la voce dell'jonio 23 dicembre anno LXI numero 11

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LA Jonio VOCE Anno LXI - N. 11

Domenica, 23 dicembre 2018

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dell’

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

Tempo di Natale lI pensiero del Vescovo di Acireale, una lettera aperta a Gesù Bambino e una riflessione sulla laicizzazione

Mons. Raspanti: “Aiutare i giovani a rimanere qui”

“Eppure ti fidi ancora di noi” “Ti scrivo perché c’è grande bisogno di Te”

Numerosi i temi affrontati nel corso del consueto incontro del vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti con gli operatori della comunicazione, in occasione delle festività natalizie: dall’evoluzione della comunicazione grazie al progresso tecnologico al volontariato, dalla situazione della diocesi alla situazione internazionale con la Cina e l’America che sono in contesa politica e tecnologica. Ma l’interesse maggiore mons. Raspanti l’ha dimostrato per i giovani. Premesso che “Se oggi ci troviamo in tante difficoltà economiche e sociali, è perché tanti di noi che eravamo preposti alle diverse istituzioni non abbiamo fatto il nostro dovere”, ha continuato dicendo che “se una certa sfiducia oggi nel mondo giovanile si può comprendere, direi che non si può però giustificare. Dovremmo quindi riprendere l’energia giovanile credendoci e appassionandoci, per delle mete e dei traguardi che, per quanto possano sembrare irraggiungibili, dobbiamo fare nostri, cioè di un gruppo quanto più largo possibile al di là di steccati di idee, di religione, di idee politiche, di partiti, di schieramenti. Al di là di tutto questo, penso che sia opportuno riscoprire ciò che ci unisce, ciò che sta alla base dell’essere siciliani, o italiani – che è molto importante – per riprendere una energia, tutti insieme, da spendere per il vero miglioramento della nostra società.” “I giovani – ha concluso – vanno aiutati e occorre mettere in atto delle misure che li possano convincere a rimanere qui, tentando in tutti i modi di attirare investimenti e aiutandoli adeguatamente nella formazione affinché diventino più autonomi. D’altronde, però, nemmeno da parte dei giovani si può pensare di avere tutto subito. Dobbiamo quindi da parte nostra convincere i giovani con gesti concreti, e dall’altra parte chiedere ai giovani un pizzico in più di umiltà e di pazienza.” Nel rivolgere poi gli auguri di Natale alla diocesi tramite i canali mediatici, mons. Raspanti ha richiamato la figura di Gesù Bambino, di questo Dio che si è fatto bambino per amore, come modello a cui ispirarsi, nell’umiltà, nella semplicità e nell’amore. . Nino De Maria*

Caro Gesù Bambino, è la prima volta che ti scrivo e mi fa un effetto strano, sai, perché da piccola mi hanno insegnato che tu leggi nel cuore dell’uomo, tu vedi l’invisibile. D’altra parte, anche tu sei invisibile. Ma ti scrivo perché voglio dire alcune cose ad alta voce, anzi, vorrei gridarle dai tetti, come dici tu che avverrà quando non ci saranno più segreti e tutto sarà reso pubblico, perché sarà rivelata a tutti la verità e a ciascuno sarà dato ciò per cui ha speso la vita, in cui ha creduto e lottato ogni giorno. Teresa Scaravilli Una dei tuoi fans (continua a pag. 8)

SOLIDARIETÀ Cerchiamo di vivere il vero senso della festa: fermiamoci e mettiamoci in preghiera

“Quest’anno regaliamo un po’ d’attenzione” Natale è alle porte. L’aria frizzante del mite inverno acese, evoca in me il ricordo di quando ero bambino e passeggiavo per andare a comprare i pastorelli per ultimare il presepe. Sì, che bello! Preparare il presepe era un momento di famiglia. Odore di muschio, di mandarini e le musiche di Natale come sottofondo. Di giorno in giorno i pastori assumevano posti diversi. Oggi avverto che qualcosa è

cambiata. Le persone corrono freneticamente verso le nuove cattedrali: i centri commerciali. Le luci e le musiche natalizie, provenienti dall’oltreoceano, come echi di sirene, ammaliano in nome dello spirito del consumismo e conducono le persone ad infrangersi nelle scogliere del superfluo. Ricordo quella volta che vidi un bambino fare i capricci in mezzo la strada, gridando alla madre la lista dei regali da presentare a babbo natale. Il

DIOCESI

bambino poteva avere non più di 10 anni e chiedeva: giochi per la console avuta lo scorso anno, una mini moto, ecc. La lista era davvero lunga; erano talmente tante le cose desiderate ed era talmente urtante la maniera in cui esprimeva la richiesta che ricordo solo i primi due. Intanto io mi avvicinai a lui e gli chiesi: Don Orazio Tornabene DirettoreCaritasdiocesana (continua a pag. 8)

DIOCESI

“Radio Maria” presidio di fede La “Mariatona” ad Aci San Filippo Paolo Cannavò

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“INSIEME O NULLI” Confronto tra volontariato, istituzioni e Caritas diocesana

CINEMA

Nuovi ministeri a sette seminaristi quattro lettori e tre accoliti Francesco Pio Leonardi

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La rassegna “Magma” diventa più grande quest’anno anche un lungometraggio Giovanni Rinzivillo

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DAGALA DEL RE Alla comunità i frutti dell’atto d’amore di una parrocchiana

Contro emarginazione e povertà Sorge l’oratorio da una donazione Lo scorso 18 dicembre ad Acireale tavola rotonda intitolata “Prossimità, povertà e disagio sociale: volontariato di frontiera… chi dopo di noi”, iniziativa promossa dal Centro di servizio di volontariato etneo con la Caritas diocesana per avviare una proficua collaborazione tra Terzo Settore, chiesa locale e istituzioni per il contrasto alla povertà. (a pag. 6)

A Dagala del Re nascerà un oratorio per i giovani grazie alla donazione da parte di una parrocchiana. Mentre si attende l’ultimo passaggio per l’acquisizione dell’immobile sono già iniziati i lavori di ripulitura grazie all’ausilio dei volontari della base di Sigonella e alla buona volontà dei giovani della comunità parrocchiale. Domenico Strano (a pag. 6)


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In Seconda

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RECENSIONE Un corposo ed elegante volume sul gesuita piazzese Intorcetta pubblicato dalla Fondazione che ne porta il nome

Padre Prospero diffuse il Cristianesino in Cina Prospero Intorcetta S.J., un Siculus Platiensis nella Cina del XVII secolo A cura di Antonino Lo Nardo, Vanessa Victoria Giunta, Giuseppe Portogallo Piazza Armerina -Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta, 2018. Ad apertura del volume, significativa la citazione di due versi del Faust di Johan W. Von Goethe: “Ciò che hai ereditato dai padri; / riconquistalo se vuoi possederlo davvero.” E’ proprio questo l’obiettivo dell’opera, “Prospero Intorcetta S. J., Un ‘Siculus Platiensis’ nella Cina del XVII secolo”, a cura di Antonino Lo Nardo, Vanessa Victoria Giunta, Giuseppe Portogallo, pubblicata dalla Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta. Dopo tre secoli di silenzio, la vita apostolica del gesuita di Piazza Armerina, Prospero Intorcetta, missionario in Cina, rifiorisce. Osserviamo che il cristianesimo in Cina ha una storia molto antica: è con i Tang che vi giunge, ma dal 1368 al 1582 subentra il divieto di approdo ai missionari. Sono i gesuiti, sotto la guida di Matteo Ricci, morto nel 1610, e Michele Ruggieri, a riprendere la strada della Cina, sotto la dinastia dei Ming. Nella prefazione, Giuseppe Portogallo, presidente della Fondazione, si ricollega all’evento della mostra del 2006 ,“Continente Sicilia cinquemila anni di storia”, nel National Museum di Pechino, dove viene esposto il seicentesco libro di Prospero Intorcetta, primo traduttore europeo di Confucio, “Sinarum Scientia Politico-Moralis”, con la traduzione in latino di uno dei quattro libri del filosofo Confucio (551 a.C. circa- 479), “stampato per metà in Cina con materiali e tecniche cinesi e per metà con carta e tecnica occidentale, custodito ad oggi nella Biblioteca Centrale della Regione Siciliana”. L’edizione facsimilare dell’opera è fornita anche del ritratto di Prospero Intorcetta S. J., capolavoro prezioso del Seicento a Palermo; inoltre, sono acclusi due trattati, l’uno di Gaetano Gullo, direttore della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, “Per una ripresa degli studi su Prospero Intorcetta e i Gesuiti siciliani in Cina nel secolo XVII”; l’altro, sulla citata opera di Intorcetta e “la diffusione del pensiero di Confucio in Europa”, a cura di Marina Battaglini, responsabile delle Collezioni orientali Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Roma. Il volume di Intorcetta è di eccezionale portata sul rapporto ecumenico e sociale tra Cina ed Europa, in particolare con la Sicilia. Il missionario e letterato, in Cina, trascorre lunghi anni di operosità ed eroico impegno: valorizza senza pregiudizi la sapienza di Confucio, impegnandosi nella diffusione del Cristianesimo, in seno all’antica civiltà cinese. RITRATTI Originali, i tre ritratti pubblicati. Antonino Lo Nardo traccia la storia dell’artistico ritratto d’Intorcetta S.J., nella Biblioteca Comunale di Palermo, citando Matteo Ricci circa l’uso del ventaglio cinese : il Gesuita è raffigurato da un pittore anonimo del XVII secolo, in occasione della sua visita alla Casa Professa nel 1671, alla maniera di un saggio cinese: capigliatura lunga ricadente sulle spalle e un copricapo; un ventaglio con ideogrammi cinesi, nella mano destra; altrettanto, nella sinistra, una lunga pergamena, sostenuta da una figura simbolica, mentre a destra un’altra figura addita una piccola croce, in alto. Nello sfondo, la prua di una nave da un lato, un pianeta, una stella e raggi luminosi, dall’altro. A Piazza Armerina, il 20 ottobre 1884, delibera del Consiglio Comunale: rivolgersi al Bibliotecario della Comunale di Palermo, per “far ritrarre l’immagine di Prospero Intorcetta, da un valente pittore”. L’autore sarà Luigi Pizzillo: nel 1885 il ritratto è posto nella Sala del Palazzo di città. A Caltanissetta, su notizia di Walter Guttadauria, lo stupendo medaglione del gesuita Prospero Intorcetta, si trova nel Palazzo del Libero Consorzio Comunale: il primo di sei medaglioni di illustri siciliani, vissuti tra il secolo XVII° e il XIX°. CELEBRAZIONE DEL DECENNALE DELLA FONDA ZIONE Sei prolusioni di dotti autori illustrano con la loro testimonianza il Decennale della Fondazione. La prima è dell’arcidell’ vescovo di Monreale, Michele Direttore responsabile Pennisi, fino al 2013 vescovo Giuseppe Vecchio di Piazza, presidente onorario della Fondazione: mette in luce Editore il suo interesse per lo studio dei Associazione La Voce dell’Jonio gesuiti siciliani in Cina, tra cui Via Mons. Genuardi, 14 alcuni scienziati; cita la visita 95024 Acireale ufficiale nel 2009 dell’ambaIscrizione Tribunale Catania sciatore cinese Sun Yuxi con n. 220 del 5/4/1958 al seguito colti cinesi; l’inconIscrizione al ROC tro, all’Expo di Shanghai, nel (Registro operatori della 2010, con la giornalista Wang Na, autrice di un articolo su comunicazione) n° 22076 Intorcetta, pubblicato da un Redazione autorevole quotidiano cinese; Via Mons. Genuardi 16, 95024 la donazione della ristampa Acireale - Ct (casella post. 174) anastatica del libro di Intortel. 095601992 cetta “Sinarum Scientia Politico- Moralis” a papa Benedetto www.vdj.it XVI, in visita a Palermo, e a lavocedelljonio@hotmail.it papa Francesco. Abbonamento annuo Segue la prolusione del veOrdinario euro 12,00 scovo di Piazza, Rosario GiExtra 20,00 - Speciale 50,00 sana, incentrata sull’interculturalità, messaggio della vita Sostenitore 100,00 missionaria di Intorcetta, base di fratellanza universale, per Conto Corrente Postale un positivo futuro del genere 7313800 intestato a umano, nel rispetto della diversità, ricchezza ai fini di una soAssociazione La Voce dell’Jonio cietà coraggiosa, innovativa nel Via Genuardi, 14 promuovere un rapporto di 95024 Acireale conoscenza. Ideale etico-sociale della Fondazione Prospero Membro FISC - Federazione Intorcetta Cultura Aperta, che Italiana Settimanali Cattolici nelle sue iniziative mira all’af-

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Il busto e la targa dedicatigli a Piazza Armerina nel 2016

