Riviera nº 51 del 17/12/2017

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CONTROCOPERTINA

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Domenica 17 Dicembre 3

LIDIA ZITARA o iniziato a soffrire di tiroide dall’86 in poi, dopo Chernobyl. I miei genitori, già allora sfiduciati verso la sanità calabrese, mi hanno portata un po’ ovunque per curarmi. I risultati sono stati davvero esigui, ma almeno ho potuto vedere molte città italiane durante la mia adolescenza. Ricordo ancora la depressione che mi prendeva a Pavia, una città che aveva anticipato La strada di McCarthy, il grigio tortora e in generale tutta la palette di grigi della Pantone. Avevo un walkman Sony grazie al quale sopportavo i lunghi viaggi in treno, mentre mia madre e mio padre discutevano tra loro e facevano amicizia con i compagni di carrozza. Papà era uno che attaccava bottone. Tanto zittino in casa quanto loquace e goliardico con gli estranei. Una volta ammonì un britannico di non dare mai diecimila lire ai venditori di “panini, bibite, minerale, caffè, caffè”, perché il resto era immancabilmente di mille o duemila lire. Mi infastidiva la sua irrequietezza infantile all’interno dello scompartimento e il suo monopolizzare gli altri con discorsi politici. Non ricordo in che occasione, ma doveva essere la fine degli Ottanta, con Carlo Celadon ancora sequestrato. Papà era stranamente tetro, seduto buono e zitto. Arriva una famiglia nordica facendo la solita confusione dei passeggeri che entrano in uno scompartimento, spostando bagagli e prendendo posto. Mio padre zitto. Rientra mia madre, che all’epoca non aveva perso la cadenza domodossoliana, e saluta vivacemente. Parte la conversazione. Mio padre zitto. “E cosa fate, e dove andate, e di dove siete”, e giù i racconti sulla mia tiroide come se io sola al mondo possedessi la scomoda ghiandola. Io rossa e papà zitto. Al “di dove siete?”, mio padre sbotta: “Veniamo dalla Calabria! Dalla Calabria, signori. Da un paese vicino a Locri. Avete mai sentito parlare di Locri?”. “…sssì” risponde il tale. “Ecco, da lì vicino, dove si fanno i sequestri. Ha capito?”. Io avrei voluto gettarmi dal finestrino sotto i binari, mia madre che all’epoca vestiva da sessantottina con abiti colorati e a fiori grandi, era congelata. “Anzi - prosegue mio padre - adesso li facciamo in sconto, noi calabresi. Facciamo il tre per due. Vi serve un sequestro? Dovete sequestrare qualcuno?”. La famiglia nordica era trasecolata e credo anche spaventata, sebbene mio padre più che del rapitore avesse le fisique du rôle di un attore comico, basso, calvo, tondetto e con pantaloni di un orribile color caghetta. Con un filo di voce il tale risponde che non avevano bisogno di sequestri. La moglie si alza e fa uscire i bambini. Io volevo piangere o arrampicarmi sul soffitto. Mio padre era diventato dello stesso grigio di Pavia, e mia madre era verde come le scarpe tirate a Minniti. Pian piano, nell’arco di un quarto d’ora il nostro scompartimento si è svuotato. Abbiamo viaggiato soli per il resto del tragitto e siamo approdati in terra sabauda per l’ennesima visita alla mia disgraziata tiroide, che comunque ho levato dopo anni di inutili terapie: intervento eseguito in Calabria, dove sono stata curata più che bene.

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Lidia zitara ci regala un’altra perla della sua infanzia. Un aneddoto divertente che vede come protagonista il padre, Nicola, il quale con una battuta a bruciapelo scatena il panico in una famiglia nordica in viaggio verso roma

Mio padre organizzava sequestri in carrozza ristorante

“Io avrei voluto gettarmi dal finestrino sotto i binari, mia madre che all’epoca vestiva da sessantottina con abiti colorati e a fiori grandi, era congelata”.


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ATTUALITÀ

Domenica 17 Dicembre 4

Politiche 2018: comincia la corsa alle poltrone Iniziano a trapelare anche nella nostra regione i nomi degli aspiranti parlamentari e senatori. Dopo il passaggio del “Rosatellum” la situazione rimane complessa, ma un dato è certo: tra destra e sinistra lo scontro sarà tra pesi massimi desiderosi di migliorare la propria posizione di potere o di mantenere lo status quo. E ancora nessuna notizia emerge dalle fila dei 5 Stelle… iù che di vacanze, durante il periodo natalizio, nei corridoi dei palazzi di potere calabresi si parlerà di accordi pre elettorali. Con la data delle elezioni (4 marzo 2018) in rapido avvicinamento, infatti, sarà sempre più competitiva la corsa alle 30 poltrone riservate ai deputati calabresi (20 ai consiglieri e 10 senatori), tanto più che il “Rosatellum” impone ai candidati di rastrellare voti direttamente sui territori. La legge che porta il nome di Ettore Rosato, approvata il 26 ottobre 2017, si configura infatti come un sistema elettorale misto che prevede in entrambe le camere l’assegnazione del 37% dei seggi su base maggioritaria (consegnando la vittoria al candidato che ottiene il maggior numero di voti in ciascun collegio uninominale), del 61% sulla base di una ripartizione proporzionale (tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le soglie di sbarramento) e del restante 2% in base al voto degli italiani residenti all’estero. Questo comporta che, nella nostra regione, i candidati eletti per via diretta dai collegi uninominali, ovvero le circoscrizioni elettorali che nomineranno un unico rappresentante dell’assemblea legislativa, siano 8 per la Camera e 4 per il Senato, e che i restanti nomi (12 deputati e 6 senatori) escano invece dall’esito del voto nelle tre circoscrizioni plurinominali. Al di là delle questioni tecniche, comunque, le trattative e gli incontri cominciano a darci un’idea di quanto ingarbugliata sarà la matassa politica che l’elettorato dovrà sbrogliare da qui all’election day, tanto più che scissioni, nascite, divisioni e ricollocamenti continuano a mescolare le carte di entrambe le coalizioni. Nel centrosinistra, ad esempio, tutte le strade per la guida del listino proporzionale del PD e della sua coalizione sembrano portare all’attuale Ministro dell’Interno Marco Minniti e, se il senatore Tonino Gentile potrebbe mettersi in gioco nel collegio uninominale che raggruppa la Calabria settentrionale, nei due collegi che coinvolgono parte del catanzarese, il vibonese e la Città Metropolitana di Reggio Calabria potrebbero essere due uscenti da

P GIUDIZIARIA

Il “pizzo” anche per ristrutturare una chiesa Nel corso della recente indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia reggina, denominata “Banco nuovo”, i carabinieri hanno individuato un presunto tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore che si era aggiudicato i lavori di ristrutturazione di una chiesa ubicata presso la frazione Motticella del comune di Bruzzano Zeffirio. L’imprenditore edile ha avuto la forza e il coraggio di denunciare quando stava accadendo all’indomani dell’aggiudicazione dei lavori. A raccogliere la denuncia i carabinieri che, in particolare quelli del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Bianco, si sono attivati per accertare quanto stava accadendo. Alla luce delle risultanze investigative emerse delle persone che sono risultate organiche ad un’associazione di tipo mafioso stanziale su quel territorio che, avvalendosi (o sapendo di potersi avvalere) della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano per realizzare i fini previsti, mediante pesanti minacce finalizzate alla “compressione” della sua libertà di autodeterminazione hanno, nei confronti dell’imprenditore: - dapprima imposto le forniture dei materiali (in special modo sabbia da cantiere) e preteso il suo pagamento; - successivamente estorto denaro contante (per un importo di 800,00 euro corrispondenti ad una percentuale dell’8,40% circa sul totale di circa 9.500,00 euro preventivati per i lavori); - infine preteso (estorto) la consegna delle lamiere smontate dalla copertura della chiesa di Motticella durante il rifacimento della copertura ed altre opere della medesima. La conseguente attività d’indagine condotta dall’Aliquota ha permesso di fare luce - con l’ausilio dei classici metodi investigativi abbinati ad attività tecniche d’intercettazione - sulle gravi responsabilità penali ipotizzate a carico degli odierni indagati alcuni dei quali considerati, a vario titolo, organici alla citata ed ipotizzata associazione di tipo mafioso operante a Bruzzano Zeffirio e nella sua frazione Motticella in particolare. Secondo gli inquirenti tutti, promotori e partecipi, si sono infatti avvalsi - al fine di poter realizzare profitti o vantaggi ingiusti - del c.d. “metodo mafioso” per il controllo sulle attività edili di ristrutturazione della chiesa della frazione Motticella di Bruzzano Zeffirio (RC) per come, tra l’altro, anche tentato da un altro indagato, tale T.D..

Il leader indiscusso del listino proporzionale del PD in calabria sarà il ministro degli interni, marco minniti

Alternativa Popolare a prendere le redini della coalizione: ci riferiamo rispettivamente a Piero Aiello e Nico D’Ascola. È naturale pensare, tuttavia, che la presenza del Partito Socialista Italiano allo stesso tavolo conduca alla candidatura di un outsider, come potrebbero rivelarsi il segretario regionale Luigi Incarnato, il consigliere regionale Carlo Guccione o Giacomo Mancini, e sarebbe inoltre sbagliato considerare già fuori dai giochi per le posizioni di primo piano gli uscenti del PD, (Ferdinando Aiello, Demetrio Battaglia, Enza Bruno Bossio, Bruno Censore, Stefania Covello, Ernesto Magorno e Nicodemo Oliverio) tra cui figurano indubbiamente cavalli di razza. Non meno complessa la situazione del centrodestra, peraltro ancora impegnato in un’opera di “ristrutturazione” che, iniziata dopo la sconfitta alle regionali del 2014, non è ancora riuscita a dare i risultati sperati. È chiaro fin da ora, comunque, che a dettare le regole del gioco sarà la coordinatrice regionale di Forza Italia e deputata uscente, Jole Santelli, come peraltro già dichiarato esplicitamente dal vice capogruppo azzurro Roberto Occhiuto, che comunque non rinuncerà facilmente a occupare il suo posto al sole. Fatta questa premessa, resta comunque da capire quanti seggi chiederà Fratelli d’Italia, per il cui partito sono già dichiaratamente in campagna elettorale i consiglieri regionali Wanda Ferro e Fausto Orsomarso. Assieme a loro è molto probabile che strizzino l’occhio alle aule parlamentari i consiglieri regionali Francesco Cannizzaro, Alessandro Nicolò e Mimmo Cannizzaro, oltre che il vice coordinatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori. Ben addentrato nell’area compresa tra Pollino e Aspromonte, poi, c’è l’ex presidente del consiglio regionale Fracesco Talarico, cui si aggiunge Giuseppe Graziano che, vicino ad AP, potrebbe comunque slittare all’ultimo minuto verso la coalizione di centrosinistra. Ancora nessuna novità dal Movimento 5 Stelle, che aspetta la votazione online delle “Parlamentarie” per presentare i propri candidati, ma siamo sicuri che i grillini hanno già un piano d’azione che non li obbligherà a restare fuori dai giochi. Jacopo Giuca

C ACHI

LA TERR Inizia la nostra carrellata di senatori eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Piero Aiello è della Locride. Ardorese, eletto nelle liste del Popolo della Libertà, si è coalizzato con gli alfaniani del Nuovo Centrodestra già nel novembre del 2013, che ha abbandonato di recente, nel marzo del corrente anno, per confluire in Alternativa Popolare. È componente della commissione permanente Igiene e sanità e ha un indice di produttività parlamentare (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai senatori in modo da poterli confrontare tra di loro) di 132,3, che lo rende il 201º senatore più produttivo su 315. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ……………………………………0 Mozioni …………………………………..………0 Interpellanze …………………………….…………0 Interrogazioni a risposta orale ……………………0 Interrogazioni a risposta scritta ……….……………1 Interrogazioni in commissione ……………………0 Ordine del giorno ……………………….…………1 Emendamenti ……………………………………1 I suoi interventi si sono concentrati su trasporti e infrastrutturazione idrica, per un totale di 3 atti dedicati alla nostra regione, di cui 1 in qualità di primo firmatario, senza che ne figuri nemmeno uno relativo al suo campo di interesse, quello sanitario. Giovanni Bilardi, di Reggio Calabria, è stato eletto nel 2013 come capolista di Grande Sud, partito che ha presto abbandonato per aderire al gruppo misto. Con

