Riviera n°08 del 23-02-2014

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Che la Locride non goda di buona fama a livello mediatico è cosa risaputa ma la “ratio” di un attacco continuo e “programmato” da parte dei media nazionali finalizzato a colpire “chirurgicamente” il nostro territorio non ci può trovare d'accordo.



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CONTROCOPERTINA

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a diga sul torrente Lordo è stata svuotata. Lì dove c'erano 9 milioni di metri3 di acqua adesso è rimasta una distesa di fango e qualche rudere riemerso. Venticinque anni di lavori della Ferrocemento s.p.a., società di Roma, e 50 miliardi di lire sono stati necessari a realizzare il progetto della diga. E adesso quell'invaso è inutilizzato. Il problema all'origine dell'ordine di svuotamento totale giunto dal ministero dell'Infrastrutture sarebbe una lesione nel pozzo delle paratoie della diga (profondo ben 86 m), a circa 18 m di profondità dal piano campagna. La lesione incriminata sarebbe stata riscontrata durante una visita dai tecnici incaricati dal ministero stesso dei controlli di routine. La causa più probabile di questa crepa sarebbe stata una frana, almeno secondo quanto riferitoci

dal presidente del Consorzio di bonifica di Caulonia, gestore dell'impianto, Arturo Costa. Anche se altre fonti ritengono che possa essere stata provocata da successivi svuotamenti e riempimenti imposti dall’autorità competente. Costa avrebbe già preso contatti con il ministero per cercare di limitare i danni derivanti dallo svuotamento totale dell'invaso, soprattutto in prossimità della stagione calda. La diga infatti serve le aziende agricole della zona. Per riparare il danno e rimettere in sicurezza la struttura servirebbero lavori di palificazione e un incamiciamento interno delle pareti del pozzo, il tutto secondo le prime stime avrebbe un costo 1 milione e mezzo circa. Ma solo la relazione che stilerà il gruppo di ingeneri e geologi ,dopo il sopralluogo di sabato mattina, chiarirà cifre e motivi. (E.A)

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PRIMO PIANO

STRALCI DI INTERCETTAZIONI

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GIUDIZIARIA

PRIMI PASSI

A Canolo le donne di montagna incontrano Coldiretti

Locride Ambiente in piazza per informare i cittadini Domenica 16 febbraio c’è stato il primo di una serie di incontri in piazza Portosalvo a Siderno con Locride Ambiente per informare i cittadini sulla partenza e le modalità di separazione dei rifiuti. Sono state consegnate le compostiere a chi ne ha fatto richiesta e sono stati distributi i depliant con le istruzioni da seguire per fare una buona raccolta differenziata. Questa domenica, 23 febbraio, dalle 9 alle 13 ci sarà un altro incontro in piazza dei Martiri a Locri.

Dopo il nostro articolo sulle donne di montagna e la pubblicazione del “Corriere della sera”, anche la Coldiretti regionale ha voluto far visita alle signore di Canolo. Sono venuti il responsabile regionale di Campagna amica, Pietro Sirianni, e la coordinatrice regionale di Coldiretti Calabria, Angela Mungo. Tra le cose proposte si pensava di organizzare una giornata di Campagna amica all’interno del mercato coperto di Siderno.

Nicola Limoncino segretario di Rifondazione Comunista

Il Comitato Politico della Federazione provinciale di Rifondazione Comunista di Reggio Calabria, riunitosi in data 15 febbraio 2014, ha eletto un nuovo segretario. Dopo un’ampia discussione sulle politiche nazionali e locali, l’assemblea ha affidato il testimone al compagno Nicola Limoncino, della sezione di Gioiosa Ionica, che subentra al

Segretario uscente Flavio Loria, mentre è stato riconfermato nel ruolo di Tesoriere il compagno Pino Ciano. Il neo-segretario Nicola Limoncino, già dirigente del Partito Comunista Italiano, ha ricoperto in Rifondazione Comunista diversi incarichi, anche nazionali, nonché ruoli istituzionali e sindacali.

Un imprenditore denuncia il suo strozzino L’estorsione è stato ed è ancora uno dei reati strategici posti in essere dalle consorterie della ‘ndrangheta. Con la richiesta della “mazzetta” il clan tiene in pugno l’imprenditore sottomettendolo sia da punto di vista psicologico che da quello più strettamente economico e finanziario, facendosi consegnare i soldi della giornata o del mese, tanto da far prosciugare il conto del malcapitato. L’estorto crolla sotto i colpi della “mazzetta” e sempre più spesso finisce con l’indebitarsi con i fornitori e quando le banche non fanno più credito, comunque dietro al pagamento di laudi interessi legali, capita che l’imprenditore cade del vortice dell’usura dalla quale non uscirà senza pagare un caro prezzo, quando non scade nella disperazione più totale. L’estorsione è un metodo mafioso per controllare tutto il territorio, per ottenere soldi da reinvestire, ma anche più semplicemente per pagarsi la bella vita. Tra i tanti dialoghi intercettati dagli investigatori nel corso di indagini contro la

‘ndrangheta da ultimo c’è un dialogo in cui l’estorto confida ad un amico quanto gli stava accadendo. Ecco il dialogo intercettato dalla polizia e inserito agli atti di un procedimento penale che inizierà ad aprile a Reggio Calabria: M: E i problemi … ci vogliono cinquanta mila euro … cinquanta mila euro per questa situazione qui … eh cinquanta mila euro, ci vogliono cinquanta mila euro … e fai tutto/ U: Si, si ci vogliono …/ M: Eh … e quindi problemi, problemi di qua, problemi di là, ti giuro (imprecazione), dico tra me e me chi c.. me la fa fare …/ U: Una volta che è avviato è peccato…/ M: Non lo posso abbandonare, non lo posso abbandonare…/ U: E ognuno si guarda la sua vita ci sono problemi…/ M: E i problemi ci sono…/ U: Intanto nessuno dice … si mi dedico qua mi dedico là…/

M: E no, non si può fare, non si può fare…/ U: Niente però voglio dire … non è che qui sapendolo gestire…/ M: Si ma è un lavoraccio qui parola d’onore, è un lavoraccio qui ci vuole una persona solo per questa cose … solo per fare queste cose poi ho problemi con un coso lordo che mi sta prendendo i soldi…/ U: Mazzetta?…/ M: Si…/ U: Qua?…/ M: Si…/ U: In tutti i posti ci stanno questi qua…/ M: E va bé però io non … io gliel’ho detto alla Polizia … se la vedono loro … gli ho detto io: vedete voi quello che dovete fare altrimenti…/ U: In tutti i posti…/ M: Mille euro al mese…/ U: E che dove li guadagni mille euro al mese…/ M: Eh … e da dicembre che sta andando avanti questo show qua … eh da dicembre…/ U: A da adesso è da dicembre…/ M: Da quando è uscito dal carcere questo pezzo di merda … e ti dico sono scombussolato non so quello che devo fare … un macello, un macello, un macello…/ U: E si perché questo qua ti può combinare qualche problema…/ M: Ah?…/ U: Questo ti può creare qualche problema serio qualche volta…/ M: Si, si io so di queste cose, so di queste cose … però adesso l’ho denunciato dai carabinieri … adesso se la vedono loro quello che vogliono o non vogliono fare, alla Polizia gli ho detto vedete che c’è uno che mi chiede mille euro … gli ho detto i fatti come sono andati…/ U: E certo…/ M: Io mi trovo, io mi trovo in una situazione brutta…/ L’imprenditore ha denunciato tutto agli inquirenti e nei prossimi mesi si aprirà un processo contro il presunto capo di una delle famiglie storiche della ‘ndrangheta della Locride, che secondo la Procura distrettuale di Reggio Calabria ha cercato di procurarsi il denaro anche in vista di una possibile latitanza. LR



LA COPERTINA

L’EDITORIALE di Antonio Tassone

Non vogliamo essere crocifissi per una minoranza e non vogliamo che si scambi un “abbaglio per verità”

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he la Locride non goda di buona fama a livello mediatico è cosa risaputa ma la “ratio” di un attacco continuo e “programmato” da parte dei media nazionali finalizzato a colpire “chirurgicamente” il nostro territorio non ci può trovare d'accordo. Bisognerebbe individuare coloro i quali hanno qualche interesse a veicolare questa immagine negativa del nostro territorio e spiegare loro, che la nostra, mafia a parte, è anche una zona ricca di bellezze naturali, di professionalità, di cultura che, però, ormai da decenni, non beneficia di una “corretta informazione”. L'alibi per parlare male della Calabria, e della Locride in particolare, è sempre lo stesso: la presenza ingombrante della “criminalità organizzata”. La ndrangheta” è ormai divenuta “prezzemolo di ogni minestra”. Per coprire tutto ciò che accade in Italia, anche a livello politico, basta deviare l'attenzione sulla mafia più potente al mondo. In altri posti, la reazione della gente per questi continui attacchi mediatici, sarebbe stata normale ma qui da noi, ormai, si accetta tutto senza lottare. Lo Stato ha fiaccato la resistenza dei cittadini: ha aumentato la pressione fiscale, ha commissariato i comuni con risultati deludenti ed è intervenuto, ma solo parzialmente, nei confronti dei mafiosi “veri”. Al resto ci pensa la comunicazione “deviata”, quella che ogni giorno “proietta” nel mondo l'immagine negativa della Locride. Il tutto viene reso possibile da colleghi giornalisti “compiacenti” che hanno sposato questa strategia comunicativa e che ogni giorno fanno assurgere questo territorio come luogo dell'illecito e del malaffare, dove tutto sembra sia possibile. No, non è così, ed io non ci sto. È arrivato il momento di dire basta. Basta, perché non possiamo più continuare a subire umiliazioni e vessazioni mediatiche che non fanno altro che farci sprofondare ancora di più nel baratro dell'indifferenza 0. Noi siamo persone volenterose che abbiamo sempre dimostrato tutto il nostro valore . Non serve piangerci addosso, non serve il vittimismo, serve, al contrario, l'impegno quotidiano di tutta la gente della locride, quella vera, quella autentica, quella che per raggiungere il più piccolo traguardo ha dovuto lottare duramente. Non vogliamo essere crocifissi per una minoranza e non vogliamo che si possa scambiare un “abbaglio per la verità”. Tutti noi abbiamo il dovere di ribadire con forza che la nostra non è solo terra di “ndrangheta” altrimenti correremo davvero il rischio di bruciare il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sarebbe una colpa imperdonabile.

Stella e Iacona vedono la bruttezza della Locride e Piombino, al cancro di Porto Marghera, alle fav di Padova. Il motivo? Se Sanremo è Sanremo p

SIAMO SICURI CHE L’USO STRUMENTALE DELLA‘NDRANGHETA NON SIA PIU’PERICOLOSO DELLA‘NDRANGHET

Uno spettro si aggira per il mon

la‘ndranghet La trasmissione “Presa diretta”di lunedì scorso la farei studiare in molte università per dimostrare l’evaporazione del giornalismo d’inchiesta

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ILARIO AMMENDOLIA unedì scorso in prima serata tv la trasmissione“ Presa diretta” ne ha dato ampia dimostrazione ed a farne le spese è stata, come sempre, la Calabria. Andiamo con ordine. La settimana scorsa sono stati effettuati ventisei arresti tra New York e Gioiosa Jonica. Con sapiente ed accorta regia l'operazione è rimbalzata sulle prime pagine dei giornali nazionali approdando trionfalmente in prima serata tv mediante “Presa diretta” . Supervisione perfetta, ottimi gli attori, spettacolo discutibile. Undici febbraio 2014, notte fonda in Calabria, le macchine della polizia partono dalla caserma di

Gioia Tauro con le telecamere di “Presa diretta” al seguito. Il corteo di macchine con i lampeggianti accesi spaccano la notte. Musica da horror. Stesse ore, analoghe immagini da New York anche qui alla presenza dei giornalisti della stessa trasmissione. Clima di euforia, si stanno operando degli arresti. Nessun tribunale ha ancora condannato gli arrestati ma alla classica scena della sfilata in manette non si può rinunciare. ll diritto di cronaca non c'entra nulla , la nostra terra ,ancora una volta, viene trasformata in un set televisivo per impressionare un pubblico. I capi ndrangheta, se tali sono, dopo aver incamerato denaro a fiumi, si guadagnano l'agognato momento di (con)cele-

brità. Non saprei dire se questi ndranghetisti siano o meno consapevoli di essere solo una rotella di un “Potere” ben più forte ed intelligente di loro, che li sta lavorando come morbida plastilina. So per certo, invece, che la spettacolarizzazione della lotta alla criminalità organizzata esercita un effetto imitazione su molti giovani e danneggia moltissimo l'immagine dei calabresi. Ma questo è un'altro discorso. Come già detto, l'operazione “New Bridge” ha avuto le prime pagine di molti giornali nazionali, “La Stampa” di Torino ha scritto: «..La Locride… in silenzio ha colonizzato la Padania…». C'è un tenue filo di verità nelle parole del giornale torinese ma c'è anche una precisa strategia di utilizzo della ‘ndrangheta.