Scopertura ad Hangzhou, in Cina, del busto dedicato a Intorcetta

fermazione di valori, al dialogo tra i popoli, superando aridi pregiudizi, dal momento che la verità rigenera la speranza in un mondo migliore. Personalizzata e dettagliata, la prolusione di Antonino Laspina, che si definisce “intorcettiano”, nello svolgere attività finalizzate a cambiare “la percezione tra uomini di chiesa e non, tra sinologi e non”, impegnato nel recupero di opere disperse di Intorcetta: dal 2003, vivendo in Cina, è in grado di rilevare l’importanza del grande sinologo, capace di avvicinare Occidente ed Oriente, Italia e Cina, tanto che, pur essendo meno noto di Ricci, i suoi furono funerali di stato. Laspina focalizza la sua attenzione sia sul commercio cinese con la Sicilia e viceversa, sia sulla rete di rapporti a livello internazionale, che fa risaltare Intorcetta. Molto apprezzata la poderosa biblioteca digitale nei locali della Fondazione, frequentata anche da studenti, impegnati in tesi di laurea. Intensa la prolusione di Paolo Centonze: riconosce l’operato del Presidente Portogallo, per dare una connotazione storica ad Intorcetta. Cita singolari episodi, che denotano la reciproca collaborazione per lo sviluppo della Fondazione, impegnata a promuovere eventi per la cittadinanza; nel 2016, a Piazza Armerina viene posto un busto di Prospero Intorcetta dello scultore, Angelo Salemi, nello spiazzo accanto al Collegio dei Gesuiti. Un altro busto del Gesuita viene installato a Hangzhou. La prolusione di Antonino Lo Nardo, intitolata “Pensieri ‘intorcettiani’…a ruota libera”, è impregnata di spirito umoristico: si ricollega alla frequenza dell’Istituto Pedro Arrupe di Palermo nel 2006, quando un suo scritto viene inserito in una pubblicazione sui missionari siciliani, nella straordinaria raccolta di 275 biografie. Non aveva previsto che, a distanza di un anno, la città nativa d’Intorcetta, avrebbe fatto sorgere la Fondazione, su iniziativa di Portogallo. Questi, desideroso di coinvolgere i Gesuiti, lo contatta attraverso il gesuita P. Franco Beneduce, convinto d’indicare in lui un “grande esperto della storia della Compagnia di Gesù”: è l’inizio di fattiva collaborazione e amicizia. La prolusione di Vanessa Victoria Giunta è sintetica e vivace, in relazione alla cultura, senza confini geografici, temporali e sociali. Nel 2016, la dottoressa, grata a Portogallo, compie il viaggio in Cina, per la donazione del busto di Intorcetta. Di fondamentale importanza il capitolo “Un lungo viaggio si percorre passo dopo passo” di Giuseppe Portogallo: in occasione della sua visita alla Mostra Internazionale a Pechino, nell’aprile 2006, attraverso dialoghi con accademici cinesi, percepisce il valore storico del gesuita Intorcetta per la traduzione di Confucio in latino, diffusa in Europa, nel campo della storia della filosofia, dall’edizione parigina del 1687, intitolata “Confucius Sinarum philosophus”, parafrasi di P. Intorcetta, pronta per la stampa, lasciata a Roma nel 1672: ad essa si fa riferimento per le traduzioni di Confucio, sia in latino sia nelle lingue europee. E’ lo studioso gesuita Carmelo Capizzi che, nella seconda metà del Novecento, decide d’intraprendere un’appassionata ricerca su Prospero Intorcetta, in seguito alla scarsità bibliografica, limitata ad articoli enciclopedici, a pagine sparse in libri sulla storia delle Missioni dei Gesuiti in Cina o ad altri accenni. Esiste solo l’incisivo saggio del palermitano, prof. Vincenzo Di Giovanni, su Intorcetta, ma se ne riscontra la brevità. Capizzi traccia la biografia scientifica di Prospero Intorcetta, che

viene riportata, attingendo anche notizie alla Cronologia sintetica della vita di Intorcetta S.J., a cura di Antonino Lo Nardo. Il missionario, nato a Piazza, il 28 agosto 1625, è poco conosciuto in Sicilia, di più noto nella sfera degli eruditi in Francia. Prospero viene inviato dai genitori, a sedici anni, al “Siculorum Gymnasium” di Catania per lo studio della legge,ma la sua volontà è un’altra: far parte dell’Ordine dei gesuiti e aspirare alla vita in lontane Missioni. A Messina viene accolto dai Gesuiti e dopo gli studi, nel 1659, all’età di 34 anni, inviato in Cina, dove battezzerà migliaia di neofiti e farà costruire chiese cristiane, provocando persecuzioni: nel 1665, assieme ad altri missionari gesuiti, domenicani e francescani, l’arresto; l’anno seguente viene nominato Procuratore della Missione in Cina. Nel 1668, attraverso uno stratagemma, il suo posto nella prigione di Canton viene occupato da un gesuita francese, mentre lui progetta la partenza per Roma. Nel 1669 pubblica il “Sinarum Scientia Politico-Moralis; parte per l’Europa: scalo a Lisbona, poi a Genova, infine nel 1671 arrivo a Roma. Visita a Palermo e rientro a Roma, dove il Generale, P. Giovanni Paolo Oliva, gli viene incontro con una sua lettera per la raccolta di fondi. Dei 40 giovani missionari concessi, 25 muoiono nell’Oceano Pacifico a causa delle bonacce con relative malattie, durante la navigazione per la Cina. L’opera “Apologetica disputatio”, nel 1700 sarà pubblicata a Parigi, con il nuovo titolo “Testimonium de cultu sinensi, datum anno 1668”. Nel 1673, il rientro definitivo in Cina, dove i missionari incarcerati erano stati liberati. Ad Hangzhou, fa decorare la chiesa locale, fonda il Noviziato dei Gesuiti; riceve la nomina di Visitatore della Cina e del Giappone. Negli anni Ottanta ha problemi di salute, che riesce a superare; nel 1683 scrive una lettera al fratello Francesco, gesuita, a Palermo. Negli anni 1688-92, persecuzioni dei cristiani in Cina. Intervento di Intorcetta presso l’imperatore, che il 22 marzo emana un editto di tolleranza. Il 3 ottobre 1696 ad Hangzhou, Prospero Intorcetta muore e la salma viene sepolta nel cimitero da lui stesso destinato ai missionari gesuiti. Varie sono le problematiche intorno alla sua vita e alla sua famiglia. Sono conservate 20 sue lettere autografe ai Generali dell’Ordine dei Gesuiti. Avventuroso il primo viaggio per nave nel 1656 verso le Missioni, sconvolto – poco dopo essere salpata la nave da Genova con 10 gesuiti europei- dall’assalto di una nave corsara. Derubati e maltrattati, i missionari riescono a riacquistare la libertà dietro versamento di una somma di denaro. Trascorsi alcuni mesi, viene ripreso il viaggio per Lisbona, da dove si partiva per le Indie. Nella sua piccola autobiografia, Intorcetta elimina dati inerenti al viaggio, mentre rivela la sua personalità, riportando la cronaca delle gravi condizioni di salute dei suoi compagni, del suo servizio infermieristico, non avendo contratto alcuna grave malattia. E’ interessante leggere le sue peripezie sul suolo cinese; conoscere i vari incarichi, da lui ricoperti con alto senso di responsabilità. Divenuto Procuratore dei missionari di Cina, urge fare un viaggio a Roma. Trascorre qualche mese in Sicilia a Palermo,nel 1671. Intorno alla fine dell’anno successivo, Intorcetta ritorna in Cina, con nuovi missionari, ma tredici sono morti, a causa di una pestilenza scoppiata sulla nave, nella zona equatoriale; anche lui stavolta è contagiato, tuttavia guarisce. Arrivo a Macao, alla fine del 1673. Le fonti di tali notizie sono nelle biblioteche di Italia, Francia, Portogallo e Cina. Suggestiva mappa storica di Platia, ovvero Piazza. I CONVEGNI Il convegno del 23 marzo 2016 si svolge a Piazza Armerina, nel Museo Diocesano, con titolo: “Un gesuita siciliano nella Cina del XVII secolo: Prospero Intorcetta, missionario e letterato.” Tre i messaggi di auguri: sen. Francesco Giacobbe; P. Francesco Beneduce S.J.; dott. Enza Cilia Platamone, direttore Centro Reg. progettazione e restauro. Negli Atti del Convegno, quindici interventi programmati, molto interessanti, vertenti, oltre che sul protagonista, su gesuiti siciliani e dialogo interculturale tra Oriente e Occidente nel XVII secolo; le biblioteche gesuitiche in Cina; il confronto con il confucianesimo; Confucio latino dai manoscritti alla stampa: carte autografe intorcettiane; il rapporto con una società singolare; la civiltà asiatica; il mondo del Levante, e così via. Originale, la descrizione amministrativa della Cina: “L’Intero Regno, come nella Repubblica di Platone, è amministrato dai soli mandarini, al punto che i desideri di Platone sembrano realizzarsi: “fortunato sarà il regno in cui il re filosofeggia e i filosofi hanno il potere”. Ancora temi suggestivi: La Compagnia di Gesù in Sicilia, in particolare a Mazara del Vallo ; personaggi e artisti italiani alla corte dei Qing; il toponimo Platia e il suo sviluppo. Tutti temi, che hanno dato vita ad una bella serata, in cui a Piazza si festeggia il Decennale. Relatori: Francesco Vergara Caffarelli; P. Francesco Tata S.J; Giuseppe Barone; Angelo Granata; Stefano Benedetti; Antonio Lo Nardo; Nicoletta Basilotta; Giuseppe Scuderi; Salvatore Lo Re; Francesco Piro; Isabella Doniselli Eramo, Francesco Failla; Francesca Paola Massara; Gaetano Masuzzo; Sergio Severino. LE CERIMONIE Il piazzese Prospero Intorcetta rivive nel secolo duemila attraverso solenni cerimonie sia in Sicilia che in Cina, dove testimoniò la sua ardente Fede, fu apostolo di pace, uomo dotto. Il suo busto,ispirato al ritratto di Palermo , opera dello scultore siciliano Angelo Salemi di Mazzarino, il 23 marzo 2016 , con solenne cerimonia di commemorazione nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, viene donato dal presidente della Fondazione al Comune di Piazza Armerina; una copia viene donata ad Hangzhou, dove il 3 novembre 2016, il busto, alla presenza di autorità cinesi, è posto nel cimitero; Giorgio Casacchia traccia dei cenni storici sul cimitero dei Gesuiti. Un evento conclusivo viene celebrato sul Decennale il 29 dicembre 2016. Il presente volume è arricchito da emblematiche e luminose foto; inoltre, funzionale è la cronologia sintetica della vita di P. Intorcetta S.J., a cura di Antonino Lo Nardo. Ben studiata la copertina: la parte anteriore esterna, centro storico di Piazza; all’interno, cartina geografica della Sicilia d’epoca, divisa in tre zone: ad Est, Valle di Noto e Valle di Demona con il vulcano Aetna; Val di Mazara, la zona centro-occidentale, con Palermo. Nella parte posteriore esterna, busto di P. Intorcetta , accanto un passo sul futuro di Eric J. Hobsbarum; in basso, l’Oceano e la Cina; all’interno, carta geografica di “Imperii Sinarum Nova descriptio”. Un cd accompagna il complesso volume. Anna Bella


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LECTURA DANTIS In corso la seconda edizione (partecipe il vescovo mons. Raspanti) in tre chiese di Acireale

La montagna del Purgatorio e Ulisse Ritorna la “Lectura Dantis” nelle chiese di Acireale. La seconda edizione è stata organizzata, come la prima, dal Liceo classico “Gulli e Pennisi”, insieme con la Diocesi di Acireale e l’associazione culturale “Cento Campanili”. Dopo il grande successo della prima, era scontata la riedizione di questa originale ed interessante iniziativa, anzi – a nostro modesto avviso – si era anche perso tempo, sia per la vastità e l’incomparabile bellezza della produzione dantesca, sia per le numerose ambientazioni disponibili nella nostra città, cose – entrambe – che danno quindi ampia possibilità di scelta. Le caratteristiche della proposta culturale sono state presentate in un incontro tenutosi presso il palazzo vescovile con la partecipazione degli organizzatori, tra cui il vescovo mons. Antonino Raspanti, la preside e la vicaria del Liceo classico “Gulli e Pennisi” Maria Castiglione e Barbara Condorelli, e l’avv. Mariella Bonanno. Al centro di ogni incontro c’è la lettura di un canto della Divina Commedia di Dante Alighieri, e la scelta è caduta stavolta su due canti del Purgatorio (IX e XXVIII) ed uno dell’Inferno

(XXVI). Le chiese che fanno da ambientazione sono quella dell’Arcangelo Raffaele, con l’illustrazione dei dipinti di Matteo Desiderato curata dalla prof.ssa Leda Vasta (docente di storia dell’arte); la chiesa di S. Maria Odigitria, con la presentazione dei dipinti di Alessandro Vasta tenuta dalla dott. ssa Carmela Cappa (storica dell’arte della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania); e la chiesa di S. Maria degli Angeli, dove sarà illustrata la pala di Giacinto Platania ivi presente da parte della prof.ssa Tiziana Scandura (esperta di storia dell’arte). Quasi invariato è rimasto il gruppo di italianisti che commenteranno i canti di Dante, composto da Annamaria Zizza, Orazio Mellia e An-

drea Graz (che sostituisce Salvo Valastro trasferitosi a Pisa), mentre le letture sono curate da attori e da alunni dello stesso liceo; gli intermezzi musicali sono invece eseguiti dal gruppo “Doulce Mémoire” diretto da Bruna D’Amico e dai solisti Rosaria Politi (al clavicembalo), Mario Licciardello (flauto dolce) e Antonella Cernuto (arpa). Anche in questa edizione un posto d’onore occupano le riflessioni teologiche ispirate dai canti danteschi, che sono tenute dallo stesso vescovo mons. Antonino Raspanti, da mons. Sebastiano Raciti e da don Gaetano Pulvirenti. “È importante il coinvolgimento degli alunni nell’iniziativa”, ci dice la vice preside del “Gulli e Pennisi”, Barbara Con-

dorelli. Commenti entusiastici anche da parte del vescovo Raspanti e della preside Castiglione per questa iniziativa, sorta quasi due anni fa come “esperimento” nato dalla “passione condivisa per l’autore della Divina Commedia” con lo scopo di creare una “offerta alla città di Acireale”, in un percorso di “fede, arte e letteratura”. Per la cronaca, i canti IX e XXVII sono quelli che segnano l’inizio e la conclusione dell’ascesa della montagna del Purgatorio e del percorso penitenziale seguito dallo stesso Dante, mentre il XXVI dell’Inferno è quello in cui viene descritto l’incontro con Ulisse ed il suo “folle volo” con il quale, superate le colonne d’Ercole, egli tenta di conoscere l’altro emisfero, sconosciuto, della Terra. Il primo incontro si è già svolto domenica 9 dicembre nella chiesa dell’Arcangelo Raffaele (con grande successo e partecipazione di pubblico), mentre gli altri due si svolgeranno mercoledì 26 dicembre nella chiesa di S. Maria Odigitria e domenica 6 gennaio a S. Maria degli Angeli. Nino De Maria

ACIREALE In esposizione parte del “tesoro” della Cattedrale, si visita anche la sagrestita

