La Voce dell'Jonio (17 febbraio 2019) anno LXII numero 2

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LA Jonio VOCE Anno LXII - N. 2

Domenica, 17 febbraio 2019

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Appello al voto

La Cei: costruire l’Ue dovere di ogni cittadino

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

RICORDO

ACIREALE

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I personaggi evangelici nell’ultima opera di don Santino Spartà Originale dizionario

Esordisce il Carnevale beneauguranti sole e folla Alla prova della novità del biglietto d’ingresso

Torna alla Casa del Padre don Alfio Cantarella pilastro e “anima” dell’”Istituto S. Michele Bella, Costarelli, Messina e Vecchio

LIBRI

De Maria, Longo, Messina e Puleo

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Rita Messina

Società La conversazione di Cafiero De Raho, Zuccaro e del vescovo Raspanti ad Acireale

Come conquistare la legalità Un invito, forte, convinto e deciso, a sostenere il processo di integrazione europea anche attraverso l’importante momento elettorale del 23-26 maggio. Con un messaggio della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, i cristiani sono interpellati per la costruzione di un bene comune che vada al di là degli interessi particolari e nazionali. “Rivolgiamo un appello a tutti i cittadini, giovani e anziani, perché votino e si impegnino durante il periodo pre-elettorale e alle elezioni europee”. Il messaggio arriva a 100 giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo ed è intitolato “Ricostruire comunità in Europa” (“Rebuilding community in Europe”). Evitare lo sguardo ripiegato. Il voto dei cittadini, chiamati alla “responsabilità” politica, scrive la Comece, presieduta da mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, “condizionerà decisioni politiche che avranno conseguenze tangibili sulla nostra vita quotidiana per i prossimi cinque anni”. È da “più di duemila anni” che la Chiesa cattolica “partecipa alla costruzione europea”, in particolare “con la sua Dottrina sociale”. E quindi, i vescovi si rivolgono proprio ai cittadini europei in questa fase che precede le elezioni per il rinnovo del Parlamento: se “l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha aperto un ampio ventaglio di nuove possibilità”, dieci anni fa, oggi sembra dominare un “atteggiamento meno ottimistico”. Si impongono dunque necessarie “scelte politiche” che portino a “una rinnovata fratellanza” e “rilancino il progetto europeo”. Fondamentale è che “i credenti e tutte le persone di buona volontà” vadano a votare, “senza cadere nella tentazione di uno sguardo ripiegato” e che “esercitino i loro diritti guardando alla costruzione dell’Europa”. “Non è perfetta…”. Manifestando le proprie opinioni politiche, ogni persona potrà “orientare l’Unione” – che “non è perfetta” – là dove vogliono che vada. Oggi serve “una nuova narrativa di speranza che coinvolga i cittadini in progetti percepiti come più inclusivi e al servizio del bene comune”, indicano i vescovi. Occorre però innanzitutto l’espressione del voto, perché “ogni voto conta” nello scegliere persone che da maggio in poi “rappresenteranno le nostre opinioni politiche”. E occorrerà che, dopo le elezioni, i cittadini “in modo democratico monitorino e accompagnino il processo politico”. Sarah Numico (continua a pag. 2)

Particolare attenzione sulle feste religiose e sui portatori dei fercoli Venticinque anni dopo l’appello ai mafiosi del Papa San Giovanni Paolo II, il vescovo di Acireale ha invitato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, e il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, ad una conversazione sul tema “Convertitevi! Sguardo recente su mafia e società”. A partire dall’anatema, al grido “Convertitevi”, lanciato da Giovanni Paolo II dalla Valle dei Templi di Agrigento, e dal documento dei Vescovi siciliani, emanato l’anno scorso sullo stesso tema. Guido Leonardi (a pag. 8)

POST-TERREMOTO Testimonianze di sfollati, si guarda alla ricostruzione, si restaura la statua di S. Emidio

C’è tanta voglia di riprendere la vita normale Sono trascorsi quasi due mesi dal terremoto di Santo Stefano, ma grande è la voglia di ripresa da parte delle popolazioni colpite. Lo dimostrano l’incontro del Coordinamento dei terremotati dei Comuni di Acireale e Zafferana (presieduto dal dott. Salvatore Scalia nella foto con altri de componenti del comitato popolare) Nino De Maria (continua e altri servizi a pag.2)

SOLIDARIETÀ

DIOCESI

Giandonato Salvia presenta ad Acireale “Tucùm”, l’App per fare del bene Gabriella Puleo

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SOCIETÀ

Azione Cattolica: “La pace è responsabilità di tutti” Una intensa Giornata vissuta ad Aci San Filippo don Arturo Grasso

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SOCIETÀ Dal 21 aprile al 30 marzo mostra di foto del biennio 1968-1969 tratte dall’archivio del quotidiano “La Sicilia”

Foto in bianco e nero dell’Isola che non si arrende La capacità della Sicilia di rialzarsi e far fronte ad alcuni momenti difficili, che la caratterizzarono nel 1968-69, è testimoniata dalle foto dell’archivio storico del quotidiano La Sicilia, esposte, dal 21 febbraio al 30 marzo, nella Galleria del Credito Valtellinese, ex Credito Siciliano, di piazza Duomo ad Acireale, nella mostra “La Sicilia che non s’arrende”. Rita Messina (a pag. 7)

Presidio di “Libera” Incontro ad Acireale su Comunicazione e informazione libera Gabriella Puleo

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INTERVISTA Faraci, presidente “Bellini”

”Più cultura ad Acireale” Il prof. Rosario Faraci, presidente della Fondazione Bellini” da alcuni mesi, ci ha illustrato il bilancio della sua breve attività e il programma prossimo venturo. Il docente universitario ha affermato, tra l’altro, come la cultura possa e debba essere l’asset principale dello sviluppo della città. Gabriella Puleo (a pag. 12)


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In Seconda

17 febbraio 2019

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RICORDO - 1 Una nipote scrive dell’avv. Orazio Esterini, sottolineandone la dirittura morale

RICORDO - 2 Francesco Contarino

Non è facile ricordare in poche righe il mio caro nonno Orazio. Sono tante le parole che si affollano nella mia mente e con cui vorrei tentare di raccontare di lui. Nonostante abbia ascoltato moltissime volte i ricordi dei momenti fondamentali della sua vita affettiva e professionale, di cui lui amava tanto parlare fino agli ultimi giorni, temo di non riuscire a tenere a mente tutto con precisione ma soprattutto temo di non riuscire ad esprimere chi è stato, o meglio chi è il mio caro nonno. Così ho deciso di raccontare chi è lui per me, certa che le tante persone che hanno in-

Lo scorso mese di gennaio è venuto a mancare un Maestro di scultura e di pittura dal carattere semplice e schivo: Francesco Contarino, classe 1925. Nonostante le sue opere siano state numerosissime, spesso sotto gli occhi di tutti, per sua scelta, non è stato mai protagonista della scena. Ha avuto, tra l’altro, come maestri i catanesi Giacomo Latta (1872-1942) e Salvatore Zagarella ed i maestri che si sono succeduti nel tempo presso la storica Scuola di Disegno, Pittura e Plastica del Mutuo Soccorso di Acireale, fondata nel 1861. Ha diretto con competenza e passione la predetta Scuola per diversi anni. Le sue opere: statue a tutto tondo, in bronzo, in pietra bianca, in marmo ed in pietra lavica, sono state collocate nei cimiteri di Acireale, Catania, Acicatena e Giarre. Un piccolo contributo lo ha portato anche sulla facciata della Cattedrale. E’ opera sua , infatti, il cherubino in marmo statuario sotto il timpano. In una piacevole chiacchierata di circa dieci anni fa, mi raccontava che il busto del Sindaco Samperi è opera di Michele La

”Ci hai insegnato molto, nonno!” Artista in punta di piedi

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crociato il suo percorso terreno conservino un ricordo fulgido di lui. Il nonno amava la vita, credo come pochi. L’ha vissuta fino in fondo, scommettendo sempre tutto se stesso. Sin da giovanissimo è riuscito a coniugare lo studio e il lavoro, distinguendosi subito per la sua vivacità intellettuale. Si è fatto strada grazie al suo talento, guadagnandosi la fiducia di tutti. La sua attività professionale è stata caratterizzata sempre da un’onestà e da una correttezza non comuni. Aveva un’integrità morale che niente avrebbe potuto scalfire e che costituisce l’eredità più preziosa che ci abbia lasciato insieme alla sua sconfinata generosità. Il nonno amava donare e donarsi…e lo ha fatto per tutta la sua vita prendendosi cura della sua famiglia: dei suoi genitori, della sua adorata moglie, dei figli e poi di noi nipoti. Ci ha amati profondamente il nonno e, anche se provato dalla malattia, la nostra presenza lo ha fatto sempre sorridere. Perdeva la testa soprattutto per il più piccolo di noi che,

nonostante lo abbia avuto accanto soltanto per i primi tre anni della sua vita, non si rassegna ancora a non trovarlo, entrando nella sua stanza, seduto al solito posto. E non è il solo… Il nonno seguiva il nostro cammino partecipando con gioia ad ogni bel momento che la vita ci ha regalato e tentando di prendere su di sé il peso delle nostre sofferenze.

Il nonno era un sognatore…mi ha insegnato a puntare in alto, a concepire “straordinari” progetti per l’avvenire. Per lui era “straordinario” quasi tutto ciò che facevo, anche quando a me appariva ben poco. Da bambina guardavo con grande stupore i suoi occhi velarsi di lacrime di commozione con grande facilità. Non riuscivo a capire come ciò fosse possibile, io non conoscevo quel genere di lacrime! Più tardi ho compreso il valore di quelle lacrime di gioia che così spesso hanno velato i suoi occhi ma, soprattutto, ho apprezzato tanto la sua profonda sensibilità. Nell’ultimo anno si commuoveva ogni volta che qualcuno dei suoi amici andava a trovarlo e spesso anche quando vedeva qualcuno di noi. Era il suo modo di esprimere con semplicità la sua gioia sincera. Lo ricorderò così, con il volto sorridente e gli occhi velati di lacrime di gioia. Arrivederci nonno, faremo ancora festa tutti insieme! Gabriella Catalano

Spina. Nessuno sa che tale statua originale in bronzo non esiste più, perché nel 1940 è stata fusa insieme alla ringhiera dalla stoltezza mussoliniana. La statua ivi collocata attualmente, in marmo, è opera sua. E parlando del Palazzo di Città precisava che, nel 1960, i triglifi sopra le colonne, dopo una normale pioggia, sono andati perduti, perché a suo tempo realizzati di un impasto di calce. Tali triglifi furono da lui sostituiti in pietra bianca. Dobbiamo riconoscere, quindi, che il Maestro Francesco Contarino è stato un “perso-naggio” che i critici, le accademie ed i giornali specializzati hanno sicuramente sotto-valutato e che, invece, è da riconsiderare, perché ha abbellito in silenzio, soprattutto la nostra Acireale. Natale Longo

RICORDO - 3 Il mascalese prof. Salvatore Bella, figura di altri tempi e uomo di cultura

Maestro nella professione e nella vita Vivissima commozione e profonda e sincera partecipazione al lutto ed al dolore dei familiari ha destato a Mascali l’improvvisa scomparsa, nel tardo pomeriggio di sabato 19 gennaio del professor Salvatore Bella, figura esemplare di maestro per oltre 40 anni ed uomo d’altri tempi, che formò, con il tratto lineare e semplice, garbato e colto della sua persona, diverse generazioni di allievi e trasmise quei “prima fundamenta atque elementa” della cultura primaria con il suo stesso esempio, morale e professionale, di profondo attaccamento alla Scuola, ai doveri ed al servizio. Nella professione e nell’ attività scolastica, come vice–direttore vicario e nell’attività sindacale in qualità di dirigente della CISL–Scuola, fu attento e sensibile alle istanze che gli provenivano dai colleghi del mondo scolastico. Da sempre sostenuto dai più profondi convincimenti religiosi e dalla sentita e partecipata e praticata fede in Dio, diede di sé a quanti lo conobbero e lo apprezzarono l’immagine dell’uomo coerente e retto nella vita vissuta e profondamente ancorato ai valori familiari di marito e padre. Quanto ai valori cattolici, fu Presidente dell’AIMC di Mascali, ed animatore ed anche Presidente dell’Associazione Cattolica Italiana di Mascali. Resteranno sempre impressi nel cuore dei tanti allievi che lo seguirono lungo l’attività professionale con spirito di convinta ammirazione, il modo in cui seppe promuovere e proporre, con paziente applicazione, il

modello culturale, e l’impegno proteso sempre a tenere viva l’attenzione ed a coinvolgere alle lezioni con interesse avvincente tutti, e la premura che nessuno rimanesse escluso o disinteressato o comunque in qualche modo non attratto da quella vivacità espositiva che fu l’elemento cardine fondamentale della sua preparazione culturale. Nonostante le difficoltà insite in un insegnamento proposto e diretto ad alunni della scuola primaria, raccolse sempre la sfida e non si tirò indietro né lasciò indietro alcuno e seminò sempre, anche sul terreno prima facie, arido o difficile da coltivare. Promosse l’interesse alla cultura, alla conoscenza ed alla ricerca ed in questo realizzò pienamente e costruttivamente i valori costituzionali dell’art. 98, “al servizio esclusivo della Nazione”, e partecipò attivamente alla vita associativa dell’Unione Nazionale Ufficiali in congedo d’Italia (UNUCI), Sez. di Giarre e dell’Associazione Storia, Patria e Cultura, sempre a Giarre. Questo complesso delle fondamentali virtù professionali costituisce oggi l’eredità spirituale e morale del professor Salvatore Bella ed è al contempo il più importante tratto del valore come uomo ed insegnante che lo fa continuare a vivere nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di essere stati tra i suoi allievi. Sebastiano Rosario Catalano

dalla prima Post-terremoto e la voglia di ripresa (tenutosi domenica 10 febbraio presso il cinema Margherita e il coraggio dimostrato dai tanti (o pochi) che hanno riaperto i loro esercizi commerciali, hanno cercato di riprendere le loro attività (anche tra mille difficoltà), si stanno preoccupando di rimettere in piedi abitazioni, chiese, scuole senza aspettare aiuti e contributi. “Fare in fretta e bene” è stato il monito che il dott. Salvatore Scalia – con un passato di procuratore generale di Catania e di commissario straordinario al Comune di Acireale, anche lui terremotato tra i terremotati – ha lanciato davanti ai sindaci di Acireale e Zafferana Alì e Russo, al sindaco metropolitano di Catania Pogliese, al vicario generale della diocesi di Acireale don Giovanni Mammino, all’assessore regionale alle Infrastrutture Falcone e alla deputazione nazionale e regionale della zona. Ma in attesa dei provvedimenti di legge del Governo nazionale – che saranno diversi da quelli riguardanti le zone terremotate dell’Italia centrale dal momento che i due eventi hanno caratteristiche totalmente differenti – tutte le comunità parrocchiali colpite si sono già attivate alla ricerca di locali dove celebrare la messa e svolgere l’attività pastorale, i dirigenti scolastici stanno collaborando con le amministrazioni locali per trovare soluzioni temporanee atte a far proseguire le attività scolastiche, i privati cittadini – mentre i controlli sui danni subiti dalle loro abitazioni continuano a ritmo serrato – cercano soluzioni alternative o presso parenti o con la sistemazione autonoma, anche coloro che hanno provvisoriamente accettato l’alloggio nelle strutture alberghiere. Nessuno se ne sta con le mani in mano, né le autorità preposte, né chiunque – in un modo o nell’altro – abbia subito danni a causa del sisma. “Ci saremo fino a quando l’ultimo edificio non verrà ricostruito”, afferma ancora il dott. Scalia, con riferimento al comitato in cui ci sono i rappresentanti di tutti i centri colpiti. Il territorio colpito dal sisma, a cavallo fra le diocesi di Acireale e Catania, ha visto pienamente coinvolti i due vescovi Raspanti e Gristina, sia con la loro presenza costante accanto alle popolazioni interessate, sia con le iniziative di cui si sono fatti promotori. La Cei (Conferenza episcopale italiana di cui il primo è vice presidente) ha costituito un comitato apposito, mentre la Cesi (Conferenza episcopale siciliana di cui il secondo è presidente) ha indetto,

E mentre l’Etna continua a farsi notare – con sbuffi di fumo, emissioni di lava e piccole scosse sismiche – e a tenere desta l’attenzione dei vulcanologi, ognuno cerca di riprendere la vita normale. D’altronde da queste parti si è abituati a convivere con il “gigante buono”, “a muntagna” come si dice in siciliano e come anche gli Arabi denominarono il vulcano più grande d’Europa, con la parola “Gebel” che nella loro lingua ha lo stesso significato. Nino De Maria

Ue: messaggio dei Vescovi per le elezioni

domenica 3 febbraio, una giornata di preghiera e solidarietà, i cui risultati concreti stanno già affluendo ai due uffici della Caritas diocesana. Intanto il centro operativo della Protezione civile e dei Vigili del fuoco, allestito presso l’area Com di Acireale, è stato smantellato – una volta superata la fase di prima emergenza –, restando tuttavia attivi i rispettivi centri di coordinamento.

