LA Jonio VOCE Anno LX- N. 1
Domenica, 26 febbraio 2017
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Scuola
Libera per tutti, miracolo d’ogni giorno nelle aule
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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
RICORDO
LIBRI
TESTIMONIANZA
Antonio Prestinenza fine letterato giornalista e artista a 50 anni dalla morte Nino Blandini
Presentata a Dagala la ricca antologia di poesie - preghiere di Maria Pia Risa
Padre Salvatore Arcifa esemplare sacerdote formatore di coscienze e direttore spirituale
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don Roberto Strano
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Domenico Strano
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Diocesi Il solenne annuncio, la gioia della comunità in attesa, la consacrazione a Tindari
Mons. Giombanco vescovo di Patti Da anni ho in mente di scrivere un breve saggio di micro-sociologia scolastica; ma non trovo mai il tempo e l’energia. Probabilmente non ne sarei neanche capace: ci vorrebbero armi affilate, un robusto etno-antropologo e quattro guide esperte per inoltrarsi nella giungla dove vivono tutti i popoli della scuola, indigeni ed emigrati, divisi per tribù (e tabù). Così rimando sempre, e mi accontento con poche righe, ma sentite. Durante le vacanze di Natale ho visitato Napoli (stupenda): sapevo del miracolo di san Gennaro, santo Patrono, che una volta o due l’anno fa liquefare il sangue in un’ampolla; non sapevo di santa Patrizia, santa compatrona (a Napoli si contano ben 52 santi protettori! ), che fa lo stesso miracolo una volta l’anno, ma lo farebbe anche tutti i martedì o addirittura su richiesta. Ancora in tema di santi: sant’Ignazio di Lojola, il fondatore dell’ordine dei Gesuiti e della Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu (fondamento degli odierni licei), pare sia il santo protettore della scuola. Ed è a lui che dobbiamo, allora, i miracoli che avvengono ogni giorno nelle scuole. E’ un miracolo infatti che migliaia di bambini e adolescenti, che si fa fatica a tenere assieme nelle feste di compleanno a dieci o a venti per volta, coabitino sotto lo stesso tetto, le stesse regole, condividendo tacitamente ed esplicitamente un progetto organico di vita. E’ un miracolo anche che non crolli una scuola al giorno (Dio non voglia). E’ un miracolo che raramente avvengano a scuola atti di bullismo, vandalismo, risse, spaccio di droga o sopraffazioni varie (salvo quelli immediatamente resi noti all’opinione pubblica, davvero residuali nelle pagine di cronaca). E’ un miracolo che tutti i giorni ci si dia appuntamento alla stessa ora per andare avanti tutti insieme, provvedendo alla crescita culturale ed all’attivazione sociale di intere generazioni di giovani adulti. Ma il miracolo più grande e meno noto è quello che a scuola, ogni giorno, si “sciolgono” i lunghi silenzi degli adolescenti, le batterie dai cellulari, tanti ma tanti pregiudizi. La scuola libera da ogni costrizione, democratica, pluralista, pubblica, al netto delle situazioni problematiche particolari legate ad alcuni professori assenteisti, poco preparati o vessatori (pochi, pochissimi, sempre meno), Riccardo Biasco dirigente scolastico (continua a pag. 2)
Nino De Maria, Domenico Pantaleo, Domenico Strano, don Roberto Strano e Francesco Vasta - Foto di Fabio Consoli e Nino De Maria (alle pagine 4 e 5)
ACI SANT’ANTONIO La ricca esperienza dell’emittente parrocchiale un esempio concreto di solidarietà
Radio Tau porta nelle famiglie la “buona parola” Si chiama “Radio Tau”, ha la sua sede nella Parrocchia di Aci Sant’Antonio, è nata per consentire a quanti sono impossibilitati di seguire ugualmente le funzioni religiose. Ma poi ha ampliato la propria attività ed è diventata strumento e luogo di confronto e di proposte su temi di carattere sociale, oltre che religioso. Ha pochi mezzi ma ampio respiro e
DIOCESI
DIOCESI
Azione Cattolica Eletti i 20 consiglieri Presentati i tre nomi per la presidenza Annalisa Coltraro
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Ordinato diacono dal Vescovo in Cattedrale il giovane linguaglossese Raffaele Stagnitta don Alfio Privitera
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Carnevale: non solo carri allegorico - grotteschi nazionale, tanto che il carnevale di Acireale è ormai giudicato il terzo a livello nazionale (dopo Viareggio e Venezia) e addirittura il decimo al mondo, e questo a giudizio dell’autorevole quotidiano inglese “The Guardian”. I festeggiamenti carnascialeschi sono stati aperti con la consegna della chiave della città, da parte del sindaco Roberto Barbagallo, a Re Burlone e alla Regina del Carnevale, impersonati dal “florido” Santo Di Mauro e dalla deliziosa Anais Pettinato. Una chiave enorme, in carta pesta come i mastodontici carri, e buona per aprire il Castello dei sogni e la Città dell’allegria, che è ciò che diventerà Acireale fino al 28 febbraio sotto il governo di siffatti sovrani. Circa 35mila le persone che hanno seguito i corsi mascherati delle prime due giornate, affollando fin dal mattino le strade della città, mentre dome-
Rita Messina (a pagina 8)
SANTA VENERINA
ACIREALE L’edizione 2017 lancia la città nel panorama europeo anche grazie al processo di destagionalizzazione
È stato un successo il primo week end del Carnevale di Acireale, edizione 2017. Nel pomeriggio di sabato 18 febbraio si è svolta la prima sfilata dei nuovi carri allegorico-grotteschi, per i quali c’era grande attesa dopo la pausa forzata dello scorso anno, quando, com’è noto, non fu possibile per i carristi approntare nuovi manufatti. E l’attesa non è andata delusa, perché gli otto nuovi carri, per i quali i maestri carristi hanno lavorato incessantemente per otto mesi, si sono presentati lungo il circuito in tutta la loro maestosità e bellezza. Sono stati due giorni di festa, di allegria, di gioia, di sano e puro divertimento, non solo per gli acesi, ma – soprattutto – per i numerosi turisti giunti da tutta la Sicilia, dalla Calabria ed anche da altre regioni d’Italia, venuti appositamente per partecipare a questo evento che ha assunto sempre più rilevanza nazionale e inter-
un motore eccezionale: l’entusiasmo e lo spiritio di solidarietà dei suoi operatori, tutti volontari guidati dal vicario parrocchiale don Andrea Sciacca: Antonio Manuel Castro, Manuela Cordaro, Valerio Scamporrino, Chiara Michelle Messina,Rosario Pulvirenti.
nica erano più di 100 i pullman turistici posteggiati nell’area riservata in zona Tupparello. E per i giorni “clou” della manifestazione, quelli che vanno dal giovedì grasso 23 febbraio a martedì 28, si prevedono cifre da capogiro. Ma il Carnevale di Acireale non significa solo sfilate di carri, perché ci sono pure le bande musicali, le maschere singole ed i testoni, i gruppi scolastici che sfilano il 23 pomeriggio ed il 25 mattina, i concerti serali con i più noti gruppi musicali del momento. E tante altre manifestazioni di contorno, tra cui la mostra-concorso dei carri in miniatura nell’ex Collegio Santonoceto, che quest’anno si fa in due con un’altra esposizione presso il Palazzo Corvaja di Taormina; Nino De Maria (continua a pag. 2)
Adottato dal commissario il Piano regolatore Il sindaco Greco: “Era un bisogno primario” Domenico Strano
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In Seconda
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RICORDO A 50 anni dalla scomparsa di Antonio Prestinenza, uomo di cultura nativo di Acireale
TESTIMONIANZA Su padre Salvatore Arcifa
Lo scorso 13 febbraio, si sono compiuti 50 anni dalla morte improvvisa all’età di 72 anni, dopo breve malattia, di Antonio Prestinenza, giornalista e scrittore, per 19 anni, dal 1 maggio 1948, direttore del quotidiano “La Sicilia” della cui redazione già faceva parte dal 1946, nella sede dell’ex monastero benedettino “Sant’Agata” di via Santa Maria del Rosario. Nella direzione sarebbe subentrato il dottor Mario Ciancio e in qualità di condirettore il dottor Piero Corigliano: un sodalizio che sarebbe durato sino al 30 giugno 1987. Martedì 14 febbraio 1967 il giornale uscì con la testata listata a lutto. Nato ad Acireale il 28 settembre 1894, a 16 anni aveva conseguito il diploma magistrale e successivamente la “patente” di abilitazione all’insegnamento. Tra studio e poesia, nel 1914, dopo la licenza liceale, frequentò la facoltà universitaria di Legge ed iniziò anche la collaborazione col giornale “Corriere di Catania”. Espletò il servizio militare di leva al fronte di guerra italo-austriaco. Scrivono i giornalisti Giuseppe Di Fazio e Giuseppe Farkas in “Un giornale, un’’isola: La Sicilia di Domenico Sanfilippo, Alfio Russo e Antonio Prestinenza, 1945/1967” (Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia editore, 2005) che insegnò per tre decenni, con qualche interruzione, nelle scuole elementari catanesi. Alla “Cesare Battisti <diede vita a interessanti esperimenti didattici, sia collaborando a una rivista pedagogica (“La scuola bella”), sia producendo testi da far rappresentare ai ragazzi. Prestinenza partecipò alla grande guerra come sottotenente nel 141° fanteria “rimanendo prigioniero per oltre due anni nei campi di internamento di Mauthausen, Ostffyassonifa, Spratzen e Marketrenk”, compreso il ricovero a Laiback. Tornato dalla guerra, con notevoli sacrifici riprese l’insegnamento, vinse il concorso primo in graduatoria per passare di ruolo e in meno di due anni, come ricorda Sebastiano Catalano in “Protagonisti a Catania tra Ottocento e Novecento” (Catania, CUECM, 1997), si laureò in Giurisprudenza, il 15 dicembre 1921, con una tesi di Diritto internazionale, relatore il prof. Eduardo Cimbali, e diede inizio alla sua intensa attività di giornalista, anche come inviato speciale all’estero. Era stato anche redattore culturale di diversi periodici, tra i quali “Rivista delle Signorine” con Titomanlio Man-
La morte del carissimo padre Salvatore Arcifa ci addolora profondamente e genera un vuoto difficilmente colmabile in quanti abbiamo beneficiato del suo esemplare ministero sacerdotale. Era nato ad Acireale il 25 settembre 1928. Compiuti gli studi nel nostro Seminario Diocesano fu ordinato sacerdote il 10 marzo 1951. Per volere del vescovo, mons. Salvatore Russo, si iscrisse all’Università di Catania, nella Facoltà di Lettere, per conseguire la Laurea. Insegnò nel nostro Seminario Diocesano e, successivamente, quale vincitore di concorso statale, prima nella scuola Media e poi nell’Istituto Tecnico Commerciale “A. Majorana” di Acireale, dove concluse la sua brillante carriera di docente. Dotato di una intelligenza non comune, trasmetteva agli alunni, con passione e competenza, la materia che insegnava, lasciando in ognuno ricordi indelebili che il tempo non è riuscito mai a scalfire, né a cancellare. Fu Assistente diocesano della Gioventù maschile di A.C. , per un breve periodo vice parroco a Milo accanto all’indimenticabile arciprete mons. Concetto Fichera e per lungo tempo Cappellano all’Istituto Buon Pastore. Laddove è emerso particolarmente il suo Ministero sacerdotale è stato nella formazione delle coscienze attraverso la Direzione spirituale e il Sacramento della Penitenza, a cui ha dedicato ampia parte della sua vita, fino a pochi giorni fa. Lo ricordiamo, con grata ammirazione, negli anni ’70 nella parrocchia di San Paolo Apostolo ad Acireale, poi nella Basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, nella chiesa di San Martino e nelle sue mura domestiche, sempre pronto, disponibile ed accogliente. Dotato di un carattere forte, di una disciplina ascetica irreprensibile, apparentemente sembrava difficile poter in-
Fine letterato, giornalista e artista Grande direttore spirituale zella, “Rivista di Sicilia”, “L’Ascesa”, “Rinascenza scolastica”, “Il Polline”, “Farfalle”, “Prodanselmo”, “Giornale dell’Isola”, del cui prestigioso supplemento letterario era stato collaboratore con il giovanissimo Giorgio La Pira e la “giovane pleiade” (Natale Scalia, Ferdinando Caioli, Giuseppe Patanè, Ercole Patti e Vitaliano Brancati, che avrebbe frequentato la redazione de “La Sicilia” quando Prestinenza era direttore), dal 1929 al 1930, “Il Popolo di Sicilia dal 1931 al 1937, lavorando alla cronaca e in terza pagina. Intellettuale pacato e affabile, mite e cordiale, sorridente e di poche parole fin dai tempi della giovinezza (allorché frequentava il Caffè Brasile luogo di incontro con gli amici artisti Aniante, Villaroel, Patti, Gandolfo, Nicolosi, Bruno) avrebbe mantenuto con passione e dedizione tale stile per tutta la vita. Nel 1939 ricoprì la carica di ispettore della Federazione catanese dei fasci e nel dopoguerra, dalla Commissione per gli illeciti del fascismo, fu sospeso per 3 anni dall’elettorato attivo e passivo e interdetto dai pubblici uffici. Ciò gli avrebbe impedito di succedere subito, come avrebbe voluto l’editore Domenico Sanfilippo, nell’autunno del 1946, nella direzione de “La Sicilia” a quel giornalista di altissimo livello che fu Alfio Russo che aveva preferito diventare a Roma caporedattore del “Risorgimento liberale”. Fece parte della redazione di “Catania, rivista del Comune”. Nel 1940 fu richiamato alle armi col grado di capitano di fanteria e prestò servizio militare in Sardegna per oltre tre anni. Fu decorato nel 1941 della Croce di guerra. Dal 1944 al 1949 tornò ad insegnare al Circolo didattico “Cesare Battisti”. Nel 1946 apparvero i primi articoli su “La Sicilia”, che “dimostrano la flessibilità” scrive Catalano “la varia e molteplice esperienza, il retroterra spirituale dell’autore...dal 1947, e per un
decennio, fu l’estensore della rubrica <Tre>” di prima pagina, che distillava dalla congerie di avvenimenti vicini e lontani tre notizie condensate, mettendo in evidenza con increspata ironia le contraddizioni e l’utopia”. Scrive di lui Carmelo Musumarra in “Per un bilancio di fine secolo Catania nel Novecento”, Catania Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale 2002, “Egli passò dalla cronaca alla critica, dopo un’esperienza sempre più e meglio caratterizzata. Il giornalismo fu, per Prestinenza, soltanto uno stimolo a cimentarsi in altri percorsi artistici e culturali, nel senso assai determinante di una personalità poliedrica ma sempre consapevole, mai dispersiva”. Fu anche pittore, appassionato di musica sinfonica e da camera. . Letterato di razza, fecondo narratore, romanziere e novelliere, esordì con “Bambina, l’amore!” 1923, “La città dalle cento campane” 1929 in cui descrisse Acireale, “Il principe senza regno” 1931, “Primavera borghese” 1933, “Amore all’antica” 1934, “Gli Inglesi a Malta” 1935, “Mària” 1936, “La collina degli innamorati” 1939. Nel 1971 fu pubblicato postumo l’ultimo racconto emblematico “Contrasto con l’ombra”, con prefazione di Vittorio Frosini. Lo colse ancora attivo e nella piena maturità dell’impegno culturale la morte. Giovanissimo, nel 1913, aveva scritto su “La bara” versi struggenti: “Dolente folla si prosterna, il cielo/ è tutto azzurro, eppur passa una bara,/ attorno ad essa come diaccia e amara/ folata greve è de la Morte il gelo”. Chi scrive questo ricordo era presente, la mattina di martedì 14 febbraio 1967, in una gremita chiesa “San Michele ai Minoriti” in Catania alla celebrazione della s. messa esequiale in suffragio di Antonio Prestinenza.
