CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 04 DICEMBRE
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I boss leggono, che scoperta! Non solo armi, denaro e santini: nei nascondigli dei boss si trovano anche romanzi e saggi. Marcello Pesce, il latitante arrestato questa settimana a Rosarno, ama leggere Sartre. Ma Pesce non è un’eccezione: anche gli altri boss sono lettori appassionati. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO utti a stupirsi che Marcello Pesce, il latitante arrestato giovedì scorso a Rosarno, legesse Jean-Paul Sartre. Questa settimana l’Italia ha scoperto, rimanendone addirittura sconvolta, che la ‘ndrangheta non ha familiarità solo con armi, droga e denaro ma anche con i libri. Come se i boss fossero gli ultimi della classe, non classificati e rimandati a settembre. Ancora si è legati a quella visione agropastorale della ‘ndrangheta in cui esisterebbero dei capi bastone che mandano i propri virgulti a pascolare le capre. Ma è una visione che appartiene a quasi 50 anni fa, i nuovi boss si sono scrostati dei retaggi della veccha guardia. La ‘ndrangheta oggi è una holding del crimine, mica pizza e fichi secchi. La ‘ndrangheta oggi legge, si informa, va all’università e frequenta master, se è possibile all’estero. Più sai, più vali... e più comandi. Pesce non è l’unico boss ad essere appassionato di lettura - e comunque sia, qualcosa devono pur fare rintanati per anni in una cella o nei loro nascondigli (ah, a proposito anche Marcello Pesce si nascondeva niente poco di meno che nella propria abitazione!). Pesce ama Sartre, Tolstoj, Proust, Garcia Marquez, quattro briscole della letteratura mondiale. Mentre Giuseppe Setola, del clan dei Casalesi, leggeva Wojtyla; gli agenti che hanno fatto irruzione nel suo covo, nel gennaio 2009, tra due lattine di coca cola e un panino smangiucchiato, hanno trovato il libro di
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Giovanni Paolo II “Alzatevi, andiamo”. Michele Zagaria, suo conterraneo arrestato nel dicembre 2011, leggeva i libri di Raffaele Cantone, ex magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Meglio tenersi informati sugli studi che li riguardano, conoscere bene come agisce l’antimafia sul campo... così da essere preparati ad attuare, di volta in volta, una strategia diversa. Il boss Luigi Cimmino, ritenuto capo dell’omonimo clan camorristico egemone a Napoli, adorava John Grishman, scrittore statunitense di gialli giudiziari; quando i carabinieri l’hanno scovato nella sua (!) abitazione hanno trovato una decina di suoi libri. Francesco Barbato, capo casalese di nuova generazione, leggeva libri di giornalisti anticamorra; i carabinieri trovarono nel suo nascondiglio una copia di “Gomorra” di Roberto Saviano e “L’oro della camorra” di Rosaria Capacchione, la giornalista del «Mattino» sotto scorta per le minacce dei clan. Così come leggeva Saviano El Chapo Guzman, il re del narcotraffico che i militari messicani hanno arrestato nel gennaio scorso, rinvenendo nel suo covo una copia di “ZeroZeroZero”. Persino Don Pablo Escobar, “El Patron”, nella lussuosa prigione passata alla storia col nome di “La Catedral”, leggeva - lo scrive lui stesso in una lettera - Stefan Zwueig, scrittore e poeta austriaco naturalizzato britannico che, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, è stato mediatore tra le nazioni, profondamente animato da sentimenti pacifisti e umanisti. Perciò risparmiatevi questo stupore da prima volta per quando vedrete arrivare Babbo Natale.
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Lettera firmata da Pablo Escobar in cui informa che è impegnato nella lettura di Stefan Zwueig
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ATTUALITÀ
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DOMENICA 04 DICEMBRE 4
Dalla Locride alla Bocconi con una startup innovativa RINALDO NICITA,GASTROENTEROLOGO DI LOCRI, È UNO DEGLI OTTO IDEATORI E PROGETTISTI DI“ASSIEME”UNA STRATUP CHE HA A CUORE I DISABILI E GLI ANZIANI
Ancora una volta dobbiamo registrare, con orgoglio, che un nostro conterraneo si fa valere al Nord. Il 21 novembre, infatti, presso il salone dell’Università Bocconi di via Rontgen a Milano, si è svolta l’annuale presentazione delle migliori startup italiane: quest’anno solo 42 allo Startupday. Queste ultime rappresentano delle idee-progetti brillanti e originali da portare all’attenzione di investitori, quest’anno in maggioranza esteri (in particolari inglesi e americani). Per giungere al cospetto degli eventuali finanziatori, questi progetti subiscono un accurato e minuzioso passaggio ai raggi X da parte di esperti, con la supervisione dei Professori della Bocconi,
che in atto rappresentano il top dell’economia e finanza italiana nel mondo. I progetti ritenuti attuabili e con un piano finanziario (business plan) convincente saranno scelti per essere finanziati e quindi attuati. Gli investitori valutano chiaramente secondo il loro tornaconto, programmando di finanziare, eventualmente, la startup, riuscendo a rientrare con il loro capitale entro un tot di anni (3-5 anni), per poi iniziare a realizzare utili nel tempo. Delle 42 startup faceva parte “ASSieme” e uno degli otto ideatori e progettisti è appunto un calabrese: Rinaldo Nicita, gastroenterologo di Locri già conosciuto per
il suo lavoro e le innovazioni in endoscopia digestiva portate nella nostra zona. In particolare, Rinaldo Nicita ha partecipato a un esperimento effettuato appunto dall’Università Bocconi che è riuscita, mettendo assieme due gruppi di professionisti appartenenti a generazioni contigue, a formare un gruppo che, esprimendo e pianificando le proprie idee innovative potesse attrarre l’attenzione e i capitali degli investitori. La Startup consiste, per ora, secondo un’approfondita indagine di mercato, nello strutturare l’assistenza delle “badanti” e sanitaria domiciliare privata, nel centro di alcune città (Venezia Genova, ecc)
dove il tenore di vita, relativamente alto, si accompagna ad una scarsa possibilità di avere una efficiente ed efficace presa in carico dei disabili o anziani e dove la badante non sia precaria. L’innovazione consiste anche nella formazione delle suddette figure e nella creazione di un care nurse assistent che si occupi a 360° del disabile temporaneo o cronico e degli eventuali loro amici a quattro zampe. La grande sfida per la Calabria e per il Sud, invece, consiste nel cercare di trattenere i suoi figli creando loro un habitat favorevole allo sviluppo dei loro progetti che finora hanno fatto grande l’Italia e non solo.
GIUDIZIARIA
Il reato di associazione mafiosa,“appunti” Il delitto di associazione mafiosa è un reato “plurisoggettivo” e, come tutti i reati aventi questa natura, esige sul piano oggettivo un numero minimo di soggetti agenti, che nel caso di specie è quello di tre, la commissione da parte di ciascun soggetto agente della condotta tipica prevista dalla norma di parte speciale ed alla quale consegue il prodursi dell’evento (cioè nel caso di specie la condotta di associarsi e l’evento dell’esistenza di una struttura associativa). Sul piano soggettivo, poi, in capo a ciascun soggetto agente occorre la coscienza e volontà della condotta (cosiddetta suitas della condotta); la volontà dell’evento; il dolo specifico, se previsto, dalla norma di parte speciale, che nel caso di specie è costituito dalla volontà di perseguire la finalità di realizzare il programma criminoso. Ovviamente qualunque soggetto, che concorra nella commissione del reato, di cui all’art. 416-bis del codice penale,
ponendo in essere la condotta tipica ed avendo il dolo sopra descritto, deve considerarsi a tutti gli effetti un soggetto attivo del reato, cioè un partecipe dell’associazione di tipo mafioso. La prova del fatto che un certo soggetto sia partecipe dell’associazione può essere tratta: sia da elementi, che dimostrino direttamente l’avvenuta affiliazione del soggetto alla consorteria mafiosa (si pensi ad esempio ad una chiamata di correo plurima, che indichi un certo soggetto come affiliato), sia da elementi, che dimostrino indirettamente tale intraneità nella consorteria, come ad esempio l’accertata commissione da parte del soggetto di più reati-fine. In questa ultima direzione si è ritenuto che l’appartenenza all’organizzazione mafiosa possa essere provata sulla base del costante collegamento e dei continui rapporti del soggetto indagato con alcuni esponenti del sodalizio criminoso, semprechè da tali rapporti possa
evincersi la “messa a disposizione” del soggetto nei confronti dell’organizzazione, destinata ed idonea a concretizzarsi in un qualsiasi settore specifico di attività o di interesse dell’organizzazione mafiosa. Questa è l’impostazione accolta dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U. 30.10.2002, Carnevale, CP, 2003, 3276, CED Cass. n. 224181) che, nel delineare le differenza fra il reato di partecipazione all’associazione mafiosa e quello di concorso esterno nella stessa, hanno precisato che l’espressione “fa parte” contenuta nella norma incriminatrice comporta che il soggetto si impegni, in qualsiasi modo, trattandosi di un reato a forma libera, a prestare un contributo all’attività dell’organizzazione avvalendosi, o comunque con la consapevolezza di potersi avvalere, della forza intimidatrice del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano, con la preci-
pua finalità di perseguire gli obbiettivi dell’organizzazione stessa. In sostanza non basta, per far parte di un’associazione mafiosa, un atteggiamento psicologico di mera adesione al programma criminoso dell’organizzazione ed alle concrete attività attraverso le quali esso è stato attuato; occorre, invece, come sopra si diceva, l’assunzione di un ruolo materiale all’interno dell’organizzazione con conseguente assunzione di impegni finalizzati al conseguimento degli scopi del sodalizio. Questa interpretazione è stata ribadita anche con maggiore chiarezza in una successiva decisione dove si afferma con esemplare chiarezza:”In tema di associazione di tipo mafioso, la condotta di partecipazione è riferibile a colui che si trovi in rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare, più che uno status di appartenenza, un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione
del quale l'interessato prende parte al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi” (Cass. S.U. 12.7.2005, Mannino, RP, 2005, 1169, CED Cass. n. 231670). Ed al riguardo le Sezioni Unite hanno aggiunto che la prova della partecipazione potrà essere fornita attraverso elementi definiti come indicatori fattuali, cioè regole di esperienza attinenti al fenomeno mafioso sulla base delle quali possa evincersi la compenetrazione del soggetto nell’organizzazione criminosa, quali ad esempio l’affiliazione rituale, la commissione di delitti-scopo, i comportamenti tenuti nelle pregresse fasi di "osservazione" e "prova", oltre a molteplici, variegati e però significativi facta concludentia dai quali possa evincersi la costante permanenza del vincolo associativo (Cass.pen. 11.12.2007, Addante ed altri, CED Cass. n. 238839).