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C’

ERCOLE MACRÌ è sempre un canone estetico prima ancor di quello morale, e Gian Antonio Stella è oggettivamente brutto, della bruttezza del colesterolo che puzza sotto una faccia d’orsacchiotto che sbanda, rifiata e gli si annebbia la vista. Vede male e guarda quello che gli delegano. Vede la ruggine di Taranto, ma guarda i cassonetti di Locri, vede le siringhe di Scampia, ma si sballa con gli spinelli di Platì, vede le topaie di Castel Volturno e si gira su Rosarno. E ancora, vede il cancro nella sua Porto Marghera, l’eutanasia degli adolescenti nelle stazioni venete sterminati dall’eroina spacciata dalle gang magrebine e nigeriane, ma si illumina, registra e commenta, attraverso pagine e pagine del “Cameriere della Sera”, tra una grappa nel cervello e un infarto nella parte apicale del petto, il raffreddore reggino. Se Sanremo è Sanremo per i cantanti, Locri è Locri per i giornalisti. Stella lo sa e come lui tutti quelli che fanno informazione celando lo sciacallo sotto i ghigni del peluche. Di questo ce ne ha dato conferma domenica scorsa, se ce ne fosse ancora bisogno, anche l’inchiesta sommaria di Riccardo Iacona, “nattu bello stogghju”. Il grandfather di “Presa diretta” che brilla di effetti speciali, narcisismo e montaggi d’avanguardia, che riescono a trasformare cefali in spigole e sgarristi in vangeli, a differenza di Stella, invaso di quel grasso che annebbia la vista, ha un vipera nel fegato: sotto lo smilzo scorre il veleno. Stella e Iacona, nemici dichiarati della Locride, vegetano e rifioriscono nell’era dei sicari e all’interno dello stesso circuito che alimenta la più grande industria meridionale di sempre: l’antimafia. Stella e Iacona eseguono ordini.

e, senza mai guardare alla ruggine di Taranto velas del Volturno, all’eroina nella stazione per i cantanti, Locri è Locri per i giornalisti

TA STESSA ?

Tutta colpa del paradiso

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Il

popolo calabrese è devoto a Nicola Gratteri ancor prima che a Mimmo Cavallaro. Non del professionista che ha arricchito la magistratura, che ha confini nella Costituzione, ma del santo che arricchisce l'anima, che confini non ha. Il magistrato da Gerace possiede indubbiamente le chiavi del paradiso, di quel ministero immacolato che divide i giusti dagli sbagliati, i retti dagli storti. E ancora ha in canna, così ha riferito a Riccardo Icona domenica sera, quattrocento pagine capaci (se tramutate in decreto legge o regio addirittura in eclissi medievale) di buttare giù dalla rupe tutti quelli che sono nati o cresciuti male. Ma dato che non ho origini spartane, che sono stato formato da quegli infedeli di Zitara, Delfino e Pasquino, che non credo nella fiction di “Presa Diretta”, che non ci arrivo alle analisi di Fazio, né alla fede dei tanti fondamentalisti di Don Ciotti; e dato che sono convinto che la ‘ndrangheta locale mi complichi la vita più di quel-

ta In questi venti anni, migliaia di miliardi di euro sono passati dal monte salari e dallo Stato sociale alla rendita parassitaria. Una immensa rapina dei ricchi sui poveri, milioni di volte più grande di quella che gestisce la ‘ndrangheta con i suoi loschi traffici di droga e di morte. Una rapina col silenziatore, con i guanti bianchi e con il massiccio uso di vasellina. La “legalità” è chiamata a coprire la grande rapina dei poteri forti e razionalizzare i nuovi equilibri sociali. C'è un preciso disegno politico: mitizzare la ndrangheta per usarla come minaccioso spettro (e lo è) per colpire la Costituzione, cloroformizzare la gente impedendo loro la percezione del grande saccheggio. La rappresentazione spettacolare della lotta alla ‘ndrangheta è frut-

to di questo disegno contorto. La trasmissione “Presa diretta” di lunedì scorso la farei studiare in molte facoltà universitarie per dimostrare l'evaporazione del giornalismo d’inchiesta. Il merito del servizio consiste nell'aver annunciato esplicitamente, e senza ipocrisia, gli obbiettivi politici che si intendevano raggiungere. Il “New Bridge” è stato solo un indovinato pretesto confezionato ed infiocchettato da mani esperte e servito caldo. La “famiglia Gambino” , mi sembra c'entri poco o niente. Si utilizza un cognome “forte” per impressionare le mente deboli. Il dottor Nicola Gratteri, ospite unico della trasmissione, ha parlato da accorto e consumato “politico”. Durante la trasmissione è svanito il magistrato nel delicato ruolo di applicare le

leggi con serenità ed equilibrio; ha preso corpo un politico che ambisce a fare il legislatore e l'uomo di governo, qualora qualcuno si decidesse di chiamarlo a “farne parte”. Un grande spot “elettorale” a spese della Calabria. Il caldo abbraccio finale tra l'ospite e il conduttore vale quanto e più di un trattato. Tralascio il “programma riformatore” del dottor Gratteri, limitandomi a dire la mia impressione e cioè che siano state spostate le lancette dell'orologio ad una epoca precedente Cesare Beccaria. Una sola osservazione mi sentirei di avanzare. Il dottor Gratteri ha spiegato molto bene che la ndrangheta ha sempre respinto la strategia di attacco diretto agli uomini dello Stato sul modello di quanto fatto in passato dai corleonesi .Parole più

la internazionale, vorrei capire i motivi per cui non sono stato ancora informato, anche attraverso un semplice comunicato stampa, su chi ha ucciso Vincenzo Ieraci, su chi ha bruciato la macchina del chirurgo Brugnano, su che fine hanno fatto gli stupratori di Siderno e su qualcos'altro che al momento mi sfugge. E nonostante comprenda la differenza che c'è per le forze dell'ordine, per la loro carriera, nell'essere riprese dalle telecamere a scavalcare un cancello a Gioiosa Ionica, mentre contemporaneamente a New York i colleghi Serpico dell' FBI cavalcano un ascensore fino alle suite dei parenti lontani dei Gambino, rispetto a una mezza pagina di cronaca locale; dicevo, nonostante comprenda tutto questo, sarei disposto a concedere qualche mese prima d’ essere informato, anche con un piccione viaggiatore, su chi a Locri non lascia vivere in pace David Bumbaca e la sua famiglia. Ercole Macrì

che giuste. Però qualcuno dovrebbe spiegare i numerosissimi attentati ai magistrati calabresi denunciati e pubblicati dai giornali, con dovizia di particolari, negli anni scorsi. e che stanno alla base dell'assegnazione di infinite scorte ed una esposizione mediatica senza precedenti in Calabria. Frutto di fantasia? Sarebbe un'ipotesi inquietante. Finisco. Il grande Orwell ha scritto “1984” come anno di affermazione della dittatura del “Grande Fratello”. Si è sbagliato di trenta anni ma ormai ci siamo pienamente dentro. Il servizio di “Presa diretta” mi ha reso ancora più consapevole della velleità della mia donchisciottesca testimonianza. Sono vecchio, ma pienamente consa-

pevole di quali pericoli corre chi si espone in questa nostra Terra così difficile e così martoriata: si va dal suicidio “assistito”, alla galera “pedagogica”, ai processi “addomesticati”. Il “potere” marcia diviso per colpire unito. Non ci può essere né gara, né sfida tra chi corre in bicicletta e chi dispone di un aereo supersonico. Noi disponiamo di una bicicletta scassata e di muscoli intorpiditi e stanchi. Disponiamo solo di una grande dignità e di un amore infinito verso la libertà e questa nostra terra. Anni fa, Sciascia scriveva «A futura memoria» e io “a futura memoria” scrivo e metto il messaggio in bottiglia, augurandomi che un giorno ci sveglieremo da questo brutto sogno.


RIVIERA

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RIFIUTI

ELEONORA ARAGONA Cambiamento. Novità. Queste parole e la politica nella Locride non si conoscono, se non per accostamento a manifesti elettorali. Eppure forse, e sottolineiamo forse -ancora la mano sul fuoco non ci sentiamo di metterla- qualcosa si sta muovendo nell’Assemblea dei sindaci. I trainatori di questa piccola rivoluzione sono i primi cittadini di Locri e Marina di Gioiosa. Giovanni Calabrese e Domenico Vestito stanno pian piano creandosi il loro spazio nella stantia politica locale. Si potrebbe parlare di svolta se lo scetticismo non fosse imperante. Troppe promesse di rivoluzioni, di svecchiamento sono state tradite nel tempo. La prova fornita da questi due sindaci durante l’ultima assemblea per risolvere il problema rifiuti sembra convincente. Calabrese e Vestito si sono imposti e con un impeto d’orgoglio si sono ribellati alla decisione di far divenire la Locride l’immondezzaio di Reggio Calabria. Infatti un’ordinanza dell’assessorato all’ambiente aveva bloccato il conferimento dei comuni all’impianto di Siderno dando

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nostro sito). I sindaci hanno ottenuto una promessa, poi mantenuta da Gualtieri. Ma soprattutto c’è stata una svolta all’interno dell’assemblea più improduttiva della Locride. Forti del polso fermo dei due giovani sindaci anche gli altri hanno mantenuto il punto e il presidente ha ritrovato il suo cuor di leone e ha – figurativamente – sbattuto i pugni sul tavolo. La cooperazione tra i sindaci, il loro essere uniti per ottenere un risultato. Nuova politica? Politica? Non sappiamo ancora se sarà solo un caso isolato, se finalmente l’assemblea ha deciso di svegliarsi e prendere una posizione che gli consenta di trattare da pari a pari con la Provincia. Quel che è certo è che qualcosa si è mosso, che si è sentita una voce. Certo è da notare come a spronare l’attività di questo collegio di sindaci siano state due new entry, per quanto legati alla politica locale da tempo sia Calabrese che Vestito sono al primo mandato. Da sottolineare anche l’assenza di Imperitura, rappresentante della stantia e tradizionale politica locridea. Per non parlare dei commissari di Siderno,

Una vittoria dei sindaci capitanati da Calabrese e Vestito contro la prepotenza di Prefettura e Regione. Che anche per la Locride ci sia ancora speranza?

Lo zerbino Locride si ribella a Reggio

la precedenza ai camion colmi di rifiuti provenienti da Reggio. Nessuna comunicazione, nessun messaggio per informare i sindaci e i cittadini di cosa stesse accadendo. Un’imposizione e nessuna possibilità di appello. Reggio sovrana e la Locride pronta a riverirla. Ma stavolta

non è andata così. L’assessorato e la prefettura sono stati messi spalle al muro. Calabrese e Vestito sono giunti in assemblea con le idee chiare. Ottenere un risultato, riprendersi un po’ di dignità. La proposta che hanno presentato ai colleghi sindaci è stata di minacciare il blocco dell’im-

pianto di Siderno e di rendere permanente la riunione. «Non ci alziamo da queste sedie se non risolviamo il problema». Le strade dei loro paesi si stavano riempiendo di rifiuti e loro non volevano che si ripetesse il disastro dello scorso anno. Giuseppe Strangio, presidente

dell’Assemblea, forte dei due apripista ha preso il telefono e ha portato la questione sul tavolo di Bruno Gualtieri, dg del dipartimento ambiente. La Locride non era disposta a affogare nei rifiuti per mantenere linda la città sullo stretto. (Il dialogo tra Strangio e Gualtieri è disponibile sul

solo per citare il comune più popoloso, che continuano a interessarsi solo di ordinaria amministrazione. Disertare l’assemblea, non confrontarsi con gli altri amministratori, questa la scelta fatta finora dagli impiegati della prefettura. E se cascasse il mondo loro si farebbero un po’ più in là.