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Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
fatte salve le famiglie che non remano nella stessa direzione (pochissime o poche, ma, ahimè in aumento), escludendo presidi autoritari o inesistenti (spero, pure, in numero ridotto), la scuola, dicevo, c’è. Ed è per tutti…. libera per tutti. P. S.: Per i giovani che non lo sapessero, la formula” libera per tutti!” è tratta da un gioco popolare di movimento, temo desueto, detto “nascondino” (ammuccia-ammuccia), tanto semplice quanto, nel caso nostro, emblematico. Una squadra si nasconde, ognuno in un luogo diverso, ed un singolo, nemico, deve avvistare e fare prigionieri i componenti avversari, al grido “Visto!”, seguito dal nome dell’intercettato. Ogni fuggiasco latitante ha facoltà, però, toccando, generalmente in corsa, un luogo convenuto di liberare tutti gli altri. Gli abbinamenti e le metafore possibili le lascio: mi piace pensare però, che quel luogo convenuto, liberatorio, magico, sia la scuola. Riccardo Biasco
Il Carnevale di Acireale
Il progetto prevede di rendere abitabile il pried il Concorso dei bambini in maschera venerdì 24 al teatro “Turi Ferro”. E se i carri infiorati sono stati
Nella sede di Acireale del Credito Siciliano, gruppo Credito Valtellinese, nei giorni scorsi è stata presentata “Bancaperta”, uno sportello telematico self service, aperto lo scorso mese di dicembre al “Sicilia Outlet Village”, in cui il cliente attraverso il collegamento video può effettuare diverse operazioni bancarie in tempo reale come, ad esempio, fare versamenti, prelevamenti, dare disposizioni firmate digitalmente, pagare utenze, compiere deleghe e altre operazioni che prima dell’avvento tecnologico era possibile espletare soltanto con l’operatore bancario face to face. Saverio Continella, amministratore del Credito Siciliano, nel comunicato stampa ha tra l’altro commentato: “Con questa sfida la banca intende sottolineare come la filiale rimanga principale segno di presenza sul territorio, ma con una modalità di nuova generazione che consente di estendere la localizzazione ed i periodi di apertura di una banca già orientata a soddisfare le future esigenze della clientela”. Nella nuova filiale di “Sicilia Outlet Village” operano140 brand internazionali e, come spiega nel comunicato stampa Victor Busser, General Manager della società che gestisce il Village, “c’è la volontà di garantire ai milioni di visitatori la possibilità di godere vantaggi reali e concreti per i propri acquisti e la presenza di ‘Bancaperta’ rafforza la formula vincente che caratterizza ‘Sicilia Outlet Village’, una shopping experience esclusiva per le esigenze di clienti, che sono sempre più alla ricerca di prodotti di qualità e di tendenza e che hanno un’attenzione crescente e attenta ai costi e ai servizi offerti”. Il “Sicilia Outlet Village” è raggiungibile lungo l’autostrada A19 Catania-Palermo-Catania. Salvatore Cifalinò
Don Roberto Strano
Antonino Blandini
dalla prima Scuola libera per tutti
staurare un rapporto di amicizia, ma dietro quell’apparente durezza si nascondeva un cuore amabile, comprensivo e paterno, che ispirava fiducia. Possedeva una carica di umanità non comune che lo portava ad essere sempre presente soprattutto nei momenti di dolore e di apprensione. La sua vasta cultura l’ha messa a disposizione di tutti nei suoi pregevoli scritti. Opere monumentali, quali la biografia di mons. Michele Cosentino che, nel ripercorrere la vita del mai dimenticato padre spirituale del Seminario acese, padre Arcifa ha offerto anche una abbondante storia della Diocesi. L’ultima fatica, veramente monumentale, è stata il “Dizionario antologico del pensare cristiano”, frutto di una raccolta di brani di autori antichi e contemporanei, da lui schedati nella sua vita sacerdotale. L’8 settembre scorso, di buon mattino, egli venne in Cattedrale a farmi dono di questa preziosa opera. Lo fece, come sempre, con grande umiltà. Volle anteporre una dedica al libro in cui scrisse di essere “l’infimo dei parrocchiani, affettuosamente devoto”. Di quest’opera, con il suo permesso, ho avuto modo di scrivere su questo giornale mesi fa. Nella ristrutturazione delle Parrocchie del 2008, la parrocchia di Odigidria fu accorpata alla Cattedrale e padre Arcifa divenne “parrocchiano” ! Egli manifestò la sua appartenenza con grande gioia e, memore dell’antica amicizia che lo legava alla mia famiglia (era stato anche professore di mio fratello), mi fece dono di alcune confidenze, soprattutto in prospettiva della sua morte. In occasione del mio XXV anniversario di vita sacerdotale mi regalò un oggetto da lui ricevuto dall’indimenticabile e compianta sorella, la signorina Anna. Me lo accompagnò con queste parole che difficilmente dimenticherò: “Con amore mi è stato donato, con altrettanto amore te lo regalo”. Se mai ce ne fosse stato bisogno, ho compreso ancor meglio che padre Arcifa mi voleva, veramente, un gran bene ! Quando il 9 ottobre 1958 il Santo Padre Pio XII morì, mons. Russo nel comunicarlo alla Diocesi scrisse: “Sembrava non dovesse morire mai, tanto l’umanità ha avuto bisogno di Lui”. Lo stesso potremmo ripetere tutti coloro, e sono tanti in Acireale, che abbiamo beneficiato della sua saggezza e della sua guida spirituale. Siamo altresì certi che dal cielo egli sarà nostro intercessore e continuerà a vegliare con la sua discrezione sulle nostre vite, indicandoci il cammino che ci condurrà all’incontro definitivo nella Casa del Padre. A Dio, Padre carissimo, ricevi la corona promessa ai servi buoni e fedeli del Vangelo e riposa in pace.
spostati ad un’altra apposita manifestazione che si terrà dal 29 aprile al 1° maggio, lunedì 27 febbraio (giornata tradizionalmente dedicata al corso dei fiori) ci sarà una ricostruzione storica con carrozze dell’Ottocento e auto storiche dei primi del ’900, addobbate di fiori come si faceva all’epoca. Altra novità importante del Carnevale 2017 è la collaborazione con l’emittente nazionale Rds, la cui squadra tecnica capeggiata da Claudio Guerrini ha aperto la parata di sabato 18 con un carro allegorico realizzato appositamente e ispirato a “Tutti Pazzi per… Rds”. Questo partenariato servirà a lanciare sulla ribalta nazionale la manifestazione acese e contribuire al raggiungimento di uno degli obiettivi perseguiti dal sindaco Roberto Barbagallo, dall’assessore al Turismo Antonio Coniglio e dal presidente della Fondazione del Carnevale Antonio Belcuore, e cioè uscire dal circuito regionale. Altro obiettivo perseguito è quello della destagionalizzazione del Carnevale acese: in questo senso si muove infatti la Festa dei fiori realizzata in piena primavera, oltre al già collaudato Carnevale estivo tenuto all’inizio d’agosto. Appuntamento, quindi, alle sfilate dei carri di sabato 25, domenica 26 e martedì 28, ma anche a tutte le altre manifestazioni in programma. E se qualcuno vuole tentare la fortuna, c’è pure la Lotteria del Carnevale di Acireale. Nino De Maria
Sportello telematico del Credito Siciliano
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Cultura e Società
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LIBRI Introdotto da Salvo La Rosa e da don Roberto Strano il trezzoto Sandro Barbagallo presenta la sua opera
Musei Vaticani, storia, arte e cultura La Basilica cattedrale di Acireale, così ricca di storia e opere d’arte, è stata la perfetta cornice per la presentazione del libro del dott. Sandro Barbagallo dal titolo “Musei vaticani, arte, storia,curiosità”. Opera di grande pregio artistico e storico con approfondimenti su parti di questo enorme complesso museale poco conosciuti al pubblico. Scoprire cosa succede nelle sale di restauro, dove le innumerevoli opere d’arte riprendono a “vivere” o vengono amorevolmente mantenute nel loro splendore, è un viaggio emozionante. La serata ha avuto inizio con i saluti ai numerosi ospiti in sala del presentatore Salvo La Rosa e del rettore della Basilica Cattedrale padre Roberto Strano. Il pubblico ha poi potuto immergersi nella fantastica atmosfera di una visita ad uno dei musei più visitati al mondo, primo in Italia, anche se, ad onor del vero, trovandosi nella Città del Vaticano non è in territorio italiano. L’autore, prima di iniziare la sua presentazione, ha invitato il pubblico ad assistere ad un breve docu-
mentario, che ha illustrato le parti salienti di cui è composto l’intero complesso, con le sue magnifiche sale aperte al pubblico dal lontano 1771 per volere dell’allora Papa Clemente XIV, al secolo Giovanni Lorenzo Ganganelli. Ma il documentario fa conoscere anche la parte “nascosta”, quella che il pubblico non vede, ma che possiamo immaginare come il luogo dove le opere d’arte ritornano a vivere, sotto la cura di esperti restauratori, che con il loro sapiente e certosino lavoro tolgono la patina del tempo che inevitabilmente oscura la loro bellezza. Quanta storia e quan-
ta arte c’è nei 7 km di percorso. Al suo interno circa 800 persone svolgono quotidianamente il loro lavoro per offrire ai circa 6 milioni di visitatori annui, provenienti da ogni parte del globo, un affascinante viaggio nell’arte e nella storia che difficilmente potranno dimenticare. Il dott. Barbagallo ha illustrato, dopo la visione del breve documentario, il contenuto del suo libro attraverso l’aiuto di fotografie che riproducevano gli interni dei musei. La raccolta inizia la sua lunga storia per volere di uno dei Papi più conosciuti e forse più temuti, Giulio II, al secolo Giuliano Della Rovere, il cosidetto Papa guerriero, che non si faceva certo pregare ad indossare l’armatura al posto della candida veste bianca per combattere i suoi nemici. Dobbiamo a lui la Cappella Sistina come l’ammiriamo oggi, ma i musei vaticani non sono soltanto la Cappella Sistina ma sono un lungo percorso che spazia dalla cultura degli antichi egizi alle opere d’arte più recenti, con la presenza di capolavori dei più grandi
maestri dell’arte di tutti i tempi. Il dottore Sandro Barbagallo, nato e cresciuto ad Aci Trezza, si diploma nel 1998 a Roma in Conservazione dei Beni Archivistici presso l’archivio Segreto Vaticano, consegue poi la laurea in Storia dell’arte contemporanea a Siena e da lì la sua carriera è stata costellata da grandi successi professionali che lo hanno portato a collaborare con i massimi esperti del settore. Collabora come critico d’arte per l’Osservatore Romano e ha curato numerose mostre, come quelle al museo Vittoriano di Roma su Degas, Toulouse-Lautrec, Matisse e Bonnard, Renoir, Picasso e tanti altri. Attualmente è il curatore delle collezioni storiche dei Musei Vaticani e direttore del museo del tesoro della patriarcale Basilica di San Giovanni in Laterano in Roma. Salvo La Rosa ha concluso la serata con gli immancabili saluti e i ringraziamenti a tutti coloro che hanno collaborato per l’organizzazione e la realizzazione della conferenza. Gabriella Puleo
SANTA VENERINA Presentata nella chiesa parrocchiale di Dagala l’antologia di Maria Pia Risa
”Poesie - preghiere” e pure musica “Un incontro pieno di spiritualità dove poesia, preghiera e musica hanno testimoniato la bellezza del creato”. Così domenica scorsa 19 febbraio ha voluto introdurre don Santo Leonardi, parroco di Dagala del Re, la presentazione del volume “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” di Maria Pia Risa, che raccoglie 209 opere di 58 autori diversi. L’autrice ha svolto la ricerca quasi interamente presso la Biblioteca Apostolica Vaticana sotto la guida di don Santino Spartà e ha incluso nel suo lavoro autori tra i più noti della letteratura italiana come San Francesco, Petrarca, Dante, Boccaccio, Pascoli, Ungaretti, autori considerati anti-clericali – ma che, alla luce dei testi, potremmo definire diversamente clericali – come Leopardi, Montale D’Annunzio, donne di grande spessore di cui Santa Caterina da Siena e Vittoria Colonna ne sono un esempio, grandi papi come san Giovanni Paolo II. Il merito della Risa è quello di aver dato vita ad una raccolta poderosa che consente uno sguardo ampio non solo su autori meno conosciuti ai più (come Lorenzo de Medici e Antonio Fogazzaro) ma su una vera e propria antologia che può essere consultata facilmente per
