La Voce dell'Jonio (25 giugno 2017) anno LX numero 6

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LA Jonio VOCE Anno LX- N. 6

Domenica, 25 giugno 2017

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Verso la Settimana Sociale

Il lavoro che vogliamo libero, creativo, solidale

Libero, creativo, partecipativo e solidale: questo è il lavoro che vogliamo. Forse può sembrare un desiderio eccessivo, o ritenere che sia la pretesa, alquanto utopistica, di qualche sindacalista estremo, che non sa fare i conti con la (triste) realtà in cui il nostro Paese è immerso. Sappiamo che l’Italia ha conosciuto, in questi ultimi anni, un tasso di disoccupazione altissimo, una fame di lavoro disattesa, tanto che di questa fame non si contano più le vittime. Poi scopriamo che a pronunciare, anzi, a scrivere queste parole è papa Francesco, al n.192 della sua Enciclica Evangelii Gaudium, e non dobbiamo credere che il Papa si erga, solitario, con chissà quale discorso innovativo, perché riprende semplicemente la secolare dottrina sociale della Chiesa in fatto di lavoro. I l problema grosso è che, proprio noi cattolici, sconosciamo quasi del tutto l’insegnamento che la Chiesa, attraverso il magistero di chi la guida, ha costantemente rivolto ai cristiani, perché s’impegnassero a trasformare in meglio la società, insieme a tutti gli uomini e le donne con cui sono imbarcati nell’avventura umana. Ma si sa: in maggioranza, coloro che si dichiarano cristiani, rischiano di essere soltanto i frequentatori della Messa domenicale e gli autori di qualche generoso gesto di solidarietà , compiuto per tacitare la coscienza, mentre difficilmente incarniamo la nostra fede nell’impegno perché le cose storte cambino, e cambino in meglio. Poiché la tentazione di ridurre il credo religioso ad un puro fatto intimistico ha sempre accompagnato i cristiani di ogni epoca (basterebbe leggere la lettera di san Giacomo, in cui l’apostolo, con sottile ironia, dichiara l’inconsistenza di una “fede” alla quale manchi la concretezza delle opere), non sono mancati nella Chiesa coloro che hanno tentato di svegliarne le coscienze addormentate. E , all’inizio del Novecento, un cristiano autentico, Giuseppe Toniolo, laico, economista e padre di sette figli, “inventa” qualcosa perché la comunità ecclesiale del tempo, insieme alle cose di lassù, sappia aprire meglio gli occhi sulle realtà di quaggiù, per renderle come Dio vuole e non come l’egoismo umano le costruisce. Nascono così, nel 1907, le “Settimane Sociali dei cattolici italiani”, che, tra alterne vicende, interruzioni e riprese, arrivano quest’anno alla loro 48° edizione. Barbara Sgroi (continua a pag. 2)

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

diocesi Incontro a Stazzo per la consegna da parte del Vescovo del mandato agli anima-educatori degli oratori

“Si va in scena” ognuno con il proprio talento

Nella chiesa “San Giovanni Nepomuceno” di Stazzo, il Coorda (Coordinamento oratori diocesi Acireale) si è radunato per ricevere il mandato degli anima-educatori dal vescovo mons. Antonino Raspanti. I giovani sono partiti dallo slargo di via Torrisi per raggiungere la chiesa, compiendo un percorso di riflessione insieme al vescovo. In seguito all’ascolto del mandato, due educatori del centro “Padre Nostro” del quartiere Brancaccio di Palermo hanno spiegato l’operato di don Pino Puglisi. Abbiamo incontrato Angelo Grasso (nella fotina), responsabile dell’oratorio di Aci Platani e vice

Libri

coordinatore degli oratori per saperne di più sullo svolgimento dell’incontro e gli abbiamo posto alcune domande. - Come si è svolto l’incontro? «Quest’anno è stato itinerante, abbiamo percorso il lungomare di Stazzo sviluppando tre tappe del sussidio, fino ad arrivare nella chiesa di “San Giovanni Nepomuceno”. Prima di entrare in chiesa abbiamo ballato l’inno dell’oratorio estivo che s’intitola “Credici”. In chiesa ci è stato dato il mandato dal vescovo e abbiamo ascoltato testimonianze». Graziella De Maria (continua a pag. 2)

vita culturale

Una testimonianza di vita autentica Pio La Torre raccontato dai figli Teresa Scaravilli

Taormina

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Nino De Maria

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Annamaria Distefano

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Acireale Rivoluzionaria iniziativa del Comune rivolta anche ad aiutare le famiglie

16 (o 17?) mercatini rionali Buona occasione di rilancio delle attività economiche

Troppa grazia Sant’Antonio! Verrebbe proprio da dire così, per commentare la delibera dell’Amministrazione comunale acese che istituisce i mercatini rionali. Saranno ben 16 infatti (secondo il comunicato stampa del Comune), le aree mercatali che interesseranno sia il centro che la periferia, ed anche le frazioni; nella delibera ne risultano però 17, elencate dalla A alla Q – comprese la J e la K – e chi non ci crede controlli. Nino De Maria (continua a pag. 8)

Foto: Nino De Maria

intervista

diocesi

Il 6 luglio in Cattedrale Il vescovo Raspanti ordinerà sacerdote il diacono Arturo Grasso don Alfio Privitera

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Intervista

Ottavio Patanè parte in moto per la Mongolia testimone di pace solidarietà e fratellanza Mario Vitale

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sostienici con il tuo 5 per mille Lo 0.5 ‰ della tua imposta sul reddito può essere destinato all’associazione di volontariato “Orazio Vecchio”

Una intensa serata al “Teatro Antico” inaugura alla grande il “Taobuk 2017”

Era “Poeta per caso” da grande è diventato “Premio letterario Città di Acireale”

La legge Finanziaria prevede la possibilità di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito ad associazioni di volontariato, onlus, ricerca etc. Il 5‰, altra cosa dal già sperimentato 8 ‰, non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta. Anche l’Associazione Orazio Vecchio,nata soprattutto per curare La Voce dell’Jonio, è tra i soggetti beneficiari. Per destinare a noi il contributo basta compilare l’apposita scheda del 5‰ sul modello 730 o Unico: 1) Inserire i propri dati anagrafici e il codice fiscale; 2) Firmare nel riquadro indicato come Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.... (il primo a sinistra della scheda); 3) Indicare in quel riquadro il codice fiscale 90034160870 (come nell’esempio sopra)

Il nuovo presidente della Cna di Acireale Daniele Trovato vede “segnali di ripresa” Gabriella Puleo

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intervista Grazia Messina e la vita

100 anni per la famiglia Le si illuminano gli occhi, quando mi racconta del suo passato, proprio quegli occhi che “accusa” di non farle vedere più le cose nitidamente, come una volta. Prende respiro, mentre le sue parole riaprono pagine di vita, che assumono consistenza e diventano fasi di un film, nella descrizione meticolosa ma spontanea che la signora Grazia ne dà. Rita Messina (continua a pag. 8)


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In Seconda

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LIBRI Pio La Torre, ucciso dalla mafia per la sua integrità, raccontato dai figli Filippo e Franco

GIORNALISTI Formazione al “Cannizzaro”

Si legge molto volentieri, come ogni storia vera e, in modo speciale, se autobiografica, il volume “Pio La Torre Ecco chi sei”, scritto dai fratelli Filippo e Franco, figli di Pio La Torre, con la collaborazione di Riccardo Ferrigato, ed. San Paolo, 200 pagine, 15 euro. Entrare nella comunicazione confidenziale dei vissuti e sentire i battiti del cuore di chi scrive, è un’esperienza sempre nuova e non si può fare a cuor leggero, coinvolge il lettore e gli mette dentro una certa trepidazione, un coinvolgimento emotivo inevitabile. Ho letto con molto interesse, devo dire, e con crescente stupore il libro che Filippo e Franco La Torre hanno scritto per dire chi è stato Pio La Torre, il loro padre e mentre avanzavo nella lettura si illuminava sempre più nella mia mente la sua figura di uomo, che apprezzavo già da vivo per i suoi ideali, in assoluta coerenza con la vita. Lo stupore nasce dagli orizzonti di umanità e di coraggio, che egli manifesta; una grandezza d’animo che si attribuisce a santi o a eroi. Un eroe o un santo, non fa differenza, perché solo chi è capace di dare tutto se stesso per la causa che difende, merita lo stesso appellativo, eroe, santo, uomo di valore, ovvero uomo vero! Entrambi sono riconosciuti tali dagli altri, entrambi degni d’imitazione e non vanno dimenticati. Chi è Pio La Torre lo si scopre, pagina dopo pagina mentre si racconta la quotidianità di un’esistenza, attraverso le tre parti che compongono il volume: 1) la vita di un ragazzo di campagna che chiede al padre di voler andare a scuola; 2) il percorso di formazione umana e sociale di un giovane che diventa uomo, attraverso un impegno attivo in seno ad una organizzazione politica e sindacale, come il PCI e il Sindacato e, principalmente, nel contatto quotidiano con i problemi sociali, vissuti in prima persona, insieme alle masse di contadini, sfruttati e indeboliti dalla sopraffazione dei padroni e dalla violenza dei mafiosi; 3) la tragica fine di un uomo di valore e la sua eredità consegnata a noi e al nostro futuro. Tutta la vita di Pio La Torre si concentra in alcuni assoluti, come “conoscenza”, “responsabilità”, “capacità critica ed autocritica”, “dialogo”, “mediazione e aggregazione”, “onestà e coerenza”, per citarne solo alcuni. “Conoscenza”, non solo teorie o studi, ma conoscenza della realtà in cui si svolge la vita degli uomini, dei più poveri e più sfruttati, per creare una società più giusta ed equa e abbattere le barriere delle disuguaglianze.

per le emergenze 112 già in funzione

Testimonianza di vita autentica Il numero unico

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Jonio

Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

“Responsabilità”, come dovere morale e civile non solo di chi ha compiti di governo, potere istituzionale per formulare leggi e garantire diritti e doveri, libertà e giustizia, rispetto delle regole, ma anche “responsabilità” dei singoli cittadini a prendere parte alla “cosa pubblica”, come partecipazione dovuta a un bene che appartiene a ciascuno. “Capacità critica” e “autocritica”, per verificare il proprio operato e le mete prefissate, che danno la possibilità di modificare, aggiustare in maniera civile e onesta le linee per un futuro migliore. “Dialogo” è la parola chiave di tutte le imprese, perché nel dialogo c’è l’impegno ad ascoltare le ragioni dell’altro, delle fatiche e delle diserzioni, della presa di coscienza di quanto era opportuno e necessario e quanto conta il pensiero degli altri. Messo a confronto, il pensiero di uno si espande, conquista e coinvolge l’intelligenza, le aspettative e le capacità degli altri per andare oltre il proprio orizzonte e proporsi in progetti più grandi, più nobili, più utili per molti, per tutti. Il dialogo non toglie nulla al patrimonio del singolo, piuttosto lo arricchisce. Il dialogo consente la possibilità di “condividere e aggregare”, assumere impegni uniti, insieme, anche tra provenienze diverse; posizioni apparentemente contrastanti possono convergere per raggiungere l’obiettivo condiviso. “Onestà e coerenza” tra ciò che si proclama a voce e ciò che si compie di fatto nella quotidianità è ciò che consente agli uomini di superare ogni tipo di barriera, di stato sociale, di razza, di religione, per unirsi e vedere realizzati i loro ideali, i loro sogni. Questo libro, scritto a quattro mani, dai due fratelli La Torre, è un monumento, elevato alla memoria del padre, Pio La Torre, perché, non solo non si dimen-