La differenziata nei nove comuni della Locride è partita. I cittadini devono familiarizzare con cassonnetti per diversi materiali e devono abituarsi a separare i rifiuti che producono in casa. Tra le nuove conoscenze per gli abitanti dei nove comuni c’è le compostriere. Il composter non è altro che un contenitore dotato di un coperchio, in alto, utile al caricamento del materiale da compostare e di uno sportellino laterale, in basso, da cui si può prelevare il compost maturo. Il compost è una sostanza organica prodotta in natura e non più utile alla vita (foglie secche, feci, spoglie di animali e così via) viene decomposta da microrganismi e insetti presenti nel terreno e nella materia organica stessa fino ad ottenere acqua, anidride carbonica, sali minerali e humus. Il composter riproduce questo processo in modo più controllato e controllabile e soprattutto con tempi notevolmente ridotti. Vi possono essere diverse buone ragioni per dedicare parte del proprio tempo alla pratica del compostaggio. Innanzitutto sarebbe un segno della coscienza civico-ambientalista e un gesto per contribuire a risolvere il ben noto problema della gestione dei rifiuti. Infatti, utilizzando una parte di scarti per produrre compost ridurremmo sicuramente le quantità di rifiuti da gestire. Inoltre il materiale organico presente nei nostri rifiuti, ingrediente base del compostaggio, è quello che, se smaltito in una discarica, causa parte degli odori molesti tipici. Un'altra ragione potrebbe essere meramente di tipo economico: attuando il compostaggio domestico, si ridurranno i costi per lo smaltimento dei rifiuti. Cosa si può compostare? Ecco una lista dei materiali che possono essere compostati e alcuni consigli su come gettarli nel contenitore. Scarti di frutta e verdura, scarti vegetali di cucina sono la base di un ottimo compost. E poi fiori recisi appassiti, piante anche con pane di terra, per questi rifiuti è bene se ci sono parti legnose è meglio sminuzzarle prima di gettarle. Pane raffermo o ammuffito, gusci d'uova vanno ridotti prima in piccoli pezzi. I fondi di caffè e filtri di the. Foglie varie, segatura e paglia sono dei materiali secchi. Gli sfalci d'erba prima si fanno appassire e poi si mescolano con altro materiale. Rametti, trucioli, cortecce e potature ridotti a pezzi sono materiali di “struttura” infatti sostengono il cumulo. Carta comune, cartone, fazzoletti di carta, carta da cucina, salviette (non colorate). Pezzi di legno o foglie non decomposti presenti nel compost maturo aiutano l'innesco del processo e danno porosità alla massa. Le bucce di agrumi non trattati , ma in questo casi non vanno superate le quantità prescritte per il consumo familiare. Piccole quantità di cenere , avanzi di carne, pesce, salumi e formaggi e lettiere di cani e gatti (solo se si è sicuri di ottenere l'igienizzazione). Foglie di piante resistenti alla degradazione (magnolia, aghi di conifere) solo in piccole quantità e miscelando bene con materiale facilmente degradabile POSIZIONAMENTO DEL COMPOSTER Come nell'allestimento del cumulo, sarebbe meglio posizionare il composter in un luogo a parziale ombreggiamento in estate e soleggiato d'inverno. Affinché il processo si sviluppi in modo ideale sarebbe necessario porre il composter a diretto contatto con il suolo dal quale, come abbiamo visto, il materiale riceve parte dei microrganismi utili al processo. Per i composter che non sono già dotati di tale sistema è conveniente porvi al di sotto un riquadro di rete metallica zincata leggermente più grande del contenitore. Essa eviterà l'introduzione nel composter di piccoli animali. INSERIMENTO DEL MATERIALE Sul fondo del composter occorre realizzare, con materiale ligneo sminuzzato, uno strato drenante. Gli scarti organici devono essere inseriti nel contenitore seguendo le stesse indicazioni di miscelazione validi per la tecnica in cumulo. Inoltre essendo più complesso il rivoltamento del materiale all'interno del composter, sarebbe utile prevedere l'inserimento di una maggiore quantità di scarti marroni al fine di evitare problemi dieccesso di umidità e aumentare la porosità del materiale. Supponendo che chi utilizzi il composter e non la tecnica in cumulo, abbia a disposizione minori quantità di materiale marrone del tipo potature, ramaglie ecc. Si consiglia di utilizzare quale scarto più asciutto e ricco di carbonio la segatura oppure le foglie secche e come materiale che aumenta la porosità cartone spezzettato grossolanamente.


RIVIERA

POLITICA

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ANTONIO TASSONE dottore Franco Mammoliti, presidente dell’Ascoa (Associazione regionale piccole e medie imprese), è un personaggio carismatico che ha sempre ottenuto riconoscimenti importanti per la sua alacre attività professionale e soprattutto per la competenza dimostrata nella gestione della sua associazione. Nel 2012, Mammoliti, in occasione dei 150 anni di storia della Camera di Commercio di Reggio Calabria, ha ricevuto il premio speciale e la medaglia d’oro «per aver testimoniato con passione i valori fondamentali del vivere comune». Già autore di alcuni libri di successo tra cui Fatti, Misfatti e Proposte è iscritto all’ordine regionale dei giornalisti. In quasi 35 anni d’attività l’Ascoa ha aiutato migliaia di aziende, «non a parole ma con fatti» – tende a precisare Franco Mammoliti- «e questo è avvenuto sia economicamente, attraverso l’erogazioni di mutui e prestiti, e sia con l’attività di supporto logistico e tecnico- amministrativo». «Quando avviai l’attività eravamo quattro persone . All’inizio si identificò solo con il nome “Ascoa” successivamente, dopo le necessarie trasformazioni, è divenuta associazione regionale delle piccole e medie imprese». «Attualmente, posso dire con orgoglio, che Ascoa (Associazione regionale piccole e medie imprese) conta di circa cinquemila imprese iscritte». «I vantaggi per i nostri associati si concretizzano nell’espletamento delle pratiche burocratiche, nell’erogazione a tasso agevolato (essendo in vigore delle convenzioni speciali con i maggiori istituti di credito) di mutui o prestiti a tasso agevolato». «Nell’ultimo periodo abbiamo anche stipulato un importante accordo che prevede la concessione alle imprese beneficiarie, attraverso il meccanismo dei confidi, di prestiti ad interesse pari al 4%». Il tutto avviene nella Locride dove c’è sempre stata la presenza della criminalità organizzata. «Abbiamo però scoperto - dice Franco Mammoliti - che anche al Nord Italia o anche nel mondo c’è anche più ndrangheta di quanto ci sia da noi». «Le gioie più belle che ho ricevuto in questi anni sono stati i tanti riconoscimenti che ho ricevuto». «Sono stato ai tavoli di trattazione assieme ad assessori regionali, presidenti di provincia, sindaci. Le delusioni principali sono legate all’amara constatazione che qui da noi esiste una logica perversa che è finalizzata a non far emergere le persone valide. In sostanza si cerca di non dare troppa visibilità alle persone che valgono. «Credo che l’unica giunta regionale che abbia fatto qualcosa per la Calabria sia stata la prima giunta regionale, quella di Antonio Guarasci». «Ora vedremo, se Renzi, che pare abbia voglia di sopprimere le province, riuscirà a raggiungere questo risultato». «Sono contrario alla loro soppressione in quanto le province, storicamente, hanno sempre avuto un ruolo importante nell’assetto del nostro Stato democratico così come sono contrario alla soppressione dei piccoli comuni. Sono invece favorevole all’accorpamento sia tra comuni piccoli, sia tra comuni che hanno una certa importanza demografica, come ad esempio Locri e

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L’INTERVISTA

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In quasi 35 anni d’attività l’Ascoa ha aiutato migliaia di aziende, «non a parole ma con i fatti»

Il mio sogno è vedere Locri e Siderno unite

Siderno». «Il mio sogno (che non si avvererà) è quello di unificare una volta per tutte Locri a Siderno o viceversa. L’accorpamento sarebbe un risultato ottimale non essendo neanche difficile concretizzarlo». «Io ho lottato tanto su questa questione ma ancora registro che qualche imbecille sostiene il contrario. Se noi saremo uniti sul piano sociale per ottenere questo risultato penso che insieme potremmo raggiungerlo». Ed infine sul turismo - secondo Franco Mammoliti - c’è da dire che «pur avendo delle condizioni climatiche e paesaggistiche favorevoli non è decollato perché nessun politico ha mai fatto niente. Il problema per cui non vengono i grandi industriali non è la ndrangheta. Questa avrebbe interesse

a farli venire per vari motivi (mezzi, manodopera, materiali) e su queste cose non si scherza». «La verità è che per poter venire ad investire qui da noi questi signori tendono a valutare se ci sono o meno incentivi statali mettendo anche a confronto l’eventuale costo del lavoro, ecco perché alla fine scelgono di andare altrove». «La Calabria è stata abbandonata dai suoi rappresentanti che in Parlamento servono solo ad alzare la manina». Sul futuro della Terme d’Antonimina, Mammoliti è tassativo: «È vero, sono stato presidente delle Terme, conosco bene quella realtà e le dico che arrivati ad un certo punto quando ci si trova davanti ad una mentalità che contrasta con chi s’intende un pochino d’economia la soluzione migliore è quella di dimettersi ed andarsene a

Franco Mammoliti, presidente dell’ Ascoa (Associazione regionale piccole e medie imprese)

casa». Il rapporto con il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, viene definito normale, di eventuale aiuto reciproco, se esistono le condizioni per poter collaborare anche «perché - dichiara Mammoliti - altri politici in giro non ne vedo. Mi è piaciuta la copertina di “Riviera” di qualche settimana fa dove metaforicamente Calabrese tirava mazzate all’associazione dei sindaci, un organismo inutile che non è riuscito a produrre nulla per il territorio». «Non è un organo deliberante è solo un organo consultivo che serve solo alla spartizione di pochi posti retribuiti negli organi collegati. Servirebbe unità d’intenti ma tutto questo non accade». Infine, l’ultimo passaggio riguarda la sua appartenenza al partito della democrazia cristiana: «Sono

ancora democristiano, non ho fatto mai nessuna tessera dopo che la Dc è finita. Quello era un partito fatto con delle strutture importanti e ricordo che quando finivano le riunioni uscivamo tutti sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Ho lavorato tanto per quel partito e ora indubbiamente non posso essere considerato come un simbolo della Dc, primo perché non c’è più, e secondo, perché ormai ho già raggiunto una certa età». Alla domanda finale, prima di congedarci, su chi è stato il miglior politico di sempre della Locride Franco Mammoliti risponde così: «A mio avviso, il migliore politico che la Locride abbia mai avuto è stato il commendatore Guido Candida, il fondatore dell’ospedale. Quando c’era lui a Reggio Calabria comandavamo noi».