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DI JACOPO GIUCA

la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce al Nuovo Centrodestra, dal quale all’inizio di quest’anno si separa per confluire in Alternativa Popolare. Dopo appena due mesi, anche quest’ultima coalizione lo stanca, convincendolo a passare all’opposizione del governo Gentiloni tra le fila di Federazione della Libertà. In questo lasso di tempo, Bilardi è rimasto anche coinvolto nello scandalo “Rimborsopoli”, per il quale la procura di Reggio Calabria ne ha chiesto l’arresto il 26 giugno 2015. Evidentemente occupato a varare provvedimenti più importanti, tuttavia, il Senato deve ancora dare il via libera alla prefettura per la convalida dell’arresto. Componente delle commissioni Difesa, di Inchiesta sugli infortuni sul lavoro e per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha un indice di produttività che lo rende il 185º senatore più presente su 315. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ……………………………………0 Mozioni …………………………………………..0 Interpellanze ……………………………………….0 Interrogazioni a risposta orale ……………………0 Interrogazioni a risposta scritta ……….……………4 Interrogazioni in commissione ……………………0 Risoluzioni in commissione………………………0 Ordine del giorno ……………………….…………0 Emendamenti ……………………………………2 La sua azione politica si è concentrata su istruzione, finanzia, trasporti e politiche sociali, per un totale di 6 atti, di cui 3 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



COPERTINA

Dopo aver creato negli anni le condizioni affinchè il futuro della Calabria fosse rinsecchito, i guitti dell'antimafia sono stanchi di vedere la propria terra oltraggiata dal marchio "Criminale" e si inventano il registro firme antindrangheta.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO e ne sono inventati un'altra. Quei buontemponi dell'antimafia hanno una fantasia debordante: hanno dotato la città di Reggio Calabria di un registro firme an-tin-dran-ghe-ta. E Reggio è la prima in assoluto in questa nuova conquista (mi raccomando, ci tengono particolarmente che se ne sottolinei il primato!). Non so perchè quando ho appreso la notizia il mio pensiero sia andato dritto dritto a un altro registro: quello presente all'ingresso della chiesa o della camera mortuaria su cui vengono espresse le condoglianze. Forse perchè il senso è pressocchè identico: un gesto di facciata. Pensano di combattere la 'ndragheta con una firma su un registro. Una sciabolata fulminea "per palesare da che parte stai". Perchè sono stanchi di vedersi confinati dalla parte sbagliata. In esilio forzato. Praticamente funziona così: tu ti presenti in prefettura a Reggio, scrivi il tuo nome e cognome sul registro e quella firma fa da candeggio: sei miracolosamente pulito. Smacchiato. Ava come lava! Così quando ti accuseranno di essere calabrese/criminale tu dirai: Eh no: io ho firmato! Dopo aver creato negli anni le condizioni affinchè tutti i calabresi finissero nello stesso calderone, i guitti dell'antimafia iniziano a stropicciarsi gli occhi e a prendere coscienza del danno, del circuito letale di cui loro stessi hanno saldato uno dei contatti. Dopo aver dato man forte nella creazione di un marchio che ci ha visti sfilare e defilare senza possibilità di appello, si sentono offesi, oltraggiati. Dopo aver fatto credere al mondo che il nostro è un futuro di giochi già giocati e già persi, dopo averlo rinsecchito il nostro futuro, vogliono uscire "dal cono d'ombra che amplifica una visione distorta della Calabria". Dimenticano, però, che ad affacendarsi nel localizzare le zone d'ombra, al solo scopo di delimitarle con una rete elastica per poi farla vibrare, così che lo schifo venisse fiondato ovunque, sono stati loro. Più volte abbiamo provato a farglielo entrare in testa: oltre alle regole della criminalità, che non vanno assolutamente accettate e consentite, ci sono regole altrettanto devastanti che non ci danno scampo e sono quelle della criminalizzazione. Per anni, mentre la criminalità seminava pallottole, loro, i megafoni della criminalizzazione, ci hanno teso mani bugiarde per poi lasciarci scivolare in fondo al burrone. Accoccolati dentro le loro pellicce e i loro cappotti in cashmere si sono erti a predicatori, con quella commiserazione mista a saccenza appollaiata sugli zigomi, dimenticandosi delle conseguenze pericolose dei loro sermoni. Hanno teso trappole divenute luoghi comuni, pregiudizi, pettegolezzi a mezza bocca. E noi, incapaci di aprirci alla comprensione dei loro inganni, ci siamo fatti strumento di quel che ci accadeva, accettando un comportamento ciecamente imposto. Abbiamo smesso di essere noi stessi e siamo diventati la nostra circostanza. Avremmo dovuto rimanere all'erta: la nostra coscienza vigile e lucida avrebbe potuto mostrare e illuminare qualcosa, forse la caduta. Sicuramente la caduta. Un precipizio che ci ha accolti uno dietro l'altro, fino a tirarci dietro anche loro, brodaglia che annunciava buoni propositi ma inevitabilmente finita nel buco gorgogliante. "Niente uccide un uomo come essere obbligato a rappresentare un paese" scriveva Jacques Vaché. Il guaio è che in Calabria il paese che dovremmo rappresentare l'hanno modellato gli altri. Lo hanno impastato a regola d'arte, vi hanno aggiunto aria fritta, impanata bene bene e fritta, e vi hanno infuso un soffio letale. Quindi se non ci decidiamo a riprenderci la nostra terra e la nostra fierezza, sottraendoci alla loro forgia assassina, saremo degli uomini morti e dimenticati. E non ci sarà registro delle condoglianze, pieno zeppo di firme, a renderci giustizia.

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Non sono criminale: ho fatto il candeggio!


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caro signor buccini, È tutta un’altra storia... All’indomani della richiesta, avanzata da 51 sindaci calabresi, di un incontro con il ministro dell’Interno Marco Minniti per discutere sulla legge riguardante lo scioglimento dei consigli comunali, sul Corriere della Sera è comparso un articolo a firma di Goffredo Buccini in cui viene insinuato il sospetto che all’interno del gruppo di primi cittadini ci siano soggetti vicini alla ‘ndrangheta. ILARIO AMMENDOLIA Gentile dottor Buccini, pochi giorni fa, la Calabria appariva sulla prima pagina del Corriere della Sera con un suo articolo in cui, partendo da una lettera firmata da 51 sindaci, esprime la preoccupazione che “certe ventate garantiste possano gonfiare vele sbagliate”. Preoccupazione giusta che è anche la mia anche se finora i venti che hanno soffiato sulla Calabria, costringendo i calabresi ad abbassare la testa, sono stati quelli giustizialisti e forcaioli che non hanno scalfito la ‘ndrangheta ma hanno gonfiato le vele di mestieranti della finta antimafia. Se mi fosse possibile, dottor Buccini, a Lei vorrei porre una domanda: perché ha così tanti pregiudizi quando parla della Calabria? Non ci può essere malafede, non ci sarebbe motivo! Mi perdoni se ipotizzo che Lei abbia in Calabria pessimi informatori che utilizzano la “distratta” stampa nazionale per spianare la strada all’artiglieria pesante dell’ottusa repressione e agevolare immeritate carriere e facili campagne di popolarità. Io non ho la pretesa di convincerla a cambiare idea sulla “Calabria antimafiosa” e sul perché dei fermenti meridionalisti e garantisti che attraversano la Regione, mi limito solo a farle notare quanto Ella sia ingiusto nel momento in cui utilizza la Sua autorevolezza e quella del Suo giornale per blindare le tesi di un’antimafia fallimentare, per umiliare innocenti e criminalizzare un popolo. Le faccio un solo esempio: nel suo articolo Ella afferma testualmente “a Platì dove infine si è tornati alle urne, si sono sfidati un parente del clan barbaro e la figlia dell’ultimo sindaco (Mittica) sciolto per mafia, la quale, a sua volta, rivendicava il diritto a non controllare parentele imbarazzanti in lista.”

Essendo stato il primo ad avanzare dubbi sul drammatico blitz di Platì, vorrei che mi credesse: non è così! Non è come Lei crede e scrive! E se dire una bugia a Milano è grave, in Calabria lo è molto di più perché la ‘ndrangheta vive e si sviluppa proprio sulle bugie. “Quaggiù” la ‘ndrangheta ti può uccidere ma la falsa antindrangheta può decidere cinicamente di sacrificarti sul palcoscenico di un teatro che arresta gli innocenti per coprire il proprio fallimento. Mittica era il sindaco e l’unico medico del Paese la notte in cui i carabinieri lo hanno prelevato da casa come un malfattore unitamente ad altri 130 cittadini di Platì. Il consiglio comunale è stato sciolto. Non Le dice niente il fatto che - dopo l’arresto - il sindaco Mittica non sia stato neanche rinviato a giudizio? Non le dice niente il fatto che delle centinaia di persone arrestate assieme al sindaco il 97% siano risultati innocenti? E che quel consiglio comunale sia stato sciolto su falsi presupposti di permeabilità mafiosa? Ritiene normale tutto ciò? Senza alcun intento polemico le domando ancora: è giusto che, ad anni di distanza da quei fatti e dopo chiare sentenze di assoluzioni, Lei indichi la dottoressa Mittica come figlia “dell’ultimo sindaco sciolto per mafia?” Come si fa a scambiare le vittime con i car-

Non ci stiamo più e siamo stanchi di essere raccontati in maniera deformata da chi non ci conosce. Caro Buccini, l'Italia quaggiù non è quella che vedi tu.

nefici? Come si fa a non apprezzare il coraggio di chi decide di fare onestamente il sindaco a Platì dove un sindaco e un ex sindaco sono stati uccisi? E come se in una notte a Roma o Milano arrestassero duecentomila persone e sciogliessero il consiglio comunale e poi fossero tutti assolti e il consiglio risultasse estraneo a ogni infiltrazione mafiosa. Si griderebbe al colpo di stato. Quel blitz, al pari di tanti altri, ha legittimato la ‘ndrangheta più di mille iniziative garantiste. Ho fatto l’esempio di Platì perché è Lei a citarlo nel suo articolo ma potrei fare altri mille esempi analoghi che si inquadrano in una unica strategia. Concludo: se l’esempio che Lei fa a sostegno delle sue tesi si basa su presupposti falsi, tutto il suo articolo potrebbe essere non veritiero. Rifletta dottor Buccini. La stragrande maggioranza dei calabresi subiscono la ‘ndrangheta anzi la lottano in silenzio a mani nude, senza scorte e pur abitando fianco a fianco con i mafiosi. Durante la terribile stagione dei sequestri di persona nessun popolo come quello calabrese ha sofferto così tanto per l’odioso crimine. L’antimafia non ha quasi mai trovato i responsabili (per connivenza o per incapacità?) ma a noi veniva imposto un infame marchio sulla pelle. Proprio per questo i calabresi detestano l’antimafia dei teatranti che, seppur assoluta

minoranza, prevalgono sulle tante persone serie (cittadini, magistrati, sindaci, forze dell’ordine) che la mafia la combattono davvero. I calabresi in passato hanno combattuto contro l’alleanza strategica Stato-mafia, un patto scellerato che ha causato centinaia, forse migliaia di vittime di ‘ndrangheta e traditi dallo Stato. Oggi gli eredi - in linea storica - di quella antica “alleanza” stanno utilizzando la falsa lotta alla ‘ndrangheta per imporre ancora il loro ordine e il loro potere. Una “legge dell’arbitrio e della prepotenza” di segno diverso per opprimere ancora quella parte del popolo calabrese che non ha voce e che corrisponde alla stragrande maggioranza della popolazione. Non ci stiamo più e siamo stanchi di essere raccontati in maniera deformata da chi non ci conosce. Le ventate garantiste che Lei paventa tentiamo di indirizzarle sulle vele della Costituzione Repubblicana, dell’attuazione dell’articolo 3 della stessa, del ripristino dello Stato di diritto. Dov’è il crimine? Dove la collusione con la ‘ndrangheta? Mi creda, la stampa nazionale potrebbe contribuire a combattere la ‘ndrangheta in un solo modo: raccontando la verità! Non lo fa quasi mai! Non lo ha fatto a Platì o a San Luca, a Marina di Gioiosa, non lo ha fatto recentemente in occasione della visita di Mattarella a Locri. Probabilmente è più comodo raccontare il “falso sicuro” prelevato in discutibili laboratori che distillano l’impostura. Venga in Calabria dottor Buccini e, scrostando il sottile strato di vernice luccicante, scopra e racconti la verità. La aspettiamo e in fondo solo questo Le chiediamo.




