Anno LVIII - N. 10
Domenica, 29 novembre 2015
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DIMORE ACESI - 5
dell’
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
INTERVENTO
Palazzo Musmeci gioiello barocco che ospitò nel 1806 re Ferdinando IV Gabriella Puleo
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CALATABIANO
Il vescovo Raspanti e l’imam Keith Abdelhalfid pregano insieme per la pace nella chiesa di San Paolo Nino De Maria
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SANT’ALFIO
A Villa Serena gli anziani curati con amore dalle Camilliane
Il Castello riaprirà quando si risolveranno i problemi di sicurezza nel sito e sulla collina
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Quote
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Guido Leonardi
Riccardo Naty
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Verso il Giubileo Apriamo una rubrica sul significato e i momenti di questo tempo straordinario a cominciare dall’annuncio del Papa
“Ci faremo abbracciare dalla misericordia di Dio”
Diamo inizio a questa rubrica “Giubileo in Diocesi”, per avere la possibilità di riflettere sul significato del Giubileo Straordinario della Misericordia, nei suoi diversi aspetti e momenti. Il termine “giubileo” proviene dalla traduzione latina di “iubilaeus”, che a sua volta deriva dal sostantivo “iubilum”, che indicava il grido di gioia dei pastori. Giubileo, dunque, indica una notizia di gioia importante. Papa Francesco darà inizio all’ Anno Giubilare l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. Il motivo di questo Giubileo Straordinario della Misericordia è spiegato nella Bolla di indizione, “Misericordiae Vultus”, al n. 3, dove si legge che Papa Francesco ha indetto il Giubileo, “come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”. Papa Francesco, ricordando le parole scritte da san Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Dives in Misericordia”, ribadisce come “la Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia”. La Chiesa ha il compito di annunciare l’amore di Dio, la misericordia di un Padre che raggiunge ogni uomo col suo perdono. In un tempo in cui l’uomo ha smarrito il vero senso della vita, si sente l’urgenza di ritornare all’essenziale. Vivere questo Anno Giubilare, secondo la parola di Dio riportata nel vangelo di Luca: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Per essere capaci di misericordia, ricorda Papa Francesco in “Misericordiae Vultus”, è necessario porsi in ascolto della Parola di Dio. È necessario recuperare il valore del silenzio per poter ascoltare la Parola di Dio che ci interpella. La misericordia deve diventare, per il cristiano, uno stile di vita. A tal fine ricorre l’importanza della preghiera, della frequenza ai sacramenti. Il Papa invita ad una conversione autentica. Richiama al Sacramento della Riconciliazione, quale luogo in cui maggiormente si fa esperienza del perdono di Dio e dell’autentica pace interiore. Esorta i confessori ad essere un “vero segno della misericordia del Padre”.
Perdono dei peccati senza confini
DIOCESI Messaggio a tutti i fedeli con l’invito a contemplare il Giubileo che ci viene offerto dal Sommo Pontefice
Il vescovo mons. Raspanti: “Fonte di gioia, serenità e pace” In occasione dell’apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia anche nella nostra diocesi sono state programmate una serie di iniziative per vivere questo tempo di grazia. Venerdì 11 Dicembre in Cattedrale dopo la celebrazione eucaristica delle ore 18.30, Mons. Guglielmo Giombanco, Vicario Generale, presiederà la celebrazione penitenziale e durante l’adorazione eucaristica, fino alle ore 22, sarà possibile celebrare il sacramento della Riconciliazione. L’apertura della porta giubilare sarà domenica 13 Dicembre. Alle ore 17.30 S.E. Mons. Antonino Ra-
DAGALA DEL RE
SCOUT AGESCI
Festa dell’Immacolata Il parroco don D’Aquino “Occasione preziosa per l’Anno Santo”
Letizia Franzone (continua a pag. 2)
spanti (nella foto) presiederà nella Basilica di San Sebastiano il rito della statio e da lì inizierà la processione per piazza. L. Vigo, via Ruggero Settimo e Piazza Duomo fino alla Chiesa Cattedrale dove avrà luogo una solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo, con i Rev.mi Canonici del Capitolo Cattedrale, dei Capitoli Collegiali della Basilica di San Sebastiano martire e della Basilica dei SS. App. Pietro e Paolo, i Rev.mi Parroci e i Sacerdoti della città. Gli Alunni del Seminario diocesano presteranno il servizio liturgico. Laura Pugliatti (continua a pag. 2)
Domenico Strano
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DIOCESI
Salvo Di Maria delegato della Zona Galatea “Voglia di partecipare alla Gmg di Cracovia” Salvo Tomarchio
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Il Vescovo al raduno delle Confraternite “Vostro esempio sia la regalità di Cristo” Nando Costarelli
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INTERVISTA L’avvocato acese presidente regionale dell’associazione di volontariato particolarmente impegnata con i migranti
CSVE Speciale e intervista al presidente Raffa
Valastro: “Salvare le vite e cambiare le mentalità”
”Pronti alle sfide europee”
Incontriamo Rosario Valastro, presidente regionale della Croce Rossa Italiana. Acese, avvocato, 41 anni. Sguardo sereno e modi gentili; una vita di impegno nel sociale prima da scout, adesso da anni in prima linea in Croce Rossa e in particolare nell’intensa attività per l’accoglienza dei migranti. La Croce Rossa Italiana della Sicilia viene premiata con il prestigioso ’Henry Davison Award per l’impegno a favore dei migranti. Centinaia di sbarchi e un immane lavoro di accoglienza, chi desidera ringraziare per questo riconoscimento? Questo premio lo abbiamo immediatamente dedicato a colori i
quali senza risparmiarsi nemmeno per un attimo, giorno e notte, a Pasqua e a Natale, sotto il sole o al freddo sono stati impegnati in un’attività che non scopriamo adesso e che non è “alla moda”, ma che rappresenta da sempre il nostro campo d’azione e il modo in cui onoriamo la nostra missione: aiutare gli ultimi, chi ha perso tutto, chi è vulnerabile. Questo non ci ha di certo portato a trascurare le altre nostre attività ordinarie, abbiamo praticamente
raddoppiato gli sforzi. C’è una storia, un volto, un momento che le è rimasto particolarmente impresso e che secondo lei può raccontare bene questa incredibile momento? Ce ne sono tantissime, ne condivido almeno un paio. La prima è quella di un siriano che portava con sé una sorta di fagotto, con i suoi risparmi e i documenti della famiglia. Questa persona faceva il mio stesso mestiere in patria, l’av-
vocato. Mi ha raccontato di aver lasciato la sua vita nella speranza di dare un futuro di vita ai suoi figli, qualunque fosse adesso il suo destino professionale. Un altro ricordo forte mi riporta ad uno sbarco particolarmente difficile, le persone tratte in salvo erano completamente sconvolte per aver visto morire molti uomini in mare, molti a stento riuscivano a parlare. Allo stesso modo ricordo un altro sbarco, quando un bambino, non appena ha scorto l’emblema della Croce Rossa, si è praticamente lanciato tra le braccia dei volontari. Salvo Tomarchio (continua a pag. 7)
Dedichiamo pagina 6 al Centro di servizio per il volontariato etneo, che raccoglie 212 associazioni socie delle province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna, e alle sue attività. E, negli anni della riforma del terzo settore, Salvo Raffa intervistiamo il presidente Salvo Raffa, che ci parla dell’attenzione del Csve al territorio, capace di fare rete e pronto ad accogliere le sfide dell’Europa. Salvo Tomarchio (speciale pag. 6)
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In Seconda
29 novembre 2015
DIMORE ACESI - 5 Palazzo Musmeci nel 1806 ospitò Ferdinando IV re delle Due Sicilie
Gioiello dell’architettura barocca
Nel cuore di Acireale, piazza San Domenico, una delle più belle piazze della nostra città, racchiude nel suo perimetro due gioielli dell’architettura barocca, la chiesa di San Domenico e il palazzo Musmeci. Costruito nella prima metà del XVII secolo, presumibilmente per volere di Saverio Musmeci, subì pesanti danni durante il terremoto del 1693, ma i lavori di restauro non poterono tutti essere affrontati da don Saverio perché quest’ultimo morì nel 1703. Uomo di grande cultura, erudito nelle scienze naturali, medico, come il padre, fu rappresentante presso i Vicerè dell’isola, chiedendo provvedimenti e collaborazione per la sua città. Insieme al barone Alessandro Grasso fu uno degli organizzatori della difesa degli acesi contro le truppe francesi, durante la rivolta di Messina, dal 1674 al 1679. Nel corso della spaventosa eruzione dell’Etna del 1669, don Saverio insieme al sacerdote don Diego Pappalardo, a Giacinto Platania (autore dell’affresco sull’eruzione che si trova nella sacrestia della cattedrale di Catania) e altri ardimentosi uomini, cercarono di deviare un minaccioso fiume di lava che da Belpasso scendeva verso i paesi vicini. L’obiettivo era di far defluire la lava verso ovest, ma il tentativo fu bloccato dagli abitanti di Paternò, timorosi di subire danni dalla nuova direzione del flusso. La famiglia assurse a grande splendore durante la seconda metà del ‘700 con un altro Saverio Musmeci, proprietario di un fondo a Castrogiovanni, chiamato Torre. Egli ottenne l’infeudazione di esso per se e i suoi discendenti, con privilegio del 14 ottobre 1752. Ottenne anche, il 29 luglio 1753, il titolo di barone della Torre per se e i suoi discendenti. La facciata del palazzo si sviluppa su tre piani, al piano terra le finestre si collegano, attraverso degli architravi, ai balconi del piano nobile, arricchite da ringhiere in ferro battuto lavorato, mentre l’ultimo piano è adorno di piccole finestre quadrate che ospitavano le stanze della servitù. Il portale in pietra lavica è sormontato da un mascherone che suscita non poca meraviglia a chi oltrepassa quella soglia. Esso è curato nei minimi particolari, Il naso carnoso, la lingua e i denti visibili, i baffi spioventi, per incutere rispetto e timore a chi si accinge ad entrare nel palazzo.
