La Voce dell'Jonio (26 giugno 2016) anno LIX n°6

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Anno LIX - N. 6

Domenica, 26 giugno 2016

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Elezioni comunali

Emerge il grande rischio di cambiare ad ogni costo Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni comunali? La lettura completa, che si è potuta effettuare solo con i risultati del turno di ballottaggio di domenica scorsa, non fornisce un quadro omogeneo. E questo è il primo commento che merita attenzione. Si dice che abbia perso Renzi, soprattutto; ma, in verità, non solo lui; si dice pure, e soprattutto, che abbia vinto il Movimento 5 Stelle; si, è vero, ma forse non propriamente. Ci spieghiamo: il presidente del Consiglio, per quello che molti definiscono “il caratteraccio che ha”, tenta di forzare le cose e tende a personalizzare molto la sua politica, al punto da avere il coraggio di metterci la faccia, come si dice, sempre e in ogni atto del suo esecutivo. Così l’arretramento del Partito democratico, che lui guida come segretario, è visto naturalmente come una sconfitta personale del premier e del suo governo; e non si considera neanche che l’altra gamba, seppure piccola, della coalizione di governo è formata da quell’Area popolare che in quasi tutte le città capoluogo di provincia correva con il Centrodestra, e in alcune anche insieme con la Lega e Fratelli d’Italia, che di coloriture centriste non hanno alcunché. Il Centrodestra e la Lega, che ha perso la roccaforte di Varese, conquistata dal Pd, sono arretrati in alcuni centri e sono avanzati in altri. E allora? Forse la risposta sta in quanto ha rivelato Piero Fassino, nei primi commenti successivi all’amara sconfitta. L’ex sindaco di Torino ha detto che una donna, incontrata in mattinata fuori dal seggio dopo l’espressione del voto, gli aveva espresso la sua gratitudine “per avere lavorato bene per la città”. “E quindi?”, l’aveva sollecitata il primo cittadino. “Ma io ho votato per la candidata Cinquestelle”, si è sentito rispondere. “Ma come?”, ha chiesto incredulo. E la signora ha ribattuto in tutta tranquillità: “Ma si deve cambiare!”. Ecco, in questa risposta, ingenua ma convinta, di una donna del popolo sta forse il più grande problema che queste elezioni hanno posto ai commentatori e, soprattutto, ai politici di ogni livello, da quello dei quartieri e quello dei Palazzi romani: l’attesa, l’ansia, la ricerca, la pretesa, l’obiettivo, il traguardo, la conquista del cambiamento “perché ormai è tempo di…”, “è giusto che si dia spazio ad altri…”, “l’alternanza fa bene alla democrazia…” ad ogni costo, anche sacrificando chi è onesto e ha governato bene, costituiscono, pure questi atteggiamenti, un rischio per la democrazia. Dir

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

INTERVISTA - 2

INTERVISTA - 1

Mario Leonardi unico libraio acese “Quel forte profumo di carta stampata...” Rita Messina

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Leggiamo insieme “Amoris Laetitia” Don Pennisi: “Riscoprire l’Inno alla Carità” Domenico Strano

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Da 20 anni a S. Camillo posti a tavola per tutti Una mensa che va oltre il semplice pasto Graziella De Maria

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Tragiche storie di odio e razzismo Jo Cox credeva molto nell’Europa che accoglie “Le nostre comunità sono state profondamente migliorate dall’immigrazione, che fosse quella degli irlandesi cattolici o dei musulmani dall’India o dal Pakistan”. È morta anche per aver detto questo la parlamentare laburista britannica Jo Cox, uccisa lo scorso 16 giugno a Birstall nel nord dell’Inghilterra dopo che un uomo l’ha aggredita in strada sparandole e ferendola ripetutamente. C’è un filo sottile ma su cui pendono diversi elementi in comune che unisce Tommy Mair, il killer della Cox, e Omar Maaten, l’autore della strage al Pulsun club di Orlando. Domenico Strano (continua a pag. 2)

MIGRAZIONI In Diocesi si comincia ad attuare concretamente l’accorato invito lanciato da Papa Francesco

La Parrocchia Ss. Salvatore ha accolto due egiziani

Nella nostra diocesi c’è un’intera parrocchia che da due mesi e mezzo ha aperto le proprie porte e si da un gran da fare per ridare dignità e gioia a due giovani egiziani. Per motivi di privacy non vi riveliamo i loro nomi ma vogliamo raccontarvi questo piccolo gesto di speranza che è passato inosservato. I ragazzi hanno entrambi 19 anni, sono cristiani copti e sono arrivati in Italia quattro anni fa, quando il nord Africa fu scosso da violente e continue proteste contro la lesione dei diritti umani e la violazione delle libertà individuali che i media definiro-

no con il termine “Primavera araba”, trovando dapprima accoglienza nella comunità “Focolare”. A raccontarci la loro storia è don Marcello Zappalà, parroco del SS. Salvatore di Acireale: “Tutto è capitato quasi per caso. Fu un mio amico che fa l’assistente sociale a parlarmi di loro e non nascondo che all’inizio mi dimostrai poco convinto dell’idea di poter dare loro una sistemazione. ds (continua a pag. 2)

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Società malata A Orlando e Birstall mani assassine armate non solo da “ordinaria follia”

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LEGALITÀ Risultati sorprendenti da un sondaggio

Giovani poco accoglienti Il “Percorso Condiviso di Legalità” che l’Ufficio di pastorale sociale della Diocesi di Acireale con le associazioni libera e liberacittadinanza ed in collaborazione con i referenti alla legalità degli istituti superiori di Acireale, che aderiscono al progetto, ha proposto in quest’anno scolastico 2015/16 ilk questionario sul tema “Una Umanità Migrante”. Enzo Dato (continua a pag. 6


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In Seconda

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ACIREALE Al “Salone Costarelli” Domenico Ciancio, Nino Milazzo e Giuseppe Vecchio

Jonio

ACIREALE Tre intense giornate di eventi

“Informazione e sviluppo del territorio”

“Nivarata”, oltre le granite

“L’informazione per lo sviluppo del territorio” è il tema sul quale, nei giorni scorsi, si sono confrontati il condirettore de “la Sicilia”, Domenico Ciancio, l’ex vicedirettore vicario del “Corriere della Sera” ed ex condirettore de “La Sicilia”, Nino Milazzo, e il direttore del nostro giornale, Giuseppe Vecchio. L’evento, organizzato dall’associazione “Costarelli”, si è svolto nei locali della storica pasticceria risorta a nuova vita nelle scorse settimane e nell’ambito di un nutrito calendario di incontri che l’associazione ha in programma con l’obiettivo di creare dibattiti costruttivi tra le forze vive della città e, nello stesso tempo, contribuire a rilanciarne il centro storico. L’incontro, introdotto dal presidente dell’associazione, Mario Di Prima, e moderato dal vicepresidente, Carlo Zimbone, è stato aperto dal nostro direttore, che ha tracciato le linee culturali e deontologiche dell’informazione, osservando innanzitutto come il verbo formare significhi modellare secondo una forma, indirizzare secondo certe direttive e ragguagliare e come il diritto di informazione sia inquadrato nell’articolo 21 della Costituzione, che prevede per ciascun cittadino la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero e ne delinea i limiti. Vecchio ha indicato alcuni limiti dell’informazione locale, condizionata da atteggiamenti “referenziali e attendisti”, e ha auspicato un maggiore interesse verso argomenti di grande respiro sociale, quali quelli legati ai migranti, al lavoro, alla salute, alla qualità della vita, all’ambiente. Nino Milazzo, dall’alto della sua esperienza, ha sottolineato come per il giornalista la verità assoluta sia irraggiungibile e come egli debba essere obiettivo, onesto e coraggioso affrontando temi anche scomodi. L’ex vicedirettore vicario del “Corsera” ed ex condirettore de “La Sicilia” ha osservato come la crisi dei giornali di carta stampata non sia irreversibile e come, anzi, ci sia un domani se l’informazione scritta riesca a fare il salto di qualità che la stessa crisi e il variegato mondo dell’informazione online, soprattutto, che sta quasi per giungere alla saturazione, quasi sembrano richiederle. A patto che fornica un’informazione seria, che non si fermi alla notizia scarna ma approfondisca, commenti e faccia capire. Domenico Ciancio ha ricordato come quella del quotidiano “La Sicilia” sia la storia di una testata libera e indipendente e come quest’ultimo agget-