Arredi liturgici, paramenti, ex voto Dal giorno dell’Immacolata è visitabile ad Acireale l’interessante percorso espositivo realizzato in Cattedrale, che permette al visitatore di ammirare in tutto il loro splendore preziosi arredi liturgici in argento, paramenti sacri e parte dell’inestimabile tesoro di Santa Venera. L’iniziativa culturale è stata promossa dal parroco, don Mario Fresta: “Abbiamo pensato di mettere in mostra le opere d’arte che possiede la nostra Basilica, segno della fede nel corso secoli, per promuoverne la conoscenza e la valorizzazione a beneficio di acesi e turisti”. A ideare e realizzare materialmente il percorso è stato Salvo Iannuli, con la collaborazione di Alessandro Maria Trovato. Si tratta di un’esposizione permanente che in alcuni periodi dell’anno sarà anche tematica (più avanti saranno esposti altri preziosi tessuti come broccati, lampassi e lampassi veneziani). “Le chicche dell’esposizione – ci spiega il curatore – sono certamente

gli smalti incastonati in filigrana di scuola messinese. Si tratta di ex voto appartenenti al tesoro di Santa Venera, il più grande dei quali raffigura la Madonna della Lettera (opera di Pietro Tondello del 1724); altri due, più piccoli, riportano i simboli dell’Or-

dine dei cavalieri di Malta e dell’Ordine di San Giacomo della spada (entrambi del sec. XVII)”. Fanno parte dell’esposizione, come dicevamo, anche una parte dei paramenti della Basilica-Cattedrale, ricamati in oro e risalenti all’800, nonché numerosi oggetti in argento del periodo ‘700-‘800. Tra i pezzi più interessanti le preziose mitrie vescovili, due originalissime ampolline in filigrana d’argento stile impero con motivi floreali e gli angioletti settecenteschi, che facevano parte della “candelora” dei calzolai (detta anche “di San Crispino”). L’itinerario di visita comprende anche la monumentale sagrestia capitolare, realizzata in noce massello alla fine del settecento dall’ebanista Alfio Grasso (come si legge in una apposita iscrizione), ove è presente pure un ovale di Pietro Paolo Vasta, raffigurante la scena evangelica dell’Annunciazione. Guido Leonardi

Recensione “Beethoven al chiaro di luna” I molteplici racconti di vita di Alessandra Distefano Alessandra Distefano sceglie un grande musicista e una delle sonate più famose per dare il titolo al suo ultimo libro “Beethoven al chiaro di luna”, con la prefazione di Giuseppe Manfridi. Ma cosa si cela – ci chiediamo - dietro questa scelta e cosa ha voluto dire l’autrice riferendosi ad una delle musiche più belle del grande compositore che probabilmente dedicò questa sua composizione alla sua allieva preferita e forse da lui amata la diciannovenne contessina Giulietta Guicciardi. L’opera della Distefano impegna il lettore in un susseguirsi di personaggi ed eventi che a prima vista sembrerebbe non avere un filo conduttore, ma essere piuttosto la scelta di mettere insieme, in un armonico assemblaggio, racconti che parlano di amore, di solitudine, di sofferenza, ma anche di gioia, del ritrovare il senso della vita e avere voglia di ricominciare, anche dopo aver toccato il baratro della sofferenza. Non è però così semplice entrare nei racconti che si snodano, seguendo la partitura della sonata di Beethoven in un primo, poi secondo ed infine terzo movimento, è invece una piacevole scommessa tra autrice e lettore entrare prima in sordina e poi profondamente nel piacevole vortice di emozioni che i racconti danno nel loro insieme. L’autrice segue il tema della sonata che da quieto ma deciso poi incalza, con un andamento delicato, avviandosi alla conclusione con una atmosfera meditativa. Beethoven nelle struggenti note dell’ultimo movimento “presto agitato” sembra soccombere al suo ineluttabile e amaro destino; ma non così è per il protagonista del terzo movimento del libro, un uomo solo e amareggiato per la fine di un amore, che si risolleva grazie ad un fortuito e casuale incontro con una ragazzina impertinente che sarà l’artefice della sua rinascita artistica e umana. Un turbinio di emozioni cambieranno in meglio la vita di David, il protagonista. L’”adagio sostenuto” del primo movimento ha per protagonista il cuore di Lidia, un cuore spezzato, sofferente, per la fine del suo amore per Franz. La solitudine e le lacrime sono per sé stessa e per Franz; “dimenticami Franz, dimenticami. Io domani ti dirò addio, però silenziosamente, ma lo sappiamo tutti e due che non tornerò. Non rinuncerò a pensarti perché i pensieri sono liberi e riempiono l’anima”. Ma dall’abisso della sofferenza, che sembra non avere fine, l’incontro con Giulian, che la consola cingendole affettuosamente le spalle, pronto a raccogliere tutto il suo dolore di “vedova” che deve elaborare faticosamente il suo “lutto”, la condurrà alla rinascita. Guardando Giulian con occhi diversi capirà che il dolore è stato elaborato, vissuto, e adesso il suo cuore è pronto a nuovi giorni, a nuova vita. Il corpo centrale del libro, il secondo movimento, l’”allegretto”, cattura il lettore in ogni singolo racconto che racchiude, nelle poche pagine di cui si compone, i bagliori della speranza che accende i cuori, che brilla anche nei giorni più bui lasciando spazio ad una rinnovata leggerezza, percorrendo strade diverse dal solito, mai stanchi di esplorare anche le pieghe più nascoste dell’anima. G. P.

PREMI LETTERARI L’acese Maria Pia Basso vince il concorso di arte e letteratura “Manuel Foderà” con il romanzo “L’odore dei rifiuti”

Quando la separazione non è mai totale Un altro successo e una conferma dell’indiscusso talento della scrittrice acese Maria Pia Basso, prima classificata nella sezione narrativa al premio di arte e letteratura “Manuel Foderà”, organizzato dall’associazione “ I volontari del Tuttinsieme” di Giarre. Maria Pia Basso si è aggiudicata il gradino più alto del podio con il racconto “L’odore dei rifugi”. La trama avvincente tocca un tema difficile come la separazione da coloro che abbiamo amato in vita e che dopo averci lasciato restano a noi vicini, manifestando la loro presenza in vari modi. Protagonista Ada, una giovane vedova, che piange inconsolabile la prematura scomparsa dell’amato marito. Ma nella vita della giovane entra Lia, una conoscente, con cui Ada inizierà uno scambio di messaggi che le porranno di fronte a tematiche illogiche per gli altri, ma non per loro. Questo permetterà ad Ada di alleggerire e meglio sopportare lo strazio del lutto e di crescere da sola di due figlie ancora in tenera età. L’autrice sapientemente illustra e dà vita a personaggi di grande spessore umano, trattando con la delicatezza che la contraddistingue anche tematiche difficili che, se sapientemente esposte, possono essere d’aiuto a coloro che vivono momenti turbolenti del viaggio, non sempre facile, che è la vita. Tanti i protagonisti del premio “Foderà” che prevedeva sei categorie: fotografia, arti figurative, canto, teatro, poesia e narrati-

va. Ad aprire la serata, che si è svolta a Giarre nel salone parrocchiale “Regina Pacis” dell’omonima parrocchia, un coro gospel che ha riscosso un notevole successo. Il pubblico è stato piacevolmente trascinato in un turbinio di musica e canti natalizi che ha scaldato la serata molto fredda, di un tardo pomeriggio di fine autunno, con l’inverno ormai alle porte. A porgere i saluti iniziali il padrone di casa don Vittorio Sinopoli, guida spirituale dell’associazione, la presidente dottoressa Anna Fichera, insieme ad altri membri dell’associazione che promuove lo spirito di fratellanza anche con momenti di interesse culturale. Colpisce la giovanissima età dei partecipanti e anche gli ospiti che allietano la serata sono adolescenti o poco più, ma questo non toglie meriti alla bravura, che è stata ampiamente sottolineata dagli organizzatori. Il premio è stato dedicato a Manuel Foderà scomparso nel 2010 a soli dieci anni. Commovente e profonda la breve vita di questo piccolo guerriero di Calatafimi che dai 4 ai 9 anni, con un male incurabile, ha dovuto convivere tra grandi sofferenze. Alla fine Manuel ha perso la sua battaglia ma ha lasciato un testamento spirituale. A soli 6 anni ha chiesto e ricevuto la comunione, ha composto preghiere, inventato racconti e ha dialogato con una saggezza incredibile con sacerdoti, suore, specialmente con le clarisse di San Giovanni Rotondo, con vescovi e i cardinali Francesco Montenegro e Pa-

olo Romeo. Ha scritto le meditazioni della Via Crucis affidando la sua piccola e candida anima al Santo Rosario e a Padre Pio. Le suore, che lo hanno seguito nella lunga sofferenza, hanno esortato la mamma di Manuel a raccogliere gli scritti del figlio, perché la sua spiritualità è stata un dono del Signore. La preghiera più commovente scritta da questo piccolo guerriero recita: “Abbracciami Gesù! Ti prego abbracciami Gesù, quando sono triste. Abbracciami Gesù, quando sono in ospedale e soffro molto! Abbracciami Gesù, quando piango. Dammi la forza per affrontare ogni cosa! Non mi abbandonare mai, perché tra le tue braccia mi sento protetto e sicuro.” Gabriella Puleo


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Pluralismo dell’informazione

PIEMONTE ACQUI TERME L’Ancora ALBA Gazzetta d’Alba ALESSANDRIA La Voce Alessandrina ARONA L’Informatore - Il Sempione ASTI Gazzetta d’Asti BELLINZAGO NOVARESE L’Informatore - Il Ricreo BIELLA Il Biellese BORGOMANERO/OMEGNA L’Informatore CANELLI/ACQUI TERME www.vallibbt.it CASALE MONFERRATO La Vita Casalese CASALE MONFERRATO La Grande Famiglia CUNEO La Guida DOMODOSSOLA L’Informatore - Il Popolo Dell’Ossola FOSSANO La Fedeltà GALLIATE L’Informatore - L’Eco di Galliate

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IVREA Il Risveglio Popolare MONDOVI’ L’Unione Monregalese NOVARA L’Informatore - L’Azione OLEGGIO L’Informatore - Il Cittadino Oleggese PINEROLO L’Eco del Chisone PINEROLO Vita Diocesana Pinerolese SALUZZO Corriere di Saluzzo SUSA La Valsusa TORINO www.agdnotizie.it TORINO La Voce e il Tempo TORTONA Il Popolo VARALLO SESIA L’Informatore - Il Monte Rosa VERBANIA INTRA L’Informatore - Il Verbano VERCELLI Corriere Eusebiano

LOMBARDIA BERGAMO www.santalessandro.org BRESCIA La Voce del Popolo BRUGHERIO Noi Brugherio COMO Il Settimanale della Diocesi di Como CREMA Il Nuovo Torrazzo CREMONA La Vita Cattolica LODI Il Cittadino

MANTOVA La Cittadella MILANO www.chiesadimilano.it MONZA Il Cittadino PAVIA Il Ticino TREVIGLIO Il Popolo Cattolico VIGEVANO L’Araldo Lomellino

TRIVENETO BELLUNO L’Amico del Popolo BOLZANO Il Segno BOLZANO Sonntagsblatt CHIOGGIA Nuova Scintilla GORIZIA Novi Glas GORIZIA Voce Isontina PADOVA La Difesa del Popolo PORDENONE Il Popolo ROVIGO La Settimana

VALLE D’AOSTA AOSTA Corriere della Valle D’Aosta

TRENTO Vita Trentina TREVISO La Vita del Popolo TRIESTE Vita Nuova UDINE La Vita Cattolica VENEZIA Gente Veneta VERONA Verona Fedele VICENZA La Voce dei Berici VITTORIO VENETO L’Azione

EMILIA ROMAGNA BOBBIO La Trebbia BOLOGNA Bologna Sette CARPI Notizie CESENA Corriere Cesenate

FAENZA Il Piccolo FERRARA La Voce di Ferrara FIDENZA Il Risveglio FORLI’ Il Momento

LIGURIA GENOVA Il Cittadino

RAVENNA Risveglio Duemila REGGIO EMILIA La Libertà RIMINI Il Ponte SAN MARINO/MONTEFELTRO Montefeltro

MARCHE

SAVONA Il Letimbro

ANCONA Presenza ANCONA www.chiesamarche.org ASCOLI PICENO La Vita Picena CAMERINO L’Appennino Camerte FABRIANO L’Azione FERMO www.lavocedellemarche.it

TOSCANA AREZZO/CORTONA/SANSEPOLCRO Toscana Oggi - La Voce di Arezzo FIESOLE Toscana Oggi - La Parola FIRENZE Toscana Oggi - L’Osservatore Toscano GROSSETO Toscana Oggi - Rinnovamento LIVORNO www.lasettimanalivorno.it LUCCA Toscana Oggi -Lucca 7 MASSA CARRARA/PONTREMOLI Toscana Oggi - Vita Apuana MASSA MARITTIMA/PIOMBINO Toscana Oggi - Dalla Maremma all’Elba MONTEPULCIANO/CHIUSI/PIENZA Toscana Oggi - L’Araldo Poliziano

IMOLA Il Nuovo Diario Messaggero MODENA Nostro Tempo PARMA Vita Nuova PIACENZA Il Nuovo Giornale

PESCIA Toscana Oggi - La Voce di Valdinievole PISA Toscana Oggi - Vita Nova PISTOIA La Vita PITIGLIANO/SOVANA/ORBETELLO Toscana Oggi - Confronto PONTREMOLI Il Corriere Apuano PRATO Toscana Oggi - La Voce di Prato SAN MINIATO Toscana Oggi - La Domenica SIENA/COLLE VAL D’ELSA/MONTALCINO Toscana Oggi - Siena-Colle Val D’Elsa-Montalcino VOLTERRA Toscana Oggi - L’Araldo

JESI Voce della Vallesina MACERATA www.emmausonline.it PESARO/FANO/URBINO Il Nuovo Amico SAN BENEDETTO DEL TRONTO L’Ancora SENIGALLIA La Voce Misena

UMBRIA FOLIGNO Gazzetta di Foligno PERUGIA/ASSISI/NOCERA UMBRA/GUALDO TADINO/CITTÀ DI CASTELLO/GUBBIO/ ORVIETO/TODI/TERNI/NARNI/AMELIA La Voce SPELLO La Squilla

ABRUZZO E MOLISE CAMPOBASSO Molisinsieme CHIETI Il Nuovo Amico del Popolo L’AQUILA Vola

PESCARA/PENNE www.laporzione.it SULMONA Sulmona-Valva Diocesi

TERAMO L’Araldo Abruzzese

LAZIO ALBANO LAZIALE Millestrade ANAGNI/ALATRI Anagni Alatri Uno LATINA Chiesa Pontina