tichi ma soprattutto si imiti la coerenza di vita, l’audacia, la lungimiranza, l’eroismo di un uomo che ha donato la sua vita perché credeva in quel che faceva e quel che faceva era un cammino progressivo per il bene di tutti, il Bene Comune, il Benessere civile e sociale di una comunità di uomini che si rispettino e si adoperino insieme per costruire quella città che tutti sognano. Scorrendo le pagine, dolore e amarezza si mescolano insieme e trapelano tra le righe, ma non ci sono sentimenti di odio, piuttosto appare una speranza, la stessa che sostiene gli ideali e fa osare oltre il credibile quando la consapevolezza del Bene Comune assume la forza di esistere per un “NOI”, più che per il proprio “io”. Evidente e forte appare un monito per i giovani a coltivare valori alti, a vivere gli ideali in cui credono, perché gli ideali s’incarnano nelle vite delle persone, non sono fantasie , i valori hanno volti, hanno nomi, si tramandano di generazione in generazione, crescono con noi, si nutrono dei nostri gesti concreti. Ma è anche una provocazione ad una presa di coscienza sempre più netta e profonda, un invito al confronto per non lasciarsi intimorire, per non rimanere impantanati nel vuoto di un apparente successo. Il continuo esercizio di confronto dialettico e critico delle scelte da compiere e da proporre conferma le idee e consolida le scelte, convince e coinvolge chi vacilla e teme. La Torre conosce la forza che trascina la volontà dell’agire quando c’è la consapevolezza e la coscienza che la posta in gioco è la dignità dell’uomo, che lo rende tale quando è libero e onesto. Per cui non ci sono in lui parole prive di contenuto, nè gesti di negligenza o malafede, ma la continua ricerca di un Bene sempre più grande, un Bene per tutti. “Svegliatevi, siciliani, svegliatevi, uomini delle istituzioni”, sembra dire, dall’oltre tomba, ancora a noi, Pio La Torre,” se volete che il mondo cambi, mettetevi all’opera, ciascuno per la parte che gli spetta, insieme tutti gli onesti, da uomini liberi, potete cambiare il volto del mondo. E gli onesti sono un popolo grande, che aiutato a rimanere coerente con i propri valori, è un buon seme da spargere, capace di abbattere e di eliminare, isolare, allontanare, la poca zizzania dei corrotti e di quelli in mala fede. Coraggio, alzatevi, insieme ce la farete”. Grazie, Pio La Torre, per la testimonianza di vita autentica. Teresa Scaravilli

dalla prima La Diocesi si prepara alla Settimana Sociale

Mandato del Vescovo agli anima-educatori

Raccogliendo l’invito di papa Francesco, sarà la realtà lavorativa, con tutti i suoi problemi, ma anche con la sua potenza umanizzante, le sue risorse e le sue infinite possibilità, ad essere portata al centro dell’attenzione delle comunità ecclesiali. La Settimana Sociale si svolgerà a Cagliari dal 26-29 ottobre 2017 e avrà come titolo appunto “Il Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”. Insieme ai vescovi delle diocesi, vi potranno partecipare, in relazione al numero degli abitanti, da 3 a 7 persone, che siano attivamente coinvolte nelle problematiche del lavoro. Anche la nostra Diocesi di Acireale si prepara a partecipare alla Settimana di Cagliari, che vuole fare il punto della situazione, ma anche mettere in moto le risorse locali, organizzando il percorso della Settimana stessa e quello preparatorio attorno a quattro “registri comunicativi”: 1) Denunciare; 2) Raccontare; 3) Buone pratiche; 4)Proposte. Cercheremo ancora di parlarne, perché possiamo lasciarci raggiungere da questo vento di speranza, che vuole soffiare sulla nostra indolenza e tirare fuori di noi il meglio, per il futuro della nostra terra.

Quali i punti principali del mandato? «Il vescovo ci ha raccomandato di essere umili e servitori dei più piccoli, di avere pazienza l’uno con l’altro e anche di curare bene gli ambienti per accogliere i ragazzi; è bello trovare gli spazi ordinati, ci fa sentire a casa, in famiglia». In merito alle testimonianze? «Abbiamo ascoltato due educatori, tra cui il direttore del centro “Padre Nostro” del quartiere Brancaccio di Palermo che ci ha parlato di don Pino Puglisi e del suo amore per don Bosco. Don Puglisi, arrivato a Brancaccio, ha studiato le esigenze e la cultura del territorio per poi programmare come intervenire, chiedendo collaborazione per il bene di Brancaccio e spendendosi molto per i ragazzi. Il centro accoglie tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani, gratuitamente. Siamo stati anche invitati a visitare il centro». “Si va in scena” è il tema di quest’anno. A cosa ci si riferisce? «È basato sul convegno di Firenze e quindi sulla bellezza delle arti; ognuno in oratorio può mettere in atto e sviluppare il proprio talento. Ogni arte è abbinata ad una parabola». - Quanti i presenti? «Eravamo circa 25 oratori, se non di più e oltre 300 persone, tra anima-educatori, sacerdoti e alcuni ragazzi del seminario».

Barbara Sgroi

Graziella DeMaria

Effettuare il soccorso in tempi più rapidi, fornire precise informazioni a chi di competenza, per rispondere alle richieste di aiuto in modo idoneo. Con questi obiettivi, sta per essere attivato in Sicilia il numero unico 112, “uno, uno, due” per le chiamate di emergenza. L’importante iniziativa, dai risvolti concreti sulla vita quotidiana, è stata presentata ufficialmente nei locali dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, patrocinata da detto nosocomio, dall’assessorato della Salute della Regione Siciliana, dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, che ne ha fatto un evento formativo, dall’Associazione Italiana della Comunicazione pubblica e istituzionale. Scopo dell’incontro la corretta divulgazione di un servizio di emergenza per i cittadini. Diversi gli interventi, lungo il corso del seminario, moderato dal giornalista Orazio Vecchio, responsabile dell’ufficio stampa della citata Azienda ospedaliera, tutti con l’intento di fornire notizie chiare sul servizio telefonico, che ha come partner tecnologico Tim. Si tratta, infatti, di un numero unico a cui rivolgersi, per ricevere aiuto in casi di necessità, che ha come base di ricezione un’unica centrale di risposta (Cur), con sede proprio all’Ospedale Cannizzaro. “E’ fondamentale prestare attenzione ai problemi relativi alla sicurezza. A questo proposito la realizzazione logistica della centrale di risposta, la prima per il Meridione d’Italia, è motivo di grande orgoglio per tutti”, ha affermato il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, dott. Angelo Pellicanò. Una centrale che “smisterà”, in modo mirato secondo la problematica segnalata dal cittadino in condizione di emergenza, la telefonata all’Ente competente (Comando dei carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia di Stato, 118 Servizio sanitario, etc.). In cosa consiste, dunque, la differenza, ci si chiede, con le richieste di intervento fatte fino ad oggi ai vari numeri 118, 113, 115, etc.? Detti numeri rimarranno, comunque, attivi. Componendo il numero gratuito 112, ci si rapporterà con il personale qualificato, che in base alle notizie ottenute (lo scorrimento dei secondi necessari ad ottenerle, risulterà fondamentale per individuare l’aiuto specifico da dare) filtrerà le telefonate e passerà l’urgenza al 113, 118, etc, per fornire il giusto intervento. Tra i requisiti del numero unico, infatti, vi è la localizzazione, tramite l’app, del chiamante, del punto da cui viene effettuata la telefonata e l’accessibilità per tutti i cittadini, anche relativamente a quelli stranieri, giacché vi è la possibilità di accesso multilingue. “Filtrare” le chiamate consentirà di non far proseguire le cosiddette telefonate “improprie”, ovvero quelle non di emer-

genza e poter rendere l’intero sistema di soccorso più fluido. “Cambia il modo di fare soccorso ed è fondamentale l’azione di sensibilizzazione all’iniziativa, come ci si deve rapportare con il servizio di emergenza. Bisogna portarlo a conoscenza anche dei bambini, a partire dalle scuole” ha spiegato la giornalista M. Cristina Corbetta, responsabile della Comunicazione dell’Azienda regionale Emergenza Urgenza della Lombardia, capofila per l’attuazione del Nue 112. Marco Magheri, vicesegretario generale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e direttore di Panorama della Sanità, ha poi rimarcato il contributo che i comunicatori pubblici possono dare a questo «salto evolutivo» della società. «Il rapporto tra emergenza e media è fondamentale e da parte nostra c’è e ci sarà la massima attenzione», ha detto la dott.ssa Isabella Bartoli (responsabile Centrale Operativa 118 Ct-RgSr), uno dei numeri di emergenza, con 112, 113 e 115, le cui chiamate saranno convogliate al Nue 112. A rappresentarli tutti, sono intervenuti il dott. Daniele De Girolamo (Polizia di Stato, Questura di Catania), il tenente colonnello Michele Piras (Reparto operativo Carabinieri di Catania), l’ing. Ferdinando Franco (Direzione Regionale Vigili del Fuoco). Degli aspetti tecnici e tecnologici del Nue hanno parlato l’ing. Mario Drago, responsabile tecnico-informatico Nue, che ha sottolineato la possibilità di un servizio multilingua all’utente che chiama, e l’ing. Gaspare Monastero di Tim, in qualità di partner tecnologico dell’intera piattaforma digitale della Cur Nue 112, che ha rappresentato come le soluzioni adottate garantiscano i livelli massimi di sicurezza ed affidabilità assicurando la continuità del servizio in qualsiasi circostanza. Un numero unico per tutte le emergenze, con due centrali di risposta in Sicilia, quella di Catania, appunto, ed una a Palermo. La prima è già attiva da martedì 20 giugno, secondo uno scaglionamento collegato ai distretti telefonici: martedì prossimo migreranno i primi distretti telefonici, lo 095 di Catania e lo 0933 di Caltagirone, il 18 luglio lo 0931 di Siracusa e lo 0932 di Ragusa; seguiranno Messina ed Enna. I lavori hanno visto un dibattito con domande da parte dei giornalisti e la visita alla Cur con dimostrazione di chiamata. Unione d’intenti, dunque, per migliore ancor più la sicurezza dei cittadini, per poter dare la giusta risposta alla richiesta d’aiuto di chi è in serie difficoltà, mirando a risparmiare quel lasso di tempo prezioso, determinante per salvare una vita. Rita Messina


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Cultura & Spettacoli

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CONCORSI 14 e 15 luglio serate finali in piazza Duomo di quello che era “Poeta per caso”. Resta “Fotografo per caso”