Tre giornate di eventi, degustazioni, spettacoli e, soprattutto tre giornate in cui la piazza Duomo e tutto il centro storico di Acireale si sono riempiti fino all’inverosimile di gente e di turisti come non si vedeva da tempo. Tre giorni in cui la città è sembrata rianimarsi dopo un lungo periodo di letargo. Sono stati i giorni della “Nivarata”, il festival della granita siciliana, durante i quali sono stati di certo – e di gran lunga – superati i 110 mila visitatori dello scorso anno. La gente che si spostava tra i vari stand ha potuto gustare ben 11 nuove tipologie di granita che partecipavano al premio “Granita dell’anno”, con gusti e ingredienti che andavano dai classici mandorla e pistacchio al mandarino e alla ciliegia, dal cacao al babà, dal cioccolato di Modica al rosmarino. Nella giornata dedicata al premio “Don Angelino” (intitolato al famoso granitiere acese di metà Novecento) sono state inoltre preparate 11 tipologie di granita di caffè, mentre

e ha ricordato, a proposito, “la lungimiranza, il senso di responsabilità e la capacità di ascolto” di suo padre, Mario Ciancio Sanfilippo, direttore ed editore. Tra gli interventi, da segnalare: quello di Alberto Cicero, segretario regionale dell’Assostampa, sindacato unico dei giornalisti, nonché capoDa sinistra: Zimbone, Ciancio, Di Prima, Milazzo e Vecchio servizio della Provincia di Catania de “La Sicilia”, che tivo compaia da qualche anno sotto la ha parlato del ruolo prezioso dei giordenominazione del giornale (“Testata nalisti locali per un’informazione attenta indipendente che non percepisce con- che aiuta a crescere la comunità; queltributi pubblici”). Definizione questa lo di Giuseppe Contarino, presidente che dimostra come il quotidiano non dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafdebba alcunché al governo del Paese ma nici, che ha ricordato come i giornalisti viva grazie ai suoi lettori e agli introiti acesi abbiano condotto battaglie, anche pubblicitari, anche se di molto diminu- vincenti, su argomenti legati proprio allo iti negli ultimi anni. Il condirettore del sviluppo economico e sociale della città quotidiano più letto de “La Sicilia” ha, e del territorio; quello di Salvatore Scaquindi, rivendicato la trasparenza della lia, procuratore generale presso la Corte testata e una informazione attenta alle d’appello di Catania, che ha osservato vicende del territorio, cui si sente lega- come l’informazione su processi in corso ta, ricordando come Acireale sia la città rischi di sconfinare, nella forma e nella della provincia di Catania dove, dopo il sostanza, in campi impropri e, così, di capoluogo, il suo giornale sia il più ven- compromettere la giusta percezione che duto e più letto. E ha espresso il deside- il cittadino debba avere del processo e rio che “La Sicilia” possa crescere “al ser- dei suoi protagonisti. vizio di una società libera e aggiornata” L. V.

EVENTO Fiori d’arancio anche in casa della grande famiglia de “La Voce dell’Jonio”

Guido e Marinella sposi con la “Nivarata” Sabato 4 giugno, nella Basilica minore pontificia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Acireale, hanno celebrato il loro matrimonio l’avv. Guido Leonardi e la dott.ssa Marinella Cucuccio. La cerimonia nuziale, alla quale parenti e amici hanno partecipato con grande compostezza e raccoglimento nella preghiera, è stata presieduta da mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, concelebranti don Salvatore Scalia, rettore della Basilica, e don Orazio Greco, parroco del santuario diocesano “SS.mo Cuore di Gesù” di Acireale. Nella sua omelia, mons. Urso, nel tratteggiare con realismo la dimensione della vita matrimoniale, ha sottolineato come il vero amore nuziale si caratterizza per due tratti tipici: deve essere gratuito e generoso. Testimoni sono stati per la sposa le sorelle Veronica e Chiara, insieme al cognato Raffaele Trovato; per lo sposo: la sorella Irene, insieme al dott. Gaetano Arcidiacono e al prof. avv. Mario Di Bartolo. La liturgia, curata dai tre sacerdoti concelebranti, è stata arricchita dai brani musicali eseguiti dall’organista Giuseppe Bella e dal violinista Mario Presti. Al termine della funzione, dopo il tradizionale lancio beneaugurale

del riso da parte di parenti ed amici, una piacevole sorpresa attendeva gli sposi, proprio sul sagrato della chiesa. A piazza Duomo, che viveva in quei giorni l’atmosfera festosa della quinta edizione della “Nivarata” – festival della granita siciliana- , che Guido ha seguito per il nostro giornale nelle passate edizioni, tre dei protagonisti della manifestazione, la presentatrice Marinella Arcidiacono, il gelatiere messinese (trapiantato in Australia) Luigi De Luca e il collega marchigiano Fabio Pompei (membri della giuria del concorso), avendo appreso del lieto evento, hanno voluto offrire agli sposi un brindisi augurale insieme ad una gustosissima granita alle fragole, preparata magistralmente da Luigi Romana, studioso di tradizioni locali di Caltavuturo e storico del gelato. E’ stato un modo bello e inaspettato per augurare a Guido e Marinella di cominciare con gioia questo comune percorso di vita. Gli sposi hanno poi ringraziato i loro ospiti in un noto locale dell’hinterland acese. Al nostro caro Guido e alla sua graziosa moglie vanno anche le più vive felicitazioni del nostro direttore Giuseppe Vecchio e della redazione tutta.

il gelato al pistacchio è stato il protagonista del premio “Caviezel”, dedicato al gelataio catanese, ultranovantenne, Luca Caviezel, del quale è stato anche presentato, nel corso della manifestazione, il volume “Scienza e Tecnologia del gelato artigianale”, un’edizione completamente rinnovata della sua opera monumentale che rappresenta, per così dire, la Bibbia del gelatiere professionista. La connotazione internazionale della manifestazione è stata sancita dal gemellaggio – per il terzo anno consecutivo – con la manifestazione enogastronomica inglese “Brighton & Hove Food and Drink Festival”; e proprio da Brighton proveniva il gelatiere Seb Cole, che ha stupito i visitatori con i suoi gelati al peperoncino o allo speck. Ma c’erano anche lo chef inglese Kieron James ed il messicano Alfonso Jarero, uno dei gelatieri in concorso. Spostandosi nei locali del Teatro Bellini, in via Romeo, si poteva ammirare la mostra del “Museo della granita”, allestita nel foyer dello storico teatro d’opera acese, che da più di 60 anni aspetta di essere restaurato. A conclusione della manifestazione, si può ben dire che la giuria tecnica e la giuria popolare hanno distribuito premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Infatti, a cominciare dal Premio “Caviezel” per il miglior gelato al pistacchio, il primo posto se l’è conquistato Giovanna Musumeci dell’omonima pasticceria di Randazzo, mentre il secondo premio è andato ad Antonio Panebianco della gelateria Xocolate di Catania, ed il terzo a Giancarlo Losacco, proveniente dalla città piemontese di Tortona, a cui è andata anche la menzione speciale della giuria tecnica. Nino De Maria (Per gli altri premi rimandiamo al servizio su www.vdj.it)

dalla prima Tragedie di odio e razzismo dell’

Jonio

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Entrambi hanno agito per un ingiustificato e freddo impulso: Maaten istigato dal messaggio di avversione verso l’occidente dell’Isis, mentre Mair spinto dalla protesta populista e di estrema destra contro l’Unione europea. E c’è poi il fatto che i due assassini avevano sempre con se, come se fossero caramelle, delle armi da fuoco e da taglio. Tutti e due, infine, presentano problemi psichici. Ben diversi sono i motivi politici e culturali alla base dei due episodi. A Orlando i media hanno erroneamente accostato al gesto del killer il termine terrorismo: non si può eludere dal fatto che il più grande massacro con armi da fuoco della storia Usa è stato deciso e realizzato in solitudine, da un uomo per giunta instabile di mente ma su cui la propaganda Isis ha certamente agito da catalizzatore. A Birstall non si può invece parlare di gesto interamente isolato. La deputata Cox era stata raggiunta negli ultimi giorni da diverse minacce mentre il clima del Paese si surriscaldava a causa della campagna referendaria pro e contro la permanenza del Regno Unito in Europa. Il killer, come hanno rivelato le indagini, avrebbe avuto dei legami con la più importante organizzazione neonazista degli Statu Uniti e con un gruppo suprematista bianco, visceralmente ostile all’Europa. Prima di sparare Mair ha esclamato “Britain first”; sebbene è giunta la smentita da parte del capo dell’omonimo partito nazionale britannico resta il messaggio con tutto il suo significato. Il messaggio che sta dietro a “Prima la Gran Bretagna” non è una novità in Europa. In Italia, per esempio, la Lega nord con “prima il nord”. È chiaro che questo “prima” viene, appunto, prima dell’idea stessa di Europa, di quella Europa dei popoli e dell’accoglienza per cui la Cox si batteva e su cui, evidentemente, ha scommesso la sua vita perdendola. Ma c’è un dato incontrovertibile e per certi versi paradossale che da solo è in grado di mettere a serio rischio la coesione europea. In Francia, Danimarca, Olanda, Germania e Gran Bretagna, proprio nei quartieri a maggioranza isla-

mica si sono avuti i maggiori consensi ai partiti xenofobi ed euroscettici: come il Front National di Marine Le Pen, la Lega Nord italiana, l’Ukip di Nigel Farage in Gran Bretagna, gli svedesi di Sverigedemokraterna, i nazionalisti fiamminghi del Vlaams Belang o quelli olandesi del Partito della Libertà, gli ungheresi dello Jobbik. Come spiegare questa tendenza? Non è certo una “guerra di religione” né uno “scontro di civiltà”, come spesso i media bollano frettolosamente, ma piuttosto un’espressione atavica e irrazionale del conflitto di interessi trasversali interni agli stati Ue, che cercano di trovare un nemico di facile identificazione demagogica, anziché affrontare con le armi della dialettica democratica e con il razionalismo politico lo stato di crisi economica, sociale e culturale che attraversa tutta l’Europa. È ora che il vecchio continente smetta di affrontare in modo allarmistico la questione della crisi dei migranti e assuma un atteggiamento più realistico. Non serve a nulla guardare fuori dai propri confini per poi chiuderli se non ci si guarda dentro, per vincere la demagogia, l’antisemitismo e la deriva xenofoba da qualsiasi parte essi provengano. O vogliamo continuare a fare finta di niente, fomentare quei conflitti di interessi trasversali con il rischio di diventare ostaggio di frange estremiste sia religiose che politiche? L’omicidio di Jo Cox ci insegna che al tempo in cui va di moda l’antipolitica c’è ancora chi crede e si batte per le proprie idee. Ed è proprio da questo coraggio che bisogna ripartire. L’Europa in fin dei conti, come ha sostenuto Emil Cioran, non offre ancora abbastanza macerie perché vi possa fiorire l’epopea.

