La voce dell'jonio (23 ottobre 2016)

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Anno LIX - N. 9

Domenica, 23 ottobre 2016

LA Jonio VOCE € 1,00

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Nostra intervista

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www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

INTERVISTA

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Presentata a Loppiano l’opera su La Pira di Mario Agostino “Cercatori del Paradiso”

Mons. Raspanti a 5 anni dall’insediamento “Diocesi compatta con voglia di mettersi in movimento” “Una diocesi compatta e con la voglia di mettersi in movimento”. Così il vescovo mons. Antonino Raspanti prova a riassumere questi primi cinque anni di cammino episcopale. Un tempo ricco di trasformazioni che hanno mirato a mettere ordine nella struttura della diocesi. È lo stesso vescovo che ne parla nel corso di questa intervista che ha rilasciato per il nostro giornale in occasione del quinto anniversario dalla sua ordinazione episcopale. Parlando del clero e dei laici ha detto che “nessuno è inamovibile” e che “è cresciuta la consapevolezza che si è parte di un corpo più grande che è la diocesi”. Ha poi ribadito la necessità dell’”annuncio” presentando i punti delle indicazioni pastorali per l’anno avvenire e di una “formazione costante” per gli operatori delle feste patronali: “Essi – ha affermato mons. Raspanti, sostenendo la necessità di dare loro contenuti e non solo norme – non sono operai ma parte attiva della pastorale”. Tentiamo di fare un bilancio di questi cinque anni. Quali sono stati i fronti che hanno richiesto un impegno particolare? “In questi anni ho raccolto le istanze del clero e in parte anche dei laici. Mi è stato chiesto di mettere un po’ d’ordine in alcuni ambiti come la preparazione ai sacramenti, la celebrazione delle feste patronali, la catechesi, dove eccessive differenze e individualismi avevano creato frizioni inutili. Un’altra preoccupazione è stata la condizione di stato degli edifici di culto. Da qui l’urgenza di trovare un metodo di ordinaria manutenzione, un aspetto apparentemente marginale rispetto all’annuncio del Vangelo ma in realtà indispensabile per la vita pastorale di una comunità. Domenico Strano (continua a pag. 6)

Maria Pia Risa

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DIOCESI

Ordinato sacerdote dal Vescovo Raspanti don Andrea Sciacca nella Matrice di Acicatena

Don Angelo Milone nel 25° di sacerdozio “Sono stato colpito dalle Beatitudini” Nando Costarelli

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don Alfio Privitera

Acireale Venerdì 21 Giubileo diocesano per le associazioni aderenti al Csve che l’ha promosso

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Volontari, misericordia concreta Invito rivolto a tutti Il mondo del volontariato diocesano si prepara a vivere il Giubileo della Misericordia. L’appuntamento è per venerdì 21 ottobre 2016 quando il vescovo mons. Antonino Raspanti accoglierà i volontari delle associazioni che aderiscono al Centro di servizio per il volontariato etneo e al Coordinamento ionico delle OdV per celebrare insieme con loro questo momento di preghiera e di fraternità. In preparazione di questo incontro il vescovo Raspanti ha rivolto loro un messaggio sollecitando la partecipazione di tutti i volontari sia cattolici che non cattolici. D. S. (continua e altri servizi a pag. 5)

MISSIONE GIOVANI Bilancio positivo dei nove giorni: tanta partecipazione, gioia ed entusiasmo

Don Mario Gullo: “E siamo pronti per il dopo” È giunta al termine la “Missione Giovani”, l’esperienza vissuta dalla nostra diocesi dal 7 al 15 ottobre, avente come motto “Ascolta la tua sete” e come obiettivo quello di far riscoprire la fede ai giovani e Dio come Padre della vita. La missione , svoltasi in due grandi centri, Acireale e Giarre, e animata da circa 60 missionari provenienti da Assisi, frati ,suore e giovani, è stata quella di essere Chiesa “in uscita”, raggiungendo i ragazzi direttamente nei luoghi da loro frequentati, scuole, palestre, pub, discoteche,piazze e fermate degli autobus. Venerdì 7 la messa di apertura nella chiesa madre

di Giarre, sabato 15 il giubileo dei giovani in piazza Duomo di Acireale e la messa conclusiva in Cattedrale del vescovo. Da martedì 11 a venerdì 14 le catechesi al teatro “Turi Ferro” di Acireale e “Rex” di Giarre. Ogni catechesi – seguita con attenzione ed interesse dai presenti - è iniziata con dei balli per scaldare i cuori dei giovani, con il canto “Abbracciami” per invocare il dono dello Spirito Santo, e si è conclusa con una testimonianza e con un momento di adorazione. Graziella De Maria (continua a pag. 2)

TERME DI ACIREALE Interrogativi dopo il miracolo della pulizia straordinaria “volontaria” e il megaconcerto

LIBRI - 2

Domenica 30 presentazione di “Opere di un viaggio” di G. Spina e L. Franzone

Riaperto e già frequentato il parco: sì, e adesso? C’erano una volta le Terme di Acireale. “Aperte per cure tutto l’anno”, recitava lo slogan riportato sulle locandine, sui manifesti, nei dépliant pubblicitari. Poi arrivò, a poco a poco, la decadenza, fino alla chiusura totale, che coinvolse gradatamente la storica villa neoclassica, il nuovo stabilimento di Santa Caterina, l’Hotel delle Terme e il parco. A distanza di un paio d’anni (forse più, abbiamo perso pure il conto), dobbiamo segnalare un primo segno di ripresa, rappresentato dalla riapertura del parco, uno dei polmoni verdi più grandi e più belli della città.

Quote

relli” Mario Di Prima, il quale, dopo essersi impegnato con la sua neo-costituita aggregazione culturale a far riaprire l’antico caffè-pasticcer-

Se ne sono fatti promotori l’attuale commissario straordinario Gianfranco Todaro (l’ultimo di una lunga serie) e il presidente dell’associazione “Costa-

ia di piazza Duomo (un’altra storica istituzione acese che rischiava di scomparire) si sta dando da fare per far ripartire quest’altro ente per che per più di un secolo ha caratterizzato la nostra città (le Terme sono state aperte infatti nel 1873 per opera del barone Agostino Pennisi di Floristella). E così, domenica 2 ottobre gli acesi hanno potuto varcare nuovamente i cancelli del parco delle Terme. È stata una giornata di festa e di allegria, come in questo luogo non si vedeva da tempo. Nino De Maria (continua a pag. 2)

Graziella De Maria

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SANTA TECLA

La Parrocchia gestirà il campo di calcio intanto per il 2016 Giovanni Rinzivillo

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In Seconda

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FISC Il Seminario di Noto aperto anche alla formazione dei giornalisti

TURISMO Nella capitale russa l’annuale “congresso” dei soci Fijet

Accoglienza è ricevere una persona, come? L’accoglienza è buona, cordiale, festosa, cortese, solo se mette al centro la verità e la giustizia. ll recente XXV Seminario Aggiornamento FISC “Mons. Alfio Inserra” di Noto ha per titolo “Raccontare l’Accoglienza”. Ogni giorno il Signore accoglieva noi giornalisti cattolici, circa ottanta d’ogni parte d’Italia, con amore, nella Santa Messa, celebrata da don Rini con altri sacerdoti: assieme visita di Noto e Modica, serate di musica, momenti di gioia. I primi due seminari formativi ruotano attorno al tema del Mediterraneo: sviluppo, esperienze di economia civile, incontri tra culture e religioni, accoglienza migratoria, con relativi video; moderatori Giuseppe Malandrino del primo, Rachele Gerace del secondo; relatori: prof. Fulvio Attinà, dell’Università di Catania; dott. Gaetano Giunta, del Distretto sociale evoluto di Messina; poi prof. Luciano Nicastro della Lumsa di Caltanissetta; avv. Sofia Amoddio, parlamentare. Crescita di migranti, provocata da disuguaglianze economiche e disastri ambientali, e crisi di accoglienza, a causa di resistenze nazionaliste. In Europa, difficoltà di accettare il multiculturalismo; proposte di economisti di cambiare accordi internazionali attraverso riforme e ristrutturazioni; esigenza di giustizia, nelle periferie delle città, i cui abitanti hanno bisogno d’accoglienza. Da condividere la tesi circa le baraccopoli del terremoto del 1908, ancora esistenti, pare per 1.500 famiglie a Messina: progetto di costruzione di un quartiere moderno, seguendo i principi della politica per lo sviluppo locale; si darà a tali famiglie la dignità di un’abitazione civile. Sulle religioni, specie le monoteiste, definite dai teologi ”Parola di Dio”, ovvero mistero di relazione di Dio Padre con gli uomini, determinante è il pensiero dei papi da Pio XII a papa Francesco. L’accoglienza migratoria dello Stato italiano è ritenuta una risorsa. Incisive testimonianze di missionari: cristiani e musulmani, uomini di fede. Significativa la testimonianza della missionaria, Rachael