usi didattici o personale grazie ad un cospicuo glossario di nomi in coda al libro. “Il testo raccoglie opere che non vanno considerate né poesie né preghiere. Si tratta piuttosto di opere che accanto alla parte letteraria presentano una parte contemplativa” ha specificato Nino De Maria, valido collaboratore della nostra testata a cui è stato affidato il compito non facile della presentazione dell’opera nella chiesa Maria SS. Immacolata di Dagala. Il relatore ha letto alcune di queste opere esaltandone la bellezza ermeneutica e la portata spirituale. La preghiera di san Bernardo alla Vergine, XXXIII canto del Paradiso della Divina commedia di
Dante Aligheri, “è tra le cose più alte e raffinate che ci siano nella letteratura italiana” ha aggiunto Nino De Maria, che l’ha letta per rendere omaggio alla comunità parrocchiale di Dagala molto devota alla Vergine. L’incontro ha acquisito un respiro in più grazie alle suggestive melodie di Gesuele Sciacca e la sua band che hanno musicato alcune poesie. Molto apprezzata l’esibizione de “Il cantico delle creature” di San Francesco, eseguita in apertura. L’incontro di Dagala è uno dei tanti momenti che si stanno svolgendo nelle parrocchie della diocesi ma l’intenzione è andare oltre: “Siamo giornale della Chiesa tra la gente. Per questo motivo vogliamo portare questo lavoro anche nei luoghi meno scontati, come le carceri e gli ospedali”, ha annunciato il direttore de La Voce dell’Jonio Giuseppe Vecchio. L’autrice, alle ultime battute dell’incontro, ha ringraziato per l’ospitalità la comunità di Dagala nella persona del suo parroco don Santo Leonardi. L’opera si avvale della prefazione di Antonino Blandini, giornalista ed esperto di diritto canonico, ed è stata edita dalla casa editrice Agorà. Domenico Strano
Recensioni L’opera di don Sturzo per portare la luce elettrica a Caltagirone Francesco Failla I lampioni di Caltagirone. Don Luigi Sturzo e la luce elettrica in Sicilia”, edizioni EDB Lampi, Bologna 2016. Francesco Failla, curatore di ricerche e autore di pubblicazioni sulla vita e sul pensiero di don Luigi Sturzo, nonché coordinatore della riorganizzazione e catalogazione dell’archivio e della biblioteca della casa natale della famiglia Sturzo-Boscarelli, racconta le peripezie del sacerdote calatino verso la realizzazione del difficile progetto di illuminare Caltagirone mediante l’elettricità. Luigi Sturzo, figlio di Felice di Altobrando e di Caterina Boscarelli, nacque nella Caltagirone della seconda metà dell’Ottocento ed ereditò dal padre i “ sentimenti profondamenti cristiani” che lo condussero verso una vita dedita al sacerdozio, da principio in bilico tra l’attività pratica e la forte aspirazione per la filosofia. Nel 1895 “ a Roma , in mezzo al fervore degli studi” don Luigi Sturzo diede una svolta alla sua vocazione sacerdotale indirizzandola verso l’attività cattolico-sociale “…quel che mi fece più impressione fu la vista di miserie inaudite in un quartiere popolare di Roma…tosto mi procurai della letteratura sociale, cercai di sapere…” Sturzo, profeta nel suo tempo, grazie ai suoi studi, dispose di modelli a cui ispirarsi e non meno di coraggio nell’agire. Fede in Dio e fiducia nell’uomo animarono le sue azioni. Convinto che un buon governo derivi da programmi e criteri stabiliti e non solamente dalle persone, Sturzo si presentò, alle elezioni del 1899, con un programma articolato in quattordici punti confacenti i reali bisogni della città di Caltagirone tra i quali: la necessità della realizzazione dell’impianto di illuminazione elettrica. La narrazione scorrevole e al contempo ricca di particolari che illustrano le numerose dinamiche politico-sociali nascoste dietro la realizzazione di un progetto dal forte impatto economico, rendono l’opera del Failla, direttore della Biblioteca diocesana Pio XI di Caltagirone, attuale e spunto di riflessione per chi fa politica ma sembra ignorare la buona politica. Vanessa Giunta
ACIREALE “ Open Day” all’Istituto della Congregazione dell’Oratorio diretto dal prof. Giovanni Vec chio che presenta la sua offerta formativa
Due giornate di incontri ed eventi al “San Michele” per conoscerlo e apprezzarlo “Benvenuti al San Michele” - Istituto San Michele: il suo liceo e la sua città. Questo lo slogan con cui, in occasione del recente ‘Open Day’, il Liceo Scientifico Paritario dell’Istituto San Michele, diretto dai padri della Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri, apriva le proprie porte alla città (e non solo) ed ai propri potenziali nuovi utenti, con una manifestazione suddivisa in due ‘tempi’ (per dirla in gergo calcistico). Un primo ‘tempo’, la mattina di mercoledì 8 gennaio scorso, era dedicato alla visita ed alla conoscenza dei locali scolastici e ad un approccio preliminare con i docenti, che illustravano le attività didattiche ordinarie ed extracurriculari, ma anche al’inaugurazione della nuova aula multimediale LIM, con ‘buffet’ finale nei locali del grande refettorio dell’Istituto. Un secondo momento, invece, fissato per le ore pomeridiane di mercoledì 25 gennaio e brillantemente condotto dal professore Salvo Fichera, docente di Educazione Fisi-
ca dell’Istituto, con l’attenta regia del dirigente scolastico professore Giovanni Vecchio, era un ‘mix’ di informazione, cultura e spettacolo per il quale, nella grande sala teatro in stile liberty dell’Istituto, si alternavano interventi musicali, di recitazione, video, testimonianze e progetti che evidenziavano una scuola viva ed al passo coi tempi. Brillanti le recitazioni di poesie da parte di attuali alunni dell’Istituto, erano di seguito riproposte sotto forma musicale dal m° Gesuele Sciacca. La manifestazione di mercoledì 25 gennaio, anche in questo caso con buffet per gli ospiti, era introdotta dall’esecuzione dell’inno nazionale ‘Fratelli d’Italia’ e dell’Inno della Regione Siciliana da parte della corale polifonica ‘Don Antonino Maugeri’ diretta dal m° Mario Licciardello, alle tastiere il m° Angelo Valenti. Era poi il momento del saluto del Direttore dell’Istituto san Michele, padre Alfio Cantarella con il benvenuto alle autorità civili e religiose ed al pubblico. Ed ancora, la proiezione
di un video sul ‘San Michele’, a cura di alunne dell’Istituto; di seguito, l’intervento del dirigente scolastico professore Vecchio. Dopo l’intervento del coro dell’Istituto Comprensivo Statale ‘Paolo
prevedono, infatti, nuove attività di ‘lettorato’, affidate a docente di madrelingua. Particolarmente interessante l’intervento del professore Sebastiano Manzoni (ex alunno dell’Istituto e pre-
Vasta’ di Acireale, introdotto dalla dirigente scolastica professoressa Nunziata Di Vincenzo, era il momento della professoressa Iolanda Lanzafame la quale, docente di Lingua Inglese dell’Istituto, illustrava le novità che la sua disciplina propone ai discenti dell’Istituto: le tradizionali lezioni settimanali
sidente della Federazione Regionale Scherma, nonché figlio del compianto professore Raffaele Manzoni, con il quale ex docente dell’Istituto questa disciplina sportiva proprio al ‘San Michele’ nacque ed ebbe successivo sviluppo in Acireale. Dopo il momento poetico-musicale, affidato ai di-
scenti dell’Istituto ed alla musica del m° Sciacca, il quale curava anche la promozione del proprio CD ‘Sentieri dell’anima’ (il ricavato della cui vendita è stato destinato alle spese necessarie per mettere a norma la sala teatro dell’Istituto), il saluto del vice presidente dell’Associazione “Ex-alunni” dell’Istituto prof. Nando Costarelli e della prof. ssa Giuseppa Rita Scuderi, presidente del Consiglio d’istituto del ‘San Michele’, i momenti conclusivi della riuscitissima manifestazione erano affidati al prof. Rosario Faraci il quale, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Catania, illustrava con l’ausilio di apposite slides il progetto ‘Alternanza scuola-lavoro’ quest’anno proposto nell’Istituto, ad un’esibizione musicale del tenore Orazio Monaco e del soprano Angela Aleo, ed infine all’attesissimo ed applauditissimo intervento della cantante siciliana Lilla Costarelli la quale, notissima vocalist per ben 11 anni al Festival di
Sanremo, ma anche ospite fissa di numerosi altri programmi Rai e non solo, eseguiva due brani tra gli scroscianti applausi del pubblico in sala. Era palpabile la soddisfazione generale tra gli organizzatori per l’ottima riuscita di una manifestazione che, inedita per l’Istituto, aveva, comunque, ottenuto un buon consenso di pubblico; l’auspicio generale è che l’iniziativa possa avere un seguito concreto in termini di numerose iscrizioni di alunni perché il ‘San Michele’ possa continuare a vivere e prosperare ancora ‘ad multos annos’, nel solco di una consolidata tradizione culturale che continui ad attualizzare una storia fatta d’amore, dedizione e sacrificio, per una comunità educativa a dimensione familiare ove ogni alunno, seguìto con gore ma allo stesso tempo con amorevolezza, secondo il gioioso metodo di san Filippo Neri, possa coronare con successo i propri studi. Nando Costarelli
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Speciale Chiesa
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L’ANNUNCIO Il vescovo di Acireale comunica l’elezione di mons. Guglielmo Giombanco a vescovo di Patti
Grande gioia per la Chiesa acese Il primo messaggio del Vescovo eletto alla sua nuova comunità in attesa del Pastore
“Vorrei rinfrancarni con voi nella fede comune” Sorelle e fratelli carissimi, con immensa gioia nel cuore mi rivolgo a voi con le parole dell’apostolo Paolo: «Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io» (Lettera ai romani, 1,11-12). Quando mi è stata comunicata la volontà di papa Francesco di nominarmi vescovo della Chiesa di Patti, ho subito pensato all’icona del pastore buono, così forte ed insieme così dolce, scelta da Cristo per definire la sua persona e il suo rapporto con noi. Il pastore buono, ci ha detto Gesù, conosce le sue pecore, cioè le ama perché sono sue, perché gli appartengono, e offre la vita per loro. Carissimi, vengo a voi per conoscervi, cioè per amarvi e farvi dono della mia vita. Voi siete la mia nuova famiglia, noi ci apparteniamo! Insieme seguiremo Lui, il pastore buono, perché riconosceremo la sua voce ed Egli ci guiderà verso gli orizzonti sconfinati della verità e dell’amore. Per così grande dono ringrazio Dio, che con la sua luce illumina ed orienta i passi del mio cammino. Esprimo profonda e filiale gratitudine al santo Padre Francesco che, senza alcun mio merito, mi ha chiamato al servizio episcopale. A lui prometto il costante ricordo nella preghiera e il sempre rinnovato impegno di comunione e di docile obbedienza. Saluto con rispetto e stima il vescovo Ignazio Zambito, che ha amato e servito la nostra Chiesa con un lungo, fecondo e appassionato ministero pastorale. A lui va la nostra profonda gratitudine e prego con voi il Signore, che conosce i cuori e vede nel segreto, perché lo ricompensi per tutto il bene compiuto. Al Signore chiedo di benedire tutte le famiglie della nostra diocesi, con speciale attenzione a quelle provate da sofferenze fisiche e morali: penso alla povertà dei valori, alla mancanza di lavoro, alla precarietà nelle scelte di vita, alla solitudine degli anziani e dei sofferenti... Ringrazio Dio per i genitori attenti, per la saggezza degli anziani, per la gioia dei bambini e per l’esuberanza dei giovani che sono il presente e il futuro della nostra Chiesa, per i laici generosi che, a vario titolo, sono impegnati nella costruzione del Regno di Dio... Con tutti desidero realizzare rapporti di amicizia e di ecclesiale corresponsabilità. Con grande affetto mi rivolgo ai voi presbiteri e vi chiedo di farmi spazio nel vostro cuore perché, insieme, possiamo amare e servire la comunità cristiana. «Ciascuno dei presbiteri, ci ha ricordato il Concilio, è... unito ai suoi confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e della incondizionata collaborazione, manifestando così quella unità con cui Cristo volle che i suoi fossero compatti come una cosa sola, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato inviato dal Padre» (Presbyterorum ordinis, 8). Lo stile autentico di comunione, ricco di accoglienza, di confronto aperto e costruttivo, di preghiera comune e di convivialità, diventa così la nostra prima testimonianza, che fa crescere la comunione in tutta la nostra Chiesa e lascia realmente trasparire che è Cristo l’unico pastore. Alle consacrate e ai consacrati auguro di essere sempre più profezia del Regno, perché ci ricordino che anche oggi è possibile condurre una vita animata dalla gioia, dono di Dio a chi lo segue con cuore sincero, e dalla passione per la fraternità; una vita, quindi, “diversa” da quella che il “mondo” ci propone. I cari seminaristi rispondano con gioia alla chiamata del Signore, con la chiara consapevolezza che progettare e vivere nella dimensione del dono è veramente esaltante. Un cordiale saluto rivolgo alle sorelle e ai fratelli delle altre confessioni religiose presenti in diocesi e chiedo al Signore il dono del discernimento perché possiamo individuare, attraverso l’ascolto reciproco e il dialogo fraterno, percorsi comuni di fede e di testimonianza. Agli amministratori dei quarantadue comuni presenti nel territorio della diocesi e a quanti sono impegnati, a vario titolo, nella tutela e nella promozione del bene comune, rivolgo l’augurio di pieno successo del loro servizio a favore delle persone, mentre assicuro la leale collaborazione della comunità ecclesiale. Affido voi e me alla materna intercessione della Vergine santissima, delle sante e dei santi che veneriamo nelle nostre comunità. Ci ottengano dal Padre, datore di ogni bene, i doni necessari perché possiamo percorrere i sentieri della storia custodendo nel cuore la gioia del vangelo. «Essere Chiesa, scrive papa Francesco, significa essere Popolo di Dio, in accordo con il grande progetto di amore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (Evangelii gaudium, 114). Pregate per me perché io possa annunciare il vangelo con franchezza, come è mio dovere (cfr. Lettera agli efesini, 6,19-20). Vi saluto cordialmente e invoco su di voi le più ampie benedizioni del Signore. Acireale, 1 febbraio 2017 Gugliemo Giombanco Vescovo eletto