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ATTUALITÀ

Siderno: Fuda fa causa per 10 milioni al Ministero dell’Interno

San Luca e Benestare siglano un accordo per la fornitura congiunta di acqua

Il Comune di Siderno fa causa per quasi 10 milioni di euro al Ministero dell’Interno, ai commissari Francesco Tarricone ed Eugenio Pitaro e al funzionario Maria Cacciola, che lo hanno gestito tra il 2013 e il 2015. Il motivo: “L’aver causato al Comune danni economici di rilievo, documentalmente sostenuti, conseguenza immediata e diretta sia di una gestione negligente e imprudente da parte degli stessi sia della mancata attivazione, da parte del Ministero dell’Interno, degli ordinari poteri di controllo del loro operato”. Appena insediata, la commissione straordinaria “ha inoltrato alla Cassa depositi e prestiti una domanda di anticipazione di liquidità, così attivando lo strumento per il pagamento dei debiti certi ed esigibili maturati alla data del 31 dicembre 2012”. Per Fuda si tratta di un’imprudenza che avrà ripercussioni nefaste sulle casse del Comune per i prossimi anni. Il primo cittadino fa i conti del disastro generato da quella scelta per chiedere i danni al ministero. Ignorare gli atti contabili e le relazioni «che già evidenziavano lo stato di pre-dissesto» ha generato «con il solo mutuo, un debito per interessi a carico del Comune di Siderno pari a 5 milioni 129mila euro». In secondo luogo, i commissari avrebbero potuto seguire un’altra strada, quella della «modalità semplificata di liquidazione», che avrebbe consentito di risparmiare sui debiti proponendo transazioni ai creditori. Infine, la terna non avrebbe «verificato la consistenza, la fondatezza e l’origine dei crediti pagati con l’anticipazione di liquidità». La somma di tutte le (per ora presunte) irregolarità introduce una richiesta monstre di risarcimento per il Ministero dell’Interno e i commissari: 9 milioni 624mila euro.

Grazie all'accordo siglato con il Comune di San Luca, diverse frazioni di Benestare (Ancone, Belloro, Bruca) saranno servite direttamente dalle acque sorgive della località Menti, con un notevole risparmio per il Comune. A darne comunicazione, in settimana, il primo cittadino Rosario Rocca, che ha voluto ringraziare il Commissario prefettizio Salvatore Gullì per la tenacia con cui ha creduto e sostenuto l’ambizioso progetto e l’Assessore ai lavori pubblici Daniele Nastasi per essersi impegnato a rendere questo sogno una bella realtà.

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È cauloniese il nuovo console italiano in Germania Il nuovo Console Generale d’Italia a Colonia, in Germania è di Caulonia. Si chiama Pierluigi Giuseppe Ferraro, è nato il 19 marzo 1963 e, tra un impegno istituzionale e l’altro, adora ancora oggi trascorrere i propri periodi di riposo nella sua Locride, non sono per il nostro splendido mare, ma anche per venire a trovare l’anziana madre. Ferraro, che ha intrapreso la carriera diplomatica in giovane età, è colui che ha reso possibile la realizzazione di un murales raffigurante il Drago di Kaulon a Bahia Blanca, in Argentina e ha operato per il nostro Paese da Città del Messico, Colombo, La Paz, Minsk e Stoccolma

La foto della settimana I radicali pronti a un nuovo tour nelle carceri in ricordo di Marco Pannella (in foto con Giampaolo Catanzariti)

Siderno: arrivano i consigli per l’accesso al credito a tasso zero Cinquantamila euro a tasso zero con accesso alle agevolazioni per i giovani imprenditori. È stato questo il tema discusso dal convegno “Accesso alle agevolazioni per la nuove imprese avviate da giovani neet”, svoltosi lunedì presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno e organizzato con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, della Città Metropolitana di Reggio Calabria e della Regione. Il dibattito, introdotto dai saluti del sindaco Pietro Fuda, è proseguito con gli interventi del Presidente dell’Assemblea dei sindaci della Locride Franco Candia del Capogruppo PD in Consiglio Regionale Sebi Romeo e di Mariagrazia Todarello, coordinatrice della misura 7.1 per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e ha illustrato le agevolazioni dell’inserimento delle nuove imprese nel mondo aziendale attraverso l’eliminazione della richiesta stringente di garanzie sulle somme anticipate. L’esperto di finanza agevolata, Pietro Tropiano, ha spiegato dettagliatamente come sia possibile ottenere agevolazioni per le operazioni finanziarie finalizzate a investimenti specifici, mettendo in risalto l’importanza di suggerire progetti di investimento originali contribuendo, così, allo sviluppo dell'occupazione, adeguandola alle nuove condizioni di mercato.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Se ad essere diffusa deve essere la cultura del territorio Le esperienze finalizzate a dare del territorio delle letture che ne valorizzino le caratteristiche antropiche, ovvero storico-culturali oltre che naturalistiche, sono di certo dei momenti di approfondimento sull’identità di un ambiente fisico e umano che interagisce ogni giorno nello spazio e nel tempo. Ovvero, ogni esperienza creata, vissuta, maturata e anche scomparsa sono nient’altro che dei momenti che pongono il quotidiano al centro di una storia che non è minore. Una storia che, al contrario, si inserisce in una cornice più ampia che diventa vita di una comunità quale parte di un popolo, di un comune, di una provincia, di una regione, di una nazione e di un ambiente che può essere al di sopra del limite di orizzonte che ci condanna al localismo: la transnazionalità e l’internazionalità. Parole come crescita, sviluppo, memoria od orgoglio sono ricorrenti nelle dialettiche di ogni convegno, o fanno parte di ogni progetto che vorrebbe sdoganarci da un limite di prospettiva senza far venir meno il nostro essere. Tuttavia, vediamo cosa significa creare una idea di cultura “diffusa” o di memoria “diffusa”, perché sono questi i criteri sui quali si può costruire un’idea di “museo” inteso come distribuzione delle specificità di una comunità, del suo territorio e della storia. Diciamo, per onestà di cronaca, che l’idea di creare dei musei diffusi non è certo originale. Vi sono già esempi interessanti che sono stati realizzati in altre regioni d’Italia la cui lungimiranza corre con la velocità di un pensiero che non si accontenta dell’ovvio. Dal Museo Diffuso della Resistenza di Torino al Polo del 900 - per indicarne solo due realtà pesate personalmente - di certo non si può non constatare che il raccordo delle esperienze maturate negli ambiti proposti di ricerca e di testimonianza permette

la distribuzione anche delle capacità di promozione secondo le iniziative poste in essere da ogni struttura a cui è affidata una parte dell’argomento. Ma non solo. La lezione che ne deriva è che il concetto di “museo diffuso” è in verità un’idea scomponibile in due accezioni del termine ben precise. La prima distributiva, ovvero coinvolgere più protagonisti in una visione areale, ma ancorandoli ad un progetto unico. La seconda di distribuzione delle risorse affinché ogni parte del puzzle ambientale o dei percorsi antropici sia adeguatamente sostenuta senza creare disomogeneità. Se così è allora non vi sarebbe un solo comune che non potrebbe rientrare in un progetto ben guidato che non possa ritrovare se stesso sia nel passato ma anche, nel ricordo del passato, nel presente. E se così fosse, allora dovremmo ritenere che i percorsi “diffusi” potrebbero essere molti come quelli oggi vittime di incurie e di poca memoria come le esperienze industriali, ad esempio. In una regione che riscopre, con poca ragione storica, il mito del borbone illuminato, forse rivedere alcune esperienze che hanno dimostrato una certa vocazione alla produzione e al lavoro dovrebbe essere un motivo sufficiente per creare percorsi didattici che, altrettanto diffusamente, dovrebbero favorire la “diffusione” di una cultura del saper e poter fare piuttosto che arenarsi nel solito pianto ormai senza fazzoletto. L’assenza di progetti di recupero, seppur in termini di percorsi di “memoria” di esperienze significative, con tutti gli errori del caso, è l’ostacolo da superare. Dalla lavorazione del gesso alla coltura del bergamotto, dalla tessitura alle tradizioni delle capacità nella conservazione dei prodotti alimentari nel tempo diventano, allora, motivo di ricordo e opportunità di riflessione per rilanciare abilità cestinate da un comodo laissez-faire assistenziale che, francamente, ha solo diffuso apatia e senso di abbandono




A Natale non ti stressare Le Feste sono dietro l'angolo e sei in preda al panico perchè non sai da che parte cominciare lo sfrenato ed estenuante shopping natalizio? Ti senti sull'orlo di una crisi di nervi perchè non hai ancora definito il menu della vigilia di Natale e non hai alcuna intenzione di rinunciare a una cena preparata con le tue manine, perchè significherebbe darla vinta alla suocera? Sei indeciso se trascorrere il Capodanno a casa o in un locale chic? Rilassati: abbiamo pensato noi ad alleviare il tuo stress natalizio andando a caccia di tante interessanti proposte che ti saranno di grande aiuto nella scelta di regali, menu e location, e faranno in modo che tu non viva queste Feste con un'assurda ansia da prestazione. Perciò mettiti comodo e fai un bel respiro: ti salveremo noi da quella brutta sensazione di "acqua alla gola". Detto questo, sei pronto per iniziare a curiosare la nostra ricca selezione che è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Abbiamo, infatti, pensato a chi non rinuncia alla moda e adora indossare abiti eleganti e raffinati, ma anche a chi veste casual e sportivo; alle buone forchette che impazziscono all'idea di viziare i propri palati e lasciarsi conquistare da prodotti locali freschi e biologici; a chi ha deciso di convolare a nozze nel 2018; a chi vorrà destinare la tredicesima per un restyling della propria casa o della propria auto; a chi vorrà concedersi una cena in famiglia ma non ama i fornelli; a chi è in cerca di un'idea originale per farsi ricordare; a tutti i nostri lettori che è quanto di più caro il 2017 ci abbia lasciato. Nella nostra selezione troverai anche tanti suggerimenti su come trascorrere le tue feste, scegliendo tra gli eventi imperdibili che scalderanno il Natale della Locride. Non vedi l'ora di voltare pagina? Quanta fretta! Aspetta solo un attimo: la Pigreco Communication e tutto lo staff di Riviera desiderano porgere a te e alla tua famiglia i più sinceri e affettuosi auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo!




Cinquanta più due. Cinquanta anni fondati su una regola di gioco che accomuna tutti coloro che fanno parte del nostro puzzle infinito: lavoro, dedizione, rispetto ed eccellenza. Fiori Marrapodi nasce nel 1955 e nel corso di questi lunghissimi anni non ha smesso un attimo di alimentare e mantenere i suoi valori. Dietro ogni movimento, ogni scelta, ogni idea, ogni creazione c’è un durissimo lavoro manuale e teorico che ci porta, da cinquanta anni, a offrirvi il meglio. Come ogni favola che si rispetti, la nostra è costituita da fantomatici e a tratti fantasiosi personaggi, da tanti, tantissimi antagonisti dominati però da

Da anni per voi il regalo più bello: un fiore e un sorriso grandi professionisti. Si perchè Fiori Marrapodi oggi è il nome che lega infinite mani, che hanno coinvolto tutte le generazioni, che si aiutano per

elaborare e creare ciò che tutti voi avete sempre desiderato, senza deludervi mai. Una storia che vi ha coinvolto: da sempre vi mostrate fedeli al

nostro lavoro e alla nostra arte riconoscendoci i dovuti meriti, per questo oggi esordiamo con un umile GRAZIE!

