2 La Voce dell'Jonio (25 marzo 2018) anno LXI numero 3

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LA Jonio VOCE Anno LXI - N. 3

Domenica, 25 marzo 2018

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Buona Pasqua

Mons. Raspanti e il Papa “Igiovanisianoprotagonisti”

dell’

www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

Acireale

santa venerina

Le Giornate del Fai opere d’arte riscoperte nella chiesa del Ss. Salvatore Visitato il Centro del Crea Nino De Maria

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Csi Acireale

Al Santuario di S. Tecla “Via Crucis” degli sportivi La Croce per rialzarsi dopo ogni caduta

Venera, Antonella, Lisa Giulia, Graziella e Lucia le sei donne premiate al “Femminile Plurale” Domenico Strano

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Chiara Messina

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Acireale All’indomani dell’insediamento il commissario illustra la situazione ai giornalisti

Scalia: il Comune non si ferma Non si sa quando si voterà In Municipio gravi carenze di personale apicale

Nel consueto incontro con la stampa in occasione della Santa Pasqua, il Vescovo mons. Antonino Raspanti, nel rivolgere gli auguri alla città e alla comunità diocesana, ha invitato alla riflessione personale e all’introspezione: bisogna guardarsi dentro e fare una valutazione dei propri comportamenti, e dei risvolti e delle conseguenze che essi possono determinare; occorre anche avere fiducia nel prossimo, alla luce del Cristo risorto. Quella di quest’anno ci sembra una Pasqua all’insegna dei giovani: quest’anno ci sarà infatti il Sinodo dei giovani, ed anche il Papa ha incaricato un gruppo di giovani studenti di compilare le riflessioni del venerdì santo per la Via Crucis al Colosseo. Abbiamo chiesto a mons. Raspanti che cosa ne pensasse in merito: «Mi sembra che il Papa voglia fare questo giustamente, perché uno dei punti cruciali è che i giovani tornino ad avere un certo protagonismo. Parlarne non basta, altrimenti siamo sempre noi adulti a farlo, o comunque coloro che guidano le grandi strutture, che sono sempre adulti. Ed è un gesto che serve per dare voce, non perché dobbiamo invertire i ruoli – ognuno deve tenere il suo ruolo e il giovane ha bisogno dell’adulto per tutto quello che l’adulto significa – ma noi adulti dobbiamo sapere tornare ad ascoltare. Il Papa più volte ha citato una profezia (tratta dal libro di Gioele) nella quale parla soprattutto di queste due categorie, giovani e anziani: i vecchi che facciano i sogni e i giovani che facciano le profezie. Quindi due categorie agli estremi della vita umana, che il Papa vorrebbe ascoltare, e che vorrebbe che noi tutti ascoltassimo, per esserne ispirati e per evitare un individualismo esasperato che caratterizza la nostra cultura che fa sì che queste categorie che sono un po’ più deboli – per ovvie ragioni – finiscano per essere scartate, emarginate, messe da parte. Quindi secondo me è una giusta intuizione del Santo Padre, che vuole dare un certo protagonismo, senza fare giovanilismo, senza fare cose facili. Questa è la mia opinione del gesto del Santo Padre.» Nino De Maria

Non si sa quando Acireale andrà alle elezioni amministrative. Alla domanda su quando si voterà, che ricorre maggiormente tra la gente dalle dimissioni del sindaco e, quindi, dalla decadenza della Giunta, e riproposta nella prima conferenza stampa dai giornalisti, il commissario dott. Rosario Scalia (nella foto) non ha potuto rispondere con data certa. E ha spiegato perché: la legge prevede che si vada alle urne nella prima tornata utile di elezioni per Dir (continua a pag. 2)

Acireale Riflessione di don Roberto Strano arciprete parroco della Cattedrale sulle condizioni e le speranze della città

”Piango sulla città alla ricerca del Bene comune” Io sono “acese”, vivo questa Città da 53 anni, la amo perché la sento parte di me ! Io sono “acese”, “testa di trunzu” e me ne vanto ! Io sono “acese” e riconosco in questa Città una sorta di maternità, ecco perché piango su di essa, perché mi duole il cuore vederla ridotta così. Se vado indietro, sull’onda dei ricordi, vedo Acireale, sulle cui strade i camion trainavano i vagoni stipati di agrumi per le esportazioni; rivedo una fiumana di donne scendere al mattino da via delle Terme, per recarsi ai magazzini ad “incarta-

Interviste

re” gli agrumi; rivedo tante persone provenienti “da fuori”, affollare le Terme che rappresentavano un volano per l’economia cittadina; rivedo Piazza Duomo affollata all’imbrunire di “sensali” e “proprietari terreni” per stabilire il prezzo degli agrumi; rivedo Circoli, su Corso Umberto, affollati di persone che esprimevano così, nello stare insieme, il loro stile di amicizia . Don Roberto Strano (continua a pag. 2)

diocesi - Calcio

Don Nino Franco e il prof. Pippo Rossi su padre Maugeri “autentico maestro” Francesco Pio Leonardi

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Aciplatani

Il vescovo Raspanti allo stadio? “Se sono utile” Gaetano Rizzo

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Politica e società Raccoglie l’adesione di due italiani su tre la proposta lanciata dalla comunità “Papa Giovanni XXIII”

Un sogno di don Benzi: verso il ministero della pace Lo scorso 19 dicembre 2017 presso la Camera dei Deputati, è stata lanciata la campagna “Ministero della Pace, una scelta di Governo”, con l’obiettivo di istituire il Ministero della Pace, attualmente presente in altri Paesi del mondo ma non ancora in Italia. La campagna è promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII assieme a numerose organizzazioni della società civile. Anche dalla Sicilia è stato concreto l’impegno per questa istituzione grazie al sostegno di Azione Cattolica, Pax Christi, Centro Astalli e tante altre realtà associative. Perché il Ministero della Pace? “Per dire no a un mondo che sviluppa la corsa agli armamenti, dove le guerre intestine eliminano migliaia e migliaia di vite a civili e militari. Perché noi sentiamo, come tanti, tantissimi, che è ora di cambiare rotta,

Sacra Rappresentazione con una novità popolare Pietro che racconta a Marco la Passione Stefano Grasso

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Csve La Giornata antimafia con Libera

Verità e Giustizia

fare un’inversione a U”, ha detto spiega Giovanni Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Il Papa sostiene che lo spettro della guerra nucleare, della terza guerra mondiale a pezzi, ci deve portare decisamente a fare una scelta di un’educazione alla pace: nelle scuole, nelle famiglie, a partire dalla prima infanzia. Di un’educazione alla nonviolenza, ad un servizio civile per il bene comune”. Un sondaggio (presentato a Padova lo scorso febbraio) evidenzia come due terzi degli italiani sono favorevoli all’istituzione del Ministero della Pace, soprattutto i giovani (circa il 66%, secondo Ansa.it). Marco Lovato Comunità Papa Giovanni XXIII di Linera (S. Venerina) (continua a pag. 2)

Maria Pia Risa (a pag. 8)


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In Seconda

25 marzo 2018

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Jonio

TURISMO RELIGIOSO Un ricco programmna di eventi culturali fino a giugno

LIBRI L’ultima opera di Vincenzo Grienti

Il Presepe Settecentesco presente all’interno della chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, più conosciuta come “Chiesa della Grotta”, si apre alla fruizione della cittadinanza e della diocesi di Acireale in maniera permanente, candidandosi ad ospitare con costanza occasioni culturali e offrendo così uno scenario suggestivo unico nel suo genere, sul piano artistico e identitario per tutto il territorio. Una risorsa talvolta colpevolmente sottovalutata nonostante il suo insindacabile pregio, sita lungo la strada che da Acireale scende vero le frazioni a mare. Simbolo di vita e accoglienza, connotati dello spirito del Natale reso così “permamente”, il Presepe è composto da statue di pastori a grandezza naturale frutto di fine artigianato, impreziosite da una location unica nel suo genere. Uno spazio nel cuore del territorio acese che ogni realtà interessata alla promozione di eventi culturali potrà prendere in considerazione per fruizione e utilizzo, in particolare per occasioni come le “Giornate della cultura”. Grazie in particolare all’impegno organizzativo di Paola Riccioli e Giuliana Pistarà, già dallo scorso novembre il Presepe settecentesco ha iniziato a programmare un’apertura permanente atta a recuperare alla città questo prezioso bene: un’idea apprezzata e condivisa già dal vescovo, mons. Antonino Raspanti, dal nuovo direttore dell’ufficio per la pastorale della cultura, Mario Agostino,

Un’alleanza tra i media tradizionali e i così detti nuovi media è possibile. Il giornalismo di qualità può ancora dare una risposta al mondo delle fake news. Il web 4.0 non è un rischio, ma un’opportunità. È importante però un cambio di mentalità, una maggiore consapevolezza e la capacità d’uso degli strumenti. La sfida è proiettarsi in avanti puntando a “newsroom” e “content hub” che inneschino processi di “partecipazione collaborativa” dentro le redazioni e di “convergenza cooperativa” dei contenuti pubblicati nei siti e nei social network grazie alla multimedialità e alla crossmedialità. Per farlo occorre un nuovo pensiero digitale e l’impegno a lavorare per l’ecosistema e non per l’egosistema. “Giornalismo 4.0. Come cambia la comunicazione” di Vincenzo Grienti, giornalista, già responsabile web e social di Tv2000 e inBlu Radio, fa un’analisi del rapporto tra il mondo dell’informazione e i social media. L’innovazione tecnologica mette a disposizione del giornalista nuovi strumenti sempre più evoluti che amplificano i contenuti immessi. Non si tratta di abbandonare i “vecchi ferri del mestiere” ma di capire il funzionamento dei nuovi media per continuare a svolgere una professione attenta alla verifica delle fonti, all’etica e alla deontologia.