PUGLIA

RIETI Frontiera ROMA www.romasette.it VITERBO Vita della Diocesi

BRINDISI Fermento CASTELLANETA Adesso MANFREDONIA/VIESTE/ S. GIOVANNI ROTONDO Voci e Volti

MOLFETTA Luce e Vita OSTUNI Lo Scudo TARANTO Nuovo Dialogo TRANI In Comunione

CAMPANIA ACERRA La Roccia AVELLINO Il Ponte - Settimanale Cattolico dell’Irpinia AVELLINO www.ilpontenews.it CAPUA Kairos News CASERTA www.ecodicaserta.it CASERTA Il Poliedro

SARDEGNA ALES/TERRALBA Nuovo Cammino ALGHERO/BOSA Dialogo CAGLIARI Il Portico IGLESIAS Sulcis Iglesiente Oggi LA MADDALENA Il Vento LANUSEI L’Ogliastra

NUORO L’Ortobene ORISTANO L’Arborense OZIERI Voce del Logudoro SASSARI Libertà TEMPIO/AMPURIAS Gallura e Anglona

CAVA DE’ TIRRENI Fermento ISCHIA Kaire LIONI Altirpinia NAPOLI Nuova Stagione NOCERA INFERIORE/ SARNO Insieme nell’Agro NOLA In Dialogo

PIEDIMONTE MATESE Clarus POZZUOLI Segni dei Tempi SALERNO www.agirenotizie.it

BASILICATA MATERA/IRSINA Logos - Le Ragioni della Verità

CALABRIA

EUROPA

CASSANO ALL’JONIO L’Abbraccio CATANZARO Comunità Nuova COSENZA/BISIGNANO Parola di Vita CROTONE Kairos Kroton LAMEZIA TERME www.lamezianuova.it

SICILIA

FRANKFURT AM MAIN Corriere d’Italia GROSS GERAU www.webgiornale.de LUSSEMBURGO PassaParola Magazine PARIGI Nuovi Orizzonti Europa ROMA Migranti Press ZURIGO Corriere degli Italiani

ACIREALE La Voce dell’Jonio AGRIGENTO L’Amico del Popolo CALTANISSETTA L’Aurora CATANIA Prospettive MAZARA DEL VALLO Condividere MESSINA La Scintilla

LOCRI Pandocheion - Casa che Accoglie MILETO/NICOTERA/TROPEA Comunità in Cammino REGGIO CALABRIA L’Avvenire di Calabria ROSSANO/CARIATI Camminare Insieme

MONREALE Giornotto NICOSIA In Dialogo NOTO La Vita Diocesana PIAZZA ARMERINA Settegiorni RAGUSA Insieme SIRACUSA Cammino

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78.289 FEDELI

SONO INSIEME AI SACERDOTI

CON LE FAMIGLIE

GLI ANZIANI

I GIOVANI

GLI ULTIMI

L’anno scorso, 78.289 fedeli hanno partecipato al sostentamento dei sacerdoti con un’Offerta. Anche grazie al loro contributo, 35.000 preti hanno potuto dedicarsi liberamente alla loro missione in tutte le parrocchie italiane, anche in quelle più piccole e meno popolose.

FAI ANCHE TU UN’OFFERTA PER I NOSTRI SACERDOTI con versamento sul conto corrente postale n. 57803009 Q con carta di credito, chiamando il Numero Verde 800-825000 o sul sito www.insiemeaisacerdoti.it Q con bonifico bancario presso le principali banche italiane Q con versamento diretto all’Istituto Sostentamento Clero della Diocesi. L’Offerta è deducibile. Q

Maggiori informazioni su www.insiemeaisacerdoti.it Segui la missione dei sacerdoti su www.facebook.com/insiemeaisacerdoti

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DAGALA DEL RE La parrocchia raccoglie i frutti di un atto di generosità, il parroco don Santo guarda avanti

I doni che lo spirito fa continuamente sorgere nella Chiesa per ringiovanirla vanno valorizzati con sapienza. Lo afferma il documento finale del sinodo dei vescovi sui giovani dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Dagala del Re è una frazione di Santa Venerina, nota per la festa dell’Immacolata, una parrocchia che conta non più di quattrocento fedeli ma da sempre molto attiva. Oggi la parrocchia di Dagala del Re raccoglie i frutti di un dono assai prezioso: una donazione fatta da una benefattrice, scomparsa l’anno scorso, che ha scelto di devolvere dei risparmi alla sua parrocchia. Il parroco Don Santo Leonardi, 34 anni, ha scelto assieme ai suoi collaboratori di investire parte del lascito per creare un oratorio. Con lui abbiamo parlato della realtà giovanile della sua comunità a tutto tondo: ci ha spiegato cosa chiedono i suoi giovani, presentato il logo verso i cento anni della parrocchia “Generazioni in trasMissione” e parlato del cammino di fede più adatto a loro. Si è da poco concluso il sinodo sui giovani. Essi sono una ricchezza per la Chiesa. Con quale prospettiva occorre guidarli lungo il cammino della fede? “Il sinodo è stato davvero un evento di grazia che, penso per la prima volta nella storia della Chiesa, ha visto determinante il ruolo dei giovani nello svolgimento e nelle proposizioni finali che possiamo già leggere nel documento finale. Guidare i giovani nel cammino di fede, soprattutto alla luce delle coordinate culturali e comunicative di oggi, è davvero una bella sfida che ci stimola anche a riconsiderare parametri pedagogici e pastorali”. Come vivono la comunità i giovani di Dagala e cosa chiedono al loro parroco? “Io credo che, in particolare per noi pastori ma ciò dovrebbe valere un po’ per tutti, sia fondamentale innanzitutto stare accanto a loro come testimoni di un incontro con Gesù, semplicemente condividendo inizialmente una esperienza di profonda umanità che possiamo chiamare amicizia, come infondo ci ha insegnato Gesù: “vi ho chiamato amici”. È quello che avverto dai giovani: “Nessuno disprezzi la tua giovane età” (1 Tm 4,12), sentirsi apprezzati ed amati così come farebbe Gesù, per poi trovare nella forza di questo amore gratuito la capacità di crescere nella relazione con il Signore anche nella dimensione ecclesiale”. Una capacità di crescita che non può non passare dalla capacità di usare linguaggi nuovi… “Esatto. Una comunità piccola come la nostra può ottenere ciò purché si proponga sempre più, in un’ottica di discernimento per trasmettere la fede ai giovani con un linguaggio sempre più vicino a loro, ma per fare ciò è necessario ascoltare il loro modo di esprimersi”

Grazie a una donazione da parte di una benefattrice della parrocchia avete acquistato un immobile per creare degli spazi per le attività pastorale. Dentro questa struttura nascerà un oratorio... “La nostra comunità parrocchiale si è proposta, grazie all’aiuto della Provvidenza, di realizzare un oratorio. Sarà una vera e propria casa, domus orationis, di preghiera e di ascolto, dove le diverse generazioni si incontreranno accomunati dall’impegno di ascoltarsi reciprocamente, crescere e formarsi insieme guidati dalla parola del Vangelo, sperimentando la gioia di una aggregazione reale secondo uno stile di famiglia dove ognuno trovi pure il proprio spazio per esprimersi ponendosi a servizio di tutti” Il comitato della festa dell’Immacolata dell’anno prossimo sarà a trazione giovanile. Il tesoriere è un giovane ma non mancherà l’esperienza… “La prossima festa vedrà una responsabilizzazione ulteriore dei giovani, come auspicato dall’ultimo Sinodo sui giovani. Ma il nuovo comitato non è composto solo dai giovani che senz’altro porranno in evidenza la dinamicità delle sane tradizioni attraverso la loro creatività; sono presenti infatti anche famiglie ed anziani, in particolare Santo Catalano, che è una memoria storica vivente della festa dell’Immacolata a che con i giovani ascolteremo come prezioso e saggio riferimento nell’ottica della recezione di quei valori positivi inerenti alla festa, auspicata ancora dallo stesso sinodo: vetera et nova, insieme”. Quanto è importante coinvolgere i giovani nelle feste patronali e quali aspetti ne vanno curati? “È indispensabile chiaramente curare la propria fede, formarsi, per proporre qualsiasi servizio. Anche per i membri del comitato dei festeggiamenti è importante attingere costantemente a ciò che ci fa essere realmente cristiani, il Vangelo, l’Eucarestia, la carità, rafforzare la propria appartenenza alla comunità ecclesiale”. La parrocchia di Dagala del Re viaggia verso i 100 anni. Vi siete dati un logo e un motto per il 2019 che vuole sottolineare i sacrifici e gli sforzi delle generazioni che hanno edificato la parrocchia. Oggi, alla luce di ciò, cosa serve alla parrocchia? “Oggi serve proprio questo alla parrocchia: guardare al passato come luogo delle nostre radici, edificando un presente in Cristo, che è sempre lo stesso, mettendo da parte sterili polemiche e ponendosi l’uno accanto all’altro con grande rispetto e stima, lavorando in comunione, seppur polifonica, per il Regno di Dio”.

SERRA CULB

L’oratorio nasce da una donazione Presentati 3 nuovi soci Consegnate borse di studio a due seminaristi Serata particolarmente intensa – si legge in una nota dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi acese - quella vissuta, lunedì 17 dicembre sera, dal Serra club di Acireale, presieduto dal dott. Alfio Licciardello, nei locali del Seminario vescovile di Acireale il cui rettore è don Marco Catalano. Presente il governatore Mariuccia Lo Presti, venuta appositamente da Palermo per partecipare all’incontro che ha registrato vari momenti, fra cui la celebrazione eucaristica nella cappella maggiore, presieduta da S.E., monsignor Antonino Raspanti, vescovo della diocesi di Acireale, vice presidente della CEI e cappellano del Serra acese. In veste di concelebranti hanno partecipato, don Marco Catalano, don Gaetano Pappalardo, direttore spirituale del Seminario e don Roberto Fucile, economo del Seminario. Tre i nuovi soci che, presentati ai numerosi presenti dal Presidente Licciardello, hanno così scelto di abbracciare i fini del sodalizio che si ispira ai principi di padre Junipero Serra, missionario francese. Essi sono: Rita Caramma, giornalista, Alessio Passaniti, cardiologo e Salvatore Catalano, ingegnere. Momento di grande gioia quello legato alla consegna di due borse di studio ai seminaristi Cosimo Andrea Gangemi della comunità parrocchiale S.Maria del Monte Carmelo in Aci Platani e Rosario Pittera, della comunità parrocchiale Cuore Immacolato di Maria in Acireale. A fine serata, dopo lo scambio di auguri col Vescovo Raspanti, tradizionale e sincero momento di convivialità a cui hanno partecipato tutti i presenti.

Domenico Strano

ACIREALE Utile confronto tra il mondo del volontariato, istituzioni e Caritas diocesana: “Insieme o nulli”

Strategia comune contro le emarginazioni e le povertà Si è svolta come nel pomeriggio dello scorso 18 dicembre all’Hotel Orizzonte di Acireale la tavola rotonda intitolata “Prossimità, povertà e disagio sociale: volontariato di frontiera… chi dopo di noi”. Un’iniziativa innovativa nel suo genere, promossa dal distretto Catania 5 del Centro di servizio di volontariato, che ha visto alternarsi anche sindaci ed assessori provenienti da buona parte della Diocesi di Acireale. Introdotto dal giovane direttore della Caritas diocesana, don Orazio Tornabene, a testimonianza del benestare dello stesso vescovo, Antonino Raspanti, per una strategia comune che veda le forze del Terzo Settore, della chiesa locale e delle istituzioni pianificare strategie efficaci per il contrasto all’emarginazione e alla povertà, l’incontro ha offerto una panoramica delle realtà potenzialmente in grado di assicurare la realizzazione di una “carta dei servizi” a servizio delle persone più bisognose. Non si è trattato di un classico convegno con relatori o esperti, ma di un confronto atto ad avviare una proficua collaborazione tra realtà che costituiscono un riferimento capillare su un territorio, quello della Diocesi di Acireale, che conta circa 210 mila abitanti e presenta sacche di povertà non indifferenti. Una sorta di fotografia d’insieme, finalizzata a comporre una progettualità comune di impegno, che metta insieme le esigenze delle comunità di varia grandezza interessate e già ben conosciute da alcune reti associative come la comunità di San Camillo e la rete di San Vincenzo, che insieme alla Caritas diocesana e ad altre realtà di volontariato sono attive da decenni nel contrasto alla povertà sociale, economica e relazionale.

Un momento dell’incontro

“Ci spinge la necessità di dare risposte: ecco perché abbiamo scelto di dialogare insieme con gli attori visti oggi, convenendo sul fatto che solo così possiamo costruire percorsi efficaci per sostenere chi è esposto a maggiori bisogni. Oggi abbiamo più che mai bisogno di un volontariato che sia garanzia di serietà, credibilità e tentativi concreti di analizzare ed affrontare i problemi del nostro territorio – spiega Raffa, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo: - dopo l’incontro di oggi siamo pronti a sedere al tavolo insieme per onorare i nostri impegni di condivisione e servizio”. “Siamo qui, istituzioni e volontariato insieme, per fare rete e affrontare il male più radicale cui sembra spingere la società di oggi: la disgregazione. Il cittadino che prende coscienza della sua utilità e delle opportunità di servizio alla collettività può essere una risposta rilevante nel periodo di crisi che affrontiamo: una responsabilità, quella del volontariato, che abbiamo tutti e che dobbiamo sapere mettere a frutto con stratgie comunitaria, offrendo risposte che non si limitano al cibo ma anche ad altri ambiti - conclude Orazio Tornabene, direttore della Caritas diocesana di Acireale. - Oggi più che mai ad esempio uno dei problemi maggiori è quello di riuscire a reinserire, avendo un alloggio ed un’opportunità di lavoro, chi ha perso ogni riferimento restando letteralmente per strada”. A concludere questo primo incontro, un ulteriore momento di condivisione grazie alla cena comunitaria offerta dalla “Comunità Madonna della tenda di Cristo” nella frazione acese di Guardia Mangano.


