La Voce dell'Jonio (28 giugno 2015) anno LVIII numero 6

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LA Jonio VOCE Anno LVIII - N. 6

Domenica, 28 giugno 2015

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A proposito di identità

Iddio li creò maschio e femmina

Lo stupore di una vita che viene alla luce si accompagna alla felice esclamazione che specifica l’identità del neonato: “E’ un maschio!”, “E’ una femminuccia!”. A questa gioia per la nuova creatura venuta al mondo si aggiungono i commenti degli astanti che collegano il neonato ai suoi genitori: “Tutto suo padre”, “Nessuno potrebbe dire che non è suo figlio!”, si commenta, accostando talvolta le prime foto del piccolo con quelle dei suoi genitori. I genitori, appunto, un padre e una madre che insieme hanno contribuito con la loro unione a generare una nuova vita, dalle loro vite. Legate, in qualche modo da un desiderio e da un bisogno di amarsi, danno continuità alle loro vite, generando altre creature. L’identità di una persona, che rimane unica e irrepetibile, nell’intero universo e nei secoli, costituisce una realtà, che, per quanto si evolva e si riveli sempre nuova nel tempo, rimane un mistero. Ogni essere umano è in continua ricerca del proprio “io”, vuol sapere chi è, chi vuole diventare, come è fatta e come la si può trasformare, casa vuole realizzare di sé e a che cosa vuole dare contenuto e significato vitale. La ricerca della propria identità è strettamente legata alla conquista della propria felicità, della realizzazione di sé, che rende l’uomo e la donna fieri della loro vita e del loro stare nel mondo. Tutto questo avviene per alcuni aspetti per esclusiva scelta individuale ma per molti altri con il concorso di molti fattori, a noi non sempre noti e dei quali non sempre disponiamo strumenti per intervenire. Veniamo al mondo senza averlo deciso noi. Noi non scegliamo i nostri genitori né il colore della nostra pelle, ma siamo accolti da un grembo – che è specificatamente femminile – che, a sua volta, ha accolto un “seme”, che è tipicamente maschile. La nostra nascita è stata accolta in un contesto sociale, dentro il quale noi abbiamo imparato a riconoscere la nostra identità, ad assumerla come unica, esclusivamente nostra, dalla quale mai ci saremmo più separati.

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PERIODICO CATTOLICO La Voce dell’Jonio sta continuando gli sforzi per offrire alla diocesi e all’intero territorio un servizio sempre migliore. L’abbonamento è la scelta di fiducia che il giornale ora chiede ai propri lettori.

La Conferenza episcopale italiana nella scorsa Assemblea del 18-21 maggio ha eletto mons. Antonino Raspanti nuovo presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Si tratta di un importante riconoscimento per il Pastore della nostra diocesi e per il suo servizio nella Chiesa diocesana. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio il nuovo ruolo affidatogli e rivolgere il nostro augurio di buon lavoro. Ci siamo confrontati su alcuni dei temi cruciali delle comunicazioni sociali: inevitabile è stato parlare della crisi dell’e-

Misterbianco

Acireale

L’austero Palazzo della famiglia Nicolosi gioiello architettonico nel cuore della città Gabriella Puleo

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Zafferana

“Etna in scena” al via Una grande rassegna teatro, danza , musica cabaret e danza

Diciannove scrittori si presentano insieme in una serata organizzata dall’associazione “Corso” Gabriella Puleo

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Giuseppe Russo

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Diocesi Il complesso parrocchiale di San Cosimo realizzato per il 75% con i fondi dell’8 x mille

Esempio di tenacia e operosità “Non vi preoccupate il Signore si organizza” “Quando una persona entra in questa chiesa si sente subito accolta. Il parroco don Mario ci esorta sempre ad andargli incontro a stringere la mano”. Ci troviamo a San Cosimo, frazione di Acireale (Ct) posta ai margini del tessuto urbano della città famosa per il suo barocco. Nella Longo, una parrocchiana della prima ora, così si esprime durante la nostra conversazione. E aggiunge: “Abbiamo vissuto momenti difficili come comunità. Grazie alla sua tenacia e alla sua umanità li abbiamo superati e il nostro sogno si è avverato”. San Cosimo nel 1995, quando don Mario Arezzi fu nominato vice parroco, era un piccolo nucleo, costituito da un numero sparuto di abitazioni, una piazzetta e una Domenico Strano (continua a pag. 7)

Mondo scout

Un centinaio di acesi tra gli ottantamila in piazza San Pietro con Papa Francesco

imposta sul reddito

“Orazio Vecchio”

Versamento su conto corrente postale n. 7313800 intestato a La Voce dell’Jonio

ditoria, del Convegno di Firenze e delle forme d’interazione digitali che esso già offre. Mons. Raspanti, lo ricordiamo, è vice presidente per il Sud del Comitato preparatorio del V Convegno ecclesiale nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” che si terrà dal 9 al 13 novembre 2015. Dopo Firenze, ha sostenuto il vescovo Raspanti, “spero che si accendino dei motori e che non si spengano all’indomani ma continuino a dare energie nel corpo vivo della Chiesa”. Domenico Strano (continua a pag. 6)

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Intervista Parla mons. Raspanti, presidente della commissione Cei per la Cultura e le Comunicazioni sociali

Teresa Scaravilli (continua a pag. 2)

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Nino De Maria La legge Finanziaria prevede la possibilità di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito ad associazioni di volontariato, onlus, ricerca etc. Il 5‰, altra cosa dal già sperimentato 8 ‰, non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta. Anche l’Associazione Orazio Vecchio,nata soprattutto per curare La Voce dell’Jonio, è tra i soggetti beneficiari. Per destinare a noi il contributo basta compilare l’apposita scheda del 5‰ sul modello 730 o Unico: 1) Inserire i propri dati anagrafici e il codice fiscale; 2) Firmare nel riquadro indicato come Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.... (il primo a sinistra della scheda); 3) Indicare in quel riquadro il codice fiscale 90034160870 (come nell’esempio sopra)

diocesi

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Rete per la Caritas nella Apg di Linera è già funzionante la sala multimediale D. S

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In Seconda

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Libri Saggio di mons. Sciacca sul Giubileo

Dimore acesi - 2 Palazzo Nicolosi abitato da 300 anni dall’omonima nobile famiglia

Il Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco, con la Bolla Misericordiae vultus l’11 aprile 2015, è stato accolto come segno e risposta della Chiesa alle emergenze dell’oggi. “La Chiesa in questo momento di grandi cambiamenti epocali - ha detto il Papa - è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo - ha sottolineato - non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale. E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre”. Come si legge nella Bolla, la Misericordia non è da considerarsi come una parola astratta, bensì un volto da riconoscere, contemplare e servire, è “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa” e nel volto di Cristo “tutto parla di misericordia e nulla è privo di compassione”. Mons. Giuseppe Sciacca, Vescovo tit. di Fondi, Segretario Aggiunto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ha pubblicato, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana (LEV), un breve saggio dal titolo “Pietas, Misericordia, Aequitas” offrendo ai tre termini, a volte adoperati come sinonimi, una specifica accezione ed una gradualità in crescendo, intersecando le implicite valenze lessicali. Nella società contemporanea, caratterizzata dal nichilismo, “segno dei tempi da saper leggere, cercando di andare oltre la sua negatività” - come scrive Mons. Sciacca - solo la Religione e la Morale possono dare una risposta ed anche “un supplemento d’anima” in forza del principio della Pietas. Il termine evoca il pius Eneas virgiliano che si fa carico del padre anziano quale “metafora del passato” e richiama la pietas classica

Corso Umberto I è considerato il salotto acese, il passeggio principale, e su questa bella arteria si affacciano molti palazzi costruiti tra il ‘700 e l’800. Tra di essi vi è palazzo Nicolosi, da circa 300 anni dimora dell’omonima famiglia. Dopo il terribile terremoto del 1693 che distrusse molte costruzioni, i fratelli Giuseppe e Pietro Paolo Nicolosi decisero di trasferirsi ad Acireale. Provenienti da Messina, risiedevano ad Acicastello e dopo il sisma decisero di acquistare una serie di case ormai distrutte dal terremoto nella allora via San Rocco e costruire due palazzi. Il sito allora era ben diverso da quello attuale, c’era la chiesa di San Rocco, fabbricata per la prima volta nel 1526 e riedificata nel 1634, altre costruzioni e poi la chiesetta della Madonna dell’Indirizzo, già esistente intorno al 1618 e riedificata, dopo il terremoto del 1693, da Giuseppe Nicolosi. Durante i primi anni del XIX secolo vennero realizzati il pronao e il prospetto della chiesa, eseguiti su disegni dell’ingegnere Sebastiano Ittar. Intorno al 1778 via San Rocco, poi via Indirizzo, venne spianata e i lavori proseguirono fino ai primi anni dell’800. Negli anni successivi si provvide ad allineare i palazzi che si affacciavano sulla via che intanto aveva assunto il nome di via Belvedere, e divenne necessario tagliare una sezione dei fabbricati e arretrare tutte le costruzioni per avere una arteria più grande e marciapiedi ampi. In quella occasione palazzo Nicolosi venne ampliato, fu creato il giardino, un terzo piano, adeguando l’intera costruzione alle esigenze dei tempi. La progettazione della ristrutturazione venne affidata all’ingegnere Mariano Panebianco. Il verbale di allineamento della casa Nicolosi così riporta l’evento. “L’anno 1872 il giorno 3 del mese di dicembre Noi Giuseppe fu Grassi Russo assessore appositamente delegato dal sindaco,