L’atrio è maestoso, in pietra lavica, ha una struttura con due colonne, sormontate da due leoni, uno accovacciato che tiene in mano lo stemma della famiglia e l’altro con le zampe anteriori su un globo. Oltrepassate le colonne si entra in un cortile interno ornato da statue mitologiche tra cui la statua del Nettuno. Gli interni sono di gran pregio, finemente arredati, rispecchiando l’opulenza e la raffinatezza dei loro proprietari. Palazzo Musmeci può vantare nella sua ormai lunga storia la visita di personaggi illustri, come il Re Ferdinando IV, l’ambasciatore inglese lord William Bentinck e il Re Umberto I di Savoia. Re Ferdinando IV, Re delle due Sicilie, giunse ad Acireale il 19 aprile 1806, la magistratura civica lo attendeva a circa un miglio da porta Gusmana insieme al popolo, che tributò al sovrano grandi applausi e onori. Il Re assistette al Te Deum in cattedrale e dopo si recò a palazzo Musmeci ove prese dimora. L’alcova dove dormì il re oggi non ha più i mobili e il letto di allora, ma conserva tutto il fascino di un luogo che è entrato ben di diritto nella memoria storica del palazzo, visibile ancora la sedia e il piccolo tavolo usati dal re, in uno dei bellissimi saloni. Attigua a questo salone si trova una cappelletta privata, piccolo gioiello dell’arte barocca. Il sovrano, non immaginando tanta calorosa accoglienza, ripagherà Acireale accordando il titolo di Senato alla città e ai senatori l’onore della Toga. Intanto, l’avvicendarsi degli avvenimenti storici stavano portando in Sicilia una presenza attiva dell’Inghilterra con la persona di lord William Bentinck nel 1813, quest’ultimo ben presto diventerà l’artefice principale della politica del Regno delle due Sicilie. Nel 1881 il Re Umberto I di Savoia insieme alla consorte Margherita e al figlioletto Vittorio Emanuele (futuro Re Vittorio Emanuele III)
venne in visita nella nostra città, alloggiando all’Hotel des Bains, fatto costruire insieme al complesso delle terme dal barone Agostino Pennisi di Floristella. In quella occasione il sovrano volle visitare il palazzo, facendo crescere il numero di visitatori illustri di palazzo Musmeci. Lo scorso anno anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, in visita nella nostra città, ha espressamente chiesto di poter visitare il palazzo, dopo essersi recato alla biblioteca Zelantea. Nello scorrere degli anni il palazzo è rimasto di proprietà della famiglia Musmeci, tramandandosi in eredità di padre in figlio. Negli anni a noi più vicini ricordiamo Saverio, nato ad Acireale il 13 ottobre 1864, barone della Torre, succedendo di diritto alla morte del barone Nicolò, suo padre. Sposò il 23 settembre 1885 Lucrezia Beneventano, figlia del barone Giuseppe Luigi, senatore del Regno. Dall’unione dei due sposi nacquero quattro figlie, Giovanna, Anna, Flavia e Giuseppina e il 13 gennaio 1912 Nicola Francesco Saverio. Fu il barone Nicola ad occuparsi negli anni ’30 del secolo scorso di un minuzioso e accurato restauro del palazzo, riportandolo alle linee originali barocche, bella la facciata dipinta di un tenue colore avorio, che ben fa risaltare la pietra nera e bianca. Oggi il palazzo continua ad essere amorevolmente “accudito” dalla vedova del barone Nicola, la baronessa Johanna, dopo la scomparsa del marito avvenuta il 21 novembre 1993. Gabriella Puleo
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ACIREALE Vescovo e imam insieme a S. Paolo
Preghiera interreligiosa
Si è tenuto domenica 22 novembre nella chiesa di S. Paolo, ad Acireale, l’incontro interreligioso organizzato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. L’incontro ha suscitato molto interesse, sia tra i fedeli (che avevano occupato numerosi tutti i banchi della chiesa), sia tra i mass-media, come testimoniato dalla presenza di molti fotografi e videoreporter. Erano presenti il vescovo mons.Antonino Raspanti e l’imam della moschea della Misericordia di Catania Keith Abdelhafid, il quale ha preso per primo la parola, iniziando il suo intervento con il tipico saluto arabo che augura la pace. Egli ha reso omaggio alle vittime degli attentati di Parigi del 13 novembre scorso, ma ha ricordato anche i morti dei tanti altri attentati che ci sono stati nei territori arabi. Ha detto pure che gli attentatori sono vittime dell’estremismo religioso, perché il Corano invita alla pace tra gli uomini ed i popoli. Anche mons. Raspanti ha ri-
cordato i caduti degli attentati di Parigi, ma anche quelli di altri precedenti attentati che ci sono stati in altre parti del mondo. Ed ha messo in guardia contro il rischio dell’ipocrisia, perché se ci si limita a biasimare le attività criminose e poi non si opera concretamente – tutti – per la pace, allora si diventa ipocriti. Ha poi evidenziato che se egli, qui, può abbracciare Abdelhafid e chiamarlo “fratello”, in tanti Paesi amministrati da governi islamici ciò non è possibile, e non è più accettabile che quasi ogni giorno si debba sentir parlare di cristiani perseguitati, torturati, ammazzati in tali paesi. È seguito un momento di preghiera comune, fatta con le parole della “Preghiera semplice” di san Francesco, che inizia così: “O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace”. Il breve ma significativo incontro si è concluso con una stretta di mano ed un lungo abbraccio tra mons. Antonino Raspanti e l’imam Keith Abdelhafid. Nino De Maria
LIBRI Lunedì 30 si presenta il lavoro di Cettina Scavo e Salvatore Licciardello su Piano d’Api Sarà presentato lunedì 30 Novembre 2015, alle ore 17, nella Chiesa Madonna della Misericordia di Piano D’Api, il libro dal titolo: Il crocevia sulla collina. Piano d’Api: storia di una comunità”, di Cettina Scavo e Salvatore Licciardello. Il testo è frutto di un lavoro di ricerca ad incrocio e raccolta di materiali, durato ben quattro anni, attraverso la ricerca documentaria nei vari archivi di Acireale e Catania, compresi quelli dei registri di molte parrocchie della Diocesi acese. L’esperienza significativa per l’indagine storica su Piano D’api, inoltre, è stata data dall’apporto di molte persone attraverso non soltanto le testimonianze orali ma anche documentarie familiari e fotografiche. Essi consegnano l’identità storico-culturale delle origini di Piano D’Api e del suo progressivo sviluppo, a partire dalla Piazza, borgo rurale fino a qualche decennio fa, non avente la particolarità di una grande piazza cittadina, ma che rappresenta un
importante punto di riferimento collettivo. All’interno del testo, capitoli che sono corredati da testimonianze fotografiche di una certa valenza, destinati ad approfondire il luogo, l’evoluzione economica del territorio (con approfondimenti alle residenze rurali ed alle attività vitivinicole), la nascita del paese ed il suo sviluppo (con riferimenti alla scuola ed alla guerra), il secondo dopoguerra agli inizi del terzo millennio con, tra gli altri, riferimenti al processo di urbanizzazione sino agli anni ’60. Interessante, inoltre, nell’appendice di documenti, un inno alla Madonna della Misericordia e documenti dei vari archivi storici con tanto di note bibliografiche. Interverranno don Giuseppe Garozzo, parroco della chiesa di Piano d’Api, don Gaetano Pulvirenti, parroco della Chiesa di Santa Lucia; Giorgia Catalano, studiosa di Beni Culturali; e lo storico Antonio Patanè. Coordinerà Maria Cristina Torrisi.
