La Voce dell'Jonio (27 novembre 2016) anno LIX numero 10

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Anno LIX - N. 10

Domenica, 27 novembre 2016

LA Jonio VOCE € 1,00

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PARROCCHIE

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

CINEMA BREVE

A Dagala del Re Festa dell’Immacolata con il nuovo parroco don Santo Leonardi Domenico Strano

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DIOCESI

Dal 24 al 26 novembre Acireale ospita “Magma” XV rassegna di corti da tutto il mondo Monica Trovato

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ACIREALE

Celebra i 350 anni l’Arciconfraternita del SS Crocifisso in San Pietro di Acireale G. Leonardi e G. Puleo

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Al via un progetto di formazione Otto mesi di lezioni per giovani musicisti Salvo Tomarchio

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Chiuso il Giubileo Nostra intervista a don Roberto Strano, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e parroco della Cattedrale

“L’incontro dei giovani vero momento di grazia” A proposito del Giubileo della Misericordia, appena concluso, è il caso di dire che “chiusa una porta, si apre un portone”. Non ci riferiamo certo ad una porta qualsiasi ma alla Porta Santa che conduce alla grande misericordia del Padre. È stato un anno di grazia, a Roma come in tutte le diocesi del mondo, un tempo di discernimento, di preghiera e, soprattutto, di riconciliazione. Il proverbio sulla porta che si chiude ci consola, non elude altre possibilità ma ci sprona a varcare sempre una porta più grande. Cioè a chiedere, ma anche ad usare, misericordia verso Dio e i fratelli sempre in misura più grande. Papa Francesco lo ha ricordato domenica scorsa in occasione della chiusura della Porta Santa in San Pietro: “La porta si chiude, la misericordia no”. Se non fosse così, allora del Giubileo ricorderemo solo le solenni celebrazioni e la folla di fedeli, che eppure sono elementi positivi ma rimangono l’effetto esteriore. Don Roberto Strano, direttore dell’Ufficio liturgico e parroco della Cattedrale, in prima linea nella nostra diocesi nella preparazione delle celebrazioni liturgiche, sostiene infatti che il post Giubileo “ci deve trovare pronti, anzi più pronti”, per essere misericordiosi come il Padre, cioè, rimarcando un passo di Pietro della prima lettera, a “dare ragione della speranza che è in noi”. Lo abbiamo intervistato per tirare un bilancio di questo ricco anno di celebrazioni giubilari che ha coinvolto molti fedeli di tutta la diocesi acese. Partiamo dall’organizzazione. Tentiamo di fare un bilancio. “Il Bilancio è fortemente positivo. In questo anno abbiamo avuto una costante partecipazione di persone, molte confessioni (in questo bisogna ringraziare particolarmente P. Vincenzo Piscopo, ofm, nostro Vicario Parrocchiale, per la sua costante e fedele disponibilità, oltre alla presenza settimanale del Canonico Penitenziere) e 17 celebrazioni diocesane. La cattedrale si è trovata impegnata “in prima linea”, grazie al “comitato di accoglienza” composto dai nostri giovani e da alcuni componenti della San Vincenzo parrocchiale, è stato assicurato - credo molto bene - il sereno svolgimento delle celebrazioni, l’ordine e l’accoglienza” Domenico Strano (continua a pag. 2)

“Dobbiamo essere sempre pronti”

DIOCESI Messaggio del vescovo mons. Raspanti a tutti i fedeli con l’invito all’impegno di vita cristiana

“La chiusura della Porta Santa ci apra il cuore e gli occhi” Ecco il messaggio del Vescovo di Acireale inviato alla Diocesi nell’imminenza della chiusura del Giubileo. Mons. Raspanti spiega il significato dell’evento straordinario per la Chiesa universale e invita i fedeli ad aprirsi all’accoglienza e alla misericordia. Figlie e Figli carissimi, Domenica 13 Novembre p.v., come stabilito dal Santo Padre nella Bolla Misericordiae Vultus, chiuderemo il Giubileo straordinario della Misericordia. Rendiamo grazie alla Trinità santissima per tutti i benefici che ci ha elargito in questo anno di Grazia. La chiusura del Giubileo non indica certo la conclusione del nostro impegno di vita cristiana ad essere “Misericordiosi come il Padre” (Lc 6,36 ), anzi lo rafforza alla luce dell’esperienza vissuta. La chiusura della porta santa ci apra il cuore e gli occhi alle necessità e alle sofferenze dei fratelli, per testimoniare con la vita “La gioia di annunciare il Vangelo” come ho scritto nelle indicazioni per l’anno pastorale appena iniziato. Affidiamo il post - Giubileo alla materna intercessione della Vergine Santissima, Madre della Misericordia e alla nostra celeste Patrona Santa Venera, la cui festa della traslazione delle reliquie celebreremo all’indomani della chiusura. Mentre vi invito a vivere intensamente le celebrazioni predisposte per la chiusura del Giubileo, su tutti invoco dal Signore la benedizione. Acireale, 1 Novembre 2016 - Solennità di Tutti i Santi + Antonino Raspanti

INTERVISTA L’assessore al Turismo e alla Cultura fa il bilancio della stagione estiva e traccia il programma per il prossimo futuro

Coniglio: “Professionalizzare il settore turistico” L’ufficio informazioni turistiche di Acireale, che ha sede in piazza Duomo, ha come obiettivo principale quello di garantire un’informazione esauriente e dirigere i turisti nelle loro visite. Abbiamo incontrato Antonio Coniglio, assessore con delega al turismo, alla cultura e allo sviluppo economico, e lo abbiamo intervistato per scoprire di più sulla gestione dell’ufficio stesso, sui punti di forza e di debolezza della nostra città, sulle sue carenze e limiti.

- Da chi è gestito l’ufficio del turismo di Acireale? «Quando parliamo di ufficio del turismo dobbiamo considerare due realtà, una è quella comunale che dipende dall’assessore al Turismo, dal dirigente Alfio Licciardello e dal dott. Rosario Strano che si occupa di organizzarlo, l’altra riguarda l’ufficio servizio turistico regionale; abbiamo fatto la scelta nel corso del 2016 di mettere insieme queste due realtà perché il sistema di informazione tu-

ristica deve essere un ni di coperture o aree, unico sistema. É nato bisogna ancora operare così al Duomo l’ufficio perché siamo molto indove troviamo dipendietro nella formazione denti sia del servizio del personale e, sopratturistico comunale che tutto sotto il profilo regionale, ci stiamo delle competenze linavvalendo di entramguistiche, dobbiamo ulbe le realtà. Nel 2017, teriormente rafforzarci; L’Assessore Coniglio questo è fondamentale. al palazzo del turismo, nascerà il nuovo box office di infor- L’obiettivo è quello di garantire che mazioni turistiche permanente». il servizio turistico regionale possa - L’obiettivo principale? operare con un indotto turistico «Garantire un’informazione co- che opera 24 ore, quindi chiese, stante ed esaustiva. Da un certo musei aperti, il turista deve sapere punto di vista, nonostante le risor- dove andare». se dell’ente siano scarse, sono stati Graziella De Maria fatti passi in avanti anche in termi(continua a pag. 2)

AVVENTO Verso il Natale con consapevolezza

Riflessione e speranza “...Et in pannis eum involvit et reclinavit eum in praesepio...” (Lc 2,7): questo il semplice testo latino di San Luca. Questa la traduzione dalla CEI: “...lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia...” Con la festa di Cristo Re, istituita da papa Pio XI nel 1925, si è concluso l’anno liturgico e con esso il Giubileo della Misericordia. Comincia l’Avvento con le feste che lo contraddistinguono: “’u quattru Barbara, ’u sei Nicola, ’u tridici Lucia e ’u vinticincu lu Misìa”. Alla solennità dell’Immacolata segue la “Novena” e con essa l’allestimento dei presepi. “Devozione del Natale. - Non sorrido nel vederti comporre le montagne di sughero del presepio e collocare le ingenue figure di creta intorno alla grotta. - Non mi sei mai apparso tanto uomo come in questo momento in cui sembri un bambino”. (San Josemaria Escrivà, “Cammino” N° 557). Il termine “presepio” viene dunque dal testo di San Luca. Alcuni dipinti della Madonna dei primi secoli sono attribuiti a questo discepolo di San Paolo, sicuramente più colto degli altri tre evangelisti. Egli, più di altri, ha riferito dettagli della vita della Madonna così intimi e preziosi. Quanta delicatezza nell’espressione “reclinavit eum”! I santi come Sant’Alfonso rimanevano estasiati nel contemplare il Bambinello disceso “dalle stelle” per venire in “una grotta al freddo e al gelo”. Nino Ortolani (continua a pag. 2)