Pietas, misericordia, aequitas

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Direttore responsabile Giuseppe Vecchio

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disegnata da Cicerone nella triplice articolazione “verso la patria, verso i parenti ed anche verso se stessi”; valori, questi, che la scienza teologica ha incorporato nel Diritto e nella prassi pastorale, tracciando le linee dell’umanesimo rinascimentale, che oggi viene riletto alla luce del “nuovo umanesimo” che in Cristo ha ricevuto il dono della benevolenza divina, tema del V Convegno Ecclesiale che verrà celebrato a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. La Pietas si legge nella prassi come Charitas, e quindi “dono di sé agli altri”, motivazione sociale di crescita e di sviluppo nella costruzione della comunità umana, che il nichilismo tende a soffocare nel buio della solitudine. La Misericordia, “cantus firmus” del Magistero di Papa Francesco intreccia una profonda e umanissima pietas attraverso i gesti di particolare attenzione ai profughi (come a Lampedusa), agli ultimi, agli emarginati, ai barboni, ai senza tetto, ed anche con ripetuti appelli e messaggi forti, sollecita e indirizza verso una saggia aequitas, che - ricorda l’Autore - seguendo la riflessione giuridico-canonistica, si manifesta nella Giustizia “dulcore misericordiae temperata”. L’equità canonica è, infatti, “la regola delle regole, in virtù della quale l’ordinamento supera continuamente se stesso nel suo assetto storicamente dato”. L’aequitas, che costantemente mitiga il rigor iuris, origina, infatti, gli istituti della dispensa e del privilegio. Citando il Venerabile Pio XII, di cui è noto cultore, Mons. Sciacca ribadisce che la “potestà giudiziaria non cadrà mai nella rigidezza e nell’immobilità, ai cui istituti puramente terreni, per il timore della responsabilità o per indolenza o anche per una malintesa cura di tutelare il bene, certamente alto, della sicurezza del diritto, vanno facilmente soggetti”. Linea pastorale seguita anche dal Beato Paolo VI, il quale auspicava che la giustizia ecclesiastica, animata dall’equità, fosse sempre “più agile, più dolce, più serena”. La malvagità umana può aprire nel mondo come delle voragini, dei grandi vuoti: vuoti di amore, di bene, di vita e solo Dio, “ricco di misericordia”, può colmare queste piaghe, queste voragini, che il male apre nei cuori e nella storia dell’umanità. “L’abisso del peccato si colma con l’abisso della sua misericordia” ha detto Papa Francesco, presentando il “volto della misericordia” e annunciando il Giubileo universale che si estende a tutte le Diocesi, alle Chiese cattedrali, ai santuari e ai luoghi di culto. La pietas e l’aequitas s’intrecciano nel sentiero dell’homo viator che con il “suo carico di fragilità si dibatte e combatte la propria vicenda terrena” e quel Dio di manzoniana memoria che “perdona tanto per un’opera di misericordia”, si rende presenza e immagine di misericordia, volto radioso della Chiesa di oggi che guarda e legge nel profondo del cuore. Giuseppe Adernò

Un gioiello nel cuore della città assistito dall’ingegnere sig. Messa Angelo e dal segretario comunale sig. Mariano Grassi. In seguito all’orale istanza fatta dal signor Barone Carmelo Nicolosi del fu Barone Paolo di questa, per averla istabilito il livello da dargli alla sua ricostruenda casa sita in questo comune, parrocchia Cattedrale e nella strada Belvedere dal lato di oriente. Ritenuta la deliberazione di questo comunale consiglio in data del 30 agosto ultimo scorso in proposito. Abbiamo stabilito colla guida del detto ingegnere che il detto ricostruendo fabbricato dovrà tenere il livello orizzontale di punto zero alla banchina a Levante della casa di Rosario Amato a punto zero della banchina all’angolo della casa del signor Pennisi Cesarò Venerando, lo che porta conseguenza il ribasso di centimetri novantasette (97) del piano attuale superiore alla soglia del portone”. “(ASCA,opere pubbliche 1872 XIII 6-1 verbale di allineamento della casa del barone Carmelo Nicolosi fu Paolo 3/12/1872). Con questa importante ristrutturazione del palazzo alcune parti vennero date in affitto, mentre i piani superiori vennero prevalentemente abitati da membri di casa Nicolosi che non sposandosi e rimanendo in seno alla famiglia di origine trovarono una confortevole sistemazione nei “quartini” dei piani superiori. Magnifico il salone del piano nobile nei colori ocra e crema che esprime in pieno l’opulenza di un’epoca e di una famiglia che fin dal suo arrivo in città si integrò perfettamente nel tessuto sociale occupando anche posti di rilievo nel civico consesso. Vari membri ricoprirono la carica di sindaco della città, il primo fu Giuseppe Nicolosi, sindaco di Acireale dal 1697 al 1698. Fu poi

la volta di Paolo Nicolosi dal 1760 al 1761, cui seguirono Sebastiano Nicolosi dal 1777 al 1778, il barone Sebastiano Nicolosi nel 1804, il barone Paolo Nicolosi Pasini dal 1845 al 1849 ed infine il dottore Paolo Nicolosi dal 1962 al 1968. Nel 1900 via Belvedere (ex via San Rocco ed ex via Indirizzo) assunse il nome di corso Umberto I in onore del defunto re, arricchendosi intanto di altri prestigiosi edifici, che tuttora possiamo ammirare, come il convento di San Rocco edificato nel 1881 e il collegio Santonoceto del Sacro Cuore di Gesù, anch’esso edificato in quegli anni. Il corso Umberto diventava sempre più il salotto della città arricchendosi agli inizi del ‘900 di un bel giardino pubblico, l’attuale piazza Garibaldi. Il progetto iniziale del tratto di strada che va da corso Umberto a piazza Gusmana, cioè via Paolo Vasta, era quello di edificare un teatro comunale e l’ingegnere Francesco Maddem fu incaricato del progetto, ma l’idea del teatro non andò in porto e la piazza fu destinata a mercato. Agli inizi del secolo scorso l’ingegnere Vincenzo Paradiso rilevò il controsenso di continuare a adibire la piazza a mercato e così l’area fu trasformata in giardino pubblico. Palazzo Nicolosi quindi veniva a trovarsi a distanza di circa duecento anni dalla sua costruzione nel cuore della città, in quella via del centro storico che, ancora oggi è un passaggio quotidiano per i cittadini e tappa fondamentale per i numerosi turisti, da sempre affascinati dal nostro barocco. Gabriella Puleo

Acireale: ecco i nuovi soci dell’Accademia Zelantea La serata della consegna dei diplomi ai nuovi soci dell’Accademia, nella sala “Cosentini” della Biblioteca Zelantea, è ricca di momenti significativi. Nell’introduzione il presidente dott. Giuseppe Contarino evidenzia come l’Accademia proponga nuove frontiere per una vita più dinamica, fondata sulla ragione e sui valori; annuncia con orgoglio l’ingresso del socio d’onore, prof. Eugenio Coccia dell’Università Tor Vergata di Roma, “il maggior accademico italiano tra i soci della Crusca”. Il prof. Franco Calì, nel suo dettagliato intervento critico, traccia un profilo culturale dei detentori dei diplomi; in particolare, per l’unico socio effettivo, dott. Angelo Pagano, direttore dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare di Catania, rileva i suoi meriti di ricercatore scientifico, con all’attivo 150 saggi. Dei nove soci corrispondenti, di cui cita interessanti pubblicazioni, cinque sono illustri professori dell’Università di Catania, di varie facoltà: Salvatore Barbagallo, Rosario Faraci, Stefano La Malfa, Gino Sorbello, Domenico Ventura. Inoltre, il dott. Saverio Continella, economista, è direttore generale del Credito Siciliano; il dott.Paolo Rapisarda, direttore C.R.A. di Acireale. Il prof. Calì si sofferma su due acesi, distintisi per il loro impe-