“Premio letterario Città di Acireale” È in dirittura d’arrivo il Premio letterario “Città di Acireale”, la cui cerimonia finale, con la scelta e la premiazione dei vincitori, si svolgerà il 14 ed il 15 luglio in piazza Duomo. Il premio è alla sua decima edizione, anche se fino all’anno scorso portava ancora il nome originario di “Poeta per caso” ed era organizzato dall’associazione “Cristo nuova speranza”, dalle cui ceneri (come l’araba fenice) è nata adesso l’Accademia Letteraria Fotografica Acese (Alfa), presieduta da Giacomo Trovato. Il concorso prevede la partecipazione di opere edite e inedite, divise in due categorie: giovani fino ai 28 anni e adulti dai 29 anni in su; le opere inedite possono essere sia racconti, sia poesie (in lingua italiana e siciliana). Il tema proposto per gli inediti (sia prosa che poesia) è “Sulle ali della libertà”. Tutte le opere sono state valutate da due giurie tecniche specifiche per le due sezioni, le quali hanno già selezionato le tre opere migliori per ogni gruppo. In una ulteriore fase di valutazione, le due giurie si scambieranno le opere

migliori e, direttamente durante la serata finale, selezioneranno i vincitori e l’ordine d’arrivo per ogni categoria. Alla giurie tecniche si aggiungerà, per le opere inedite, anche una giuria popolare. “Circa 120 – ci dice il presidente dell’Accademia Giacomo Trovato – sono stati i partecipanti, di cui una ventina di opere edite”. Il successo di partecipazione è una cosa ormai scontata, ed il numero dei concorrenti è aumentato di anno in anno. Dall’anno scorso è stato bandito contestualmente anche il concorso “Fotografo per caso”, che ha quest’anno come oggetto “Luoghi d’incontro e di socializzazione” e della cui organiz-

zazione si è occupato Angelo Cristaudo, noto esperto di fotografia. Anche per quest’altra gara si è registrata una nutrita partecipazione, con opere di alta qualità, come dimostrano i risultati dell’anno scorso; ma anche per quest’anno c’è da sperare bene. La serata di gala finale si svolgerà, come dicevamo, sabato 15 luglio nella splendida cornice barocca della piazza Duomo di Acireale, e sarà presentata da Marinella Arcidiacono e Giovanni Cavallaro, con la collaborazione di Agata Spinto e Angelo Cristaudo. È previsto un parterre nutrito di ospiti qualificati, specialisti in vari campi che

vanno dall’arte alla poesia, dalla danza al teatro: Antonio Costa, Katherine e Barry Donzuso, Valeria Fisichella, Francesco Foti, Rosario Lo Bello, Carlo Muratori, Antonio Presti, David Simone Vinci; ma anche i gruppi Sara e le Donne di Ararat, la società di Danza Catania, Nuova Prospettiva Danza e il Centro Accademico Arte e Movimento. Inoltre gli attori Grazia Spampinato e Mimmo Allegra declameranno le poesie finaliste ed alcuni brani delle opere in prosa. Contestualmente ci sarà anche la premiazione del concorso fotografico, le cui opere saranno esposte in una mostra dedicata ad esse. È prevista la partecipazione di varie autorità – tra cui il sindaco Roberto Barbagallo – e dei rappresentanti dei numerosi sponsor. Lunedì 3 luglio, alle ore 10, si terrà in Comune una conferenza stampa di presentazione dell’evento, con la partecipazione dei presidenti delle giurie tecniche, prof. Alfonso Sciacca (editi) e prof.ssa Elena Strano (inediti). Nino De Maria

TEATRO A SCUOLA Saggio - spettacolo della VC del 1° Circolo didattico di Acicatena

persone capaci di grandi cose, eppure con delle costanti sulle quali ancora si ironizza. Se molto infatti è mutato dopo le ultime stragi di mafia- così come sul palco gli alunni hanno spiegato, attingendo dalle parole dello scrittore Gaetano Savatteri- molto ancora rimane da fare. Emblematici il testo e la coreografia della canzone “Malarazza”: l’uomo, che subisce delle ingiustizie e si ferma davanti ad un Cristo sulla croce, chiedendoGli di distruggere la malarazza, non viene consolato, ma spronato a rimboccarsi le maniche, a stringere i denti e lavorare per dar vita alla giustizia che chiede. Momenti di seria e profonda riflessione hanno poi toccato le coscienze degli spettatori, suscitando una generale commozione, quando sul palco si è data voce a tre delle centootto piccole vittime di mafia: Giuseppe Letizia, Claudio Domino e Giuseppe Di Matteo. Lo spettacolo si è concluso con le ultime parole di speranza e fiducia nelle nuove generazioni del giudice Paolo Borsellino. Tra il pubblico la dirigente scolastica, dott.ssa Nunzia Grillo - che si è complimentata con i bambini, l’insegnante Giuseppa Rigoli e i genitori per uno spettacolo che è ottimo esempio di collaborazione tra scuola

“Etna Comics” è anche beneficenza E’ calato il sipario sulla settima edizione di Etna Comics, festival internazionale dei comics e della cultura pop che in quattro giorni ha richiamato al complesso fieristico Le Ciminiere di Catania decine di migliaia di appassionati di fumetti, cinema, anime e manga, videogames e tutto quanto fa “nerd”, provenienti anche da fuori Sicilia. Per quanto la cronaca da noi puntualmente riportata non possa che essere parziale, ci piace citare a livello di “big” -oltre ai già menzionati nei precedenti articoli- la presenza di: David Lloyd, autore del celebre “V per vendetta”; Gianluca Gugliotta, che ha firmato una stupenda stampa di “Dragonero”; Moreno Burattini, scrittore e curatore di Zagor che ha presentato lo spin-off “Cico” insieme a Tito Faraci e Walter Venturi, rispettivamente autore e copertinista della miniserie; Matteo Mosca, che ha firmato il primo numero da lui disegnato della serie “Mercurio Loi” scritta da Bilotta; quanto agli incontri, una menzione particolare meritano due incontri a cura dei Bonelliani Siculi (in particolare di Enzo Di Maria e Riccardo Renda): l’omaggio al grande Galep, Aurelio Galleppini, creatore grafico di Tex; e la presentazione della favola dark “Lucy dalle trecce” di Barbara Daniela e Cinzia Barone. La stessa Daniele ha poi presentato il numero 1 di “Van Helsing”, da lei scritto e le cui meravigliose illustrazioni sono opera del bravissimo Salvo Coniglione. Ma Etna Comics non è solo divertimento e passione: anche quest’anno il ricavato di un’asta avente ad oggetto opere appositamente realizzate dai grandi autori presenti, servirà a finanziare opere di beneficenza e solidarietà. Complimenti e ad maiora! Mario Vitale

Generazioni di Sicilia Il teatro Matrice di Aci Catena gremito di spettatori attenti, incantati, commossi. Standing ovation per gli alunni della quinta C del I Circolo Didattico Emanuele Rossi. Quella che doveva essere una tradizionale e semplice recita di fine anno, di una scuola primaria, si è rivelata invece una straordinaria, complessa e articolata opera teatrale, magistralmente diretta dalle registe Antonella Dimauro, Graziella Calabretta e Dalinda Alabiso, che hanno collaborato con l’insegnante Giuseppa Rigoli, ottimizzatrice dello spettacolo. Il trio di registe e sceneggiatrici, alla loro prima esperienza, è riuscito a realizzare testi originali, creando un incastro perfetto tra gli stessi, il teatro di Martoglio e gli sketch del duo comico Ficarra e Picone. Tra i caratteri distintivi di questo progetto l’obiettivo, pienamente raggiunto, di fare dei ventisei alunni di questa classe i ventisei protagonisti dello spettacolo, nessuno escluso. L’opera, intitolata “ Generazioni di Sicilia”, vuol essere un inno a questa terra e, insieme, un’analisi critica delle generazioni di uomini che l’hanno abitata. Un viaggio nel tempo che, partendo dal mito di Aci e Galatea, passando per l’Italia unita a fine ‘800, giunge ai giorni nostri presentando i Siciliani come

Recensione

Saggio musicale al “Majorana - Meucci”

e famiglie - e il comandante dei vigili urbani di Aci Catena, Sebastiano Forzisi, entrambi piacevolmente colpiti dalla performance dei bambini. Un lavoro eccezionale, riuscito grazie all’impegno dei genitori anche per quanto concerne audio e musiche, curati da Gioacchino Tamburello; grafica e video, curati da Alessandro Lombardo; costumi e scenografie, curati da Annamaria La Spina, Ersilia Pennisi, Giovanna Strano. Alla fine dei cinque anni di lavoro con questi alunni, così chiude l’insegnante Giuseppa Rigoli: “Rispetto delle regole, conoscenza della storia, valorizzazione del territorio e comprensione del presente saranno, non solo il culmine dell’azione educativa, ma anche gli strumenti di una generazione di speranza, che si troverà a dover risolvere i problemi lasciati in eredità dalle generazioni precedenti.”.

Un bellissimo pomeriggio musicale, pieno di suoni e tanta emozione, è quello cui hanno dato vita i ragazzi dell’ Istituto Scolastico Superiore Majorana - Meucci di Acireale che, con notevole impegno e passione, hanno seguito settimanalmente le lezioni del progetto “Laboratorio di pianoforte”, realizzato a cura della prof.ssa di musica Rosaria Borzì durante il corso dell’anno scolastico 20162017. Il progetto, grazie alla disponibilità del dirigente scolastico prof.ssa Patrizia Magnasco e della vicaria prof.ssa Sebastiana Barbagallo, è nato dall’intento di promuovere la realizzazione di esperienze musicali, andando così incontro alle inclinazioni dei ragazzi che avevano mostrato un particolare interesse verso lo studio di uno strumento, nello specifico del pianoforte. “ Alla musica, infatti- afferma la prof.ssa Borzì - si riconosce un altissimo potenziale educativo: essa funge da canale di comunicazione privilegiato per favorire la condivisione di esperienze, la comunicazione, lo sviluppo del coordinamento, la concentrazione, l’ascolto, l’espressività, la creatività”. Gli alunni che si sono esibiti al pianoforte sono: Andrea Spina (1A); Maria Aurora Riccobene (1S); Benedetta Blasco, Michael Stevens D’Alessandro e Alessia Greco (2S); Roberta Carace (3I); Giacomo Gieri e Rita Valastro (3L); Chiara Messina e Giorgia Platania (3S); Antonino Conti (2BM). Alla fine del saggio, è stato consegnato a tutti un “Attestato di partecipazione”. L. V

LIBRI I l “Taobuk 2017” aperto con una intensa serata culturale al “Teatro Antico” arricchita da molti personaggi del mondo del libro e della recittazione

“Padri e figli”, unico tema per tutti gli eventi della kermesse libraria Nella sala del centro culturale “Pinella Musmeci” di Acireale, sabato 23 luglio alle ore 19, Biagio Fichera presenterà al puLa serata inaugurale della settima edizione del Taobuk, il Festival del libro di Taormina, è stata particolarmente suggestiva grazie all’ambientazione nel Teatro Greco. In questa edizione, tutti gli eventi, saranno legati dal filo conduttore “Padri e figli”. A presentare, accanto all’ideatrice del festival, Antonella Ferrara, il giornalista Alessio Zucchini. La serata si è aperta con l’esibizione del soprano Daniela Schillaci che ha magistralmente interpretato “Casta Diva” di Bellini, accompagnata dall’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, orchestra che ha regalato numerosi altri intermezzi tra le premiazioni degli ospiti. Infatti, come vuole la tradizione, la serata inaugurale del Taobuk è stata interamente dedicata al conferimento dei Taobuk Award. Sul palco si sono susseguiti ospiti illustrissimi, di grande spessore culturale nonché umano, alla cui interviste, da parte dei due conduttori, abbiamo avuto il piacere di assistere. Il primo premiato, da parte dell’assessore allo Spettacolo della Regione Sicilia, Antony Barbagallo, è stato il regista Gianni Amelio, con il Taobuk Award per il film “La Tenerezza”. Alla domanda, rivoltagli da Alessio Zucchini, relativamente a Lorenzo, l’ultrasettantenne protagonista del suo ultimo film, il regista risponde: “Lorenzo è una parte di me, è quella parte di me che non è contenta di avere più di 70 anni”. Viene così messa in luce la difficoltà del protagonista del film nell’invecchiare, e soprattutto, nell’essere padre di chi ha sua volta è padre, di chi non è più una creatura plasmabile, ma un adulto, con una personalità ben definita e con una propria autonomia. Il secondo premio, for Literary Excellence, è stato assegnato ad uno dei più grandi scrittori viventi, l’israeliano Abram Yehoshua, i cui libri vengono tradotti in ben 22 lingue. Tra i numerosi punti che sono stati toccati, nel corso dell’intervista, c’è anche quello della sopravvivenza dei genitori alla perdita dei figli, tema centrale nel suo libro “L’amante”. Yehoshua dice che la reazione alla perdita di un figlio è del tutto soggettiva: c’è chi riesce a sopravvivere, trovando un’altra missione nella vita e chi ne rimane assolutamente annientato, incapace di reagire; è questo il caso della protagonista del suo libro. Anche un altro libro, “La comparsa” parla di padri e figli, in particolare di un padre che influenza la figlia a non diventare madre, negandole così di provare l’esperienza della genitorialità. Ma Yehoshua spazia, parlando anche

