LA Jonio VOCE Anno LX- N. 10
Domenica, 26 novembre 2017
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Il Papa in Myanmar
Messaggero di pace e dialogo interreligioso
dell’
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
PREMIO CUTULI
VOLONTARIATO
RICORDO
Due incontri con gli studenti a Catania e S. Venerina Il dramma immigrazione nel racconto degli inviati Rita Messina
Csve: Natale di solidarietà per la Giornata dei poveri Porte aperte nelle case di Acireale e Librino
Antonietta Strano visse con slancio l’impegno verso deboli e indifesi e lo sublimò con l’Aifo
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Anna Bella
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Maria Pia Risa
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Intervista I lavori dell’assemblea sul futuro dell’umanità nelle riflessioni del vescovo mons. Raspanti
“Non tutto il possibile è ammissibile” Guarire le ferite, quelle visibili e quelle invisibili, con il balsamo della misericordia. La via della pace, della riconciliazione e del perdono passa da qui, ed è l’unico antidoto alla rabbia, alla vendetta e alla negazione dei diritti umani. Francesco, il primo Papa a recarsi in Myanmar – Paese con oltre 52 milioni di abitanti a maggioranza buddista, dove i cattolici sono l’1,7% della popolazione – non nomina mai i Rohingya. Eppure il primo gesto, a sorpresa, al suo arrivo a Yangon, in una giornata che avrebbe dovuto essere dedicata soltanto al riposo dal lungo viaggio, è quello di anticipare l’incontro con il capo dell’esercito, Min Aung Hliang. “Si è parlato della grande responsabilità del Paese in questo momento di transizione”, dirà ai giornalisti il portavoce vaticano, Greg Burke, a proposito dell’incontro privato del 27 novembre, previsto invece da programma per il 30. Pace per tutti, nessuno escluso. Il primo momento pubblico del 21° viaggio apostolico internazionale di papa Francesco, il 28 novembre, dopo l’incontro privato con i leader religiosi, è l’incontro con Aung San Suu Kyi, figlia del generale Aung San, segretario del Partito Comunista Birmano ucciso nel 1947 da oppositori politici, Premio Nobel per la pace nel 1991 e ora consigliere di Stato e ministro degli Esteri. “Il futuro del Myanmar dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascuno individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune”. Pur senza menzionare esplicitamente i Rohingya, Francesco fa notare che la costruzione della pace e della riconciliazione nazionale può avanzare solo attraverso l’impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani. Se lavorano insieme, con spirito di armonia e rispetto reciproco, le comunità religiose birmane possono svolgere un ruolo importante in questo processo, soprattutto per guarire le ferite emotive, spirituali e psicologiche di tutti coloro che hanno sofferto negli anni del conflitto. In Myanmar, “il futuro è nelle mani dei giovani”, dice il Papa nella parte finale del discorso alle autorità e al corpo diplomatico, in cui parla di giustizia tra le generazioni e del diritto che “le generazioni future possano ereditare un ambiente naturale incontaminato dall’avidità e dalla razzia umana”. M. Michela Nicolais (continua a pag. 2)
Confronto non facile tra fede e scienza Il contributo cattolico Abbiamo intervistato il nostro vescovo, mons. Antonino Raspanti, raccogliendo alcune sue impressioni sui temi trattati all’ assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, quali le scoperte della medicina, della genetica, delle neuroscienze e della robotica, unite alle prospettive di analisi che queste offrono per la riflessione cattolica: ci si chiede quale rapporto abbiano tali innovazioni con i principi evangelici. Un confronto non facile, quello tra teologia e scienza positiva che ha bisogno di uno sforzo costante, da ambo le parti. Francesco Pio Leonardi (a pag. 6)
SINODO DEI GIOVANI In fase di preparazione in diocesi “Insieme sulla strada”, una ricca esperienza di dialogo
Un social reality sull’asse New York - Acireale Un reality che pone in prima linea i ragazzi e le loro conversazioni a 360 gradi. È lo scopo di “Insieme sulla strada”, il reality ideato da TeleMater e che vedrà coinvolte le diocesi di New York (dove ha sede la più importante emittente televisiva cattolica americana) e quella di Acireale. La fase di pre-produzione, che darà il via al reality, è prevista per fine settembre 2018, alle porte dell’inizio del Sinodo dei giovani indetto da Papa Francesco. L’obiettivo del format è quello di creare un dialogo oltreoceano, che mette in comunicazione le due realtà cosi diverse tra loro,
INTERVISTA
attraverso le voci protagoniste di ragazzi d’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Tutto partirà dal questionario che Papa Francesco ha voluto lanciare ai giovani credenti e non in vista del Sinodo che inizierà l’anno prossimo. Al centro del reality, quindi, un dialogo fra l’Italia e gli USA, che si svilupperà anche attraverso i social media, uno dei principali luoghi virtuali dove i ragazzi vivono.Anna Bella Domenico Strano (continua a pag. 2)
DIOCESI
Don Valentino Salvoldi e la sua preoccupazione “Scrivo a voi giovani che siete fragili...” Domenico Strano
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MAGMA
Il Vescovo al raduno delle Confraternite “concentrato e deposito di tradizioni e cultura” Angela Di Francisca
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Oltre novecento film alla rassegna di Acireale E una mostra di foto su Carmelo Bene Monica Trovato
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VALVERDE Dopo due mesi di chiusura per rischio idrogeologico celebrazione eucaristica e conferenza illustrativa presiedute dal Vescovo mons. Antonino Raspanti
Riaperto il Santuario, superati i timori di sicurezza Il primo giorno della novena dell’Immacolata, il Santuario di Valverde è stato riaperto al culto. A presiedere la celebrazione, che si è svolta in due momenti, celebrazione eucaristica e conferenza illustrativa, mons. Antonino Raspanti. In seguito alle bombe d’acqua degli scorsi mesi e ai relativi danni nei pressi del Santuario, i controlli dei vigili del fuoco, infatti, avevano portato alla dichiarazione di inagibilità della chiesa, chiusa con ordinanza sindacale dell’1 ottobre scorso. “Sono state fatte indagini con il georadar –ci ha detto qualche giorno fa padre Nei -, con una tecnica 3d, sono stati fatti due carotaggi vicino la porta laterale della chiesa e con la telecamera si è verificato che non ci
sono vuoti. I problemi di umidità in chiesa sono stati risolti subito dopo il 26 settembre. Quello che i vigili del fuoco hanno detto non è stato confermato dalle indagini. Siamo stati quasi due mesi chiusi per fare questi accertamenti”. Dalla chiesa della Misericordia, situata a pochi metri dal Santuario, alle 18,30 circa, si è mossa la processione di ieri, alla quale hanno partecipato i fedeli, il vescovo, i padri agostiniani scalzi, i sacerdoti concelebranti, la confraternita Santa Maria della Misericordia e del Ss. Crocifisso, e i vari gruppi parrocchiali. Arrivati in piazza, il vescovo, con la presenza del primo cittadino, Rosario D’Agata, ha riaperto il Santuario ai fedeli per poi pre-
siedere la celebrazione eucaristica. Momento emozionante -intensificato dal suono delle campane - per molti, perché possono finalmente tornare a pregare di fronte l’amato altare della Madonna e riacquisire gioia, pace e conforto nei loro cuori. Durante l’omelia mons. Raspanti ha detto, tra l’altro: “In questi mesi forse avete riflettuto dove il Signore ci conduce attraverso queste difficoltà, che sono anche naturali. Questo è un luogo antico dove la Madonna si è fatta presente. La diocesi s’impegna a tal proposito perché questo lavoro è costruzione di fede. La comunità si forma stando insieme, impiegando tempo e risorse”. Graziella De Maria (continua a pag. 2)
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In Seconda
26 novembre 2017
dell’
ACIREALE L’omelia di mons. Raspanti al Pontificale del 14 novembre
Jonio
GIARRE Primo di 4 concerti in Municipio
Santa Venera, riscatto e dignità Ricordando Puccini Ha parlato di riscatto e dignità, che gli acesi devono riconquistare seguendo l’esempio dei santi ed in particolare di Santa Venera. Lo ha fatto il vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti, in occasione dei festeggiamenti dedicati alla traslazione delle spoglie della Santa Patrona, il 14 novembre scorso, ribadendo quanto aveva poco prima affermato nell’omelia del pontificale celebrato in Cattedrale. E lo ha fatto proprio davanti al Municipio, dove il busto-reliquiario della Santa Patrona è stato portato per il saluto alla città, alla presenza del Sindaco, delle autorità e dei numerosi fedeli intervenuti. Santa Venera “d’inverno”, come viene comunemente denominata questa ricorrenza, ricorda almeno tre eventi, succedutisi nel corso dei secoli: la prima traslazione delle spoglie, da Ascoli Piceno a Roma, il 14 novembre di un anno imprecisato nel IV secolo; la seconda traslazione delle spoglie, il 14 novembre 1652, dalla chiesa di Gesù e Maria all’attuale Cattedrale. Il terzo evento è avvenuto in tempi più recenti, Il 14 novembre 1941, durante la seconda guerra mondiale quando, a conclusione delle celebrazioni vespertine in onore di Santa Venera, gli aerei dell’aviazione britannica bombardarono la città; il bilancio fu di 21 morti e di 29 feriti e l’area colpita fu molto ridotta, ma la situazione avrebbe potuto essere ben più tragica se il bombardamento fosse avvenuto prima, mentre c’era molta più gente per le strade
ed erano ancora in corso le celebrazioni per la Santa Patrona, al cui intervento protettore venne attribuito il fatto che la città aveva evitato danni e perdite umane più rilevanti. In numerose occasioni la protezione di Santa Venera si è manifestata nei confronti di Acireale e dei suoi abitanti. Ma sicuramente il 5 novembre 2014, quando il centro storico e un’ampia zona del territorio acese furono colpiti da una terribile tromba d’aria che per una serie di concomitanze causò solo danni materiali, è stata evidente la protezione della Santa Patrona, come rilevato nove giorni dopo, proprio il 14 novembre, dallo stesso vescovo mons. Antonino Raspanti, che elevò una speciale preghiera di ringraziamento. I festeggiamenti di quest’anno hanno visto – come di consueto – la partecipazione dei cori delle scuole medie acesi e l’offerta dell’olio per la lampada votiva della cappella di Santa Venera da parte del sindaco di uno dei comuni della diocesi, e quest’anno è stato il turno del primo cittadino di Fiumefreddo, Sebastiano Nucifora. Ma