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In Seconda

LIBRI Acireale: il vescovo mons. Raspanti si confronta con l’autrice su argomenti delicati

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TURISMO Il congresso Fijet a Mosca

Liturgia del dolore di Gaspare Spatuzza Verso i mondiali di calcio Una vera e propria immersione tra i linguaggi e i risvolti più oscuri di una radicata mentalità mafiosa: una serata di intensa riflessione, quella scaturita nella serata di venerdì 4 novembre nel salone “Associazione Costarelli” di piazza Duomo, nel cuore di Acireale, ove ha avuto luogo la presentazione del libro “A colloquio con Gaspare Spatuzza. Un racconto di vita, una storia di stragi” di Alessandra Dino. Grazie all’Associazione Costarelli, promotrice dell’iniziativa, l’autrice del libro, Alessandra Dino, e il vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti, moderati dal giornalista Salvo Fallica, hanno dibattuto in merito ad un’accurata trattazione sulla figura dell’ex sicario della famiglia Graviano di Cosa Nostra, coinvolto in alcuni dei delitti più efferati compiuti negli anni ’90 da Cosa Nostra, tra i quali l’omicidio di don Pino Puglisi, la strage di via D’Amelio e il rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo. “Un contributo per suscitare e rafforzare in ogni cittadino il senso civico della giustizia e della verità”: questa l’espressione contenuta nella nota dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Acireale, diffusa per dare notizia dell’iniziativa, che ha offerto in anteprima per il territorio acese le linee generali di un lavoro delicato e meticoloso, per rendere conto del quale la scrittrice, docente di Sociologia giuridica e della devianza all’Università degli Studi di Palermo, ha adopera un linguaggio evidentemente segnato dai risvolti emotivi occorsi nei colloqui a tu per tu con il boss. Ricchi e variegati gli spunti offerti: in primis, quelli relativi agli atteggiamenti iniziali. Spatuzza accetta di colloquiare con desiderio di riabilitazione, emerge dalla testimonianza dell’autrice, che si sottrae a questo tentativo. Il boss tenta probabilmente di usarla, vedendosi invece incalzato con domande: emblematici, in proposito, il suo rifiuto di usare il registratore, mezzo utilissimo in sede di intervista sia per raccontare la veridicità dei fatti che per tutelare il giornalista, nonché la negazione di metà delle rivelazioni rilasciate in prima battuta all’interlocutrice. “Si percepisce il coinvolgimento dell’autrice, investita da una storia dalla quale ha dovuto difendersi tenendo a bada se stessa. E’ un testo complesso – ha affermato Mons. Raspanti – che si pone al giudizio di terzi e dell’opinione pubblica, che possono manipolarlo. Io personalmente lo ritengo scientifico perché la Dino si è attenuta al principio di controllo dei dati ed alla narrazione esplicita con punti di riferimento precisi che sottopone a criteri di verifica. Per quanto riguarda l’attendibilità o meno, della conversione del personaggio – ha proseguito

il vescovo – in alcuni tratti mi ha colpito favorevolmente, in altri mi ha lasciato perplesso e dubbioso. Le censure da lui imposte ad esempio lasciano perplessi: non posso essere certo che si tratti di una conversione verace, ma appare comunque palese che Spatuzza abbia imparato la lezione”. Per i mafiosi d’altra parte, come confermato dalle parole dell’autrice, il linguaggio è costitutivo del fenomeno di Cosa Nostra, per cui l’ambiguità diventa strumento spontaneo fatto di codici decisi anche al momento, tra tecnicismi e menzogna. “Se volessimo leggere in chiave teologica il percorso di Spatuzza – afferma il vescovo – potremmo notare in lui il tentativo di crearsi una nuova identità con l’uso del linguaggio, servendosi dell’autrice affinché questa si faccia portavoce del suo reale pentimento. Spatuzza definisce la fede svolta di vita, ammette di avere fallito e che proprio la fede gli abbia permesso il passaggio dalle tenebre alla luce, dal non vedere al vedere: vede l’inganno quando esce dalla mafia, capisce quanto la menzogna avesse sembianze di verità e quanto questa cercasse di imporsi come tale”. Molti i riferimenti ai Graviano, sui quali Spatuzza preferisce non rivelare alcuni aspetti e per i quali ha nutrito per anni filiale devozione. Neppure Don Massimiliano, il confessore scelto da Spatuzza, riesce a spiegarsi perché egli preferisca il boss Graviano al padre: un aspetto interessante sotto il profilo della psicanalisi, servendosi della quale si potrebbe ipotizzare banalmente che egli maturi una viscerale gratitudine grazie alla sorta di super identità di “uomo di rispetto” conferitagli dall’affiliazione. E’ probabilmente da leggere in questi termini, secondo i resoconti dell’autrice, l’ansia di Spatuzza di non deludere mai Michele Graviano, da lui identificato come una sorta di “padre amorevole”, proprio come lo stesso Bernardo Provenzano, che usava passi della Bibbia per

esprimersi e impartire ordini, e così come lo stesso Michele Graviano, imitato nel linguaggio. “Salivo spesso sul Monte Grifone che sovrasta Brancaccio, territorio del quale ero capo mandamento e riflettevo quanto su quel territorio, su quelle case e su quegli uomini, avessi potere di vita e di morte, ma poi scoprii che i Graviano, alla stregua degli industriali, tenevano due casse” ricorda Spatuzza con indignazione, sentendo poi la frattura emotiva che lo spingerà a prendere atto delle menzogne insanguinate firmate dai Graviano, tra le più note delle quali si ricordano il sequestro del piccolo Di Matteo e gli ordini impartiti per colpire gli innocenti nelle stragi. Desacralizzato “il padre” Michele Graviano, Spatuzza afferma di cercare un nuovo padre in Dio confidandosi coi cappellani e studiando libri di teologia e riti religiosi, fino a vedere “una mamma” nel don Massimiliano citato nel testo. “Ho vissuto con sofferenza e gioia la conclusione del libro, anche per il fastidio di confrontarmi con un mondo che mi dà ribrezzo, anche se ambientato in quella città dove, nonostante i fatti narrati da Spatuzza, io vivo – afferma l’autrice: - la mia è una operazione chirurgicamente spietata, fatta dalla qualità di guardare al mondo ed alla verità contestuale. L’incontro con Spatuzza è stato destabilizzante, uno di quelli che sconvolge la normalità, la vicinanza, gli sentivo fare ragionamenti sui politici che io condividevo, sino al punto di sentire il sovrapponimento di idee ma nel contempo percepivo di essere in contatto con la menzogna, con il falso, con la doppiezza e che Spatuzza non poteva raccontare a me le cose che non ha mai dichiarato ai magistrati. Ad esempio – continua l’autrice – quando parla di Dell’Utri, proprio mentre Berlusconi è capo del governo, non poteva certo dirmi determinate cose: credo che la cosa più importante per lui, fosse salvarsi la vita”. Nonostante un’evidente paura della morte che ha portato Spatuzza a collaborare, con le sue contraddizioni e le sue ambiguità, e le tracce di un pentimento spesso credibile, come accennato da mons. Raspanti, la collaborazione del boss appare in fin dei conti dal libro soprattutto una sorta di liturgia del dolore, volta a guardare ed osservare le sofferenze subite e provocate. Mario Agostino

La Federazione internazionale di giornalisti e scrittori del turismo (Fijet) ha svolto a Mosca il suo 58° congresso internazionale sul tema “Nuove tendenze dell’industria del turismo in Russia”. Uno degli argomenti trattati ha riguardato un “documento” che la Federazione Russa ha emesso nel 2014 chiamandolo “La strategia per lo sviluppo del turismo 2014-2020”. Tale documento analizza la situazione nel settore del turismo in Russia e le tendenze che in questo campo esistono. La strategia per lo sviluppo del turismo russo indica il turismo in due direzioni: turismo interno e turismo d’entrata. La Russia dà molta importanza alla politica del turismo interno e ciò perché intende sviluppare il proprio territorio tra cui la Regione di Crimea, che dal 2014 fa parte della Federazione russa, e la città di Sochi nella quale nel 2014 si sono svolti i Giochi Olimpici invernali dalle cui strutture è sorto l’attuale Gran Premio di Formula 1. Dati ufficiali del turismo interno indicano che nel 2015 cinquanta milioni di russi hanno viaggiato all’interno dei confini della Federazione. Questo dimostra come il turismo abbia un ruolo importante nella società russa. L’altra direzione su cui si muove la Russia riguarda lo sviluppo del turismo d’entrata, che aiuta la crescita del Paese in vari settori. Basti pensare che nel 2015 più di 20 milioni di stranieri hanno visitato la Russia e società estere, con i loro progetti, hanno dato un notevole impulso all’economia locale.