Campagna elettorale. Guardando al futuro prossimo dell’Ue i vescovi affermano che i cittadini e le istituzioni Ue avranno bisogno di “spirito di responsabilità” per “lavorare insieme per un comune destino”, “superando divisioni, disinformazione e strumentalizzazione politica”. Il riferimento dei vescovi Comece nel loro documento è alla campagna elettorale, che dovrà concentrarsi sulle “politiche Ue” e su come i candidati “sapranno elaborarle e concretizzarle”. L’auspicio è che si “presentino le differenti visioni” evitando “sterili contrasti”. La questione migratoria. Qualità necessarie per “coloro che vorranno assumersi un mandato a livello Ue” sono “integrità, competenza, leadership e impegno per il bene comune”. I vescovi indicano inoltre alcuni temi che stanno loro particolarmente a cuore: “l’economia sociale”, politiche per ridurre la povertà, basate sul principio per cui “ciò che funziona per i meno fortunati, funziona per tutti”, insieme a “un rinnovato sforzo per trovare soluzioni efficaci e condivise su migrazioni, asilo e integrazione”. A questo riguardo due le sottolineature: l’integrazione “non riguarda solo le persone che entrano nell’Ue”, ma “anche i cittadini Ue che si spostano in un Paese diverso dal loro”, quindi la questione di fondo è “come accogliersi meglio gli uni gli altri in Europa?”. In secondo luogo, i temi della migrazione e dell’asilo non sono a sé stanti, ma sono legati ai temi della “solidarietà, a una prospettiva centrata sulla persona, a politiche economiche e demografiche efficaci”. Sarah Numico


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Speciale padre Cantarella

17 febbraio 2019

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RICORDO - 1 Una vita intera all’Istituto San Michele, prima come alunno e poi fino al vertice: è morto lì

”Sacerdote, insegnante, educatore zelante” tività svolta nell’Istituto e curava con impegno costante la pubblicazione del semestrale “In Aevum”, nella quale confluivano gli scritti suoi e di tanti allievi ed ex allievi, oltre al resoconto di tutte le attività nell’immancabile rubrica “Vita dell’Istituto”. In questa importante iniziativa trovava sostegno e collaborazione dell’ex alunno ispettore Rosario Musmeci, presidente dell’associazione degli ex. Ultimamente la sua salute era malferma e aveva dovuto subire una prima operazione molto impegnativa, aveva sofferto in silenzio anche durante i momenti più difficili della malattia; infatti, nonostante tutto, accoglieva gli altri sempre con il sorriso. Il giorno prima della sua scomparsa aveva conversato per oltre un’ora con i padri filippini Marco Guillen. canadese, e Mauro De Gioia, genovese, delegati della Santa Sede per monitorare l’andamento delle Congregazioni Filippine. Alla fine della mattinata li aveva presentati agli studenti riuniti nell’aula multimediale. L’indomani, la mattina della scomparsa, era sceso dalla sua stanza, come al solito, per incontrare gli studenti del Liceo Scientifico paritario, sempre nel suo cuore, ma sentiva che le forze lo abbandonavano e gli abbiamo consigliato di rimettersi a letto e riposarsi. Avvertiva che le sue forze lo abbandonavano, ma aveva voluto a qualsiasi costo incontrare i “suoi” ragazzi, come se avesse avuto il presentimento che si avvicinava la fine. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Sembra quasi che sia finita un’epoca. Certamente si dovrà andare avanti, facendo tesoro della sua testimonianza umana e cristiana, anche se, senza la sua guida, non sarà un compito facile . Addio Padre Cantarella, porti al cospetto di Dio tutte le tue opere meritorie e resterai sempre nei nostri cuori. Giovanni Vecchio preside dell’Istituto San Michele

RICORDO - 2 Aveva dedicato sé stesso all’educazione, si occupava anche degli ex alunni

Del collegio era l’”anima”, si chiude un’epoca La Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri e la comunità scolastica dell’Istituto “San Michele” di Acireale con il preside prof. Giovanni Vecchio piangono la scomparsa di padre Alfio Cantarella. La morte dell’anziano sacerdote oratoriano, per quasi quarant’anni (dal luglio 1979) direttore dell’Istituto e già preside dal 1963 al 1975 mentre era direttore padre Cesare Abbate, sopravveniva a causa di infarto fulminante intorno alle 13,30 di venerdì 8 febbraio e, se l’ormai veneranda età di 87 anni compiuti (era nato a Milo l’1 giugno 1931) poteva lasciare presagire una dipartita, certo ormai non lontana nel tempo, appare altrettanto evidente il vuoto incolmabile sia nell’ambito della Congregazione oratoriana acese (della quale egli è stato Preposito dal 1979 al 1988, dal 1994 al 1997 e dal 2011 al 2017) sia tra le folte schiere di discenti che, nel corso degli ormai quasi centoquarantacinque anni di attività e, nel caso di padre Cantarella, dagli anni ‘50, hanno vissuto la propria formazione giovanile all’Istituto “San Michele”. Laureato in Lingue e letterature straniere, con specializzazione in lingua francese, egli è stato per anni docente nelle scuole di Stato ed ha insegnato anche nel liceo scientifico del ‘San Michele’ ma la sua vita ed il suo apostolato sacerdotale sono stati spesi particolarmente all’Istituto, che nessun altro ha diretto più a lungo di lui e dove egli è stato anche Preside, Ministro di disciplina e Prefetto di camerata per gli alunni interni. Con profonda tristezza per la sua scomparsa, che ci priva di un prezioso punto di riferimento, lo ricordo proprio come Preside e Ministro di disciplina negli anni in cui al “San Michele” frequentavo la scuola media ed il primo anno del liceo scientifico. A volte poteva apparire anche particolarmente severo ed intransigente, ma ciò perché gli stavano particolarmente a cuore le sorti dell’Istituto e dei suoi discenti. Egli era da decenni anche il padre spirituale dell’associazione che, operante presso il glorioso istituto, richiama annualmente per un festoso convegno gli ex-alunni che, ivi formatisi, ne affiancano con le proprie iniziative l’opera educativa di alto profilo. Era, altresì, il padre spirituale della ‘Confederex’ acese, l’associazione degli ex-alunni di tutte le scuole confessionali cittadine.

Dal 2002, con la ripresa delle pubblicazioni della rivista ‘In Aevum’, dopo una lunga pausa poco più che ventennale, a cura di un comitato di redazione costituito in seno all’omonima associazione, egli ha curato personalmente una pagina in cui, oltre al suo saluto, erano presenti sue preziose riflessioni sul ruolo chiave che la scuola riveste nel vasto panorama educativo e sulle problematiche della sopravvivenza delle scuole ‘confessionali’. Per quasi 40 anni consecutivi ha diretto l’Istituto “San Michele”, per 34 dei quali con padre Giuseppe

Di Maio (scomparso nel novembre del 2017) come Preside e gli va dato atto di una vita spesa per intero per la Congregazione e per l’Istituto, del quale ha contribuito anche a curare l’adeguamento di locali e strutture alle moderne esigenze didattiche (per esempio l’aula LIM o i moderni spogliatoi annessi al terreno di gioco all’interno del Collegio). Con la scomparsa di padre Cantarella, si chiude un’intera epoca per il glorioso “San Michele”, ove un nuovo direttore dovrà ora necessariamente raccogliere la preziosa ma difficile eredità spirituale ed educativa del carissimo sacerdote, per rilanciare ancora l’azione educativa dell’Istituto acese e, se il vuoto assolutamente incolmabile per la sua triste dipartita ne rende particolarmente arduo il compito, il suo ricordo sarà sicuramente valido motivo per perpetuarne l’operato tra quanti (comunità oratoriana, alunni, ex-alunni e famiglie) non mancano di avere sempre a cuore le sorti dell’Istituto “San Michele”.

Le esequie così affollate e partecipate segnano la santità della vita quotidiana

FUNERALI

La scomparsa, l’8 febbraio, di padre Alfio Cantarella d.O., direttore e già preposito dell’Istituto “San Michele” dei PP. Filippini di Acireale, ha destato unanime cordoglio in tutti coloro (e sono tantissimi) che lo hanno conosciuto e ne hanno apprezzato la grande apertura verso i giovani e il rigore di una vita consacrata vissuta intensamente. Era nato a Milo l’1 giugno 1931 e, concluse le scuole elementari, era entrato nel Collegio San Michele dove è rimasto fino alla fine dei suoi giorni. Infatti, visse tutti i suoi anni di studio e di vita all’interno della Congregazione filippina, nella quale ha assunto nel tempo con grande senso di responsabilità tutti i ruoli che gli furono affidati. Non solo, ma, come convenuto tra i padri, al fine di rispondere alle esigenze dell’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attuate nel Collegio, anche padre Cantarella si laureò in Lingue e Letterature Straniere, con specializzazione in lingua francese, che insegnò, una volta abilitatosi, anche nelle scuole pubbliche, dal Liceo Classico di Randazzo al “Gulli e Pennisi” e al Commerciale di Acireale. Una schiera di ex alunni lo ricordano come figura di riferimento al San Michele assieme al P. Abate, e P. Di Maio, ma la sua impronta l’ha lasciata, quale docente competente che amava gli alunni, anche nelle scuole pubbliche dove ha svolto la sua opera di insegnante di Lingua e Letteratura Francese.La figura e l’esempio di San Filippo Neri lo avevano appassionato e ha sempre dedicato i suoi giorni a mettere in pratica quella pedagogia e metodologia operativa. Una figura che lo ha ispirato nel suo agire quotidiano, in ciò accomunato a P. Di Maio, scomparso pochi anni fa, è stata quella di un altro illustre filippino, mons. Giovanni Battista Arista, che, come lui, attraversò i vari ruoli all’interno del Collegio per diventare prima vicario generale della Diocesi di Acireale e poi vescovo, dichiarato venerabile e di cui è in corso la causa di beatificazione. P. Cantarella teneva anche un’attenta documentazione di ogni at-

Nella stupenda chiesa dell’Oratorio di San Filippo Neri, la mattina dell’11 febbraio vengono celebrate le esequie del Direttore dell’Istituto San Michele, nonché rettore della Chiesa di Santa Maria dell’Aiuto, P. Alfio Cantarella, uomo di spiccata personalità cristiana, educatore eccellente, dedito ai giovani dagli inizi della sua vita sacerdotale e corrisposto con amore dagli allievi. La Chiesa era palpitante di anime, che onoravano con la loro semplicità l’amato P. Cantarella, deposto in una bara ricolma dei fiori dei ragazzi dell’Oratorio e dell’Istituto scolastico. La Santa Messa, con austera omelia, è stata celebrata dall’eccellentissimo Vescovo Antonino Raspanti; nella concelebrazione, il Vicario diocesano, P. Giovanni Mammino; tutti i Padri dell’Oratorio,- P. Adriano Castagna da Palermo, il Preposito P. Salvatore Alberti, P. Dino Magnano, P. Luciano Bella, P. Calogero Frisenda -; i Rettori delle Basiliche di Maria SS. Annunziata, don Mario Fresta; di San Sebastiano, don Vittorio Rocca; dei Santi Pietro e Paolo, don Salvatore Scalia; il rettore della Chiesa di San Vincenzo, P. Vincenzo Castiglione; don Sebastiano Raciti, parroco di San Paolo; altri diversi sacerdoti della città. Il sottofondo musicale, per mano della pianista Mariachiara Ardita, era un invito alla preghiera; alcuni canti hanno coinvolto tutti i presenti, specie i compatti giovani studenti del San Michele. Presenti, il Presidente, prof. Rosario Musmeci; la presidente della Confederex, Rosaria Patané Sciuto; il corpo docente con il Preside, prof. Giovanni Vecchio: i loro interventi sono stati l’eloquente fulcro delle esequie. La figura di P. Alfio Cantarella sembrava che aleggiasse attorno silenziosamente. Dopo la Santa Messa e la benedizione della salma, gli interventi, densi di richiami affettivi, da parte di parecchie persone, tra cui l’ex alunno Nando Costarelli, ed attuali alunni, che per motivi contingenti s’incontravano più o meno quotidianamente con P. Cantarella, di cui vengono esaltate le virtù, anche con specifici ricordi. Rosario Trovato, l’intrepido animatore dei bambini e dei ragazzi dell’Oratorio, è riuscito a tracciare la simbiosi, che legava P. Cantarella con i gruppi giovanili dell’Oratorio. In conclusione, le esequie hanno segnato la santità della vita quotidiana del Direttore del San Michele, l’intramontabile P. Alfio Cantarella. Anna Bella

Nando Costarelli

RICORDO - 3 Seguiva tutti, ma ciascuno personalmente. Resterà impresso anche il suo sorriso

Il capofamiglia che insegnava i veri valori La sue parole sono sempre state rivolte, innanzitutto, ai giovani, agli alunni del suo istituto, a quelli che lo frequentavano. Padre Alfio Cantarella, direttore dell’Istituto “San Michele” di Acireale, dei Padri Filippini, ha terminato la sua vita terrena lo scorso 8 febbraio, concludendola perfettamente in linea con quanto fatto nel corso degli anni, dedicandone gli ultimi momenti a loro, agli studenti del Liceo Scientifico. Sempre presente al “San Michele”, punto di riferimento stabile, che elargiva conforto a quanti volevano condividere con lui le loro perplessità. Legato con infinito amore alla scuola, ha sostenuto, soprattutto negli ultimi anni, le difficoltà che hanno investito il l’istituto, come tutte le altre scuole paritarie cattoliche. Senza arrendersi, ma andando avanti con incrollabile fermezza. Felice delle iniziative che coinvolgevano “i suoi ragazzi”, raccomandava costantemente loro il rispetto dei principi, dei valori morali e cristiani. Nei suoi interventi faceva riferimento all’importanza dello studio, dei sani comportamenti, della semplicità del vivere, della necessità di essere solidali e rispettosi verso gli altri. Tutti aspetti fondamentali per la formazione della persona. Perseverava nella consapevolezza che era importante valorizzare i giovani, giacché ciascuno avrebbe dato il proprio positivo contributo alla società. Con orgoglio ricordava gli “anni d’oro”

della scuola, dei suoi numerosi frequentatori, divenuti, poi, ex alunni in contatto costante con lui e partecipi alle iniziative dell’Istituto. Si preoccupava di fornire ai giovani un terreno fertile, fatto di attenzioni per loro, con la presenza di Dio a guidarli lungo il cammino. Le celebrazioni eucaristiche accompagnavano puntualmente i momenti cardine dell’anno scolastico. E loro, alunni ed ex alunni, lo hanno percepito, a giudicare dalla tristezza dei loro volti afflitti per la sua dipartita. A volte poteva apparire “tradizionalista” e non sempre aperto al cambiamento, ma la sua vita, condotta con massima precisione ed impegno, aveva vissuto altri “tempi”, tempi di rigore, di rigida formazione e di grande tradizione. Il suo sorriso ha caratterizzato il suo volto e rimarrà impresso nella mente di chi lo ha conosciuto. Al “San Michele” si “sta come in famiglia”, è una frase che spesso ritorna alle orecchie di chi frequenta o ha frequentato la scuola. Ed è davvero una famiglia che non si lascia mai e si conserva nel cuore, perché lo ha riscaldato e vi si è ritagliata un posto. Il capofamiglia è proprio lui, Padre Cantarella, che pur non essendo più presente fisicamente tra i suoi locali, tra i suoi studenti, lo sarà nei ricordi di chi vi ha vissuto fasi importanti della propria vita. Rita Messina