Per averci accompagnato in questi anni, supportato, voluti bene, stimolati e per essere rimasti a ricordarci che siamo tutti umani. Con questa nuova esperienza, Ci auguriamo, per altri lunghissimi anni, di potervi trovare sempre accanto a NOI, e promettiamo di continuare a offrirvi il meglio per riuscire a strapparvi sempre un sorriso. D’altronde, il nostro mestiere ha origine dal gesto più antico e umile del mondo: regalare un fiore e strappare un sorriso. Ed è di questo che noi facciamo tesoro. È grazie a Voi, ai nostri indispensabili dipendenti, ormai parte della nostra famiglia, e un po' anche a Noi, se questo nome oggi, è una garanzia.








DA GIORGINI UN NATALE PER PALATI SOPRAFFINI

D

a Giorgini ogni reparto è un microcosmo di bontà. Una sinfonia di profumi e sapori in grado di spalancare i sensi e proiettarli verso orizzonti lontani, a quando la genuinità era un valore imprescindibile. La Macelleria Giorgini è ciò che si definisce negozio di fiducia: qui troverai oltre ai migliori tagli di carne fresca, accuratamente selezionata fra le più alte referenze sul mercato nazionale, anche stuzzicanti piatti pronti da cuocere, succulenti e appetitosi. Un vero e proprio trionfo dei sensi: la gioia degli occhi, quindi del naso per il mix dei profumi e, in ultimo, l'euforia massima del palato. La macelleria Giorgini è l'unica nella Locride a vantare il marchio I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) sinonimo di prodotti enogastronomici tipici di alta qualità. Qui bio e natura non sono una mera tendenza, ma una sincera vocazione: solo così è possibile offrire prodotti che rispettano l’integrità del territorio per recuperare l’autenticità e la genuinità dei sapori. Scegliere le carni biologiche della macelleria

Giorgini ma anche i formaggi, i salumi, le marmellate, la pasta significa portare in tavola il vero piacere della qualità. Ma le tentazioni di Giorgini non finiscono qui: a strappare applausi ai palati i prodotti di superba pasticceria, le migliori miscele di caffè sfuso e in lattina, le più pregiate selezioni di tè e infusi, un reparto di cioccolateria goloso ed elegante in cui spicca, tra tutte, la firma di Andrea Slitti, oggi uno dei più esperti cioccolatieri aritigianali al mondo. Nello stesso reparto trovi gli inconfondibili panettoni Sal De Riso, uno dei maestri pasticceri più amati e ricercati in Italia e all'estero, per due anni consecutivi Re del Panettone. Sal De Riso è un'azienda maturata e consolidata nel tempo, con poche ma precise convinzioni: la cura maniacale delle ricette in cui mettere in campo tutta la propria esperienza, creatività e cultura artigianale per dar vita a specialità di pasticceria in grado di soddisfare i palati più esigenti e a rendere indimenticabili le vostre occasioni da regalo. Valori questi che guidano da sempre il lavoro della pasticceria Sal De Riso e

che non sono passati inosservati a chi da anni manda avanti con impegno e passione la macelleria Giorgini. Accanto ai panettoni Sal De Riso, anche i panettoni Pepe, la casa del miglior panettone d'Italia 2016, realizzato dall'eccellente maestria di Alfonso Pepe, che negli anni ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti in Italia e all'estero. Altri panettoni di gran pregio sono quelli della pasticceria Muzzi che vanta una lunga tradizione, nata nel 1795 , e fatta di ricette che mirano alla ricerca costante della perfezione. Giorgini vi stupirà, inoltre, con la ricca enoteca nell'elegante piano superiore, dov'è possibile trovare le più importanti etichette italiane e internazionali. Ogni scaffale custodisce gioielli dell’enologia accuratamente selezionati: vini pregiati, vini invecchiati, grandi e rari formati, distillati preziosi. Insomma da Giorgini ti aspettano tante fantastiche occasioni regalo, disponibili per tutte le tasche. Imperdibili peccati di gola pronti a regalarti per le Feste natalizie un'esperienza gastronomica di altissimo livello.







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Domenica 17 Dicembre 13

SCUOLA

LETTERA A BABBO NATALE

Il letale e anacronistico ossimoro del Palazzo – 37 Così facendo, quindi, le sbandierate e opulenti casse del nord sarebbero costrette a una dieta non indifferente. Queste considerazioni potrebbero sembrarvi le sciocchezze di una persona tarda a capire, di un sempliciotto, di un discorso da baggiano (non dimentichiamo che, secondo il Manzoni, tale appellativo veniva usato dai Bergamaschi nei confronti dei Milanesi!), ma, cortesemente, vi chiedo di chiamarmi come volete, ma di non imputarle ad un populista perché sarebbe un ignorante oltraggio a ciò che è stato il Populismo. Penso, piuttosto, che sia un deleterio epilogo dell'ignoranza, dell’incapacità, del disinteresse e della collusione delle classi dirigenti meridionali. Non sarebbe bello non dover curarsi fuori regione? Non sarebbe bello frequentare un’Università nella propria regione, invece di spendere soldi (tasse universitarie, affitti, consumi) nelle regioni settentrionali? Non sarebbe bello non dover emigrare al Nord per lavorare? Che, poi, come evidenziato dall'umorista e non comico Massimo Troisi, perché si usi il termine “emigrare” pur restando in Italia non l'ho capito: l’emigrante dovrebbe essere colui che si sposta in un’altra nazione, all'estero, no? Con molta probabilità sarà che, forse, l’Italia non è mai stata una nazione davvero unita. Ma, oltre a prendere coscienza dello stato reale delle cose, cosa possiamo fare noi, in questo momento? Per esempio, leggere dove si trova la sede legale dell’azienda di cui ci accingiamo ad acquistare il prodotto, e spendere i nostri soldi di conseguenza. L'altra sera, su Rete 4, emergeva sostanzialmente questa domanda (se non addirittura affermazione): le Regioni del Nord sono vittime degli sperperi del Sud? Dagli studi Mediaset di Roma si è sollevata una inedita “questione settentrionale”, ben sostenuta dall’ospite leghista in studio, Roberto Marcato. Com’è possibile, mi chiedo, immolare sull’altare sacrificale il Nord dopo 160 anni e più di sproporzioni (per non dire furti) derivati da una volontà di affossamento del Sud da parte delle regioni settentrionali? Con i compianti Zitara e Pasquino Crupi ci siamo trovati più volte a riflettere sulla storica e perenne questione meridionale, sul perché non si è stati capaci o, peggio, non si è voluto risolvere tale questione. Pur con le rispettive divergenze, necessarie in un dialogo altrimenti sarebbe uno sterile monologo, concordo che Il processo di unificazione risorgimentale e, soprattutto, le successive politiche in materia di industrializzazione e infrastrutturazione, hanno progressivamente impoverito il Sud a favore di un Nord che si è arricchito. Perché di questo non si parla mai? Nessuno in studio ha ricordato che il Sud aveva una sua cultura industriale, per alcuni aspetti superiore a quella del Nord. Metallurgia, siderurgia, grandi poli tessili. Un’industria che al Nord, ai tempi dell’Unità d’Italia, ancora non c’era. Nessuno ha palesato la vera questione italiana, che è la mai superata questione meridionale, sempre ignorata e invece il vero fulcro dei problemi nazionali. E, poi, assistiamo all'affermazione di una sindaca leghista che è giusto pagare meno i medici calabresi. E le stelle stanno a guardare! continua Tonino Carneri

La Città Metropolitana rompe? Paghino i cittadini! Resta di grande attualità il problema del maltempo e del dissesto idrogeologico nel nostro comprensorio, spesso causa di vicende burocratiche che hanno davvero dell’assurdo. A fare le spese del maltempo prima e della labirintica burocrazia poi, questa volta, è il proprietario dell’Azienda Agricola Spanò che, da ormai un anno, guarda con crescente apprensione all’alveo della fiumara Gerace. Durante l’alluvione dello scorso gennaio 2017, infatti, Giovanbattista Spanò ha osservato impotente l’acqua distruggere un muro di contenimento e portare via all’incirca 1.500 metri cubi di terra e una ventina di piante di tarocco dal terreno della sua azienda sita in contrada Faraone, a Locri. Quello che sembrava un incubo a occhi aperti, tuttavia, era solo il preambolo di una vicenda che ancora oggi sembra lontana dal poter essere risolta. Appurato, infatti, che la causa dello straripamento del fiume era da imputarsi alla mancata manutenzione ordinaria e straordinaria del letto della fiumara, il 24 gennaio Spanò ha richiesto alla Regione Calabria un intervento urgente di ripristino del muro di contenimento, sentendosi rispondere che la competenza relativa era della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Girata la richiesta a chi di dovere, il 14 marzo Spanò ha accompagnato sul posto un tecnico del Settore 13 della Città Metropolitana, che ha successivamente prodotto una scheda tecnica nella quale si dichiarava che il danno subito era pari a € 300mila e si confermava l’urgenza dell’intervento di rifacimento del muro (o scavo ex novo dell’alveo del fiume) per evitare l’aggravarsi del fenomeno erosivo.

Dopo la scheda tecnica, tuttavia, il silenzio, tanto che Spanò ha inviato tre solleciti di intervento al quale si è visto rispondere solo il 26 luglio, dopo che ne era stata spedita copia per opportuna conoscenza anche presso la Prefettura di Reggio Calabria. La risposta da parte della Città Metropolitana, tuttavia, sorprendentemente contraddiceva quanto veniva detto nella relazione tecnica di alcuni mesi prima e, tirando in ballo un Regio Decreto risalente al 1904 (!), dichiarava che il rifacimento del muro, da considerarsi opera a protezione del terreno di un privato, avrebbe dovuto essere a carico del privato stesso. Ciò che il Consiglio Metropolitano guidato da Giuseppe Falcomatà non ha tenuto in considerazione nella sua ultima comunicazione, tuttavia, è che il danno provocato al terreno di Spanò è stato indirettamente causato proprio dall’inadempienza dell’istituzione, che per anni ha ignorato le segnalazioni dei sorveglianti idraulici relative alla mancata pulizia dell’alveo del fiume. Anche dopo l’invio di una nuova missiva all’Ente da parte dello studio legale che rappresenta l’azienda di Spanò, la Città Metropolitana non ha dato ulteriori risposte, ignorando persino il sollecito giunto sulla scrivania del sindaco metropolitano l’11 novembre da parte della Protezione Civile della Regione Calabria, in cui viene sottolineato che la risoluzione del problema è di competenza della Città Metropolitana affinché venga tutelato non solo il terreno di Spanò, ma l’intero territorio. Jacopo Giuca

Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei chiederti un regalo speciale… Sono la mamma di un ragazzo che, in seguito a un incidente, ha riportato un handicap motorio. Sono nel mondo della scuola da molti anni e da più generazioni e sono cresciuta e opero con l’idea che la scuola debba dare e non togliere, accogliere e non allontanare, insegnare e non discriminare, far sorridere e non deridere… L'insegnante deve docere, come nel suo significato, non solo nozioni ma anche e soprattutto il vivere… Pertanto, caro mio Babbo Natale, porta a questi “docenti” un pizzico di umanità, un modo di rivolgersi ai ragazzi gentile e non canzonatorio, la sensibilità per capire gli studenti e far loro rimanere un buon ricordo degli anni della scuola, la pazienza di aiutarli ad apprendere in serenità affinchè non ci siano più differenze e preferenze tra i ragazzi: loro sono tutti uguali, menti in crescita da istruire, indipendentemente dai difetti fisici. Fa' che diano un buon insegnamento a tutti i ragazzi che discriminano il diverso… e che non siano loro i primi a farlo…