TESTIMONIANZA L’augurio dell’arciprete della Cattedrale
“Risplenda in te il fulgore della santità” La nomina di un nuovo Vescovo è una gioia per la Chiesa che assicura , nella Successione Apostolica, la continuità dell’annuncio del Vangelo; è gioia per la Chiesa locale che riceve in dono una nuova Guida, immagine di Cristo Buon Pastore, che accompagna il popolo di Dio pellegrinante nel tempo incontro a Cristo; è gioia e orgoglio per la Chiesa locale da cui viene scelto l’eletto che nella comunione consegna ad una Chiesa sorella un suo Presbitero. Questi sentimenti mi sgorgavano dal cuore, mercoledi scorso, 1 febbraio, mentre nella nostra Chiesa Cattedrale, Mons. Vescovo annunciava l’elezione a Vescovo di Patti del carissimo Mons. Guglielmo Giombanco, nostro stimato Vicario Generale. A noi non è necessario sapere il “curriculum vitae” di Mons. Giombanco, lo conosciamo bene e sappiamo come si sia speso interamente a servizio della Diocesi, nei delicati incarichi che nei suoi venticinque anni di Sacerdozio gli sono stati affidati, dai Vescovi che si sono succeduti nel governo pastorale della Diocesi. La nomina a Vescovo è il suggello della sua
indiscussa rettitudine, cultura, profondità spirituale, dimensione pastorale, umanità che tutti abbiamo sperimentato. Lo accompagniamo con l’affetto e la preghiera verso l’Ordinazione episcopale e l’inizio del suo ministero pastorale nella Chiesa di Patti. Lo affidiamo alla Madonna di Tindari, il cui Santuario è posto nel territorio della Sua nuova Diocesi, perché lo custodisca sotto il suo materno manto. Gli diciamo grazie per il bene profuso nella nostra Diocesi di cui resterà sempre figlio. Personalmente sono grato per la oltre trentennale amicizia che ci lega, sin dagli anni del Seminario, rafforzata in questi anni di quotidiana frequentazione. L’augurio più bello lo formuliamo con le stesse parole del Rito dell’Ordinazione episcopale al momento dell’imposizione della mitria: “ … risplenda in te il fulgore della santità, perché quando apparirà il Principe dei Pastori, tu possa meritare la incorruttibile corona di gloria”. Auguri, Eccellenza ! Ad multos et plurimos annos ! Don Roberto Strano
“Una grande gioia per la Chiesa di Acireale”, ha annunciato mons. Antonino Raspanti alle ore 12 dello scorso mercoledì 1° febbraio, in una Cattedrale gremita di folla fino all’inverosimile, nel corso di un’assemblea straordinaria appositamente convocata d’urgenza. Dopo la recita dell’Angelus, il vescovo ha letto infatti la nota pontificia con cui si comunicava l’elezione a vescovo di Patti di mons. Guglielmo Giombanco, vicario generale della nostra diocesi, a seguito dell’accoglimento delle dimissioni, per raggiunti limiti di età, di mons. Ignazio Zambito. L’annuncio è stato accolto da uno scrosciante applauso, partito spontaneamente, prima ancora della fine della lettura, da parte di tutti i presenti – presbiteri, religiosi, autorità, laici –, tra i quali erano pure presenti alcuni dei vescovi emeriti residenti nella nostra diocesi: il card. Paolo Romeo (arcivescovo emerito di Palermo), mons. Giuseppe Malandrino (arcivescovo emerito di Noto ed ex vescovo di Acireale), mons. Pio Vigo (vescovo emerito di Acireale) e mons. Paolo Urso (vescovo emerito di Ragusa). Visibilmente emozionato, ha preso quindi la parola don Guglielmo Giombanco, rivolgendo un particolare pensiero di saluto e di ringraziamento al Santo Padre Francesco, al suo predecessore mons. Zambito, al nostro vescovo mons. Raspanti e a mons. Giuseppe Malandrino, il vescovo che lo ha ordinato presbitero nel 1991 e che gli ha fatto dono della croce pettorale, da lui subito indossata; lo stesso mons. Malandrino, alla fine dell’annuncio ufficiale, quando tutti i presenti si sono accalcati attorno al neo-vescovo per fargli gli auguri, gli ha posto sul capo il suo zucchetto vescovile. La nomina di mons. Giombanco era nell’aria già da qualche tempo, e alcuni segni inequivocabili l’avevano fatta capire in anticipo nel corso della mattinata, dal momento in cui era stata diffusa la convocazione urgente per le ore 12. Qualcuno, conoscendo il significato di queste convocazioni improvvise (che ad Acireale negli ultimi decenni sono avvenute più volte), aveva fatto un rapido giro delle diocesi vacanti in Sicilia e nei dintorni, ed era arrivata la notizia che c’era stata una convocazione simile anche a Patti, dove il vesco-
vo mons. Zambito aveva comunicato al Santo Padre le sue dimissioni proprio il 25 gennaio scorso, al compimento del 75° anno di età. La presenza in Cattedrale – nei primi posti – della mamma e della sorella di don Guglielmo, aveva poi dato la certezza di quanto si è puntualmente verificato alle 12, ora canonica per questi annunci, che vengono resi pubblici quando esce ufficialmente “L’Osservatore Romano”, l’organo ufficiale della Santa Sede, in contemporanea con l’annuncio nella sala stampa vaticana. Tutti conoscono ad Acireale mons. Guglielmo Giombanco, cinquantenne, originario di Piedimonte Etneo, ordinato sacerdote il 7 settembre 1991 da mons. Giuseppe Malandrino, dopo avere effettuato gli studi teologici presso il Seminario di Acireale ed il Pontificio Seminario Romano Maggiore. A Roma ha pure frequentato la Pontificia Università Lateranense dove ha conseguito il Baccellierato in Teologia e il Dottorato in “Utroque Iure”. Dopo avere ricoperto in diocesi vari incarichi (tra cui quello di rettore della basilica dei santi Apostoli Pietro e Paolo dal 2001 al 2012), il suo “cursus honorum” è cominciato con la nomina a vice cancelliere e poi cancelliere della Curia diocesana e, dal 2012, a Vicario generale. È stato anche docente di Diritto canonico e di Teologia dogmatica presso l’Istituto di Scienze Religiose “S. Agostino” di Acireale ed è in atto docente di Diritto canonico presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania e giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale di Palermo; incarichi, questi ultimi, che dovrà sicuramente lasciare diventando Vescovo. Significativo è il messaggio che mons. Giombanco ha inviato alla Chiesa locale di Patti, da lui stesso definita la sua “nuova famiglia”, e si è affidato a Gesù Buon Pastore perché guidi i suoi passi. Nel messaggio – che ha letto pure nella nostra Cattedrale dopo l’annuncio della sua nomina – egli rivolge un pensiero affettuoso per tutte le componenti della diocesi di Patti: famiglie, presbiteri, consacrate e consacrati, seminaristi, sorelle e fratelli delle altre confessioni religiose, amministratori dei quarantadue comuni presenti nel territorio della diocesi. Egli conclude quindi il suo messaggio affidando “voi e me alla materna intercessione della Vergine santissima, delle sante e dei santi che veneriamo nelle nostre comunità.” Nino De Maria
PATTI La gioia e l’attesa del Vescovo emerito mons. Ignazio Zambito
“Tutta la Diocesi dà un caloroso benvenuto” La comunità ecclesiale di Patti è in fervente attesa per accogliere e abbracciare mons. Guglielmo Giombanco, scelto dal santo padre Francesco quale centoduesimo pastore della Chiesa pattese. Un comitato, sorto per l’occasione, è già a lavoro per preparare al meglio la solenne celebrazione eucaristica programmata per il pomeriggio di giovedì 20 aprile al santuario della Madonna Nera di Tindari, durante la quale il vescovo eletto riceverà l’ordinazione episcopale. Alla solenne celebrazione eucaristica, che dovrebbe essere concelebrata dai vescovi delle 18 diocesi di Sicilia, oltre ai fedeli della diocesi pattese, prenderanno parte il clero e i fedeli della diocesi di Acireale, e in particolare di Piedimonte Etneo, città d’origine di mons. Giombanco. Il giorno dell’ordinazione rappresenterà il primo momento in cui i fedeli di Patti si potranno stringere intorno al nuovo vescovo per manifestargli filiale devozione e amicizia, così com’è stato fatto in questi ultimi 28 anni con mons. Ignazio Zambito. Giunto a Patti il 22 luglio del 1989, il vescovo Zambito è uno dei pochi pastori che ha servito la Chiesa pattese per un considerevole numero di anni. Ben quattro visite pastorali in questi 28 anni hanno permesso a mons. Zambito di amministrare i sacramenti a un numero rilevante di fedeli. Tanti di quei ragazzi che hanno conosciuto l’allora giovane vescovo Zambito, oggi sono padri e madri di famiglia. Alcuni di quei bambini sono divenuti sacerdoti, maturato la vocazione proprio accogliendo l’invito del padre vescovo Ignazio durante le frequenti visite alle 84 parrocchie della diocesi. Momenti d’incontro che non si limitavano alla visita pastorale; mons. Zambito, quasi quotidianamente, in questi anni ha girato instancabilmente in lungo e in largo la porzione di chiesa pattese per amministrare sacramenti e predicare ai fedeli. E questa sua particolare operosità pastorale, oggi, alla no-
tizia della rinuncia per raggiunti limiti d’età al governo pastorale della diocesi, e della nomina di un nuovo vescovo, è salutata dai fedeli con speciale gratitudine. Tanti i sindaci, che, facendo proprio il sentimento dei fedeli delle rispettive comunità, hanno espresso pubblicamente il proprio grazie, manifestandolo anche attraverso i social network, per gli insegnamenti e il verbo loro donato durante i vari momenti d’incontro. Adesso, però, la Chiesa pattese, mentre ringrazia il Signore per il dono in questi anni di mons. Zambito, gioisce con la comunità acese per la scelta di un loro figlio a vescovo di Patti. A esprimere gioia, per primo è stato proprio il vescovo Zambito, che Papa Francesco ha voluto nominare amministratore apostolico sino all’ingresso ufficiale in diocesi di mons. Giombanco, coadiuvato da mons. Giovanni Orlando nominato Delegato ad omnia. «Patti tutta, battezzati, associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, religiose, clero – ha detto Zambito - dà il più caloroso benvenuto al suo nuovo Pastore, lo attende con vivi e santi desideri, tutti incardinati nella fede, gli porge filiali auguri e, fin da ora, gli assicura fedele e diligente collaborazione». La medesima gioia è stata espressa dal vescovo eletto, desideroso di iniziare questo nuovo servizio alla chiesa di Patti. «Carissimi - ha scritto Giombanco nel messaggio rivolto ai fedeli di Patti -, vengo a voi per conoscervi, cioè per amarvi e farvi dono della mia vita. Voi siete la mia nuova famiglia, noi ci apparteniamo! Insieme seguiremo Lui, il pastore buono, perché riconosceremo la sua voce ed Egli ci guiderà verso gli orizzonti sconfinati della verità e dell’amore. Per così grande dono ringrazio Dio, che con la sua luce illumina ed orienta i passi del mio cammino». Domenico Pantaleo
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INTERVISTA Mons. Guglielmo Giombanco, vescovo eletto di Patti, ci parla di questa “ulteriore chiamata”