gno in favore della città. Mario Grasso, scrittore, poeta, giornalista, promotore per diversi anni delle Settimane culturali acesi e del Premio “Marranzano d’argento”; fondatore di sette riviste letterarie, detentore della casa editrice “Prova d’autore”. L’avv. Gaetano Gravagno, storico dal rigore scientifico nella sua storia di Acireale e dei suoi beni monumentali; incisiva la rievocazione della restituzione della bandiera, donata da Catania ad Acireale, da lui scoperta nell’archivio storico di Napoli. Il prof. Mario Grasso tiene una brillante conversazione sul tema:”La letteratura italiana di autori siciliani del secondo Novecento”. La sua attenzione verte sul poeta catenoto Francesco Guglielmino, autore del noto libro “Ciuri di strata”. Passa in rassegna molti autori siciliani, prediligendo Antonio Pizzuto, uno dei maggiori scrittori che cominciò a pubblicare a 60 anni; Stefano d’Arrigo con il suo capolavoro “Horcinus Orca”; Gino Raya, innovatore nei suoi giudizi; Leonardo Sciascia, di cui segnala due noti romanzi, “Le parrocchie di Regalpetra” e “Il consiglio d’Egitto” del 63; Bartolo Cattafi; Giuseppe Bonaviri da Mineo; Angelo Fiore. Anna Bella

dalla prima Maschio e femmina li creò Mi ricordo da bambina quando si azzardavano i complimenti tra coetanei, per prendersi un poco in giro e ridere sulle “forme” più o meno perfette del corpo, si rispondeva: “Ogni naso sta alla propria faccia!”, che equivale a dire, che esiste un’armonia nella persona, che va oltre la perfezione delle forme. E questo ci educava a prenderci cura del nostro “modello” di corpo e a difenderlo dalle critiche – più o meno benevole – dei nostri compagni di scuola e amici, a riconoscerlo come nostro e ad amarlo. Qualche volta, a motivo di alcuni privilegi, che la nostra società maschilista, specie nella nostra Isola, ha riservato ai maschi, si provava una certa invidia e si era tentati di dire che sarebbe stato meglio nascere maschi. “No!”, dicevamo, noi “piccole donne!”, “questo è un errore da evitare! Non c’è nulla di meglio di ciò che sei!”. Allora bisognava tirare su tutto l’orgoglio femminile, per dirsi donna, in pienezza, senza nulla da invidiare al maschio, senza nulla da imitare del maschile, un’identità da “custodire”, da “apprezzare”, da “mantenere” tale. Accettarsi e riconoscersi è il primo gradino verso la felicità. Il secondo gradino è accogliere il limi-

te. La vita è un mistero grande, non tutto è manovrabile ad uso e consumo personale, che ci piaccia o no, noi disponiamo di strumenti che hanno un limite, oltre il quale a noi non è consentito comprendere, intervenire, scrutare, modificare... come il tempo, l’intelligenza, i bisogni e le attese degli altri... Quanti limiti alla nostra autonomia! Ne va di mezzo la nostra felicità? Se la nostra felicità ha per obiettivo la vittoria del nostro orgoglio, certamente vivremo da frustrati per tutta la vita, ma se la nostra felicità ha un orizzonte ampio, che si allarga alla felicità dell’altro, che ci sta accanto, il nostro limite non sarà più un ostacolo, ma sarà uno strumento per creare relazioni. L’uomo non è mai felice da solo, la sua felicità nasce dal sapersi riconosciuto, amato, stimato... e questo non è un fatto al singolare ma è il frutto di una relazione. La relazione coniugale – che nasce tra un uomo e una donna – genera nuove vite, nuove relazioni, si allarga da una generazione all’altra. La relazione tra gli esseri umani genera amicizia, solidarietà, comunione ... ma, non genera bambini, anche se può educare, far crescere, affidare al futuro, al mondo i figli generati da altri. Oggi si vuole diffondere uno stile di relazione a due, tra persone dello stes-

so sesso, e confonderla con la relazione coniugale. La coppia omosessuale – pur amandosi – non è generativa. Senza procreazione finisce il genere umano. La relazione coniugale è una relazione aperta alla genitorialità, genera figli. Nel progetto di Dio, la felicità per l’uomo, consiste nella relazione uomo/donna. “Maschio e femmina li creò!” (Ge. 1,27) e benedicendoli, rese feconda la loro unione: ”siate fecondi e moltiplicatevi”. E, imprimendo la sua immagine e somiglianza, ha consegnato loro una vita aperta alla vita, una felicità senza fine né intervalli, una vita eterna. La coppia omosessuale può prendersi cura di un bambino, ma non sarà mai un figlio nato dalla loro unione. E, se nato in laboratorio, con ovuli e spermatozoi destabilizzati da altri corpi e collocati in provetta, quel bambino non conoscerà mai le origini della sua vita e, nella costruzione della propria identità, non eserciterà il confronto tra il maschile e il femminile, elementi fondativi per la vita umana. Una relazione di amore non è necessariamente una relazione sessuale. L’amore va oltre gli amplessi e gli orgasmi e vive anche senza di essi. L’amore rende felici quando costruisce il bene dell’altro e gode dell’altrui felicità. Teresa Scaravilli


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misterbianco Emozioni, sentimenti e momenti di vita nella serata che ha visto protagonisti 19 scrittori locali

Tanta voglia di comunicare I misterbianchesi si raccontano, con tanto amore e taanta voglia di comunicare, attraverso le pagine di un libro, raccontano emozioni, sentimenti, momenti di vita. Questo e tanto altro è stata la manifestazione che si è svolta presso il chiostro della biblioteca comunale “C. Marchesi” di Misterbianco. Presentati da Agata Sava, ben 19 scrittori del territorio, alcuni affermati, altri alla loro prima esperienza, tra cui anche il primo cittadino Antonino Di Guardo e l’assessore allo sport Federico Lupo, hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico con tanti momenti di riflessione e di commozione. A dare inizio alla serata, organizzata dall’associazione culturale “Graziella Corso”, il gruppo musicale degli Sideout che ha eseguito il brano “Scrivimi” del cantautore Nino Buonocore. Ottima scelta visto che il leitmotiv della serata sono state proprio le parole che sgorgano dalla fantasia o dall’esperienza

di vita di chi si cimenta nella non facile impresa di scrivere un libro. La serata ha visto anche la presenza di alcuni alunni della scuola media “Aristide Gabelli” di Misterbianco che hanno partecipato al premio letterario “Graziella Corso” con i loro elaborati. Questi lavori hanno dato vita ad un quaderno antologico, il primo di una lunga collana

che è stato regalato agli studenti. E’ stata istituita anche una borsa di studio. La scrittura come terapia, questo lo scopo del concorso, portando i ragazzi a riflettere scrivendo, per esternare quello che avviene nei loro tumultuosi cuori, che si stanno appena affacciando alla vita. Il presidente dell’associazione Francesco Manna, autore del libro “Gra-

ziella, storia di una donna “guerriera” sa bene come la scrittura possa essere una terapia importante in tanti momenti della vita, vivendo in prima persona il dramma della prematura scomparsa della moglie e madre dei suoi due figli. Scrivendo ha avuto la forza di elaborare il lutto e il tremendo vuoto lasciato dall’adorata moglie, coraggiosa e forte nell’affrontare la malattia che inesorabilmente l’ha portata alla fine della sua vita. L’associazione culturale “Graziella Corso” si occupa di divulgare manifestazioni culturali e seguire nel loro percorso i vari artisti, quindi oltre all’appuntamento al prossimo anno, con la seconda edizione del premio letterario e della presentazione degli scrittori misterbianchesi, l’associazione ha un fitto programma di appuntamenti che ruotano attorno alla vita sociale e culturale della città di Misterbianco e del territorio limitrofo. Gabriella Puleo

etna comics Successo di pubblico e grandi ospiti internazionali alla quinta edizione catanese