ci sono state anche due novità importanti. La prima è stata l’offerta di un prezioso medaglione da parte della delegazione greco-ortodossa del Convento Patriarcale di Santa Venera di Megara, che dopo aver visitato la nostra basilica Cattedrale il 30 ottobre scorso ed aver celebrato, con l’Abate padre Chrysostomos Koulouriotis, la Divina Liturgia nella cappella dedicata alla nostra Santa (che in greco viene chiamata Paraskevì – Parasceve – che è il nome del venerdì santo, giorno in cui, secondo la tradizione, sarebbe nata Santa Venera nell’anno 100), ha lasciato l’artistico medaglione che è stato apposto sul busto reliquiario di Santa Venera dal cappellano don Roberto Strano. La seconda novità è stata la mancanza assoluta di fuochi d’artificio, vietati dalle autorità di pubblica sicurezza e di protezione civile a seguito del crollo di intonaci all’interno della Cattedrale, nell’estate scorsa; pertanto la processione con cui il busto reliquiario di Santa Venera è stato portato in Municipio, è stata animata solo dalle preghiere e dalla benedizione del Vescovo; una parte dei fondi raccolti a tale scopo è stata utilizzata per l’acquisto di giocattoli che sono stati donati al reparto di pediatria dell’ospedale di Acireale. Ne è risultata nel complesso una celebrazione più raccolta e più spirituale, così come era già avvenuto con i festeggiamenti estivi dello scorso mese di luglio. Nino De Maria
Zafferana: da 20 anni gli scouts Agesci si formano e aiutano il prossimo Nell’ottobre del 1996 nasceva a Zafferana, per iniziativa di Anna Russo, la prima comunità caposcouts e già nel 1997 il gruppo operava attivamente nella cittadina etnea. Da vent’anni gli scouts di Zafferana svolgono la loro attività a scopo educativo con la finalità di formare l’uomo e la donna, dalla più tenera età, attraverso strumenti metodologici quali il gioco, l’avventura e la strada. Si comincia ad otto anni da “ lupetto “ fino a diventare esploratore e guida e per concludersi come rover e scolte. A vent’anni il percorso educativo finisce e il ragazzo o la ragazza potranno scegliere se continuare a “ servire “ o meno nell’associazione. Il gruppo Agesci-Scouts di Zafferana è composto da circa 120 elementi. Sergio Alampo, caposcouts, ha dichiarato, di essere molto emozionato, perché da vent’anni segue questo percorso, inizialmente da “ lupetto “, fino ad oggi, quando si ritrova ad essere caposcouts. E’ un cammino che lo riempie di gioia. “Dopo vent’anni – ha commentato Antonino Quattrocchi, altro caposcouts - ci ritroviamo in questa atmosfera di festa, per ricordare l’inizio della nostra grande esperienza scouts. E dobbiamo dire grazie ai formatori che si sono susseguiti in questi anni, e ci hanno aiutato a diventare “ servitori “ della comunità. L’inizio è
stato difficile, perché fare il capo è un impegno e una grande responsabilità nel guidare i ragazzi”. Il primo cittadino di Zafferana, Alfio Vincenzo Russo, ha sottolineato come il ventennale del gruppo Agesci –Scouts, rappresenti un traguardo importante per la comunità zafferanese e si pone come un punto di riferimento per i giovani per la loro crescita personale e sociale. Il sindaco, inoltre, ha ricordato la compianta Anna Russo, artefice e protagonista della nascita degli scouts a Zafferana Etnea, e ha ringraziato il nostro amatissimo parroco don Gigi Licciardello, che, in città, ha visto nascere e crescere gli scouts. Il ventennale è stato festeggiato domenica 26 novembre, la manifestazione si è svolta all’interno del Parco comunale della cittadina etnea, dove ci sono state dimostrazioni delle tecniche scouts, giochi e proiezioni di foto. Non è mancata una celebrazione eucaristica, curata da don Gigi, alla quale hanno partecipato i genitori dei bambini scouts e autorità politiche, tra cui il primo cittadino Russo, il vicesindaco Di Prima e l’assessore Russo. Giuseppe Russo
Nel Salone degli Specchi di Giarre ha avuto luogo il primo dei quattro appuntamenti musicali inseriti nella stagione concertistica “In ricordo di Giacomo Puccini - II Edizione”, evento realizzato dall’associazione musicale “Giacomo Puccini” con il patrocinio del Comune di Giarre. La serata inaugurale, in ricordo del 93^ anniversario della scomparsa di Puccini, è condotta da Elia Torrisi. Portando i saluti dell’amministrazione, l’assessore alla cultura Piero Mangano si è congratulato per il solerte lavoro svolto dall’associazione, sottolineando più volte la qualità della manifestazione e ricordando la solida e storica tradizione musicale che la città di Giarre può vantare. Abbandonate le parole, la musica diventa subito protagonista. La prima ad esibirsi è la flautista Martina Fasano, laureata con il massimo dei voti presso il conservatorio Vincenzo Bellini di Catania con tre diversi brani per solo flauto. Si prosegue con la performance entusiasmante del giovanissimo duo Di Silvestro che ricalca la scia segnata dalla Fasano all’insegna della buona musica francese. Il duo è composto dai fratelli Agnese, giovanissima
pianista ammessa all’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania, dove attualmente frequenta il terzo anno del triennio accademico e Vincenzo, ammesso in conservatorio all’età di 8 anni. Un plauso al direttore artistico Salvatore Emanuele Puglisi, capace di presentare un repertorio tanto variegato quanto coerente nel suo fil rouge, in grado di guidare per mano lo spettatore attraverso l’esperienza amorosa di Faurè, nella sua coincidentia oppositorum di toni struggenti alternati ad una velata gioiosa malinconia fino al raggiungimento dello spannung con l’esecuzione delle dodici variazioni di Beethoven tratte dal tema dell’oratorio “Judas Maccabäus” di Handel. A congedare lo spettatore, i toni briosi di una tarantella di Squire. Al termine della serata, il presidente dell’associazione Antonio Crisafulli consegna i titoli artistici ai musicisti coinvolti. L’appuntamento con il prossimo evento della rassegna è fissato per giorno 14 dicembre con “In duo, tra romanticismo e opera italiana”, alle ore 20, presso il Salone degli Specchi di Giarre. Andrea Rapisarda
dalla prima Social reality New York - Acireale dell’
Jonio
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Il casting prevede diverse figure del mondo giovanile: una fa-
miglia giovane (magari con figli piccoli); un ragazzo/a italiano nei primi anni di Universita’ (21 anni); un ragazzo/a italiano d’età più matura (26 anni); un ragazzo/a straniero, che vive in Italia, tra i 20 e i 30 anni; un seminarista, tra i 20 1 i 30 anni; un ragazzo/a tra i 20 e i 30 anni, che si definisce “non religioso”; infine, una coppia di fidanzati non ancora sposati. Don Arturo Grasso è uno degli ideatori e curatori del progetto: “Vogliamo dare al progetto un taglio molto giovane. Così come il Sinodo è dei giovani, e loro devono essere i protagonisti assoluti dell’operazione, così anche il format del nostro reality vuole rispettare queste caratteristiche”. I protagonisti filmeranno l’intera produzione attraverso il cellulare, che può essere un I-Phone, o un telefono simile. “Il cellulare dà un’idea di immediatezza, imperfezione naturale, spontaneità, intimità. Vogliamo raccontare i giovani dagli occhi dei giovani, e non diversamente. Vogliamo che loro siano i protagonisti anche del fare”. Un confronto tra giovani, anche nei luoghi meno plausibili come un pub o l’università), perché occorre “superare le barriere del pregiudizio” e avvicinarsi “a chi non crede, facendolo sentire ascoltato”. TeleMater si occuperà della parte del montaggio per uniformare il format e della parte artistica e il coordinamento della produzione. La parte organizzativa in Italia è affidata alla Diocesi di Acireale, che coordinerà la realizzazione del progetto in Italia mentre la parte organizzativa negli Stati Uniti sarà affidata ad una o più parrocchie dello stato di NY, impegnate nella realizzazione del progetto negli Stati Uniti.
Domenico Strano
Valverde: riaperto il Santuario
Ricostruiamo insieme questo luogo, come abbiamo già cominciato a fare, sapendo che ognuno di noi metterà in gioco le proprie forze. Facendo questo si dà un senso a Valverde, a chi vive qui e a chi ci approda. Tutto quello che fate di materiale lo offrite in culto al Cristo, offrite con la preghiera. Sicuramente ci costa, ma questo poco che abbiamo lo offriamo a Lui perché ci salvifica e salvi il mondo. Dobbiamo offrire le nostre forze, Dio vuole che collaboriamo”.
Ad animare la celebrazione eucaristica i canti della corale polifonica S. Agostino. Dopo la messa di ringraziamento l’architetto Di Mauro, mediante il supporto di immagini proiettate, ha parlato di manutenzione ordinaria programmata, dell’evoluzione del dissesto del Santuario nel corso di questi mesi, di cosa è accaduto in termini tecnici, di come si è intervenuti e del lavoro che c’è da fare. L’architetto ha presentato ai fedeli il progetto di restauro e consolidamento del Santuario, da realizzarsi con un cofinanziamento della Cei, con i fondi dell’8xmille. In seguito padre Nei ha mostrato la sua gratitudine nei confronti di tutti quelli che hanno collaborato e di chi lo farà invitando a non rimanere indifferenti di fronte a questa problematica. Don Carmelo Sciuto, direttore dell’Ufficio Beni culturali della diocesi di Acireale ha spiegato le azioni di collaborazione con la Cei, con l’amministrazione comunale e con la Soprintendenza ai Beni culturali, anticipando alcuni interventi futuri. Il vescovo mons. Antonino Raspanti ha infine aggiunto: “Se tutto funziona bene e senza intoppi, il lavoro sarà pronto all’inizio del 2019”. Il progetto di restauro e consolidamento del Santuario e dei locali annessi ammonta ad un totale di 406.945,71 euro, di cui il 70%, 284.862,00 euro, sarà finanziato dai fondi dell’8xMille della Cei ed il restante 30%, 122.083,71 euro sarà coperto tramite la raccolta fondi promossa dalla parrocchia in un conto corrente dedicato, dove confluiranno le offerte dei fedeli e degli imprenditori locali. Ogni mese si pubblicherà l’estratto conto in Santuario, simbolo di trasparenza. Di seguito le coordinate bancarie del conto corrente dedicato per la raccolta fondi: IBAN: IT68 X 05034 84300 000000000792. Graziella De Maria
Il Papa in Myanmar
In Myanmar, “il futuro è nelle mani dei giovani”, dice il Papa . E proprio i giovani sono stati i destinatari della Messa del 30 novembre alla St. Mary’s Cathedral, scelta dal Papa come momento di congedo dal Myanmar. “Come padre, o meglio come nonno, non voglio lasciarvi soli”, ha assicurato Francesco, esortando i giovani presenti dentro e fuori la chiesa,