Domenico Strano

Accolti due giovani egiziani “Poi ne parlai al consiglio pastorale parrocchiale e insieme decidemmo di aprire le porte”. Come spesso accade le chiamate dall’Alto, che non sono solo quelle vocazionali, avvengono quanto meno ce lo aspettiamo. Dapprima prevale indifferenza, a volte indolenza, e pure un senso di cau-

tela, che tuttavia è comprensibile. Se la chiamata è poi un invito ad accogliere l’altro, il forestiero, siamo riluttanti all’idea per via di quei pregiudizi e dinieghi che sono ormai divenuti luoghi comuni, del tipo “Non sono razzista ma a ciascuno i propri poveri”. La paura maggiore, a quanto pare, è quella di ritrovarsi dentro due malviventi. Eppure, per chi sa osare e affidarsi alla volontà del Cielo, la gioia più grande è quella di ritrovarsi due angeli. Dice infatti San Paolo nella Lettera agli Ebrei: “Esercitate l’ospitalità perché molti nel praticarla, senza saperlo hanno accolto degli angeli”(13,2). Subito dopo il primo calore umano i parrocchiani, grandi e giovani, non hanno perso tempo per allestire uno spazio per i due giovani ragazzi: “ In breve tempo – ha rivelato don Marcello Zappalà - abbiamo tirato fuori due stanze e a sistemarle si sono messi persino i ragazzi stessi. Sono già trascorsi due mesi e mezzo da quando vivono con noi e sia loro che noi ci stiamo arricchendo umanamente”. Quella del SS. Salvatore rappresenta per la nostra diocesi un rompi ghiaccio, il primo e concreto gesto di apertura dopo i numerosi appelli di Papa Francesco. L’ultimo è dello scorso 28 maggio durante l’incontro con cinquecento piccoli migranti giunti in Vaticano dalla Calabria: “I migranti non sono un pericolo ma sono in pericolo”. Questa storia di accoglienza ci insegna che il nostro sguardo solidale verso gli altri ci aiuta a riconoscere nell’altro, universalmente inteso, il nostro prossimo. Ci spinge un po’ di più ad avvicinarci senza riserve a quanti si trovano in estrema difficoltà. E soprattutto ci sprona ad aiutare chi incontriamo sulla nostra strada semplicemente con i mezzi che abbiamo a disposizione e con la nostra disponibilità di cuore. Esattamente come ha fatto questa parrocchia, che ha messo a disposizione alcuni propri spazi in sintonia con il consiglio parrocchiale pastorale. I risultati già si vedono: “In parrocchia siamo diventati verso di loro un po’ tutti padri, a cominciare da me che ho maggiore responsabilità, e un po’ tutte madri. Si stanno integrando benissimo tanto che oramai si confondono, nel senso buono del termine, tra i nostri giovani. Per noi sono senz’altro figli della nostra comunità, senza distinzione”.

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Cultura & Spettacoli

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INTERVISTA Parla Mario Leonardi, titolare dell’unica libreria tradizionale che resiste ad Acireale, nonostante la crisi

“Quel profumo di carta stampata...” Il profumo della carta appena stampata e non ancora sfogliata, i colori delle innumerevoli copertine, le scritte a caratteri diversi ed invitanti, il silenzio che preannuncia sorprese e sensazioni uniche, insomma un mondo magico, fatto di fantasia e realtà, sogni e pensieri è quello dei libri e della lettura. Chi ama questo mondo non ne può fare a meno, non soltanto per “fuggire” dalla quotidianità, come spesso si afferma, ma per scoprirne i molteplici aspetti, conoscerne le innumerevoli forme, perché la lettura di un testo contiene anche esperienze di altri, le storie del vissuto, biografie di personaggi storici, scienziati, i sentimenti di chi vuole comunicare i suoi pensieri, i suoi dolori, le sue gioie, le sue speranze. I libri accontentano tutti, i più piccoli, i giovani, gli adulti, “gli studiosi”, i “sognatori”, non c’è persona che non possa trovare in quelle pagine risposta alle proprie richieste. Le librerie sono i luoghi per eccellenza di raccolta di tutti i tipi di testi, la “casa” dei libri, in cui è possibile avere un “faccia a faccia” con essi e con le loro proposte, un incontro immediato in cui lasciarsi catturare dalla curiosità di un titolo ammaliante o scegliere con decisione il testo ambito. Volgendo uno sguardo intorno a noi, ci siamo chiesti quale momento viva, attualmente, la “lettura” ad Acireale, che rapporto abbia con la gente e lo abbiamo chiesto ad un “addetto ai lavori”, ad una persona che ai libri e alla lettura ha dedicato la propria vita da ormai quarant’anni: Mario Leonardi, titolare della libreria Punto e Virgola, di corso Savoia. L’amore per i testi si evince in ogni parola che Leonardi pronuncia nel nostro incontro, del resto, non potrebbe essere diversamente per chi ha coniugato la passione per la lettura con l’attività professionale. -Chi sono i lettori acesi? “Sono soprattutto donne; nonostante ci siano lettori uomini, le donne sono in maggioranza, sia dal punto di vista strettamente numerico, sia qualitativo”. -I giovani in che rapporto stanno con la lettura? “I giovani leggono molta letteratura di genere, fantasy e non solo; le ragazzine si danno a letture romantiche, leggere”. -“I classici” della letteratura, oggi, sono ancora letti o perdono terreno?

Mario Leonardi nella sua libreria

“I classici” perdono un po’ terreno, sono stati scritti con uno stile diverso, uno stile particolare; i ragazzi leggono libri che assomigliano nel ritmo, ad esempio, al film, molta azione, poche descrizioni. In generale, la qualità della lettura diminuisce sensibilmente, si compiono passi indietro rispetto al passato”. -Cosa dice ai ragazzi che si accostano alla lettura? “Ai ragazzi consiglio di non leggere un solo tipo di letteratura, un solo genere, ma di affrontare letture diverse, non fossilizzarsi, ma abituarsi a stili diversi e, di conseguenza, a linguaggi diversi, per appropriarsi di una capacità critica molto più grande di quella che si acquisisce leggendo solo determinate cose”. -Qual è il piacere di stare quotidianamente in una piccola libreria?

“Ho lavorato in precedenza anche in grandi librerie, ma nelle piccole realtà si ha un contatto più diretto con la gente, a volte si istaura anche un rapporto di amicizia, che dura nel tempo, perché c’è uno scambio di pareri, di notizie, anche di letture, di autori, è un rapporto soddisfacente”. -Anche in questo sta il segreto della persistenza per tanti anni di questo luogo di lettura? “In parte è così, unitamente alla tenacia di continuare a far vivere “questa creatura” che ho fatto nascere ventitre anni fa. Ma la presenza ad Acireale di questa realtà richiede sicuramente molti sacrifici. In questo momento le vendite dirette si abbassano, la concorrenza è forte, il cliente compra, giustamente, dove ci sono sconti ed è impegnativo affrontare le difficoltà quotidiane”. -Immerso tra innumerevoli opere, quale ricorda in modo particolare tra le sue letture? “Un ricordo particolare è quello legato alla lettura dell’Epistolario di Cesare Pavese, avvenuta durante un’estate, ascoltando la Nona di Beethoven, immerso tra libri e difficoltà di rapporti con gli altr”i. -Perché leggere?