Un piacevole tuffo nel fumetto Apprendere lezioni e segreti da Jill Thompson, vincitrice di ben sei Eisner Awards (oscar del fumetto USA), o da Angelo Stano, creatore grafico di Dylan Dog o dallo sceneggiatore Alessandro Bottero, commentare con Rutger Hauer i suoi indimenticabili film, vedere lunghe file di fans per “strappare” un disegno o un autografo a Masami Sudo (papà di Ken il guerriero), ai maestri Claudio Castellini e Simone Bianchi, a Walter Venturi (Zagor) o Raul Cestaro (Tex e Dylan Dog), parlare con Tanino Liberatore (Ranx Xerox) delle sue tecniche e di Andrea Pazienza, scherzare con quei simpatici folli di “Nirvana”, Pagani e Caluri, provare a doppiare un cartoon insieme a professionisti del calibro di Mazzotta e Bellia, assistere a tornei di videogames, carte e giochi di ruolo ove giocano centinaia di ragazzi contemporaneamente… Tutto questo e tanto altro ancora è stato possibile grazie alla magia ed ai numerosi appuntamenti quotidiani che ha proposto la quinta edizione di Etna Comics, festival internazionale del fumetto e della cultura pop svoltasi al complesso “Le Ciminiere” di Catania che, come ipotizzato, ha superato il record di 50 mila presen-

ze dell’edizione precedente. Gli ottimi risultati dello sforzo organizzativo sono stati evidenziati dalla presenza di numerosissimi ospiti di prestigio, considerando la lunga lista delle celebrità, oltre quelle menzionate: Yildiray Cinar (Superior Iron-Man), Joevito Nuccio (Zagor), Alessandro Nespolino (Adam Wild, Magi-

co Vento, Volto Nascosto…), il mitico Peter Milligan con lezioni di sceneggiatura, Paolo Mottura ed Enrico Faccini (Disney) di disegno, i simpaticissimi Val Romeo (Morgan Lost, il personaggio di Claudio Chiaverotti in uscita in autunno) e Gianluca Cestaro (Tex, Dylan Dog), l’autore del manifesto dell’evento Don Alemanno (Je-

recensioni Storia di Francesca, emigrata in Canada Vibrante racconto della vita travagliata e nello stesso tempo straordinaria di una donna siciliana, Francesca, appartenente ad una famiglia di cinque figli, di cui quattro emigranti. Sostenuta da una forte fede in Dio, nel dopoguerra degli anni Cinquanta, affronta, con due figli di otto e cinque anni, Felicia e Giambattista, l’emigrazione da Riposto e dall’Etna, al Canada, dove già da qualche anno il marito, il cugino Francesco, amore contrastato, conclusosi con la classica “fuitina”, ha trovato lavoro in una società ferroviaria della fredda regione British Columbia. Sorprendente la storia del viaggio sulla motonave “Argentina” nel pieno dell’inverno, senza una comoda cabina, con dieci dollari donatile dalla sorella emigrata negli USA: sbarco al porto di Halifax, la vigilia di Natale 1951. Il treno la porta alla meta prefissata, all’incontro ardentemente desiderato con il marito, alle peripezie della convivenza con famiglie di emigrati, a Nelson. Determinata la personalità di questa “eroina”, capace di “leggere” il piano della Provvidenza, in suo favore. Con coraggio riesce a salire l’erta scalata sociale, mirando alla dignità della famiglia: il marito, al primo aggiunge un secondo lavoro di macellaio e lei sarà una provetta sarta. Singolari situazioni agevolano i due coniugi nella ricerca del benessere e nel conseguimento della felicità, a ritmo sostenuto e inarrestabile fino alla celebrazione del 50° di matrimonio. Interessante l’intervista che Francesca rilascia al nipote – ovvero l’autore –sulle sue esperienze, soprattutto per il linguaggio impastato di colorito dialetto siciliano, allo stato puro. Incisiva prefazione di Marinella Fiume. Suggestive fotografie d’epoca. Copertina originale. Empatica postilla di Giambattista Rapisarda su donare speranza a “quanti soffrono il dramma della mancanza di lavoro e dell’emigrazione”.

Anna Bella

“Il Solco” racconta la vita del Seminario

nus) … per citare solo una parte dell’intensissimo programma, zeppo di altri eventi dedicati agli Youtubers, ai Cosplayers, al Giappone e a tanto altro. Per gli amanti di anime e manga, la manifestazione è stata impreziosita dalla presenza di Masami Sudo, “papà” di Ken il guerriero, e di Riyoko Ikeda, celebre “mamma” di Lady Oscar ma anche talentuosa cantante lirica, che ha incantato i visitatori del festival nel corso del concerto di chiusura a due voci insieme al tenore Yoshitaka Murata, alla presenza della grande maestra Nicoletta Conti. Va inoltre menzionata l’asta benefica che si è potuta realizzare grazie alle opere, disegni inediti e sceneggiature originali, appositamente donate dai tanti artisti ed autori partecipanti. Un plauso particolare va rivolto al responsabile dell’ufficio comunicazione e stampa Antonio Costa ed a Valentina Mammino dell’ufficio stampa, per la competenza e la professionalità dimostrate e per la preziosa disponibilità. Ed ora, tutti in fila in attesa della sesta edizione! Mario Vitale

Anche quest’anno il numero unico del Seminario ‘Il Solco’, come da ormai pluriennale consolidata tradizione in uscita in prossimità della domenica di Pentecoste, a conclusione del Tempo liturgico di Pasqua, ci presenta la vita del Seminario Vescovile nell’anno ormativo che ormai giunge a conclusione. Il sottotitolo del numero di quest’anno è ‘Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello’, cioè la Chiesa che attraverso le attività di studio e discernimento in Seminario si forma giorno dopo giorno. Tre sono le sezioni in cui la rivista si articola: ‘in ricerca’, ‘in comunità’ ed ‘in diocesi’. La rivista si apre con l’editoriale della redazione, sul tema di quest’anno. Cristo e la Sua mistica Sposa, la Chiesa, costituiscono un unico sia pur composito ‘corpus’. ‘Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello’ è anche il dolce imperioso invito che ai seminaristi viene rivolto durante il tempo di discernimento degli anni in Seminario, un tempo che consente ai giovani seminaristi di fare esperienza della Chiesa e così conoscerLa sempre più e sempre meglio. Ed ancora, il messaggio del vescovo alla diocesi in occasione della Giornata pro-Seminario, coincidente con la domenica di Pentecoste, ed il messaggio introduttivo del rettore del Seminario, sac. can. Angelo Milone. Nella prima sezione, i contributi di alcuni seminaristi sui germi vocazionali che in Seminario maturano progressivamente, nella seconda sezione, invece, la comunità che si apre al mondo esterno, come la Chiesa è e deve essere inserita nel tessuto del mondo e particolarmente nel mondo di oggi, quando distrazioni di ogni genere sembrano far dimenticare i veri valori che danno realmente senso compiuto alla vita. La missione deve portare la Chiesa a spingersi verso le periferie dell’uomo, a ricercare a far riavvicinare i più lontani, a riportare, cioè, tutti, nell’unico ovile di Cristo. Nella terza sezione, infine, la Chiesa, attraverso i presbiteri, si pone fisicamente sulle strade del mondo accanto a Gesù. A conclusione della rivista, le nuove ordinazioni sacerdotali, le ricorrenze giubilari di alcuni presbiteri ed un sentito ma doveroso ricordo di p. Salvatore Strano, al quale, scomparso lo scorso dicembre, la Chiesa diocesana vuol ancora una volta esprimere la propria gratitudine, per l’instancabile servizio da lui prestato alla pastorale vocazionale e per l’accompagnamento spirituale di seminaristi e sacerdoti.

Nando Costarelli

Libri Un manuale rivoluzionario della Edueat dedicato ai genitori e ai figli per migliorare i rapporti in famiglia e mangiare sano senza problemi

“Aggiungi un gioco a tavola” e il bambino saprà alimentarsi bene Non di solo pane vive l’uomo, uno degli slogan attuali all’Expo, suggerisce che attorno al tema del cibo, oltre alla nutrizione, si palesano ulteriori dimensioni. Già Feurbach, con la celebre frase “Siamo quello che mangiamo” rintracciava delle componenti identitarie in ciò che i suoi contemporanei ingurgitavano e chissà se con ciò non intendesse, oltre alla questione biologica e prettamente nutrizionale, il riferimento alla dimensione dell’identità culturale, politica, sociale e relazionale. Attualmente, dall’Expo alle trasmissioni televisive, dal veganesimo alla macrobiotica, dalle abitudini alimentari sane al terrorismo comunicativo contro l’obesità e i disturbi dell’alimentazione, il cibo è sempre di più l’ossessione di tutti, soprattutto delle famiglie. E’ come se la necessità della sopravvivenza e la questione dell’alimentarsi per la crescita, fossero opacizzati dall’ansia dell’alimentazione che finisce per tradursi nel consumo acritico di esso. E ancor più, lo slancio aggregativo e di convivialità della tavola, tipici peraltro della tradizione italiana, sono inibiti dalla disgregazione che provoca il consumare i pasti individualmente, i fast-food, la frenesia del “mordi e fuggi”. Qual è dunque la giusta attenzione al cibo? Come si può riconquistare la consapevolezza del nutrimento ridefinendo spazio e tempo attorno al cibo? “Aggiungi un gioco a tavola” è un testo che prova a riconquistare la dimensione dell’alimentazione suggerendo l’educazione alla consapevolezza multidimensionale del cibo,