giunti da tutto il Paese, a non aver paura dei propri errori e a farsi sentire. Senza paura di “fare scompiglio”, ma gridando con la vita, col cuore. Il bastone dei profughi del Rakhine. Il Kyakkasan Ground di Yangon è un parco di 60 ettari, dove i giovani sono soliti praticare una trentina di attività sportive. Il 29 novembre, la folla che lo riempie si perde a vista d’occhio. Per essere “testimoni della riconciliazione e della pace” bisogna saper dire no alle vendetta e sì al “balsamo della misericordia”, il messaggio centrale dell’omelia di Francesco, davanti a 150mila fedeli cattolici che sono giunti da ogni parte del Paese con ogni mezzo, perfino a piedi, pur di vedere, almeno una volta nella vita, il successore di Pietro. È dalla croce di Cristo che viene la guarigione: per guarire le ferite, visibili e invisibili, della violenza, di un conflitto durato 50 anni, bisogna imparare dalla piccola Chiesa, apparente insignificante nei numeri ma viva, del Myanmar, che sta aiutando un gran numero di uomini, donne e bambini, senza distinzioni di religione o di provenienza etnica. L’amore di Gesù – spiega il Papa -è un “Gps spirituale” che ci guida verso il cuore del nostro prossimo. Mai rassegnarci. “Mai rassegnarci” alle ferite dei conflitti, della povertà e dell’oppressione. È il compito comune di cattolici e buddisti, nelle parole adoperate da Papa Francesco durante l’incontro con il Comitato di Stato “Sangha” dei monaci buddisti al Kabe Aye Centre di Yangon, luogo simbolo del buddismo Theravada e uno dei templi più venerati dell’Asia sudorientale. Difendere i diritti umani. Incontrando i vescovi nell’arcivescovado di Yangon, il Papa parla a braccio per ricordare che la Chiesa è un ospedale da campo e affidare ai presuli birmani una missione: “Guarire”. In vista del prossimo Sinodo, Francesco esorta il clero del Myanmar ad “accompagnare” i giovani. Pregare e curare la “salute spirituale” dei sacerdoti, l’altra consegna, insieme all’invito a far sentire la propria voce nelle questioni di interesse nazionale - come la difesa dei diritti umani e della democrazia - e a proteggere l’ambiente. Anche nella St. Mary’s Cathedral il Papa aveva chiesto ai giovani, tra le doti essenziali del loro bagaglio, la “passione per i diritti umani”, per la giustizia e per la pace. M.Michela Nicolais
dell’
Cultura e Spettacolo
Jonio
26 novembre 2017
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PREMIO CUTULI Tra Catania e Santa Venerina una intensa giornata di lezioni e confronti con giornalisti
Raccontare con obiettività e neutralità La professione giornalistica raccontata dai vincitori del premio internazionale “Maria Grazia Cutuli”: “raccontare la realtà con obiettività e neutralità”. Un’intera giornata, sabato venticinque novembre scorso, dedicata al giornalismo tra Catania e Santa Venerina. Quello alimentato dalla passione di testimoniare gli eventi nel modo in cui realmente avvengono, senza aggiunte o abbellimenti ed incentrata su chi ha creduto in esso, ovvero la giornalista del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, uccisa in Afghanistan il diciannove novembre del duemilauno, mentre svolgeva il suo lavoro. Tanti spunti di riflessione, tante esperienze, riportate senza tentare di “edulcorare la realtà”, ma “raccontandola nel modo in cui è”. Così ha riassunto il compito del giornalista Carmela Giglio, una dei tre vincitori della tredicesima edizione, appena conclusasi, del Premio Internazionale di Giornalismo “Maria Grazia Cutuli”. Un appuntamento che ha tenuto desta l’attenzione dei giovani studenti, presenti alle due fasi in cui l’evento si è svolto. Una riflessione che ha dato loro modo di comprendere dinamiche e meccanismi sviluppatisi tra il giornalista ed i fatti riportati. A testimoniarli i tre vincitori. Per la sezione “Stampa Estera”, il riconoscimento è andato al giornalista greco Teodoro Andreadis Synghellakis, corrispondente da Roma della radiotelevisione greca Alpha, dell’agenzia di stampa Amna e del
quotidiano Efimerìda Syndaktòn; per la sezione “Stampa Italiana”, la giornalista Carmela Giglio, inviata di Tg1 e Gr1 e da settembre corrispondente per la Rai da Turchia, Iraq, Siria ed Europa meridionale; per la sezione “Giornalista siciliano emergente”, infine, Laura Bonasera, originaria di Enna, ma trapiantata a Roma, che fa parte della squadra giornalistica di “Nemo – Nessuno escluso”, in onda il giovedì su Rai2. Tre esperienze diverse, uniche nella loro singolarità ma accomunate dallo stesso principio, quello di “calarsi nella realtà e raccontare il sociale”. Carmela Giglio si è rivolta proprio agli studenti, potenziali giornalisti, presenti nell’aula magna “Santo Mazzarino” della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania. Nella mattinata
di sabato, accolti dal direttore del Dipartimento delle Scienze Umanistiche, Maria Caterina Paino, i giovani hanno ascoltato le parole degli inviati con massima attenzione ed interesse. La Giglio ha raccontato l’innamoramento per la professione che l’ha spinta a percorrere, spesso, sentieri, aree mondiali di crisi e di pericolo in cui lei, come gli altri giornalisti, viene “contaminata dalla realtà e lascia la propria impronta”. Riportare con le parole quello che i propri occhi vedono, gli scenari di scontri, di sofferenza, di incomprensione non sempre è facile. Proprio da questi luoghi di interminabili conflitti, sociali ed economici, nasce “la necessità di testimoniare”, di parlare con la gente, come ha spiegato il giornalista Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera e moderatore del momento culturale. L’evento è stato realizzato nella “Giornata internazionale per combattere la violenza sulle donne”. La conduttrice Daiana Paoli, giornalista di Rai News 24 ha ribadito, in occasione del premio, la terribile realtà, fatta di sopraffazioni fisiche e psicologiche, in cui molte donne vivono ancora. A testimoniarla, ancora una volta, i giornalisti. Una lente d’ingrandimento è stata utilizzata, per mettere in risalto un altro scenario complesso e problematico, quello della crisi economica
che ha colpito la Grecia. Teodoro Andreadis Synghellakis, parlando della profonda crisi socio-economica nella quale si dibatte ancora la Grecia, ha ricordato come “all’improvviso il cammino verso il progresso si sia fermato”, in quella che è la culla della civiltà ed il debito pubblico sia aumentato. La giornalista Laura Bonasera, ha spiegato l’utilità di “provare a vivere la vita degli altri, provare ad essere l’altro, per tentare di capire certi aspetti della realtà” e ne ha dato dimostrazione con la proiezione dei suoi video che l’hanno vista agire secondo questa modalità. La cerimonia di premiazione, svoltasi nel pomeriggio al Cine Teatro Eliseo di via Vittorio Emanuele a Santa Venerina, paese etneo d’origine della famiglia Maria Grazia Cutuli, ha regalato ulteriori spunti di considerazioni su una professione, che, come uno specchio, riflette le caratteristiche del nostro mondo, micro o macro che sia, di una storia personale o dai caratteri generali riscontrabili in ogni individuo, di una realtà economica, culturale o anche determinata dai diversi tratti somatici di chi la condivide con noi. “La passione e l’empatìa” nei confronti di questo mestiere, come ha sottolineato Carmela Giglio, risultano imprescindibili per condurre al meglio il racconto degli eventi e stabilire un ponte necessario fra questi e ogni persona. Rita Messina
ASSOCIAZIONE ALFA Proficuo incontro del direttivo con l’amministrazione comunale
Nuovo presidente Salvatore Maugeri Nuovo direttivo per l’associazione culturale Alfa (Accademia letteraria fotografica acese). A distanza di un anno dalla sua fondazione cambio parziale dei membri del consiglio direttivo nelle recenti elezioni tenutesi lo scorso mese di ottobre. Nuovo presidente l’ingegnere Salvatore Maugeri, stimato professionista e attivo nella città sia politicamente che socialmente e culturalmente. L’ingegnere succede al professore Giacomo Trovato mentre viene riconfermato dai soci elettori a vicepresidente Michele Greco, brillante giovane, futuro avvocato che ha dato fin dall’inizio all’associazione un importante contribuito di idee e iniziative. Nuovo consigliere il dottore Carmelo Strano, responsabile della sezione fotografica, che prende il posto di Maria Grazia Falsone che ha deciso di percorrere strade diverse e nuove esperienze. Riconfermati nelle loro cariche di tesoriere il dottore Antonino Bella e segretaria e portavoce del gruppo Gabriella Puleo. L’obiettivo del consiglio direttivo e dei soci è quello di promuovere iniziative e manifestazioni che possano avere una valenza sociale e culturale non dimenticando anche attività nell’ambito del volontariato con col-
laborazioni con altre associazioni presenti nel territorio, come già è avvenuto lo scorso 15 novembre con un momento di riflessione sociale, in una serata dedicata al problema delle migrazioni dei popoli insieme all’associazione ingegneri e architetti acesi. Il nuovo consiglio direttivo nei giorni scorsi ha avuto il piacere di incontrare l’amministrazione acese per presentarsi nella sua nuova veste e accennare alle varie iniziative per l’anno sociale 2017/2018. Interessante l’incontro con il primo cittadino di Acireale, ingegnere Roberto Barbagallo che si è com-
plimentato con i presenti, augurando una proficua attività di collaborazione tra il comune e le associazioni presenti nel territorio. Il presidente Maugeri ha anche accennato ad interessanti cambiamenti per quanto riguarda il fiore all’occhiello dell’associazione, l’organizzazione nel prossimo mese di luglio del premio letterario nazionale “città di Acireale “ e del premio fotografico nazionale “Fotografo per caso”. Tante le novità della prossima edizione, insieme alle altre iniziative durante il corso dell’anno. La manifestazione si svolgerà, nella barocca piazza Duomo, salotto della città. Anche l’assessore alla cultura Antonio Coniglio ha espresso i suoi auguri al nuovo direttivo certo di una interessante collaborazione per la crescita culturale di Acireale. L’associazione Alfa, che ha sede ad Acireale in via Paolo Vasta n° 178, sarà lieta di avere nuovi simpatizzanti e soci che potranno contribuire con le loro idee e proposte al progetto di collaborazione e crescita culturale del territorio. Maria Pia Risa
SINERGIE MEDIALI Primi passi insieme di “Radio Tau”, “Tv Acicastello” e “La Voce dell’Jonio”
Fare rete, fare comunità e diventar fermento “Fare rete, fare comunità, per diventare fermento”, afferma don Arturo Grasso, collaboratore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, che si è fatto promotore di una sinergia collaborativa tra le agenzie di comunicazione presenti nella diocesi di Acireale: TV Acicastello, Radio Tau di Aci Sant’Antonio e la nostra testata, che si occupa di carta stampata e di divulgazione via web. Sono tre realtà mediatiche che operano autonomamente all’interno della diocesi di Acireale; non sono le uniche, ma queste tre lavorano ponendosi al servizio della diocesi. La proposta è di mettere assieme le loro forze ed i loro mezzi, ciascuna con la propria specificità, per creare un sistema di divulgazione unico che passi attraverso le tre modalità utilizzate dai tre enti. Per approfondire tale proposta si è svolto qualche giorno fa nella nostra redazione un incontro organizzativo con i rappresentanti dei tre gruppi di lavoro, da cui è emerso che da tale sinergia
può scaturire la possibilità di fare “comunicazione seria” parlando delle medesime realtà, e non solo a livello locale, e tramite “La Voce dell’Jonio” è anche possibile accedere alle informazioni ed agli approfondimenti proposti dall’agenzia di stampa Sir (Servizio Informazione Religiosa). Sarà ancora un’opportunità per fare cultura e un’occasione per avvicinare e coinvolgere soprattutto i giovani; a tal proposito è stata lanciata l’idea di realizzare un social reality attraverso dei video-selfie in cui i giovani si raccontano da protagonisti. Inol-