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Il significato profondo del Giubileo
Diocesi: gli appuntamenti dei primi mesi
Ogni confessore deve accogliere i fedeli allo stesso modo come ha accolto il figlio della parabola di Luca, quel Padre che gli corse incontro e fece festa per il suo ritorno. Ogni fedele deve sperimentare la misericordia di Dio e il suo perdono. Il confessore è chiamato a diventare espressione della misericordia di Dio che tocca ogni uomo. Altro momento peculiare del Giubileo, indicato dal Papa, è il pellegrinaggio. Il pellegrinaggio rappresenta la vita stessa dell’uomo, “icona del cammino stesso che l’uomo compie nella sua esistenza”. L’uomo è “viator”, un pellegrino che cammina verso una meta. “Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio quindi, sia stimolo alla conversione. Attraverso la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”. (Papa Francesco in “Misericordiae Vultus”, n. 14). Il Papa invita inoltre ad andare verso le periferie dell’esistenza umana, in quei luoghi in cui spesso le ferite dell’uomo sono dimenticate. La misericordia cristiana si esercita attraverso gli atti di carità fraterna e la solidarietà, andando incontro alle diverse necessità dei più bisognosi. Le opere di carità riguardano sia i bisogni corporali, quali: dar da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, ospitare chi è senza tetto, vestire chi non ha niente, visitare gli ammalati e i carcerati, seppellire i morti; sia i bisogni spirituali, quali: consigliare, insegnare, ammonire, perdonare, sopportare con pazienza, pregare per i vivi e per i morti. Il Giubileo porta con sé anche il riferimento “all’indulgenza”. Nell’Anno Santo della Misericordia acquista un rilievo particolare, “il perdono dei nostri peccati non conosce confini”. L’indulgenza, parziale o plenaria, è il perdono davanti a Dio della pena temporale dovuta dai peccati commessi. Nell’Anno Santo l’indulgenza è plenaria e assume un rilievo particolare nel Sacramento della Riconciliazione, dove si sperimenta tutto l’ amore e la misericordia di Dio. Un Anno Santo Straordinario per ricordarci la misericordia di Dio verso ogni uomo e, come conclude Papa Francesco nella Bolla di indizione al Giubileo, “per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita”. Letizia Franzone
La Cappella musicale del Duomo, diretta dal M° Rosanna Furnari, accompagnata all’organo dal M° Giuseppe Bella, animerà con i canti la liturgia. I Giovanissimi e i Giovani della Parrocchia Cattedrale presteranno il servizio d’ordine. Al termine della celebrazione il Vescovo benedirà l’Icona dei Giovani “dell’Amore più grande” e la consegnerà alla Consulta Diocesana del Servizio per la Pastorale Giovanile. In occasione di questo importante appuntamento il Vescovo di Acireale ha inviato un messaggio a tutti i fedeli della Diocesi dove rinnova l’invito a contemplare il mistero della misericordia. “Carissimi Figli e Figlie, Domenica 13 dicembre p.v., così come stabilito da Papa Francesco, apriremo in Diocesi il Giubileo straordinario della Misericordia. La motivazione del Giubileo è indicata nella Bolla di indizione: “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” (Misericordiae vultus, 2).In questo anno, come indicato nelle Linee pastorali diocesane, in comunione con la Chiesa universale, anche noi pregheremo, rifletteremo ed opereremo per “annunciare e testimoniare la Misericordia del Padre”. La porta della Misericordia nella nostra Chiesa Cattedrale e nei Santuari mariani di Valverde e Vena la “attraverseremo con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio. Lo Spirito Santo che conduce i passi dei credenti per cooperare all’opera di salvezza operata da Cristo, sia guida e sostegno del Popolo di Dio per aiutarlo a contemplare il volto della misericordia” (Misericordiae vultus, 4). Accogliamo il Giubileo come un dono grande che Dio, ricco di misericordia, concede alla Chiesa e viviamolo come un tempo di Grazia per un rinnovato impegno di seguire Gesù Cristo. La Vergine Santissima, Madre della Misericordia, accompagni i nostri passi, ci aiuti a varcare la Porta santa e ci sostenga nel quotidiano pellegrinaggio terreno. Nell’attesa di incontrarci per i vari appuntamenti giubilari, di cuore benedico tutti e ciascuno singolarmente”. Laura Pugliatti
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Cultura e Società
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29 novembre 2015
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CALATABIANO Giusy Bosco spiega il perché della chiusura del maniero e l’impegno della società per riaprirlo
Lavori complessi nel sito del castello La chiusura improvvisa, agli inizi dello scorso mese di ottobre, del castello di Calatabiano ha suscitato grande impressione in paese, scatenando una ridda di indiscrezioni sulla paventata volontà della diocesi di Acireale (proprietaria del maniero) di chiudere il sito. Per saperne di più, abbiamo sentito la dott.ssa Giusy Bosco, amministratore della “Cultinvest in liquidazione”, società che gestisce l’antico castello, curandone la valorizzazione, la fruizione e la promozione turistica. - Qual’è, complessivamente, la situazione attuale del castello? Si può fare una stima dei danni subiti a seguito degli eventi atmosferici degli ultimi tempi? “Preciso anzitutto che il castello, in sé, non ha subito alcun danno. Quel che suscita preoccupazione, invece, è il costone sovrastante la biglietteria. Visto che, peraltro, non è di proprietà della Diocesi nè in gestione alla Cultinvest, ma di proprietà di privati, i tempi di intervento non si prevedono brevi. Appurato questo fatto
dalla relazione tecnica pervenuta lo scorso 29 ottobre, l’amministrazione della società sta facendo predisporre un progetto di emergenza per spostare temporaneamente i luoghi della biglietteria e aprire al più presto. Attendiamo dai tecnici incaricati le necessarie assicurazioni per riaprire in sicurezza. I danni economici subiti sono notevoli, ma la sicurezza dei visitatori e dei dipendenti non ha prezzo”! - Quali tipologie di interventi sono previsti, nell’immediato, da parte della diocesi? “La Diocesi non ha titolo per mettere in atto degli interventi, semmai
è la Cultinvest, gestore del sito, che mette giornalmente in campo risorse umane, professionali ed economiche. Al momento l’antico sentiero è interdetto al transito, anche pedonale, e sul versante su cui insiste l’ascensore ci sono movimenti di terra e detriti che creano problemi alla biglietteria. Noi stiamo provvedendo a risolvere tutto ciò che è in nostro potere; per il resto speriamo che la sistemazione dei costoni venga inclusa nel progetto di intervento della Protezione Civile, già finanziato; se così non dovesse essere, non credo che sarà semplice venirne fuori”.
- Sono state effettuate delle verifiche agli impianti del castello? “L’impianto di risalita è in manutenzione straordinaria. La ditta specializzata sta provvedendo a pulire le piste, controllare tutti i meccanismi e sostituire i pezzi usurati. La manutenzione è un fatto di normale diligenza, ancora di più quando fango e piogge compromettono la funzionalità! Un’altra ditta specializzata sta ripristinando tutti gli impianti tecnologici già presenti nel castello, dopo la ristrutturazione, ma che abbiamo trovato in stato di degrado”. Il prossimo 30 novembre ci sarà un sopralluogo con la Protezione civile regionale per capire come intervenire per la messa in sicurezza del sito e la risoluzione di tutte le criticità. I tempi previsti per la riapertura del sito, quindi, non sono brevi. Ciò è un vero peccato, considerato il valore del sito, per la cui promozione, a livello turistico e culturale, stava già operando la dott.ssa Bosco, prima degli eventi calamitosi. Guido Leonardi
ACIREALE Il primo degli incontri curati da “I colori del vento” e dedicati ai bambini
“... Potere e fascino della parole” Organizzato dall’associazione culturale “I colori del vento” e patrocinato dal Comune di Acireale, il convegno dal titolo “A ritrovar le storie… potere e fascino delle parole”, incentrato sulla narrazione delle fiabe e sul potere evocativo della voce, ha ricordato la “Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, celebrata il 20 novembre. Organizzato presso il Teatro dell’Opera dei Pupi di via Alessi, l’incontro, moderato da Maria Pia Fontana, ha visto una riflessione sul valore che ha la parola nella crescita sana del bambino e sulle fiabe come strumento per creare un legame affettivo. Un primo appuntamento di un percorso alla riscoperta del fascino del racconto che nei prossimi mesi continuerà con letture di testi classici della tradizione favolistica, tenuti al Caffè Eden della Villa Belvedere di Acireale, e curati dall’equipe dell’associazione, così spiegati dalla sua presidentessa, Cecilia Anelli: “E’ nata lo scorso anno con lo scopo di occuparsi dei più piccoli, portando avanti una ricerca sociale ed educativa sull’infanzia, con parti-
colare attenzione all’arte e alla creatività. Ci ispiriamo ai pensieri educativi di alcuni pedagogisti come Rudolf Steiner, Alberto Burri e soprattutto Loris Malaguzzi e alla sua teoria dei cento linguaggi per l’infanzia, cento modi che i bambini possiedono per esprimersi ed agire autonomamente. Il compito di educatori,
insegnanti e genitori è solo quello di disporre l’ambiente. Abbiamo iniziato le nostre attività organizzando nelle scuole di Giarre dei laboratori creativi con materiali di scarto e adesso proseguiamo le nostre attività dedicando attenzione alla narrazione. Questa conferenza vuole essere l’inizio di un percorso di formazione per insegnanti, educatori e genitori sull’importanza dei racconti che permettono al
bambino di crescere, trovando nella fiaba le risposte ai suoi interrogativi. Nei prossimi mesi infatti, nell’ambito di un progetto denominato “Racconti in valigia”, organizzeremo la lettura di fiabe classiche come quelle dei fratelli Grimm o di Hans Christian Andersen, proponendo un ritorno al passato, una riscoperta del piacere di stare tutti insieme seduti in cerchio ad ascoltare una fiaba.” Nel corso dell’incontro, a cui ha preso parte anche l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Adele Chiara D’Anna, è stata ribadita l’importanza del recupero della narrazione orale come momento educativo e della riscoperta dei miti e delle storie della nostra tradizione. Ma attenzione è stata dedicata anche a casi particolari di racconto, come quelli del vissuto di malattia. A relazionare i cantastorie e narratori professionisti Riccardo Francavilla e Margherita Sgarlata, l’animatrice alla lettura Teresa Sciacca, e Tiziana Lo Monaco, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Medicina Narrativa. Monica Trovato
LIBRI La terza fatica letteraria dell’avvocato acese che scrive della sua vita