Grave perdita per la cultura Calabrese: É morto Antonio Panzarella Il Professore Antonio Panzarella ha lasciato questo mondo nel rimpianto dei suoi tantissimi amici e di tutti coloro che lo hanno conosciuto. Uomo di straordinaria cultura, specialmente nel campo della storia del cinema e del teatro, ma anche della fotografia e dello spettacolo in generale, ha portato nella sua città, Catanzaro, l'Accademia di Belle Arti, della quale fu a lungo Rettore e insegnante. Passò successivamente all'Accademia di Belle Arti di Firenze e poi a quella di di Roma come insegnante di Scenografia. Furono suoi allievi tantissimi personaggi dello spettacolo: attori,registi, sceneggiatori; con molti di loro mantenne un legame profondo di amicizia. Firmò numerose scenografie per il cinema e per il teatro. Realizzò come sceneggiatore e regista lo sceneggiato televisivo Noi lazzaroni, tratto da un' opera di Saverio Strati. Spirito creativo, sensibile e concreto non si limitò al solo insegnamento, ma spese le sue straordinarie capacità organizzative e di animatore culturale impegnandosi nella realizzazione di innumerevoli iniziative nella

nostra Regione che portarono la Calabria ad una visibilità artistica di livello nazionale con il cinema, il teatro e la fotografia; ricordiamo Teatro in Piazza e Castellaria; Le tante mostre fotografiche tra le quali l'ultima esposta alla Cittadella della Regione Calabria quest'anno, dal titolo: Calabria com'era, fotografia e fotografi tra l'800 e il 900, con la collaborazione del grande fotografo Antonio Renda; la mostra allestita a Catanzaro per i cinquanta anni della morte di Corrado Alvaro (2006) ideata e realizzata da Panzarella, sempre con la collaborazione di Antonio Renda, patrocinata dall'Assessorato alla Cultura Comune all'epoca retto dal dottor Antonio Argirò e dalla Fondazione Corrado Alvaro di San Luca. Tra i volumi scritti da Antonio ricordiamo Cara Catanzaro e Teatro e vita di Aroldo Tieri. E' stato tra gli organizzatori e realizzatori dello spazio regionale della Calabria al Salone Internazionale del litro di Torino, dedicato quest'anno a Corrado Alvaro. Addio Antonio, i tuoi amici ti ricorderanno per sempre. Fortunato Nocera



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Domenica 17 Dicembre 15

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Vitis domestica L./ Fam. Vitacee

Nerello Zinnarico di Ferruzzano L’area della Locride meridionale, tra Brancaleone e Casignana, rappresentò, fino a pochi decenni addietro, l’area di conservazione viticola del patrimonio dell’antichità più importante di tutta la Calabria, come ha dimostrato l’indagine condotta dal Centro Sperimentale di Turi, tramite il ricercatore Angelo Caputo, che ha individuato nel mio campo di conservazione, ben 69 varietà di viti dai profili molecolari unici al mondo; di esse almeno una trentina derivano dalla ristretta area tra Brancaleone e Casignana, che include l’area con la concentrazione più alta del mondo degli antichi palmenti scavati nella roccia: circa settecento. In questa stessa area si sviluppano, negletti e semidistrutti, più di duecento km di muri a secco (armacìe, armacère, ecc.) che delimitavano le fasce (rasule) dei vigneti che appartennero a Locri Epizephiri, alle ville romane o alle fattorie bizantine del Tardo Antico. Non possiamo sapere quale vino si producesse, dai nerelli così diffusi nel territori o dai bianchi, probabilmente le Aminee (senza minio, ossia il rosso, quindi bianche, dalle foglie con la pagina inferiore fortemente pubescente) Lanate, portate dai tessali nell’area della distrutta Sibari nel corso del V secolo a.C. I crotoniati impedirono l’insediamento dei tessali, che avevano cominciato a coniare monete, ma che poi furono costretti a rifugiarsi nelle colonie di Sibari sul Tirreno: Laos (attuale Laino borgo) e principalmente a Posidonia, chiamata in seguito dai romani Paestum. Le viti dei tessali restarono nella Magna Grecia, ma furono portate anche in Campania e probabilmente il Falerno, il

principe dei vini romani, era originario dell’area di Sibari. Le Guardavalli, di cui nel circondario di Bianco c’erano circa dieci varietà, erano fortemente pubescenti e più delle altre lo era la Guardavalle Pilusa, persa per sempre. Per la sua importanza storica, tra le Lanate, forse c’era anche il Mantonico, il vitigno più importante della Calabria, così negletto dai vinificatori di Bianco che si sono battuti ferocemente per il cosiddetto “Greco di Bianco”, la Malvasia veicolata dai Veneziani da Monombasia, nel Peloponneso sud orientale. Essi ebbero il monopolio del vino ricavato dalle sue uve, che commercializzavano, per cui nacquero impianti di vigneti nelle aree costiere della Sicilia, Calabria, Puglia e della Dalmazia e successivamente in Toscana e altrove, per cui di conseguenza nacquero delle denominazioni nuove tra cui quelle di Malvasia di Toscana, di Lipari ecc., accanto alla più famosa che era la Malvasia aromatica di Candia (Creta). Dei nerelli, invece, esistevano numerose varietà, dai grappoli semplici, composti, piramidali, conici, gemellati, trialati; un nerello trialato è rappresentato in un mosaico della villa romana di Palazzi di Casignana, di cui c’era una corrispondenza nelle vigne del territorio, da Casignana a Ferruzzano, mentre a Caraffa esisteva un nerello identico a quello del mosaico di Palazzi. Accanto alle viti portate nel territorio dai coloni greci, c’erano sicuramente quelli derivanti dalla domesticazione delle viti silvestri, presenti ancora nel territorio nelle aree ripariali; ricordiamo che nella Magna Grecia avvenne la Terza Domesticazione della vite, mentre la

Prima era avvenuta tra l’alta valle del Khabur (Mesopotamia settentrionale) e il Caucaso, la Seconda sulle coste del Mar Nero, la Tracia (Bulgaria e Grecia settentrionale) e la Grecia, comprese le isole egee, la Quarta nella penisola iberica, la Quinta nella Francia mediterranea e l’alta Italia, la Sesta nell’area del Reno. Infatti di recente, Giuseppe Spampinato, professore della “Mediterranea” di Reggio, in collaborazione con l’università di Cagliari, sta confrontando i vinaccioli delle uve delle viti del territorio, presenti nel campo di conservazione di Ferruzzano e quelle delle silvestri, che si caratterizzano per il fatto di essere più tondeggianti rispetto a quelli delle uve domestiche, più allungati. La vite dello Zinnarico qui presentato, assieme al Nerello Carvunaro, al Nerello nero, e al Nerello Chianoto di Bianco, davano dei rossi fragranti, armonici e ben strutturati. Lo Zinnarico era diffuso in tutto il circondario di Bianco, e particolarmente a Ferruzzano, ed era denominato in tale modo perché era caratterizzato da acini grandi e da quelli piccoli (ossia zinnarici), che maturavano assieme, mentre in altre varietà gli acini piccolissimi rimangono verdi. Questo fenomeno viene definito acinellatura e si ha quella verde, quando non avviene l’impollinazione degli acini che rimangono piccoli e non maturano, viene chiamata acinellatura dolce, quando avviene l’impollinazione, ma non la fecondazione degli acini che permangono piccoli, ma arrivano alla maturazione, assumendo le caratteristiche delle uve che arrivano regolarmente alla maturazione.

DARWIN SI SBAGLIAVA: DISCENDIAMO DAGLI STRUZZI!

così cattive. Iena, sciacallo, volpe, lupo, mantide, pantera, avvoltoio, porco, asino e simili, sono offensivi per gli animali, non certo per l’Essere Umano, che si comporta ben peggio di qualsiasi animale o vegetale presente sul nostro pianeta. Chi è un po’ più attento alle dinamiche relazionali sa perfettamente che certi comportamenti dichiarati “incomprensibili”, specie da assurde canzoni anni ’80, sono più tipiche dei maschi che delle donne, come l’irrigidirsi su determinate posizioni, estremizzare i concetti, dire che va tutto bene quando è il contrario. Questo avviene in moltissimi ambiti, specie

Vera Donovan says Brigantessa Serena Iannopollo Pare che ci sia stato un attentato a New York, e dico "pare" perché non ho trovato molte notizie sull'accaduto, ma solo tanti facebucchiani che tirano un sospiro di sollievo poiché non ci sono state vittime. Secondo il mio punto di vista questo modo di reagire è da ipocriti e "paraculi", perché si pensa che esprimendo una gioia sulla mancanza di vittime americane si possa essere esenti dal ricordarsi che nello stesso istante, dall'altra parte del mondo, muoiono nel silenzio centinaia di bambini. Se si è in possesso di un telefonino che dia modo di connettersi alla rete mi pare alquanto strano che ci si focalizzi su alcune notizie e invece non ci si interessi ad altre cose "scomode" perché darebbero modo di pensare - e già ne abbiamo troppi di pensieri durante il giorno. Però il pensierino agli americani salvi va concesso. Come se l'America non fosse lo stato più guerrafondaio dell'intero universo. Dopo c'è L'ITALIA. L'itaGlia è guerrafondaia. Assai pure. Moltissimo! L'itaGlia produce e

vende armi a molti paesi, quali: Kuwait, Arabia Saudita, U.S.A., Qatar (fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2017/05/01/vergogna-made-in-italy-vendiamosempre-piu-armi-a-regimi-sanguinari-e-/34031/). Nello stesso articolo sopra citato si mette in evidenza il dato di un aumento di acquisto delle NOSTRE armi dopo i viaggi renziani in paesi quali Arabia e Turkmenistan. E poi appare il dato eclatante: in quei paesi pare ci sia stato un aumento di morti e feriti! Ma davvero? Ci scandalizziamo per gli attentati da parte dei terroristi senza soffermarci a pensare a chi arma queste mani. Non siamo forse noi? Questo pseudo stato è tra i primi 10 paesi esportatori di armi nel mondo. Ma gli pseudoitaGliani lo sanno? Forse è meglio gioire per l'America che guardare in faccia la realtà: siamo struzzi, siamo complici, e a tal proposito vi lascio il link di un video interessante che spiega la mia ultima affermazione, buona v i s i o n e . https://www.youtube.com/watch ?v=UA5jYUT_MEo

In merito alla pubblicazione di domenica 26 novembre 2017, una attenta lettrice mi fa notare che denigrare le donne con lo stato curriculare, cioè insultarle per il lavoro che svolgono, è solo una parte delle offese alle donne. Per denigrare un uomo gli si dice infatti che si “comporta da donna” o

ConVersando...

peggio, “da femmina”. Se un uomo piange, o si incaponisce, o pesta i piedi per avere ragione o ottenere qualcosa (cosa che tutti facciamo, ambosessi), gli si dice: “Ti comporti da donnicciòla!”. Se non è molto virile gli si dice che è un “frocio”, cioè un maschio con tendenze femminili. Se ha paura lo si

esorta a “non fare la bambina”, o a “comportarsi da uomo”. L’essere donna, la femminilità o gli stereotipi usualmente associati al mondo delle donne, sono un insulto per i maschi, un insulto gravissimo. Neanche le detestabili offese derivate dal mondo animale riescono a essere

quello familiare, ma spesso in quello della borghesia professionale. Per un maschio non c’è peggior insulto che essere avvicinato al mondo femminile. Essere femmina è l’insulto ultimo, il definitivo e il più odiato. Signore, tenete conto.