attraverso la riflessione sulla provenienza, sui metodi di trasformazione, sulle caratteristiche e qualità. Attraverso uno sdoppiamento dei contenuti, adatti da una lato agli adulti e dall’altro ai bambini e ai ragazzi, “Aggiungi un gioco a tavola” e il programma EduEat, rappresentano una guida per i genitori che vogliono guidare i propri figli al consumo consapevole del cibo, all’appropriazione del senso dell’alimentazione attraverso la convivialità e il gioco. L’approccio ludico del testo, prende forma in un manuale vero e proprio, che orienta genitori e figli insieme verso l’esperienza multisensoriale del cibo. Il percorso attraverso i sensi rivela la ricerca ludica dell’alimentazione come conoscenza multidimensionale, da quella ambientale a quella socio-politica per cui il cibo diventa nutrimento per sé e per gli altri, diventa veicolo del rispetto per il resto dell’umanità e di ciò che si ha attorno. Ciò svela l’approccio dal basso, che vede la famiglia protagonista di un cambiamento delle abitudini alimentari affinché una nuova consapevolezza sul cibo riporti un’incidenza complessiva sul modo di concepire l’alimentazione nel mondo globale, partendo da una corretta informazione e dalla possibilità di esplorazione consapevole di ciò che vuol dire nutrirsi ed esperire gli alimenti. “Aggiungi un gioco a tavola” è una guida che propone un metodo educativo articolato e tuttavia semplice e divertente nell’applicazione: attraverso la costruzione di personaggi che rappresentano i sensi e i nemici dei sensi, i Govut, i

bambini accompagnati dagli adulti, sono guidati ad esplorare un’alimentazione consapevole secondo la prospettiva dell’apprendimento delle intelligenze multiple. La sperimentazione delle pietanze attraverso la stimolazione sensoriale giocosa, dall’udito al tatto, dalla vista al gusto, dall’olfatto alla riflessione cognitiva in termini culturali, ambientali, politici e sociali, consente così l’apprendimento multidisciplinare che secondo gli studi portati avanti dall’Università di Macerata in collaborazione con il Laboratorio delle idee, riconducono allo sviluppo delle intelligenze multiple, alla promozione delle relazioni sociali a partire da quelle familiari, fino alla costruzione di percorsi di cittadinanza attiva e consapevole, orientando genitori e figli verso scelte individuali che tengano in considerazione l’interazione imprescindibile con il resto del mondo circostante. “Aggiungi un gioco a tavola” e “EduEat” definiscono un percorso di educazione al consumo consapevole del cibo e di riappropriazione di esso come caleidoscopio di gioco, relazioni, convivialità, solidarietà, piacere, scelta consapevole, motore di sviluppo di intelligenze multiple. Il manuale tende così a favorire e promuovere l’apprendimento di abilità critiche nei confronti del cibo, abilità che non presuppongono schieramenti, né mode, ma adottano il principio della sperimentazione consapevole che nutre la scelta come azione primordiale dell’uomo singolo che come un volano si moltiplica in miliardi di azioni che descrivono poi i comportamenti generali, le tendenze, gli stili di vita, per dirla alla Weber e inoltre, affermino, come si dice oggi all’Expo, che di “non solo pane vive l’uomo. Silvana Leonforte


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ricca estate 2015 Rassegna di teatro, musica, cinema, cabaret e danza

“Scena” d’eccellenza Una delle manifestazioni più importanti che si svolgono a Zafferana Etnea è l’”Estate Zafferanese“, animata dal cartellone di “Etna in Scena“, una rassegna di musica, teatro, cinema, cabaret, danza. “L’Estate Zafferanese nacque nel 1965 ad opera del dott. Alfio Coco, con la finalità di inserire la cittadina fra le principali realtà siciliane a vocazione turistica. Nei mesi estivi (giugno-settembre), il centro etneo viene invaso da visitatori e turisti provenienti da tutta la Sicilia per assistere agli spettacoli che vengono rappresentati nell’anfiteatro comunale “ Falcone e Borsellino “( struttura ubicata all’interno del parco comunale ) o nella centrale piazza Belvedere. L’edizione 2015 di “Etna in Scena “sarà caratterizzata da alcuni grandi eventi quali i concerti di Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Stefano Bollani, I Denovo, Marracash, Max Gazzè, Enzo Avitabile, Pippo Delbono, France-

sco Cafiso, il jazzista Omar Hakim ed il duo comico “I soldi spicci“. ” Zafferana punta molto sull’aspetto turistico – sostiene il primo cittadino dott. Alfio Russso - e tra le manifestazioni estive 2015 non mancheranno nomi altisonanti del panorama artistico-musicale internazionale”. Il vicesindaco e assessore al Turismo e allo Spet-

tacolo, Giovanni Di Prima, rincara la dose. “Il nostro intento - ha sottolineato - è quello di puntare all’eccellenza e di promuovere la rassegna di “Etna in Scena” a livelli internazionali”. “L’Estate Zafferanese “viene patrocinata dal Comune ( Assessorato al Turismo ), dalla Regione Siciliana ( Assessorato Regionale al Turismo ), e dal Circuito del Mito. In questi anni nomi prestigiosi sono stati di scena a Zafferana: Giorgio Panariello, Manlio Dovì, Patti Pravo, Goran Bregovic, Anna Oxa, Pino Daniele, Lucio Dalla, Ron, Massimo Ranieri, Teo Mammucari, Fabio Concato, Ute Lemper. Credenziali eccellenti perché la cittadina etnea punti sempre più in alto. Giuseppe Russo

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Jonio

Sacerdote zelante, di grande cultura storico-umanistica, educatore, ricercatore e bravo latinista. È la cifra di padre Giuseppe Pistorio autore del libro “ Il Priorato di San Giacomo e Zafferana Etnea “, pubblicato per la prima volta nel 1965 a cura della parrocchia Maria SS. della Provvidenza di Zafferana Etnea. In occasione del 180° anniversario dell’autonomia del comune etneo il volume venne ristampato a cura della Provincia Regionale di Catania. Il Priorato di San Giacomo, la cui ubicazione era nella valle omonima, i primi nuclei abitativi, il toponimo “ Zafarana “, la costruzione della chiesa Madre di Zafferana Etnea (1731), la fondazione della parrocchia Maria SS.ma della Provvidenza, l’eruzione del 1792 che minacciò seriamente il nucleo abitativo, il violento terremoto del 20 febbraio del 1818 che provocò 34 vittime all’interno della chiesa madre, infine la nascita del comune di Zafferana Etnea (21 settembre 1826). Quello di padre Pistorio è un libro che ripercorre le origini del territorio zafferanese con particolare perizia. Nel libro vengono affrontate anche le varie annessione delle frazioni, la

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Padre Giuseppe Pistorio

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nascita del vicariato foraneo di Zafferana, l’eruzione del 1852 e la vita e le opere del pittore zafferanese Giuseppe Sciuti. Padre Pistorio scrisse altri volumi quali: “Nuovi documenti sul Vespro“ Palermo 1969; “Pedara“ ( documentazione inedita ) Catania 1969; “Riflessioni dello Scisma d’Occidente a Catania“, in annuario 1968-1969 dell’Istituto Magistrale G. Turrisi Colonna; “Riflessioni dello Scisma d’Occidente in Sicilia“, Catania 1974. Padre Pistorio nacque a Zafferana Etnea l’8 marzo del 1928. Ordinato sacerdote l’1 luglio 1951 si laureò in lettere presso il Magistero di Catania e si dedicò per dieci anni all’insegnamento in seminario, alla ricerca storica e all’apostolato fra i giovani della Fuci. Fu direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Catania. Inoltre padre Pistorio fece parte del Consiglio presbiterale della diocesi. Padre Giuseppe Pistorio morì il 26 settembre 1977. I funerali furono celebrati il 28 settembre del 1977 nella chiesa madre di Zafferana Etnea. Giuseppe Russo

e il Priorato S. Giacomo

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Diocesi Su un tema pregnante l’annuale pellegrinaggio dei giovani dall’eremo di Sant’Anna al Santuario di Valverde

