Pasticceria Costarelli
riapre in piazza Duomo - Acireale venerdì 22 aprile alle 20,30 Sarà sede dell’Associazione culturale omonima
Anno LIX - N. 4
Domenica, 24 aprile 2016
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Intervista Il vicario generale della Diocesi mons. Giombanco sull’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”
Un grande abbraccio della Chiesa Famiglia da considerare un’autentica vocazione “Un grande abbraccio da parte della Chiesa che esprime attenzione, rispetto, ma anche capacità di attesa per tutti quelli che si sono sentiti esclusi”. Così monsignor Guglielmo Giombanco, vicario generale della diocesi di Acireale, ha definito l’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris laetitia”. Una sua lettura attenta porterebbe all’assunto che la famiglia non è mai un problema ma un’opportunità: la parola “gioia” compare trentatré volte, tenerezza più di venti volte, e poi ancora “inclusione”, “accoglienza”. Come afferma il Papa stesso, l’esortazione apostolica richiede un approfondimento paziente. Un monito, questo, rivolto non solo ai fedeli ma anche ai mezzi di comunicazione che sul sinodo prima e sull’esortazione apostolica “Amoris laetitia” dopo hanno approntato spesso letture generali e affrettate. Questo e molti altri sono i temi al centro dell’intervista con il vicario generale cui abbiamo chiesto di commentare l’esortazione apostolica. “L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia”. Così Papa Francesco introduce “Amoris laetitia” parlando subito del “desiderio di mettere su famiglia”, specie fra i giovani. Vanno incoraggiati corsi di formazione per giovani fidanzati? “Mi piace presentare “Amoris laetitia” come un grande abbraccio da parte della Chiesa nei confronti di tutte le famiglie cristiane e non cristiane. Un abbraccio che esprime attenzione, rispetto, ma anche capacità Mons. Giombanco di attesa per tutti quelli che si sono sentiti esclusi. Questo annuncio è davvero una buona notizia e porta una carica di positività, speranza e fiducia. Non credo, riguardo ai corsi per fidanzati, che siano utili se questi percorsi formativi non siano davvero di educazione alla fede e all’amore, di un amore che aiuti loro ad affrontare l’arte difficile di essere educatori. Se ciò non accadesse tutto ciò avrà a sua volta delle ricadute sulle famiglie che nasceranno.” I presbiteri e gli ordinari diocesani saranno chiamati a discernere caso per caso alcune situazioni particolari. Non c’è il rischio di far sentire alcuni “parte” della Chiesa e altri “fuori” dalla Chiesa? “C’è questo rischio e, tra l’altro, i mezzi di comunicazione non hanno riportato in maniera chiara le idee e le intenzioni del Santo Padre, il quale ha sempre invitato a un discernimento interiore, e questo già nell’Evangelii gaudium, Domenico Strano (continua a pag. 9)
INTERVISTA
RICORDO
DIOCESI
I cardini della vita di Salvatore Murabito fede, preghiera latino e famiglia redazione
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Michela Abbascià
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d. A. P. e G. L.
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Acireale Ecco la seconda parte del Carnevale 2016 a tappe: tre giornate inedite e ricche di potenzialità
È la prima “Festa dei fiori” (acchiappa-turisti)
ACIREALE Salvo Raffa rieletto presidente, nuovo comitato già al lavoro
Csi: sport e crescita umana Lo sport ad Acireale è sinonimo di CSI (Centro sportivo italiano). E, se si può certamente affermare quanto abbiamo appena scritto, una parte del merito la si deve alla grande capacità della dirigenza acese, e all’appena riconfermato presidente Salvo Raffa (nella foto). Con un nuovo consiglio direttivo, eletto lo scorso 3 aprile in assemblea, il comitato di Acireale si appresta a iniziare il prossimo quadriennio con rinnovato entusiasmo e con un patrimonio di esperienze e competenze che
negli anni stanno crescendo in qualità e quantità. A confermarlo sono i numeri del 65° anno di attività del comitato di Acireale che disegnano un trend positivo che dura ormai da tanti anni e che vedono affermarsi la formula del Centro Sportivo Italiano su tutto il territorio diocesano, con un mix vincente fatto di attaccamento al territorio e radicamento nelle parrocchie, attenzione ai giovani e profondo amore per lo sport in tutte le sue forme. Basta dare uno sguardo alle
cifre principali per rendersi conto che il movimento del CSI merita una grande considerazione, soprattutto in un contesto. Salvatore Tomarchio (continua a pag. 2)
SOSTIENICI CON IL TUO 5 PER MILLE Lo 0.5 ‰ della tua imposta sul reddito può essere destinato all’associazione di volontariato “Orazio Vecchio”
L’acese Carmelo Scalia ordinato sacerdote 5 seminaristi fanno un passo verso il sacerdozio
Il giovane stilista Marco Strano parla della sua passione per l’abito da sposa
La legge Finanziaria prevede la possibilità di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito ad associazioni di volontariato, onlus, ricerca etc. Il 5‰, altra cosa dal già sperimentato 8 ‰, non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta. Anche l’Associazione Orazio Vecchio,nata soprattutto per curare La Voce dell’Jonio, è tra i soggetti beneficiari. Per destinare a noi il contributo basta compilare l’apposita scheda del 5‰ sul modello 730 o Unico: 1) Inserire i propri dati anagrafici e il codice fiscale; 2) Firmare nel riquadro indicato come Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.... (il primo a sinistra della scheda); 3) Indicare in quel riquadro il codice fiscale 90034160870 (come nell’esempio sopra)
Carnevale 2016, edizione già conclusa, siamo ad aprile, e invece no. Quest’anno il Carnevale acese continua con la “Festa dei fiori”, dedicata alla parte più dolce e romantica del carnevale, la sfilata dei carri infiorati. Nei ricordi di molti di noi ci sono le macchine infiorate, che sfilavano solamente il lunedì e il martedì di carnevale, perché così delicate che non avrebbero potuto sopportare lunghe sfilate. Oggi molto è cambiato e dalle macchine siamo passati ai carri, anche se il fascino e la delicatezza di queste opere d’arte non è mai venuto meno. Le origini sono molto antiche, un primo documento ufficiale della manifestazione porta la data del 1594. Nel 1880 iniziano le sfilate dei carri allegorici ma è dal 1929, anno dell’istituzione dell’Azienda autonoma e stazione di cura di Acireale che il Carnevale viene organizzato come oggi. La manifestazione nel XX secolo verrà interrotta durante i due conflitti bellici e nel 1991, per motivi precauzionali, durante la guerra del golfo. Dal 1930 la manifestazione si arricchisce della presenza delle macchine infiorate, così chiamate perché erano vetture addobbate con migliaia di fiori. Quell’anno partecipò anche il podestà della città, cavaliere Carlo Grassi con la sua macchina addobbata di fiori. Nel corso degli anni l’evoluzione delle tecniche sempre più raffinate dei maestri carristi hanno fatto si che le “macchine infiorate” sono diventate carri infiorati. Gabriella Puleo (continua a pag. 2
DIOCESI Rilanciato l’appello del Pontefice
Il 24 colletta pro Ucraina Anche nella nostra diocesi di Acireale, come in tutte le chiese cattoliche d’Europa, si svolgerà, domenica 24 aprile, una colletta a favore delle popolazioni dell’Ucraina che risiedono nelle terre sconvolte dalla guerra intestina a quella grande nazione. L’appello è stato lanciato da Papa Francesco, domenica 3 aprile, e rilanciato con una lettera-appello, dal vicario generale della diocesi acese, mons. Guglielmo Giombanco. Il quale sottolinea come “tale gesto aiuta ad alleviare le sofferenze materiali di tanti fratelli in Ucraina ed esprime la vicinanza e la solidarietà della Chiesa.