Questi risultati, ottenuti dal modello di sviluppo del turismo interno e d’entrata, possono servire come stimolo per favorire il turismo in uscita, poiché dovunque c’è attività turistica, lo sappiamo, c’è anche sviluppo economico, sociale, culturale. In questo senso una proposta utile potrebbe essere quella di facilitare la procedura per l’ottenimento del visto per i viaggiatori russi che desiderano recarsi all’estero, che potrebbe essere accelerata dando la possibilità alle agenzie di viaggio di (ri)occuparsi dell’invio dei documenti ai consolati dei vari Stati esteri, risparmiando ai cittadini l’onere di doversi recare personalmente al consolato di interesse non sempre vicino alla propria residenza. Altrimenti un’opzione potrebbe essere quella di ampliare la rete di consolati stranieri all’interno del Paese favorendo non solo i cittadini russi, ma anche i turisti d’entrata che ne potrebbero avere bisogno durante il proprio soggiorno. Il tutto anche in vista dei prossimi mondiali di calcio del 2018 che si svolgeranno proprio in Russia, evento con il quale il Paese avrà l’occasione per dimostrarsi realtà competitiva in un modello di sviluppo globale. Salvatore Cifalinò

È nato Diego Tomarchio Fiocco azzurro in redazione. Martedì 11 ottobre è nato Diego, primogenito di Rosaria Calabretta e Salvatore Tomarchio, nostro collaboratore. Ai genitori e alle famiglie vanno le felicitazioni di tutta la redazione e a Diego i migliori auguri per la straordinaria avventura della vita.

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Intervista a don Roberto Strano sul bilancio del Giubileo e il dopo Come ci si è preparati a vivere questo intenso anno di celebrazioni giubilari? “Innanzitutto con la preghiera e la catechesi sulle opere di misericordia spirituali e corporali e poi con alcuni accorgimenti tecnici che avrebbero favorito la partecipazione. Un pannello, posto all’ingresso della Cattedrale, ricordava le condizioni per ottenere l’indulgenza giubilare, la stampa della preghiera del Giubileo e nel retro le condizioni, il logo del Giubileo posto sulla porta santa e sui confessionali. La disponibilità piena non solo agli eventi diocesani, ma anche alle singole parrocchie che chiedevano di celebrare il Giubileo. Si sapeva (peraltro ne avevo fatto già esperienza nel Giubileo del 2000) che l’evento avrebbe richiesto un supplemento di impegno, ecco perché la preparazione remota (spirituale e logistica) era necessaria” Condivida con noi un momento che le ha colpito lungo questo tempo. “Sicuramente il Giubileo dei giovani! Preceduto da una settimana di preparazione catechetica è stato un vero momento di grazia. Tanti giovani, grazie al servizio di pastorale giovanile e agli animatori della Missione (Frati, Suore e laici), hanno testimoniato - con la partecipazione, la preghiera e l’impegno - la gioia del loro essere discepoli del Signore Gesù” Si chiude la Porta Santa ma il nostro cuore rimane aperto ai bisogni dell’uomo. Almeno così dovrebbe essere… “Logico. La conclusione del Giubileo, scriveva il Vescovo nel messaggio, non significa che si conclude il nostro impegno, personale e comunitario, ad essere “misericordiosi come il Padre”. Il post Giubileo ci deve trovare più pronti e disponibili perché rafforzati dall’esperienza che abbiamo vissuto. Si è chiusa la porta santa, ma si è aperto il cuore e gli occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli” Qual è il messaggio che ereditiamo al termine di questo Anno Santo della Misericordia? “Il messaggio di un Dio il cui nome, come ci ha detto

il Papa, è misericordia! Dobbiamo imparare ogni giorno alla sua scuola per essere beneficiati e beneficiari della sua misericordia, del suo amore che è da sempre e per sempre. Tanti fratelli e sorelle stanno sul ciglio della strada e attendono che ognuno di noi si faccia prossimo, come il buon samaritano, versando sulle loro ferite (fisiche ed esistenziali) l’olio della consolazione e il vino della speranza. Il post Giubileo ci deve trovare pronti, più pronti, a “dare ragione della speranza che è in noi” (1 Pt)” Domenico Strano

Acireale: Coniglio sul turismo - Quali quindi i punti di forza e quelli di debolezza di Acireale? «I punti di forza di Acireale non sono merito nostro né delle amministrazioni precedenti, ma riguardano le bellezze architettoniche, il barocco, il centro storico, i musei, l’opera dei pupi, la Zelantea; abbiamo un percorso naturalistico eccellente, grandi potenzialità oltre agli eventi come il Carnevale e la festa dei fiori; dall’altro lato ci sono i punti di debolezza, abbiamo insufficienze di posti letto e, quindi, al momento una scarsa ricettività, speriamo che apra “La perla Jonica” per recuperare in questa direzione, il nostro problema poi è quello di garantire i servizi essenziali, quindi la mobilità al visitatore, un centro storico decoroso, abbiamo anche dei limiti nella programmazione». - In termini di bilancio, quale il risultato ottenuto la scorsa estate? «Gli eventi sono andati molto bene, il Carnevale, la festa dei fiori, la nivarata; la stagione estiva ha avuto una buona partecipazione di pubblico, però organizzare bene gli eventi non significa fare turismo. Per fare turismo bisogna avere un progetto organico di sviluppo, servizi garantiti in modo costante, bisogna avere una programmazione un anno prima. Quando parliamo di arrivi turistici i dati non sono sconfortanti ma non possono essere entusiasmanti perché i posti letto prima di tutto sono insufficienti; questo è un problema infrastrutturale».

- Secondo lei, com’è cambiato il settore del turismo nel corso degli anni? «Penso che è cambiato nel senso che non si può più improvvisare, occorrono competenze, esperti, non ci sono più le risorse assistenzialistiche del passato, bisogna far quadrare i conti; penso sia giusto procedere seguendo l’intuizione che avevamo già avuto, come città, a cavallo tra l’88 e il ‘92, che è l’intuizione del turismo culturale; la città deve prendere il patrimonio storico artistico che ha e elevarlo al sistema, fare di questo la sua offerta turistica. Il minestrone si fa con gli ingredienti che si hanno, il nostro ingrediente principale è questo; tutti gli sforzi verranno capitalizzati dalla logica di professionalizzare il settore turismo e puntare sul turismo culturale, un’idea antica rimasta incompiuta e spero di potermi muovere in questa direzione». Graziella De Maria

Avvento: riflessione e speranza La nostra tradizione popolare racconta, nelle varie canzoni del tempo natalizio, il secondo libro di San Luca: pulire la stalla “a lu re di la natura”; “ni mancavunu palazzi” degni di poterlo accogliere, e invece “...nascìu ’nda na povira mangiatura” (in una povera mangiatoia); “susi pasturi”, l’arrivo dei vari abitanti della zona, ciascuno recante il frutto del proprio lavoro, ecc... Non basta una vita per capire che i misteri racchiusi nelle pagine del Vangelo riguardano colui che le legge e che non è, pertanto, una lettura qualunque. Questo Bambino è lo stesso che per tre anni percorrerà la terra della Palestina predicando e guarendo; che si è invitato a casa di Zaccheo, che prima di morire ha promesso il Paradiso al ladrone pentito; che dopo la morte è risuscitato ed è apparso ad alcuni come ai discepoli di Emmaus, ai dodici apostoli e a tanti riuniti in un’assemblea piuttosto affollata. È lo stesso che, attraverso la Chiesa da Lui fondata, ci fa pervenire questa bella “Novella”: stabilire un contatto personale di amicizia con ognuno per “regnare” nel suo ambiente, nella sua vita. Nino Ortolani


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Cultura e Società

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LIBRI Presentato a Santa Maria Ammalati e nella Basilica di San Sebastiano il volume di Giusy Spina e Letizia Franzone