“Sono convinto che la chiamata di un presbitero all’episcopato sia frutto della vivacità della chiesa dalla quale proviene”. Sono parole di gratitudine quelle di mons. Guglielmo Giombanco, vescovo eletto di Patti, la cui cerimonia di ordinazione episcopale si terrà il 20 aprile prossimo nel santuario a Tindari, cuore pulsante della diocesi di Patti. Tutta la Chiesa acese ha gioito per il nuovo incarico pastorale di mons. Giombanco e sono tante le realtà che si stanno organizzando per partecipare alla celebrazione d’insediamento nel Santuario della Madonna Nera. Prima che iniziasse la nostra intervista il vescovo eletto ci ha raccontato i retroscena della nomina a vescovo di Papa Francesco: “In quel momento sono stato invaso da una grande emozione. Mi è stato chiesto dal Nunzio Apostolico se intendessi accettare. E ho risposto: come si può non obbedire al Papa! E così ho accettato inviando la lettera di accettazione, rigorosamente scritta a mano, così come prevede il rito.” Cosa si prova a risvegliarsi vescovo? “Si provano sentimenti di gioia profonda perché è un ulteriore chiamata che conferma le prime. Dopo il dono della fede con il battesimo e il sacerdozio, ora con l’episcopato Dio mi chiede di essere testimone del Vangelo e di annunciare la sua presenza con responsabilità maggiori. Di orante trepidazione perché umanamente ci si trova dinanzi un impegno che non è facile. Dico orante perché tutto va letto in una prospettiva di preghiera. Solo la preghiera ci dona uno sguardo più ampio, ci aiuta ad uscire dai nostri parametri umani e dai nostri progetti per inserirci in quelli di Dio che sono sempre di amore. Umanamente ci si sente impari dinanzi al compito a cui si è chiamato. Chi è chiamato non deve però concentrare tutto su se stesso ma spostare l’attenzione su Cristo Gesù, vero pastore a cui affidarsi.” Questo sembra un richiamo alla sobrietà, tema tanto caro a Papa Francesco. Non è così? “Il Papa vuole che ogni battezzato abbia come prima preoccupazione quella di avere la ricchezza necessaria, cioè la relazione con la persona di Cristo. Questa si ottiene attraverso un cammino di interiorità, di preghiera e di ascolto della Parola. La povertà evangelica è una espressione di questa adesione piena a Cristo. Non si tratta di rifiutare il necessario per vivere; quello che Papa Francesco condanna non è l’uso di certi beni ma l’abuso. Io sono convinto che la vera ricchezza di una Chiesa consiste nella incarnazione della povertà evangelica.” Come se lo immagina un dialogo tra Gesù e un vescovo eletto? “Mi viene in mente la conversazione di Gesù e Pietro sul lago di Tiberiade. Gesù pone per tre volte una domanda che è determinante per la vita dell’apostolo: “Mi ami tu più di costoro?”. E quando c’è la conferma dell’amore di Pietro per Cristo, il Signore lo invita a pascere il suo popolo. Penso che in questi momenti il Signore dona un supplemento di amore perché quando il servizio nella Chiesa si svolge con l’atteggiamento dall’amore le preoccupazioni e le fatiche diventano amabili e si affrontano con fiducia e coraggio.” Cosa si porta dentro da Acireale? “Ho vissuto un’esperienza ecclesiale e umana bella e ric-
ca. Acireale è la chiesa che mi ha generato alla fede, dove ho maturato il mio cammino di formazione cristiana e umana e dove ho scoperto, grazie all’aiuto di tante persone, la bellezza della chiamata al sacerdozio. Devo tanto a questa chiesa. Qui, grazie ai cinque vescovi con i quali ho collaborato, mi sono formato una coscienza di chiesa come popolo di Dio in cammino. Sono grato alle tante amicizie e ai momenti di confronto che ho avuto con i presbiteri, i consacrati e i molti appassionati fedeli laici dai quali ho ricevuto molti stimoli. Ciascuno di loro mi ha arricchito. Sono convinto che la chiamata di un presbitero all’episcopato sia frutto della vivacità della chiesa dalla quale proviene. E dalla Chiesa di Patti cosa si aspetta? “Alla chiesa di Patti, che mi accingo a guidare, chiedo generosa collaborazione e unità. Tutti siamo legati dall’unica fede: clero e laici, che sono la parte più numerosa del popolo di Dio. Uniti tutti dobbiamo percorre il cammino di grazia con tanta fiducia, umiltà e capacità di ascolto.” Spesso lei ci ha detto che l’aspetto cristiano non può scindersi da quello umano. Ci spieghi meglio. “Questo concetto mi ha sempre guidato sin dagli anni del sacerdozio. La fede noi la viviamo attraverso la nostra umanità. Dio ci ha chiamato alla vita e ci ha donato un’umanità concreta e visibile ma senza la fede non avrebbe alcun senso tutto ciò. E come si può realizzare questa integrazione tra umanità e vita interiore? Mettendo tra noi e le persone che incontriamo e le cose che facciamo la persona di Cristo. È un compito impegnativo che richiede vigilanza su se stessi ma anche tanta umiltà. E questo significa fare molto spazio dentro se stessi per incontrare Cristo” A quali figure di vescovi-santi s’ispira? “Uno è Sant’Agostino. Un uomo che ha testimoniato Cristo attraverso una relazione costante con il suo popolo, cercando di leggerne l’evoluzione culturale ed illuminandolo con l’annuncio del Vangelo. C’è un suo testo che dice: “Non mi spaventa la responsabilità del governo ma la fedeltà al Vangelo”. E questo è un po’ il compito di un vescovo: restare fedele al Vangelo. Un altro vescovo è San Francesco di Sales. Vescovo della dolcezza a cui faccio spesso riferimento si è reso protagonista di un impegno pastorale non comune.” Il prossimo 20 aprile si terrà la sua ordinazione episcopale nel santuario di Tindari. Perché questo luogo? “Ci sono due motivi. Tindari è il cuore della diocesi di Patti, meta di tanti pellegrini e polo di preghiera verso la Vergine Madre. È un gesto bello di attenzione verso i fedeli che dovrò servire. Potevo ordinarmi nella diocesi di provenienza ma non sarebbe stata una scelta giusta nei confronti dei fedeli di Patti con i quali voglio subito incamminarmi lungo i sentieri della storia. E poi c’è un significato teologico: sono convinto che un vescovo deve ricevere l’ordinazione episcopale nella chiesa dove è stato mandato. Perché il pastore è generato dalla fede di un popolo. Nella tradizione antica era il popolo che acclamava al vescovo e gli riconosceva l’autorità datagli da Cristo.” Domenico Strano
A PIEDIMONTE
”Come si può non obbedire al Papa” I familiari commossi
La festa per monsignor Guglielmo Giombanco nominato vescovo di Patti è stata anche e specialmente la festa di Piedimonte Etneo, paese natale del religioso. Fra i fedeli, non appena giunta la notizia, sono state subito numerosissime le manifestazioni di gioia e gli auguri rivolti al concittadino «Guglielmo» che ha sempre mantenuto un costante contatto, fatto di regolari presenze formali ed informali, con la sua comunità d’origine. Ma è stato anche un fiorire di aneddoti fra amici e conoscenti, racconti di esperienze condivise e ricordi più o meno lontani nel tempo. Accomunati tutti da un aspetto: quella di Giombanco è stata una vita da «predestinato della fede». È per questo che la madre Vincenza si sofferma sul legame con i figlio, ne ricorda l’infanzia, come parti di un percorso germogliato e sviluppatosi con naturalezza: «Lo dico da sempre, la vocazione è nata con lui» dice risoluta la donna, conosciuta da tutti in paese e per lungo tempo, in passato, impegnata in politica e nel sociale. «Quando ci ha detto di voler iniziare il seminario non ci siamo sorpresi, ma lo abbiamo sostenuto con grande gioia, come sempre poi abbiamo fatto negli anni - rivela ancora Vincenza – d’altronde fin da piccolo mio figlio giocava addirittura a fare il prete, ma davvero da piccolo, a quattro o cinque anni». Il racconto di processioni e celebrazioni imbastite per gioco dal giovanissimo don Guglielmo fa il paio con quello richiamato da tanti altri concittadini, commentando l’elezione a vescovo: «Una bella notizia, ma non c’è da stupirsi, quando era ragazzo diceva sempre con sicurezza che un giorno sarebbe diventato persino Papa». Sono dimostrazioni d’affetto e testimonianze che ci restituiscono un affresco di genuinità quasi d’altri tempi, un carattere, questo, rimasto forte nella figura di Guglielmo Giombanco anche nel corso di una carriera ecclesiastica tanto prestigiosa quanto – è la sensazione di molti, a Piedimonte - affrontata con sobrietà. Francesco Vasta
Il sindaco Puglisi: “Onorati”
«Per noi è un grandissimo onore, don Guglielmo è il primo piedimontese che riceve un così grande riconoscimento, il nostro paese può festeggiare». Questo il commento a caldo del primo cittadino di Piedimonte Etneo, Ignazio Puglisi, presente all’assemblea straordinaria diocesana durante cui è stata annunciata l’elezione di Giombanco a vescovo di Patti. «Siamo certi che, anche in questa nuova veste, egli troverà il modo di essere sempre vicino, come d’altronde sempre accaduto finora, alla nostra comunità». Tanti i fedeli che saranno presenti in gran numero alla cerimonia di insediamento del concittadino, fissata per il prossimo 20 aprile a Tindari. A coordinare i preparativi il parroco della chiesa Santa Maria del Rosario di Piedimonte, don Salvatore Cassaniti, che anche preannunciato come il saluto finale di monsignor Giombanco in qualità di vicario generale della Diocesi di Acireale alla sua comunità natale verrà dato durante la domenica di Pasqua, alla presenza delle autorità cittadine. In quell’occasione la parrocchia offrirà in dono al neovescovo una croce pettorale. È inoltre già in cantiere la prima visita a Piedimonte di Giombanco in qualità di vescovo, forse tra primavera ed estate.
STORIA Dal catenoto mons. Salvatore Bella, che fu anche vescovo di Acireale, al piedimontese mons. Guglielmo Giombanco
La Diocesi acese terra di vescovi donati alle altre Chiese Sembrava già vescovo a tutti gli effetti, don Guglielmo Giombanco, alla fine dell’assemblea in Cattedrale nel corso della quale, il 1° febbraio scorso, era stato dato l’annuncio della sua elezione a Vescovo di Patti. Indossava, infatti, la croce pettorale, donatagli da mons. Giuseppe Malandrino (il vescovo che lo ha ordinato sacerdote nel 1991) e lo zucchetto rosso paonazzo, messogli sul capo dallo stesso mons. Malandrino che gli ha donato il suo. Gli mancavano solo la mitria (che gli è stata donata qualche giorno dopo dalla comunità parrocchiale di San Michele), il bastone pastorale e l’anello: sono questi i simboli dell’autorità episcopale che gli verranno consegnati durante la cerimonia di ordinazione (o consacrazione) episcopale, che si svolgerà il prossimo 20 aprile nel Santuario della Madonna di Tindari. Don Guglielmo (chissà per quanto tempo ancora continueremo a chiamarlo così, data la conoscenza e l’amicizia che a lui ci legano da vecchia data) è l’ultimo vescovo, in ordine di tempo, che la diocesi Acireale ha “donato” alla Chiesa universale dalla sua istituzione ad oggi. Vediamoli brevemente, a cominciare da mons. Salvatore Bella, originario di Acicatena, che prima di diventare il terzo vescovo di Acireale nel 1920, fu vescovo di Foggia dal 1909 in poi. Abbiamo poi mons. Giovanni Pulvirenti, nato ad Aci Sant’Antonio, vescovo di Anglona-Tursi dal 1911 al 1922 e successivamente di Cefalù fino al 1933. Originario di Sant’Alfio (quando era ancora frazione di Giarre, nel 1855) era mons. Sebastiano Nicotra, che tra il 1916 ed il 1928 fu nunzio apostolico in Cile, in Belgio, in Olanda e in Portogallo. Era invece propriamente giarrese mons. Carmelo Patanè, prima vescovo di Otranto (dal 1918 al 1930) e successivamente arcivescovo di Catania, fino al 1952. E come non ricordare mons. Angelo Calabretta, acese (platanese, per l’esattezza), che per circa 35 anni fu vescovo di Noto (dal 1936 al 1970). Nel 1961 viene nominato vescovo titolare di Binda e inviato come nunzio apostolico in Cile mons. Gaetano Alibrandi, originario di Castiglione di Sicilia e già in servizio presso la Segreteria di Stato vaticana; verrà poi successivamente nominato in Libano e in Irlanda, fino al 1989. E arriviamo agli anni ’70 del secolo scorso, con i due vescovi che prima di uscire dalla nostra diocesi furono ausiliari di mons. Pasquale Bacile: mons. Ignazio Cannavò (originario di Fiumefreddo), già