RIVIERA

GERENZA

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

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LA POSTA

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www.rivieraweb.it DOMENICA 23 FEBBRAIO

L’acqua del rubinetto. Un bene per l’ambiente, la salute e il portafogli Le forniture mondiali di acqua potabile insufficienti a partire dal 2050. A lanciare l'allarme alcuni scienziati del MIT, Massachusetts Institute of Technology, che sostengono come gli attuali schemi di sviluppo esporranno a carenza idrica più della metà della popolazione mondiale entro i prossimi 40 anni. I risultati sono stati ottenuti applicando il MIT Integrated Global System Model Water Resource System (IGSM-WRS), un modello di calcolo che non limita le di

proiezioni ai dati sui mutamenti nel clima, ma li integra con i rilevamenti socioeconomici. A rischio acqua potabile sarà un numero di persone nel mondo pari a circa 5 miliardi, secondo i ricercatori del MIT, il 52% rispetto al totale previsto di circa 9,7 miliardi. Un ulteriore miliardo di individui si troverà inoltre a vivere in aree dove la fornitura idrica sarà inferiore alla domanda. A fronte di questa crisi idrica globale,

L’ANGOLO DI PARRELLO

ENZO MELECA, UN FERROVIERE BUONO

non può che preoccupare il modo con cui viene usata la risorsa idrica in Calabria e, più in particolare, nelle nostre zone. Sono infatti ormai noti da tempo i problemi delle reti comunali di adduzione idrica, che presentano, in quasi tutti i comuni, perdite tecniche ed amministrative molto elevate, con la conseguenza che debbono essere immessi dal gestore (Sorical spa) volumi di gran lunga superiori ai fabbisogni degli utenti. A questo spreco si è aggiunto in tempi più recenti il problema della diga sul torrente Lordo, per il quale il Ministero per le Infrastrutture e dei Trasporti, avendo riscontrato una lesione all'interno del pozzo controllo paratoie, ha disposto uno svuotamento precauzionale dell'intero invaso fino a data da destinarsi. Tralasciando le nefaste conseguenze che questa scelta ha comportato per l'ecosistema che si era sviluppato nell'intorno dell'invaso, i milioni di metri cubi d'acqua provenienti dalla sorgente di località Zinni, nell'agro di Mammola, che contribuivano ad alimentare la diga, continuano comunque a defluire nella diga svuotata, dove l'acqua entra e subito arriva al mare a causa della suddetta apertura cautelativa delle paratoie. La chiusura della condotta della sorgente non è realizzabile, in quanto un'aliquota di quest'acqua è ceduta dal Consorzio di Bonifica al comune di Siderno per rifornire parte di contrada Vennerello. Al fine di evitare il perdurare di questo spreco, nell'attesa che vengano reperiti i fondi utili per la messa in sicurezza del pozzo controllo paratoie, l'Osservatorio auspica che la Sorical riprenda i lavori dell'opera per la potabilizzazione e canalizzazione del

fluido, avviati ormai da tempo, ma non portati a compimento. Alla luce di tutto questo, al fine di promuovere la coscienza del risparmio idrico in coloro che domani si troveranno ad affrontare una situazione di crisi sempre peggiore, l'Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, in seno al progetto “L'acqua del rubinetto. Un bene per l'ambiente, la salute ed il portafogli”, avvierà una serie di incontri con i docenti e gli alunni dei maggiori istituti scolastici della Locride. Le tematiche affrontate durante questi seminari riguarderanno, inoltre, i danni provocati dalla plastica all'ecosistema, le regole contro lo spreco e, a fronte dei risultati che confluiranno dal Dipartimento di Prevenzione dell'ASP e dalla Sorical, i parametri di controllo delle acque e la gestione della risorsa idropotabile. Nel corso degli incontri, verrà in particolare posto l'accento sulle strategie che l'Osservatorio intenderà adottare per stimolare i cittadini all'utilizzo dell'acqua dei rubinetti. Gli istituti scolastici che fino ad oggi, hanno sposato in pieno l'iniziativa, alcuni dedicandogli anche uno spazio sull'home page del proprio sito web, sono stati entrambi gli Istituti comprensivi di Siderno, l'I.I.S. G. Marconi di Siderno, i licei G. Mazzini di Locri e l'Istituto comprensivo di Roccella Ionica. Il primo appuntamento didattico è stato il 21 e il 22 febbraio con gli alunni della Scuola Media G. Pedullà, si è tenuta inoltre la presentazione presso la Sala del Consiglio Comunale del Comune di Siderno. Osservatorio ambientale Diritto per la Vita

E così Enzo pochi giorni fa è volato negli spazi infiniti del cielo. Era conosciuto come il ferroviere buono. Aveva sempre un sorriso e una battuta per tutti. Negli anni in cui dalla stazione di Siderno passavano la "Freccia del Sud" e il "Treno del Sole" che portavano al Nord in cerca di un futuro migliore i nostri lavoratori, quest' ultimi trovavano nel "capo" Enzo un' affettuosa compagnia in attesa dei "treni della speranza". Cattolico praticante, sono certo che lassù avrà il giusto posto che si merita. Franco Parrello

Il gastroenterologo Rinaldo Nicita rappresenterà per il biennio 20142016 la provincia di Reggio Calabria, nel ruolo di vice presidente regionale della Società Italiana di Endoscopia Digestiva (Sied) Nel corso del Congresso Regionale della Sied tenutosi in Palmi, organizzato dal presidente uscente Dr. Francesco Cardona di Polistena con la presidenza congressuale del Dott. Giuseppe Naim, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche societarie regionali di questa società scientifica. Presidente dr. Luigi Iaquinta, cosentino; consiglieri dr. Dario Bava, catanzarese, dr. Rino Colace anch'esso catanzarese, vice presidente dr. Rinaldo Nicita, reggino. Quest'ultimo e' stato organizzatore e coordinatore di uno degli eventi scientifici calabresi più importanti e partecipati da autorità scientifiche nazionali ed internazionali della gastroenterologia degli ultimi anni, svoltosi nel maggio 2013 in Locri. Il dott. Nicita, inoltre, è stato uno dei fondatori, unico calabrese, del "Progetto nazionale Sied", organizzazione di eccelsi professionisti italiani nell'ambito della branca, di cui fa parte anche il suo riferi-

mento professor Alessandro Repici dell'Humanitas di Milano, atta a riformare, dall'interno, lo statuto della società di endoscopia, all'insegna della trasparenza, dell'efficienza della opportunità per i giovani e contro le lobby, per una crescita della disciplina. Da anni come testimoniano i numerosi articoli scientifici internazionali e divulgativi scritti dal medico di origine casignanese e locrese di adozione, si batte per la promozione dello screening del cancro del colon (seconda causa di morte per tumori) che sembra conoscere nella calabria un incremento fino a quasi, in alcune zone, sfociare in una endemia e che ora potrà, grazie al suddetto mandato, difendere e promuoverlo nelle sedi opportune considerando che già oltre 10 anni fa nell'articolo "Locride padiglione cancro", pubblicata dalla nostra testata, denunciava ed indicava le contromisure di prevenzione che, ancora oggi, tardano ad essere attuate.

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On. Crinò: presti più attenzione

LA LETTERA

All'on.le Pietro Crinò, Consigliere Regionale Caro Onorevole, ritengo doveroso scriverLe per complimentarmi della tempestività e dell'impegno da Lei profuso nella sua veste istituzionale di Consigliere Regionale circa la drammatica situazione che si è venuta a creare a seguito delle forti piogge e mareggiate di fine Gennaio che hanno devastato l'intera Calabria Jonica e la Locride in particolare, mettendo a repentaglio l'incolumità delle popolazioni colpite, devastando strutture ricettive, isolando interi insediamenti urbani e ancor di più danneggiando siti archeologici millenari. L'attività da Lei svolta è stata un vero prodigarsi verso le popolazioni colpite, mobilitando Uffici e Istituzioni Regionali e Provinciali, poiché il fine era quello di reperire urgentemente risorse per fronteggiare le criticità subite da ogni territorio. Mi permetto, però di portare a conoscenza, senza alcuna vena polemica che nelle varie riunioni succedutesi nei giorni in cui gli eventi si sono verificati e nei comunicati a mezzo stampa e Radio- Tv, non si è fatto minimamente cenno o menzione del pericolo che esiste e che puntualmente ad ogni evento calamitoso diventa sempre più urgente, vale a dire, quello della fiumara Bonamico. Anche questa volta, grazie alla tempestività del Comando Stazione dei Carabinieri di S.Luca e all'Ufficio Tecnico dello stesso Comune coordinato dalla Commissione Straordinaria preposta, si sono potuti evitare gravi danni, quali in primis lo straripamento delle acque nel luogo dove sono ubicate le pompe di sollevamento dell'acquedotto che alimenta i Comuni di San Luca, Casignana, Caraffa del Bianco, S. Agata del Bianco, con la conseguente distruzione delle stesse, creando non pochi disagi alle popolazioni che dell'acqua ne usufruiscono. A tal fine, l'attività di entrambi,Carabinieri e Tecnici del Comune di S.Luca è stata veramente preziosa, avendone dato l'allarme del rischio incombente, informato le Istituzioni competenti e facendo intervenire i mezzi meccanici idonei a deviare l'imponente volume di acqua che già aveva superato il muro di contenimento. È un fatto, ormai,tecnicamente accertato che di anno in anno il letto della fiumara si innalza a causa del volume di detriti originate dalle frane che si verificano lungo il suo corso e che la furia dell'acqua trasporta e deposita, tantè che i terreni agricoli circostanti sono abbondantemente sotto il livello del letto della fiumara ( in alcuni punti supera i 4-5 metri) e i muri di contenimento realizzati meno di dieci anni fa in alcuni tratti sono coperti. Inoltre, non si può sottovalutare la circostanza che, per lunghi periodi dell'anno, a causa della piena,vengono puntualmente distrutte le piste d'accesso alla montagna e alle varie contrade circostanti con non poche conseguenze dannose a carico di pastori e agricoltori. La problematica appena descritta, impone interventi urgenti e indifferibili per scongiurare ulteriori e irreparabili danni, tant'è che gl' interventi cosiddetti “tampone o palliativi”, i Tecnici preposti lo sanno bene che non servono più di tanto, essendo invece necessario realizzare briglie di sbarramento al fine di limitare la furia dell'acqua e il contenimento dei detriti. Pertanto, La invito a rendersi promotore, come finora ha fatto per gli altri Comuni, dell'organizzazione di un incontro da tenersi possibilmente a San Luca (R.C.) e con la necessaria presenza degli Assessori, ai Lavori Pubblici e Agricoltura di Provincia e Regione, i Rappresentanti del Consorzio di Bonifica, tutti supportati dai Tecnici delle rispettive strutture, al fine di dimostrare che l'attenzione cessa di essere rivolta e accentrata sui soliti Comuni della riviera Jonica, per essere, una volta tanto, rivolta anche alle zone montane e in particolar modo alla problematica Fiumara Bonamico, sempre più convinto che, da pericolo qual è, possa trasformarsi in sviluppo, se si considera la possibilità di una potenziale bonifica di centinaia di ettari di relitti fluviali in veri e propri terreni agricoli. Con l'amicizia che da anni ci lega e la vecchia militanza politica che ci ha accomunati, calorosamente la saluto. Bruno Bartolo Ex vice-Sindaco del Comune di San Luca


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Il rifugiod ARCHEOLOGIA L’immaginario viaggio nei luoghi della Magna Grecia che furono la culla di divinità e leggende.

Persefo nella

C’

GIUSEPPE MAZZÙ è gente che nei beni archeologici e culturali della Calabria e della nostra provincia, in particolare, pensa che non vi sia nulla di eclatante che possa servire ad attrarre grandi flussi turistici. Ma chi ha modo di visitare altri luoghi, pure più pubblicizzati, alla fine se ne torna in Calabria convinto che quanto si trova qui, in fatto di siti e resti archeologici, sia ben più importante di altri luoghi che non riescono a parlare all’animo del visitatore. Perché, i siti archeologici, non sono un fatto di sole pietre o di sole colonne di marmo. Attorno ai luoghi dell’archeologia, infatti, aleggia un’atmosfera invisibile che li riveste con l’abito del mito stravolgendo anche la storia, a volte; ma ha il potere, soprattutto, di creare suggestione e un alone di mistero che apre un’altra dimensione. La dimensione è quella del cuore, che non si ferma al visibile, va oltre e fa della storia, dei miti e dei resti antichi, un unicum indivisibile che apre nuove visioni. E questa atmosfera è così coinvolgente che, a volte, si percepisce quasi magica e, alla fine, ti trascina ad andare oltre quelle che, alcuni, chiamano semplicemente “pietre”. Il fatto è che, le pietre, quelle antiche, non solo non sono mai nude ma sono in grado di evocare quella vita che sembra averle abbandonate da millenni. È, in pratica quello che mi accade, ogni qualvolta il richiamo dei resti e dell’atmosfera di Locri antica mi porta in quei luoghi che ho eletto a “rifugio”: Marasà con i suoi resti di templi; Centocamere con il suo quartiere di artigiani e ceramisti che non risuona più dei loro canti, dalle cui fornaci non esce più il fumo, ma che si mostrano, comunque, in tutta la loro maestosità. Anche se i templi sono privi di colonne, le fornaci prive di ceramisti, e i luoghi di culto privi delle processioni oranti, diventano un vero e proprio percorso dell’anima. I devoti locresi si portavano, forse danzando come sembra fare quella statuetta di Menade danzante con il tamburello legato al polso, conservata nel museo, a offrire alle loro divinità ex voto, come i pinakes, o statuine di terracotta bianca, raffiguranti divinità femminili dal portamento solenne, nonostante le loro piccole dimensioni. Ma a Locri, gli dei avevano altre caratteristiche che è difficile recuperare. Le statue c’erano ed erano anche maestose. Ma dove sono finite, oggi, le statue e i marmi di quella celebre città antica che vantava tra i suoi uomini illustri Zaleuco, primo legislatore della Magna Grecia? Dove sono le grandi statue che adornavano le celle, gli alzati e i frontoni dei templi che, dalle dimensioni dei

loro basamenti, danno un’idea di assoluta grandezza? Senza contare che i culti che si professavano erano celebri in tutto il mondo antico. Anche se il rapporto con le divinità era filtrato attraverso i miti di cui, la cultura classica, ne ha trasmesso in blocco la continuità sotto il dominio romano o li ha spalmati sul territorio, dove ancora si ritrovano come relitti di un patrimonio di tradizioni e di religiosità popolari di cui la Magna Grecia è ampiamente pervasa. E i culti non erano sempre racchiusi tutti entro le mura. Spesso i templi sorgevano in zone aspre del territorio