“Opere di un viaggio” in cammino È possibile fare un viaggio ideale nella narrazione biblica attraverso gli affreschi di una chiesa, oppure compiere un percorso interiore di redenzione attraversando la navata della medesima chiesa, dall’ingresso fino ai gradini che danno accesso al presbiterio? Pare di sì, come ci mostrano Giusy Spina e Letizia Franzone nel loro libro Opere di un viaggio, che ha come sottotitolo “Gli affreschi di Giuseppe Spina Capritti nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati in Acireale”. Il volume illustra infatti gli affreschi del pittore Giuseppe Spina Capritti della chiesa parrocchiale della frazione acese, otto scene abbinate a due a due lungo la navata centrale della chiesa, che riproducono altrettante scene bibliche, lungo un percorso che è di arte e di fede contemporaneamente, perché qui l’arte sacra assolve il suo antico ruolo di “Bibbia dei poveri”, con il quale doveva istruire e ammaestrare i fedeli meno colti. Le scene possono essere ammirate singolarmente, ma pos-

sono anche essere viste in un unico quadro sinottico di tipo teologico, ricco di simbologia, che rappresenta il cammino ideale di fede che compie l’uomo: è proprio questo il “viaggio” a cui fa riferimento il titolo del libro. Giuseppe Spina Capritti, “onorato dipintore acese” vissuto tra il 1818 ed il 1911, padre del più noto Saru Spina, per gli affreschi di Santa Ammalati si è ispirato a dei disegni della Bibbia dell’illustratore francese Gustave Doré, contenuti in un’antica edizione scoperta casualmente da Giusy Spina. Il libro di Letizia Franzone e Giusy Spina è un’opera a quattro mani, in cui le due autrici hanno tracciato un percorso di tipo artistico e religioso insieme, attingendo ognuna alla propria formazione culturale ed alle proprie competenze, Giusy da esperta d’arte e Letizia da teologa.

Ne è venuta fuori una pubblicazione agile e accattivante, ricca di numerose immagini illustrative e corredata di una prefazione del giornalista Giuseppe Vecchio e di una presentazione di don Marcello Pulvirenti, il parroco di Santa Maria Ammalati. La copertina riproduce in trasparenza l’affresco di Isacco che benedice Giacobbe. Un’opera interessante e che vale la pena consultare. Il volume costituisce anche l’esordio della neonata casa editrice che fa capo a “La Voce dell’Jonio”, la testa di ispirazione cattolica fondata nel 1958 da Orazio Vecchio, e per la quale questa è una nuova “scommessa”, come evidenzia lo stesso di-

rettore Giuseppe Vecchio. Il libro è stato presentato per la prima volta domenica 30 ottobre, nella stessa chiesa in cui si trovano gli affreschi del Capritti, con la partecipazione del parroco don Marcello Pulvirenti, del giornalista Giuseppe Vecchio e di don Giovanni Mammino (Direttore dell’Archivio storico diocesano), che ha tracciato la storia della diocesi di Acireale e della fondazione della chiesa di Santa Maria Ammalati. A questa presentazione, tra il folto ed attento pubblico era pure presente il cardinale acese Paolo Romeo (arcivescovo emerito di Palermo), discendente del pittore Giuseppe Spina Capritti. Una seconda presentazione è stata fatta domenica 20 novembre nella basilica di San Sebastiano, dove il rettore don Vittorio Rocca ha definito “percorso della Bellezza” quello degli affreschi del Capritti, paragonandoli alla bellezza delle opere d’arte presenti anche nella basilica di San Sebastiano. Nino De Maria

OTIUM ET NEGOTIUM - 5 Una particolare visita alla meridiana nel giorno di San Martino

Studiare astronomia in Cattedrale Nell’apertura della rubrica “Otium et Negotium” si osservava che si può usufruire del tempo libero per il riposo, lo svago e anche per qualcosa di più impegnativo come riflettere e pregare. Questa puntata si riferisce ad una visita alla meridiana della cattedrale nel giorno di San Martino. Carissimo lettore, mi dicevi che pochi acesi sono interessati alle lezioni di astronomia che si possono apprendere dalle osservazioni della meridiana che si trova nella cattedrale di Acireale, anche se quasi tutti sanno della sua esistenza. E dici bene. Se tanti docenti ne fossero interessati come lo sei tu, ogni giorno ci sarebbe almeno una scolaresca attorno alla meridiana in attesa del mezzogiorno locale. San Martino, come ogni anno, ci ha regalato una bella giornata di sole. Recandomi in cattedrale ho potuto osservare che il mezzogiorno locale, in questo giorno di novembre, avviene oltre un quarto d’ora prima di mezzogiorno

(ora media letta sull’orologio). Come puoi notare dalla foto allegata, alle 11,43 l’ellisse luminosa era già passata dalla meridiana (anche se da pochi secondi). Da quell’istante il raggio solare si è spostato sempre più verso oriente per raggiungere, al suono delle campane di mezzogiorno e della conseguente chiusura della cattedrale, il punto dell’analemma che si trova a oriente del-

la meridiana vicinissimo al centro della stella a otto punte rappresentata sul pavimento al centro della navata centrale. Dal lunedì successivo alla fine dell’ora legale, il mezzogiorno locale avviene attorno alle dodici mentre prima, per tutta la primavera e l’estate, avveniva attorno alle tredici. In questo mese di novembre, e fino a Natale, avviene prima di mezzogiorno; mentre per i giorni successivi, e sicuramente fino all’arrivo dell’ora legale, avviene dopo. Nel periodo di carnevale, ed esattamente a metà febbraio, il mezzogiorno locale avviene quasi un quarto d’ora dopo mezzogiorno. Spero di avere risposto alla tua domanda sulla differenza tra ora locale, ora media (quella che si legge sull’orologio) e ora legale del periodo tra primavera ed estate. Ma ti invito comunque a fare una visita alla meridiana, soprattutto in questo periodo, e a comunicarmi, se vuoi, le tue impressioni. Cari saluti da Nino Ortolani

INTERVISTA Mariella Di Mauro presenta le “Storie di ordinaria borghesia”

Recensioni “Scomunicata”, prima opera di Marzia Scala sul femminismo e la rivalsa della donna La neo scrittrice Marzia Scala, ha presentato il 6 settembre la sua prima opera letteraria dal titolo “Scomunicata”. L’autrice scrive ben 14 racconti di protagoniste femminili che si scontrano con le credenze nazional popolari, gli stereotipi del cattolicesimo e le convenzioni sociali nella cornice della sua amata terra, la Sicilia. I suoi sono racconti realmente vissuti da lei stessa, infatti il libro è prevalentemente autobiografico. Lei descrive il modo di essere di alcune donne, le quali non dovrebbero vergognarsi di essere insolenti, di farsi avanti e non aver paura di chiedere, di fare domande, di provare rabbia e in grado di farsi valere. In un capitolo del suo libro che s’intitola “Chissà com’è essere bella” racconta di donne che indubbiamente almeno una volta nella vita hanno desiderato essere belle, a volte ingannate dagli uomini ma grazie alla loro forza e al loro coraggio sono riuscite ad emergere. Nel capitolo “Blasfema” Marzia si presenta ai suoi lettori esponendo i suoi pensieri sulla sua morte e del modo in cui vorrebbe essere sepolta (non secondo i canoni cattolici). L’autrice racconta dei suoi viaggi, della sua vita, di ciò che ha passato, della sua malattia, la bulimia, di cui parla nel capitolo “La mia amica B”. Nel capitolo “Iraconda” si nota l’attaccamento che ha la scrittrice con la sua terra d’origine, con la natura e con l’Etna. Questi racconti narrano di donne descritte con fare ironico, con grande schiettezza e del loro coraggio ribelle. Marzia stessa si definisce forte, coraggiosa, libera, indipendente e appunto ribelle. Secondo Marzia le donne devono combattere come amazzoni impavide che sconfiggono il male, l’ipocrisia, la prepotenza, gli atteggiamenti bigotti degli uomini e della Chiesa senza vergognarsene, ecco perché dà al libro il titolo: “Scomunicata”. Si può dire in certo senso che il femminismo e la rivalsa della donna sono il fulcro di questo libro. Questi racconti mostrano un distacco tra uomo e donna e si evince l’andare oltre i canoni convenzionali della Chiesa e ci indirizza a seguire noi stessi, essere indipendenti da ciò che a volte siamo costretti a rispettare per forza. Michela Abbascià