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Due cantine calabresi all' Opera Wine 2018 Il 4 al 5 dicembre 2017 al Wine2Wine, il principale evento in Italia dedicato a informazione, innovazione e internazionalizzazione del business del vino, sono state annunciate da Alison Napjus, senior editor di Wine Spectator, e da Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, presidente e direttore generale di Veronafiere, le 100 aziende (107 per l’esattezza, tre in più dello scorso anno) che Opera Wine metterà in mostra per il prossimo Vinitaly. “OperaWine , Finest Italian Wines: 100 Great Producers" è l'appuntamento glamour più atteso dell'anno a Verona e apre, ogni anno, ufficialmente la grande fiera italiana dedicata al nettare divino offrendo agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscere i 100 produttori italiani selezionati dalla Wine Spectator, prestigiosa pubblicazione america-

na. Arrivato alla sua settima edizione, spalanca le porte a coloro che vogliono vivere in poche ore un concentrato dell’eccellenza vinicola che rappresenta il Made in Italy nel mondo, degustando i migliori vini all’interno del Palazzo della Gran Guardia il 14 aprile 2018. Una selezione che mette insieme cantine di tutto il Belpaese, dalla Valle d’Aosta a Pantelleria, e realtà diversissime tra loro per dimensioni, territorio, stili produttivi, storia e blasone, ma accomunate dall'altissima qualità dei vini e dalla capacità di raccontare la grande diversità del vino italiano. Quest’anno Opera Wine registra ben 16 new entry nell'olimpo e la Toscana è la regione più rappresentata. Per la Calabria la scelta è ricaduta su due aziende: la Cantina Vincenzo Ippolito di Cirò Marina con il Cirò Superiore Ripe del Falco Riserva 2002 e il GB 2014 Calabria Igp di Odoardi di Falerna (CZ).


GLI AUGURI DELL’ A.S.D. CITTÀ DI SIDERNO 1911 È un fine anno dinamico e in continua evoluzione in casa Siderno Calcio. Infatti, alla già annunciata rimodulazione dell’assetto societario, in quest’ultimo periodo tutte le componenti del sodalizio biancazzurro, sono attivamente impegnate fra mercato di riparazione e alcune iniziative del progetto “Uniti per crescere”. Per quanto riguarda questi ormai trascorsi 15 giorni di mercato, non sono sicuramente mancati le trattative e come d’altronde è costume dalle nostre parti, non sono mancati neanche i pettegolezzi su ipotetiche partenze e arrivi, le magre figure di alcuni e le signorilità di altri e le ormai famose “bufale”. Noi com’è nostro costume parliamo solo ed esclusivamente con le certezze ed è certezza il fatto che il nostro parco giocatori è

rimasto nella sua struttura iniziale, nessuno è stato allontanato – Ciccio Spataro ha chiesto per problemi di lavoro di avvicinarsi a casa ed è stato accontentato - come nessuno è stato costretto a restare, tutti hanno voluto mantenere fede agli impegni presi a inizio anno come l’ha fatto e lo continua a fare a società. In quest’ultima settimana si è provveduto, in base alle indicazioni di Mister Galati, ad arricchire la compagine con il rientro del portiere Caruso, l’innesto dell’attaccante Khoris e dei difensori Sorgiovanni e Futia, che sicuramente saranno funzionali al progetto e alla causa. Inutile rimarcare che la società resta vigile e se dovesse presentarsi l’occasione giusta, nel panorama degli svincolati, sicuramente non si tirerà indietro. Molta energie si stanno impiegando per concretizzare quell’e-

sigenza di essere punto di riferimento vivo e partecipe nella nostra società civile, e a tal proposito rivestono grande importanza due significativi momenti, il primo in occasione della partita di oggi con la Paolana, dove la società vuole festeggiare il Natale insieme ai propri tifosi e principalmente ai bambini presenti allo stadio (a parte in questa pagina la locandina dell’evento) e poi mercoledì 20 c.m. presso il Ristorante “Al Tempio” la cena della società al gran completo con tutti i tifosi e amici che vorranno condividere un sano momento di festa. La pagina FB della società è attiva per le prenotazioni e per tutte le indicazioni utili. Di cuore, ai nostri ragazzi, ai nostri tifosi, alla nostra Città vadano gli auguri più cari di un Santo e sereno Natale e di un felice 2018.


Satira

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Domenica 17 Dicembre 17

La triste storia del sacchetto nero, della coperta del cane e gli sfalci di potatura Una fila di sacchetti della differenziata aspetta che venga il proprio turno di essere raccolti e condotti da brave persone all’Isola dei Sacchetti. In fila come soldati attendono nel buio e nel vento come anime perdute... È una notte gelida al paesello triste di Si-Derry. Una fila di sacchetti della differenziata aspetta che venga il proprio turno di essere raccolti e condotti da brave persone all’Isola dei Sacchetti. In fila come soldati attendono nel buio e nel vento come anime perdute. “Sono stanco- dice uno- sono qui da ieri, ancora non è venuto nessuno a prendermi”. “Ieri era festa, idiota” risponde un altro sacchetto. “E poi di che colore sei?”. “Sono giallo”. “Non sei giallo, sei più arancione che giallo, non lo vedi?”. “Non ho mica gli occhi, cretino! Lo so perché c’è scritto sulla mia confezione!”. “E visto che sei giallo cosa contieni?”. “Multimateriale, e tu?”. “Io carta, sono blu”. “La smettete voi due? Sembra la storia di “piccolo giallo e piccolo blu”, quella robaccia che ci facevano leggere alle elementari!”. “Ha parlato il sacchetto rosa!” esclamano i due in coro. “Perché sei rosa? Non sei un sacchetto, ma una “sacchetta” allora? Oppure hai strane frequentazioni?”. “Macché! Sono rosa perché altrimenti mi confondo con i sacchi neri, quelli che contengono gli sfalci di potatura! E poi sono trasparente, così si vede quello che ho dentro”. “Io sono nero!” esclama un sacchetto che fino a quel momento era stato silenzioso: “Ma contengo la lettiera del gatto e le vecchie coperte del cane, non sfalci di potatura!”. “Aaaaahhhh!” esclamano tutti gli altri sacchetti in coro “E allora nessuno ti prenderà mai, ti lasceranno qui finché il tuo polivinicloruro non si sarà deteriorato! Appena vedranno che sei nero penseranno che contieni gli sfalci, e ti lasceranno qui al freddo, mentre noi andremo all’Isola dei sacchetti! Ah ah aha!”. “Ma non è giusto! Sono stato scelto perché sono più grande e posso contenere più cose, senza usare tanti sacchetti di plastica come voi per cose che starebbero in uno solo, anche se nero! E allora dov’è il discorso ecologico? Così si spreca più plastica!”. “Ma quale discorso ecologico! Si vede che vieni dalle montagne e che sei nero! Non ne capisci niente di differenziata!

Puoi contenere quello che vuoi, ma se sei nero emetti un chiaro segnale: contengo sfalci di potatura, e non verrai mai portato all’Isola dei sacchetti! Tra l’altro se hai delle coperte dentro ti toccheranno, e sentiranno morbido. Penseranno che c’è erbaccia e ti lasceranno lì!”. “Ma potrebbero aprirmi per verificare!” “Uuuuuh!” esclamano tutti i sacchetti in coro “Se sei nero neanche ti guardano! Che fesso che sei!”. “Oh, smettetela di darvi tante arie, soprattutto voi, sacchetti del supermercato!”, risponde il Nero. “Hai un bel coraggio a rivolgerci la parola, dato che noi siamo i sacchetti privilegiati per l’indifferenziata! Noi rappresentiamo la “sacchettitudine”, quindi farai bene a abbassare il tono di voce!”. “Silenzio, arrivano, arrivano!”, esclama un sacchetto azzurro. Gli uomini in tuta giallo limone fluo scendono da un grosso camion con una enorme bocca nella parte posteriore e squadrano i sacchetti. Quelli rosa e quelli del supermercato vengono raccolti immediatamente, quelli azzurri vengono palpati e quello nero viene squadrato per qualche secondo. Il sacchetto nero vorrebbe arrossire di vergogna. “Be’ –esclama unoancora sfalci, non se ne può più. Prendiamo tutto tranne quello nero: devono capire che sacchi neri non ne debbono mettere fuori dal cancello”. “Secondo me sfalci non ne contiene, senti com’è leggero, potremmo anche prenderlo –ribatte un altro. “Naaaaa, lascialo lì, il messaggio deve essere chiaro! Se lo possono scordare che prendiamo sacchi neri a questo civico”. Dopo che i due sono risaliti sul grande mezzo, il sacchetto nero si guarda intorno: il vuoto e il silenzio lo circondano, il freddo lo attanaglia. Il mastello è lontano ed è caduto per il vento. È solo. Gli sale un brivido. L’unica cosa che lo conforta sono le vecchie coperte del cane. Lidia Zitara


l’appuntamento

“A Merry Christmas and a Jazzy New Year”: torna il Roccella Jazz! KTF tutto l’anno: gran finale a firma di Mimmo Cavallaro Il Kaulonia Tarantella Festival si prepara a chiudere l’anno in bellezza con l’ultimo appuntamento del 2017! Mancano ormai pochi giorni, infatti, all’appuntamento conclusivo del KTF Tutto l’anno, in programma per sabato 23 dicembre, alle ore 21:15, presso il nuovissimo Auditorium “Casa della Pace Angelo Frammartino” di Caulonia Marina. Mattatore della serata sarà il direttore artistico di questa edizione del festival, Mimmo Cavallaro, che coglierà l’occasione non solo per intrattenere il pubblico con i suoi sempre ricchi e suggestivi ritmi tradizionali, ma anche per presentare finalmente al grande pubblico il suo nuovo disco, “Calanchi”, prima di augurare a tutti Buon Natale. Un appuntamento da non perdere, che costituirà sicuramente un indimenticabile arrivederci all’edizione del 2018.

Locri: I Fiori dell'Amicizia per coltivare il Valore della Cittadinanza Attiva Promossa dall'associazione Onlus “I valori della vita” e dal comune di Locri con il sostegno del Ministero della Giustizia Minorile, si è tenuta questa settimana la piantumazione dei fiori dell’amicizia di fronte al palazzo comunale di Locri, un evento ricco di significato, che ha voluto lasciare un segno di speranza e cambiamento. Grazie alla collaborazione tra l’Onlus guidata da Decio Tortora e Marilena Romeo e il comune di Locri, infatti, è stato possibile sottolineare l’importanza della rete che istituzioni e cittadinanza attiva sono chiamati ad alimentare per offrire slancio e sostegno ai giovani. La manifestazione, alla quale era presente anche il vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Francesco Oliva, è stata dedicata ai giovani del nostro territorio e alle sinergie in atto tra scuole e istituzioni per la formazione di una società civile che sia in grado di cambiare il futuro del nostro comprensorio.

Siderno Antica si anima grazie alla manifestazione “Presepe Vivo” In occasione del Santo Natale, il Progetto Viviborgo per Siderno Antica organizza il Presepe Vivo, una manifestazione che si terrà a Palazzo De Mojà, a Siderno Superiore, a partire dalle ore 18:00 di venerdì 22 dicembre. Verranno riprodotte scene di antica vita quotidiana con costumi d’epoca e canti tradizionali, grazie alla partecipazione della Comunità del Borgo di Siderno Superiore. Alle ore 21:00 è prevista inoltre la manifestazione “Armonie di Natale”, con la particiazione degli allievi ci canto diretti dalla Maestra Assunta Pedullà.

A cavallo tra Natale e l’Epifania torna con cinque appuntamenti la kermesse “Rumori mediterranei”, che passa simbolicamente il testimone alla prossima edizione, già in programma per agosto 2018.