Locrid come per Persefone alla Mannella; oppure i siti si presentano di difficile accesso, lontani dai percorsi turistici, come è accaduto per le necropoli a grotticelle delle città indigene di Canale e Janchina e per la stessa Mannella. Ma a Locri, il cuore della città antica, pulsa ancora sotto i massi di tufo delle mura o sotto le basi degli edifici religiosi di Marasà e di Centocamere, o nella teca, ormai vuota, dell’archivio del tempio di Zeus. Ancora oggi, però, la forza che attrae i visitatori è quella dei miti dell’olimpo locrese, come quelli di Zeus, di Afrodite, di Persefone e del suo rapitore-sposo Ade e della madre

Demetra, dalla quale, Kore-Persefone, avrebbe operato il distacco, come vogliono gli studiosi moderni, che in quel rapimento ravvisano, il passaggio dallo stato di fanciulla a quello di sposa e madre, un percorso che in Persefone acquisterebbe il valore simbolico del destino della donna. Chi non ha ammirato le delicate forme dei pinakes, ritrovati da Paolo Orsi che, con la sua instancabile opera ha regalato al mondo edifici, resti e miti della Magna Grecia? Statue non ce ne sono più, colonne neanche, ne sopravvive mezza, posta nell’angolo più lontano del tempio di Marasà, quello dal quale

provengono quelle lastre, finemente lavorate in bassorilievo di stile ionico, con la nascita di Afrodite dal mare, e con le suonatrici, che gli studiosi ne attribuiscono la provenienza locrese, collocandoli proprio al centro della cella del tempio del quale restano parti del basamento e alcuni altari per i sacrifici. Ma adesso il loro nome è legato al Trono Ludovisi, è stanno a Roma. Andrebbe, invece, modificata l’appartenenza e trasferite a Locri. Intanto, il luogo dove si trovano i resti del tempio, immortalato nei libri di archeologia e nelle pubblicazioni di tutto il mondo con accanto una pianta


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Siti archeologici poco sfruttati, luoghi carichi di mistero e sacralità. Il patrimonio archeologico della nostra terra in che condizioni è?

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de di ulivo contorto e inaridito che si stagliava nel cielo, oggi ha cambiato letteralmente immagine per la caduta dell’albero senza vita, durante un temporale. Questa presenza, che era assurta a valore di simbolo proprio per la sua inscindibilità dal paesaggio del luogo, è stata ora affidata a un virgulto di ulivo, con la speranza che, tra qualche decennio, possa restituire l’immagine smarrita. Ma, intanto, dove sono finite le statue delle altre divinità dei miti locresi? Me lo sono chiesto proprio nel giorno di Natale, allorquando, approfittando della giornata particolare che ha trattenuto la gente dinanzi alle tavole imban-

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dite, ho visitato i luoghi, perché no, dello spirito, in quel giorno rimasti deserti. Per me, Locri antica, è da visitare proprio in quelle occasioni. Allorquando il silenzio regna sovrano e l’atmosfera magica, creata dall’associazione di pietre e piante selvatiche che crescono attorno ad esse e miti, acquistano una suggestione senza eguali, come se scaturisse da tutto quell’insieme. Soprattutto è allora che esse sembrano risuonare delle voci dei popoli antichi, ridando vita, come in un sogno, ai loro simboli e ai loro dei. E sì. Perché gli dei non abitano più qui. Specialmente la divina Persefone, la

IMMAGINI

In alto l’anfiteatro greco all’interno del parco archeologico di Locri; in basso una planimetria di come doveva essere la città di Locri Epizephiri. Nella pagina accanto dall’alto verso il basso, la necropoli di Canale, due scatti dei resti del tempio di Marasà e il Trono di Ludovisi.

Kore-fanciulla, che per secoli ha chiamato a sé le folle delle donne locresi che a lei dedicavano ex voto e doni in natura, come quei bellissimi melograni che ancora adornano in autunno le campagne della Locride ma che nessuno più riesce a gustarne i chicchi succosi, colore amaranto, ricchi del dolce nettare che fuoriesce allorquando si aprono. Eppure, il significato dei riti e dei simboli della vita ad essi connessi, addirittura sono presenti nella Chiesa di San Francesco, nella piazza delle tre chiese di Gerace, nel bellissimo altare a mosaico opera di frate Bonaventura, che li rappresentò nel 1600, collocan-

doli in bella vista, con l’immagine del passerotto che becca i chicchi in una melagrana semiaperta, in quel meraviglioso altare-mosaico, ormai patrimonio di un’altra religione, quella del cristianesimo. Ma, se i bellissimi frutti del melograno rimangono, oggi, non colti e finiscono per seccare e svuotarsi sugli alberi, probabilmente accade perché Persefone non abita più qui. Il mistero della sua scomparsa non è più legato al rapimento del pur sempre innamorato Ade, diventato suo sposo rendendola regina di un mondo dei morti che, nelle raffigurazioni dei pinakes, appare quanto

mai vicino a quello dei vivi. Perché, la fanciulla per antonomasia, KorePersefone, molto spesso, è raffigurata anche nelle sue incombenze casalinghe, come i preparativi per il matrimonio e l’accudimento amoroso del bambino posto nella cesta, circondata dagli attributi delle sue prerogative divine. Se la madre Demetra, come si legge nel più celebre degli inni omerici a lei dedicato, riuscì a farla tornare a casa sulla terra, fu grazie all’intercessione di Zeus, corresponsabile nella vicenda del rapimento, ma che di fronte alla disperazione della madre che aveva provocato il fermo di tutta la natura, inviò messaggero, Mercurio, con la missione, puntualmente eseguita, di far ritornare Kore sulla terra. Ma Ade ubbidì in parte a quell’ordine, perché fece mangiare un chicco di Melagrana a Persefone legandola per sempre a sé. Non è chiaro se Kore fu consensiente, ma alla madre disse che era stata vittima di un inganno, cosa questa che determinò la sua presenza sei mesi sulla terra e sei mesi nel regno di Ade. Se il rapimento di Persefone si risolse, alla fine, con una parziale soddisfazione delle parti, le cose non andarono così per quanto riguarda il simbolo massimo della presenza della dea a Locri. La statua, infatti, che non si comprende bene ancora se fosse collocata sulla collina della Mannella, nel vallone dove Orsi individuò i resti di quello che doveva essere stato il suo tempio circondato dal bosco sacro, oppure nel vigneto di contrada Perciante, dove la tradizione vuole che un contadino l’avesse scoperta durante i lavori agricoli in un vigneto. Poi il secondo, rocambolesco, “rapimento” dettato da sete di danaro, con destinazione i musei esteri. L’episodio, anche se romanzato, venne riportato anche da Alvaro che, nei suoi romanzi, ne ricostruì le vicende. Ma quando il simulacro riapparve a Berlino, venne catalogato come una statua di divinità proveniente dal Sud Italia. Così, senza nome, senza identità , chiusa in quell’inferno moderno del museo di Berlino, dove non c’era più il divino Ade ad accoglierla, amorevolmente, sul trono accanto a sé, a ricevere i doni delle donne dell’antica Locri, Persefone divenne fredda e bella senz’anima e non concesse più grazie a nessuno. Se verrà il giorno del ritorno a Locri di Persefone, come ancora in molti sperano, sicuramente la madre Demetra addobberà per l’occasione la natura con fiori, frutti e melograni che, per adesso, sono di terracotta, posti nelle vetrine del museo di Locri a ricordare, a tutti, i miti e i riti religiosi di quel mondo, ormai lontano nel tempo, ma vicino nelle suggestioni che suscitano ancora nell’animo dei visitatori.


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Il plesso scolastico M. Bello partecipa ‘ A rraggia i Nettunu alla ricostruzione del Lungomare Le recenti mareggiate e il disastro del Lungomare cittadino sono argomento di approfondimento anche tra i piccoli alunni della scuola primaria M. Bello. Su proposta delle insegnanti, assegnatarie delle Funzioni Strumentali, Tecla Giannini e Marilena Romeo nelle classi si affronterà questa tematica; gli alunni seguiti dai coordinatori di classe ogni settimana comporranno testi, poesie, filastrocche e riflessioni da pubblicare in questa rubrica e alla fine dell’anno scolastico saranno racchiusi in un volume.

Tuttu ‘a na vota ‘nu scrusciu si ‘ntisi fujiti,fujiti, chi capitau?, chi succediu? ‘u lungumari ,’u mari su ‘nghjiuttiu, stabilimenti, ringhieri,marciapiedi e lampiuni tuttu scunquassau sulu San Franciscu si sarvau. ‘A genti scumportata prega ‘a Madonna i Portusarvu disperata.

Chigliu chi era ‘a perla du joniu oramai restau sulu ‘nu ricordu. Ma nui non ‘ndarrendimu e ‘u lungumari nostru rifacimu. L’aguriu chi facimu è mu tornamu comu prima supa ‘a spiaggia ‘u ‘ndi divertimu. Alunni VA Plesso “M.Bello” Istituto Comprensivo “M.Bello-G.PedullàAgnana” Siderno

CULTURA E SOCIETÀ

Giochi di Sochi, bronzo per l'italo-statunitense

La Calabria e la Locride Julia Mancuso dal 1783 ai primi anni del Decennio francese Terzo posto nella supercombinata per la ragazza che ha origini calabresi Il suo bisnonno, Tano Taffanelli, era di Santa Cristina d'Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. L'italo-statunitense Julia Mancuso ha vinto la medaglia di bronzo nella supercombinata dei Giochi di Sochi, che ha

visto trionfare Maria HoeflRiesch. Medaglia d'argento per Nicole Hosp. Ma il terzo posto conquistato dalla bellissima americana ha un sapore familiare. Infatti Julia Mancuso ha origini calabresi. Il suo bisnonno, Tano Taffanelli, era di Santa Cristina d'Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Julia Mancuso, bronzo nella combinata alle Olimpiadi di Sochi, è originaria di Santa Cristina d'Aspromonte, 1000 abitanti. Ne era già stata data ampia notizia da La Stampa quando vinse lo slalom alle Olimpiadi di Sestriere nel 2006

Storia di un’ingiustizia. Il libro di Micelotta presentato a Monasterace Io ho un sogno un libro di Gigi Micelotta presentato da Ilario Ammendolia a Monestarace. L ’odissea di un uomo imprigionato tre volte per mafia e mai condannato. Gigi, testimone involontario di una storia tragica che si snoda in un Paese in cui c’è la ndrangheta e le sue vittime. Ci sono pure levittime e della giustizia sommaria e della carcerazione preventiva destinati al clamore mediatico. La vasta presenza di pubblico, alcuni interventi come quello di Palmiro Spanò, vittima innocente del carcere hanno dimostrato l’attualità del problema posto dal Micelotta. Probabilmente.

