LA Jonio VOCE Anno LX- N. 3
Domenica, 26 marzo 2017
dell’
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Buona Pasqua
Nella pace e nella gioia guardando a Cristo Risorto
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
REPORTAGE
INTERVISTA
Sofia capitale bulgara è una città per giovani dove fai l’esperienza di trovar lavoro in 3’ Andrea Viscuso
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SANTA VENERINA
Ecco “Diversartemente” nella comunità di Linera teatro, musica e danza per capire di più gli altri
Suor Maria Rosa priora del Santa Rita a Cascia “Senza Dio al primo posto l’uomo smarrisce l’identità”
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Margherita Ferro
Domenico Strano
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Acireale Prende corpo un’idea impregnata di tradizione, religiosità, cultura e anche di turismo
Sta per nascere il Museo del Natale La Chiesa ci fa percorrere un cammino di quaranta giorni per aiutarci ad entrare gradualmente nel mistero della vita. Infatti la Pasqua è la rivelazione della vita, per rimanere nella gioia e nella pienezza, per sempre. Il tempo quaresimale ci dispone ad accogliere quella conversione necessaria per entrare nella gloria, desiderata e attesa. Siamo a metà del percorso. Abbiamo iniziato con l’imposizione delle ceneri sul capo. Ci è stato detto di credere al Vangelo e di convertirci al suo messaggio; di non dimenticare che l’uomo é polvere e tale ritornerà ad essere. Anche i giorni della nostra vita sono contati e nessuno conosce la loro fine. Cosa vuol dire convertirsi al Vangelo, per noi che diciamo di essere “cristiani”? Ci diciamo “cristiani”, perché abbiamo ricevuto il Battesimo, nella Chiesa di Cristo e nel nome della Santissima Trinità, per iniziativa dei nostri genitori; ma la nostra conversione al Vangelo avviene nella misura in cui ci accostiamo e aderiamo con tutta la nostra vita ai consigli (suggerimenti, proposte di vita, ammonimenti …) evangelici. L’esercizio quaresimale che ci viene consigliato, mediante la preghiera e il digiuno (o la penitenza), si concretizza in opere di aiuto a chi é nel bisogno, ovvero, in gesti di amore gratuito nei confronti del nostro prossimo. La preghiera, infatti, ci tiene uniti a Cristo e ci fa guardare a Lui come modello da imitare. Il nostro sguardo fisso su di Lui, ci mostra l’infinita distanza che ci separa dal suo modo di “stare” nel mondo e di entrare in relazione con gli uomini del suo tempo. Tale presa di coscienza, o consapevolezza, ci provoca un certo disagio, sentimenti di vergogna, sensi di colpa, sguardi di commiserazione sul nostro “egoismo”, sulla nostra “superficialità”, sulle nostre “ipocrisie” e quant’altro siamo capaci di commettere per l’imponenza del nostro “amor proprio”. Ci accorgiamo che siamo scontrosi, irascibili, egoisti, superficiali ... Pretendiamo per noi affetto, stima, attenzione e non ci prendiamo alcuna cura degli altri. Siamo capaci a questo punto di chiedere perdono, di desiderare di essere purificati dalle nostre colpe e liberati dai nostri errori? Il desiderio di liberazione ci spinge a lasciare qualche fardello pesante (i nostri vizi o le nostre cattive abitudini) e ci rende disponibili, pronti a fare “qualche penitenza” o “sacrificio” per rendere il nostro cuore sensibile e compassionevole? Vogliamo avvicinarci alla misura di umanità che ha caratterizzato tutta la vita di
Gesù?
Teresa Scaravilli (continua a pag. 2)
Inaugurazione giovedì 6 aprile nella sede provvisoria del civico 134 di corso Savoia Diventa realtà, ad Acireale, il Museo del Natale, che sarà inaugurato il prossimo 6 aprile, anche se si tratta per il momento di una sede provvisoria. L’evento è stato fortemente voluto dalla omonima associazione, che raccoglie a sua volta una serie di associazioni, e dall’amministrazione comunale guidata da Roberto Barbagallo, che ha raccolto subito la proposta. Il Museo del Natale potrebbe diventare un fatto di grande importanza sul piano culturale, religioso e turistico. (Nino De Maria a pag. 3)
ACIREALE - PATTI Mons. Giombanco si prepara alla consacrazione e episcopale come la Diocesi che guiderà
Il motto “Crescere con la virtù del Vangelo” Mentre la diocesi di Patti si prepara nella gioia e nella preghiera ad accogliere il suo nuovo pastore mons. Guglielmo Giombanco, la diocesi di Acireale si appresta a salutare uno dei suoi figli migliori, chiamato dalla Provvidenza a prestare servizio come Vescovo in un’altra Chiesa sorella. L’ordinazione epi-
scopale avverrà infatti giovedì 20 aprile nel santuario di Tindari, dove si venera la Madonna nera tanto cara agli abitanti del luogo, ma anche a tutti i pellegrini che giornalmente ne fanno la meta dei loro viaggi. (Domenico Pantaleo e Nino De Maria a pag. 6)
RADUNO CRESIMANDI
INTERVISTA
La presidente Mazzaglia nel 20° dell’ente naturalistico “Aumenteremo la fruizione del Parco dell’Etna” Giuseppe Russo
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AZIONE CATTOLICA
Il Vescovo “scegliete ciò che vale di più nella vita” don Alfio Privitera
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ACIREALE Il 2 aprile l’inaugurazione di un altro presidio nellaComunità“MadonnadellaTendadiCristo”aSanGiovanni Bosco
Un Centro diurno per accogliere e assistere minori Ad Acireale, frazione di S. Giovanni Bosco, nella comunità “Madonna della Tenda di Cristo”, Casa accoglienza che da anni ospita donne, uomini e bambini in difficoltà, diretta dalle suore Alfonsa Fileti e Rosalba la Pegna, volontari residenti nella stessa comunità stanno ultimando i lavori di ampliamento per inaugurare un nuovo centro diurno per minori che si chiamerà “La roccia”. Da cosa nasce l’idea di realizzare un centro diurno all’interno della “Tenda di Cristo”? “L’idea nasce soprattutto per dare una risposta concreta alle nuove povertà e per dare anche uno spazio ‘neutro’ a quei ragazzi e bambini che vivono il disagio delle separazioni dei propri genitori”.
Avete ricevuto un aiuto economico per realizzare il centro diurno? “Si - continua suor Rosalba - abbiamo ricevuto un congruo contributo da parte della diocesi di Acireale, che è stato prelevato dai fondi C.E.I. (Conferenza episcopale italiana). Tutto ciò che comprende le spese per l’arredamento e per allestire un’aula informatica sono state donazioni da parte di vari gruppi, tra cui un gruppo della polizia di Stato che ha voluto ricordare un collega prematuramente scomparso, e l’associazione ‘L’angelo Federico’ per ricordare la sua dipartita”. Questo nuovo centro, oltre ai minori, a chi si rivolge? “Ci rivolgiamo a tutte le famiglie del nostro territorio che hanno necessità di vario tipo. Il centro funzionerà anche come recupero scolastico per i ragazzi di età
compresa tra i 6 e i 16 anni, con docenti tra i quali alcuni volontari, e giornalmente verranno eseguite anche varie attività sportive e musicali. Inoltre, grazie all’aiuto dell’Amministrazione comunale di Acireale, avremo una piccola falegnameria e un laboratorio di ceramica in cui effettueremo apprendistato lavorativo dalle ore 8 alle ore 19. Durante la giornata assicureremo agli ospiti una zona ristoro. Ultimamente, si sono aggiunte altre persone volenterose che ci hanno regalato gli strumenti per mettere su una sartoria e già 5 donne della nostra comunità stanno lavorando con entusiasmo e a pieno ritmo”. Il Centro diurno per minori “La roccia” (via Patellazza 15) sarà inaugurato domenica 2 aprile alle ore 11.00 alla presenza del vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti che, alle ore 10, presiederà la santa messa nella parrocchia “Beata Maria Vergine Aiuto dei Cristiani”.
Salvatore Cifalinò
La presidente Cutuli “Proveremo a occuparci delle cose del mondo con la nostre peculiarità” Annalisa Coltraro
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SOLIDARIETÀ Genco e i suoi in Guinea
Il miracolo di Nhaima Il diacono Sebastiano Genco e i suoi “Amici delle Missioni in Guinea Bissau continuano a portare solidarietà e aiuti in questo Paese dove una bambina è stata rimessa in piedi da un valente chirurgo e dall’amore di tanti.