vicario generale, nominato vescovo nel 1970 e rimasto nella nostra città fino al 1976, quando fu trasferito a Messina in qualità di coadiutore con diritto di successione, divenendone poi arcivescovo dal 1977 al 1997; e mons. Giuseppe Costanzo, originario di Carrubba di Riposto, nominato ausiliare mentre era rettore del Seminario vescovile nel 1976, quindi assistente generale dell’Azione Cattolica dal 1978 al 1982, poi vescovo di Nola dal 1982 al 1989, ed infine arcivescovo di Siracusa dal 1989 al 2008, di cui è attualmente emerito. Anche Pio Vigo, acese purosangue, da vicario generale nel 1981 viene nominato ausiliare del vescovo di Catania, per diventare poi titolare di Nicosia dal 1985 al 1997 e successivamente arcivescovo di Monreale fino al 2002, anno in cui torna ad Acireale, mantenendo il titolo personale di arcivescovo; è emerito dal 2011. Nel 1983 viene nominato vescovo un altro acese, mons. Paolo Romeo, che già si trovava in attività presso il Servizio diplomatico della Santa Sede; viene inviato come nunzio apostolico ad Haiti, e poi in Colombia, in Canada e infine in Italia e San Marino (fino al 2006); nominato quindi arcivescovo di Palermo, nel 2010 Benedetto XVI lo crea cardinale (il primo acese); divenuto emerito nel 2015, è tornato a risiedere nella nostra città. Nel 2002 è un altro vicario generale, anche lui acese, che diviene vescovo di Ragusa: mons. Paolo Urso, anche lui rientrato nella nostra città da quando è divenuto emerito, nel 2015. E infine, nel 2011, è il turno del catenoto mons. Giuseppe Sciacca, già in servizio a Roma come prelato uditore della Sacra Romana Rota, che viene nominato titolare di Vittoriana e segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; vescovo titolare di Fondi nel 2012, nel 2013 papa Francesco lo nomina segretario aggiunto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e nel 2016 ne diviene segretario. Sono dodici, per l’esattezza, i vescovi originari della nostra diocesi che hanno svolto la loro attività pastorale non solo in Italia, ma anche in varie parti del mondo. Anche mons. Guglielmo Giombanco – ne siamo sicuri – saprà ben figurare in questo nutrito elenco. Nino De Maria
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AZIONE CATTOLICA Eletti i 20 componenti del nuovo Consiglio diocesano, si va verso la nomina del presidente
Il Vescovo sceglierà fra i tre proposti I 20 CONSIGLIERI
5 adulti, 5 giovani, 5 Acr e 5 Lista unitaria Si è appena concluso lo spoglio delle schede votate nel corso della XVI assemblea diocesana elettiva di Azione Cattolica. Questi i componenti del nuovo consiglio diocesano per il triennio 2017-2020 che, convocati dal presidente Anna Maria Cutuli, si riuniranno per proporre al nostro Vescovo, Mons. Antonino Raspanti, una terna di nomi per la nomina del nuovo presidente diocesano di AC. Settore Adulti • Aleppo Marco 65 voti • Spinella Maria Vera 58 voti • Russo Lucia 53 voti • Scaccianoce Edoardo 29 voti • Tringali Elio 28 voti Settore Giovani • Romeo Andrea 78 voti • Raciti Mariano 68 voti • Leonardi Angelo 47 voti • Borello Alessia 33 voti • Cristaudo Giulia 23 voti ACR • Sciuto Gabriele 54 • Sgroi Claudio 52 • Montemagno Liliana 47 • Consoli Virgina 33 • Lomeo Alessandra 32 Lista Unitaria • Cutuli Anna Maria 65 voti • Salerno Ninni 63 voti • Torre Adriana 45 voti • Scandura Nelly 19 voti • Leotta Mario 18 voti
“Fare nuove tutte le cose” è il tema che ha guidato i lavori assembleari dell’Azione cattolica diocesana che nello scorso weekend è stata impegnata, tra l’altro, nell’elezione del nuovo consiglio diocesano per il triennio 2017-2020. Con il sotto tema “radicati nel futuro, custodi dell’essenziale” l’assemblea, ospitata nei locali del seminario vescovile, si è aperta lo scorso sabato 11 febbraio con il momento di preghiera iniziale curato dall’assistente Don Vittorio Rocca e l’intervento dei consiglieri nazionali Rita e Stefano Sereni, una famiglia a servizio del’Ac, i quali hanno portato i saluti della presidenza nazionale e ricordato il cammino nel quale l’Ac è impegnata lungo quest’anno verso i 150anni dalla fondazione. Sul senso dell’adesione all’Ac è stato il loro intervento: “È bello condividere una bella storia e questa lo è. Con tutte le difficoltà e le gioie ma importante è riscoprirsi Ac come famiglia”. Ma cos’è il nuovo? “Il più recente, il nuovo modello”, ma chi cerca il nuovo in queste cose, ha detto don Vittorio Rocca, “spesso s’inganna”. Non è tanto una questione di recente o vecchio: “Il nuovo non deve essere per forza diverso, ma può essere lo stesso senza diventare per questo uguale”. Poi è stata la volta della lettura del documento assembleare il
cui filo rosso, così come afferma il testo, è l’impegno pieno, concreto e gratuito di ciascun laico. Come? Rimanendo radicati al futuro consapevoli che “la voglia di fare si deve necessariamente confrontare con le forze disponibili, per cui è indispensabile la scelta dell’essenziale”. Su questi punti è tornata la presidente diocesana in carica Anna Maria Cutuli con la relazione. Dopo uno sguardo ai 4 polmoni associativi (nazionale, parrocchiale, diocesano ed ecclesiale) ha consegnato ai soci parole di coraggio per sfuggire al pessimismo sterile: “Non lasciamoci paralizzare dalla sfiducia. È vietato dire “non ce la farò mai”. Siamo piccoli, fragili, inadeguati, ma guai
a perdere la speranza”. La giornata di domenica è stata aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Antonino Raspanti. Dopo i saluti e le relazioni prima del presidente dell’assemblea Raffaele Gurrieri, già presidente dell’Ac diocesana di Siracusa e dopo di Anna Maria Cutuli i lavori sono entrati nel vivo: a seguito della discussione sugli emendamenti d’indirizzo al documento assembleare si sono svolte le operazioni di voto per il nuovo consiglio diocesano 2017-2020 e le relative operazioni di scrutinio. I venti consiglieri eletti (5 per ogni settore: adulti, giovani, Acr e lista unitaria) si sono già riuniti lo scorso martedì 21 febbraio per un primo e importante compito: la composizione di una terna di nomi che è già stata consegnata al vescovo mons. Raspanti. Ora, il pastore della diocesi, da questi tre nomi individuerà il nuovo presidente diocesano nominandolo per il triennio 20172020. Auguri, allora, all’Azione cattolica diocesana e…ad maiora! Annalisa Coltraro
SOLIDARIETÀ La riflessione di una bambina alla Giornata mondiale
OTIUM ET NEGOTIUM - 7 Festa di S. Giuseppe
L’Associazione Italiana Follereau, fondata nel 1961,s’ispira agli ideali del francese Raoul Follereau, che insieme alla moglie Madeleine visse una vita evangelica, impegnando le sue energie nel dare dignità non solo ai lebbrosi, nel passato emarginati e in condizioni penose, ma in generale ai colpiti da “lebbre”. Negli anni Ottanta, per merito di un medico scandinavo, scoperto il virus della lebbra, la malattia diventò curabile a prezzi molto modesti; da sottolineare che il virus si sviluppa nel degrado, quindi tra le popolazioni più povere del nostro pianeta; inoltre lo stigma di tale malattia millenaria spesso permane, impedendo o ostacolando dopo la guarigione l’inclusione dell’ex lebbroso nel mondo del lavoro. L’Aifo lotta nei Paesi africani, in alcuni dell’India o del Brasile, per aiutare le famiglie di lebbrosi a superare le difficoltà e inserirsi positivamente nel sociale. Novità del 2017, l’istituzione della Fondazione “FONDAIFO ONLUS”, dove sono trasferiti i beni mobili o immobili, fondi, finanziamenti, finalizzati ai progetti dell’Associazione, garantendone la protezione. Il gruppo Aifo di Acireale, di recente, ha realizzato due incontri, a cura dei professori Giuseppe Vicari e Mauro Pulvirenti: a Santa Maria Ammalati, parroco don Marcello Pulvirenti, con i ragazzi e i bambi-
La riflessione di stavolta del nostro Nino Ortolani è dedicata a San Giuseppe, il Padre putativo di Gesù, del quale celebreremo tra qualche settimana la ricorrenza. È una delle figure più presenti nella devozione popolare, in particolare in Sicilia, a cui vengono tributati particolari festeggiamenti nei numerosi santuari a lui dedicati.
”Eppure sulla lebbra vincerà il coraggio” Uomo felice e privilegiato ni; l’altro, al Santissimo Salvatore, parroco don Marcello Zappalà, con gli adulti partecipanti alla “lectio divina”. La 64° Giornata Mondiale dei Malati di lebbra, effettuata domenica 29 gennaio, in Piazza Duomo, è stata vissuta intensamente; proficua, la collaborazione del l’Associazione “Misericordia”; la vendita di barattoli di miele, con la scritta “Grazie per aver contribuito alla cura dei malati di lebbra”, ha fruttato 840 euro; inoltre, 300 euro di offerte. Si è verificato un momento emozionante, inaspettato, quando, accompagnata dal papà, si è presentata la bella bambina novenne, Sofia Urso, che, sensibilizzata dall’incontro Aifo nella parrocchia di Santa Maria Ammalati, ha consegnato nelle nostre mani un suo significativo appello, scritto a mano, avente per firma il disegno di un cuore, nel cui centro spicca la parola ‘ lebbra’; testualmente lo riportiamo, secondo la promessa: “ La lebbra “ (in inchiostro rosso) “La lebbra è una malattia che può colpire tutto il corpo. Per me la lebbra si può curare, (oltre ai medicinali) con la forza di volontà, ciò vuol dire che nonostante la malattia, si abbia un po’ di coraggio e con quel po’ di coraggio si passa da una malattia fino ad aiutare gli altri. Noi uomini non vogliamo starci vicino, ma io sì perché voglio aiutarli e farci compagnia. Anche se non sono vicina a loro, sono con loro con il mio cuore; questo ( scritto) l’ho fatto per AIFO in modo che pian piano la lebbra si distrugga e vincerà il coraggio. Grazie AIFO! Lottiamo contro la lebbra! W AIFO - Grazie anche a Raoul Follereau! “ Letterina preziosa, dono d’amore di Sofia. Anna Bella
Carissimo lettore, “Madre mia Immacolata, San Giuseppe, padre e signore mio, angelo mio custode, intercedete per me.” Questa è l’invocazione con cui cominciava e completava le sue orazioni San Josemarìa Escrivà e ha insegnato a ripeterla ai suoi innumerevoli figli spirituali. Grande era la sua devozione per il Santo Patriarca come lo era stata per tanti santi come Santa Teresa d’Avila, San Francesco di Sales e moltissimi altri. La festa di San Giuseppe, che si celebra il 19 di marzo, è la più importante delle feste dei santi che precedono la Pasqua; essa è considerata una solennità nella liturgia. Fino a non molto tempo fa era attesa nel mondo della scuola perché si faceva vacanza, poi, ai tempi di Craxi, è stata abolita assieme a tante altre feste religiose tra cui l’Epifania. È stata la protesta dei romani a salvare la festa del 6 gennaio, perché non si doveva toccare la popolare tradizione della befana. Ma per
San Giuseppe, purtroppo, non è andata così. La sua festa è preparata, da molti fedeli, già dalla fine di gennaio con la devozione delle sette domeniche di San Giuseppe. In tutti gli esercizi commerciali e artigianali (le “putìe”), specie le botteghe di falegnameria, si trovava ben in vista un quadro di San Giuseppe: lo sanno bene i collezionisti di immaginette che lo trovano sempre o con un bastone fiorito o mentre lavora il legno, ma sempre accanto al Bambinello. A proposito delle immaginette, si può “...non essere d’accordo con il modo tradizionale di raffigurare san Giuseppe come un vecchio, anche se bisogna riconoscere la buona intenzione di dare risalto alla verginità perpetua di Maria” – sostiene san Josemarìa –. “Io lo immagino giovane, forte, forse con qualche anno più della Madonna, ma nella pienezza dell’età e delle forze fisiche” (dall’omelia “Nella bottega di Giuseppe”, in “È Gesù che passa”). Bene è rappresentata la figura del capo della Sacra famiglia nella seguente preghiera: “O beato Giuseppe, uomo felice, cui fu concesso che quel Dio che molti re vollero vedere e non videro, sentire e non sentirono, fosse da te non solo visto e sentito, ma portato in braccio, baciato, vestito e custodito, prega per noi.” Cari saluti da Nino Ortolani
La festa di San Valentino a San Sebastiano: venti coppie unite per la vita dinanzi a Dio San Valentino è il protettore degli innamorati. Su tale Santo del terzo secolo, vescovo di Terni, le notizie biografiche sono poche, ma scavi archeologici intorno agli anni Ottanta rivelano i ruderi della chiesa a lui dedicata nella via Flaminia a Roma, come apprendiamo da “Il libro dei Santi” di Piero Lazzarin, delle edizioni Messaggero Padova 1987. Il Santo a Roma assisteva con grande amore i cristiani perseguitati: condannato alla decapitazione, si racconta che riuscì a convertire il carceriere e la famiglia. Quest’anno nella Basilica di san Sebastiano, in Acireale, don Vittorio Rocca ha celebrato la Festa di san Valentino, invitando i fidanzati a parteciparvi. Dopo la Santa Messa, ha accolto una ventina di coppie ai piedi dell’altare, per impartire a ciascuna una speciale benedizione.
