La voce dell'jonio (24 maggio 2015) anno LVIII - numero 5

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Anno LVIII - N. 5

Domenica, 24 maggio 2015

LA Jonio VOCE € 1,00

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La strada della legalità

Mirare al Bene comune con lealtà e responsabilità

dell’

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

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A ricordo di Francesco Vecchio e Giorgio Ambrosoli L’11 maggio 2015, festa della legalità, giornata di gioia per la città di Acireale; all’unisono, la partecipazione di molte associazioni di volontariato, tra cui “Libera”, “Agesci”, “Libera cittadinanza”, “Percorsi condivisi di legalità”. Il sindaco ing.Roberto Barbagallo ringrazia don Ciotti, e la cittadinanza per avere aderito all’iniziativa di rendere onore alla memoria di due vittime della mafia: l’acese Francesco Vecchio, ucciso a 52 anni, e il milanese Giorgio Ambrosoli, a 46. Presente tutta la famiglia Vecchio attorno alla vedova, Elvira Chiarenza; inoltre, il vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso; il sen. Nicola

Grassi Bertazzi. Presente, la figlia di Giorgio Ambrosoli, accompagnata dal marito. La cerimonia si svolge in corso Italia, nell’area Com. Denso di significati l’intervento della dott. Maria Pia Fontana, che legge una “Lettera alla città”, in cui vengono esaltati i valori della solidarietà: “La vera legalità coincide con l’onestà, come quella di Francesco Vecchio e Giorgio Ambrosoli, uccisi dalla mafia proprio perchè ‘colpevoli di onestà’... La vera legalità non ci incatena, ci libera: Fa esplodere energie e vitalità...”. Anna Bella (segue a pag. 2)

ACI SAN FILIPPO

Col superbo Palazzo Pennisi di Floristella avviamo una rubrica sulle dimore nobiliari Gabriella Puleo

LIBRI

Nell’opera di F. e G. Calì fedele ricostruzione della vita di Sant’Alfio S. Filadelfo e S. Cirino

S. Venera al Pozzo Gli scavi archeologici possono rilanciare il turismo culturale

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Maria G. Patanè

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Anna Bella

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Diocesi A Santa Venerina il 4° triangolare di calcio a 5 per iniziativa di Seminario, Csi e Caritas

Una fitta rete di solidarietà La Comunità Papa Giovanni avrà una sala multimediale Mi è toccato più volte spiegare il significato del torneo di beneficenza “Una rete per la Caritas”, la cui quarta edizione si è svolta lo scorso 15 maggio nel Palasport di S. Venerina, e trovo sempre grandi difficoltà ad essere esaustivo in poche battute! Ci provo anche questa volta, limitandomi a elencare gli “ingredienti” essenziali dell’iniziativa. Il primo e principale ingrediente è la solidarietà: la realizzazione di un microprogetto che possa aggregare tanti attorno a una meta comune. La scelta è caduta quest’anno sulla casa-famiglia di Marco e Laura Lovato che da molto tempo operano nel nostro territorio per dare a molti bambini e ragazzi in difficoltà il calore di una vera famiglia. Don Alfio Privitera (continua a pag. 2)

ACICATENA

DIOCESI

INTERVISTA

Don Salvatore Di Mauro viceparroco ad Acicatena “Con Dio al 1° posto tutto il resto è okay” Domenico Strano

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“Festa degli incontri” dell’Azione Cattolica all’insegna del motto “Insieme funzioniamo” Gabriele Sciuto

Mercatino Bio nell’area di Reitana la seconda domenica di ogni mese

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PERIODICO CATTOLICO La Voce dell’Jonio sta continuando gli sforzi per offrire alla diocesi e all’intero territorio un servizio sempre migliore. L’abbonamento è la scelta di fiducia che il giornale ora chiede ai propri lettori.

ACIREALE Intestati dal Comune di Acireale un largo e una via a due vittime della mafia, un‘acese e una milanese

ACIREALE Ogni giorno si programmano convegni, tavole rotonde, concorsi a premi e altre iniziative sulla legalità a fronte delle tante notizie di cattiva gestione, di comportamenti scorretti da parte di singoli privati o di pubblici operatori. Sono sufficienti queste pubbliche manifestazioni a creare Cultura di legalità? Quante delle parole sulla legalità stanno a fondamento dei comportamenti quotidiani dei nostri stili di vita? Se c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, mi chiedo quale sia il tempo della verità, il tempo della giustizia, il tempo della credibilità del nostro essere, del nostro agire, del nostro testimoniare i valori in cui crediamo. Mi hanno insegnato da bambina che per certi valori s’impegna tutta la vita. Così avviene nella cultura di un popolo. Non sono le parole pronunciate o scritte, che la indicano. La cultura è l’espressione genuina dei comportamenti dei singoli cittadini e delle varie istituzioni. Essi lasciano trasparire, senza rischio di ambiguità, lo stile di vita. Riconosco un autista attento, se vedo fermarsi un’auto davanti al pedone in arrivo. Ammiro i cittadini che contribuiscono a mantenere pulita la loro città, se non scorgo traccia di sigaretta, di caramella o altro lungo le strade che attraverso. Qui, nella mia terra, da dove traspare il rispetto delle norme, la responsabilità sulla cura dell’ambiente, l’autorevolezza delle decisioni, la competente e irreprensibile professionalità, l’attaccamento al bene comune, la custodia della memoria storica, la onorabilità della vita, che ci è stata consegnata? Nel rispetto di un contratto si esige competenza per le prestazioni richieste, da una parte, e la giusta retribuzione, dall’altra parte: siamo noi in grado di liberare le nostre città dalle ambiguità nascoste nei contratti che non si sottoscrivono? O che contengono una modalità, una resa pubblica, un’altra tenuta privata? Quale avrà maggiore rilievo? Tra le modalità per evadere “legalmente” il pagamento dei tributi pubblici e quelle per segnalare un servizio non di qualità dell’Ente Pubblico, possiamo dirci in parità? Evado le tasse, non ricevo servizi. No, perché, c’é un divario enorme tra il donare del singolo e il ricevere della comunità, che non rende giustizia né soddisfa i bisogni del cittadino. Teresa Scaravilli (continua a pag. 2)

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Angela Pirronello

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“NIVARATA” Il 29, 30 e 31 maggio

Acireale che sa di granita

(a pag. 5)

Stefania Fiamingo


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In Seconda

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DIMORE ACESI - 1 Iniziamo una rubrica che racconta di storia e famiglie nobiliari

RIFLESSIONE Vita digitale o human life?

Superbo Palazzo Pennisi di Floristella

Tecnologia disumanizzante

Il centro storico di Acireale è un luogo pieno di fascino, che cattura l’interesse e lo stupore non solo dei suoi abitanti, abituati alle bellezze del centro storico, ma anche dei numerosi turisti e viaggiatori che in qualsiasi periodo dell’anno, visto il clima benevolo, passeggiano per le vie del centro. Come potrebbe non essere altrimenti se in un’area non eccessivamente grande sono raccolte tante bellezze barocche. Iniziamo dunque questo “viaggio” tra i palazzi storici di Acireale, così pieni di storia, cultura, arte e memorie, dedicando oggi la nostra attenzione a palazzo Pennisi di Floristella. Superba costruzione classicheggiante della fine del XVIII secolo, domina, con la sua imponente facciata, piazza Lionardo Vigo, conferendo ad uno spazio non grande un fascino e una magnificenza che ammalia. Alla fine del ‘700 l’area era sede di varie piccole costruzioni distinte, a ridosso del palazzo di città. Queste furono acquistate dal barone Agostino Pennisi di Floristella (nato ad Acireale il 17 luglio 1832 e morto il 14 agosto 1885) che unificò queste unità dando inizio alla costruzione del palazzo. Inizialmente la facciata principale si sarebbe dovuta sviluppare su un vicoletto, l’attuale vicolo dei Padri Filippini, ma successivamente il progetto diede alla facciata principale la sua sede definitiva. Nella piazza antistante il palazzo si ergeva allora il carcere della città e, il barone, facendo un accordo con il comune decise di acquistare l’area, demolire l’edificio, e ricostruirlo a sue spese nell’attuale sede, divenuto poi sede del carcere minorile. Il consiglio comunale approvò quasi all’unanimità la richiesta, soltanto un consigliere votò contro, quindi il progetto di acquisizione andò in porto. Obbligo dell’acquirente realizzare nell’area acquistata un giardino pubblico. Il progetto del palazzo venne affidato all’architetto fiorentino Mariano Falcini e venne inaugurato intorno al 1875. Lo splendore e la magnificenza delle sale di rappresentanza doveva essere notevole. Il musicista Richard Wagner durante il suo soggiorno in Sicilia venne ad Acireale e su invito del barone si recò a palazzo Pennisi di Floristella. Egli arrivò a Palermo nel novembre 1881 e nel marzo 1882 si trasferì nella nostra città dove rimase alcuni giorni. Accompagnato dalla moglie Cosima Liszt e dai figli, soggiornò al Grand Hotel des Bains, anch’esso fatto costruire dal barone insieme allo stabilimento dei bagni termali. Pur avendo problemi di salute, che lo porteranno alla morte di lì a poco, non rinunciò durante il suo soggiorno in Sicilia alla vita mondana, accettando di buon grado gli inviti delle famiglie nobili e più illustri dell’isola. Il 31 marzo si recò a palazzo Pennisi di Floristella per ammirare la celebre collezione numismatica costituita da monete siciliane del VI, V, e IV secolo a.C. Rari i pezzi che compongono la collezione, come la preziosissima “Monetina di Messana” del 491 a.C. acquistata dal barone Salvatore Pennisi di Floristella per L.22.000 nell’asta Strozzi, in concorrenza con il miliardario americano Pierpont Morgan. La preziosa raccolta venne iniziata dal barone Pasquale Pennisi Carone, l’eredità del barone, morto nel 1874, fu raccolta dal nipote e figlio adot-