della situazione mondiale: dal fenomeno migratorio all’eterno dissidio tra israeliani e palestinesi. La sua opinione è che la pace si possa trovare solo lasciando i cancelli aperti lungo i confini, ma tracciando i confini, poiché di questi non si può fare a meno. Il premio Viene conferito dalla sua conterranea, la cantante Noa, che alla fine della serata si è esibita in concerto. A seguire il Taobuk Award per l’impegno civile al magistrato Nicola Gratteri, che ha dedicato la sua vita a combattere la ‘ndrangheta. Secondo il procuratore capo di Catanzaro, chi più di ogni altro ha saputo cogliere il vantaggio di una comunità europea che ha abbattuto i confini è, tragicamente, la criminalità organizzata. Questo poiché, mentre noi cittadini onesti ci sentiamo ancora membri di uno Stato, che a sua volta fa parte di una comunità, le mafie, considerano l’Europa uno Stato unico. Anche Domenico Starnone ha ricevuto il premio per la letteratura. Starnone, nei libri “Lacci” e “via Gemito” descrive due figure paterne, entrambe negative sebbene molto diverse tra loro: una sogna di lasciare la famiglia, poiché la avverte come un peso, ma non ne trova il coraggio, l’altra, al contrario, non avverte il peso della famiglia, finché non viene travolto dalla passione per un’altra donna e decide, a quel punto, di abbandonare moglie e figli. Due antimodelli ai quali possiamo non accostarci solo se, una volta diventati genitori, continuiamo a conservare il ricordo di essere stati figli. Il momento più divertente, ma non per questo meno profondo o commovente lo regala Christian De Sica, che racconta alcuni aneddoti della sua infanzia e giovinezza legati a quel gigante del cinema italiano che è stato il padre, Vittorio. Prima dell’inizio della serata siamo riusciti ad avere una sua dichiarazione circa il Taobuk: “Ringrazio Antonella per aver apprezzato la mia interpretazione in Fraulein, una commedia e quindi un film per me insolito, abituato come sono a film estremamente comici. A questa gratificazione si aggiunge il piacere di trovarmi in questo splendido contesto del Teatro Greco di Taormina, in una così bella occasione”. Lungo il corso della serata l’attore Luigi Lo Cascio ha letto diversi brani di Luigi Pirandello, di cui ricorre il 150 anniversario dalla nascita, e di altri autori siciliani, come Quasimodo. All’interprete del film “I cento passi” è andato il premio Una vita per l’Arte. Annamaria Distefano


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Speciale Chiesa

25 giugno 2017

DIOCESI Il 30 giugno a Linguaglossa la Giornata dei ministranti

“Lascia tutto e ... seguimi” Torna a fine mese il tradizionale raduno dei ministranti della diocesi che si ritroveranno venerdì 30 giugno a Linguaglossa per la Giornata diocesana a loro dedicata. Un appuntamento atteso da tutti i gruppi, perché è l’occasione per incontrarsi con gli altri ministranti, per pregare insieme al Vescovo e per fare festa; ma è anche l’occasione per dare la giusta visibilità a una realtà ecclesiale – quella dei bambini e dei ragazzi che servono all’altare – troppo spesso sottovalutata e invece ancora molto diffusa e di grande valore formativo, spirituale e

vocazionale. Per questo motivo tutti i parroci hanno particolare cura dei ministranti e si impegnano non solo perché sappiano svolgere il servizio liturgico ma anche perché possano fare un autentico cammino di fede e di comunione. In questo senso la giornata diocesana è il culmine del cammino che i ministranti hanno compiuto durante l’anno nelle proprie parrocchie, sebbene per molti di loro ci saranno altri importanti momenti, come i campi-scuola parrocchiali o altre iniziative estive. La giornata si svolgerà secondo il consueto programma. Alle 9 l’arrivo e il raduno fissato nell’Istituto San Tommaso (piazza Ambrogio Gullo, 2). Ad accogliere i gruppi provenienti da tutte le parrocchie ci saranno i seminaristi e il Rettore del Seminario don Marco Catalano. La giornata dei ministranti, infatti è un’iniziativa dell’Ufficio per la pastorale delle vocazioni e viene organizzata dalla comunità del Seminario. Dopo l’accoglienza e l’iscrizione, i ministranti si divideranno in gruppi per fasce di età e avranno modo di riflettere sul tema della giornata “Lascia tutto e… seguimi!”. Al termine dei gruppi di studio, muoverà la lunga processione dei ministranti, che nel frattempo avranno indossato le loro vesti liturgiche, e dei rispettivi stendardi. Aprirà la processione lo stendardo dell’Associazione diocesana ministranti, che è stato custodito nell’anno trascorso dalla parrocchia di Sant’Alfio e che al termine della S. Messa sarà affidato ad un altro gruppo che si sia distinto nell’anno trascorso. La processione percorrerà la via principale di Linguaglossa e giungerà nella Chiesa madre dove ad attenderli ci sarà il Vescovo che celebrerà la Messa con tutti i sacerdoti presenti. Dopo la Messa, si farà ritorno all’Istituto per il pranzo e per i giochi di gruppo e l’ animazione, con premi per i vincitori e per tutti i partecipanti. È possibile condividere foto, messaggi e altro materiale attraverso #ministrantiacireale2017.

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Jonio

DIOCESI Il 6 luglio Arturo Grasso sarà sacerdote

Dalla terra alla messe di Dio Giovedì 6 luglio la nostra Chiesa diocesana avrà un sacerdote in più. Giunge a compimento, infatti, il cammino formativo di un giovane del nostro Seminario, Arturo Grasso della parrocchia “S. Maria degli Angeli” di Acireale, che il Vescovo ordinerà presbitero nella Basilica Cattedrale alle ore 19. Arturo ha 32 anni. È cresciuto nella parrocchia di piazza Cappuccini, nei gruppi giovanili e in quello dei ministranti e con la devozione a Maria Bambina il cui culto è tanto radicato in quella chiesa. Dopo aver conseguito la maturità classica, ha proseguito gli studi fino alla laurea in scienze agrarie. L’agricoltura, infatti, è sempre stata una passione che Arturo ha praticato fin da bambino. Fino a quando non ha avvertito la vocazione a dedicarsi pienamente a coltivare un altro tipo di campo… la messe del Signore… e ha deciso di fare il suo ingresso in Seminario nel 2011. Gli anni di Seminario sono trascorsi in modo fecondo, nella preghiera, nello studio della teologia, nella formazione umana e spirituale. Con una particolare sensibilità per i giovani, per lo sport e per i mass media. Il suo percorso formativo è stato completato dal tirocinio pastorale nelle parrocchie di Santa Venerina e attualmente di S. Isidoro di Giarre, così come da tante altre esperienze caritative e pastorali vissute fuori dai confini del Seminario. Il 28 ottobre è stato ordinato diacono. Nell’anno appena terminato è stato ospite del Seminario di Piazza Armerina che risiede a Palermo dove ha intrapreso gli studi in teologia pastorale alla Facoltà teologica S. Giovanni. Ora giunge il momento della consacrazione ultima e definitiva che conformerà don Arturo a Cristo sacerdote e donerà alla nostra Chiesa un nuovo presbitero. L’ordinazione sarà preceduta da un triduo di preparazione dal 3 al 5 luglio alle ore 18.30 nella Chiesa S. Maria degli Angeli; alla messa di mercoledì 5 seguirà una veglia di preghiera con la presenza dei seminaristi. Il novello sacerdote presiederà la sua prima messa nella sua parrocchia di origine sabato 8 alle ore 18,30. Non potremo però usufruire immediatamente di don Arturo. Il suo ministero sacerdotale partirà in modo inconsueto. Infatti pochi giorni dopo l’ordinazione si recherà a New York dove dimorerà circa due mesi per fare uno stage sulle comunicazioni sociali e per vivere una esperienza pastorale all’estero. Certamente un arricchimento che il novello sacerdote metterà a frutto quando farà il suo ritorno in Diocesi. E sarà come averlo una seconda volta! don Alfio Privitera

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Jonio

Chiesa e Società

25 giugno 2017

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FUCI Intervista a Caterina Rapisarda, nuova presidente del gruppo di Acireale, sul senso e gli scopi dell’associazione

“Vivere una vita cristiana all’Università”

Caterina Rapisarda è la nuova presidente unica della Fuci di Acireale. È stata eletta l’11 maggio 2017 subentrando a Domenico Strano, presidente maschile di gruppo dal 2015 al 2017. Attualmente il gruppo Fuci di Acireale è composto da sei membri più l’assistente ecclesiastico don Roberto Maio. Abbiamo rivolto qualche domanda alla neo presidente per conoscere un po’ la sua storia e il suo rapporto con la Federazione. Chi è la presidentessa del gruppo Fuci di Acireale? “Il mio nome è Caterina Rapisarda. Sono una studentessa iscritta al corso di laurea magistrale in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania. Sin da bambina sono cresciuta in ambienti cattolici, che mi hanno permesso di conciliare lo studio con la fede. Mi sono formata presso l’istituto salesiano “San Francesco di Sales”, dove ho conseguito la maturità classica. Appena diplomata ho intrapreso il mio percorso di studi universitari all’esterno, in Inghilterra, presso la University of Westminster di Londra, dove ho conseguito la laurea in Internazional Relations”. Che cosa è la Fuci? “La Fuci, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, la più antica associazione universitaria italiana, è l’insieme di vari gruppi di studenti universitari cattolici, presenti in tutta Italia, che scelgono di condividere insieme il percorso faticoso ma irripetibile degli anni universitari, facendosi protagonisti della loro Università, riscoprendo, attraverso l’incontro con diverse personalità, la bellezza della loro Fede”. Come hai incontrato la Fuci e cosa è per te? “Ho incontrato la Fuci partecipando alle settimane teologiche di Camaldoli. Si dice che non si è veri fucini se non

si va almeno una volta a Camaldoli, luogo sacro per la Fuci, dove sono stata colpita da questo mondo e al rientro ho iniziato a frequentare le riunioni del gruppo della mia città. La Fuci mi ha permesso di conoscere molte persone che come me sentono forte il bisogno di non rendere la Fede un bene distinto da tutto ciò che ci circonda come cittadini e, da studente universitaria, primo fra tutti l’università. La Fuci ci aiuta a formarci come cristiani, rendendoci protagonisti delle relazioni quotidiane. La Fuci ci chiama ad una sfida personale che guida la nostra vita da studenti universitari, da cattolici impegnati per il bene comune”. Sei stata eletta presidente di grup-

po ad Acireale, un’importante responsabilità che richiede impegno e dedizione. Questo può conciliarsi con la vita universitaria? “Si, può e deve conciliarsi. È molto importante riuscirsi ad organizzare e non perdere mai quali sono le priorità da studenti e da cittadini, nonché da cristiani. La Fuci permette di conciliare la vita universitaria, che non è solo lezioni e studio, ma è anche vita. La Fuci ci insegna che l’università è relazioni, è fatica, è soddisfazione, è sacrifico. Lo stile fucino aiuta a rapportarsi con lo studio, ad approfondire la nostra fede e ad essere cittadini attivi delle nostre comunità”. Annalisa Coltraro