“Perché la lettura ci apre infinite strade, si possono “vivere” tante vite, rispetto alla propria, si possono conoscere gli altri; in qualche modo ci induce a riflettere su quello che siamo e che possiamo essere. Ringraziando Mario Leonardi per la piacevole chiacchierata e disponibilità, aggiungiamo un altro perché della lettura, quello proposto dai più piccoli. Quando, infatti, si legge una storia ad un bambino, ti incalza con mille domande e curiosità, ti esprime il suo pensiero in merito a ciò che sta ascoltando dalla lettura degli adulti ed alla fine ti ringrazia per la bella avventura propostagli. Per lui, infatti, il libro è il mondo fantastico da esplorare e conoscere. Ciascuno, dunque, potrebbe proporre i propri personali “perché”, che motivino alla lettura; intanto l’auspicio è che questa piccola, ma significativa, realtà acese di corso Savoia possa continuare nel tempo a fornire un punto di sosta, di tregua dai ritmi del quotidiano e favorire i contatti di ognuno con il mondo, attraverso le affascinanti ed intramontabili pagine dei suoi libri. Rita Messina

TEATRO I fratelli Vecchio, autore e regista, alla serata dell’Upgc

Ecco “Unni arriva ‘a pulitica” Uno spettacolo di ballo, canto e recitazione nel salone della parrocchia San Paolo di Acireale ha chiuso l’anno accademico dell’Università popolare “Giuseppe Cristaldi”. Dopo la leggerezza dei vari numeri in programma, a conclusione della serata, una parentesi di impegno sociale è stata creata dalla rappresentazione teatrale “Unni arriva a pulitica - (Parrucu e sinaturi di paisi)”, commedia in due atti di Giuseppe Vecchio, rivisitata da Mario Pappalardo e scritta nei primi anni Settanta, ma ancora di sconcertante attualità. “Può definirsi una commedia sociale – spiega l’autore in una nota illustrativa - in quanto presenta un particolare aspetto della società: l’azione della politica e la sua invadenza nella vita della comunità locale e dei singoli cittadini elettori, che spesso non vengono considerati titolari di diritti, ma clienti nel vero

senso del termine”. Ed il sottotitolo “Parrucu e sinaturi di paisi” anticipa uno spaccato di vita di paese con i personaggi tipici delle piccole comunità: il parroco, la perpetua, il sindaco, il senatore, le classiche immancabili comari. “Il fatto raccontato, con un finale difficilmente prevedibile, - spiega ancora l’autoreserve a sottolineare come non sempre il “bene comune” sia l’obiettivo di chi si occupa della “cosa pubblica” e come, invece, chi ricopre incarichi elettivi, persegua spesso obiettivi personali e cerca di

ACIREALE L’otto luglio serata finale e il nove serata di gala del Premio letterario

“Poeta per caso” esordisce in piazza Si avvicina la giornata conclusiva del Premio letterario “Poeta per caso Città di Acireale”. Sarà la barocca piazza Duomo ad ospitare quest’anno la serata finale di gala, quella in cui saranno premiati i vincitori delle varie sezioni, e che si svolgerà sabato 9 luglio. Nella serata precedente, invece, le giurie tecniche riunite in seduta plenaria individueranno, categoria per categoria, il posto che andranno ad occupare sul podio i concorrenti finalisti già individuati nelle prime fasi di selezione. Il Premio “Poeta per caso” è arrivato alla sua nona edizione, essendo nato nel 2008 quasi “per caso”, per iniziativa del presidente Giacomo Trovato e del consiglio direttivo dell’associazione “Cristo Nuova Speranza”, con una gara di poesia rivolta prevalentemente ai giovani ed agli alunni delle scuole. Si è poi gradualmente ampliato, assumendo portata nazionale e includendo sempre più enti collaboratori e sponsorizzatori dell’organizzazione, a cominciare dal Centro Culturale “Don Francesco D’Urso”. La novità di questa edizione è stata l’inserimento di una nuova sezione riservata a opere edite di narrativa e di saggistica, che ha registrato la partecipazione di numerosi concorrenti provenienti da tutte le parti d’Italia. Le opere in possesso dei requisiti previsti dal bando di concorso (ammesse a giudizio insindacabile del consiglio direttivo dell’associazione “Cristo Nuova Speranza”) sono passa-

te al vaglio di due giurie tecniche, una per le opere edite ed una per quelle inedite, ciascuna della quali composta da cinque elementi scelti tra personalità della cultura, della scuola e del giornalismo, ed entrambe presiedute da un unico presidente che ne ha coordinato i lavori. Le due giurie hanno già scelto, nello scorso mese di maggio, le tre opere migliori per ogni sezione. Le opere finaliste saranno inoltre valutate da una giuria popolare e solo nella serata finale di venerdì 8 luglio, durante la quale le due giurie tecniche si riuniranno pubblicamente in seduta plenaria, sarà possibile conoscere i vincitori per ogni sezione. Infine, nella cerimonia di gala di sabato 9 luglio, avverrà la premiazione, alla presenza del Sindaco di Acireale e di varie autorità. Sarà infatti una serata di spettacolo vero e proprio animata da numerosi ospiti illustri, che sarà pure trasmessa in livestreaming su www.innovationtv.it, ed alla quale dovranno partecipare obbligatoriamente tutti i tre finalisti per ogni sezione. Il premio per i vincitori è costituito da una scultura realizzata dalla maestra Francesca Cannavò. L’organizzazione assegnerà inoltre tre premi speciali – per la letteratura, per l’arte e per il volontariato – a personaggi che si sono distinti nei rispettivi ambiti operativi, mentre le opere inedite saranno raccolte e pubblicate in una antologia. ndm

fare affari più o meno puliti, magari all’ombra di una chiesa”. La regia attenta e puntuale di Alfio Vecchio, collaborato da Carola Colonna, ha consentito lo scorrere della storia e la caratterizzazione dei personaggi. Convincenti le performance degli attori impegnati in una prova corale che rendesse veritiere atmosfere e dialoghi. Meritano tutti di essere nominati: Lella Costa, Saro Bella, Tanina Sciuto, Agatino Vassallo, Virginia Alibrandi, Rosa Palella, Maria Leotta, Vera Fazio, Giovanni Ucciardello, Enzo Mancuso, Sara Budano, Enzo Raciti, Caterina Russo e Franco Zuppardo. Scene di Turi Castorina, direttore di scena Camilla Rosina Strano. Trucco e costumi sono stati curati da Lella Costa, l’arredamento da Enzo Raciti, luci e fonica da Giovanni Urso e Gianni Vasta. L.V.

Documentario “Pellegrini sulla via di Maria” la storia del Santuario di Valverde Alcuni giovani del Santuario di Valverde, con la collaborazione di “FreeBack to life” e sotto la guida di padre Gelson dos Santos Lazarin − giovane agostiniano scalzo giunto dal Brasile −, hanno realizzato un documentario amatoriale intitolato “Pellegrini sulla via di Maria”, che racconta, in 12 minuti circa, la storia del Santuario stesso a partire dalle apparizioni della Madonna al brigante Dionisio. Il Santuario valverdese è stato scelto dal Vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, insieme con quello di Vena, nel Comune di Piedimonte, oltre che alla Cattedrale acese, come luogo nei quali lucrare l’indulgenza giubilare in occasione dell’anno Santo straordinario indetto da Papa Francesco. La leggenda del brigante. Nel 1038, un viandante di nome Egidio, salendo per l’altipiano dell’antica Vallis Viridis, si vide sbarrare la strada dal brigante Dionisio. Questi stava per colpire la sua vittima, quando una voce misteriosa lo fermò e gli intimò: «Dionisio, Dionisio, non toccare il mio devoto servo, deponi quell’arma e cessa di condurre codesta vita di brigantaggio»; era la Madonna. Dionisio gettò via l’arma e chiese perdono ad Egidio; la Vergine lo aveva convertito. Un giorno, la Madonna gli apparve e manifestò la volontà della costruzione di un Santuario in suo onore; Dionisio, per Suo volere, effettuò un pellegrinaggio e sull’altipiano della Vallis Viridis, dove uno stormo di gru indicò il luogo prescelto per la costruzione del tempio. Durante i lavori venne a mancare l’acqua; la Vergine apparve a Dionisio e gli disse: «Batti sulla roccia della tua caverna»; da questa scaturì una fontana d’acqua. Con l’apparizione dell’agosto 1040, avvenne il prodigio sul pilastro: mentre Dionisio pregava nel tempio ormai ultimato, la Vergine, circondata da angeli e tra armonie celesti, lo rassicurò della sua protezione; la celestiale visione restò impressa su di un pilastro del tempio. Un po’ di storia. Il terremoto del 1693 ridusse il Santuario in un ammasso di macerie; l’immagine della Madonna rimase intatta, riportò solo una piccola fenditura sull’aureola. Con la ricostruzione del Santuario venne realizzato il convento e affidato agli Agostiniani Scalzi. Il portone in bronzo è caratterizzato da 22 pannelli che raccontano le apparizioni della Vergine e gli eventi storici del Santuario. All’interno, l’altare della Madonna con il prezioso affresco chiuso da un’artistica porta in argento, l’altare maggiore costruito con marmi preziosi, diversi altari in marmo intarsiato, tele ad olio e vetrate istoriate. Nel cortile del convento sono presenti delle pitture monocrome

che raffigurano i misteri del Rosario, la statua di S. Agostino e i pannelli, aggiunti recentemente, che raccontano i pellegrinaggi e l’evoluzione iconografica della Madonna di Valverde. Il documentario, che termina con la preghiera alla Madonna di Valverde, realizzato su dvd, è stato già presentato ai giovani che partecipano agli incontri di “Insieme è bello” nella sala Augustinus e potrà essere visionato dai pellegrini che giungeranno in uno dei più antichi Santuari mariani della Sicilia. Graziella De Maria