“Paura della gioia? Rallegrati Maria!” Dalla prima pagina

Intervista al vescovo Raspanti sul ruolo delle comunicazioni sociali Eccellenza ci aiuti a comprendere meglio la differenza tra commissione e ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. “Le commissioni episcopali sono organi composti solitamente da sei a otto vescovi e presieduti da un presidente, hanno un compito d’indirizzo e discutono di come la pastorale, in questo caso della cultura e delle comunicazioni sociali, oggi in Italia possa andare avanti, come superare le sfide e gli ostacoli, partendo dalle persone e i mezzi sia ecclesiastici che laicali coinvolti. Mentre gli uffici sono retti da un direttore e afferiscono alla segreteria della Conferenza episcopale italiana e dipendono dal segretario della stessa. Hanno compiti esecutivi e attuano tutte quelle decisioni che gli organi della Cei, che sono il presidente, il consiglio permanente e l’assemblea, hanno stabilito”. La carta stampata da tempo è in crisi: siamo arrivati al suo tramonto? “Non penso che la carta stampata abbia fatto il suo tempo. Come tutti i processi questo della carta stampata avanza lentamente, non esiste mai un taglio netto o una cesura tra una cosa e l’altra. Ci sono ulteriori problemi per la carta stampata: i costi, la questione ecologica legata alla carta, la rapidità e la funzione dei nuovi media. Secondo me il futuro della carta dipenderà molto dalla capacità di ritagliarsi un ruolo che il digitale non può assolvere. La carta stampata va stimolata come luogo di pensiero e di approfondimento con un occhio di riguardo ai diversi luoghi e alle fasce d’età dei lettori”. A proposito di luoghi: resistono, nonostante tutto, i giornali diocesani. Quali sono secondo lei le nuove sfide che li attendono? “Una delle sfide primarie è quella dell’evangelizzazione: come annunciare il Vangelo. Riusciamo a trovare linguaggi propri nei quali comunichiamo il Vangelo di sempre? Comunicare il vangelo in un mondo che cambia rimane un tema attuale. Parlando di linguaggi nuovi entra in discussione il mezzo: riusciamo a formare comunicatori, specie i giovani, e a orientarli perché pensino e producano modalità intrise dai valori evangelici?”. Parliamo del Convegno di Firenze di cui lei ne sta seguendo la fase preparatoria. Come si potrà interagire e con quali mezzi? “Abbiamo creato per la prima volta una pagina Facebook, un account Twitter e un sito per far partecipare le diocesi e raggiungere tutti gli utenti interessati. Attraverso di essi è possibile interagire con una serie di contenuti che dal sito vengono poi diffusi attraverso i social network. Ne è un valido esempio il logo del Convegno, che è stato creato con un bando a cui vi hanno partecipato, interagendo, circa duecento giovani. Abbiamo previsto tre laboratori preparatori e il prossimo, che si terrà a Napoli sarà dedicato alla cultura e alle comunicazioni sociali. I laboratori si possono seguire attraverso la diretta streaming e naturalmente anche i vari momenti del Convegno. Inoltre sarà attivata una community service che raccoglierà da tutta Italia le varie interazioni sui social network. Per la prima volta si potrà partecipare al Convegno anche da casa. È in lavorazione un’applicazione che permetterà ai presenti a Firenze ma non solo di seguire tutte le fasi del convegno. Con il sito stiamo cercando e cercheremo di avere davvero una continua interattività: ciò che chiede il web, la condivisione, si sposa molto bene con l’idea di chiese che a Firenze si ritroveranno a condividere speranze e proposte. I partecipanti saranno coinvolti in un rapporto non soltanto verticistico ma orizzontale”. Qual è il suo augurio per il prossimo Convegno? “Spero che esso riesca ad accendere almeno dei motori nelle diocesi, nelle parrocchie e nei gruppi, e che non si spengano all’indomani ma rimangano accesi perché si attivino dei “processi”, come sostiene Papa Francesco. Oggi l’evangelizzazione nella vita pastorale non è più pensabile solo attraverso risoluzioni e decreti, ma occorre saper inserire nel corpo vivo della Chiesa energie che alimentino il modo di comunicare evangelico che è cruciale affinché il Convegno non resti vano”. Domenico Strano

Un pellegrinaggio davvero speciale si è mosso, lo scorso 5 giugno, dall’Eremo di Sant’Anna, in Aci Catena fino al Santuario di Maria Santissima di Valverde; in testa mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, che, con la sua gradevole oratoria, ha saputo incoraggiare i numerosissimi giovani presenti ad intraprendere la strada dell’impegno nella sequela di Cristo, alla luce del Vangelo, affinché diventiamo tutti luce del mondo e sale della terra, producendo esiti collettivi connotati dal bene comune. Il nostro amato Vescovo si è dichiarato sempre vicino e disponibile nei confronti delle necessità giovanili nonché delle problematiche della nostra terra. L’evento, organizzato dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile, diretto da don Mario Gullo, ha visto la partecipazione, viva ed entusiasta, di una folla di giovani, di sacerdoti, di rappresentanti di realtà laiche e religiose. Lo stesso don Gullo, eccezionale trascinatore di giovani e fervido parroco del Santuario giarrese di Santa Maria della Strada, ha sottolineato l’importanza di un intervento attivo ed incisivo del credente a

livello sociale, per contrastare le forze disgregatrici che seminano zizzania fra il buon grano della Chiesa. Durante il tragitto è stato recitato il Santo Rosario, animato dalle varie realtà parrocchiali, con momenti di meditazione e canti. Portata a spalla, la statua della Madonna della Purità dell’oratorio dei Padri Filippini di Acireale, i quali quest’anno festeggiano i cinquecento anni dalla nascita di S. Filippo Neri. All’arrivo, presso Santuario

Maria Santissima di Valverde, è stato brevemente trattato il tema che ha sotteso l’intera manifestazione: Paura della gioia?... rallègrati Maria! Papa Francesco in una sua recente omelia ha detto: “È una malattia dei cristiani questa. Abbiamo paura della gioia. È meglio pensare che Dio esiste ma è distante. Abbiamo paura della vicinanza di Gesù, perché

L’incontro col papa Un centinaio di acesi a san Pietro

“Le famiglie credono nel metodo scout”

“è bello con Te”: a S. Venerina “Sono un umile strumento di Dio” il convegno dei ministranti Aci San Filippo Testimonianza di Gloria Polo

La Basilica di Aci san Filippo, sin dalle prime ore del pomeriggio, è colma di gente giunta da ogni dove e alle 16,45 non vi si trova più un posto a sedere. La gente è assiepata ma composta e aspetta che lei, che già si trova sull’altare in atteggiamento di preghiera, parli. Alle 17 in punto inizia la sua lunghissima testimonianza e Gloria Polo, aiutata da un sacerdote interprete, racconta il suo straordinario viaggio negli inferi. La sua vicenda personale è arcinota. Dentista colombiana, nel maggio del 1995 rimane vittima di un terribile incidente: dopo essersi rifugiata, insieme al nipote, sotto un albero per ripararsi dalla pioggia, entrambi vengono colpiti da un fulmine. Il nipote muore all’istante, lei rimane orribilmente bruciata dentro e fuori il corpo. In seguito a questa esperienza entra in coma e subisce tutta una serie di interventi medici che lei, “fuori dal corpo”, dichiara di aver visto e che, nella sua narrazione, descrive nei minimi dettagli. Come nei minimi dettagli,svegliatasi dal coma e miracolosamente guarita narra, da oltre vent’anni in giro per il mondo, del suo viaggio nell’aldilà, concessole dalla Misericordia Divina per testimoniare “non mille volte, ma mille volte mille” ciò che ha visto . Si rivolge al Signore chiamandolo “Papà Dio” e con drammatica mimica, parla senza pudore e per oltre due ore: della sua pessima vita prima di quell’esperienza, del peccato anestetizzante e delle sue conseguenze, del valore della preghiera, della magia e della divinazione, del diavolo, della musica rock, della sessualità aberrata,della pornografia, delle ingiustizie sociali, della fame nel mondo, dei talenti, della confessione. Tocca il culmine della narrazione quando, a proposito dell’aborto, lo definisce “peccato diabolico” e descrive, tra le lacrime, la sofferenza inflitta al bambino. La testimonianza di Gloria Polo si trasforma in una lunga omelia, nella quale si intrecciano la sua vita personale, la sua esperienza soprannaturale. la propria e l’altrui conversione. Piange, dall’ambone, e invoca il nome di Cristo e dei santi. “Per questo sono qui, dice, per la comunione dei santi. E sventura a quelli che non cambieranno dopo aver inteso la mia testimonianza, perché saranno giudicati più severamente. Questa non è una minaccia, ma è un’occasione che Dio offre. Io ho sperimentato ciò che è necessario per vivere. Quando moriremo si aprirà davanti a noi il “Libro della Vita” e vedremo tutto dinnanzi al Signore”. Dopo la sua testimonianza segue una breve pausa, durante la quale molti vorrebbero una firma sul libro appena acquistato o scattarle una foto. Lei, minuta e semplice, non si sottrae e sorride dolcemente. Inizia la Santa Messa, tutti ritornano al proprio posto, ordinati e raccolti, con una gran voglia di aggiungere, chiedere, commentare. Maria Grazia Patanè

questo ci dà gioia. La vita di tanti cristiani sembra un funerale continuo. Preferiscono la tristezza alla gioia. Si muovono meglio nelle ombre che nella luce della gioia, come quegli animali che riescono soltanto ad uscire nella notte, ma alla luce del giorno non vedono niente. Come i pipistrelli. E con un po’ di senso dell’umorismo possiamo dire che ci sono cristiani pipistrelli che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore. Ma Gesù, con la sua Risurrezione ci dà la gioia di essere con Lui. Tante volte siamo sconvolti da questa gioia (…) La vita cristiana deve essere un dialogo con Gesù, che è sempre con noi”. Siamo convinti che il mondo di oggi avverte in grado sempre crescente la necessità di piccoli segni come questo pellegrinaggio che, moltiplicati per le varie realtà locali, passo a passo nell’unità, lo riconducano nella sua giusta orbita, allontanandolo da falsi sentieri lastricati di menzogna: solo in Cristo – Via, Verità e Vita – attraverso Maria – Porta del Cielo – si giunge alla luce e alla bellezza, alla gioia e alla pace di una vita riconciliata con la Vita! Martina Di Bella