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In Seconda
24 aprile 2016
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RICORDO Quattro i cardini della vita del prof. Salvatore Murabito, tra i fondatori de “La Voce”
Fede, preghiera, latino e famiglia Il prof. Salvatore Murabito, umanista e latinista, è nato ad Acicatena il 16 maggio 1923. Laureato in lettere classiche, è stato sino allo scorso 26 marzo, l’ultimo alunno in vita del maestro e grande catenoto prof. Francesco Guglielmino e anche alunno del prof. Santo Mazzarino. Ha iniziato la sua attività di docente come educatore “cattolico” a Pozzallo, ha insegnato nelle scuole medie “Paolo Vasta” e “Galileo Galilei” e, per qualche anno, al liceo classico del collegio Pennisi di Acireale. Con il suo carissimo amico di famiglia, il prof. Orazio Vecchio, e gli amici don Alfio Raciti, i prof. Ignazio Aita, Giuseppe Patanè, Alfio Spoto, padre Michele Micalizzi, ricordo che fu co-fondatore de “La Voce dell’Jonio”, ha lavorato e collaborato in redazione e contribuito alla diffusione del giornale. Ha ricoperto pure la carica di consigliere comunale ad Acicatena. Appena pensionato, è stato chiamato a ricoprire l’incarico di bibliotecario della biblioteca comunale di Acicatena, a titolo gratuito, contribuendo realmente alla sua riapertura e rivalutazione, soprattutto per il patrimonio librario e storico della suddetta. Nel 1988 ha ricevuto l’onorificenza di cavaliere della Repubblica. Nel 2012 è stato nominato accademico della accademia internazionale vesuviana di lettere, scienze ed arte. Quattro i cardini della vita del prof. Sal-
Il prof. Murabito tra giovani lettori
vatore Murabito: la sua fede incondizionata, che ha sempre coltivato e arricchito, che lo ha temprato per tutta la vita e che lui ha sempre trasmesso ai suoi cari, la preghiera perpetua, il suo latino, del quale non poteva farne a meno in ogni momento della sua giornata, la sua famiglia che amava da vero buon “pater familias”. Nella sua vita ha sempre coltivato gli studi classici, prediligendo il latino, attraverso il quale ha educato tante generazioni. I suoi approfondimenti, le sue conoscenze, la sua perizia di “latinista”, lo hanno reso un punto di riferimento nell’ambiente culturale ed ecclesiale acese. Ha pubblicato diversi scritti e traduzioni su “Latinitas”, edita nella città del Vaticano, l’unica rivista in latino esistente al mondo. Nelle sue traduzioni latine ha spaziato su
vari campi, da quello prettamente religioso a quello letterario, dalle traduzioni di canti ed inni ai classici della letteratura (Dante, Petrarca, Manzoni, Leopardi e Carducci). Nel 2013 ha tradotto in latino la “Messa propria di Maria SS. Di Porto Salvo” – Patrona di Altarello, approvata con decreto da Papa Francesco su interessamento del parroco don Sostene Distefano. Stimato nella curia acese, spesso fu interpellato per dei consigli da S.e. Mons. Pasquale Bacile, anch’egli esperto e cultore del latino. F. M. A noi de “La Voce dell’Jonio” piace ricordarlo con l’appellativo, serioso e scherzoso insieme, di Murabitus Ille sul quale lui stesso sorrideva. E ci piace ricordarlo in redazione, attorno allo stesso tavolo che ancora oggi utilizziamo, insieme con il direttore Orazio Vecchio, don Alfio Raciti e tutti i redattori di allora, tutti insegnanti con l’hobby del giornalismo come seconda missione al servizio della Chiesa. Quella era una redazione irripetibile, così fornita culturalmente e spiritualmente. Il prof. Murabito ne era una colonna portante, per la sua preparazione e per la sua umanità non comuni. Se questo giornale esiste e continua a svolgere il ruolo di servizio della Chiesa e della gente è anche merito suo! Dir
SOCIETÀ A proposito delle recenti decisioni comunitarie sull’aborto e non solo
Dall’Europa “ordini” non sempre accettabili Quando eravamo ragazzi (almeno quelli della mia età) si era giocoforza costretti a rispettare le regole e gli insegnamenti provenienti dai nostri genitori al fine di evitare qualche schiaffone (che talvolta diventavano tre o quattro) che papà era pronto a propinarci in caso di elusione. Questo ci costringeva (menomale, detto con senno di poi) a crescere onesti, corretti e rispettosi delle leggi e dei “comandamenti” che non erano solo una imposizione per i cattolici ma anche grandi insegnamenti da spendere nella vita sociale. Erano, insomma, l’indicazione della strada maestra da percorrere per chi voleva vivere in pace e letizia con i propri simili. “Ricordati di santificare le feste, Onora il padre E la madre, Non uccidere” non erano “norme” rivolte solo ai cristiani ma incitazioni rivolte agli “uomini di buona volontà” a prescindere dalla loro lingua o dal colore della loro pelle. “Non uccidere, Non rubare, Non dire falsa testimonianza”, ad esempio, sono norme che ritroviamo nel codice civile di ogni nazione sia del primo che del terzo mondo. Tutto questo, però, succedeva tanti anni fa: quando eravamo ragazzi. Oggi le cose si sono capovolte. Oggi a governare non c’è più la saggezza dei padri cresciuta nel cuore dei popoli bensì la convenienza e l’interesse “pro domo sua”. Conseguenza di questo stravolgimento dei valori è il travisa-
mento della volontà di grandi uomini come Adenauer, Churchill, De Gasperi, Schuman, che illudendosi di fare del bene alla collettività crearono l’“Europa” che oggi si occupa più della lunghezza delle zucchine o della curvatura delle banane anzi ché del benessere dei cittadini che in quell’Europa vivono e, magari, credono. Secondo questi principi il rispetto delle vecchie “norme”, degli antiquati “comandamenti” sono motivo di punizione, sono giustificazione degli schiaffoni che i nostri padri ci propinavano per ben altri motivi che oggi sono sconvolti dall’onnipotenza di uomini indegni di guidare e formare la storia. Per queste considerazioni oggi l’Europa ci minaccia, anzi ci promette schiaffoni: siamo rei di avere rispettato le “regole” del vivere civile. Gli italiani dobbiamo essere puniti perché “non” vogliamo uccidere prevenendo e regolamentando la pratica dell’aborto; gli italiani intendono Onorare il padre E la madre andando contro l’Europa che ha deciso che ci siano “genitore 1” e “genitore 2” (e chissà se domani non si crei anche il “genitore 3”); l’Europa ha impedito (resistendo alle pressioni italiane) che si sancisse l’origine cristiana dei suoi popoli consentendo così di “nominare il nome di Dio invano”. Chissà cosa dobbiamo aspettarci fra 5, 10 o 50 anni (per chi ci sarà): magari il ripristino della legge del taglione. Pippo Sorrentino
Jonio
CONCORSO PER PARROCCHIE “IfeelCud”
Progetti di utilità sociale Per vincere, questa volta, scendi in piazza. È questo lo slogan che promuove il concorso ifeelCUD, giunto alla sua sesta edizione, che si è rinnovato diventando sempre più coinvolgente per le comunità locali. Ogni parrocchia – si legge nel comunicato stampa – potrà parteciparvi iscrivendosi su www. ifeelcud.it, creando un gruppo di lavoro, organizzando un evento locale per promuovere l’8xmille alla Chiesa cattolica e ideando un progetto di solidarietà per la propria comunità. Concorrerà così alla vincita di un contributo economico per la realizzazione dell’idea proposta. In palio 8 premi, da un minimo di 1.000 euro fino a un massimo di 15.000 euro, ai quali si aggiunge, per le parrocchie che realizzeranno un filmato, il premio della Giuria per il miglior video del valore di 1.000 euro. “Questa iniziativa nazionale, rivolta alle parrocchie, vuole contribuire a far realizzare progetti di utilità sociale che spesso poi diventano risposte concrete ai bisogni delle famiglie in difficoltà, ai giovani e agli anziani. Penso in particolare ad alcune parrocchie in contesti sociali a rischio o caratterizzati da povertà e disoccupazione anche giovanile”, afferma Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione della C.E.I. “Lo scorso anno – sottolinea Calabresi –le parrocchie vincitrici hanno potuto aiutare le proprie comunità come ‘La casa di Francesco’, di una parrocchia di Scafati (SA) che consente ai più poveri di trovare un momento di serenità grazie ad un pasto caldo, una doccia, qualche ora di riposo sotto a un tetto. Fra le altre proposte vincitrici un laboratorio di lettura, di alfabetizzazione, un’orchestra composta da giovani a rischio, uno sportello polivalente per assistere immigrati e italiani in difficoltà e tante iniziative volte a migliorare concretamente le esigenze
delle comunità parrocchiali” (in allegato sintesi progetti vincitori 2015). Le parrocchie – si specifica ancora nel comunicato stampa - verranno premiate da un’apposita Giuria, composta dai membri del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, in base alla qualità del progetto che presenteranno, secondo i criteri di valutazione pubblicati sul sito. Quest’anno, per partecipare al concorso, le parrocchie dovranno organizzare un evento per promuovere l’8xmille alla Chiesa Cattolica e far conoscere le opere realizzate grazie ai fondi nel proprio territorio oltre che in Italia e nel mondo. Sia che si tratti di un appuntamento già previsto, come la festa del Santo Patrono, o di un’iniziativa “ad hoc” l’evento dovrà coinvolgere la comunità locale mostrando la trasparenza nell’utilizzo dei fondi 8xmille. Essenziale ai fini della partecipazione sarà il racconto dell’evento attraverso un servizio fotografico o un video. I materiali dovranno essere caricati online sul sito www. ifeelcud.it entro il 30 maggio 2016. Durante l’evento i componenti del gruppo di lavoro potranno raccogliere tra la popolazione titolare di modello CU*, esonerata dall’obbligo della dichiarazione dei redditi, le schede allegate ai CU compilate con la firma per destinare l’8xmille. La raccolta è auspicabile ma non è vincolante ai fini del concorso e non sarà oggetto di verifiche da parte della Giuria. Per partecipare ad ifeelCUD, quindi, basta creare una squadra, ideare un progetto di solidarietà, organizzare un evento e iscriversi online sul sito www.ifeelcud. it, in accordo con il parroco, a partire dal primo marzo. Il concorso è iniziato il 1 marzo e si concluderà il 30 maggio 2016. Tutti gli approfondimenti sono disponibili su www.ifeelcud.it e sulle pagine Facebook e Twitter.
dalla prima dell’
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Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 Mail Fax 095 9707019 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da ITALGRAFICA Via Nocilla 157 95025 Aci S. Antonio (CT) tel 095 702 23 59 www.ital-grafica.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
La Festa dei fiori acese Quest’anno, dopo la sfilata dei carri allegorico-grotteschi nei canonici giorni di febbraio, la cittadinanza si appresta a vivere questa seconda parte del Carnevale, con i carri infiorati e tante altre manifestazioni che, per tre giorni, faranno di Acireale la città dei fiori. La scelta di programmare la sfilata nella tre giorni che comprende anche il 25 aprile, ricorrenza importante legata alla memoria della liberazione del nostro Paese, è sembrata a molti inopportuna. L’ANPI (Associazione nazionale partigiani italiani) denuncia la mancata concessione del suolo pubblico per le manifestazioni che la mattina si svolgono nei capoluoghi di provincia e il pomeriggio nei Comuni. Ma questa polemica è stata smorzata nei suoi toni più accesi dal sindaco ing. Roberto Barbagallo, e dal presidente della fondazione del Carnevale Antonio Coniglio. Ci saranno momenti per ricordare nel giusto modo il significato del 25 aprile. Il programma della “Festa dei fiori” si articolerà, dunque, in tre giorni. Sabato 23 april,e alle ore 16,30 l’inaugurazione delle mostre e dei mercati legati alla manifestazione. Alle ore 18 inizierà la sfilata dei carri infiorati, insieme a gruppi mascherati e scuole danzanti di Malta. Sempre nella giornata di sabato, nell’atrio del Palazzo di città, ci sarà l’annullo postale della “Festa dei fiori”, a cura dell’Associazione filatelica e numismatica di Acireale. Domenica 24 aprile, dalle ore 10, carri in mostra lungo il circuito e spettacoli di artisti di strada e gruppi mascherati di Malta e Misterbianco. Infine, il 25 aprile, ultimo giorno della kermesse, dalle ore 16,30 sfilata dei carri infiorati e gruppi mascherati con il gran finale alle ore 23 circa con la premiazione in piazza Duomo.