INTERVISTA Il pittore di Santa Venerina spiega la propria ispirazione

“Episodi che sento dentro di me” L’arte ambientalista di Alfio Sorbello Incontrare la scrittrice Mariella Di Mauro, per parlare del suo libro e della prossima presentazione il 23 novembre 2016 nei locali dell’associazione culturale Costarelli ad Acireale, è stato un momento di confronto fra due donne che hanno amabilmente parlato di vita, di amore, di amicizia, di progetti e qualche delusione ma sempre con la voglia di andare avanti. Il ricordo dei giorni spensierati dell’infanzia, dei primi batticuori e poi la consapevolezza di essere diventate adulte, con le nuove responsabilità ma con il prezioso bagaglio di esperienza che solo il trascorrere degli anni regala a ciascuno di noi. La professoressa Di Mauro, già docente di lettere, insegna religione all’istituto superiore “Galileo Ferraris” di Acireale e questo suo impegno la porta ad essere sempre in contatto con la nuova generazione, tra gioie e dolori di questi ultimi. Ma conoscere e analizzare il misterioso e affascinante mondo femminile, non meno problematico ed interessante di quello maschile, con le inevitabili quanto ovvie differenze, ha fatto nascere “Storie di ordinaria borghesia”, primo testo pubblicato dall’autrice. Sette storie con sette protagoniste, molto diverse tra loro ma che nell’insieme ci trasmettono il difficile e complicato vivere umano. Mariella Di Mauro ci ha raccontato molto di sé e di come è nata questa sua “creatura”. Da quanto tempo coltiva la passione per la scrittura? “Da circa 11 anni, quando una mia collega mi parlò di un settimanale che pubblicava gli scritti di coloro che volevano esprimere opinioni, idee ed impressioni. Mandai di lì a poco uno scritto, senza tante speranze di vederlo pubblicato. Invece, appena 10 giorni dopo, ero sulle pagine di quel giornale. Altri sette scritti sono stati pubblicati e così ho pensato che poteva essere gratificante per me poter scrivere articoli che mi venivano richiesti anche da testate locali. Mi sono occupata di storia medievale e di interviste, ma cresceva pian piano dentro di me la voglia di scrivere qualcosa di diverso, solo per me”. Quindi il passo da giornalista a scrittrice è stato sentito e voluto, non è stato casuale. “Desideravo scrivere delle storie che sentivo dentro di me, con tanta voglia di raccontarle ma non molto convinta di pubblicarle, pur avendo trovato l’apprezzamento di una collega a cui avevo fatto leggere il manoscritto. In queste storie ho narrato luoghi che sono forti e importanti dentro di me, per vari motivi, come quando descrivo Motta Camastra, un luogo dove sono stata per pochi minuti ma che mi ha suscitato intense emozioni, o Marzamemi o la nostra Acireale”. La nostra città fa da sfondo ad alcuni episodi di “storie di ordinaria borghesia”, sono importanti queste radici? “Si, sicuramente, amo la mia città. Ogni episodio nasce comunque da un percorso diverso. “Follie del carnevale” è stato scritto per il “Numero unico” che ogni anno viene pubblicato nella nostra città in occasione del Carnevale. Ho voluto inserirlo, anche se con qualche modifica. Altri racconti nascono da episodi che mi sono stati raccontati e che io ho ambientato nei nostri luoghi. I luoghi della mia infanzia, della mia giovinezza”. Gabriella Puleo

L’associazione culturale Kdiem ha presentato al pubblico acese, nel foyer del teatro Bellini di Acireale, la personale dell’artista siciliano. La mostra ha riscosso il consenso del pubblico “catturato” dalle tele dell’artista nato a Santa Venerina nel 1965. Alfio Sorbello da oltre 25 anni è un artista affermato in campo internazionale, fin da piccolo appassionato dell’arte in genere, si è dedicato principalmente alla pittura. L’artista ha risposto ad alcune nostre domande. Come nasce Alfio Sorbello artista? “Sono un autodidatta, ho sempre amato l’arte e da circa 25 anni espongo le mie opere. Sia a Catania, che in varie parti d’Italia. Da circa 8 anni ho lasciato i soggetti tipici della nostra terra con i suoi caldi colori cambiando i soggetti delle mie opere, per denunciare i cambiamenti della nostra società”. I colori freddi e scuri delle sue opere rispecchiano i temi che tratta adesso? “Sicuramente sì. Questa mostra è una retrospettiva, ci sono opere che ho realizzato nel 2003, nel 2004, altre recentemente. Il tema predominante sono persone benestanti, indaffarati con i loro impegni, il lavoro, sono persone anonime perché ormai non si comunica più con gli altri, c’è una grande freddezza e questo senso di distacco lo esprimo anche con la scelta di questi colori”. C’è stato un evento o un episodio in particolare che ha fatto maturare in lei questo cambiamento artistico? “Tutto è iniziato guardando il paesaggio purtroppo deturpato della zona di Siracusa. A Priolo, ma anche in altri luoghi della Sicilia, come

Palermo e Milazzo molte raffinerie deturpano i luoghi, rendono l’aria irrespirabile e purtroppo sono anche causa di malattie alla popolazione. Da lì è scattato il desiderio di far conoscere attraverso le mie opere tutto questo. Noi siciliani ne siamo a conoscenza in maniera parziale forse non rendendoci conto, almeno per chi abita distante da questi luoghi, di tutto il degrado legato a queste attività”. Le sue opere sono frutto della sua fantasia o sono strettamente legati alla realtà, magari attraverso viaggi? “Le mie opere nascono sempre dalla mia fantasia che viene stimolata da immagini reali, da un incontro, da una città che ho visitato. La fantasia predomina comunque e quando una ispirazione è forte posso lasciare un quadro su cui sto lavorando e iniziarne un altro. Alcune tele vengono completate anche dopo molto tempo”. Se potesse andare a ritroso nel tempo in quale epoca storica le sarebbe piaciuto vivere? “Penso nel rinascimento, per tutto quello che di magnifico anche a livello artistico c’è stato in Italia e poi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un periodo di grande fermento e rinascita dopo l’orrore della guerra.” Progetti per l’immediato futuro? “Una mostra a Vittoria, probabilmente nel mese di dicembre organizzata dall’associazione “Arte Vita” in un palazzo storico. E poi continua il mio progetto a Catania in Piazza Manganelli in uno spazio che io, insieme con altri due pittori, uno scultore e due fotografi, abbiamo chiamato ‘Arte al centro’. Un modo per promuovere l’arte, la cultura e la nostra creatività”. G. P.


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FESTA DELL’IMMACOLATA Il nuovo parroco don Santo Leonardi alle prese con il maggiore evento comunitario

”Ammiro la valenza spirituale e sociale”

Quest’anno per Dagala del Re è stata e sarà ancora una festa dopo l’altra. La comunità parrocchiale come di consueto entrerà nel vivo dei festeggiamenti in onore dell’Immacolata con il novenario che inizierà martedì 29 novembre. Quest’anno questo momento in preparazione alla festa di giorno 8 dicembre assume un particolare significato: le omelie saranno dettate da don Santo Leonardi, il nuovo parroco di Dagala del Re e Monacella, succeduto a don Giuseppe D’Aquino divenuto rettore dell’Eremo di S. Anna, importante centro di spiritualità della nostra diocesi. Un inizio di ministero pastorale davvero ricco di appuntamenti quello di don Santo: arrivato a Dagala il 17 ottobre ha subito condiviso con i parrocchiani a “trasuta ‘o misi” dell’8 novembre e il giorno dopo la festa dell’insediamento ufficiale con il rito e la celebrazione eucaristica presieduti dal vescovo mons. Antonino Raspanti. Abbiamo raggiunto don Santo per condividere con lui le gioie e le attese di questo momento, alla luce della festa dell’Immacolata oramai imminente (per il programma 2016 www.parrocchiadagaladelre.wordpress.com oppure Facebook/arcipretura-parrocchiale-dagala-del-re) Il suo insediamento giunge appena un mese prima della festa. Insomma, il nuovo parroco è già a lavoro… “Sono molto felice di poter vivere con i miei parrocchiani questo momento importante per tutta la Comunità, praticamente all’ indomani del mio insediamento. Don Santo Leonardi Attendo con curiosità ed allo stesso tempo nell’impegno a far sì che il tutto si svolga all’insegna della continuità con il cammino che la Comunità ha fatto fino ad oggi. Devo dire che la preparazione immediata alla festa e, contemporaneamente, anche la formazione del nuovo comitato per la festa dell’anno prossimo, mi stanno offrendo la possibilità di fare tante nuove conoscenze ed amicizie”. Come intende il suo ministero sacerdotale? “Quando penso al ministero sacerdotale a cui indegnamente sono stato chiamato, lo comprendo come all’espressione della tenerezza di Dio per ogni uomo. Ogni uomo è chiamato a sperimentare la salvezza, la Chiesa stessa è stata definita dal Concilio Vaticano II quale Sacramento Universale di Salvezza. Il sacerdozio, all’interno di tale economia, è la continuazione storica della missione salvifica di Gesù, missione contraddistinta dalla tenerezza e dalla misericordia e non dalla supremazia e dal