(Mario Pappalardo a pag. 5)
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In Seconda
26 marzo 2017
REPORTAGE Dove fai l’esperienza del “trovar lavoro in 3 minuti”
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Jonio
INTERVISTA La priora del convento di Santa Rita a Cascia
Sofia è capitale per giovani ”I giovani la speranza del futuro”
Una volta messo il primo piede giù dall’aereo sentii che l’aria intorno a me era diversa: non certo grazie ai passeggeri insieme a me, per la maggior parte italiani, ma volgendo lo sguardo al cielo, oltre i piccoli confini che delimitano l’aeroporto di Sofia, la prima cosa che percepii fu una sensazione di sopito, di torpore misto alla frenesia caratterizzante delle catene di montaggio. Passati i controlli di sicurezza la sensazione si fece più forte e capii che Sofia si stava per alzare dal letto; non era soltanto a causa dell’ora, 10 del mattino, ma quell’idea tra chi si è appena alzato dal letto e chi invece è già pronto ad iniziare mi perseguiterà per tutta la durata del mio viaggio. Un viaggio tra vecchio e nuovo, all’interno di una capitale che vive sull’equilibrio, in bilico tra un passato vecchio, fatiscente e quella voglia di disarcionare questo scomodo passeggero. Tra la voglia di esplodere e quella catena del passato che ti ancora alla sensazione di trovarti in un paese “indietro”: guardi a destra e vedi i giganteschi label marks delle grandi multinazionali stagliarsi al di sopra di semplici condomini, il capitalismo sfrenato attecchisce ovunque e con un colpo di spugna caccia via ciò che eri; volgi lo sguardo a sinistra e trovi strade colabrodo, ed edifici che hanno il sapore di periferia, periferia dimenticata. Sofia non è “indietro”, Sofia ci affianca e per certi versi ci supera ed alla fine del viaggio me ne resi conto come se fosse entra-
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to un elefante nella stanza, una volta notate, certe cose, non puoi più ignorarle. La piccola Sofia è una capitale anomala, silenziosa, con i servizi della città moderna, ma il comportamento da provinciale sembra non avere contezza di cosa sia la frenesia delle capitali europee, eppure la percezione che qualcosa stia cambiando ed anche radicalmente c’è; lo notai durante un incontro dal nome “Career Speed Dating”. Il nome dal fascino british induce a pensare a qualcosa di importante e prestigioso e nonostante la fonetica da evento altisonante per i cittadini di Sofia non è nulla di eccezionale perchè di questi incontri se ne organizzano spesso e volentieri. Brevemente: incontri da tre minuti in cui ragazzi in cerca di lavoro, o più in generale aspiranti candidati, si confrontano con un numero di aziende e multinazionali che va da 6 a 12. Bastano tre minuti? Per alcuni recruiter sì e se piaci vieni richiamato per un colloquio più approfondito il giorno dopo. Cosa è un recruiter? Un recruiter è una figura professionale che cerca al posto tuo il lavoro che fa per te ed in Bulgaria per entrare nel mondo del lavoro questa è la strada. Avreste dovuto vedere la faccia di questi specialisti in risorse umane quando dissi loro che in Italia facciamo da noi: “E riuscite a trovare lavoro in Italia???”, “No, ma questo è un altro paio di maniche”. Cacciatori di teste, li chiamano e le prede non sono poi tanto difficili
da trovare: le “trappole” sono posizionate strategicamente ovunque, tra università, siti internet, cafè, per strada, se siete giovani tra i 20 ed i 30 anni loro, i recruiter, vi troveranno e vi proporranno un lavoro. Ma che lavoro? Partiamo dal presupposto che in Bulgaria non hanno l’euro ma il lev che equivale a circa la metà dell’euro, per il resto basta fare questo semplice ragionamento: la cifra che spendiamo in Italia per vivere loro la spendono, identica, in Bulgaria, con la differenza che loro pagano in Lev noi in Euro, semplice no? Semplice come le possibilità di ingresso nel mondo del lavoro per i giovani, canali d’accesso facilitati con l’aiuto dei cacciatori di teste e di multinazionali sempre alla ricerca di giovani talenti su cui investire, e ci teniamo a sottolinearlo, a tempo indeterminato. Mentre posavo l’ultimo sguardo sul piccolo aeroporto di Sofia e sui taxi sgangherati, ma efficienti, pensavo che l’appeal turistico della capitale bulgara non fosse eccezionale: sicuramente le serve tempo per esplodere definitivamente, ma continuai a pensare a quelle parole del recruiter. “Come fate a trovare lavoro in Italia?”, non fui in grado di dargli una risposta esaustiva ed iniziai a ripetermi con un malinconico sorriso amaro: “Come facciamo? Non facciamo”. Zdravei Sofia. Andrea Viscuso
dalla prima In cammino verso la Pasqua Allora, possiamo cominciare a chiedergli di renderci “miti ed umili di cuore come Lui”. Se la nostra richiesta é leale e sincera, parla con il cuore, non soltanto con le labbra, il Signore accoglierà i nostri desideri e ci darà il Suo Spirito, mediante il quale, anche noi saremo capaci di gesti di amore fraterno, di perdono generoso, di amicizia solidale con tutti gli uomini. Sperimentiamo che é bello vivere in armonia con gli altri e considerarli fratelli o familiari. Nella seconda domenica di quaresima, ci è stato proposto il racconto evangelico della trasfigurazione, cioè la manifestazione della gloria di Gesù, alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni. Dinnanzi allo splendore di luce i tre rimasero abbagliati e caddero a terra. Lo videro in vesti candide e non esitarono a dire: “Signore, é bello per noi stare qui! Se tu vuoi facciamo tre tende...”. La gloria, che a loro si é manifestata, li ha resi audaci, tanto che non hanno esitato a chiedere di rimanere, per godere all’infinito. Anche a noi piacerebbe un tempo infinito di bellezza da contemplare con gli occhi, di pace da vivere nel
cuore, di gioia intima e profonda. Gesù ce la mostra con la sua resurrezione, come l’ha manifestata ai suoi contemporanei. I discepoli hanno avuto conferma dalla voce che usciva dalla nube luminosa: “Questi é il figlio mio, l’ amato, ascoltatelo!”. Se il nostro cuore sa ascoltare questa voce e mettere in pratica i suoi consigli (infatti, non si tratta di comandi o minacce), anche per noi si renderà visibile il volto luminoso di Gesù. Egli purificherà i nostri cuori e ci libererà dai nostri rancori, permettendoci di perdonare quanti non riusciamo ad amare . Ci mostrerà le sue mani e i suoi piedi, forati dai chiodi e il suo costato, trapassato dalla lancia, ci inviterà ad avvicinarci a Lui, a toccare le sue ferite e a confrontarle con le nostre. Accanto a Lui, impareremo anche noi gesti di umanità, da noi mai pensati prima. Ascolteremo dalla sua voce il suo saluto: “Pace a voi!”; godremo del suo dono, la Pace, che non è quella che da’ il mondo, ma è la Sua Pace, che, se, da noi, sarà accolta e custodita, ci procurerà la vera gioia. Buona Pasqua nella Pace e nella Gioia, guardando a Gesù Cristo, il Risorto! Teresa Scaravilli
L’evoluzione del ruolo della donna ha mutato profondamente la nostra società nella sua struttura più profonda ed essenziale, le donne sono sempre state una risorsa in casa, contribuendo nel silenzio del focolare domestico alla crescita del nostro Paese, impegnate nel lavoro, nel sociale e in politica; ci sono anche delle donne che, nel silenzio della preghiera e con il dono della loro vita a Dio, costruiscono ponti di grazia a sostegno dell’umanità. Nel cuore della Valnerina, in Umbria, in un luogo storico, si adagia imponente il monastero di Santa Rita da Cascia, vissuto da una comunità monastica Agostiniana, composta da 40 suore di clausura; donne che, sull’esempio di Santa Rita, vivono in clausura la propria vita di preghiera e consacrazione a Dio. Da meno di un mese, la comunità del monastero ha scelto la sua nuova madre badessa, suor Maria Rosa Bernardinis; a Lei la comunità monastica si affida in un legame di filiale amore. Nata a Udine 58 anni fa, settima di otto fratelli, cresce in una famiglia cristiana, nella quale attinge i primi elementi di fede cristiana, soprattutto l’esempio della semplicità, condividendo le difficoltà e i progetti della famiglia numerosa. Sarà la partecipazione ad un Corso Vocazionale organizzato dalla Diocesi, che la avvicina a Dio. A 23 anni entra in monastero a Cascia, prima come sorella esterna, esente quindi dalla clausura. Vivendo accanto alle sorelle, comprende la sua vocazione e il progetto che Dio ha per Lei; da allora sono trascorsi più di 30 anni. L’intervista che, con molto timidezza ed emozione, le chiediamo, in vista dell’Otto Marzo, giorno nel mondo laico occidentale celebra la Festa della donna, viene accolta dalla madre priora con entusiasmo e una grande generosità. Come irrompe Dio nella vita di una donna secolare e la trasforma in un “dono” per l’umanità? “Servendosi di mediazioni umane, come nel caso mio: un sacerdote, la sorella più piccola che mi confida che si sposerà l’anno seguente, la mamma che mi suggerisce di farmi aiutare nel discernimento, senza avere fretta. Poi può accadere anche ascoltando la Parola di Dio; oppure attraverso un evento doloroso. E’ comunque un dono del Signore che ti conquista e lascia l’impronta della gioia e della pace, quando si è trovato il posto giusto.” Lavoro e preghiera è il binomio della vita all’interno del monastero, qual è la visione del mondo di oggi? Come si vive la modernità e l’accesso ai nuovi strumenti della comunicazione? “Per noi Agostiniane si parla di 3 componenti nella vita monastica: la preghiera, lo studio e il lavoro. Questo perché la ricerca di Dio deve portarci alla comunione con le sorelle attraverso la condivisione. Lo studio non è fine a sé stesso, ma deve aiutare a dilatare il cuore per essere capaci di amare l’altra, come l’ama Dio. Richiede quindi grande capacità di ascolto e di umiltà. Per quanto riguarda poi i mezzi di comunicazione, li usiamo con moderazione, per approfondire tematiche, per conoscere e allargare anche lo spazio della condivisione; per consolare (pensi alle tante persone che ci scrivono o ci telefonano per ricevere una parola di consolazione e di speranza). La modernità ha portato tanti benefici; quello che conta è servici delle cose per migliorare il servizio e la vita, non per restare schiave di esse.” Il Valore della Santità di Santa Rita da Cascia come può essere di aiuto ai giovani di oggi? “Vedo molti giovani arrivare a Cascia da Santa Rita, soprattutto in prossimità degli esami o di qualche concorso si rivolgono a Lei per poterli superare. Rita sa che quei ragazzi sono un po’ anche figli suoi. E’ stata madre e continua a esserlo, seguendoli anche nella loro vita di fede.
