LA Jonio VOCE Anno LX- N. 5
Domenica, 28 maggio 2017
€ 1,00
La Veglia di Pentecoste
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GIARRE - RIPOSTO
Il vescovo Raspanti al convegno di Milano illustra il “Parco culturale ecclesiale” Domenico Strano
Versamento su conto corrente postale n. 7313800 intestato a La Voce dell’Jonio
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
CHIESE E PERIFERIE
L’importanza del dialogo tra generazioni diverse
Conto
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
RANDAZZO
Presentato il libro di don Santino Spartà con le lettere scritte dai bambini al Papa
Appello dell’Avis ai volontari “Siamo in emergenza c’è bisogno di sangue”
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Alessandra Distefano
Intervista Il Vescovo mons. Raspanti spiega il Piano strategico triennale della Diocesi
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”Così promuoviamo il territorio” Veglia di Pentecoste 2017: ci prepariamo a viverla, insieme al nostro Vescovo e a tutta la comunità diocesana. Ad accoglierci, ancora una volta, sarà il parco-giardino di Macchia (Giarre), che ben si presta con il suo anfiteatro a raccoglierci, anche fisicamente, attorno ad un punto centrale, lo spazio liturgico , dove il Vescovo ed i presbiteri della diocesi concelebreranno l’Eucarestia. Negli anni scorsi, la solenne liturgia della Veglia è stata inserita in contesti tematici sempre diversi, corrispondenti a quanto la Chiesa intera viveva, come il V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze nel 2015 e il Giubileo straordinario della Misericordia del 2016. Quest’anno, per espresso desiderio di mons. Raspanti, la Veglia ci proietterà verso il Sinodo sui Giovani, che Papa Francesco ha indetto per l’ottobre 2018. Richiamandoci al Messaggio di Papa Francesco nella scorsa Domenica delle Palme, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, abbiamo puntato la nostra attenzione sull’importanza del dialogo tra generazioni diverse, rappresentato plasticamente dalla pagina evangelica in cui si racconta l’incontro della giovane Maria di Nazaret con l’anziana parente Elisabetta. Due donne s’incontrano e si abbracciano. Elisabetta rappresenta la tradizione, il legame con il passato, la saggezza degli antichi; Maria ha tutta la freschezza di una giovane vita che si è appena aperta alle sorprese di Dio, all’inedito, a quel futuro rivoluzionario rappresentato dal Bambino che sta germogliando nel suo grembo. Due donne che si guardano negli occhi, che si scambiano la loro esperienza umana e di fede, che si sostengono vicendevolmente; due donne generative, che daranno alla luce il frutto che portano in grembo, per la salvezza del mondo. E, su di loro, aleggia lo Spirito Santo, quello Spirito che ha fecondato Maria e che rende Elisabetta consapevole del “nuovo” che avanza nella storia , quello Spirito che a Pentecoste scende e rinnova la faccia della terra. Un gruppo di giovani dell’équipe di Pastorale Giovanile rappresenterà, all’inizio della celebrazione l’incontro, tra Maria ed Elisabetta, segno dell’indispensabile dialogo tra adulti e giovani, base irrinunciabile su cui costruire il cambiamento, per un futuro di speranza di tutta l’umanità. Barbara Sgroi Presidente Consulta diocesana delle Associazioni laicali
Messa in evidenza la natura pastorale
oltre stretto e uno addirittura dal Giappone.
Un piano strategico triennale di intervento per sviluppare organicamente le attività e le iniziative diocesane di promozione del territorio. E’ il risultato di un’ampia opera di razionalizzazione e sistematizzazione effettuata dalla Diocesi di Acireale e mirata alla realizzazione di un percorso armonico di crescita umana, culturale e sociale nel territorio. La sua genesi e gli obiettivi che intende raggiungere sono stati al centro di un incontro con S.E. mons. Antonino Raspanti che ha seguito in prima persona la definizione del piano. Come è nato il nuovo approccio al territorio e alla progettazione delle attività da realizzare? Ci sono sia delle linee di continuità che di discontinuità con il passato. La linea di continuità è rappresentata dall’attenzione allo sviluppo del territorio diocesano nella sua globalità. Ho individuato alcune traiettorie che mi sembrano i punti di forza: l’agricoltura con i suoi prodotti, l’artigianato, il turismo, soprattutto quel settore del turismo che ci può riguardare ovvero il turismo religioso. Inizialmente sono stati definiti questi ambiti e successivamente abbiamo attenzionato l’aspetto sociale e caritativo, fino ad arrivare ad un punto di sviluppo che richiedeva il coinvolgimento di molte più forze e di uno sviluppo di progettazione più elaborato.