Mosca è stata la sede dove quest’anno la Fijet (Federazione internazionale giornalisti e scrittori del turismo) ha tenuto il suo 58° congresso, organizzato dal locale tour operator “ Intourist”. La finalità dell’Associazione è la promozione del turismo internazionale, nello spirito di collaborazione e di amicizia tra i popoli e, anche se visitare la Russia non è proprio semplice per le implicazioni burocratiche connesse (visti, controlli e limitazioni varie), la scelta di Mosca è stata in linea con gli scopi istituzionali della Fijet, presieduta dal dott. Tijani Haddad. Salta subito all’occhio del visitatore come tutto nella città abbia dimensioni esagerate. I suoi quasi 12 milioni di abitanti ne fanno una grande metropoli con lunghi, immensi viali a più corsie, percorsi a tutte le ore da interminabili code di auto e da pendolari che si spostano dal centro alla periferia e viceversa, complice anche il buon prezzo Cattedrale di san Basilio del carburante (un litro di benzina costa meno di un euro). Straordinaria la coesistenza di palazzi di epoca staliniana, costruiti negli anni 30-50, molti dei quali sulla via Tverskaja, l’arteria principale della città e delle cupole d’oro delle chiese che svettano tra i moderni grattacieli. Altra caratteristica che colpisce al primo impatto è la luce: sin dall’imbrunire la città è illuminata a giorno. Alle tabelle luminose con i nomi delle strade si uniscono le insegne degli edifici commerciali, le luci dei palazzi storici e dei monumenti; vengono illuminati parchi, viali, migliaia di alberi e archi di fiori finti che ornano le piazze. Ma bisognerebbe andare a Mosca anche per visitare solo il Cremlino e la Piazza Rossa che sono di una bellezza incomparabile. La nostra visita è stata favorita dall’assistenza professionale in lingua italiana della guida Nadia Zubkova. Posto sulla riva del fiume Moscova, il Cremlino è una città fortificata risalente all’XI secolo che nei secoli successivi ha subito profonde trasformazioni architettoniche legate anche all’opera di architetti italiani. Il borgo nel tempo è cresciuto diventando centro politico, ideologico e culturale; in epoca sovietica chiese di pietra bianca e monasteri sono stati abbattuti per far posto a nuovi importanti palazzi. Oggi si presenta come un borgo fortificato chiuso da un enorme triangolo di mura munite di 18 torri costruite con pesanti mattoni e successivamente sormontate da piramidi. E’ una sconfinata isola pedonale, protetta da un silente ma attento servizio di vigilanza, che ospita tra le sue mura chiese ortodosse di notevole pregio artistico, nella Piazza delle Cattedrali ne troviamo diverse: Cattedrale dell’Annunciazione che era la cappella privata degli zar, dell’Assunzione, dell’Arcangelo Gabriele, dei Dodici apostoli, del Salvatore, della Deposizione, che custodiscono preziose icone e tutte caratterizzate da cupole d’oro. Ad esse si alternano edifici importanti quali il Gran Palazzo del Cremlino, il Palazzo dei Terem, l’Armeria, il Palazzo a faccette, l’Arsenale e monumenti particolari quali lo Zar dei cannoni e la Zarina delle campane. Di fronte al Cremlino la Piazza Rossa, teatro di avvenimenti storici, che nel XVII secolo deve il nome alla traduzione della parola “Krasnaja”, rossa. Vi si affacciano il Museo storico di Stato, il mausoleo di Lenin, i grandi magazzini GUM e la Cattedrale di san Basilio che racchiude nove chiese con nove cupole colorate, di altrettanti stili diversi che le conferiscono un aspetto fiabesco. Dal 1990, la Cattedrale, insieme al Cremlino, è patrimonio dell’Unesco. Una giro turistico effettuato a bordo di un battello rompighiaccio sulla Moscova ha permesso ai congressisti una visione panoramica della città. La breve visita alla metropolitana, invece, ha dato un’idea sommaria dell’imponente subway tra le più grandi ed efficienti al mondo, che si dirama in 12 linee ed è ricca di stazioni decorate in marmo, con lampadari sfavillanti e mosaici dorati, che sono vere e proprie opere d’arte. Ci siamo resi conto che Mosca è una città particolare e che non bisogna lasciarsi impressionare da una visita frettolosa: per comprenderla e apprezzarla occorrono tempo e una programmazione minuziosa degli itinerari. Graziella Maugeri

”Raccontare l’accoglienza” Mosca affascina lentamente

Soria in Kenia, con i ragazzi di strada. Sulla crisi della carta stampata, III seminario, conversazione dialettica tra Antonino Raspanti vescovo, il delegato regionale FISC; Giuseppe Vecchio, che la considera come passaggio e non decadenza; Domenico Ciancio de “La Sicilia”; il presidente nazionale FISC, Francesco Zanotti. Nella successiva tavola rotonda: per don Paolo Buttiglieri, il giornale multimediale deve incidere sulla società, con giustizia e prudenza. Sabato 24, improntato a vivacità di vedute, IV seminario sui diritti umani, ispirato alla relativa carta universale, moderatore don Giuseppe Longo, assistente FISC. La relatrice Mariapaola Malandrino, tutore di minori non accompagnati, li difende in base alla Convenzione “Diritti del fanciullo” 1989, ratificata in Italia nel 1991. Delle 10 commissioni per migranti in Italia, una a Siracusa; fondi europei sostengono

i migranti. Meta, l’integrazione. La vaticanista Alessandra Ferraro sostiene il diritto di verità, non solo di cronaca, per orientare l’opinione pubblica, con competenza. Questa, la sfida. Don Fortunato Di Noto traccia la vita dei minori migranti, mettendo in luce la loro fragilità, dipingendo una società che non rispetta i bambini; in Italia scompaiono ogni giorno 28 bambini, “invisibili” in balia di sfruttamento sessuale. Sintetizza tutta la teologia come accoglienza, con citazioni dalla Bibbia. A Modica, V seminario su incontri e confronti tra culture e religioni, nella Casa Don Puglisi, dove sono accolte donne con gravi problemi. Maurilio Assenza, fiero della sua dignità civica, parla della cittadinanza nata dalla parola: la Casa don Puglisi, aperta a 360 gradi. Saluto di Giuseppe Vecchio ai convegnisti e appuntamento per il 2017 a Nicosia. Anna Bella

dalla prima dell’

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Giovani, ora il dopo Missione Argomento trattato la prima sera quello dell’emorroissa, donna che per dodici anni ha perduto sangue, e dunque vita; la seconda catechesi si è incentrata sul tema del deserto, per riflettere sui momenti difficili della vita a partire dall’esperienza di S. Francesco, colui che davanti al crocifisso della chiesa di S. Damiano e con un grido nato dal profondo del cuore chiede aiuto al Signore dicendo “Illumina le mie tenebre”; la terza sera si è parlato delle ferite che ognuno porta dentro ,sfogliando il libro della croce - “la nostra storia non si può riscrivere,non si possono eliminare le parti che non ci piacciono, fatti e situazioni, ma possiamo viverla come una grande benedizione”, ha spiegato fra Gianluca; nell’ultima catechesi si è data la cura che può cambiare la nostra vita, la felicità ha un nome e un volto e si chiama Gesù. Anche sabato 15, il giubileo diocesano dei giovani tenutosi in piazza Duomo, ha visto la partecipazione attiva di tanti ragazzi; dopo l’accoglienza, momenti di evangelizzazione, di festa, la proiezione di un video clip e testimonianze, in seguito l’ingresso per la Porta Santa della Cattedrale, la messa del vescovo, e la festa conclusiva in piazza. Abbiamo incontrato don Mario Gullo, direttore del servizio diocesano per la pastorale giovanile, e gli abbiamo posto tre domande. -Quali gli esiti della missione? Cosa ha prodotto? «Tanta gioia ed entusiasmo, soprattutto tanta partecipazione, non solo di ragazzi delle nostre parrocchie, delle nostre associazioni e dei nostri movimenti, ma anche di ragazzi raggiunti nelle scuole, per le strade e nei pub. Nelle scuole sono stati fatti degli incontri con delle testimonianze e

catechesi sul senso della vita, nelle fermate si dava appuntamento per le catechesi nei teatri». -I giovani sono stati facilmente raggiungibili? «Si, quasi tutti i ragazzi, anche coloro che apparentemente non credono, sono stati disponibili ai colloqui, agli incontri, al confronto. Le catechesi sono state molto partecipate, sia a Giarre che ad Acireale, soprattutto dai ragazzi che non frequentano i nostri ambienti e la cosa che ha più colpito è che restavano sino alla fine e andavano anche nelle chiese dell’adorazione per la conclusione della giornata». -In merito al post-missione? «Parte giovedì 20 alle 20,30 nella chiesa Spirito Santo di Acireale e poi si svolgerà a Giarre e a Riposto. Lo stile del post-missione è quello delle catechesi serali, un momento di accoglienza, la catechesi biblica e una testimonianza, in modo tale da continuare lo stile della missione». Graziella De Maria

Terme Santa Venera Tra discorsi ufficiali, gruppi musicali che si sono esibiti senza sosta fino alle 18 del pomeriggio, attività di animazione per bambini, gli acesi si sono veramente “riappropriati” del parco, mentre i bambini hanno dato letteralmente l’assalto all’area giochi, ripristinata e dotata di nuove attrezzature. In tutto questo clima di festa e di “ritorno alla normalità”, c’è stato pure spazio per la solidarietà, con l’iniziativa “Un’amatriciana per Amatrice”, curata dalla Croce Rossa Italiana che ha allestito un punto di ristoro, ed i cui proventi sono stati devoluti per

i terremotati dei comuni dell’Italia centrale colpiti dal sisma del 24 agosto scorso. Il primo passo è stato fatto, non c’è dubbio. Ma quali sono adesso le prossime tappe da attuare, in attesa di una soluzione definitiva alla gestione funzionale dell’intero complesso termale? Ne abbiamo parlato con il presidente dell’associazione culturale “Costarelli”, Mario Di Prima. Verranno completati nel più breve tempo possibile – ci dice Mario – la pulizia e il ripristino dell’intero parco, di cui alcune zone non sono state ancora riaperte alla fruibilità, e si farà in modo di aprire il parco per tutta la settimana, poiché per il momento questo sarà possibile solo nei fine settimana e solo di mattina. Si conta poi di riaprire i saloni ed i locali di rappresentanza dell’edificio delle Terme, che si potrebbero utilizzare per manifestazioni e incontri culturali. Ma resta ancora aperto il problema della rimessa in funzione della struttura medico-assistenziale delle Terme – l’aspetto più importante – sia del vecchio complesso “Santa Venera” che di quello nuovo di Santa Caterina, c’è la riapertura delle strutture alberghiere dell’Hotel delle Terme e dell’Excelsior Palace Terme (l’ex pastificio Leonardi) con l’annesso centro polifunzionale. E ci sarebbe pure da riaprire la piscina delle Terme, divenuta famosa perché usata come ambientazione del film “Palombella rossa” di Nanni Moretti. Tutto questo sembra legato all’accensione di un mutuo di 20 milioni di euro da parte della Regione Siciliana per la riapertura dei complessi termali di Acireale e Sciacca. Le Terme di Acireale possono avere un nuovo futuro? È quello che tutti ci auguriamo! Nino De Maria


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Cultura e Società

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LIBRI Presentata all’Università Sophia di Loppiano l’opera di Mario Agostino sul siciliano “sindaco santo” di Firenze

Formazione spirituale e politica di La Pira Un’immersione nell’intensa formazione spirituale e politica di Giorgio La Pira, quella offerta alla platea dell’aula magna dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano lo scorso sabato 1 ottobre in occasione della presentazione del libro “Cercatori del Paradiso. Il noviziato politico di Giorgio La Pira” (Città Nuova 2016), scritto da Mario Agostino. Secondo volume della collana “Cassiciacum”, il saggio ha visto la sua prima uscita pubblica: a fare da cornice, una serata inserita all’interno degli appuntamenti dell’edizione 2016 della rassegna annuale di LoppianoLab, quest’anno intitolata “Powertà. La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà”. Insieme all’autore, sono intervenuti il preside dello IUS, Piero Coda, il professor Mario Primicerio, già sindaco di Firenze nonché presidente della Fondazione Giorgio La Pira, e il giornalista Riccardo Clementi, moderatore dell’incontro. Prendendo la parola per primo, Coda ha ricordato innanzitutto di essere stato colpito sin dalla giovinezza dalla “straordinaria coniugazione tra un radicale impegno sociale e la profezia profonda di carattere spirituale e cristiano” che caratterizzava Giorgio La Pira. Il preside ha inoltre spiegato di aver incoraggiato personalmente Mario Agostino a pubblicare il frutto dell’approfondimento della “visione trinitaria” di La Pira, un’idea che l’autore maturò proprio a Sophia dopo avere sostenuto, con lo stesso preside, l’esame di “Lineamenti di teologia trinitaria” durante i suoi studi post laurea a Loppiano, dopo i titoli conseguiti in giornalismo e comunicazione nella facoltà di Scienze politiche di Firenze. “La conversione di La Pira avvenne durante la Pasqua del 1924 – ha ricordato il preside: - un momento che lo portò ad immergersi nella dinamica della fede, dilatando la propria interiorità nella preghiera che lo introdusse a quella che Bergson definì ‘religione dinamica’, oppure, per dirla in termini blochiani, alla ‘corrente calda del cristianesimo’, portatrice di trasformazione sociale”. Il preside ha sottolineato che “grazie a uomini come La Pira, il portato della rivelazione cristiana diventa lievito di una visione che si traduce poi nella Costituzione Italiana e nella profezia per Firenze”, idealizzata come “cosmopoli” e inserita in una visione globale per un “nuovo rinascimento”. Non è un caso che la stessa piazzetta davanti all’ingresso dello IUS sia dedicata a Giorgio La Pira, proprio in virtù della sua profezia, dato che “lo stesso Papa Francesco - ha affermato Coda, già nominato dallo stesso Pontefice membro della Commissione teologica internazionale - si muove essenzialmente lungo le medesime tre direttrici perseguite dal sindaco santo’ di Firenze: una mistica della fraternità, del ‘noi’, l’opzione preferenziale per i poveri, una Chiesa povera per i poveri e la cultura dell’incontro”. Alla luce del pontificato presente, le intuizioni di La Pira