“La Calabria e la Locride dal terremoto del 1783 ai primi anni del Decennio francese”, è stato il tema della relazione tenuta dal prof. Vincenzo Cataldo nell’ambito del ciclo di conferenze organizzato dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Dopo il saluto iniziale del presidente della Pro-Loco di Locri Fabio Mammoliti, che ha organizzato l’evento, il presidente della Deputazione prof. Giuseppe Caridi, ordinario in Storia moderna presso l’Università di Messina, ha tratteggiato in linee generali il passaggio del Regno di Napoli da uno Stato dipendente dalla Spagna a Stato indipendente sotto la Dinastia borbonica. Ha poi messo in evidenza le riforme portate avanti da Carlo di Borbone che dovevano avere nelle sue intenzioni una notevole incidenza di carattere strutturale come il Supremo Magistrato del Commercio e la riforma fiscale. Vincenzo Cataldo ha collegato gli eventi di carattere nazionali ai fatti locali, iniziando dal terremoto del 1783 che sconvolse la Calabria meridionale. Catastrofe sismica che provocò circa 30 mila morti e che rase al suolo interi paesi. Il terremoto pose fine, da un punto di vista antropologico, alla cappa di isolamento che aveva avvolto la Calabria fino a quel momento. Il Sovrano Ferdinando IV di Borbone inviò un contingente militare, comandato dal Vicario Generale Francesco Pignatelli e diverse navi pieni di viveri, medicine, tende con chirurghi e ingegneri. Pignatelli promulgava il bando di soppressione degli ordini religiosi e delle

corporazioni monastiche con meno di 12 claustrali e la conseguente istituzione della Cassa Sacra. Questo istituto aveva il compito di incamerare i beni degli enti ecclesiastici aboliti, rivenderli a privati e provvedere, col ricavato, alla ricostruzione generale. Purtroppo questo provvedimento portò anche alla scomparsa di parte degli argenti appartenenti agli enti ecclesiastici soppressi, che furono fatti confluire a Napoli per la trasformazione in moneta da utilizzare per la ricostruzione. Il governo napoletano inviò, a seguito del Pignatelli, perché studiassero le conseguenze del terremoto, diversi membri dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere di Napoli. Lo stato quasi primitivo in cui si trovava la Provincia veniva fatto risalire principalmente al suo isolamento geografico e territoriale. L’antica via Popilia era stata ridotta a mulattiera per il transito dei postali, di qualche avventuriero o per il piccolo commercio e le vie di attraversamento del litorale jonico erano demandati in genere alle imbarcazioni. Inesistenti i ponti sulle due fiumare; nel corso dell’inverno non era quasi possibile collegarsi con gli altri paesi interni. Le sedute d’asta per la vendita dei terreni confiscasti erano molto laboriose (potevano durare settimane). Quindi anche per partecipare ad un’asta occorreva essere possidenti, poiché serviva un dispendio di tempo e di danaro che non tutti erano in grado di sostenere.

Pochi massari, la borghesia cittadina e di campagna furono coloro che ebbero i benefici dalle operazioni di vendita della Cassa Sacra. Fu con questa che si crearono i presupposti affinché il ceto medio divenisse egemone nello scacchiere del potere, grazie proprio alla frantumazione del patrimonio ecclesiastico. Nel territorio di Gerace l’ufficio di Cassa Sacra riesce a piazzare sul mercato circa 4.472 ettari di terreno appartenenti ai monasteri di S. Anna, dell’Annunciata, di S. Pantaleone, del convento dei Paolotti e delle cappelle del Santissimo e della Sanità. Terreni che vanno ad incrementare e a consolidare il potere economico delle maggiori casate del territorio. Intanto dal punto di vista politico anche nella Locride si respirava aria di novità. Anche qui si diffusero i prìncipi sanciti dalla Rivoluzione francese e diversi paesi in misura e in modi diversi, a seconda anche dello stato sociale, furono coinvolti nella nuova esperienza politica che condurrà alla Rivoluzione napoletana del 1799. La Calabria a quei tempi era descritta dal Galanti - un fedele servitore dello Stato (diremmo noi oggi) inviato da Ferdinando IV a relazionare sullo stato sociale ed economico - come una Regione caratterizzata da abusi di varia natura; in cui regnava l’ignoranza, la miseria e il fanatismo; in cui perdurava una giustizia ingiusta e nella quale dominava incontrastato il contrabbando di qualsiasi merce, praticato da tutte le classi sociali, com-


ll lungomare delle Palme... solo un ricordo

RIVIERA

“Ei fu”recita l’inizio di un noto testo poetico, mai così attuale dopo la recente mareggiata che ha distrutto il lungomare della nostra città fiore all’occhiello della riviera dei gelsomini, luogo d’incontro per la comunità e meta di numerosi turisti nel periodo estivo. Ormai un lontano ricordo della splendida spiaggia, delle strutture ricettive, degli stabilimenti balneari, il mare ha distrutto tutto quello che ha incontrato nel suo cammino provocando numerosi danni materiali e soprattutto affettivi, privandoci di quella che era considerata la nostra maggiore ricchezza. Noi ragazzi ci appelliamo alle autorità preposte affinché il lungomare possa essere ripristinato nella sua originaria bellezza e ci impegniamo per quanto è possibile affinché ciò avvenga. Alunni VA Plesso “M.Bello” Istituto Comprensivo “M.Bello-G.Pedullà-Agnana” Siderno

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Gerace in una stampa del Settecento

presi i preti. Dai documenti chiaramente si evince la partecipazione di molti calabresi della Locride a quelle vicende, alcuni forse spinti dal momento emozionale, altri da autentiche convinzioni politiche maturate nel nuovo clima determinato dalla Rivoluzione francese dieci anni prima. Già fin dal luglio 1796, da quando cioè le truppe francesi riuscirono a riportare significativi successi in Italia e le armate napoletane, pur forti di 30 mila uomini, erano state costrette a firmare l’armistizio di Brescia, considerato che i napoleonici continuavano la loro marcia di conquista dappertutto, il governo borbonico aveva dato avviso a tutti i sindaci di armare persone abili contro i nemici del re e della religione. Nonostante il forte incitamento e i ripetuti appelli delle autorità centrali e periferiche, dagli atti si capisce che la richiesta di armarsi e di far parte della milizia era stata accolta tiepidamente: c’era chi adduceva mali fisici, chi affermava di non poter partire perché aveva figli piccoli da mantenere e di avere in casa congiunti in età avanzata, chi di aver già prestato servizio militare per tanti anni. Frequentemente le pretese dello Stato cozzavano con lo stato indigente della popolazione, il cui sostentamento era riposto esclusivamente nelle braccia dei lavoratori. Contadini e artigiani, per quanto possibile, cercavano di evitare l’arruolamento, proprio per potersi

dedicare alla cura delle loro famiglie. I braccianti costituivano la categoria sociale più numerosa della popolazione attiva, sottoposta ai lavori più pesanti e la loro presenza era estremamente necessaria alla stessa sopravvivenza del nucleo famigliare. Riguardo al 1799, i documenti notarili confermano che il popolo ricadente in questa fascia costiera partecipò con poco entusiasmo a quegli avvenimenti promossi da entrambe le parti, e quando lo fece fu perché costretto o attratto dal guadagno. Per il ceto basso poco interessava delle idee giacobine e repubblicane, dell’esercito sanfedista e del re, legato com’era ai problemi di sussistenza quotidiana. La vicenda rivoluzionaria, come ben noto, finì con il ritorno sul trono della stirpe borbonica. Qualche anno dopo, mutato lo scacchiere geopolitico europeo, quando il 14 febbraio 1806 entrarono a Napoli, i francesi immediatamente cercarono di stendere un progetto per la formazione della Guardia Nazionale. Vincenzo Cataldo a questo punto ha parlato del progetto di riforma della giustizia rintracciato presso l’archivio di Parigi ad opera del ministro Michelangelo Cianciulli, noto come promulgatore, in veste di ministro di giustizia, delle leggi eversive sulla feudalità. L’obiettivo dei francesi era quello di sostituire il vecchio sistema giudiziario in cui ancora i feudatari avevano voce in capitolo con un sistema più moderno e sostituendo la sequela di leggi con un corpus legislativo più snello ed efficace. Era necessario a questo punto dotare la nazione napoletana di una costituzione. Su questo punto il prof. Cataldo ha commentato una lettera inedita, scritta dal vicario capitolare di Gerace mons. Reginaldo Longo al ministro segretario di Stato Giuseppe Ricciardi nel 1808. Nella Cattedrale di Gerace presente tutto il clero della diocesi fu letta la costituzione ad una folla immensa assiepata dappertutto. La funzione liturgica fu celebrata con l’esecuzione di brani del celebre musicista Giovanni Paisiello. Con questa relazione il prof. Cataldo ha inteso ricostruire una fase cruciale del territorio caratterizzata dall’aspirazioni da parte delle forze più “progressiste”, diremmo noi oggi, a riformare uno Stato dominato da leggi obsolete ed inefficaci. Poi la Rivoluzione giacobina del 1799, tentativo soffocato nel sangue di dare un governo più democratico ispirato ai principio della Rivoluzione francese finché nel 1806 con l’arrivo dei francesi la feudalità viene dal punto di vista legislativo abolita.

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ARTE E DINTORNI di Domenico Spanò

Studio statistico per i luoghi e monumenti della provincia di RC che necessitano di tutela e recupero

S

i è appena avviato un progetto di interesse culturale basato su uno studio statistico di settore, proposto da alcuni esperti in statistica e con il patrocinio di diverse associazioni culturali, pagine tematiche sui social network che tutelano ed evidenziano il patrimonio naturalistico dei luoghi e il valore artistico, storico, architettonico di monumenti presenti nella provincia di Reggio Calabria. Purtroppo sono molti i siti di notevole interesse che non ricevano da parte delle istituzioni locali la giusta tutela per mantenere uno stato ottimale dei luoghi e i giusti servizi necessari per poter usufruire dal punto di vista turistico e culturale. Spesso troviamo lunga la costa, sia jonica che tirrenica, luoghi bellissimi e monumenti importanti ma abbandonati a se stessi, in evidente stato di degrado e di anonimato. Luoghi o monumenti che racchiudano la storia, la tradizione, l’arte di tutta l’Area Grecanica e della Locride. Sempre meno i sussidi economici, i servizi, il supporto tecnico per garantire a questi siti una giusta fruibilità da parte di cittadini, turisti, studiosi. Lo studio statistico ai fini culturali ha lo scopo di individuare i principali luoghi o monumenti della provincia di Reggio Calabria che necessitano di tutela e recupero poiché in evidente stato di degrado o abbandono. Lo studio mira ad interrogare gente che vive o ha vissuto nella provincia e che quindi conosce piu di ogni altro le difficoltà e le carenze dal punto di vista economico, organizzativo. Ma anche si interrogano i turisti, quella fetta di persone che nelle terre calabre ci passa o ci è passata in passato e ha ricordo visibile di certi siti interessanti e tutto ciò che è legato al loro contesto. Saranno decretati cosi i maggiori luoghi o monumenti che necessitano di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, e l’invito a non rimanere indifferenti o impelagati tra mille burocrazie e soprattutto in eccessive cattive gestione della cosa pubblica. Sarà compito di associazioni, cooperative di giovani permettere una maggiore visibilità e tutela rivolgendosi ad organi

superiori e istituendo una maggiore e concreta attenzione al patrimonio naturalistico, storico, artistico ed architettonico della Calabria. Diversi sono gli esempi che potremmo citare di luoghi dimenticati. Esempi conosciutissimi poiché sono ormai nell’immaginario collettivo della gente, che visitandoli stupiti, si chiede: “…ma perché rimane cosi tutto abbandonato ? … se questo sito fosse in altra regione, riceverebbe la visibilità che gli tocca ? “. Molte domande continue da fare, poche risposte; molti luoghi interessanti che raccontano la storia di questa terra ma sempre più dimenticata. E’ l’ora di agire, di informare, documentare, sollecitare la tutela e il rispetto. Citando alcuni siti possiamo ricordare ad esempio, la Villa Romana di Casignana, un fantastico sito archeologico che scoperto negli anni ’80 ancora oggi arranca nella tutela, nei servizi, nella visibilità in base al suo inestimabile valore. Il centro storico di Pentadattilo arroccato ai piedi dell’ammasso roccioso a forma di mano del diavolo, nel pieno dell’area Grecanica. Case distrutte e abbandonate. Il paese fantasma che ciò nonostante ha il suo fascino e il suo mistero tra scorci e straduzze incantate. Di borghi antichi arroccati nell’entroterra della provincia ce ne stanno, ricchi di pregiatissimi edifici e monumenti, assolati, all’incuria del tempo, dimenticati: Africo Vecchio, Ferruzzano Superiore, Ragudi, Palizzi Superiore, Staiti, Brancaleone Vecchio, Bruzzano Vecchio, Mammola, e molti altri ancora. E se le perle dei borghi quali Scilla, Bova Superiore, Gerace, Ardore Superiore, Grotteria, Riace, Placanica, sono esempi di una tutela e recupero dei borghi antichi che regalano scenari indimenticabili, ma che comunque necessitano anche loro sempre di maggiore servizi, pubblicità, accoglienza. Sarà possibile partecipare al breve questionario statistico fino al 31 Marzo al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/1EWy2uc06b5J9pQbDFDcIh3O_Xrn6xyy3cQPWD4Bg 1w/viewform



SETTIMANALE

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RUBRICHE CARTOLINE MERIDIONALI di Antonio Calabrò

Mandorle in fiore Come tanti minuscoli stendardi, ciascuno inchiodato al suo ramo, come banderuole tenere e profumate, i fiori del mandorlo segnalano la Primavera in arrivo, avanguardie delicate e gioiose. E la nostra primavera civile calabrese ancora langue, dorme pigramente, ma tutti la aspettiamo, e che sia festosa come questi fiori, e innocente come il loro candore, e ci riporti la bellezza, che ci appartiene per diritto.