MEIC Tanti spunti dalla relazione di Savagnone e dall’intervento del presidente Elia all’assemblea nazionale

Una Chiesa in dialogo con le culture contemporanee ”La gioia del Vangelo e le culture del nostro tempo. Laici credenti in una Chiesa in riforma” è stato il tema discusso durante i lavori della XIII assemblea nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, tenutosi ad Assisi il 2-4 giugno. Un momento federativo importante, che ha visto impegnati i delegati di tutti i gruppi locali del Meic presenti sul territorio nazionale nelle discussioni delle linee programmatiche, che accompagneranno il movimento per il prossimo triennio, e nella votazione per il rinnovo del consiglio nazionale. Importanti relatori hanno preso parte ai lavori assembleari. La prolusione è stata affidata al professore Giuseppe Savagnone, il quale ha affermato che “la riforma della chiesa non va temuta, bisogna mantenere viva la tradizione ed essere capaci di parlare agli uomini di oggi”. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal nuovo assistente nazionale dell’Azione Cattolica, mons. Gualtiero Sigismondi. Il presidente nazionale del Meic, Beppe Elia (nella foto), è intervenuto ai lavori per tracciare un bilancio

del triennio appena trascorso e delineare le sfide e gli impegni che l’associazione vuole intraprendere. Afferma Elia nel suo discorso conclusivo che “la realtà sociale è fortemente sfilacciata e ci sta a cuore intervenire con dibattiti approfonditi in cui è possibile ascoltarsi reciprocamente. In ambito ecclesiale, invece, vogliamo rispondere alle forti sollecitazioni di papa Francesco che, attraverso in particolare l’Evangelii gaudium e la Laudato si’, ha invitato a rinnovare il volto della Chiesa partendo da noi stessi. Al di dà delle approvazioni di facciata per le parole del Papa, è necessario favorire il dialogo con chi ci sta intorno ed essere pronti a lasciarsi interpellare da questioni nuove”. Beppe Elia ha fatto un bilancio

anche sullo stato di salute del movimento degli intellettuali cattolici affermando che “nel Meic c’è una grande riserva di competenze e di disponibilità al servizio per la Chiesa italiana, in questi ultimi anni ho raccolto davvero molti segnali positivi dai nuovi gruppi che si sono costituiti e dalla presenza vivace che molti altri continuano a mantenere nella loro Chiesa locale e nei territori dove operano. Ci stiamo impegnando in un cammino di rinnovamento radicale e abbiamo già raggiunto traguardi importanti, penso al ricambio generazionale di tanti nostri gruppi locali e al rinnovamento della nostra storica rivista ‘Coscienza’. Ora vogliamo proseguire con uno slancio ancora maggiore, spronati dall’azione riformatrice di papa Francesco e dal suo mandato ad animare una Chiesa in uscita, che si mette in dialogo con le culture contemporanee”. Presenti ad Assisi una rappresentanza del gruppo Meic di Acireale con in testa il presidente Pietro Currò. A. C.

ISTITUTO SAN MICHELE

Nel convegno annuale gli ex alunni si confrontano sulle sfide della società Anche quest’anno l’Istituto San Michele di Acireale ha aperto le porte agli ex-alunni con il tradizionale ‘Convegno’ che si ripropone quale classico ‘rendez-vous’ per rinsaldare gli antichi legami sorti nel corso dei pregressi (e nella maggior parte dei casi anche remoti) anni di studio vissuti nell’austero collegio acese. Nonostante le nuove generazioni non offrano, purtroppo, una significativa presenza nell’ambito dell’associazione degli ‘ex, essa prosegue comunque la propria attività, anche attraverso i continui aggiornamenti operati nell’ambito del sito web dell’Istituto. Come da pluriennale tradizione, il Convegno, preceduto dalla celebrazione eucaristica presieduta, nella cappella dell’Istituto, da mons. Paolo Urso, si è aperta con il saluto del direttore padre Alfio Cantarella, anche a nome del presidente prof. Rosario Musmeci, quest’anno assente in quanto trattenuto a Roma da improcrastinabili ragioni di famiglia; in programma la relazione dell’illustre ospite di turno e la consegna di attestati agli ‘ex’ in ricorrenza del 50°, del 25° e del 15° anniversario del conseguimento del diploma di maturità. Dopo i saluti iniziali, il segretario dell’Associazione degli ex-alunni avv. Giovanni Patti informava l’assemblea sulle modifiche di recente apportate allo Statuto dell’associazione. Di seguito, l’atteso momento della relazione, quest’anno affidata a mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, che intratteneva i presenti sull’esortazione apostolica ‘Amoris laetitia’ di papa Francesco sul tema della famiglia che, nei tempi moderni, è minacciata nella propria unità da molteplici fattori esterni. Mons. Urso prendeva spunto da un racconto di don Mario Bellora, il quale accosta la famiglia alla parabola del ‘buon samaritano’: il Signore Gesù, ‘buon samaritano’ si china a lenire le ‘ferite’ della famiglia. La famiglia, pur alle prese con le traversìe dei tempi moderni, continua a rimanere una scuola di umiltà che, senza pari, è in grado di offrire un contributo essenziale per una società giusta e solida. Il problema è: come affrontare le sfide della società attuale? Bisogna evitare atteggiamenti di denuncia retorica o di autoritaria imposizione e, dunque, suscitare una riflessione ed una maturazione nelle persone. Bisogna, cioè, riconoscere gli errori ed affrontarli, per una efficace correzione della rotta dell’impegno educativo e, dunque, affrontare le sfide con lucidità e serenità (sapendo che la famiglia è il cuore della vita umana) e, dunque, orientare le scelte alla luce del Vangelo, perché se è facile parlare d’amore è certamente ben più difficile vivere concretamente tale realtà. Prima che padre Cantarella consegnasse i diplomi agli ‘ex’ in ricorrenza, l’alunno Gianluca Belfiore ha offerto un intermezzo musicale, con l’esecuzione di un ‘Notturno’ di Chopin al pianoforte. La foto di gruppo nel grande cortile interno dell’Istituto ha preceduto il momento conclusivo del pranzo conviviale nel grande refettorio dell’Istituto. Nando Costarelli

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Chiesa e Società

25 giugno 2017

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Jonio

INTERVISTA Ennesimo viaggio in moto di Ottavio Patanè, 48enne industrial designer in partenza per la Mongolia

Solidarietà, fratellanza e pace per il mondo “IL SOLCO” DEL SEMINARIO

“La mia gioia sia in voi”

Come ogni anno, con la solennità di Pentecoste, a conclusione del Tempo liturgico di Pasqua, ecco il numero unico della rivista ‘Il Solco’, magazine a cura del Seminario Vescovile, che offre una esauriente panoramica sull’attività di studio e discernimento svolta nel decorso anno formativo all’interno dello storico istituto ecclesiastico diocesano. Con il sottotitolo ‘La mia gioia sia in voi’, l’editoriale di redazione del magazine introduce all’argomento scelto quest’anno; attraverso le pagine della rivista, il Seminario offre ai lettori ed a quanti, comunque, ne seguono affettuosamente le sorti, una proposta di condivisione dell’itinerario spirituale, all’insegna della gioia con la quale il Cristo Risorto si manifesta agli apostoli e, in loro, a tutti gli uomini nel corso dei tempi. L’invito di Gesù ad una fiduciosa sequela deve essere sempre accolto quale gioia contagiosa, cioè che si diffonde sempre più. Nelle prime pagine della rivista, i messaggi del vescovo e del rettore del Seminario invitano rispettivamente alla condivisione totale della gioia con cui i seminaristi intraprendono o proseguono il proprio cammino di discernimento verso la meta finale del sacerdozio ministeriale ed alla gioiosa scoperta del volto di Dio, rivelato all’uomo in Gesù Cristo. Ed ancora, nelle pagine successive la presentazione della comunità 2016/2017, il ‘diario’ della comunità che si pone ‘nel solco del tempo’ con tutte le attività svolte durante il decorso anno formativo, le riflessioni spirituali di diversi seminaristi, per una comunità in cammino verso il dono ‘totale’, cioè la sequela di Cristo nel ministero sacerdotale. I nuovi seminaristi si presentano all’insegna dell’evangelico ‘Lasciarono tutto e lo seguirono’: la scelta della sequela di Cristo si manifesta in costoro attraverso la gioiosa adesione alla sua chiamata, ma anche attraverso l’esempio concreto di uomini e donne che nel tempo hanno offerto coraggiose testimonianze di fede. In ultima pagina, infine, il messaggio di mons. Guglielmo Giombanco, recentemente consacrato vescovo della diocesi di Patti, il quale ha voluto confermare la propria vicinanza offrendo il proprio saluto, insieme con la testimonianza di come il Seminario sia stato per lui un luogo di crescita e di discernimento con conseguente arricchimento della sua vita umana e spirituale. Egli, esprimendo la propria gratitudine per quanto ha ricevuto nella crescita in umanità ed interiorità, auspica che la comunità del Seminario, quale luogo fecondo che educa a spendersi generosamente e senza riserve per Dio e per i fratelli, possa continuare a riscoprirsi giorno dopo giorno nell’accogliere e custodire gelosamente nel cuore la gioia della chiamata al ministero sacerdotale. Nando Costarelli

Si può viaggiare in moto ed essere testimoni di solidarietà? Ottavio Patanè, 48enne industrial designer di Giarre, sposato con Sabina e papà di Demetrio, lo fa da ben 10 anni. A fine luglio partirà per la Mongolia con la bandiera dei volontari del “Tuttinsieme” (gruppo guidato dal rag. Sebastiano Pennisi recentemente presentato nel salone della Regina Pacis di Giarre) che si occupa di integrazione dei disabili e dei cosiddetti “ultimi”; e col logo della nota organizzazione umanitaria “Bambini nel Deserto ” che opera in Africa da diciassette anni, entrambe associazioni delle quali Ottavio fa parte. - Come ti definiresti, Ottavio? “Un viaggiatore temerario - ci risponde - che utilizza la moto come mezzo di locomozione, viaggia per conoscere, capire, migliorarsi e per raccontare le sue avventure nel Mondo in moto, tra cultura, conoscenza e solidarietà, viaggiando sempre in solitaria e raggiungendo le mie mete in luoghi lontani sempre via terra, andata e ritorno, senza alcuna assistenza, se non quella che possono darmi le persone che incontro lungo i miei itinerari”. - Hai maturato un’ampia esperienza nel mondo dei viaggi via Terra, attraversando settanta paesi di tre continenti… “Nel mio ultimo viaggio in Africa ho percorso circa 17.000 Km, dalla Sicilia al Senegal andata e ritorno attraversando Italia, Francia, Andorra, Spagna, Portogallo, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania e Senegal. In questo viaggio, come

nei precedenti, ho dovuto improvvisare giorno dopo giorno per affrontare le difficoltà incontrate, dalle basse temperature notturne nel deserto ai quasi 49 gradi di giorno, a guasti meccanici, forature e usura del mezzo, utilizzando e adattando l’attrezzatura ridotta al minimo per i volumi e il peso consentiti per un viaggio in moto. Ho fatto tappa in diversi villaggi nei deserti tra Marocco, Sahara Occidentale e Mauritania, soprattutto in un villaggio per una missione, dell’organizzazione umanitaria non governativa ‘Bambini nel Deserto’, che ha l’obiettivo di migliorare, attraverso azioni dirette e concrete, le condizioni di vita dei bambini del Sahara e del Sahel in diversi settori: acqua, cibo, sanità, istruzione e infanzia, sviluppo economico, migrazioni. Con il ‘BnD Biker

Team’ esperti motociclisti arriviamo infatti nei luoghi più sperduti dell’Africa subsahariana dove c’è bisogno di aiuti, perché con la moto si arriva dove tutti gli altri non arrivano”. Ottavio si sta preparando per una nuova avventura, questa volta non il deserto del Sahara ma il deserto del Gobi in Mongolia, attraversando 24 paesi lungo un itinerario di quasi 28.000 Km via terra in solitaria, percorso che comprende anche la via della seta. “In questo viaggio dalla Sicilia alla Mongolia avrò l’onore di portare la bandiera del gruppo itinerante ‘I volontari del Tuttinsieme’, oltre a colori e logo dei ‘Bambini nel Deserto’, attraversando Italia, Grecia, Turchia, Armenia, Georgia, Azerbaigian, Calmucchia, Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan, Federazione Russa, Mongolia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Bulgaria, Macedonia e Albania”. Come dire, fino ai confini del mondo, all’insegna della solidarietà, della fratellanza e della pace, attraverso la conoscenza diretta dei luoghi, delle persone e delle culture. M. V.