“acquistano un significato profondo e attualissimo”, ha osservato il preside concludendo. Dal canto suo Mario Primicerio, già compagno di viaggio di La Pira in Vietnam mezzo secolo fa, ha apprezzato molto il taglio del saggio, a cominciare dal titolo, “Cercatori del Paradiso”, in quanto “rappresentativo della continua ricerca di La Pira, analizzata dall’autore con particolare interesse nel periodo della sua formazione precedente il 1951”. La Pira, uomo di studio con naturale vocazione contemplativa, “quasi suo malgrado” fu chiamato a dare una testimonianza politica vissuta quale “impegno di umanità e di santità”, un “mezzo per costruire la felicità all’interno della comunità”: la sua visione, ha ricordato Primicerio, si rese più

tangibile quando divenne sindaco, occasione per incontrare in prima persona i poveri e per comprendere appieno il valore di quella Costituzione che egli stesso aveva contribuito a scrivere. “La Pira era uomo del dialogo perché uomo del Mediterraneo – ha ricordato il professore, omaggiando la Sicilia – che invitava a pregare con il mappamondo sul comodino”. Nel suo intervento, l’autore Agostino ha sottolineato in particolare la difficoltà di “specchiarsi con un gigante e, dunque, di comunicare La Pira ai giovani coetanei di oggi, cercando di far comprendere il messaggio profetico che egli annunziava. La

Pira – ha affermato - è una continua risposta, inquietante, alle nostre domande”. Una difficoltà emotiva accresciuta dai continui richiami all’infanzia vissuta ad Acicatena con il nonno Orazio Vecchio, fondatore della Voce dell’Jonio che iniziò il nipotino alla consapevolezza degli ideali incarnati dalla politica di La Pira.

“Un nonno che – ha affermato emozionato l’autore – non avrebbe certo potuto sospettare che un giorno il nipotino studiasse e lavorasse nella città dello stesso ‘sindaco santo’, chiamato a collaborare proprio dalla Fondazione Giorgio La Pira, con la quale e per la quale questo saggio è stato pubblicato affinché chiunque voglia conoscere La Pira possa non solo trarne una esauriente infarinatura rispetto alla formazione giovanile, ma trovare il coraggio di ‘sperare contro ogni speranza’ nel quotidiano tentativo di migliorare l’ambiente pubblico in cui è chiamato ad operare”.

cettature, l’amore per una persona che diventa il compagno o la compagna di una vita, l’amore per i genitori, per i figli, per gli amici, ma anche per la natura, per gli animali, per le bellezze del creato in genere. Ma l’amore è anche dedicare una poesia a donne sfortunate che non hanno mai provato la gioia di essere amate, a tutti coloro che non hanno mai ricevuto una carezza, uno sguardo d’amore. A tutti loro ho voluto dedicare qualche pagina della mia raccolta”. - Nella sua raccolta “Nella mia ricca solitudine” ha avuto una madrina di eccezione la poetessa Alda Merini. Un ricordo di questa grande donna. “Non ho avuto il piacere di conoscerla personalmente, ho parlato con lei al telefono, era già molto avanti negli anni, ed è ovvio che è stata per me una grande emozione con le belle parole che ha avuto nei miei confronti. Personalmente penso che lei era “oltre”, oltre tante cose, e oltre i critici che pensavano che la sua produzione poetica fosse più il frutto del suo difficile trascorso nella malattia che non una vera e propria vena poetica”. Il libro, che è già nelle librerie, verrà presentato sabato 5 novembre 2016 alle 18 nella sala conferenze dell’associazione Costarelli in piazza Duomo. < Gabriella Puleo

Domenico Strano

Maria Pia Risa

Rita Caramma parla d’amor - Come nasce l’idea di questa autoantologia? “Nasce in maniera casuale, Il 21 marzo, giornata mondiale della poesia, un mio amico che non sentivo da tempo, telefonandomi mi disse che aveva in mano un testo di Alda Merini, le poesie di Prevert e le mie. Ovviamente ne fui felice e così, avendo già pubblicato nel 2005 e nel 2008 due raccolte, ho pensato, visto che la mia produzione è andata avanti, di pubblicare ad una autoantologia scegliendo come tema conduttore l’amore”. - “Ti parlerò d’amor” è il titolo della raccolta, c’è un motivo particolare in questa scelta? “Il libro è dedicato a mia madre, spesso la sentivo intonare questa canzone portata al successo da Wanda Osiris e così è stato spontaneo pensare a questa frase e sceglierla come titolo della raccolta”. - Il tema dell’autoantologia è l’amore, in quale delle sue innumerevoli sfaccettature è trattato? “Nelle sue molteplici e infinite sfac-

“Credenti inquieti” di Matteo Truffelli il laicato nella chiesa e nel mondo d’oggi Una riflessione attraverso cui leggere l’attuale situazione del laicato nella Chiesa e nel mondo di oggi, con particolare riferimento all’esperienza missionaria dell’Azione cattolica. Composto di due parti, la prima rivolta alla presenza associativa nella Chiesa dell’Evangelii gaudium e la seconda ai laici impegnati, “Credenti inquieti” (Ave, 2016) di Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Ac, si propone di tracciare un percorso per il laicato nella Chiesa alla luce dell’esortazione apostolica di Papa Francesco sulla gioia dell’annuncio del Vangelo. L’autore decide di parlare di questi argomenti in una “stagione segnata profondamente da Papa Francesco” e dalla sua “visione del mondo carico di speranza, di desiderio di incontro con tutti e di passione per l’umanità”. Ripercorre i gesti e le parole del Papa e auspica che i laici s’impegnino per costruire ogni giorno il sogno di una Chiesa missionaria e in uscita. Da qui l’esigenza di mettersi in cammino per le strade del mondo e gettarne lungo il percorso il seme buono del Vangelo. E di tendere il nostro sguardo verso gli ultimi e le nostre braccia a chi ha bisogno. Tutto questo, specifica l’autore, restando inquieti, nel senso di non starsene né tiepidi né timorosi. È un tempo, quello che stiamo vivendo “che ci chiede di prendere slancio” e di “liberarci dai timori che non fanno aprire al dialogo fecondo”. Insomma, non è un tempo in cui restarsene seduti a guardare e accontentarsi di una “fede sonnolenta e timida”. Le parole rivolte all’Ac sono tutte di sprono, un monito affinché gli associati non rimangano “statue da museo” ma diventino protagonisti attivi della missione evangelizzatrice su cui si fonda l’associazione. La chiesa sinodale, la famiglia, la corresponsabilità, l’essere missionario e la parrocchia missionaria sono alcuni dei temi proposti nella prima parte del testo. Mentre nella seconda parte il discorso si allarga a tutti i laici, che sono, riprendendo l’Evangelii gaudium, “l’immensa maggioranza del popolo di Dio”. Truffelli avverte sin da subito che non si tratta di una questione meramente numerica: “Disponiamo di un numeroso laicato […] Ma la presa di coscienza di questa responsabilità laicale che nasce dal Battesimo e dalla Confermazione non si manifesta nello stesso modo da tutte le parti”. Non si tratta certo di rivendicare degli spazi, sottolinea l’autore, bensì di assumersi delle responsabilità, di non rinunciare al proprio impegno di evangelizzazione attuando una corresponsabilità fattiva tra laici e presbiteri. Solo una grande passione può guidarci lungo questa missione: passione nella costruzione del bene comune, passione per il dialogo con le nuove culture, passione per la vita di ogni giorno, dalle famiglie alle comunità parrocchiali. Questa vita appassionata non può essere regolata solo dagli stimoli umani ma necessità di un baricentro e questo lo garantisce solo una feconda vita spirituale incarnata nella quotidianità affinché il proprio impegno nella Chiesa non sia semplicemente un’appendice della vita. Il libro si chiude con un ampio riferimento alla storia dell’Azione cattolica e a quella italiana: fare memoria e ricordarsi delle proprie radici, conclude Truffelli, ci permette di leggere “in profondità il presente e guardare al futuro”.