“Ormai abbiamo in tasca il mondo intero. In pochi centimetri di plastica e microchip - scrive lo psichiatra Vittorio Andreoli - sono racchiuse infinite possibilità di comunicare, informarsi, divertirsi, concludere un affare e addirittura innamorarsi. E’ il telefonino (o smartphone, tablet): simbolo dell’era digitale, strumento che incarna e riassume il bisogno tutto umano di parlare, ascoltare, capire”. Ma siamo davvero sicuri che l’era della tecnologia sia la migliore delle ere? Certo, la tecnologia ha indubbiamente apportato dei vantaggi inimmaginabili all’uomo moderno. Ha accorciato le distanze spazio-temporali dando immediatezza alla comunicazione. Tuttavia, vi sono alcuni nodi aporetici intrinseci all’idea stessa di tecnologia: permangono le debolezze e le fragilità della natura umana. La vita più pratica e veloce che ne consegue ha vituperato il concetto di lentezza spingendo l’uomo a correre sempre più rapidamente fino al punto da non potersi nemmeno soffermare nel pensiero e a porsi delle domande. Non è da trascurare il fatto che esiste un legame tra il concetto di lentezza e lo spazio della riflessione: “andare lenti - scrive Franco Cassano – è saper riempire la giornata con un tramonto”. La paura è che la tecnologia svuoti la mente dell’uomo, modificandola artificialmente ed artificiosamente nelle sue strutture, affidando totalmente

tivo di lui, barone Agostino Pennisi e poi continuata dai suoi discendenti. Attualmente la collezione si trova presso il Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Il palazzo è sempre stato abitato dalla famiglia Pennisi di Floristella ma, con il trascorrere degli anni e l’avvicendarsi delle generazioni il palazzo ha subito smembramenti e l’arrivo di nuovi proprietari. Ciò non toglie il fascino di un luogo intriso di storia e di avvenimenti di una delle più importanti e nobili famiglie di Acireale. Un Francesco e un Antonio, padre e figlio furono procuratori del Conservatore del Real patrimonio nel XVIII secolo. Un

Salvatore il 26 febbraio 1788 ottenne l’investitura del feudo di Floristella. Con decreto ministeriale del 12 ottobre 1899 il signor Salvatore Pennisi, di Agostino, di Salvatore, nato ad Acireale il 28 aprile 1863, ottenne riconoscimento del titolo di barone di Floristella. Oggi i discendenti continuano ad abitare un’ala del palazzo, continuando a custodire tradizioni e storia di un nobile casato che non solo con il palazzo di piazza Lionardo Vigo ma anche con gli altri edifici storici voluti dal barone Agostino Pennisi di Floristella, hanno contribuito a rendere la nostra città culla del barocco. Gabriella Puleo

MESSINA Santa Messa, cerimonia e ricordo del decano dei giornalisti siciliani

Sezione Ucsi intitolata a Carmelo Garofalo I giornalisti cattolici di Messina appartenenti all’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) hanno intitolato la loro sezione al decano dei giornalisti cattolici “Carmelo Garofalo” scomparso nel 2012. Nella chiesa barocca dedicata a Maria e Gesù delle Trombe di via S. Giovanni Bosco mons. Giò Tavella, consulente ecclesiastico della sezione messinese, ha officiato la Santa Messa. La figura di Garofalo, uomo di grandi virtù morali e professionali è stata ricordata dal presidente Ucsi di Messina Crisostomo Lo Presti e dal vice presidente dell’Ordine dei giornalisti Santino Franchina, che ha anche elogiato l’iniziativa dell’intitolazione. La consigliera provinciale e regionale Laura Simoncini ha invece proposto alcuni stralci significativi della lectio magistralis tenuta da Garofalo nell’auditorium della “Gazzetta del Sud” il 18 ottobre del 2011, in occasione dei suoi settant’anni di iscrizione all’ordine. “Il mio credo – affermò Garofalo – è stato un giornalismo autentico, senza padrini e senza padroni, voce libera, espressione soltanto dell’uomo responsabilmente impegnato nell’informazione. Il giornalismo, che ho insegnato ai giovani, va vissuto con passione

e con gioioso sacrificio, per poter vivere eventi raramente possibili a tanti altri così come li ho vissuti io, incontrandomi con personalità illustri e autorevoli”. L’ucsina Mimma Cucinotta, componente dell’Age (Associazione Giornalisti Europei), presieduta da Nuccio Fava, ha letto il messaggio inviato dal segretario nazionale Carmelo Occhino, per poi ricordare Garofalo insieme a Lorenza Mazzeo, Domenica Puleio e Maria Chiara Luca, che hanno lavorato per anni nella redazione dell’Eco del Sud, giornale storico fondato e diretto dall’indimenticato giornalista. Sono seguiti dei brevi interventi, coordinati dal tesoriere dell’Ucsi Marco Grassi, del presidente dell’Università della Terza età Basilio Maniaci, del presidente del club Unesco di Messina Santina Schepis e della direttrice della casa di riposo “Pro Senectute” della Città del Ragazzo Enza Trovato. Presenti all’evento anche il segretario dell’Assostampa peloritana Peppino Gulletta e il vice presidente Ucsi Sicilia Domenico Interdonato. A conclusione, il presidente Lo Presti ha consegnato la tessera di socia Ucsi ad honorem alla giornalista Rosalba Garofalo, figlia del compianto decano.

AD OCCHI BASSI

Ad occhi bassi / vedo gambe scorrere / e dissemino sguardi / sul niente. / Veloci, confusi / i passi della gente / come moscerini / su una mela / a metà / neri s’addensano / nel brusìo dell’ammasso / di centro città. / Certuno è così libero / e articola così impervio /il camminare; / rende così intento / il suo grado del fare / in mezzo / a quel miscuglio umano / che non da’ lega e si sgretola / come gomitoli di polvere / che il vento disperde. / Dal nugolo secco e breve / una foglia lenta si leva: / sto posato sugli spigoli / e nei rifugi di un angolo di strada: / c’è l’occhio attento accanto / d’un istante di fuga del viandante / che mi osserva, / la dimora insensata di cartone / e il suo ciarpame bagnato; / squarcia il cielo / l’urlo del mendicante./ Uno strappo d’ombra / si stende / e il sole barricato /illumina / i bordi matti dell’ esistenza. Giuseppe Stefano Proiti

questa procedimentalizzazione della vita alla “macchina”. Il rischio è che l’uomo della tecnologia si sentirà talmente sollevato dal senso della fatica da dimenticare di compiere le azioni stesse del quotidiano, astraendosi sempre più dalla vera società (human life). Finirà così fra le quattro mura di una stanza, entrerà in una sorta di vita parallela, più facile e più leggera, si, come il volo di un gabbiano, ma che fa parte, come scrive Andreoli, “della logica dei viventi non umani, regredendo e passando alla fase dei nostri antenati primitivi. Saremo dei primitivi tecnologizzati, ma primitivi”. La paura è che questa società venga annullata e, come una malattia autoimmune, si autodistruggerà chiudendosi nell’individualismo più estremo, nel narcisismo, nell’eccessiva esaltazione del “sé”, con la conseguente rottura dei legami sociali. La superfetazione dell’Io ci farà indossare milioni di maschere perché l’uomo prendendo ad esempio la perfezione della “macchina” (tramite il mondo internet) la vorrà traslare nella sua personalità creando un “Io ideale”, che non corrisponde a quello “reale”. Si avrà allora una società vocata all’inutile, al superfluo, alla rappresentazione “del se” più appariscente e meno “vivo”. Volendo spostarci dalla visione critica a quella filosofica, è questo uno degli esiti della “Libertà” portata all’estremo delle sue conseguenze. La massima libertà di autodeterminazione dell’uomo reca in sé la possibilità dell’errore, della deriva da se stesso, facendolo a volte approdare laddove non avrebbe mai voluto, ovvero alla solitudine e al senso più spaventoso del “non senso” della vita stessa. Salvatore Cifalinò

dalla primaLa strada della legalità Se portassimo alla luce il lavoro nero, a partire dal lavoro domestico o artigianale, si potrebbero dell’

Jonio

Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel 095601992 - fax 0959707019 www.vdj.it - redazione@vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da Tipografia Litografia T.M. di Venera Mangano Via Martoglio, 93 95010 Santa Venerina - tel 095953455 tipografiatm@gmail.com Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

La strada verso la legalità Se portassimo alla luce il lavoro nero, a partire dal lavoro domestico o artigianale, si potrebbero creare diverse forme di cooperazione con reddito garantito e coperture assicurative per quanti elemosinano un lavoro occasionale. Se il cittadino potesse dare fiducia al suo prossimo, trattasi di privato o di pubblico gestore, non solo darebbe volentieri il suo contributo ma sarebbe orgoglioso di contribuire a migliorare ogni servizio utile e realizzare quello stato di “benessere” auspicato, che spetta a tutti. Se il commerciante si rendesse conto che annullare o modificare lo scontrino non comporta un danno allo Stato ma alla comunità dei cittadini e contiene un tradimento verso il collega che registra tutto, nessuno esiterebbe a comportarsi con correttezza e verità, sapendo di concorrere a qualificare quei servizi primari per i quali esige la qualità e lamenta l’inefficienza. Queste forme di legalità semplici non hanno bisogno di controllo né di proclami, basta far bene il proprio lavoro e rispondere con coerenza alla legge incisa nel cuore dell’uomo: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te!”, con spontanea lealtà, come si addice ad ogni persona onesta. Se ci comportiamo da persone che non si fidano, non si stimano vicendevolmente, ma accumulano diffidenze e rivalità; se diamo il primo posto al denaro, tralasciando l’uomo; se non siamo veri, competenti, credibili, noi facciamo della “legalità” solo una bella parola astratta. Oggi, non basta essere irreprensibili, occorre riacquistare fiducia e stima, adoperarsi per il bene comune, con lealtà e senso di responsabilità, insieme,

cittadini e istituzioni, senza avallare privilegi né coprire inadempienze, errori, illegalità. Non lasciamoci schiacciare dalle delusioni, non lasciamo svanire i nostri sogni, diamo nuovo vigore ai nostri valori e ai nostri ideali, recuperiamo la fiducia tra uomini, che per i cristiani sono resi fratelli dall’incarnazione del Figlio di Dio. Teresa Scaravilli