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Speciale Carnevale

17 febbraio 2019

PERSONAGGI Turi Quadaredda, Cola Taddazzu, Pastidda, Puddicchia, Carlo Papa facevano impazzire la gente per le strade

Pochi i “Grandi” della risata negli anni ‘50 Scrivendo “sul Carnevale” Michele Patamia nel 1952, affermava che Acireale “ha fatto di questa festa motivo di arte e di autentica poesia, una poesia che trabocca in mille rivoli, che sprizza di mille zampilli di giocondità, di garbo, di desiderio di vivere un’atmosfera che in certi momenti sembra essere degna di una notte di fasto orientale”. Normalmente parlando del Carnevale Acese degli anni ‘50 si parla sempre dei Maestri delle cartapesta : i Longo (Sebastiano, Peppino, Salvatore e Pietro), Luciano Grasso (detto Neddu Grasso o Neddu di san Micheli), Giovanni Con-dorelli, Giovanni Ardizzone, Lizio, Belfiore e Carlo Papa. Ci si dimendica o quasi dei “Grandi” della risata. Primo fra tutti Turi Quadaredda, al secolo Salvatore Ardizzone, una tipica istituzione cittadina che faceva spesso coppia con Cola Taddazzu. Chi era Quadaredda? E’ stato definito “un uomo tarchiato, dalla larga faccia proletaria, con due occhi intelligenti di furetto”. Scrive di lui Michele Patamia, nel 1953: “L’esilarante gruppo dello ‘Zio del Continente’ per la regia di quella tipica istituzione cittadina che è Turi Quada-redda il quale impersona con molto sussiego e proprietà di stile la figura del riccone che, venendo dal Continente, è accolto ed attorniato dalla degna paren-tela in gran tenuta”. Si racconta che nel presentare nel 1953, anno in cui conquistò il primo premio, nel suo numero al Comitato e all’Assessore Alessi abbia dichiarato: “Nobile signore, adesso la mia signora farà un abballamento che non vi so spiecare”. A tale annunzio iniziarono le spassosissime e leggiadre danze di Cola Taddazzu e gli “spirituals” baritonali di un giovanotto travestito da nurce negra. La sua “spalla” era quasi sempre Cola Taddazzu , al secolo Nicola Leotta, che è stato definito da Aldo Indelicato “un’anima candida”. Vi fu un anno in cui Cola era il clou di un gruppo mascherato raffigurante due sposini in viaggio di nozze a faceva la parte della sposina. Quello che impressionava nel suo modo di mimare le movenze della sposina era non tanto l’espressione graziosa della faccia ( un tentativi veramente eroico: come quello di un carciofo che tentasse di sorridere), ma le movenze del corpo e soprattutto dei piedi. Aggiunge ancora Indelicato: suppongo che la misura del suo piede eccedesse di due o tre punti la misura massima che le fabbriche di calzature comunemente adottano. E alla grandezza dei piedi si aggiungeva il passo a pianta completa-mente appoggiata alla terra, da vecchio palmipede. E’ da ricordare, ancora, la figura di Pastidda. Personaggio unico che negli anni dal ‘49 al ‘52 lo trovavamo puntualmente mascherato dietro il Carro del Comi-tato ( denominato: U Carru du Comuni) che faceva da maestro di musica alla banda cittadina che seguiva il carro. I Carri in quel periodo erano ancora tirati dai buoi; normalmente erano due, ma potevano essere anche di più. Uscendo fuori tema voglio accennare (per par condicio) a due personaggi particolari di quel periodo: Puddicchia e Carlo Papa. Erano famosi i soliloqui di Puddicchia. Figura storica acese che val la pena di ricordare. La sua caratteristica era costituita dai discorsi che teneva a tutte le ore nelle vicinanze di piazza Duomo. Discorsi immaginari, parole borbottate, forse senza senso, ma spiegati con gesti che nemmeno i sordomuti riuscivano a capire. La sua divisa era particolare ed unica sia d’estate che d’inverno: Canottiera a colori (indefiniti), pantaloni sorret-ti da larghe bratelle e con i risvolti, e per scarpe “niente”, perché asseriva che e-rano troppo incombranti. La sua dimora? Forse una casetta in via Sacra, oggi via Luigi Capuana. Il suo tesoretto era nascosto nel muretto di entrata della sua casetta. Ma un giorno si accorse che non era tanto nascosto, se è vero che era scomparso. Fu così che scelse per la sua cassaforte un buco sul campanile della Cattedrale. Raggiungeva i suoi risparmi inerpicandosi facilmente nel tubo della caditoia posta dietro il chiosco di Iachino. Un posto sicuro? Di sicuro c’era che chiunque si sarebbe azzardato a rubare i suoi risparmi sarebbe stato visto facilmente soprattutto dai dipendenti comunali che a turno facevano da “vedetta lombarda”, pardon, “da vedetta iacitana” a qualsiasi ora del giorno. Carlo Papa mi piace ricordarlo, più che come carrista, tra i “grandi” personaggi della risata. Era , infatti, un carrista eternamente perdente, ma battagliero e contestatore.

Turi Quadaredda

Quadaredda

Pastidda

Puddicchia

Taddazzu

Uno dei suoi ultimi carri fu demolito nella stessa piazza Duomo, subito dopo i risultati della premiazione. Non era mai soddisfatto del premio che gli assegnavano, perché meso fuori concorso. I carri di Carlo erano un’affannosa corsa verso la stramberia, un misto di bruttura e di pasticcio che pur riceveva consensi dagli acesi. Ci sarebbero rimasti male se avesse cambiato “look” ai suoi carri. Carlo viveva di piccole cose, di una chitarra, di una chiacchierata con gli amici, di un buon bagno al Mulino, di un ombrello per ripararsi dal sole. Apriva , però, tale ombrello anche alla fiera del sabato, lo riempiva di calze usate ( di gran moda in quel periodo) e “voilà” era pronto a fare il commer-ciante. Quel tipo di commerciante che andava a braccetto col carrista e con l’artista. Personaggio simpatico, quindi, che ci hanno dato uno “spicchio” di sorriso nella nostra vita. Io penso di non aver esagerato o essere stato “pesante” con questo personaggio e vorrei ampliare, perciò il profilo di Carlo con una descrizione fatta da Alfio Fichera e Antonio Pagano. Fichera, così, ci racconta: “C’è uno che ha vinto sempre l’ultimo premio. Fin dal primo Carnevale, dieci anni or sono, ha

costruito sempre il suo carro e mai ha fatto un passo in avanti, in graduatoria, dal premio di consolazione.. Dopo la premiazione è stato assalito sempre da fornitori esosi ed impazienti, ha litigato, ha reagito e ha fatto a botte. Ogni anno ha giurato sulle tombe dei suoi avi di non fare mai più il carro, ha gridato all’ingiustizia.. Antonio Pagano ha scritto, tra l’altro, di lui: “ Alle maschere del cantiere di Carlo mancava il senso delle proporzioni. Niente di strano che un arto risultasse assai più corto del gemello e che le dita delle mani e dei piedi fossero strutturate in modo da fare a pugni con le norme rigorose del canone di Policleto... I capelli, i testoni e i peli delle barbe e delle ciglia delle maschere grassocce rubiconde erano di scupazzu colorat La sua caratteristica era costituita dai discorsi che teneva a tutte le ore nelle vicinanze di piazza Duomo. Discorsi immaginari, parole borbottate, forse senza senso, ma spiegati con gesti che nemmeno i sordomuti riuscivano a capire. La sua divisa era particolare ed unica sia d’estate che d’inverno: Canottiera a colori (indefiniti), pantaloni sorret-ti da larghe bratelle e con i risvolti, e per scarpe “niente”, perché asseriva che e-rano troppo incombranti. La sua dimora? Forse una casetta in via Sacra, oggi via Luigi Capuana. Il suo tesoretto era nascosto nel muretto di entrata della sua casetta. Ma un giorno si accorse che non era tanto nascosto, se è vero che era scomparso. Fu così che scelse per la sua cassaforte un buco sul campanile della Cattedrale. Raggiungeva i suoi risparmi inerpicandosi facilmente nel tubo della caditoia posta dietro il chiosco di Iachino. Un posto sicuro? Di sicuro c’era che chiunque si sarebbe azzardato a rubare i suoi risparmi sarebbe stato visto facilmente soprattutto dai dipendenti comunali che a turno facevano da “vedetta lombarda”, pardon, “da vedetta iacitana” a qualsiasi ora del giorno. Carlo Papa mi piace ricordarlo, più che come carrista, tra i “grandi” personaggi della risata. Era , infatti, un carrista eternamente perdente, ma battagliero e contestatore. Uno dei suoi ultimi carri fu demolito nella stessa piazza Duomo, subito dopo i risultati della premiazione. Non era mai soddisfatto del premio che gli assegnavano, perché meso fuori concorso. I carri di Carlo erano un’affannosa corsa verso la stramberia, un misto di bruttura e di pasticcio che pur riceveva consensi dagli acesi. Ci sarebbero rimasti male se avesse cambiato “look” ai suoi carri. Carlo viveva di piccole cose, di una chitarra, di una chiacchierata con gli amici, di un buon bagno al Mulino, di un ombrello per ripararsi dal sole. Apriva , però, tale ombrello anche alla fiera del sabato, lo riempiva di calze usate ( di gran moda in quel periodo) e “voilà” era pronto a fare il commer-ciante. Quel tipo di commerciante che andava a braccetto col carrista e con l’artista. Personaggio simpatico, quindi, che ci hanno dato uno “spicchio” di sorriso nella nostra vita. Io penso di non aver esagerato o essere stato “pesante” con questo personaggio e vorrei ampliare, perciò il profilo di Carlo con una descrizione fatta da Alfio Fichera e Antonio Pagano. Fichera, così, ci racconta: “C’è uno che ha vinto sempre l’ultimo premio. Fin dal primo Carnevale, dieci anni or sono, ha costruito sempre il suo carro e mai ha fatto un passo in avanti, in graduatoria, dal premio di consolazione.. Dopo la premiazione è stato assalito sempre da fornitori esosi ed impazienti, ha litigato, ha reagito e ha fatto a botte. Ogni anno ha giurato sulle tombe dei suoi avi di non fare mai più il carro, ha gridato all’ingiustizia.. Antonio Pagano ha scritto, tra l’altro, di lui: “ Alle maschere del cantiere di Carlo mancava il senso delle proporzioni. Niente di strano che un arto risultasse assai più corto del gemello e che le dita delle mani e dei piedi fossero strutturate in modo da fare a pugni con le norme rigorose del canone di Policleto... I capelli, i testoni e i peli delle barbe e delle ciglia delle maschere grassocce rubiconde erano di scupazzu colorato di forti misture cromatiche della Superiride di Benelli di Prato. . Lo chiamavano Carlo du carru. Come si fa con un artista, al cui nome si suole unire il titolo di un capolavoro, assunto a simbolo di tutta la sua opera.” Natale Longo

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Brillan le Stelle al Consiglio comunale? Con le ultime elezioni è mutato lo scenario e nelle amministrazioni il “Consiglio” è già più vario; or nel Civico consesso son presenti tante “stelle” sia dell’un che d’altro sesso… Ne vedremo delle belle!!! Ma cotanto firmamento c’è chi tenta d’oscurare sin dal primo suo momento, con un subdolo operare; fanno infatti opposizione nove baldi consiglieri che non sentono ragione… (lor brillarono… ma ieri!!!). Quando è in corso una seduta stanno a leggere i messaggi…; c’è chi dall’esterno aiuta con consigli molto saggi, che son volti a screditare dei “stellati” l’intervento, è un continuo contestare quel che già dicono a stento. Cellulare sempre in mano lor ricevon date e dati; con un fare poco sano sembran radiocomandati! Ma così facendo stanno poco attenti a discussioni e in tal modo arrecan danno reiterando le obiezioni. “Sì, le luci comunali sono almeno novemila!!!” Ma dai “Nove” arrivan strali: “Sono più d’undicimila!!!” E così la discussione già s’infiamma e s’accalora, si smarrisce la ragione… la Seduta va in malora! “Giusto è questo!!!””Invece è quello!!!” s’accapigliano all’istante, non fan uso del cervello e le “botte” sono tante!!! Le sedute del Consiglio, al di là degli argomenti dibattuti con cipiglio e il coltello in mezzo ai denti, son talvolta “passerella” ove “Primedonne” e Attori fanno a gara - quest’è bella a curare ciò ch’è “fuori”. Ecco allora l’apparenza ostentata con dovizia: non se ne può fare senza (si constata, con mestizia…). Questo è un fatto che riguarda soprattutto il gentil sesso ma anche gli uomini (tu guarda...!), se riuniti nel consesso. Vedi allor, come d’incanto, apparire bei gioielli, il griffato e tutto quanto s’accompagna a spille e anelli. Sembra quasi Via Condotti; tutto brilla, tutto splende; mancherebber solo i botti (ma qualcuno se li prende). “Nulla quaestio” se l’aspetto, ch’è curato a dismisura, non pregiudichi il lavoro dentro queste “quattro mura” o se invece l’eleganza, come ruota di pavone, riempia tutta quella stanza e ne freni la passione. Ma l’acese Civitate, già ferita nel passato, beghe, insulti e ancor frecciate vuol che sian messe di lato, richiedendo a chi è al potere di gestir con la ragione per finalità più vere e con collaborazione. La Città sarà più grata se anzichè insulti e strali all’economia vien data nuova linfa ed un paio d’ali! Civesnonliberti


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Speciale Carnevale

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INTERVISTA Il presidente della Fondazione parla delle novità del programma e del ticket d’ingresso in città

Dal 17 febbraio al 5 marzo 2019, appuntamento con il Carnevale di Acireale con un programma ricco di novità. Orazio Fazzio, presidente della “Fondazione del Carnevale” che organizza la manifestazione, ce ne parla in una lunga intervista. Qual è il clima che si respira tra i membri della fondazione da lei presieduta? Siamo consapevoli che abbiamo prodotto un lavoro importante, perché importante è la manifestazione che stiamo realizzando. Abbiamo tolto tempo alle nostre famiglie, al nostro tempo liberi, siamo convinti che sarà un vero successo. Questa edizione si presenta ricca di novità. Ce ne vuole parlare? A fronte di un ticket di 5 euro, stiamo dando un’offerta eccezionale, ogni parata inizierà già fin dal mattino con i carri allegorico-grotteschi in esposizione lungo il circuito e animazione sempre diversa nel corso dei vari appuntamenti che faranno da cornice ai 9 carri in concorso. Gli spettacoli serali saranno con artisti di fama come Renzo Arbore, Jerry Calà, Cristiano Malgioglio, Bianca Atzei. Tanta musica e spettacolo insieme ad altre iniziative come il XXIII concorso carri in miniatura, il 24 febbraio “Correndo per Aci” trofeo del Carnevale di corsa su strada, ed ancora “Carnival’s got talent” esi- Orazio Fazzio bizione di giovani artisti il 4 marzo al Come presidente della Fondazione ha già qualteatro Turi Ferro, il 1° marzo il tradizionale concorso che dato sulla presenza di turisti al Carnevale? dei bambini in maschera. I dati stanno arrivando, molte richieste di gruppi di Come e dove si acquista il ticket d’ingresso? La vendita è online su Ticket box office e Viva ti- visitatori come ci dicono Federalberghi e i vari tour cket a livello nazionale. Presso i locali della Fonda- operator. I maestri carristi sono favorevoli a queste novità zione del Carnevale in via Ruggero Settimo vi è la prevendita come è anche possibile l’acquisto in alcuni dell’edizione 2019? Insieme a loro ci siamo prodigati per le importanti negozi della città. In molti comuni limitrofi ci sono dei punti vendita e poi lungo il circuito vicino ai var- novità, e poi è giusto dire la grande qualità delle opechi d’ingresso ci saranno nove botteghini per l’ac- re. 9 carri preceduti ciascuno da un gruppo in maquisto diretto prima dell’ingresso. I residenti invece schera e 2 fuori concorso, uno di RDS, nostro media entreranno gratuitamente da un varco loro riservato, partner dove sfilerà il 17 febbraio la regina del Carneinsieme a coloro che hanno un abbonamento. Si po- vale che quest’anno è Rossella Brescia e poi un carro trà entrare ed uscire liberamente dal circuito tramite costruito per i portatori di handicap, per poterli renun braccialetto che verrà consegnato al titolare del ti- dere protagonisti e provare l’emozione di salire su un cket e che se manomesso ovviamente non consentirà carro. La RAI seguirà il nostro Carnevale? più l’accesso. La RAI farà un servizio sulle tecnologie più moIn questa grande manifestazione sarà necessario avere personale che verrà occupato nell’acco- derne nella costruzione dei carri allegorico-grotteschi, saranno due puntate, uno special dedicato al glienza ai varchi d’ingresso. Si, ci saranno nove varchi d’ingresso lungo tutto il Carnevale e poi un collegamento in diretta in una perimetro del circuito e ci sarà il personale di una dit- delle trasmissioni di punta per l’intrattenimento su ta specializzata in questo tipo di spettacoli, 120 per- RAI 1. Gabriella Puleo sone che accoglieranno i visitatori.