Ho visto anche giovani portare a Rita le tesi di laurea come ringraziamento per l’aiuto ricevuto nel corso degli studi. Sicuramente si instaura tra loro una specie di simpatia che nel tempo non viene meno.” Cosa rappresentano l’anello nunziale e la corona del Rosario di Santa Rita? “L’anello di Santa Rita è formato da due mani che si stringono, sono il simbolo del patto coniugale. E’ un richiamo alla stabilità nel matrimonio. Occorre pregare tanto per le giovani coppie, perché comprendano la loro vocazione al matrimonio, cioè quella di rendere presente con il loro amore l’amore che Cristo ha per la Chiesa, sua Sposa. La corona è simbolo della preghiera che deve sostenere la vita del cristiano in ogni vocazione. Con la preghiera del Rosario ripercorriamo la vita di Cristo, in compagnia di Maria, per imparare da Lei ad essere più conformi a Gesù.” Lei è stata scelta dalle sue consorelle per essere la madre badessa, ma, vuole essere chiamata “Madre Priora”; perché? “Il termine badessa è benedettino, non agostiniano. Priora è il termine più conforme a quello che Sant’Agostino chiede nella Regola a una superiora. Sono la ‘prima’ tra le pari: nel dare l’esempio, nel coordinare i doni delle sorelle, nel cercare insieme il volto di Dio.” Il monastero ha al suo interno tantissimi spazi dedicati alla vita di Santa Rita, quale luogo lei preferisce e perché? “Il monastero, oggi, ha più spazi di quelli in cui è vissuta Santa Rita, perché sono stati fatti degli ampliamenti nel tempo, fino a ospitare, negli anni 60- 65 monache. Quando i pellegrini, che visitano i luoghi ritiani terminano il pellegrinaggio, vi possiamo accedere anche noi. Amo molto stare seduta nel chiostro e guardare la pianta della vite dell’obbedienza. E’ per me un forte richiamo a questo voto e soprattutto a essere un tralcio fecondo unito alla vite che è Cristo.” Organizzate corsi di orientamento per la vocazione femminile, cosa sono e a cosa giovano? “Sì, in agosto: quest’anno dal 7 al 12. Una équipe di monache si prende cura delle partecipanti al corso, con l’aiuto di meditazioni e momenti di condivisione, e spazi di riflessioni personali, e fa sperimentare loro il nostro carisma agostiniano. Chiediamo alle giovani che desiderano partecipare di portare con sé la Bibbia, di lasciare per un momento telefonini e altro per mettersi nella verità del Signore e comprendere quale progetto ha Dio su di loro. Abbiamo visto fiorire molte vocazioni sia al matrimonio, sia alla vita religiosa monastica e apostolica.” L’umanità oggi ha difficoltà a comprendere il valore dell’ascolto della “Parola di Dio” e si sta perdendo in un vuoto esistenziale, l’uomo non è più al centro delle politiche sociali e politiche, è stato sostituito dallo spread, dall’economia imperante. Cosa abbiamo sbagliato secondo Lei? “Non avere lasciato Dio al primo posto sulla scala dei valori; di conseguenza, l’uomo ha smarrito la sua identità. La Parola di Dio è difficile da comprendere finché l’uomo non accetta la sua finitudine, il suo essere creatura amata da Dio, e non si fida di Lui. S Agostino lo sa bene e prega: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te”. Solo un cuore umile sa porsi in ascolto e di Dio e dell’uomo.” Madre Priora, quale messaggio da mamma, monaca di clausura, priora del convento di Santa Rita da Cascia offre ai giovani di oggi? “Siete la speranza del nostro futuro. Cercate la verità non fuori di voi ma dentro di voi, perché è lì che abita. E, se il Signore vi chiama a seguirlo più da vicino, non abbiate paura. Il Signore chiede tutto, ma è generoso con chi spera in Lui.” Margherita Ferro
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Cultura e Società
Jonio
26 marzo 2017
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ACIREALE Si aprirà giovedì 6 aprile il “Museo del Natale San Francesco” promosso da diverse associazioni
Tradizione, religiosità, cultura e turismo Sta per aprire i battenti ad Acireale, anche se per il momento in sede provvisoria, il Museo del Natale “San Francesco”. Si tratta di un importante traguardo dell’omonima associazione culturale, nata circa un anno fa, proprio con questo scopo specifico: creare ad Acireale una struttura permanente che permettesse di conservare, valorizzare e rendere visibili al pubblico quelle piccole opere d’arte – presepi, ma non solo – che nel periodo natalizio vengono esposte in varie mostre cittadine, ma che, finite le feste, rischiano di essere accantonate e abbandonate in qualche garage o magazzino, o addirittura distrutte. L’Associazione “Museo del Natale”, nata come associazione di secondo livello, mette infatti assieme le più importanti associazioni culturali locali che si occupano di arte presepistica, compresa l’associazione a cui fa capo la nostra testata e che, come si ricorderà, qualche anno fa organizzò diverse edizioni di un concorso di presepi. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal presidente dell’asso-
ciazione Carmelo Musmeci, che ne ha dato comunicazione nel corso della prima assemblea ordinaria dei soci, svoltasi lo scorso 2 marzo. La prima sede del Museo, nell’attesa che il Comune reperisca locali più idonei, sarà quella di Cittadinanzattiva (una delle associazioni fondatrici), al numero 134 di corso Savoia, dove già era stato ubicato il centro provvisorio di raccolta dei manufatti. Il primo nucleo di presepi esposti sarà costituito da una ventina di opere donate nei
all’istituendo Museo del Natale. Il Museo del Natale “San Francesco” (così denominato in omaggio a colui che è considerato l’inventore del presepe e che per primo allestì una rievocazione della nascita di Gesù, a Greccio, nella notte di Natale del 1223), sarà dunque inaugurato giovedì 6 aprile, alle 11,30, con la partecipazione – oltre che dei soci fondatori – del sindaco Roberto Barbagallo (che non ha mai lesinato il suo appoggio ed il suo impegno per l’istituzione del museo), dell’assessore al Turismo Antonio Coniglio e di mons. Guglielmo Giombanco, vescovo eletto di Patti, che interverrà come vicario generale della nostra diocesi e che in tale veste ha sostenuto e incoraggiato fin dall’inizio l’istituzione e le finalità dell’associazione Museo del Natale. È sicuramente un evento importante dal punto di vista culturale, religioso e turistico, che potrebbe far assumere ad Acireale la denominazione di “città del Natale”, oltre che di “città del Carnevale”.
folli”. “Attraverso l’arte si scoprono nuovi modi di comunicare per chi vive alle periferie dell’esistenza. Nella comunità Papa Giovani XXIII il valore dell’arte assume due espressioni: per chi è recluso e vuole far sentire la sua voce da un lato, per veicolare temi sociali dall’altro”, ha spiegato l’organizzatrice Laura Lubatti. Il 6-7 maggio e il 10-11 giugno i weekend degli altri appuntamenti incentrati rispettivamente sulla musica e la danza che si terranno nei locali di Casa famiglia di Linera (S. Venerina), in via Don Oreste Benzi, recentemente intitolata al sacerdote fondatore delle centinaia case-famiglia sparse in tutta Italia, come quella di Linera. “Diversartemente” è organizzato con il patrocinio dei comuni di Santa Venerina e Giarre. Per maggiori informazioni si può consultare il sito della cooperativa sociale www.rolaformichina.it Domenico Strano
Rita Messina
mesi scorsi dagli autori, e che in parte erano state esposte in una vetrina posta in piazza Duomo, accanto all’ingresso dell’ufficio informazioni turistiche. Era stata, quella, un’anteprima del museo stesso che, contestualmente al periodo natalizio, aveva dato visibilità all’associazione e alle sue finalità. Altra occasione di pubblica visibilità era stata rappresentata dalla partecipazione alla Fiera dello Jonio dello scorso mese di settembre, durante la quale c’era uno stand dedicato
Nino De Maria
“Diversartemente” per capire di più
terrà nei giorni 1-2 aprile 2017 al Cine-teatro Eliseo di Santa Venerina con un momento tematico dedicato al teatro: la relatrice Giulia Emma Innocenti Malini parlerà di come attraverso il teatro si costruiscono legami mentre Emanuela Frisoni porterà la propria testimonianza dello spettacolo “La nave dei
“Don Elio”, un esempio di gioia nel vivere prodigandosi per gli altri Fa bene al cuore, all’animo, alla mente sapere di personalità che hanno speso la propria vita al servizio della comunità con spirito gioioso, atteggiamento coerente alle scelte fatte, rispetto ed ascolto verso chi li circonda. Don Elio Bromuri ha fatto della sua esistenza terrena un dono per sé e, soprattutto, per gli altri. A raccontalo, le molteplici testimonianze raccolte nel libro “Don Elio”, pubblicato nel 2016 da Edizioni La Voce, che hanno ricostruito la vita di un uomo, a cui tanti hanno detto il loro “grazie”. Intraprendere la lettura del testo è come “incontrare” dal vivo Don Elio. Ogni elemento riportato fa rivivere una personalità, venuta a mancare nell’agosto 2015, all’età di ottantacinque anni, che riesce ad attirare su di sé l’interesse di chi legge “anche dopo la sua vita terrena”, si potrebbe affermare. Seguirne il percorso diventa, leggendo, un desiderio che non si spiega, un’attrazione, forse, legata alla concretezza delle sue azioni e alla profondità dei suoi pensieri. Un sacerdote che amava la conoscenza. Professore di Storia e Filosofia ai Licei di Perugia ed all’Istituto Teologico di Assisi; fondatore, intorno al 1960, del Centro Ecumenico, ma “rispettoso per la distinzione tra fede e scienza, tra fede e sapere umano”, come qualcuna delle testimonianze ricorda. Uomo di fede che trasmette il rispetto per tutti gli esseri umani: “rispetto e considerazione per coloro che dovevamo considerare fratelli, perché figli dell’unico Dio”, riporta un’altra testimonianza. Fatti, non solo parole. Rispetto che Don Elio ha “materializzato” con la creazione nel 1974 del Centro Internazionale di Accoglienza della Gioventù, in cui ha dato un angolo di serenità a tanti ebrei, musulmani, cristiani. Un esempio anche nell’affrontare la malattia, che pone chiunque al bivio: concludere in coerenza i propri giorni o darsi alla disperazione? Chi gli è stato vicino ha affermato che “ha continuato ad amare la vita”, a svolgere la sua attività di giornalista, come direttore del settimanale La voce per le diocesi umbre. Le parole dei suoi amici, degli alunni, degli extracomunitari, degli uomini di chiesa e di molta gente comune riportano all’unisono il “piacere di ascoltarlo”. Sì, in conclusione, ad una lettura che rasserena l’animo, colora di positivo la visione della realtà e dei suoi rapporti sociali, infondendo, se ce ne fosse bisogno, coraggio per quei delicati momenti di cui essa è fatta, attraverso esempi di uomini carismatici qual è stato Don Elio.