Per due vittime di mafia

Segue il commovente intervento del dott. Salvatore Vecchio, il figlio, che nel padre vedeva un importante punto di riferimento per tutta la famiglia; il direttore dell’acciaieria ‘Megara’fu ucciso barbaramente nella zona industriale di Catania, il 31 ottobre 1990, dopo aver ricevuto minacce. Molto profondo e impegnato il discorso di don Luigi Ciotti sulla verità e sulla giustizia, sulla corresponsabilità contro corruzione, mafia, usura e ogni male che prostra la società. Citate le due vittime della mafia, Vecchio e Ambrosoli, il sacerdote con passione si rivolge alle nuove generazioni, rappresentate da molti studenti delle scuole medie di primo e secondo grado, per coinvolgerle nella lotta di pensiero e di azione: “Il no dev’essere trasformato in noi”. Cita il discorso di papa Francesco a Redipuglia, nel cimitero dei caduti in guerra: “Siamo nella 3° guerra mondiale: oggi, cento nazioni in guerra! “ Tra gli applausi viene scoperta la scritta “Largo Francesco Vecchio”. A passo di marcia tutti i partecipanti si dirigono alla volta del quartiere di San Cosimo: di fronte alla sede della Polizia urbana, s’inaugura la strada, intitolata a Giorgio Ambrosoli. Anna Bella

Una rete di solidarietà

Con la loro testimonianza, Marco, Laura e la loro numerosa prole (naturale e acquisita) ci insegnano a stimare la famiglia e ci spronano a impegnarci nell’accompagnamento e nella promozione sociale ed ecclesiale di tutte le famiglie. Per raggiungere l’obiettivo della solidarietà, ci vuole un altro ingrediente: l’aiuto reciproco. “Una rete per la Caritas” è in questo senso un’occasione di dialogo e collaborazione tra realtà diverse, che si incontrano per lavorare insieme. L’impulso parte dal Seminario e dal Centro sportivo che sono gli organizzatori dell’evento ma la “rete” si allarga presto per abbracciare altre istituzioni (civili, sportive, ecclesiali, ecc.) che ben volentieri si lasciano attirare nella “rete” della solidarietà! Infine, l’ultimo ingrediente che non può mancare è lo sport. Con il torneo di beneficenza ci si mette in gioco in un sano agonismo. Lo sport (e il calcio nella fattispecie) si mostra nel suo volto ludico, divertente ed entusiasmante… ma anche profondamente educativo, perché esso è veicolo di grandi valori umani e spirituali, facilita la conoscenza, insegna il rispetto proprio e altrui, stimola la voglia di fare e di superare le difficoltà. Per queste e tante altre ragioni è per i nostri giovani un bene prezioso, da riscoprire e valorizzare. Dimenticavo l’ultimo ingrediente, quello che sottende a tutta l’iniziativa: la fede in Dio e la sua vocazione a seguirlo e ad amarci. Con “Una rete per la Caritas” i seminaristi si propongono sulla scena pubblica in una veste (anche esteriore, è il caso di dirlo!) del tutto inedita. Non lo fanno solo per il gusto del gioco, ma perché desiderano cercare strade nuove per incontrare gli uomini di oggi e proporre loro il Dio Amore che non disdegna di scegliere modalità “inedite” per raggiungere gli uomini e renderli partecipi della sua vita. don Alfio Privitera


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Cultura & Spettacolo

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ANTICHITÀ Nuovi scavi e sogni per un sito che può rilanciare il turismo culturale

”Metro“per S. Venera al Pozzo Nel gennaio del 2014, con decreto della Regione Sicilia, il Parco Archeologico e paesaggistico “Valle dell’Aci” è stato reinserito nel sistema regionale dei parchi, da cui per alterne vicende era stato precedentemente escluso. Ne è seguito un decreto assessoriale di perimetrazione del parco di Santa Venera al Pozzo, che ha messo finalmente in sicurezza questo territorio e il suo notevole patrimonio archeologico, minacciato dalle aree già urbanizzate o in fase di urbanizzazione, e che ha gettato le basi per un progetto di rilancio dei siti storici. I parchi archeologici, nati in seguito alla legge regionale n.20, prevedono l’autonomia amministrativa che consente loro di gestire introiti da reinvestire sul territorio, quindi la loro mancata istituzione mette a rischio la stessa sopravvivenza di siti che altrimenti andrebbero incontro a sicuro abbandono. Santa Venera al pozzo è una grande area di circa nove ettari che si estende fino a Capo Mulini. Ricca di sorgenti d’acqua potabile e sulfurea, fu certamente abitata in epoca greca, ma si ha motivo di pensare che insediamenti esistessero già sin dall’età del ferro, come ci dice l’archeologa Susanna Amari, responsabile della ricerca e dei rinvenimenti nell’area in questione. Il progetto di valorizzazione e fruizione di quest’area è opera di un appassionato direttore dei lavori, nonché direttore del museo archeologico di Ragusa, architetto Carmelo Di Stefano, il quale ha messo in evidenza la centralità di tre temi: la realizzazione di un grande teatro, la sorgente termale e l’acquisizione del Mulino Piscaria. Al teatro si sta lavorando alacremente ed esso è alle battute finali. Realizzato con tecniche tradizionali e con materiali in pietra, nel pieno rispetto del sito archeologico, asseconda la pendenza naturale della Timpa e connette formalmente il nuovo all’antico. La finalità della sua costruzione è quella di fornire, con la sua fruizione, fondi utili a tenere in ordine lo stesso luogo ed è chiaro che gli eventi ospitati dovranno essere vagliati da un comitato scientifico e dal direttore del parco che ne sanciranno la qualità culturale. Come dice lo stesso Di Stefano: “ qui le feste paesane non avranno luogo,

in quanto l’ obiettivo è quello di proiettare l’area archeologica dentro un circuito ampio e perfettamente integrato. Infatti, da qui a un anno e mezzo sorgerà, alla Perla Ionica, uno dei più grandi alberghi del bacino del Mediterraneo ed è con questa realtà che ci dobbiamo confrontare, offrendo servizi e prodotti di alta qualità”. Recente è la scoperta della sorgente termale, per anni occultata da un grande edificio in cemento armato che sorgeva accanto alla piccola chiesa di santa Venera. La demolizione di questo “mostro”, più alto della stessa chiesa, ha portato alla luce elementi che hanno rimesso in discussione le conoscenze sin qui possedute. Si pensava, infatti, che gli ambienti termali fossero solo quelli conosciuti fino ad ora, ma ci si è resi conto che la struttura termale ha una estensione almeno quattro volte più grande di quella già nota e che tutti i luoghi sotto la chiesa e attorno alla sorgente sono ambienti legati alle terme e al loro uso. In epoca romana era utilizzata per la proprietà terapeutica dei suoi fanghi e ciò è stato suffragato dalla scoperta della fangaia, un impianto che serviva a sterilizzare il fango prima di essere impiegato. Colpisce l’ecosistema “dinamico”che, mai uguale a se stesso, è ancora là, da millenni, in un continuum che provoca i brividi per la sua bellezza. Affiorano dal terreno soffi di gas che colorano di bian-

co latte l’acqua che diventa rosso sangue appena poco più avanti e, alzando lo sguardo, si viene colpiti dai canneti tutt’intorno. Ci troviamo nel cuore del mito di Aci e Galatea: “Ai piedi del masso colava un sangue rosso cupo: / non passa molto tempo che il rosso comincia a impallidire, / prima assume il colore di un fiume reso torbido dalla pioggia, / poi lentamente si depura. Infine il macigno si fende / e dalle fessure spuntano canne fresche ed alte, / mentre la bocca apertasi nel masso risuona d’acqua a zampilli.” (Le Metamorfosi di Ovidio,cap. XIII) Attorno a questa sorgente sono venuti alla luce un temenos, cioè una grande area sacra costruita dai greci, dove si ce-

lebravano riti legati all’acqua, e miniature di oggetti che riproducono la vita quotidiana di 2500 anni fa. L’ultimo punto,l’acquisizione del Mulino Piscaria, è finalizzato alla realizzazione di un piccolo museo che riqualifichi il sistema dei mulini e lo connetta a quest’area archeologica. Utilizzando la vecchia ferrovia è nei programmi creare un sistema di metropolitana che unisca Catania ad Acireale e preveda una fermata sulla via dei mulini, a pochi metri da quest’area archeologica. Un sogno? “ Demolire era un sogno, costruire il teatro era un sogno. - risponde Di StefanoQuesto,no,non è un sogno. Basta difendere strenuamente ciò che già si possiede”. Maria Grazia Patanè

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In Aevum Editoriale del prof. Rosario Musmeci sulla scuola cattolica in Italia oggi Il n. 28 della fortunata nuova serie di ‘In Aevum’, rivista curata dal Consiglio Direttivo dell’Associazione degli ex-alunni dell’Istituto San Michele di Acireale, si apre con l’editoriale curato dal presidente dell’associazione, Ispettore P.I. prof. Rosario Musmeci; centrato sul tema ‘La scuola cattolica in Italia’, esso affronta la delicata problematica di una scuola, quella confessionale, che non ha sinora ricevuto il necessario concreto riconoscimento da parte dello Stato, benché in questi ultimi tempi qualche lieve segnale (leggasi ‘il parziale rimborso delle retta da parte dello Stato) lasci intravedere possibili positivi sviluppi in merito al tante volte discusso problema della libertà di scelta da parte delle famiglie circa l’istruzione da impartire ai figli. Nelle pagine della rivista si susseguono i contributi storico-culturali di docenti, alunni ed ex-alunni su svariate tematiche, il ricordo della prof.ssa Pinella Musmeci la quale, recentemente scomparsa, è stata per un decennio docente di discipline letterarie nell’Istituto, la riflessione del p. Alfio Cantarella su san Filippo Neri nel quinto centenario della nascita. Tra gli attuali alunni, doverosa citazione per una borsa di studio del valore di euro 200,00 in buoni libro, con giudizio unanime conferita a conclusione del corso diocesano di ‘Volontario dei Beni Culturali Ecclesiastici’, al giovane Sebastiano Mauro, discente della classe 3^ Liceo Scientifico dell’Istituto, con la motivazione di aver presentato un elaborato che, con un corretto approccio storico artistico, per un percorso ideale, corredato da bibliografia ed approfondite citazioni critiche, si sviluppa nel segno dell’arte pittorica di Pietro Paolo Vasta. A corredo della rivista anche le pagine dedicate alla vita dell’Istituto che, a partire da quest’anno scolastico, su indicazione del Dirigente prof. Alfonso Sciacca, si sviluppava nel segno di una ‘cultura del Mediterraneo’, un bacino crocevia di storia e di cultura che non deve essere segno di profonda demarcazione tra i popoli delle diverse sponde, bensì deve avvicinare le varie controparti nel segno di un’auspicabile intensa collaborazione, perché la diversità è feconda di cultura. Tra le pagine della rivista, in proposito, anche il resoconto del preside Sciacca su tale problematica, di recente oggetto di una conferenza dell’on. prof. Salvo Andò nel salone-teatro dell’Istituto. Nando Costarelli