Nel corso del mese di dicembre e ai primi di gennaio Roccella ospiterà una mini rassegna jazz intitolata “A MERRY CHRISTMAS AND A JAZZY NEW YEAR”, con la quale si segnerà il passaggio di testimone dall’edizione 2017 all’edizione 2018 del Roccella Jazz Festival, in programma nel mese di agosto. In coerenza con il progetto triennale approvato dalla Regione Calabria, la prossima edizione della manifestazione andrà verso gli Stati Uniti ed avrà come titolo “Italians” - il ruolo degli italo-americani nella storia passata e contemporanea del jazz USA. Si tratterà di un’operazione mai tentata prima in Italia per dimensioni e qualità degli artisti invitati. Il primo concerto della rassegna natalizia sarà in programma il 25 dicembre, al Convento dei Minimi, e vedrà protagonista il Simona Calipari Quartet, guidato da una giovane cantante di jazz di grande talento, che presenterà il suo progetto “A Christmas Jazz Mood”, una rivisitazione di celebri standard natalizi che hanno segnato la storia del jazz. Il 28 dicembre, invece, sarà presentato il libro “Gente di jazz” (Kappa Vu edizioni) di Gerlando Gatto, noto giornalista e critico musicale. Una raccolta di interviste fatte in epoche diverse a famosi musicisti che hanno partecipato al Festival del Jazz di Udine. Il primo concerto dell’anno, sarà dunque affidato a quello che è diventato ormai un roccellese d’adozione: il pianista Claudio Cojaniz, che presenterà “Blackpiano”, un suo progetto ormai consolidato che rimanda al jazz delle radici, quelle africane. Sarà, invece, oggetto di un omaggio il compositore italo-americano Harry Warren, autore di “That’s Amore” una delle canzoni più ascoltate del mondo e inno della comunità italo-americana. Warren, che ha scritto molte colonne sonore di film guadagnandosi 11 nomination e vincendo tre oscar, ha origini calabresi. Il suo vero nome, infatti, era Salvatore Antonio Guaragna e i suoi genitori originari di Cassano allo Ionio. A questo prolifico autore di successi sarà dedicato un progetto originale intitolato “That’s amore – An original tribute to Harry Warren” il 2 gennaio all’ex Convento dei

Minimi. Sarà il giovane pianista Francesco Scaramuzzino, uno dei nuovi talenti del jazz italiano, a proporre il suo repertorio che comprende altri brani famosi come “At last”, “There will never be another you” e “Chattanooga Choo Choo” il cui disco vendette più di un milione di copie. Toccherà a Peppe Servillo e i Solis String Quartet chiudere la rassegna all’Auditorium Comunale il giorno 3 gennaio. L’ex cantante degli Avion Travel presenterà un progetto molto articolato che comprenderà celebri brani della tradizione napoletana e alcuni standard che rimandano anche al suo ruolo di crooner nel film “Lascia perdere, Johnny” di Fabrizio Bentivoglio. Tutti i dettagli del programma saranno disponibili a breve sul sito www.roccellajazz.org e su www.visitroccella.it.

"A Ciambra" escluso dalla corsa agli Oscar "A Ciambra", candidato italiano agli Oscar nella categoria migliore film straniero, non è entrato nella lista dei nove finalisti che si contenderanno la preziosa statuetta. Scritta e diretta dal regista italo-americano Jonas Carpignano e incentrato sull'omonima comunità rom di Gioia Tauro, il film raccontato attraverso gli occhi del quattordicenne Pio Amato che vive nella città calabrese con la sua famiglia, si è visto superato da "A fantastic woman", Cile; "On body and soul", Ungheria; "Foxtrot", Israele; "The insult", Libano; "Loveless, il favorito", Russia; "Felicité", Senegal; "The wound", Sudafrica; "The square", Svezia. Le nomination finali verranno annunciate il 23 gennaio. La consegna degli Oscar avverrà il 4 marzo. Tra i produttori esecutivi de "A Ciambra" figura anche Martin Scorsese, grande ammiratore del giovane regista che ha al suo attivo anche un'altra pellicola intitolata "Mediterranea" del 2015.

Santino Cardamone torna in grande spolvero con "Mondovervello" Il musicista calabrese Santino Cardamone, originario di Petilia Policastro, dopo il grande successo a X-Factor nel 2016, torna a parlare in musica attraverso i suoi ritmi in "Mondocervello", registrato nel Bunker Studio di Rubiera insieme al produttore Andrea Rovacchi e uscito per Manita Dischi lo scorso 1 dicembre. In quest'ultimo lavoro discografico, Santino ci trasporta nel suo cervellomondo, in una sorta di viaggio tortuoso e originale tra i suoi pensieri, con i testi che dimostrano di essere andati a scuola dai grandi della musica italiana ma che si fanno portatori di uno stile personale e riconoscibile.


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Domenica 17 Dicembre

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Fabio Macagnino, un antisistema ma con candalìa Lo scorso 7 dicembre Fabio Macagnino, cantautore, scrittore, attore e architetto della Locride, ha scelto Caulonia e la cornice del Tarantella Festival per presentare il suo nuovo album "Candalìa"

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Il suo sogno è sempre stato quello di portare lo “scialo” tra le rughe (strade). Da qui era nato il suo progetto Scialaruga avviato con diversi musicisti della Locride. Un giorno entrando con i loro tamburi in un paesino aspromontano, uno di quei paesini dove non accade mai nulla, Fabio Macagnino e gli altri assistono a un vero e proprio miracolo: circondati da vecchi e bambini, subito accorsi perchè attratti da quell’evento insolito, raccontano in musica la storia di Sacco e Vanzetti, i due anarchici ingiustamente condannati alla sedia elettrica nel 1927. A un tratto si accorgono che la gente è in lacrime: alle loro spalle una donna con le stampelle sull’uscio di casa sta intonando “ ‘O sole mio”. Da anni quella donna non si alzava dal letto perchè affetta da grave malattia. Ma al sentire il richiamo della musica, non riesce a resistere ed esce in strada per prendere parte a quell’evento straordinario. Da allora Fabio Macagnino ha capito che la musica deve essere questo: un miracolo. Negli anni ha mantenuto l’impegno, una missione che continua a portare avanti con il suo nuovo album “Candalìa”, presentato nei giorni scorsi all’interno del Kaulonia Tarantella Festival 2017. Dici sempre che per fare il musicista hai studiato architettura. A cosa ti è servito? Dall’architettura ho mutuato alcuni elementi che ho cercato di tradurre in musica. Una delle correnti architettoniche che più ho apprezzato è stata quella del “regionalismo critico”. Gli architetti che vi hanno aderito hanno cercato di coniugare l’International style con il genius loci in modo tale da non venire completamente assorbiti dagli imperativi globali. Negli anni ho fatto mia la frase di Gothe: l’architettura è musica cristallizzata. In architettura è regionalismo critico, in musica è antifolk. Cosa critichi della musica popolare?

Intanto non so se il mio è folk o antifolk. Qualcuno mi dice che è antifolk. Io non me lo chiedo più. A un certo tipo di musica popolare critico il fatto di essersi concentrata solo sulla riscoperta delle radici, radici che, però, non hanno portato frutti. Non ci si è chiesti cosa la musica popolare possa dare oggi. ll regionalismo nella musica è fondamentale perchè ci distingue, fa emergere la nostra unicità, però non basta rivivere le tradizioni: bisogna rileggerle in una chiave moderna. In Calabria e nella Locride questo non è stato fatto. Perchè, secondo te? Da un lato - tranne qualche rara eccezione - si è abbandonato lo studio serio delle radici. Dall’altro ci si vanta di fare etnopop, una definizione che io aborro. Gli autori di etnopop stanno via via abbandonando il vero dialetto adattandolo alla morfologia e alla sintassi della lingua italiana. Qualcuno ha detto che riesci a trasmettere la stessa passione sia che ti ritrovi a esibirti tra i fumi delle salsicce sia in teatro... Questo è uno dei complimenti più belli che mi

abbiano fatto. Mi trovavo a Torino, tra i fumi delle salsicce appunto. Una mia amica si è avvicinata e mi ha detto che notava in me lo stesso piacere di esibirmi sia che fossi stato per strada tra le salsicce sia che mi trovassi su un palco. Ed è così: perchè per me ciò che conta è che si crei quell’atmosfera di convivialità, indispensabile per sognare ad occhi aperti. Il tuo nuovo album richiama un vecchio brano in cui in un verso dicevi: “ci vuole carma e candalìa”. Il candaliarsi, questa filosofia di vita tipica della gente del Sud, in che modo può mantenere aperti i contatti con il mondo frenetico in cui viviamo? Li deve proprio rompere i contatti. La nostra sana indolenza non deve andare perduta. Lo ripeto ogni giorno anche a me stesso di rilassarmi. Io non sono un bohemien: mi alzo la mattina e inizio a fare, in totale frenesia. La nostra candalìa deve essere usata come bastione contro l’ansia della modernità. È un tema che mi porto dietro da molto tempo e adesso ho deciso di utilizzarlo come titolo dell’album. Nello scrivere i testi ho preso a piene mani da “L’arte dell’ozio” di Hermann Hesse, ma

anche dai romanzi di Emile Zola. Mi hanno aiutato a capire che non ho un buon rapporto con la modernità. Mi ritengo un progressista, questo sì, ma la società moderna ci sta facendo perdere il piacere di goderci i singoli attimi senza fretta. Non ci sto più dentro questi ritmi deliranti. In Candalìa dimostro di sentirmi un disadattato. In un’intervista hai dichiarato: “Noi antifolk siamo moscerini fastidiosi per politici e faccendieri dediti alla costruzione delle loro carriere”. C’è un brano nel nuovo album che li combatte? Ogni volta che ognuno di noi decide di seguire i propri sogni, i propri desideri in qualche modo si oppone a ciò che vuole imporgli la maggioranza. Il nucleo centrale dell’album sono proprio i sogni e i desideri, quindi credo che nel suo complesso abbia un’impostazione antisistema. Ma non sono più un antisistema rabbioso come lo ero un tempo, adesso sono un antisistema col sorriso! Un antisistema con candalìa! Nel 2016 scrivevi “Sognavo una scena musicale/culturale con caratteristiche riconoscibili e originali nella Locride. Ma questi ultimi 7-8 anni sono stati gli anni delle occasioni sprecate. Si è pensato solo a riempire le piazze con la retorica dell’appartenenza. Mi auguro che nel 2017, torni buon vento”. Il tuo augurio è stato esaudito? In parte sì, credo che l’ultima edizione del Kaulonia Tarantella Festival sia andata verso questa direzione. Finora il festival ha avuto l’obiettivo principale di riempire le piazze. In generale all’interno del panorama musicale della Locride ho visto chili e chili di meridionalismo, sud, mediterraneo... ma non si è riusciti a dare un contributo alla scena musicale italiana. Non si può imitare, e pure malamente, gli altri: Puglia Sounds non lo si può far diventare Calabria Sona. Uno scimmiottamento che non ci ha reso affatto originali.



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Domenica 17 Dicembre 21

Bovalino: oggi la 1ª edizione del Premio letterario Mario La Cava Dopo una gestazione lunghissima e il rischio che la Regione Calabria cancellasse il finanziamento, vede finalmente la luce la il Premio letterario Mario La Cava. A parlarci con orgoglio del complicato percorso di realizzazione della cerimonia il sindaco Vincenzo Maesano, che promette che quella di oggi sarà soltanto la prima pietra di un progetto di ampio respiro.