Punteruolo e Processoniaria, due flagelli per il patrimonio arboreo calabrese Sul Punteruolo Rosso (Rhynchophorus ferrugineus), il grosso coleottero curculionide di origine asiatica, si è ormai detto di tutto e di più. Divora le palme dall’interno, scavando gallerie che portano la pianta alla morte. Il danno a livello paesaggistico per zone mediterranee d’Italia, Spagna, Grecia, ecc, è stato disastroso. Come sempre accade si versano le proverbiali lacrime di coccodrillo sulle palme centenarie morte e abbattute. Del Punteruolo si conosceva l’esistenza molti anni fa (è stato classificato da Olivier nel 1790!), e si sapeva che “strani insetti” arrivavano con grossi carichi di palme senza certificazione fitosanitaria, palme prodotte in climi caldi e umidi, come l’Asia centrale, che passavano poi dalla Spagna. Palme vendute dai vivaisti o ai mercati per pochi euro, che trasportavano l’insetto in stato larvale, e che una volta cresciuto, si è diffuso in tutto il Mediterraneo a macchia d’olio. La brama di avere tutto a poco prezzo, l’incuria dei servizi di controllo fitosanitario, le dogane, gli organi locali e nazionali competenti, il ministero dell’Ambiente, i vivaisti privi di scrupoli, gli acquirenti disinformati, sono i veri criminali responsabili dell’invasione del Punteruolo. Il taglio delle foglie di palma, poi, è la principale fonte di infezione. Dove sono molto sentite le celebrazioni pasquali, la Domenica delle Palme diventa il lunedì del Rincoforo. Nei nostri paesi si è diffusa la pratica di un taglio “estetico” alle comuni palme (Phoenix dactylifera, P. canariensis), che le rende come delle cucuzze d’ananas sulla tavola natalizia. Questi tagli diventano micidiali sul fronte sanitario. Allo stato attuale delle cose, non esiste una vera cura per palme già colpite dal Punteruolo, ma solo trattamenti sperimentali praticati in genere per endoterapia, che sono l’ultima spiaggia per rallentare la morte della palma o per tentare un salvataggio in extremis. Ciò che funziona in una zona, su una palma, può non funzionare sulle altre. Molti agronomi hanno provato trattamenti endoterapici con prodotti diversi, con alterni risultati. Ciò su cui tutto il mondo degli appassionati e degli specialisti predica da anni è la prevenzione. Il Punteruolo – come parassita – ha quasi finito il suo passaggio, ed è molto probabile che tra qualche anno si trovi un equilibrio, specie se interverrà un predatore naturale. Ciò che conta per gli anni a venire è una prevenzione seria e specializzata delle palme che si vogliono proteggere, e l’eliminazione radicale di quelle colpite, che devono essere bruciate. A questo punto la cosa più interessante sarebbe lo studio del ciclo vitale dell’insetto, di cui infine si conosce poco. Non si sa ancora con esattezza quando le femmine adulte depongano le uova e come si svolga il ciclo della larva, e se il freddo sia un deterrente sufficiente (sembra di no). Insomma, non è che questi benedetti coleotteri stanno sempre lì a mangiare palme. Un’altra bufala è che attacchi la Cycas. Le Cycas non sono palme, ma cicadacee, piante molto antiche, preistoriche, che hanno una resina interna che non permette al

Pillole

Naturopatiche

A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone www.associazione-tone.it associazione.tone@gmail.com

Permettetemi in questo week-end di Carnevale di parlarvi dei Fiori di Bach che contrastano la tristezza …Augurando a tutti una sana Allegria! Gentian (gentiana amarella-ganzianella) La sua qualità è la fede. Depressione esogena dovuta a perdita di persone care o lunghe malattie, perdita di lavoro, si tratta di tristezza per cause conosciute. Guardano in basso, cenestesici, chiusi, lenti in tutto, non hanno progettualità ne prospettive. Si addormentano presto perchè la vita è noiosa, ma si svegliano durante il sonno notturno, si alzano tardi. Non hanno nè voglia nè desiderio di divertirsi. Speso si associa a Star of B. per tristezza dovuta a traumi subiti. Perdita di coraggio, di fede e sfiducia nella vita. Di fronte ad un insuccesso si pensa subito al fallimento. Se c’è una ricaduta nella malattia, il paziente si deprime e non vuole più curarsi. I bambini sono ansiosi e scoraggiati per insuccessi scolastici; musoni e tristi. Soffrono d’insonnia, niente sessualità, poca libido. Con Gentian si acquisisce la fede e la fiducia che le difficoltà si possono dominare, si assume coraggio nel vivere conflitti.

Punteruolo di addentrarsi nel corpo della pianta senza rimanere soffocato. Tra l’altro è forte la confusione tra il Rhyncophorus ferrugineus (il Punteruolo Rosso) e il Rhyncophorus palmarum (il Punteruolo Marrone, che qui in Italia non c’è). I danni che la Processionaria compie annualmente su pinete e querceti, sono infinitamente superiori a quelli compiuti dal Punteruolo sulle palme, ma il Punteruolo è più mediatico e cattura l’attenzione di giornalisti e agronomi. La Processionaria è una farfalla notturna, le cui larve (piccoli “bruchi”) si spostano in fila indiana, di qui il nome. Possono essere voracissime e anche dannose per l’uomo, a cui provocano danni alla vista. Attaccano i pini ma anche le querce, e amano molto i climi caldi e assolati. Sui pini si rifugiano in grossi bozzoli, che possono essere rimossi anche manualmente (con grande attenzione e solo da un operatore specializzato) , mentre sulle querce no, il che rende difficilissimo l’intervento manuale localizzato. In una stagione possono condurre a morte interi boschi, e non basta tagliare l’esemplare infetto per salvare gli altri, poiché le larve mature si interrano fino a 15 cm di profondità, e possono andare in dormienza anche per sette anni. A differenza del Punteruolo, la lotta alla Processionaria è obbligatoria per legge (D. M 17.04.1998). Per la lotta esistono diverse metodologie, da quella biologica, a quella con insetticidi naturali o di sintesi chimica. In tutti i casi è preferibile irrorare dall’alto con piccoli aerei specializzati (il costo dunque è molto più elevato rispetto alla prevenzione dei danni da Rincoforo). Per la Processionaria non basta certo un po’ di bicarbonato col sapone di Marsiglia! Chiunque noti bozzoli sui pini, o insolite defoliazioni di querce, deve contattare immediatamente un agronomo e l’A.S.P. di competenza. Lidia Zitara

Mustard (sinapis arvensis-senape) La sua qualità è la gioia luminosa. La sua frequenza è la depressione endogena. La persona non sa perché è triste. Depressione momentanea, oppure si tratta di un depresso cronico. Ciclicità della depressione. Si separa dal mondo. A volte può accadere prima di passi evolutivi decisivi. I sintomi sono. calo delle funzioni fisiche ed intellettuali, calo delle percezioni degli stimoli, cefalea cronica, senso di costrizione alla gola, perdita di capelli, nevralgie facciali. Con Mustard ci si risveglia da un sonno pesante, dal buio, non ci si lascia più opprimere dalla nube, si trascorrono con gioia e stabilità i giorni scuri e quelli luminosi, si riesce a resistere agli attacchi di malinconia per un equilibrio interno e per allergia. Gorse (ulex europaeus-ginestrone) La sua qualità è la speranza. Sofferenza, disperazione, rassegnazione. Perdono la speranza di guarire. Non combattono più perché non ci credono più, ma provano ancora per amore o insistenza dei parenti. Sono persone che hanno provato tante terapie e ormai non ne hanno più voglia. Si arrestano e aspettano che arrivi qualcosa dall’esterno. Si tratta di una disperazione silenziosa. Si nota in questi soggetti pallore, occhiaie e un’espressione d’indifferenza. Con Gorse si ristabilisce la speranza, torna il desiderio di lottare. Si ritrovano le forze di auto-guarigione interiore. Si sblocca una notevole quantità di energia, prima repressa, rassegnazione positiva, si capisce che la guarigione può arrivare soltanto dal proprio interno. Niente è sicuro, neanche l’esito di una malattia. Pine (pinus sylvestris-pino silvestre) La sua qualità è il perdono. Senso di disperazione, sensi di colpa, è triste perché si dispiace, la sua tipica frase è:

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“mi dispiace!”. Forte senso di autocritica, ipercoscenziosi.. Si sente in colpa per il fatto di essere nato, per il fatto di esistere, si sente in colpa per tutto, anche se a sbagliare sono gli altri la colpa se la fa sua. Rimurgina sul passato, è un masochista, si autoflagella. Per lui anche fare l’amore è peccato e deve essere punito. Non sono mai contenti di sé. Profondo senso di corresponsabilià, chiedono sempre scusa, sono i capri espiatori delle situazioni. Spesso pensano di non meritare niente. Narcisismo in senso negativo, auto-deprezzamento. Si concedono poche cose belle, perché pensano appunto di non meritare niente. Si ammalano appena vanno in vacanza, etc.. Soffrono di malattie auto-immuni, sclerodermia, tiroide, artrite reumatoide. Con l’utilizzo di Pine ci si rende consapevoli che il senso di colpa non serve a niente, solo a sprecare e a bloccare le energie. Gli errori passati servono per imparare, anzi a crescere; si assume una giusta visione delle responsabilità; liberazione delle energie bloccate, profonda comprensione dell’uomo e dei suoi limiti, si aiutano gli altri ad accettare le circostanze e sé stessi. Honey Suckle (lonicera caprifolium- caprifoglio) La sua qualità è la trasformazione. E’ il fiore della nostalgia, del pensiero rivolto al passato, del rimpianto; vive dei pensieri legati a qualcosa che non c’è più. Nostalgia di un amore perduto, per una persona cara deceduta; nostalgia della propria città, della propria casa lasciata per un lavoro lontano; sono i bambini che vanno all’asilo, le persone che stanno per morire, etc..Sono possessivi con tutti gli oggetti e i vestiti, non gettano mai niente, amano la storia, i mobili e gli oggetti antichi. Non si adattano al presente perché psicologicamente vivono nel passato. Rimpianto di occasioni perdute, di partite non giocate. Non si comprende che tutta la vita è un’evoluzione e ciò che è stato è l’impulso per il presente. I bambini non vogliono andare a scuola, sono legati alle gonne della mamma. I sintomi sono la distrazione e il senso di lontananza. Con l’assunzione di questo fiore, si avrà la capacità di lavorare con il passato, tenendo conto in modo giusto di ciò che è stato per sfruttarlo nel presente.

Professioni che fanno rivivere il passato. Sguardo sereno al presente. Il rapporto con il passato non immobilizza quello con il presente. Sweet Chestnut (castanea sativa-castagno dolce) La sua qualità è: liberazione. La frequenza di questo fiore è un’angoscia insopportabile, il sentirsi senza salvezza. Non c’è più speranza, si hanno le spalle al muro, lo stato di disperazione resta a livello inconscio molto spesso. C’è solo vuoto, sentono che non possono essere aiutati. Ci si sente perduti. Questo stato si sente spesso in corrispondenza di grosse evoluzioni, grandi avvenimenti che trasformano la vita. Consapevolezza di dover morire per ricominciare da capo. Consapevolezza della propria solitudine. Anche nelle fasi più disperate non pensa di farla finita. E’ alquanto difficile diagnosticarlo, i riferimenti sono le sue frasi “Non so più che fare”, “sono alla fine!”, etc.. Si tratta spesso di fasi transitorie. I sintomi sono angoscia e oppressione al petto. Con Sweet Chestnut si avrà fiducia nel proprio destino, nonostante le avversità.., fiducia in Dio; si accorgono che c’è sempre la possibilità di ricominciare, anzi spesso è necessari morire per rinascere. Si accorgono di avere la possibilità di nuove chance, di ritrovarsi. Vivere il buio, il vuoto, ma sentirsi interi.