Il presepe della Grotta a Pasqua Giornalismo 4.0

e dal parroco della parrocchia coinvolta di Santa Maria La Scala, padre Francesco Mazzoli, sollecitato e resosi disponibile per la promozione della causa, per la quale è necessaria la collaborazione di associazioni e volontari che vogliano contribuire a rendere duratura l’apertura permanente del Presepe. Oltre a quest’ultima, la scommessa da vincere per tutta la cittadinanza, nei confronti del suo storico Presepe, riguarda la possibilità finanziaria che consenta di procedere al completo restauro dei pastori. In questo senso, la stessa calendarizzazione di eventi e la fruizione presso questo prezioso spazio possono contribuire a riscattare questo tesoro tipico del territorio acese. Già una dozzina di eventi ed il contributo gratuito in termini lavoro offerto da molteplici artisti hanno concorso a dare una spinta iniziale alla sfida di valorizzazione e recupero di questo capolavo-

ro dei maestri-artigiani della cera. Il prossimo 27 marzo, “A Rutta”, come usa identificare il Presepe la cittadinanza, ospiterà l’evento intitolato “Gaspare, il dono della mirra e un misterioso piano divino”, in cui lo stesso vescovo Raspanti tratterà i temi di Natività e Passione. Si tratta di una delle occasioni previste dal calendario stilato dall’organizzazione fino al 30 giugno, che può essere arricchito da richieste provenienti da altri enti o gruppi interessati. Alla pagina Facebook del Presepe Settecentesco di Acireale è possibile trovare tutte le informazioni utili. Il calendario, che ha visto già lo svolgimento, il 18 marzo scorso del concerto “Ritratti di donne” e martedì 27 della riflessione su “Gaspare, il dono della mirra e un misterioso piano divino”, condotta da S.E. Antonino Raspanti, prevede ancora: • 14 aprile – Concerto Carte Blanche con Giuseppe Milici • 15 aprile – Concerto Carte Blanche con Giuseppe Milici, organizzarto Azimut • 19 maggio – Conferenza su “La legge sul dopo di noi”, organizzato da Azimut • 19 maggio – Concerto a cura di Davide Sciacca • 3 giugno – Concerto di musica celtica con Ginevra Gilli • 21 giugno – conferenza Donne imprenditrici

dalla prima Don Roberto piange su Acireale Sono mancato da essa solo 10 anni, dal 1988 al 1999 e, rientrando, l’ho trovata cambiata. Ho assistito, in questi anni di ministero in Cattedrale, al suo lento declino fino a diventare “spettrale”, con una Piazza Duomo deserta e buia. Ho assistito, impotente, all’abbassamento di oltre 50 saracinesche di negozi nel territorio della Parrocchia motivate dall’avanzare della crisi. Ho visto accrescere a dismisura il numero delle famiglie in stato di povertà (confermato dal modello ISEE). Quando arrivai Parroco in Cattedrale, la Conferenza parrocchiale di San Vincenzo ne assisteva appena 14, oggi confezioniamo - grazie all’aggregazione al Banco Alimentare e alla generosità dei parrocchiani - 160 pacchi-spesa mensili ! Ho fatto una scelta, sin dall’inizio del mio mandato di Parroco di non schierarmi con nessuno, consapevole e certo che ogni Istituzione civile ha la sua piena autonomia e che sono finiti i tempi di intromissioni, anche da parte della comunità ecclesiale, sulla formazione di schieramenti politici-amministrativi. Oggi, alla vigilia di una nuova tornata elettorale, che ahimè non avremmo voluto affrontare, sento il dovere morale di potere dire, tra le tante che leggo e ascolto, anche la mia umile e modesta parola. dell’ Non chiedo al futuro SindaDirettore responsabile co e a quanti saranno chiamati a coadiuvarlo come Assessori e Giuseppe Vecchio Consiglieri comunali di avere la Editore bacchetta magica per risolvere Associazione La Voce dell’Jonio i problemi annosi della Città. Chiedo attenzione, lungimiranVia Mons. Genuardi, 14 za, progettazione a medio-lun95024 Acireale go termine, conoscenza vera Iscrizione Tribunale Catania del territorio. Attenzione alla n. 220 del 5/4/1958 famiglie, ai giovani che “emigraIscrizione al ROC no” con grande facilità per trovare un lavoro, ai bimbi che non (Registro operatori della hanno “spazi” per esprimere la comunicazione) n° 22076 loro tipica vivacità, agli anziani Redazione “parcheggiati”, che sono diventati muti perché pochi o nessuVia Mons. Genuardi 16, 95024 no li considera più. Acireale - Ct (casella post. 174) Chiedo che la politica espritel. 095601992 ma la sua vocazione eminente www.vdj.it al servizio, mettendo da parte lavocedelljonio@hotmail.it ogni forma di sopraffazione. Chiedo degli uomini liberi, Abbonamento annuo senza guide di fili invisibili maOrdinario euro 12,00 novrati da altri. Non saranno le cordate a far vincere ! Chiedo Extra 20,00 - Speciale 50,00 gente pronta a spendersi per il Sostenitore 100,00 “bene comune” (mai termine è stato così inflazionato come Conto Corrente Postale in questi ultimi anni!). Chiedo 7313800 intestato a un “martire”, nel senso etmologico della parola, ovvero un “testimone”, uno di cui si possa Associazione La Voce dell’Jonio dire al termine del suo mandaVia Genuardi, 14 to, quinquennale o decenna95024 Acireale le, “peccato che è durato così poco“! Membro FISC - Federazione

Jonio

Italiana Settimanali Cattolici

Don Roberto Strano

Verso il ministero della Pace L’istituzione di questo ministero fu evocata anche dal nostro amato fondatore: “Di tanti ministeri esistenti, avrei voluto che lei ne avesse aggiunto un altro: il Ministero della Pace. Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. È arrivata l’ora di organizzare la pace”, scriveva don Oreste Benzi nel 2001 al Presidente del Consiglio di allora. Nel nostro Paese vi sono diversi organi (consulte, comitati, osservatori) che in modi differenti si occupano di attività connesse alla promozione della pace e alla prevenzione della violenza. Manca però “una cabina di regia istituzionale”, che possa finalmente dare il nome ad una politica strutturale per la pace, che risulta essere più che necessaria. Linguaggi di odio, sicurezza sociale, timore del diverso, disoccupazione, divisione: le persone sono stanche. Una condizione evidente anche dalle ultime elezioni politiche. Pace significa camminare sicuri per strada, affrontare conflitti nuovi, costruire una convivenza sicura, rendere i giovani protagonisti del futuro, educare alla nonviolenza. Ci chiediamo allora: le scelte di Governo sono vicine, quali prospettive per il Ministero della Pace? Nella proposta sostenuta dalla campagna, il Ministero della Pace agisce in maniera trasversale su 6 punti: la promozione di politiche di Pace attraverso la ricerca e la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà, il dialogo interculturale, l’integrazione; il disarmo, promuovendo studi e ricerche per la graduale riduzione delle spese per armamenti e la progressiva riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa; la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, con particolare riguardo ai Corpi Civili di Pace al Servizio Civile quali strumenti di intervento nonviolento della società civile; la prevenzione e riduzione della violenza sociale e promozione di linguaggi e comportamenti liberi dall’odio; la qualificazione delle politiche di istruzione rispetto all’educazione alla nonviolenza, trasformazione positiva dei conflitti, tutela dei diritti umani e mantenimento della pace; la mediazione sociale, riconciliazione e giustizia riparativa, promuovendo misure concrete di “riparazione” alla società del danno commesso dal reo. “Un giovane che viene educato a gestire positivamente i conflitti con la nonviolenza, saprà trasformare i problemi in opportunità, rispondere alle sfide che la vita impone, a relazionarsi con le altre culture e vivere con meno paura il paese, il quartiere, la città”, ha voluto sottolineare Nicola Lapenta, coordinatore della campagna. E ancora: “Vogliamo che il Ministero della Pace diventi una proposta politica, una realtà. Non vogliamo che rimanga solo una bella idea, e questo dipende da ciascuno di noi, che ogni giorno è una piccola parte dello Stato, una piccola parte della Società, una piccola ma irripetibile parte della grande famiglia umana”. Per restare aggiornati sulla Campagna: www.ministerodellapace.org - info@ministerodellapace.org - 348 1926730 Marco Lovato Comunità Papa Giovanni XXIII di Linera (Santa Venerina)

Il commissario ai giornalisti ridare al Comune gli organi amministrativi democratici, ma necessitano i tempi tecnici. E, comunque, questo è compito dell’assessorato agli Enti locali. “Di certo - ha ricordato il dott. Scalia che, con il buonsenso che gli è proprio si è dato un compito che si esaurirà tra tre mesi e un anno - il mio mandato cesserà quando verrà proclamato il nuovo sindaco”.