E’ stato un momento di profondo ed emozionante raccoglimento, una viva testimonianza cristiana al Cuore di Gesù, proiettandosi ogni coppia verso la realizzazione del sogno della famiglia, nell’anno in corso. Con alcune di queste coppie scambiamo delle opinioni sul matrimonio e su attuali problematiche della vita a due. -Il matrimonio religioso quale ricchezza apporterà alla vostra futura vita di coppia? “Con tale matrimonio viene sancito e sigillato dal Signore quel contratto civile che si basa soltanto sull’amore umano, mentre riteniamo che, nella libertà del credere, il Signore ci guida nel nostro cammino di coppia, seguendo l’insegnamento della famiglia di Nazareth, fondato sull’amore reciproco, incondizionato. Io, donna
di 30 anni, desidero avere almeno due figli, perché i figli unici, crescendo, non avranno nessuno con cui condividere le esperienze della vita”. -Secondo voi, il lavoro della donna sposata aiuta il buon funzionamento della famiglia o no? “Non è di ostacolo il suo lavoro alla vita coniugale, perché la donna, per essere se stessa, si deve sentire realizzata sul piano professionale, altrimenti, se è costretta dal marito a stare in casa, ciò provoca una frustrazione che si ripercuote sul rapporto coniugale”. - I femminicidi, purtroppo fenomeno dei nostri tempi, come vanno combattuti secondo l’aspetto giuridico? “Si dovrebbero adottare delle restrizioni più incisive rispetto a quelle esistenti, anche se
spesso è impossibile impedire ad un soggetto di natura violenta di controllare il proprio istinto e riuscire a stabilire un equilibrio sano con la propria compagna”. -Cosa ne pensate delle coppie che scelgono la convivenza , rifiutando il matrimonio religioso o civile? “Non è una scelta di polso: se due persone vogliono stare insieme, è giusto che il legame sia definito in modo chiaro e rispondente alla loro fede. In caso di persone atee, il matrimonio civile dovrebbe essere non d’obbligo, ma di scelta spontanea, anche per la tutela di eventuali figli. I diritti delle persone dovrebbero essere riconosciuti, in ogni caso”. Anna Bella
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26 febbraio 2017
DIOCESI L’ultimo passo del giovane linguaglossese prima del sacerdozio
Raffaele Stagnitta è diacono Venerdì 10 febbraio è stato ordinato diacono il seminarista Raffaele Stagnitta. La celebrazione si è svolta nella Basilica Cattedrale di Acireale ed è stata presieduta dal Vescovo Mons. Antonino Raspanti, alla presenza di tanti sacerdoti, alcuni compagni dell’Almo Collegio Capranica di Roma, di cui è attualmente alunno, i parenti, gli amici e tanti fedeli convenuti per la lieta circostanza. Raffaele ha 27 anni e proviene dalla parrocchia “S. Maria delle Grazie” di Linguaglossa. Nel 2010 è entrato in Seminario. Nel 2014 è stato inviato a proseguire la formazione a Roma dove ha completato gli studi teologici. Dal 2015 è iscritto al Pontificio Ateneo S. Anselmo per conseguire la licenza in Liturgia. Con l’ordinazione diaconale, che costituisce il primo grado dell’ordine sacro, Raffaele ha compiuto un decisivo passo verso il sacerdozio. Il diaconato infatti, configura l’eletto a Cristo servo ed egli a sua volta si offre per tutta la vita al ministero nella Chiesa. È per questa ragione che durante il rito sono state poste all’ordinando precise domande sulla volontà di abbracciare gli obblighi del suo
nuovo stato: servire il popolo di Dio, annunziare il Vangelo, vivere nel celibato, adempiere alla preghiera, conformare la vita a Cristo. Seguono l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, che sono il centro del rito di ordinazione. Nella sua omelia Il Vescovo ha parlato del ministero del diacono alla luce delle letture bibliche del giorno: il racconto del peccato originale (Gen 3, 1-8) e la guarigione di un sordomuto da parte di Gesù (Mc 7, 31-37). L’uomo corrotto dal peccato – ha detto il Vescovo – è reintegrato dall’azione di Cristo che manifesta la sua salvezza attraverso le guarigioni; egli continua oggi la sua opera attraverso la Chiesa, e in particolare attraverso i suoi ministri, come i diaconi. A questa grande opera don Raffaele – come va chiamato d’ora in poi – comincia a dedicare concretamente la sua vita. Con la grazia del sacramento e nell’esercizio del ministero egli si prepara al dono grande del presbiterato. don Alfio Privitera
Siciliani’s
Karma frecciatina ed elogio
vita di Gesù e di Maria, in numero da 50 a 150. Soltanto nel 16° secolo si arrivò al Rosario di 5 o 15 Paternoster e 10 Ave Maria per ogni posta, e 5 o 15 misteri. Nel 1876, Bartolo Longo fondò a Pompei il celebre santuario, dedicato alla Madonna del Rosario. Recentemente papa Giovanni Paolo II vi ha aggiunto i Misteri della luce, che completano l’intera vita di Gesù e di Maria. La traduzione o la composizione dei Misteri del Rosario nel nostro dialetto, teologicamente corretta e probabile opera di un antico ecclesiastico, evidenzia la chiara conoscenza e l’affetto verso la vita di Gesù e di Maria, che il popolo cristiano della nostra terra possiede. Soprattutto emerge il fatto che il popolo si appropria di questi misteri e di questa preghiera, legandoli, come cosa propria, alla sua stessa esistenza. Pertanto, il dialetto, lingua madre con le sue varianti, è rappresentazione e affermazione sincera di fede. E’ atto di fede, di amore. Canonico prof. Salvino Pappalardo
Annalisa Coltraro
Preghiera semplice molto sentita in Sicilia
(1571), istituì la festa del Santo Rosario. Ma in realtà la devozione del Rosario andò sviluppandosi un po’ alla volta tra il secolo 12° e il 16°. Persone pie dell’Ordine Domenicano e Cirstercense usavano già da tempo recitare con una corona di perle diversi Pater e Ave Maria. Erano 50, 100, 150 alternati, ricalcando il numero usato da secoli nella recita dei salmi. Poi, intorno ai secoli 14° e 15° vi si aggiunse la contemplazione dei misteri della
Dopo-Festival
Non è un semplice tormentone come tanti. Con “Occidentali’s karma” Francesco Gabbani ha creato qualcosa di originale che mette insieme spiritualità e umorismo. Persino il cardinale Gianfranco Ravasi, sempre attento agli ultimi trend, ne ha riconosciuto lo spessore su Twitter: “Essere o non essere, il dubbio amletico contemporaneo”. In realtà quello di Gabbani è un testo plasmabile dove ciascuno può inserirsi ex professo, cioè con cognizione di causa; del resto, l’inizio shakespeariano della canzone è una sferzante frecciatina all’uomo di oggi. Ho provato a farmene un’idea e giocando un po’ con la fantasia ho elaborato questa parodia che vuol essere sia una frecciatina che un elogio all’uomo “siciliano” di oggi. “Meccanico o gommista, Il dubbio amletico, Contemporaneo come una buca sull’asfalto, Nella tua auto 2x3 mettiti comodo, Politici nei caffè, Fannullonologi, Soci onorari degli assenteisti anonimi, L’intelligenza è démodé, Risposte facili?, Dilemmi inutili, AAA cercasi voglia di lavorare, Sperasi, Comunque vada non uscirei, E la macchina salverei, Lezioni di Nirvana, Ogni richiesta è vana, Che situazione strana! La Nostra, La folla è preoccupata, La ruota è bucata, La gente perde la calma, Siciliani’s karma”. Non è un caso che nel testo originale troviamo il verbo “vendesi” che richiama un po’ la provincia. Già la provincia. Quell’ente che dovrebbe garantire la manutenzione delle nostre strade ma che non esiste più. Cioè esiste ma solo nei ricordi. Ma vabbé, lasciamo perdere e lasciamo parlare Eraclito: ”Comunque vada panta rei”. E comunque vada Francesco Gabbani l’ha combinata grossa: infatti, Occidentali’s karma rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest 2017 a Kiev, in Ucraina. Se avete voglia di farvi qualche sana risata e riscoprire, invece, il karma siciliano visitate la pagina Facebook “Sicilianinside”.
Santo Rosario. Teologicamente corretta la traduzione in dialetto Il Santo Rosario è la preghiera più facile per tutti e tuttora la più diffusa. E’ strumento di grazie, è meditazione della vita di Gesù e di Maria. E’, per tutti, contemplazione, conforto, letizia e speranza. Brevemente accenniamo alla sua storia. Poiché la sua nascita è dovuta alla pietà popolare ed è strettamente legata al culto della Madonna. Secondo le prescrizioni di Carlo Magno (768 – 814), i laici dovevano conoscere a memoria, come preghiere rituali, il Pater e il Credo. Poi, verso la fine del 11° secolo, viene ad aggiungersi l’Ave Maria, che consisteva soltanto nelle parole dell’angelo ad Elisabetta. Nel secolo 13°, fu aggiunta la parola Gesù e nel 15°, anche la petizione di una buona morte. La forma attuale appare per la prima volta nel 1563, in un breviario certosino, divenendo uso comune verso la metà del Seicento. Ne seguì, con graduale sviluppo, quello che poi si chiamò Rosario, di cui erroneamente, in epoca più tarda, fu ritenuto inventore o primo diffusore, San Domenico. Papa San Pio V, invece, dopo la vittoria di Lepanto
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PARROCCHIE Al Cuore Immacolato di Maria le due Giornate celebrate insieme, l’omelia di mons. Urso
Pace - Vita, binomio inscindibile per il bene dell’umanità Pace, Vita: un binomio inscindibile per il bene dell’umanità. Potrebbe sembrare un azzardo, ma non è così. La prima domenica di Febbraio, giornata nazionale per la Vita, tanta gente ha partecipato alla “festa” che don Gaetano Caltabiano ha organizzato, come fa da molti anni, nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria. E se la gente comune ci ha creduto vuol dire che, secondo il detto popolare «voce di popolo, voce di Dio», qualcosa di fondato dovrà pur esserci. Se riflettiamo serenamente dobbiamo ammettere che i due termini debbono coesistere: il concetto è stato brillantemente esposto da Mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, nella sua omelia durante la celebrazione della Santa Messa. Non può esistere la Pace senza la Vita (ci sarebbe solo la pace eterna, la pace dei morti) e non può esistere la Vita senza la Pace, intendendo per Pace quella che il buon Dio ci ha donato: la convivenza tranquilla con i nostri simili, l’esistenza felice con i nostri figli, genitori, amici, con i nostri simili. Cosa e come possa essere definita Vita quando non c’è Pace lo stanno vivendo quotidianamente i popoli del vicino medio oriente residenti in paesi come la Siria, il Libano, l’Afghanistan, ecc., dove la Pace non c’è e la Vita si perde facilmente. Certo la Vita è qualcosa di molto più complessa di come la intendiamo diuturnamente. La Vita non è solo l’esistenza di uomini che mangiano, respirano, gioiscono o piangono durante il giorno. Vita è tutto ciò che ci circonda: i nostri simili, gli animali, gli alberi, l’erba, i fiori, il sole, la luce, il vento.
Questa realtà della vita (la natura) è stata dimostrata da Padre Caltabiano piantumando un altro albero (lo fa da diversi anni) nel quartiere di Piazza Dante. L’albero, simbolo della Vita, è stato piantato quest’anno davanti alla cittadella del carnevale. Un’altra forma di Vita (la coesistenza) l’hanno dimostrata con la loro testimonianza le responsabili dell’associazione “Via Pacis”. Un contributo importante per la conoscenza della Vita è stato fornito dagli scouts (sia i giovani dell’AGESCI, sia i meno giovani del MASCI) con la loro predisposizione al servizio, l’amore per la natura e ciò che ci circonda. Fin qui una somma di simboli che attengono alla Vita: la coesistenza (l’amore per il prossimo), l’amore per il creato, l’albero (simbolo duraturo della vita). Ma i vescovi ci mettono sotto il naso la Vita vera: l’accoglienza del concepito. E con una citazione che merita una riflessione a parte richiamano l’affermazione di Santa Teresa di Calcutta «Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato» facendoci superare così la cultura dello scarto e la logica della denatalità. Il concetto ci riporta alla Genesi facendoci vedere l’impronta di Dio, che libera l’uomo da quella malattia mortale che è la solitudine “Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli sia simile” “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschi e femmine li creò. Dio li benedisse e disse loro «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela».
Il tema è troppo grande e particolarmente impegnativo. Non basterebbe l’intero giornale per poterlo affrontare in maniera completa. Bisogna però precisare che il tema della Vita è troppo importante perché lo si possa trascurare. Tutti dobbiamo affrontarlo con serietà ed approfonditamente. I giovani ne hanno bisogno. I vescovi nel loro messaggio lo dicono espressamente “Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”. Facciamo tesoro di questa esortazione. Pippo Sorrentino
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Cronaca
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ACI S. ANTONIO La preziosa esperienza dei giovani che gestiscono l’emittente parrocchiale col vicario don Sciacca
Il suo nome si rifà alla lettera dell’alfabeto greco: il tau “τ”, simbolo di S. Antonio Abate ed anche di S. Francesco d’Assisi. Radio Tau, infatti, è nata per offrire un servizio di solidarietà alla comunità di Aci Sant’Antonio, per portare la parola di Dio nelle case di chi non poteva recarsi in Chiesa, perché impossibilitato fisicamente. Oggi si estende oltre questo territorio, avendo, perfino, contatti oltre oceano. La sua storia ha inizio alla fine degli anni settanta, dalla sensibilità di Padre Vincenzo Torrisi, allora parroco della Chiesa Madre Sant’Antonio Abate, che ha rivolto la sua attenzione a quei fedeli desiderosi di partecipare ai momenti di preghiera comunitari, come il Santo Rosario o la Celebrazione Eucaristica. La ferma volontà supera infiniti ostacoli ed il prodigarsi di Padre Torrisi, per riuscire nell’impresa, con il valente ed affettuoso aiuto tecnico del fotografo Alfio Coco, porta la radio ad esistere, seguita in FM nella frequenza 98.8 Mhz, intraprendendo da quel momento un cammino regolare negli anni. La musica trasmessa durante la giornata si alternava con le dirette radiofoniche degli appuntamenti religiosi, costituendo un punto fermo e di riferimento per chi si univa ai momenti di fede della comunità. Nel novembre 2014, Padre Vittorio Rocca, Parroco della Chiesa Madre, e Padre Sebastiano Battiato, Vicario Parrocchiale, non soltanto diedero continuità al lavoro svolto ma si impegnarono per ampliare il servizio offerto dalla radio e dar vita ad un ulteriore momento associativo, che coinvolgesse ancor più l’uditorio. Nacque così “Spazio giovani”, grazie alla volenterosa adesione alle richiesta del parroco, di Antonio Manuel Castro e della moglie Manuela Cordaro, che organizzarono e condussero l’appuntamento settimanale pomeridiano. Oggi “Spazio giovani” è al suo terzo anno di vita. Grazie al lavoro certosino portato avanti con amore e spirito di solidarietà dai due giovani conduttori è stato riconfermato dall’attuale Parroco Padre Angelo Milone e dal Vicario Don Andrea Sciacca. Il lunedì pomeriggio dalle 16 alle 17,30 lo staff, ampliato da altri quattro componenti, ovvero Valerio Scamporrino, Chiara Michelle Messina, lo stesso Don Andrea Sciacca e Rosario Pulvirenti per la parte tecnica, si riunisce in un clima di sana e costruttiva aggregazione per affrontare un tema specifico di ogni puntata.