Inserzioni pubblicate con il concorso de “La Voce dell’Jonio”.

comando. Questo deve anche e soprattutto essere il ministero sacerdotale. Quando allora penso al mio ministero sacerdotale lo associo all’espressione del Vangelo: “Non sono venuto per essere servito ma per servire”. Servo dell’Amore di Dio per ogni uomo, senza esclusioni. La festa di Dagala registra ogni anno di più una presenza notevole di fedeli. Come possiamo spiegare questa “sete” del popolo? “Credo che sulla presenza numerosa alle feste della religiosità popolare possa ampiamente offrire uno spunto di approfondimento la sociologia o l’antropologia che non possiamo sottovalutare come strumenti validi per una lettura oggettiva della realtà. Da un punto di vista pastorale l’aiuto ad una equilibrata lettura del fenomeno ce la offre senza dubbio la Chiesa con il suo Magistero. Certamente in tale “sete” inizialmente possono essere colte tante esigenze anche materiali: dal bisogno di stare insieme al bisogno di evadere dal ritmo quotidiano ed immergersi in un clima

che talvolta ha la capacità di proiettarci nella dimensione infantile che inconsciamente ci portiamo sempre dentro anche con nostalgia. Dal bisogno di una dimensione “estetica”, cioè emotiva, al bisogno di rafforzare l’identità di una comunità o di un paese. Ma tutto ciò può condurre alla scoperta di una sete molto più profonda se si vivono quegli aspetti all’insegna dell’apertura e del confronto con la proposta evangelica. Da una sete di ciò che può risultare un feticcio, ad una sete di Dio. Qui a Dagala comunque sto ammirando molto la valenza sociale e spirituale della festa. Oggi si avverte una grave carenza sul piano relazionale, l’individualismo ha preso il sopravvento. Non si esce con facilità da casa, e si fa sempre più fatica a fare gruppo. Qui a Dagala ho avuto la percezione che la festa dell’Immacolata duri tutto l’anno...e coinvolge davvero tanto gente”. Domenico Strano


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CINEMA BREVE Dal 24 al 26 novembre ad Acireale la rassegna della “Scarti” ispirata quest’anno a “Star Wars”

Agguerrita la presenza francese INTERNAZIONALITÀ

Pagina a cura di Monica Trovato

Contatti e scambi culturali in tutto il mondo Un focus sulla produzione breve e la scelta di un preciso genere cinematografico da valorizzare. Questa fin dalla sua prima edizione la caratteristica distintiva di Magma, rassegna che nell’arco degli ultimi quindici anni ha mostrato al suo pubblico più di 6.000 piccoli film di grande potenza narrativa e di alta qualità tecnica e un mondo del cortometraggio maturo e autonomo, ormai consolidato nel suo rapporto col pubblico e con la critica. Fondamentali in questo processo le tante collaborazioni con altre realtà interessate alla produzione del formato breve. Oltre ventidue infatti le partnership stabilite con diverse manifestazioni attive nella realizzazione e distribuzione del cortometraggio in Europa e nel mondo. Collaborazioni iniziate nell’ormai lontano 2006 e che nel corso degli anni hanno portato alla costituzione di un’ampia rete di contatti e relazioni tra festival, produttori, registi ed interpreti. Tra i partner internazionali di Magma, solo per citarne alcuni, la Scuola di Cinema e Tv dell´Accademia delle Arti di Praga, l´Agenzia per il Cortometraggio Spagnolo, il Centro di Cinematografia Marocchino, l’ Istanbul Short Film Festival, il Festival del Cortometraggio Mediterraneo di Tangeri, l’Internaz ionales Vi d e o fe s t i v a l di Bochum, in Germania, il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, il Comma Film Project di Manchester, il Leeds Inter national Film Festival e il Tirana International Film Festival. Tutte manifestazioni con il quale si è stabilito un i nt e r s c a m b i o produttivo che ha visto, da una parte, i festival stranieri presentare delle sezioni speciali a Magma e dall’altra ha permesso agli organizzatori del festival siciliano di inserire concretamente il concorso nel circuito internazionale. Un’esperienza valida e interessante con realtà distanti e diverse. Alcune più attente all’ aspetto formativo, e quindi all’organizzazione di masterclass o workshop, altre attive soprattutto nell’ambito della produzione e della distribuzione. Festival internazionali che di Magma hanno apprezzato soprattutto l’alto livello di selezione delle opere, la competizione sana che contrappone i registi, e la possibilità di incontrare professionisti con cui stringere nuove collaborazioni. Confronti che hanno coinvolto realtà di diversa natura. Dai festival storici e consolidati alle esperienze nuove e sperimentali, come nel caso dei partner stranieri di questa quindicesima edizione, arricchita dal prestigio e dall’esperienza di Encounters, il più grande festival inglese di cortometraggi e animazioni, nota e storica manifestazione che dà addirittura l’accesso diretto ai corti che gareggiano per i più importanti premi mondiali, come i BAFTA e gli Oscar, e dall’entusiasmo e dal dinamismo del giovane festival croato Krakti Na Brzinu che si svolge a Sveti Ivan Zelina dal 2014, valorizzando le recenti produzioni nazionali in formato breve e ricercando nuovi talenti tra le generazioni di registi emergenti.

PRODUZIONE Oltre

Trentuno le opere in concorso per la XV edizione di “Magma - mostra di cinema breve”, in programma presso il Margherita multisala di Acireale dal 24 al 26 novembre. Ancora una volta il meglio della produzione internazionale in formato breve, scelto tra i 654 cortometraggi iscritti quest’anno da ben 63 Paesi. Un lavoro di selezione complesso e difficile, visti la varietà e il livello delle opere, per gli organizzatori di questo festival internazionale che, dal 2002, ha visto partecipare oltre 6.500 corti da più di 80 Paesi, registrando 16.000 presenze in sala. Un festival atteso e consolidato, organizzato dall’Associazione Culturale Scarti e giunto alla sua quindicesima edizione consecutiva, puntando con forza e costanza su una specifica forma di espressione cinematografica e superando i momenti di difficoltà e incertezza: ”Non è un caso che l’immagine e la grafica che caratterizza quest’ultima edizione del festival si ispiri alla saga di Star Wars e al celebre motto ‘Che la forza sia con noi’ - ci racconta Giulia Iannello, project manager di Magma -; é stato un anno complicato. Fino all’ultimo abbiamo avuto incertezze dal punto di vista economico. Al di là del so-

“Magma” e “Premio Lorenzo Vecchio”

Altri due film su feste religiose popolari Non solo l’ormai consueto impegno nell’organizzazione di Magma e quindi nella promozione e distribuzione del formato breve, ma anche una nuova attività impegna l’Associazione culturale Scarti ormai dal 2014. Parliamo del Sicily Folk Doc, un progetto incentrato sulla realizzazione di cinque brevi documentari interamente dedicati al folklore siciliano. Primo frutto di questo progetto A lu cielu chianau, documentario realizzato dai registi Daniele Greco e Mauro Maugeri. Al centro del racconto i bambini che durante la festa dell’Assunzione di Maria a Randazzo vengono issati su un palo alto diciotto metri e fatti sfilare in processione vestiti da angeli e santi. Un’opera presentata in numerosi festival tra cui Cannes nel 2015, e più recentemente il Festival del Cinema di Roma e l’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove il cortometraggio ha ottenuto la menzione speciale della giuria al concorso I LOVE G.A.I. - Giovani Autori Italiani. Il progetto, ideato e realizzato dai due registi e prodotto da Giulia Iannello per l’associazione Scarti, nel corso dell’ultimo anno si è arricchito di altri due documentari, girati l’estate scorsa e attualmente in fase di post-produzione. Ancora due racconti di feste religiose dal carattere spettacolare e dal forte valore identitario: l’intreccio di sacro e profano a Capizzi in occasione della festa di San Giacomo e la celebrazione della Madonna della Scala presso il borgo marinaro di