Recensioni “Canticu di’ Cantici” biblico poema d’amore tradotto in dialetto siciliano da Angelo Battiato Il Cantico dei Cantici, il più affascinante e seducente poema d’amore della storia dell’umanità, è stato tradotto, di recente, in dialetto siciliano. Il libro, “incastonato” nella Bibbia, parla d’amore e di passione, di desiderio e di emozione, e coniuga l’umano e il divino, il presente e l’infinito. La traduzione, curata da Angelo Battiato (nella foto), misterbianchese, esperto di tradizioni popolari e di storia locale, è pubblicata nel libro “Canticu di’ Cantici” (Ed. Le Farfalle, Catania, 2012), ed offre al lettore una chiave di lettura nuova e originale per comprendere e “decodificare” il libro sacro più studiato e commentato del Vecchio Testamento. Il Cantico dei Cantici, secondo la tradizione biblico–giudaica, è stato scritto dal re Salomone (sec. X a.C.), quando era ancora giovane, anche se permangono molti dubbi sull’autenticità dell’autore, e racconta la sconvolgente storia d’amore di due giovani, “Diletto e Sulammita”, un umile pastorello e la sua amata, con un’arditezza di linguaggio e di immagini che sconvolgono per la bellezza anche il più distratto lettore. <<Confesso d’averlo “sentito” in dialetto siciliano, quasi in maniera istintiva e naturale - dichiara Angelo Battiato -; l’ho avvertito come un dolce “rimbombo”, un’eco, con tutta la sua musicalità, freschezza, genuinità e ingenuità>>. Forse perché il Cantico, che esprime passioni e sentimenti profondi, non può che essere “letto” nella propria lingua d’origine, nella lingua ancestrale dell’infanzia. <<I mistici, in modo particolare - continua Battiato -, sono attratti dalle pagine del sacro poema che narrano dei notturni, dei silenzi, delle “lontananze”, di immagini che sembrano inspiegabili ad “occhio nudo”. È, soprattutto, un Canto di uomini, di donne e dell’umanità di Dio, che conquista e “rapisce” il cuore>>. Angelo Battiato, autore Misterbianchese, insegna nelle scuole secondarie superiori. Cultore di storia locale e di dialetto siciliano, ha al suo attivo parecchi lavori fra i quali troviamo, “’A mascara”, “La commedia dell’arte misterbianchese”, “La chiesa della Madonna degli ammalati”. Battiato ha curato la prefazione in alcune opere di importanti autori siciliani. Collabora con alcune testate giornalistiche regionali svolgendo attività pubblicistica e con il sito scolastico nazionale “AetnaNet.org”. Agata Sava
LIBRI Lunedì 14 dicembre si presenta il nuovo libro di Costarelli su S. Michele
Quel “destino” di Salvo Cavallaro Il quartiere e la chiesa parrocchiale Terza fatica letteraria per l’avvocato Salvo Cavallaro. “Era Destino” segue i primi due libri dell’autore dal titolo “ma di cosa stiamo ancora parlando?” pubblicato dalla casa editrice Carthago nel 2011 e “date da mangiare ai pesci” della stessa casa editrice, pubblicato nel 2013. La scrittura scorrevole, il testo che cattura dalle prime pagine l’attenzione e la curiosità del lettore, questa è l’arma vincente, la bravura di Salvo Cavallaro nel narrare storie che coinvolgono, pagine che parlano di vita vera. “Era destino” si compone di due racconti, “senza alcun appello (memorie di un giovane avvocato)” e in appendice “sogni di giustizia”. L’introduzione è a cura di Giuseppe Pennisi che ha affiancato lo scrittore anche nella presentazione del libro al pubblico acese. Il corpo centrale è il primo racconto, che narra la vita di un giovane avvocato alle prime esperienze con il mondo del lavoro e la voglia di entrare a far parte di quell’ambiente che si è scelto dopo anni di studi e non pochi sacrifici. L’avvocato Cavallaro sa bene come “trattare” la materia in questione esercitando la stessa professione e quindi vivendo in prima persona l’esperienza lavorativa del protagonista del suo racconto. Bello l’inizio de II capitolo dal titolo “la causa iniziale” dove il protagonista racconta il momento in cui decide di diventare un avvocato. Chi non ricorda il ritorno di Enzo Tortora in televisione dopo essere stato ingiustamente coinvolto in un caso giudiziario che fece scalpore negli anni ’80. Era il 20 febbraio 1987 e Tortora dopo aver visto riconosciuta la sua innocenza ed essere ritornato un uomo libero tornava al timone del suo storico programma: Portobello. Purtroppo il presentatore morì l’anno successivo a causa di un male incurabile. Molti saranno rimasti sgomenti di questa triste pagina di storia della giustizia italiana. Come può essere distrutta da un errore giudiziario la vita di un uomo, e per un bambino di dieci anni (questa l’età del protagonista del libro nel 1987) deve essere stato un ricordo indelebile. Nei capitoli che seguono lo scrittore narra sapientemente gli anni dell’università del protagonista, la figura paterna che lo vorrebbe come aiuto in bottega e invece si ritroverà presto un figlio laureato e, come tutti i padri non si tira indietro nell’aiutare quel figliolo con l’idea fissa di fare l’avvocato. La ricerca di uno stuS. Cavallaro G. Pennisi e B. Finocchiaro dio dove iniziare la pratica forense è fondamentale per prepararsi adeguatamente a quei “tre terribili giorni” dell’esame di abilitazione alla professione legale. Giorni vissuti con terrore e disagio, ma che una volta superati finalmente aprono di diritto alla professione tanto amata dal protagonista. Scorrono veloci gli altri capitoli che fanno amare al lettore sempre più questo giovane avvocato, con le vicende del suo quotidiano dove protagonista importante è la sua professione, arrivando così all’ultimo capitolo “verdetto finale”. Un capitolo che racchiude l’essenza del destino di ogni uomo che aldilà delle sue scelte volontarie, dettate dalla sua indole e dai suoi desideri, a volte è costretto da un destino a lui avverso a dare una svolta alla sua esistenza. Una caduta accidentale del padre, la sua lunga e forse definitiva assenza dal lavoro, la bottega di famiglia, lo mettono di fronte ad una scelta, chiudere l’attività paterna sapendo di arrecare un immenso dolore al proprio genitore o accettando il proprio destino e cambiare vita, abbandonare tutto quello in cui si era creduto per anni, per amore di un padre, del proprio padre. Gabriella Puleo
Un libro che si legge con passione, catturando l’attenzione non solo di coloro che abitano nel quartiere “San Michele” ma di tutti gli acesi che amano Acireale. Questo è il libro di prossima pubblicazione del professore Nando Costarelli, dedicato alla parrocchia di San Michele e al quartiere che si espande attorno all’antica chiesa. Sarà presentato al pubblico il prossimo 14 dicembre, alle ore 18,30, nel salone della chiesa di San Michele. Il volume, dal titolo “Il quartiere e la chiesa parrocchiale “San Michele” di Acireale agli inizi del terzo millennio”, la cui prefazione è stata curata dal can. prof. Salvatore Pappalardo, introduce il lettore ad assaporare una parte della nostra storia che ci riporta ad anni lontani. Basti ricordare che l’attuale chiesa nasce nel luogo dove prima del 1500 la famiglia Gambino o Gambini, proprietari del bel palazzo che ancora oggi domina la piazza, aveva fatto erigere una piccola cappella dedicata al culto del Santo. Nel 1540 fu edificata, al posto della piccola cappella, una nuova chiesa distrutta dal violento terremoto del 1693. L’attuale chiesa nasce nel XVIII secolo su disegno dell’architetto Stefano Ittar. Questo libro può essere visto come la giusta continuazione del precedente lavoro del professore Costarelli, dedicato al suo quartiere, dal titolo “la chiesa parrocchiale San Michele in Acireale: storia, cultura e tradizioni, dalle origini agli albori del terzo millennio”. E se il primo libro porta il lettore a conoscere la vita di questa bella comunità parrocchiale fino alla fine del secolo scorso, il nuovo lavoro introduce all’attività della parrocchia in questo primo decennio del nuo-
vo secolo, con gli ultimi recenti avvenimenti. Padre Venerando Licciardello è l’attuale parroco dal 14 dicembre 2009. Un grande ricordo ha lasciato padre Orazio Adamantino che ha retto la parrocchia dal 2001 al 2009 anno della sua scomparsa. Il professore Costarelli racconta anche l’evoluzione di tutto un quartiere in rapida espansione, che ha visto nascere nuove arterie, oggi trafficate e sedi di buona parte del commercio acese. Una menzione speciale merita via Dafnica, una delle strade più antiche di Acireale, con i suoi palazzi storici, i collegi “Buon Pastore” e “San Michele”, vanto della nostra città insieme al collegio Pennisi, istituti storici che hanno fatto guadagnare ad Acireale l’appellativo di “città degli studi”. Allo stesso tempo il professore Costarelli non dimentica di citare i tanti personaggi più o meno illustri che hanno abitato in questi luoghi, alcuni di essi hanno fatto la storia di questo quartiere con le sue piazze, strade e vicoli. L’excursus storico cita anche tutti i vescovi della diocesi di Acireale, dal primo, mons. Gerlando Maria Genuardi all’attuale, mons. Antonino Raspanti. Il libro del professore Costarelli è una preziosa fonte storica, che avvince fin dalla prima pagina, tanti piccoli “tesori” sono racchiusi nel volume, come le poesie che aprono il libro, una dello stesso autore e l’altra di Vincenzo Quattrocchi, o ancora il capitolo dedicato alla chiesa di San Martino con la sua storia e il viaggio a Roma per la benedizione, da parte del Santo Padre, della statua di San Michele dopo i restauri. Ga. P.
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Chiesa e Società
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Jonio
SANT’ALFIO La caratteristica della casa di riposo voluta da mons. Pelluzza e retta dalle Figlie di S. Camillo
Villa Serena: amorevole cura per l’anziano
Scrive San Paolo, a termine dell’inno sulla carità in 1 Cor 13 , che “la carità non avrai mai fine”. Ovunque ci sia una comunità presente ai più bisognosi o un cristiano che serve o ama il prossimo come se stesso …proprio li c’è il cuore “pulsante” della Chiesa: unita dall’Eucarestia, nel nome e dal messaggio di Gesù si impegna nella carità
e nelle opere di misericordia spirituali e corporali…. proprio li la carità non avrà mai fine…perché la carità vera non ha “scadenze” a differenza del cibo o dei contratti giuridici.
Il Santo Padre ultimamente parla spesso della misericordia che è il più grande messaggio e sconvolgente del vangelo. Avere questi comportamenti di Misericordia significa prodigarsi con amore e cura come Gesù Buon Samaritano su quell’uomo sventurato che scendeva da Gerusalemme a Gerico (Lc 10, 25-37).
In questa carità si impegnano le suore Figlie di San Camillo presenti da molti anni nella casa di riposo Villa Serena a Sant’Alfio. Questa casa è stata voluta da mons. Francesco Pelluzza, il quale
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rifiutò molte proposte per fare carriera ecclesiastica, che considerò come le suore trattavano i bambini e gli anziani nella casa di Roma e visto che erano presenti nell’ospedale di Acireale chiese a loro di poter gestire un piccolo asilo intitolato a “mons. Nicotra”. Quando fu aperto l’asilo le suore alloggiavano in via Marconi. Successivamente esse giunsero ad avere una piccola degenza per anziani (siamo già intorno al ‘58-60). La spiritualità camilliana di assistenza agli ammalati ed agli infermi si armonizza perfettamente con il fine che Villa Serena oggi si propone: accogliere e curare l’anziano.