CONCORSO Filatelici e numismatici in campo

NUMERO UNICO

Fazzio: “Sarà un’edizione di qualità” C’è da sbellicarsi ad ogni pagina Dalla freschezza di qualche poesia alle tante battute socio-politiche Cari concittadini, in questo periodo carnascialesco, in cui le pazzie sono all’ordine del giorno, vorreste vedere la luna nel pozzo? Oppure, abbandonarvi a sperimentare sortilegi?....Non c’è meraviglia: persone di età matura, rimembrando l’epoca dei nostri latini progenitori, vorrebbero “semel in anno insanire”, ovvero “una volta l’anno, diventar pazzi”, cioè, vedere lucciole per lanterne … Bene. Prendete in mano l’ottuagenario Numero Unico del Carnevale 2019 di Acireale, con oltre una cinquantina di firme, tra quelle famose da decenni, e quelle nuove, come le uova fresche. Riuscirete a sbellicarvi dalle risa e magari con la fantasia andare indietro nel tempo, all’epoca dei triumvirati romani, rivisitati il 4 marzo 2018……con il terzo triumvirato di Giuseppe Conti, Luigi Di Maio, Matteo Salvini ! E’ preferibile ritornare indietro o avanzare nel futuro, con il tempestoso terzo triumvirato? Ai posteri l’ardua sentenza! Mirabolanti ed elettrizzanti articoli “socio-politici” … riattizzano il fuoco etneo, con relative scosse telluriche nella mente, unitamente a brividi, che misteriosamente percorrono le membra fino a giungere alla bocca, che si dilata in risate senza freno. Stop. Vignette, per tutti i gusti. Ridanciani capolavori, quelle dei ragazzi del Liceo Artistico Brunelleschi, del Liceo Scientifico “Archimede”, del Liceo Classico “Gulli e Pennisi”: è una gioia ficcarvi il naso e assaporarne i reconditi significati diplomatici, magari di vendetta … E’ urgente coinvolgere altri Istituti, per potenziare le risate. La gioia di vivere pienamente esige di lanciare la palla della collaborazione a destra e a manca ….Anche voi, concittadini, potreste contribuire con vostri articoli, facendo esplodere sentimenti e quanto vi ribolle dentro … Passiamo oltre: chi soffre d’insonnia, pensando a “bullette di pavari ( IMU- ICI- IVA-TARI- LUCI-ACQUA e TASSI di MUNIZZA )”, si tuffi a capofitto nell’umoristico ” Numero Unico”: in particolare, vedi Articolo 18; “Visitate il Presepe del XX Secolo”, etc., etc. Il riso fa buon sangue, già, già. Fa dilatare le capacità intellettive e scoprire verità nascoste dietro maschere, che nel circuito acese, loro regno di diritto, impazzano senza sosta, facendo ridere la folla a crepapelle. Si scoppia dalle risa, leggendo, nella rubrica “C’era una volta”, come pubblicizzava il gelato “u gelataro “ : ‘friscu … friscu…/ è stu gelatu, / iu sacciu picchì già / l’alliccatu’ . Il riso ci scappa ad ogni pagina o per la freschezza di qualche poesia, o per qualche battuta socio-politica che va a segno, o non ci si può tenere dalle risa per chiarimenti di dubbi su vicende segrete. L’indomani si pagherà la bolletta, forse senza ridere. Buona lettura! Anna Bella

PARTENZA La solita allegria, molti turisti e la novità del pass

Ottocento immagini Un’edizione sperimentale Forme diverse, originali, dai colori accesi e dalla fantasia fervida, assume il “Carnevale” di Acireale nell’immaginario di chi si è dilettato a rappresentarlo. Anche quest’anno, per la XXII edizione, il consueto concorso indetto dall’Associazione Filatelica e Numismatica Acese, dalla Federazione Società Filateliche Italiane e dalla Fondazione del Carnevale di Acireale ha dato modo, a chi ha la passione per il disegno, ma anche a chi ha voluto semplicemente dar “volto” alla festa più goliardica che ci sia, senza alcuna pretesa prettamente tecnica, di crearne la relativa cartolina artistica. Sono circa 800 gli elaborati pervenuti all’associazione ed esposti nella mostra, dalla stessa realizzata, nei locali di corso Savoia 7 ad Acireale. Si possono osservare lungo tutto il periodo della kermesse carnascialesca. In alcuni casi, la mano dell’autore ha riassunto l’aria gioviale, allegra ed unica della festa, identificandola con elementi propri della Sicilia, in altri con figure mitologiche o estratte dalla sua creatività. Ad esse è dedicato un preciso settore dell’esposizione, giacché l’altra parte è caratterizzata da fotografie, immagini di repertorio, locandine, ma anche da documenti tratti dall’Archivio storico, risalenti ai primi anni del Novecento, inerenti alle origini del Carnevale acese. Attenzione, nel contempo, rivolta al ricordo di due figure scomparse ad esso legate, i maestri carristi Camillo Ardizzone e Francesco Contarino. “La mostra ha la finalità di condividere testimonianze che ci permettono di ricostruire la storia del nostro Carnevale, per non far cadere nel dimenticatoio quei momenti iniziali, quelle fasi delle sue origini”, ha dichiarato Rosario Bottino, presidente dall’Associazione Filatelica e Numismatica Acese. Il passato, con la ricostruzione degli albori del Carnevale, quando lo si festeggiava nei prestigiosi collegi della cittadina barocca ed era ancora una festa più “elitaria”, potrà essere rivissuto anche attraverso le immagini di filmati d’epoca appositamente proiettati. Rita Messina

Mentre il nostro giornale sta per essere chiuso in redazione, partono i festeggiamenti del Carnevale 2019. Già l’atmosfera di carnevale si era cominciata a sentire da qualche giorno per le strade del centro, da quando erano stati montati i box per la vendita di coriandoli, maschere e dolciumi, da quando avevano montato lungo il circuito l’amplificazione e l’illuminazione straordinaria (molto ridotta, in verità, ma bisogna fare i conti con le dimensioni dei carri, che non riuscirebbero altrimenti a transitare sotto i cavi e gli addobbi), da quando erano stati posizionati i cartelli di divieto lungo le strade ed erano stati allestiti i varchi nei punti d’accesso, da quando le vetrine dei negozi si erano riempite di vestiti per mascherarsi e quelle delle pasticcerie di dolci tipici e di piatti ricchi di ogni ben di dio fatti con la pasta martorana... Ma cominciare a vedere per le strade ed in piazza Duomo i primi carri (anche se ancora “inscatolati” perché le prime esibizioni con tutta la loro maestosità le faranno nel pomeriggio), o il corso Umberto pieno fin dal mattino di turisti e di bambini in maschera che lanciano coriandoli e stelle filanti (anche se ormai solo in bomboletta) è tutta un’altra cosa. Poi nel pomeriggio ci sarà la cerimonia ufficiale della consegna delle chiavi della città da parte del sindaco alla reginetta del Carnevale, che quest’anno è la nota showgirl Rossella Brescia. E da quel momento partirà ufficialmente tutta la grande parata, con i carri allegorico-grotteschi, le bande musicali, i gruppi mascherati, lo spettacolo serale con gli artisti (il primo giorno) “Acrobati Sonics”, e – per la prima volta – l’ingresso a pagamento per i non acesi. Già, perché questo sarà il primo Carnevale acese (sempre il più bello di Sicilia) con ingresso a pagamento, ed il sindaco Stefano Alì che passerà alla storia come il primo sindaco che ha introdotto il carnevale con ingresso a pagamento (l’ha affermato lui stesso). Ma chi viene da fuori dovrà pure pagare il posteggio (auto, caravan o bus che sia) e chi vuole ammirare l’esibizione dei carri dalla comoda tribuna (altra novità) allestita in piazza Indirizzo davanti alla villa Belvedere, dovrà pagare l’accesso, indipendentemente dalla residenza anagrafica. Ma anche i cittadini residenti all’interno del circuito hanno dovuto munirsi di pass per entrare e uscire con l’auto nei sei giorni delle sfilate. È un anno di sperimentazioni, senza dubbio. Vedremo come andranno le cose... Intanto, lunga vita a Re Burlone! Nino De Maria


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17 febbraio 2019

Speciale Terremoto

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Jonio

ACIREALE Buone notizie per la comunità della frazione di Pennisi grazie alla Fondazione “Bellini”

Si restaurerà la statua di S. Emidio Il dato più rilevante riguardante i luoghi del comune di Acireale colpiti dal sisma di Santo Stefano è la notizia del restauro della statua di S. Emidio, che dal 1937 vegliava, dal sagrato della chiesa parrocchiale di Pennisi, sul paese. Il santo vescovo di Ascoli Piceno (ma originario di Treviri, che si trova oggi in Germania) è molto venerato nella frazione acese ed è invocato quale protettore dai terremoti dal 1703, quando la città di Ascoli (di cui è il patrono) venne risparmiata da un terribile terremoto che colpì le Marche. Nella notte del sisma di S. Stefano, la sua statua – com’è noto – è crollata rovinosamente a terra perdendo la testa. Sembra di rivivere, in questo episodio, l’ultimo evento miracoloso della vita del Santo, il quale, decapitato il 5 agosto 309 per ordine del governatore romano Polimio, avrebbe raccolto la propria testa ed avrebbe camminato per qualche centinaio di metri, prima di morire, fino al monte dove aveva costruito un oratorio; S. Emidio è annoverato infatti tra i santi cosiddetti “cefalofori” (tra cui ci sarebbe anche S. Giovanni Battista). Potremmo inoltre instaurare una sorta di parallelismo tra i terremoti che hanno colpito negli ultimi anni i territori di Marche e Abruzzo (altre zone ad alta sismicità) ed il nostro, nel quale, a parte i danni materiali (peraltro alquanto circoscritti) non ci sono state vittime; e dunque possia-

mo nuovamente proclamare, come nel 1703 ad Ascoli, la protezione di S. Emidio, il quale ancora una volta “ci ha rimesso la testa”. Ma la statua di Pennisi riavrà presto la sua testa e sarà restaurata per essere ricollocata al suo posto, grazie alla “Fondazione Bellini”, che con una campagna di “crowdfunding” ha raccolto la somma di 3.756 euro; la somma coprirà per oltre due terzi il costo del restauro, che sarà curato dal maestro Angelo Cristaudo (esperto in restauro e conservazione dei beni culturali), il quale opererà a titolo gratuito. Inoltre, sempre a Pennisi, è stato abbattuto dai Vigili del Fuoco il locale attiguo alla chiesa che ospitava il salone parrocchiale ed è stato messo in sicurezza il campanile, mentre il parroco don Marco Barillari – anche lui miracolato perché la sua stanza in canonica è stata fortemente danneggiata dal crollo del campanile nella notte di S. Stefano – ha trovato ospitalità presso l’Oasi di Aci Sant’Antonio. Fra gli altri centri danneggiati del Comune di Acireale, ritroviamo la frazione di Aciplatani, dove è stata dichiarata totalmente inagibile la chiesa parrocchiale della Madonna del Carmelo (mentre prima lo era solo parzialmente), perché rischia di crollare il campanile, che dovrà essere messo in sicurezza. Alquanto sconfortato è quindi il parroco don Carmelo Sciuto (che è anche direttore

INTERVISTA - 1 L'ex insegnante cieco sorpreso dalla scossa in casa e uscito da solo

Giovanni Caloria: “Non mi fermerò a causa del sisma” La terra trema, sussulta, non smette, attorno a lui rumori, frastuono, un senso di smarrimento che si tramuta subito nella consapevolezza di dover uscire dalla propria casa per salvarsi. Il terremoto dello scorso 26 dicembre 2018 sconvolge la quiete della notte dei cittadini della zona etnea, subito dopo sirene, luci, grida e disperazione. A testimoniare lo sgomento di quella lunga notte c’è anche il professore Giovanni Caloria, la sua casa è andata distrutta, come quella di quasi tutti gli abitanti di Pennisi, piccola frazione di Acireale. Il protagonista della nostra intervista ha 80 anni, e da quando è in pensione vive nella sua Sicilia, dopo aver insegnato per 30 anni nei licei di Milano lettere e filosofia. Da quando ha lasciato l’insegnamento ha coltivato una grande passione, imparare a suonare il pianoforte, cosa che fa in maniera eccellente. Oggi vive in una casa a Santa Venerina, circondato dall’affetto dei suoi cari, e con i beni materiali a lui più cari, i suoi pianoforti e gli spartiti e i libri in Braille. I vigili del fuoco dopo il sisma hanno recuperato per lui questi preziosi oggetti che oggi hanno trovato già collocazione perché, come dice il professore Caloria, “bisogna andare avanti e trovare una soluzione ai problemi”. Professore cosa ricorda del momento in cui ha sentito la terra tremare? Ero sveglio, ho cercato di uscire ma non si aprivano le porte, dopo numerosi tentativi ci sono riuscito. Sentivo rumori, sirene, un trambusto che mi faceva capire il dramma che aveva devastato quei luoghi. Lei per tanti anni ha abitato e svolto la sua attività di insegnante a Milano. I suoi amici del nord le sono stati vicini? Moltissimo, tutti si sono prodigati per me, generosamente, ma io

vivo ormai qui e dunque dovevo cercare una immediato soluzione, perché senza una casa non si può vivere. Ho chiesto ai miei parenti di aiutarmi nella ricerca di una confortevole abitazione ed eccomi qui. Ho sempre pensato che bisogna far sentire la propria voce e in questo caso non potevo permettermi di abbattermi e farmi sopraffare dallo sgomento, bisogna reagire. I vigili del fuoco dalla sua casa non più agibile hanno salvato degli oggetti per lei preziosi. Si, due pianoforti che per me sono veramente preziosi, i miei libri e gli spartiti. Ho imparato a suonare il pianoforte da grande, contraddicendo coloro che sostengono che non si può imparare a suonare uno strumento in età matura. Io sono la prova che invece si può. Suonare mi fa stare bene. Lei ha una vita piena e affetti importanti. Assolutamente si, ho una compagna fantastica che al momento non è qui perché vive a Modena, tanti affettuosi parenti ed amici, sono autonomo, amo cucinare e coltivo le mie passioni. Quando ero a Milano per anni ho avuto una mia rubrica sul “Corriere della sera” dove davo voce a chi secondo me ne aveva bisogno. Ho avuto una vita sempre piena di interessi, dopo la laurea in Filosofia ho continuato a studiare, prima Lettere e poi Economia politica, non si finisce mai di imparare. Avrebbe voglia di tornare a Pennisi nella sua casa? Certo, e chi non vorrebbe tornare nella propria casa. Ma devo pensare al mio presente, una casa non può essere ricostruita nel giro di poco tempo e così la soluzione di oggi in questa mia nuova abitazione va bene, con il tempo sistemerò i miei libri e tutte le cose a cui tengo di più.

dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici ed in tale veste ha partecipato ai lavori dell’apposito Comitato istituito presso la Cei per l’emergenza sisma), il quale può contare solo in parte sulle chiese filiali della parrocchia (anch’esse in parte danneggiate), mentre per le ormai prossime celebrazioni di Prima comunione e Cresima si sta organizzando con delle funzioni all’aperto, cosa che stanno facendo anche in altre comunità parrocchiali colpite dal sisma. Inoltre ad Aciplatani continua a manifestarsi il cosiddetto “sisma silente”, che ha provocato, nei giorni successivi all’evento sismico, la lenta e progressiva apertura di fratture nelle strade, nei muri e negli edifici. Nessuna novità ci viene invece segnalata per le altre frazioni acesi terremotate, Fiandaca, Piano d’Api e Santa Maria La Stella, dove continua l’emergenza e dove si sta proseguendo nella ricerca di soluzioni atte ad attenuare i disagi. Nino De Maria