IL TEMPO DI UN ERRORE Attimi di poesia a cura di Rita Caramma

Se vi è ricchezza in chi compone, la poesia si presenta subito forte e delicata, impronta di pensiero, spessore d’esperienza, compostezza di studi. Come in Melania Panico, poetessa napoletana pluripremiata, che riconferma in “Campionature di fragilità” (ed. La Vita Felice), con prefazione di Davide Rondoni, la propria veridicità poetica. Qui, il verso reclama subito la dignità che gli conferisce chi lo usa con rispetto, lo stesso rispetto con il quale lo porge al lettore in uno scambio di simbiotica ricerca, diretta, vera: “(…) Potrei lasciare a casa gli aggettivi / avere cura del silenzio / ma l’inverno / si raggomitola nel grembo / infausto senza gemiti. / Il mare dentro , / ha voce frastagliata / non cantilena/ ma fragile rocciosa / impavida messa /filo di pace.(…)”. Quel filo che, seppure invisibile, lega fra di loro i componimenti di una giovane autrice acese, Rosanna Fichera, alla

sua prima esperienza poetica dove fin dal titolo “La radice nel tempo” (ed. A&G), con prefazione di Maria Rita Celestino, emerge la necessità di ripercorrere quei sentieri andati per ritrovare la dolcezza dei sentimenti, propri e altrui, famigliari ed estranei uniti dal conforto di un’attesa risolutiva: “(…) Verrà il tempo in cui il mondo riprenderà la luce, / la speranza che manca da un po’. / Avremo tempo, avremo gioia, / per raccontare una nuova rinascita.(…)”. Una speranza che mantiene la sua forza nell’opera prima “Verticale” (ed. LietoColle) di Maddalena Lotter, giovane musicista veneziana. Al domani che arriva si ricongiunge la dinamicità dell’oggi, il rimpianto di ieri ci appare pacato, àncora trasparente, porto sicuro, rifugio senz’ombra, specchio della natura a cui tendere il proprio abbraccio: “C’è un rispetto fra i tronchi / si può fiorire l’uno accanto all’altro / ma piano, a dovuta distanza / lasciare spazio al respiro dei rami; / volevo imparare dagli alberi / come si sta senza fusione ma poi / è arrivata la tempesta, la stessa / acqua, ho pensato, che ora bagna / la tua casa a valle”.


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Padre Claudio, Parrocchia di Torpignattara, Roma.

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AMORIS LAETITIA - 2 Intervista al direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della famiglia

Don Pennisi: riscoprire l’Inno alla Carità Apriamo i cuori alla misericordia “...Dio ama chi dona con gioia.”

Foto Cristian Gennari / Agenzia Siciliani

(2 Cor 9,7)

Domenica 26 Giugno 2016 Giornata per la Carità del Papa Promossa dalla

Conferenza Episcopale Italiana

Nell'Anno Santo della Misericordia siamo tutti chiamati alla solidarietà per sconfiggere disuguaglianze e povertà. Restiamo vicini al Santo Padre e aiutiamolo a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

Nella tua chiesa, dai il tuo contributo e vivi la misericordia. Porgi la tua mano a chi soffre. Federazione Italiana Settimanali Cattolici

In collaborazione con

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Obolo di San Pietro

La Voce dell’Jonio

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Continuiamo la nostra serie di interviste sull’esortazione apostolica “Amoris laetitia” affidando questa volta il commento a don Antonio Pennisi, direttore dell’Ufficio per la pastorale della famiglia della diocesi di Acireale. Le nostre domande sono scaturite dopo la lettura del capitolo quarto “L’amore nel matrimonio”, definito dal sacerdote “cuore pulsante” dell’esortazione di Papa Francesco. Sposi, fidanzati, coppie divorziate e risposate, e poi i consacrati: un’intervista che non ha toccato solo l’argomento famiglia ma che ha voluto “parlare dell’amore” a tutto campo affinché non appaia più come una parola sfigurata ma piuttosto trasfigurata. Come definirebbe questa esortazione apostolica? “Mi piace pensare ad Amoris laetitia come un organismo ben strutturato e il capitolo quarto, che parla proprio dell’amore nel matrimonio, il suo cuore pulsante. Il Papa si rivolge ai giovani, che si preparano a formare una famiglia, e alle coppie di sposi, aiutandoli a recuperare la dimensione della gioia dell’amore, che non è affatto scontata. Oggi la famiglia come sta? “È in uno stato febbrile e attraversa un periodo oggettivamente di stanchezza anche se ci sono quelle dove traspare la gioia dello stare insieme. Assieme ai miei confratelli osserviamo spesso una difficoltà nel dialogo tra i coniugi, nell’ascoltarsi reciprocamente, il prevalere delle proprie ragioni. Talvolta si assiste a famiglie che fuori presentano armonia ma poi dentro vivono separati”. Come può la famiglia affrontare e superare questo periodo di stanchezza? “Riscoprendo l’inno alla carità di San Paolo che, non a caso, apre il capitolo quarto. L’apostolo qui ci descrive l’amore sincero tra i cristiani e questo inno rappresenta, specie per le famiglie, il modello di amore cristiano. E poi usando un linguaggio amabile. Gesù incoraggia, conforta, consola, stimola, coltiva legame, genera vincoli, usa un linguaggio dunque che qualifica l’altro e non lo squalifica. Così deve avvenire nella coppia: l’uno deve considerare l’altro, e viceversa, come il bene più prezioso e prendersene cura come un tesoro geloso”. Quali sono i primi passi della nostra diocesi rispetto all’esortazione di Papa Francesco? “Il nostro impegno di parroci è quello di integrare le fa-

miglie ferite nei gruppi famiglia e nella vita ordinaria della pastorale parrocchiale. Diversi parroci stanno curando un percorso di integrazione per famiglie di divorziati risposati. Lo scopo è non fare sentire queste coppie come extraterrestri ma parte integrante del tessuto parrocchiale. In diocesi c’è da segnalare l’opera di don Angelo Grasso, salesiano di Monte Tabor, che si sta occupando dell’accompagnamento spirituale di coppie divorziate e risposate, che provengono dalla diocesi e non solo”. Afferma il Papa che “impegnarsi con l’altro in modo esclusivo e definitivo comporta sempre una quota di rischio” (132). A cosa dovrebbero puntare i corsi per giovani fidanzati? “A me piace parlare più di percorso. Sono convinto che il percorso di preparazione al sacramento è una fase di potenziamento ma non può essere ridotto solo a quella fase. Mi rifaccio un po’ agli orientamenti dei vescovi di due anni fa quando chiesero che questa attenzione partisse già dall’adolescenza. Nelle nostre parrocchie dovremmo prenderci cura dei giovani ed educarli al vero amore. Questi incontri servono per dare loro strumenti specifici ma poi ogni parroco deve preoccuparsi verso i propri fidanzati, essere creativo e inventarsi una pastorale idonea per accompagnarli verso il sacramento del matrimonio”. Il Papa parla di matrimonio e verginità affermando che il primo è un segno storico mentre la seconda un segno escatologico (160). Ci aiuti a capire meglio “Il matrimonio è segno cristologico: gli sposi diventano una sola carne e sono espressione dell’amore che c’è, per esempio, tra Cristo e la Chiesa. Mentre la verginità è segno escatologico: i vergini consacrati diventano segno di quello che saremo, di come vivremo in cielo. Il Papa ci dice che tra i due segni con c’è contrapposizione ma complementarietà. Dio ha voluto che la realtà matrimoniale aiutasse quella della verginità e viceversa: i vergini guardando gli sposi imparano a donarsi, ammirano l’alleanza tra Dio e l’uomo. Di converso gli sposi ammirano nei consacrati la loro meta ultima e anche loro imparano a donarsi con un certo distacco. E questo perché non ci si appartiene l’uno all’altro ma si appartiene solo a Dio e a lui solo daremo conto”. Domenico Strano


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DIOCESI Don Mario Gullo spiega la “Missione Giovani” in programma dal 7 al 15ottobre preceduta da tre incontri

”Iddio propone a tutti una vita vera” DALLA PRIMA

I ragazzi acesi si dichiarano poco accoglienti coi migranti La scelta è dipesa dalla necessità di comprendere come i giovani si approcciano a questo nuovo modo di concepire il mondo in movimento, ed in special modo “i sud” geografici ed economici, e di cosa sanno dei reali arrivi sulle nostre coste. Come ogni anno, sono stati distribuiti a circa 600 giovani dai 16 ai 19 anni dei test, inerenti il problema, da dovere compilare e consegnare in modo assolutamente anonimo. La prima delle domande diceva testualmente “Attraverso quali strumenti vieni a conoscenza del fenomeno dell’immigrazione in Europa?” le risposte superavano abbondantemente l’ottanta percento tra la tv (55,90%) e a scuola (25,30%). Alla seconda domanda “Quali sentimenti ti suscitano queste notizie?” rassegnazione13%indifferenza 10%- indignazione 23%- sofferenza 45%- mi fa riflettere 6%- perplessità 3%. La terza domanda, interlocutoria, così come tutte le altre, chiedeva: “ Quali sono - secondo la tua percezione - le frasi più superficiali che si dicono sui migranti? “, ecco le risposte: portano malattie 29,57% -sono violenti e portati alla delinquenza 36,76% -tolgono il lavoro agli Italiani 32,33%- vogliono cambiare i nostri usi e costumi 0,86%-non risponde 0,68% . L’ultima domanda, ma forse la più intensa, voleva comprendere con quale stato d’animo i giovani guardano al fenomeno migratorio e quanto la società, che li circonda, contribuisce nelle loro scelte concettuali, alcune volte, anche, drammatiche. Infatti alla domanda: “ Quali suggerimenti vorresti dare alle persone che hanno la responsabilità di gestire il fenomeno migrazione? “ le risposte: aiutiamo chi arriva, migliorando l’accoglienza e la solidarietà 47,46%- blocchiamo le partenze dalle coste africane 14,43%- è un fenomeno ingestibile, chiudiamo le frontiere 7,77% -sono troppi, limitiamo le entrate 30,34%. Si evince, tristemente, come meno del 50% è disponibile ad un discorso di solidarietà ed accoglienza nei confronti dei migranti. Elaborati i test e discussi con gli interessati, abbiamo cercato di mettere in evidenza alcune percentuali che andavano ripensate, attraverso una reale informazione, e ridiscusse. Così alla fine del percorso, con immensa gioia, abbiamo potuto rilevare che i giovani interessati, dopo un lavoro di ricerca e dopo aver conosciuto personalmente molte storie di migranti hanno convenuto che il mondo occidentale non può non assumersi le proprie responsabilità nei confronti di chi scappa dalle guerre e dalla miseria più nera. Enzo Dato