“Pagine di pietra”, omaggio a Clemente Cucuccio, grande artista della fotografia in bianco e nero Una storia che inizia trentacinque anni fa e che, grazie al sogno dei due fotografi acesi Marcello Trovato e Dario Liotta, diventa realtà; un gesto, un omaggio che supera i tempi moderni. Una bellissima favola che racchiude in sé i profumi di una Sicilia ormai svanita, raccontata attraverso un obiettivo fotografico che immortalò il risultato del sudore e della fatica di abilissimi “scalpellini” nostrani. L’illustrato contiene circa ottanta scatti di costruzioni realizzate in pietra lavica, eseguiti appunto più di trent’anni fa dal fotografo Clemente Cucuccio con macchina fotografica Hasselblad, ripresi, restaurati, digitalizzati ed impaginati magistralmente dai due fotografi acesi. Centoventi pagine che definiscono l’opera come “perfetta sintesi fra l’analogico e digitale” (cit. Rosita Romeo). Ne nasce un volume fotografico unico nel suo genere, prezioso sia per la catalogazione di luoghi ormai svaniti che per il livello artistico degli scatti. Artefice di tutto questo è l’uomo, in più vesti; artefice prima delle costruzioni, carnefice poi, artista scultore e artista fotografo, creativo e spietato. L’essenza stressa di una materia

unica nel suo genere, la pietra lavica, che nasce dalle viscere della terra per divenire magnificenza architettonica, dai fabbricati rurali di pastori etnei alle geometrie perfette di scalinate, castelli e palazzi nobiliari. “Fotografare una costruzione in pietra lavica è come pensarla” (cit. Ottavio Cappellani). Prezioso il supporto dell’associazione culturale ArteComunicazioneVisiva, in particolar modo quello di Rossella Caramma, fondamentale per la riuscita dell’opera. Il progetto è stato realizzato grazie all’intervento dell’editore di Carthago, Giuseppe Pennisi, la quale ha impreziosito il risultato finale coinvolgendo il famoso scrittore Ottavio Cappellani e l’architetto Rosita Romeo (entrambi presenti alla presentazione del 6sei maggio), autori rispettivamente della prefazione e postfazione dell’opera. Il volume è attualmente disponibile presso la sede dell’associazione culturale ArteComunicazioneVisiva di via Fabio 33 ad Acireale. Maria Pia Risa

TEATRO Il 29 all’”Amari” di Giarre si rappresenta “Sciura” di Lucia Brischetto

CONCORSO Cerimonia conclusiva dell’iniziativa del Serra Club

Contro ogni violenza sulle donne Ecco tutti gli studenti premiati Ottima scelta quella di inserire, nel programma delle manifestazioni che celebrano il decennale dell’istituzione del liceo delle Scienze umane a Giarre, la rappresentazione – il 29 maggio all’Amari - di “Sciura: storia di una donna violata tra colpe e silenzi” tratta dall’omonimo libro di Lucia Brischetto, già proposta tanti anni fa a Giarre e in decine di teatri di tutta Italia, con protagoniste di grande livello quali Isabel Russinova, Barbara Bovoli, la sicilianissima Maria Rita Leotta e persino Serena Grandi in un personaggio del dramma. “L’emarginazione delle donne nel carcere, siano esse detenute o operatrici sociali - ci spiega la Brischetto, per anni operatrice nel mondo carcerario, esperta del tribunale di sorveglianza, magistrato onorario e titolare di decine di incarichi in materia - presenta caratteristiche che vanno ricercate nella struttura stessa delle carceri, sorte per ospitare detenuti ed operatori sociali maschi. “Sciura” è un’opera contro l’indifferenza e la violenza alle donne –tiene a precisare l’autrice- si pone a difesa dell’infanzia e della legalità ed a sostegno del carcere paradossalmente educativo”. La Brischetto con “Sciura” ha infatti sintetizzato la sua esperienza a contatto con i detenuti scrivendo un libro che racconta la storia di dieci donne che hanno ucciso. Ecco allora che l’opera teatrale diventa occasione, per una donna condannata a tantissimi

Lucia Brischetto tra M. Tomarchio e M. Acagnino

anni di reclusione, per riflettere a lungo e riscoprire il proprio essere, tra speranze e paure. La violenza e la sopraffazione che porteranno la protagonista in carcere è lenita dall’incontro con un’operatrice sociale che riesce a cogliere in lei, addirittura, una portatrice di valori e sentimenti, restituendole un’immagine ed una dignità che forse non aveva mai avuto, sottolineata dal perdono da un lato dato e dall’altro chiesto. Particolarmente suggestivo questo pensiero della “Sciura”: “Non criticatemi perché ho ucciso, per questo la legge mi ha giudicato e condannato, esaminate i fatti della mia vita e, se potete, assolvetemi, così come hanno fatto e saputo fare i miei figli e gli operatori penitenziari che ho incontrato”. Mario Vitale

La premiazione degli studenti partecipanti al concorso del Serra Club, undicesima edizione, ha luogo nel salone del Seminario di Acireale, alla presenza di professori e studenti di scuole Secondarie di primo e secondo grado. Presenti autorità serrane e soci. La presidente, prof. Sara Scuderi, saluta i convenuti e introduce il discorso sulla prossima canonizzazione del Beato Junipero Serra, tra quattro mesi. Il presidente della giuria, prof. Casimiro Nicolosi, parla degli eccezionali meriti di Junipero Serra Santo. A Washington, nel Pantheon, l’unico busto di persona religiosa, tra tanti busti di laici, riguarda l’umile fraticello spagnolo. Circa 190 le adesioni: i lavori, in complesso di buona fattura, consentono buone speranze per i nostri giovani. Sintetico l’intervento dell’impegnato segretario, prof. Salvino Patané, sulla partecipazione di scuole della diocesi. Il rettore, don Angelo Milone, in vista del convegno di Firenze su “Gesù Cristo: il nuovo umanesimo”, sprona tutti a vivere con Gesù, l’unico in grado di farci diventare più veri e più leali, nuovi uomini. La parola del dott. Fiorini è incentrata sui risultati lusinghieri del concorso, specie in campo nazionale, mediante la vincitrice del terzo premio ex aequo, Arianna Statello. Graduatoria finale: Scuola Secondaria di I° grado

Primo premio, 200 euro, ex aequo: Esther Madaudo, “G. Galilei” Acireale Giuseppe Basile, “S. Scandura “ Aci San Filippo- Aci Catena Secondo premio, 150 euro, ex aequo: Simone Vasquez, Vigo Fuccio La Spina Acireale Giulia Matteu, “Guglielmino” Aci Catena Terzo premio, 100 euro, ex aequo: Martina Licciardello, “Guglielmino” Aci Catena Giada Fabiano, “S. Scandura” Aci San Filippo- Aci Catena. Menzione speciale, un libro, Giulia Belviso, Istituto “Allegra”, Valverde Scuola Secondaria di 2° grado: I premio, 200 euro, ex aequo, Arianna Statello, Liceo Scientifico “Leonardo” Giarre Maria Venera Borgese, Liceo Classico “Gulli e Pennisi” Acireale II premio: 150 euro ex aequo: Martina Moschella e Giovanni Maida , Scientifico “Leonardo”Giarre III premio: 100 euro, ex aequo, Mariele Arcidiacono e M.Pia Astuto, Scientifico “Leonardo” Giarre Menzione speciale, libro sull’Etna, Eleonora Leonardi, Alberghiero “Falcone”. Attestati di partecipazione per tutti. Una penna-ricordo a tutti i presenti. A. B.