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DOMENICA 04 DICEMBRE
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Non vogliamo assolutamente buttarla in vacca, perchè il caso Wanda Ferro è una questione cruciale che va al di là della disputa elettorale e investe presente e futuro della democrazia in questo Paese. Abbiamo solo voluto divertirci immaginando come Pier Luigi Bersani commenterebbe i vari passaggi di questa assurda vicenda
Wanda Ferro, la mucca nel corridoio Il 22 novembre, a due anni tondi tondi dalle elezioni, è stata depositata in cancelleria la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo escludere il miglior perdente dal Consiglio regionale, poichè la legge è stata sfornata in regime di prorogatio
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Wanda Ferro, medaglia d’argento alle scorse elezioni regionali, potrà entrare in Consiglio. Sì perchè, nonostante le oltre 188mila preferenze incassate, le era stata sbattuta in faccia la porta di Palazzo Campanella, per via di una legge elettorale che impedisce al miglior candidato perdente di entrarci e ottenere un seggio, una legge che viola palesemente il principio democratico che affida al leader della coalizione sconfitta la responsabilità di guidare l’opposizione. Ma lo scorso 22 novembre, dopo due anni tondi tondi da quelle elezioni, è stata depositata in cancelleria la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 1 della legge nella parte in cui escludeva il miglior perdente dal Consiglio regionale, poichè la legge è stata sfornata nel settembre 2014 in regime di prorogatio per le dimissioni di Giuseppe Scopelliti, rassegnate il 29 aprile. A sfornarla, in una notte, una formazione di centro destra che sedeva a palazzo Campanella, la quale probabilmente aveva fiutato “la mucca nel corridoio”, come direbbe Bersani. Era nota, infatti, la simpatia politica che Silvio Berlusconi nutriva nei confronti della Ferro, tanto che poi la ricevette un mese prima dalle elezioni nel “tempio” di Arcore, lanciandola alla conquista della presidenza con un “ce la puoi fare: noi siamo tutti con te”. E quin-
di, riprendendo Bersani, la banda di furbetti confezionò “un tortello a misura di bocca”. È chiaro che quella notte in quel “pastificio” si è pasticciato troppo, compiendo spudoratamente un’azione illegittima, legiferando quando non era consentito farlo e in più inserendo una norma antidemocratica che tappa la bocca al principale rappresentante dell’opposizione. Grazie a quella modifica poterono entrare
parte della legge che la riguardava “avendo scelto - ha dichiarato - di non contestare l’intera norma per senso di responsabilità verso una Regione che ha bisogno di essere governata e per rispetto della chiarissima volontà popolare di affidare questo compito a Mario Oliverio”. Quest’ultimo, per tutta risposta, si è costituito contro la Ferro con i legali della Regione, per scongiurare il rischio di uno scioglimento anticipato del consiglio. Sì
decenza di sottrarre alle grinfie della Riforma. La Consulta, però, omette di invalidare le elezioni. La Consulta sorvola. Ma “se piove, piove per tutti”, ci insegna il nostro Pier Luigi. Per adesso pioverà solo per Ennio Morrone e Giuseppe Mangialavori: il 25 gennaio sarà discusso in un’udienza pubblica il ricorso elettorale e, prendendo in esame il verbale delle operazioni elettorali del 23 novembre 2014, si deciderà chi
Il 25 gennaio sarà discusso in un’udienza pubblica il ricorso elettorale e, prendendo in esame il verbale delle operazioni elettorali del 23 novembre 2014, si deciderà chi tra Ennio Morrone e Giuseppe Mangialavori dovrà cedere il posto alla Ferro a Palazzo Campanella Ennio Morrone, di Forza Italia, eletto nella circoscrizione Nord e Giuseppe Mangialavori, Casa delle Libertà, eletto nella circoscrizione Centro. “Ci hanno levato la briscola e siamo rimasti col due in mano” commenterebbe Pier Luigi. La Ferro, da vera signora, ha preferito “un passerotto in mano piuttosto che un tacchino sul tetto” (è sempre una perla di Bersani tradotta con “meglio un uovo oggi che una gallina domani”), impugnando solo la
perchè, essendo stata emanata in regime di prorogatio, la legge elettorale è illegittima dal primo all’ultimo rigo. A confermarlo, tra l’altro, ci sarebbe una sentenza della Corte Costituzionale, depositata il 15 maggio 2015: tutte le leggi approvate in regime di prorogatio, che esorbitano dai limiti dell’“ordinaria amministrazione” o dalla categoria degli “atti urgenti dovuti”, sono da ritenersi nulle poichè violano l’articolo 123 della Costituzione, articolo che persino i sostenitori del SÌ hanno avuto la
tra i due dovrà cedere il posto alla Ferro. Quest’udienza, però, metterà in parte una pezza a questa assurda faccenda: “Se bevi l’acqua non dimenticarti di chi ha scavato il pozzo” - dice sempre lui. Il 25 gennaio prossimo uscirà da Palazzo Campanella solo chi, in questi due anni, ha bevuto acqua illegittimamente, ma chi ha scavato il pozzo resterà impunito. Perchè in fondo “è difficile rimettere il dentifricio nel tubetto”!
REDAZIONALE
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Macelleria Giorgini, regala al tuo palato il Natale che merita! avventura gastronomica ha inizio non appena si varca la soglia del negozio e, rapiti da una tale vastità di prelibatezze, ci si perde tra i reparti. Il viaggio si fa più interessante nel momento in cui ci si rivolge a chi da anni manda avanti con impegno e passione la macelleria Giorgini, per scoprire dei professionisti con la vocazione del servizio, che vanno fieri della qualità dei prodotti che trattano. La Macelleria Giorgini è ciò che si definisce negozio di fiducia: qui troverai un trionfo di sapori e di tentazioni, che vanno dai migliori tagli di carne fresca, accuratamente selezionata fra le più alte referenze sul mercato nazionale, ai prodotti di superba pasticceria, dal reparto di tè e caffè - che ospita le migliori miscele di caffè sfuso e in lattina e tra le più pregiate selezioni di tè e infusi - alla ricca enoteca nell'elegante piano superiore, dov'è possibile trovare le più importanti case vinicole italiane e internazionali. Vini rossi, bianchi, rosé, vini dolci, spumanti, champagne e distillati. Ogni scaffale custodisce gioielli dell’enologia italiana ma non solo, tutti accuratamente selezionati: vini di grande livello, vini invecchiati, grandi e rari formati, distillati preziosi. Nel reparto cioccolateria, in bella mostra il goloso ed elegante assortimento di una delle più grandi firme del cioccolato italiano: Andrea Slitti, oggi considerato uno dei più esperti cioccolatieri artigianali al mondo, con un'invidiabile lista di medaglie d'oro, ricevute nei più prestigiosi concorsi internazionali. La cioccolateria Slitti vanta una linea di prodotti ampia e selezionata che inizia la lavorazione delle tavolette partendo dalle fave di cacao. A queste vengono miscelati con cura e passione ingredienti pregiati, facendo delle antiche tradizioni un'arte innamorata della qualità. Nello stesso reparto trovi gli inconfondibili panettoni Loison, una pasticceria di successo, il cui segreto sta nell'accurata selezione degli
L’
Oggi, a partire dalle 16:00, degustazione dei nuovi prodotti della pregiata Cioccolateria Slitti, della linea Top dei panettoni Loison e di casa Pepe, dove viene sfornato il migliore panettone d'Italia.In più, solo per oggi, sconto del 10% sui tuoi acquisti.