AIFO Con l’opera letteraria “Una comunità per includere” al Concorso nazionale

Vince una scolaresca di Scillichenti La classe seconda E della scuola superiore di primo grado di Scillichenti, facente parte dell’Istituto Comprensivo Rodari – Acireale è la vincitrice del settimo concorso scolastico nazionale AIFO, “Una comunità per includere”: primo premio con l’originale opera letteraria “Ci vorrebbe il mare”. Martedì 6 giugno, nell’ambito della festa di fine anno scolastico, promossa dalla dirigente scolastica, dott. Elisabetta Maggio, nel salone dell’Istituto gremito di alunni, genitori e insegnanti, si è svolta l’attesa premiazione sia della seconda E, guidati dalla prof. di lettere Cinzia Castorina, sia degli alunni dei corsi d’inglese; tutti, esultanti di gioia. L’evento si apre con il saluto all’assemblea della dott.ssa Maggio. Il referente del gruppo AIFO di Acireale, prof. Giuseppe Vicari, offre alla scuola una bella targa con la nota frase di Raoul Follereau “Vivere è aiutare a vivere”, donata dal gruppo AIFO di Acireale ed inol-

tre, il primo premio nazionale di materiale didattico del valore di duecento euro. Il suo dettagliato intervento sull’AIFO è in connessione con la commemorazione del francese professore di storia e filosofia, nonché scrittore e giornalista, Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, da lui incontrati la prima volta in grotte nell’Africa centrale, in stato di completo abbandono. In Italia, l’Associazione sorge nel 1961. Negli anni Ottanta, attraverso la scoperta di un medico scandinavo del virus della lebbra, allignante nel degrado, la funesta malattia diventa curabile, ma, sostiene il prof. Vicari, la miseria di diverse popolazioni del Pianeta non permette ancora che essa venga del tutto debellata, per cui urge l’aiuto di tutti. Il momento della premiazione della II E è esaltante: ciascun alunno riceve una maglietta e una penna AIFO. Uno studente della seconda E legge l’opera premiata, “Ci vorrebbe il mare”, di cui riportiamo testualmente dei passi. Analizzata la Costituzione Italiana, dove non si contempla il diritto alla felicità, i giovanissimi scrittori mettono in luce come nella vita questo obiettivo sia difficile da raggiungere, se non si condivide la vita dei compagni di viaggio: “Per essere felici, è necesTommaso D’Aquino, per approdare all’attuale pensiero di sario sentirsi voluti bene, accettati, Jürgen Habermas permane l’interrogativo: che cos’è la ve- amati semplicemente per quello che rità? si è”, allo scopo di potersi realizzaIl ruolo dei media oggi, ha sottolineato don Buscemi, re. Nel viaggio “s’incontra sempre… è “indispensabile per narrare gli eventi della società con- il mare con tutto il suo azzurro temporanea, le sue esigenze e le sue attese; …i giornalisti dove pesci di ogni forma e colore si sono chiamati a prestar attenzione alla verità, alla bontà e muovono liberamente…Ci vorreballa bellezza”. be il mare ogni volta che pensiamo Raggiungere un tale scopo non è facile, ma può farci da che non possiamo fare niente per guida un agire conforme alla corretta prassi, un agire de- quell’altro che sembra tanto diverso ontologico. Così il giornalista Vecchio ha inteso “parlare da me ed è esattamente come me, del Testo unico dell’OdG senza parlarne” ma richiamandosi alla regola fon- con le mie stesse paure…..ci vorrebdamentale dell’agire responsabilmente, non trascurando la preparazione be quel mare metaforico a cui dobpersonale, la credibilità dell’informazione e la voce della coscienza: “La de- biamo fare ricorso tutte le volte che ontologia non è un concetto statico e per scrivere un articolo a regola d’ar- ci sentiamo condizionati dalle nostre te non è sufficiente seguire la regola delle cinque W, ad essa oggi, bisogna paure, le diversità si appianano, renaffiancare la regola delle cinque C: contesto, conversazione, cura, comunità dendoci liberi e speriamo…felici”. e collaborazione…”. La classe II E, che ha sperimenIl condirettore de “La Sicilia”, Domenico Ciancio, ha parlato della com- tato questo “viaggio”, attraverso la plessità e della condizione di crisi del panorama editoriale siciliano e ha significativa opera citata, è compoosservato come forse ciò responsabilizzi sempre più giornalisti ed editore sta dagli alunni: Giuseppe Arcidiaa fornire agli utenti, lettori, telespettaori, radioascoltatori e internauti, una cono, Emanuela Cannavò, Riccarinformazione che contribuisca alla formazione dell’opinione pubblica. do Conti, Sabrina Fresta, Michela La conclusione del seminario è stata affidata agli esaustivi interventi di Giuffrida Federica Guerra, Adriana don Rizzolo, che ha posto l’attenzione sul ruolo del giornalista e degli edi- Leonardi, Carla Leonardi, Carmetori, chiamati a “promuovere un clima di fiducia col lettore, rispettando la lo Marino, Alessandro Memuskaj, verità sostanziale dei fatti, con onestà e coll’unica finalità di fare giorna- Alessia Musmeci, Giulia Musmeci, lismo”; e di don Bianchi, che auspica il ritorno ad una parola scritta che Clara Parlato, Pennisi Gloria, Misappia dare “il significato, il nome giusto alle cose”. cael Pennisi, Francesca ScanduQuale significato dunque per una testata giornalistica diocesana? Co- ra, Andrea Torrisi, Cristina Vasta, struire un patrimonio di credenze condivise per una più intima comunione Giulia Vasta. sociale. Vanessa Giunta Anna Bella

ETICA E INFORMAZIONE Seminario ad Aidone organizzato dalla Diocesi di Piazza Armerina

Spiegato ai giornalisti il senso del “dovere della verità” Si è parlato del “Dovere della verità nell’informazione” nell’incontro, tenutosi al Museo di Aidone, che la Diocesi di Piazza Armerina ha inserito tra i momenti celebrativi dei 200 anni della sua costituzione e ha proposto come momento formativo per i giornalisti. L’incontro, introdotto dal direttore della segreteria pastorale nonché direttore del settimanale Settegiorni dagli Erei al Golfo don Giuseppe Rabita, ha visto mons. Gisana esprimere la sua opinione circa l’importanza del filtro personale nel processo di comunicazione di una notizia; l’ermeneutica quale metodologia dell’interpretazione, si rivolge ad una realtà in cui il soggetto interpretante è parte attiva del processo di creazione di senso dell’essere e dell’esserci nella storia. Sulla scia di quest’incontro, la testata giornalistica diocesana Settegiorni, insieme coll’Ordine dei Giornalisti e in collaborazione con Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana) e la “Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta”, ha tenuto, al Museo di Aidone, un seminario formativo per giornalisti ed operatori della comunicazione dal titolo “Il dovere della verità nell’informazione” alla luce del nuovo Testo Unico deontologico e del Messaggio di Papa Francesco per la 51° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il seminario accreditato dall’Ordine dei giornalisti per il conseguimento dei crediti formativi, ha coinvolto in qualità di relatori: don Pasquale Buscemi, docente di filosofia morale presso la Facoltà teologica di Sicilia, Giuseppe Vecchio, presidente del Consiglio disciplina territoriale dell’Odg Sicilia, Domenico Ciancio, condirettore La Sicilia, don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana e don Adriano Bianchi, presidente nazionale Fisc; moderatore dell’incontro don Rabita. L’intervento di don Buscemi ha analizzato il concetto di verità attraverso la storia del pensiero e la Bibbia. L’attuale stampa parla di era della post-verità, ma non tutti concordano, esprimendo dubbi circa l’esistenza e l’essenza stessa della verità. Da Parmenide a Cartesio, dal vangelo di Matteo a San


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Chiesa e Società

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Intervista Il nuovo presidente della Cna acese sui problemi e le speranze del variegato mondo dell’artigianato

Daniele Trovato: “S’affaccia la ripresa” La Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) da oltre 70 anni rappresenta e tutela gli interessi delle micro, piccole e medie imprese presenti nel territorio nazionale. La sezione acese da poco ha un nuovo presidente, l’imprenditore Davide Trovato, che succede all’uscente presidente Antonino Caserta. Tanti gli obiettivi da volere raggiungere, attraverso un lavoro fatto di impegno e costanza. Il nuovo presidente ha risposto ad alcune nostre domande. Presidente Trovato quali sono gli obiettivi fondamentali che intende raggiungere nel suo mandato? L’obiettivo è avere e attuare un programma semplice ma fattibile. Prima di tutto la lotta all’abusivismo. Invito le istituzioni a prendere provvedimenti, e di questo la Cna acese e la sede provinciale si impegneranno insieme nel ribadire l’importanza dell’attenzione a questo dilagante fenomeno. Ad Acireale da qualche mese è iniziata la raccolta differenziata dei rifiuti e gli abusivi dovendo smaltire in qualche modo i loro rifiuti dovranno fare i conti con questa realtà che potrebbe essere uno dei deterrenti. Invito a denunciare chi sa, anche se in un contesto provinciale, dove quasi tutti si conoscono è difficile denunciare, ma è giusto che chi sa segnali agli organi preposti quanto è di sua conoscenza per quanto riguarda questo fenomeno. Da quanti anni è presente la Cna ad Acireale? Da circa venti anni, in passato ci sono stati momenti difficili, presidenze turbolente, ma la presidenza del mio predecessore Antonino Caserta è stata una presidenza di tutto rispetto. Abbiamo attualmente circa 170 iscritti, un numero considerevolmente alto. Abbiamo il dovere di rappresentare le aziende cercando di raccogliere le loro istanze e ribaltarle alle istituzioni. Quale è attualmente il problema maggiore delle aziende che rappresentate? Nel nostro territorio in questo momento è da risolvere la situazione che si è creata nella zona di via Volano, luogo dove dovrebbe

svilupparsi tutta l’area artigianale. Il luogo già urbanizzato e lottizzato non ha ancora le costruzioni. Il tutto è bloccato da circa tre anni per un problema nato da quanto previsto nel bando per l’altezza delle costruzioni (11 metri), e quanto è consentito costruire in quella zona visto che la futura area artigianale si trova vicino gli scavi archeologici di Santa Venera al Pozzo. Cosa chiedono gli artigiani che costruiranno i loro capannoni in questa zona? Chiedono che sia consentito di costruire i capannoni fino ad una altezza massima di 11 metri. Alcuni di essi, per la tipologia di attività svolte non possono avere costruzioni con altezza inferiore. Alcuni di questi lotti, esattamente 22, su circa 30 disponibili, sono stati assegnati, i proprietari hanno ovviamente fatto fronte a spese in-

genti per l’acquisto e adesso aspettano solo di poter costruire in tempi giusti, per poter iniziare le loro attività. Dal suo punto di vista pensa che Acireale si sta avviando ad una ripresa economica? Sono fiducioso e la mia opinione in questo caso è quella prima di tutto del cittadino che passeggia con la famiglia per le vie del centro. Qualche bottega, dopo anni di chiusura riapre, il centro si anima nuovamente. Però ci tengo a dire che i commercianti devono essere più fiduciosi e avere più spirito di iniziativa, non aspettando passivamente che il comune si faccia carico di tutto. Bisogna dialogare insieme, trovare nuove strategie e iniziative per far si che un grande lavoro di squadra possa dare i suoi frutti. Gabriella Puleo