tre in vista del Natale potrebbe essere preparata una puntata speciale di “Spazio Giovani”, da trasmettere in diretta su Radio Tau e TV Aci Castello, in collegamento con l’Istituto “Regina Elena” di Acireale (con la cooperazione di Margherita Ferro, collaboratrice della nostra testata e docente presso il medesimo istituto). È un’opportunità che i presenti all’incontro hanno apprezzato e colto al volo, tanto che tutti sono già al lavoro per realizzare dei progetti in sinergia. Per la cronaca erano presenti: don Arturo Grasso, dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali; Don Andrea Sciacca, Antonio Manuel Castro e Manuela Cordaro di Radio Tau; Ivan Gagliano di TV Acicastello; ed infine, per la nostra testata, il direttore Giuseppe Vecchio ed i collaboratori Nino De Maria, Margherita Ferro e Gabriella Puleo. AD
Libri I valori dell’Istituto “S. Michele” nel libro di Nando Costarelli
Nella sala Costarelli di Acireale presentato il libro “Vano è delle scene il diletto” di Nando Costarelli: “Applico ogni giorno i valori che ho appreso allo storico Istituto San Michele”. Protagonisti i ricordi personali, quelli della propria esperienza, che si intrecciano con la storia di un glorioso istituto scolastico di Acireale, il “San Michele” dei Padri Filippini. A raccontarli, ridargli vita e lustro l’acese Nando Costarelli, che li ha affidati alle pagine del suo libro intitolato “Vano è delle scene il diletto”, pubblicato con il logo della casa editrice “La Voce dell’Jonio”. Il prof di lingue ha voluto ripercorrere gli anni dei suoi studi, dal 1966 al 1979, e li ha riportati analiticamente nel suo scritto. Lo scorso sabato, l’opera è stata presentata nella sala “Costarelli” dell’omonima pasticceria di piazza Duomo ad Acireale. Il presidente dell’associazione ospitante, Mario Di Prima, ha sottolineato la valenza del libro che testimonia l’incidenza dell’educazione etica sull’individuo. Non soltanto una sequenza di date ma anche volti, persone amiche, compagni d’avventura, guide insostituibili, come la maestra Agata Sorbello, compaiono nello scritto e ne sono protagonisti, per compiere il viaggio, indietro nel tempo, che ricostruisce il cammino individuale dell’autore e della sua formazione didattica ed umana. Un viaggio che fornisce, al tempo stesso, notizie storiche sulla scuola cattolica, tutt’oggi presente nel territorio con il liceo scientifico paritario di via Dafnica, mentre all’epoca descritta dal prof. Costarelli annoverava anche la scuola elementare, media ed il liceo classico. “Bisogna essere onesti e coraggiosi, sereni e trasparenti per parlare di sé ed il professore Costarelli, oltre a questo, vuole portare come esempio la fruttuosa esperienza educativa che ha fatto nel suo percorso di formazione. Ci racconta questa, che è una storia piccola, ma non meno importante delle grandi storie, che sa anche di nostalgia, con uno stile classico attinente a lui”, ha affermato il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore de “La Voce dell’Jonio”, relatore dell’incontro, moderato dalla dott.ssa Gabriella Puleo. In ogni capitolo del libro compaiono notizie su ciò che caratterizzava la scuola in quegli anni ed i suoi rappresentanti. L’autore ricorda, poi, la divisa d’ordinanza indossata dagli studenti, la festa dei premi per la religione, per la condotta, per lo studio in generale, la nomina di “capoclasse”, le dinamiche relazionali legate ad un contesto fondamentale per la crescita individuale. Testimonianza di queste, dei rapporti di fiducia e di rispetto, nati in quel clima, dell’amore con cui veniva svolta la professione di insegnante è una poesia, intrisa di gratitudine e commozione, che l’autore dedica alla maestra Sorbello, la cui figlia, la professoressa Eleonora Bonaccorsi, ha ribadito, nel suo intervento, il coinvolgimento sereno e gioiso nel compiere quotidianamente il suo lavoro. Il titolo, “Vano è delle scene il diletto”, si rifà all’inizio della frase presente sul palco del teatro dell’Istituto, così completa: “che non miri a preparare l’avvenire”. Spiega, infatti, Nando Costarelli la sua attrazione per detta definizione. Essa sottolinea la necessità della preparazione in ognuno di noi: “Lo studio deve essere in cima ai pensieri dei ragazzi, costituisce importante occasione di arricchimento. Gli anni trascorsi al S. Michele mi hanno fornito insegnamenti e valori morali che mi adopero per applicare nella vita quotidiana”, ha spiegato l’autore. Il libro costituisce, dunque, un esempio dell’importanza di poter compiere la propria formazione scolastica ed etica in un ambiente di sani principi, in grado di guidare l’individuo con serenità e sicurezza, dal momento che i valori morali e cristiani entrano a far parte di ciascuno fin dagli anni dei primi studi e interrelazioni. Nando Costarelli si mostra grato per ciò che ha imparato all’Istituto San Michele, scuola cattolica paritaria. R. M.
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LA PRESENZA DEI SACERDOTI È UN DONO PREZIOSO
Jonio
www.insiemeaisacerdoti.it
PRENDIAMOCI CURA DEI SACERDOTI, COME LORO SI PRENDONO CURA DI NOI Fare un’offerta libera e spontanea non è poi così difficile. Di solito si è sollecitati dall’emozione del momento: emergenze umanitarie, ricerca su gravi malattie, catastrofi ambientali. Anche elargire per la propria parrocchia non è cosa ardua. Ne faccio parte, mi fido del mio parroco e in fondo so che l’oratorio da ristrutturare accoglierà anche mio figlio, quindi perché non contribuire a qualcosa che poi mi tornerà utile? E donare un’offerta per i sacerdoti? “Non mi riguarda. Qualcun’altro ci penserà”. È la risposta di molti cattolici che vanno a messa regolarmente e stimano il proprio parroco (al quale non fanno mancare nulla). Soprattutto a loro è destinata la XXIX Giornata Nazionale del 26 novembre, domenica dedicata a Cristo Re. Prendiamoci cura dei sacerdoti come loro si prendono cura di noi. Doniamo a chi si dona. Così recita la locandina che verrà inviata in tutte le parrocchie italiane. L’appuntamento annuale vuole richiamare soprattutto l’attenzione dei fedeli sia sull’opera instancabile dei 35mila sacerdoti sempre in mezzo a noi, pronti ad aiutarci nelle fatiche della vita, sia sull’importanza delle Offerte dedicate al loro sostentamento. Buona è l’offerta che non è fatta sulla spinta della sola emozione. Buona è l’offerta non episodica, buona è l’offerta meditata e rego-
lare. I sacerdoti non hanno alcuna garanzia automatica, non ricevono nulla dallo Stato perché parroci. Eppure restano i sacerdoti che noi vogliamo avere a disposizione, sempre, quando abbiamo bisogno di loro. Le Offerte destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, sono uno strumento stabile che permette a ogni fedele di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani, che assicurano una presenza costante nelle nostre parrocchie per annunciare il Vangelo e supportare le comunità. I sacerdoti si affidano quindi alla comunità per essere liberi di servire tutti, senza dover pensare al proprio mantenimento. Essi dedicano la vita agli altri con una presenza costante che si declina in gesti a volte coraggiosi e a volte semplici di vicinanza. “Aiutare in maniera concreta e costante i nostri sacerdoti credo sia un dovere di tutti noi che ne apprezziamo la missione e l’operato. Ogni Offerta, anche di minimo importo, sostiene un sacerdote e gli dà energia per continuare a svolgere la sua missione e aiutare i più poveri. Se crediamo nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona, sostenerli”, spiega il responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, Matteo Calabresi.
4 TESTIMONIANZE DELL’IMPEGNO DEI 35.000 SACERDOTI ITALIANI Nel centro storico di Bari, una scuola di musica e un’orchestra giovanile sono strumenti efficaci per coinvolgere i ragazzi del quartiere e tenerli lontani dal reclutamento e dalle regole della malavita. Coordinato da don Antonio Parisi, il progetto prevede anche il coinvolgimento di cittadini e associazioni per consentire all’Orchestra di portare avanti tante attività. Una scuola di musica ma anche di vita, che cresce i giovani, indirizza al meglio le loro energie e li prepara ad essere adulti maturi e consapevoli.
Anche in una parrocchia di 5000 anime si possono fare grandi cose. A Castrovillari, in Lucania, don Giovanni Maurello ha dato vita al centro “Evergreen” per dare risposta ad un’urgenza del territorio che comprende tanti pensionati e vedovi, persone con figli lontani, dove la solitudine si fa sentire. A loro, 10 animatori propongono giochi per allenare la mente, ginnastica, partite a carte, teatro, cineforum, incontri su temi di attualità, escursioni… le giornate di tanti anziani sono davvero cambiate in meglio.
Don Dario Roncadin, parroco a San Vito al Tagliamento è impegnato contro il dilagare del gioco d’azzardo e delle slot machine. Sostenuto da un gruppo di giovani, dalla Caritas diocesana di Udine e dall’amministrazione cittadina, non solo ha denunciato una situazione allarmante, ma ha promosso serate di sensibilizzazione per le famiglie, percorsi formativi, destinati a cittadini attivi in associazioni per monitorare, segnalare e fare prevenzione, chiedendo inoltre lo spegnimento delle slot in alcuni periodi dell’anno. E i risultati sono arrivati.
In Molise, una diocesi che comprende 32 comuni, don Salvatore Rinaldi, responsabile della Caritas diocesana, anima il progetto “Verso la periferia”, un piano di pastorale sanitaria, che prevede monitoraggio e sostegno per arrivare dove le strutture pubbliche non riescono ad intervenire. Situazioni di degrado, problemi di depressione e alcolismo, famiglie devastate economicamente ed emotivamente dal gioco d’azzardo, violenze domestiche… Una prevenzione fatta di porta in porta, dove alla cura del corpo si è unita quella dell’anima.
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Maria Grazia Bambino
PER SAPERNE DI PIÙ CHI PUÒ FARE UN’OFFERTA? Ognuno di noi. Per se stesso, per una famiglia o un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica. COME POSSO DONARE? O Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto centrale sostentamento clero - Erogazioni liberali, via Aurelia 796, 00165 Roma” O Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it O Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it O Con carta di credito CartaSì, chiamando il numero verde CartaSì 800 825 000 o donando on line su www.insiemeaisacerdoti.it PERCHÉ LE OFFERTE SE C’È GIÀ L’8XMILLE? Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille è uno strumento ben noto che non costa nulla ai fedeli. Le Offerte sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso ma esprimono una scelta di condivisione e corresponsabilità con i sacerdoti italiani. E raggiungono tutti i sacerdoti, anche nelle parrocchie più piccole e lontane. PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”? Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno, con un consistente risparmio fiscale.