San Camillo raccomandava spesso ai suoi figli di aver un amore quasi materno per l’infermo, di non chiede pazienza all’ammalato ma piuttosto di offrirla, di avere il cuore nelle mani. A padre Camillo non piaceva la pietà che “tagliava le mani alla carità”. Oggi Villa Serena è un luogo di amorevole attenzione all’anziano, dove si convive con la gioia, la pace e la serenità. Sei suore, insieme ai collaboratori, sono instancabili nel continuare l’opera di questa casa di assistenza e di cura alla terza età. Quando relazione tra assistente e malato si configura come incontro con il povero e con
il bisognoso allora il rapporto con il malato può divenire luogo di comunione, di amore e di responsabilità. Le suore nel farsi presenti all’altro nel suo dolore, ovvero ai tanti anziani e malati da loro
assistiti, lo aiutano: questa è opera d’amore che rende la situazione del malato una situazione di alterità, cioè di incontro fra le persone. Riccardo Naty
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Speciale Dagala
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FESTA DELL’IMMACOLATA Il parroco don D’Aquino: “La festeggiamo anche come Madre della Misericordia”
Occasione preziosa per l’Anno Santo Festa di popolo devoto
Celebrazioni dal 29 novembre al 13 dicembre Riti antichi eppure sempre nuovi e seguiti Inizia, domenica 29 novembre, il novenario di preparazione alla festa di Maria SS.ma Immacolata a Dagala del Re con le omelie tenute da don Giuseppe Pavone, parroco delle comunità di Cosentini e a Maria Vergine di Santa Venerina. I solenni festeggiamenti entreranno nel vivo lunedì 7 dicembre, vigilia della festa, quando alle 6,30 del mattino il canto delle litanie lauretane annuncerà l’apertura della cappella della Madonna. Il simulacro, che sarà traslato sull’altare centrale, rimarrà esposto durante l’intera giornata per la venerazione dei fedeli. Alle 10 sarà celebrata una messa con la partecipazione degli ammalati del territorio mentre alle 18,15 inizierà la processione mariana con la partecipazione dei gruppi e delle associazioni religiose del territorio. Durante la processione, che partirà come da tradizione dalla proprietà Raciti (ex canonico Fiorini) e giungerà in chiesa dove seguirà la santa messa e la celebrazione dei vespri solenni, s’invocherà il dono della pace. Martedì 8 dicembre ricorre la solennità di Maria SS.ma Immacolata. La messa della “svelata” delle 7 aprirà il ciclo delle celebrazioni eucaristiche del giorno (orari messe 8,9,12,17). Alle 10,30 sarà celebrata la santa messa solenne presieduta dal vicario generale della diocesi mons. Guglielmo Giombanco. Alle 15 inizieranno le operazioni di discesa del simulacro della Madonna dalla cappella sul fercolo. Questo momento, come avviene dal 2013, sarà accompagnato da un momento di preghiera guidato dal parroco e arricchito dai canti del coro parrocchiale e dei fedeli. L’ingresso delle confraternite del territorio, con in testa quella di Maria SS.ma Immacolata, e il tradizionale canto dell’Inno anticiperanno l’inizio della processione del simulacro per le vie del paese al termine del quale seguirà l’ultima messa e la chiusura della cappella al canto del “Tota Pulchra” e dell’”Esternate o fedeli”. I solenni festeggiamenti chiuderanno domenica 13 dicembre, ottava della festa. D. S.
“Nella Salve Regina noi invochiamo Maria quale Madre di misericordia per avere accolto nella sua mente e nel suo cuore la misericordia di Dio”. Secondo il parroco di Dagala del Re don Giuseppe D’Aquino la festa dell’Immacolata di quest’anno, che la comunità festeggia come da calendario richiamando numerosi fedeli da tutto l’hinterland acese, è un’occasione preziosa e unica per entrare con un atteggiamento di fiducia dentro l’Anno Santo della misericordia indetto da Papa Francesco e che inizierà proprio l’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata concezione. “Festeggiamo l’Immacolata quale nostra protettrice ma quest’anno vogliamo invocarla anche sotto il nome di Madre della misericordia. Maria è il modello cristiano per eccellenza perché in Lei si è manifestato il Verbo, prima manifestazione dell’amore misericordioso di Dio”. Lei è la “madre compassionevole che si prende cura della miseria della persona umana per liberarla”. Sarà una festa senza grandi sfarzi e che metterà al centro, come sempre, la preghiera e il raccoglimento senza trascurare gli aspetti più tradizionali: “La Madonna – spiega don Giuseppe D’Aquino – ogni anno chiama a se sempre più gente. È questo il dato che
conta”. Poi l’annuncio: “Quanto accaduto a Parigi e in tante altre parti del mondo è la manifestazione distruttiva di Satana. Quest’anno durante la processione mariana della vigilia pregheremo la Madonna perché porti sollievo per le vittime innocenti e le popolazioni colpite invocandone il dono della pace”. Come di consueto la festa coinvolge tutto l’anno la comunità parrocchiale e i suoi gruppi. È solo l’ultima tappa di un lungo percorso che parte subito dopo le festività natalizie e lungo il quale il Comitato incaricato per l’organizzazione dei festeggiamenti propone varie iniziative allo scopo di “fare comunità”. Si è oramai consolidata l’iniziativa nata nel 2013 delle “12 stelle di Maria”. Si tratta di un ciclo d’incontri che si svolgono ogni 8 del mese in preparazione della festa di dicembre. Quest’anno gli incontri sono stati tenuti da don Alfio Privitera, cancelliere della curia e vice-direttore del seminario vescovile, il quale ha approfondito alcuni brani delle sacre scritture e il legame tra essi e la figura di Maria. Il parroco, infine, alla domanda su quale consiglio darebbe ai fedeli affinché siano interpreti di gesti concreti durante l’anno santo risponde così: “Di adempiere alle tre indicazioni che Gesù misericordioso ha rivelato a suor Faustina: il primo è l’azione, il secondo è la parola, il terzo la preghiera. In questi tre
gesti è racchiusa la pienezza della Misericordia ed è una dimostrazione piena dell’amore verso Dio”. Domenico Strano
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Speciale Csve
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INTERVISTA Il presidente Salvo Raffa traccia il bilancio del 2015 e guarda al futuro con responsabilità e ottimismo
”Case del volontarito sul territorio” I NUMERI
212 associazioni socie distribuite in 4 province Il Centro di Servizi per il Volontariato Etneo è un’associazione tra associazioni di volontariato, costituitasi il 25 settembre del 2000 alla luce della Legge Quadro sul Volontariato, la n. 266/91. Sono otto le Associazioni fondatrici del CSVE: Gruppi di Volontariato Vincenziano, Mo.V.I. (Movimento di Volontariato Italiano) Sicilia, Federazione Regionale dei Movimenti e dei Centri di Aiuto alla Vita, A.V.U.L.S.S. (Associazione Volontari Unità Locali Socio Sanitarie), FRATRES Provinciale di Catania, A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), A.V.I.S. Catania (Associazione Volontari Italiani Sangue), Società di San Vincenzo de Paoli, Misericordie d’Italia Catania. Dalla sua costituzione ad oggi, il CSVE ha ampliato la propria attività e la base sociale associativa, in particolare dando vita, nel 2006, ai tredici distretti del volontariato. Il Centro opera nelle province di Catania, Enna, Ragusa e Siracusa offrendo servizi di formazione, consulenza, assistenza alla progettazione e svolgendo attività di ricerca, documentazione, promozione e informazione. Dai dati del CSVE tratti dalla Ricerca regionale di rilevazione analisi dei bisogni delle associazioni siciliane sappiamo che il CSVE nel 2015 ha servito oltre 600 associazioni e ne ha censito 929. Di queste, 498 sono iscritte al Registro regionale del volontariato e 202 all’elenco territoriale di protezione civile. 65 ad entrambi i registri Al 31 ottobre 2015 i soci del CSVE sono 212 distribuiti in 4 provincie (Catania, Ragusa, Siracusa ed Enna) ed operano prevalentemente nei settori solidarietà sociale, socio-sanitario, culturale educativa, ambientale, protezione civile e promozione dei diritti civili.