ingredienti e nel tempo dedicato alla lavorazione. Gli ingredienti esaltano la fraganza della pasticceria Loison e i sapori si incidono nella memoria rievocando gusti antichi e genuini. Il panettone classico Loison è realizzato secondo la tradizionale ricetta milanese, "scarpato" ovvero tagliato in superficie a mano con il caratteristico taglio a croce; la pasta, profumata e morbida, è arricchita con uvetta, scorze candite di arance di Sicilia e cedro di Diamante in Calabria. È possibile scegliere numerose varianti con gusti innovativi ed esclusivi: dal panettone impreziosito con il Fico di Calabria, a quello con l'Uva Sultanina di Turchia. Anche il Pandoro, preparato con uova selezionate e burro di qualità, si trova tanto nella versione classica quanto farcito con le più raffinate creme di pasticceria, realizzate utilizzando il più pregiato cacao del Sud America o l'aromatica e unica vaniglia Mananara del Madagascar. I processi di lievitazione naturale e di raffreddamento non forzato - ben 72 ore di paziente attesa - garantiscono freschezze e durata e... quei profumi che solo la natura sa dare. Accanto ai panettoni Loison, anche i panettoni Pepe, la casa del miglior panettone d'Italia 2016, realizzato dall'eccellente maestria di Alfonso Pepe, insignito nel 2015 del premio "Re del panettone di Napoli". Oggi a partire dalle 16 presso la Macelleria Giorgini potrai assaporare sia l'irresistibile cioccolata Slitti, in tutte le sue raffinate varianti, sia i golosissimi panettoni Pepe, sia la linea Top dei panettoni Loison, ovvero l'eccellenza che si distingue per la scelta di ingredienti pregiati e di qualità superiore. Novità di quest'anno in casa Loison, dopo il panettone alla Camomilla del 2015, sarà il panettone alla Rosa. Per realizzarlo è stato utilizzato un blend di rose tra cui la Rosa Damascena, la regina delle rose, a cui è stato aggiunto il prezioso Sciroppo di Rose Liguri, Presidio Slow Food, ricavato da un'antica e rinomata tradizione della lavorazione dei petali di rosa che risale al 1600. Ad accompagnare la degustazione di cioccolata e panettoni, le etichette delle più prestigiose case vitivinicole al mondo: Ca' del Bosco, Antinori, Grand Siècle... In più oggi potrai approfittare di uno sconto del 10% su tutti i tuoi acquisti. Cosa aspetti? Per questo Natale regalati e regala un'esperienza gastronomica indimenticabile. Maria Giovanna Cogliandro
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Macelleria Salumeria Giorgini Siderno, Via Cesare Battisti info : 0964 380723
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STRADA STATALE IONICA 106
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Referendum: Niente di nuovo sotto il sole
PietroGrasso: «Riaceèun “gioiello”d’Italia»
Un pericolo in meno Ricordo ancora con immediatezza quando, nel 2010, eletto da alcune settimane, mi sono recato presso la sede dell’Anas di Reggio Calabria. Lì ho subito esordito dichiarando che se fossi stato Sindaco quando era successo l’ultimo, ed ennesimo, incidente mortale sul ponticello del torrente Isola, tra Bianco e Africo, mi sarei incatenato, in segno di protesta e di denuncia per l’estrema pericolosità di quel punto della S. S. 106. Contestualmente, da una parte sollecitavo con consapevole aggressività verbale l’allargamento di quella maledetta strettoia, situata peraltro tra due dossi e in un tratto rettilineo di strada, dall’altra comunicavo ai miei interlocutori che già nei precedenti impegni amministrativi avevo posto quello stesso drammatico problema. Allora la risposta era stata genericamente possibilista, strettamente condizionata dalle disponibilità finanziarie dell’Azienda, ma anche dalla mancanza di un progetto. In quest’ultima occasione, e nelle numerose altre successive, l’ing. Antonella Divece e il suo più stretto collaboratore in questo specifico intervento, geom. Sirianni, sono stati più tranquillizzanti, garantendomi che l’allargamento del ponticello, anche dal punto di vista progettuale, era all’ordine del giorno; si trattava solo di aspettare il verificarsi di alcune condizioni.
DOMENICA 04 DICEMBRE
Intanto della questione si è cominciata a interessare anche la Riviera, con una serie di articoli ben documentati e relative puntuali denunce del problema, sicuramente il più grave e pericoloso di tutta la parte meridionale della 106. Questo tiro incrociato, dell’Amministrazione comunale di Bianco e de la Riviera, ha prodotto un primo importante risultato, sebbene non risolutivo, con l’installazione di una segnaletica particolarmente visibile e di una certa, sia pur limitata, efficacia. Oggi, insieme con questo giornale, possiamo essere soddisfatti del nostro costante lavorìo, che è stato sicuramente decisivo, unitamente all’impegno (mantenuto) dell’ing. Divece e del geom. Sirianni (con i quali mi sono sentito in questi giorni, ringraziandoci vicendevolmente, inclusa la Riviera), ma ultimamente anche dell’ing. Marzi. Infatti, l’intervento di all’allargamento della micidiale strettoia sta per essere completato e, in attesa (?) della nuova 106 a due carreggiate, la situazione di maggior rischio di incidente in questo tratto di strada sta per essere rimossa. Fermo restando l’obbligo di una guida attenta e responsabile, rispettosa della propria vita e di quella degli altri, sempre. Antonio Scordino
Questa settimana la televisione di Stato è tornata a parlare della nostra terra durante la trasmissione di Domenico Iannone I Dieci Comandamenti. All’ordine del giorno, oltre a un profilo dettagliato della nostra regione in genare e del nostro comprensorio in particolare, l’eccellenza Musaba, della quale il nostro giornale ha parlato la scorsa settimana, l’elezione di Francesco Bruzzaniti a sindaco di Africo e i mali che dilaniano la nostra terra, affrontati come sempre con grande obiettività da Gioacchino Criaco, autore del successo Anime Nere.
Dieci Comandamenti per rivalutare la Locride
La proiezione di "Un paese di Calabria", il docufilm di Shu Aiello e Catherine Catella su Riace, ha dato al presidente del Senato, Pietro Grasso, l'occasione per definire il borgo della Locride un "gioiello" d'Italia. Secondo Grasso la preziosità di questo gioielli risiederebbe nella politica d’integrazione promossa da Domenico Lucano “esempio - ha affermato il presidente del Senato - di come occorrano uomini capaci di sognare in grande e in grado coinvolgere altre persone, giorno dopo giorno» per poter valorizzare la nostra terra e, ragionando più in grande, l’intero Paese.
Dopoaverspiegatole ragionidelNOFratoianni dimostraditenereaSiderno
Durante il suo intervento a Siderno del 24 novembre scorso, oltre a spiegare i motivi per cui, a suo parere, la riforma costituzionale per la quale i cittadini dovranno votare nella giornata di oggi sarebbe “pasticciata”, Nicola Fratoianni ha sorpreso l’uditorio locale affermando di avere molto a cuore la delicata questione della fabbrica ex BP divenuta di pressante attualità nell’ultimo periodo. Il deputato di Sinistra Italiana, infatti, ha in quella sede promosso il proprio impegno mostrando un’interrogazione parlamentare nella quale chiede urgenti interventi da parte di chi di competenza ma, a oggi, ancora non sappiamo se la sua iniziativa abbia avuto seguito.