POESIE Sabato 5 novembre la presentazione della raccolta ad Acireale

Nutrire lo spirito è fondamentale, nutrire il nostro “IO” è fondamentale, e quando si inizia a sfogliare e poi a leggere un libro di poesie molti sono i sentimenti e le emozioni che si possono provare. “Ti parlerò d’amor” autoantologia 1999-2015 è l’ultima pubblicazione della scrittrice, poetessa e giornalista Rita Caramma (nella foto). Una raccolta di poesie dedicate all’amore, nel senso più grande e allo stesso tempo misterioso che è contenuto in questa parola. Rita Caramma, in questa sua autoantologia, percorre le strade del cuore con incantevoli poesie, pagine che devono essere lette pian piano, perché una poesia ha bisogno del suo tempo per essere assaporata. L’autrice, prendendo lo spunto da versi di canzoni di celebri cantanti e autori come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Lucio Battisti, Luigi Tenco, descrive con le sue poesie momenti e stati d’animo, il trascorrere del tempo, come nella poesia “la stagione del vento”, ricorda l’amato papà negli struggenti versi di “A mio padre”. Ed ancora racconta di donne meno fortunate in “Bagliori” e di amori giunti al termine in “Riflessioni” e “L’attesa” ma con la speranza di nuovi incontri che la vita regalerà. L’autrice ha risposto ad alcune nostre domande:

Recensioni

POESIE Rileggendo il libro di Rosa Barbagallo LIBRI Presentati ad Acireale quattro “Autori in divisa” dall’associazione “Graziella Corso”

Semplice e ambizioso Quando i poliziotti “raccontano” la vita... Nel titolo della raccolta “Album, Parole e Immagini” di Rosa Barbagallo è condensato il metodo ed il progetto dell’autrice che è, insieme, semplice ed ambizioso, semplice perché è un atto che quasi tutti facciamo, raccogliere le foto, le immagini, e, ( in questo caso), le parole delle vicende liete o meno della nostra vita e farne un Album che fissi in esse il nostro labile passato e lo consegni a noi stessi e ai nostri cari o ad una cerchia più vasta; ambizioso ( ma quasi senza consapevolezza) perché cerca di dare risposta ad una problematica che parte almeno da Simonide di Ceo ,attraversa Platone (“Fedro”275 d)(1), Aristotele (“Poetica” ), Cicerone (Tusculanae disputationes )e, soprattutto, Orazio che nell’”Ars poetica” , conia quella felice espressione che ancora oggi usiamo e ripetiamo direttamente in latino perché più icasticamente in altra lingua non si potrebbe rendere, “ ut pictura poesis” esplicitamente richiamata da Montale in “Alla maniera di Filippo De Pisis”, ne “Le Occasioni”,cioè quella di rendere “la pittura ( nel nostro caso l’immagine in generale) una poesia muta e la poesia una pittura(immagine) parlante” come efficacemente diceva Simonide di Ceo. E’ chiaro, quindi, che tra l’immagine e la parola non c’è affatto un rapporto ossimorico, nel senso che il secondo elemento si contrappone al primo o viceversa, bensì di estrema complementarietà al fine di completarsi a vicenda nel progetto di far conoscere l’autore a se stesso e agli altri attraverso due strumenti che semmai procedono sinesteticamente verso un identico obbiettivo, come ci fa chiaramente capire Rosa Barbagallo attraverso la sua minuziosa e certosina cura di accostare “parola e immagine” quasi volesse dirci che sono due aspetti di una stessa realtà umana, cioè la sua e quella dei suoi cari , senza escludere quella apparentemente estranea, ma che terenzianamente coinvolge l’autrice, (“nihil humani a me alienum puto”). Salvatore Leone

Si è svolto nella sala “Pinella Musmeci”, presso la villa Belvedere di Acireale, il primo dei due incontri denominati “Autori in divisa” promosso dall’associazione culturale “Graziella Corso”. Il presidente dell’associazione Francesco Manna ha voluto fortemente questo evento, dopo aver conosciuto qualche anno fa i suoi colleghi di lavoro e scrittori come lui al salone internazionale del libro di Torino, nello stand della Polizia di Stato. Gli incontri nascono casualmente, dai percorsi di vita, e proprio un evento drammatico nella vita personale di Francesco Manna porta questo giovane poliziotto a scrivere il suo primo libro, seguito da un secondo poco tempo dopo. Il progetto si è realizzato con questa bella manifestazione che ha coinvolto due colleghi di Manna il sovrintendente capo Vincenzo Tancredi in servizio alla questura di Torino e l’assistente capo Maurizio Lorenzi della questura di Bergamo. Insieme a loro il sovrintendente capo Gianluca Granieri che svolge il suo lavoro nella polizia di frontiera di Catania, l’assistente capo Antonio Costa tenore della Polizia di Stato e l’assistente capo presso la polizia di frontiera di Catania Silvio Giacopello che si è occupato delle basi musicali. Gli interventi dei poliziotti scrittori sono stati coordinati da Agata Sava, che ha fatto gli onori di casa, creando un clima confidenziale e piacevole. Vincenzo Tancredi, il primo a prendere la parola, ha raccontato che il suo “Io non abbocco” narra di vicende vere legate a quella piaga sociale che è il raggiro e la truffa a danno degli anziani. Presso la questura di Torino, un gruppo di poliziotti, tra cui il Tancredi, si occupa non solo di andare a casa dell’anziano per la denuncia ma l’obiettivo è di seguire la persona anche in seguito, con aiuto e supporto psicologico, cercando anche la collaborazione con la famiglia e le persone più vicine. Anche per Maurizio Lo-

renzi, giunto alla sua quinta pubblicazione, il suo lavoro è stato la fonte di ispirazione per le sue opere e l’ultimo libro dal titolo “Identikit, il disegnatore di incubi” narra la bravura di questo disegnatore della polizia scientifica, uno dei più grandi investigatori, ormai non più in servizio, che riusciva ascoltando i ricordi della gente a realizzare un perfetto ritratto del presunto colpevole. Ricordiamo vicende giudiziarie note in tutta Italia come” la banda della uno bianca” o “unabomber” dove il contributo dell’investigatore/disegnatore è stato prezioso e fondamentale. Oggi questa figura non esiste più perché sostituita dai nuovi mezzi tecnologici, ma l’essere umano è ben altro di un computer! Gianluca Granieri, in servizio presso la Polizia di Catania invece con un “ Un milanese a Catania” narra le vicende di un italiano del nord, Ambrogio, che insieme all’amico catanese Giuseppe si sofferma ad ammirare le bellezze della città etnea. Infine la parola al presidente dell’associazione “Graziella Corso” che ha brevemente parlato dei suoi libri, presentati nella stessa sede lo scorso anno. Gli autori hanno ricevuto il saluto e i complimenti del Commissario della Polizia di Stato Carmelo Cavallaro che ha avuto parola di elogio per la bella iniziativa. Interessanti gli intermezzi musicali con la poderosa voce del tenore Antonio Costa, che ha regalato al pubblico presente in sala una grande emozione. Il suo repertorio classico è stato apprezzato e alla fine dell’esecuzione dell’ultimo brano c’è stata una standing ovation a riconoscimento della sua bravura. Nell’ambito della manifestazione è stata presentata anche una estemporanea di pittura che ha visto la partecipazione di vari artisti del nostro territorio. G. P.


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Speciale Volontariato

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CSVE Il presidente Salvo Raffa sottolinea l’importanza della “misssione” che spinge al servizio del prossimo

“Con noi la misericordia si fa concreta” Il Vescovo sull’evento (Continua dalla prima) “Tra pochi giorni – ha detto il vescovo - celebreremo con i tanti volontari della diocesi il Giubileo della Misericordia, seguendo l’invito straordinario di Papa Francesco a guardare a Cristo crocifisso dalle cui piaghe viene fuori la vita per ciascuno di noi. E noi vogliamo offrire attraverso le mani, i cuori e le menti di tanti e tanti volontari questo raggio di misericordia infinita che raggiunge tutti gli uomini soprattutto i più indigenti. I volontari, ha proseguito mons. Raspanti, “sono i principali attori della misericordia che giorno per giorno si manifesta nelle nostre città e nella nostra società”. Da qui l’appello verso “i volontari e le volontarie del nostro territorio, cattolici e non cattolici, a questo momento di preghiera, di riflessione e di scambio di esperienza, perché dall’incontro con Dio e tra noi possiamo acquisire sempre più forza e sempre più gioia nell’andare incontro alle ferite dell’umanità per alleviarle e per beneficiare pure noi di questo rinnovato incontro di fraternità. Vi aspetto tutti il 21 ottobre!”. Il raduno di tutte le organizzazioni di volontariato è previsto in piazza Duomo alle 16 e nel corso del pomeriggio seguiranno alcune testimonianze. Non si tratterà soltanto di un momento di promozione delle organizzazioni coinvolte ma soprattutto di riflessione sull’importanza del volontariato. Nel nostro Paese questo rappresenta un’autentica forza: abbiamo esperienze di volontariato che operano a favore di numerosi contesti e tipologie di disagio sociale, oppure a favore di contesti ambientali, o per il recupero di patrimoni culturali, ma ciò che le contraddistingue è l’orientamento solidale dell’azione esercitata “in aiuto” di persone o collettività in condizioni di disagio sociale. L’aiuto donato, così, produce in chi lo offre e porta a chi lo riceve un messaggio positivo sulla sua vita. E a questo si riferisce il vescovo Raspanti quando afferma nel suo messaggio che delle piaghe di Cristo nasce la vita. Il giubileo del volontariato si concluderà con il varco della Porta Santa dei volontari e la celebrazione eucaristica delle 19 presieduta da mons. Antonino Raspanti in Cattedrale. Anche qui non si tratterà semplicemente di una funzione religiosa: sarà un momento di fraternità dove far memoria del sacrificio di Cristo e beneficiare della sua misericordia. E ricordarsi che, parafrasando Matteo 25, ogni mano tesa al più piccolo dei fratelli è una mano tesa al Signore. E questo per continuare ad essere costruttori di misericordia per un’umanità più giusta e più bella. D. S.

L’esortazione era arrivata dal Vescovo, mons. Antonino Raspanti, nel giorno della festa del Sacro Cuore del 3 giugno scorso, alla Confraternita Misericordia di Acireale. Ora quell’invito si è esteso a tutto il mondo del volontariato e, grazie all’impegno del CSVE che l’ha promosso, si è tradotto nel Giubileo diocesano del volontariato, in programma venerdì 21 ottobre. «I volontari sono tra i principali attori della Misericordia che giorno per giorno si manifesta nelle nostre città», osserva mons. Raspanti. E dunque è quasi naturale che essi raccolgano la sollecitazione di Papa a celebrare la Misericordia in questo speciale Anno Santo che si avvia alla conclusione. La Diocesi ha quindi affiancato l’organizzazione del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo e del Coordinamento di associazioni di volontariato ionico (Cav), con cui collaborano alla realizzazione dell’evento il Comune di Acireale e l’Associazione Costarelli, nonché tutte quelle organizzazioni e realtà che animeranno i vari momenti del pomeriggio. Le varie fasi si articoleranno nel centro cittadino, tra Piazza Duomo e San Sebastiano. Alle 16 aprirà la mostra fotografica presso il Bar Costarelli, mentre alle 16.30 in Piazza Duomo comincerà la performance creativa con esibizioni “free style” di volontari di varie associazioni. Saranno montate le tende di Protezione Civile e, a fianco, stazioneranno i mezzi attivi nei soccorsi e nelle emergenze. Alle 18, la Basilica di San Sebastiano ospiterà un momento di incontro e riflessione con testimonianze sui temi del volontariato e del bene comune, cui interverranno il Vescovo di Acireale mons.