G. P.

INTERVISTA - 2 Giuseppe e Fabiola, sposi da pochi giorni, hanno perso la casa ma sono pronti a ricominciare

“Al più presto vogliamo tornare a vivere a Pennisi” Continua l’attenzione sul terremoto del 26 dicembre 2018, conoscendo due protagonisti di questo evento che ha modificato in maniera traumatica il quotidiano di molti abitanti di Pennisi, piccola frazione acese duramente colpita dal sisma. A parlare sono Giuseppe e Fabiola Torrisi che, dopo quella notte, hanno perso la casa con tutto quello che conteneva. Possiamo solo immaginare lo sgomento, e l’infausta realtà che si sono trovati davanti pochi giorni dopo le nozze. Ricominciare non è facile, e nemmeno accettare di aver perso tutto quello che avevano amorevolmente scelto ed acquistato per la loro casa, iniziando il loro cammino insieme. Conosciamo così questi giovani sposi che oggi vivono con la mamma di Giuseppe, in attesa di sapere cosa ne sarà della loro casa, sperando di poter almeno ottenere un contributo per ricostruire la loro dimora. Cosa ricordate dei primi momenti di quella terribile notte? Inizialmente sopraffatti dalla paura siamo rimasti immobili, non sapevamo cosa fare, tremava tutto. Poi il rumore degli oggetti

che cadevano frantumandosi. Era tutto buio, mancava la corrente elettrica e dopo poco abbiamo sentito il suono delle sirene sempre più vicino. Siamo usciti nonostante il freddo. La casa, ricevuta in regalo da mio papà, era stata da me sistemata da poco, in vista del nostro matrimonio, celebrato il 18 dicembre 2018. I danni sono ingenti nella vostra abitazione? Purtroppo si. Livello di inagibilità E, demolizione e ricostruzione. Per noi è impossibile pensare di ricostruire senza aiuti da parte degli enti preposti. Abbiamo affrontato nei mesi precedenti tante spese, abbiamo lavorato tanto per rendere accogliente e bella la nostra casa e oggi tutto questo non esiste più. Mi auguro che lo Stato non si dimentichi subito di noi. Alle prime luci di quella fredda alba quale era lo scenario che si presentava ai vostri occhi? Confusione, tanta gente fuori, i vigili del fuoco presenti. Abbiamo trascorso le prime ore in macchina, io anche qualche notte

dopo il sisma ho deciso di dormire nella mia autovettura, non volevo lasciare incustodita l’abitazione. L’amministrazione della città è stata presente? Il sindaco è venuto varie volte, anche il vice presidente del consiglio Luigi Di Maio è venuto in visita, invitato dal sindaco di Aci Sant’Antonio, visitando il villaggio San Giuseppe a Pennisi che accoglie persone diversamente abili. Mi auguro che la burocrazia non sia la solita lenta macchina e ci auguriamo

tutti di non essere dimenticati. La fine dell’emergenza sarà quando tutti noi potremo ritornare nelle nostre case. Siete riusciti nei giorni successivi a recuperare almeno gli effetti personali? La paura di sciacalli nelle zone ormai abbandonate è alta. Ho recuperato parte dei nostri effetti personali. Qualche azione di sciacallaggio c’è stata, ma le forze di polizia e i carabinieri sono stati molto presenti sul territorio. Molti i posti di controllo che hanno scoraggiato i malintenzionati. Pennisi è attualmente una frazione fantasma? Purtroppo si, gli abitanti rimasti sono veramente pochi. Quale è il vostro stato d’animo a distanza di circa due mesi dal sisma? Il giorno dopo il sisma le lacrime non potevano essere trattenute. Poi ci siamo fatti forza. Noi vogliamo tornare a vivere a Pennisi, speriamo il più presto possibile. Gabriella Puleo


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Cultura e SocietĂ

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ACIREALE GiovedĂŹ 21 s’inaugura la mostra de “La Siciliaâ€? sul biennio 1968-69 con foto che fanno riettere

Ecco “L’isola che non si arrendeâ€?! SarĂ occasione per “rivedereâ€? il passato, riettere su alcuni eventi che lo hanno caratterizzato, attraverso un’analisi attuale di essi e delle loro possibili persistenze nel presente. La mostra, dal titolo “L’isola che non s’arrendeâ€?, curata dalla Fondazione Domenico SanďŹ lippo Editore, aprirĂ le sue porte al pubblico giovedĂŹ 21 febbraio, alle ore 19, nei locali della Galleria del Credito Siciliano di piazza Duomo 12 ad Acireale. La Sicilia è protagonista in un biennio particolare, il 1968 – 69, in cui diversi eventi storico–sociali diedero luogo a momenti drammatici o dalla diďŹƒcile e delicata gestione. Testimonianze fotograďŹ che, video ed altra documentazione, tutto materiale tratto dall’archivio storico del quotidiano La Sicilia, permetteranno di riviverli e di soermarsi sulle loro dinamiche e conseguenze. Questi i fatti attenzionati: il terremoto che tra il 14 e 15 gennaio colpĂŹ la Valle del Belice, le contestazioni studentesche del 1968, con lo sguardo rivolto all’UniversitĂ di Catania, i fatti violenti del 2 dicembre ad Avola, ai quali seguĂŹ la

morte di due braccianti ed, inďŹ ne, la diďŹƒcile situazione registrata nel quartiere di San Cristoforo a Catania, con la relativa attivitĂ di volontariato lĂŹ svolta. Sono testimonianze di quest’ultima realtĂ quelle fornite dal docente universitario Antonio Di Grado e da don Antonio Giacona, docente e missionario in Cile, che ne riportarono la condizione di diďŹƒcoltĂ anche scolastica. Eventi noti che, nonostante il passar del tempo, in alcuni casi, si ripropongono, sep-

pur in situazioni e metodologie diverse. Il terremoto del Belice, con la sua drammaticitĂ , richiama alla mente quello recentemente veriďŹ catosi lo scorso 26 dicembre in numerosi Comuni Etnei. Anche l’ambito del “volontariatoâ€? sconďŹ na, senza limiti di tempo, ed approda nell’attualitĂ , sottolineando la necessitĂ di compiere gesti di attenzione agli altri in ogni contesto sociale. Uno sguardo al passato per trovarvi il presente, per rilevare l’entitĂ di quegli avvenimenti,

il modo in cui sono stati vissuti e, a distanza di anni, anche con uno sguardo critico sulla loro risoluzione o meno. “Con la realizzazione della mostra si è inteso valorizzare il patrimonio dell’archivio storico del giornale La Sicilia ed, al tempo stesso, dar modo di poter tornare su fatti conosciuti che riguardarono l’Isola, cosĂŹ da poterli rileggere, oggi, a distanza di tempoâ€?, ha affermato Giuseppe Di Fazio, presidente del Comitato ScientiďŹ co della Fondazione Domenico SanďŹ lippo Editore. Un’informazione fornita attraverso le immagini che permettono di osservare i cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli anni, percepire determinate linee di pensiero, che, ad esempio, stavano dietro alla contestazione studentesca e ne vedevano la reale utilitĂ . Un ďŹ lo conduttore tra eventi, situazioni, diďŹƒcoltĂ che si ripetono anche a distanza di anni. Chiedersi a che “punto si troviâ€?, oggi, la solidarietĂ , quanto abbiano inciso quei fatti sul presente e quanto siano andati nel dimenticatoio. Rita Messina

LIBRI Ăˆ un originale dizionario l’ultima opera di don Santino SpartĂ , “il prete dei vipâ€?

Tutto sui personaggi evangelici Si è cimentato su singole ďŹ gure, sui personaggi principali ma anche su quelli minori del Vangelo, giacchĂŠ ognuna di esse è stata parte di un preciso momento storico, oltre che religioso. Don Santino SpartĂ , ancora una volta, si è immerso nei suoi amati libri e ha dato concretezza ad un ampio lavoro di ricerca, basato su fonti classiche e Vangeli apocriďŹ , realizzando Il “Dizionario dei personaggi evangeliciâ€?, edito da “Marcianum Pressâ€? e giĂ in vendita. Il prete, che trascorre la sua vita tra Randazzo, di cui è originario, e Roma, ha voluto soermarsi sul contesto quotidiano relativo alla vita di GesĂš, raccontandolo con le parole, i gesti, le caratteristiche di uomini, donne e bambini che vi interagirono. Schematica nella struttura, l’opera ore informazioni sia al fedele che mira a conoscere dettagliatamente i fatti caratterizzanti la vita di Cristo, sia a chi attenziona gli avvenimenti soltanto dal punto di vista storico. Don Santino, conosciuto dalle cronache come “il prete dei vipâ€?, da sempre appassionato di scrittura, che è stato collaboratore del settimanale “Oggiâ€?, di diverse altre testate e di Radio Vaticana, ha all’attivo circa 40 pubblicazioni, fra commenti ed introduzioni ad opere note. “Ho lavorato su queste ďŹ gure attingendo dalle fonti classiche, quali Tito Livio, Svetonio,

Strabone, Tacito, Giuseppe Flavio, la patrologia greca e quella latina, ma anche sui Vangeli apocriďŹ â€?, ha spiegato lo stesso. Che rivela la sua “curiositĂ giornalisticaâ€?, ad esempio, nel comunicare al lettore perďŹ no il nome, “Stephatonâ€?, del soldato romano, senza nome nei Vangeli, che orĂŹ a GesĂš la spugna imbevuta di aceto. Nome raramente riportato e diuso nei testi. Un libro, questo singolare dizionario, dalla duplice natura e dal duplice destinatario: “Il

credente che lo legge vi può trovare un conforto ed una guida per la propria vita spirituale, può irrobustirsi nella fede, trovandovi approfonditi fatti e personaggi di cui non ha una conoscenza suďŹƒciente; lo studioso, che si appassiona all’indagine storico-culturale, condotta con l’ausilio delle fonti, della vita di GesĂš e del suo tempoâ€?, ha precisato don SpartĂ . Ri. Me.

Recensione “Ricostruiamo la politicaâ€? Occhetta: come orientarsi al tempo dei populismi Francesco Occhetta, Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi, Edizioni San Paolo 2019, pp. 192, euro 16,00 Quali sono le caratteristiche dei populismi europei? Quali riforme mancano al Paese? Quale contributo possono dare i credenti e la Chiesa in Italia alla vita pubblica? Il volume, per servire da bussola, ore criteri e proposte concrete per comprendere le caratteristiche dei populismi europei e rilanciare il dibattito politico nei luoghi vitali della societĂ e delle istituzioni. Il lettore avrĂ un confronto sui modelli di integrazione, sulla riforma del servizio pubblico e sulle riforme costituzionali bloccate. Ma anche sulla riforma del lavoro, della giustizia, della pubblica amministrazione e altre ancora. InďŹ ne è spiegata un’esperienza di formazione pre-partitica per preparare e selezionare una nuova classe dirigente e connettere le esperienze virtuose presenti nella societĂ italiana. Da parte sua il mondo cattolico è chiamato a essere â€?voce della coscienzaâ€? nello spazio pubblico che distingue il bene dal male e difende “l’umanoâ€? delle scelte politiche. Per questo il metodo del discernimento in politica – che viene spiegato e attualizzato – porta alla costruzione del bene comune ed è un appello alla coscienza di un popolo per risvegliarlo e nutrirlo di vita. FRANCESCO OCCHETTA, gesuita, fa parte della redazione della rivista La CiviltĂ Cattolica. Dopo la laurea in giurisprudenza a Milano, ha conseguito la licenza in teologia morale a Madrid e il dottorato presso la PontiďŹ cia UniversitĂ Gregoriana a Roma. Ăˆ specializzato in diritti umani all’UniversitĂ degli Studi di Padova. Ha completato la sua formazione a Santiago del Cile. Giornalista professionista dal 2010, è consulente spirituale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi). Tra le sue pubblicazioni: Le radici della democrazia. I princĂŹpi della Costituzione nel dibattito tra gesuiti e costituenti cattolici (2012); La giustizia capovolta. Dal dolore alla riconciliazione (2016). Il lavoro promesso. Libero, creativo, partecipativo e solidale (2017).

DIOCESI Incontri culturali ad Acireale: venerdÏ 22 aperto con l’accredito per la formazione permanentedei giornalisti

/HJDOLWj DQWLPDĂ€D HG HPHUJHQ]D IDNH QHZV La scorsa settimana, la Diocesi di Acireale è stata interessata da due particolari occasioni di formazione, utili in merito a fenomeni che stanno segnando inevitabilmente la quotidianitĂ . Il 15 febbraio, nella Sala Conferenze del Credito Valtellinese di via Sclafani, ad Acireale, abbiamo avuto la possibilitĂ di prendere parte alla “Conversazione sulla legalitĂ â€? alla quale hanno partecipato Federico CaďŹ ero de Raho, procuratore nazionale antimaďŹ a, Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania, e monsignor Antonino Raspanti, nostro vescovo e vice presidente della CEI. L’incontro, al quale La Voce dell’Jonio aveva giĂ dedicato un articolo sul web con le motivazioni di Raspanti, ha consentito di puntare l’attenzione sulla natura strutturalmente anticristiana della collusione maďŹ osa, ma anche sui passi da compiere per muoversi armonicamente come comunitĂ secondo passi che consentano di annullare al piĂš presto il giogo maďŹ oso che ďŹ acca speranze e possibilitĂ di sviluppo. Ha dato altresĂŹ modo di rivolgere alcune domande nel merito e nel metodo rispetto all’operato di questi illustri operatori delle istituzioni di garanzia del nostro paese. Sabato 16 febbraio dalle 18.30, nella “Casa di Momoâ€? di Corso Umberto 192, abbiamo parlato di comunicazione e informazione libera, contando su alcuni ottimi spunti con i quali potere orientare le nostre scelte: grazie al coordinamento curato da Elisabetta Marino per il presidio delle Aci di Libera contro le maďŹ e “Pierantonio Sandriâ€?, abbiamo avuto modo di confrontarci con i colleghi giornalisti dei “Siciliani giovaniâ€?, animati dall’esempio magistrale del giornalista Pippo Fava, assassinato nell’84 da Cosa Nostra, e con l’amministratore giudiziario del giornale La Sicilia, Luciano Modica, tornato ad Acireale per illustrare il metodo con il quale è riuscito con successo a risollevare la GeoTrans Trasporti dopo il sequestro subito anni fa nel corso di un’indagine che avrebbe portato poi all’arresto per associazione maďŹ osa dei proprietari Ercolano. Per l’occasione, ho accettato l’invito di intervistare Modica, giuntomi da Elisabetta Marino, che ha pensato inoltre di coinvolgere La Voce dell’Jonio prendendo spunto dall’intervista ad ampio raggio impostata nel corso del terzo incontro della Scuola di Economia Civile diocesana, svoltosi lo scorso novembre a Palazzo di CittĂ . Il prossimo VenerdĂŹ 22 febbraio invece, a partire dalle 16, nella stessa Sala conferenze della sede CreVal di Acireale, potremo confrontarci con esperti del settore su come cambiano l’in-

formazione e la comunicazione istituzionale oggi, in un panorama mediatico digitale invaso da numerose notizie appositamente fondate su inesattezze, falsitĂ o veritĂ parziali; su quali siano le ripercussioni quotidiane sulle attivitĂ delle testate giornalistiche e del volontariato impegnati in settori cruciali come ad esempio sanitĂ e protezione civile, nel tempo delle Fake news, vera e propria emergenza. Si tratta del seminario formativo intitolato “Emergenza Fake News: esempi e antidoti per comunicatori, giornalisti e volontariatoâ€? promosso dal Centro di Servizio per il Volontariato Etneo. Dato che, come illustrato dall’agenzia Ansa lo scorso luglio, per l’87% degli italiani i social network non orono piĂš opportunitĂ di apprendere notizie credibili, mentre l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web, l’argomento risulto assolutamente pressante. L’incontro, aperto e accreditato anche dall’Ordine dei giornalisti nell’ambito della formazione professionale obbligatoria dei giornalisti, che sono stato incaricato di moderare, orirĂ relazioni ed esperienze dei professionisti impegnati nel settore al ďŹ ne di fornire una panoramica di esempi e controproposte, tra innovazioni, strumenti al servizio dei fruitori digitali e considerazioni etiche e deontologiche. Ad alternarsi al microfono dopo i saluti istituzionali, esperti dalle competenze complementari, di respiro regionale nazionale, tra i quali Giuseppina Paterniti, direttrice nazionale del TG3 RAI, Luigi De Luca, referente per l’area comunicazione dei Vigili del Fuoco, Fabio BadalĂ , del Dipartimento regionale siciliano per la protezione civile, Giorgio Romeo, direttore del Sicilian Post, Orazio Vecchio, per la Delegazione Sicilia dell’associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale, addetto stampa dell’Azienda ospedaliera per l’emergenza “Cannizzaroâ€? di Catania, e rappresentanti del Team LioTrue, creatore di un’app catanese contro le fake news premiata al Web Marketing Festival 2018 di Rimini. Proposte culturali che riteniamo intendano rispondere alla nostra chiamata quotidiana a cogliere i segni dei tempi e orientarci responsabilmente di conseguenza impegnandoci, dando ragione della speranza che è in noi. Mario Agostino* Direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura Diocesi di Acireale