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TESTIMONIANZA “La “Mariatona” trasmessa dalla chiesa Madre di Aci San Filippo

Acireale -“Memore”

“Radio Maria” presidio di fede

Alla riscoperta di quattro chiese

È sempre un’emozione per noi volontari dello studio mobile di Acireale partecipare ad un evento promozionale della nostra Radio; nonostante la levataccia ed il primo freddo di Dicembre siamo davanti alla Basilica San Filippo D’Agira ad Aci San Filippo e sono le sette in punto. Le porte della Basilica sono già aperte, segno che qualcuno ci aspetta. La PreMariatona Natalizia può avere quindi inizio anche nell’estremo sud del nostro Paese. Ma di cosa stiamo parlando? Forse è opportuno presentarci. Cos’é Radio Maria: è un’emittente di preghiera, di evangelizzazione e di promozione umana, con particolare attenzione alle periferie esistenziali della società; essa si fonda sul volontariato, che anima le trasmissioni e le molteplici attività. Sono 20.000 i volontari di Radio Maria al servizio di 30 milioni di ascoltatori nel mondo. Radio Maria non ha nessun messaggio pubblicitario ed è sostenuta dalla preghiera, dai sacrifici e dalla offerte dei suoi ascoltatori. E’ presente in 71 paesi nei 5 continenti con 78 reti, 28 in Europa, 22 nelle Americhe, 21 in Africa (supportate da altre 19 stazioni radiofoniche che trasmettono anche in lingua locale), 7 in Asia e Oceania. I direttori delle 78 Radio Maria sono tutti Sacerdoti della Chiesa Cattolica. Cos’è la “Mariatona” ce lo dice nel suo messaggio il nostro padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria: “Cari amici, invitiamo la grande famiglia di Radio Maria a partecipare alla Mariatona Mondiale Natalizia che si terrà nei giorni 17-18-19-20 Dicembre in unione a tutta la grande famiglia di Radio Maria diffusa nei cinque continenti. Sarà un momento di ringraziamento per le meraviglie che la Madonna ha compiuto in questi anni con le preghiere i sacri-

fici di tutti quelli che la amano e la aiutano. Sarà un momento di solidarietà, perche dobbiamo sostenere l’opera di evangelizzazione in Africa e in Asia, dove siamo in difficoltà per la mancanza di risorse necessarie. Sarà un momento di mobilitazione perché tutti i nostri ascoltatori diano il contributo spirituale e materiale per sostenere questa grande opera che la Madonna ha affidato alla nostra responsabilità. In questi giorni della Mariatona facciamo tutto il nostro tratto ideale di strada, che ci porta verso il nostro prossimo, in particolare verso tutti quelli che non conoscono Dio e il suo amore. Chiediamo a tutti i numerosi ascoltatori di divenire per l’occasione anche sostenitori. Aiutiamo la Madonna a diffondere in tutto il mondo la chiamata alla conversione e la speranza in un futuro di pace”. Ritorniamo alla nostra Basilica che con la sua figura imponente si staglia maestosa tra le prime luci dell’alba. Troviamo ad accoglierci il parroco don Roberto Strano ed il caro amico don Arturo Grasso. IL calore dimostrato nei nostri confronti denota anche, come la presenza di Radio Maria, sia stata fortemente voluta dal nostro Vescovo S.E. Monsignor Antonino Raspanti. In un clima di accoglienza da parte della comunità tutta, iniziamo il nostro programma di promozione della ormai imminente Mariatona con l’invito ai fedeli a recarsi presso il nostro banchetto in fondo alla chiesa, al termine di ognuna delle tre Sante Messe previste in questa domenica 16 Dicembre c.a.. Paolo Cannavò resp.tecnico/conduttore di Radio Maria - Acireale

ACIREALE Presentata in Basilica la festa di San Sebastiano 2019: diverse le novità

Anche testimonianze sulla donazione di organi Nella sagrestia della Basilica Collegiata di San Sebastiano, si è tenuta, giovedì 20, la conferenza stampa per presentare i programmi e le collaterali attività culturali e ricreative che verranno ad arricchire ulteriormente la festa dedicata a San Sebastiano. All’incontro erano presenti il sindaco di Acireale, Stefano Alì, il decano della Basilica, don Vittorio Rocca, Salvatore Leotta in qualità di “mastro” della festa, padre Arturo Grasso, che dirige l’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, Alfio Amas, come rappresentante dei devoti e Rosario Fichera, cassiere del comitato dei festeggiamenti. Si è subito dimostrato entusiasta il sindaco Alì: “Questo è il primo anno in cui vivrò da sindaco questa festa. È un momento unificatore all’interno di una società disgregata: la festa di San Sebastiano vede gli acesi uniti”. Don Vittorio ha invece sottolineato che fra due anni saranno passati 450 anni dalla bolla vescovile dell’autorizzazione della festa: “È una celebrazione che ha attraversato tanti eventi storici, ma San Sebastiano è rimasto sempre un punto di riferimento. Importante, però, la rilevanza sociale che avrà la festa in onore del Santo – sostiene don Vittorio - in quanto abbiamo invitato a tenere il triduo don Antonio Goffredo, il parroco del rione Sanità di Napoli, uno dei quartieri più difficili della provincia napoletana. Questo parroco ha dato un volto diverso al rione Sanità, creando opportunità di lavoro per i giovani attraverso la creazione di cooperative. La presenza di don Antonio darà un orizzonte di speranza: se qualcosa è cambiato in quel contesto di Napoli, perché non dovrebbe cambiare per i nostri giovani nel nostro contesto? Ecco che fare la festa è anche ritrovare ciò che può darci un nuovo slancio e credo che San Sebastiano questo

ci dica in quanto martire che ha saputo vivere la sofferenza dandole un senso: ci dice di non ripiegare su sé stessi, ma guardare avanti”. Ad esporre le altre attivi-

tà-novità è stato Rosario Fichera: “La novità di quest’anno sarà anche la donazione del sangue e degli organi: ci sarà in Basilica un incontro-testimonianza in tal senso dal dottor Castiglione

dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania e la testimonianza dei genitori di Giorgio Privitera i cui organi sono stati generosamente donati”. Il “mastro” si vede entusiasta di un’altra novità: “Dopo 180 anni hanno sistemato il baiardo del fercolo, che sono poi i piedi di San Sebastiano visto che lo trasporta per tutta la Città”. Amas ha ringraziato la Commissione dei festeggiamenti e i devoti, mentre, a chiusura della conferenza, don Arturo ha ringraziato la stampa e i media che permettono di poter portare fuori dai confini acesi la festa di San Sebastiano: “Tutti gli acesi che si trovano fuori si vedono di nuovo riunti alla comunità e diventiamo di nuovo un unico popolo. La telecomunicazione così diventa un mezzo di promozione evangelica”. Ileana Bella

Ha preso avvio lo scorso 7 dicembre Memore, iniziativa culturale ideata e promossa dalla “Fondazione Bellini” con il patrocinio del Comune e della diocesi di Acireale. Il progetto è finalizzato a rendere fruibili e visitabili agli acesi dei “luoghi della memoria” poco conosciuti (alcuni perché chiusi o inaccessibili). Il primo “esperimento” di questo progetto intersserà nel corso di quattro fine settimana (dal 7 al 30 dicembre) quattro chiese di Acireale: SS.Crocifisso, S.Francesco di Paola, Maddalena e Arcangelo Raffaele. Venerdì 7 si è svolta l’inaugurazione presso la chiesa del SS.Crocifisso con i saluti del parroco, don Salvatore Garozzo, l’intervento del sindaco di Acireale, ing. Stefano Alì, e del presidente della Fondazione, prof. Rosario Faraci, i quali hanno spiegato la finalità del progetto. A seguire ha preso la parola Mariella Fischetti, la quale ha illustrato lo schema di massima degli appuntamenti, che si articoleranno in due momenti: una relazione introduttiva sulle particolarità artistiche del sito e l’apertura al pubblico con le visite guidate realizzate in collaborazione con i volontari dell’associazione “Cento Campanili” di Acireale. La storica dell’arte Valeria Manciagli ha, quindi, illustrato i particolari architettonici di questa originale chiesetta dalla pianta a croce greca con stucchi ed un pregevole altare maggiore in marmo, ricordando brevemente la storia del luogo di culto: esso si sviluppa a partire da un piccolo altarino votivo (sito in contrada detta allora “del Rinazzo”), il quale conteneva un dipinto su lavagna della crocifissione, che ancora oggi si ammira sull’altare maggiore. Secondo le fonti storiche, in seguito ad alcuni eventi prodigiosi nel 1676 ebbe inizio la costruzione della chiesa, che terminò nel 1687; rovinata dal terremoto del 1693, sarà poi ricostruita grazie ad una colletta tra il popolo e, quindi, arricchita nel corso del ‘700-‘800 grazie anche alla munificenza della famiglia Castorina. Originariamente la chiesa custodiva anche quattro tele di Michele Vecchio sul tema della Passione e quattro statue in legno (due angeli, S.Pietro e la Maddalena), oggi non più presenti ma conservate altrove. Guido Leonardi

DIOCESI Conferiti dal Vescovo i ministeri a sette giovani per la Parola e l’Eucaristia

Quattro nuovi lettori e tre accoliti tra i seminaristi Lo scorso 1 dicembre, nella Basilica Cattedrale di Acireale, sono stati conferiti i ministeri del lettorato e dell’accolitato a sette seminaristi, alunni del Seminario di Acireale. I nomi di coloro che hanno ricevuto il lettorato sono: Fabrizio Gentiluomo, della parrocchia santuario Maria SS. di Loreto in Acireale; Andrea Grasso, della parrocchia Sant’Isidoro Agricola in Giarre; Rosario Raciti, della parrocchia Cuore Immacolato di Maria in Acireale; Fra Gianmaria Mazzilli, della comunità Fiat! Totus tuus in Linguaglossa. I nuovi accoliti invece sono: Rosario Di Bartolo, della parrocchia Maria SS. Annunziata – Cattedrale in Acireale; Sebastiano Giovanni Guarrera, della parrocchia Maria SS. Immacolata in Dagala del Re; Rosario Pappalardo, delle parrocchie San Giovanni Battista e Santa Maria La Nova in Acitrezza. Questi ragazzi, pressappoco tutti di giovane età, compiono un arduo cammino di formazione che, se Dio vorrà, li condurrà al traguardo – partenza dell’Ordine Sacro. I ministeri ecclesiali che sono stati conferiti di per sé costituiscono dei “compiti” che possono essere affidati ai membri della comunità cristiana, in maniera distinta dal cammino di preparazione al sacerdozio. Nonostante ciò la

Chiesa li affida anche a coloro che vogliono accedere al Sacramento dell’Ordine, in modo propedeutico. La Parola di Dio e l’Eucaristia, a cui fanno riferimento rispettivamente il lettorato e l’accolitato, sono i due cardini su cui poggia qualsiasi azione della comunità cristiana. Dalla Parola si generano i Sacramenti e quest’ultimi rendono attuale e concreta la Parola stessa. In tale prospettiva i lettori sono coloro che si occupano di approfondire il loro rapporto con la Sacra Scrittura, mediante lo studio e la meditazione, e di diffonderla attraverso vari mezzi all’interno della Chiesa e anche fuori di essa. Gli accoliti, d’altro canto, hanno il compito di coltivare una particolare affezione al Pane Eucaristico, servendo la comunità con la preghiera e il servizio di ministro straordinario. «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore» (1Cor 12, 4-5). In ultima analisi, ogni azione ecclesiale tende all’unico signore e ogni ministero viene conferito non come motivo di una scalata verso una cima, ma come attenzione concreta ai bisogni della comunità cristiana, nella quale l’unico Signore si rende presente. Francesco Pio Leonardi


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CASTIGLIONE DI SICILIA Tutto il paese partecipa alla rappresentazione della Natività già dalla ideazione

Il presepe vivente nella Giudecca Dopo le precedenti esperienze positive, a Castiglione di Sicilia si ripropone l’evento del “Presepe vivente”. Giunto alla IV edizione, quest’anno si svolgerà il 26 dicembre 2018 e il 5 gennaio 2019 con il patrocinio del Comune - sindaco il dott. Antonio Camarda - la partecipazione dell’Arcipretura Parrocchiale “Santi Apostoli Pietro e Paolo” - Parroco don Orazio Greco - del Museo Santi Pietro e Paolo, della Fondazione Regina Margherita e della locale sezione di “Siciliantica”. Soprattutto molto sentita come sempre è la collaborazione dei cittadini. Quasi tutti partecipano all’allestimento della sacra rappresentazione con entusiasmo, dai più anziani ai piccolissimi, vuoi come figuranti che come ideatori e costruttori. Un lavoro di squadra non indifferente. Attiva anche la partecipazione dei commercianti del luogo. Tanti gli stand e le aree di degustazione di prodotti tipici. Castiglione di Sicilia, annoverato fra i borghi più belli d’Italia, si presenta nel complesso simile ad un tradizionale “presepe” di sughero o di cartapesta, specie con le luci accese nelle case. Partendo da questa visione d’insieme, qualche anno fa, l’idea proposta da gruppi e associazioni del luogo, e supportata dall’allora parroco don Roberto Fucile, si concretizzò nell’allestimento del presepe nel

siciliani, sapori e odori dimenticati che riporteranno magicamente indietro nel tempo quando , bambini, si sedeva alla tavola dei nonni e si mangiavano con gusto cibi semplici e genuini al calore del braciere, tra racconti che sapevano di favole. L’atmosfera è invitante e si desidererà riprendere il percorso interrotto per accostarsi agli antichi mestieri siciliani, che rivivranno attraverso le abili mani dei figuranti. Il percorso porterà all’umile capanna dove la Sacra Famiglia, il bue con l’asinello e l’Arcangelo Gabriele saranno ad attendere quanti andranno a rendervi omaggio. Il tiepido fuoco dello “Zù Innaro” non riuscirà a proteggere i visitatori dal gelo dell’inverno, ma rafforzerà il calore che la nascita di Gesù avrà portato nei cuori. Il Presepe vivente sarà rappresentato il 26 – 29 e 30 dicembre, dalle ore 10 alle 16. I bambini della comunità animeranno la rappresentazione di giorno 29. Il 6 gennaio, dalle ore 16 alle 20, a completamento, il tradizionale arrivo dei Re Magi.

capo del Tempio. Sulla preesistente sinagoga, venne poi costruita la chiesa di san Giuliano, nel tempo vandalizzata e successivamente inglobata in una abitazione privata. Il percorso, passando sotto il cavalcavia di una casa ottocentesca, si snoda tra discese e salite, in un intersecarsi di cunicoli e viuzze con le ripide scale a gradoni scavati nella roccia. Le case, quasi tutte abbandonate e fatiscenti, presentano l’identica struttura: l’ingresso è una stalla e da lì si accede con una prima scaletta di legno ad una stanza, da dove altri gradini portano a quella superiore, i solai sono anch’essi di legno. Poche le case a pianoterra, vani singoli, usati forse come magazzini. Quasi tutti questi ambienti vengono adesso utilizzati allo scopo di riportare il visitatore alla realtà di un passato ricco di valori e spesso dimenticato. Le stalle ospitano gli animali e gli spazi più ampi le botteghe degli antichi mestieri e scene di vita quotidiana. Addentrarsi nel dedalo di stradine diventa un continuo tuffarsi e riemergere carichi di emozioni. La particolare toponomastica, infatti, ben si presta a far rivivere la mistica suggestione del mistero Natalizio, poiché il presepe di Castiglione ha in sé una valenza particolare per la peculiarità del luogo che accresce e favorisce quell’aria di spiritualità della notte Santa e nel contempo riporta alle vestigia di un tempo remoto all’interno di un antichissimo contesto storico. Un motivo in più per andare a visitare il recente, ma non per questo ultimo, presepe vivente della Diocesi acese. Da tempo sono parecchi gli antichi borghi e i piccoli comuni che promuovono la rappresentazione dinamica del mistero della nascita di Gesù. Si tratta di far rivivere l’incanto del Natale, ma diventa anche motivo di aggregazione e di una maggiore promozione turistica, che può agevolare un discreto ritorno economico ai comuni.