Antonino Raspanti, il sindaco Roberto Barbagallo, il presidente del Csve Salvo Raffa e altri rappresentanti del Terzo Settore. Al termine, attorno alle 18.30, sarà consegnato al rettore della Basilica un plastico tattile per non vedenti, realizzato nell’ambito del progetto “Accessibilità Territoriale” sostenuto da Fondazione con il Sud. Alle 19 muoverà la processione dei volontari che, dopo l’attraversamento della Porta Santa, condurrà in Cattedrale per la celebrazione della Santa Messa, con la quale si concluderà la giornata. Un programma intenso, attuabile grazie agli

ACIREALE Attuato un progetto solidale della “104 Orizzontale”

La Basilica “visibile” ai non vedenti

Il terremoto che lo scorso agosto ha colpito il centro Italia non ci ha dato testimonianza soltanto della sua forza distruttiva, ma con la stessa forza contraria ci ha dato prova di una delle realtà di cui l’Italia può andar fiera: stiamo parlando del volontariato, della capacità di spendersi per il prossimo senza condizioni e con l’unica gratificazione di aver fatto star bene qualcun altro. Un mondo che spesso agisce sottotraccia, ma che non manca mai di far sentire il proprio apporto alle fasce della comunità più deboli ed in difficoltà. In occasione del giubileo del volontariato della diocesi di Acireale, che prenderà inizio venerdì, 21, sarà proprio questo mondo ad essere celebrato e noi abbiamo voluto incontrare chi di questa realtà fa parte, chi ogni giorno, sottotraccia, è punto di riferimento per chi si trova in difficoltà. Dal 2007 operano nella realtà acese offrendo assistenza e servizi ai soggetti svantaggiati, sia disabili che normodotati: sono i ragazzi dell’associazione 104 orizzontale ispirandosi proprio

alla legge del 5 febbraio 1992 n. 104, più nota come legge 104/92 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. A colpire maggiormente non è il richiamo alla legge, ma la seconda parte del nome: “orizzontale” per testimoniare l’uguaglianza e la volontà di abbattere le barriere che separano i disabili dai normodotati. Saranno anche loro i protagonisti nella giornata di venerdì, giorno in cui mostreranno nella basilica di San Sebastiano un plastico in 3D ritraente la basilica stessa consentendone grazie ad esso la possibilità di essere ammirata anche da chi ha perso la vista. L’opera nasce al seguito di un progetto di accessibilità territoriale, sostenuto da Fondazione con il Sud e promosso dall’Associazione 104 Orizzontale in partnership con le Associazioni: Vivere Insieme, Nuova Galatea, AVULSS, Cento Campanil, Nuestro Horizonte Verde – Italia. Attraverso il finanziamento ottenuto l’associazione è stata in grado di attivare numerose iniziative fra cui un progetto di danza terapia utilissimo per i

bambini affetti da autismo e la mappatura delle chiese della città visitabili anche da chi è affetto da disabilità motorie. «Cominciare a guardare non solo con gli occhi ed aprirsi anche al mondo del disabile –ci ha detto il presidente Rosario Grasso- abbattere le barriere è possibile farlo anche attraverso questi gesti, offrendo la possibilità al cieco di “vedere” la basilica a suo modo. Andrea Viscuso

Pulmino carico di solidarietà Una mattina si sparge la voce nella Comunità “Madonna della Tenda” che bisognava votare e far votare, sul sito della Gazzetta dello Sport, per Daniele Garozzo, oro nel fioretto individuale alle Olimpiadi di Rio 2016, per fargli vincere il Premio della Fondazione Agnelli. Si viene così a sapere che Daniele devolverà metà del premio alla nostra Comunità e l’altra a Medici senza Frontiere. Si aspetta con impazienza il risultato che di lì a qualche giorno sarà ufficiale. Naturalmente tutti gioiamo perché, a causa di un incendio, avevamo perso il pulmino, prezioso per noi per il traporto dei bambini. Inaspettata è stata anche la visita di Daniele alla nostra struttura e l’invito a noi rivolto di presenziare alla premiazione a Roma. Daniele si è dimostrato subito un ragazzo semplice, umile e amante dei bambini, con i quali ha anche improvvisato una partita di calcetto. Noi tutti siamo grati per il “gesto di solidarietà” che ha avuto nei nostri confronti (il nuovo pulmino è arrivato subito) e siamo felici di averlo conosciuto e di aver instaurato un’amicizia con lui che speriamo duri nel tempo. Caterina, Martina e Chiara

della Comunità Madonna della Tenda di Cristo

sforzi del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo. Il suo presidente, Salvo Raffa, ha creduto molto nel Giubileo diocesano e coinvolto tante risorse del CSVE: «Quante volte, durante questi primi mesi del Giubileo, abbiamo sentito parlare delle opere di misericordia! È bene, infatti, non dimenticare mai che la misericordia non è una parola astratta, ma è uno stile di vita: si può scegliere di vivere da persona misericordiosa o non misericordiosa, come ci ricorda Papa Francesco. È su questi principi che il mondo del volontariato si mobilita per vivere insieme un momento straordinario di religiosità, di perdono, di riflessione d’impegno e concretezza verso gli altri». Impegno che i volontari sperimentano nella loro attività, rispondendo e toccando tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. «Un po’ tutti, a volte, siamo passati davanti a situazioni di drammatica povertà; l’attenzione che vogliamo cogliere in questa giornata – continua Raffa – è proprio quella di vivere il nostro volontariato con una particolare attenzione agli altri, mobilitando, nel contempo, tutti quei cittadini che spesso passano oltre nella vita senza accorgersi delle necessità degli altri, senza vedere i tanti bisogni di cui il nostro territorio si deve fare carico. Ci ritornano le parole di Papa Francesco: “La gente che passa senza vivere è gente che non serve agli altri. Ricordatevi bene: chi non vive per servire, non serve per vivere”. Con l’attenzione all’altro, al Bene Comune, ed al coinvolgimento di tutti, vogliamo vivere questa giornata del Giubileo della Misericordia – è l’invito di Raffa – facendo nostro l’impegno concreto che vede, nelle opere di misericordia, non temi teorici, ma testimonianze concrete di un impegno: in un mondo così globalizzato, dove alcune povertà materiali, e non solo, si sono moltiplicate, dare spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative da mettere a servizio. In questo modo la via della misericordia mirerà sempre all’essenziale: all’affamato, al carcerato, al malato, al nudo, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia, a chi è solo, triste, in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio, in quello che ha bisogno di fare strada con Lui in silenzio perché si senta in compagnia. Queste sono le opere che sono chieste a ciascuno di noi nel nostro servizio di volontariato per gli altri e su questi temi – conclude il presidente – vogliamo lavorare da oggi e per il futuro».


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Chiesa e Società

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DIOCESI Per le mani del Vescovo mons. Raspanti nella chiesa Matrice di Acicatena strapiena

dalla prima

Don Andrea Sciacca ordinato sacerdote

Nostra intervista a mons. Raspanti

E’ stata una giornata di particolare festa per la comunità parrocchiale ‘Sant’Antonio abate’ di Aci Sant’Antonio, in occasione del venticinquesimo anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco, sac. Angelo Milone. Il giovane sacerdote è da un anno alla guida della comunità parrocchiale santantonese, dopo undici anni nei quali è stato rettore del Seminario diocesano. Alla vigilia dell’importante anniversario, abbiamo ascoltato dalla viva voce di padre Angelo le sue impressioni sulla ricorrenza. -Padre Angelo, può raccontarci di come avvertì la chiamata di Dio? La mia vocazione nasce in un pomeriggio in cui, mentre vivevo la mia vita di ragazzo come tutti gli altri, mi venne l’ispirazione di leggere il Vangelo. In questa prolungata lettura, durata alcune ore, sono stato particolarmente colpito dal brano delle ‘Beatitudini’, ma anche dalla citazione di Cristo ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la propria croce e mi segua!’ e dalla triplice richiesta di amore che Cristo stesso dopo la sua risurrezione rivolge all’apostolo Pietro. Ho avvertito la chiamata del Signore come un ‘colpo di fulmine’. -Si sente di affermare che la vocazione al sacerdozio è solo voluta da Dio? Certamente sì, la mia vocazione è stata ‘solo’ voluta da Dio, il quale ha fatto sì che, attraverso la sua forte chiamata, io mi ‘innamorassi’ di Lui. -In che modo gli anziani, cuore pulsante della preghiera comunitaria, sono tenuti in considerazione nell’azione pastorale della sua comunità parrocchiale? La vita della comunità parrocchiale si apre quotidianamente a tutte le fasce di età, quindi anche gli anziani sono tenuti in grande considerazione. I giovani, in particolare, gravitano attorno alle attività di oratorio parrocchiale. - Quale testimonianza può offrirci della sua esperienza di reggenza del Seminario diocesano? Sono stati degli anni bellissimi, per il compito, pur certamente impegnativo e formativo allo stesso tempo, dell’accompagnamento spirituale di quanti sono impegnati in un’opera di discernimento sulla chiamata vocazionale da parte del Signore Gesù. La reggenza del Seminario, luogo ove si rafforza la vita spirituale e cristiana in genere, comporta un’attenta ed impegnativa opera di discernimento (comprendere i ragazzi, le motivazioni). -Facendo riferimento alla vita ed all’opera sacramentale di grandi figure pastorali diocesane degli anni passati (padre Antonino Maugeri, padre Salvatore Strano), come sono cambiati oggi gli stili di vita dei nuovi presbiteri e cosa è, a suo giudizio, opportuno fare per trasmettere al clero giovane quelle preziose eredità? E’ certamente opportuno fare riferimento a queste grandi figure sacerdotali poiché, con la loro semplicità umana, essi riuscivano perfettamente a farci cogliere ‘il cuore di Cristo’, attraverso la parola del Vangelo. In conclusione, padre Angelo rivolge il proprio ringraziamento al vescovo il quale dopo gli anni di servizio al Seminario, lo ha voluto alla guida pastorale della comunità santantonese e tutti quanti si sono, comunque, adoperati per lo svolgimento di tutte le celebrazioni dell’importante anniversario. Un pensiero particolare, padre Angelo lo rivolge a mons. Giuseppe Malandrino, il vescovo diocesano che, sempre disponibile e vicino a tutti, lo ordinò presbitero, a mons. Vigo per la sua semplicità ed a tutti gli altri vescovi, tra cui mons. Salvatore Gristina, per la preziosa paternità spirituale.