Come già detto, la manifestazione prevede vari appuntamenti: il II concorso “balconi e vetrine fioriti” a cura dell’associazione “Voce per tutti”, visite guidate a monumenti e chiese della città a cura dell’associazione guide turistiche di Catania (per informazioni 3442249701), i “Fiorinfesta… non solo terracotta”, mostra d’arte di oggetti in ceramica di Caltagirone dell’artista Angela Monteleone, la mostra permanente dell’opera dei pupi di via Alessi 5 e il Green village Sicilia presso la villa comunale Belvedere, mostra mercato del vivere in campagna. Il 25 aprile, alle ore 16, ”Alfabeto che bontà” intratterrà i più piccoli con la dottoressa Angela Grasso e ACLI TERRA di Catania per dare consigli su una sana alimentazione. Il presidente della Fondazione del Carnevale, Coniglio, durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento, ha ribadito l’obiettivo di offrire una offerta variegata, insieme ai carri infiorati, per poter attrarre sempre più nel nostro splendido territorio flussi turistici, auspicando una ripresa dell’economia dell’intera città, molto sofferente in questi ultimi anni. Un altro obiettivo da raggiungere, gli urgenti lavori di adeguamento dei capannoni della fondazione, dove i maestri artigiani ogni anno realizzano questi capolavori da tutti ammirati. Si deve lavorare in sicurezza e serenità e l’auspicio è che i lavori possano iniziare nei prossimi mesi, per essere ultimati prima dell’edizione 2017. Gabriella Puleo
Csi: nuova dirigenza
che vede parecchie società sportive in forte sofferenza per la mancanza di risorse, spazi e capacità organizzativa: 57 società affiliate, di cui 15 sono nuove entrate, 1500 nuovi soci per un
totale che supera i 3000. E oltre i numeri una rete di associazioni sportive fatte di ragazzi e ragazze che si uniscono per amore dello sport e che vivono un sano agonismo cui non viene mai a mancare il rispetto per l’altro e l’attenzione al territorio. “Esprimo una gioia profonda per il nuovo mandato ricevuto, insieme ai 12 nuovi consiglieri ed ai revisori dei conti – dichiara il neo eletto Salvo Raffa – Quello che ci arriva è un mandato chiaro e preciso; ben otto dirigenti su dodici sono eletti per la prima volta a guidare l’associazione. Questo risultato ci riempie di grande responsabilità e ci invita a trovare un rinnovamento nella continuità con una squadra giovane, seria, e sono certo, carica di tanta voglia di fare” I nuovi consiglieri del CSI, provengono dal mondo delle Società sportive e dall’esperienza delle Parrocchie, degli Oratori e dall’associazionismo in genere e coprono quasi per intero il territorio della Diocesi di Acireale. Siamo la più grande Associazione di Ispirazione Cristiana presente in Diocesi – continua Salvo Raffa - siamo il primo Ente di Promozione Sportiva in Italia e il terzo Comitato in Sicilia per numeri di Tesserati e Società sportive; ma per contare sul serio dobbiamo dimostrare grande capacità organizzativa, provando ad essere sempre più presenti su tutto il territorio diocesano, in particolar modo in quei contesti cui lo sport può regalare un’occasione di riscatto e felicità. I 12 nuovi consiglieri che resteranno in carica per 4 anni, sono Giuseppe Fichera, Giuseppe Scandura, Alessio Paradiso, Anhony Consoli, Tiziana Cacciola, Nello Piro, Salvo Cristaldi, Claudio Guzzetta, Daniele Mammana, Andrea Quattrocchi, Rosario Sorbello e Rosario Tomarchio. Salvatore Tomarchio
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Cultura & Spettacoli
Jonio
24 aprile 2016
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LIBRI A Sant’Anna , con la Vaudetti, mons. Kabongo, don Spartà, Luise, e Vecchio l’antologia curata dalla nostra Maria Pia Risa
“Poesie-preghiere” presentato in Vaticano Nella suggestiva e sobria Sala del Buon Consiglio, all’interno della parrocchia vaticana di Sant’Anna, è stata presentata mercoledì 13 aprile l’antologia di Maria Pia Risa “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”, di cui abbiamo parlato ampiamente nel nostro ultimo numero. I relatori, pochi ma qualificati, hanno evidenziato ciascuno un aspetto particolare della raccolta, a cominciare da don Santino Spartà, che – come più volte ribadito dalla stessa Maria Pia – è stato l’ispiratore dell’opera, avendo “erudito” l’autrice sulla differenza tra poesia religiosa e poesia-preghiera; don Santino si è soffermato sul valore della preghiera, che anche servendosi del mezzo poetico aiuta sempre ad affidare all’Altissimo le proprie invocazioni. Sono poi intervenuti il vaticanista della Rai Raffaele Luise ed il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore della nostra testata. Quest’ultimo ha evidenziato quanto sia difficile fare cultura “giù” in Sicilia, dove si soffre anche per un certo modo di guardare dall’alto in basso da parte di
Maria Pia Risa e il nostro direttore Giuseppe Vecchio
chi sta “su”. Ospite d’onore della serata è stato l’arcivescovo mons. Emery Kabongo, per diversi anni segretario personale del Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale ha manifestato la sua commozione nel ritrovare nell’antologia alcune composizioni poetiche di Papa Wojtyla. I vari interventi sono stati moderati dalla “sempreverde” presentatrice Rai Rosanna Vaudetti e intervallati dal medico-musicista acese Gesuele Sciacca, che con la sua band ha declamato, cantandole, alcune delle poesie – da lui stesso musicate –, tra cui il “Cantico di Frate Sole” di san Francesco ed
il brano “Infondi la saggezza della pace” di san Giovanni Paolo II. È intervenuta infine la stessa curatrice Maria Pia Risa, la quale, parlando del suo lavoro, ha evidenziato due cose in particolare: la scoperta di poeti ritenuti lontani dal cristianesimo – come Leopardi, D’Annunzio e Montale – ma anch’essi autori di poesie-preghiere, e la presenza di alcune donne, prima tra tutte santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, oltre a Vittoria Colonna, Gaspara Stampa e Ada Negri. Il pubblico, attento e interessato, era composto in maggioranza dagli amici di Maria Pia Risa, venuti
appositamente dalla Sicilia, ma anche da un gruppo di fedeli seguaci dei “mercoledì culturali” che si tengono settimanalmente presso la parrocchia pontificia di Sant’Anna, sotto il coordinamento della prof.ssa Nadia Giudici De Marinis, che anche in questa occasione ha fatto impeccabilmente gli onori di casa. A questo proposito ci corre l’obbligo di correggere una inesattezza nella quale siamo incorsi nel nostro precedente pezzo di presentazione, in cui avevamo affermato che la chiesa di Sant’Anna è quella in cui quotidianamente celebra la messa Papa Francesco. In effetti questo è avvenuto una sola volta, tre giorni dopo la sua elezione, mentre il luogo in cui egli celebra abitualmente l’Eucarestia è la chiesa annessa alla residenza Santa Marta. E di questa precisazione ringraziamo proprio la prof.ssa De Marinis, la quale ci ha fatto amabilmente notare la cosa. L’incontro si è svolto secondo uno stile sobrio e signorile, così come riservato e signorile è stato l’atteggiamento della dott.ssa Risa, visibilmente emozionata. Nino De Maria
ACIREALE Presentazione del libro di poesie con interventi musicali e recitativi
”Parole e immagini” di Rosa Barbagallo Nell’accogliente cornice del “San Biagio Resort” di Acireale la dottoressa Rosa Barbagallo ha presentato la sua raccolta di poesie “Album parole e immagini”. Il numeroso pubblico in sala ha avuto il piacere di ascoltare dalla voce di tre brave attrici Cettina Ardita, Carola Colonna e Tina Leotta, dell’Officina d’Arte di Alfio Vecchio e da quest’ultimo, marito della dottoressa Barbagallo, alcune delle poesie che compongono questa raccolta. Rosa Barbagallo pur essendo una persona molto impegnata nel suo lavoro di medico psichiatra, lavoro non facile e particolarmente delicato, ha dato nella sua vita spazio e tempo alla poesia e alla scrittura, come il libro “Oltre lo stretto”, pubblicato dall’autrice nel 1995. Persona gentile, affabile, delicata, ha saputo cogliere nelle sue poesie il senso del nostro essere, la difficoltà dei nostri tempi, l’amore per gli incantevoli luoghi della nostra Sicilia, non dimenticando affetti, amori presenti e passati, insomma tutto quello che è fondamentale per l’essere umano nel profondo dell’anima. L’evento, organizzato da Fidapa e Kiwanis di Acireale, ha visto la presenza dei due presidenti delle associazioni, dottoressa Elena
Strano, e dottore Alfredo Belfiore. La dottoressa Anna Maria Iozzia, funzionario dell’archivio di Stato di Catania e la dottoressa Francesca Pricoco, presidente del Tribunale dei minori di Catania hanno introdotto e commentato alcune delle poesie. Quest’anno il tema indicato dalle donne Fidapa è “I talenti delle donne”, quindi quale scelta migliore del libro della Barbagallo. La serata ha avuto inizio con l’intervento musicale del dottore Gesuele Sciacca che ha musicato e cantato la poesia “Sulla riva del mare”. Altri titoli della raccolta recitati durante la serata sono stati “Volare oltre”, “Mothia”, “Per le strade di Aci” in ricordo del devastante