Quasi 18 mesi di presidenza per Salvatore Raffa (nella foto), che con la riforma dello statuto del Centro di Servizio per il volontariato, tira le redini di un’importante strumento di sviluppo e supporto per le tante realtà della Sicilia Orientale. Tirando un po’ le somme, quali possono essere tre risultati da ricordare? “Il primo risultato è quello di essere riusciti a garantire i nostri servizi in un difficile momento come questo con le forti restrizioni economiche a cui sta andando incontro il sistema da qualche anno. Il secondo l’importantissimo coinvolgimento delle Odv di tutto il territorio. Il terzo risultato il gioco di squadra, tra operatori e volontari, che in questi 18 mesi è stato fondamentale per i risultati ottenuti”. - Quali sono i principali servizi attualmente svolti dal Centro di Servizio per il volontariato e le eventuali novità per il 2016? “In riferimento ai principali servizi svolti, il CSVE continua nella sua mission di supporto ed accompagnamento delle Organizzazioni di volontariato: promozione del volontariato, supporto logistico e progettuale, formazione, consulenza. Si continuerà nel prossimo futuro a promuovere anche le tante associazioni di protezione civile che necessitano di particolare supporto su tutti i fronti. Per il 2016 più che di novità parlerei di un rafforzamento dell’area progettazione sociale, che rappresenta quel salto di qualità che le nostre Odv devono compiere per risultare davvero incisive. Inoltre vogliamo garantire una continua presenza nel territorio delle 4 provincie su cui operiamo (Catania, Ragusa, Siracusa, Enna) per avvicinarci sempre di più al territorio”. - Quale bilancio dell’anno appena concluso. Attività principali? Risultati conseguiti? “Il 2015 è stato un anno sicuramente intenso, vissuto con la massima attenzione. Dalla modifica dello statuto, avvenuta nell’ottobre 2014, diverse nuove funzioni infatti vengono svolte dalla presidenza. Nonostante la crisi, avvertita anche nel volontariato, è stato un anno ricco di attività e proposte concrete, ma è stato anche l’anno delle sperimentazioni, con il nuovo regolamento di promozione e di formazione, che ha reso più snello ed agevole le opportunità per le Odv”. - A proposito di crisi, qual è lo stato di salute dell’associazionismo e del volontariato nell’area di Acireale? “L’associazionismo nell’area acese è sempre stato vivo e rappresenta, quella punta di dia-
DREAMS Pavone sintetizza l’esperienza
di solidarietà
Pagina a cura di Salvo Tomarchio
mante, dell’impegno sociale in tutta la provincia. Certamente sono momenti difficili per le associazioni anche per le tante incombenza a cui una Odv deve fare fronte, nella scarsità di risorse però emerge ancora forte l’impegno a servizio. Purtroppo il volontariato organizzato soffre forse perché se da un lato individualmente i cittadini hanno sempre più voglia di mettersi a disposizione, dall’altro il formalismo di certe associazioni non permette un ricambio generazionale necessario”. - Prima emergenza da affrontare alla luce dell’esperienza del CSVE e delle richieste che giungono? “Dobbiamo aiutare le Odv ad affrontare la burocrazia e studiare insieme strategie che agevolino e semplifichino tutto. Abbiamo anche la necessità però che il nostro volontariato sia pronto alle nuove sfide: la riforma prima fra tutte, che guarda sempre più all’Europa. Dobbiamo dunque aumentare sinergia e professionalità, creando reti e diminuendo la frammentazione. Se il volontariato non cresce, verrà travolto, a cominciare proprio dalle grandi sigle che non sempre sono capaci di leggere il territorio. In questo senso il nostro lavoro può risultare strategico”. - Ruolo del volontariato sempre più centrale, che da terzo settore, può forse essere considerato il “primo settore” come provocatoriamente ha detto qualche mese fa il presidente del consiglio Renzi. Cosa manca, se manca qualcosa, al volontariato siciliano per raccogliere questa sfida? “Forse diamo troppe responsabilità al volontariato… se oggi è “primo settore”, lo è soprattutto perché copre le mancanze del welfare tradizionale. Il volontariato invece ha la necessità di svilupparsi diversamente e qui la politica deve fare la propria parte: non può il volontariato essere considerato il “primo” per essere poi relegato all’ultimo posto per attenzioni. La sola attenzione che oggi ci viene data dal governo è una riforma che non piace a nessuno e che non contiene nessun accenno a impegni di spesa che possano garantire stabilità al sistema”. - Quali i rapporti con le istituzioni per uno degli attori principali di quel “secondo welfare” che è sempre più indispensabile per la qualità della
vita delle fasce più deboli? “Purtroppo non è semplice, le istituzioni, non hanno un bel rapporto con il volontariato, basterebbe ascoltare, condividere, studiare seriamente strategie di intervento e invece c’è rassegnazione e mutismo. C’è qualche bella collaborazione, come nel caso di Acireale dove si riesce ad avere un dialogo ed esistono anche la casa del volontariato, che da spazio a tante associazioni che non possono permettersi una sede, e la consulta del volontariato. Su questi due obiettivi vogliamo lavorare anche in altri comuni”. - La paventata riforma del terzo settore promette dunque di rimescolare le carte in tavola anche nel mondo del volontariato. Quale la sua opinione in merito? “Nella foga di riordinare, si è fatta ancora più confusione. L’incertezza sulle risorse quale futuro stabile di programmazione può mai dare al sistema? Per molte Odv, il sistema dei CSV permette piccole boccate d’ossigeno invece oggi si rischia di mettere sullo stesso piano una cooperativa con una piccola associazione territoriale. Sono due mondi diversi e trattarli nella stessa riforma è un grande errore del nostro legislatore: seppur l’interesse sociale è comune, i due soggetti hanno finalità diverse”. - Tre obiettivi da conseguire nei prossimi 18 mesi? “Perseguire il continuo coinvolgimento delle Odv nella vita e nelle scelte strategiche del CSVE; poi riuscire nella grande impresa di una riorganizzazione interna ed esterna del CSVE, sapendosi adattare alle nuove sfide del volontariato a cominciare dalle forme di presenza nei territori e dalle nuove metodologie di lavoro. Inoltre ho in mente un nuovo CSVE, presente capillarmente nel territorio, con la nascita delle case del volontariato che possano essere aperte con il fattivo contributo delle amministrazioni comunali e gestite dai volontari. Dai laboratori di rete e collaborazione tra associazioni diverse”.
TERRA FUTURA Morabito spiega l’approccio al territorio
Con gioia a fianco dei più deboli
Cura della natura e accoglienza
Fondata nel 2005 per iniziativa di un gruppo di amici, tutti provenienti dall’esperienza scout, l’associazione di volontariato “Dreams Onlus” si occupa di progetti di animazione sociale e territoriale dedicati principalmente ai minori e ai quartieri difficili. Opera da sempre ad Acireale, dove ha sede, e nei comuni vicini del territorio. Attualmente l’associazione conta circa 25 soci attivi e si riunisce ogni 15 giorni. “Vogliamo operare a stretto contatto con le tante agenzie educative ben radicate e presenti sul territorio, pensiamo sia strategico affiancare la nostra azione a queste solide realtà, per risultare più efficaci e precisi nei nostri interventi”. A raccontarci come operano è il presidente dell’associazione, Mario Pavone, 33 anni, che aggiunge: “Abbiamo all’attivo diversi progetti che abbiamo sviluppato in partnership con associazioni e realtà del terzo settore. La nostra esperienza, da un lato ci ha rassicurato sulla relativa solidità delle reti di solidarietà familiari e amicali, dall’altro ci ha permesso di fare luce su diverse sacche di isolamento sociale e resistenza al cambiamento su cui è importante agire in fretta. A soffrirne sono soprattutto le fasce più deboli e in primo luogo i bambini, che restano i primi destinatari dei nostri interventi”. Conclusa da poco l’esperienza di un progetto finanziato dall’Agenzia nazionale dei giovani nel quartiere di San Cosmo, che ha visto la partecipazione di alcune decine di bambini in attività ricreative e formative, la prossima sfida dell’associazione “Dreams” riguarderà un
Rispetto dell’ambiente e della biodiversità e attenzione per i più deboli, per chi lotta per la propria terra. Lungo queste due direttrici ideali si collocano i programmi e le attività dell’associazione “Terra Futura”. Nata circa cinque anni fa per iniziativa di alcuni giovani provenienti da altre esperienze nel terzo settore, l’associazione si è fatta spazio ritagliandosi un peculiare percorso improntato alla ricerca di progetti, iniziative pubbliche e manifestazioni che hanno sempre avuto come obiettivo la crescita della consapevolezza e della necessità di stabilire un nuovo rapporto con la natura e con il territorio. “Siamo abituati a considerare il territorio, la natura e la ricchezza che abbiamo sotto i piedi come un dato acquisito e stabile. Purtroppo non è mai stato così e non lo sarà ancora per molto senza un radicale cambio nelle coscienze e nei comportamenti. Dobbiamo smettere di comportarci da padroni con una terra in cui siamo soltanto ospiti”. A riassumere in poche frasi gli intenti di Terra Futura è Giovanna Morabito, architetto, impegnata da anni nel volontariato, presidente dell’associazione. “Portiamo avanti progetti in cui i volontari sono i primi a sporcarsi le mani per creare miglioramenti tangibili nel proprio territorio. Giocando, divertendosi, coinvolgendo bambini e famiglie è possibile produrre un cambiamento: concreto nel breve termine e per le piccole cose; di mentalità nel breve e lungo periodo”. Parallelamente alle attività dedicate all’ambiente e alla salvaguardia della natura, Terra
progetto finanziato con i fondi della legge 266 per l’annualità 2014: “Stiamo per avviare il nuovo progetto “Con occhi di bambino” – continua Mario Pavone – dedicato alla prevenzione degli abusi a mezzo internet, alla promozione della carta dei diritti del bambino e alla promozione delle opportunità legate alla cittadinanza europea. Cercheremo la collaborazione di alcune scuole primarie del comune di Acireale che riceveranno tre opuscoli informativi a tema e prenderanno parte ad un momento di gioco teatro che verrà realizzato da attori esperti in collaborazione con funzionari della Polizia di Stato, dirigenti e docenti”. Giovane, dinamica e attenta ai bisogni del territorio, l’associazione “Dreams” taglia il traguardo dei dieci anni di attività con tanti progetti e tanta voglia di impegnarsi nel territorio delle Aci, in rete con le realtà del volontariato a favore dei bambini.
Scorcio della mostra “Progetto Europe in love”
Futura si dedica anche al progetto di accoglienza per i bambini del popolo Sahrawi, storia simbolo di un popolo che per amore della propria Terra combatte una guerra pacifica e silenziosa che dura da diversi decenni e non raccoglie alcun interesse da parte dei media. Quest’ultimo sarà il principale impegno dell’associazione “Terra Futura” per i prossimi mesi: “Lavoriamo già per la prossima estate, quando con l’aiuto di cittadini, associazione e istituzioni speriamo di accogliere ad Acireale dieci bambini Sahrawi”. Così continua la presidente Giovanna che aggiunge infine: “I bambini sono bisognosi non solo di cure mediche ma anche di giocare e conoscere che esiste un mondo oltre il deserto del Sahara occidentale. Il progetto “Mi Casa es tu casa” vuole essere anche questo, un progetto di accoglienza che sappia guardare oltre le necessità e che miri a creare una rete di rapporti stabili e duraturi tra le due comunità coinvolte”.
