia della famiglia Tranfo con un singolare stratagemma el film Braveheart - Cuore impavido (del 1995) il protagonista William Wallace si sposa in gran segreto con l’amata Murron poiché, durante un altro rito nuziale, aveva assistito all’irruzione di un signorotto locale, scortato dai suoi soldati, che aveva portato via con sé la neo-sposa in nome dello jus primae noctis ("diritto della

re molto imbarazzo e chiese di potersi disfare dei vestiti al buio. Il duca acconsentì e, appena spento il lume, Brunello lo trafisse senza indugio con il suo coltello, quasi per un moto urgente di rivolta. Dopodiché scappò dal retro del palazzo (lo stesso dove nel 1847 fu ospitato Edward Lear) e si nascose lungo il pendio che, dopo un vallone, segnava il confine della terra di Sant’Agata. Nessuno vide o inseguì il fuggitivo, forse solo il riflesso della luna ravvivò di luce l’arma che teneva in mano. Ecco perché quella ripida scoscesa, che divide i territori di Sant’Agata e Caraffa del Bianco, ancora oggi è denominata contrada Brunello. Pure lo scrittore santagatese Saverio Strati (premio Campiello nel 1977), nel libro La Teda (Mondadori, 1956), espone una storia simile. Uno dei personaggi principali del romanzo, Costanzo, narra che a un giovane molto coraggioso, intelligente e forte gli “dava veramente alle corna dover portare sua moglie al principe”. E dice: “Mia moglie dev’essere mia e di nessun altro. Si deve tagliare una volta per sempre questa cancrena, a costo della vita…”» Così, racconta Costanzo: «“Si veste lui da donna, e se ne va al castello del principe. Era vestito così bene che nessuno se ne accorse del trucco. I servi fanno entrare questa donna nella camera da letto del principe. Questo era un uomo maligno, grosso e alto. Entra nella camera e dice alla ragazza – e che ragazza!- “Spogliati!”. Il furbo fingeva di non volere, e piangeva. “Su, su, non fare storie!” le dice il principe. “Non lo sapevi che la tua sorte era questa?”. “Principe del mio cuore” gli dice la finta ragazza con voce piagnucolosa, “spegnete il lume, perché io ho vergogna di spogliarmi davanti a voi!”…». Insomma anche ne La Teda la storia, che non dà mai

N

prima notte"). William Wallace è un personaggio realmente esistito. Per le sue battaglie contro l’esercito inglese fu giustiziato il 23 agosto 1305 ed è considerato l’eroe nazionale scozzese. La scena del film che riguarda lo jus primae noctis è sicuramente inventata, eppure in molti luoghi italiani ed europei vengono sempre narrate vicende che si collegano direttamente a questo presunto diritto. A Sant’Agata del Bianco (RC) una storia fatta di prepotenze ma anche di liberazione è ancora viva nell’immaginario del suo popolo. Esiste persino una data precisa: il 19 luglio 1661. E si ricorda un nome: Brunello. Era l’epoca in cui in paese regnava incontrastata, dal 1589, la famiglia dei nobili Tranfo (originaria di Tropea). Si narra che un pastore santagatese, detto Brunello, non riusciva proprio ad accettare il fatto che la propria sposa era costretta a passare la prima notte di nozze con il duca Tranfo. Così, con grande coraggio, decise di camuffare la moglie con abiti da pecoraio e di recarsi lui, di notte, travestito da donna, con tanto di “parrucca, busto merlettato e mantusinu”, dall’ingiusto signore. Il giovane, irriconoscibile e con le sue intoccabili convinzioni, entrando nel palazzo disse subito di prova-

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l’impressione di avere un esito provvisorio, si conclude con il principe che muore, lo sposo che scappa dal castello e tutto il popolo che corre in cerca del giovane per portarlo in trionfo per le vie del paese. “E lo chiamarono: Il Liberatore”, conclude Costanzo. A parte il finale “aggiunto” da Strati (con il popolo soddisfatto che esulta), c’è da notare che questa vicenda, raccontata ancora oggi con convinzione pura e semplice dagli anziani di Sant’Agata, è quasi identica a quella proposta nel romanzo. Strati ha scritto ciò che ascoltava in paese, da giovane, e nelle sue pagine fa un parallelismo tra i prìncipi di ieri e i principali di oggi (medico, podestà ecc...). Entrambi, dice Biasi (un altro personaggio), “vivono sulle nostre spalle, ci succhiano il sangue”. Qualcuno potrà contestare questa leggenda affermando che lo “jus primae noctis” non è mai esistito, che nessun documento storico lo menziona chiaramente e che, al limite, si trattava di un diritto di natura economica (un'imposizione fiscale) pagato dai servi della gleba per ottenere l'assenso al matrimonio da parte del signore feudatario. Ma, ogni tanto, dal mare dei racconti e dei poemi, tra dettagli frantumati d'invenzioni e verità, spunta il relitto di una storia che non vuole cancellarsi. E allora, lasciateci pensare che, contro le prepotenze ed i soprusi, c’è sempre un momento in cui arriva un uomo che rende giustizia a tutti e, senza chiedere nulla, mantiene una irragionevole promessa. Lasciateci pensare che non abbiamo dimenticato cos'è la libertà, la forza delle idee e delle passioni. Lasciateci, infine, pensare che il popolo non si è ancora arreso e, qualche volta, riesce pure a non acclamare l’eroe sbagliato. Domenico Stranieri

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O P O C S L’ORO I due Mantegna Finalmente siamo riusciti a scovare un Mantegna buono! Ci riferiamo a quello con il camice bianco, visto che il fratello Domenico, molto conosciuto per la sua cattiveria (ovviamente politica), ci era già ben più che noto!