SANTA VENERINA Tre weekend di teatro musica e danza con la comunità Giovanni XXIII
In “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello, il personaggio Gengé si rende presto conto di apparire al prossimo molto diverso da come egli si è sempre percepito. L’apparire dá vita, molto spesso, a facili pregiudizi con l’effetto di sentirsi molto diversi da quello che in realtà si è e per questo sentirsi ai margini della società. La creatività può aiutare a vincere queste insidie: il teatro, la musica e la danza sono espressioni del corpo che possono contribuire a gettare giù le “maschere” dell’indifferenza. Di questo sono convinti i responsabili della Cooperativa sociale “Rò la formichina” e della Comunità Giovanni XXIII di Linera (S. Venerina) che propongono la seconda edizione di “Diversartemente” con una tavola rotonda dal tema “Uno, nessuno…tutti insieme!” che si articola attraverso tre appuntamenti. Lo scopo, ci spiegano gli organizzatori, è quello di creare uno spazio di confronto per sensibilizzare l’integrazione della disabilità e delle emarginazioni mediante l’arte. L’incontro d’apertura si
Recensione
ACIREALE Dal 2 al 4 giugno “Nivarata 2017” organizzata da “Progetti collaterali”, novità di quest’anno lo staff tecnico
Tre giorni dedicati interamente alla granita Si è già messa in moto la macchina organizzativa della “Nivarata” 2017. Il festival della granita siciliana, che dopo il successo delle precedenti edizioni ha assunto il carattere di internazionalità, si svolgerà in piazza Duomo dal 2 al 4 giugno, riempiendo un intero week end che inaugurerà ufficialmente l’estate acese. Si sta occupando attivamente dell’organizzazione Vincenzo Pappalardo, uno dei fondatori storici dell’iniziativa, che sarà poi raggiunto dagli altri due, Tiziana Privitera e Alfio Fichera, che si trovano attualmente in Inghilterra per motivi di lavoro. È stata già lanciata la campagna di adesioni, che cominciano ad arrivare numerose da tutte le parti d’Italia, e non solo. Il successo della Nivarata è ormai una cosa che travalica i confini isolani e si estende a livello nazionale e mondiale. Prova ne sono gli inviti a varie manifestazioni (storica ormai quella del gemellaggio con il “Food and Drink Festival” di Brighton, in Inghilterra), tra cui segnaliamo la recente partecipazione al Sigep, Salone Internazionale della Gelateria svoltosi a Rimini dal 21 al 25 gennaio. Degna di nota pure la partecipazione al programma televisivo “Parola di Pollice Verde” su Rete 4 (sabato 18 febbraio), per la cui preparazione il conduttore Luca Sardella ha trascorso un intero fine settimana ad Acireale insieme con il team della “Nivarata” ed i maestri “granitieri” locali che gli hanno mostrato la tradizionale preparazione della granita siciliana di limone con il metodo del ghiaccio e sale. L’edizione di quest’anno – la sesta – organizzata come sempre
dal gruppo “Progetti Collaterali” in collaborazione con il comune di Acireale, prevede i concorsi “Granita dell’anno” per i nuovi gusti di granita, il “Premio Don Angelino” per le granite classiche, ed il “Premio Caviezel” dedicato al gelato. Una novità di quest’anno sarà la presenza, oltre che della giuria tecnica di qualità, anche di uno staff tecnico costituito dai maestri Ida Di Biaggio, Fulvio Massimino, Giovanna Musumeci, Arnaldo Conforto e Ruben Pili, che sono già all’opera per selezionare le granite da ammettere in concorso. Ma a cosa è dovuto il successo di questa manifestazione, cresciuta – come abbiamo visto – sempre più con il passare degli anni? Contribuiscono sicuramente la bravura e le capacità manageriali degli organizzatori; e pure l’ambientazione, con le bellezze artistiche e naturali della nostra città e della nostra terra; mettiamoci anche il calore e il carattere accogliente dei siciliani. Ma la parte maggiore la fanno sicuramente la bravura e l’inventiva dei maestri gelatieri, i quali, utilizzando solo materie prime di eccellenza, hanno saputo creare, fino allo scorso anno, oltre 60 gusti diversi di granita. Anche quest’anno ci saranno, come di consueto, una serie di attività collaterali: conferenze, mostre storiche, eventi artistici e visite a percorsi naturalistici, attività per bambini, sfilate di mezzi d’epoca, possibilità di assaggiare dolci tipici e specialità gastronomiche locali, e tanto altro ancora. N. D. M.
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Speciale Zafferana
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ETNA IN PRIMAVERA Dal 19 marzo al 18 giugno l’ottava edizione della kermesse che anima la “Perla dell’Etna”
Valorizzare il territorio e i suoi prodotti Al via l’ottava edizione di “ Etna in Primavera “, che si svolgerà a Zafferana Etnea dal 19 marzo al 18 giugno 2017. La manifestazione ha l’obiettivo di valorizzare il territorio e nel contempo promuovere i prodotti tipici locali. L’evento “Etna in Primavera “, sarà caratterizzato da un ricco programma di vario genere, difatti non mancherà il grande arazzo di sale che sarà realizzato ad inizio di giugno in Via Carso, in seguito all’enorme successo registrato nella passata edizione. All’interno della kermesse primaverile si svolgerà l’undicesima edizione della “Festa del libro” ( dal 24 marzo al 1 aprile ) promossa dal Circolo Didattico di Zafferana Etnea e dall’Istituto Comprensivo Federico De Roberto”. “ Etna in Primavera 2017 “, è una manifestazione organizzata in sinergia fra l’Amministrazione comunale, guidata dal dott. Alfio Vincenzo Russo e l’associazione “ Impara l’arte, impara l’arte “, presieduta da Ester De Felice. La kermesse primaverile rappresenta l’inizio di una serie di eventi che, per l’intero arco dell’anno, polarizzeranno l’attenzione su Zafferana Etnea, già nota ben oltre i confini regionali e nazionali per la Festa del Miele ( che si svolgerà
dal 2 al 4 giugno 2017 ) per “ Etna in Scena “, “ l’Ottobrata “, il Premio letterario “ Brancati “, il Premio internazionale di pittura “ Sciuti “, i “ Mercatini di Natale “. Il programma di “Etna in Primavera “, curato dal direttore artistico nonché vicepresidente del Consiglio Comunale
Azienda Agricola Apicoltura Miele di Sicilia di AziendaSebastiano Agricola Apicoltura Di Prima Via Miele Tenente G.di Scuderi n° 26/c Sicilia 95019 Zafferena Etnea (CT) di www.mieledisicilia.it info@mieledisicilia.it Sebastiano Di Prima Tel./Fax.: 095 7081677
Via Tenente G. Scuderi n° 26/c 95019 Zafferena Etnea (CT) www.mieledisicilia.it info@mieledisicilia.it Tel./Fax.: 095 7081677
di Zafferana, Graziella Torrisi, nel corso degli anni è stato oggetto di grande interesse di migliaia di visitatori, particolarmente attratti dalle bellezze paesaggistiche, ambientali e artigianali del territorio etneo nonché dai prodotti tipici locali. Giuseppe Russo
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Speciale Solidarietà
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LA STORIA Una bambina strappata al tabù degli spiriti maligni e affidata alla Missione di Ingorè e a un chirurgo
Il miracolo di Nhaima tra Valencia e Bissau Nhaima ha 9 anni ed è nata affetta dalla sindrome congenita da bande amniotiche a causa di una malformazione congenita alle gambe e alle braccia, una rarissima malattia che non permette lo sviluppo degli arti superiori ed inferiori già all’interno del grembo materno, aveva una gamba ed un braccio irrimediabilmente compromessi e col tempo potevano solo peggiorare. Purtroppo ha avuto la sfortuna di nascere in Guinea Bissau dove i bambini malformati, rappresentano la maledizione degli spiriti maligni, quindi vanno abbandonati nella foresta per evitare la persecuzione dagli stessi. Ad abbandonarla doveva essere la mamma che invece armata di coraggio e senza alcuna remora è scappata dal villaggio per chiedere ospitalità a Suor Romana Sacchetti presso la Missione Cattolica di Ingorè dove è rimasta per tutti questi anni insieme alla sua bimba. Purtroppo a seguito di un incidente stradale Suor Romana è deceduta il 16/06/2016 unitamente alla consorella Esperia Sudista entrambi di 77 anni, la Missione di Ingorè e quella di Bula sono da sempre state attenzionate dal Diacono Sebastiano Genco che naturalmente non poteva trascurare un caso come questo. Effetuando le debite ricerche ha capito che l’unico chirurgo capace si portare ad un livello di vita appena più accettabile poteva essere il Prof. Cavadas da Valencia in Spagna. Persona già nota per aver operato, da volontario, in Tanzania e Kenia dove si reca tutti gli anni nel periodo delle sue ferie per mettersi a disposizione di chi ha bisogno. Il Prof. Cavadas ha accettato di buon grado dando la sua piena disponibilità riguardo la piccola Nhaima. Ha precisato che sarebbero stati necessari più interventi dilazionati nell’arco di mesi, alcuni direttamente in Africa mentre per altri era necessario si eseguissero presso la clinica di Valencia, questo comportava lo spostamento della mamma unitamente alla figlia. Una volta accertato che vi era la possibilità di migliorare lo stato di