Nell’incontro con i giornalisti, tenuto nella sala Giunta del Palazzo di città, il commissario, insediatosi ieri in Municipio, ha ricordato la sua attività di una vita in magistratura, culminata come procuratore generale della Repubblica, e ha confessato di essere “grato e non grato” al presidente della Regione, Nello Musumeci”, che gli ha chiesto di reggere le sorti del Comune acese. “Grato per la fiducia - ha sottolineato -, non grato per l’onere che mi trovo a sostenere”. Comunque, il commissario, che ha ricordato di essersi occupato, per gran parte della propria attività, di “patologia della pubblica amministrazione”, ha dichiarato di avere trovato il Consiglio comunale collaborativo e il personale disponibile al dialogo e all’impegno, oltre che tanta gente comune che, manifestandogli appoggio e solidarietà, gli fornisce proposte e idee utili per la città. E ha rivelato che l’accettazione dell’incarico è figlia anche dell’adesione all’invito che il presidente della Regione stesso lanciò all’atto del suo insediamento a Palazzo d’Orleans quando disse che “Tutti, ciascuno per la propria parte, dobbiamo impegnarci mettendoci la faccia a lavorare per rilanciare la Sicilia”. Tra le prime idee da mettere in pratica, il commissario ha rivelato quella della costituzione di una sorta di “Consiglio privato”, formato da esponenti della cosiddetta “Società civile” disponibili ad affiancarlo nel suo non facile compito. Già nei primi incontri, informali e formali, il dott. Scalia si è fatta una idea dei grandi problemi che attraversa la città, a cominciare dalla funzionalità degli uffici, e ha parlato di inadeguatezza del personale, non tanto riferita ai singoli, anche se ha riconosciuto la necessità di veri e propri corsi formativi, quanto per l’assenza di tante figure apicali. “Nella riunione tenuta con i funzionari municipali – ha affermato – è emerso uno spaccato preoccupante”, composto, tra l’altro, di debiti fuori bilancio e contenziosi vecchi anche di 20 anni. Per quanto riguarda la grave carenza di personale il problema si deve affrontare subito e il commissario è disposto anche ad approntare i relativi concorsi o ad accogliere funzionari provenienti da altri enti per coprire i posti apicali mancanti. Comunque, il dott. Scalia si è augurato che la voce popolare che definisce il personale “stanco, disincentivato e latitante” non sia rispondente al vero e, comunque, da modificare. Il dott. Scalia ha anche ricordato come non possa impegnarsi in progetti di lunga durata, come quello per la riapertura della Terme, mentre, tra i problemi urgenti da affrontare, ha ricordato quelli della Ztl (Zona a traffico limitato), con le implicazioni della durata oraria e delle zone più o meno sacrificate, della Villa Vittorio Emanuele III, comunemente chiamata “Belvedere”. Che rappresenta “un problema complesso ed è caricata di un contenzioso recente”. Per gli eventi e le attività già decisi non ci sono problemi, ha assicurato il commissario, soprattutto per ciò che riguarda la fruizione di beni pubblici. Così, in vista della stagione calda, la realizzazione dei solarium, la Festa dei fiori, il Carnevale estivo, “tutto sarà portato a compimento”. Mentre ha dichiarato apertamente di non potere mettere mano a un caso annoso come quello delle Terme proprio perché di lungo, forse troppo lungo, respiro. Atteggiamenti positivi e dichiarazioni di disponibilità e collaborazione il commissario ha rivelato di avere raccolto tra i consiglieri comunali, alcuni dei quali avevano anche annunciato le dimissioni, forse anche rientrate, e tra gli assessori. Infine, il dott. Scalia affermato di aspettarsi dalla stampa “proposte e input positivi”, ricordando di conoscere abbastanza la realtà acese ma di non essere nativo della città, e di essere disponibile anche a tenere incontri periodici prefissati con i giornalisti sui grandi e piccoli temi dell’amministrazione della città. Dir


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Cultura

Jonio

25 marzo 2018

DONAZIONE 5000 volumi di don Spartà all’Issr di Catania

recensioni

“I libri vanno letti”

“Hotel Pension Cosmopolita”, storia d’amore intrisa di dinamiche psicologiche complesse

Sono circa cinquemila i volumi che don Santino Spartà ha donato all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Luca”, che ha sede in via Crociferi a Catania. Dopo averli consultati per anni, nel corso dei suoi studi letterari e teologici, il prete ha deciso di condividerli con chi avesse voglia di approfondire la propria conoscenza ed allargarne sempre più i confini. La donazione è avvenuta lo scorso lunedì 19 febbraio, nel corso di un incontro che ha visto l’intitolazione allo stesso dell’aula magna del Polo FAD (Formazione a distanza). Si tratta di una raccolta dal carattere enciclopedico, che di ogni autore, quali Platone, Aristotele, Carducci, Pirandello, Verga, etc., ne propone tutte le opere e gli scritti. Una collana di storia dell’arte in quattordici volumi, arricchisce la collezione oltre ad altri testi teologici. Don Spartà, che ha voluto donarli nella loro totalità, senza dividerli, vi ha affiancato anche alcune opere d’arte, circa 120, fra cui una “Natura morta” del

palermitano Renato Guttuso. Tanti, infatti, gli artisti, i personaggi del mondo dello spettacolo conosciuti dal prete, che, negli anni passati li ha intervistati, quando era collaboratore di Radio Vaticana e del settimanale “Oggi”. Proprio per questo è noto anche come il “prete dei vip”. Don Santino ha raccontato che i suoi libri non venivano più tanto utilizzati, dal momento che lui stesso non trascorre più le sue giornate interamente nella casa di Randazzo, in cui erano ubicati,

ma soggiorna molto a Roma. Il fatto di aver dato “nuovo lustro” ai suoi libri, nel senso che potranno essere ancora sfogliati, consultati o semplicemente letti per il piacere di farlo, lo rende sereno e soddisfatto. Ultima sua opera è un libro sui personaggi del Vangelo: Erode, Pietro, Paolo, l’adultera e altri. La passione per la scrittura non lo abbandona mai e la coltiva tra i sui spostamenti tra Roma, Catania e Randazzo. Rita Messina

MOSTRE dal 5 aprile la mostra di Anna Grassi nel salone di casa

Fiori e angoli di Sicilia E’ un incanto per gli occhi la mostra di pittura della nostra concittadina acese Anna Grassi, che sarà inaugurata il 5 aprile, alle ore17,30, nel salone della sua abitazione, in Acireale, (Corso Umberto, 113 , 2° piano). La mostra resterà aperta per dieci giorni, dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 17 alle 19. Con cuore nobile e generoso la pittrice, sempre sensibile alla beneficenza, donerà i relativi proventi all’Associazione Italiana “Follereau”, di cui c’è ad Acireale un attivo gruppo, fondato negli anni Sessanta da Antonietta Strano, e del quale è referente il prof. Giuseppe Vicari. Sarà un richiamo per molti visitatori aperti ai valori del Bene e del Bello, predisposti ad allietarsi nella contemplazione di acquerelli, raffiguranti il mirabile soggetto di fiori delle quattro

stagioni nella terra del sole, dalle mille sfumature di colori: fulgide rose, incantevoli camelie, luminosi girasoli, umili margherite e campanelle, graziosi anemoni, sognanti viole del pensiero. Magia della Natura della Sicilia nella sua semplicità e nel suo misterioso fascino che conquista turisti di tutto il mondo, invitandoli al ritorno in questa nostra terra di sogno, da millenni ispiratrice di grandi poeti e pittori. La mostra della pittrice Anna

Grassi è ancora uno splendido inno alla bellezza dei piccoli arcipelaghi siciliani, isolette, perle del Mediterraneo: le isole Eolie, con i chiaroscuri che ne esaltano gli angoli più riposti, rivivono negli acquerelli, quali emblemi di paesaggi paradisiaci, di sublime silenzio, circondati dall’azzurro mare Tirreno. Lipari, Panarea, Salina, il famoso vulcano Stromboli, immortalato dal regista Rossellini e dalla bellissima attrice Ingrid Bergman, con spiagge solitarie, caratteristici sobborghi, e la suggestiva Ginostra, diventano ai nostri occhi simboli di un luminoso mondo interiore, che ci regalano nella nostra insonne vita momenti di rifugio e di gioia, nella consapevolezza che è bello vivere e lottare, esperienza unica della nostra esistenza. A. B.

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Un viaggio introspettivo, che osserva l’animo umano in ogni sua reazione e interazione con gli altri e che ne mette a nudo fragilità e punti di forza. È quello che si compie immergendosi nella lettura del romanzo “Hotel Pension Cosmoplita” (Edizioni Arianna) scritto da Alessandra Distefano. L’autrice racconta una storia d’amore intrisa di dinamiche psicologiche complesse, ma che, nello stesso tempo, sono individuabili negli atteggiamenti reali e quotidiani dei rapporti di coppia. Cati, Spook, Nippi i personaggi principali ai quali se ne affiancano altri e, soprattutto, si affianca la scrittrice: “Io sono Alessandra (…), la felicità è una cosa che deve essere semplice..”, dando voce ai suoi ricordi ed alle sue riflessioni. I suoi interventi propongono immagini del vissuto personale, rapporti affettivi, presenze familiari che segnano certi percorsi di vita. La Distefano coglie l’occasione per indurre il lettore a soffermarsi su sé stesso, senza un chiaro intento di guidarlo in ciò, ma ponendogli dinnanzi situazioni che potrebbero essere le proprie. I quesiti che spesso attanagliano il vivere quotidiano sono messi per iscritto ed affrontati con una serena costatazione che le cose seguono un disegno, a volte, incomprensibile a ciascuno. In particolare, si sofferma su quella ricerca della felicità che attrae l’interesse dell’uomo, proprio perché, così difficile da raggiungere, può diventare un mito: “Aspettando la felicità (…) mi sono confusa e adesso è dietro, non l’ho riconosciuta e non l’ho presa..”. Tornando ripetutamente sulle sue immagini visive di ricordi lontani, spesso particolarmente nostalgici, sottolinea la bontà di un sentimento, quale l’amore, che nel romanzo si presenta sotto forme diverse. Racconta l’amore per una sorella, per una nonna che ha rappresentato un punto fermo nella vita della nipote, l’amore in crisi tra i coniugi, l’amore unico che si prova una volta nella vita: “Quando ci si riconosce (…) non importa il tempo, non importa nemmeno lo spazio, è così per sempre”. La scrittrice, originaria di Milano, che vive a Randazzo non si è risparmiata nel trasmettere al lettore le sue sensazioni, scaturite di fronte ad un paesaggio nordico, in presenza dell’ “aria di settembre” ed anche al cospetto di un sentimento religioso, di fede, che può guidare chi vi si affida nelle decisioni più difficili da prendere. Breve la storia di fondo, quella nella quale si muovono i protagonisti, intensa ed articolata in uno scenario che privilegia il mare e tutti i suoi effetti; molte le considerazioni che vi ruotano attorno. Molta la voglia dell’autrice di “scrivere” i pensieri che scuotono l’animo, come si legge più volte nel romanzo stesso e di accettarne anche la sue fragilità, con le strade intraprese e nelle loro inevitabili conseguenze: “Quando capisci il peso delle scelte che hai fatto (…) è ormai troppo tardi, è andata, la vita è già segnata”. Rita Messina