“Santa Venerina è la sede del prossimo convegno diocesano dei ministranti. Venerdì 26 giugno il paese sarà invaso da diverse centinaia di bambini e ragazzi (ma anche giovani) che si ritroveranno per l’annuale incontro che raduna tutti coloro che abitualmente prestano servizio liturgico nelle nostre parrocchie. Il convegno è organizzato dall’Associazione diocesana ministranti (un ramo dell’Ufficio liturgico), dall’Ufficio per la pastorale delle Vocazioni e dal Seminario Vescovile. Il tema dell’anno, che fa da eco a quello della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, sarà: “È bello con te!”. Un tema “affascinante” che prende spunto dalle parole di Papa Francesco che nella sua enciclica Evangelii Gaudium ci invita a scoprire la bellezza della fede e della vocazione (n. 167) e a lasciare che Dio “torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita” (n. 264). Dopo le iscrizioni e la presentazione della giornata, i ministranti avranno modo di riflettere sul tema nei gruppi di studio che si svolgeranno nella Chiesa S. Venera. Al termine, partirà la lunga processione che muoverà verso la Chiesa Sacro Cuore, dove il Vicario generale Mons. Guglielmo Giombanco presiederà la messa con tutti i sacerdoti presenti. Dopo il pranzo consumato all’aperto, i ministranti potranno assistere a uno spettacolo di piazza a cura degli animatori dell’Istituto Spirito Santo di Acireale. La giornata si concluderà con la premiazione del concorso “Il suo disegno d’amore”, che è stato lanciato qualche tempo fa tra i gruppi ministranti per realizzare il logo dell’Ufficio per la pastorale delle Vocazioni. don Alfio Privitera

“Siamo arrivati da mille strade diverse, in mille modi diversi, in mille momenti diversi... ma tutti insieme per un unico appuntamento, incontrare Francesco, con lo stile del pellegrino con bisaccia e bastone”: è quello che ci ha detto, appena rientrato da Roma, Salvo Di Maria, uno dei capi del gruppo scout Acireale 4, che insieme ad un altro centinaio di giovani e ragazzi dei gruppi Acireale 1, 2, 3, 4 e Aci Sant’Antonio 1 hanno rappresentato la zona Galatea (in pratica la diocesi di Acireale) all’incontro con Papa Francesco di sabato 13 giugno scorso. Erano partiti in piccoli gruppi, chi in aereo, chi in pullman, per arrivare a Roma la sera precedente l’udienza papale, per condividere a pieno, insieme con altri ragazzi provenienti da tutta l’Italia, l’esperienza dell’incontro con Papa Francesco. I ragazzi hanno condiviso quindi con altri gruppi scout le fatiche del viaggio, ma anche la gioia di avere raggiunto piazza San Pietro e incontrato papa Francesco, stupiti di far parte di un’associazione di queste dimensioni. “A Roma – ci dice ancora Salvo – erano presenti circa 80.000 scout, un fiume d’azzurro che si è riversato in piazza San Pietro.” E Papa Francesco si è rivolto a loro invitandoli a investire nell’educazione e nella spiritualità, integrandosi sempre di più nella pastorale della Chiesa locale, ed a costruire “ponti di dialogo in una società che invece alza muri di divisione”. “In particolare – ha detto loro il Santo Padre – voi offrite un contributo importante alle famiglie per la loro missione educativa verso i fanciulli, i ragazzi e i giovani. I genitori ve li affidano perché sono convinti della bontà e saggezza del metodo scout… Questa fiducia delle famiglie non va delusa!” Ha poi ricordato pure la grande route nazionale dello scorso anno di San Rossore di Pisa (alla quale Francesco aveva partecipato con un messaggio in diretta video), il cui documento conclusivo, la “Carta del coraggio”, esprime “convinzioni e aspirazioni” dello scoutismo e contiene “una forte domanda di educazione e di ascolto rivolta alle vostre comunità capi, alle parrocchie e alla Chiesa nel suo insieme”. “Anche chi guardava dall’esterno è rimasto meravigliato”, ci dice ancora Salvo Di Maria, e ci racconta di due turiste norvegesi che gli chiedevano cosa stesse succedendo, ed alla sua risposta che si trattava di un incontro del Papa con gli scout cattolici italiani, hanno commentato: “Truly wonderful”, veramente meraviglioso! Nino De Maria


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rete per la Caritas Inaugurata nella comunità “Papa Giovanni XXIII” di Linera la sala multimediale Con l’otto per mille

Strumenti per interagire Un computer portatile di ultima generazione dotato di programmi idonei a realizzare video editing e cartoni animati, stampante e casse audio. Da oggi i ragazzi della Comunità Papa Giovanni XXIII di Linera faranno tesoro di una sala multimediale che offrirà loro grandi possibilità d’interazione e integrazione. La sala è stata inaugurata lo scorso 22 giugno e vi hanno preso parte il Seminario vescovile di Acireale, i rappresentanti dell’Azione cattolica diocesana, del Centro sportivo italiano, della Caritas diocesana, i parroci di Santa Venerina e il sindaco Salvatore Greco. “Siamo qui per ringraziare il Signore dei frutti raccolti con la nostra rete” ha detto don Angelo Milone, rettore del seminario, durante l’omelia della messa celebrata nella piccola cappella della Comunità. La sala multimediale è il ri-

Una reliquia

sultato raggiunto grazie alla quarta edizione di “Una rete per la Caritas”, la manifestazione sportiva che da diversi anni promuove progetti di utilità sociale attraverso una raccolta fondi e la collaborazione tra più enti e associazioni. “Questa

sala - riferisce Laura Lubatti che con Marco Lovato vive accanto a ragazzi con disagi mentali e fisici per dare loro il calore di una vera famiglia – aiuterà molto i nostri ragazzi, specialmente quelli con la sindrome di autismo cui l’ausilio

della tecnologia sembra dare buoni risultati”. La solidarietà di Una rete per la Caritas ha fatto centro: la sala multimediale dimostra che da un semplice gesto possono nascere grandi occasioni. D. S.

diocesi Da Dagala a Macchia in cammino gli adoratori di Gesù

di S. Venera Vera testimonianza dell’amore di Cristo consegnata alla Chiesa di Atene

Dall’1 al 4 giugno una delegazione ufficiale della Diocesi acese, composta dal vicario generale, mons. Guglielmo Giombanco, e dal parroco della Cattedrale di Acireale, don Roberto Strano, si è recata ad Atene, presso l’Apostolica Diakonia, su invito del vescovo di Fanarion, Agathangelos, per consegnare una Reliquia di Santa Venera, vergine e martire, Patrona di Acireale, molto venerata in Grecia con il titolo di “Agia Paraskevì” (Santa Paravesceve). Subito dopo la celebrazione del Vespro di lunedi 1 giugno, in un affollata chiesa della Apostolica Diakonia, ha avuto luogo la consegna della Reliquia. Mons. Giombanco ha dato lettura della lettera del nostro vescovo, mons. Antonino Raspanti, indirizzata al vescovo greco, con la quale manifestava gioia per la consegna della Reliquia che esprime l’armonia tra due Chiese legate dalla comune venerazione. Don Roberto ha consegnato la sacra Reliquia e una immagine del busto reliquiario della nostra Santa Patrona. Grazie alla squisita ospitalità, la delegazione acese ha avuto anche l’opportunità di visitare alcuni luoghi storici di Atene e diversi musei in cui sono esposti e custoditi cimeli dell’antica Grecia, e diversi luoghi di culto. E’ stata una forte, ecumenica, esperienza ecclesiale che ha molto arricchito spiritualmente e che si spera di continuare nel tempo.