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Jonio
Volontariato e Solidarietà
26 novembre 2017
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GIORNATA DEL VOLONTARIATO Il Csve si prepara al 5 dicembre, porte aperte nelle case di Acireale e Librino
Natale all’insegna della solidarietà Nel Centro di accoglienza San Camillo tre giorni di eventi, dibattiti e celebrazioni per la Giornata mondiale dei poveri
ACIREALE
La Giornata Mondiale dei Poveri, cequesta iniziativa voluta personalmente lebratasi lo scorso 19 novembre e fortedal Papa, il CSVE ha iniziato a pianifimente voluta da Papa Francesco a concare una serie di iniziative di solideriatà clusione del Giubileo della Misericordia, che culmineranno nelle imminenti feste ha visto il volontariato mobilitarsi in natalizie, chiedendo ai volontari e alle prima linea affinché tutta la comunità reti associative collegate di attivarsi per ricordi di tendere la propria mano ai più svolgere, a favore di chi ha più bisogno, poveri e disagiati, costituendo di fatiniziative delle quali verrà dato conto to un modello di riferimento per tutte più precisamente secondo una prole associazioni di volontariato sparse grammazione unitaria, che coinvolgerà sul territorio della Penisola. Sono stati anche giovani studenti impegnati nel nell’occasione più di 4.000 i bisognosi, servizio alla comunità. Una scelta, anche accompagnati dai volontari di associaSalvo Raffa questa, non casuale, se si pensa che l’Izioni provenienti non solo da Roma e presidente dell’CSVE talia, secondo l’ultimo Rapporto Caritas dal Lazio che, terminata la Messa in San sulle povertà, è il terzo paese dell’UnioPietro, si sono divisi prendendo parte o al pranzo festivo ne europea ad aver incrementato il numero dei giovani in insieme allo stesso Papa Francesco o presso mense, semi- difficoltà, che dal 2010 al 2015 sono passati da poco più nari e collegi cattolici di Roma, serviti da 40 Diaconi della di 700 mila a quasi 1 milione. diocesi romana e da circa 150 volontari provenienti dalle Secondo gli ultimi dati del Rapporto, relativi al 2015, parrocchie di altre diocesi. in Italia vivono in uno stato di grave povertà 4 milioni e Un’iniziativa legata a doppio filo al mondo dell’asso- 742 mila persone. Un dato che, se confrontato con quello ciazionismo attento ai più disagiati, come testimonia di dieci anni fa in termini percentuali, fa registrare un inla Veglia di preghiera per il mondo del volontariato ce- cremento del 165,2 per cento del numero dei poveri, relebrata il sabato precedente, 18 novembre, nella Basilica gistrando generalmente quattro categorie più svantaggiadi San Lorenzo fuori le Mura, volutamente scelta per il te: i giovani (fino ai 34 anni); i disoccupati o i nuclei il cui richiamo al santo diacono di Roma che, all’imperatore capofamiglia svolge un lavoro da “operaio e assimilato”; che richiedeva le ricchezze della Chiesa, presentò i po- le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti. veri dicendo: “Questi sono il vero tesoro della Chiesa”. Per tutti questi motivi, in occasione della Giornata in“Non amiamo a parole ma con i fatti” è d’altro canto il ternazionale del volontariato prevista per il prossimo 5 titolo stesso del sussidio pastorale appositamente realiz- dicembre, le “case del volontariato” di Acireale e Librino zato per la preparazione della prima Giornata dedicata ai apriranno le loro porte per avvicinare soprattutto i giovapoveri. ni alla conoscenza dei valori e delle attività del mondo del “Il Santo Padre ci propone di superare una carità epi- volontariato ed all’incontro con le realtà operative presodica, non coinvolgente, in favore di un impegno fattivo senti sul territorio. Rafforzare il ruolo e la presenza del e costante a fianco dei poveri. Se noi cristiani vogliamo volontariato sul territorio, in virtù ad esempio delle strutincontrare realmente Cristo, dobbiamo toccare il suo ture a disposizione del bene comune gestite da volontacorpo piagato in quello dei poveri. Per questo occorre ri, può consentire la promozione di quella cittadinanza adottare stili di vita diversi: occorre reagire alla cultu- attiva atta ad affrontare quelle situazioni di povertà nelle ra dello scarto e dello spreco facendo propria la cultura quali, solitamente, nessuno ha scelto di ritrovarsi. dell’incontro, dell’andare verso coloro che hanno bisogno” - ha affermato in proposito il cardinale Gualtiero Maria Pia Risa Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Sulla scia di
Il dolore, la sofferenza, la malattia non conoscono barriere né confini e spesso sono generati e a loro volta generano povertà, disagio affettivo, fratture familiari, emarginazione degrado morale e relazionale. Attraversano paesi e culture lasciandosi alle spalle lacrime, amarezza e impotenza. Camillo de Lellis ha messo in guardia i suoi affinché fossero attenti a percepire il grido di dolore che si eleva dall’umanità e – come una madre amorevole – fossero pronti a rispondere con creatività e con cuore. Nell’orizzonte dell’Ordine, la malattia assume una prospettiva ampia e non solo biologica. Aspetti sociali, psicologici, morali e spirituali, oltre a quelli inerenti alla mancanza di giustizia, concorrono a determinare il benessere o il suo contrario, la malattia. L’Ordine fa proprio il grido di dolore di ogni essere umano, qualunque ne sia la razza, il ceto sociale, la provenienza. Di più: con maggiore dedizione si dedica ai più poveri ed a coloro la cui malattia può essere fonte di un pericolo e di rischio della vita! Nulla della sofferenza umana è estraneo al seguace di Camillo de Lellis. Con questo spirito camilliano alcune comunità del nostro Ordine hanno celebrato, passando ‘dalle parole ai fatti, nella verità delle opere’, la prima giornata mondiale dei poveri (19 novembre 2017), fortemente desiderata e voluta da papa Francesco. Presso il centro di accoglienza ‘San Camillo’ di Acireale, fr. Carlo Mangione e i confratelli camilliani, con i loro collaboratori e volontari hanno veramente ‘solennizzato’ questa giornata con una ‘tre giorni’ di eventi, dibattiti pubblici, di celebrazioni e di preghiera, per sensibilizzare la comunità civile ed ecclesiale rispetto a questa urgenza sociale in costante aumento. In questi giorni è stata potenziata l’offerta sanitaria gratuita per tutti gli ‘amici della mensa’ ( mensa che ogni giorno sforna circa 50-60 pasti) che al centro ‘san Camillo’ ogni giorno vengono ripuliti (offerta della doccia, del cambio della biancheria), accuditi (offerta di sostegno presso il centro di ascolto) e sfamati. Anche in questi giorni, alcuni militari americani di stanza alla base di Sigonella hanno offerto il loro aiuto e le loro competenze, soprattutto in ambito sanitario, per offrire il loro sostegno ‘alla comunità civile che li ospita nella propria terra’. Dolore, emarginazione, sopruso, violenza, sopraffazione, prigionia e guerra, privazione della libertà e della dignità, ignoranza e analfabetismo, emergenza sanitaria e mancanza di lavoro, tratta e schiavitù, esilio e miseria. L’elenco dei “mille volti” della povertà è al centro del messaggio per la Giornata mondiale dei poveri. Verso di loro, spesso alziamo muri e recinti, pur di non vederli e non toccarli, dall’altro della nostra «ricchezza sfacciata». Volenti o nolenti, almeno questa domenica, siamo stati ‘obbligati’ ad aprire i nostri occhi per constatare, forse con fastidio, che i poveri esistono, e ci sono prossimi, più di quello che stimiamo. Siamo chiamati ad uno stile sobri e continuativo di «condivisione» con loro, per non amare a parole ma con i fatti, come Francesco d’Assisi con il lebbroso. I poveri, ammonisce il Papa nel messaggio, non sono i semplici destinatari di una buona pratica di volontariato, che a volte, semplicemente, rischia di essere una piccola panacea, per far star bene ed ‘in pace’ la nostra coscienza.
RICORDO La scomparsa di Antonietta Strano, “anima “ dell’Aifo
Una vita aperta al mondo e agli altri Antonietta Strano, donna dal carattere forte, dalla personalità ricca di valori etici e religiosi, nella sua lunga e operosa vita, costantemente ha avuto come obiettivo portare la luce dove ci sono tenebre; l’amore nelle terre dove la fame, la lebbra, il dolore affliggono la maggior parte della popolazione: è stata esempio di testimonianza cristiana nella quotidianità. Provetta insegnante nella scuola primaria nel territorio di Acireale, ha vissuto la sua intensa esperienza con slancio. Quando, nel 1961, in Italia nacque l’AIFO, (Associazione italiana Follereau), quale realtà eccellente in soccorso dei lebbrosi di Africa, India, Indonesia, Brasile, il cuore di Antonietta cominciò a pulsare per questo ideale: fondò in Acireale il gruppo Aifo, dapprima con pochi elementi, poi con la partecipazione di giovani donne e uomini, sempre più numerosi e attivi. Molteplici le iniziative, promosse da lei con grande impegno, senza sosta, sostenuta dalla convinzione che la terribile lebbra dovesse essere sconfitta nel mondo, specie dopo la scoperta del virus e del farmaco per curarla. La responsabilità con cui organizzava la Giornata mondiale della lebbra, che ricorreva nell’ultima dome-
nica di gennaio, è stata sempre esemplare, anche quando, ritiratasi dall’impegno di referente per motivi di salute, continuava a vivere questa missione con tutte le sue forze Nell’ultima riunione di novembre di quest’anno, condotta dal referente, prof. Giuseppe Vicari, Antonietta con il suo solito, appassionato entusiasmo è stata presente, battendosi per organizzare con tutto l’impegno possibile sia la GML 2018, sia la commemorazione pubblica del quarantesimo della morte di Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, che aveva conosciuto personalmente. Il suo sublime ideale per tutta la sua nobile esistenza terrena è stato sensibilizzare i cittadini, specie quanti erano legati a lei da vincoli di amicizia, quali ad esempio le dottoresse Maria Barbagallo e Graziella Brex, ormai scomparse.Inoltre, attenzionava le scuole, le associazioni giovanili, le parrocchie, invitandole a considerare i lebbrosi come fratelli da aiutare con generosità. Ora ci assisterà dal cielo con il suo sorriso.
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Chiesa e Società
26 novembre 2017
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Jonio
INTERVISTA Mons. Raspanti sulla recente assemblea del Pontificio Consiglio della Cultura sul futuro dell’umanità
”Esserci per ascoltare, imparare, capire” Eccellenza, la ringraziamo per averci dato la possibilità di quest’incontro. Lo scorso 15 Novembre ha partecipato all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, dal titolo “The future of humanity”, incentrata su alcuni temi importanti per il dibattito culturale dei nostri giorni, quali i diversi Modelli antropologici, le nuove scoperte della Medicina, della Genetica, delle Neuroscienze e della Robotica. Prima di entrare nello specifico delle sue impressioni su questi argomenti, le chiedo: Quale ruolo occupa la Chiesa nel dibattito culturale odierno? Anzitutto il Pontificio Consiglio opera su base mondiale, infatti i componenti della Plenaria provenivano dai cinque continenti. Da un po’ di anni la Santa Sede (il termine Chiesa in questo caso è troppo generico) comprende che c’è un enorme evoluzione nel mondo scientifico, che include riverberi culturali e sociali sulla vita della gente. Per questo motivo ha voluto essere presente per ascoltare, imparare e capire, al fine di valutare se, nella sua azione pastorale, può trarre delle conclusioni e delle indicazioni; quindi interagire in questi ambiti delicati nei quali si tenta di trasformare la configurazione dell’essere umano. Nel corso dell’assemblea avete riflettuto sul concetto di “natura”. Oggi, in seguito ai progressi della Medicina e della Genetica, la definizione di ciò che è naturale e ciò che non lo è risulta sempre più complicata. In certi casi si arriva addirittura a pensare che è naturale solo ciò che porta al massimo livello l’utilità per l’uomo. Quale ruolo occupa in tutto ciò il disegno salvifico di Dio? L’uomo deve considerarsi un prevaricatore di questo disegno quando pretende di manipolare la natura? Uno dei punti cruciali dell’assemblea è stato la considerazione dei vari modelli antropologici in voga. Uno dei più particolari tra i cinque che ci sono stati presentati è il modello emergenziale,
secondo il quale ciò che è propriamente umano è ciò che emerge dalla materia e diventa pensiero, riflessione, spirito, ecc.; per cui non è data un’identità propria, ma tutto dipende dalla materia stessa. Da qui si incontra la difficolta di individuare la natura dell’umano: esso è prodotto di procedure biochimiche o esiste qualcos’altro all’origine che guida tali processi? […]. Ora, per il mondo cattolico è così, ma si pone il problema del linguaggio: le scienze infatti inseriscono le loro scoperte in un grande racconto coerente nel quale tutto ciò che si scopre è possibile, è solo questione di tempo. Ecco perché il Papa nel discorso a noi partecipanti all’assemblea ha detto «Non tutto ciò che è possibile è ammissibile», non perché si vuole porre un limite estrinseco alla ricerca, ma perché la ricerca per rispettare la stessa umanità deve sapere dell’esistenza di un limite, di una sorta di “segnale rosso” che mette in guardia sulla bontà o meno per l’uomo di questa o quella azione. Questo non vale solo per la medicina e la genetica, ma vale a tutti i livelli. Certo, capisco che a volte le invenzioni nascono superando quel limite: si sbaglia, ma a volte dopo alcuni errori viene quella giusta. Questo è un grande punto interrogativo. L’avvento della Robotica ci ha mostrato come sia possibile creare delle intelligenze artificiali capaci di competere con quella umana.