Mons. Arista visto dal frate laico Pietro Pappalardo

Venerabile G. B. Arista Pietro Pappalardo, “Cenni biografici di Mons. G.B. Arista d. O. II Vescovo di Acireale” – Edizioni Oratoriane Acireale Il libro, fedele trascrizione del manoscritto autografo, steso dal 1923 al 1950, dopo la morte del vescovo Arista a 57 anni, nel 1920, è caratterizzato dalla semplicità della testimonianza dell’Autore, Pietro Pappalardo, suo cameriere, frate laico dell’Oratorio, ammiratore delle sue virtù “eroiche” e del suo apostolato filippino, fin dalla fanciullezza, “quale uomo di silenzio e di ritiro, di lavoro e di preghiera”, dotato di forte personalità, improntata all’imitazione di Cristo. La rievocazione, da Preposito dell’Oratorio e impareggiabile direttore dell’Istituto acese “San Michele”, a vescovo di Acireale, è un costante percorso della memoria: G. B. Arista lo edifica con la sua quotidiana umiltà; con l’accettazione della nomina di vescovo da parte di Pio X nel 1907, dopo l’esperienza di vescovo ausiliare, scelto dal vescovo Genuardi nel 1904. Un successo, il I Congresso Eucaristico Diocesano del 1913. La vita spirituale di G.B. Arista, eccellente direttore di anime, è intessuta di travaglio interiore: il ‘Motu proprio’ di Leone XIII del 1900 sull’Ordine dell’Oratorio gli ispira la richiesta al Papa, ricca di firme autorevoli, di unione delle Congregazioni dell’Oratorio, contribuendone all’esito positivo. Altre prove sofferte, gli interventi di soccorso, prima nel terremoto di Linera, poi in quello immane di Messina e Reggio, nel 1908, con centomila vittime; il coinvolgimento nel dramma politico, causato dal “non expedit”, tra due notabili locali, Giuseppe Grassi Voces e Giuseppe Pennisi di Santa Margherita, nel 1913; nella prima guerra mondiale, la corrispondenza epistolare con soldati al fronte, tra cui seminaristi e preti. Il 13 novembre 1915, Pietro Pappalardo è inviato in Africa per servizio militare; ritornerà nel febbraio 1919 e poco dopo accetterà la proposta del Nunzio Apostolico in Belgio, Sebastiano Nicotra, di seguirlo. Il vescovo Arista continua ad aiutarlo con le sue lettere. Prefazione storica del vescovo d’Ivrea, Edoardo Cerrato, C. O., che riconosce ad Arista la santità e gli attribuisce il merito della risorta Confederazione Acese. Introduzione e 233 note lungo il testo del prof. Alfonso Sciacca. Copertina con ritratto del Vescovo, di Russo. Foto d’epoca e di tele. Anna Bella

LIBRI La presentazione al “Costarelli” di Acireale dell’opera di Giovanni Vecchio “In veritate - Poesie, aforismi e disegni”

2SHUD GL IHGH FKH ID ULÁHWWHUH VXOO·$PRUH Si è tenuta nella sala Costarelli di Acireale, la presentazione del libro “In veritate”, poesie, aforismi e disegni di Giovanni Vecchio. Ad introdurre Mario Di Prima, presidente dell’associazione Costarelli, a moderare Giuseppe Vecchio, giornalista direttore de “La Voce dell’Jonio”, che ha organizzato l’evento, a tenere la relazione Rita Messina, insegnante e giornalista. L’incontro ha visto la partecipazione dell’autore e di Gesuele Sciacca che, con la moglie Daniela Greco, ha declamato cantando alcune delle poesie da lui musicate. Sin dall’inizio dell’appuntamento l’autore ha regalato una copia della sua opera ad ogni partecipante. “Gesuele associa alle arti letterarie quelle musicali e canore. Questa sera Giovanni Vecchio ci presenta la sua opera letteraria, si accetta un’offerta per i poveri. Ringrazio Giuseppe Vecchio e Rita Messina, relatori doviziosi di tanti messaggi positivi per noi”, ha introdotto così Mario Di Prima. Gesuele Sciacca, dopo aver precisato che l’accostamento poesia musica può sembrare una forzatura, ma che in realtà da sempre si canta la poesia, ha presentato “Fremiti”, cantata da Daniela Greco. Giuseppe Vecchio ha raccontato de “La Voce dell’Jonio”, giornale fondato da suo padre sessant’anni fa che amava definirlo suo “settimo figlio”; successivamente assume lo slogan “Giornale della Chiesa, giornale della gente”. “La Voce” è una famiglia, forse anche una comunità e certamente una palestra soprattutto per i più giovani – ha detto Giuseppe Vecchio. Oggi è anche online – ha aggiunto, tra l’altro -, e da un anno e mezzo anche casa editrice. Siamo sul social, sperimentiamo dirette Facebook, pubblichiamo filmati. Stiamo cer-

cando di metterci al passo coi tempi”. “Quest’anno ricorre il sessantesimo del giornale, e nel prossimo settembre – ha preannunciato – terremo un convegno di tre giorni che vedrà la presenza di molti direttori di testate consorelle di tutta Italia; il tema dal quale si partirà sarà ‘La cura del creato’, saranno presenti molti ospiti”. In seguito lo stesso direttore ha raccontato dell’incontro con Giovanni Vecchio e con la sua opera. “L’autore non voleva presentarlo, ma il libro merita di essere divulgato ed io ho insistito – ha rivelato -. L’opera, che non è in vendita, contiene poesie, aforismi e disegni. Serata singolare perché singolare sono l’autore e il libro. Giovanni Vecchio è un’artista a tutto tondo ed è pluridisciplinare. Ha il dono di essere umile e modesto, merita di essere letto e conosciuto”, ha concluso Giuseppe Vecchio. Dopo la declamazione cantata della poesia “Sperare è”, con Gesuele alla chitarra e Daniela al microfono, Rita Messina ha rac-

contato ai presenti di come ha conosciuto l’autore. “Mi ha colpito la sua semplicità – ha detto – riesce ad arrivare dritto alle persone. La tematica del libro compete l’ambito religioso e il nostro modo di vivere la fede. Ho trovato un libro molto ricco – ha continuato -, gli aforismi sono dettati dal suo cuore; l’autore si è fermato dal suo scorrere quotidiano ed è come se avesse osservato sé stesso e tutti i rapporti che intercorrono tra le persone”. Rita Messina ha sottolineato che il libro si divide in due parti, che l’autore guarda tutto ciò che accade intorno a noi parlando degli errori madornali che rompono il nostro equilibrio, che osserva la natura umana imperfetta, che analizza i sensi, quelli che portano a commettere errori, che la ragione arriva laddove il senso sbaglia. “Come dice l’autore, abbiamo una consapevolezza – ha aggiunto, tra l’altro, la relatrice -, che nessuno può modificare, che Dio ci ama; questo ci aiuta a vivere le nostre giornate nell’Amore e per l’Amore. Il libro non ha pretese di un’opera letteraria, ma di fatto ne ha tutte le caratteristiche. Il disegno completa e arricchisce lo scritto”, ha concluso. Il duo Gesuele Sciacca – Daniela Greco ha poi presentato la poesia “Idolatria”. Infine, l’autore, molto commosso, ha ringraziato i presenti, i relatori, ed ha concluso dicendo: “Quando qualcuno vi chiederà quale sia la parte più bella della Bibbia rispondete «Puoi fare miracoli, ma se non vivi nella carità hai fatto niente»”. A concludere l’incontro la mini-band con “In avanti” e di nuovo “Fremiti”, per farla ascoltare anche a quanti sono arrivati in sala a presentazione iniziata. Graziella De Maria


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Cronaca

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GIORNATE FAI Ad Acireale ammirate opere d’arte riscoperte e visitato un Centro scientifico d’eccellenza

La chiesa del SS. Salvatore e il Crea Puntuali come ogni anno, con la fine dell’inverno ed il cambio di stagione, arrivano anche le Giornate Fai di Primavera. È la manifestazione (giunta alla 26^ edizione) organizzata dal Fondo per l’Ambiente Italiano per far conoscere e mettere in risalto alcuni monumenti e siti naturali che abitualmente non sono aperti al pubblico e visitabili. Il Fai si avvale ogni anno della collaborazione di enti pubblici e privati che mettono a disposizione i loro beni e, soprattutto, con il supporto dei propri volontari e degli allievi di tantissime scuole italiane, che fanno da guide in veste di “apprendisti ciceroni”. Anche Acireale, come avviene ormai da alcuni anni, ha messo in mostra alcuni dei suoi gioielli. La scelta è caduta quest’anno sul Centro CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), che riunisce nella sede di corso Savoia i due centri di ricerca di olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura (OFA) e quello (nuovo) di ricerca di cerealicoltura e colture industriali (CI); e sulla chiesa del Santissimo Salvatore, anch’essa nella parte alta di corso Savoia. Il Centro Crea è uno dei pochi esistenti in Italia, e nei suoi laboratori, oltre che nei terreni di coltura che possiede non solo ad Acireale ma anche in altre località della Sicilia, porta avanti una serie di studi e sperimentazioni nel campo della genetica e della coltivazione di colture tipiche dell’ambiente mediterraneo. Il Centro di Acireale possiede inoltre una ricchissima biblioteca di carattere scientifico, con opere antiche e di pregio, tra cui alcune pubblicazioni dell’’800, in lingua francese, di Charles Darwin (lo scienziato autore, tra l’altro, della teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali). Il Centro era stato già aperto qualche anno fa per le giornate Fai di prima-