Santa Maria la Scala, frazione di Acireale. Partendo da una curiosità antropologica, i documentari sperimentato un linguaggio cinematografico, narrativo, emotivo ed estetico. “L’idea che sta alla base del progetto Sicily Folk Doc è la voglia di riscoprire le tradizioni e raccontare una Sicilia che è fuori dai riflettori” - spiega Giulia Iannello - “Vengono spesso mostrate le feste più celebri e note. A noi invece interessa riscoprire quelle meno famose ma fortemente sentite dalla gente del posto. Le celebrazioni che abbiamo scelto sono infatti tutte accomunate da un forte legame identitario con la popolazione che partecipa, con gli abitanti che si riconoscono nei rituali dei festeggiamenti. A Santa Maria la Scala, per esempio, la festa coinvolge tutti i pescatori, coinvolge anche i più giovani, i ragazzi. La tradizione passa alle generazioni successive, creando un legame di continuità temporale che è tradizione popolare”. Nel 2017 verranno girati altri due documentari che ancora una volta racconteranno la Sicilia più nascosta. Tradizioni, identità e senso di appartenenza di piccole comunità, questa volta probabilmente della Sicilia occidentale o dell’agrigentino. “Stiamo valutando” - conclude la Iannello - “Non basta lasciarsi affascinare da una festa, serve soprattutto stabilire un legame speciale con gli abitanti e con la realtà circostante. E’ molto importante l’identificazione.”

stegno del Comune di Acireale, che ci è stato riconfermato, abbiamo tardato ad avere notizie per quanto riguarda i fondi della Regione e questo ci ha creato qualche problema organizzativo. Ma, nonostante tutto, abbiamo tenuto a garantire l’evento senza abbassarne lo standard qualitativo. Abbiamo lavorato con lo stesso impegno di tutti gli anni e impiegato tutta l’estate a completare la selezione, concentrandoci soprattutto sulla qualità dei prodotti in gara che ancora una volta rispecchiano la produzione delle scuole di cinema europeo e internazionale e mostrano l’ottimo stato di salute del cortometraggio”. Diversi filmaker, attori e produttori parteciperanno alla rassegna e presenteranno i propri corti. Particolarmente significativa nel programma di questa nuova edizione è la presenza francese, ma non mancano opere tedesche, polacche e ungheresi. Troveranno spazio, durante la tre-giorni di proiezioni, anche le produzioni extraeuropee, opere provenienti dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’Iran, quest’ulti-

mo rappresentato da ben tre film in concorso. Ad assegnare il Premio Lorenzo Vecchio, dedicato al fondatore di Magma, una giuria presieduta da Antonello Faretta, regista di film e documentari presentati in numerosi festival, tra cui Cannes, Toronto e Rotterdam, e recentemente autore del suo primo lungometraggio dal titolo Montedoro. In giuria anche l’attrice Marina Rocco, interprete di film, serie tv e opere teatrali, conosciuta dal grande pubblico per il ruolo di Stefania nella serie Tutti pazzi per amore, e Charlotte Micklewright, curatrice di diversi eventi cinematografici e letterari, soprattutto nel Regno Unito. Ancora una volta, anche il pubblico avrà parte attiva nel corso della manifestazione, valutando i film in concorso e contribuendo a designare il Premio del pubblico.


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ACIREALE Al via un progetto che coinvolge tutta l’area metropolitana di Catania. Ce ne parla il responsabile Paolo Pennisi

Otto mesi di formazione per musicisti ACIREALE: IL 3 SEMINARIO SUL TURISMO Il prossimo 3 dicembre 2016, con inizio alle 9,30, al palazzo del turismo di Acireale si svolgerà un interessante seminario dal titolo “angoli e luoghi del territorio acese. . . pro – seguendo”. Organizzata dell’associazioni Brunelleschi e Alfa, la giornata inizierà con i saluti dei componenti l’amministrazione seguiti dai saluti del dottore Carmelo Strano presidente dell’associazione Brunelleschi, dal professore Giacomo Trovato, presidente dell’associazione Alfa (accademia letteraria fotografica acese) e dai presedenti degli ordini, collegi e associazioni di categoria. Dopo i saluti, il seminario avrà inizio con l’introduzione della prima parte della sessione lavori da parte dell’architetto Paola Pennisi. I relatori saranno gli architetti Fulvia Caffo, Vittorio Percolla e Maurizio Spina. Il professore Gaetano Puglisi farà relazionerà sull’aspetto storico degli affascinanti angoli e luoghi del territorio acese. Previsto anche uno spazio dedicato alla musica e poesia curato dalla poetessa Maria Grazia Falsone. Il dottore Carmelo Strano sceglierà delle belle foto, che hanno partecipato alla scorsa edizione del premio letterario acese “poeta per caso”, sezione fotografia dal tema dedicato al nostro territorio e, la signora Falsone nel suo intervento, ne sceglierà alcune da presentare, accompagnate dalla musica e dalle sue poesie. Il dottore Carmelo Strano concluderà i lavori del seminario con riflessioni e confronto tra i relatori e il pubblico. I professionisti degli ordini architetti e ingegneri che parteciperanno, avranno la possibilità di avere riconosciuti dei crediti formativi e la consegna di un attestato di partecipazione. Ga. P.

Per i giovani che sognano di fare carriera nel mondo della musica e imparare i segreti del mestiere in un mercato difficile e competitivo arriva ad Acireale progetto “Obiettivo Musica “, che entrerà nella sua fase operativa negli ultimi giorni di novembre e che punta a coinvolgere l’intero territorio dell’area metropolitana di Catania. A parlarne con noi è Paolo Pennisi, ideatore e responsabile di Obiettivo Musica: “Il progetto avrà una durata di 8 mesi, verranno realizzati 5 workshop formativi con rinomati esperti siciliani e con le migliori esperienze provenienti da altre grandi città italiane. Ogni workshop prevede un incontro a “tu per tu” con un artista di rilievo nazionale e costituirà dunque una splendida occasione di confronto e formazione” A confermare le intenzioni dei responsabili alcuni degli appuntamenti già fissati: prenderanno parte ai workshop infatti i responsabili di SoundReef, la nuova startup milanese che punta a liberalizzare il mercato del diritto d’autore ad oggi a totale appannaggio della Siae; un altro appuntamento sarà guidato dai responsabili di Music Raiser, la piattaforma di Crowdfunding più utilizzata

sulla rete da artisti e musicisti che cercano il supporto finanziario ai propri progetti. Altro appuntamento, tra gli altri, con Doc SERVIZI di Verona sui diritti e i doveri dell’artista a comporre una simbolica cassetta degli attrezzi fondamentali di chi vuol intraprendere una carriera musicale. Obiettivo Musica però non si ferma qui e prevede anche un concorso riservato ai partecipanti al progetto che inizierà con 2 giorni di selezione pubblica no stop a cura di una giuria di professionisti del settore. Il premio per l’artista che emergerà sarà la realizzazione di una demo e di un video clip e la produzione di un tour con tappe nei locali siciliani. Nel maggio del 2017, a chiusura di progetto previsto anche un concerto in piazza con

una band di rilievo nazionale cui faranno da spalla i vincitori della selezione di Obiettivo Musica. “Sono pochi i luoghi fisici pubblici e privati dove è possibile imparare a fare musica. Sono troppo gravosi i costi per la registrazione professionale e la diffusione discografica e pochissime le opportunità personali di crescita e formazione continua Paolo Pennisi - credo che Obiettivo Musica possa rispondere a questi bisogni e possa farlo bene, fornendo l’accesso a utili informazioni e a qualche risposta ai tanti giovani, miei coetanei, sui mille aspetti nascosti del mondo lavorativo musicale. Gli incontri, anche con artisti già affermati, saranno aperti e ci si confronterà su temi come il management della band, la discografia, i diritti d’autore e i diritti e i doveri dell’artista. Il progetto si svolgerà interamente nei locali comunali dell’ex Angolo di Paradiso della Villa Belvedere di Acireale. Nei prossimi giorni verranno diffusi i contatti e le modalità con cui iscriversi e rimanere informati sui primi appuntamenti in programma. Salvo Tomarchio