salute della piccola Nhaima, considerando i costi per spostamenti, clinica e pernottamenti, tutti insieme si sono prodigati per una raccolta fondi. Oltre a Sebastiano Genco corre l’obbligo di citare l’interessamento dell’ingegnere Matteo Rizzo di Giarre nonché l’amministrazione comunale e la proloco di Riposto. Nhaima il 20 Giugno 2016 è stata ricoverata a Valencia, Spagna, ha subito vari interventi nell’arco di 6 mesi, alternando operazioni e riabilitazioni fra Valencia e Bissau, fortunatamente quando era Spagna oltre al conforto della mamma era anche assistita da Matteo Rizzo. Adesso è in grado di indossare delle protesi che le permettono di muoversi con le stampelle. Tanto è migliorata che in momenti di slancio affettivo (come quando incontra il Prof. Cavadas) dimentica il bisogno di esse e le abbandona per corrergli in braccio. Nhaima fino a pochi mesi fa era costretta a “strisciare “ per muoversi autonomamente e la mamma anche per brevi spostamenti doveva portarla in braccio operazione che diventava sempre più difficile e onerosa per la madre. Dopo la morte di Suor Romana mamma e figlia si sono trasferiti a Bissau dove sono continuamente assistiti dal personale della clinica Diocesana Borra che istruita e seguita dal Prof. Cavadas si sta specializzando per questi interventi. Grazie a tutti i volontari Nhaima potrà guardare la vita con una speranza in più. Dopo 9 anni finalmente il viso grazioso di questa bimba si può illuminare con un sorriso radioso. Oggi è in grado di muoversi autonomamente. Tutto questo non viene considerato un punto di arrivo ma deve essere la partenza per rendere normali questi interventi continuando a supportare la clinica Borra in modo da poter rendere usufruibile questo servizio per tutta la popolazione che ne ha bisogno. Mario Pappalardo
Il diacono Sebastiano Genco e i suoi “Amici delle Missioni” in Guinea Bissau Il percorso dei presepi di Acireale, denominato dal Comune “Stupor mundi”, si presenta Sono rientrati giorno 19 Febbraio, dalla missione in Guinea Bissau, dall’ennesimo viaggio solidale con una permanenza di oltre 20 giorni in quella terra lontana e desolata. Per questa missione sono partiti Sebastiano Genco infermiere, Vincenzo Caduto rappresentante, Tina Casablanca pensionata, Roberto De Grazia architetto, Valter Sala architetto, Salvatore Cavalli imprenditore, Rosario Ogliarolo pensionato, Elena Longhitano infermiera, Melania Raciti universitaria, Giuseppe Romeo pensionato, Matteo rizzo ingegnere e Aaissa Burtin libero professionista. L’Associazione Amici delle Missioni guidata dal Diacono Sebastiano Genco, da 19 anni è presente in Guinea Bissau prodigandosi spesso con più viaggi nello stesso anno e contribuendo in modo esponenziale al soddisfacimento delle necessità di queste popolazioni dove di volta in volta gli interventi si espandono a macchia d’olio così da rendersi presenti in tanti villaggi. In ogni viaggio si completano le opere iniziate in precedenza a si programmano quelle che servono a soddisfare le necessità essenziali del villaggio. Ritengo superfluo parlare di centinaia di bambini che sopravvivono grazie all’adozione a distanza, e ancora la donazione del materiale didattico alle varie scuole, che prima di questo contributo usavano comprare un solo libro per una classe intera. E’ importante dire che è stata ampliata, perché completamente inadeguata, la sala parto e il luogo di degenza per le puerpere dell’ospedale di Bula. In Jolandìn dove alcuni anni fa era stato realizzato l’asilo, hanno inaugurata la scuola elementare. Così da dare la possibilità di proseguire a studiare senza doversi spostare dal villaggio, come succedeva prima, ragione per cui molti rinunciavano. Questo viaggio è stato arricchito da un evento eccezionale che merita essere trattato nelle sua interezza “Il caso Nhaima” che racconto nel seguente articolo.
Speciale Parco dell’Etna
M. P.
INTERVISTA La presidente Marisa Mazzaglia, nel trentesimo della istituzione dell’Ente, traccia un bilancio e guarda ancora avanti
“Aumenteremo la fruizione del Parco” Istitutto dalla Regione nel 1987, il Parco dell’Etna compie 30 anni;, quattro anni dopo che l’Etna viene riconosciuta Patrimonio dell’Umanità. In occasione del trentesimo anniversario, abbiamo intervistato Marisa Mazzaglia, presidente pro-tempore dell’Ente. - Quali iniziative sono state intraprese in questa occasione? “Abbiamo approntato quattro giornate di intense iniziative, dal 15 al 19 marzo; mostre e presentazioni di libri; attività di educazione ambientale; premiazioni; visite guidate nella sede e in alcuni luoghi più significativi dell’area protetta; escursioni a Bronte, Randazzo e a Milo. Inoltre c’è stata una corposa partecipazione del mondo scolastico. Il 17 marzo, data dell’istituzione dell’Ente Parco, si è svolta nella sede dell’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena, un cerimonia per festeggiare il trentennale con la partecipazione di tutti coloro che hanno fatto la storia del Parco, ex direttori, ex presidenti. Inoltre sono intervenuti i sindaci dei Comuni facenti parte dell’Ente Parco, studiosi, giornalisti, deputati regionali, nazionali “. - Quali obiettivi sono stati raggiunti durante il suo mandato? “Io ho avviato il mio periodo di presidenza proprio con l’arrivo del riconoscimento dell’Etna come Patrimonio dell’Umanità. E’ stato un momento particolarmente significativo perché il mio obiettivo era quello di continuare a mantenere e conservare questo riconoscimento. Infatti il Parco dell’Etna sta lavorando, insieme al Comune di Taormina, alla realizzazione di una Riserva della Biosfera MAB, “ Etna Landscape”, incentrata sul paesaggio dell’Etna che comprende anche i territori del Simeto e dell’Alcantara fino a Taormina e alla Valle dell’Agrò. C’è da aggiungere, inoltre, che abbiamo svolto attività di recupero di cinque nuovi punti base di escursionismo (Case, Bevacqua a Piedimonte Etneo, Case Cicirello a Trecastagni, Rifugio Monte Manfrè a Belpasso, Case Caldarera a Randazzo e, in fase di completamento, il lavoro su case Piano Mirio a Biancavilla ). Inoltre sono state attivate iniziative di educazione ambientale con il coinvolgimento di scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di diffondere la conoscenza del Parco e dei valori ambientali e naturalistici “. - Quali progetti avete in cantiere per i prossimi anni? “Complessivamente di gestire l’area del Parco nel migliore dei modi, con l’incremento della sua fruizione “. -Ci sono finanziamenti europei per realizzare progetti che hanno lo scopo di valorizzare i prodotti tipici dell’Etna ? “In molte linee d’intervento l’Ente Parco può dare suppor-
to ai privati che presentano dei progetti per la valorizzazione dei prodotti tipici dell’Etna, ad esempio le mele dell’Etna, per cui è stato realizzato un presidio Slow Food, grazie al Parco dell’Etna che ha finanziato il progetto “. -La Villa Manganelli, bellissima residenza nobiliare, che ricade nel territorio di Zafferana Etnea, e facente parte del patrimonio immobiliare dell’Ente Parco, in che modo intendete valorizzarla e nel contempo renderla fruibile a visitatori e turisti ? “La Villa Manganelli come il Grande Albergo dell’Etna, fanno parte di un progetto di valorizzazione con programmi di fruizione, attraverso il coinvolgimento non solo di investitori locali ma anche esteri. “ Giuseppe Russo
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INTERVISTA Mons. Guglielmo Giombanco a cuore aperto in vista della consacrazione episcopale del 20 aprile
“Mi porto un bagaglio prezioso” PATTI
Il rettore del Seminario: “Mons. Giombanco ha stupito tutti noi con la sua spontaneità” La comunità ecclesiale di Patti vive in trepidante attesa l’arrivo di giorno 20 aprile, nel pomeriggio del quale al santuario della Madonna nera di Tindari si terrà la solenne cerimonia dell’ordinazione episcopale di mons. Guglielmo Giombanco. Il rito, presieduto da mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania e presidente della Conferenza episcopale siciliana, conconsacranti l’amministratore apostolico di Patti e il vescovo di Acireale, rispettivamente mons. Ignazio Zambito e mons. Antonino Raspanti, concelebranti i vescovi delle diocesi di Sicilia, avrà inizio alle ore 16:30. Sono già numerosi i fedeli dei 42 comuni della diocesi di Patti, con i rispettivi parroci, e quelli della diocesi di Acireale, e in particolare di Piedimonte Etneo, luogo di origine di mons. Giombanco, che hanno confermato la loro presenza alla celebrazione. Per organizzare al meglio l’ordinazione, il Delegato ad omnia della diocesi di Patti, mons. Giovanni Orlando, ha costituito alcune equipe di servizio. La liturgia sarà coordinata da don Basilio Scalisi e da don Enzo Smriglio; le pubbliche relazioni da mons. Giovanni Orlando e da don Salvatore Fragapane; la logistica, l’accoglienza, il servizio d’ordine e quello sanitario dal rettore del santuario don Giuseppe Gaglio. Le parrocchie della diocesi si prepareranno a vivere questo importante momento con un triduo di preghiera, utilizzando dei sussidi liturgici predisposti dal rettore del seminario diocesano don Basilio Rinaudo (nella foto). Ed anche la comunità del seminario si sta preparando a questo importante evento con la preghiera e la riflessione. «Mons. Giombanco ci ha subito stupiti con la sua spontaneità; egli – ha detto don Basilio Rinaudo - è entrato nella nostra vita quotidiana con grande semplicità. Nella breve e veloce visita che ha voluto fare alla nostra comunità, ci ha chiesto di pregare per lui e per la sua nuova missione e di volerlo accogliere nel nome del Signore. In questi giorni che precedono la sua ordinazione, abbiamo voluto dare sostanza alla nostra preghiera riflettendo su alcune peculiarità del ministero episcopale, così come ci vengono descritte dalla costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II. Ci siamo soffermati sull’ufficio del vescovo inteso come servizio perché nella logica evangelica essere messo a capo vuole dire essere messo a servizio. Guardiamo a mons. Guglielmo Giombanco – ha concluso don Basilio, come a colui che Gesù Buon Pastore ha voluto in mezzo a noi ministro della sua santità per far crescere e sviluppare la vocazione di ciascuno. E in questa missione, certamente, gli staremo vicino con la preghiera, l’affetto e la piena collaborazione». Tra le varie realtà ecclesiali, l’Azione Cattolica diocesana, con il neo presidente Orazio Antonino Faraci, «vive la trepidante attesa dell’intraprendere una nuova fase della sua lunga storia di servizio e fedeltà alla nostra Chiesa locale, nella collaborazione matura e corresponsabile con l’azione pastorale che il suo nuovo Pastore, illuminato e guidato dallo Spirito, vorrà indicare per la nostra comunità diocesana». Domenico Pantaleo