terremoto del 1693, “Terzo millennio” dedicato alle tristi vicende degli ultimi anni che stanno devastando, con l’odio e la violenza dei barbari terroristi, le nostre vite, perché le notizie che sentiamo purtroppo quasi quotidianamente, non possono lasciarci indifferenti e tutto l’odio e la violenza non possono non turbare i nostri animi, Molto commovente “L’ultima stanza” poesia dedicata alla sorella Carmela, prematuramente scomparsa, e poi ancora “Tramonto al porto” dedicata al nostro mare e alla nostra amata isola e “Papa Karol Wojtyla” dedicata al Santo Padre e scritta mentre il Papa spirava il 2 aprile del 2005. Infine, altro bel momento musicale, la recita della poesia “Donne negate,” musicata da Gesuele Sciacca, e la lettura dell’inno della Fidapa. La dottoressa Barbagallo, nel periodo 1993/95, ha ricoperto la carica di presidente dell’associazione Fidapa, prodigandosi con gioia e abnegazione verso il prossimo, perché il volontariato è importante, oggi in special modo, in tempi non facili per molti. Tendere una mano, regalare un sorriso non è poi così difficile. Gabriella Puleo
Recensioni “Dipende da te” di Simone Digrandi è un vero e proprio inno alla gioia
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n libro scritto da un giovane per i giovani. “Dipende da te” è un vero e proprio inno alla gioia, all’ottimismo. Un ottimismo non cieco, ma consapevole delle difficoltà che la vita riserva e per questo ancora più bello, lungimirante, completo. L’autore, Simone Digrandi, giovane imprenditore ragusano impegnato su vari fronti all’interno della sua città (tra le altre cose, è anche presidente di dell’associazione politico culturale “Youpolis”) dona a tutti i lettori le sue esperienze, belle e brutte, per arricchirci, per guidarci e soprattutto per incitare a non mollare, a non cedere agli ostacoli ma a perseverare lungo il nostro cammino, a non perdere di vista i nostri sogni. Anche quando la fatica supera l’entusiasmo, mai perdere quella forza e determinazione che rendono il viaggio un po’ più leggero. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato, un libro che dona speranza, energia, vitalità. Più volte, leggendo alcune pagine, ci si sofferma a riflettere su come possa essere davvero bella la vita, se solo riuscissimo a desiderare fermamente il cambiamento, se riuscissimo a impegnarci affinché la qualità della nostra vita e quella degli altri migliori veramente. “Dipende da te” è un libro da tenere con sé costantemente e da aprire quando lo scoraggiamento prevale; è un manuale sulla vita, una guida per saltare quegli ostacoli così difficili a volte da superare, una finestra sul mondo attraverso cui scorgere quella bellezza a volte coperta dal nostro pessimismo, dalla nostra rabbia, dai nostri rancori. Quella dell’autore non è certamente una idilliaca analisi della vita. Le sue sono parole lucide e consapevoli. Le esperienze narrate e vissute dallo stesso autore in prima persona, positive ma soprattutto negative, lo portano alla conquista dell’ottimismo, della forza, del coraggio con la consapevolezza che piangersi addosso, anche quando tutto va male, non serve a nulla. “Dipende da te” oggi, assume un significato ancora più importante perché nella società “della crisi” in cui regna lo sconforto e lo scoraggiamento: siamo davvero solo noi a cambiare la rotta della nostra vita con le nostre scelte coraggiose. Il coraggio è infatti il filo conduttore di tutto il libro, unito alla consapevolezza che da soli non si va molto lontano, ma bisogna essere circondati da chi davvero crede in noi, nelle nostre scelte, da chi confida nelle nostre capacità e nelle nostre azioni. Davanti alle difficoltà di riuscire a trovare un proprio posto all’interno di questo strano e vasto mondo, questo libro potrebbe essere un valido aiuto su come percorrere quel cammino a volte tortuoso, a volte un po’ più lineare, che è la nostra vita. Rita Vivera
BASILICA S. SEBASTIANO Il 22 si chiude ciclo di incontri
MUSICAL Successo di “Forza venite gente” nella parrocchia acese Madonna della Fiducia
Sgarbi spiega Caravaggio
L’esempio evangelico di San Francesco
Con l’intervento del critico d’arte Vittorio Sgarbi alla conferenza sul tema “Caravaggio: le Sette opere di Misericordia corporale”, si chiude, venerdì 22 alle 19,30, il ciclo di incontri formativo-culturali organizzati dalla Basilica collegiata di San Sebastiano di Acireale e dal Mubass - Museo della Basilica San Sebastiano. Una serie di appuntamenti che in occasione dell’Anno Santo Giubilare hanno avuto come filo conduttore il tema della misericordia. Una tematica affrontata ed analizzata da diverse prospettive, certamente da un punto di vista religioso e teologico ma anche culturale e artistico: “Abbiamo cercato di riflettere sull’argomento, affrontandolo a 360 gradi, così da soddisfare l’interesse e la curiosità dei cittadini e far sì che gli incontri periodicamente organizzati diventino un vero servizio per la città” - ci spiega Fabio Grippaldi, segretario della basilica e responsabile del museo ecclesiastico - “Crediamo fermamente che la lotta alla negatività e al degrado passi anche per dei canali privilegiati come la conoscenza, la cultura e la riscoperta del senso della bellezza”. Da qui l’idea di chiedere al professor Sgarbi una lectio magistralis su Michelangelo Merisi da Caravaggio e in particolare su le Sette opere di Misericordia, tela commissionata dal Pio Monte della Misericordia di Napoli e realizzata tra il 1606 e il 1607. Ad un coinvolgimento del noto critico d’arte nelle attività proposte alla cittadinanza e ad una conferenza che lo vedesse come relatore, i responsabili della basilica e del museo ecclesiastico pensavano da tempo, dalla visita di Sgarbi ad Acireale qualche anno fa, occasione in cui il professore ebbe modo di apprezzare il patrimonio artistico della città. L’interpretazione e la raffigurazione delle opere di misericordia per mano di un artista geniale e rivoluzionario come Caravaggio si è rivelata dunque occasione adatta per realizzare questo progetto. A patrocinare l’iniziativa l’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, il Comune di Acireale, l’Associazione Musei Ecclesiastici, il Rotaract di Acireale e il Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Nella parrocchia Madonna della Fiducia in Acireale, il 17 Aprile, è andato in scena il musical sulla vita di S. Francesco d’Assisi, “Forza venite gente”, sotto la direzione artistica di Annamaria Pennisi (soprano, docente di canto e recitazione) con la collaborazione di Chiara Michelle Messina e Paolo Fichera (che ha curato la parte tecnica, luci e audio). Lo spettatore è stato accompagnato lungo la storia del Poverello d’Assisi, interpretato da Adriano Fichera, da due personaggi chiave: il padre di Francesco, Pietro di Bernardone (Salvo Privitera), che non riuscendo a spiegarsi una scelta così folle da parte del figlio si interroga sul rapporto padre-figlio in monologhi e dialoghi quanto mai attuali nella società odierna, e la Cenciosa (Angie Drago), che rispondeva a Messer Pietro tra sprazzi di “pazzia” e di saggezza. Sul palco si sono inoltre alternate più di 40 persone tra cui: l’amica Chiara (Annamaria Pennisi) che condivide con Francesco la scelta di sposare Madonna Povertà (Maria Fiamingo), la Provvidenza (Valeria Pennisi), l’amico Bianco (Alfredo Scuderi - che ha interpretato anche il Lupo di Gubbio), l’amico Nero (Giuseppe Trovato), l’Angelo (Antonella Pennisi), il diavolo (Orazio Musmarra), Frate Leone (Giuseppe Fichera), il Capo Arabo (Luisa Paola Giardina). Il Tutto è stato impreziosito dal suono di strumenti musicali (chitarra e flauto traverso, suonati dagli stessi attori), da due sbandieratori de “L’antica Compagnia dell’Etna” (Alessio
Monica Trovato
Privitera e Giuseppe Murgo) e, soprattutto, dal corpo di ballo: la Luna (Ersilia Romano – che ha curato le coreografie), il Sole (Rita Ulisano), la Stella (Carmen D’Urso), la Rondine (Federica Costa), l’Odalisca (Katherine Fragalà) e Sorella Morte (Sarah Ragonese). Entusiasta il pubblico, che ha ripagato gli attori/cantanti e le ballerine con numerosi applausi, perché, come ha ben sottolineato il Parroco, p. Saverio Mingoia, hanno saputo trasmettere la genuinità e la passione con cui si sono impegnati nella realizzazione dell’opera. Le scene che hanno commosso maggiormente sono state: l’incontro tra Francesco e Chiara, la canzone della Luna cantata da Francesco e dal Capo Arabo, la morte di San Francesco e la creazione del presepe. La storia di Francesco, infine, continua ancora oggi ad affascinare perché Francesco richiama alla fraternità, alla radicalità nella sequela del Vangelo, all’umiltà. L’aspetto della fraternità non riguarda solo i membri della comunità, ma anche il creato: esiste frate sole, frate vento, sorella acqua, sorella luna. È qualcosa di universale e cosmico. L’uomo ha bisogno di questo momento storico di sapersi, di essere e di riscoprirsi fratello. Ha bisogno di ritrovare quella dimensione umana che stiamo sempre più mettendo da parte per dare più spazio alla tecnica ed alla tecnologia. C. R.