vera, ma le avverse condizioni atmosferiche resero difficoltosa, in quella occasione, la possibilità di visitarlo, per cui si è pensato di riproporlo. Nella chiesa del Santissimo Salvatore invece, è stato possibile ammirare le opere pittoriche ivi presenti (tra cui “La Trasfigurazione” di Alessandro Vasta e “L’apparizione di Fatima” di Francesco Patanè), ma, soprattutto, gli affreschi riportati recentemente alla luce nel presbiterio e raffiguranti “Le nozze di Cana”, “La moltiplicazione dei pani e dei pesci” e “L’ultima Cena” (le tre mense evangeliche) oltre a simboli della Passione di Cristo; si tratta di opere di autore ignoto di cui sono state ritrovate le iniziali (MP) e la data di esecuzione, 1721; la chiesa conserva inoltre un pregevole Crocifisso ligneo policromo del XVIII secolo. Hanno fatto da guida nei due siti in veste di “apprendisti ciceroni” gli alunni del liceo classico “Gulli e Pennisi”, del liceo scientifico “Archimede”, degli istituti comprensivi “Paolo Vasta” e “Vigo Fuccio - La Spina”, del Lyceum Linguistico e dell’istituto “San Luigi” (al Crea), mentre nella chiesa del SS.mo Salvatore c’erano gli allievi dell’istituto “Filippo Brunelleschi” (delle due sezioni di liceo artistico e istituto tecnico per il turismo). Una particolarità che ha caratterizzato la manifestazione Fai ad Acireale è stata data dal fatto che i giorni di visita sono stati il venerdì 23 ed il sabato 24 marzo, a differenza di tutti gli altri siti del resto d’Italia in cui i luoghi sono stati aperti nei giorni di sabato e domenica. Ciò ha dato maggiori possibilità di accesso alle scolaresche che ogni anno visitano numerose i luoghi Fai, come ha dichiarato la responsabile del gruppo acese architetto Loredana Grasso, impegnata con circa 50 volontari acesi e con più di 100 studenti “apprendisti ciceroni”, e molto soddisfatta per il notevole afflusso di pubblico registrato nelle due giornate.

Nuova insegna in pietra lavica della Pasticceria Costarelli benedetta da mons. Raspanti Un momento lieto e tanti amici cari per un evento importante per l’Associazione e la pasticceria Costarelli. La nuova insegna in pietra lavica collocata all’ingresso del salone pasticceria è stata l’occasione per ritrovarsi insieme piacevolmente, soci e non, insieme con il presidente dell’associazione, avvocato Mario Di Prima, il vicepresidente dottore Carlo Zimbone che ha contribuito alla sua realizzazione, al dottore Salvatore Scalia, già procuratore generale della Repubblica di Catania, che si è insediato due giorni dopo come commissario del Comune di Acireale, e all’avvocato Maria Nicotra Pennisi di Floristella, già Avvocato dello Stato di Catania. Presenti anche i signori Giuseppe e Agata Ariosto titolari della pasticceria e fautori del ritorno della tradizione dolciaria acese con prelibati dolci, rimasti nei ricordi di tanti di noi, e che negli anni erano quasi del tutto scomparsi dalla produzione locale. Gelati e dolci che hanno fatto grande l’antica tradizione dolciaria e che oggi, grazie alla pasticceria Costarelli, possono essere gustati nuovamente dagli acesi e anche dai numerosi turisti che finalmente tornano numerosi a visitare e apprezzare le bellezze e i luoghi più tipici della nostra città. La targa, realizzata in pietra lavica ceramizzata dall’artista acese Francesca Micale, adesso fa bella mostra di sé nella nostra splendida piazza Duomo. Riproduce il marchio della pasticceria Costarelli e quindi riporta in piazza Duomo in maniera artistica questo antico marchio che dal 1892 era il simbolo di una pasticceria di rinomato vanto per la città. Sua Eccellenza monsignor Antonino Raspanti ha benedetto la targa e reso ancora più emozionante e partecipata la cerimonia di scopertura dell’insegna. Gabriella Puleo

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SANTA VENERINA Premiate sei donne nella settima edizione del “Femminile Plurale”, serata speciale con ospiti d’eccezione

Madre Venera, Antonella, Lisa, Giulia, Graziella e Lucia Le donne di Santa Venerina hanno una festa a loro dedicata. Questa non si pone in contrapposizione a quella più conosciuta e commerciale della “mimosa” ma la scavalca sia per definizione che per contenuti. Sul palco le donne invitate ci mettono corpo, anima e soprattutto cuore per aprirsi e raccontare il loro percorso di studi, la loro professione, le loro debolezze e i punti di forza. Questo è il Femminile plurale, giunto alla settima edizione e ideato dall’associazione Storia, Cultura e Sviluppo Territoriale, appuntamento tanto atteso da tutta la cittadina tanto da ricevere puntuale ogni anno il patrocinio del Comune di Santa Venerina. Sei le donne che sabato 17 marzo hanno ricevuto il riconoscimento. La longevità di madre Venera Sapienza, 98 anni, abile ricamatrice di tessuti in oro, ha rappresentato per tutte loro un esempio di tenacia. Emozione ha suscitato la testimonianza di Antonella Malin, pedagogista dell’unità operativa di Neuropsichiatria infantile, disabile ma da sempre determinata nella sua professione. Sul palco anche lo spettacolo: il ballo classico di Lisa Sorbello, ballerina dell’Accademia Ucraina del ballo, e la conduttrice radiofonica Giulia D’Aquino. A ricevere la pergamene, inoltre, Graziella Pace, maestra dell’arte pasticciera da cinquant’anni, e Lucia Rocca, pittrice e titolare della Galleria internazionale d’arte Firme d’autore. Questa manifestazione, ha detto la vicepresidente Maria Lizzio, “presenta la donna come un diamante dalle mille sfaccettature. Ci auguriamo che le nuove generazioni possano prendere come esempio queste donne che nonostante le difficoltà di ogni giorno riescono ad eccellere nei loro campi”. La menzione speciale alla solidarietà è

stata assegnata all’Etna club Cb telecomunicazioni mentre la prima edizione del “Pianeta venere” è stato rivolto alla memoria dell’avvocato Anna Ruggieri. Femminile plurale è anche musica e parole. Ad esibirsi sono stati il cantautore catanese Rosario Di Bella, il duo Giusy Schilirò e Angelo Patanè, Gregorio Lui alla chitarra e Concetto Sciuto con i suoi versi poetici e, infine, il giovane Emanuele Rigido, distintosi a Sanremo giovani. “Ogni anno Femminile Plurale alza un po’ di più l’asticella, da sempre una serata garbata e interessante. Quella di quest’anno è stata davvero un’edizione speciale”, ha affermato l’assessore alla cultura Maria Assunta Vecchio. Durante la serata sono stati esposti i ritratti di noti personaggi femminili realizzati con la tecnica del carboncino e matita dal duo Nino Mammino e Carmen Coppola. Il primo è un artista di S. Venerina molto apprezzato e distintosi recentemente con diverse estemporanee, l’ultima denominata “Mille volti tra il bianco e il nero”. La Coppola, invece, originaria di Catania, è l’autrice della raccolta di ritratti “Evolution art”, un tema che, ha spiegato, “esprime la mia evoluzione continua come donna, in campo artistico e nella vita personale”. I due ritrattisti sono stati omaggiati con una pergamena e un bouquet di fiori. Sul palco per la presentazione si sono alternati il presidente Gesuele Sciacca, Francesca Sciacca e Giovanni Vecchio mentre le pergamene e gli omaggi floreali sono stati consegnati dai soci dell’associazione organizzatrice e da alcuni amministratori comunale con in testa il primo cittadino Salvatore Greco. Domenico Strano


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INTERVISTA Don Nino Franco e il prof. Giuseppe Rossi parlano del sacerdote, docente e studioso