Presentazione del progetto “Sarahawi”
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Chiesa e Società
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SCOUT Intervista a Salvo Di Maria neo-responsabile della zona Agesci che conta 700 ragazzi e 170 capi
Dalla prima pagina
“Galatea” guarda alla Gmg
Intervista a Valastro presidente della Cri
Con le prime settimane della stagione autunnale partono come ogni anno le attività dei gruppi scout della Diocesi di Acireale. I 12 gruppi della “Zona Galatea” coprono quasi tutto il territorio della Diocesi di Acireale, coinvolgono oltre 700 bambini e ragazzi di età compresa tra gli 8 ed i 21 anni e impegnano oltre 170 capi educatori, adulti che hanno seguito un articolato iter di formazione per offrire un servizio qualificato. Numeri e storia collocano gli scout dell’Agesci tra le realtà giovanili diocesane più importanti e incisive per la fondamentale azione educativa che svolgono. Abbiamo incontrato Salvo Di Maria, educatore scout tra i più esperienti e neo eletto Responsabile della Zona Galatea. Quale sarà la prima sfida di quest’anno, per progettare le prossime avventure cui saranno chiamati i vostri ragazzi? “Sicuramente sarà importante lavorare “insieme” in una ritrovata sinergia tra tutti i gruppi della zona. Solo così garantiremo un servizio più qualificato ai nostri ragazzi”.
Michele e Angela da 60 anni insieme
Domenica 25 ottobre Michele La Rosa e Angela Citraro, 84 anni lui e 82 lei, hanno festeggiato le “nozze di diamante” nella chiesa di Santa Lucia ad Acicatena, rinnovando il patto coniugale davanti al parroco don Gaetano Pulvirenti, attorniati dai quattro figli Teresa, Maria Catena, Salvatore e Gabriella (insieme con i rispettivi coniugi), oltre che dai sei nipoti, dal pronipote Michele di appena un anno e da tanti altri parenti e amici. La chiesa di Santa Lucia è la stessa dove il 12 ottobre 1955 i due sposini celebrarono il loro matrimonio e dove i figli hanno voluto festeggiare degnamente i loro genitori, anche se con qualche giorno di ritardo rispetto alla data dell’anniversario, perché una delle figlie, che vive a Torino, non poteva essere presente prima. Dopo avere ringraziato il Signore per il raggiungimento di un così ambito traguardo, i due “sposini” si sono ritrovati in un locale della zona per un momento conviviale, dove hanno tagliato la torta del sessantesimo con la stessa mano ferma con cui 60 anni prima avevano tagliato la torta nuziale. I loro 60 anni di vita comune si sono svolti prevalentemente nella loro originaria Acicatena, per l’esattezza nel quartiere di Santa Lucia, ritrovandosi insieme anche sul lavoro, dal momento che per molti anni entrambi sono stati collaboratori scolastici presso la locale Scuola Media statale “Francesco Guglielmino”. Nino De Maria
Salvo Di Maria
- Cosa vuole dire oggi fare educazione secondo il metodo scout? Quali sono le principali problematiche educative che oggi incontrano i capi? “Siamo in un’epoca di relativismo morale, di nichilismo, di assenza di valori. Aumenta la quantità ma non la qualità della comunicazione, e i rapporti umani si rarefanno. I ragazzi vivono spesso situazioni fre-
netiche e frammentarie, in cui è più facile affezionarsi a qualcosa piuttosto che a qualcuno. La nostra sfida è quella di offrire un’alternativa a tutto questo. Una proposta che faccia percepire loro che ci può essere qualcosa di diverso dal conformismo, che li porti a riscoprire i valori più autentici con semplicità. Il nostro intento è quello di far venir fuori il meglio da ognuno dei ragazzi che ci viene affidato”. - Avete già in mente attività in cui prevedete di coinvolgere le parrocchie? “Noi siamo un’Associazione cattolica e come tale facciamo parte della Diocesi e siamo chiamati a partecipare attivamente alla vita della Chiesa locale. Come Zona siamo presenti nelle varie strutture (consulte, ecc.). I gruppi che hanno sede direttamente nelle Parrocchie ovviamente sono maggiormente coinvolti nella dimensione parrocchiale”. - Il 2016 sarà l’anno della GMG in Polonia, prevedete di partecipare? Come vi preparerete all’evento?
“L’intenzione da parte di alcuni gruppi c’è, stiamo verificando la fattibilità e nello stesso tempo vorremmo prepararci adeguatamente con momenti di spiritualità e riflessione, facendo riferimento all’anno santo della misericordia. La Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia infatti avrà per tema proprio la “Beatitudine della misericordia”. - Baden Powell, il vostro fondatore, parlava spesso di “l’uomo dei boschi” per far riferimento all’ambiente ideale in cui impiantare le attività scout. Come riuscirci ancora bene nel 2015? “La natura nel metodo scout ha un’importanza educativa fondamentale poiché, oltre ad essere il luogo dove possono svilupparsi nei ragazzi curiosità, libertà e spirito di avventura, è anche lo spazio privilegiato per formarne il carattere; il gruppo, come forma alla base di ogni significativa convivenza sociale e la coltivazione dello spirito come momento di crescita interiore”. Salvo Tomarchio
DIOCESI Il raduno di S. Venerina all’insegna di un nuovo umanesimo
Le confraternite e le opere di misericordia Anche quest’anno la Chiesa diocesana ha rinnovato la tradizione della celebrazione della giornata dedicata al raduno delle Confraternite e dei comitati dei festeggiamenti che operano in tutte le realtà ecclesiali, parrocchiali e non, quale testimonianza del carisma di cui sono dotate e che, per volontà di Gesù Cristo, esse esprimono con il proprio impegno. La cerimonia, curata dal presidente della Confederazione delle Confraternite Franco Scarpignato e dal delegato vescovile can. Venerando Licciardello, si è svolta a Santa Venerina, con inizio nella chiesa parrocchiale di ‘Santa Venera’, nella giornata che la Chiesa Universale annualmente dedica alla solennità di ‘Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo’, a conclusione dell’anno liturgico. I saluti introduttivi di don Giovanni Marino, Parroco delle comunità parrocchiali ‘Santa Venera’ e ‘Sacro Cuore di Gesù’ in Santa Venerina, nonché del sindaco, arch. Salvatore Greco e del presidente della Confederazione delle Confraternite Scarpignato, hanno preceduto il programmato contributo del vicario generale della diocesi mons. Guglielmo Giombanco il quale, intervenendo sul tema ‘Le Confraternite e le opere di misericordia per un nuovo umanesimo’, ha evidenziato come le Confraternite siano espressione di tutti i credenti che devono far proprio l’invito del Santo Padre Francesco a vivere l’umanesimo cristiano, alla ricerca non della propria gloria, ma unicamente della gloria di Dio. Il Santo Padre invita ad aprirsi a nuove prospettive che superino le nostre personali pro-
spettive, attraverso il confronto reciproco. Ciascun confrate può e deve esprimere con il proprio carisma la testimonianza di un nuovo umanesimo, all’insegna di umiltà, disinteresse, beatitudine. Culto, cultura e carità devono costituire la traccia che deve orientare il cammino ecclesiale attraverso il quale le Confraternite devono proporre catechesi quale azione pedagogica per la testimonianza. Occorre, dunque, un impegno che promuova le opere di misericordia, prendendosi cura dei bisogni altrui, secondo l’insegnamento evangelico della parabola del ‘Buon Samaritano’. Dopo il breve intervento del can. Licciardello, il quale ha sottolineato come occorra che tutte le Confraternite aderiscano all’attuazione di un censimento diocesano (di fatto, sinora, solo un esiguo numero vi ha effettivamente aderito), ha avuto inizio il corteo di tutti i partecipanti con i propri abiti e segni distintivi verso la chiesa parrocchiale ‘Sacro Cuore di Gesù’, ove il vescovo mons. Raspanti ha presieduto il solenne Pontificale; nel corso dell’omelia, egli ha evidenziato come la regalità di Cristo si esprima nell’aspetto del servizio agli altri e costituisca il supremo esempio cui l’impegno delle Confraternite deve ispirarsi e conformarsi. Nando Costarelli
Ci ha fatto molto riflettere sulla grande responsabilità che abbiamo nel rappresentare un emblema che universalmente vuol dire pace, sicurezza e fratellanza. In una parola: umanità! Gli sbarchi, come è prassi da almeno due o tre anni, non si placano nemmeno con l’arrivo del freddo. Ha senso parlare ancora di emergenza? Assolutamente no. La fotografia della situazione attuale non ci regala un quadro di una situazione improvvisa e inaspettata, ma largamente attesa e prevedibile. Nel 2014 abbiamo avuto numeri da ecatombe, è una situazione che fa parte di un flusso migratorio che durerà ancora anni, perché dovuto a cause contingenti - l’instabilità dei paesi del Mediterraneo e le tante dittature nei paesi a Sud dell’Europa - e a ragioni storiche e politiche e dunque prevedibili - che generano i migranti economici. Quello di questi anni è indubbiamente un fenomeno epocale, ma non stiamo che iniziando a raccogliere i frutti di decenni di sfruttamento del Sud del mondo da parte delle grandi potenze. Non è dunque un’emergenza, ma una situazione cronica che le istituzioni internazionali devono impegnarsi a gestire, non può essere solo un problema italiano. Servono corridoi umanitari per chi scappa dalla morte e aiuti in loco, laddove è davvero utile ed è possibile lavorare in sicurezza con progetti di cooperazione internazionale. I numeri della Croce Rossa Italiana confermano una grande passione per il volontariato nel nostro Paese. Come racconterebbe l’associazione ad un giovane che vorrebbe iniziare adesso? “La Croce Rossa è l’istituzione umanitaria più grande al mondo. Ed è innegabile che generi fiducia nella gente, probabilmente per ragioni storiche e per il tradizionale impegno per la tutela della vita che anche oggi persegue in senso globale. La Croce Rossa riesce anche a fornire mille occasioni formative e permette l’impegno dei volontari in campi molto diversi tra loro secondo le possibili inclinazioni ai personali”. Un’ultima battuta sulla città di Acireale che sembra avvitarsi da anni in una crisi d’identità e di valori. Il terzo settore non sembra incidere abbastanza o è davvero troppo chiedere che dal qui possa partire una spinta per risollevare la città? “La nostra città ha avuto da sempre una grande attenzione al sociale. Il comitato locale della CRI di Acireale, per fare un esempio, fu uno dei primi del Sud Italia; ma anche su altri versanti dell’associazionismo come dimenticare la grande spinta impressa da don Biagio Catania che ad Acireale portò gli Scout”. Oggi per incidere bisogna associare all’impegno umanitario, l’impegno sociale e l’azione civile. Solo così il volontariato, con parole della Federazione Internazionale della Croce Rossa, può contribuire “a salvare le vite e a cambiare le mentalità”. Il volontario che vuole essere anche un buon cittadino non deve affatto limitarsi ad alimentare chi ha bisogno, ma deve impegnarsi con forza per eliminare il bisogno. S. T.