Di ritorno da Nicosia, dove ha partecipato alla sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana – la sua prima volta – abbiamo incontrato mons. Guglielmo Giombanco, che fra circa un mese (il 20 aprile) sarà consacrato vescovo e prenderà possesso della sua diocesi di Patti. Gli abbiamo posto alcune domande: Intanto, quali sono le sue impressioni a caldo dopo il primo incontro con gli altri vescovi siciliani e, indirettamente, con la realtà ecclesiale siciliana? «Sicuramente ho avvertito un grande senso di accoglienza. Alcuni vescovi li conoscevo già, ma ho avuto modo di conoscerli meglio, ed ho conosciuto anche tutti gli altri che ancora non conoscevo direttamente. Ho anche avuto la possibilità di percepire una realtà molto complessa nelle varie diocesi siciliane, attraverso gli argomenti trattati e approfonditi in quella sede.»
Il suo ministero, nel corso dei suoi 25 anni di sacerdozio, si è svolto nell’ambito della diocesi di Acireale. Che cosa porterà con sé, di tutto questo, nella sua nuova esperienza pastorale? «La diocesi di Acireale è quella dove sono cresciuto, dove ho maturato la mia vocazione sacerdotale e dove mi sono formato. Qui ho svolto il mio ministero sacerdotale e qui ho avuto modo di approfondire la mia preparazione con l’attività di tutti i giorni, la-
vorando e accrescendo un bagaglio di esperienze importante che sicuramente porterò con me nel nuovo impegno a cui mi chiama il Signore al servizio della Chiesa di Patti.» Durante tale periodo, lei ha ricoperto vari incarichi nell’ambito della diocesi acese. Quale tra questi pensa che le sarà maggiormente utile per fare il vescovo? «Sicuramente l’esperienza pastorale, che ho maturato nelle parrocchie con le quali ho collaborato, ma soprattutto nel periodo in cui sono stato rettore della basilica dei santi Pietro e Paolo, dove ho avuto modo di affrontare varie situazioni e di incontrare e conoscere numerose persone. E poi, certo, il lavoro da vicario generale, attraverso il quale ho potuto godere della vicinanza, della collaborazione e della fiducia del vescovo.» Rimpiangerà qualcosa della diocesi di Acireale e della sua originaria Piedimonte?
DIOCESI Il Vescovo ai Cresimandi
“Scegliete ciò che vale” Sono stati due mega raduni quelli che si sono svolti il 4 e l’11 marzo scorso e che hanno visto la presenza in totale di più di un migliaio di ragazzi che si preparano alla cresima nei giorni successivi alla Pasqua. E con loro i parroci, i catechisti, i genitori. Una grande partecipazione, quindi, che dice quanto numerosi sono ancora i fanciulli e i ragazzi che vengono iniziati ai sacramenti e quante energie sono impiegate dalle nostre parrocchie per questa necessaria opera di evangelizzazione. Allo stes-
so tempo, il successo dei raduni testimonia quanta voglia ci sia di incontrarsi in questo tipo di appuntamento diocesano. Il primo raduno si è svolto a Giarre, nella chiesa Gesù Lavoratore; il secondo ad Acireale, nella Basilica S. Sebastiano. A orchestrare entrambi gli incontri c’erano i giovani del Seminario che tra canti, bans, video e testimonianze (specie quella di Suor Maria Laura della comunità Ancillae Domini), hanno condotto i cresimandi alla riflessione sul tema prescelto: “Alzati, và e non temere…”. Il tema coincide DIOCESI Rievocati da don Giovanni Mammino i difficili anni vissuti da mons. Arista con quella della prossima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni; esso si ispira alle parole tratte dalla Scrittura che sono un invito a Una sofferenza interiore, vissuta con digniIl 26 ottobre 1913 le elezioni videro, così, il seguire con coraggio la vocazione e tà e spirito di sacrificio, quella che ha scosso trionfo del S. Margherita. A questo punto inizia il a camminare sulle strade del monl’animo di Giovanni Battista Arista, II Vescopercorso di sofferenza del Vescovo. Le critiche nei do con la forza dello Spirito Santo. Il tema è stato sviluppato sopratvo di Acireale, in occasione della competizioconfronti di Mons. Arista ferirono il suo animo, in ne politica del 1913. città le polemiche imperversarono. Preoccupato tutto attraverso l’immagine molto A ripercorrere gli eventi cruciali di quegli delle sorti del Seminario, vi si trasferì, per essere evocativa del mare e della barca anni, che videro il doloroso coinvolgimento presente fisicamente e dare la sua opera. Insomma, dei pescatori; la via maris, presendi Mons. Arista, l’incontro tenuto nella chieun condottiero che non abbandona la sua nave ma tata ai cresimandi attraverso una sa dell’Oratorio San Filippo Neri di Acireale, la guida proprio durante la tempesta, accettando le serie di segni (il timone, l’ancora, la sabato 18 marzo scorso, da don Giovanni sorti che l’aspettano, senza intaccare il proprio ani- rete…) è culminata nella proclamaMammino, docente di Storia della Chiesa mo con scelte poco veritiere, dettate dal momento zione del vangelo della chiamata dello Studio Teologico S. Paolo di Catania. contingente: “(…) rifuggo da ogni apprezzamento dei primi discepoli, avvenuta proDopo la presentazione al pubblico della tedi partito e da ogni apprezzamento di persona”, era prio lungo il mare. È a quel punto matica da parte di Padre Luciano Bella, l’avvio il suo pensiero. Coerente con l’uomo di Chiesa che che sono intervenuti il Vescovo dell’excursus storico del relatore. è stato, mantenne la sua neutralità, obbedendo, Mons. Raspanti (a Giarre) e Mons. Giombanco, Vescovo eletto di Patti Mons. Arista visse in prima persona le fasi tuttavia, alle direttive della Santa Sede. della vicenda politica acese che, in generaAlla sua morte tante testimonianze riportarono e vicario generale fino a pochi giorle, rispecchiava gli eventi nazionali di quegli il clima di serenità ripristinato, che nasce proprio ni fa (ad Acireale), per fare la loro anni: il divieto per i cattolici di partecipare dalla dipartita di personalità uniche, di persone riflessione conclusiva. Entrambi alle elezioni. Questo, almeno, fino agli iniche con il loro agire segnano il corso della storia e hanno esortato i giovani cresimanzi del novecento. Dal luglio 1913 si aprì una forniscono esempi di misericordia. Altri interventi, di a scegliere ciò che nella vita è pagina di storia locale che vide l’opposizione dei due candidati nel corso della serata, hanno seguito il filo conduttore dell’opera- più importante, ad andare al largo e delle rispettive fazioni alle elezioni politiche: Giuseppe Grassi to, in quegli anni del novecento, del vescovo Arista. Il preside Al- e cercare l’incontro vivo con Gesù, Voces (1869-1942) e Giuseppe Pennisi di S. Margherita (1880- fonso Sciacca ha presentato l’opera di Pietro Pappalardo, uomo a lasciare operare in loro lo Spirito 1965). vicino nel quotidiano a Mons. Arista, intitolata “Cenni biografici Santo e a spendere la vita per l’aIl vescovo Arista mantenne una posizione di neutralità fin di Mons. G. B. Arista d. O. II vescovo di Acireale” di prossima more di Dio. La preghiera ha concluso i due dalle battute iniziali della competizione politica locale, con atteg- pubblicazione e il dott. Carmelo Miceli ha introdotto il volume giamento equo e idee coerenti. L’intenzione era di “non sposare “Rimango a Messina, non andate via”, in riferimento agli eventi grandi raduni, con l’arrivederci partito e mostrarmi uguale con tutti, spiegando la mia apertu- del terremoto messinese del 1908 ed alla presenza in quella dolo- del Vescovo al giorno della cresira principalmente nel sostegno delle opere e della vita religiosa”, rosa realtà del Venerabile Arista. Un cuore onesto, dunque, lon- ma. E con la gioia da parte di tutti come scrisse egli stesso in una lettera di quegli anni. L’iter poli- tano dalla “lotta di uomini e non di idee”, come definì lui stesso la di essersi incontrati con tanti altri tico prosegue e nella concitazione delle vicende che si succedo- controversia politica, che capì la gravità degli eventi ma li accet- fratelli che percorrono lo stesso no ad Acireale a Mons. Arista spetta il delicato compito di co- tò con dedizione al suo ruolo, prestando il fianco alle inevitabili cammino di fede e con la consapemunicare alla cittadinanza, nell’ottobre del 1913, la sospensione conseguenze, con serena dignità. Il suo nome è legato alla storia volezza che lo Spirito Santo soffia del “non expedit” da parte della Santa Sede, in favore del Barone religiosa acese e la sua presenza un dono, ancora oggi, per la co- sempre e arricchisce la Chiesa di Pennisi di S. Margherita, “obbedendo ad ordini superiori”, come munità. doni sempre nuovi. egli stesso dichiarò. In parole povere i cattolici potevano esprimere il loro voto. Rita Messina don Alfio Privitera