Dal 7 al 15 ottobre, nella diocesi di Acireale, si terrà la “missione giovani”; ad animarla saranno alcuni frati minori di Assisi che si recheranno nei vari luoghi vissuti Don Mario Gullo dai giovani. Obiettivo principale quello di far capire loro che Gesù è presente sempre e ovunque si trovino; ad anticipare l’evento tre appuntamenti per prepararsi alla missione e per comprenderne il significato. Abbiamo incontrato padre Mario Gullo, direttore del servizio diocesano per la pastorale giovanile, e gli abbiamo posto alcune domande. -In cosa consiste l’iniziativa? Da chi è organizzata? «Parte dal desiderio di raggiungere tutti i giovani, non solo quelli vicini ma anche quelli apparentemente lontani e ricordare a tutti che Dio non si è dimenticato di loro. È anche una risposta all’invito di Papa Francesco e del nostro vescovo Antonino ad essere “Chiesa in uscita” che raggiunge tutti i giovani nei luoghi da loro vissuti, le scuole, i pub, le piaz-

ze, le palestre. La missione giovani inizierà il 7 ottobre nella chiesa madre di Giarre e si concluderà il 15 ottobre in piazza Duomo ad Acireale con il Giubileo diocesano dei giovani insieme al vescovo Antonino. La missione è rivolta a tutti i giovani della diocesi e si svolgerà in contemporanea e con lo stesso programma nelle Città di Giarre e di Acireale. È organizzata dal servizio diocesano per la pastorale giovanile e dalla consulta diocesana di pastorale giovanile». -Quali le finalità? «Far capire che il Signore fa a tutti una proposta di vita vera, in pienezza, che la Chiesa è vicina ai giovani anche nei loro ambienti, Gesù è presente ovunque». -In merito alle attività preparatorie? «Il 5 giugno abbiamo avuto la giornata diocesana di preghiera in preparazione alla missione, in tutte le parrocchie si è pregato per la missione; dal 26 al 29 giugno ci saranno in diocesi i frati responsabili della missione provenienti da Assisi e lunedì 27 e martedì 28 incontreranno i parroci delle parrocchie per presentare loro il progetto della missione giovani e del giubileo dei giovani. Ci aspettiamo un grande coinvolgimento delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti della diocesi».

-Come è nata l’idea di organizzare la missione giovani? «Il Vescovo, il 24 giugno 2015, ci ha chiesto di svegliare i giovani della nostra diocesi e soprattutto di raggiungere coloro che non vengono nelle nostre comunità e noi, durante gli esercizi spirituali ad Assisi, abbiamo pensato di rispondere con la missione. Ci sarà un post-missione, un progetto per tutti i giovani della diocesi, ancora da definire». -Cosa ne pensa della nostra società? «Ha tanto bisogno di speranza e di testimoni credibili, solo il Vangelo produce uomini e donne di speranza e nuovi Santi per il nostro tempo, gioiosi, onesti e responsabili. Abbiamo pensato alla missione giovani invitando ad animarla i frati minori di Assisi che verranno insieme a più di cinquanta missionari, come frati, suore e giovani da diverse parti d’Italia, ad aiutarci in questa bellissima impresa». -Se dovesse lanciare un appello ai giovani, cosa direbbe? «Rispondete a questo invito di vita piena che la missione fa loro perché tutti, credenti o meno, abbiamo una sete grande dentro al cuore e la missione è un invito ad ascoltarla». Graziella De Maria

DIOCESI Martedì 28 giugno al San Luigi di Acireale il raduno “Giubileo dei ministranti”

“Ricco di misericordia... ricchi di grazie”

L’appuntamento è per martedì 28 Dopo l’accoglienza e l’iscrizione, i giugno, dalle 9, nel grande cortile dell’Iministranti si divideranno in gruppi stituto San Luigi di Acireale. Stiamo per fasce di età e avranno modo di parlando del raduno diocesano dei Miriflettere sul tema della giornata, che nistranti che quest’anno, dopo un luogo riprende quello proposto quest’anno peregrinare in tanti paesi e parrocchie dall’Ufficio nazionale per la Giordella Diocesi, si svolgerà ad Acireale a nata mondiale di preghiera per le 10 anni di distanza dall’ultimo tenutosi vocazioni: “Ricco di misericordia… nella “capitale” della Diocesi. La scelta ricchi di grazie!”. Al termine dei è caduta su Acireale perché il prossimo gruppi di studio, muoverà la lunraduno vuole essere l’occasione per cega processione dei ministranti, che lebrare il giubileo dei ministranti, nel nel frattempo avranno indossato le contesto dell’anno santo della miseriloro vesti liturgiche, e dei rispettivi cordia. Quindi, è parso opportuno ritro- Un momento del Raduno dello scorso anno a Santa Venerina stendardi. Aprirà la processione lo varsi nel cuore della Diocesi, nella Cattedrale, la chiesa madre di tutte le stendardo dell’Associazione diocesana ministranti, che è stato custodito chiese; così il Giubileo dei Ministranti non sarà soltanto una giornata di nell’anno trascorso dalla parrocchia “S. Martino” di Carruba e che duranfesta e di gioco, ma anche un momento intenso di spiritualità e per tutti te la giornata sarà affidato ad un altro gruppo. La processione giungerà di i ministranti che attraverseranno la porta santa un’occasione per confer- fronte alla Basilica S. Sebastiano, poi attraverserà Piazza Duomo e quindi, mare il loro proposito di servire la Chiesa con il loro particolare ministero attraverso la porta santa, tutti i ministranti entreranno in Cattedrale dove liturgico. Mons. Vescovo e i sacerdoti presenti celebreranno la S. Messa giubilare. La giornata avrà inizio nei locali dell’Istituto San Luigi (in via Galatea, Dopo la Messa, si farà ritorno all’Istituto per il pranzo e per i giochi di ingresso da vico Rote n. 12). Ad accogliere i gruppi provenienti da tutte le gruppo e l’ animazione, con premi per i vincitori e per tutti i partecipanti. parrocchie ci saranno i giovani della comunità propedeutica, i seminaristi È possibile condividere foto, messaggi e altro attraverso #giubileominie il Rettore del Seminario don Marco Catalano. Il raduno dei ministranti, strantiacireale. infatti, è un’iniziativa a sfondo vocazionale e per questo motivo da sempre è organizzata dalla comunità del Seminario. don Alfio Privitera

DIOCESI Il presidente Acli al Giubileo del mondo del lavoro

CONVEGNO TEOLOGICO Padre Felice Scalia a S. Sebastiano

“Supplichiamo il Signore di guidarci” “Misericordia, il nome del nostro Dio“ Martedì 14 giugno, si è tenuto ad Acireale il Giubileo del mondo del lavoro per dare risalto al lavoro stesso come sostegno della dignità umana; alle 18 il raduno nella chiesa di San Rocco, dove il dott. Santino Scirè, della presidenza nazionale Acli, ha riflettuto sul tema della dignità umana; in seguito il pellegrinaggio verso la Cattedrale per varcare la Porta Santa e la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti. Abbiamo incontrato Ignazio Pomona, presidente delle Acli di Acireale, per conoscere meglio lo scopo e il significato dell’iniziativa. -Da chi è stato organizzato il Giubileo del mondo del lavoro? «Dalla Diocesi di Acireale e da un team coordinato dal circolo Acli di Acireale, costituito da sindacati, artigiani, associazioni di categoria, professionisti, associazioni di ambito cattolico, dal centro per l’impiego e dagli imprenditori». -Quali gli obiettivi? «Il taglio che si è voluto dare a questo Giubileo è stato orientato alla preghiera, non abbiamo organizzato un dibattito, ma preferito puntare sulla supplica al nostro Signore, affinché Lui ci aiutasse in un momento così difficile nell’ambito lavorativo. C’è stata solo una riflessione sulla rendita del lavoro da parte del componente della presidenza nazionale Acli, dott. Santino Scirè. «È stata una celebrazione solenne, ci siamo sentiti in comunione tra di noi, con la Chiesa di Acireale, con il nostro vescovo, i sacerdoti, come padre Marcello, responsabile dell’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, e padre Roberto Strano, arciprete della Cattedrale, che ci hanno guidato nell’or-