Don Cristaldi, maestro culturale e spirituale RICORDO A PIÙ VOCI IN CATTEDRALE La cultura in funzione della fede per evangelizzare Evento di rilevante spessore, la rievocazione del pensiero di don Giuseppe Cristaldi, nel 20° anniversario della morte, nella Basilica Maria SS. Annunziata di Acireale. La concelebrazione della Santa Messa, presieduta dal card. Paolo Romeo, con l’omelia del promotore, don Roberto Strano, incentrata sulla spiritualità di don Cristaldi, crea un’atmosfera di raccoglimento. Il pregevole incontro, organizzato dalla Basilica Cattedrale, dal Meic gruppo di Acireale, dall’Università Popolare “Giuseppe Cristaldi”, riesce a far riemergere dal passato l’indimenticabile figura del colto concittadino, scrittore, don Cristaldi. Come si legge nel depliant della Città di Acireale e dell’UPGC ( Università popolare Giuseppe Cristaldi), con la presentazione su padre Cristaldi, a cura di Vincenzo Serra, “la cultura fu da lui coltivata in funzione della fede come evangelizzazione”. In connessione, distribuzione del mini opuscolo della Basilica, del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), dell’Upgc, con foto di don Giuseppe Cristaldi e profilo biografico di Giuseppe Rossi. Si inizia con i saluti ai presenti e ringraziamenti a don Roberto da parte di Pietro Currò, presidente Meic, e di Roberto Cristina, presidente Upgc. Relatore della serata, il prof. don Antonino Franco, docente di Teologia fondamentale e di Storia della Teologia Medievale allo Studio Teologico San Paolo di Catania, sull’avvincente tema “Il dinamismo fede- ragione nell’opera di Giuseppe Cristaldi”, sviluppato con competenza, con citazione di vari testi. Egli, memore dell’amicizia con il prof. Giuseppe Cristaldi, conosciuto da seminarista, espone una relazione molto dettagliata e approfondita, oltre che pervasa dall’emozione nei momenti salienti. Traccia la vita di don Giuseppe Cristaldi: nato a Catania, l’11 febbraio 1918; studente ad Acireale, nell’Istituto San Luigi, poi il ginnasio nell’Istituto San Michele. Entra in Seminario nel 1930, seguito nella direzione spirituale e umana da P. Michele Cosentino; nel 1940, ordinazione presbiterale per mano del vescovo di Acireale, mons.Salvatore Russo. In seguito, laurea in Storia e Filosofia, all’Università di Catania, con una tesi sulla conoscenza nella filosofia di San Tommaso d’Aquino: la Sapienza deve coinvolgere l’intera persona, altrimenti rimane astratta. Da rilevare la collaborazione con la rivista dei Padri Filippini e con L’Osservatore Romano; l’insegnamento di Storia e Filosofia nei licei classici ‘Gulli e Pennisi’ di Acireale e ‘Michele Amari’ di Giarre, infine nel liceo scientifico “Archimede” di Acireale fino al 1968, ricordato con grande stima dagli ex alunni. Originale il libro sulla contemporaneità di Cristo. Molto intenso il lavoro di scrittore durante il periodo quasi ventennale dell’insegnamento di Filosofia della religione all’Università Cattolica di Milano: Cristaldi pubblica libri su A. Rosmini; Newman; Kierkegaad; Dostoevskij ed altri autori. Appassionato di letteratura, frequenta il Piccolo Teatro di Milano. Il 12 marzo 1998 muore all’Oasi di Aci sant’Antonio. Due gli interventi programmati, densi di pensiero con risvolti sociali: “La nascita dell’Università Popolare Giuseppe Cristaldi” negli anni Novanta, in seno alla Fraternita Misericordia di Acireale, fondata nel 1979, a cura del dott. Rosario Sorbello. “Fedeltà alla Chiesa e simpatia per il mondo: l’eredità di Giuseppe Cristaldi”, con citazioni di scritti filosofici ed anche letterari, a cura del prof. Giuseppe Rossi del Meic: la ricerca della verità, strenuo impegno di P. Cristaldi, assume i valori della cultura. Anna Bella

Il 12 Marzo scorso è ricorso il XX anniversario della dipartita del prof. don Giuseppe Cristaldi. Per l’occasione è stato indetto in Cattedrale, ad Acireale, un incontro pubblico dal titolo “Credere pensando”. In tale occasione abbiamo avuto modo di intervistare due protagonisti dell’incontro commemorativo, Don Antonino Franco e il Prof. Giuseppe Rossi. Don Antonino, chi era per lei don Giuseppe Cristaldi? Per me don Giuseppe Cristaldi è stato un maestro di vita e un maestro di cultura, perché è stato mio insegnante all’Università Cattolica. Io ho fatto la tesi di laurea con lui. Ma non è solo questo: avevamo intessuto un bellissimo rapporto, anche perché lavoravo in quegli anni come assistente spirituale alla facoltà di lettere e filosofia dell’università cattolica. Avevamo un colloquio quotidiano e spesso pranzavamo insieme. Poi lui mi comunicava la sua attenzione per la cultura, per la letteratura, per il teatro, ma anche per la vita spirituale. Perché Padre Cristaldi può essere considerato uno dei grandi della cultura? Qual era il proprium del suo pensiero? Utilizzare tutte le risorse dell’intelligenza per comprendere la fede. La fede che si comprende non è mero esercizio intellettuale, ma coinvolge l’amore che diventa poi testimonianza nella storia. Dunque si tratta di un pensiero abbastanza attuale… Senz’altro. È possibile ancora oggi esercitare una carità intellettuale come quella di Cristaldi? Non è possibile, è necessario. “Carità” significa che quando si indagano le cose della vita e le verità di fede si produce un senso della vita come testimonianza di questi valori. Questa è Carità, perché l’Amore di Dio non resti chiuso entro il perimetro del tempio. Padre Cristaldi è stato un grande esegeta ed interprete di Rosmini e Newman. Che cosa ha messo in luce di questi due grandi della storia della teologia? Di Rosmini la ricerca Teologica, intesa come tentativo di

mettere insieme Teologia e Filosofia, Fede e Ragione. Per quel che riguarda Newman, mi viene in mente un episodio: una volta ho partecipato ad un convegno alle porte di Parigi, a Chantilly, su Newman. Lì un professore che veniva da Oxford affermò che Cristaldi era uno dei più grandi conoscitori di Newman. Ad ogni modo, Cristaldi, riguardo questo autore, ha messo in luce una cosa molto bella, il cosiddetto “senso illativo”: ognuno porta dentro di sé come una domanda nascosta, intima di Dio, che porta l’uomo semplice ad accostarsi come primo passo alle verità di fede. Qual è l’episodio che ricorda con più affetto nel suo rapporto con padre Cristaldi? Tantissime cose ci sarebbero. Una cosa bella che ricordo con

affetto è che andavamo insieme a teatro; all’uscita mi raccontava qual era la sua idea dell’opera che avevamo visto, me la spiegava e condividevamo un Tè. Ora, il bere il Tè era marginale. La cosa veramente bella era il tentativo di fare una sintesi della giornata che avevamo vissuto insieme, guardando l’opera teatrale. Professor Rossi, passiamo a lei. Quale rapporto aveva con Don Giuseppe Cristaldi? Padre Cristaldi è stato per me un maestro, non soltanto dal punto di vista intellettuale, ma anche e soprattutto da un punto di vista spirituale, perché mi ha aiutato a capire che la fede ha bisogno di una ricerca teologica e che, dal canto suo, la teologia è insufficiente se non c’è un’adesione all’Amore di Cristo. Durante la sua relazione ha

accennato al rapporto cristianesimo-cultura nell’opera di Padre Cristaldi. Oggi, alla luce del pensiero di questo grande, come può essere affrontata tale relazione? Una delle opere principali di Cristaldi è stata “Contemporaneità di Cristo”, in cui il concetto di contemporaneità si riferiva ad un atteggiamento di fiducia nei confronti della cultura contemporanea: vi sono dei segni di verità che possono essere celati nella cultura del proprio tempo, superando quegli elementi che non riconoscono non solo il cristianesimo, ma più in generale, l’esigenza religiosa dell’uomo. Può raccontare qualche aneddoto che ricordi Padre Cristaldi? Sono stato, insieme a Padre Cristaldi, sulle orme di Newman. Lui era studioso del cardinale Newman e voleva visitare i luoghi nei quali questi era vissuto. Abbiamo fatto insieme un viaggio in Inghilterra, nel quale abbiamo visitato Oxford, Littlemore (luogo della conversione), l’Oratorio di Londra. Siamo stati anche in Sicilia, ad Enna, luogo nel quale Newman era venuto in viaggio quando era giovane. Durante queste esperienze ho avuto modo di conoscerlo più da vicino perché pregavamo insieme, partecipavo alla Messa da lui presieduta, parlavamo molto; ho avuto modo di raccontargli i miei dubbi, le mie difficoltà e lui ascoltava di buon grado, dando consigli utili. A proposito di preghiera. Può descriverci quale importanza avesse questa nel percorso di vita di Cristaldi? Io credo che lui la avvertisse come un’esigenza di fedeltà alla Chiesa. Anche quando recitavamo la liturgia delle ore lui confessava che alcune volte, dovendo pregare il breviario alla sera tardi, questa diventava una difficoltà da superare. Ma lui riteneva che quello era il momento in cui poteva esprimere meglio la promessa di aderire al Signore e alla Chiesa che aveva fatto tanti anni prima. Questo non l’ho mai dimenticato. Francesco Pio Leonardi

CSI ACIREALE Le associazioni parrocchiali al Santuario Mariano di Santa Tecla per meditare su Cristo Salvatore

La “Via Crucis degli sportivi”: la Croce per rialzarsi dopo le cadute gazzi e i dirigenti stazione dopo stazione hanno contemplato la vittoria dell’amore sul dolore, “perché forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6); hanno meditato come la Croce renda tutti fratelli e compagni in un viaggio in cui quelle quattordici stazioni della Via Crucis non sono che il punto di partenza. Perché la Croce non parla di una sconfitta. Un invito per ricordare a chi è allenatore, a chi è educatore a farsi compagno di viaggio, strumento di condivisione di fatiche, paure, gioie e dolori. Un invito per ricordare ai giovani di seguire l’invito del Maestro, ad avere fiducia in Lui. Per ricordare loro di sostenere i compagni di squadra, soprattutto dopo una sconfitta. Un invito a guardare a Colui che nonostante sia caduto tre volte si è sempre rialzato: è importante non rimanere a terra dopo una caduta, sia dentro il campo che fuori, anche se la tentazione è forte. Trovare la forza di non arrendersi, stringeSanta Tecla e il suo santuario Madonna di Fatima, giorno 27 marzo 2018, hanno ospitato la Via Crucis degli Sportivi, per tutte le parrocchie dove è presente la realtà sportiva del CSI. Un evento che è eccellenza e orgoglio per la nostra diocesi, in quanto appartiene quasi esclusivamente al comitato CSI di Acireale. Un momento associativo importante, come ha sottolineato il presidente del Comitato di Acireale Salvo Raffa, per vivere lo sport come esperienza educativa; per rendere i ragazzi protagonisti anche dell’atto di meditare la croce come strumento d’amore. Per ricordare che senza di Lui le motivazioni vengono meno; per condividere con chi ha preso su di Se tutti i pesi e i peccati del mondo, le fatiche dell’essere associazione, gruppi sportivi, realtà parrocchiali. Guidati dall’assistente ecclesiastico don Stefano Presti, i ra-

re i denti e rialzarsi. Un invito ad alzare lo sguardo e vedere tutta la bellezza di cui sei circondato. Se tieni lo sguardo verso il basso potrai mai accorgerti di tutte le meraviglie che ci sono nella tua vita? Se il tuo sguardo è triste, senza speranza non riuscirai mai a vedere che tu sei una meraviglia. Un invito per tutti ad essere meno sordi, meno ciechi, a non avere pregiudizi, a non avere le coscienze intorpidite. Un invito a non avere paura di essere quel seme che, caduto a terra, muore e porta frutto. Un invito ad avere lo stesso entusiasmo di San Paolo: “dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro verso la meta”. (Fil 3,13-14) Chiara Michelle Messina