Il cuore della riforma costituzionale – il bicameralismo parlamentare – non è una novità. Molti sono i documenti di stampo politico e accademico che lo attestano. Uno di questi, assai ponderoso, inserito in una ampia ricerca intorno ad una possibile riforma della Costituzione, apparve nel 1983, ad opera del c.d. “Gruppo di Milano”, costituito da importanti giuristi e intellettuali di diversa estrazione politica e culturale, tra i quali, Augusto Barbera, Franco Pizzetti, Domenico Fisichella, Giuliano Urbani (che sarebbe diventato uno dei fondatori di Forza Italia), Gianfranco Miglio, col ruolo di Coordinatore (che sarebbe diventato l’ideologo della Lega) e Leo Valiani, senatore a vita. La ricerca fu pubblicata in due tomi all’interno di una Collana di una importante Casa editrice specializzata in pubblicazioni giuridiche. Bene, a proposito del bicameralismo parlamentare, in sintesi, le proposte erano le seguenti: 1) al posto del bicameralismo paritario, un «bicameralismo differenziato» (dopo avere preso in esame, e accantonata, l’ipotesi di un Parlamento «monocamerale», così strutturato: una Assemblea Legislativa e una Camera delle Regioni o Senato «come meglio si preferirà chiamarla» chiosarono gli autori; 2) La Camera delle Regioni, o Senato, composta da circa 100 membri, «delegati» dai “Governi” delle Regioni; 3) Alla Assemblea Legislativa (o “Camera politica”) le seguenti funzioni: a) controllo politico sul Primo Ministro e sul Governo, capace di tradursi nel voto di sfiducia, con conseguenti dimissioni del Primo Ministro e scioglimento automatico della Camera stessa, ed altro ancora 4) La Camera delle Regioni, o Senato, concepita come una Assemblea permanete «destinata a realizzare una rappresentanza politica indiretta, filtrata attraverso l’ottica delle realtà regionali, e cioè collegata al quadro politico territoriale periferico», modello che esplicitamente si ispirava a quello del Bundesrat, come foggiato dalla Costituzione tedesca. Sulla riduzione del numero dei parlamentari, nella Relazione si legge: «poiché, in base alle analisi diagnostiche condotte dal nostro gruppo di ricerca, uno dei vizi più gravi del nostro sistema politico è stato concordemente individuato nell’eccessiva dilatazione dell’area delle “rendite politiche”, un disegno “razionalizzante” di riforma degli organi del Sistema di Governo come quello che abbiamo elaborato non poteva non proporsi il problema di un energico ridimensionamento dell’organico parlamentare». La ricerca ricordava anche la proposta di Legge Costituzionale presentata all’inizio della VII Legislatura (6 luglio 1976), dall’On. Gerardo Bianco, con la quale oltre a proporre una revisione degli artt. 70 e 74 Cost. (per uno snellimento del procedimento legislativo nel senso di attribuire la deliberazione della legge solo alla Camera cui alternativamente il disegno di legge fosse presentato), veniva proposta una drastica riduzione del numero dei parlamentari, in 380 il numero dei Deputati e in 175 quello dei Senatori. Nella VIII Legislatura, da diversa sponda politica (allora), la riduzione dei parlamentari fu autorevolmente e ripetutamente sostenuta in pubbliche dichiarazioni e interviste dall’on. Nilde Jotti, allora Presidente della Camera dei Deputati. Dunque, nulla di nuovo sotto il sole. Francesco Macrì
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A Natale a "La Cascina" è tutto più buono Il Natale arriva anche per deliziare i palati, per trasportarli in un mondo di irresistibile dolcezza e infinita bontà. A "La Cascina 1899" il Natale è particolarmente sentito e anche quest'anno sarà più dolce che mai. Qui trovi l'unico, l'originale, il primo Panettone Artigianale farcito con Crema al Bergamotto secondo un'antica ricetta esclusiva. Rinomato per la sua fragranza e per il delicato aroma al bergamotto, il panettone sfornato da "La Cascina 1899" è un prodotto esclusivo, di alta pasticceria. Per i più golosi è possibile scegliere, invece, il panettone classico con un goloso ripieno di Gocce di Cioccolato oppure il panettone farcito con avvolgente Crema al Pistacchio o, ancora, il panettone con Crema al Passito, un'esclusiva de La Cascina, che ha scelto di impreziosire il panettone classico con una squisita Crema al Passito di Pantelleria, oggi esportato e apprezzato in tutto il mondo. A "La Cascina 1899" troverete anche i Torroni di pura mandorla ricoperti da un prelibatissimo cioccolato - sia bianco che nero - aromatizzato al Bergamotto, all'Arancia, al Mandarino, al Cedro e al Peperoncino. Tutti prodotti genuini, di alta qualità, realizzati con ingredienti selezionati con cura che stuzzicano il palato, grazie alle combinazioni uniche di sapori e profumi. Ma sulla tavola delle vostre Feste non potranno mancare i deliziosi liquori artigianali de La Cascina, primi tra tutti il delizioso liquore al bergamotto e il morbido e sensuale liquore alla crema al bergamotto, entrambi dall'aroma inconfondibile e ottimi da gustare freddi a fine pasto, ma anche per guarnire gelati e preparare torte e dolci, così da concedere al vostro palato una suadente e prolungata carezza. La Cascina 1899 ha puntato tanto sul Bergamotto - un frutto straordinario che ha ormai travolto l'alta gastronomia - scegliendo di declinarlo in dolce: oltre ai panettoni, ai torroni e ai liquori, qui troverai altre perle di gusto come i Babà al Bergamotto, i Bergamaretti e i Cioccolatini aromatizzati al bergamotto La Cascina 1899 sceglie il gusto e il profumo impastati alla tradizione. C'è solo un rischio ad assaggiare questi gioielli di bontà: non poterne più fare a meno!
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DOMENICA 04 DICEMBRE 10
La riflessione del senatore Franco Crinò sull’alluvione che ha colpito la Locride la scorsa settimana è la base di alcune considerazioni sul ruolo sociale e politico che la Locride ricopre agli occhi dello Stato. Risponde il nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia, “estremista moderato” che chiede di schierarsi a difesa del popolo della Locride, mai tutelato dalle istituzioni centrali.
Non è stata ostile solo la natura a Bovalino e in altri posti Caro Direttore editoriale, sei stato indicato con merito da Oliverio come componente del Comitato d'onore per le celebrazioni Alvariane. Sei stato sindaco a lungo, sai che prescrivendo Cultura si scrive una ricetta che fa effetto e che dobbiamo osservare una cura completa, sociale ed economica, per affrontare quest'epoca rovinosa, che è tale a partire dalle comunità locali: qui non possiamo cavarcela dicendo che non riusciamo ad aiutarle, perché la gente ormai vive solo una rabbia nascosta, perché il Sud è fuori dall'Agenda nazionale (e lo è davvero), perché i bilanci dei municipi sono prosciugati quando non falsati. Dobbiamo farci avanti tutti. Giorni fa Cesare Romiti ha fatto uno splendido ragionamento sul Corriere della Sera: "Manca il lavoro, quindi manca tutto, prospettive, dignità, fiducia. Non sarà il Jobs Act a creare lavoro, la legge può creare le condizioni, ma poi servono investimenti pubblici e privati. La svolta può venire dal basso, dai territori, dai paesi, ogni comunità deve darsi da fare. Le scuole cadono a pezzi? Allora coinvolgiamo le famiglie. Se chiedi agli italiani uno sforzo per lo Stato, si chiamano fuori. Ma se chiedi uno sforzo per il loro ospedale, il loro parco, la loro strada, allora rispondono. Non è possibile che i fiumi non si riesca a regimentarli, che la terra frani. Prima ancora delle opere straordinarie è necessaria la manutenzione del territorio. Così si induce la gente a investire i risparmi, paghi salari, fai ripartire la domanda interna. Si possono sospendere una serie di imposte, facciamo lavorare i giovani, i disoccupati, i cassintegrati. Dobbiamo trovare la forza del riscatto dentro di noi. Facciamo in tutt'Italia quel che hanno fatto alle Cinque Terre, ricostruendo la via dell'Amore". Bovalino (e altri posti), venerdì 25 novembre: i fiumi esondano e sempre nelle stesse zone, arrecano gravi danni ad abitazioni e cose, provocano paura, i tombini sono intasati a causa dell'irrisolto problema della raccolta dei rifiuti, si denudano le scelte scellerate di cementificazione, tutti problemi che nessun amministratore ha saputo affrontare, ma non vanno neppure nascosti gli atti di vandalismo "urbano" che compromettono la "tenuta" del territorio. Il maltempo ci ha ricordato che spendere i soldi male, senza un'attenta indagine sulle cose da fare, produce sprechi e condanna alla devastazione il territorio. Bovalino prima e dopo del 25 novembre, istantanea dal Borgo, dove abito (ma potevamo scegliere un altro rione come esempio): tutto è progressivamente in rovina, un numero sempre crescente di abitazioni chiuse, non rientrano più neppure tanti emigranti in estate, catenacci ormai arrugginiti alle loro porte, politica dell'accoglienza per gli immigrati del tutto discutibile, tra fitti in nero e ambienti malsani, illuminazione pubblica guasta (ancora oggi), buche dappertutto, i segni tremendi delle recenti intemperie. Oggi, Bovalino, il paese di Mario La Cava e del turismo ante litteram, appare come un comune "schiantato", privo di servizi. Non si può usare in questi posti la ricetta di Romiti? Le famiglie si fanno sentire a scuola, chiedono, insieme alla lavagna luminosa, la mensa. Chiedono tutela per la salute, usano la loro energia, puliscono davanti casa, ma anche gli spazi comuni, non buttano i detriti dal ponte, spendono un po' di soldi senza aspettare che l'acqua entri in casa dalle persiane sfatte. Si coinvolge la gente a lavorare, si chiede di rivedere le tasse e di perseguire gli evasori, si valorizzano i momenti come la fenomenale Infiorata di agosto, si demoliscono i ruderi, si bonificano gli spazi. Si scelgono amministratori (e non si fanno loro sconti) capaci, che riescono a ottenere finanziamenti pubblici per fare le opere, si crea lavoro, si stimola il privato, insomma ci si impegna in un piano straordinario, come indicava l'ex amministratore delegato della Fiat, che non ha dimenticato i suoi trascorsi di povero durante e nell'immediato dopoguerra. Un clima di ricostruzione, un bisogno di ricostruzione. Noi siamo chiamati a rispondere di un impegno grandemente impopolare quanto ineludibile: chi le deve fare queste cose, chi le deve organizzare? I partiti oggi sono delle "realtà contraffatte", impastati di affanni e incapacità, un motivo in più per rifarli e per dargli questo compito di portare nelle istituzioni i problemi reali. I partiti debbono avvicinare e avvicinarsi a quei tanti che hanno senso civico e non vogliono una tessera.