ganizzazione dell’evento. «Ci siamo sentiti in comunione con la città di Acireale perché era presente con la fascia tricolore l’assessore Oliva in rappresentanza del sindaco, con Papa Francesco, con i giovani e i padri di famiglia che vivono una condizione di estremo disagio a causa della mancanza di lavoro, con chi ha un lavoro ma è soggetto ad umiliante sfruttamento, con gli imprenditori che vivono situazioni di disagio perché iniziano l’attività, ma poi sono costretti a chiudere per vari motivi. «Ci auguriamo che ciascuno di noi attinga energie e forze nuove da questo Anno Santo che è Straordinario per la vita della Chiesa e per noi credenti, e che riusciamo ad agire tutti quanti ancora meglio per far sì che ci sia un’inversione di tendenza nell’ambito del lavoro e per garantire ai nostri figli e ai giovani un lavoro dignitoso, possibilmente in zona e non in giro per l’Italia o per il mondo, lontani dalla propria famiglia. Quest’anno, a differenza dello scorso, non abbiamo realizzato un convegno; abbiamo preferito supplicare nostro Signore perché ci aiutasse Lui, di chiacchiere siamo pieni e risultati purtroppo non se ne vedono». -Sono state compiute delle opere di misericordia particolari? «Si, sono state realizzate e portate in Cattedrale delle ceste della carità con beni di prima necessità per i poveri della parrocchia». -La partecipazione dei fedeli? «È stata qualificata e numerosa. La presenza di mons. Raspanti l’ha ulteriormente arricchita di significato». G. D. M.

Nei giorni 6-7-8 giugno, nella cripta della Basilica di san Sebastiano, primo Convegno teologico: Misericordia:il nome del nostro Dio; relatore il colto P. Felice Scalia; numeroso il pubblico. Presentazione circostanziata di P. Vittorio Rocca, rettore della Basilica, sul relatore, nativo di Acireale, e sul Convegno, che mette al centro, nell’anno giubilare della Misericordia, una tematica urgente nel nostro tempo travagliato e contraddistinto dall’indifferenza. P. Felice Scalia, facendo spesso riferimento a papa Francesco, a fatti storici, a noti Autori, e all’attualità, sviluppa il tema di Dio, specie sulla base biblica, citando il libro della Sapienza e i Vangeli. Il Vangelo di san Luca, autore controcorrente, lo definisce “della tenerezza”; significativa la frase di Gesù di Nazareth, dodicenne, ai genitori:”Sono venuto, perché la mia famiglia è il mondo”, ovvero è mandato a salvare il mondo, non a giudicarlo. E sul miracolo dell’uomo con la mano paralizzata, in san Marco, P. Scalia vede l’amore di Gesù per l’uomo bisognoso e i peccatori, apportando una rivoluzione nella concezione di vita del suo tempo. “Oggi dare assetto mondiale non è compito della Chiesa”, chiamata a salvaguardare la libertà e la dignità dell’uomo, messe a rischio dal dio denaro, che sconvolge la vita della maggioranza delle persone: secondo i dati della FAO, gli affamati nel mondo sono 40-50 milioni; da mettere sul piatto della bi-

lancia, la guerra infinita, di cui il terrorismo è terribile immagine. Segue il dibattito. Il 19 giugno, nella Basilica di san Sebastiano, don Vittorio Rocca, dopo la lettura di una lettera di divorziati risposati, rileva sia la sofferenza di tali credenti, che vivono il disagio della partecipazione ai sacramenti, sia l’atteggiamento di Papa Francesco, che apre nuovi orizzonti. Relatore, don Basilio Petrà, figlio di genitori greci, esimio teologo fiorentino, tra i massimi esperti della citata problematica, partecipe dei due recenti sinodi sulla famiglia 2014 e ‘15. Messa in luce la continuità di magistero dei due papi, san Giovanni Paolo II e Francesco, circa i divorziati risposati e il loro rapporto con la Chiesa; sottolineata la complessa posizione dei vescovi italiani, don Basilio dichiara che papa Francesco è sulla linea dell’integrazione: non condannare, non escludere, ma salvare. Il peccato non blocca la misericordia, bensì l’attiva; tutti i peccatori vanno integrati, come lo dimostra la figura evangelica del pubblicano, che, riconosciutosi peccatore, è giustificato, mentre il fariseo, no. Il discernimento è la misura che, sia la coppia sia ancora di più il confessore, hanno la responsabilità di mettere in atto, tenendo presente esser meglio sbagliare per eccesso che per

difetto, fiduciosi nella sua efficacia. Segue il dibattito. Anna Bella


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Speciale San Camillo

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ANNIVERSARIO Da venti anni il Centro di accoglienza offre un posto a tavola a tutti senza chiedere niente

Una mensa che va oltre il pasto Quasi nessuno più la chiama “Mensa dei poveri”

Quella che nacque come “Mensa dei poveri”, nel Centro di accoglienza San Camillo di in pieno centro storico a due passi dalla Cattedrale, è stata da subito frequentata da barboni e stranieri; ma ben presto anche molti acesi hanno cominciato a bussare al portone di via Genuardi. Oggi, a distanza di venti anni, quella originale definizione non la si usa più, per rispetto verso gli ospiti ma forse anche perché l’opitalità dei Camilliani e dei suoi volontari riguarda oggi tutta la persona e non si ferma al bisogno del pasto quotidiano. In occasiione del ventennale ne abbiano parlato con il primo direttore del centro di accoglienza, fratel Carlo, con l’attuale direttore, padre Alfredo, e con due volontari.

FRATEL CARLO

Padre Alfredo Maria Tortorella (nella foto), nuovo direttore del centro accoglienza, prete da due anni e religioso da otto: «Le attività attuali sono quelle di sempre, offrire il pasto quotidiano, la possibilità di usufruire delle docce e del cambio vestiario, il centro ascolto, un luogo dove le persone disagiate possono esprimere i loro problemi sia di natura personale che a livello economico e lavorativo; funziona anche come un centro di mediazione per il lavoro, negli anni ha aiutato molte donne dell’est europeo e anche del luogo a trovare lavoro come badanti, cameriere e così via. Si tratta di una mediazione gratuita per chi ha bisogno di un’assistenza per anziani o per i propri ammalati o una donna di pulizie. Il centro di ascolto si occupa di fornire anche il pacco spesa a una cinquantina di famiglie che vengono a chiedere la carità, in questo siamo aiutati dalla sollecitudine del Vescovo perché l’8x1000, per la carità di questa Diocesi, viene anche assegnato a questo centro, ma c’è anche tanta beneficienza fatta dagli acesi attraverso delle donazioni di generi alimentari, di quello che avanza delle tavole calde e questo aiuta tante persone. Ogni giorno constatiamo che c’è tanta povertà tra gli abitanti di questa città, a pranzo abbiamo una piccolissima percentuale di bulgari, di nord africani, quindi marocchini, tunisini, islamici, ma una grandissima maggioranza di acesi o di qualche paese circostante; questo significa che ci sono tanti tipi di povertà, non solo quella di chi non ha una casa, il problema è anche la solitudine, la mancanza di lavoro, l’essere stati emarginati dalla propria famiglia. La povertà principale credo che è la solitudine e i nostri ospiti trovano in questo centro un luogo di aggregazione, un punto di ritrovo». - Cosa si fa dopo il pranzo? «Conosciamo i nostri ospiti; sappiamo che vivono per lo più per strada, si trovano facilmente in piazza Duomo, lungo il Corso Umberto, qualcuno dorme in macchina o alla stazione di Acireale. Noi non forniamo la cena; ho inventato la cena giovani una volta al mese, una maniera per aggregare i volontari giovani e per farli conoscere tra loro; la cena è sia per noi che per gli ospiti della mensa. Alle 18,30 i volontari vengono e preparano in cucina, alle 20,30 si serve la cena e dopo si fa karaoke; abbiamo già fatto tre cene giovani ed è un momento di comunità sia per i ragazzi che per gli ospiti, vediamo delle scene molto belle, per loro venire a cena qui significa andare a cena fuori, qualche signora si trucca un po’ di più, qualcuno indossa un vestito più pulito. Queste sono piccole cose che servono per vincere la tristezza, per rompere il muro della solitudine e dimenticare un po’ i propri problemi». - Cosa vuol dire donare? «Non si dona da un momento all’altro e non