Un Vescovo che si estraniò dalla lotta di uomini non di idee
«Rimpiangere non direi, ma avvertire il senso del distacco sì. La diocesi di Acireale, come dicevo, è quella in cui sono cresciuto e mi sono formato, per cui è naturale che mi resterà nel cuore, così come Piedimonte, che è il paese dove ho vissuto fin dalla nascita ed in cui risiede la mia famiglia.» Parliamo della diocesi dove sta per iniziare il suo ministero episcopale. La diocesi di Patti ha meno abitanti di Acireale, ma ha un’estensione territoriale maggiore, una struttura amministrativa più articolata (con i suoi 42 comuni), ed anche una storia più antica. Come pensa di organizzare il lavoro pastorale in una tale realtà? «La realtà geografica della diocesi di Patti è molto articolata, perché ha un’estensione territoriale quasi tripla rispetto a quella di Acireale, con la presenza di molte montagne e con numerosi centri che si affacciano sul mare, anche se la densità abitativa è più bassa. Ma prima di potere programmare e organizzare qualunque attività, è necessario conoscere bene l’ambiente in cui ci si muove. Penso di volere quindi approfondire la conoscenza della realtà locale e delle persone che vi abitano e vi lavorano. E penso di farlo anzitutto ponendomi in ascolto, ascoltando tutti e conoscendo tutto e tutti, in atteggiamento di grande umiltà.» La presenza di un santuario mariano come quello di Tindari, meta costante di numerosi pellegrini, quanto è importante nella vita della diocesi? «Il santuario di Tindari è un punto di riferimento molto importante non solo per la diocesi di Patti ma per tutta la Sicilia, ed anche per altre regioni vicine, ed è frequentatissimo tutto l’anno. È quindi molto forte, anche in diocesi, la devozione mariana. Ed è per questo che ho scelto proprio il santuario per la mia ordinazione, per valorizzare questo importante luogo di culto e per dare maggiore risalto alla devozione alla Madre di Cristo.» Si sa già chi saranno i vescovi consacranti per la sua ordinazione episcopale? «L’ordinante principale sarà l’arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina, presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, con il quale ho collaborato quando era vescovo di Acireale; mentre i coconsacranti saranno il vescovo uscente di Patti mons. Ignazio Zambito ed il nostro vescovo mons. Antonino Raspanti.» Ringraziamo mons. Guglielmo Giombanco per la sua disponibilità e per l’attenzione che ci ha dedicato, e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale nella sua nuova sede di servizio. Nino De Maria
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DIOCESI Appena confermata alla guida dell’Azione Cattolica, Anna Maria Cutuli indica la strada dell’impegno associativo
“Alimentare la vita secondo lo Spirito” OTIUM ET NEGOTIUM - 8
Il Risorto, grande verità che riempie la nostra fede La riflessione odierna del nostro Nino Ortolani, prendendo spunto dalla parabola di Lazzaro e del ricco Epulone, ci conduce verso la gioia della Pasqua attraverso la resurrezione di Cristo.
“Ci è richiesta la capacità di intercettare le domande del mondo contemporaneo e di rispondere ad esse con intelligenza e sapienza evangelica; dobbiamo riaprire i cantieri tenendo conto delle richieste di impegno che ci sono venute dall’Assemblea del 12 febbraio scorso. Insieme ci impegneremo a crescere nella fede e ad alimentare la vita secondo lo Spirito, in modo da lasciarci cambiare il cuore seguendo il nostro Maestro Gesù che ci indica la strada della vera umanità. Insieme cercheremo di essere testimoni del Risorto nei vari ambienti e in tutte le età della vita scegliendo la logica delle beatitudini; insieme proveremo a occuparci delle “cose del mondo” dando il nostro specifico contributo di cittadini credenti con serietà e competenza”. Con queste parole Anna Maria Cutuli, riconfermata presidente diocesana di Azione Cattolica con la nomina, lo scorso 24 febbraio, del vescovo mons. Antonino Raspanti, si rivolge a tutti gli associati di Ac in particolar modo al nuovo Consiglio diocesano, insediatosi lo scorso 13 marzo. In questo nuovo triennio ad accompagnare la presidente Cutuli, su proposta della stessa, saranno il segretario Gabriele Sciuto e l’amministratore Michele Cristaudo. La guida degli altri settori è affidata, con vo-
tazione del consiglio diocesano, a Marco Aleppo e Maria Vera Spinella, vice presidenti del settore adulti. Ad Andrea Romeo e Mariano Raciti, va l’incarico di vice presidenti del settore giovani e a Liliana Montemagno quello di responsabile ACR. Il nuovo consiglio diocesano ha gettato le basi per una prima programmazione del triennio: molti sono stati i contributi, le idee e le riflessioni, accomunate dai quattro principi di formazione, spiritualità, conoscenza del territorio e gioia nello stare insieme, già presentati nel documento assembleare lo scorso 12 febbraio, momento in cui tutti gli associati sono stati chiamati ad un ragionato e importante discerni-
mento per scegliere coloro i quali rappresenteranno l’associazione diocesana e dovranno essere in grado di saper cogliere i nuovi “semi da piantare” e trasformarli in fiori da coltivare. Sono stati chiamati, quindi, a scegliere coloro che faranno “nuove tutte le cose”, slogan scelto dalla presidenza nazionale di Azione Cattolica per guidare tutte le associazioni diocesane nell’importante momento del rinnovo delle cariche. Per guidare e percorrere lo stesso tratto di strada, lo scorso febbraio hanno presenziato all’assemblea diocesana i coniugi Rita e Stefano Sereni, delegati nazionali, i quali hanno messo in risalto il legame amicale tra l’associazione locale e il livello nazionale parlando del senso della famiglia che contraddistingue l’intera Azione Cattolica, che quest’anno sarà particolarmente vissuto e sentito durante le celebrazioni per i 150 associativi del prossimo 30 aprile a Roma con la presenza di Papa Francesco. Annalisa Coltraro
INTERVISTA Parla la presidente del Serra Club di Acireale, Dora Pennisi Carissimo lettore, “Si Moysen et prophetas non audiunt, néque si quis ex mortuis resurrexit, credent.” (Lc 16,31). Se non ascoltano Mosè e i profeti... non crederanno nemmeno se assistono a un miracolo come la risurrezione. Questa è la conclusione della parabola del ricco e Lazzaro. Essa costituisce una sintesi dei “quattro Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso” (C.C.C. pag.178). Il vero ricco è Lazzaro perché, come il Buon Ladrone, conquista il Paradiso, mentre il “povero-ricco” si trova nelle fiamme dell’Inferno. L’Epulone non ha violato i comandamenti: non ha rubato, non ha ammazzato. Ha usato i suoi beni per godere assieme ad amici e parenti. Non si è accorto di Lazzaro: solo questo. Egli è anche altruista perché si preoccupa che i suoi fratelli non facciano la sua fine e chiede un miracolo. Ma la risposta, che interessa anche noi, è lapidaria: ascoltare, credere a quanto si legge nella Scrittura per non fare la fine del ricco Epulone. A noi, a tutti e a ciascuno, ci è stato offerto dal Padre Eterno un miracolo strepitoso: la risurrezione di Gesù dopo una morte dolorosissima. Cristo è risorto ed è apparso nella sua nuova, misteriosa vita, alle donne, agli apostoli e a cinquecento discepoli riuniti. “Cristo vive. Questa è la grande verità che riempie di contenuto la nostra fede. Gesù che morì nella Croce, è risorto, ha trionfato sulla morte, sul potere delle tenebre, sul dolore, sull’angoscia.” (San Josemarìa Escrivà, È Gesù che passa N° 102). Ti auguro una santa Pasqua in Cristo risorto. Nino Ortolani
Accogliere, ascoltare, accompagnare La dott. Dora Pennisi in Badalà, presidente del Serra Club per l’anno in corso, è una donna molto impegnata nella vita sociale, amata da intere schiere di ex alunni, specie del territorio di Aci Catena. Si presta volentieri ad una chiacchierata sulle sue molteplici attività - Quale è stato il tuo lungo percorso di professoressa nelle Scuole statali? “I primi anni ho insegnato alla scuola media ‘Guglielmino’ di Aci Catena; vinto il concorso di dirigente scolastica nelle scuole Medie, la prima sede è Macchia di Giarre; successivamente sono stata ad Aci Sant’Antonio, Aci Platani ed Aci San Filippo”. - Sono informata del tuo generoso volontariato in campo sociale e del tuo impegno in parrocchia. Dove si è svolta questa vita di donazione? “Per diverso tempo sono stata volontaria nella ludoteca pediatrica dell’ospedale “Santa Venera e Santa Marta” di Acireale, inoltre presso le suore Francescane di Aci Catena. Nella parrocchia Matrice di Aci Catena ho lavorato sin da giovanissima età e tuttora sono presente in vari ruoli dirigenziali”. - Come presidente del Serra Club, quali ideali particolari t’ispirano maggiormente?