Non possiamo soffermarci in questa sede sulle diverse implicazioni e prospettive che questo ha per il futuro; tuttavia un tema particolare potrebbe interessare i nostri lettori: quello del rapporto tra l’uomo, le macchine e il lavoro. Che senso ha, in un mondo dominato dalle macchine, parlare di lavoro come fattore nobilitante e realizzante della realtà umana? Qui ci sono stati fatti, da alcuni protagonisti della ricerca sull’intelligenza artificiale, alcuni discorsi abbastanza rassicuranti, ma anche realistici: la maggior parte di loro diceva che si perderanno molti posti di lavoro, ma saranno sostituiti da altri. Facciamo un esempio: il passaggio all’era
digitale; è vero che molti hanno perso il lavoro, ma molti lo hanno trovato in questi nuovi ambiti. Nonostante ciò bisogna ammettere che è possibile che verranno penalizzati coloro che fanno dei lavori a bassissimo tasso di specializzazione e, se hanno una certa età, ciò potrebbe rivelarsi un problema. Nel complesso, però, il gioco delle generazioni tende ad equilibrarsi. É vera anche un’altra difficoltà: ogni rivoluzione industriale (questa sarebbe la 4.0) crea l’accumulo di ricchezze nelle mani di pochi, perché pochi hanno la possibilità di creare nuovi robot, nuove soluzioni. In queste fasi di passaggio la classe media crollerebbe economicamente e socialmente. Gli economisti però ci hanno detto che questo è un problema politico, non economico…cioè è un problema politico tentare meccanismi di equa distribuzione della ricchezza. […]. All’assemblea erano presenti alcuni rappresentanti di multinazionali che hanno tentato di stabilire dei forum di autoregolamentazione ai quali, auspicano, possano partecipare anche rappresentanti della società civile per tentare una nuova governance. Basterà? Questo è un grande punto interrogativo. Noi cattolici, e non solo, siamo preoccupati di fronte a questo, perché la classe dei più poveri rischia di pagare un prezzo molto alto Francesco Pio Leonardi
DIOCESI Il primo incontro di preparazione al Sinodo dei giovani dell’anno prossimo
I giovani espressione della bellezza divina Com’è noto, il Papa ha indetto per ottobre 2018 il Sinodo dei Vescovi sui Giovani.Il Servizio Diocesano di Pas torale Giovanile ha deciso di incentrare su questo tutto il programma di quest’anno. Il primo momento è stato vissuto il 13 novembre scorso, nel salone dell’Oratorio dei Padri Filippini di Acireale, insieme a don Michele Falabretti, direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile, il quale ha spiegato cosa è il sinodo, perché il Papa lo ha indetto e quali sono le finalità e lo scopo. Don Michele ha tenuto a sottolineare un aspetto importante: il sinodo è sui giovani, non dei giovani (quando una preposizione può cambiare il senso!). Cosa significa? Significa che i Vescovi si interrogheranno sull’importanza che i giovani ricoprono all’interno della Chiesa. Ciò non toglie che i giovani saranno protagonisti in prima linea. La sintesi delle risposte alle domande fatte a ogni gruppo giovanile nelle parrocchie (tra cui cosa i giovani chiedono alla Chiesa) è stata inviata a Roma e costituisce il nucleo di partenza per alcuni argomenti del sinodo. Il sinodo, quindi, partirà dalle suggestioni che i giovani stessi hanno fornito. Non solo. Nel marzo 2018, il Santo Padre incontrerà una delegazione
di 300 giovani (e possibilmente anche di più). Poi ci incontreremo tutti con il Papa a Piazza San Pietro l’11 e il 12 agosto. Sinodo quindi è sinonimo di protagonismo attivo. Sinodo è sinonimo di voglia di mettersi in gioco e sporcarsi le mani. Sinodo è sinonimo di desiderio che le cose cambino, di un futuro migliore; perché, che le cose siano sempre state così, non significa che debbano continuare a esserlo. Soprattutto sinodo è sinonimo di ascolto. Innanzitutto ascolto dei giovani, in quanto parte attiva della Chiesa. Ma anche ascolto che ogni giovane deve avere alla Sua voce, per scoprire qualcosa di più sulla propria vita; per scoprire la propria vocazione e fare discernimento. È una voce che parla di santità, è una voce che parla di felicità, è una voce che parla di bellezza! Ecco perché, come ha sottolineato don Claudio Catalano, vice responsabile della Pastorale Giovanile, è stato scelto lo slogan “Tu sei bellezza!”. Perché i giovani sono espressione della bellezza di Dio! Chiara Messina
LIBRI Ricco di spunti“In veritate” di Giovanni Vecchio OTIUM ET NEGOTIUM-14 Si chiude l’anno liturgico
L’uomo nobilitato dall’amore di Dio La festa di Cristo Re è l’ultima È una considerazione, un’ampia riflessione sulla condizione umana, vista nell’ottica della fede e dell’universo che ruota intorno a Dio. Il libro intitolato “In veritate”, scritto dall’acese Giovanni Vecchio, offre al lettore una pausa dal consueto avvicendarsi delle quotidiane incombenze personali e lo spunto per analizzare la vastità dei rapporti umani e le loro conseguenze in ciascun individuo. Sotto forma di poesie, di massime e di spunti in prosa, alternate da disegni essenziali ritraenti i contenuti, l’autore passa in rassegna il sentimento, “l’Amore” con la “A” maiuscola, personificato, che detta verità profonde, perché nate dal cuore, non dai “sensi”, considerati “poco affidabili” e che arriverà “intra i cuori dei giusti”. Un cammino dei buoni sentimenti, ostacolato dagli atti scorretti compiuti dagli uomini. Essi suscitano nell’autore dubbi ed, al tempo stesso, un forte desiderio di una inevitabile richiesta di perdono per le “sconnessioni” individuali e, poi, collettive. Da qui, la necessità, per ognuno, di attimi di silenzio, in cui si possa capire meglio se stessi e gli altri, l’amore di Dio, che ha come elementi corrispondenti la carità, divenuta “preghiera” e considerata “virtù assai accetta al Divin Padre” e l’attenzione agli altri, piuttosto che ad elementi effimeri quale il denaro e le illusioni che condurrebbero con facilità ad “abbruciarsi”.
È anche un rivolgersi a Dio, all’esperienza del dolore terreno, vissuto attraverso Suo figlio, per riceverne forza e condividerla con gli altri fratelli. È una disamina di ciò che di negativo aleggia nell’aria come i cattivi sentimenti, tra cui l’invidia, la cattiveria, l’aspirazione alla guerra, “l’odio” definito “fatale”. È, tuttavia, una lettura ricca anche di positività, intese nella ricerca di speranza che trova appagamento nella fratellanza, nella voglia di “donarsi” agli altri per arrecare loro sollievo ed aiuto, nella presenza del “candore” e “dell’innocenza” dei bambini, vita del mondo e luce di esso. Richiama alla mente una certezza: l’essere figli di Dio, un Dio magnificente, di cui l’autore riassume l’unica grande certezza con l’esclamazione, rivolta a tutti gli uomini: “Lo sai che Dio ti ama!”. Si tratta, dunque, di una chiave di lettura del mondo e delle sue dinamiche nell’ottica di una verità specifica, quella della presenza di Dio nella vita di ognuno, degli effetti che ciò produce. Quasi una meditazione guidata sulle verità che ognuno di noi nutre nel proprio interno e che lo portano ad agire ed interagire con gli altri, sottoponendole al suo stesso occhio critico, per tentare di dare risposta all’insolubile domanda: “Chi saremo domani?”. Rita Messina
Carissimo lettore, “Cosa ti hanno lasciato... i morti?” A questa domanda insolita si rispondeva elencando i regali trovati allo svegliarsi il due novembre: festa dei “morti”; festa di gioia; festa tanto attesa dai bambini perché potevano scorrazzare in giro, per strada senza pericolo di macchine allora quasi inesistenti, coi nuovi giocattoli. Non si conosceva la figura di Babbo Natale: erano i parenti che erano “andati in cielo” a portare i doni ai bambini. Cosa si intende per “cielo”? Nel dizionario di Devoto-Oli si legge: “La sede di Dio e dei beati, paradiso”. Non si parla di astronomia o meteorologia, ma di realtà che gli “occhi non vedono, il tatto e il gusto non percepiscono” (Adoro te devote). Realtà, dicevo, perché si tratta di “cose” esistenti, accessibili alla ragione, come l’esistenza di Dio creatore (Concilio Vaticano I) o alla fede, come l’unità e la trinità di Dio o l’unità delle due nature: umana e divina nell’unica persona di Dio Figlio (Simbolo Atanasiano). In Cielo si trovano le anime benedette dei cari defunti. Alcune già contemplano Dio: quelle riunite “attorno a Gesù e a Maria, agli angeli e ai Santi” (C.C.C. N. 209); altre attendono in purgatorio: “hanno ancora bisogno
di purificazione, per entrare nella beatitudine celeste” (C.C.C. N. 210). Per queste ultime la Chiesa ci invita “a offrire preghiere di suffragio, in particolare il Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di penitenza” (C.C.C. N. 211). Cominciato con la festa di tutti i Santi e proseguito con l’ottavario dei defunti, il mese di novembre ci regala la festa di S. Martino, ci ricorda S. Andrea apostolo, ma è all’ultima domenica del mese, festa di Cristo Re, che bisogna prestare molta attenzione: con essa, XXXIV e ultima del tempo ordinario, si conclude l’anno liturgico. Le letture di questi giorni ci fanno riflettere sulla distruzione del tempio di Gerusalemme: la terribile pagina di storia vissuta da Giuseppe Flavio; la fine dei tempi; “lo sconvolgimento cosmico di questo mondo; la venuta gloriosa di Cristo; l’ultimo giudizio...” (C.C.C. N. 134). Novembre è il mese in cui “nelle serate tristi si vedono cadere le foglie morte. Così cadono ogni giorno le anime nell’eternità: un giorno la foglia caduta sarà uno di noi” (S. Josemarìa Escrivà, Cammino, N. 736). Cari saluti Nino Ortolani
dell’
Chiesa e Società
Jonio
26 novembre 2017
INTERVISTA Don Valentino Salvoldi, formatore del clero per “Propaganda Fide”, sulla generazione giovanile
“O diventerà mistica o sparirà” Don Valentino Salvoldi, classe 1954 originario di Bergamo, prete missionario in più di cinquanta nazioni di tutto il Mondo, si racconta al nostro giornale. Un’intervista a tutto tondo sulla povertà, il valore della lettura e il futuro “mistico” a cui sono chiamate le nuove generazioni. È tutt’ora l’inviato della Santa Sede per la formazione del clero delle diocesi dipendenti da Propaganda Fide. Don Valentino, da dove è iniziato tutto? “In Nigeria nel gennaio del 1973. Dapprima insegnando filosofia e teologia morale e successivamente greco biblico ed esegesi. Ho dovuto far presto per imparare le lingue, specialmente l’inglese, per poter insegnare alle lezioni. Eravamo in tutto quattro professori mentre cinquecento erano gli studenti. Ho voluto bene a quella gente e la loro povertà mi affascinava. Motivo per cui non vivevo con i miei colleghi ma stavo con gli studenti a tal punto che mi chiamavano the white seminator (il seminarista bianco)”. Immagino che non è stato tutto facile… “Affatto. Ho patito la fame per cinque anni. Per cena c’era una zuppa o un pesce per sole persone. Dopo cinque anni mi hanno espulso dalla Nigeria, la prima delle mie sette espulsioni. Il motivo? Perché parlavo chiaro e troppo. In molti Paesi in cui sono stato, tipo Burundi o Zambia, ero l’unico professore di filosofia morale e certo non me ne stavo in silenzio dinanzi alle grandi sofferenze e ingiustizie. Se punti il
dito contro il presidente dicendo che è un corrotto se ti va bene ti espellono altrimenti ti ammazzano. Io sono stato fortunato”. C’è stato un momento nel quale ha avuto davvero paura di perderci la pelle? “Per due volte ho avuto la pena di morte, una volta mi stavo beccando la fucilazione e un’altra volta un gruppo tribale era pronto a squartarmi. Nel primo caso ne uscì incolume riuscendo a far mettere in contrasto fra di loro i soldati che mi diedero il ben servito scaraventandomi a terra e scagliandomi addosso calci e pugni. Per l’Africa ho rischiato molto e queste cose le dico non tanto per attirare l’attenzione su di me ma per dimostrare come noi cristiani siamo costantemente il rischio in giro per il mondo. Ogni cinque minuti un cristiano viene minacciato di morte o addirittura ucciso”. Non c’è solo l’Africa nella sua storia. Non è così? “Sono stato in una dozzina di stati dell’Asia. L’anno scorso ero nel Bangladesh e dopo appena tre mesi mi stavano per fare un attentato. Ecco, anche qui ho avuto paura. Così come nel Congo belga, nella capitale Kinsasha, dove stavo morendo di malaria cerebrale, la peggiore. L’acqua scarseggiava, una bottiglia costava circa un euro e tutto questo in un paese dove il salario medio è di dieci euro al mese. Le analisi del sangue le pagai cinquanta euro. Insomma, un furto. Poi girai diversi ospedali e riuscii a salvarmi. Beh, fossi stato un nero sarei morto”. Quale è stato il suo rapporto con l’Islam?