Graziella Maugeri

Carmela Tuccari

cuore del centro urbano, per l’appunto “Il Presepe nel Presepe delle Giudecca ebraica”. Ubicato nell’attuale quartiere ebraico di santa Maria, si articola in quelli di san Basilio, della Pagana, di santa Caterina, della Bucceria e della Giudecca. Questa, appunto, la denominazione corretta usata da sempre e non “ghetto” (“ghet” separazione) poiché non c’è mai stata una vera divisione fra gli abitanti delle varie zone, pur con le loro differenze, le loro usanze e il diverso credo religioso. É stato l’emiro Hafagar, condottiero arabo, nell’anno 869 ad occupare la parte alta, dopo aver attraversato la valle dell’Alcantara con il suo seguito di mercenari Slavi, Berberi

ed Ebrei, che vi si insediarono e popolarono quel sito. Questi ultimi, i più numerosi, svolsero un ruolo importantissimo nelle attività artigianali e commerciali, mentre i “pagani” formavano la manovalanza al servizio degli ebrei più facoltosi. Ma, pur esistendo i resti dell’arco d’entrata di un possibile Miqwè (bagni rituali) e di un muro perfettamente squadrato che divideva la parte ebraica dalla parte più a valle, cioè la “Pagana”, abitata dagli arabi e dalle etnie di origine greca e romana, fonti storiche parlano di una pacifica convivenza fra cristiani, ebrei e “pagani” che si protrasse per secoli, fino quasi al 1491 quando venne ucciso da due facinorosi fratelli cristiani, dopo una provocazione, il rabbino Biton a

SANTA VENERINA Quattro date, a partire da mercoledì 26, per il presepe vivente di Cosentini

Persone, capanna e botteghe nel bosco Tempo di Natale, tempo di presepi. Se ne allestiscono ovunque, nelle case, nelle chiese, nelle scuole, nelle piazze, dalle sobrie composizioni con i pastori di terracotta, che ormai tendono a scomparire, ai sofisticati allestimenti con marchingegni tecnologici imposti dai tempi moderni. Stili e modi diversi di interpretare il Natale, ma ci sembra che il presepe vivente esprima più autenticamente la Natività perché frutto genuino dell’impegno individuale, dello studio e della conoscenza dei personaggi da rappresentare, del confronto e della comunione con gli altri “attori”. Il “Presepe vivente” di Cosentini incarna queste caratteristiche e coinvolge l’intera comunità della parrocchia Maria SS. del Rosario che organizza, per l’ottavo anno, la sacra rappresentazione in collaborazione con il Comune di Santa Venerina e col patrocinio della Regione Siciliana. Si potrà vivere la magia del Natale – come informa un comunicato della parrocchia - percorrendo i sentieri del Parco Oasi Cosentini che accoglierà anche quest’anno l’impegnativa performance. Chi solcherà i viottoli in pietra sentirà riecheggiare suoni dimenticati, antiche nenie che scaldano i cuori e , nello spirito di convivialità che contraddistingue la rappresentazione, potrà degustare i prodotti tipici

dalla prima Lettera aperta a Gesù Bambino “Rendi migliore l’umanità” Ti scrivo per dirti alcune cose che non so a chi dire, visto che tutti hanno fretta e nessuno ha voglia di fermarsi a riflettere e condividere non solo le preoccupazioni ma nemmeno i progetti. Ma che dico, progetti! Nessuno ne ha, si vive alla giornata, con più o meno noia e superficialità, si dicono stupidaggini, dettate dall’istinto e dalla rabbia. Tutti sono nervosi,litigiosi, violenti, scontenti! Ci s’incontra solo per vincere la noia e si va in cerca di emozioni, di sensazioni che stupiscono e lasciano strabiliati, anche a costo di fare del male a qualcuno, pur di apparire e di fare notizia. Tu sei piccolo, sei un bambino dolce, con un tenero sorriso e con le braccia accoglienti, che invitano alla tenerezza, al prendersi cura,ad aprirsi alla fiducia. Ma tu sei cresciuto, non sei rimasto bambino, anzi da adulto hai preso un carico pesante per l’umanità, dopo aver dato tanti buoni consigli di vita, dopo aver fatto “miracoli”, guarendo e ridando fiducia a chi era sfiduciato e senza speranza. Per questo io credo in quello che tu dici, cioè, riconosco che la tua venuta al mondo oltre duemila anni fa, ha lasciato dei segni indelebili e ha tracciato anche dei cammini che solo un uomo vero come te ha saputo intraprendere. Certo, tu hai cambiato la storia, anzi, hai messo un punto di inizio per una umanità nuova, tanto che con la tua nascita, hanno cominciato a contare il tempo come se quello fosse il primo giorno per il mondo intero, così la nuova era ha inizio con la tua nascita. Da quel momento tutto si conta prima di te e dopo di te. Ma non è solo questo che mi colpisce, sai, mi colpisce il tuo modello di vita, sei così imprevedibile e fai tutto alla grande, non hai paura, non ti tiri indietro, hai fiducia, sai aspettare, e perfino concedi premi a chiunque si mostra leale e semplice al tuo sguardo. Ma come fai a resistere e a continuare a fidarti degli uomini sempre? Sai, noi di questo millennio siamo messi un poco male, anzi, malissimo, perché non ci fidiamo più di nessuno, dico di nessuno. Ma non possiamo andare avanti così, abbiamo bisogno di guardarci negli occhi e di recuperare la fiducia; di vincere il desiderio di prevalere e credere nella collaborazione, perché l’ingegnosità di ciascuno

produce molto più di quella di uno solo; non siamo più leali e rischiamo di non riconoscere più la verità; non crediamo più che nel cuore dell’uomo ci sia ancora bontà e capacità di compassione, anche se abbiamo bisogno gli uni degli altri, e non possiamo vivere senza amare e saperci amati. Se quel che tu dici è vero, che saremo giudicati con la misura con cui noi giudichiamo gli altri, mi pare di capire che sia perfino conveniente prendersi cura del prossimo, aiutandoci ad eliminare le cause dei disagi nella reciprocità delle competenze e delle possibilità. Mi ricordo di un vecchio saggio che dice: “Quannu lu to vicinu sta’ beni, qualchi sciauru ti ‘ni veni”, cioè, stiamo meglio tutti. E se il tuo vicino non smette di bussare alla tua porta, ti conviene rispondere subito e non farti raggiungere dalla furia dell’ira, a causa della sua insistenza. Certo, se tutti si rendessero conto che il tuo modello di umanità è positivo, conveniente per tutti, perché non lascia nessuno nel bisogno,se è vero che “quello che basta ad uno basta pure per cento”, porta pace, rende gioiosi; a parte, il premio che tu dai in compenso,“il centuplo quaggiù e l’eternità”, sai che mondo bello sarebbe! Niente armi, niente guerre, niente fame, niente miseria, niente violenza, niente imbrogli per accumulare denaro. Scomparirebbero i tribunali,le prigioni,le porte blindate,i confini recintati, le guardie di turno,… e forse anche le strade sarebbero più sicure e pulite, i cibi genuini e l’aria pura, la natura fiorente. Penso che anche certe malattie scomparirebbero e potremmo essere tutti più contenti, se non felici, circondati da amici, senza odio, né liti, nè nemici. Certo, dovremo morire, ma dopo una vita felice, anche la morte sarebbe meno dura e più facile da accettare. Chissà se in questo Natale, qualcuno dei miei amici ti viene a visitare e tu con la tua affabilità non lo possa conquistare e parlandogli al cuore non l’aiuti a capire che la vita può essere vissuta in modo bello e buono a vantaggio di tutto il mondo! Grazie, Gesù! La tua venuta sia per noi uomini del terzo millennio un’altra occasione per riflettere e comprendere come rendere migliore la vita di tutta l’umanità. Basterebbe fidarsi, come persone leali e sincere, come fai tu con noi, perché tu ti fidi ancora dell’uomo. Teresa Scaravilli Una delle tue fans

“Quest’anno per le feste di Natale regaliamo un po’ di attenzione” Intanto io mi avvicinai a lui e gli chiesi: - Che senso ha il Natale, per te? - Rispose: io aspetto il Natale perché viene Babbo Natale. - Io: e Gesù bambino? - Lui: Chi? Il Natale è come un secondo compleanno in cui Babbo Natale mi porta tanti regali. Non nascondo che rimasi alquanto basito. Per giorni mi ripetevo: che fine ha fatto lo spirito del Poverello di Betlemme, l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Che fine ha fatto Dio? Forse l’abbiamo espatriato perché forestiero indesiderato; forse abbiamo applicato il decreto sicurezza perché è un immigrato che contagia con la Sua Parola di fede, speranza, carità, fraternità, comunione, condivisione, tutte cose che insidiano la cultura dominante che trova nell’egoismo il suo punto di forza. L’inequità sociale che palesemente vediamo non è frutto del fato, essa è prodotta dall’egoismo di quanti pensano ad accumulare, pensano solo a se stessi. Siamo alle porte del Natale. Forse è giunto il momento di fermarsi a riflettere. Mettiamoci in preghiera, lasciamo che lo spirito del vero Natale rinfranchi le stanche membra sfiancate della corsa spasmodica alle cose. Lasciamo che i nostri cuori si riaccendano per l’essenziale, che palpitino per Gesù: il Dio-con-noi che è venuto ad insegnare la condivisione, il perdono, liberandoci dalla schiavitù dell’egoismo. Questo Natale, mentre festeggiamo la natività del bambinello e scartiamo i regali, ricordiamoci di quei fratelli che sono privi dell’essenziale: condividiamo qualcosa, sia anche il nostro tempo. Quest’anno regaliamo un po’ di attenzione. Non uccidiamo la solidarietà. don Orazio Giuseppe Tornabene Direttore dell’Ufficio diocesano della Caritas


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ACIREALE E DINTORNI Dalla grotta lavica alle chiese, alle scuole e nuove sacre rappresentazioni in centro e nelle frazioni

Il ricco percorso dei presepi acesi Anche quest’anno è abbastanza interessante e coinvolgente il circuito dei presepi acesi, quello che per qualche anno è stato denominato dal Comune “Stupor mundi”. Si parte dal famoso Presepe settecentesco allestito in una grotta lavica con statue a grandezza naturale sulla strada che porta alle frazioni marinare e che finalmente ha avuto uno stanziamento per i restauri; è quello che più di tutti suscita stupore e ammirazione nei turisti che lo vedono per la prima volta, ma anche in chi lo conosce da tempo. Si prosegue con le due storiche mostre di presepi artigianali, l’una organizzata dall’Associazione Artigiani Acesi nei locali dell’ex collegio Santonoceto in corso Umberto e iniziata dal compianto cav. Rosario Lizio, l’altra allestita dal Gruppo Liberi Artisti e intitolata “La Stella di Betlemme”, all’interno del convento San Rocco, nei pressi di piazza Garibaldi. Un altro presepio divenuto tradizionale e che di anno in anno si arricchisce sempre più di nuove statue e ambientazioni è il monumentale presepe napoletano visitabile nella cripta della basilica di San Sebastiano. Abbiamo poi due presepi che presentano ogni anno degli elementi di interesse e originalità: il “presepe della tradizione siciliana” presso l’Oratorio dei Padri Filippini e quello realizzato dai volontari camilliani nella chiesa di San Camillo, a cui è pure annesso il centro di assistenza e la mensa per i meno abbienti. Entra invece nel circuito, quest’anno, anche il Museo del Natale “San Francesco” (corso Savoia, 134), che non ha allestito stavolta la consueta vetrina espositiva in piazza Duomo. E poi, uscendo dal centro urbano, a Santa Maria La Scala si può ammirare un bellissimo presepe nella chiesa parrocchiale e una piccola mostra negli annessi locali del Museo del Mare; inoltre nella stessa borgata marinara (zona Scariceddu) sarà allestito un presepe vivente “con rappresentazione degli antichi mestieri del pescatore e delle donne scalote” nei giorni 26, 29, 30 dicembre e 5 e 6 gennaio, dalle ore 16 alle 19,30; un altro presepe vivente, con “rappresentazione degli antichi mestieri”, sarà messo in scena nella chiesa di San Benedetto (in via Davì) dalle associazioni A.T.E., Voce per tutti e A.A.A., nei giorni dal 26 al 29 dicembre e 1, 4, 5, 6 gennaio (dalle 16 alle 19,30). Vorremmo inoltre segnalare alcuni presepi non presenti nel circuito predisposto dal Comune e che sono sicuramente degni di attenzione, così come lo sono tanti altri allestiti in tutte le chiese parrocchiali e in altri posti, ma dei quali – purtroppo – non abbiamo notizie dettagliate. Tra quelli di cui vogliamo parlare c’è anzitutto un pregevole presepe esposto permanentemente all’interno della sacrestia (cappella del Divino) della basilica di San Pietro, costruito da Giovanni Grasso, un artista ultranovantenne che due anni fa volle donarlo alla basilica perché facesse da ricordo della sua persona e della sua opera; il presepe si caratterizza per la ricchezza dei costumi dei vari personaggi, dal momento che l’autore era un esperto nella confezione di arredi artistici e paramenti sacri. Un altro artistico

Nel centro urbano festa poco lucente

presepe animato lo possiamo ammirare nella chiesa di San Giuseppe, allestito con pastori in terracotta e stoffa e inserito in una tipica ambientazione siciliana. Proseguendo il giro, troviamo nei locali dell’ex Collegio Santa Venera (in via Dafnica) il “Presepe dell’autodeterminazione”, allestito da un gruppo di ragazzi e ragazze del “Gruppo Teatro Fucsia verso un Dopo di Noi”, nato con l’idea di far sì che gli stessi ragazzi siano i protagonisti delle loro attività; il presepe è aperto fino al 6 gennaio, ma solo di mattina, dal martedì al venerdì. E segnaliamo infine una mostra di originali presepi allestiti con materiali di riciclo presso la scuola elementare “Grassi Pasini” (in via Marchese di Sangiuliano): sono tutti presepi di piccole e medie dimensioni

costruiti con tanta fantasia dai bambini della scuola primaria e dell’infanzia – naturalmente sotto la guida dei loro insegnanti – e che potranno essere ammirati fino al 31 gennaio (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11), anche durante le vacanze di Natale; qui è possibile osservare pure un presepe particolare con la capanna-stalla vuota (ci sono solo il bue e l’asinello), mentre nelle vicinanze S. Giuseppe accompagna la Madonna, col pancione, in groppa ad un asino; già dall’anno scorso questa mostra è gemellata con il Museo del Natale, che ha creato nei propri locali un angolo (“green corner”) in cui sono disposte le opere più belle dell’esposizione.