Il sindaco Barbagallo si dice ottimista sullo sblocco della zona artigianale Sul problema della zona artigianale di via Volano ecco la nota del sindaco, ing. Roberto Barbagallo: “Quando l’ufficio commercio e artigianato ha redatto il bando ha chiesto all’ufficio urbanistica quale era l’altezza consentita in quella zona per la realizzazione dei capannoni. L’urbanistica, erroneamente, ha dato 11 metri, che è l’altezza consentita in tutto il territorio, solo che in quella area c’è una prescrizione esecutiva che porta l’altezza consentita da 11 metri a 6.50 . Chi ha partecipato al bando quindi sapeva che il limite era, come detto di 11 metri e così si è creato un contenzioso tra il comune e gli assegnatari dei lotti. Il comune di Acireale ha in corso una variante che ha di fatto un parere positivo dalla soprintendenza e dal Genio Civile, manca la non assoggettabilità da parte dell’assessorato territorio e ambiente di Palermo. E’ già stato presentato tutto e quindi entro la fine del mese di giugno 2017 verrà esitato con esito sicuramente positivo. Dopo di ciò il consiglio comunale si riunirà per ripristinare l’altezza di 11 metri per le costruzioni in quell’area. A quel punto potremo completare i contratti e i privati potranno iniziare i lavori per la realizzazione dei capannoni della futura area artigianale”.

Blue Whale, allo stato embrionale in Italia un fenomeno che allarma il mondo Quando il gioco diventa mortale “Da un certo punto in là non vi è più ritorno. Questo è il punto da raggiungere”. È uno dei passi contenuti in Aforismi di Zarau di Franz Kafka attraverso cui l’autore ci invita a percepire quanto sia sottile la tentazione di varcare il limite. Non si tratta solo di provare ebbrezza ma di curiosare e di sondare l’ignoto, senza poi rendersi davvero conto che ci si può concedere alla passione fatale del rischio. Forse l’accostamento giovani e giochi pericolosi non è tra i più conosciuti dall’opinione pubblica e nemmeno tra i più trattati dai media. Eppure, il fenomeno di recente entrato nelle cronache quotidiane del Blu whale fa parte a pieno titolo di questa categoria e, anzi, si spinge oltre il senso del limite sprofondando in quello della morte. Ma quando si può parlare di gioco pericoloso? Le pratiche più conosciute e studiate, quali balconing, parkour, choking game, consistono in performance dove non si presuppone nessuna competenza specifica o allenamenti particolari – in quest’ultimo caso siamo di fronte a giochi estremi che sono cosa ben diversa – ma semplicemente la consapevolezza del rischio. Un tratto che contraddistingue i giochi pericolosi come se si trattasse di una qualsiasi bravata tra ragazzi è lo spropositato utilizzo dei social network. Come ogni gioco pericoloso anche il Blu whale ha le sue regole. Sappiamo che nasce in Russia e che fa del suicidio dei partecipanti lo scopo ultimo del gioco. In Italia è entrato nelle cronache grazie ad un servizio delle Iene. Nella scorsa settimana il ministro degli Interni Marco Minniti ha informato il Parlamento sull’incidenza del fenomeno nel nostro Paese. Dalla sua relazione si è appreso che su oltre 170 segnalazioni della polizia postale solo il 5% rappresenta ipotesi di reato. Questi numeri ci dicono che il fenomeno è in una fase ancora embrionale nel nostro Paese. Possiamo solo sperare che non diventi un fenomeno

emorragico e contagioso ma non possiamo non nascondere che il superamento del limite abbia messo le sue radici in una modernità connotata dallo choc descritto da Benjamin, dall’avventura come forma di vita di Rimmel, dall’eccesso di esperienza invocato da Nietzsche. E non si può non tener conto anche della crisi valoriale e sociale in cui sono caduti i giovani d’oggi, quelli dell’”insieme ma soli”, che si nutrono delle narrative mediatiche e delle etichette seducenti che il web offre ogni secondo. In definitiva nel nostro Paese siamo ancora di fronte, per fortuna, alla tentazione di sfiorare il limite, di raggiungere, parafrasando il passo iniziale di Kafka, la virgola piuttosto che il punto. Domenico Strano

acireale “Giochi di ieri per i ragazzi di oggi” in piazza Duomo

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Madonna di Odigitria, guida sicura L’Agesci per Telethon Ormai è da quasi un anno che il nostro Nino Ortolani ci propone le sue brevi ma intense riflessioni. In questa ci suggerisce una guida sicura per l’estate: la Madonna Odigitria, molto venerata anche nella nostra città. Ma non tutti sanno che Essa è la patrona della Sicilia, e che a Lei è dedicata una chiesa romana (in via del Tritone, nei pressi della fontana di Trevi), che è intitolata, per l’appunto, Santa Maria Odigitria dei Siciliani, perché fondata nel XVI secolo da un gruppo di cittadini siciliani presenti all’epoca a Roma. Inoltre il titolo cardinalizio di tale chiesa è detenuto, in questo momento, dal nostro concittadino mons. Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo. E l’immagine allegata riproduce proprio l’effigie della Madonna Odigitria che si venera a Roma in tale chiesa. Dalla versione web della presente riflessione (raggiungibile attraverso questo link: http://www.vdj. it/?p=50044) è possibile consultare tutte le altre riflessioni, di cui sono riportati i vari link. Carissimo lettore, “Cor Mariae dulcissimum iter para tutum”: bellissima invocazione alla Madonna per chiedere aiuto e protezione lungo il cammino, perché sia quello giusto, perché sia sicuro. Grande è la devozione del nostro popolo alla “Beddamatri” perché ci sia di aiuto nella strada della vita: la Madonna Odigitria. E nel cammino quotidiano ciascuno è accompagnato dall’Angelo Custode. Il suono delle campane di mezzogiorno invita a so-

spendere le attività e recitare l’Angelus: preghiera mariana molto antica che accompagna la vita della Chiesa per tutto l’anno; tranne nel periodo dei cinquanta giorni del tempo Pasquale in cui si recita il “Regina Coeli”. Da qui al due ottobre (festa degli Angeli) avremo modo di parlare su queste “creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali [...] dotate di intelligenza e di volontà” (C.C.C. n. 60). Ci prepariamo, ora, al periodo estivo; sembra sentire l’invito: “venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’” (Mc 6,31). “Il Signore vuole che abbiamo cura della salute, che sappiamo recuperare le forze; è un aspetto del quinto comandamento” che viene spesso raccomandato. È importante tener presente che “il riposo non è non far niente: è distrarsi con delle attività che esigono meno sforzo” (San Josemaria Escrivà, Cammino, 357). Si è chiamati a rallentare l’attività frenetica (negotium) per dedicare più tempo allo studio, alla riflessione (otium). Ti auguro di trascorrere una estate serena, con degli spazi non “oziosi”, ma dedicati, per l’appunto, alla meditazione e alla riflessione, a quell’otium di cui abbiamo tanto parlato nelle nostre considerazioni. Se ti può fare piacere, nell’edizione web (come detto sopra) ti propongo i link di collegamento di tutte le precedenti riflessioni, così, se vuoi, potrai rileggerle quando vorrai. E nella speranza di ricevere qualche tua osservazione, anche durante il periodo estivo, ricevi cari saluti da Nino Ortolani

Nello stesso giorno Acireale ha ospitato il VI raduno regionale della Associazione nazionale bersaglieri e tante altre interessanti manifestazioni. Piazza Duomo è quindi diventata lo scenario per le celebrazioni ed anche per manifestazioni di solidarietà come la giornata Telethon, per raccogliere fondi a favore delle malattie rare e genetiche, con l’obiettivo di informare, creando consapevolezza nella cittadinanza acese. La giornata, fitta di appuntamenti è iniziata con “giochi di ieri per ragazzi di oggi “ a cura dell’ A.G.E.S.C.I.(associazione guide esploratori cattolici italiani) Acireale, settimo reparto Aliseo, con la collaborazione di genitori volontari, coordinati da Margaret Patanè, responsabile per la Sicilia del gruppo di servizio letteratura giovanile di Roma e Magister del Masci Acireale (movimento Scout adulti cattolici italiani). I giochi di ieri, sconosciuti alle nuove generazioni, sono state motivo di scoperta per i piccoli partecipanti, ancora vivi nei ricordi di molti di noi, a seguire esibizioni di varie scuole di danza della città. Nel pomeriggio il dottore Pippo Scudero, che ha pubblicato vari scritti dedicati all’infanzia, ha intrattenuto i piccoli con la lettura di fiabe. Infine il gran galà Telethon presentato da Katia Lanza con l’esibizione dei Miracle italian Queen tribute band. Gli organizzatori, nella persona di Carmelo Furnari, responsabi-

le eventi e formazione volontari Telethon Acireale, hanno avuto la possibilità di far conoscere al pubblico la storia di questa storica raccolta benefica, che nasce nel lontano 1966 negli Stati Uniti d’America, grazie al famoso attore Jerry Lewis, padre di un bimbo affetto da distrofia muscolare. Il nome deriva dalla contrazione di “television marathon”. Creata in Italia nel 1990, dall’allora senatrice Susanna Agnelli, in collaborazione con l’unione italiana lotta alla distrofia muscolare, ha l’obiettivo di raccogliere fondi per finanziare la ricerca delle rare malattie genetiche. Attraverso la formula di un lungo spettacolo televisivo dove, accanto al racconto di storie vere, di chi lotta quotidianamente contro queste terribili e poco conosciute malattie, si danno anche informazioni scientifiche su quello che è la realtà delle cure allo stato attuale. La maratona continua poi con momenti di spettacolo ed intrattenimento che nel corso degli anni ha dato la possibilità di raccogliere ingenti somme di denaro con ottimi risultati raggiunti. Dal 2009, anno della scomparsa della signora Agnelli, la fondazione è presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, da lei designato come suo successore alla presidenza Telethon. G. P.