RIVIERA

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1- Il presidente della Provincia Raffa e l’assessore Rao mentre tentano di convincere Giorgio Imperitura ad abbandonare Scopelliti per passare a Forza Italia. Ad osservare il tutto c’è “Carbonella”. 2- I cugini Santacroce. Alle riunioni della Consulta cittadina sono sempre presenti assieme al loro leader carismatico, Mario Diano. 3) Direttamente dall’esterno della Pigreco Comunication ecco a voi “Ercole Tassone”

Super San Valentino a Siderno Quest’anno, per la prima volta, la Pro Loco di Siderno ha organizzato con successo la festa di San Valentino. Come nelle favole “tutti gli innamorati vivranno felici e contenti”.....

L’OROSCOPONE diGiuditta

Oroscopo del gattino malato ARIETE la vostra settimana inizia che peggio non si potrebbe: vi hanno sterilizzati! Oltre a sentirvi più leggeri, vi è anche venuta la febbre. La vostra padrona vi dà in continuazione una robaccia schifosa che chiama “Zimox”, e voi vi sentite fiacchi. Il peggio è che non sentite più gli odori come prima. I vostri amici vi snobbano e le faccende romantiche sono insolitamente complicate. Che strano!

TORO ma cos'era quella roba che vi hanno fatto bere ieri sera? Quella che il simpatico zio vi ha messo nella ciotolina, dicendo: “Vediamo se il gatto si ubriaca!”. Era buona, ma vi ha dato alla testa, ad un certo punto vi è venuta una gran nausea, gli occhi vi roteavano, e poi siete crollati in un sonno profondo. No, la prossima volta che zio vi dà quella roba da bere, non degrete la ciotola di uno sguardo!

GEMELLI il vostro dottore ha detto che avete un branchite di fine stagione. Una branchite, ma cos'è? Vi cresceranno le branchie come i pesciolini che tanto vi piace mangiare? Ah, no! Una bronchite! Ah, meno male, allora non diventerete dei pesci! Ehi, ma cos'è quella brutta cosa con un enorme ago che la mamma ha messo sul tavolo?

CANCRO uffa, non ne potete più, il prurito non vi lascia un attimo di tregua e non c'è grattata che basti. Saranno tutte quelle pulci che avete addosso? Non siate tristi, vi aspetta un bellissimo bagno antiparassitario, con detergente al bergamotto e balsamo finale al cocco: durata del trattamento un'ora, più un'altra ora di phon. Alla fine avrete anche le mèches.

LEONE non è giornata: non ci vedete più bene da un occhio e una lucertola vi è passata sotto al naso senza che neanche ve ne accorgeste. Non siete più voi! Preparatevi ad una bella settimana a base di unguenti oftalmici e colliri vari. Ma consolatevi, alla fine del trattamento ritornerete a vederci benissimo, così potrete portare tante lucertole vive in casa di mamma e papà come ringraziamento per avervi curati!

VERGINE Ohi ohi che dolore! Volevate saltare sul balcone della vicina di casa, ma avete calcolato male le distanze, e siete scivolati: un bel volo, ma per fortuna -come sempre fanno i gatti di classe come voi- siete atterrati in piedi. Il problema è che siete atterrati nel cortile con quel ragazzaccio cattivo che tira sassate agli animaletti, e una vi ha preso proprio in testa! Poteva andarvi peggio

BILANCIA vi sentite soffocare? Sarà per quella lisca di pesce rubata dal tavolo, mentre nessuno guardava? La golosità uccise il gatto, recita un vecchio proverbio. Avreste dovuto accontentarvi della solita scatoletta. Ma chi non risica non rosica, ne recita un altro. Ora però digerire è tutta un'altra cosa.

SCORPIONE i vostri denti non sono più quelli di quando avevate due anni! Ora sono tutti intartarati e fate fatica a mangiare qualunque cosa sia più dura del paté di pesce bianco dell'oceano. Mamma e papà continuano a comprarvi quei croccantini duri come mattoni, quelli marca 'mbusta, che si comprano al discount. Forse per voi è arrivata l'ora di trasferirvi dai parenti ricchi

SAGITTARIO vi siete rotti una zampa e vi hanno messo un'ingessatura che parte dalle orecchie e prende fino al piedino. Camminare a tre zampe è difficile, si sa, un po' come camminare sulla lama del rasoio, ma da gatti dotati di equilibrio ci riuscirete. Sappiate che dopo che vi toglieranno il gesso vi cadranno tutti i peli, e il vostro bellissimo manto ne rimarrà deturpato.

CAPRICORNO mamma e papà lo sospettavano da giorni, perciò vi hanno messo quella bella lettiera morbida e candida: avete il diabete. Eh sì, anche i gatti prendono il diabete! Complici forse i vostri otto chili di peso e la vostra insaziabile fame? Ricordate che ciò che conta non è la quantità, ma la qualità. E non lamentatevi per i croccantini light, ci sono gatti che frugano nella spazzatura!

ACQUARIO voi siete un gatto che fruga nella spazzatura, al contrario dei Capricorno. Non avete né mamma né papà, ma una gran quantità di amici con cui riunirvi in bande per cacciare i topolini, e a volte anche i ratti. Avete anche molti nemici, si sa, una vita sulla strada porta a farsi certe inimicizie. Per risollevare le vostre finanze potreste provare a fare il corriere dei narcotrafficanti: chi mai sospetterebbe di un micino indifeso?

PESCI pesci, pesci, pesci, ma quali pesci? In quella cuccia dove siete entrati, che poi si è riempita d'acqua e ha iniziato a girare non c'erano pesci! C'erano solo bollicine che puzzavano di sapone, e gran sguazzare di panni. E sì che pensavate di aver trovato un rifugio comodo e confortevole, bello riparato, ma il mondo non è più un posto sicuro per nessuno, e ciò che sembra sicuro si rivela infido e pericoloso! E meno male che


SETTIMANALE

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MOMENTI DELLA SETTIMANA

OF

CON SIDERNO NEL CUORE

WEEK

The

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La manifestazione di Siderno, la gioia dei bambini, la partecipazione di tutte le scuole cittadine. Siderno nel cuore

2 IL DOTT. PITARO E LA JUVENTINA

Per chi non la sapesse, il commissario di Siderno Eugenio Pitaro è anche un importante “uomo di sport”. Qui lo vediamo ritratto assieme ad una delegazione della Juventina Siderno.

3 SANREMO NEMICA DELLA CALABRIA Nonostante da anni la Regione Calabria sostenga economicamente il festival di Sanremo anche quest’anno si è parlato male della nostra regione. Altro che terra di bellezza e di bontà.

SOLAMENTE INSIEME POTREMO RINASCERE

Premio “Riviera” come migliore striscione a questi ragazzi: “solamente insieme potremo dare tanta energia alla città perchè rinasca e sia nuovamente il nostro orgoglio” AFFITTASI Appartamento ben arredato con cortile, posto auto ed entrata indipendente AFFITTASI Villetta indipendente su 2 livelli con ampio giardino OTTIMO AFFARE VENDESI villetta di recente costruzione, disposta su tre livelli semi arredata, con giardino e posto auto. Via circonvallazione sud, Siderno info 366/6758794

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE E’ PRESENTE

Il neonato movimento “Cinque Stelle” è stata rappresentato da Dino Audino, Luigi Errigo, Nino Tarzia. Non sappiamo chi sia l’altro, somiglia tanto a Marco Stalteri, ma lo stesso su fb ha dichiarato che non ha partecipato alla manifestazione. Domanda: “è lui o non è lui?”

1- Abbiamo individuato a Siderno l’uomo coi “baffi” della Birra Moretti. E’ lui o non è lui ? Ma cerrrto che è lui.... 2-Direttamente da Locri il nostro Beppe Grillo (Tony White) sembra davvero intenzionato a mandare “tutti a casa”. Eccolo mentre osserva dall’alto la situazione e medita il da farsi. 3- L’unica panchina rimasta a Siderno dopo le mareggiate è stata indebitamente occupata dal “commissario Rex” che ha pensato bene di “appisolarsi” in attesa di ripartire con rinnovato slancio.

L'arduri perdutu, a dignità perduta BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO Ognin' vota chi vaju a scola u pigghiu a figghima e laprunu i porti… u cori meu faci nu sartu, i dispiaciri, d'incomprensioni, i sdegnu. A bandera itagliana vicinu a Michele Bello, unu di martiri i Gerace! Povero Michele, dicu 'nta mmia. Quantu arduri 'ndavìa, quantu amuri pa' terra sua, quantu fujìu a ppedi 'nta jonica e 'nte paìsi pemmu grida a libertà da terra sua! Sa' fici fujiendu i Bovalinu finu A Roccella, cogghìu omini e combattìu pe n'ideali chi 'ndavìa 'nto cori: L'Itaglia unita e libera dì soprusi. Michele Bello morìu giovanissimu, a 25 anni, ma 'ndeppi u tempu pemmu viaggia 'nta capitali, Napoli, avùndi studiau giurisprudenza. E fu ccà chi capitàu 'nte riunioni liberali chi 'nci ispiraru l'idee soi. E pensu: comu cangiàru i tempi! Na vota 'ndavìamu u coraggiu u 'ndi ribellamu, u cogghìmu perzuni pe' fari comizi improvvisati 'nte strati, avundi esti esti, pemmu divulgamu

l'idee. E mo? L'arduri sidernisi finìu cu Michele Bello. E si, pecchì poi vinni l'Itaglia. E Itaglia unita non vorzi diri chigliu chi sperava Michele, ma l'esattu contrariu: perdita i dignità, d'identità, e i vogghia i cumbattìri. Praticamenti diventàmma na colonia interna i' l'Abruzzu finu a Sicilia. I solitu i coloni' sunnu fora i nu paìsi, u nostru fu nu casu tuttu speciali, puru pecchì non u scrivìru 'nte carti ca simu colonia: 'ndi ficiru cridiri ca simu itagliani comu all'atti, ma 'nto praticu non fu e non è beru. Pecchì a prima cosa chi ficiru fu u 'ndi chiudunu i scoli pe' 15 anni, pemmu creanu na popolazioni d'analfabeti, e vui sapiti ca cu non studia è cchiù facili u si manipola. Poi 'ndi chiudiru i minieri (e sulu 'nta Calabria 'ndavìamu cchiù i na vintina i minieri pe' l'estrazioni di metalli, u sapìavu?), 'ndi chiudiru u cchiù randi stabilimentu siderurgicu europeu ca era chigliu i Ferdinandea e Mongiana, 'ndi distruggiru tutti i speranzi, pecchì si cu' Borbone u territoriu era assai

valorizzatu (u sapìavu ca a prima ferrovia fu chiglia i Napoli-Portici, sempi sutta i Borbone?), cu l'Itaglia iniziau a fini nostra, pecchì tutti i sordi chi i piemontisi trovaru si levaru pe' supa pemmu costruìsciunu u nord (u sapìavu ca u nord prima i l'unità era na paludi povera?) e a nui 'ndi dassaru senza strati, senza comunicazioni, senza treni, e 'ndi dissiru ca furu igli chi 'ndi sarvaru a nui. E nui 'nci cridimma. Poi emigramma. 'Ndavi calabrisi, siciliani, campani 'nta l'America,l' Australia, l'Argentina. Fumma costretti u m'emigramu pecchì non c'era cchiù lavuru, ma prima? Prima l'emigrazioni non esistìa, cominciàu cu l'unità d'itaglia. Michele Bello non potìa sapiri comu jìa a finiri, sinnò non criju ca si facia mmazzari pe' Sa(b)oia. Chillu chi speru è u trovamu nu pocu d'arduri chi esti 'nto sangu nostru, u 'ndi ribellamu e' soprusi, pecchì ormai ennu 153 anni chi subimu, ed è ura u 'ndi arzamu. A memoria perduta a ritrovamma, mo è ura u agimu.

VENDESI Gelateria ben avviata sita in Corso della Repubblica a Siderno. Per info rivolgersi al numero 320/8689744



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