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TERRITORIO A monte della cittadina etnea tre valli di notevole interesse naturalistico e ambientale
Sviluppo del turismo escursionistico Zaerana Etnea è una cittadina che sorge a 574 m. sul livello del mare, nelle pendici orientali dell’Etna; all’interno del suo territorio si estendono numerosi paesaggi di inestimabile bellezza naturalistica, che ogni anno attraggono migliaia di turisti provenienti sia dal territorio nazionale che dall’estero. Fra queste aree naturalistiche dobbiamo annoverare la Valle del Bove, la Valle di Calanna e la Valle di San Giacomo, che rappresentano per la cittadina etnea un punto di forza per lo sviluppo turistico escursionistico della zona circostante, il quale mira sia a valorizzare il territorio che a promuovere l’occupazione. La Valle del Bove, un’ampia depressione originatasi in un periodo compreso fra 200 e 100 mila anni fa, che si estende per 37 km, ha rappresentato nei secoli un enorme serbatoio naturale che ha protetto la cittadina etnea dalle varie eruzioni. Al suo interno si possono ammirare i poderosi dicchi, le diverse dagale e i criteri avventizi come Monte Simone e i Monti Centenari che si sono formati durante le eruzioni del 1811-1812 del 1852-
1853. AltresĂŹ sono ben visibili le colate laviche del 1991/1993. La Valle Calanna, ďŹ no al dicembre del 1991, era un’ampia estensione verde ricca di vigneti, frutteti, castagneti, case rurali e di abbondanti sorgenti d’acqua che rifornivano sia la valle che il centro etneo. Durante l’eruzione del 1991/1993 l’intera valle fu ricoperta dalle colate laviche trasformandosi in un suggestivo deserto lavico. Un’altra area di grande interesse naturalistico-botanico è la Valle di San Giacomo. Un’oasi di verde, ricca di boschi di leccio, roverella, carpino nero, castagno, di quercia da castagno, di ginestre. Nella valle si trovano anche i ruderi dell’ex Priorato di San Giacomo, monastero dei benedettini che fu costruito intorno al XII secolo. Questa struttura, insieme alla chiesa dedicata a San Giacomo, fu distrutta dagli eventi sismici del 1693. Attorno al monastero si formò il primo nucleo abitato di Zaerana composto da case rurali di contadini e pastori. Giuseppe Russo
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Speciale Zafferana
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PERSONAGGI Il buon Turi dalla vita di paese alle corrispondenze e ai premi internazionali
Tomarchio, fotografo dell’Etna Turi Tomarchio è rimasto nella memoria storica di Zafferana come il fotografo per antonomasia. E’ stato presente in ogni occasione fausta ed infausta del suo paese. Si recavano nel suo studio i genitori per fotografare i figli che avevano ricevuto la prima comunione o la cresima. Qualche volta il fotografo presenziava ai matrimoni, ma preferibilmente erano gli sposi che andavano da Tomarchio per farsi fotografare. Si ricorda che Tomarchio ha immortalato il funerale di personaggi famosi, come ad esempio quello dell’ex sindaco di Zafferana on. Silvestro Castorina. Turi Tomarchio fu il fotografo delle manifestazioni culturali di Zafferana, egli fu presente alla I edizione del Premio Brancati, quando Pasolini e Moravia tennero a battesimo questo prestigioso premio che ancora oggi attira l’attenzione del mondo letterario. I giovani di quel tempo ancora oggi conservano le fotografie nelle quali furono immortalati insieme a famosi letterati che oggi fanno parte della cultura italiana. Pasquale Emanuele, cognato di Salvatore Tomarchio, ama raccontare come avvenne l’incontro di Turi con la fotografia. Nel lontano 1930 Salvatore Tomarchio ebbe in dono in occasione della cresima una Kodak a soffietto; fu questa la scintilla che fece divampare la sua passione. Ancora giovane si cimentò nell’arte della fotografia riprendendo presepi, cerimonie e feste di paese che gli venivano commissionati e queste fotografie venivano esposte nel caffè-dolceria dei nonni. Questi primi successi incoraggiarono il giovane Tomarchio ad apprendere le tecniche fotografiche direttamente dai professionisti, affinandole. Ben presto ricevette dei riconoscimenti; il primo risale al concorso “ Ludi Juveniles “ tenuto a Catania nel 1935, a cui egli partecipò con tre fotografie, in ognuna delle quali aveva ripreso un aspetto della cittadina etnea cioè la chiesa, la piazza e il municipio, riproponendo il disegno urbanistico di Zafferana Etnea, già precedentemente ideato dall’illustre pittore concittadino Giuseppe Sciuti. Fu proprio in questa occasione che Turi Tomarchio ricevette un caldo incoraggiamento dal prof. Enzo Maganuco, docente di Storia dell’Arte all’Università di Catania. In seguito, precisamente negli anni quaranta, Vitaliano Brancati, in occasione di un incontro con Tomarchio a Zafferana Etnea, ebbe modo di esternargli la propria ammirazione e di proporgli di seguirlo a Roma. Questa non fu un’esperienza felice, infatti a Turi mancava il suo Etna, il paesaggio ricco di colori con lo sfondo del mare limpido. Questo fu il motivo che lo riportò al suo luogo natio. Nel periodo post-bellico l’attività di Tomarchio si svolse a Zafferana, e i cittadini lo incontravano nello studio che il fotografo aveva realizzato nel retro dell’edicola dei suoceri Emanuele. Ma la sua fama divenne nazionale nell’estate del 1960, allorché, in seguito ad una fase parossistica dell’Etna, una colonna di fumo si elevò sino a 3000 metri di altezza e la sabbia nera raggiunse anche la Calabria. Tomarchio in questa occasione scattò delle foto
che furono pubblicate nelle più importanti riviste e giornali. Grazie a queste fotografie, Turi diventò corrispondente fotografo di pubblicazioni nazionali ed internazionali. Da allora in poi la sua attività si specializzò nella rappresentazione del paesaggio ed ottenne molti riconoscimenti partecipando a concorsi a Castiglione di Sicilia, a Milici, a Catania, a Milo. Questi riconoscimenti gli permisero di ottenere l’incarico di insegnante di fotografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Catania, attività che svolse fino a quando andò in pensione. La sua esperienza fotografica continuò anche dopo; infatti Tomarchio espose le sue opere a Catania, Ragusa, Vittoria ed anche al fotosalone di Messina, nel 1995. La sua passione l’ha accompagnato anche negli ultimi anni della sua vita; infatti, numerose sono le fotografie relativamente recenti che rappresentano l’Etna, la città di Acireale, dove si era ritirato
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definitivamente e il folclore siciliano. Contemporaneamente continuò il suo rapporto con gli enti del turismo e gli Istituti scientifici, giornali e riviste, ambiente di promozione di ricerca e dell’immagine. Nella sala consiliare del Comune di Zafferana sono esposte le sue foto che ricordano le varie edizioni del Premio Brancati.
Giuseppe Russo
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INTERVISTA Il giovane stilista catanese parla del suo lavoro ispirato e della sua passione per l’abito da sposa
”La foresta incantata” di Marco Strano Il designer Marco Strano nasce a Catania e ama la sua terra. Fin da quand’era piccolo ha avuto la passione per gli abiti da sposa che lo rendevano libero di esprimere la sua creatività. Crea anche abiti di alta moda. La sua ultima collezione rappresenta la personalità e la creatività del designer, egli riesce tramite i suoi abiti a trasmettere al pubblico la sua più grande passione. Com’è nata la tua passione per gli abiti da sposa? “Fin da piccolo quando stavo con mia zia, che era sarta, cucivo gli abiti da sposa per le Barbie, quindi capirai che il passo è stato breve. Ho sempre avuto attrazione per il mondo della sposa che prevede una maggiore libertà creativa”.
Qual è stato il tuo percorso di studi? “Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti e, in contemporanea, facevo il tirocinio in una sartoria importante della città e finito il corso di studi, il tirocinio è diventato un lavoro, quindi la mia formazione avviene sul campo!”. A cosa ti sei ispirato per la tua ultima collezione di abiti? Come mai il tema della tua sfilata è “La foresta incantata”? “La leggerezza del volo di una farfalla, la leggiadria delle loro ali e la loro sinuosità in volo mi hanno trasportato in un luogo incantato popolato da creature leggiadre; questa è la mia foresta incantata!”. Com’è la “sposa” di Marco Strano? “La mia visione dell’abito da sposa
racchiude la mia continua ricerca avanguardistica di materiali nuovi e la visione sartoriale, la voglia di sperimentazione e la tradizione del ricamo siciliano. I miei abiti sono dedicati ad una sposa contemporanea attenta ai dettagli sartoriali che desidera l’unicità del capo realizzato interamente a mano”. Crei abiti da sposa e di alta moda. L’idea di fare due linee l’hai avuta fin dall’inizio? O prima ne hai creata una e poi un’altra? “L’alta moda e la sposa possono convivere in sartoria , in ambedue i casi l’attenzione per la sartorialità e per i dettagli è fondamentale. Poi è interessante poter staccare la spina da un mondo di bianco e passare in un mondo di colori!”.