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Cronaca

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Acireale E’ un’autentica rivoluzione la proposta della Giunta comunale di istituire 16 mercatini rionali

Chiamiamoli piccoli centri commerciali (continua dalla prima)

Ma al di là del numero, quel che colpisce è pure la varietà di tipologie commerciali che saranno presenti in tali aree, perché non ci saranno solo prodotti ortofrutticoli, ma un po’ di tutto, dall’abbigliamento agli articoli per la casa, dalle calzature agli alimenti per animali, e pure i prodotti alimentari biologici. Sarà diversa, caso per caso, anche la periodicità di svolgimento, perché alcuni mercatini saranno funzionanti tutti i giorni, mentre altri solo un giorno la settimana o una volta al mese. Alcuni di questi, sia per il numero di postazioni previste, sia per la varietà di settori merceologici, potrebbero essere definite delle vere e proprie “mini fiere” di quartiere. In effetti, questa è un’idea che da tempo avevamo in mente anche noi, soprattutto da quando la “fiera del sabato” era stata trasferita in zona Tupparello – praticamente a ridosso di Aciplatani e totalmente decentrata – e cioè di istituire delle altre “fiere” di quartiere, così come già avviene in altre città (anche di medie dimensioni), come nella vicina Catania, dove ogni giorno della settimana c’è una “fiera” in un quartiere diverso (oltre l’arcinota “fera ’o luni”), per non parlare dei mercatini rionali attivi tutti i

giorni in città come Roma, Firenze o Milano, dove si vende praticamente di tutto. Ma torniamo nella nostra città: sette sono le aree individuate in centro e dieci in periferia o nelle frazioni; alcune di queste aree ripropongono luoghi che già in atto ospitano dei mercatini, come piazza Marconi, piazza Agostino Pennisi (vecchia stazione) o la zona di piazza Dante, oppure ancora il piazzale Fernando Cento (lo spiazzo antistante il cimitero), dove ci sono delle bancarelle per la vendita di fiori. Inoltre sei mercatini si svolgeranno tutti i giorni, mentre gli altri, a rotazione, avranno cadenza settimanale, come se si trattasse – dicevamo sopra – di piccole “fiere” settimanali: si co-

Tre le sedi storiche di commercio ambulante in centro la “Pescheria”, “S. Giuseppe” e la “Fiera del sabato” Fino agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, ad Acireale c’erano tre punti di riferimento per gli acquisti dei cittadini, oltre ai tanti negozi con sede stabile: la pescheria in piazza Marconi (’a chiazza), il mercato ortofrutticolo di San Giuseppe e la fiera del sabato a piazza Cappuccini (all’epoca piazza Roma). Varie vicende hanno attraversato questi storici mercati. Cominciamo dalla vecchia pescheria (’a piscaria), ubicata – forse fin dal ’600 ed anche prima – in quella che una volta si chiamava piazza Commestibili e dove per lunghi anni il pesce venne esposto e venduto in banchi di legno collocati proprio nel mezzo della piazza; poi questo tipo di vendita non fu più permesso per motivi igienici ed i venditori dovettero trovarsi delle botteghe fisse, dove però l’esposizione e la vendita avveniva – e in parte tuttora avviene – pur sempre all’aperto, davanti alle botteghe. Il mercato di San Giuseppe invece, ubicato in uno spiazzo a fondo quasi naturale e spostato a volte per periodi limitati in altri punti della città (via Scinà, piazza Alfio Grassi), fu temporaneamente traslocato dalla sua originaria ubicazione perché l’amministrazione comunale dell’epoca aveva deciso di edificarvi un edificio a più piani che accogliesse sia il mercato ortofrutticolo, sia il mercato del pesce. Ma le lungaggini burocratiche e i tempi tecnici per l’edificazione fecero sì che, quando l’edificio fu finalmente pronto, pochi furono i commercianti che ne usufruirono e scarsa fu la frequentazione degli acquirenti, e questo per vari motivi:

intanto alcuni degli storici venditori ambulanti erano nel frattempo andati in pensione, mentre alcuni si erano fatti un negozio fisso nella stessa zona e non intendevano più spostarsi; ed inoltre la sistemazione delle botteghe e le condizioni generali del nuovo edificio non soddisfacevano a pieno le esigenze di vendita. Fatto sta che dopo qualche anno il nuovo mercato venne dismesso, e adesso è stato abbattuto e nella stessa area è stato creato un posteggio. La fiera del sabato infine, ubicata all’epoca in piazza Cappuccini (allora piazza Roma), si era estesa nel corso degli anni nelle strade circostanti, occupando anche il viale Regina Margherita da una parte fino alla via Paolo Vasta (ed anche oltre) e la parte superiore di via Galatea dall’altra; venne quindi spostata negli spazi occupati dalla Stazione Sperimentale di Agrumicoltura (trasferita in altra sede), che nel frattempo erano stati spianati e adibiti a posteggio (i tre spiazzi, per capirci, della parte alta di via Galatea), e successivamente nell’area compresa tra piazza Livatino e la parte alta di corso Italia; fu poi ulteriormente spostata – in via provvisoria – nella attuale sede, in zona Tupparello, nell’attesa di trovare una nuova e migliore ubicazione; l’attuale amministrazione aveva promesso – al momento di insediarsi – di riportarla nell’area di piazza Cappuccini, ma aveva anche avanzato l’ipotesi, qualche mese fa, di ubicarla in pieno centro, dove è stata allocata l’anno scorso la Fiera dell’Jonio.

mincia il lunedì a Stazzo, poi il martedì a S. Maria Ammalati, il mercoledì a piazza Peppino Impastato (ex piazza Cappuccini lato est), a Pozzillo e a Piano d’Api; il giovedì di nuovo a S. Maria Ammalati, il venerdì a Pennisi e la domenica a Guardia e a piazza Peppino Impastato con prodotti alimentari a chilometro zero (il cosiddetto “mercato del contadino”, già ospitato, fino a qualche mese fa, nell’area Com); inoltre una domenica al mese, dall’altra parte della stessa piazza (quella che continua a chiamarsi piazza Cappuccini), ci sarà un mercatino dedicato ai prodotti alimentari biologici. Viene saltato, come si vede, il sabato, giornata destinata alla tradizionale “fiera” che continua a svolgersi in zona Tupparello. Quali gli scopi di questa iniziativa, adottata dall’Amministrazione Barbagallo, di concerto con le associazioni di categoria e gli altri organi comunali competenti? “L’istituzione dei mercatini rionali – dichiara l’Amministrazione tramite l’Ufficio Stampa – risponde all’esigenza di vivacizzare quotidianamente il territorio comunale, dare un servizio ai cittadini, regolamentare l’offerta commerciale e contrastare il fenomeno del commercio abusivo.” È stato già indetto il bando per la concessione dei posteggi dei mercatini rionali. Tutti gli interessati avranno tempo fino alla prima settimana di luglio per partecipare. “Raccolte tutte le istanze – ha annunciato il sindaco Barbagallo – verificheremo la risposta del territorio e ovviamente faremo in modo che, avendo dato a tanti la possibilità di lavorare, non ci siano ambulanti fuori dalle aree individuate”. “È un percorso iniziato nei due anni precedenti con le associazioni di categoria, le commissioni consiliari e il consiglio comunale”, sottolinea l’assessore Antonio Coniglio, che aggiunge: “Al di là di ‘un evento al mese’ vogliamo creare nell’ordinario momenti di aggregazione e anche un servizio al cittadino.” L’iniziativa dei mercatini rionali è sicuramente una buona occasione di rilancio delle attività economiche di tutta la città ed una opportunità per valorizzare – soprattutto – i quartieri periferici e le frazioni. Adesso si spera che i commercianti rispondano in maniera adeguata e che anche i cittadini possano e sappiano sfruttare a pieno l’opportunità che viene offerta. Nino De Maria

N. D. M.

Acireale Colloquio con una centeneria di Santa Maria Ammalati sulla sua esperienza e il senso della vita

Grazia: “Penso sempre alla famiglia e ringrazio Dio” (continua dalla prima) Nulla di particolare, si potrebbe pensare, una certa capacità di formulare la conversazione in modo armonico e fluido, se non fosse che ad avere questa “eloquenza” è una donna di cento anni. Grazia Messina è nata un secolo fa, il 17 giugno del 1917 ad Acireale ed ha svolto la sua vita a S. M. Ammalati. La nostra conversazione prende vita piano piano. Il tempo necessario delle presentazioni, di mettersi a proprio agio e poi i ricordi scorrono progressivamente, in una condivisione che ferma il tempo e fa rivivere “quello passato”, rendendolo ancora una volta protagonista. Una delle cose che le piace mettere subito in evidenza è l’amore che da piccola aveva per gli studi. È fiera degli anni delle elementari che ha potuto svolgere e di quelle tabelline che, come in un gioco, si diverte a ripetere. Immediatamente, rifletto sull’importanza e sull’incidenza, nella vita concreta, che ave vano un secolo fa i pochi anni di studi condotti da chi aveva la fortuna di poterli fare. “Pochi ma buoni” come recita la nota formula e, soprattutto, applicabili al quotidiano. Torno alla parole della signora Grazia, che mi descrive una vita semplice, fatta di amore per la famiglia di origine e per quella creata con il marito. Mi racconta il lavoro svolto in casa, nel suo giardino, con i suoi fiori, la colla-

borazione, spesso, data al suo sposo, il signor Giuseppe, nell’attività di calzolaio. I suoi occhi si velano di lacrime, proprio quando mi parla di lui, del loro “matrimonio d’amore”. Descrive la loro storia con un’emozione che coinvolge inevitabilmente e rievoca il dolore costante per la sua perdita, seppur avvenuta già da tempo. La voglia di raccontare, tuttavia, riprende il sopravvento ed estende i ricordi a quei momenti di condivisione del tempo con le amiche, quando, tutte insieme, tra una risata e l’altra, svolgevano i lavori all’uncinetto o il ricamo, che lei, poi, protraeva fino a tarda sera. Le due figlie, Maria ed Angelina, presenti in questa nostra conversazione, ricordano quando tornavano a casa da scuola e trovavano la tavola imbandita, preparata con cura in ogni piatto. “Il senso della famiglia”, lo definiscono, quel ricorrente momento di serenità, che la madre, rigida al momento giusto, ha saputo tramandare loro, oltre alle cure affettuose e costanti che gli ha riservato. Altra pausa di riflessione, sul fatto che la famiglia fosse il punto focale della vita di una donna e ne determinasse le scelte. A questo punto le chiedo se ha riscontrato qualche differenza stridente che ci vuole segnalare tra l’epoca attuale in cui vive e quella lontana in cui ha vissuto (nata durante la grande guerra e testimone degli eventi durante il secondo conflitto mondiale). Risponde che i “valori”

erano basilari ai “suoi tempi” e che sembrano, purtroppo, essersi ridimensionati oggi. Riscontra la differenza soprattutto nella donna, nel suo modo di vivere la famiglia e l’impegno ad essa connesso. A tal proposito, mi descrive i lavori fatti con le sue mani per le figlie, che mi mostrano con orgoglio un quadro ad uncinetto da lei realizzato. Le stesse figlie che l’accudiscono con tanto amore e riconoscenza. Quando le chiedo come si svolgerà l’inizio della giornata festiva del compleanno, mi risponde, senza esitazione, con la “S. Messa”, per lei officiata da Padre Salvatore Scalia, nella chiesa di S. Pietro e Paolo ad Acireale, per avere “la benedizione di Dio”, che ringrazia ogni giorno. La gioia dei suoi cari è lecita per una presenza costante nella loro vita ed i festeggiamenti dovuti. Incontrarla, parlarle, condividere la sua esperienza di vita, mi ha indotto a riflettere su come siano cambiate molte cose nella nostra contemporaneità, quasi un “faccia a faccia” con le differenze, che, tuttavia, non può che arricchire l’animo e maturare riflessioni costruttive. Un esempio di coraggio nel vivere ed affrontare le prove quotidiane con serietà, amore e tanta pazienza. Alla signora Grazia vanno i nostri auguri per il traguardo raggiunto e per aver condiviso con noi la sua esperienza. Rita Messina


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