DIOCESI Il corso sui beni culturali ecclesiastici dell’associazione “Cento campanili”

Una ricca esperienza di formazione e di fede Una bella esperienza culturale e di fede quella che ha coinvolto i partecipanti al corso di formazione sui “Beni culturali ecclesiastici” edizione 2016 promosso dalla diocesi di Acireale in collaborazione con l’associazione “Cento campanili”. Il corso si è concluso il 6 novembre con la visita guidata del santuario della Madonna della Catena di Aci Catena e la chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo di Aci Platani e la consegna, a conclusione della celebrazione eucaristica, degli attestati a tutti i partecipanti. Il vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti, ha salutato i partecipanti, alla prima sessione del corso, augurando a tutti una felice e proficua partecipazione. Tanti gli interventi interessanti da parte di docenti ed esperti nel settore che si sono avvicendati nelle settimane successive, come il maestro argentiere palermitano Benedetto Gelardi che ha fatto vedere come viene realizzata un’opera in argento, con i suoi preziosi strumenti di lavoro, scalpelli di vario genere e misura, per creare da una lastra d’argento un capolavoro. Il professore Tancredi Bella ha tenuto una lezione sull’architettura medievale nella Sicilia orientale e la dottoressa Laura Barreca, direttrice del museo civico di Castelbuono, ha parlato delle strategie di management culturale. Pregevole l’intervento della dottoressa Francesca Ca-

panna, vice direttore della scuola di alta formazione dell’Istituto Superiore per la conservazione ed il restauro di Roma. La lunga esperienza e la sua partecipazione a restauri importanti hanno dato alla platea il vero senso di come bisogna attivarsi immediatamente, con cura e grande senso di responsabilità, per salvaguardare opere preziose che in momenti tragici, come quelli post terremoto, potrebbero correre il rischio di essere perduti per sempre. Ricordiamo anche gli apprezzati interventi di don Roberto Strano, don Carmelo Sciuto e don Vittorio Rocca sui tempi e i luoghi della liturgia, il rapporto tra arte e catechesi e arte e teologia. Il presidente dell’associazione “Cento campanili”, professore Antonio Agostini, si è come sempre prodigato per l’ottima riuscita del corso, e la sua presenza e competenza ha reso il clima ancora più accogliente e coinvolgente. Il professore Agostini, nella giornata conclusiva, ha pronunciato parole importanti e significative, ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile anche quest’anno la realizzazione di questo corso di formazione, sicuramente unico nel Meridione d’Italia.

Ga. P.

DIOCESI Celebra i 350 anni dall’approvazione degli statuti l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso in San Pietro di Acireale

Una comunità moderna con animo antico Carità, culto e cultura continui L’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso in San Pietro è una delle più antiche ancora esistenti ed attive ad Acireale. Fu, infatti, ufficialmente riconosciuta nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (elevata nel 1933 al rango di Basilica Minore Pontificia) nel 1666, quando l’allora vescovo di Catania, mons. Michelangelo Bonadies, ne approvò gli statuti. Le sue origini, però, sono certamente più risalenti, come dimostrano alcuni documenti di archivio. Sin dall’inizio venne retta da speciali “capitoli”, confermati prima dal cardinale Astalli, vescovo di Catania, quindi approvati dal già citato Bonadies. Oltre ad essere una delle più vetuste, essa svolge ancora oggi un ruolo molto importante nella Settimana Santa di Acireale: infatti è quella che organizza ogni anno la processione del settecentesco simulacro del Cristo Morto, la sera del Venerdì Santo, dalla chiesa del SS.Salvatore alla Basilica dei Santi Pietro e Paolo. La tradizione dei primi cortei penitenziali della Settimana Santa acese risale al ‘600, mentre la processione del “Cristo morto” come la vediamo noi oggi nasce nel 1723, anno in cui il confrate Pietro Paolo Valerio donò l’artistico simulacro, fatto realizzare a Messina. L’Arciconfraternita, come ogni altra comunità di credenti, ha l’obbligo di annunciare e testimoniare il Vangelo, anche mediante la realizzazione di opere di misericordia. La presenza e l’azione delle confraternite nel corso della storia, come ha ricordato anche il vescovo di Acireale, mons. Raspanti, in occasione degli annuali raduni diocesani, ed evidenziato pure dal vicario generale, mons. Giombanco, in una conferenza del 2015 sul tema “Le Confraternite e le opere di misericordia corporale per un nuovo umanesimo”, sono state sempre caratterizzate da tre parole-chiave: culto, carità, cultura. In base all’art. 2 del proprio statuto, l’Arciconfraternita del SS.Crocifisso in San Pietro intende contribuire a consolidare la Fede, favorire un’autentica “spiritualità della Croce” e promuovere la comunione tra i confrati. Questi, secondo le antiche carte, dovevano impegnarsi a perseguire le finalità del sodalizio “con esercitarsi negli atti di Pietà Cristiana, radunarsi in alcuni giorni del mese per lo esercizio di alcuni pietosi uffici […] e per lo espletamento di opere di beneficenza, tra cui quello di visitare e sovvenire i confrati indigenti ed ammalati”. Attualmente vengono organizzati incontri mensili di preghiera ed esercizi spirituali nei momenti forti dell’anno liturgico (Avvento e Quaresima). Inoltre l’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso, che ha sede nella cappella del Divino Amore della Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, celebra la propria festa in occasione della solennità della Esaltazione della Santa Croce (14 settembre), partecipa a tutte le più importanti funzioni che si svolgono presso la medesima Basilica e organizza anche eventi di natura culturale, come le due apprezzate mostre iconografiche sulla Passione, svoltesi ad ottobre 2014 e nella quaresima di quest’anno.

Nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo si è svolto l’incontro dal titolo “Testimoni della salvezza di Gesù al mondo intero” La presenza e l’impegno dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso in S. Pietro ad Acireale”. Il pubblico è attento, interessato e pronto a sentire una storia lunga ben 350 anni e forse anche più. 350 anni dall’approvazione ufficiale dei primi statuti da parte di monsignor Michelangelo Bonadies, vescovo di Catania nel 1666. Tre secoli di storia e fede accompagnano i confrati, nell’obiettivo comune di carità, culto e cultura, tre “C” fondamentali del cammino, ricordate da monsignor Guglielmo Giombanco, vicario generale della diocesi di Acireale e membro della confraternita. L’incontro ha avuto inizio con i saluti del rettore della Basilica, don Salvatore Scali, e dal rettore della confraternita, dott. Gaetano Arcidiacono. Dopo i saluti di rito ha preso la parola il professore Francesco Calì, segretario dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale che ha relazionato sulla storia della basilica dei Santi Apostoli e le sue confraternite. Come sempre, il suo intervento è stato preciso ed esaustivo, facendo conoscere ai presenti pagine di storia che non devono essere dimenticate, anzi auspicabilmente divulgate perché prezioso patrimonio della nostra città. A seguire l’intervento di don Giovanni Mammino docente di Storia della chiesa presso lo Studio teologico “San Paolo” di Catania e direttore dell’Archivio storico diocesano. Il suo intervento ha avuto come oggetto la storia delle confraternite in Sicilia nel XVII secolo. Infine, l’intervento dell’avvocato Guido Leonardi, vicerettore dell’arciconfraternita del SS. Crocifisso. L’avvocato Leonardi, che è anche giornalista pubblicista, ha parlato della storia della confraternita, raccontando tanti preziosi momenti storici e aneddoti. Certo, ancora tanto si potrebbe dire e raccontare, tante altre ricerche dovrebbero essere fatte per approfondire e far conoscere ciò che ancora è chiuso nei meandri di ingiallite pagine di antichi libri, che aspettano di essere studiati per poter raccontare a noi e alle generazioni future una storia lunga secoli. A conclusione dell’incontro i saluti a tutti i presenti, tra i quali mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, del rettore dell’arciconfraternita, dott. Gaetano Arcidiacono e di monsignor Guglielmo Giombanco, con l’augurio che questa lunga storia possa continuare sempre con lo stesso spirito di fede e comunione.

Guido Leonardi

Gabriella Puleo


8

27 novembre 2016

dell’

Jonio

SIMPOSIO IN INTERNAZIONALE TERNAZIONALE

ATOL ANA LISI E PROSPETTIVE PROSPETTIVE ANALISI

R Roma, oma, 24-26 novembr novembre e 2016

La Voce dell’Jonio


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