Carissimo lettore, Mi è pervenuta una graditissima lettera da parte del “preside” Pappalardo (affettuosamente mi rivolgo a lui con questo titolo perché da preside tanto ha lavorato e per le sue profonde conoscenze nel campo delle tradizioni popolari): […]«Tu dici che le nostre estati sono costellate di feste in onore della Madonna. E dici il vero. Ma aggiungerei che tutte le nostre stagioni sono cosparse, se non di feste, di memorie e di devozioni verso la Madre di Dio. Anzi l’intera nostra esistenza è addolcita dal sovvenir dell’Ave Maria. E giustamente ad Jesum cum Petro per Mariam. E te ne sono grato. Poiché in Maria è il preludio e la garanzia della fecondità della nostra fede. L’atto di fede richiesto a Maria al momento dell’annunciazione implica la conoscenza della divinità di Cristo? Gesù è presentato come figlio dell’Altissimo, ma il messaggio dell’angelo non svela la filiazione del Verbo. E la risposta di Gesù all’età di dodici anni non è compresa da Maria, perché ancora non conosceva bene l’identità di suo figlio. La fede di Maria nella divinità di Gesù, sempre più sviluppandosi, si manifesterà, chiara e sfolgorante, a Cana, all’inizio della vita pubblica. Proprio, per questo aspetto di sviluppo, la fede di Maria appare immagine e preludio della nostra fede. Ascoltando, obbedendo e perseverando, anche noi possiamo raggiungere la pienezza della fede. Le nostre devozioni e feste, che costellano il territorio etneo, le belle affettuose immagini sono rivolte sicuramente ad una crescita della fede. Qualche volta la assenza di un coordinamento, la superficialità, il folclore, le stupefacenti scenografie, non si identificano con la crescita della nostra fede. Ma certamente è fede quella che interpella, con insistenza, con umiltà, la Madre misericordiosa, perché ci doni e ci conceda il Figlio suo benedetto! Soprattutto quella che, assieme a Pietro e agli Apostoli, per Maria, tutti invochiamo: Signore aumenta la nostra fede! Ti ringrazio e invio cordiali saluti. Canonico Salvino Pappalardo» Ho voluto riportarla integralmente per sviluppare con te alcuni passi significativi. “Ascoltando, obbedendo e perseverando, anche noi possiamo raggiungere la pienezza della fede.” Certo il nostro ascolto, la nostra obbedienza e la nostra perseveranza non raggiungeranno il livello della Madonna. Tutti, in quanto battezzati (senza appartenere ad alcun tipo di ordine religioso, senza portare alcun distintivo) dobbiamo tendere alla pienezza della fede, dobbiamo, cioè, tendere alla santità. Il livello di fede raggiunto dai santi è sicuramente di gran lunga inferiore a quello della Madonna. Per questo, nelle litanie lauretane, la invochiamo: “Regina sanctorum omnium”. Alla fine del mese di ottobre, dedicato alla devozione del Rosario, ci attendono due feste molto importanti per la tradizione popolare: “Tutti i Santi” e la festa dei “Morti”. È un’occasione per rivolgerci alla “Regina di tutti i santi” felice di abbracciare i nostri cari defunti in Paradiso se stanno godendo della visione beatifica di Dio. Nella festa dei “Morti” le chiederemo di intercedere per le anime che del “Purgatorio” (stato di quanti muoiono nell’amicizia di Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna hanno ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine celeste. CCC n° 210). Bellissima quella immagine della Madonna del Carmine che sovrasta un mare di fiamme, dove sono immerse tante anime nell’atteggiamento supplice di essere liberate. Ti sarei grato se potessi inviarmi qualche tua considerazione o ricordo sulla festa dei “Morti”. Ricevi cari saluti da

Poi c’è l’impatto con la religiosità popolare, che ho notato essere molto rigogliosa, talvolta però chiusa e bloccata sul ritualismo e che necessità di essere collegata alla vita religiosa e riempita di contenuti. Un’altra necessità cui si è fatto fronte è stata la condizione di alcuni sacerdoti impegnati negli uffici della curia. Alcuni di loro erano anziani o non in buona salute, per cui lentamente abbiamo dovuto ricostituire la guida dei vari settori della Curia. Alla luce di ciò vedo questi cinque anni come una messa a fuoco dei punti critici e un tempo in cui ho cercato di mettere ordine nella struttura della diocesi”. A proposito di uffici e nomine. Alla luce di questi cambiamenti quale messaggio è passato? “Mi sembra che nel clero, ma anche tra i laici, si sia fatta largo l’idea che nessuno è inamovibile dalla propria postazione. I diversi cambiamenti hanno mostrato che si è trattato di una mobilità ponderata. Sia per gli accorpamenti di alcune parrocchie e sia per qualche cambio oggettivo, molti laici sono stati indotti a vedere le esigenze del corpo intero della diocesi più che della singola parrocchia. È quindi cresciuto il senso della diocesanità soprattutto tra i laici”. Sono servite queste trasformazioni? “Sì. Dopo questi cinque anni trovo una diocesi abbastanza compatta e con la voglia di mettersi in movimento, non quindi statica oppure con pezzi che vanno per conto loro. Qualunque parrocchia, qualunque sacerdote o laico, credo che abbia la consapevolezza di essere parte di un corpo più grande che è, appunto, la diocesi”. Cosa ha significato per Lei iniziare il suo cammino episcopale qui ad Acireale? “Anzitutto si è trattato di una trasformazione radicale che man mano ha investito la mia persona perché al tempo stesso ho cambiato territorio, amicizie, legami e la mia occupazione principale, che era quella di professore universitario. Colgo tutt’ora la bellezza di un impegno totale: il vescovo non conosce limiti, è dappertutto e ha a che fare con qualsiasi emergenza.” Le indicazioni pastorali 2016-17 prendono spunto dal verbo “annunciare”. E così? “Sì, perché il Santo Padre ci ha ricordato al Convegno di Firenze che era opportuno rileggersi l’Evangelii gaudium affinché ciascuna diocesi l’adattasse alle proprie esigenze. Così con il consiglio pastorale diocesano e i consigli parrocchiali consultati l’anno scorso abbiamo pensato soprattutto di privilegiare il verbo annunciare. Le linee pastorali sono tuttavia una lettura di alcuni punti specifici quali la pietà popolare, la famiglia, l’impegno sociale dei cristiani e l’annuncio in senso stretto”. Sta per chiudersi l’Anno Santo della Misericordia. Cosa si augura che resti nei fedeli che hanno vissuto i vari momenti di preghiera a livello diocesano? “Nel corso di questi momenti abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone e contesti che non incontriamo abitualmente: penso agli sportivi, al mondo del lavoro, alla Missione giovani, alle forze dell’ordine. A loro abbiamo mostrato che il Vangelo e la Chiesa sono uno spazio abbastanza ampio che può accogliere le loro problematiche, che hanno una prassi, come quella della misericordia, che non giudica e non condanna e che desiderano essere al cuore della sete, della fame e della ricerca di ogni uomo. Spererei che adesso tante di queste persone presso cui è stato seminato il seme non rimangano lontani ma possano rimanere legati al filo del dialogo con Dio e la Chiesa”. Uno dei punti delle linee pastorali sono le feste patronali. Quali passi si stanno muovendo? “Ho già dato indicazioni sia all’ufficio catechistico diocesano e al delegato vescovile per le confraternite e comitati perché si studi, esplicitamente e a breve, il modo come garantire una formazione a tutti gli operatori delle feste patronali. È importante che passi l’idea che la loro mansione non sia soltanto di tipo economico e organizzativo. Se noi ci muoviamo solo sul piano di alcune norme da imporre io credo che questo rimane sempre un aspetto esterno e continueremo a considerare gli operatori come degli operai e mai come operatori attivi della pastorale. Essi devono capire meglio il Cristo e acquisire consapevolezza dell’essere parte della Chiesa in maniera tale da apporre essi stessi le correzioni necessarie e limitare gli eccessi. Altrimenti sarà sempre un gioco tra due parti contrapposte: tra chi detta le leggi e vuole farle osservare, in maniera spesso perdente, e chi si sente solo una parte che deve pagare una tassa, rimanendo in ultimo estranei alla vita pastorale della Chiesa”

Nando Costarelli

Nino Ortolani

Domenico Strano

DIOCESI: NUOVI TRASFERIMENTI DI PARROCI

Don D’Aquino animatore spirituale all’Eremo S. Anna

Venerdì 7 ottobre scorso, un po’ a sorpresa, sono state comunicate alcuni trasferimenti di sacerdoti. A dare l’annuncio delle nomine sono stati gli stessi sacerdoti nelle rispettive parrocchie di appartenenza. Ecco brevemente la nuova situazione delineatasi. Don Santo Leonardi, da tre anni parroco al “Sacro Cuore di Gesù” in Randazzo, lascia la parrocchia per trasferirsi a Dagala del Re, una frazione di Santa Venerina, e assumere la guida delle parrocchie “Maria SS. Immacolata” e “S. Mauro Abate” in Monacella, altra piccola frazione di Santa Venerina. Il suo posto a Randazzo lo prende don Salvatore Grasso, parroco da sette anni a Pasteria di Calatabiano. A don Salvatore subentra don Sebastiano Battiato, il più giovane dei sacerdoti nominati parroci, che lascia Aci S. Antonio dove era Vicario parrocchiale e per la prima volta assume la guida di una parrocchia. La popolosa parrocchia di Aci S. Antonio, però, non resta priva del Vicario parrocchiale: questo compito è stato affidato a don Andrea Sciacca, novello sacerdote ordinato il 18 ottobre. Resta da dire qualcosa su don Giuseppe D’Aquino (nella foto), che lascia le parrocchie di Dagala e Monacella rispettivamente dopo dieci e quattro anni. Don Giuseppe non è stato destinato ad una parrocchia. Egli intraprenderà un cammino di preghiera più profondo e curerà l’animazione spirituale dell’Eremo S. Anna di Aci S. Filippo, affinché diventi un centro di spiritualità così com’è nella natura di questo splendido luogo della nostra Diocesi. Da segnalare, infine, alcune nomine secondarie ma pur sempre significative. Don Sebastiano Battiato, di cui si è già detto della nomina a parroco di Pasteria, è stato nominato anche Assistente ecclesiastico della Zona Galatea dell’AGESCI, al posto di don Mario Arezzi; egli quindi è il referente spirituale di tutti i gruppi scouts Agesci della Diocesi. Infine, nei giorni scorsi sono giunti nella parrocchia S. Francesco d’Assisi di Giarre due sacerdoti francescani cappuccini originari dell’Eritrea. Essi formeranno la comunità religiosa con il parroco p. Diego Sorbello. I loro nomi sono: p. Arbed Pietros Arbed, nominato Vicario parrocchiale e p. Daniel Beraki Ghebremikael, che avrà il compito di reggere la Chiesa dell’Immacolata di Linguaglossa, benché non ci sia più una comunità che risieda stabilmente nel Convento. don Alfio Privitera