Qualche sera fa sono uscita a fare una passeggiata in centro per assaporare l’aria di Natale. Era un giorno infrasettimanale e non essendoci molta gente in giro ho potuto guardami attorno con calma. Non c’erano molte luci ad illuminare la piazza, se non quelle negli abeti che circondano il presepe, e quelle delle bancarelle dei mercatini. La mia prima tappa è stata la “Casa di Babbo Natale” nel Palazzo del comune, riconoscibile dall’insegna luminosa e colorata. Sentivo la voce dei bambini mentre mi avvicinavo. Nella casa di Babbo Natale, addobbata con luci e ghirlande, i bambini giocavano allegri, non curandosi quasi della mia nuova presenza. Io invece li osservavo attentamente, curiosa e nostalgica della mia infanzia. Quello che più mi è piaciuto vedere è stata la presenza di bambini stranieri, così intenti ad attirare l’attenzione del padrone di casa. Trovo questo progetto natalizio un’iniziativa bellissima, come a voler insegnare ai bambini la meraviglia di giocare insieme, dell’importanza del contatto visivo, della presenza fisica degli altri piuttosto che digitale come spesso accade oggi. Questa visita mi ha lasciato una sensazione positiva. Uscita da lì mi sono soffermata davanti al presepe a fare delle foto e a lasciarmi incantare dalle lucine blu tra i rami degli abeti. Ho sempre amato le lucine di Natale, sento provenire da esse una certa sensazione di calore e allegria. Nell’aria risuonavano le canzoni natalizie e veniva voglia di cantarle. Ho sentito la serenità dentro. Corso Umberto e Corso Italia invece erano illuminati da festoni di lucine bianche che congiungono un lato all’altro della strada, con un effetto cascata. Forse per la presenza di negozi, ma Corso Umberto è la parte della città più addobbata e in cui l’aria di Natale l’ho percepita di più. Certo, atmosfera natalizia ce n’è, grazie ad un vasto programma tematico previsto per quest’anno, e le tradizionali mostre dei presepi artigianali, ma dall’apparenza, a giudicare dalla scarsa presenza di addobbi e illuminazioni degli edifici, ne ho percepita poca. Soprattutto non riesco a capire come mai piazza Duomo, cuore e vanto della nostra città, è quasi al buio. Perché gli edifici storici sono nascosti al buio? Natale è un periodo che permette alle città di splendere ancora più del solito, e ritengo sia un peccato che delle bellezze architettoniche come le nostre siano state così trascurate da questo punto di vista.

Nino De Maria

Eugenia Castorina

OTIUM ET NEGOTIUM - 20 Riflessioni sulla festa della Natività partendo dagli eventi bellici che sconvolsero il mondo cento anni fa

Pace in terra... ma soltanto se c’è nel cuore degli uomini Natale... tempo di pace, ma non sempre e non dappertutto. Rifacendosi ad eventi di cento anni fa, il nostro Nino Ortolani ci fa riflettere sul valore e sulla bellezza della pace, auspicata anche dagli angeli che annunciarono la nascita di Gesù. Carissimo lettore, “Gloria in excelsis Deo et in terra pax...” (Lc. 2,14). Con quanto stupore avranno ascoltato i pastori questa rassicurazione sulla pace nella terra mentre constatavano tutto il contrario. In terra non c’è pace da quando Caino alzò la mano fratricida; non c’è stata pace nel cuore di Caino e di tutti i suoi eredi che mascherano il gesto omicida con tante scusanti: “poverino”... e qui lunghi discorsi sulla patria, sulla legittima difesa, sulla difesa preventiva, ecc....; l’elenco sarebbe lungo e i libri di storia ne sono pieni. Ma, grazie a Dio, ci sono le eccezioni; infatti gli angeli, nel parlare di pace, hanno specificato: “pax hominibus bonae voluntatis”. I pastori hanno ricevuto l’invito a recarsi in una grotta per vedere in una mangiatoia il Bambinello. Quanta pace nel cuore dei genitori: di Giuseppe – uomo giusto – e di Maria – unica creatura preservata dal peccato originale –. La Chiesa ci invita ogni anno a vivere l’atmosfera di quella Santa notte. Bellissima la testimonianza di quei soldati della prima guerra mondiale che nel 1914 (il primo anno di belligeranza, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra), approfittando della tregua natalizia attraversarono il fronte per celebrare il Natale assieme ai fratelli - nemici (meraviglioso

ossimoro). Ma gli ordini si devono rispettare, per cui finito il Natale ripresero a spararsi. Nel libro “Il cuore di un vescovo del Sac. - Giuseppe Dott. Cristaldi” (sic) si legge quanto ha sofferto Mons. Arista nel vedere “... Spopolarsi il seminario” perché “la guerra voleva il contributo di tutti”. Il vescovo radunava i “partenti per le armi in cattedrale, attorno all’altare della celeste Patrona di Acireale, celebrava per loro la S. Messa e poi parlava come sapeva parlare lui...” Il primo luglio 1918 venne collocata nella cappella di S. Venera, alla presenza del vescovo, la cancellata in ferro battuto opera del cav. Paradiso. Ci si preparava ai festeggiamenti della Santa Patrona, ma soprattutto si pregava perché la guerra finisse al più presto. Infatti dopo qualche mese finì. Nel Bollettino di guerra n. 1268 del 4 novembre 1918 si legge: “La guerra contro l’Austria - Ungheria [...] è vinta”. “Pace, o fratelli, e fate che le braccia, ch’ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia”, si legge ne “I due fanciulli” del poeta di Castelvecchio, Giovanni Pascoli. L’euforia del trionfo portò noi italiani a non far tesoro degli avvertimenti della storia, così la minacciosa scure del “fascio” solo dopo pochi lustri si abbatté sull’Italia scatenando la terribile seconda guerra mondiale. Alla luce di quanto detto sopra, ti auguro di trascorrere un Natale sereno e di pace. Nino Ortolani


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ACIREALE E DINTORNI Dalla grotta lavica alle chiese, alle scuole e nuove sacre rappresentazioni in centro e nelle frazioni

Il ricco percorso dei presepi acesi Anche quest’anno è abbastanza interessante e coinvolgente il circuito dei presepi acesi, quello che per qualche anno è stato denominato dal Comune “Stupor mundi”. Si parte dal famoso Presepe settecentesco allestito in una grotta lavica con statue a grandezza naturale sulla strada che porta alle frazioni marinare e che finalmente ha avuto uno stanziamento per i restauri; è quello che più di tutti suscita stupore e ammirazione nei turisti che lo vedono per la prima volta, ma anche in chi lo conosce da tempo. Si prosegue con le due storiche mostre di presepi artigianali, l’una organizzata dall’Associazione Artigiani Acesi nei locali dell’ex collegio Santonoceto in corso Umberto e iniziata dal compianto cav. Rosario Lizio, l’altra allestita dal Gruppo Liberi Artisti e intitolata “La Stella di Betlemme”, all’interno del convento San Rocco, nei pressi di piazza Garibaldi. Un altro presepio divenuto tradizionale e che di anno in anno si arricchisce sempre più di nuove statue e ambientazioni è il monumentale presepe napoletano visitabile nella cripta della basilica di San Sebastiano. Abbiamo poi due presepi che presentano ogni anno degli elementi di interesse e originalità: il “presepe della tradizione siciliana” presso l’Oratorio dei Padri Filippini e quello realizzato dai volontari camilliani nella chiesa di San Camillo, a cui è pure annesso il centro di assistenza e la mensa per i meno abbienti. Entra invece nel circuito, quest’anno, anche il Museo del Natale “San Francesco” (corso Savoia, 134), che non ha allestito stavolta la consueta vetrina espositiva in piazza Duomo. E poi, uscendo dal centro urbano, a Santa Maria La Scala si può ammirare un bellissimo presepe nella chiesa parrocchiale e una piccola mostra negli annessi locali del Museo del Mare; inoltre nella stessa borgata marinara (zona Scariceddu) sarà allestito un presepe vivente “con rappresentazione degli antichi mestieri del pescatore e delle donne scalote” nei giorni 26, 29, 30 dicembre e 5 e 6 gennaio, dalle ore 16 alle 19,30; un altro presepe vivente, con “rappresentazione degli antichi mestieri”, sarà messo in scena nella chiesa di San Benedetto (in via Davì) dalle associazioni A.T.E., Voce per tutti e A.A.A., nei giorni dal 26 al 29 dicembre e 1, 4, 5, 6 gennaio (dalle 16 alle 19,30). Vorremmo inoltre segnalare alcuni presepi non presenti nel circuito predisposto dal Comune e che sono sicuramente degni di attenzione, così come lo sono tanti altri allestiti in tutte le chiese parrocchiali e in altri posti, ma dei quali – purtroppo – non abbiamo notizie dettagliate. Tra quelli di cui vogliamo parlare c’è anzitutto un pregevole presepe esposto permanentemente all’interno della sacrestia (cappella del Divino) della basilica di San Pietro, costruito da Giovanni Grasso, un artista ultranovantenne che due anni fa volle donarlo alla basilica perché facesse da ricordo della sua persona e della sua opera; il presepe si caratterizza per la ricchezza dei costumi dei vari personaggi, dal momento che l’autore era un esperto nella confezione di arredi artistici e paramenti sacri. Un altro artistico

Nel centro urbano festa poco lucente

presepe animato lo possiamo ammirare nella chiesa di San Giuseppe, allestito con pastori in terracotta e stoffa e inserito in una tipica ambientazione siciliana. Proseguendo il giro, troviamo nei locali dell’ex Collegio Santa Venera (in via Dafnica) il “Presepe dell’autodeterminazione”, allestito da un gruppo di ragazzi e ragazze del “Gruppo Teatro Fucsia verso un Dopo di Noi”, nato con l’idea di far sì che gli stessi ragazzi siano i protagonisti delle loro attività; il presepe è aperto fino al 6 gennaio, ma solo di mattina, dal martedì al venerdì. E segnaliamo infine una mostra di originali presepi allestiti con materiali di riciclo presso la scuola elementare “Grassi Pasini” (in via Marchese di Sangiuliano): sono tutti presepi di piccole e medie dimensioni

costruiti con tanta fantasia dai bambini della scuola primaria e dell’infanzia – naturalmente sotto la guida dei loro insegnanti – e che potranno essere ammirati fino al 31 gennaio (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11), anche durante le vacanze di Natale; qui è possibile osservare pure un presepe particolare con la capanna-stalla vuota (ci sono solo il bue e l’asinello), mentre nelle vicinanze S. Giuseppe accompagna la Madonna, col pancione, in groppa ad un asino; già dall’anno scorso questa mostra è gemellata con il Museo del Natale, che ha creato nei propri locali un angolo (“green corner”) in cui sono disposte le opere più belle dell’esposizione.

Qualche sera fa sono uscita a fare una passeggiata in centro per assaporare l’aria di Natale. Era un giorno infrasettimanale e non essendoci molta gente in giro ho potuto guardami attorno con calma. Non c’erano molte luci ad illuminare la piazza, se non quelle negli abeti che circondano il presepe, e quelle delle bancarelle dei mercatini. La mia prima tappa è stata la “Casa di Babbo Natale” nel Palazzo del comune, riconoscibile dall’insegna luminosa e colorata. Sentivo la voce dei bambini mentre mi avvicinavo. Nella casa di Babbo Natale, addobbata con luci e ghirlande, i bambini giocavano allegri, non curandosi quasi della mia nuova presenza. Io invece li osservavo attentamente, curiosa e nostalgica della mia infanzia. Quello che più mi è piaciuto vedere è stata la presenza di bambini stranieri, così intenti ad attirare l’attenzione del padrone di casa. Trovo questo progetto natalizio un’iniziativa bellissima, come a voler insegnare ai bambini la meraviglia di giocare insieme, dell’importanza del contatto visivo, della presenza fisica degli altri piuttosto che digitale come spesso accade oggi. Questa visita mi ha lasciato una sensazione positiva. Uscita da lì mi sono soffermata davanti al presepe a fare delle foto e a lasciarmi incantare dalle lucine blu tra i rami degli abeti. Ho sempre amato le lucine di Natale, sento provenire da esse una certa sensazione di calore e allegria. Nell’aria risuonavano le canzoni natalizie e veniva voglia di cantarle. Ho sentito la serenità dentro. Corso Umberto e Corso Italia invece erano illuminati da festoni di lucine bianche che congiungono un lato all’altro della strada, con un effetto cascata. Forse per la presenza di negozi, ma Corso Umberto è la parte della città più addobbata e in cui l’aria di Natale l’ho percepita di più. Certo, atmosfera natalizia ce n’è, grazie ad un vasto programma tematico previsto per quest’anno, e le tradizionali mostre dei presepi artigianali, ma dall’apparenza, a giudicare dalla scarsa presenza di addobbi e illuminazioni degli edifici, ne ho percepita poca. Soprattutto non riesco a capire come mai piazza Duomo, cuore e vanto della nostra città, è quasi al buio. Perché gli edifici storici sono nascosti al buio? Natale è un periodo che permette alle città di splendere ancora più del solito, e ritengo sia un peccato che delle bellezze architettoniche come le nostre siano state così trascurate da questo punto di vista.