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DIOCESI Analisi e indicazioni precise nella “conversazione” di Zuccaro, Cafieri De Raho e mons. Raspanti

C’è bisogno di legalità diffusa Non ha deluso certamente le aspettative l’atteso incontro dal titolo “Convertitevi! Sguardo recente su mafia e società”, tenutosi ad Acireale venerdì 15 febbraio presso la sala conferenze del Credito Siciliano. A dibattere sul tema sono stati il vescovo di Acireale e vice presidente della CEI, mons. Antonino Raspanti, insieme al procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, e al procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, alla presenza di un pubblico numerosissimo, tra cui i rappresentanti delle più alte cariche istituzionali a livello locale (prefetto, questore e diversi alti gradi delle forze dell’ordine). L’evento è stato fortemente voluto dal nostro vescovo e trae spunto dal documento pubblicato recentemente dalla Conferenza Episcopale Siciliana nella ricorrenza del 25° anniversario dell’accorato appello lanciato ai mafiosi dal Papa San Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio 1993 (“Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio”). Già da alcuni anni, in verità, la Diocesi di Acireale organizza periodicamente delle “conversazioni sulla legalità”. L’attenzione su questi temi, ha ricordato in apertura don Marcello Pulvirenti, direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale sociale, deve permeare l’animo di ogni credente e coinvolgere anche i giovani, affinché si possa efficacemente combattere il fenomeno della assuefazione alla illegalità. Lo stesso Papa Francesco ha affermato, senza mezzi termini, che la mafia rappresenta per i territori interessati (ormai nessuna regione italiana è esente dal fenomeno, ndr) un “disastroso deficit culturale”. Una definizione che interpella tutti i cristiani a mettere in atto contro il male la forza profetica del Vangelo. A moderare la conversazione il giornalista Salvo Fallica, che nella sua presentazione ha voluto evidenziare le qualità dei relatori ed, in particolare, l’impegno nel sociale del vescovo Raspanti. Diversi sono stati gli spunti di riflessione emersi nel corso dell’incontro. Il procuratore Zuccaro ha elogiato l’impegno messo in campo dal vescovo di Acireale e dalla Chiesa siciliana, stigmatizzando l’atteggiamento di alcuni presuli isolani che, in un passato non molto remoto, non sono stati altrettanto netti nell’opporsi al crimine organizzato. “La mafia è sopraffazione del forte sul debole, quindi non si può essere mafiosi e contemporaneamente dirsi cristiani. Ben venga l’opera di sensibilizzazione della Chiesa sui temi del contrasto alla illegalità”. Per il procuratore nazionale Cafiero de Raho, che ha ricordato i principi costituzionali su cui si fonda il nostro Stato di diritto, le mafie sono una zavorra per i territori, ma si possono bat-

tere con l’etica dei comportamenti. Decisivo è l’impegno di ogni cittadino, che deve avere la consapevolezza di potersi rivolgere alle Istituzioni, i cui rappresentanti non devono avere paura ma fare il proprio dovere fino in fondo. Un contrasto efficiente alle mafie necessita anche del ruolo della Chiesa nel delegittimarle. Mons. Raspanti, dopo aver ringraziato i due magistrati invitati ed elogiato la passione civile con cui svolgono il loro ruolo, ha chiarito che il suo impegno sul tema della legalità intende centrarsi sulla questione della legittimazione: i mafiosi cercano questa pubblica legittimazione che si manifesta, tra l’altro, in occasione dei funerali religiosi. È del tutto errato, a tal proposito, accusare la Chiesa di mancanza di misericordia. Convertirsi – ha spiegato mons. Raspanti con la solita chiarezza - significa, infatti passare dalle parole ai fatti. “Il punto cruciale è discernere situazioni a volte complesse, ma conversione vuol dire comunque rompere col male. Quindi occorre una dimostrazione pubblica, concreta di allontanamento e dissociazione. Se non ci sono queste condizioni, non è possibile riammettere quella persona nella comunità”. Nel corso della conversazione è stato toccato anche il tema delle feste religiose e del condizionamento che su di esse ha esercitato e vuole ancora esercitare il crimine organizzato, anche alla luce dei recenti fatti occorsi a Catania in occasione della festa di Sant’Agata. Il procuratore Zuccaro ha evidenziato come troppo tardi si sia iniziato a parlare di questi fenomeni, contro cui occorre reagire con forza perché forme di devozione non si traducano in forme di inaccettabile esibizionismo ed occasione di omaggio ai mafiosi. Zuccaro ha poi lanciato un avviso: “E’ errato pensare che Cosa nostra sia più debole di ieri perché non commette delitti eccellenti. È semmai vero proprio il contrario, perché oggi dispone di ingenti capitali con cui condiziona pesantemente l’economia ed inquina il tessuto imprenditoriale e sociale”. De Raho, da parte sua, ha poi ricordato l’esistenza di alcuni programmi attraverso cui si aiutano i parenti dei mafiosi che intendono dissociarsi dal crimine organizzato a rifarsi una vita, mentre mons. Raspanti ha concluso auspicando la redazione di un protocollo con la prefettura in tema di feste religiose per creare fiducia, trasparenza, aiuto reciproco tra le Istituzioni. La conversazione, dunque, è stata una proficua occasione per fare il punto della situazione su un tema di vitale importanza per il futuro e lo sviluppo del nostro Paese. Guido Leonardi

ACIREALE Incontro a più voci nella “Casa di Momo” promossa dal “Presidio delle Aci” di “Libera”

”Comunicazione e informazione libera” Nel centro ludico – ricreativo “Casa di Momo” di Acireale si è svolto un incontro sul tema “Comunicazione ed informazione libera”. Promosso dal presidio delle Aci di Libera contro le mafie “Pierantonio Sandri” è stato moderato dalla portavoce dell’associazione Elisabetta Marino che, oltre a coordinare gli interventi, ha presentato la giornata del prossimo 21 marzo dedicata al ricordo di tutte le vittime innocenti della mafia, riconosciuta da quest’anno a livello nazionale. Il giornalista Mario Agostino ha intervistato Luciano Modica, attuale amministratore giudiziario del quotidiano “La Sicilia”. Modica, durante il suo intervento, ha parlato non solo dell’attuale situazione del giornale ma anche della spaventosa crisi dell’editoria che ha colpito giornali di grande tiratura a livello nazionale sottolineando che bisogna fronteggiare la crisi e la delicata situazione del nostro maggiore quotidiano in vari modi, per salvare una importante realtà editoriale e tanti posti di lavoro. Si punta ad un programma di rilancio su più fronti, afferma Modica, un giornale con un formato nuovo, grafica nuova, a colori, e si spera più pubblicità. Importante anche la sua testimonianza su come è riuscito a salvare la Geotrans Trasporti, oggi azienda sana con bilanci regolari e positivi. L’azienda accusata di collusione con la mafia, è stata sequestrata alla famiglia Ercolano e dalla primavera del 2014 è entrata a far parte della lista “pizzo free”. La scritta campeggia in bella mostra sui teloni dei mezzi di trasporto insieme al logo di Banca Etica, ente che ha dato fiducia alla Geotrans. A prendere la parola anche il giornalista Riccardo Orioles che dirige il mensile “i siciliani giovani” per l’informazione libera e contro le mafie, secondo il pensiero e gli insegnamenti del giornalista Giuseppe Fava, assassinato nel 1984. Vivace il dibattito dopo l’intervento di Orio-

les perché la libera informazione e specialmente l’accortezza nel verificare sempre le notizie prima di diffonderle è campo delicato che deve essere al centro dell’attenzione di colui che, dello scrivere e diffondere l’informazione, ha fatto il proprio lavoro. Da qui un acceso dibattito scaturito dalle affermazioni del direttore de “I siciliani” nei confronti della delicata situazione del quotidiano “La Sicilia”, dibattito a cui ha preso parte anche il nostro direttore Giuseppe Vecchio, per quasi 40 anni giornalista in questa azienda. Quello che ci si auspica è che i dibattiti possano essere un momento di confronto costruttivo e non sedi inappropriate di fantomatiche aule di tribunali. L’articolo 101 della Costituzione italiana afferma che la giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Inoltre, anche altri interventi hanno messo in evidenza che si dimentica spesso che nel diritto italiano e nella procedura penale la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare l’articolo 27 comma 2 della Costituzione italiana afferma che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Bisognerebbe riflettere bene prima di esprimere giudizi, a volte frettolosi ed inopportuni, che possono influenzare l’opinione comune, visto che la parola ha un peso e un potere tale da condannare chi ancora deve essere giudicato nelle sedi istituzionali. A conclusione dell’incontro, il primo cittadino di Acireale ingegnere Stefano Alì ha rivolto un saluto ai presenti, accettando di prendere in considerazione la proposta da parte dei soci di Libera di intitolare a Pierantonio Sandri, vittima innocente della mafia ucciso nel 1995, il largo antistante l’istituto penale per minorenni di Acireale. Gabriella Puleo


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SOLIDARIETÀ Con Mario Agostino e don Orazio Tornabene, Giandonato Salvia presenta l’App “Tucùm”

Con un clic, una semplice App scaricata nel nostro “inseparabile” cellulare, si può fare del bene a chi attraversa un momento difficile, un periodo travagliato nel proprio percorso di vita. Ma come fare? E principalmente a chi è venuta l’idea di fare del bene attraverso un così semplice gesto? Conosciamo meglio il protagonista, lui è Giandonato Salvia, nato a Fasano ma residente a Monopoli. La famiglia per lui è fin da piccolo l’esempio più importante di come attraverso dei semplici gesti si può essere vicini al prossimo. Il papà si è spesso recato nei luoghi più poveri del mondo, la mamma disponibile ad aprire la porta di casa ai missionari che sono nella loro città. E così il giovane Giandonato, ad appena 17 anni, decide di partire per la prima volta come volontario, insieme con il suo papà andando in Africa, Guinea-Bissau, poi negli anni a seguire va in Congo, Liberia, Mozambico, Brasile, ma l’elenco è lungo e il contatto con coloro che non hanno veramente nulla segna profondamente la sua anima. Completati gli studi con il conseguimento della laurea in Economia degli intermediari e dei mercati finanziari riesce a raggiungere un ambizioso quanto umanitario obiettivo. Creare una App che chiamerà “Tucùm” (nome di un anello di legno diffuso soprattutto in Brasile dai cattolici come simbolo di unione della chiesa con i poveri) e una associazione di volontariato per promuovere progetti umanitari. Ma è importante diffondere e far conoscere tutto questo e allora quale migliore strumento di un libro che nelle sue pagine racchiude tutti i “segreti” e tutte le meraviglie per fare del bene con un click! Così lo scorso anno Giandonato Salvia pubblica il volume dal titolo “L’economia sospesa. Il Vangelo (è) ingegnoso”. Il giovane

scrittore ed economista ha presentato al pubblico acese, il 30 gennaio scorso, il suo libro nella sala conferenze dell’associazione Costarelli. Insieme con lui Mario Agostino, direttore dell’ufficio per la pastorale della cultura della Diocesi, e don Orazio Tornabene, direttore della Caritas diocesana. L’evento, che è il quarto incontro della Scuola di economia civile diocesana, ha dato modo al pubblico presente di conoscere qualcosa di innovativo, al servizio dei bisognosi, con il supporto fondamentale della Caritas che, attraverso la distribuzione della card, collabora all’idea di Salvia insieme con quanti, imprenditori e commercianti, aderiranno all’iniziativa. Il “caffè sospeso” antica tradizione napoletana, diffusasi nella seconda metà dell’800, consiste nel lasciare pagato un caffè al bar per una persona sconosciuta. Nel noto caffè “Gambrinus”, ancora oggi, all’ingresso è posizionata una caffettiera gigante in cui si possono lasciare gli scontrini “sospesi” in favore di chiunque ne abbia bisogno. L’idea non è più solo italiana, per esempio in Francia sta diventando una buona consuetudine la baguette “sospesa”. Giandonato Salvia, sta arrivando al cuore e alla sensibilità di tanti di noi. Durante la tappa acese ((le altre tappe ad Agrigento e Messina) il giovane pugliese stuzzica l’interesse anche degli imprenditori che vogliono fare delle offerte più generose, visto che la card “Tucùm” prevede offerte da un minimo di 20 centesimi ad un massimo di 10 euro. Veramente poco per dare beni di prima necessità a tutti, sperando, attraverso anche il contatto personale, sia della Caritas ma anche degli esercenti aderenti al progetto, di migliorare le condizioni di vita dei bisognosi con il progetto a lungo termine di un lavoro, una sicurezza, una vita migliore. Gabriella Puleo

RIPOSTO Incontro con gli studenti per ricordare le migliaia di vittime delle foibe

Dimenticate per 50 anni, una vergogna Sabato 9 febbraio, nella sala del vascello di Palazzo di Città di Riposto, si è tenuto un incontro riguardante “La giornata del ricordo” della vittime delle foibe e dell’esodo giulio-dalmata. All’incontro hanno preso parte gli studenti delle scuole superiori del territorio ripostese. Dopo una breve presentazione da parte dell’assessore alla Cultura Carlo Copani, e del vice sindaco di Riposto Rosario Caltabiano, l’incontro è proseguito a cura dei tre relatori: dott. Paolo Di Cario (giornalista), prof .Aldo Nicosia (politologo), prof. Tino Vittorio (storico), che hanno spiegato le cause e gli avvenimenti storico- politici del tempo. Amara la lettura di molti cambiamenti della seconda metà del Novecento in poi, è struggente il viaggio nei ricordi del confine orientale, dove da (15.000 a 20.000) italiani furono infobiati per ragioni antitaliane, causando una pulizia etnica della zona. Nei territori occupati si scatenò la vendetta dei comunisti jugoslavi sotto il comando di Josip Brozz”Tito” contro gli italiani, a causa dell’italianizzazione forzata operata in Istria durante il fascimo,

e dell’invasione militare dei Balcani nel 1941, sotto gli ordini del generale italiano Roatta che utilizzava gli stessi metodi brutali dei tedeschi. Appoggiati dai comunisti locali; quei giorni furono scanditi dalle foibe “profonde fosse naturali dell’altopiano del Carso” dove finirono anche numerosi oppositori politici, partigiani non comunisti, e rappresentanti istituzionali italiani che, insieme alle loro famiglie, subirono una morte orrenda. Non mancarono episodi di violenza, italiani contro italiani, l’eccidio di Porzus ( Gorizia ), in cui partigiani di una

brigata comunista massacrarono i partigiani della brigata Osoppo di ispirazione monarchica, azionista, socialista e cattolica. A queste rappresaglie si aggiunse il dramma di un gran numero di italiani provenienti dall’Istria, Fiume, Dalmazia, Trieste, Zara,Pola (350.000),costretti a riparare in Italia per sfuggire ai massacri dei comunisti jugoslavi, perché ritenuti compromessi in passato con il regime fascista. Trascorso il dopo guerra, la vicenda è stata trascurata dai vari governi e dalle rispettive opposizioni, provocato dalla rottura tra Tito e Stalin avvenuta nel 1948, che spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione anti sovietica. Solo il 3 novembre 1991, l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga si recò in visita alla foibe di Basovizza, e chiese perdono per un silenzio durato cinquant ‘anni. L ‘incontro si è concluso con la voglia di ricordare, perché, chi ha perso la vita a causa delle foibe, non venga dimenticato.