Ma dobbiamo avere qualcosa di identificato e di identificabile, di qualificato e maturo nel "sentire" delle amministrazioni e dei cittadini. Lo Stato centrale non ci ascolta, e non è una novità, il maltempo e gli enormi danni registrati sul territorio in questi giorni hanno trovato poco spazio sull'informazione nazionale, e neppure questa è una novità! È un fatto intriso di squilibrio e di sqallore. Ma noi stiamo facendo una "chiamata a noi stessi". E dobbiamo farla pari pari con il paradigma che ci ha indicato Vito Teti: orgogliosi di essere Italiani del Sud, non siamo oziosi e lenti, non siamo sudici, non siamo maledetti, non ci perdiamo nella malinconia, non siamo 'ndranghetisti, se ci definiscono pittoreschi rispondiamo “Spiegateci che volete dire...”, non vogliamo come Sud essere un'ombra scomoda ma una realtà che funziona. Ora, non so quanto somigli l'idea di "rivolta" che ho tentato di tratteggiare con quella che tu "invochi" spesso, posto che mi è capitato di dirti che talvolta arrivi a estremizzare le analisi. Ma ho pure chiaro che un presidente americano disse che quando si è chiamati "estremisti" in difesa dei diritti... quella non è una brutta parola. Franco Crinò
Il maltempo ci ha ricordato che spendere i soldi male, senza una attenta indagine sulle cose da fare, produce sprechi e condanna alla devastazione il territorio.
Caro Franco, per anni, nessuno ha ascoltato quel grido di dolore proveniente dalle viscere della Calabria e oggi l’Istat classifica le province calabresi agli ultimi posti come qualità della vita. Parma, Belluno e Trento ai primi posti, Reggio Calabria e Crotone nel gruppo di coda. Tanti anni fa quando ho deciso di restare nella Locride mi sono guardato attorno e ho trovato tutto fatalmente bello: la lingua, la musica, il mare, il fascino arcano delle nostre leggende, i colori delle nostre vallate, la natura selvaggia e superba. Tuttavia la cosa che mi sembrava più bella erano le persone: le donne e gli uomini di questa nostra terra. Ero attratto dalla loro fierezza, della loro tenacia, della loro dignità, dal loro carattere saggio e ribelle. Ho l’immagine di mio padre con una scala di legno in spalla nel momento in cui veniva ingoiato nel buio per recarsi al lavoro sulle disastrate linee elettriche di allora. Per pochi soldi e senza mai lamentarsi. E mio padre non era affatto un’eccezione! Quei calabresi non esistono più (o quasi) e dovremmo capirne la ragione. Intanto, lo aveva previsto, con una lucidità
quasi profetica Corrado Alvaro. Eravamo nel 1953 e la pioggia, ancora una volta, aveva sconvolto la Calabria. Lo scrittore di San Luca scrive un editoriale sul Corriere della Sera e dopo aver dimostrato la storica disattenzione dello Stato nei confronti della nostra regione avverte “il popolo calabrese ha virtù generose ridotte ormai allo stretto mondo familiare e questa è la sola leva delle sue conquiste”. Il punto di arrivo potrebbe essere scontato: “…può finire in forme di disgregazioni sociali dopo aver tenuto duro per oltre un secolo nelle sue virtù fondamentali...” Ci siamo dentro. E non l’avremmo meritato! Infatti Alvaro chiude il suo editoriale con queste parole: "...a questi uomini è tempo di offrire un compito e una speranza, perché diano i risultati che conosce bene chi li ha veduti in guerra e ai lavori sotto tutti i cieli”. Invece ci hanno dato repressione, galera, emigrazione ai limiti della deportazione, assistenzialismo teso a corromperci, una burocrazia generalmente incapace e ottusa, una classe dirigente subordinata. Hanno stravolto la nostra storia e oggi gli unici calabresi a cui vengono tributati onori, gloria, privilegi e fama sono quelli che denigrano sistematicamente la Calabria. Che fare? Intanto assumere una autonomia di pensiero e non ballare quando qualcuno muove la bacchetta di comando. In questi giorni ho visto intorno a noi centinaia di iniziative sul quesito referendario che di colpo è diventato l’alfa e l’omega di ogni nostra discussione. In questa nostra terra, caro Franco, la Costituzione viene ogni giorno ferita. Ferita negli ospedali, nei giovani disoccupati, nelle carceri, nei tribunali, nelle scuole soppresse, nella mancanza di prevenzione. Nei centri storici abbandonati e nelle campagne incolte. Noi muti, supini e silenti. A un certo punto, e improvvisamente, come attori in una folle scena da teatro dell’assurdo, la “classe dirigente” si mobilita e recita una parte utilizzando un copione scritto da altri e per altri. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. “Sì” e “NO” ma nessun riferimento concreto ai problemi della Calabria e noi danzatori folli sull’orlo del baratro. Tu proponi di ripartire da noi stessi, riaggregare il nostro “io” devastato, chiamare a raccolta la gente sui problemi concreti! Un piano straordinario di Rinascita partendo da noi stessi, dalle forze che abbiamo, da quel che realmente siamo. Concordo... ma non è facile. Siamo stesi al tappeto come un pugile legato che ha ricevuto troppo colpi in piena faccia. Mi consola un dato storico: il nostro popolo è riuscito a superare momenti difficili. Penso alla lunga dominazione bizantina, alle incursioni turche, alla conquista spagnola, al drammatico decennio francese. Ha superato il 1783 e il 1908. Le alluvioni del 1951 e del 1953. Le terribili guerre del secolo scorso, l’esodo biblico degli anni Cinquanta. Oggi è la prova più difficile soprattutto “perché non siam popolo, perché siam divisi”! Ed è questa logica che dobbiamo capovolgere. Non sprechiamo le nostre energie in mille piccoli rivoli. Il 5 dicembre, qualunque sarà l’esito del referendum, ripartiamo dalla Costituzione che in Calabria non è mai stata attuata. Penso a una lotta non violenta ma sicuramente difficile e aspra a cui ognuno è chiamato a contribuire, nessuno escluso. Caro Senatore, Non sono un estremista. Alla mia età si è naturalmente “moderati” ma è la situazione a chiederci di essere fermi e determinati in difesa di un popolo che non s’è mai sentito Stato perché lo Stato - questo Stato - non l’ha mai riconosciuto come popolo. Ilario Ammendolia
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DOMENICA 04 DICEMBRE 15
Proponiamo di seguito il giudizio più che positivo di una nostra lettrice sulla struttura sanitaria Universo di Africo
Vivere l’autunno della vita e partire accompagnati nel profondo Sud "Una competenza professionale e uno standard igienico senza alcun confronto, non solo con altre strutture simili o nosocomi del territorio, ma con molte strutture di tutta Italia".
Il Sud d’Italia per la verità, come tutto il Paese del resto, non gode di ottima fama per l’assistenza sanitaria e più in generale per l’assistenza alla persona. Senza voler scomodare l’invalso senso comune del pianto magno greco che qui in Calabria ha radici millenarie, vivere - e ancora più morire - nella nostra terra, fuori dalla famiglia in situazioni di lunga decenza, è più difficile che altrove. È un dato di fatto. Di certo, tra le più svariate analisi possibili, trova spazio anche la carenza di strutture adeguate e più ancora molto spesso la scorretta (per non dire mala o fraudolenta) gestione delle stesse. Eppure, in uno dei territori più tristemente famosi che periodicamente assurgono agli onori delle cronache per eventi non proprio edificanti, ha sede una struttura che, a dir poco, sfata miti, giudizi e pre-giudizi, ridando senso e dignità al vivere l’autunno della vita e al partire accompagnati. Parlo e scrivo della struttura sanitaria a lunga degenza Universo che si trova nel comune di Africo, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta di una Residenza Sanitaria Assistenziale convenzionata con il SSN. E ne parlo da due prospettive: da oriunda trapiantata da oltre vent’anni nella capitale d’Italia, che ha avuto modo di conoscere e impattare con strutture adibite ad analo-
go scopo e da testimone diretta per aver vissuto – recentemente – la condizione di parente di una persona costretta a vivere gli ultimi momenti della sua vita lontana da casa e ricoverata presso il centro Universo. Una testimonianza personale è sempre una cosa seria perché racconta un’esperienza di vita vissuta e come tale ha valore intrinseco e non opinabile. Costretta dal sopraggiungere di un ictus ischemico grave che l’ha totalmente paralizzata e dopo una degenza ospedaliera di una ventina di giorni, la mia famiglia ha dovuto ricoverare la nonna presso una struttura a lunga degenza, non essendo più possibile offrirle cure adeguate a casa. Una lunga, estenuante ricerca di una location dignitosa e attrezzata, ci ha condotti al centro Universo di Africo. Nella settimana di ricovero della nonna ultracentenaria, abbiamo potuto constatare una competenza professionale e uno standard igienico senza alcun confronto, non solo con altre strutture simili o nosocomi del territorio, ma posso affermare, senza alcuna tema di smentita, anche con molte strutture di tutto il Paese. Se già questo potrebbe essere più che sufficiente per definire la struttura di Africo quasi un miraggio nel deserto, vi è in realtà un ulteriore fattore sorprendente a rendere tale centro una location più unica che rara.