“In Nigeria nel 1975 c’era un islam pacifico con il quale si poteva benissimo convivere. In Pakistan nel 1985 scrissi un libro su come andrebbe spiegato il Corano facendomi aiutare dai miei studenti che conoscevano l’arabo e l’inglese. Ebbene, oggi io questo libro non potrei più scriverlo. E questo perché è cambiata radicalmente la situazione”. Ma anche da noi c’è povertà… “Parlare di povertà nel nostro Paese mi fa ridere se dovessi paragonarla a quella che ho visto e toccato con mano in Africa. Io ho pianto desiderando un pezzo di formaggio! Certo, la povertà c’è anche da noi ma è tutto molto relativo”. Lei ha scritto tantissimo. Dove trova tutto questo tempo? “Ho scritto più di centoventi libri alcuni dei quali tradotti in diverse lingue. Dormo poco e dedico molto tempo alla scrittura. Odio ripetermi e registro tutto. Ecco perché ho scritto tantissimo. Quando vado in Africa o Asia sono preoccupato a formare i formatori del clero ma quando torno in Italia sono preoccupato a scrivere e, spesso, a regalare libri a tutti, specialmente ai giovani”. Quale icona evangelica ha scelto per portare avanti le sue missioni? “San Giovanni. Ho scelto lui perché è il discepolo che Gesù amava, colui che ha detto che Dio è amore e che ha detto: ‘Scrivo a voi giovani che siete forti e l’amore di Dio dimora in voi’. Se oggi dovesse scrivere di nuovo direbbe: scrivo a voi giovani che siete fragili. Spero che questa crisi di valori che stiamo vivendo diventi per i giovani una opportunità. E dico loro: o questa generazioni diventerà mistica o sparirà. Non significa certo essere San Francesco ma tornare a Cristo”.
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Dagala: mostra sulle apparizioni della Madonna Le apparizioni e i santuari mariani del mondo per testimoniare la presenza di Maria nel corso dei secoli. È quanto si può scoprire visitando “Gli appelli della Madonna”, la mostra che si tiene a Dagala del Re (Santa Venerina), inaugurata mercoledì 29, organizzata dall’Azione Cattolica parrocchiale e dal Comitato dei festeggiamenti in onore di Maria SS.ma Immacolata. Dopo la mostra sui miracoli eucaristici svoltasi nel mese di maggio di quest’anno – spiegano gli organizzatori – “si è pensato di proporne un’altra di carattere mariano in concomitanza con la festa dell’Immacolata, patrona della comunità parrocchiale di Dagala, per far conoscere quanto sia diffusa la devozione nel mondo”. L’esposizione a carattere universale, ideata dal Servo di Dio Carlo Acutis, è formata in tutto di 158 pannelli illustrati ma per ragioni di spazio nel salone parrocchiale di via Trieste ne sono stati allestiti solo 64. Un “giro virtuale” in tutto il Mondo, passando dalla nostra vicina Betania fino alle apparizioni miracolose avvenute in Corea del Sud. “Essere sempre unito a Cristo, ecco il mio programma di vita” è il motto di Carlo Acutis, un ragazzo morto di leucemia nel 2006, appartenente alla diocesi di Milano e di cui è in corso la causa di Beatificazione. Sue le mostre sui “Miracoli eucaristici”, “Angeli e demoni”, “Inferno, purgatorio e paradiso” e, appunto, quella sulle apparizioni mariane. L’esposizione resterà aperta durante i solenni festeggiamenti in onore di Maria SS.ma Immacolata fino al 10 dicembre e sarà possibile visitarla dalle 20 alle 22.
D. S. Domenico Strano
ACIREALE Museo del Natale
ACIREALE Presieduta dal vescovo la prima Messa successiva alla conclusione dei lavori
La sala intitolata al cav. Rosario Lizio
Riaperta al culto la chiesa dell’Adorazione perpetua
Venerdì 1° dicembre, alle ore 10, nella sede provvisoria del Museo del Natale “San Francesco” (corso Savoia, 134) verrà commemorato il presidente onorario, cav. Rosario Lizio, deceduto nello scorso mese di settembre. Alla presenza delle figlie Lucia, Rosetta e Giusy, nonché del sindaco Roberto Barbagallo, dell’assessore Antonio Coniglio e del presidente del Consiglio comunale Rosario Raneri, gli sarà intitolata la sala espositiva. Con l’occasione verrà iniziato il periodo di apertura sperimentale del Museo (gestito dall’omonima associazione culturale di 2° livello di cui fa parte anche la nostra testata), che durerà fino al 10 gennaio 2018, con orario dalle 10 alle 12 tutti i giorni, ad ingresso libero. Inoltre nel periodo natalizio sarà allestita la vetrina espositiva già realizzata l’anno scorso in piazza Duomo, con l’aggiunta di un laboratorio dimostrativo simile a quello messo un atto durante l’ultima edizione della Fiera dello Jonio, presso lo stand del Museo.
Dopo il restauro, è stata riaperta la chiesa di san Vincenzo Ferrer di Acireale, nel cui cartiglio sul frontone dell’abside, leggiamo in lettere romane la data di fondazione: 1620. La prima volta fu restaurata nel 1901. Risalta in modo determinante la tinteggiatura bianca con decorazioni in celeste; bella, la nuova pavimentazione in marmo bianco, con chiazze e quadratini, in grigio; due delle sei colonne bianche racchiudono nella parete destra il quadro di Gesù misericordioso; di fronte, la statua della Madonna di Fatima; l’altare maggiore, al di sopra del quale, in alto, due angeli con festoni, è addobbato di splendidi fiori; i due altari laterali, l’uno del Crocifisso, l’altro della Sacra Famiglia, delimitati da due candide lesene. Intorno aleggia il mistero della fede. Da più di un ventennio è dedicata all’Adorazione eucaristica perpetua. Al suono festoso di campane, giungono il vescovo Antonino Raspanti; il direttore dell’Ufficio acese ”Beni Culturali Ecclesiali”, padre Giuseppe D’Aquino; il parroco della Cattedrale, don Roberto Strano; il rettore, padre Vincenzo Castiglione; i diaconi, Genco e Roccaro. Semplice, il rito della benedizione della chiesa, piena di gente. padre Castiglione, nel suo intervento augurale, cita un pensiero molto profondo di san Giovanni Paolo II sull’adorazione dell’Eucarestia, sorgente di grazia. Don D’Aquino dà comunicazione circa il progetto di restauro, affidato
ad una ditta palermitana, nel 2015, per una spesa di 80 mila euro, di cui, metà coperta con i fondi dell’8 per mille della CEI, e l’altra metà, grazie al contributo di padre Castiglione. L’architetto Antonino Caruso parla dettagliatamente di problematiche, connesse all’antichità della chiesa; i lavori erano stati iniziati il 20 gennaio di quest’anno. La concelebrazione della Santa Messa è presieduta dal vescovo, che nell’omelia, dopo aver ringraziato i presenti, in particolare don Castiglione e la farmacista, dott. Cettina Petitto, per i locali adibiti a chiesa durante il restauro, sostiene come il corso travagliato della Storia, con scontri di potere, è superato dal governo di Cristo nel mondo, che porterà tutto a compimento. La preghiera, atteggiamento di fondo della vita umana: con la Parola di Gesù si consegue una visione più ampia. Segue una piccola processione con il vescovo, che porta l’ostensorio: si percorre l’area circostante. Sull’altare risplende Gesù Eucarestia, per l’adorazione dei fedeli. E’ attivo il servizio di diretta live streaming dell’”Adorazione Eucaristica” della chiesa S. Vincenzo Ferreri dal sito web www.sanvincenzoferreriacireale.it o dai cellulari, scaricando l’”app” da Play Store – Chiesa S. Vincenzo Ferreri Acireale o direttamente dal sito, dalla pagina della diretta live. Anna Bella
DOCESI Il vescovo mons. Raspanti all’annuale raduno delle confraternite e dei comitati per le feste patronali
“Concentrato e deposito di tradizioni e cultura” D“Abbiamo voluto convocare questa importante parte di fedeli che da tempo immemore si occupa della devozione, dell’affetto che la gente ha verso i propri protettori: la Madonna, il Crocefisso, i Santi, S. Leonardo Abate qui a Mascali, quindi tutti quei devoti che hanno a cuore queste figure, ma che sono anche un concentrato di religiosità, di fede ed arte, che custodiscono tesori o commistioni di tesori e di cultura”. Sono state queste le parole iniziali del vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti, domenica 26 novembre, in occasione del Raduno diocesano delle Confraternite e Comitati festeggiamenti, svoltosi nella chiesa Madre San Leonardo Abate di Mascali, e organizzato dalla Diocesi di Acireale in collaborazione con la Confederazione delle Confraternite. “Le Confraternite – ha detto ancora mons. Raspanti - sono un concentrato e un deposito di tradizioni e di cultura che in tempi come i nostri è utile trasmettere alle nuove generazioni”. Nella chiesa S. Giuseppe di Carrabba di Mascali si sono riunite le 25 Confraternite e 18 Comitati Festeggiamenti per ascoltare la riflessione di don Mario Gullo incentrata su :” Il cammino di fede dei giovani nella vita delle confraternite“. Padre Gullo ha sottolineato come le Confraternite devono essere rinnovate con la preziosa presenza dei giovani a cui esse devono trasmettere le tradizioni e i valori su cui si fondano.