Mattatori Durante un 18º svoltosi questa settimana nella Locride, abbiamo incontrato Francis e Roberto De Angelis veri e propri mattatori di una serata che sarà certamente difficile dimenticare per festeggiato e invitati tutti!

Ariete Non è il momento di portare avanti situazioni difficili o cercare gratificazioni, anche se l’amore potrebbe essere uno stimolo, a patto che sentiate il desiderio di continuare. Non fate scelte d’impulso e occupatevi di uno scorpione che richiede attenzioni.

Toro Finalmente Giove smette di infastidirvi e a breve anche Marte vi renderà più malleabili. Anche Saturno e Nettuno si schierano in aiuto quindi è un bel momento; controllate ciò che funziona e accantonate ciò che non può concludersi positivamente. Gemelli Giove in transito vi invita a essere introspettivi, a cercare dentro di voi e oltre ai beni materiali. Vi chiede di osservare la spiritualità, non sprecare energie su risultati utopistici. Evitate di esprimere giudizi sia positivi che negativi.

Donne per la sanità Ecco le quote rosa del sanità day svoltosi martedì presso l’ospedale di Locri: da sinistra la consigliera di Sant’Agata del Bianco Letizia Monteleone, la sindaca di Ciminà Giusy Caruso, quella di Caulonia Caterina Belcastro e quella di Staiti Giovanna Pellicanò.

Elogi culturali Antonella Calautti e il simpaticissimo Ugo Mollica, che ci ha riempito di elogi durante la cerimonia di inaugurazione di un centro lettura in quel di Canolo, posano felici assieme al commissario Umberto Campini, il cui impegno ha reso possibile tutto questo.

Vergine Sono giornate impegnative sotto tutti i punti di vista perché il cielo è complicato. Non è il momento di distrarvi: datevi obiettivi certi. Non lasciate nulla al caso e non lasciatevi coinvolgere da situazioni imprevedibili, dedicandovi ad attività piacevoli.

A far la differenza Andrea Marino, presidente del Consiglio Comunale di Monasterace, come recita anche il cartello che tiene orgogliosamente tra le mani, “fa la differenza” donando il sangue per l’AVIS del suo splendido paese.

Una nonna tanto amata Tantissimi auguri di buon compleanno alla nonna Fortunata dai nipoti Giuseppe, Simona, Antonella ed Emma con le loro famiglie!

Lezioni di turismo Carmen Ingrati, vulcanica consigliera comunale di Roccella Jonica posa assieme al sempreverde Mario Diano, dal quale ha appena terminato di prendere un’altrettanto vulcanica lezione di turismo!

Sostegno dialettale Teresa Lombardo, molto conosciuta per le sue spassosissime commedie in vernacolo, posa assieme al collega di palco e simpaticissimo postino Enzo Marcellino, a margine della inaugurazione della segreteria politica di “Roccella Futura”. Niente se ne va prima di averti insegnato ciò di cui hai bisogno Come un maestro, hai tramandato l’arte del mestiere; come un timoniere, hai condotto l’equipaggio verso le rotte della fiducia, della complicità, della pazienza e della collaborazione; come un buon padre, hai avuto cura di amare l’essenziale che è in ognuno di noi. … Semplicemente grazie! Il tuo staff.

Cancro Non scoraggiatevi anche se vi sembra di non riuscire a far fronte alle avversità. Marte vi impedisce di deprimervi: cercate di fare il punto della situazione, non mescolate le carte e tenete i sentimenti separati. Non portate i problemi di lavoro a casa! Leone Mercurio al vostro fianco vi dà quella lucidità di pensiero necessaria per agire nel modo migliore possibile. Potete guardare la vostra storia, approfondire i pensieri e nel momento in cui Giove diventa positivo si apre un spiraglio alla fortuna.

Un Saloon unico al mondo

Bilancia Marte buono e Giove positivo: usate buonumore e la sensibilità che vi contraddistinguono per ottenere piccoli obiettivi; nel frattempo mettete in cantiere l’idea o il progetto che vi sta a cuore ma preparatevi nei minimi particolari cercando di non distrarvi. Scorpione Pensare a un periodo positivo già predispone in modo assertivo a vivere bene le giornate. Considerate che dall’8 novembre, con Marte positivo, riacquistate tutta la vostra capacità razionale per risolvere tutti i possibili inconvenienti di percorso. Sagittario Tutto fila liscio e dall’8 novembre Giove entra nel segno e, con Marte e Mercurio a favore, potete praticamente fare tutto ciò che volete. Fate assegnamento alla vostra voglia di migliorare e utilizzate la vostra intelligenza in modo molto creativo.

Capricorno Dal vostro segno potete ottenere autocontrollo, prudenza e riservatezza con un pizzico abbondante di ambizione, doni da usare. Quando nel vostro segno c’è Saturno positivo diventate affidabili e capaci di assumervi responsabilità. Non fatevi prendere la mano!

Acquario Finalmente dopo l’8 novembre Giove torna a sorridervi e vi ridà fiducia in voi stessi e nella possibilità di migliorare. Un filo di ottimismo che non guasta. La vostra capacità di operare senza pregiudizi apre le porte alla chiarezza e alla lungimiranza. Pesci Marte è contro, in un momento di stallo in cui Giove fugge e Mercurio rema contro: insomma, il panorama stellare non è dei migliori. Valutate attentamente, non fidatevi ciecamente delle persone, non fate e non accettate promesse di cui non siete sicuri.




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