“Mi attirano i richiami forti di San Giovanni Paolo II sugli ideali del Serrano, quale laico impegnato nell’”appianare la via al Signore”. In effetti, i quattro laici americani, che nel 1934 a Sheattle fondarono il Serra Club, che diventò internazionale, ebbero un’idea splendida nell’intitolarlo al francescano Junipero Serra, missionario spagnolo in terra americana, ammirato dagli americani come uno dei padri della Patria, canonizzato nel settembre 2015 da Papa Francesco a Chicago. Esercitano su di me un fascino singolare gli obiettivi del Club, incentrati sulla coerenza della vita sacerdotale, sugli incontri dei soci con i giovani, mirati a far aprire il loro cuore alla chiamata divina; sugli inviti alla preghiera, quale fonte d’amore per Dio. Il tema di quest’anno mi desta tanto ardore:” Abitare la ‘casa comune’: accogliere, ascoltare, accompagnare”, quindi coltivare l’amicizia, rapportarsi con la società e con la Chiesa con lealtà e benevolenza. Abbiamo in programma iniziative che s’ispirano a tali principi”. Anna Bella
ACIREALE Sabato 25 e domenica 26 per le “Giornate Fai”
DIALOGO INTERRELIGIOSO Festa della pace il 26 a Dagala
Sabato 25 e domenica 26 marzo tornano puntuali le Giornate Fai di Primavera. L’evento, giunto alla sua 25a edizione, è stato presentato in questi giorni in tutta l’Italia e, in particolare per Acireale, il 21 marzo – primo giorno di primavera – nella sala stampa del Comune, con la partecipazione della delegata provinciale Antonella Mandalà e della responsabile locale Loredana Grasso, alla presenza del sindaco Roberto Barbagallo e dei rappresentanti di tutte le scuole acesi coinvolte nell’iniziativa, che forniscono, come sempre, gli “apprendisti ciceroni”, le mini-guide che impeccabilmente illustrano ai visitatori la storia, le bellezze architettoniche e tutti i particolari che servono a conoscere meglio e far gustare i beni aperti per l’occasione. Le Giornate Fai di Primavera hanno infatti lo scopo di far conoscere beni artistici e naturalistici che negli altri giorni dell’anno sono chiusi o difficilmente fruibili, e quest’anno per Acireale sarà un’occasione speciale, perché si potrà visitare e ammirare tutto il centro storico tra piazza Lionardo Vigo e piazza Duomo, a partire dal chiosco ligneo in stile liberty restaurato qualche anno fa proprio grazie ai contributi del Fai, che lo elesse “luogo del cuore”. I luoghi aperti nelle
Accogliere la diversità e superare la diffidenza. Sarà una Festa della Pace all’insegna del dialogo interreligioso quella che domenica 26 marzo a partire dalle 11 si svolgerà nella parrocchia “Maria SS.ma Immacolata” di Dagala del Re (Santa Venerina). Giunta alla 24esima edizione, La Festa da sempre è un momento di riflessione rivolto principalmente ai bambini e ai ragazzi del catechismo e trae spunto ogni anno dal messaggio che il Pontefice promuove in occasione della Giornata della Pace del primo gennaio. “La non violenza: stile di una politica per la pace” è il tema scelto per la Giornata della Pace 2017 da Papa Francesco. Nel messaggio Papa Bergoglio pone l’accento sulla situazione attuale definendola “una guerra mondiale a pezzi”; aldilà delle religioni che si professano, dice il Papa, ognuno è chiamato ad essere costruttore della pace adottando il metodo della non violenza. Questo è l’atteggiamento che ogni cristiano dovrebbe attuare nelle proprie scelte, nelle proprie relazioni, nelle azioni della politica ad ampio raggio. La comunità di Dagala del Re prova quest’anno a dare una risposta al monito del Papa: la Festa della Pace sarà un incontro per conoscere i fratelli ebraici, musulmani ed induisti e insieme invocare il dono della pace. “L’o-
Visitabili luoghi e palazzi del centro Promuovere la cultura dell’incontro due intere giornate e visitabili con l’assistenza delle mini-guide saranno quindi la basilica di San Sebastiano, la chiesa dell’Arcangelo Raffaele, l’Oratorio dei Padri Filippini; la piazza Duomo con il Palazzo di città, la basilica dei santi Pietro e Paolo ed il palazzo Costa Grimaldi, sede del Credito Siciliano nella cui galleria è in atto ospitata la mostra d’arte contemporanea dedicata a Rossella Leone (anch’essa, chiaramente, visitabile nel contesto della manifestazione). Inoltre i soci Fai potranno visitare, in esclusiva, l’artistico palazzo Fiorini, in via S. Carlo. Le scuole coinvolte vanno dalle primarie alle superiori, e sono gli istituti comprensivi “Galileo Galilei”, “Giovanni XXIII”, “Paolo Vasta” e “Vigo Fuccio - La Spina”; il liceo classico “Gulli e Pennisi”, lo scientifico “Archimede”, l’istituto “Filippo Brunelleschi” e l’istituto “Galileo Ferraris”; inoltre le scuole paritarie “San Luigi” e “Lyceum Linguistico”. Alcune di queste scuole hanno anche approntato delle estemporanee e delle piccole rappresentazioni storiche che presenteranno ai visitatori. Grande sarà anche, naturalmente, per la buona riuscita dell’evento, l’impegno dei volontari del Fai e dei docenti delle varie scuole. Nino De Maria
biettivo - ci spiega Don Santo Leonardi, parroco di Dagala del Re e responsabile dell’ufficio diocesano Ecumenismo e dialogo interreligioso - è quello di sensibilizzare i bambini all’accoglienza della diversità per superare la diffidenza. È indispensabile conoscere l’altro diverso da noi e promuovere la cultura dell’incontro”. Domenica 26 marzo saranno presenti Abdl Afid, responsabile della comunità islamica di Sicilia e Capo della Moschea della Misericordia di Catania, Gabriele Spagna, delegato rabbino e segretario della comunità ebraica di Siracusa, e alcuni rappresentanti dell’associazione culturale, di fede Induista, “Shiv Shakti Mandir” di Catania che con i loro abiti tradizionali si esibiranno in canti e melodie invocando la pace nel mondo. Già Papa Paolo VI, nell’enciclica “Nostra aetate” (CVII), aveva posto il problema del rapporto tra il Cristianesimo e le altre religioni e sottolineava l’esigenza di costruire e promuovere la pace e il dialogo interreligioso. Oggi il tema è ancora attuale e un segno tangibile è l’amicizia di Papa Francesco con i pastori di diverse religioni, a dimostrazione della disponibilità del Capo della Chiesa Cattolica all’incontro e al dialogo. A. C.
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26 marzo 2017
dell’
Jonio
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