Hai mai collaborato con altri stilisti? “Non ho mai realizzato una collezione a 4 mani ma collaboro con giovani designer, produco in sartoria e distribuisco in atelier gli abiti del giovane designer Salvo Presti”. In questo campo c’è molta competizione, cosa consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera? “Non mi sento un dispensatore di consigli, ma andare dritto per la propria strada e ascoltare i consigli di chi è avanti a noi è una buona indicazione sempre!”. Hai nuovi progetti ? “Progetti sempre e tanti. Li vedremo insieme quando saranno realtà!”. Michela Abbascià
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VALVERDE Via agli incontri al Santuario guidati da padre Leandro: “Importante confrontarsi e fare vere amicizie”
”Perché i giovani crescano bene insieme” GRUPPI DI PADRE PIO
Raduno interdiocesano lunedì 25 a Giarre sul tema “Misericordiosi come il Padre”
“Il solo pensiero della misericordia del Signore è quello che mi fa stare in piedi”, diceva San Pio da Pietrelcina. Ed infatti “Misericordiosi come il Padre” è il tema del 42° raduno interdiocesano dei gruppi di preghiera intitolati allo stigmatizzato del Gargano, organizzato dal coordinamento diocesano di Acireale, guidato dalla figlia spirituale Nerina Melita Rapisarda, che si svolgerà come da tradizione il prossimo lunedì 25 aprile, al Palagiarre di via Almirante. Si inizierà alle ore 9 con la celebrazione delle lodi ed il saluto dell’arciprete del duomo giarrese don Nino Russo. Alle 10 padre Nazario Vasciarelli relazionerà sul tema: “Come Gesù il Signore… Padre Pio strumento della misericordia”. Seguirà una relazione di di padre Enzo Gaudio sul tema: “Con Padre Pio sulle tracce del Samaritano”. Dopo i saluti dell’assistente diocesano don Salvatore Scalia, alle 11 mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica, nel corso della quale i canti saranno eseguiti dalla corale “SS. Alfio, Filadelfo e Cirino” diretta dal M° Alfio Pennisi. Nel pomeriggio, alle 15, coroncina alla Divina Misericordia ed esposizione del Santissimo Sacramento; quindi, adorazione eucaristica guidata da padre Enzo La Porta, assistente regionale, sul tema: “Le parabole della Misericordia”. I canti saranno eseguiti dalla corale “Notre Dame di Lourdes” diretta dal M° Carmen Damusco. Alle 16,30 partirà la processione con il simulacro di San Pio, e recita del Santo Rosario meditato per le vie Sada, Gobbetti, Amendola, Almirante e ancora Sada. Mario Vitale
Padre Leandro Xavier Rodrigues, giovane agostiniano scalzo giunto dal Brasile, ha tenuto il primo incontro per i giovani nella sala Augustinus del Santuario di Valverde. Presenti più di trenta ragazzi, dai 15 ai 30 anni. Gli incontri si terranno tutte le domeniche, alle 18; tra gli obiettivi accogliere i giovani, avvicinarli a Gesù, svolgere diverse attività perché “insieme è bello”. «Siamo qui per cominciare un cammino insieme, voi siete il futuro della Chiesa e della comunità», ha introdotto padre Leandro. Durante l’incontro, ciascuno si è presentato agli altri, compreso padre Leandro, che ha anche suonato la chitarra e invitato i giovani a cantare insieme a lui. In seguito, si è riflettuto sul ruolo occupato dai giovani nella società e nella Chiesa, e visto un filmato sul Giubileo della misericordia. Dopo l’incontro, abbiamo chiesto ad alcuni presenti le loro considerazioni e ci hanno risposto così: «Mi sono sentita integrata per la prima volta», «Eravamo attenti a quello che diceva padre Leandro», «Mi sento ancora Padre Leandro un po’ spaesata, ma
parteciperò, è bello stare insieme», «A volte il cambiamento serve, sicuramente i nuovi padri agostiniani – riferendosi anche a padre Nei e a padre Gelson – riusciranno a continuare bene il lavoro di padre Salvatore e padre Cherubino». Qualche giorno dopo, abbiamo incontrato padre Leandro, il responsabile degli incontri dei giovani, e gli abbiamo posto tre domande. -Quali sensazioni ha provato? «Ero emozionato, ho provato gioia, sono contento della partecipazione dei giovani e di come hanno interagito. Alcuni erano un po’ timidi, non hanno parlato molto, da altri ho avvertito la necessità di far parte di qualche gruppo. Mi piace la loro mentalità critica della realtà, capiscono che hanno la possibilità di intervenire». -Fino a quando si terranno gli incontri? «Per sempre, finché Dio ci darà la forza, fino a quando i giovani saranno giovani, poi speriamo di organizzarli per le future famiglie; ci auguriamo che i gruppi dei giovani non finiscano mai». -Quali gli obiettivi? «Importante è accogliere i giovani, capire
come vedono la loro comunità e cosa bisogna migliorare. Occorre creare un ambiente in cui i giovani possano confrontarsi e fare vere amicizie, fidarsi e crescere insieme. Abbiamo cominciato e vogliamo continuare; gli incontri si organizzano con i chierichetti più grandi ma voglio coinvolgere tutti, un po’ alla volta, nella preparazione degli incontri. L’idea sarebbe di fare l’incontro e andare tutti insieme a messa, facendola diventare la messa dei giovani, in cui i ragazzi stessi potrebbero suonare, fare le letture, le intenzioni, l’offertorio. Potremmo fare tante cose, teatro, azioni sociali, visitare gli anziani e i malati, organizzare gite. I genitori dei ragazzi sono entusiasti, una mamma è venuta e mi ha detto che suo figlio, dopo l’incontro, è tornato a casa molto contento». Graziella De Maria
LIBRI Venerdì 29 a Catania la presentazione dell’opera del poeta e narratore Alessio Patti
Il Vangelo di Matteo in lingua siciliana La traslazione in lingua siciliana del Vangelo secondo Matteo (dalla traduzione a cura della CEI) che ha condotto a termine e pubblicato il poeta e narratore catanese Alessio Patti (Vangelu secunnu Matteu, Algra Editore, 2016) ai nostri giorni appare ad alcuni come un’esercitazione meramente letteraria e inusuale. Bisogna, invece, tener conto di due condizioni che si richiedono a chi si appresta a mettere in atto questa operazione, certamente non facile: il grande amore per lo straordinario patrimonio linguistico siciliano, che si vuole difendere dalle insidie dell’omologazione, e una sensibilità religiosa autentica, ovvero vissuta da persona li- Alessio Patti bera nella propria interiorità. Alessio Patti possiede queste due caratteristiche e nelle sue opere letterarie (dalle liriche ai racconti e alla drammaturgia) inoltre pone sempre al centro l’uomo con i suoi vissuti, le sue aspettative, le ansie, le gioie assieme all’anelito al riconoscimento e all’amore reciproco. Matteo, che parte dalla genealogia davidica per poi raccontare la vita di Gesù dall’infanzia alla sua missione salvifica in tutti i suoi sviluppi fino alla Passione, Morte e Risurrezione, è considerato come l’evangelista che presenta Gesù come Colui che porta a compimento le storia e le speranze di Israele. Il famoso “Discorso
della Montagna” (5, 1-7, 29) ha avuto un’importanza centrale per tanti uomini e donne nell’evoluzione valoriale della vita alla ricerca della Verità, che divinamente e umanamente propone la via della carità e della vera pace. Il testo in lingua siciliana che sarà letto e commentato venerdì 29 aprile alle ore 18,30 nella chiesa di Catania “SS. Crocifisso della Buona Morte” di piazza Falcone, fluisce senza intoppi dimostrando, qualora ce ne fosse bisogno, come il nostro idioma siciliano sia adatto a narrare e a veicolare concetti e parabole in modo calzante e pertinente. La lingua utilizzata da Patti tende con evidenza a dare una dimensione comunicativa al linguaggio che supera i particolarismi per approdare ad una lineare purezza letteraria che assicura la “godibilità” della scrittura e della lettura. Ripercorrere con animo sincero e disponibile la vita di Gesù, tramite Matteo, nella nostra lingua siciliana, procura certamente benefici spirituali ed aiuta a recuperare la nostra identità di abitanti di quest’Isola, senza provincialismi, anzi con apertura verso i valori universali. Giovanni Vecchio
MEIC Il presidente nazionale Elia “Per una umanità nuova” SERRA CLUB Relazione di Presilla e conclusioni del Vescovo
“Segni e indicazioni per il cammino” “Non c ‘è misericordia senza amore” Organizzato dalla sezione acese del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) e dall’Ufficio pastorale diocesano per la cultura e la scuola, si è svolto nella sala conferenze della comunità parrocchiale ‘San Paolo apostolo’ di Acireale, alla presenza del vescovo mons. Antonino Raspanti, il convegno sul tema ‘Per un’umanità nuova – Segni e indicazioni per un nuovo cammino’. Relatore il prof. Giuseppe Elia, presidente nazionale del Meic, introdotto dal prof. Santo Toscano, presidente della sezione acese del Meic, e dal prof. Giovanni Vecchio, direttore dell’Ufficio pastorale diocesano per la cultura e la scuola. Il prof. Elia sottolineava come non poche persone fuggono dalla propria triste realtà alla ricerca di una dignità che non hanno potuto esprimere; è questo il caso delle migliaia di profughi giunti nel nostro paese, ai quali ci riesce difficile offrire aiuto concreto a causa della crisi economica o degli eventi terroristici che, inevitabilmen-