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Eventi

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ACIREALE Il 29, 30 e 31 maggio la città vivrà tre giornate di concorsi, incontri, spettacoli, mostre e degustazioni

“Nivarata” omaggio alla vera granita ‘Italian stYle’, ‘San Valentino’, ‘Muncibeddu’ e ‘Cammela’ ed ancora ‘Aromatica’ ‘Passione’, ‘Streghetta’, ‘Cappuccetto rosso’ e ‘Acapulco’; questi i nomi delle nove granite in concorso che si disputeranno il premio di ‘Granita dell’anno’ e parteciperanno il 29, 30 e 31 maggio alla IV edizione della “Nivarata”, il festival della granita siciliana ospitato dalla città di Acireale. La manifestazione acese, organizzata da “Progetti Collaterali” e “Studio Muse” in collaborazione con il Comune di Acireale, si terrà nel magnifico scenario dell’ex “Angolo di Paradiso” della “Villa Belvedere” e per le vie del centro storico della città. La “Nivarata” in soli quattro anni è riuscita ad imporsi a livello internazionale sia come presidio delle tradizioni siciliane, ma anche come veicolo di

innovazione e sperimentazione nella preparazione della granita artigianale siciliana. Una manifestazione fresca e dinamica che dal 2012 inaugura l’estate e che promette tante novità in quest’edizione, con una indiscussa protagonista della kermesse: la granita. Pochi gli ingredienti e tanto gusto per un prodotto dolciario che ormai ha varcato i confini nazionali per arrivare fino in Messico e Australia, grazie a Luigi De Luca, messinese di nascita e proprietario della ‘Cremeria De Luca di Sidney’, che verrà nominato ‘Ambasciatore della granita in Australia’. Sinonimo di tradizione, la manifestazione acese guarda con attenzione anche alla storia. Una giuria tecnica, infatti avrà il compito di eleggere i vincitori per il premio ‘Don Angelino’ dedicato alla migliore granita al limo-

ne dell’Etna e il premio ‘Caviezel’, per il migliore gelato al cioccolato. A tal proposito, la Mostra storica della granita alla Villa Belvedere farà scoprire, attraverso un viaggio nella tradizione e nella cultura dai nevaroli a Don Angelino, ‘u gilataru’ acese , il senso più profondo di questo prodotto goloso

che non conosce tempo e luogo, rimanendo emblema di socialità, pausa pranzo o fresco aperitivo nei pomeriggi più assolati degli Isolani. Rimanendo in tema di tradizioni antiche, tutti i giorni in piazza Indirizzo sarà possibile assistere alla realizzazione delle granite con i metodi

antichi, a mano e con il primo macchinario con refrigerazione a ghiaccio e sale, ad opera dei maestri Graziano Pranteddu, Luigi Romana, Santo e Giovanna Musumeci. La tre giorni della manifestazione acese prevede anche il concorso ‘Vetrine da gustare’, un circuito di vetrine a tema granita che coinvolge i commercianti del centro storico. E per tutti i palati la “Pop Up Kitchen” a piazza Indirizzo, una cucina professionale operativa che spunta fuori da un container, appositamente adibito. Inoltre, ogni giorno dalle 10 alle 23, nell’area relax e nei punti di degustazione della “Villa Belvedere”, sarà possibile assaporare le granite speciali create appositamente per il concorso ‘Granita dell’anno’ dai maestri gelatieri. “Nivarata” è anche cultura: visite

guidate alle chiese e alle antiche dimore acesi, mostre d’artigianato che si svolgeranno per le vie del centro, ma anche folklore con spettacoli itineranti ed animazione per bambini, aperitivo serale con granite alcoliche e conferenze sul tema food e dintorni, per una manifestazione che coinvolge l’intera comunità di Acireale. L’appuntamento è quindi fissato per venerdì 29 maggio, quando il taglio del nastro del primo cittadino acese, Roberto Barbagallo, darà il via ad una tre giorni di attività permanenti, ad un evento che unisce tradizione, gusto, innovazione e contemporaneità varcando i confini internazionali e che accompagnerà i numerosi visitatori fino alla premiazione finale. Che vinca il migliore… gusto! Stefania Fiamingo

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INTERVISTA Con il viceparroco della Matrice di Acicatena iniziamo una nuova serie di incontri con giovani sacerdoti

Don Di Mauro: “Con Dio al 1° posto è tutto okay” IL PREZIOSO LIBRO DI FRANCESCO E GIUSEPPE CALÌ

Ricostruzione fedele della vita e del culto dei tre santi fratelli martiri L’eccellente opera di Francesco e Giuseppe Calì, con presentazione di Giuseppe Contarino, s’apre con l’introduzione sul culto dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino, nel contesto culturale-religioso della secentesca Confraternita ad essi ispirata , nella chiesa acese di San Pietro e Paolo. Terzo secolo, il periodo storico: patrizi cristiani,i genitori, il romano Vitale e Benedetta da Locuste, in futuro canonizzati dalla Chiesa. Analizzata la questione del luogo di nascita, - Guascogna o Vaste -, prevale la tesi del gesuita belga, Daniel Van Papenbroock del XVII secolo, pro Vaste, nell’arco di tempo 230- 233. I tre fanciulli, educati da Evodio da Bisanzio, poi da Onesimo. Nel 249 con l’avvento di Decio, il potere imperiale calpesta tutti i diritti umani: persecuzione, protrattasi fino al 252, contro i cristiani, quali nemici di Roma. Rigorosa documentazione della misteriosa storia dei tre Fratelli, catturati a Vaste dal prefetto Nigellione assieme al nipote Erasmo, Onesimo e tredici discepoli: tradotti a Roma, nel carcere Mamertino, visione dei Santi Pietro e Paolo, momento immortalato nella tela di Giacinto Platania, nell’altare dei tre Santi, nella Basilica acese. Decretato il trasferimento del gruppo a Pozzuoli, presso l’implacabile Diomede, i tre Testimoni della fede assistono al martirio del precettore e dei discepoli, compreso Erasmo. Poi, incatenati e spediti in Sicilia per via mare, sbarcano a Messina il 25 agosto 252. A Taormina, il crudele Tertullo - sottoposti i tre giovani a gravi pene - impone alla scorta di condurli a Lentini, sua sede pretoria. A Mascali, dirottamento verso il territorio etneo, per evitare una colata lavica; soste, nell’attuale comune di Sant’Alfio, a Trecastagni, una notte in carcere a Catania; prodigioso il passaggio del Simeto; il 3 settembre, Lentini. S’intercalano miracoli e conversioni. Dopo la guarigione di Tecla da Lentini, conversione dello stesso vicario pretorio, Alessandro; martire, la moglie Epifana. Il 10 maggio 253, martirio: Alphius, strappo della lingua e decapitazione; Philadelphus, giacere su rovente graticola; Cyrinus, immerso nella pece bollente. I loro corpi ventenni, buttati in un pozzo, recuperati da Tecla e Giustina, sepolti in un luogo che diventa sacro. Articolata, la rievocazione delle reliquie, infine traslate a Lentini il 2 settembre 1517. La portentosa storia ispira diversi autori a scrivere testi per rappresentazioni teatrali; di fondamentale importanza il testo della tragedia del gesuita Filadelfo Mauro da Lentini. Nella Biblioteca Zelantea, sono documentate le rappresentazioni in Acireale, i cui testi sono pubblicati nel volume: Vincenzo Costanzo, “Il martirio degli Atleti di Cristo A, F. e C.”, musica di P.Marcello Arcidiacono Acitano (maggio1759); Sebastiano Pulvirenti, “Tecla alla prigione dei Santi Martiri A, F. e C.”, oratorio musicato da Francesco Flavetta (1844). “Tragedia in tre atti di Anonimo”, rappresentata, secondo il relativo avviso teatrale, il 13 giugno 1824, mentre il Pitré sostiene date precedenti al 1820. Riportati alla luce, frammenti di opere di vari autori, un inno di Salvatore Pantellaro, un’ode del poeta Giuseppe Coco, preghiere del can. Venerando Gangi; la “cantata”di P. Francesco Pelluzza, musica di P.Antonino Maugeri, tuttora in voga, nella festa cittadina. Di rilievo, il capitolo sullo stupendo trittico statuario, rivestito in oro zecchino e argento, realizzato nel 1818 dall’argentiere Giuseppe Oliveri; e l’altro sull’artistica “vara”, ripristinata. Ricca la bibliografia; di spicco, le opere di Lionardo Vigo. Belle foto e tavole a colori; eccezionale la tela del pittore Giuseppe Alvino della Galleria regionale della Sicilia. In copertina, suggestivo acquerello di Aldo Scaccianoce. Anna Bella

Cominciamo con don Salvatore Di Mauro, vice parroco della Chiesa Matrice di Aci Catena una nuova serie di interviste a giovani sacerdoti della Diocesi di Acireale. Classe 1982, proveniente dalla parrocchia Maria SS. delle Grazie di Acireale, nel 2007 frequenta l’anno propedeutico e in quello successivo inizia il cammino da seminarista che si conclude il 26 settembre 2014 quando pronuncia il suo “Eccomi” a Cristo in Cattedrale a Acireale. La nostra è stata una ricca chiacchierata in cui sono emersi l’adolescenza, gli anni del seminario e i primi passi da sacerdote. Don Di Mauro, come nasce la sua vocazione al sacerdozio? “Nasce in famiglia, che è stata la base della mia vocazione. Dopo la cresima mi allontanai dalla mia parrocchia, un po’ come accade oggi per tanti giovani. Eppure sentivo crescere dentro di me il desiderio di accostarmi alla Messa e così cominciai a frequentare la Basilica di San Sebastiano e andava crescendo in me la devozione verso di lui. Un giorno il decano mi propose di servire la Messa come ministrante; avevo ventitré anni e stava per iniziare il mio cammino verso Cristo: sentivo dentro di me il desiderio di diventare sacerdote. Degli anni del seminario ricordo i consigli sapienti del direttore spirituale don Rosario Gulisano, il quale ci esortava sempre all’amore di Cristo, per vivere da buoni cristiani”. Che cosa ha sperimentato durante gli anni del seminario? “Lì si è una grande famiglia, si vive tutti insieme la quotidianità. In seminario non si è più persona individuale ma comunità che pur nella diversità porta avanti lo stesso obiettivo: amare e annunciare Cristo”. Qual è l’esperienza più bella che ricorda? “In particolare quella di Aci Platani, dove sono state due le esperienze forti. Da seminarista accanto agli adolescenti e i giovanissimi, che sono come un campo fertile su cui pianta-

re il seme della buona novella, e quindi che rappresentano il futuro, e poi da accolito accanto gli ammalati, che rappresentano il passato, che andavo a trovare e dare loro conforto settimanalmente. Nei loro sguardi trovavo quello di un Cristo sofferente.” Come sono stati i primi passi da vice parroco nella matrice di Aci Catena? “Mi sono subito trovato bene. Adesso seguo diversi gruppi, quello delle coppie, dei giovanissimi e giovani dell’Azione cattolica. Ogni giorno rimango colpito, e di questo sono grato al Signore, perché tra le mie mani avviene un miracolo: un pezzetto di pane e un sorso di vino diventano strumento di salvezza per