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Diocesi Il Vescovo sulla delicata situazione politica della città acese

“Onestà e competenza” Nell’incontro pre-pasquale con i giornalisti, il Vescovo mons. Antonino Raspanti ha risposto anche a due nostre domande, approfondendo l’auspicato nuovo protagonismo giovanile, recentemente rilanciato da Papa Francesco, e la problematica situazione politica che attraversa la città di Acireale. Per la nostra città prevede un futuro giovane o un futuro che guarda al vecchio, all’antico? Parliamo chiaramente dell’attuale situazione politica che stiamo vivendo e stiamo subendo, soffrendo, perché è soprattutto la città che ne sta subendo le conseguenze peggiori, più delle singole persone inquisite. Perché è proprio la città che è stata colpita. «La città è colpita ed è un po’ smarrita, umiliata. Io non sono ingrado di guardare al futuro, perché non conosco le dinamiche. Piuttosto credo che ci sia comunque bisogno di un pizzico di riflessione, di un po’ di tempo perché decanti un po’ la cosa, anche se non so se l’avremo. Penso che ci sia bisogno di un po’ di sedimentazione.» Forse anche qua un po’ di quel protagonismo giovanile di cui parlava lei potrebbe essere utile, però se positivo… «Attenzione: di giovani ne abbiamo già avuti anche nei tempi recenti, e ce ne sono sempre nelle compagini amministrative. Dipende da tanti fattori, dipende dalle dinamiche che si determinano. A me sembra che stia mutando – soprattutto a livello nazionale perché a livello amministrativo le dinamiche sono ancora diverse – il modo di aggregare il consenso. Il modo di fare il partito è cambiato e sta cambiando, e per questo si parla di “terza repubblica”. Diciamo che il modo di aggregare gli uomini che hanno idee comuni, o di chiamare nuovi uomini e nuove donne a questo aggregato, e poi captare il consenso del cittadino, è diverso. Ecco, tutto questo negli ultimi anni – e soprattutto il 4 marzo ce ne siamo resi conto – è cambiato. Per questo si chiama “terza repubblica”. Perché mentre quando – tutti gli analisti politici lo dicono – l’irruzione di Silvio Berlusconi portò un cambiamento nel modo di esser partito, ci fu un cambiamento totale perché il modo interno di rapportarsi, di creare un aggregato e poi con questo chiedere i voti e la fiducia alla gente, era diverso da quello classico dei partiti che conoscevamo, usciti dalla Repubblica. Adesso pure questi stanno cambiando: ce ne siamo accorti e si vede dal gradimento

dei cittadini, ma si vede anche dal modo di essere presenti o meno, dal contatto con la gente; ci sono tanti fattori che hanno determinato un ulteriore cambiamento, un’altra fase. Siamo in una fase della Repubblica ormai lentamente nuova: ma come tutte le cose della storia, nulla accade con un taglio, una cesura netta, per cui un po’ ci siamo e un po’ non ci siamo; poi ci sono le onde e le risacche, un po’ avanti e un po’ indietro, e tuttavia l’asse si sposta. Questo accadrà – e non sappiamo in che misura – anche nelle amministrazioni locali, nei comuni e nelle regioni. È difficile a dirsi, ma si può immaginare che ci vuole del tempo perché cambi qualcosa. Nelle amministrative e nel modo di amministrare territori più piccoli, rispetto alle elezioni politiche, l’indirizzo politico è sempre molto diverso. Soprattutto in comuni medio-piccoli come Acireale è molto diverso e non facile da determinare subito. Anche qui, è vero, dalla prima alla seconda Repubblica cambiarono certi modi di fare partito, ma qui cambiarono relativamente. Cioè il parentado, il vicinato, la capacità di influire, di fare pressioni, e quindi anche gli aspetti più negativi – il clientelismo, le piccole lobby – nei centri più piccoli inevitabilmente sono più influenzabili, sono più forti rispetto ai più grandi. Ecco, nei centri più piccoli l’opinione prevale meno rispetto alle elezioni politiche, o addirittura alle elezioni europee. Più dista il centro operativo dal luogo del voto, più l’ideologia, l’opinione cammina; meno dista, più i rapporti interpersonali – nei confronti di un sindaco, di un consigliere – danno immediatamente la voglia di immedesimarsi. Ma mentre con chi sta a Roma o a Bruxelles, il progetto identificativo passa per i mass media, e quindi c’è grande distanza, è molto “mediato”, con un sindaco invece la mediazione, il rapporto, è più “immediato”. E l’identificazione – o anche il respingimento – è più “immediato”, meno “mediato” appunto: questo fa cambiare la dinamica. Ecco, da questo punto di vista non saprei dire “giovane o non giovane”. Secondo me è un dilemma relativo. Più che giovane o non giovane ci vogliono onestà e competenza. Le due cose vanno insieme, in qualche modo. Certo, la spinta giovanile fa immaginare un po’ più di energia, e anche stare al passo coi tempi: questo è il vantaggio dei giovani.» Nino De Maria

Calcio I valori dello sport al centro dell’incontro tra mons. Raspanti e i dirigenti dell’Acireale

Il Vescovo allo stadio? Lui: “Vengo se sono utile” Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, ha ricevuto al Palazzo della Curia la comitiva dell’Acireale Calcio, guidata dal presidente Gianluca Cannavò e dai dirigenti Pietro Gugliotta, Nino Micali, Giuseppe Fasone, Salvo Sciuto, Pierangela Cannone, Gaetano Rizzo, Pasquale Leonardo e Salvatore Castorina nonché dallo staff tecnico composto dall’allenatore, Piero Infantino, dal suo vice, Dario Di Dio, e dal preparatore dei portieri, Tonino Mirarchi. Il pastore della Chiesa acese ha posto l’accento sui valori che regolano una sana competizione, rievocando anche i suoi trascorsi sul fronte calcistico e sottolineando l’aspetto educativo dello sport in genere. Non a caso, mons. Raspanti si è soffermato sull’importanza dei vivai ed ha posto varie domande in tal senso ai dirigenti della squadra granata, mostrando la propria disponibilità ad essere presente allo stadio “Tupparello” in occasione di una delle prossime gare, “se questo potrà essere utile alla causa dell’Acireale Calcio”, ha precisato accogliendo l’invito della società. Il presidente Cannavò e i dirigenti

Gugliotta e Micali, poi, hanno consegnato al vescovo una maglietta granata con impresso il nome “Raspanti”, subito indossata dall’illustre padrone di casa. “E’ stato per noi un onore essere ricevuti da mons. Raspanti - ha affermato il presidente Cannavò - che ringraziamo anche per avere accettato la nostra maglietta ufficiale. Questa società ha intrapreso un nuovo corso e, nell’azione di presentazione alla

città, ha fortissimamente voluto cominciare da mons. Raspanti, le cui parole di incoraggiamento rappresentano per noi un supporto determinante. Contiamo di potere avere presto Sua Eccellenza ospite sugli spalti del “Tupparello” e di festeggiare insieme con lui la salvezza dell’Acireale Calcio”. Gaetano Rizzo

25 marzo 2018

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Pillole di spiritualità - 4

Comunità di santi in attesa La Parola di Dio è un “miracolo” che germoglia dall’esperienza di fede delle Comunità primitive, dall’auto-comunicazione di Dio in situazioni concrete, giunte fino ai nostri orecchi tramite la Sacra Scrittura. Ci allacciamo a questo per riflettere insieme sulla natura di questa Comunità, visitata ancor oggi da Dio con la sua Misericordia. Sì, è davvero così...anche noi, con tutti i nostri limiti, collaboriamo alla realizzazione di questa storia di salvezza, cominciata tanto tempo fa con la creazione del mondo. Concretamente, questo avviene per noi in maniera del tutto speciale: col Battesimo ogni cristiano riceve la forza di un Amore che lo trasforma e lo inserisce all’interno di una Comunità di persone visitate dallo stesso dono, depositarie della promessa della Risurrezione. In poche parole, questa Comunità che è la Chiesa è una Comunità di persone sante. Di fronte ad un’affermazione del genere verrebbe un po’ da ridere (per dirla in maniera delicata). Santi? Da dove? Chi? Le stesse persone che si macchiano delle colpe più impensabili? O più semplicemente, le stesse persone che pregano e poi mormorano in continuazione contro i fratelli? È proprio vero. Noi siamo così. Tutti, più o meno, così. Allora, come definirci Santi? Lo siamo non perché siamo i migliori, ma perché qualcuno ci ha radunati insieme, non perché da noi stessi sappiamo vivere con gli altri, ma perché Qualcuno ci ama nonostante tutto, perché ci da la forza di camminare insieme a testa alta verso la Risurrezione! Sì, è questo il senso della Pasqua. La Misericordia di Dio è più grande delle nostre morti quotidiane ed infine della morte in senso stretto. In questo numero, in occasione della Pasqua, vorrei allegare, alla rubrica, un brano:

”Entri il Re della gloria” Nei primi secoli del Cristianesimo si svilupparono una serie di testi narrativi che volevano tentare di spiegare meglio la fede. Alcuni di questi furono ritenuti depositari del “tutto della fede”, altri invece, incompleti o imprecisi, che non rispecchiavano la fede delle Comunità, non vennero considerati ispirati. Da qui la distinzione tra Vangeli Canonici ed Apocrifi. Il brano che segue è stato tratto dal “Vangelo di Nicodemo” (Apocrifo), che narra in maniera plastica la vittoria di Gesù sul regno della morte: il Signore, scendendo nel regno degli inferi dopo la morte in croce, incatena per sempre il diavolo. Questo testo, come molti altri, pur non essendo riconosciuto ispirato e dal sapore un po’ mitico, ci comunica un’importante verità. «Mentre Satana e Morte parlavano in questo modo, si sentì una voce forte come un tuono che diceva: Alzate le porte, principi; apritevi, porte eterne, che deve entrare il re della gloria! [...] Allora Morte disse ai suoi demoni: Rafforzate le porte di bronzo e i chiavistelli di ferro. Stringete forte le serrature. Controllate tutto bene, perché, se egli entra qui, guai! Si impadronirà di noi. [...] Immediatamente, con questa parola, le porte di bronzo furono subito infrante e i chiavistelli di ferro distrutti. E tutti i morti che erano incatenati, furono liberati dalle catene. Allora entrò il re della gloria, con le fattezze di un uomo, e tutti gli antri degli inferi furono illuminati. [...] Allora il re della gloria prese per la testa l’archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli dicendo loro: “Legategli con catene di ferro le mani e i piedi, il collo e la bocca! Poi lo consegnò a Morte e gli disse: Prendilo e tienilo ben fermo fino alla mia seconda venuta». Francesco Pio Leonardi

adam fecit - 1 Iniziamo una nuova rubrica che intende aprirsi a problemi che abbracciano il mondo

Perché Papa Gregorio XIII riformò il calendario Giuliano Iniziamo oggi con il nostro amico Nino Ortolani una nuova rubrica, alla quale è stato dato – come si vede – un nome che riproduce la firma che usavano apporre gli architetti medievali quando edificavano le cattedrali. Era un segno di modestia con cui essi intendevano dire che l’opera costruita non era espressione di un singolo individuo, ma di un rappresentante dell’intera umanità, identificata nel nome (Adam, in latino) del suo primo esponente. In questa rubrica si parla – e si parlerà – di meridiane, ed essa vuole costituire una sorta di percorso di avvicinamento al solstizio d’estate (21 giugno), che seguiremo poi sulla meridiana della nostra Cattedrale. “Esiste una corrispondenza biunivoca...” Al leggere espressioni come queste, molto frequenti nel linguaggio matematico, a molti viene il mal di pancia. Due fenomeni che si possono rappresentare graficamente sono il movimento di rivoluzione della Terra attorno al Sole, e lo spostamento del raggio luminoso – visibile su una meridiana – lungo i giorni dell’anno. Nella meridiana realizzata da Sartorius e da Peters nella chiesa di San Nicolò La Rena a Catania sono indicati i giorni con la relativa data. A ognuno di tali punti corrisponde la posizione assunta dalla Terra lungo la sua traiettoria ellittica: “corrispondenza biunivoca” tra i grafici che rappresentano i due fenomeni suddetti. Il Sole illumina la Terra ogni giorno in modo diverso. Nei due giorni di equinozio il centro della nostra stella giace nel piano dell’equatore; nei due giorni di solstizio il Sole culmina in corrispon-

denza dei due tropici. Basta guardare un mappamondo per rendersi conto che esistono solo due posizioni per le quali l’equatore si vede come un segmento rettilineo, ed esse corrispondono agli equinozi. Le altre due posizioni, relative ai solstizi, permettono di vedere o la calotta polare australe – inverno per la nostra latitudine – o quella boreale. Quando, finito il suo giro attorno al Sole, la Terra occupa la sua posizione di partenza – anno tropico – sono passati trecentosessantacinque giorni e sei ore, secondo il Calendario Giuliano. Poiché mancano quasi dodici minuti alle sei ore, dopo centoventi anni la data della primavera segnata dal calendario precedeva di un giorno il fenomeno astronomico. Agli inizi del secondo millennio tale differenza era ormai notevole per cui il Papa Gregorio XIII Boncompagni nel 1582, con la bolla “Inter gravissimus”, ha riformato il Calendario Giuliano sopprimendo dieci giorni dal 5 al 14 ottobre inclusi. Per evitare che si ripetesse l’inconveniente sopra descritto, ogni 400 anni gli anni bisestili dovranno essere 97 e non 100. Il 1700 sarebbe dovuto essere anno bisestile, ma applicando il nuovo calendario è stato soppresso recuperando il primo giorno di distacco rispetto all’anno astronomico. In quell’anno era pontefice Clemente XI Albani, il quale volle che si realizzasse una meridiana capace di determinare con esattezza l’inizio della primavera: fu così costruita nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Roma da Francesco Bianchini e venne chiamata “Clementina” in onore al pontefice. Nino Ortolani


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Chiesa e Società

25 marzo 2018

dell’

Jonio

CSVE L a partecipazione con “Libera” a Catania alla Giornata antimafia che ricorda tutte le vittime innocenti

“Terra. Solchi di verità e giustizia”

Come ogni anno, il 21 marzo scorso il coordinamento catanese di Libera contro le mafie ha celebrato a Catania la Giornata della memoria e dell’impegno in memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie. Nell’occasione, intitolata “Terra. Solchi di verità e giustizia”, il Centro di servizio per il volontariato etneo non ha mancato di partecipare in prima linea all’iniziativa, quest’anno particolarmente indicativa per Catania, designata quale sede regionale per tutta la Sicilia. Migliaia gli studenti e i cittadini partecipanti a vario titolo che, sotto le sigle di molteplici associazioni, hanno manifestato in favore della legalità di fatto in contemporanea con la medesima iniziativa di richiamo nazionale svoltasi a Foggia. La Giornata della Memoria è stata preceduta a Catania da ben sette incontri pubblici come parte dell’iniziativa “100 passi verso il 21 marzo”: dalla questione palestinese ad Auschwitz, dalle attività di salvataggio in mare delle ong fino all’incontro pubblico “La grande sete della Sicilia”, le iniziative più rilevanti. “E’ sempre una ragione di impegno condiviso ed immancabile – ha affermato il presidente del CSVE, Salvo Raffa – partecipare a giornate simili, che tuttavia non possono fungere da eccezione: gridare il nostro no alla cultura mafiosa, alla corruzione e all’illegalità ma soprattutto il sì alla giustizia, al rispetto delle regole, alla civile convivenza, non può essere un semplice appuntamento annuale bensì uno

stile di vita quotidiano. Tanti volontari e operatori, grazie al CSVE, si uniscono all’iniziativa mantenendo di fatto una ‘rete della legalità’ che organizza non di rado incontri e momenti di sensibilizzazione votati a promuovere principi di rivitalizzazione del territorio in chiave di legalità e solidarietà”. Il corteo è partito alle ore 9 da Piazza dellaRepubblica, vedendo in prima fila i familiari di vittime innocenti delle mafie, seguiti dalle autorità civili (sindaci dei comuni siciliani con gonfaloni), militari ed ecclesiastiche, quindi dagli stu-

denti di tutti gli ordini scolastici e universitari e dalle associazioni di volontariato provenienti da tutta la Sicilia. Il corteo si è concluso in Via Cesare Beccaria nello slargo alle spalle della Casa Circondariale di Piazza Lanza, di fronte ai murales dedicati alle vittime della mafia, con la lettura dell’elenco delle vittime innocenti delle mafie. La lettura è stata effettuata in alternanza con l’interno del carcere, dove i nomi delle vittime sono stati letti dai detenuti insieme a una delegazione di familiari di vittime

della mafia e da personale di servizio del carcere insieme alla Cooperativa Filodritto, che opera dentro la casa circondariale. L’evento era legato al progetto “Oltre il limite…”, condotto dal coordinamento catanese di Libera all’interno della Casa circondariale e presso l’IPM di Bicocca, dove da ottobre ad oggi si sono svolti diversi incontri con familiari di vittime innocenti delle mafie, oltre ad un incontro con Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera. Maria Pia Risa

Aciplatani Interessante innovazione nella sacra Rappresentazione pasquale

Pietro che racconta a Marco la Passione Si è svolto giovedì 29 sera presso la popolosa frazione di Aci Platani la XXIII edizione della rappresentazione “Passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo”, rimandata per le avverse condizioni meteo della Domenica delle Palme. La manifestazione ha coinvolto più di 150 figuranti e la rappresentazione ha messo in scena le ultime immagini di Cristo attraverso le va-

rie espressioni artistiche della narrazione, del ballo, del canto, della musica e della recitazione. La novità di quest’anno è stata la presenza di nuove scene che hanno permesso un totale coinvolgimento dei ragazzi più giovani della comunità, così da tramandare questa tradizione platanese che arricchisce le celebrazioni pasquali della frazione. Tra le figure nuove di questa specifica rappresentazione troviamo la figura di Pietro, caratterizzata dal pianto di pentimento, e in contrapposizione a lui troviamo la figura di Giuda, che conclude i suoi giorni gettandosi nel fuoco che simboleggia la dannazione. Una scena del tutto originale è rappresentata da quella del Sinedrio con la figura di Nicodemo. La rappresentazione, in primissima assoluta, non ha avuto conclusione con la Resurrezione, come di consueto, ma vi è stata l’aggiunta di un’appendice, la cui protagonista è stata Maria, seguita dagli Apostoli, che si è recata al sepolcro portando in mano la fiaccola della fede. Un’altra novità è quella che riguarda l’incipit di tale rappresentazione, non più caratterizzata da una voce narrante esterna, ma raccontata da Pietro che, in mezzo alla folla, racconta all’evangelista Marco le vicende di cui è stato diretto testimone. Stefano Grasso

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2018

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alla Chiesa cattolica.


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