Dopo un’attesa che è parsa infinita, oggi pomeriggio, alle ore 17:00, presso l’Istituto “Francesco La Cava” di via Procopio 1, a Bovalino, si terrà finalmente la 1ª edizione del Premio Letterario Mario La Cava, una cerimonia dalla gestazione travagliata ma che, grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale e dell’Associazione Caffè Letterario Mario La Cava, conta di ridare lustro al panorama culturale del nostro comprensorio, in memoria di uno dei più importanti scrittori che la nostra terra abbia partorito. La storia del Premio letterario, lunga e travagliata, ci è stata raccontata, non senza orgoglio, dal sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano. «La nostra Amministrazione ha cominciato a parlare del Premio quando ha ricevuto la lettera di revoca del finanziamento per la sua realizzazione - ci spiega il primo cittadino. «Giunti nel 2013, i fondi non erano mai stati utilizzati ma, cogliendo l’ultima opportunità di salvarli, ci siamo adoperati affinché la Regione Calabria ci concedesse una proroga per il loro impiego. Trovando un interlocutore sensibile e attento nel presidente Mario Oliverio, ci è stato concesso di realizzare la cerimonia entro il 31 dicembre, cosa che, nonostante i tempi ormai strettissimi, abbiamo immediatamente iniziato a fare. «Grazie alla preziosa collaborazione della famiglia La Cava e dell’Associazione “Caffè Letterario”, abbiamo ideato in tempi brevissimi un progetto che prevedeva di premiare

figure di spicco della letteratura italiana, migliorando al contempo il panorama sociale e culturale di Bovalino. E chi più di Claudio Magris, il miglior critico letterario della penisola per di più legato a doppio filo a Mario La Cava da un’amicizia in grado di creare un gemellaggio culturale tra Trieste e Bovalino, poteva meritare un premio del genere? La scelta della nostra giuria è ricaduta naturalmente su di lui, così come su Raffaele Nigro, al quale andrà il premio della sottosezione dedicata alla letteratura meridionale. I premi sono stati realizzati da Gerardo

Sacco, orafo di fama internazionale e saranno solo un mero simbolo dei grandi sforzi che, dal 2010 a oggi, hanno condotto alla realizzazione di questa cerimonia. «È da ormai sette anni, infatti, che a Bovalino si parla di realizzare l’evento che oggi, finalmente, vede la luce con due importanti risvolti: uno ovviamente culturale, perché La Cava è stato una figura di spicco della nostra letteratura, in grado di confrontarsi alla pari con altri grandi come Leonardo Sciascia; ma anche politico, perché grazie all’incessante attività della nostra Amministrazione siamo

riusciti a recuperare in extremis un finanziamento che ci permette di realizzare un evento che si prefigura come una pietra angolare dalla quale può partire la rinascita di Bovalino, e sulla quale far poggiare l’opera di risanamento fondata su legalità, coscienza civica, valori e tradizioni che stiamo cercando di avviare dal giorno del nostro insediamento».Ma l’avventura, sottolinea Maesano, è appena cominciata. «Il nostro sforzo - ci racconta infatti il sindaco, - non termina con la manifestazione di oggi. Dopo aver realizzato in tempi brevissimi questa 1ª edizione, infatti, vogliamo sviluppare al meglio, con il favore del tempo, le prossime, strutturandole in maniera differente e sempre più simile a quella dei grandi premi letterari nazionali. «Ogni anno, infatti, cercheremo di giudicare e premiare libri inediti di autori già affermati ma anche emergenti, favorendo nel nostro piccolo il loro emergere nel panorama culturale nazionale. Vogliamo che il Premio La Cava acquisisca un’importanza crescente, dando inoltre impulso al progetto di realizzazione di un “Parco letterario” che celebri e ricordi i più importanti autori del nostro comprensorio (Corrado Alvaro, Saverio Montalto, Francesco Perri, Saverio Strati) racchiudendoli in un unico contesto che dia impulso al panorama culturale della Locride. «Un’idea che, con nostra grandissima gioia, ha già trovato il favore del presidente Oliverio». Jacopo Giuca

Teresa Cricelli, la filosofia per un nuovo rinascimento Vincitrice per la Sezione Saggistica del Premio Letterario Città di Siderno “Armando La Torre”, Teresa Cricelli è riuscita a veicolare concetti di primaria importanza per ogni processo evolutivo finalizzato al raggiungimento delle più alte forme di civiltà. “Mai, da quando il sole è sospeso nel firmamento e i pianeti girano attorno ad esso, mai si era visto l’uomo appoggiarsi sul pensiero solo per costruire la realtà. Fu come una magnifica alba, un entusiasmo sublime si sparse su gli animi, una scintilla dello spirito eterno penetrò nel mondo, e la sua riconciliazione con il mondo sembra compiersi”. È così che si esprime Hegel riguardo questo entusiasmo sublime, linfa di ogni trasformazione che insegue la libertà; e nessuno forse ha pronunciato parole più eloquenti e più profonde, nessuno ha definito meglio il carattere e l’origine. Teresa Cricelli, dopo tre anni di intenso lavoro svolto con scrupolosa e attenta ricerca anche presso La Sorbonne di Parigi, ci regala un magnifico saggio dal titolo “Augusto Vera e la filosofia hegeliana” dove il pensiero del filosofo tedesco veicolato da Augusto Vera, si inserisce nel nostro contesto storico per l’attualità dei contenuti. Vincitrice per la Sezione Saggistica del Premio Letterario Città di Siderno “Armando La Torre”, Teresa Cricelli è riuscita a veicolare concetti di primaria importanza per ogni processo evolutivo finalizzato al raggiungimento delle più alte forme di civiltà su questo nostro pianeta chiamato Terra. Donna di forte spessore culturale, ricercatrice e tanto altro ancora, Teresa Cricelli frantuma quel sottile ma tenace diaframma che spesso si interpone tra realtà diverse che

non riescono a interloquire proprio perchè nell'evoluzione dei tempi, pregiudizi e negligenze accumulate creano recinti in cui la vita degli umani si svolge in maniera diversa, rendendo sempre più difficile ogni processo comunicativo. Leggendo il suo libro ci si imbatte in qualcosa di veramente importante, che potrebbe essere la chiave di lettura di questo nostro tempo, mi riferisco al XXI secolo, e in particolare al 2017, un anno che se non rappresenta in pieno la punta dell'iceberg del disagio in cui l'Umanità sta vivendo, poco ci manca. Lo studio in ambiti storico-filosofici di questi fenomeni ci può dare una ulteriore indicazione per migliorare noi stessi e gli altri, e le coordinate giuste, quindi, per ritrovare la via che ci conduce a dipanare l’intricata matassa che avvolge la nostra vita, si potrebbero ravvisare in quel "sistema di idee" che ci possono venire in soccorso. La rigenerazione di un popolo nasce se c'è uno "Spirito nuovo", e in questo "agire storico universale", con il pensiero dall'alto e l’operosità dal basso, il progresso trova una sua legittimazione. Partendo, quindi, dal presupposto, dice la Cricelli, che lo Stato non potrebbe avere esistenza concreta e determinata senza una forma politica, ne consegue che lo Spirito Nazionale deve muoversi necessariamente in questi ambiti, e in questa genesi soltanto un "Nuovo Spirito" fa risorgere una Nazione decaduta. È questo il vero “risorgimento” che presup-

pone una nuova religione, nel senso di una trasformazione, di uno sviluppo, di un progresso. Subentra, quindi, continua Teresa Cricelli, un rapporto nuovo con la storia, che entra a far parte del contenuto filosofico e l'uomo diventa il creatore, attraverso la storia, della Civiltà umana. Sicché la storia assurge a scienza delle cose fatte dall'uomo, ne consegue che il compito primario del "Progresso dell'Umanità" sta nel perfezionamento delle leggi che devono coordinare tutte le attività sociali: per cui ciò che era, è, continuerà a esistere, ma trasformato e arricchito di contenuto. Cricelli è riuscita con questo suo magnifico libro a riportarci dentro quei binari certi e sicuri, su cui transita un treno nel quale vorremmo starci tutti... È il treno su cui tutti abbiamo sognato di viaggiare, perchè è l'u-

nico che può portarci lontano verso quell' "Oltre" sempre inseguito, e verso cui è giusto che si faccia un biglietto di sola andata. In quell' "Oltre" una volta arrivati ci aspetta la madre di tutte le madri, condizione essenziale per una vita sempre in "progress" e che ha un solo nome "Libertà". Sì, dice la Cricelli, assieme a Vera e al suo amato Hegel, “libertà” che tra le sue accezioni vorrebbe dire modo di vivere, muoversi e agire in autonomia senza essere sottoposti a costrizioni e limitazioni di sorta. Il tutto nella piena coscienza di una volontà propria, che esclude in modo assoluto il “vivere senza regole”: ne consegue che non può esserci “libertà” se questa non è garantita dalla sicurezza, che solo un “Governo” con l’obiettività delle sue leggi può garantire. Nasce da qui la sublimazione del concetto di libertà, come libertà morale e libertà

dello spirito, fonte di tutte le altre tra cui quella primaria che comprende la libertà di coscienza, senza cui ci ritroveremmo ad avere un corpo senza anima. Le leggi fatte dall'uomo per l'uomo sono alla base di ogni processo evolutivo: la sacralità della vita di ognuno di noi, il rispetto della dignità altrui e in particolare delle categorie più vulnerabili, sono valori che una Nazione o Stato che sia, hanno il dovere di assicurare a chiunque. In questi ambiti e con questi intendimenti è stato scritto questo libro che ritengo "Eccellente", sia per l'impostazione, sia per lo stile e non ultimo per i contenuti e i messaggi profusi, che di respiro tutto hegeliano, risultano attuali e moderni. Ed ecco qui la magia: qual è il lievito che può provocare crescita in noi per una maggiore consapevolezza del nostro essere assieme agli altri? La risposta è in Lei, la signora di ogni occasione, di ogni momento del nostro vissuto, dai tempi brevi o lunghi che siano, è Lei il lievito madre per lo sviluppo antropologico - sociale in ogni epoca! Come si chiama? Filosofia. La Filosofia che nel suo etimo vuole dire “Amore per il Sapere” ci apre la porta della grande conoscenza, illuminando il cammino dell’uomo verso quel fascinoso “ignoto” sempre cercato e inseguito. “Chi più sa, più vale”… disse qualcuno! E noi, con questo libro, lo abbiamo constatato. Giuliano Zucco


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Domenica 17 Dicembre 22

Tutti i colori del tessuto Passeggiando per le vie di Siderno non è insolito incontrare “turisti nostrani” dai calzini improbabili, come Gigi Sarroino e Anthony Voice.

Pace fatta Durante l’ultima Assemblea dei sindaci della Locride, Giovanni Calabrese e Giorgio Imperitura si abbracciano a dimostrazione della ritrovata pace e unità d’intenti tra loro. Attenta, opposizione! Il mago Casanova, di Striscia la Notizia, non ha esitato a viaggiare fino a Siderno pur di entrare in contatto con il consigliere comunale Agostino Baggetta che, per ringraziarlo della cortesia… l’ha fatto sparire!

Spaesati Rosario Rocca, in compagnia di Gianni Nucera, in questo vortice di sigle appena fondate dalla sinistra, cercano di capire da che parte dello schieramento posizionarsi in vista delle imminenti elezioni politiche.

Eccellenza gastroenterologica Grande orgoglio, questa settimana, per Rinaldo Nicita che, assieme all’equipe del Gastrostudio, ha annunciato l’accesso del proprio collaboratore Antonio Capogreco a uno dei tre posti nazionali di specializzazione di gastroenterologia. Presente e passato commerciale Ettore Lacopo, attuale presidente dell’ordine dei commercialisti, posa in questa foto con Felice Ruscetta, presidente della fondazione ADR commercialisti e Vittorio Lo Schiavo, primo storico presidente dei commercialisti di Locri. Così vicini, così lontani L’avvocato Tedesco e il professore Carpentieri: quando i mondi della legge e dello sport si incontrano c’è chi rimane sereno e chi assume un’aria pensierosa.

Abbuffata di cultura Ercole Macrì, il professore Caridi e lo scrittore Domenico Romeo posano assieme al termine dell’ennesima cerimonia in grado di innalzare a dismisura il livello culturale sempre elevato del nostro comprensorio. Verso nuovi traguardi È finalmente dottore in giurisprudenza Giovanni Belligerante, che così commenta sui social: “Quanti sacrifici, quante notti insonni, quante rinunce, quante perdite e scelte non indolori… ma tutto sommato ne è valsa la pena, tagliare questo nastro mi rende fiero, consapevole che sarà solo l’inizio di qualcos’altro. Grazie alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei colleghi. Usque ad finem!”

Morti di freddo (e fatica) Il vicesindaco di Caulonia, Domenico Campisi, sostiene non solo moralmente, in queste giornate di freddo, il sindaco Caterina Belcastro, vessata tanto dal clima quanto dagli impegni istituzionali.

Ultimi scatti da single I migliori auguri a Valentina, che sabato scorso è finalmente convolata a nozze. In questa foto, assieme alle sue amiche Barbara, Debora, Manuela e Veronica per l’addio al nubilato al TOP.




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