Una lunga processione di sacerdoti in stola e casula rossa (a motivo della memoria liturgica di S. Luca evangelista) si è mossa dalla Chiesa del SS. Sacramento verso la Chiesa Madre di Aci Catena, per accompagnare un giovane diacono all’ordinazione presbiterale. È successo martedì 18 scorso, mentre calava il sole, e il giovane diacono in questione è don Andrea Sciacca. Ventisei anni, la maturità classica alle spalle, cresciuto nei gruppi di catechesi e giovanili della parrocchia di origine, Andrea ha coltivato da sempre la vocazione al sacerdozio, orientato su questa strada dall’educazione genuina dei suoi familiari, dalla testimonianza di tanti sacerdoti, dall’amore per le celebrazioni liturgiche e dalla spiritualità mariana che si respira nel Santuario di Aci Catena. Nel 2010 ha fatto il suo ingresso in Seminario e dopo un percorso lineare è giunto al giorno della consacrazione definitiva. Per il grande evento la Chiesa Madre era strapiena di parrocchiani ma anche di tanti amici e fedeli che don Andrea ha conosciuto negli anni della formazione. Nella sua omelia, Mons. Vescovo ha preso spunto dalle letture proclamate (la chiamata di Geremia, un brano di S. Paolo e l’invio dei settantadue discepoli), per far emergere che in tutti questi personaggi biblici ci sono due elementi comuni che si ravvisano anche nel mistero del sacerdote: la vocazione, cioè la libera

elezione da parte di Dio, e la persecuzione, segno della conformazione a Cristo crocifisso. Il Vescovo ha raccomandato a don Andrea di non sottrarsi alle mortificazioni e alle prove della vita, ma piuttosto di abbracciarle volontariamente e prontamente, come risposta d’amore al dono di Dio e a beneficio del suo popolo. Quindi l’ordinazione è proseguita con i suoi suggestivi riti: le promesse e la prostrazione dell’ordinando, mentre tutta l’assemblea pregava le litanie dei santi, l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e di tutti i presbiteri presenti che hanno fatto corona attorno all’ordinando messosi in ginocchio, e infine la preghiera di ordinazione. A quel punto don Andrea era sacerdote per sempre; i riti seguenti sono serviti a esplicitare quanto era successo: la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione delle mani con il crisma, la consegna della patena con il pane e il calice con il vino, l’abbraccio di pace con i confratelli. Don Andrea ha accolto il dono del sacerdozio con la gioia e la serenità che l’hanno sempre contraddistinto. Ora è pronto a muovere i suoi primi passi. Lo attende la parrocchia di Aci S. Antonio, dove svolgerà il ministero di Vicario parrocchiale. Ma in verità lo attenda tutta la Chiesa, che egli ha “sposato” e al cui servizio ha posto tutta la sua vita. don Alfio Privitera

INTERVISTA Parla don Milone nel 25° di sacerdozio OTIUM ET NEGOTIUM - 4 Riflessione a 2

”Stregato dalle Beatitudini” Maria, Regina di tutti i Santi


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DIOCESI Le “indicazioni pastorali” per il nuovo anno date in assemblea dal Vescovo mons. Raspanti

Intelligenza teologica e concretezza pastorale ‘La gioia di annunciare il Vangelo’ era il messaggio con cui lunedì 3 ottobre scorso si apriva nella chiesa Cattedrale di Acireale la serata che, coincidente con il quinto anniversario di ordinazione episcopale di mons. Antonino Raspanti, era dedicata alla consegna delle ‘indicazioni’ per l’anno pastorale che inizia dopo la conclusione della pausa estiva. Alla presenza, tra gli altri, del vicario generale mons. Guglielmo Giombanco, del clero diocesano, nonché della presidente della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali Barbara Sgroi, la serata si proponeva quale momento di preghiera teologico-ecclesiale. Secondo le indicazioni di papa Francesco, la Chiesa diocesana, porzione della Chiesa Universale di Cristo supremo ed unico Pastore, deve annunciare il Vangelo della gioia. Due sono stati i momenti topici della serata: la conferenza di consegna delle ‘indicazioni pastorali’ e la Santa Messa. L’intervento prolusivo del vescovo evidenziava come la Chiesa sia una famiglia nella quale si fanno i bilanci consuntivo a fine anno e preventivo ad inizio della nuova gestione. Nei cinque anni trascorsi alla guida della diocesi, mons. Raspanti ha dovuto affrontare non poche situazioni, attraverso un’opera di profondo riordinamento pastorale. Mons. Raspanti ha impresso alle attività della nostra diocesi uno slancio nuovo, più maturo e più programmatico, per una realtà diocesana molto variegata e non certo semplice da gestire nelle varie positività e criticità. Nuova linfa è stata impressa alle parrocchie, alcune delle quali persino con parroci non europei, nell’ottica di un’evangelizzazione totale. Sono stati opportunamente ribaditi nell’occasione dell’Anno giubilare della Misericordia che volge alla conclusione alcuni fondamentali impegni: il ritorno alla pietà popolare, come citato dal direttorio pastorale di mons. Malandrino; la Chiesa deve continuare ad essere il Vangelo incarnato nella società contemporanea, attraverso una devozione popolare che privilegi la

spiritualità rispetto ad altri aspetti profani, la catechesi degli adulti e dei ragazzi, formazione alla pietà popolare; -l’impegno sociale dei credenti nel mondo del lavoro, nella politica, nel sindacalismo, con l’esigenza di cattolici adulti e maturi che diffondano la dottrina sociale della Chiesa; -l’impegno a salvaguardare la famiglia, vitale cellula sociale, con l’istituzione nei locali della Curia diocesana di un ufficio di consulenza legale aperto dallo scorso mese di giugno due o tre giorni ogni settimana al fine di appurare eventuali criticità sulla valenza di un matrimonio celebrato, anche attraverso il proficuo confronto con l’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’ di Papa Francesco; - l’impegno ad officiare l’Euca-

un amore sempre più grande, nella sequela di Gesù morto, ma vivo e risorto nei nostri cuori”. Nel corso della concelebrazione eucaristica, animata dalla Cappella Musicale del Duomo dell’Annunziata, diretta da Rosanna Furnari e accompagnata all’organo da Giuseppe Bella, si è svolta anche la cerimonia di vestizione di un nuovo confrate, Salvatore Laserra. Il servizio all’altare è stato egregiamente prestato dai ministranti della parrocchia-cattedrale. Al termine dell’Eucaristia il rettore della confraternita, dott. Gaetano Arcidiacono, ha espresso al vescovo i sentimenti di filiale ringraziamento “per averci mostrato che il vero centro della vita è Gesù e che la Fede è la luce del nostro cammino”. Il corteo delle confraternite ha fatto, quindi, ritorno nella Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, dove il venerato settecentesco simulacro del “Cristo morto” è stato riposto all’interno della cappella di Gesù e Maria.

a proposito dell’opportunità di concedere il sacramento dell’Eucaristia alle coppie di separati e/o divorziati; -l’impegno alla preghiera di liberazione, guarigione, esorcismo nelle varie parrocchie, possibilmente in concomitanza con i rispettivi festeggiamenti patronali; -l’impegno in favore dei giovani con la massiccia partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia; l’attuale impegno missionario tra Acireale e Giarre, per una rinnovata pastorale giovanile; -il rinnovo del Diaconato permanente e dei vari ministeri e la formazione presso l’Istituto diocesano di Scienze Religiose, a beneficio dei laici, i quali, al completamento della formazione, permarranno in tali ministeri, diversamente dal tradizionale iter verso il ministero presbiterale; -la conclusione dell’Anno giubilare e gli eventi che seguiranno: il centenario delle apparizioni di Fatima, i pellegrinaggi diocesani programmati per la prossima primavera/estate, ma anche un avanzamento complessivo della vita diocesana nella Grazia, con programmate visite pastorali. Il successivo intervento del vicario generale della diocesi mons. Guglielmo Giombanco evidenziava alcune caratteristiche delle indicazioni pastorali, intese come proposte concrete, all’insegna dell’intelligenza teologica e della concretezza pastorale, secondo quanto emerso nel Convegno di Firenze del novembre 2015. La Chiesa deve muoversi secondo l’orientamento di ‘educare alla vita buona del Vangelo’, attraverso l’esigenza di una continua formazione dei fedeli laici, con operatori pastorali all’uopo preparati per una catechesi pensata, preparata e pregata. La Chiesa, come esorta papa Francesco, deve essere in uscita fuori dalle mura degli edifici ecclesiastici e non arroccata sulle proprie posizioni e, come tale, deve impegnarsi a vivere il Vangelo comunicando la gioia dell’incontro con Cristo Signore.

Guido Leonardi

Nando Costarelli

ristia sempre secondo le intenzioni del Santo Padre, il quale vuole esaltare questo sacramento come esso merita, cioè non per il diritto

a riceverlo, ma quale dono che si riceve nell’obbedienza al ministro ordinato; discernimento dell’anima

E’ stata quest’anno un evento giubilare la solennità dell’Esaltazione della Croce È stata celebrata con grande risalto ad Acireale la solennità liturgica dell’Esaltazione della Croce, festa dell’antica Arciconfraternita del SS. Crocifisso in San Pietro, il cui direttivo ha deciso di organizzare quest’anno la propria festa come un evento giubilare nell’ambito dell’Anno Santo della Misericordia e nella ricorrenza di un altro giubileo: il 350° anniversario della approvazione ufficiale dei primi statuti (1666-2016). Le confraternite, pie unioni ed associazioni che condividono la devozione a Gesù Crocifisso, provenienti da Acireale e da comuni vicini, si sono radunate nel pomeriggio del 14 settembre presso la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, dove ha avuto luogo un breve momento di riflessione, guidato da don Salvatore Scalia, Rettore della Basilica e Cappellano dell’Arciconfraternita. Al termine si è svolta la processione delle confraternite verso la Cattedrale, dove è stata celebrata la S. Messa, presieduta da mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale. Per l’occasione i confrati del SS. Crocifisso in San Pietro hanno condotto a spalla il venerato simulacro del “Cristo morto”: un evento eccezionale, visto che la statua settecentesca viene portata in processione solo nella giornata del Venerdì Santo. Il vescovo di Acireale nella sua omelia si è rivolto ai confrati con queste parole: “Per me oggi il senso della vostra presenza qui è quello di rinnovare con gioia, con fiducia, con fermezza l’adesione a Cristo. Ognuno di voi, infatti, ha sentito nel cuore qualcosa di più e di diverso, che lo ha spinto a fare una scelta: avete scelto di seguire Gesù e di essere al servizio della diffusione del Suo amore e dell’amore a Lui”. “Che questa grazia del Giubileo – ha poi concluso mons. Raspanti – rinnovi in voi l’impegno e vi stimoli a procedere con