L’unione dei sei ragazzi, che nulla traggono dal loro spendersi se non la grande gioia dello stare insieme e del confrontarsi su importanti argomenti, è ciò che si evince immediatamente nel visitare la sede della radio, all’interno del complesso della Chiesa Madre di Aci Sant’Antonio. Il loro coinvolgimento nell’invitare chi sta a casa a partecipare, ad intervenire alle dirette, a poter comparare le loro esperienze, è determinante. “Facciamo in modo che davanti al microfono ci siano realtà diverse, per testimoniare che tutto quello che diciamo in questa sede è vita, vita vera, vissuta e non solo parole”. ha dichiarato Don Andrea Sciacca, che vistosamente coinvolto esprime il senso degli incontri radiofonici: “È una chiacchierata tra amici, quelli consueti e quelli che invitiamo, attraverso la quale vogliamo portare nelle case, nelle auto di chi ci ascolta la presenza di Gesù. Portiamo la testimonianza del Vangelo vissuto, con le storie della gente, con le esperienze all’interno della parrocchia, le esperienze di volontariato che molti portano avanti con impegno, esprimendo totalmente il farsi prossimo agli altri. All’interno delle nostre puntate ci si aspetta che si recitino le preghiere. Anche questo avviene, però è importante portare a chi ci ascolta un sorriso, una testimonianza, il bene che si fa agli altri”. Durante le giornate, nella frequenza 98.8 Mhz, sono trasmesse puntualmente le celebrazioni, gli eventi religiosi che avvengono all’interno della parrocchia. Nel raggiungere spazi più ampi e lontani, oggi la radio è agevolata dall’avanzata tecnologia. Oltre, infatti, ad intervenire telefonicamente alle dirette del lunedì pomeriggio di “Spazio giovani”, con il numero 095 89 98 442, ci si può servire di WhatsApp 3315772452, Skype –radiotau.web e, per raggiungerla da tutto il mondo, dello Streaming (1): http:// radiotau.listen2myradio.com/, Streaming (2): http://treontheweb.listen2myradio.com/. Una “missione”, dunque, quella di Radio Tau, come è stata definita dagli stessi protagonisti, che dona la possibilità di abbattere gli ostacoli e stare insieme solidalmente, scambiare le proprie riflessioni, aprire la propria mente alle diverse possibilità che ci stanno intorno, anche per sentire di non essere soli nel vivere le esperienze del quotidiano. Rita Messina
SANTA VENERINA Il commissario adotta lo strumento urbanistico
Ecco finalmente il Piano regolatore Una lunga attesa ma un risultato importante: Santa Venerina, dopo decenni di trattative, adotta il suo primo Piano regolatore Generale della storia. Con la delibera n. 5 del 9 febbraio 2017 – annuncia l’ente in un comunicato stampa – il commissario ad acta Pietro Coniglio, con le attribuzioni del Consiglio Comunale, ha adottato il Prg redatto dall’ingegnere Alfonso Arena, il cui incarico risale al 2007. Ora le tavole e gli atti del Piano sono depositati in segreteria comunale e saranno a disposizione per le osservazioni per un tempo massimo di sessanta giorni, a decorrere dal 24 febbraio, data della pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Regione siciliana. “L’adozione del piano regolatore generale – afferma il sindaco Salvatore Greco – era un bisogno primario di questo paese e un obiettivo fondamentale dell’amministrazione che mi onoro di guidare.” Il piano adottato presenta alcune significative modifiche rispetto a quello depositato dal progettista, Alfonso Arena. Già nell’ultima proposta di adozione – si legge nel comunicato – il responsabile del settore tecnico aveva proposto di fare salve le deliberazioni di Consiglio riguardanti varianti urbanistiche il cui iter risultava non ancora concluso presso l’Assessorato Regionale. Sono state quindi integrate: la realizzazione di un insediamento produttivo in via Presti; la localizzazione di un distributore di carburante sulla via Provinciale tra gli abitati di Santa Venerina e Linera; l’ampliamento di uno stabilimento industriale in via Luminaria; la delocalizzazione di un edificio di via Felicetto reso inagibile dal sisma e da ricostruire altrove. Il commissario, nella sua delibera di adozione, oltre a recepire la proposta dell’ufficio stralcia le zone C6 (residenziali stagionali) nei due ambiti in località San Michele, ritenendo di dover fare prevalere la peculiarità di quelle aree ricadenti in zona di produzione vinicola DOC. La cancellazione delle zone C6 dal territorio di San Michele era stata una bandiera dell’amministrazione guidata dal sindaco Salvatore Greco che considerava la scelta precedente uno scempio paesaggistico. L’incarico all’ingegnere Arena e l’adozione dello schema di massima del PRG da parte del Consiglio Comunale (delibera n. 64) risalgono al 2007. Sin da allora il piano ha subito un lungo travaglio perché il progettista ha dovuto recepirvi gli esiti di diversi studi preordinati che si sono resi necessari o sono stati introdotti dalla legge: ha introdotto le previsioni derivanti dagli approfondimenti geologici per tener conto degli effetti prodotti dagli eventi sismici del 2002; ha recepito i vincoli ambientali discendenti dalla carta ricognitiva dei boschi elaborata dalla Soprintendenza e dallo studio agricolo forestale; ha tenuto conto dello studio di valutazione ambientale strategica (VAS) nel frattempo redatto; ha tenuto conto dello studio di micro zonazione sismica del centro abitato di Santa Venerina tra-
smesso dal Dipartimento di Protezione Civile. Sul finire della scorsa consiliatura (aprile 2013), il piano risultava munito di tutti i pareri necessari per essere adottato dal Consiglio Comunale, ma rimaneva da pubblicare la VAS che l’ufficio tecnico riteneva propedeutica all’adozione del Piano. Dopo le elezioni amministrative del 2013, il nuovo sindaco Salvatore Greco ha rilevato che pubblicare la VAS avrebbe significato esporre anche le planimetrie del piano prima della loro adozione e in mancanza di norme di salvaguardia, aprendo – secondo il sindaco – a una inevitabile speculazione edilizia che avrebbe messo a rischio almeno una parte delle previsioni di piano. Nonostante la presentazione di alcune mozioni consiliari che impegnavano l’amministrazione a pubblicare la VAS, l’amministrazione ha resistito ed, infatti, a seguito di una richiesta di chiarimenti alla Regione, tramite l’ufficio tecnico comunale, l’amministrazione ha ottenuto finalmente la conferma che era possibile adottare prima il Prg in Consiglio e poi procedere alla pubblicazione della VAS e alla contestuale pubblicazione degli elaborati del Prg. A questo punto, è il luglio 2014, l’amministrazione passa il piano all’analisi del Consiglio Comunale. Da qui è partito un lungo lavoro di analisi degli elaborati in commissione consiliare. “Sono felice di avere contribuito a togliere il Prg dalle incertezze procedurali in cui era finito – ha detto il sindaco Greco – e scongiurare i rischi di una speculazione edilizia derivante dalla pubblicazione della VAS prima dell’adozione. Ottenuto il pronunciamento in tal senso da parte della Regione, l’amministrazione ha potuto passare il Prg al consiglio già tredici mesi dopo il suo insediamento: sono orgoglioso e grato dell’attento lavoro fatto in sede consiliare e mi spiace che questo non sia stato valorizzato compiutamente dalla dichiarata incompatibilità da parte di otto dei quindici consiglieri che ha quindi determinato l’azione sostitutiva da parte del commissario ad acta”. Nel febbraio 2016, l’Assessore Regionale al Territorio, con suo decreto, ha nominato commissario ad acta l’architetto Pietro Coniglio che, insediatosi, ha constatato che l’amministrazione aveva già trasmesso il Prg al Consiglio Comunale. La Commissione consiliare, che nel frattempo aveva finito il suo lavoro, ha rimandato la proposta di delibera all’aula, arricchita degli esiti del lungo lavoro di approfondimento. Ma quando il piano è arrivato in aula, otto consiglieri su quindici si sono dichiarati incompatibili ad analizzarlo. Il Commissario ha assunto, quindi, i poteri del Consiglio ed è giunto al provvedimento di adozione, appunto, lo scorso 9 febbraio. Domenico Strano
INTERVISTE
“Radio Tau”, per non restare soli
Antonio Manuel e Manuela: “In radio scopri il valore di un sorriso ricevuto”
Conoscere da vicino qualcosa permette di concretizzarne l’idea che di essa si ha, di delinearne i contorni, di avere interesse a scoprirne le particolarità. L’incontro e il piacevole scambio di opinioni avuto con i conduttori di Radio Tau, emittente radiofonica seguita in FM nel territorio di Aci Sant’Antonio, frequenza 98.8 Mhz ed in Streaming in tutto il mondo, ha delineato con chiarezza e naturalezza il volto della radio. Antonio Manuel Castro e la moglie, Manuela Cordaro, costituiscono lo staff di “Spazio giovani”, appuntamento settimanale del lunedì pomeriggio, insieme a Don Andrea Sciacca, Vicario parrocchiale della Chiesa Madre Sant’Antonio Abate, Valerio Scamporrino, Chiara Michelle Messina e Rosario Pulvirenti, per la parte tecnica. I due conduttori ci hanno “presentato” la radio ed i vari “perché” di detta realtà. - Perché avete denominato questo spazio pomeridiano di diretta “Spazio giovani?” -Cordaro: Abbiamo creato questo nome insieme a Don Sebastiano Battiato, perché noi consideriamo tutti “giovani”, a prescindere dall’età, anzi proprio a dispetto dell’età anagrafica. Una persona anziana, sebbene possa annoverare tanti anni, può avere l’animo di un ragazzino e può trasmettere questa positività a chiunque, a chi, magari, vive la sua vita, la sua quotidianità con tristezza. Questo nostro appuntamento del lunedì si estende, quindi, a tutti, senza limiti o remore alcune. -Castro: Noi dedichiamo questa ora e mezza settimanale a tutti i “giovani dentro”, per la loro voglia di esserci nella vita, per la loro gioia di vivere. Cerchiamo di raccontare, in qualche modo e nel totale rispetto, le loro realtà, la loro esperienza, perché crediamo che sia bello riportare il Vangelo vissuto, in forme diverse, nella propria vita. -Questo è il terzo anno di vita di “Spazio giovani”ed il terzo consecutivo della vostra conduzione. Quale ricordi avete degli esordi? -Cordaro: Ricordo che abbiamo iniziato con un microfono e con le cuffie dell’auricolare. Abbiamo iniziato con pochi mezzi ma tanta voglia e buona volontà, insieme a Don Sebastiano Battiato, Chiara Messina e Antonio Castro, poi anche i componenti lo staff sono aumentati. - Castro: Prima di creare “Spazio giovani” la sede della radio era in altra zona della parrocchia, dove all’interno c’era lo spazio dei vinili, era una realtà diversa. Con il tempo è cambiato un po’ tutto. Noi operiamo in questo spazio, all’interno della Chiesa Madre, che il Parroco, Padre Angelo Milone, ci ha concesso. È proprio l’archivio della parrocchia il “cuore” delle azioni vissute e noi ne siamo onorati. Ricordo del mio esordio tanta emozione, che ancora oggi continua in ogni puntata. -Cosa spinge dei giovani come voi a portare avanti con spirito di volontariato questo spazio radiofonico, dovendolo conciliare con il vostro lavoro, con il vostro privato, con la vostra famiglia? -Cordaro: Ciò che ci spinge a continuare ma che ci ha anche fatto intraprendere questo progetto è l’amore verso Dio. Lo dimostriamo anche attraverso i microfoni. Inoltre, ci spinge a proseguire anche la forte unione che c’è tra noi, tra i componenti dello staff, il piacere di stare insieme. Noi diamo il nostro contributo gratuitamente, con amore e dedizione. Ci coinvolge la partecipazione della gente da casa, di coloro che vengono ospiti in trasmissione e si crea un piacevole clima di serenità. - Castro: La cosa bella e particolare è l’atteggiamento di tutte le persone che vengono in radio per le dirette settimanali. Tutte loro escono da qui con un sorriso, dandoci un abbraccio; noi li riceviamo e li custodiamo nei nostri ricordi. Certamente non è facile per ognuno di noi conciliare l’ attività con il privato, chi è mamma, chi papà, chi studia, chi lavora, però il lunedì la voglia è grande di ritrovarci in questa stanza e stare insieme. È uno spazio anche di divertimento che coinvolge gli ascoltatori. -Qual è la risposta che avete dall’uditorio, il grado di partecipazione da casa, gli interventi telefonici e le presenze in studio durante le puntate? -Cordaro: Noi diamo modo alla gente di telefonare ed intervenire durante la puntata, oltre di usufruire degli altri mezzi quale WhatsApp, facebook etc. E’ una bella possibilità di esprimere il proprio pensiero sui diversi argomenti, di trasmetterci le proprie emozioni. La gente è presente e risponde bene. Quando intervengono alla nostra diretta si emozionano e quasi non riescono a parlare, perché si coinvolgono tanto, in relazione agli argomenti trattati. Chi viene, come ospite della puntata, esprime il desiderio di voler tornare, ci ringrazia per lo spazio avuto, per aver potuto parlare della propria realtà ed essersi, allo stesso tempo, divertiti. Noi siamo soliti invitare varie associazioni di volontariato della parrocchia, per far conoscere oltre il territorio la nostra realtà ed esse rispondono positivamente. È come un ritrovarsi tra amici, durante il quale si esprime la propria opinione, tra una risata e l’altra. Recente ospite è stato anche Mons. Raspanti, il Vescovo di Acireale e la gente che ascolta mostra chiaramente di apprezzare il nostro servizio. -Castro: La risposta è il sorriso di cui le parlavo prima, l’abbraccio che immancabilmente riceviamo a fine puntata o per strada, dalle persone che incontriamo in chiesa, fuori dalla parrocchia. La risposta è quel senso di riconoscenza che la gente ci offre per il semplice fatto di essere stati in nostra compagnia. Molte persone anziane ce ne danno conferma e ci ringraziano per la piacevole ora trascorsa insieme. Questo vale per noi più di ogni altra cosa e siamo felici di poter contribuire a dare un po’ di serenità agli altri. Al termine della costruttiva chiacchierata, qui riportata, con i due conduttori di “Spazio giovani”, che certamente ringraziamo, ciò che emerge con chiarezza è il grande lavoro profuso dai comaponenti dello staff per portare avanti questa realtà radiofonica con, ancora, tanta voglia di crescere. Lavoro svolto con applicazione e grande desiderio di spendere un po’ di sé per gli altri, di dare attenzione agli altri, per il puro piacere di ricevere in cambio un sorriso. Grande esempio, dunque, di come ognuno possa dare il proprio contributo per costruire qualcosa di buono intorno a sé . R. M.