ITALIA - SANTA SEDE

Fare del bene subito e direttamente Firmato uno storico accordo che riconosce i titoli di studio A novant’anni dalla firma, dei Patti Lateranensi, (11 febbraio 1929), rivisti con un documento nel 1984, è stato firmato un efficace accordo tra lo Stato italiano e la Santa Sede per il reciproco riconoscimento dei titoli di studio della formazione superiore. Il documento è stato firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e dal Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cardinale Giuseppe Versaldi, come si legge nei comunicati del Ministero. “Siamo molto orgogliosi del risultato raggiunto e voglio ringraziare sentitamente il Cardinale Giuseppe Versaldi per la collaborazione e il lavoro congiunto dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Si tratta di un accordo molto atteso, storico, che sottoscriviamo in coincidenza con il novantesimo anniversario dei Patti Lateranensi”. “Il passo che compiamo oggi - prosegue il Ministro - segna un ulteriore avanzamento rispetto alla revisione del Concordato del 1984, quando si decise di riconoscere i titoli di studio nella materie ecclesiastiche. La collaborazione tra lo Stato Italiano e il Vaticano è prassi consolidata da decenni ed è proseguita in modo costante e proficuo nel tempo”. In particolare, l’Accordo sottoscritto oggi è “un importante successo perché va a favore degli studenti e del diritto allo studio in entrambi i nostri sistemi formativi - assicura Bussetti -. Garantisce la riconoscibilità e la spendibilità reciproca dei titoli della formazione superiore, anche per coloro che hanno scelto di svolgere il proprio percorso di studi all’interno di Istituzioni accademiche della Santa Sede che si trovano sul territorio nazionale italiano. Stiamo dando risposte attese da decenni. Quest’Accordo risolve una questione annosa e garantisce una stretta collaborazione tra Italia e Santa Sede a livello internazionale nel settore educativo”. “Sono particolarmente felice della firma di quest’accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede dichiara il Cardinale Giuseppe Versaldi - con cui si dà risposta a una domanda discussa per tanti anni nello spirito della Convenzione di Lisbona e del Processo di Bologna”. “In continuità con il Concordato tra i due Stati aggiunge Versaldi - sottoscritto nel 1929 e confermato con l’Accordo di revisione del 1984, il presente Accordo facilita le procedure di riconoscimento anche dei titoli accademici non concordatari onde completare, alle condizioni precisate, il quadro giuridico delle relazioni tra i sistemi formativi dei due Stati e permettere anche agli studenti la prosecuzione degli studi nell’uno o nell’altro sistema”. E’ questo un Accordo che favorisce innanzitutto gli studenti in un quadro internazionale di riferimento già in vigore e che finora veniva disatteso da alcuni Atenei e prevede il riconoscimento di tutti i titoli universitari rilasciati dalla Santa Sede, così come avviene per qualsiasi altro Stato sovrano, in base ai principi della Convenzione di Lisbona che stabilisce il riconoscimento dei titoli di studio concernenti l’insegnamento superiore nella Regione europea.

Giuseppe Adernò

Nino Di Mauro

LIBRI’ “Gesù al tempo di Facebook”, titolo provocatorio dell’opera di padre Pietro Antonio Ruggiero

Invito a riflettere seriamente sull’etica del credente nei social Con un titolo alquanto provocatorio, Pietro Antonio Ruggiero, Sacerdote, parroco a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, con il suo ultimo libro, “Gesù al tempo di facebook. Per un’etica del credente nei social”, edito da SIKE’, €. 13,00, invita i credenti a riflettere sul dovere di evangelizzare nell’era digitale. In meno di duecento pagine, con un linguaggio brioso e agile, interloquisce con un interessante personaggio, che si autodefinisce colto e credente, pur senza nulla voler apprendere dai Preti, per fare delle riflessioni utili a chi si pone seriamente il problema della testimonianza evangelica e della trasmissione della fede, attraverso gli odierni e abusati strumenti di comunicazione. Partendo dal presupposto “Ma c’è scritto nel Vangelo”, nella prima parte del libro, assume una piccola frase del Vangelo a cui pone un sottotitolo che ne tradisce il significato, quale ad esempio “si, si; no, no; il di più viene dal maligno”, frase interamente evangelica, per porvi accanto l’interpretazione d’uso “… o dell’offesa della verità”, con cui l’autore introduce il problema della libertà di pensiero, di stampa e di parola con il dovere della verità e della onestà intellettuale unita alla completezza, per poter verificare l’autenticità della fonte. Disquisendo, di volta in volta, su varie tematiche, invita il lettore a riflettere e a prendere coscienza di quanto ci possa essere di falso, di individualistico, di vanaglorioso, di superficiale, di violento, di disonesto, di reale o di scientifico nelle infinite comunicazioni che il web ci

offre in un contesto privo di spazio e senza tempo, in assenza di realtà e di contatto reale con la persona. Ma, poichè l’obiettivo unico dell’evangelizzazione e dell’incarnazione del Verbo di Dio è la Persona e la sua salvezza, nel suo intero valore e nell’intera vita, non soltanto riguardo all’anima, nella seconda parte del libro, l’autore prova a rispondere alla domanda se la comunicazione social sia l’ultimo orizzonte, dato che l’uomo è diventato un avatar, cioè un dio creatore di mondi. Seguendo il modello Second Life, creandosi una identità nuova che interagisce con il web, che si costruisce come meglio gli aggrada, l’Autore affronta temi come la libertà, l’apprendimento, l’amore, l’amicizia ed altro da “credente divenuto pastore”, nel tentativo di “possibili percorsi provvisori e credibili” di redenzione. Arricchito di ampia bibliografia, antica e contemporanea, e chiuso con un decalogo, il libro apre un ampio orizzonte di riflessioni, utili a stimolare conoscenza e creatività per superare il pericolo della superficialità dell’informazione e saper distinguere verità e bene da qualunque parte vengano. Gradevolmente briosa, la lettura è ricca di stimoli per una seria riflessione. Teresa Scaravilli


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Chiesa e Società

17 febbraio 2019

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DIOCESI Per la XXVII Giornata del malato quattro incontri, soddisfatta la direttrice dell’Ufficio per la Pastorale della salute

Assistenza, cura e conforto continui In occasione della XXVII giornata mondiale del malato celebrata lunedì 11 febbraio 2019, l’ufficio diocesano di Pastorale della salute, retto dalla dott.ssa Vera Presti e dal Diacono Mario Finocchiaro, ha dato luogo ad una serie di incontri dedicati ai sofferenti ed infermi presenti nella nostra diocesi e a quanti si prendono cura dei pazienti nei nosocomi di Giarre e di Acireale, per dire grazie al valore sacro ed inviolabile della vita. Nell’appuntamento del 9 Febbraio Padre Hubert, Don Mario Camera, Don Alfio Licciardello e Don Sebastiano Di Mauro si sono recati nell’ospedale di Santa Marta e Santa Venera in Acireale per portare conforto ai malati degenti. I sacerdoti convenuti, oltre ad un momento di personale incontro con i malati, hanno amministrato il sacramento della Riconciliazione ai tanti pazienti che lo hanno richiesto. Don Sabastiano, vice cancelliere diocesano e parroco delle comunità parrocchiali di Santa Caterina e S.Maria della Purità in Capomulini, accettando con gioia e paternità all’invito dell’ufficio diocesano, si è detto contento di aver vissuto questa esperienza, “soprattutto perché - continua don Sebastiano - l’esperienza del sofferente è quella delle membra doloranti della Chiesa. Gli infermi, membra più amate da Cristo, con la sofferenza donata e accettata edificano la Santa Chiesa di Dio” Il secondo momento proposto è stato quello di domenica 10 Febbraio con una Santa Messa nellala cappella dell’ospedale di Acireale, presieduta dal Vicario generale della diocesi Mons. Giovanni Mammino, concelebrata dal sacerdote Paolo Giurato, cappellano del P.O. di Acireale e di Giarre, ed animata dai membri dell’èquipe di pastorale della salute e da alcuni postulanti e suore della comunità di San Camillo. Don Paolo, nel ringraziare tutti coloro che quotidianamente svolgono il loro operato accanto ai fratelli sofferenti, afferma che “ questa giornata è stata importante

perché ha messo al centro il valore della sofferenza e della malattia, segni della croce di Cristo che ha vinto la morte ed il dolore con la sua Risurrezione”. Il terzo momento è stato quello di lunedì 11 Febbraio, festa della Madonna di Lourdes. Grande coinvolgimento possiamo notare infatti nella parole della dott.ssa Vera Presti: “L’ufficio – afferma Vera Presti - ha collaborato per la prima volta con la sezione acese dell’Unitalsi ed insieme abbiamo organizzato la giornata dell’ammalato nella chiesa di San Giuseppe. Don Emanuele Nicotra, parroco di quest’ultima, ha celebrato la Santa Messa animata dai membri dell’ufficio pastorale e da quelli dell’Unitalsi. Molti sono stati i partecipanti a questo momento di preghiera comunitaria ed il nostro ringraziamento va al sacerdote che ci ha ospitati e a quanti hanno reso possibile per la prima volta questo sodalizio”. Infine la celebrazione della S. Messa nel presidio ospedaliero di Giarre nella giornata di martedì 12,celebrata da Don Paolo Giurato, ha visto ancora una volta una buona risposta da parte dei membri del presidio, dei volontari e dei malati. “In conclusione di questi incontri - continua Vera Presti - l’ufficio si ritiene pienamente soddisfatto della risposta avuta alle manifestazioni proposte e ringrazia tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato alla buona riuscita delle stesse e dà appuntamento a tutti coloro che lo vogliono per i prossimi incontri formativi”. Don Arturo Grasso

RIPOSTO Celebrato il decennale della fondazione della casa voluta da Viviana Lisi

Il “vizio della speranza e della carità” Il “vizio” della speranza e della carità. È questo il sentimento che ha caratterizzato la ricorrenza speciale che venerdì sera 25 gennaio, nella Casa della Speranza, nata per volontà di Viviana Lisi , volontaria acese della famiglia Camilliana, deceduta nel 2007, ha celebrato il decennale della fondazione. La casa voluta da Viviana Lisi è come un faro nella notte. Pulita, accogliente, efficiente e disponibile per quanti hanno bisogno: inoccupati, senza fissa dimora, famiglie sfrattate e disagiate. La struttura si avvale della collaborazione e presenza attiva di varie associazioni come gli “Amici della Casa della Speranza” e l’associazione “Avulss” e anche di semplici volontari, che attualmente accudiscono 12 assistiti. “In questi dieci anni – dice Laura Vitale, presidente dell’associazione ‘Amici della casa della speranza’ – non ci siamo mai tirati indietro, grazie al sostegno della Provvidenza e di tanti dei volontari. In occasione delle feste natalizie, per la vigilia di Natale e nel giorno

dell’Epifania, non sono mancati momenti di fraternità e condivisione nella nostra struttura, dove ogni anno vengono offerti dalla Croce Rossa Italiana, sezione di Riposto, rispettivamente, una cena natalizia e una tombolata finale il 6 gennaio. Sono molte e varie le attività che sono state realizzate nel 2018, tra cui la premiazione del concorso sul tema della solidarietà, riservato agli studenti delle scuole, la conferenza sull’autodifesa donna e il progetto scuola “Tra dire e fare”. Per chi è impegnato qui, come Orazio Frizzi, operatore all’accoglienza “la casa testimonia, aiuta e offre accoglienza, senza distinzione, mettendo in pratica una frase molto cara a Viviana: “Nulla di ciò che abbiamo ci è dovuto, quindi tutto può essere donato”. Nino Di Mauro

SOLIDARIETÀ Incontro per conoscere un popolo quasi espropriato della propria terra ed esule

Il dramma grande del Sahrawi raccontato dalle volontarie acesi Una tradizionale cerimonia del tè Sahrawi ha avuto luogo, sabato 16 alle ore 18, nei locali dell’Istituto San Luigi sito in Acireale. Era presente, oltre alla presidente dell’associazione “Mi Casa Es Tu Casa”, Sara Scudero, e agli altri membri, un pubblico notevolmente attento e partecipe. In questa particolare circostanza, durante lo svolgersi di ciò che si può considerare un vero e proprio rito, il tè è stato preparato alla maniera Sahrawi da Souadou Lagdaf, appartenente a questo popolo e ricercatrice dell’Università di Catania, esperta in Storia dei Paesi Islamici. L’incontro è stato organizzato con lo scopo principale di divulgare la storia di un popolo molto resiliente, e quindi di rivelare le dolorose vicende che si snodano intorno al popolo Sahrawi, che anela all’autodeterminazione e alla libertà, ancora oggi tenacemente impegnato nella ‘‘lotta non violenta’’ contro il Marocco, il quale dal 1975 occupa in maniera illegittima di un territorio molto ricco: il Sahara Occidentale. A seguito dell’occupazione marocchina, in molti sono fuggiti e da oltre 40 anni sono costretti a vivere in esilio nel deserto, ospiti sul suolo algerino, nella speranza di poter un giorno fare ritorno nella propria Patria da uomini liberi. Si è inoltre voluto riportare la diretta testimonianza dell’esperienza compiuta da Sara, Cinzia, Claudia e Valentina, partite il 26 dicembre scorso per un viaggio nei campi profughi. Lì le volontarie si sono viste costantemente impegnate sia in varie visite istituzionali - come quelle tenutesi con il ministro della Salute, il Responsabile del dipartimento Celiachia, il ministro della Gioventù

e dello Sport, il presidente della Mezza Luna Rossa, i Rappresentati dell’Unione delle donne Sahrawi, il governatore di Bojador - sia in numerose visite in tende e/o case Sahrawi per incontrare nuovamente tutti gli amici, grandi e piccoli, conosciuti tramite il progetto di accoglienza che, dagli anni ’90, a fasi alterne e attraverso il lavoro di diverse associazioni, si tiene nella città di Acireale nei mesi estivi. Le volontarie sono state accolte con grande affetto e ospitalità da tutte le famiglie Sahrawi, in base a quanto è profondamente insito nel carattere di questo popolo. Le loro immagini e racconti provenienti dal deserto sono stati molto apprezzati durante la cerimonia, in cui si è rimasti letteralmente immersi in un’atmosfera piacevole, grazie alla quale si perde la concezione del tempo, ormai dilatato in maniera irreversibile, e in cui si offrono tre bicchieri di tè: “Il primo bicchiere è amaro come la vita, il secondo è dolce come l’amore e il terzo è soave come la morte”. L’infuso ha avuto l’eccezionale e inaspettato effetto di scaldare il cuore di tutti gli astanti; ormai giunta l’ora dei saluti, ha trionfato, come sempre, il messaggio generoso e appassionato: ‘’Mi Casa Es Tu Casa’’, “Casa mia (nostra) è casa tua (vostra)”. L’Associazione “Mi Casa Es Tu Casa” invita calorosamente a partecipare alla cena di solidarietà nei confronti del popolo Sahrawi, che si terrà sabato 16 marzo alle ore 20 presso la Parrocchia SS. Cosma e Damiano, via Provinciale per S. Maria Ammalati, 145. Il ricavato sarà interamente devoluto alla raccolta fondi destinata al ‘‘Progetto di accoglienza bambini Sahrawi 2019’’. Per ulteriori informazioni Fb: Ass. “Mi Casa Es Tu Casa”, instagram: micasaestucasa_ sahrawi o cell: 3476221568. Gabriella Naty (socia dell’Ass. “Mi Casa Es Tu Casa”)


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Chiesa e Società

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DIOCESI Giornata intensa nella comunità parrocchiale di Aci San Filippo per ragazzi e adulti dell’Azione Cattolica