INTERVISTA Parla Anna Maria Belfiore coordinatrice degli oratori

AZIONE CATTOLICA Domenica 23 l’assemblea diocesana

“Cambiano i ragazzi, non i valori” Rivoluzione delle Beatitudini Manca ormai poco all’inizio degli oratori invernali nella nostra diocesi; qualche parrocchia ha già dato il via alle attività, qualcun’altra comincia dopo sabato 15 ottobre e attende la conclusione della “Missione giovani”. Abbiamo incontrato Anna Maria Belfiore, coordinatrice diocesana degli oratori, e le abbiamo posto alcune domande per comprendere il valore dell’oratorio stesso, le sue funzioni e quello che è cambiato nel corso degli anni. Qual è il valore dell’oratorio? Perché è importante? «L’oratorio è l’ impegno educativo della parrocchia per la crescita umana e sociale dei nostri ragazzi; è l’impegno di evangelizzazione. L’oratorio è vita, permette di scoprire chi siamo, quale senso dare alla nostra vita e i potenziali che possediamo, è condivisione». Affinché un oratorio funzioni bene cosa serve? «La passione per la parola di Dio, l’incontro con Cristo che diventa impegno e passione educativa per i piccoli affinché anche loro incontrino l’amico che mai li tradirà, l’amore grande. Occorre seguire i metodi educativi dei nostri santi; ragione, religione e amorevolezza di don Bosco, la gioia dirompente di san Filippo Neri, quella gioia che nasce dalla certezza di sentirsi amati e perdonati e di Santa Maddalena di Canossa. Si rendono necessarie l’organizzazione, la formazione, tecniche educative efficaci, l’empatia». Come si è preparata la nostra diocesi alla sta-

gione dell’oratorio invernale? «Facendo un bilancio dell’anno, la nostra diocesi ha avuto come punti forza i frequentati “cantieri di formazione”; per le attività invernali si utilizzerà il sussidio delle Fom; “Scegli il bene“ è lo slogan, siamo pronti a scegliere Cristo come il bene della nostra vita e lo faremo in comunione con tutte le realtà dell’oratorio». In termini di bilancio, quale la partecipazione dei bambini allo scorso oratorio estivo? «Si sono formati nuovi oratori estivi, seppur tra molte difficoltà il raduno ha contato 1275 presenze con 327 animatori e 94 aspiranti, ma ne mancavano. Credo si possa dire che si sono raggiunte almeno 1700 presenze nei vari oratori estivi della diocesi, circa 200 animatori preparati, 220 aspiranti». Oratorio a confronto, eri e oggi. Cosa è cambiato? «Ciò che sta alla base, la passione, la missione, gli obiettivi non sono cambiati; sono cambiati i ragazzi, i mezzi, i tempi, il territorio, si sono aggiunte le tecniche di animazione, le materie sociali e psicologiche, le dinamiche, ma il cuore oratoriano resta sempre uguale perché è il cuore di Giovanni Bosco, Filippo Neri, dei nostri p. Mariano Patanè, mons. Arista, mons. Pulvirenti e di tutti i nostri animatori che si spendono per i piccoli con amore e sacrificio». Graziella De Maria

“La vera gioia: i credenti inquieti e la rivoluzione delle Beatitudini” è il titolo scelto per l’assemblea diocesana di Ac d’inizio anno che si celebrerà domenica 23 ottobre 2016 nella parrocchia di San Paolo ad Acireale. Anche quest’anno Ottobre, spiega l’Azione Cattolica diocesana nel proprio sito, è il mese dell’impegno, durante il quale ripartire con entusiasmo per un cammino sempre più incisivo per la vita associativa e quella delle nostre comunità. Questo importante momento sarà impreziosito dalla presenza del presidente nazionale Matteo Truffelli che, oltre al tema dell’anno incentrato sul brano evangelico delle Beatitudini secondo il vangelo di Matteo, parlerà del suo ultimo libro “Credenti inquieti. Laici associati nella Chiesa dell’Evangelii Gaudium”. L’incontro avrà inizio alle 9 con la celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di san Paolo e si concluderà entro le 13. Abbiamo raggiunto la presidentessa diocesana di Ac Anna Maria Cutuli e chiesto quali sono le attese e le speranze per questo appuntamento. Il titolo di questa assemblea diocesana trae spunto dal brano delle Beatitudini. In che modo vi proponente di essere annunciatori della vera gioia? “Per essere annunciatori di vera gioia, dobbiamo prima trovarci nella condizione di poterla manifestare e questo accade quando incontriamo Gesù. Dobbiamo essere come i discepoli ad Emmaus, che dopo aver incontrato Gesù, hanno subito volu-

to annunciarlo con grande gioia”. Quali sono le prossime tappe associative in programma? “Il nostro cammino associativo è già iniziato con il comitato presidenti, dove è stato presentato il documento nazionale dell’Azione Cattolica, che prosegue sulla strada del convegno di Firenze, puntando l’attenzione e invitandoci a riflettere sull’Evangelii gaudium e sui 4 punti tempo-spazio, unità-conflitto, realtà-idea, tutto e parte. Ci sarà poi l’assemblea diocesana e nazionale, e tutte le associazioni di Azione Cattolica proseguiranno il loro cammino ordinario all’interno delle proprie parrocchie. A livello diocesano ci aiuteremo con l’uso dei social per essere più presenti su tutto il territorio e mettendoci la faccia per migliorare l’Azione Cattolica, le parrocchie e la società in cui viviamo”. Cosa raccomanderebbe ai laici impegnati associati nell’Azione cattolica? “Dobbiamo stare con gli occhi aperti per capire le domande delle persone, per avvertire le esigenze, le difficoltà e dobbiamo sensibilizzare la società in cui viviamo affinché si possa stare tutti bene gli uni con gli altri. Puntiamo ad avere una città vivibile dove le parole d’ordine sono accoglienza, amicizia e collaborazione. Noi laici dobbiamo sforzarci di capire cosa possiamo fare per migliorare il nostro territorio, per fare ciò è necessario assumersi questo impegno ed essere responsabili” Annalisa Coltraro


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“OPERE DI UN VIAGGIO” Il 30 nella chiesa di S. Maria Ammalati si presenta il libro di Letizia Franzone e Giusy Spina

Guida di arte e fede all’incontro con Dio Santa Tecla: gestirà la Parrocchia il campo di calcio”

Nuova vita per il campo comunale di calcio della frazione acese di Santa Tecla, inutilizzato da anni ed oggetto di atti vandalici ed incuria diffusa. Obiettivo dell’amministrazione comunale acese è recuperare e rendere nuovamente fruibile per il territorio una struttura sportiva abbandonata a sé stessa. Su sollecitazione della parrocchia Santa Tecla, il Comune di Acireale ha predisposto un bando per la gestione della struttura. Bando aggiudicato, in questa prima fase, dalla stessa realtà parrocchiale, molto attenta sul fronte sportivo e salita alla ribalta delle cronache per numerosi successi sportivi in ambito Csi. Una proposta quella della comunità della frazione acese, che è stata ritenuta soddisfacente e rispondente ai parametri dettati dal bando e che ha portato alla sottoscrizione dell’atto d’obbligo con il quale la parrocchia, nella persona del parroco don Alfredo D’Anna, gestirà la struttura dal 15 settembre al prossimo 31 dicembre 2016. Un primo step di affidamento che vedrà alla fine del 2016 la predisposizione di un bando più ampio e duraturo nel tempo con affidamento e gestione per 5 anni. “La struttura sportiva versava in condizioni disastrose cosi padre Alfredo D’Anna, giovane parroco di Santa Tecla – dal terreno di gioco all’impianto idraulico ed elettrico. Ci siamo messi subito al lavoro, investendo risorse umane ed economiche per rendere nuovamente fruibile un terreno di gioco inutilizzato da venti anni. Per noi è importante che la struttura venga utilizzata e funzioni, che sia luogo di aggregazione e sport. Un ringraziamento va alle ditte e ai privati che hanno dato il loro apporto per rimettere in funzione il terreno di gioco e gli spogliatoi”. Soddisfatto anche l’assessore allo Sport, Giuseppe Sardo: “Ringrazio la parrocchia per aver partecipato alla manifestazione d’interesse e come Amministrazione ci prendiamo l’impegno di effettuare i lavori necessari: il ripristino dell’impianto di illuminazione, vittima di atto vandalico con il furto dei relativi cavi e le recinzioni esterne. E’ un grosso passo avanti per recuperare un impianto sportivo in disuso, che porterà sicuramente benefici alla comunità di Santa Tecla e soprattutto alle società sportive che avranno un impianto in più da utilizzare”. “Sicuramente la struttura non verrà utilizzata solamente per manifestazioni sportive, ma per tutte le occasioni in cui l’area si presterà per l’utilizzo – ha concluso padre D’Anna –; unico limite rimane l’area parcheggio, esigua rispetto alle reali capacità”. Giovanni Rinzivillo

“Opere di un viaggio” è un testo artistico e teologico che nasce dall’idea di Giusy Spina e Letizia Franzone - entrambe collaboratrici de”La Voce dell’Jonio”- anche per promuovere cultura nel nostro territorio. Tema principale del libro - che verrà presentato nella parrocchia di S. Maria Ammalati domenica 30 ottobre alle 19,30 - il viaggio, inteso in senso interiore e spirituale, e affrontato a partire dallo studio di Gustave Dorè, Tobia e l’Angelo, Xilografia, 1866 alcune scene bibliche rappresentate negli affreschi di Giuseppe Spina Capritti della stessa chiesa. Abbiamo incontrato le autrici per saperne di più sul loro lavoro. A Letizia, che lo ha curato dal punto di vista teologico, abbiamo chiesto: ”Opere di un viaggio”, perché questo titolo? «Si tratta di un testo artistico e teologico, abbiamo unito la questione dell’arte con il messaggio teologico degli affreschi presenti nella nostra parrocchia di S. Maria Ammalati. Il titolo è la definizione del percorso ch personale interiore che abbiamo fatto e il risultato dello studio di questi affreschi che rappresentano il viaggio Giuseppe Spina Capritti, Tobia e l’Angelo, affresco, 1870. spirituale di ogni discepolo, l’incontro con Cristo e la loro meta, un viaggio interiore e non solo. Di questo viaggio sono protagonisti queste opere. La bellezza di questo testo è il dialogo tra l’arte e la teologia, il dialogo tra le due discipline porta ad un’unica bellezza, a Dio». Quali le tematiche più frequenti nelle opere? «Oltre a quella del viaggio, le fatiche dell’uomo nelle proprie infermità, nelle malattie, la scoperta che non si è da soli in questo travaglio, ma che si è accompagnati da Cristo». Questo testo si collega, in qualche modo, al tuo precedente saggio “Il cammino della misericordia”? «Parlano entrambi di un cammino, e alla fine si scopre che in questo viaggio ciò che si fa strada dentro di noi è la misericordia di Dio». Come avete lavorato? «Insieme, questo si percepisce dalla lettura; nello scriverlo abbiamo sperimentato la grazia, non eravamo sole in questa nuova esperienza, abbiamo veramente toccato la grazia con mano mentre pensavamo, scrivevamo». Giusy, laureata in Conservazione dei beni culturali, ha GIUSEPPINA SPINA - LETIZIA FRANZONE curato il lato artistico, e ci ha detto: «Penso che il visitatore in genere non è molto attento, guarda ma non coglie ciò che c’è dietro. Le opere sacre sono nate per dare la possibilità a chi non sapeva leggere di capire il racconto biblico; quando si entra in chiesa ci si gira intorno e ci si accorge che è bella perché è affrescata ma dietro ad ogni opera c’è una storia, un messaggio, a volte ci si ferma alle apparenza e noi vogliamo invitare a riflettere. Pensiamo di girare un video clip la sera della presentazione per dare il senso del viaggio, del pellegrino che entra in chiesa e che viene affascinato Domenica 30 ottobre 2016 alle ore 19:30 da questi affreschi». Graziella De Maria

nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati in Acireale verrà presentato il libro

OPERE DI UN VIAGGIO Gli affreschi di Giuseppe Spina Capritti nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati

Interverranno x don Marcello Pulvirenti x Giuseppe Vecchio

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don Giovanni Mammino le autrici Schola Cantorum Maria Sanctissima Salus Infirmorum

Associazione Orazio Vecchio


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