CLUB ALPINO ITALIANO Il responabile del settore giovanile acese sul 100° congresso nazionale
Antonino Cucuccio: “La montagna una scuola di vita” È calato il sipario da alcune settimane su 100° congresso nazionale del CAI (Club Alpino Italiano) che si è svolto al Nelson Mandela Forum di Firenze il 31 ottobre e il 1° novembre 2015. Importante conoscere i risultati di questo evento, a distanza di qualche tempo, sia con le testimonianze dei diretti interessati nel nostro territorio che di coloro che si occupano del CAI a livello nazionale. 425 Soci provenienti da 133 sezioni di tutta Italia hanno dibattuto sul significato del volontariato nel CAI, del futuro e l’impegno di coloro che ne fanno parte nel coinvolgere attivamente altri soci, specialmente le fasce più giovani. “I congressi non deliberano, ma propongono argomenti su cui dibattere, demandando poi le decisioni alle annuali Assemblee dei Delegati” così si è espresso il Presidente generale del CAI Umberto Martini. Negli ultimi anni si è registrato un calo dei componenti delle associazioni di volontariato, tante le possibili cause, la crisi economica, un calo demografico, la difficoltà di trovare tempo libero per offrire il nostro tempo a servizio degli altri. E’ necessario adeguarsi ai cambiamenti della società, le organizzazioni di volontariato devono proporre specialmente ai soci più giovani offerte interessanti a servizio della società, a servizio del prossimo. Importante l’intervento di Don Luigi Ciotti (Presidente dell’Associazione Libera contro tutte le mafie e socio della sezione CAI di Pieve di Cadore) “il lavoro preparatorio del CAI fa onore a una grande realtà”, “ il grido della terra è il grido dei poveri, degli esclusi. Un grido che dobbiamo fare nostro perché il 40% dei conflitti è per la terra, per le risorse naturali, per l’acqua”. Queste le parole di Don Ciotti seguiti da fragorosi applausi del pubblico in sala, parole che arrivano al cuore e sono fonte di verità pur facendo male, perché nessuna guerra e
nessun odio può essere giustificato e questa è una realtà che mette tutti i popoli a confronto quotidianamente. A conclusione è stato proiettato un video del Ministero dei Beni Culturali e Turismo, con la partecipazione del Ministro Dario Franceschini. Interessante la testimonianza del dottore Antonino Cucuccio accompagnatore di Alpinismo Giovanile e responsabile della Commissione Alpinismo giovanile della sezione del CAI di Acireale e direttore tecnico del V° corso di introduzione alla montagna 2015 per ragazzi dagli 8 ai 17 anni. Pur non essendo fisicamente presente al congresso ha dato il suo contributo inviando un testo di grande impatto emotivo legato al suo percorso all’interno del CAI. “La montagna è un percorso per conoscere meglio se stessi, una scuola di vita, camminare in salita, nella pace e nella serenità, aiuta a guardare alle cose con maggiore chiarezza e con l’infinita pace dell’anima” queste le parole della sua testimonianza soffermandosi poi nella continuazione del testo sull’importanza del volontariato, “un volontariato che esprime il meglio di noi stessi, in quanto mette a disposizione il proprio tempo a favore degli altri, tempo della propria vita e quindi di grande valore in se.” “Nel CAI l’elemento più importante da donare senza limitazioni e riserve è il tempo disponibile, cioè il volontariato”. L’obiettivo dell’Alpinismo Giovanile è di aiutare i ragazzi nel non facile percorso di crescita, attraverso l’aggregazione con il gruppo il giovane viene coinvolto in attività divertenti ma seguendo regole costruttive con l’amorevole aiuto degli accompagnatori. Il dottore Cucuccio vive con impegno e entusiasmo questo ruolo aiutando i giovani che devono ancora “scalare” la loro vita Gabriella Puleo
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29 novembre 2015
dell’
Jonio
L’impegno dei sacerdoti è quotidiano Scopri le loro storie su Facebook e sostieni con generosità la loro missione
Carità, solidarietà e accoglienza grazie ai nostri “don” Tra storie di attualità e segnalazioni, video, inviti alla riƥIWWMSRI I EPPE TVIKLMIVE GSQYRMXEVME PE TEKMRE *F Insieme ai sacerdoti - lanciata nel novembre 2013 - viaggia ormai oltre i 96mila “mi piace”. Obiettivo: far conoscere e condividere la vita di sacerdoti diocesani che si possono, anzi si devono sostenere anche con le nostre Offerte deducibili destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Offerte ecclesialmente importanti e di cui spesso abbiamo parlato su queste pagine. Il riscontro quanto mai positivo di questa pagina Fb sembra destinato a crescere grazie ai miracoli di “ordinaria” carità
compiuti ogni giorno dai 36mila sacerdoti al servizio del Vangelo insieme alle proprie comunità ecclesiali. Le loro storie, segno tangibile della presenza di Dio tra noi, sono raccontate nella sezione “Insieme a Don”. Storie belle come bella è la carità evangelica, la solidarietà, l’accoglienza. L’invito rivolto a tutti è dunque di visitare questa pagina Fb per scoprire le vite dei sacerdoti santi che vivono in mezzo a noi, con noi e per noi. Basta collegarsi condividendo, commentando e magari cliccando su “mi piace”! Maria Grazia Bambino
Ecco alcune storie di sacerdoti presenti su Facebook.com/insiemeaisacerdoti A Roma don Stefano Meloni ha fatto della parrocchia di S. Maria della Misericordia uno dei luoghi più accoglienti del quartiere: la S. Messa domenicale affollatissima, un oratorio attivo, centro d’ascolto e 300 volontari al servizio dei poveri. Agli anziani che dormono per strada offre un tetto e pasti caldi con il suo progetto d’accoglienza. Sempre nella periferia romana troviamo padre Claudio Santoro, vicario parrocchiale di San Barnaba, che ha aperto le porte dell’associazione casa famiglia Lodovico Pavoni ai nuovi poveri in fuga da guerre e povertà fornendo, grazie all’intervento gratuito di professionisti, assistenza scolastica e post scolastica, medica e psicologica. E sicuramente ha riscontrato dei “like” la testimonianza di don Franco Picone, che da quel lontano 19 marzo 1994, giorno in cui don Giuseppe Diana fu ucciso dalla camorra nella sua chiesa San Nicola di Bari a Casal di Principe, ne continua l’opera ed il suo cammino verso la legalità. La giornata di don Franco Lanzolla, invece, si svolge a Bari, tra i volontari, la gente comune, l’accoglienza degli emarginati nella mensa (150 pasti al giorno, 16 mila
DOMANDE E RISPOSTE SULLE OFFERTE INSIEME AI SACERDOTI
l’anno, per 12 etnie diverse presenti) e nel poliambulatorio parrocchiale (con 8 medici e infermieri volontari e servizio gratuito, anche per la distribuzione di medicinali). Non vengono dimenticati i tossicodipendenti. Ad Olbia ci pensa don Andrea Raffatellu, parroco della Sacra Famiglia. La faccia rotonda, gli occhiali, il sorriso mite. Quella gestualità semplice che ti fa sentire capito, accolto, fanno di lui un sacerdote speciale che, con il suo grande lavoro, ha fatto della casa accoglienza “Arcobaleno” un posto da cui far ripartire tanti giovani tossicodipendenti. Anche per questo nel 2009 ha ricevuto “Il premio della bontà Antonio Decortes” assegnatogli dai cittadini di Olbia. Ad Andria, nella casa accoglienza Santa Maria Goretti, don Geremia Acri, insieme ai volontari, offre ai migranti che arrivano per la raccolta invernale delle olive il calore di una famiglia e molto altro: dalla Mensa della carità, al Servizio Pasti caldi a casa e al Servizio sacchetti viveri; dall’Ambulatorio medico – infermieristico alle Visite domiciPMEVM ƤRS EP 7IVZM^MS TVIKLMIVE Nella terra dei fuochi, il territorio in provin-
CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?
Ognuno di noi. Per se stesso, per una famiglia o un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica.
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cia di Napoli EZZIPIREXS HEM VSKLM HM VMƤYXM spesso altamente tossici, c’è la parrocchia di San Paolo Apostolo in Caivano, dove don Maurizio Patriciello s’è fatto portavoce della lotta contro camorra e cattiva politica che da anni fanno affari ai danni dei più deboli. Da umile sacerdote di periferia, don Maurizio ha alzato la voce contro lo scempio che si consuma in quell’area. La sua forza ha dato nuova forza e speranza ai fedeli. Il Giambellino, quartiere nella periferia di Milano famoso grazie a una canzone di Giorgio Gaber, è da sempre una comunità coraggiosa e combattiva, una fucina di idee, un pullulare di associazioni, una ricchezza nata dall’incontro di genti diverse per estrazione, nazionalità e cultura. La parrocchia di San Vito al Giambellino, cuore pulsante del quartiere è animata da tre sacerdoti: don Tommaso, don Giacomo e don Antonio. Sono i tre volti del quartiere, quello degli anziani nati al Giambellino e ormai storici abitanti, dei giovani che riscoprendolo tornano a viverci, degli immigrati che ne colorano le vie con lingue e culture differenti.
PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?
Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane.
PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?
Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.