Riuniti sotto un’unica mensa per celebrare il Corpo e il Sangue di Gesù. È quanto accaduto giovedì 4 giugno a Dagala del Re in occasione della celebrazione del Corpus Domini cui hanno preso parte le centinaia di adoratori che da diciotto mesi si alternano giorno e notte ininterrottamente nei turni di Adorazione Perpetua presso la chiesetta del Calvario di Macchia. Fortemente voluta dalle comunità parrocchiali di Macchia di Giarre e Dagala, la celebrazione è stata presieduta da Don Domenico Massimino e, a seguire, la processione con l’ostensorio si è snodata lungo la via principale che unisce Dagala a Macchia. Diverse sono state le soste presso gli altarini realizzati dalle famiglie residenti lungo la via, al termine delle quali è stata sempre impartita la solenne benedizione eucaristica. Per gli uomini di fede in generale, ma per gli adoratori in particolare, seguire Gesù in processione pregando e cantando non è stato un gesto compiuto distrattamente o per abitudine. Chi decide di stare alla presenza di Gesù adorandolo un’ ora a settimana cammina con Lui. La processione, come diceva Padre Domenico nella sua omelia, “continua nella vita di ogni giorno perché chi sta con Gesù deve mostrarLo ed essere un ostensorio vivente”. Il Corpus Domini celebra l’amore infinito del Signore che ha voluto restare con noi sotto le specie sacramentali; “prigioniero d’amore” nel tabernacolo è alimento, forza per l’uomo e desidera che come Lui è stato Amore così anche noi siamo amore. La festa trae origine in Belgio in seguito alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne che nel 1208 vide durante un’estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava che alla Chiesa del suo tempo, mancava una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità. Nel 1262 salì al soglio pontificio allora a Viterbo, col nome di Urbano IV, l’ arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Proprio a Bolsena avvenne nel 1263 un particolare miracolo eucaristico. Un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. Dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico e alcune pietre dell’altare. Venuto a conoscenza dell’accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente per tutta la comunità cristiana la festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo confermando il giovedì successivo alla solennità della SS. Trinità, come memoriale della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo. Cristina Cantarella

Diocesi Il Serra si ritrova a Dagala con il vescovo mons. Raspanti

Una Giornata di serenità e condivisione Il Serra Club di Acireale, a conclusione dell’anno sociale sotto la presidenza della prof. Sara Scuderi, ha trascorso, in coincidenza con il giorno del viaggio di Papa Francesco a Sarajevo, una giornata di serenità e condivisione. L’incontro, ricco di momenti toccanti, è allietato dall’ambita presenza del cappellano, il vescovo mons. Antonino Raspanti; del presidente eletto, dott. Mario Vasta; di mons. Alfio Donzuso e dei sacerdoti anziani dell’Oasi di Aci Sant’Antonio; sono presenti inoltre, il prof. padre Salvatore Pappalardo, una ventina di seminaristi, pieni di entusiasmo, con il rettore, don Angelo Milone, e il vice, don Alfio Privitera, il vicario generale, mons. Gugliemo Giombanco, il segretario del vescovo, padre Gaetano Pappalardo, le Ancelle di Gesù Sacerdote, i soci del club di Catania, l’avv. Michele Montalto e il dott. Nicola Gangemi. L’intensa giornata si è svolta nell’accogliente villa del Governatore del Distrettto 77, dott. Cherubino Fiorini, a Dagala del Re. L’incontro conviviale, svoltosi a contatto con la natura, con la vista maestosa dell’Etna ad ovest e il mare Jonio ad est, è stato assai proficuo per il gruppo: si è sperimentata

una testimonianza di coesione e di forte spiritualità, con la consapevolezza che il clima di empatia dominante tra un centinaio di persone, rappresentasse la proiezione dello spirito di fede del protettore del sodalizio, lo spagnolo Beato Junipero Serra. Questi sarà canonizzato nel prossimo settembre a Washington, dove è considerato uno dei Padri della Patria, essendosi prodigato nel Settecento, in terra americana, nell’opera di evangelizzazione, in una dimensione promozionale di civiltà dell’amore. Il futuro magnifico evento è un leitmotiv atto a dare incremento al Serra Club International, nella sua missione in favore dei giovani chiamati all’arduo compito del sacerdozio. Il Serra Club di Acireale, prima della pausa estiva, realizzerà due iniziative concomitanti, da una parte, la conferenza del teologo padre Carmelo Raspa sulla “Vita consacrata”; dall’altra, l’insediamento sia del nuovo presidente, dott. Mario Vasta, medico analista di Aci Catena, sia del nuovo Governatore del Distretto 77, il reggino dott. Pasquale Cama. Anna Bella

La nuova San Cosimo

parrocchia palpitante (segue dalla prima pagina) piccola chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Com’ è accaduto per molti centri urbani l’espansione edilizia degli anni ‘90 ha inglobato il vecchio nucleo con il nuovo. Tutto il mondo è paese, recita un noto proverbio, e San Cosimo non è stato esente da questa trasformazione. La costruzione di alloggi popolari prima e di villette residenziali dopo ha aumentato il numero della popolazione, ridisegnato il tessuto sociale e, naturalmente, accresciuto nuove esigenze legate alla vita religiosa e pastorale della comunità. E così da 600 anime si è passati a un centro che abbraccia quasi 6mila abitanti. “La domenica affluiva un numero consistente di fedeli e la maggior parte di essi rimaneva in piedi sul sagrato”, ricorda Angela Longo, che custodisce con scrupolosità la cronistoria della parrocchia. “Si pensava già a un edificio più accogliente e più grande”, rivela. Non tutti i mali vengono per nuocere. Ed è così che a seguito dell’incendio che nel 1998 rese inagibile la chiesetta si accresce tra i parrocchiani il sogno di una nuova chiesa: “L’incendio ci ha aggregati. Ci siamo riscoperti una comunità forte, nonostante l’evento ci abbia messo in ginocchio”, confida Nella Longo. Il fuoco ha acceso la speranza in questa comunità e il parroco e i fedeli l’hanno alimentato con numerose iniziative pastorali: grest, oratorio, teatro. “Queste attività sono servite non solo per raccogliere fondi ma per crescere come famiglia”. “Don Mario in questa lunga attesa ci ha trasformati in pietre vive. Non è stato solo un sacerdote ma un amico, un padre di famiglia, un lavoratore instancabile” confidano le due parrocchiane che si emozionano quando ricordano il giorno della posa della prima pietra avvenuta il 28 gennaio 2006 e ancora di più quando mi mostrano le foto dell’inaugurazione della nuova chiesa avvenuta il 5 gennaio 2014. Il nuovo complesso parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano s’innalza alle spalle della chiesetta: è un colpo d’occhio che ai parrocchiani e non solo suscita emozioni. La struttura e il terreno su cui è stato costruito l’edificio sono stati finanziati al 75% dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) con i proventi dell’8xmille e al 25% delle offerte della diocesi e dei fedeli. Progettato dallo Scau Studio di Acireale e realizzato dall’impresa Beton et brique, l’edificio è uno spazio intriso di spiritualità, dove elementi geometrici e gli apporti di luce naturale costituiscono “la casa tra le case” (dal greco paroìkia). Il complesso parrocchiale è disposto attorno al sagrato centrale, luogo dell’accoglienza. Su di esso si affacciano l’edificio religioso, luogo del culto, la sala parrocchiale, luogo d’incontro e di fraternità che, grazie a un’intuizione del progettista, dispone di un palco bifronte che permette di sfruttare il sagrato anche per le manifestazioni estive, e le aule per la catechesi dei ragazzi. Defilata e distante dal sagrato, a sottolineare il carattere privato dell’edificio, si trova la canonica. Entrando in chiesa, a sinistra dell’altare, si è subito colti dal tabernacolo che appare sospeso di fronte al quale si rimane silenziosi e meravigliati. A destra dell’altare il battistero, luogo di rigenerazione. Posta quasi all’ingresso si trova la cappella delle confessioni, luogo della conciliazione. L’altare, punto nevralgico dell’assemblea e della liturgia, è illuminato dall’alto grazie a un lucernario incastonato nella copertura. Quando nelle ore di punta il sole picchia forte un immenso fascio di luce si proietta e si dipana dentro l’edificio: è la luce dello Spirito Santo che irradia e scalda, che benedice e rigenera. “Non vi preoccupate, il Signore si organizza”. È il motto, assicura Nella, che ha accompagnato la comunità parrocchiale in questi anni di attesa ogni qualvolta nasceva un ostacolo o un imprevisto di natura burocratica. La nostra conversazione si dilunga oltre mezzogiorno ma c’è ancora tempo per le ultime battute. Si parla della parabola del “granello di senape” e ne cogliamo le somiglianze e le risonanze con la storia da loro vissuta. Concludiamo insieme che il chicco non si ferma e continuerà a germogliare e crescere. E alla domanda su quali arredi mancassero le due parrocchiane rispondono: “Ci preoccupiamo delle pietre vive più che degli arredamenti. È l’accoglienza il punto forte di questa comunità. Don Mario ha sempre avuto un’attenzione particolare per i ragazzi. Non sono forse loro gli eredi di questa splendida chiesa?” Domenico Strano


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28 giugno 2015

dell’

Jonio

Con lui per gli ultimi Gesù Cristo «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Foto Cristian Gennari / Agenzia Siciliani

(2 Cor 8,9)

Domenica Giornata per la Carità 28 Giugno 2015 del Papa Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati. Promossa dalla

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