“La pace è responsabilità di tutti” L‘Azione Cattolica della diocesi di Acireale ha tenuto, domenica 17 febbraio, la “Festa diocesana della Pace” dal tema La Pace è servita. Quest’anno è stata la comunità parrocchiale S. Filippo d’Agira in Aci San Filippo ad ospitare i numerosi ragazzini ed adulti, circa 400, provenienti dalle comunità parrocchiali dell’intera diocesi. È stata una giornata nella quale l’èquipe diocesana, attraverso varie attività, ha aiutato a riflettere sul tema della pace che è ingrediente fondamentale per vivere nel mondo in maniera corresponsabile ed esaltare così il valore della dignità umana. Il prevosto parroco della comunità di Aci San Filippo, don Roberto Strano, facendo gli onori di casa, ha espresso la sua gratitudine agli organizzatori, per avere scelto come luogo la propria parrocchia: “Siamo grati di vivere questa giornata - afferma don Roberto - perché vogliamo riscoprire insieme, come comunità diocesana, l’importanza della pace sia per il presente che per il futuro. Dobbiamo educarci alla pace, per vivere nella legalità come cittadini maturi, per edificare la cultura della collaborazione e non quella di una sterile autonomia ed indipendenza”. Don Mario Camera, assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi, ha incontrato i vari gruppi, ai quali ha messo in evidenza come il dialogo ed il confronto possono portare alla pace: perseguire il Bene comune e la buona politica permettono di poter vivere nella concordia che è la massima espressione della carità. I rappresentanti Acr e Adulti, sottolineando l’emergenza rifiuti, migranti e verde pubblico, dei nostri Comuni, hanno portato in assemblea conclusiva alcune proposte concrete che mettono al centro i valori del rispetto, della comunità, del dialogo e del confronto costruttivo. Inoltre, è stato presentato da Marco Aleppo, rappresentante del settore adulti, il libro “La Tenda delle Favole”. Un libro di fiabe e favole pensato per i più piccoli, ma che parla anche al cuore dei grandi. Troviamo tredici storie che vogliono portare una carezza ed un sorriso alle comunità sconvolte dal terremoto: sia a quelle

del Centro Italia, per cui è nata l’idea di scrivere questo libro, così come a quelle della nostra Diocesi colpite dal sisma del 26 dicembre scorso. A queste sarà destinata una parte dei proventi della vendita della pubblicazione. Anna Maria Cutuli, presidente diocesana dell’Azione Cattolica, ringraziando Dio per la splendida giornata vissuta insieme, ha invitato a percorrere con coraggio la strada della pace, che può essere parecchio difficile ma arricchente e coinvolgente. Si è conclusa la giornata con la Santa Messa, celebrata dal vicario generale mons. Giovanni Mammino che, commentando il brano evangelico della domenica, ha esortato i ragazzi a rispondere al desiderio che ogni uomo ha nel profondo del cuore, cioè quello della felicità, frutto della pace. “Per la pace - ha affermato mons. Mammino – bisogna imbandire la tavola del cuore. Conoscete la vita dei santi? Il Vangelo è stato vissuto da persone che hanno aperto il loro cuore al Signore. Voi siete beati se mettete nella vostra vita i giusti ingredienti: la fede e l’amore”. Don Arturo Grasso

SANTA VENERINA Occasione di fraternità il recital sulla vita del martire

“Raccontami di San Sebastiano” in teatro Era già successo per il concerto di Natale, sospeso a causa del sisma di Santo Stefano e ospitato dalla vicina parrocchia di Bongiardo nel proprio oratorio di via Princessa. Poi c’è stata la festa di San Sebastiano che ha riunito i cittadini nelle piazze al passaggio del fercolo, segno che una comunità, anche nei momenti più difficili, ha bisogno di ritrovarsi e fare festa. Su questa scia di positività e voglia di andare avanti si è innestata l’iniziativa del recital incentrato sulla vita di San Sebastiano. La parrocchia di Santa Venera non ha perso linfa. Il sisma della notte del 26 dicembre scorso ha recato danni ingenti all’interno della chiesa Madre del paese, a seguito dei quali la struttura è stata dichiarata inagibile. L’iniziativa del recital ha permesso a un’intera comunità, specialmente ai bambini e i giovani, di restare uniti: “I ragazzi – ha detto il parroco don Giovanni Marino – hanno voluto riprendere un’iniziativa del 2012. Il loro scopo è stato quello di sensibilizzare il territorio sulla figura del santo martire e, al contempo, di raccogliere dei fondi a favore della chiesa. Questa esperienza ha permesso ai ragazzi di vivere dei momenti belli insieme condividendo la gioia di fare qualcosa per la propria comunità. Credo che la cosa più bella è stata quella di aver creato gruppo anche se viviamo un momento difficile a causa delle chiese chiuse dopo il sisma”. Il testo originario è stato scritto nel 2012 da Rossana Arcidiacono e Giuseppe Arcidiacono mentre l’ultimo riadattamento è stato approntato da Rossana Arcidiacono. Il recital “Raccontami di San Sebastiano” è già andato in scena ai primi di febbraio (con repliche il 16-17 febbraio e verrà riproposto il 16-17 marzo). Accanto alle scene classiche di teatro nella nuova versione spiccano alcune riprese video: “Abbiamo fatto l’esperienza di fare le riprese

sterne come un vero e proprio set cinematografico. È stata un’esperienza formativa per tutti”, ha affermato Rossana Arcidiacono, mente e regia del recital, coadiuvata da Giovanni Cristaldi, Dario Rocca, Alfia Sciuto, il marito Lucio Russo, padre Giovanni Marino e l’attore Francesco Ciccio Russo. “Il nostro obiettivo è da un lato fare conoscere al territorio la storia di San Sebastiano e dall’altro raccogliere dei fondi da destinare ai lavori della chiesa a seguito del terremoto”, ha specificato Rossana Arcidiacono. La rappresentazione teatrale sulla vita del santo martire si svolge in due atti: prende piede con una parte narrativa che si svolge tra il pubblico ambientata ai giorni d’oggi e sono i bambini a pronunciare, rivolti al parroco, la parola “raccontami di…”. Le scene si dipanano dalla fanciullezza del santo fino all’apparizione in sogno della Pia Matrona, passando per il secondo martirio e la nascita del culto. Quasi 40 le persone impiegate, un gruppo inter-generazionale dai bambini fino agli over 60. Questi i nomi: Matteo Cantarella, Cristina Mangano, Antonio Musumeci (San Sebastiano, un ragazzo molto in gamba, severo con se stesso, che ha interpretato il Santo in maniera eccellente), Salvo Cantarella, Salvo Marano, Angelo Sorbello, Maria Crimi, Lucio Russo, Valentina Rapisarda, Grace Piazza, Salvo Oriti, Paola Cristaldi, Gabriele Cavallaro, Emanuele Tarda, Sebastiano Cantarella, Daniele Pappalardo, Francesco Russo, Francesco Piazza, Alfio Filetti, Rosario Tomarchio, Sebastiano Mangano, Alfio Romeo, Angelo Pio Romeo, Aurora Sorbello, Maria Mangano, Valeria Calì, Salvatore Musumeci, padre Giovanni Marino, Simone Pappalardo, Valeria Grasso, Elena Puglisi, Nancy Fresta. Domenico Strano

FESTIVAL DI SANREMO Da più parti contestato il risultato che però non è irregolare, Baglioni soddisfatto

Buona musica e le solite proteste e polemiche che riempiono le cronache Ancora si parla e si fa polemica sul Festival di Sanremo, a due settimane di distanza. Come quando era appena calato il sipario, si era avuto il vincitore, così il secondo e terzo classificato. Appena composto il podio, come in ogni festival che si rispetti, polemiche e critiche seguite da ovazioni e grandi consensi hanno riempito le pagine dei giornali di tutta Italia e le trasmissionj radio e tv. Ma Sanremo non è solo spettacolo e tanta musica per il nostro paese, il festival significa promuovere in tutto il mondo i nostri artisti e tanta televisione ad alto livello, perché dietro c’è una macchina che si chiama organizzazione, che può a buon titolo dirsi grande. Gli ascolti premiano il festival, premiano Claudio Baglioni, al timone di questo enorme e tentacolare “carrozzone” per il secondo anno, e questo ha dato modo ai pochi italiani che non hanno mai assistito ad un concerto live del cantante, di conoscere altri aspetti di questo musicista. Simpatico, grande professionista e instancabile promotore della musica italiana, con la sua scelta di avere come ospiti solo artisti italiani. Lontani i tempi in cui, a far da cornice all’esibizione dei nostri cantanti, era quasi un obbligo chiamare artisti stranieri molto famosi, che, purtroppo, a volte non cantavano dal vivo o non erano accompagnati nemmeno dalla grande orchestra del festival e chiedevano di cantare sulle loro basi o addirittura in playback. Tempi passati e finalmente il trionfo del made in Italy ha accontentato tutte le fasce d’età e tutti i gusti musicali. 24 artisti in gara, tanti giovani al loro debutto sul palco dell’Ariston nella cosiddetta categoria “big,” a cominciare da colui che ha trionfato, ancora incredulo su quello che gli sta succedendo. Ma conosciamo il vincitore, Alessandro Mahmood, nato a Milano nel 1992 da mamma di origini sarde e papà egiziano. Non è la sua prima volta a Sanremo perché già nel 2016 partecipa nella categoria “giovani”. Nel dicembre 2018 partecipando a “Sanremo giovani” vince la seconda serata,

conquistando di diritto la sua partecipazione alla 69° edizione del festival. Certo il suo sguardo incredulo, l’abbraccio dei colleghi e i fotografi che gridano a gran voce il suo nome per immortalare questo momento, pian piano gli fa realizzare che per lui il sogno è diventato realtà. Secondo classificato Ultimo, nome d’arte di Niccolò Moriconi vincitore della scorsa edizione sanremese nella sezione nuove proposte con il brano “Il ballo delle incertezze”. Terzo posto per il gruppo Il Volo, con una grande ovazione da parte del pubblico che però non basta a far conquistare il podio a Ignazio, Piero e Gianluca, trionfatori al Sanremo del 2015 con il brano “Grande amore”. Tante le polemiche in sala stampa e anche sul palco dell’Ariston quando Claudio Baglioni annuncia la vittoria di Mahmood, perché in effetti il voto degli italiani premia e mette al primo posto Ultimo, poi Il Volo e con un notevole distacco proprio il vincitore. Ma a ribaltare la classifica degli italiani ci pensano i giornalisti della sala stampa e la giuria composta da esperti. Sarebbe il caso però, come ha affermato lo stesso Baglioni, di rivedere il meccanismo del voto e forse pensare di dar voce alla gente che con il televoto esprime il proprio parere. La giuria di qualità ha lasciato un po’ perplessi se si pensa che, a parte il suo presidente, Mauro Pagani, musicista e già direttore artistico del festival, gli altri con la musica c’entravano decisamente poco. Attrici, presentatori, registi ed anche chef che forse con le sette note musicali non hanno molta dimestichezza. A tal proposito, si ricorderà l’amaro sfogo di Gigi D’Alessio, quando fu giudicato impietosamente da una giuria che di musica ne sapeva ben poco, lui che, al di là dei gusti e delle preferenze individuali, è comunque un eccellente musicista. Ma Sanremo è Sanremo. Gabriella Puleo


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17 febbraio 2019

Intervista

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INTERVISTA Il prof Rosario (Saro) Faraci presenta gli obiettivi e i primi risultati della Fondazione “Bellini” che presiede da pochi mesi

“La cultura sia l’asset cittadino più importante” Rosario Faraci, docente universitario, giornalista pubblicista e accademico corrispondente dell’accademia Zelantea, da agosto 2018 è il presidente della nuova Fondazione Bellini e componente di diritto della neonata Consulta della Cultura di Acireale. Gli abbiamo chiesto di illustrarci il lavoro di programmazione della Fondazione Bellini dal suo insediamento. Da pochi mesi la nuova Fondazione Bellini ha iniziato il suo percorso. Ad oggi quale è il bilancio sulla non facile strada da percorrere? Positivo in termini di entusiasmo, voglia di fare, desiderio di coinvolgere e far partecipare. Il nuovo Consiglio si è insediato a metà agosto e di fatto è operativo da quel momento. Abbiamo traghettato la Fondazione verso la nuova governance, pianificando ed attuando alcune iniziative per il Natale e avviato una interlocuzione con altri attori del sistema culturale della città, tra cui l’Accademia Zelantea, la Diocesi e la Basilica di San Sebastiano. Guardiamo soprattutto alle scuole della città: è lì che si orienta il nostro principale interesse, per costruire insieme ai giovani la città culturale del diverso presente. La nostra città ha bisogno di ritrovare una identità culturale, ritrovare i visitatori ad eventi e manifestazioni. Lei è ottimista verso questo obiettivo? Realista, Acireale fa parte della Rete delle Città della Cultura, finalizzata a promuovere la programmazione strategica della cultura come volano e strumento per lo sviluppo dei territori e la valorizzazione dei beni culturali e del turismo ad essi collegato. Questa adesione al network delle città della cultura va rafforzata e vivificata. La Fondazione fa parte di diritto della neonata Consulta della Cultura e porterà all’interno di questo importante organo consultivo e programmatico una bozza di Piano strategico della Cultura di Acireale al quale sta lavorando e che vorrà condividere con tutti gli altri attori culturali, con le associazioni e con la città intera. Il Piano è importante per definire e comunicare correttamente l’identità culturale della Città che, ricordiamolo, ha diverse vocazioni le quali van-

no integrate fra loro entro un’unica cornice. La Cultura deve diventare l’asset più importante di questa città per un rinnovamento dell’offerta turistica ed un potenziamento di quella esistente. Uno degli obiettivi della Fondazione Bellini è riuscire a recuperare il patrimonio dei teatri Maugeri e Bellini. A tal proposito ci sono progetti già avviati? Abbiamo fatto richiesta al Comune di Acireale, che è proprietario dei due beni immobili, di far conoscere quanto prima alla città la “roadmap” che, nei tempi e nei costi da quantificare, porterà alla riapertura dei due teatri, una volta ripristinate le condizioni minime di agibilità strutturale. Sono stato ascoltato in Consiglio Comunale e ho percepito grande interesse da parte di tutti i consiglieri al riguardo. Sarà presto convocato un tavolo tecnico allargato fra Fondazione, giunta e dirigenti dell’area tecnica del comune. Se verrà definita prima una importante questione pregiudiziale sulla pianificazione triennale delle opere pubbliche il comune potrà presentare subito un progetto a valere sul recente bando della Regione Siciliana che sostie-

ne interventi di ristrutturazione e innovazione tecnologica nei teatri. Ovviamente le storie dei due teatri sono molto diverse tra loro. Il Maugeri quando sarà riaperto tornerà ad essere un teatro, il Bellini avrà una destinazione d’uso differente, più assimilabile ad uno spazio multi-culturale, perché la sua originaria vocazione di teatro lirico è stata seriamente compromessa dai lavori di ristrutturazione nel corso degli anni. Occorrono, per entrambi i teatri risorse aggiuntive. Per il Bellini potremmo impegnare le somme derivanti dalla donazione Marano in arrivo dagli Stati Uniti. Il progetto “Memore” ha avuto un grande successo. Purtroppo ancora tante chiese restano chiuse e abbandonate. Il nostro ricco patrimonio architettonico come può essere recuperato ? “Memore” è un progetto pilota finalizzato a riabilitare i luoghi dell’anima e la memoria del cuore ad Acireale. Tra questi luoghi ci sono le chiese, non soltanto come edifici di culto ma anche come luoghi di cultura. La riapertura di alcune chiese da tempo chiuse ed abbandonate, in

collaborazione con l’associazione Cento Campanili, ha sortito quanto meno l’effetto di risvegliare in tanti acesi il desiderio di riabilitare questi luoghi. Molto rimane da fare però, perché ci vogliono risorse finanziarie e soprattutto tante idee nuove quando le risorse disponibili sono poche. Ed infine può anticipare ai nostri lettori i prossimi progetti a breve scadenza della Fondazione Bellini? A marzo ci sarà una iniziativa dal titolo “L’altra faccia della medaglia”, evocativa del desiderio di pace conseguente alla prima guerra mondiale di cui nel 2018 è caduto il primo centenario della fine dell’evento bellico. Poi sarà organizzato il festival della filosofia insieme al liceo Archimede e alla Fondazione Città del Fanciullo. Il premio “Francesco Musmarra”, il primo concorso internazionale per ensemble e orchestre di mandolino, è in programma dal 16 al 19 maggio. Infine il galà delle eccellenze con le scuole superiori per premiare i giovani più meritevoli dopo la maturità. Gabriella Puleo


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