Tutti i partecipanti alla cerimonia, abbigliati con gli abiti e i segni distintivi delle varie confraternite, dalla chiesa di Carrabba hanno percorso in processione via Siculo Orientale, Carlo Imperatore V, via Dei Giurati fino in Piazza Duomo per poi fare ingresso in chiesa Madre per il solenne Pontificale presieduto da mons. Raspanti, che ha sottolineato lo scopo peculiare e caratterizzante delle Confraternite: l’incremento del culto, l’esercizio di opere di carità di penitenza, di catechesi fortemente legate alla cultura. ” Un bel momento di comunione e di fraternità attorno al nostro Pastore che ha sottolineato la Regalità di Gesù, nella giornata della festa di Cristo Re, una regalità che non è dominio ma servizio e attenzione verso gli ultimi”, ha detto l’arciprete parroco della chiesa Madre S..Leonardo Abate, mons. Rosario Di Bella. Tanti fedeli, il sacerdote Venerando Licciardello, responsabile diocesano della confederazione delle confraternite, Franco Scarpignato, responsabile laico delle Confraternite, il sindaco di Mascali Luigi Messina, altre autorità civili e militari, erano presenti alla solenne celebrazione, una grande prova di fede, oltre che di scambio e incontro tra confratelli, nonché una vera e propria manifestazione popolare e laica. Angela Di Francisca
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26 novembre 2017
Speciale Magma
dell’
Jonio
IL CONCORSO Entusiasta la regista croata Irena Jukic, vincitrice del “Premio Lorenzo Vecchio” con “Game Girl”
Tra le ventisei opere pagina a cura di in concorso proiettate al multisala Margherita di Acireale durante la tre-giorni di Magma - mostra di cinema breve, ormai consueto appuntamento dedicato al corto internazionale d’autore, è stato “Gamer Girl” film d’ animazione della regista croata Irena Jukic Pranjic ad aggiudicarsi, quest’anno, il Premio Lorenzo Vecchio. Un racconto ironico, creativo ed originale delle peripezie di una donna divisa tra famiglia e lavoro e di una storia d’amore con un inizio felice e un finale malinconico ma non inconsueto, fantasiosamente ambientata in un videogioco con caratteristiche fisse e immutabili che ricordano le norme e le limitazioni sociali e lasciano alla protagonista molte poche possibilità di scelta nella vita. “L’ idea è nata da un discorso autobiografico - ha spiegato la registra presentando il suo film - “Dal tanto tempo trascorso a giocare ai videogiochi e poi dal progetto di creare un collegamento tra la dinamica e l’immaginario dei video games e quello che può essere la vita reale, dove anche il portare avanti un matrimonio e una famiglia con figli può divenire un’impresa complicata, come superare il livello di un videogioco”. La giuria di questa XVI edizione di Magma, composta dalla sceneggiatrice Josella Porto e dal direttore del progetto di distribuzione basco “Kimuak” Txema Muñoz, e presieduta dal regista Paolo Civati, ha dunque deciso di premiare “Gamer Girl” per “l’originalità di aver raccontato con un linguaggio visivo preciso e sintetico, e uno sguardo autoriale aperto ed universale una dinamica conosciuta da tutti. Con intelligenza, humor e ritmo serrato il corto sostiene la narrazione senza rinunciare all’ amarezza”. “Tutti i film erano davvero belli, la competizione è stata fantastica. Per me è stata davvero una sorpresa vincere” ha commentato la regista croata ritirando il premio. Raccontando il lavoro della giuria Paolo Civati ha invece spiegato la difficoltà di scegliere tra i diversi corti in con-
corso, viste la qualità alta e la differenza dei progetti proposti legati all’animazione, al documentario, alla narrazione e alla sperimentazione: “E’ stato un percorso molto interessante. La proposta era talmente variegata che per il premio principale si è scelto l’impatto di un film empatico, diretto, sincero in quanto frutto della vera storia dell’autrice “. “Personalmente credo che sia stata un’ esperienza formativa” - ha aggiunto Josella Porto -” I cortometraggi sono l’embrione del cinema e della narrazione. Avere per tre giorni la possibilità di vedere così tante storie è stato un po’ un privilegio perché ti estranei da tutto per vivere soltanto di cinema”. Altri verdetti professionali hanno riguardato poi le tre menzioni speciali che la giuria ha ritenuto opportuno assegnare, considerando la valorizzazione della messa in scena, la forza espressiva delle opere, la ricerca e l’autorialità. Una menzione speciale è andata al cortometraggio documentario “Commodity City” di Jessica Kingdon che “fotografa, come quadri espressivi convincenti, una realtà in cui l’essere umano è schiacciato e diventa esso stesso oggetto, pur di produrre denaro e non vita”. Seconda menzione “per la capacità di mettere in scena, con delicatezza, personaggi in grado di emozionare ricordandoci che esistono le seconde possibilità e vanno afferrate” alla produzione spagnola “Life on Mars”, diretta da José Manuel Carrasco. Mentre al cortometraggio polacco “I’ ve got you” di Sebastian Drozak, presentato in sala dal direttore della fotografia Konrad Wasilewski e dalla producer Maria Anna Walchowiak, menzione speciale “per l’eleganza della messa in scena e la capacità di entrare subito nel cuore del racconto, mettendo al centro del film la relazione dei protagonisti, che si muovono in un luogo malinconico e senza tempo”. A “Live on Mars” è andato infine anche il premio del pubblico, ricavato dalla media dei voti espressi dagli spettatori.
Monica Trovato
MOSTRA
”La competizione è stata fantastica” Ecco Carmelo Bene in 43 scatti d’autore Esposte immagini di 4 grandi fotografi A fare da evento collaterale alla sedicesima edizione di Magma anche una mostra fotografica dedicata a Carmelo Bene e ospitata nell’antisala consiliare del Palazzo di Città. Curata dal giornalista e critico Mario Serenellini e prodotta dal Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, Bene, Bis - 80 anni dalla nascita, 15 dalla scomparsa ha ripercorso attraverso 43 scatti d’autore le stagioni cruciali dell’opera teatrale del grande attore e drammaturgo pugliese. Fotografie inedite di Gianfranco Mantegna, “Stephan”, Riccardo Orsini e Claudio Abate che ritraggono in bianco e nero momenti dei sette spettacoli teatrali portati in scena tra il 1966 e il 1968, durante le due stagioni di fuoco della carriera dell’artista. Fotografie che testimoniano le rappresentazioni di “Pinocchio, di “Majakowsky”, del “Faust o Margherita”, del “Il Rosa e il Nero”, di “Nostra Signora dei Turchi”, e ancora del “Don Chisciotte” e dell’”Arden of Feversham”. “Parliamo di due stagioni cruciali e molto importanti per il lavoro di Carmelo Bene” - Spiega Serenellini- “Sono anche gli anni in cui il drammaturgo inizia inoltre a lavorare come regista cinematografico, realizzando i primi cortometraggi e il film “Nostra Signora dei Turchi” che proprio nel 68’ vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Venezia. Gli allestimenti teatrali di quel periodo sono qui raccontati dagli scatti dei maggiori fotografi di scena dell’epoca. Fotografie che in parte mi sono state donate dallo stesso Carmelo Bene, e in parte dagli stessi autori. Per molto tempo sono rimaste in un cassetto, poi ho pensato a questa mostra fotografica. Subito dopo la morte di Bene nel 2003 fu organizzata una esposizione in Puglia, terra natale dell’artista. Ma in quel caso le fotografie erano state riprodotte su grandi pannelli, stavolta esponiamo invece gli scatti originali”. Partita da Ercolano dove ha inaugurato il terzo “Festival della Memoria”, dopo la sua permanenza presso il Palazzo di Città di Acireale, l’esposizione fotografica sarà ospita fino al prossimo 16 gennaio presso il Comune di Milo. Ad integrare la mostra anche Salomé, una breve performance teatrale interpretata dagli attori Lidia Papotto e Federico Polacci, anch’ essa scritta da Mario Serenellini ed ispirata alle opere, al pensiero, e all’immaginario dell’artista: ”Parliamo di un testo inedito. Una breve rappresentazione in cui ho ripreso alcune opere ma anche dei pensieri espressi dall’attore in interviste rilasciate a me od ad altri giornalisti e li ho elaborati, cercando sempre di mantenere e rispettare il suo modo di esprimersi, di comunicare piuttosto enfatico, rigoroso, pieno ma anche abbastanza sorprendente. Sono testi in certi casi didascalici, in altri momenti più lirici, quest’ultimi affidati in modo particolare al personaggio femminile, che sintetizza un po’ tutte le donne di Carmelo Bene. C’è inoltre un riferimento abbastanza rielaborato alla “Salomé” di Oscar Wilde che lo stesso Bene aveva considerato nelle sue opere”.
ATTIVITÀ DI SCARTI Si arricchisce di altre due pellicole il progetto “Sicily Folk Doc”, due giorni di masterclass “Lapilli”
Ed ecco “Il giorno del muro” e “Acquasanta” Con 910 corti provenienti da 68 diversi paesi, selezionati dall’Associazione culturale Scarti, anche in questa XVI edizione appena conclusasi, Magma ha presentato una panoramica del meglio della cinematografia breve prodotta a livello mondiale nel corso degli ultimi anni. Ma se il concorso internazionale è rimasto comunque la spina dorsale del festival, tante altre sono state le iniziative pensate per conoscere meglio il mondo della produzione e distribuzione del cortometraggio. “Abbiamo inserito elementi nuovi riguardanti soprattutto l’aspetto della formazione” - ha spiegato Giulia Iannello dell’Associazione Scarti - “Si è deciso per esempio di aprire la mostra con una sezione speciale dedicata alle opere di due giovani registi siciliani che nei giorni scorsi hanno partecipato alla masterclass che ha preceduto il concorso”. La masterclass Lapilli, una due-giorni di formazione tenuta da Alessandra Pastore e Adam Selo, esperti di coproduzione internazionale e distribuzione del cortometraggio, ha coinvolto infatti una decina di partecipanti, filmmakers e autori di corti, nell’approfondimento di tematiche legate allo sviluppo di un progetto, alla coproduzione e alla ricerca dei finanziamenti, e ancora alla distribuzione, promozione e all’approccio ai festival. Confermata poi anche in quest’ultima edizione una partnership internazionale per lo scambio e la circolazione di esperienze ed opere. Un fo-
cus specifico è stato infatti dedicato a Kimuak 2017, un catalogo dei migliori cortometraggi realizzati ogni anno nei Paesi Baschi, grazie ad un programma pubblico per la promozione e distribuzione. Proiettato durante la serata conclusiva del festival anche “Il giorno del muro” un documentario girato da Daniele Greco nell’ambito del progetto Sicily Folk Doc, pensato dall’associazione Scarti e incentrato sulla realizzazione di documentari brevi dedicati alle feste religiose e al folklore siciliano. Dopo “A lu cielu chianau”, che raccontava la festa dell’Assunzione di Maria a Randazzo, “Il giorno del muro” documenta invece l’intreccio del sacro e profano in occasione della festa di San Giacomo a Capizzi. “Anche questo secondo cortometraggio sta girando diversi festival” racconta Giulia Iannello - “Tra pochi giorni parteciperemo ad un festival francese e abbiamo recentemente presentato il film negli Stati Uniti. “Acquasanta”, il terzo documentario girato a Santa Maria la Scala è già pronto ed uscirà nel 2018, presto partirà la sua distribuzione. L’anno prossimo realizzeremo poi anche il quarto documentario dedicato ad un’altra festa religiosa. E’ un progetto che sta andando avanti e ci impegna molto. I festival sono tanti e il ciclo di vita di ogni film è di almeno un anno. C è ancora molto lavoro da portare avanti con il materiale già prodotto, ma tra poco ci avviamo verso la conclusione del nostro progetto e di questo siamo molto soddisfatti”.