te, incutono paura. L’immagine del Cristo Buon Pastore resta, comunque, il paradigma evangelico di riferimento, per cui la comunità civile e quella ecclesiale devono concretamente adoperarsi per costruire un tessuto sociale più fraterno, ricreando un clima di autentica e sincera cooperazione, affinché chi è ospite
possa sentirsi realmente parte integrante del nostro tessuto sociale. L’umanità nuova sarà sempre più multiculturale e, dunque, deve accentuarsi la capacità di reciproca integrazione. Bisogna, pertanto, riconoscere anche alle comunità religiose (ad esempio, gli islamici) una possibilità di positiva convivenza
nel nostro ambito sociale e, così, ritrovare quel Dio che il mondo sembra avere espulso dalle prospettive della propria esistenza, per una società che, come accade per la realtà giovanile, sembra avere smarrito valori che sembravano al di sopra di tutto. Dietro l’apparente assenza di Dio si rivela, invece, un forte bisogno di spiritualità. Concludendo i lavori, il vescovo evidenziava come il cambiamento delle modalità di interazione attraverso l’ascolto condiviso del Vangelo si rivelerà, certo, esperienza positiva e qualificante. Dobbiamo dunque accoglierlo con grande senso di responsabilità, pur nella consapevolezza della complessità delle varie situazioni. Rimane il punto vero: riuscire ad entrare efficacemente nelle varie dinamiche sociali, attraverso una congrua e coraggiosa valutazione della varie problematiche, considerando che tutto può avere una soluzione, pur non sempre a breve termine. Nando Costarelli
Nel salone del Seminario vescovile di Acireale, ha avuto luogo il convegno organizzato dal locale Serra Club, sul tema “Non c’è misericordia senza amore: esempi di carità”, presieduto dal vescovo mons. Antonino Raspanti e introdotto, con spunti evangelici e letterari sull’amore del Padre Celeste misericordioso, dal rettore del Seminario, don Marco Catalano, e dal presidente del Serra, dott. Mario Vasta. Rilevante la partecipazione del pubblico serrano. La relazione del dott. Roberto Presilla, prof. di Filosofia contemporanea nella Pontificia Università Gregoriana, verte sul commento della parola di papa Francesco: “Misericordiae Vultus, 2”: “Contemplare il mistero della Misericordia”. Approfonditi e di forte spessore, i richiami culturali, specie biblici, sul concetto fondamentale della giustizia di Dio, non separata dalla sua misericordia; è additato come fulgi-
do esempio Giuseppe, sposo di Maria, per il suo amore premuroso verso la sacra Famiglia. Il relatore, a conferma della sua tesi, con ardore analizza la lettera ai Romani di san Paolo sul passo riguardante la giustizia e la misericordia, secondo il cuore di Dio. Tutta
la legge per Gesù è compendiata nella legge dell’amore, comprendente il perdono, come risulta dagli episodi di miracolose guarigioni, in cui Cristo prende la parola, e dal mandato agli Apostoli, basato sull’umiltà. Interessante la sintesi del dott. Presilla sullo stile della
Chiesa: non avere paura di prendere iniziative; non stancarsi di perdonare, per essere cristiani, buoni conduttori della misericordia. Convincenti le citazioni, tratte da “Civiltà cattolica”, sulla grazia di Dio, sulla forza dell’amore di Dio, sulla luce della Verità, per avere il coraggio di accordare fede e ragione, tollerare, accogliere il nostro prossimo: la misericordia esige il discernimento sul servizio da svolgere con saggezza. Il vescovo, nella conclusione, fa un excursus sul piano di Dio, che vuole l’uomo come collaboratore per continuare la sua opera: rispetto dell’ordine, mettere al bando la corruzione, incontrarsi con l’amore di Dio, che è sempre misericordioso. Efficace l’esempio di santa Teresa del Bambin Gesù e dell’amore misericordioso, inneggiante all’umanità come un solo corpo:”Tutti una sola cosa nel Padre”. Anna Bella
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DIOCESI Ordinazione a Siracusa, cinque seminaristi fanno un passo avanti verso il sacerdozio
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Carmelo Scalia prete
Mons. Giombanco sull’Amoris Laetitia
Nella splendida cornice della Basilica-Santuario “Madonna delle lacrime “ di Siracusa, lunedì 4 aprile, solennità dell’Annunciazione del Signore, il giovane acese Carmelo Scalia ha ricevuto l’ordine sacro del sacerdozio. Al solenne rito di ordinazione presbiterale, presieduto da mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo della diocesi aretusea, in una chiesa gremita fino all’inverosimile hanno partecipato, insieme ai tantissimi laici e sacerdoti della diocesi di Siracusa, oltre duecentocinquanta fedeli giungi da Acireale (e dintorni) con bus e mezzi propri, insieme a numerosi sacerdoti, religiosi e religiose della diocesi (tra cui le Ancelle di Gesù Sacerdote), in rappresentanza di diverse comunità parrocchiali. Erano presenti, inoltre, anche una nutrita rappresentanza della Pia Unione delle guardie d’onore al Santo Sepolcro - sodalizio, avente sede presso la Basilica dei Santi apostoli Pietro e Paolo in Acireale, di cui il giovane Scalia, da laico, ha fatto parte dal 1995 al 2006 - nonché una delegazione della Casa di cura “Villa Sofia di Acireale” (dove don Carmelo ha lavorato dal 2001 al 2008), con in testa il presidente, prof. Salvatore Virzì, e il direttore amministrativo, rag. Angelo Murabito. “Come è facile comprendere, il mio stato d’animo è indescrivibile”, ci ha detto il novello sacerdote in occasione di una sua visita ad Acireale. “Quella sera ho provato una grande gioia; mi sono emozionato quando il vescovo ha steso le mani sul mio capo e, dopo di lui, tutti gli al-
tri sacerdoti concelebranti. E’ stato un momento molto toccante. Grande è stata, poi, l’emozione per avere concelebrato quella stessa sera come - e a maggior ragione - per la prima S.Messa, che ho presieduto nella parrocchia “S.Corrado Confalonieri” di Siracusa: consacrando il pane e il vino mi sono sentito ancora una volta indegno di fronte a questo grande sacrificio che Gesù ha compiuto per noi”. “Il sacerdozio è un dono di Dio, non solo per chi lo riceve, ma anche e in modo particolare per la Chiesa stessa, quindi per Cristo e per gli altri. Non solo un dono, ma anche una gioia. E siccome le gioie vanno condivise, per tale ragione in tutte le comunità che visiterò in questo periodo, andrò con questo spirito: condividere questo dono con gli altri”. “Il mio grazie va, principalmente, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per tutti i benefici che in modo immeritato ho ricevuto. Ringrazio poi tutte le persone che in questi anni mi sono state accanto: i sacerdoti e, in particolare, la mia famiglia, che mi ha sempre supportato, con amore e discrezione”. Al giovane presbitero formuliamo anche noi i più fervidi e sinceri auguri, affinché possa svolgere al meglio e con abbondanti frutti spirituali il suo ministero sacerdotale. Guido Leonardi
ISTITUTO SAN MICHELE Presto la visita del Vescovo
L’interesse della Chiesa per la scuola Si respira atmosfera di gioia, di trepidante attesa, all’Istituto “San Michele” di Acireale, in vista della visita pastorale del Vescovo della Diocesi, mons. Antonino Raspanti, il prossimo martedì. Lo storico istituto, diretto dai Padri Filippini, scuola cattolica di secondo grado, con il Liceo Scientifico Paritario, apre le sue porte al Vescovo che, per la prima volta, verrà a conoscere detta realtà, incontrando gli alunni, il Dirigente, prof. A. Sciacca, i docenti e quanti, quotidianamente, danno il proprio contributo nel delicato percorso formativo e didattico affrontato dai giovani alunni. La scuola, infatti, è l’ambiente in cui i ragazzi attuano progressivamente negli anni il proprio cammino di crescita e la scuola cattolica ne rappresenta una realtà ed un’opportunità concreta. L’incontro tra mons. Raspanti ed i giovani testimonierà la presenza della Chiesa nella vita
dell’uomo, costituirà uno scambio di riflessioni, pensieri, volti ad orientare ciascuno, secondo il proprio ordine e ruolo, a svolgere al meglio il compito prepostosi. “La presenza del Vescovo”, ha affermato Padre A. Cantarella d. O., Direttore dell’Istituto, “è segno
dell’interesse della chiesa per la scuola e per la scuola cattolica nello specifico, la chiesa è presente, accanto all’uomo, in ogni stagione della sua vita, accanto ai giovani in questa fase della loro crescita, così delicata, di formazione umana, professionale, morale e religiosa.