tante persone che sono nello sconforto, e qui, come in ogni parrocchia, ce ne sono tantissime. Inoltre sono grato al Signore perché anche nelle confessioni divento partecipe di un miracolo. Per me è una grande responsabilità la confessione perché il Signore mi chiama a diventare uno strumento di grazia, attraverso cui i fedeli vengono invasi dal balsamo del perdono”. Ad Aci Catena è forte la devozione verso la Madonna, non a caso la matrice è stata elevata a Santuario. Qual è il suo rapporto con la pietà popolare e le feste religiose? “Credo che queste siano molto importanti per tutti coloro che rimango

distanti dalla vita liturgica e dai sacramenti durante l’anno. Spesso è per loro l’unica occasione di contatto con Cristo. Tuttavia occorre educare loro che i Santi e la Madonna sono strumento di Cristo e che a lui solo conducono. Spesso mi capita in casi simili di portare l’esempio del calciatore: se questo non si allena tutto l’anno, non potrà supportare il peso della partita. Ora il devoto deve allenarsi tutto l’anno altrimenti ogni fatica sarà vana”. A quale passo della Bibbia si sente particolarmente legato? “Il salmo 61, che dice «Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza». Non a caso l’ho scelta come frase per la mia ordinazione sacerdotale. Oggi giorno siamo presi da mille impegni da portare a termine ma dimentichiamo di mettere al primo posto Cristo. C’è un motto che dice: metti Dio al primo posto e tutto il resto è apposto. Ecco Cristo è la vera felicità” Un’ultima domanda. Chi sono oggi i laici per le nostre comunità parrocchiali? “La loro presenza è importante. In una famiglia non tutti sono padre o madre. Allo stesso modo nella Chiesa c’è una diversità di ruoli. Credo che oggi debbano essere più formati e messi nella condizione di dare alla Chiesa risposte più adeguate, non come estrapolate da una ricerca sul computer ma risposte meditate, pensate, intuite. La loro presenza infine non deve essere un apparire soltanto ma un lavoro silenzioso e umile, seguendo l’insegnamento di Gesù che dice “Non sappia la tua sinistra ciò che ha fatto la tua destra (Mt, 6)”. In tutto questo il sacerdote è un direttore di orchestra che più che dirigere cerca di armonizzare tutti i suoni. E ai laici dico di non essere come i

farisei che predicavano ma non mettevano in pratica ciò che dicevano. Ma di seguire sempre Cristo, che ciò che predicava lo metteva in pratica.” Domenico Strano

ACIREALE Incontro con l’atleta paralimpico Andrea Devicenzi

Oratori d’estate per migliaia di ragazzi “Ho vinto la disabilità con la forza di volontà” “Tuttiatavola,nondisolopanevivel’uomo” Un messaggio di speranza è stato lanciato sabato 16 maggio a studenti, persone con disabilità e alla cittadinanza tutta dall’atleta paralimpico cremonese, Andrea Devicenzi durante i due incontri ad Acireale che lo hanno coinvolto la mattina all’Istituto “Regina Elena” e durante il pomeriggio nelle sale del “San Biagio Resort”. Il relatore e organizzatore degli appuntamenti, dott. Orazio Maltese, del Centro Servizi per il Volontariato etneo, ha introdotto i due incontri: «questo è un momento storico di crisi, soprattutto di valori – ha detto il dott. Maltese-. Siamo ricchi di risorse ma siamo anche tutti disabili perché non siamo in grado di fare tutto. La persona con una disabilità non può considerarsi sconfitta perché continua ad esistere, con la sua passione per la vita, proprio come dimostra l’atleta Andrea Devicenzi». Anche la dott.ssa Adele D’Anna, nell’aula magna del liceo, ha voluto sottolineare il suo operato verso i cittadini con disabilità: «favorire politiche d’incursione per questi cittadini, che, come tutti, hanno doveri e diritti di cui godere». Poi Devincenzi ha parlato al pubblico, raccontando il cambiamento improvviso della sua vita la notte del 28 agosto 1990. «Avevo 17 anni, credevo di avere la mia vita in pugno, ma quella sera a causa di un incidente in moto persi la gamba sinistra. Questo evento però mi ha dato l’opportunità di incamminarmi in un percorso di vita straordinario. La mia avventura ciclistica inizia nel 2008. Avevo preso parecchi chili a causa della vita sedentaria che conducevo. Lasciai in sospeso gli studi al conservatorio di Parma e, con l’intento di dimagrire, salii in bicicletta e da allora non ho più rinunciato al mio amore per il ciclismo e per lo sport. Iniziai a partecipare nel 2008 a una manifestazione ciclistica chiamata “Gran fondo”, poi nel 2009 partecipai anche a gare nazionali, fino ad arrivare alle paralimpiadi di Londra nel 2012. Superai la mia disabilità grazie alla mia forza di volontà, ponendomi obiettivi motivanti, abbandonando la protesi e adottando le stampelle, ma soprattutto grazie all’esperienza vissuta in India con il Raid sul passo Khardung La, percorrendo 700 km nel 2010». Il messaggio finale è soprattutto rivolto alle nuove generazioni: «Ponetevi degli obiettivi -dice il paralimpico -, siate sempre positivi, aiutate gli altri e se avete bisogno non fate i super eroi. Solo così cambieremo la società». Con questo scopo, Devicenzi e alcune persone da lui incontrate durante il suo cammino, accomunati tutti da spiacevoli eventi nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, hanno realizzato “Progetto 22”. «Abbiamo ragionato su ciò che ci ha fatto migliorare -ha detto Andrea Devicenzi-, ovvero le nostre risorse che, messe in atto, ci hanno permesso di vivere in modo straordinario. Così è nato “Progetto 22” che ha lo scopo di aiutare i ragazzi a scoprire le proprie risorse e i propri talenti e a metterli in atto puntando ad un obiettivo finale. Non bisogna mai smettere di sognare, a qualsiasi età. Ponetevi degli obiettivi e pensate di poterli raggiungere. Perché la vera disabilità sta nel lanciare messaggi negativi al cervello. Il “Progetto 22” è stato presentato a molte associazioni e federazioni nel 2014, ma non abbiamo ricevuto consensi perché era una cosa mai fatta prima. Poi è stato realizzato il primo giro formativo in 22 città d’Italia nell’ottobre 2014. La finalità era incontrare i ragazzi e portare le nostre testimonianze per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti. Quest’anno il secondo giro formativo inizierà il 5 ottobre e ho voluto inserire nel progetto anche cinque città siciliane. Catania e Modica sono già state prescelte, trovate le altre tre, inizieremo il nostro percorso formativo d’Italia insieme ai giovani. Perché? Per aiutarli a trovare la loro unicità, a coltivarla e a seguire quello che è il loro percorso di vita». Ileana Bella

“Tutti a tavola, non di solo pane vive l’uomo”. E’ questo lo slogan che vedrà coinvolti durante l’oratorio estivo 2015 migliaia di bambini, ragazzi animatori e famiglie della nostra Diocesi. Come afferma don Samuele Marelli, direttore degli Oratori milanesi, la scelta di questo tema assume una forte rilevanza antropologica, sociale e teologica, Gesù stesso si è rivelato agli uomini attraverso una cena: il cibo è il modo che Dio ha scelto per rivelarsi, attraverso suo Figlio all’umanità. Il mangiare, conclude don Samuele, è un atto naturale, spontaneo, istintivo e umano, ma anche portatore di un’altissima carica simbolica, che lo proietta oltre la materialità dell’atto in sè, attraverso la capacità di dire qualcosa di ciò che è l’uomo stesso e del suo rapporto con il Creatore. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, il tema dell’Expo (che un gruppetto di giovani andrà a visitare a giugno) in corso a Milano, si sposa in pieno con quello del nostro oratorio estivo che si prospetta di diventare una vera occasione di “educazione alla gratuità”. Nella nostra Diocesi, si è organizzato, nel primo week-end di maggio, un cantiere d’animazione per presentare agli anima/educatori il sussidio e i suoi contenuti. L’incontro si è svolto presso la casa di Cassone dei Padri Filippini. Erano presenti oltre ottanta giovani, in rappresentanza di quindici parrocchie. In questa occasione i giovani dell’oratorio S. Filippo Neri di Acireale hanno donato al Coordinamento diocesano una reliquia di S. Filippo Neri. Proprio quest’anno ricorre, infatti, il 500 anniversario della nascita di S. Filippo, ecco allora che tutte le iniziative proposte agli oratori avranno un taglio Filippino. Sarà l’occasione propizia per far conoscere meglio questa grande figura di santità e la storica realtà Filippina acese, che continua ad operare al centro di Acireale. Si partirà con il mandato agli anima/ educatori, che il nostro vescovo Antonio conferirà lunedì 8 giugno nella chiesa dedicata al Santo, in via Arcangelo Raffaele. In questa occasione, ogni oratorio è invitato a portare dei generi di prima necessità da condividere con i fratelli più poveri. Dopo il momento iniziale della Veglia con il vescovo, saranno consegnati gli attestati a chi ha partecipato ai cantieri di formazione e sarà lanciato online il nuovo sito del Coorda, con il primo clic dato da mons. Raspanti. Inoltre, durante l’estate, una statua di Pippo Buono sarà portata in visita presso gli oratori associati e da quelli che ne faranno richiesta e a settembre è in programma “la visita delle sette chiese”, tradizione molto cara istituita da S. Filippo Neri a Roma come momento aggregativo e spirituale per i giovani di allora. Lunedì 15 giugno si svolgerà l’assemblea dei soci del Coordinamento, per riflettere insieme sul cammino fatto finora, cogliere spunti nuovi e idee, anche in vista del rinnovo delle cariche associative del prossimo novembre. Il raduno degli Oratori estivi si svolgerà infine il 10 luglio a S. Giovanni Montebello. Angelo Grasso


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DIOCESI La “Festa degli incontri” al “Cuore Immacolato di Maria” di Acireale presenti i settori Acr e adulti

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L’Ac: “Insieme funzioniamo”