Il ricordo più bello del primo direttore

Pagina a cura di

Graziella De Maria

si dona quello che non si ha; bisogna imparare prima ad attingere per poter donare, si attinge dal Signore, dalla carità del Cristo e da lui poi si dona. È vero che ci sono anche dei volontari non credenti, però ad un certo punto si pongono l’interrogativo guardando coloro che credono, per cui la carità nasce da un cuore che si sente amato anzitutto. Fare del bene è qualcosa di insito nel cuore dell’uomo, però è vero anche che la carità cristiana si contraddistingue perché è fatta in virtù di un incontro che c’è stato tra me e il Salvatore e quindi io mi sono sentito così amato che poi mi sento chiamato a donare quello che ho ricevuto. Donare per me è imparare a dare quello che si è ricevuto». - Se ci fosse la possibilità, cosa si potrebbe migliorare del centro accoglienza? «Si può migliorare sempre e tanto, a livello sociale, ecclesiale, personale. Bisogna capire le strategie per migliorare, per me che sono religioso è una sola, quella di vivere e mettere in pratica il Vangelo». - Il 13 luglio la mensa compie 20 anni. Quali i festeggiamenti? «Nell’ambito della festa di S. Camillo de Lellis, il 14 luglio, inseriamo l’anniversario. Giorno 13 ci sarà la messa con Mons. Maladrino, il vescovo che ha inaugurato la mensa e che ritorna dopo 20 anni, in un certo senso, per il compleanno della “Casa sollievo San Camillo”. Dal 4 al 21 luglio la nostra casa è in festa, iniziamo con la novena itinerante nelle case degli ammalati, soprattutto nelle case di riposo; verrà quindi celebrata una messa pomeridiana nelle varie case di riposo del circondario portando la reliquia di S. Camillo per nove giorni; il 10, l’11 e il 12 ci sarà il triduo di preparazione. Nella settimana successiva il 14 ci saranno dei momenti celebrativi, ci sarà la Giornata del Creato, la Giornata del Pane, la giornata della Testimonianza della Misericordia giorno 15 con il frate elettore dei poveri, servo di Dio ora, che ha fatto tanto bene a Milano e ci sarà qui una sua discepola, suor Teresa Martino che ha scritto un libro su di lui; come esempio di misericordia camilliano credo sia molto valido, abbiamo cercato anche di coinvolgere a tal proposito la pastorale giovanile con don Mario Gullo proprio perché ci sia questa testimonianza bella di un camilliano che è vissuto fino a qualche anno fà e che ha vissuto questo contatto estremo con i poveri; in una Milano caotica, del boom economico degli anni ’70 lui si accorgeva di quelli che non avevano voce e poi ha iniziato quest’opera durata fino agli anni ’90».

DUE VOLONTARI Come si vive il servizio per gli altri

”La dignità ridata ad alcune persone” “Aiutare piace e ci fa pure bene” Fratel Carlo Mangione (nella foto), primo responsabile del centro accoglienza San Camillo di Acireale - prima di ricoprire questo ruolo si trovava nella tenda S. Camillo, ha realizzato una casa per malati di aids che ha gestito dal 1993 al 1996 -, è un infermiere che cura l’aspetto fisico ma anche umano, morale e spirituale: «Il centro accoglienza S. Camillo sorge il 13 luglio del 1996. È stato inaugurato da sua eccellenza Monsignor Giuseppe Malandrino che ha anche incoraggiato l’apertura del centro. Nasce da un’esigenza che c’era e continua ad esserci sul territorio di Acireale; allóra erano presenti tanti istituti religiosi ma non vi era un luogo in cui si potesse offrire un pasto caldo e la possibilità di far fare una doccia. Si è pensato così di convertire questa casa di riposo per anziani in un centro di prima accoglienza, i primi anni anche notturna, oggi è una realtà che rassicura pasto caldo ogni giorno, servizio docce, centro ascolto, ricambio di biancheria. Lo scopo di questo centro è quello di accogliere “gli ultimi”, coloro che per un motivo o per un altro si ritrovano un po’ “tagliati fuori”; quando si è aperto questo centro si pensava che dovessero venire extracomunitari, invece ci si è accorti che i primi

ad affluire sono state proprio quelle fasce deboli di Acireale, man mano si è allargato anche alla frazione e alla Diocesi. Il centro vive unicamente di convivenza, non ha nessuna convenzione, la Diocesi ci dà un contributo annuale dall’ 8 x 1000 e poi ci sono singoli benefattori che, in un modo o nell’altro, sostengono questo centro. Importante è la presenza dei volontari sia giovani che meno giovani che si mettono al servizio di questa realtà». - Quale il ricordo più bello di questi anni? «La dignità data ad alcune persone, per esempio a Saro che era un alcolizzato, viveva per strada e creava fastidio; il centro è diventato la sua casa, ha trovato un luogo in cui si è sentito accolto e nello stesso tempo abbiamo offerto una sicurezza alla città». - In merito al centro ascolto? «È gestito dai volontari stessi tre volte a settimana; è rivolto a chi vuole esprimere una necessità, chiedere qualcosa, avere un pacco spesa o ha bisogno di una parola di conforto, di solidarietà». - Organizzate anche incontri? «Si, di formazione; di solito organizziamo una riunione mensile dove si fa un po’ il punto della situazione con i volontari».

Testimonianza di una volontaria, nella vita segretaria in uno studio medico: «Sono una volontaria a San Camillo da quasi 17 anni; aiutare fa bene agli altri e anche a me. Ho iniziato facendo delle pulizie, dedicandomi al cucito, alla cucina, da 6-7 anni sono al centro ascolto; qui ci dedichiamo a chi ha problemi di solitudine e di lavoro. La mia famiglia viene anche qui, è coinvolta, contribuisce, mi appoggia e questo mi aiuta tanto e mi fa piacere. Aiutare gli altri è bello, vengo qui due volte a settimana e fino a quando Dio vorrà continuerò». - Qualche racconto l’ha toccata particolarmente? «Quello di una ragazza che noi seguiamo da anni; si è sposata e ha avuto un bambino ma dopo sei anni le è morto il marito, poi si è risposata, ma mentre aspettava due gemelli ha perso anche il secondo. La ragazza voleva abortire ma noi l’abbiamo

aiutata, adesso questi bambini ci chiamano zii. Tanti sono i racconti toccanti. «Inizialmente mi portavo questi problemi a casa, non riuscivo a dormire, si è impotenti ma ci si accorge che con una carezza, una parola o anche stando in silenzio si aiuta». Testimonianza del volontario Enzo Leotta, 48 anni, “il cuoco storico” del centro di accoglienza S.Camillo, nella vita lavora in biblioteca all’Università di Catania: «La crisi è maggiore rispetto ai primi anni quando sono arrivato, la gente in difficoltà è aumentata. Mi occupo della cucina la domenica da parecchio tempo, diciamo più da dieci anni. Il mio è un impegno costante ma non perché me lo chiede qualcuno, mi piace farlo e mi sentire bene, dare aiuto al prossimo e a chi ne ha di bisogno è importante. Ogni tanto, in centro, mi occupo anche di falegnameria, la mia passione».


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26 giugno 2016

Speciale Zafferana

dell’

Jonio

“ETNA IN SCENA” Presentato il cartellone 2016 che propone serate culturali di alto livello

Il sindaco Russo: “Motore di sviluppo turistico” Il dott. Alfio Vincenzo Russo, sindaco “Fiorella Mannoia, Patty Pravo, Renzo Ardella cittadina etnea, ha voluto ringraziare bore, Elio e le Storie Tese, Clementino, Sasà gli artisti, i consiglieri comunali Chiara GuSalvaggio, Miles Glorious, Flavio Insinna, glielmino e Sergio Alampo, il vicesindaco rag. Nino Frassica, Alessio Bernabei, Roberto LiGiovanni Di Prima, il dott. Mario Trombetta, pari, Miele, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Gino Astorina, Jacopo Cavallaro “, sono alcuni degli artisti che arricchiranno il cartellone estivo di “ Etna in Scena 2016 “, una delle più importanti e prestigiose manifestazioni che si svolgerà nell’incantevole Anfiteatro Comunale di Zafferana Etnea. Alla conferenza stampa che si è tenuta nella sala consiliare del Comune di Zafferana Etnea erano presenti artisti, impresari come Nuccio (foto di Giuseppe Lo Re) La Ferlita, albergatori come Enza la dott.ssa Maria Concetta Messina che hanCutuli e Raffaele Longo, cittadini, i consiglieri no dato il loro apporto per la realizzazione comunali Chiara Guglielmino e Sergio Alamdella manifestazione. po, operatori turistici, operatori commerciaInoltre il primo cittadino ha ribadito come li, l’assessore regionale al Turismo Anthony “Etna in Scena “ rappresenti la pietra miliare Barbagallo, la dott.ssa Maria Concetta Mesper lo sviluppo turistico della nostra zona. sina, dirigente del settore affari generali e il Anche l’assessore regionale al Turismo, direttore generale Mario Trombetta.

Anthony Barbagallo ha sottolineato come l’evento “ Etna in Scena “ rappresenti un momento di eccellenza regionale, che avrà una ricaduta positiva dal punto di vista economico e turistico non solo per Zafferana ma per tutta la Sicilia”. Il vicesindaco rag. Giovanni Di Prima, nonché assessore al Turismo e allo Spettacolo del centro etneo, ha voluto ringraziare tutti i cittadini, le associazioni locali, gli artisti, gli impresari, che hanno accettato di donare ai Servizi Sociali del Comune 50 centesimi per ogni biglietto venduto, la Regione Siciliana per l’apporto economico e gli sponsor che hanno permesso la realizzazione di un ricco cartellone. Nell’illustrare il programma estivo, Di Prima ha inoltre ricordato che vi sarà una settimana dedicata al cinema e alle fiabe per i bambini. Sono previsti pure appuntamenti teatrali che prevedono l’esibizione delle compagnie locali Val Calanna teatro, Gli Sbandati, Ars Teatri. Giuseppe Russo


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