La parola del vescovo orienta tutti noi che abbiamo responsabilità nel nostro compito educativo e funge da guida per i giovani che ascoltano la sua voce”. Un appuntamento molto sentito ed atteso, che dà continuità ad iniziative di tal tipo intraprese già negli anni passati dal Vescovo Mons. Pio Vigo e ancor prima dal predecessore Malandrino. Un momento di serena considerazione, inoltre, dell’importanza della scuola cattolica nella realtà locale, così come ribadito dal Direttore: “L’auspicio è che la comunità cattolica apprezzi la presenza della scuola nel territorio e che la valorizzi, sostenendola, perché è un bene che appartiene alla città ed alla Chiesa oltre che alla società civile”. Un evento formativo, dunque, un gioioso momento di incontro, foriero di spunti morali per la crescita personale di ciascuno. Rita Messina
Alfredo, Salvatore, Rosario il malgascio Ludger e Raffaele Una numerosa assemblea di fedeli ha partecipato alla celebrazione durante la quale lo scorso 1° aprile cinque giovani del Seminario hanno compiuto un passo in avanti verso l’ordinazione sacerdotale. Si tratta di Alfredo Coco (31 anni, di Aci S. Antonio), Salvatore Grasso (23 anni, di Guardia) e Rosario Pappalardo (26 anni, di Aci
Alfredo Coco, Salvatore Grasso e Rosario Pappalardo
Trezza), che sono stati ammessi tra i candidati agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato e poi di Ludger Rakotonirina (34 anni, originario del Madagascar, della parrocchia di Aci Platani) e Raffaele Stagnitta (27 anni, di Linguaglossa, alunno dell’Almo Collegio Capranica di Roma) che hanno ricevuto il ministero dell’accolitato. Dicevamo che il rito è stato molto partecipato. Erano presenti molti sacerdoti: i superiori del Seminario, i parroci e viceparroci della parrocchia di origine e di quella dove i seminaristi svolgono il tirocinio pastorale, i giovani sacerdoti fino a poco tempo fa compagni di vita in comunità, tanti altri che a vario titolo conoscono e seguono i semi- Raffaele Stagnitta e Ludger Rakotonirina naristi… Ma anche molti fedeli, le famiglie, gli amici, i giovani delle parrocchie… Insomma una gioiosa assemblea che non ha voluto mancare a una bella celebrazione pasquale e che manifesta quanto affetto c’è attorno ai futuri sacerdoti. Prima di iniziare la celebrazione eucaristica, si è svolto il rito dell’ammissione. I tre seminaristi sono stati chiamati per nome – è la prima volta che ciò avviene nel contesto liturgico da quando hanno iniziato il cammino formativo! - e hanno pronunciato il loro “eccomi”. Accogliendo l’offerta di sé, il Vescovo li ha benedetti e poi li ha vestiti con la cotta, la sopravveste bianca che va indossata sopra la talare durante le celebrazioni liturgiche. Quindi, nel corso della messa, sono stati istituiti due accoliti. Dopo aver recitato la preghiera di benedizione, il Vescovo ha consegnato ai due seminaristi istituiti il vassoio e il calice, necessari per lo svolgimento della messa. L’accolitato infatti è un ministero che accosta maggiormente il seminarista all’altare, abilitandolo al servizio liturgico e di conseguenza al culto eucaristico e alla testimonianza della carità che proprio dall’eucarestia scaturisce. Ora il cammino dei cinque seminaristi prosegue, con una responsabilità in più - quella dell’impegno formativo, della testimonianza e del servizio - ma anche con la consapevolezza che la grazia dei doni ricevuti li accompagna fino alla meta del sacerdozio. don Alfio Privitera
CONDANNA DEFINITIVARigettatoilricorso,confermatelepenecomminateedecisaunaseriedidivieti
“Ora mons. Chiarenza rimane affidato alle preghiere” In un comunicato stampa del 14 aprile scorso la Diocesi di Acireale ha dato notizia che la Congregazione per la Dottrina della fede, con un decreto del “Collegio per l’esame dei ricorsi in materia di Delicta Reservata”, ha rigettato il ricorso di mons. Carlo Chiarenza avverso il precedente decreto del 19 luglio 2013, con il quale era stato giudicato colpevole ai sensi dell’art. 1720 del Codice di Diritto Canonico, e cioè per violazione del sesto comandamento del Decalogo (“Non commettere atti impuri”) con un minore di diciotto anni. Si tratta dell’atto conclusivo di una penosa vicenda che ha coinvolto la Chiesa acese per diversi anni. Adesso la sentenza è inappellabile e definitiva e ribadisce quanto già stabilito in primo grado, confermando, sostanzialmente, le pene già comminate a mons. Chiarenza, e cioè, anzitutto, l’obbligo di dimorare per tre anni al di fuori della Metropolìa di Catania (ovvero del territorio della diocesi metropolitana di Catania con le relative diocesi suffraganee di Acireale e Caltagirone, territorio che coincide nel complesso con la provincia di Catania), in un luogo concordato tra il Vescovo di Acireale ed il Vesco-
vo della diocesi ospitante; inoltre allo stesso mons. Chiarenza viene vietato per tre anni di celebrare in pubblico la santa messa, gli altri sacramenti e sacramentali, nonché, a vita, di amministrare il sacramento della confessione e di esercitare la direzione spirituale, ed inoltre di ricevere in futuro incarichi ministeriali che possano comportare contatto con i minori; egli viene ancora privato di ogni ufficio ecclesiastico attualmente ricoperto (salvo quanto disposto dal Vescovo in ordine al suo adeguato sostentamento); così come non potrà partecipare ad assemblee ecclesiali o manifestazioni civili e non potrà rilasciare interviste sui fatti accaduti. Mons. Chiarenza viene inoltre condannato a pene pecuniarie nella misura di 50.000 euro a titolo di risarcimento nei confronti del dott. Teodoro Pulvirenti (somma da versare entro il tempo massimo di 24 mesi dalla data della notifica del decreto di condanna) e di 4.000 euro per spese processuali, da liquidare al Tribunale Ecclesiastico Regionale Campano e d’Appello di Napoli entro due mesi dalla notifica. Nel caso in cui mons. Chiarenza non ottemperasse alle suddette pene, gli verrebbero
imposte altre pene canoniche espiatorie ai sensi dell’art. 1336 del Codice di Diritto Canonico, fino alla riduzione allo stato laicale. A seguito di questo atto che – come dicevamo – pone la parola fine ad una penosa vicenda che travagliava da diversi anni la diocesi di Acireale, si registra un assoluto riserbo da parte del Vescovo mons. Antonino Raspanti (che dovette affrontare detta situazione tra i primi atti poco dopo la sua nomina ad Acireale) e degli altri rappresentanti diocesani, mentre sono state rese alcune dichiarazioni di soddisfazione da parte del dott. Teodoro Pulvirenti (che allo stato attuale è ricercatore negli Stati Uniti), per bocca dei suoi legali e di qualcuno dei suoi familiari. Da parte nostra crediamo che la migliore deduzione finale possa essere tratta dalla stessa conclusione del comunicato stampa della diocesi, dove si dice che “Ora rimane affidato alla preghiera di ogni persona di buona volontà esprimere la vicinanza alla vittima e accompagnare il percorso penitenziale del sacerdote.” A. D.
dove dice di “accompagnare con misericordia e pazienza” e parla espressamente della Chiesa come “madre dal cuore aperto”. Il compito dei pastori deve essere fondamentalmente una scelta pastorale di vicinanza. Nel passato si è creato un certo distacco tra i rappresentanti della Chiesa e alcune coppie che vivevano in situazioni cosiddette irregolari. Il Papa afferma che la Chiesa è madre e accoglie tutti. È importante che queste coppie ritornino a fare vita di comunità affinché ogni parrocchia si riscopra come una famiglia. La Chiesa esprime poi la dimensione della paternità: anche se il figlio vive situazioni di disagio e di lontananza, il padre è sempre lì ad aspettarlo, non per giudicarlo ma per accoglierlo. Emblematica, in tal senso, è la parabola del figliol prodigo.” Come si potranno “accompagnare sulla via del discernimento” coloro che hanno avvertito un certo disagio rispetto all’appartenenza alla Chiesa? “È importante l’attesa da parte dei pastori ma è anche necessario il ritorno di coloro che si sono sentiti esclusi o che si sono autoesclusi. Sono necessari dei cammini di verità, di ricerca e di fede. Naturalmente i sacerdoti devono poter disporre di indicazioni pastorali perché questi cammini risultino utili al raggiungimento della maturità e della consapevolezza che sono richiesti per poter ritornare alla vita comunitaria”. A proposito di media. Sul sinodo alcuni di essi hanno parlato di due parti contrapposte, progressisti e conservatori . Come stanno veramente le cose? “Non ha prevalso né l’una né l’altra ma ha prevalso quella dimensione di un cuore attento e aperto. In realtà non c’è nemmeno un dibattito tra conservatori e progressisti perché il Papa ha sempre sottolineato la franchezza e la lealtà che hanno contraddistinto i vescovi e quando c’è un dialogo franco, costruttivo e leale, nella verità e libertà delle espressioni, questo è un bene. Ha vinto quindi, come sempre, lo Spirito Santo. C’è un principio che deve essere chiaro: si può peccare di troppo giustizia ma mai di troppo misericordia”. Con la famiglia, sostiene il Papa, si perfeziona l’amore dei coniugi. Da un punto di vista teologico come possiamo interpretare queste parole? “La famiglia è un luogo teologico di amore perché è chiamata a sforzarsi, nonostante le sue fragilità, resistenze e difficoltà a realizzare al suo interno quell’ideale di comunione, che è amore trinitario. E teologicamente la Trinità è l’immagine perfetta di una famiglia, dove l’amore diventa dono e il dono espressione di amore. È importante che essa segua percorsi di educazione al dono dell’amore. Il compito della famiglia, in sintesi, è questo: ama educando ed educa amando”.
In “Amoris laetitia” si parla di “sguardo positivo sulla famiglia”. È un invito a non considerare il matrimonio un semplice adempimento ma una vera e propria vocazione? “Su questo aspetto da sempre la Chiesa è stata molto chiara. La scelta della vita familiare è una vocazione. È la risposta a un progetto di Dio in cui l’uomo e la donna vivono la loro dimensione di creature, espressione dell’amore di Dio, sublimano questo dono e lo fanno diventare per gli altri. A questo progetto si risponde nella quotidianità con la disponibilità totale all’altro. Ogni persona è unica e questa unicità, che scaturisce dal dono dell’amore, da stabilità alla vita coniugale. Il matrimonio non deve essere un semplice adempimento ma è innanzitutto una donazione di amore corroborata dal dono della grazia che genera amore in coloro che vivono questa scelta vocazionale.” Domenico Strano
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24 aprile 2016
dell’
Jonio