Reitana ospita mercatino bio

“Insieme funzioniamo; la scienza secondo l’Ac” è stato il titolo scelto per la Festa diocesana degli incontri di Azione cattolica svoltasi nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Acireale. “Voi ragazzi avete sperimentato insieme ai più grandi, attraverso i giochi, che insieme è possibile rompere i muri dell’indifferenza, e anche la bellezza di condividere ed esprimere sentimenti con libertà e gioia”, ha detto don Salvatore Blanco, assistente diocesano Acr, durante l’omelia della messa. Un momento importante della giornata è stato la presentazione ufficiale l’EdR (Equipe diocesana dei ragazzi): si tratta di un gruppo di ragazzi provenienti dalla varie parrocchie della nostra diocesi, che affiancherà l’èquipe Acr Diocesana. L’importanza di questo gruppo, come tutti quelli dell’Acr, è valorizzare la voce dei ragazzi, renderli protagonisti del loro cammino, aiutarli a esprimere cosa pensano e cosa vogliono in questo cammino di Fede. I ragazzi EdR sono: Federica, Chiara, Ernesto, Aurora, Mariarita, Elisa, Martina, Agnese, Salvo e Mattia. “Aiutate tutti i ragazzi della vostra diocesi a ricordarsi e a vivere l’esperienza bella dell’Azione cattolica a misura di voi ragazzi”, ha esortato in un video messaggio di augurio la responsabile nazionale Teresa Borrelli. “A voi è dato il compito di animare la vostra bella esperienza diocesana, mettere anima e cuore in quello che ordinariamente fate nei vostri gruppi parrocchiali. Non dimenticate mai che il Signore Gesù vi vuole bene, ed è il vostro amico più grande e che l’Acr vi aiuta col suo percorso di fede ad incontrarlo e a diventare suoi testimoni e annunciatori della sua Pasqua”, ha poi aggiunto. “Siate le sentinelle della nostra Ac diocesana, che risvegliano i nostri cuori di giovani e di adulti ” è stato invece l’augurio rivolto dalla presidentessa diocesana Annamaria Cutuli, complimentandosi con i ragazzi che hanno accettato con impegno e gioia questo compito. Nel pomeriggio la Festa si è conclusa con la condivisione di video giochi e attività che le parrocchie hanno svolto durante l’anno sull’iniziativa Acr + Adulti titolata “Ti racconto la mia AC”, proposte dai due settori, con la quale si chiedeva alle parrocchie di far incuriosire i ragazzi alla scoperta della storia associativa parrocchiale chiedendo la testimonianza e l’esperienza degli adulti. Un’iniziativa che si è conclusa proprio nella Festa degli incontri diocesana, segno tangibile che l’Ac è una grande famiglia che vive pienamente con gioia per e nella Chiesa. Gabriele Sciuto

Mons. Ganswein DIOCESI Domenica 24 , Pentecoste, Giornata per il Seminario ad Aci San Filippo “Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello” In occasione della festa del santo patrono e dell’intitolazione del museo a Benedetto XVI, giorni fa è stato in visita ad Aci san Filippo monsignor Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare del papa emerito Joseph Ratzinger. Accolto dalla cittadinanza la sera prima della solennità, con sorriso radioso ha stretto le mani a tutti, si è fermato a parlare con quanti lo salutavano, ha abbracciato i bambini ed è stato molto affettuoso con i giovani dell’Azione cattolica che, per questa occasione, hanno organizzato un bellissimo concerto, diretto dai maestri Ezio Tosto ed Emanuele Sapienza. Padre Georg, come scherzosamente lo chiamava Fiorello in una nota parodia radiofonica di qualche anno fa, ha ascoltato ogni esecuzione con autentico interesse e nel suo discorso di saluto ha avuto parole di elogio per i “sanfilippesi” che mostrano di essere una comunità sana, semplice e onesta. “Restate così”- ha detto. Subito dopo lo scambio dei saluti, alla presenza delle autorità cittadine, del vescovo di Acireale monsignor Raspanti, del vescovo Sciacca e del prevosto parroco Alessandro Di Stefano, ha scoperto la targa posta all’ingresso del museo, che è stato intitolato a Benedetto XVI poiché papa che nel 2009 ha conferito il titolo di Basilica Minore Pontificia alla chiesa di Aci san Filippo. La sera, in semplicità, ha consumato la cena insieme al vescovo, ai sacerdoti e ai giovani, nei locali dell’Azione cattolica . Il giorno della festa del santo patrono ha presieduto il solenne pontificale, durante il quale ha donato al museo lo zuccotto appartenuto a papa Benedetto XVI. Successivamente non si è sottratto ai tanti che chiedevano di scattare una foto ricordo insieme a lui. Nel pomeriggio è ripartito per Roma, per riprendere il suo doppio ruolo di organizzatore e coordinatore delle udienze pubbliche di papa Francesco, e di assistente di Benedetto XVI, una situazione assolutamente anomala nella storia della chiesa. Dopo averlo incontrato, non stupisce più di tanto che riesca a svolgere in piena armonia questo ruolo, destreggiandosi tra due papi tanto diversi fra loro. Padre Georg Gänswein, definito “l’uomo in abito talare più bello che si sia mai visto in Vaticano”, cui la stilista Donatella Versace ha persino dedicato una linea di moda, è la sintesi perfetta fra il rigore di Benedetto XVI e la simpatia travolgente di Francesco: un vero dono di Dio. Maria Grazia Patanè

“Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”. È questa l’invocazione che nei giorni che precedono la Pentecoste (domenica 24 maggio) la Chiesa ha elevato incessantemente a Dio per avere in dono lo Spirito Santo, che le permette di essere nel mondo lievito di rinnovamento per gli uomini di oggi. Nella nostra Diocesi l’invocazione dello Spirito assume una particolare coloritura per il fatto che si celebra la Giornata per il Seminario diocesano. Mentre preghiamo che lo Spirito Santo si effonda su ogni uomo, a maggior ragione preghiamo che siano ripieni della grazia di Dio quei giovani che, obbedienti alla vocazione, vogliono seguire il Signore nella via del sacerdozio ministeriale. La preghiera, dunque, è la prima e più importante modalità per celebrare la Giornata pro-Seminario. In ogni parrocchia e gruppo ecclesiale, i fedeli si impegneranno per questo con catechesi e particolari intenzioni e liturgie. La Giornata, dal titolo “Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello” (Ap. 21, 9), ha per tema la dimensione sponsale della Chiesa e del sacerdozio. L’Agnello è Cristo che ama la Chiesa, sua diletta sposa, sempre unita a sé nella sua opera di redenzione. A questa sposa i sacerdoti si uniscono in un vero e proprio “matrimonio spirituale”. Come ha detto il Vescovo nel suo messaggio, “la dimensione sponsale – benché specifica del ministero coniugale – non è estranea al presbitero”. “In quanto ripresenta Cristo capo, pastore e sposo della Chiesa, il sacerdote si pone non solo nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa. È chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l’amore di Cristo sposo nei riguardi della Chiesa sposa» (San Giovanni Paolo II, esortazione Pastores Dabo Vobis, 22). È questo il tema che ha fatto da sfondo alle attività del Seminario. La comunità è composta quest’anno da 17 seminaristi: 6 del biennio, 9 del triennio e 2 diaconi. A questi vanno aggiunti 2 diaconi che sono ospiti del Seminario di Palermo, un seminarista alunno del Collegio Capranica di Roma e un giovane dell’anno propedeutico. A guidare la comunità il rettore don Angelo Milone e tre sacerdoti collaboratori. Nei ritmi serrati della preghiera, dello studio, del tirocinio pastorale e della vita fraterna, i seminaristi “imparano a conoscere e amare sempre più la Chiesa e si dispongono a fare propri i sentimenti e gli atteggiamenti di Cristo che per la sua sposa ha dato se stesso per renderla santa, senza macchia né ruga” (cfr. messaggio del Vescovo). In occasione della Giornata pro Seminario viene pubblicato e distribuito in tutte le parrocchie il numero unico “Il Solco” che racconta le esperienze dell’anno formativo della comunità. Nella rivista, così come nel sito www. seminarioacireale.it, è possibile conoscere molto della vita del Seminario e anche trovare le informazioni utili per poter contribuire economicamente. Si può anche versare la propria offerta in tutte le chiese della Diocesi durante la colletta di domenica 24 maggio. don Alfio Privitera

La sempre crescente predisposizione ad intolleranze alimentari rende necessaria una alimentazione naturale che prevede l’utilizzo di prodotti alimentari la cui produzione non prevede l’uso di sostanze chimiche. Per questo motivo da qualche anno si stanno diffondendo i mercati locali di prodotti biologici. Una necessità più che una moda. Si fa un gran parlare di prodotti bio ma l’acquirente, la casalinga o l’anziano che si recano a fare la spesa riescono a riconoscerli nella quantità e varietà di prodotti proposti per la vendita? Soprattutto conoscono la differenza tra prodotti bio, ogm, e a km 0? Si fa spesso confusione a motivo di una carente informazione. Si pensa che il prodotto biologico sia soprattutto quello del piccolo coltivatore considerato garante della qualità. E’ necessaria, quindi, una maggiore informazione ed educazione all’acquisto. Consapevoli che spesso è possibile cadere in mani di venditori con pochi scrupoli, Letizia Foti e Maurizio Palermo, responsabili dell’evento a cadenza mensile “Terre dell’Etna” – Mercatino bio e km 0 in contrada Reitana –Aci Catena, hanno curato personalmente i contatti con gli espositori-venditori garantendo la qualità dei prodotti ed evidenziandone, con appositi cartelli, la tracciabilità e le caratteristiche. Anche i venditori sono stati invitati ad illustrare il prodotto in vendita sollecitando il confronto immediato con l’acquirente. Il mercatino bio che ha mosso i primi passi la seconda domenica di maggio ad Aci Catena è un esempio di coerenza e rispetto delle proprie idee. L’intento è quello di far crescere l’evento, favorire lo sviluppo di una fitta rete di contatti con i comuni limitrofi, la necessità di promuovere una buona educazione all’ acquisto , la creazione di prodotti di nicchia. Per circa sette mesi il mercatino si terrà in piazza Reitana la seconda domenica di ogni mese e ci si augura che possa diventare un appuntamento fisso. Prossimo appuntamento il 14 giugno dalle ore 18.30 alle 22.30 Angela Pirronello