Nino De Maria

Eugenia Castorina

OTIUM ET NEGOTIUM - 20 Riflessioni sulla festa della Natività partendo dagli eventi bellici che sconvolsero il mondo cento anni fa

Pace in terra... ma soltanto se c’è nel cuore degli uomini Natale... tempo di pace, ma non sempre e non dappertutto. Rifacendosi ad eventi di cento anni fa, il nostro Nino Ortolani ci fa riflettere sul valore e sulla bellezza della pace, auspicata anche dagli angeli che annunciarono la nascita di Gesù. Carissimo lettore, “Gloria in excelsis Deo et in terra pax...” (Lc. 2,14). Con quanto stupore avranno ascoltato i pastori questa rassicurazione sulla pace nella terra mentre constatavano tutto il contrario. In terra non c’è pace da quando Caino alzò la mano fratricida; non c’è stata pace nel cuore di Caino e di tutti i suoi eredi che mascherano il gesto omicida con tante scusanti: “poverino”... e qui lunghi discorsi sulla patria, sulla legittima difesa, sulla difesa preventiva, ecc....; l’elenco sarebbe lungo e i libri di storia ne sono pieni. Ma, grazie a Dio, ci sono le eccezioni; infatti gli angeli, nel parlare di pace, hanno specificato: “pax hominibus bonae voluntatis”. I pastori hanno ricevuto l’invito a recarsi in una grotta per vedere in una mangiatoia il Bambinello. Quanta pace nel cuore dei genitori: di Giuseppe – uomo giusto – e di Maria – unica creatura preservata dal peccato originale –. La Chiesa ci invita ogni anno a vivere l’atmosfera di quella Santa notte. Bellissima la testimonianza di quei soldati della prima guerra mondiale che nel 1914 (il primo anno di belligeranza, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra), approfittando della tregua natalizia attraversarono il fronte per celebrare il Natale assieme ai fratelli - nemici (meraviglioso

ossimoro). Ma gli ordini si devono rispettare, per cui finito il Natale ripresero a spararsi. Nel libro “Il cuore di un vescovo del Sac. - Giuseppe Dott. Cristaldi” (sic) si legge quanto ha sofferto Mons. Arista nel vedere “... Spopolarsi il seminario” perché “la guerra voleva il contributo di tutti”. Il vescovo radunava i “partenti per le armi in cattedrale, attorno all’altare della celeste Patrona di Acireale, celebrava per loro la S. Messa e poi parlava come sapeva parlare lui...” Il primo luglio 1918 venne collocata nella cappella di S. Venera, alla presenza del vescovo, la cancellata in ferro battuto opera del cav. Paradiso. Ci si preparava ai festeggiamenti della Santa Patrona, ma soprattutto si pregava perché la guerra finisse al più presto. Infatti dopo qualche mese finì. Nel Bollettino di guerra n. 1268 del 4 novembre 1918 si legge: “La guerra contro l’Austria - Ungheria [...] è vinta”. “Pace, o fratelli, e fate che le braccia, ch’ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia”, si legge ne “I due fanciulli” del poeta di Castelvecchio, Giovanni Pascoli. L’euforia del trionfo portò noi italiani a non far tesoro degli avvertimenti della storia, così la minacciosa scure del “fascio” solo dopo pochi lustri si abbatté sull’Italia scatenando la terribile seconda guerra mondiale. Alla luce di quanto detto sopra, ti auguro di trascorrere un Natale sereno e di pace. Nino Ortolani


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Speciale Magma

23 dicembre 2018

dell’

Jonio

PREMIO LORENZO VECCHIO Si impone il documentario “Happy Today” di Giulio Tonincelli alla Mostra di Acireale

Una storia di riscatto del passato Il documentario Happy Today di Giulio Tonincelli si è aggiudicato il Premio Lorenzo Vecchio della diciassettesima edizione di Magma – mostra di cinema breve. “Per la capacità di raccontare, con intensità ed emozione, un personaggio che riscatta il proprio difficile passato, dedicando tutta se stessa, come infermiera, alle partorienti di un piccolo ospedale ugandese” è stato il verdetto della giuria, che ha aggiunto: “mantenendo sempre la giusta distanza, il regista riesce a rappresentare la sacralità della vita con immagini potenti che rimangono a lungo nella memoria dello spettatore”. “Sono contento ci siano feedback così positivi sul film nonostante la presenza di immagini forti” ha dichiarato il regista Giulio Tonincelli riferendosi alla scena di un parto, presente nel documentario. “Anche perché riceviamo continuamente immagini violente e sarebbe un peccato preoccuparsi per l’immagine della vita” ha aggiunto Tonincelli. Da giovedì 29 novembre a sabato 1 dicembre ad Acireale si è svolto come ogni anno il concorso internazionale di cortometraggi Magma. 26 le opere in concorso e piu di 600 lavori da 52 paesi del mondo hanno partecipato alle selezioni. Quest’anno si è registrata una considerevole presenza di lavori provenienti dall’America Latina (Brasile, Cile, Messico). Massiccia inoltre la partecipazione in concorso di opere francesi, spagnole e belghe, mentre rispetto alle passate edizioni si fa più consistente la presenza italiana in concorso, con ben quattro film. Altri lavori provengono da Usa, Iran, Paesi Bassi, Germania, Taiwan, Gran Bretagna, Lituania, Estonia e Grecia. Il premio del pubblico, ricavato dalla media dei voti espressi dagli spettatori durante le tre serate di concorso, è stato assegnato a Parru pi tia, di Giuseppe Carleo. La Giuria, presieduta dal regista Franco Maresco, composta dalla produttrice Eleonora Mastropietro e dalla direttrice del Festival International Du Film Insulaire di Groix (Francia), Sarah Farjot, ha assegnato anche due menzioni speciali. All’olandese Radio Voorwaarts (regia di Mateo Vega) “per l’abilità nel raccontare, attraverso la fotografia della fine di un luogo e di una esperienza di vita, un tema come la ‘gentrification’ che caratterizza la maggior parte delle grandi metropoli contemporanee, in cui scompare ogni forma di socializzazione alternativa”. E all’animazione spagnola Eusebio80, firmata da Jésus Martinez e Ivan Molina, “per la capacità di coniugare tecniche dell’animazione tradizionale con quelle digitali, gettando uno sguardo distopico su inquietanti

PROIEZIONI AL KING MULTISALA

Pagina a cura di Giovanni Rinzivillo

scenari futuri”. “Non abbiamo avuto dubbi nel premiare titoli che ponevano l’accento sulla condizione umana e che riflettevano sui problemi a misura d’uomo” ha commentato il presidente di giuria Franco Maresco. “Dai film in selezione emerge uno sguardo sul mondo cupo e ansiogeno – ha continuato il regista – un’attenzione ai problemi del presente, ad esempio al dramma dell’immigrazione, ma mi ha colpito la mancanza di uno sguardo politico, rispetto a molti anni fa, e in questo il cinema di oggi non è che lo specchio della società”.“Bisognerebbe tornare a fare quello che, come mi disse una volta Giuseppe De Santis, era riuscita a fare la sua generazione, ovvero mettere al centro di tutto l’uomo – ha concluso Maresco riferendosi al regista neorealista – ma bisognerebbe farlo sottraendo, mettendo da parte tanta tecnologia e tante astruserie”.

Dedicata a Maresco la tappa catanese Molto attesa e partecipata la serata di Magma – Mostra di Cinema Breve presso il King Multisala Cinestudio di Catania dedicata al presidente di giuria Franco Maresco, con la proiezione dei suoi film La mia Battaglia ed Enzo, domani a Palermo! introdotti dallo stesso Maresco e da Alessandro de Filippo, studioso di cinema, fotografia e televisione, il quale ha moderato ed arricchito il dibattito col pubblico. Durante l’incontro Maresco ha ricordato la lunga esperienza cinematografica con Daniele Ciprì, “avendo vissuto insieme il periodo a cavallo tra gli anni 80 e 90, siamo arrivati in tempo per registrare gli ultimi sussulti di un certo tipo di umanità presente nei quartieri palermitani, di un mondo che era già in via d’estinzione. Qualcosa che per voi non significa assolutamente nulla – ha detto rivolto al pubblico – perché è totalmente sparito. Fare qualcosa del genere nell’era del ‘posto immediatamente su Facebook o YouTube’ non avrebbe alcun senso”. Maresco si è soffermato sulla sua ultima produzione cinematografica La mafia non è più quella di una volta, dal quale “viene fuori un assurdo assoluto legato alla mancanza di senso che deriva da questi aggeggi” ha detto indicando gli smartphone con cui alcuni spettatori, ma anche alcuni giornalisti, lo stavano filmando. “L’infinita sequenza di immagini – ha continuato il regista – che si riproducono all’infinito annullandosi a vicenda, che non significano più niente, mi ha fatto riscoprire il valore dell’immagine ferma, fotografica, che coglie un frammento di realtà, un solo momento, che rimane un mistero. Ricordo quando girai il mio primo film, era il 1981 e allora lavoravo con la fotografia e organizzavo mostre di fotografi mezzi sconosciuti. Quella magia che ti restituisce solo la fotografia, l’abbiamo persa a causa di quegli aggeggi che hanno prodotto una specie di discarica digitale dove tutti producono immagini. Quelli della mia generazione nelle occasioni tiravano fuori l’album fotografico, che conteneva poche immagini alle quali la fantasia si aggrappava per ricostruire, elaborare, ricordare. Dietro quelle immagini poteva esserci un occhio profondamente etico, motivato, sensibile e maturo”. Rispondendo alle domande di Alessadro De Filippo, studioso di cinema e tv, Maresco ha palesato la sua sfiducia rispetto al ruolo del cinema perchè “il passaggio da analogico a digitale, fino alla possibilità di fare un film con il cellulare, ha cancellato una serie di passaggi necessari a imparare. Ecco perché – ha aggiunto l’autore di Cinivo Tv - fare cortometraggi oggi non ha più senso. Su questo punto ho avuto anche una piccola polemica amichevole con gli studenti della Scuola Nazionale di Cinema di Palermo. Si arrabbiarono, ma penso che oggi fare cinema sia una delle cose più inutili che ci siano. Su sette miliardi di individui nel mondo la metà vogliono fare i registi e gli sceneggiatori”.

NOVITÀ La rassegna aperta con la proiezione del lungometraggio “La strada dei Samouni” e il regista Stefano Savona

L’aspetto più umano della questione palestinese Anche quest’anno Magma – Mostra di Cinema Breve, protagonista della scena culturale di Acireale e della provincia di Catania, ha offerto numerose novità. La kermesse siciliana dedicata all’universo del cortometraggio, diventata in 17 anni un punto di riferimento per il film breve a livello internazionale, è stata aperta per la prima volta con la proiezione di un lungometraggio (in sezione distinta dal concorso di corti). Domenica 25 novembre infatti, è stato presentato al pubblico La strada dei Samouni, con l’intervento del regista Stefano Savona. Premiato a Cannes 2018 con l’Oeil d’Or come miglior documentario, La strada dei Samouni impone l’aspetto più umano della questione palestinese, fatta di storie familiari, di relazioni preziose e dilaniate, di amore per la terra. Il film (molti hanno sottolineato che definirlo un documentario possa risultare riduttivo) mostra la sua forza nell’abilità di partire da un fatto realmente avvenuto per sviluppare le possibilità della narrazione cinematografica a diversi livelli. Ad aver colpito pubblico e critica (col premio a Cannes il film ha superato la concorrenza di maestri come Wenders e Von Trotta) è l’alternanza del racconto svolto al presente dalla piccola Amal (rimasta tre giorni sotto le macerie per poi assistere all’uccisione di buona parte della sua famiglia) con la ricostruzione del passato della famiglia affidata ai disegni di Simone Massi (uno dei maggiori artisti di animazione italiani, autore della sigla animata della Mostra

del Cinema di Venezia dal 2012 al 2014, che Magma ha già premiato in passato per i suoi cortometraggi, oltre ad essere stato uno dei primi festival italiani a dedicargli una retrospettiva nel 2004). Lunedi 26 novembre presso il King Multisala Cinestudio di Catania, Magma ha reso omaggio a Franco Maresco, regista e sceneggiatore palermitano, presidente di giuria dell’edizione 2018. Proiettati La mia Battaglia ed Enzo, domani a Palermo!, introdotti dallo stesso Maresco e da Alessandro De Filippo, studioso di cinema, fotografia e televisione, il

quale ha moderato il dibattito col pubblico. La mia Battaglia (2017) è l’incontro, il dialogo, il ritratto documentario della grande fotografa Letizia Battaglia, testimone negli anni Settanta e Ottanta di una Sicilia martoriata dalla violenza mafiosa e dalla decadenza culturale, ma anche capace di dispensare grazia e innocenza attraverso i volti della gente comune. Maresco intervista la Battaglia sullo scorrere delle sue stesse fotografie, toccando i temi dell’amore, della vecchiaia, della vita e la morte, della fotografia stessa. Il risultato è un racconto inedito e intenso della città di Palermo, che la Battaglia ha reso nota al mondo per la sua violenza efferata, senza dimenticare la grazia, l’innocenza e la voglia di non arrendersi. Enzo, domani a Palermo! (1999), realizzato a quattro mani con Daniele Ciprì, racconta le tragicomiche vicende giudiziarie di Enzo Castagna, impresario di pompe funebri che per trent’anni è stato l’unico organizzatore di comparse cinematografiche a Palermo, nonché animatore di feste di piazza con cantanti neomelodici. L’organizzatore cinematografico palermitano, che aveva collaborato con registi del calibro di Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini, venne condannato su accusa di un collaboratore di giustizia per aver preso parte ad una rapina da parte della mafia avvenuta all’ufficio postale di Palermo. Il film fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1999 e accolto con entusiasmo sia dalla critica che dal pubblico.


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