Se è vero, come scrisse Foscolo ne “I Sepolcri”, che una civiltà che non rispetta i morti non merita di sopravvivere, di certo una civiltà matura e progredita si misura da come cura e rispetta i moribondi. A volte la dignità delle persone morenti soccombe cedendo il passo alla (o – nella migliore delle ipotesi – è messa in ombra dalla) mera professionalità sanitaria, quando presente. A volte, professionalità e competenza poco si conciliano con umanità e compassione. Al dolore del distacco da una persona cara malata o che non può più vivere in famiglia, spesso si accompagna la frustrazione e il senso di impotenza di non poterle offrire un luogo e una qualità di vita analoghi a quelli familiari. Diceva San Camillo de Lellis, fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani), istruendo i confratelli su come andassero trattati gli ammalati: "Quando vi dedicate agli ammalati, mettete più cuore in quelle mani!". Ecco, nelle mani della dirigenza, del personale medico, infermieristico, degli operatori sanitari, dei dipendenti e del personale tutto della struttura sanitaria Universo, vi è sì competenza, ma soprattutto cuore, umanità, rispetto della dignità e attenzione alla persona. Vi è soprattutto empatia, compassione, condivisione. A quelle mani che hanno accompagnato, coccolato,
rispettato gli ultimi giorni della nonna e che abbiamo constatato continuano ad accompagnare, coccolare, rispettare tutti gli ospiti della struttura, è possibile affidarsi, certi di trovare per sé o per i propri cari un tocco umano che – per certi versi e in particolari condizioni di vita – vale più di una cura sanitaria adeguata. Qui la professione assume il ruolo prioritario di missione. In tutti. Tutto ciò rende più lieve e sopportabile accompagnare un caro nel transito dalla vita alla Vita, o almeno questo è quanto è accaduto a noi. Non è comune. Non è usuale. Quanto abbiamo vissuto con la mia famiglia e gli ultimi momenti donati alla nonna, mi fanno dire che c’è ancora una speranza per la nostra terra perchè esempi come quello della struttura Universo che coniugano competenza, umanità e rispetto per la dignità della persona nel passaggio più delicato e fragile della vita, rendono ancora oggi vero e attuale il giuramento di Ippocrate. Prestato da medici e chirurghi, nella struttura Universo il giuramento viene assunto come stile di vita da tutti e diventa cifra professionale, attraverso quella misericors latina che rende la compassione umana virtù declinata quotidianamente. Grazie Maria Teresa Marzano
Nonèunalatrina,masololastazionediSiderno
Condizioni disumane. È questa l’espressione più efficace per descrivere lo stato in cui versa la stazione ferroviaria di Siderno nelle ultime settimane. Con l’invio di queste foto in redazione, un nostro lettore ci prega di portare agli onori della cronaca questa condizione ai limiti del credibile, chiedendo al contempo agli organi di competenza che vengano presi quanto prima dei provvedimenti utili a ridare un volto civile al nostro (pur non trafficatissimo) casello FS.
La libertà di giudicare Fidel di Carlo Carmelo Tropiano Domenica 25 novembre 2016, alla veneranda età di 90 anni, muore Fidel Castro. La notizia viene data al mondo dal fratello Raul, con un discorso per molti commovente, non tanto perché a farlo è stato un parente quasi in lacrime, ma soprattutto perché le parole utilizzate dall’attuale leader cubano sono state quelle che, per anni, hanno caratterizzato tutta la storia rivoluzionaria dell’isola caraibica. Parole d’altri tempi, dette con vigore e passione da un vecchio ottantenne che, forse, hanno risvegliato, nelle menti e nei cuori di molti, le idee e le emozioni di quella gioventù socialista che il tempo ha ormai sopito. […] Per leggere l’articolo completo inquadra il QR Code con il tuo smartphone e accedi direttamente al contenuto sul nostro sito!
ACCHIAPPA L’ATTIMO Adesso non c’è più, era un istante fa! Potevo sentirmi nel presente, ora è già passato! Ma come potrò agire? Tornando indietro? No! Mi sento in mezzo a quella nuvola d’oro che appare ad oriente quando, inchinandosi la terra, di fronte al sole, preannuncia il giorno. Il giorno che arriva è già trascorso. Le mie parole, il mio pensiero, seguono questo andamento temporale, proiettandosi nel futuro. Braun Giò
ATTUALITÀ
L’ALLUVIONE
In meno di ventiquattro ore è caduta tanta pioggia quanta generalmente ne cade in sei mesi. Nemmeno questa frase riesce a rendere se non lontanamente l’idea di quale sia stata la portata della bomba d’acqua che ha colpito la Locride la scorsa settimana, ricacciandola di forza nell’incubo del disastro del 2015. E mentre eseguiamo una sconfortante conta dei danni, la sensazione di abbandono da parte delle Stato si fa di nuovo prepotente e ci convince che dovremo continuare a cavarcela da soli.
Unapioggiadisil JACOPO GIUCA
LE CONDIZIONI DISPERATE DI SANT’AGATA DEL BIANCO
Acqua, acqua, acqua e ancora acqua. È stata una vera e propria valanga quella che si è abbattuta sulla Locride lo scorso fine settimana, un nubifragio eterno che ha assunto, anche questa volta, i connotati dell’apocalisse. Ancora provati dall’alluvione che ci ha colpito l’1 novembre del 2015, abbiamo guardato al cielo con terrore, temendo che questa volta avrebbe potuto andarci decisamente peggio. Se peggio non è andata, il bilancio dell’alluvione 2016 non si è comunque discostato molto da quello dello scorso anno. Alla cancellazione della ferrovia e della Statale all’altezza di Ferruzzano hanno fatto da contraltare le frane che hanno colpito Sant’Agata, al crollo del soffitto della chiesa di Bovalino i cedimenti delle arterie di comunicazione di Platì, agli allagamenti di Africo quelli (in ordine di gravità) di Bianco, Caulonia, Africo, Marina di Gioiosa, Siderno e Locri. Un agghiacciante parallelismo che rende nuovamente attuale il problema del dissesto idrogeologico sofferto dalla nostra terra e sottolinea la disperata necessità che hanno le nostre infrastrutture di essere controllate e messe in sicurezza. Strade chiuse fin dalla tarda mattinata a Sant’Agata del Bianco, quando il peggio doveva ancora venire. Via Arenella, via FaccioliRuncatina, Via Aranghea e Strada Rodinì erano state sepolte da colate di fango di proporzioni bibliche già durante la notte, mentre più a monte si aprivano voragini che sembrava potessero condurre direttamente all’Inferno. Una vera e propria catastrofe, quella che ha dovuto affrontare armato solo di freddezza e buona volontà il sindaco Domenico Stranieri, impegnato in prima persona a coordinare i lavori di Vigili del Fuoco e Protezione Civile, di tecnici e ingegneri che constatavano impotenti i danni strutturali riportati dal ponte di collegamento tra Sant’Agata e Samo. L’arrivo di Tansi, quiete dopo una tempesta di disperazione, ha in qualche modo rassicurato primo cittadino e residenti, consapevoli tuttavia, che i disagi provocati da questa tempesta perfetta continueranno per tutto l’inverno perché, ha affermato lo stesso Stranieri in un’intervista, al posto di molte strade di collegamento, adesso, “c’è solo un vuoto che non è soltanto della terra, ma anche dello Stato”. Anche a Bianco cedimenti e frane si sono registrati con la stessa frequenza delle gocce di pioggia. Quelle nuvole che hanno fatto precipitare al suolo la stessa acqua che sarebbe dovuta cadere in sei mesi sono state ree di aver provocato allagamenti in tutta la città, di aver isolato le frazioni e di aver persino fatto sbriciolare un muro di contenimento della ferrovia jonica, anche quest’anno azzoppata dalle piogge. Se nel centro di Platì la preoccupazione provocata dallo scorrere impetuoso del torrente Ciancio non si è trasformata in danni alle strutture e alle strade, lo stesso non si può dire delle frazioni che si affacciano su quegli argini invisibili del torrente. La mancanza di un muro di contenimento ha fatto andare giù strade, alberi, muri
Sant’Agata del Bianco è rimasta isolata per ore, cedimenti e frane hanno interessato Bianco, Platì, Caraffa e Casignana. A Marina di Gioiosa, Caulonia Siderno e Locri a destare preoccupazione sono stati invece gli allagamenti e a Roccella il rientro a scuola è stato ritardato di un paio di giorni: uno scenario da fine del mondo.