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO Convocazione diocesana nella chiesa di Pozzillo

”La gioia nel Signore” vissuta col Vescovo e Martinez Nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita a Pozzillo - Acireale, si è tenuta la convocazione diocesana del Rinnovamento nello Spirito Santo, con la partecipazione del presidente nazionale Salvatore Martinez e di mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale. Il tema attorno al quale si è sviluppato l’incontro è stato: “La gioia nel Signore” . La gioia che nessuno potrà mai togliere ai veri rinnovati e quindi ai veri cristiani. Essa infatti è il paradigma che contraddistingue il Rinnovamento, assieme alla lode e all’esultanza e che sgorga da un cuore totalmente aperto all’azione della Grazia. Dopo l’accoglienza e la preghiera comunitaria, Salvatore Martinez, davanti ad una chiesa gremita, ha esortato i presenti a riconoscere Gesù Re dei re, e Signore dei signori, (cf. Ap. 19,10-19), ad adorare il Signore, mettendo da parte tutti i falsi idoli, ed i falsi valori che la società di oggi ci propone , seguendo la Via del Vangelo. Ciò implica la volontà di mettere ordine nella propria vita, in una visione escatologica che nasce dall’incontro col Risorto. Incontro, esperienza, effetto sono le tre tappe che portano il cristiano alla realizzazione di sé nella ricerca del Regno, il Regno di Dio che è dentro di noi, perchè battezzati. A seguire, Salvatore Martinez ha guidato la preghiera di intercessione che ha portato una fresca ventata di purificazione e di rigenerazione risvegliando in ognuno la consapevolezza della propria dignità di figlio di Dio. L’atto di affidamento a Maria, nostra madre, ha concluso la parte “carismatica” dell’incontro per cedere il posto alla parte liturgica. Il vescovo mons. Raspanti ha

presieduto la celebrazione eucaristica; concelebranti don Giuseppe Cicala, parroco della chiesa di Santa Margherita a Pozzillo e don Gaetano Pappalardo. Durante l’omelia, il vescovo si è soffermato su due punti particolarmente significativi per noi del Rinnovamento: missionarietá ed evangelizzazione. Portare l’annuncio, sull’esempio di Paolo, della salvezza in Gesù, con coraggio e determinazione nei luoghi, nei tempi e nei modi che lo Spirito Santo suggerisce, consapevoli della nostra pochezza, ma fiduciosi nell’efficacia della parola e nella sua potenza che agisce, opera e tocca il cuore di chi ascolta. Anche un piccolo seme buttato, un sorriso, una parola, una carezza, può essere importante. Sarà poi lo Spirito Santo a far crescere e fruttificare quel seme. Andare dovunque, portatori e testimoni della presenza e dell’amore di Dio, trovando anche il linguaggio adatto alle circostanze e alle persone. Mons. Raspanti ha infine ringraziato il Rinnovamento nello Spirito Santo. per l’opera fin qui svolta, ha incoraggiato i presenti ad inserirsi nelle comunità, anche con le modalità nuove, ma sempre in comunione, muovendosi come un unico corpo; ha poi esortato a proseguire con convinzione e coraggio nella crescita e nel servizio. Angelo Vacirca Rinnovamento nello Spirito Santo Gruppo di Valverde


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24 maggio 2015 dell’

Jonio

ALLE PARROCCHIE RISORSE L’8xmille per il Vangelo PER IL BENE COMUNE delle opere Destinando l’8xmille alla Chiesa cattolica aiuterai la tua parrocchia è lo slogan del concorso ifeelCUD promosso dal Servizio Promozione della C.E.I. È rivolto a tutte le parrocchie chiamate a ideare un progetto di utilità sociale che migliori la vita della propria comunità. Parteciperanno alla vincita di un contributo economico per la sua realizzazione. Basterà iscrivere la parrocchia, in accordo con il proprio parroco, su www.ifeelcud.it dal 1° marzo al 30 maggio. In palio 8 premi, da 1.000 a 15.000 euro, ai quali si aggiunge il premio del pubblico per il miglior video realizzato (1.000 euro).

PERCHÉ VALE LA PENA PARTECIPARE Papa Francesco in più occasioni ha ricordato che l’annuncio del Vangelo deve avere necessariamente risvolti sociali. Questo, più che un invito, rappresenta per i cattolici un impegno contro le nuove solitudini umane e la moderna tentazione all’individualismo. Non ci si salva da soli. Insieme, laici e sacerdoti, sono chiamati a testimoniare con la propria vita i valori del Vangelo. Ma anche a reperire, corresponsabilmente, le risorse necessarie affinché la Chiesa possa continuare la sua missione di annuncio con la Parola e le opere verso chi è nel bisogno: famiglie, emarginati, disoccupati, malati, afflitti. Una possibilità in più in tal senso la offre l’8xmille destinato alla Chiesa cattolica, che aiuterà la tua parrocchia perché ritornerà sul territorio in modo capillare trasformandosi in migliaia di progetti a favore dei più fragili. Quindi far partecipare la propria parrocchia al bando nazionale ifeelCUD può ritenersi, una preziosa opportunità dalla triplice valenza. Da una parte favorisce la promozione della firma per l’8xmille che concorre a far funzionare, tra l’altro, Caritas, centri di ascolto e d’accoglienza. Dall’altra permette ai contribuenti possessori solo del CU* (ex CUD) di esercitare un diritto di democrazia partecipata che spesso non sanno di avere. Infine, attraverso ifeelCUD, le parrocchie possono vincere un contributo per la realizzazione di un’opera a beneficio della propria comunità locale.

I PROGETTI VINCITORI DELLA SCORSA EDIZIONE In molte parrocchie si fa il possibile per non essere solo degli “osservatori” della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. Nonostante le comunità siano inserite in contesti con enormi problematiche sociali, cercano di annunciare il Vangelo con la Parola e attraverso tante opere socialmente utili, capaci di contrastare l’abbandono scolastico, gravi solitudini umane, disoccupazione, povertà. Con le risorse economiche si sostiene la Chiesa per servire tutti. DI SEGUITO LE PARROCCHIE VINCITRICI DEL 2014 (particolari su www.ifeelcud.it). La parrocchia S. Leone con Uno spazio per tutti (Gragnano) ha offerto non solo uno spazio collettivo dove possono stare insieme adulti, anziani, adolescenti, preadolescenti e fanciulli, ma soprattutto un luogo educativo dove i piccoli possano, attraverso lo sport e non solo, sperimentare il rispetto delle regole, della socializzazione, e del bene comune. Maria SS. del Soccorso con Diamo una mano alla scuola? È pronto il soccorso (Palmi) ha risposto alle richieste delle famiglie del territorio con un servizio di doposcuola per i bambini delle primarie e secondarie. È stato istituito presso i locali della Casa canonica della parrocchia, per dare sostegno agli alunni che hanno difficoltà nello studiare, nell’interagire e socializzare con altri ragazzi. S. Luca con Il cerchio della vita (Latina), si è rivolto ai minori del territorio che vivono una serie di problematiche sociali ed evolutive legate alla sfera emotiva-affettiva e a quella scolastica. Il progetto prevedeva l’ampliamento del doposcuola gratuito per i ragazzi delle scuole superiori che, a causa del disagio familiare, non possono permettersi ripetizioni private. Maria SS.ma delle Grazie al Purgatorio e il progetto M’arricreo (Casoria), attraverso un laboratorio di recupero di materiali di scarto, ha cercato di contrastare la povertà con iniziative capaci di trasformare lo spreco in risorsa, facendo leva sulle capacità creative individuali e di gruppo. San Giovanni Battista de la Salle (Roma) ha proposto un centro organizzato di raccolta e smistamento di informazioni relative alle offerte e domande di lavoro selezionate da quotidiani, rete, siti di comune e provincia. Il tutto accompagnato anche dal supporto di un sito web che funziona come un social network.

MARIA GRAZIA BAMBINO

COME FUNZIONA IL CONCORSO IFEELCUD 2015 Per concorrere le parrocchie sono chiamate a: creare un gruppo in accordo con il parroco iscriversi online su www.ifeelcud.it dal 1° marzo al 30 maggio 2015 ideare un progetto di utilità sociale per la propria comunità organizzare una raccolta in busta chiusa delle schede 8xmille allegate ai modelli CU*

(ex CUD) delle persone esonerate dalla presentazione dei redditi, e consegnarle a un CAF realizzare anche un eventuale video che mostri le idee proposte nel progetto Vincono i contributi le 8 parrocchie che hanno presentato i progetti considerati più meritevoli secondo i criteri di valutazione pubblicati sul sito

www.ifeelcud.it. Le 8 parrocchie saranno poi ordinate in base al numero di schede CU raccolte. Il filmato, non obbligatorio, permette di vincere il premio del video più votato. La proclamazione dei vincitori avverrà sul sito dal 30 giugno 2015. Il progetto dovrà essere realizzato entro il 31 gennaio 2016.

Tutte le info su www.ifeelcud.it *I TITOLARI DEL SOLO MODELLO CU (CERTIFICAZIONE UNICA, EX CUD), IN ITALIA OLTRE 10 MILIONI, SONO COLORO CHE POSSIEDONO ESCLUSIVAMENTE REDDITI DI PENSIONE, DI LAVORO DIPENDENTE O ASSIMILATI, E SONO ESONERATI DALLA PRESENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI. TUTTAVIA POSSONO DESTINARE L’8XMILLE ATTRAVERSO L’APPOSITA SCHEDA ALLEGATA AL MODELLO CU. IN ALTERNATIVA, SI PUÒ UTILIZZARE LA SCHEDA ALLEGATA ALLE ISTRUZIONI DEL MODELLO UNICO, FASCICOLO 1 (SCARICABILE DA WWW.IFEELCUD.IT).


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