IL CEDIMENTO DELLA FERROVIA A
CAULONIA SOMMERSA
I SINDACI IN RIUNIONE D’EMERGEN
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DOMENICA 04 DICEMBRE
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“Non si ha idea di che cosa sia un’alluvione in Calabria. Non è la tragedia delle potenti dighe che crollano, del mare che irrompe; fatti che muovono alla solidarietà e al soccorso popoli e nazioni. No. È qualcosa di tragicamente povero come è povero il paese... Per vivere, per alimentare un’industria che dà lavoro, i Calabresi spiantano i boschi. Di conseguenza le loro montagne crollano, si spianano le valli, orti e paesi sono cancellati dalla sabbia che le alluvioni passano allo staccio”. (Corrado Alvaro, Alluvione in Calabria)
lenziesolitudine BIANCO
LA SS 106
FRANA A LOCRI
NZA CON TANSI
e persino qualche auto, facendo gridare al miracolo chi, allo spuntare del sole, si è reso conto di essere ancora vivo. Anche tra Caraffa e Casignana strade interrotte a causa di frane consecutive; a Marina di Gioiosa Jonica lungomare irraggiungibile a causa dell’allagamento dei sottopassi; a Caulonia scantinati allagati e viabilità paralizzata. Anche Siderno e Locri non hanno superato indenni le secchiate del primo pomeriggio. Mentre a Locri la 106 si allagava congestionando il traffico, a Siderno, con la via Marina trasformata in un torrente in piena e Sbarre che sembrava Venezia nel periodo dell’acqua alta, l’ingresso è rimasto chiuso per ore, mentre i Vigili, Urbani e del Fuoco, avvolti nelle loro leggere mantelle impermeabili, cercavano di deviare il traffico per non lasciare bloccato in macchina chi stava cercando di raggiungere il caldo della propria abitazione. Anche quando ormai tutto sembrava finito, al ritorno alla normalità dettato dall’arrivo del lunedì, si sono registrati disagi. A Roccella Jonica e Caulonia, infatti, il rientro a scuola si è rivelato assai più complicato di quanto si potesse immaginare. Presso il plesso Carrera di Roccella, come alla scuola dell’infanzia di Caulonia, al proprio rientro in aula il personale scolastico ha scoperto che la controsoffittatura in cartongesso, inzuppata dai nubifragi che hanno flagellato costa, era crollata in più punti. L’incidente, fortunatamente avvenuto in entrambi i casi quanto nelle aule non si trovava nessuno, ha immediatamente fatto prendere gli opportuni provvedimenti alle amministrazioni guidate da Giuseppe Certomà e Ninni Riccio, che hanno impedito l’ingresso ai giovani studenti e fatto controllare la solidità delle strutture a chi di competenza. Nel caso di Roccella poi, questa piccola disavventura ha avuto come conseguenza diretta l’accelerazione delle pratiche di spostamento degli studenti delle scuole medie nei locali di via Trastevere, presso i quali hanno ripreso regolarmente le lezioni mercoledì mattina sancendo di fatto la fine di una condizione precaria che perdurava dall’inizio delle lezioni e che era proseguita a causa dell’alluvione stessa. Resta il fatto che l’apprensione dei genitori si sia rivelata l’ultimo strascico di un maltempo che ha generato non pochi timori un tutta la cittadinanza locridea. Il dato più sconcertante di questa ondata di maltempo, tuttavia, rimane il totale disinteresse dimostrato, nemmeno troppo velatamente, dai giornali nazionali. All’enorme copertura mediatica che è stata data, infatti, all’alluvione che ha colpito duramente il nord Italia e la Sicilia ha fatto da contraltare il totale disinteresse delle testate nazionali (cartacee, digitali e televisive) dimostrato nei confronti del nostro comprensorio. Non è stata spesa una sola parola per tutte quelle frazioni isolate che ancora oggi versano in uno stato di difficoltà, non è stato prodotto un solo minuto di servizio per le nostre strade di collegamento franate e per gli allagamenti ai quali abbiamo dovuto fare fronte nei nostri paesi. Un atteggiamento che, sommato a quello dello Stato già denunciato da Stranieri, dimostra una volta di più quale posto ci viene riservato dai nostri connazionali…
Domenico Stranieri ha affermato che, ora che è tornato a splendere il sole, resta un vuoto non solo della terra, ma anche dello Stato. E a creare questo vuoto contribuiscono anche i nostri colleghi delle testate nazionali che, prodotte ore di servizi sull’alluvione di Piemonte e Liguria, non hanno speso una parola per noi.
ALLAGAMENTI A BOVALINO
CULTURA
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Concludiamo questa settimana la passeggiata intrapresa al fianco di Duccio Mallamaci, passando in rassegna due glorie calabresi che, come quelle incontrate finora, hanno saputo dire e dare tanto al mondo.
L’
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dell’Accademia Concettina Audino, ha riscosso grandi consensi, al di là delle più rosee previsioni degli organizzatori. Il pubblico ha potuto assistere a un evento di elevato spessore culturale, nel corso del quale sono stati affrontati temi di grande attualità inerenti all'affascinante mondo dell'informazione. L’apertura dei lavori è stata affidata alla Presidente Concettina Audino che ha spiegato le motivazioni per cui l’accademia ha deciso di conferire i premi d’eccellenza a sei giornalisti calabresi, “personalità versatili che hanno creato e creano interessanti, encomiabili e lodevoli presupposti per il bene comune.” I personaggi insigniti di tali riconoscimenti sono stati: la nostra direttrice responsabile Maria Giovanna Cogliandro; Giuseppina Laura Dominici, giornalista emergente di Fimmina Tv nonchè Presidente dell'associazione culturale L'Ariete; Agostino Belcastro, giornalista del Quotidiano del Sud; Pino Gagliano, giornalista di Telemia; Domenico Logozzo, giornalista ed ex caporedattore Rai; Fortunato Aloi, giornalista già sottosegretrio alla Pubblica Istruzione. All'introduzione della presidente, hanno fatto seguito i saluti del padrone di casa, il preside Francesco Sacco e i brillanti interventi di Bruna Filippone, poetessa e scrittrice nonchè componente nazionale delle Pari Opportunità del Miur, di Giuliano Zucco ex professore di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Siderno, di Maria Rosaria Pini, dirigente scolastico in pensione, del Sindaco del comune di Ferruzzano, Marisa Romeo, che ha patrocinato l'evento. Madrina della kermesse è stata la scrittrice e pittrice Anna Manna, che ha valevolmente introdotto le premiazioni con una breve biografia dei sei giornalisti. A moderare la serata, con grande bravura e dinamicità, l'artista Bruno Panuzzo.
Sono calabrese e me ne vanto
“Sul finire del 1800, la piccola Ardore partorisce Francesco Misiano, deus ex machina della cinematografia sovietica. Fu il più grande produttore cinematografico nella Russia degli anni ’20 e ’30. Senza di lui capolavori come “La Corazzata Potëmkin” non sarebbe potuta esistere. Francesco Misiano fu, inoltre, tra i fondatori del partito comunista in Italia, sodale di accademia internaAntonio Gramsci. zionale “Città di Infine una delle ultime glorie della Roma” – Calabria, e in particolare della Compartimento Locride, è l’ingegnere Vincenzo per la Calabria ha Bruzzese di Grotteria, il quale nel bissato il successo dello scorso anno 1924 fonda a Gerace Marina, l’oorganizzando, sabato 26 novembre, presdierna Locri, l’industria Officine so l'aula magna dei Licei "Mazzini" di Locri, la Meccaniche Calabresi. La fabbrica “Seconda rassegna – Premio delle eccellenze alla pros'ingrandì rapidamente e nel 1930 fessionalità”. La kermesse è stata istituita con l'intento contava 200 dipendenti. La concedi omaggiare il lungimirante e proficuo lavoro delle zione moderna e sociale del lavoro figure professionali del nostro territorio. La manifestadi Bruzzese lo portò a costruire uno zione, fortemente voluta dalla Presidente spazio dedicato al dopolavoro, dove gli operai potessero svagarsi e dedicarsi alla lettura e al riposo. La cosa generò grave scandalo nella zona, così come scandalizzò la novità che tra le "tute blu" della OMC si contassero anche una quarantina di donne, circostanza impensabile in quei luoghi e in quel periodo. Nello stesso anno, le officine ricevettero la visita ispettiva di una commissione del Genio militare che dichiarò la OMC “Azienda ausiliaria dello Stato”. Le motociclette di Bruzzese erano talmente all’avanguardia che aprirono la sfilata ai Fori Imperiali in occasione della decennale della marcia su Roma. Ma nel pieno della sua espansione proprio quando il Governo stava per concedere un finanziamento milionario per la realizzazione di un motore d’aereo militare, le OMC vengono dichiarate fallite e Bruzzese incarcerato. Questo perché, come dichiarò nel 1882 il segretario generale al ministero delle Finanze, Carlo Bombrini, “i meridionali non dovranno mai più essere in grado di intraprendere”. I meridionali sono sempre stati sulle scatole a tutti. Lombroso mette al centro del suo museo la testa di un brigante calabrese Giuseppe Villella, sul cui cadavere fece il suo primo esperimento che lo portò a individuare un’anomalia nella struttura cranica, la cosiddetta fossetta occipitale, presente secondo lui solo nel cranio di criminali e pazzi. Perché lo fece? Perché i calabresi nel corso della storia hanno dato filo da torcere a tutti, massoneria in primis”.
DOMENICA 04 DICEMBRE
Il "Premio delle eccellenze alla professionalità" bissa il suo successo
Siderno,Ciaksigira! LaBirdProductioninizia leripresedi“Maramandra”, regiadiLeleNucera Inizia domani la vera esperienza cinematografica per gli allievi della prima Scuola di Cinematografia della Locride “BirdLand Studios”
Domani, lunedì 5 Dicembre 2016, iniziano a Siderno le riprese del cortometraggio “Maramandra” opera prima di Lele Nucera, prodotto dalla Bird Production. Nell’ambito del progetto “Bridge Beetween Cultures”, che vede coinvolti nel partenariato strategico Ka2, la Conselleria d’Education spagnola della regione Valenciana, il distretto educativo turco di Konan, l’ispettorato rumeno dei professori di Alba Iulia, il comune bulgaro di Tuzca e per quello italiano il Comune di Siderno, è prevista la produzione di un cortometraggio. Dopo aver riscontrato che sul territorio la Bird Production può garantire, con qualità e professionalità, la realizzazione del prodotto cinematografico da presentare al Meeting transazionale di Valentia nell’aprile 2017, si è deciso di commissionarle il progetto. Sceneggiatura e regia di Lele Nucera, aiuto regia Fabio Bellamina, fotografia di Roberto Stranges, musica di Francesco Loccisano per Filmuzik, costumi di Paola D’Orsa, operatore di macchina Aldo Albanese, fonico di presa diretta Antonio Casella, e montaggio di Alberto Gatto, il cortometraggio affronterà il tema dell’inclusione sociale della comunità rom attraverso l’educazione scolastica. “Rocco è uno zingaro, un ragazzino di 14 anni di etnia Rom, costretto a crescere troppo in fretta. Vive con la famiglia in un paese della costa jonica reggina della Calabria e, sia a causa delle condizioni economiche sia per i retaggi della sua etnia, non va a scuola e aiuta il padre nel lavoro di sfasciacarrozze. Nonostante cresca in un ambiente fortemente radicato alle proprie tradizioni, Rocco è un ragazzino sveglio, ama la musica, si cimenta a percuotere qualsiasi oggetto possa riprodurre un suono ritmato. Nei pochi momenti di fuga dalla realtà di adulti in cui vive la sua quotidianità, si rifugia in una macchina dismessa, una sorta di piccolo laboratorio nel quale suona, immagina, crea. Qui costruisce uno strano strumento, la lira calabrese, osservando in silenzio il lavoro meticoloso di un artigiano del paese. Conosce Emma Libera, la quale con la freschezza e l’ingenuità della sua età, lo incita a frequentare la scuola, dopo averlo sorpreso più volte a sbirciare dalla finestra le lezioni. L’unico a volere che Rocco non smetta di lavorare è il padre; quando però lo sente suonare, anche lui si convince che Rocco meriti un futuro diverso”. Per la realizzazione di tale progetto la Bird Production si avvarrà, per la parte tecnica e artistica, oltre a professionisti del settore, di tutti gli allievi che oggi frequentano la prima Scuola di Cinematografia “BirdLand Studios” di Siderno, dove ognuno di essi sarà chiamato a ricoprire un ruolo ben preciso all’interno del progetto.
CULTURA E SOCIETÀ
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DOMENICA 04 DICEMBRE 21
I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Siderno Superiore: fervono i preparativi per lo Stage di Lira e Danza
Il melograno di San Giovanni Therestis di Bivongi Punicum granatum L. / Fam. Punicacee Ormai le melagrane sono considerate frutti preziosissimi per la salute e di conseguenza si va alla ricerca delle piante che producono i frutti migliori ed è diventato un affare impiantare melograni; richiestissime sono le melagrane a Londra dove una può costare anche tre sterline. Alcuni imprenditori, anche stranieri, per via del clima particolarmente adatto a tale pianta, hanno impiantato diverse centinaia di ettari in Sardegna e in Puglia. Il frutto del melograno è considerato ormai il frutto della salute, come era ritenuto anche nell’antichità, e ciò è ribadito dalla ricerca scientifica attuale in quanto esso è ricco di acido ellagico che è considerato un anti tumorale, mentre non manca di flavanoidi, sostanze antiossidanti che ritardano l’invecchiamento delle cellule ed è ricco di molte vitamine. In riferimento al melograno di cui stiamo parlando, esso ha una storia molto particolare legata al padre Kosmas, giunto a Bivongi nel 1994 dal monte Athos in seguito alla visione di un egumeno morente, secondo cui bisognava ritornare nella Terra Santa, come è considerata dalla chiesa greco-ortodossa la Calabria, che ha dato i natali a tanti santi italo-greci. Essa nella sua visione era immersa nelle tenebre e aveva bisogno di esserne liberata e ritornare al fulgore del passato, sia ellenico che bizantino quando i monaci basiliani avevano illuminato con la loro cultura ogni suo angolo. Andò alla ricerca dei ruderi di un monastero basiliano e lo ritrovò a Bivongi, il monastero di San Giovanni Therestis, che era stato il centro di attrazione religiosa per l’area dello Stilaro e le zone attorno. Attaccato dai corsari turchi, decaduto e definitamente abbandonato nel XVI sec., alla fine degli anni ’90 del ‘900, ritornò a nuova vita grazie a Padre Kosmas, che per conto della chiesa greca ebbe in concessione per 99 anni i ruderi del monastero. Come simbolo di rinascita Kosmas piantò un melograno del territorio, regalatogli da un contadino di Bivongi , a est delle celle dei monaci. Nacque allora un movimento di sensibilizzazione e con il concorso di tante forze il monastero venne restaurato e ritornarono dall’oriente gli eredi dei monaci basiliani, i monaci di Monte Athos e il monastero ritornò a nuova vita. Fu costituita una biblioteca e dopo pochi
anni fu ricca di circa 5000 volumi, in sostituzione dei preziosi manoscritti depredati dopo il 1457, presenti ora in biblioteche straniere, e decine di torpedoni ogni anno arrivavano dalla madrepatria ellenica a visitare un posto simbolo della spiritualità bizantina in Calabria. Nei primi anni del 2000, nacque un contenzioso tra Kosmas ed il metropolita greco-ortodosso di Venezia, che portò al trasferimento di Kosmas stesso nella chiesa del silenzio in Anatolia, tra le comunità greco-ortodosse perseguitate dal governo turco. In conseguenza di ciò i monaci greci andarono via e al suo posto vennero dalla Romania nel 2008 alcuni monaci grecoortodossi della chiesa rumena, per l’impegno di Padre Nilo, al secolo Giorgio Barone Adesi, di Reggio Calabria, prof. Universitario di diritto romano. Passarono alcuni anni e Padre Kosmas ritornò ad Athos e stava riorganizzando il suo ritorno a San Giovanni Therestis, quando una notte morì misteriosamente nella sua cella di Monte Athos. Intanto il melograno piantato da lui cresceva lentamente e nell’ottobre di quattro anni addietro il prof. Domenico Marino di Motticella di Bruzzano, espertissimo di melograni, residente ad Imperia ,ritornò a visitare il monastero di San Giovanni Therestis, dipinto da lui nel 1981, quando era in stato ruderale. Con il consenso di un monaco rumeno colse due frutti da due melograni di diversa qualità; aprì uno e gli sembrò buono nel gusto, con gli arilli rosso rubino, ma i semi gli sembrarono eccessivamente legnosi. Aprì il secondo, quello colto dal melograno piantato da Padre Kosmas e restò incantato già osservando i grani di un rosso smagliante, ma con una particolarità in più: i semi dentro gli arilli gli apparvero in trasparenza. Quasi in modo reverenziale cominciò a mangiare i grani che gli apparvero soavi nel gusto, con i semi inconsistenti, per niente legnosi. Qualcosa di analogo l’aveva avvertito mangiando un frutto della spagnola Mollar, ritenuta la regina dei melograni. Il melograno di Bivongi però gli offrì qualcosa in più alla vista: il colore di un rosso splendido dei suoi arilli, superiori di molto a quelli di un rosso più sbiadito della Mollar.
Sono già iniziati i preparativi per lo Stage di lira e danza che si terrà a Siderno Superiore dal 25 al 27 febbraio 2017. Il corso, inserito nel programma dell’VIII edizione di Tradizione e Improvvisazione, si terrà nel suggestivo borgo antico grazie al patrocinio del Comune di Siderno tra il sabato e il lunedì di Carnevale e sarà tenuto da Ettore Castagna, Mico Corapi, Pino Rubino, Stefano Fraschetti e Gabriele Trimboli. Lo stage si rivolge sia a musicisti che a danzatori e prosegue il discorso intrapreso sull’improvvisazione per lira dedicata sia ai principianti che agli esperti che tanto successo ha riscosso negli scorsi anni e che ha permesso di sperimentare percorsi didattici in grado di dare nuova linfa vitale ai suoni e agli strumenti della tradizione popolare ionica. Il programma dettagliato del corso sarà reso noto in gennaio.
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