Nino De Maria (continua a pag. 2)
Maria Teresa Calabretta (continua a pag. 8)
ACIREALE Il 2, 3 e 4 giugno la sesta “Nivarata” con un maestro giapponese
La granita tra prelibatezza e rito “Molto più che una prelibatezza tipica siciliana, è un rito”. Di che cosa stiamo parlando? Ma della granita, è chiaro! Alla
luce di questa affermazione, partirà il 2 giugno, venerdì, la sesta edizione della “Nivarata”, il festival della granita siciliana che andrà avanti fino a domenica 4. Sarà un fine settimana speciale, in cui Acireale si ritufferà tra gusti classici e nuovi di granita, in un’atmosfera particolare che coinvolgerà tutta la città, anche se il cuore della manifestazione sarà piazza Duomo. Qui si cimenteranno 14 maestri granitieri, dei quali solo due acesi, mentre altri sei proverranno da altre località siciliane, cinque da
DIOCESI - 2
DIOCESI - 1
I laici nella Chiesa impegnati a testimoniare il Vangelo con la vita e annunciarlo con la Parola Barbara Sgroi
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DIOCESI - 3
Legalità: festa e concorso per gli studenti Maria Teresa Calabretta
SOSTIENICI CON IL TUO 5 PER MILLE
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Giornata del Seminario Obiettivi e impegni GRQ $O¿R 3ULYLWHUD
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IRONIA E POLITICA I Sette Grandi in cartapesta
G7: “riunione” ad Acireale
Lo 0.5 ‰ della tua imposta sul reddito può essere destinato all’associazione di volontariato
“Orazio Vecchio”
La legge Finanziaria prevede la possibilità di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito ad associazioni di volontariato, onlus, ricerca etc. Il 5‰, altra cosa dal già sperimentato 8 ‰, non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta. Anche l’Associazione Orazio Vecchio,nata soprattutto per curare La Voce dell’Jonio, è tra i soggetti beneficiari. Per destinare a noi il contributo basta compilare l’apposita scheda del 5‰ sul modello 730 o Unico: 1) Inserire i propri dati anagrafici e il codice fiscale; 2) Firmare nel riquadro indicato come Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.... (il primo a sinistra della scheda); 3) Indicare in quel riquadro il codice fiscale 90034160870 (come nell’esempio sopra)
Nino De Maria (a pag. 8)
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In Seconda
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INTERVISTA Mons Raspanti sull’intervento svolto al convegno su “Luoghi di culto e periferia”
SALUTE Morbo di Alzheimer e dintorni
La rigenerazione urbana attraverso l’esperienza progettuale delle nuove chiese. Su questo e sulle ricadute sociali ed economiche che queste strutture comportano specialmente nelle zone più degradate delle città si è basato il convegno “Luoghi di culto e periferie. Rigenerazione urbana”, svoltisi martedì 16 maggio a Milano nel palazzo della Triennale. Ai lavori pomeridiani ha preso parte anche il
Il morbo di Alzheimer è una patologia provocata da una neuro degenerazione del cervello. Questa malattia altamente invalidante non è facilmente identificabile in quanto i sintomi che si manifestano inizialmente sono subdoli e, qualche volta, possono non essere riconosciuti. I pazienti che ne vengono colpiti adottano un comportamento inappropriato verso gli altri; perdono il controllo delle proprie azioni in maniera lenta e progressiva; possono avere amnesia anterograda, incapacità di nominare gli oggetti pur riconoscendoli. Il morbo di Alzheimer sta diventando un problema crescente nel mondo, anche perché l’odierna medicina non ha trovato ancora un rimedio farmaceutico idoneo a debellare questa malattia, ma riesce solamente a rallentarne il processo invalidante. Quando si verificano questi casi il nucleo familiare del paziente viene sconvolto. Per questo nei reparti ospedalieri esistono centri specializzati che si sono attrezzati a creare degli spazi adatti a questi pazienti, cercando non solo di tenerli occupati ma anche di aiutarli a rallentare il decorso della patologia attraverso varie attività come la riabilitazione cognitiva, la musicoterapia, la “D.M.T” (Danza Movimento Terapia) e altre attività occupazionali. Un messaggio musicale giunge immediatamente al cervello e nell’animo di chi ascolta. La musica, infatti, possiede una filosofia
”Ecco il Parco culturale ecclesiale” Un aiuto per i familiari
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nostro vescovo mons. Antonino Raspanti con una relazione sul “Parco culturale ecclesiale”. Si tratta di un processo di sviluppo dei territori che introduce innovazione e creatività nella cura pastorale delle Diocesi con delle implicazioni notevoli sul turismo religioso. Attualmente sono 20 i progetti presentati dal nord al sud d’Italia; 4 già in fase di progettazione e addirittura di sperimentazione (Terre del capo di Leuca, Terre di Senigallia, Il Cammino di Canneto, Terre dell’Alcantara e dell’Etna). Eccellenza, perché l’accostamento “luoghi di culto” e “periferie”? “Il 4 giugno verrà inaugurata la chiesa della Pentecoste a Milano progettata dagli architetti Podrecca e Castelletti. Questa chiesa è situata a Quarto Oggiaro, un quartiere con forti problematiche sociali. Si tratta di una storia interessante perché il recupero ha riguardato un’intera area. Un progetto sicuramente costoso ma innovativo e ben riuscito. Si pensi alle domus ecclesiae per le periferie siciliane ideate dopo il terremoto del Belice. Da qui l’idea della Triennale di organizzare una conferenza su periferie e luoghi di culto”. Quali sono gli altri cantieri aperti nella nostra penisola? “Guardando alla Sicilia penso a quelli dell’architetto Vito Corte, il quale ha avanzato dei progetti di riqualificazione dei quartieri Salapa-
ruta e Poggio Reale e di una Chiesa nel centro di Trapani. Oppure al Franco Purini di Roma che ha ideato una cosa simile”. Cosa s’intende per Parco culturale ecclesiale? “Don Mario Lusek, direttore dell’ufficio della Pastorale del turismo della Cei, promosse la proposta di organizzare con un prevalente compito di annuncio e trasmissione della fede, la fruibilità e la valorizzazione dei beni culturali della Chiesa nella forma del parco. Per parco s’intende un’area legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità attraverso una strategia coordinata e integrata”. Quali sono le prospettive sociali e quelle economiche su cui si fonda? “Il parco riguarda non tanto le città ma i territori. Essi sono portatori di un patrimonio e beni immateriali oltre che materiali. Talvolta questi beni sono vivi, talvolta in decadimento. Il Parco culturale ecclesiale parte da una progettazione pastorale e può avere dei risvolti socio-economici. È il tentativo che stiamo facendo nella nostra diocesi per sviluppare organicamente le attività e le iniziative che hanno nel parco uno dei punti di forza, entro
un piano strategico di intervento più ampio. Si tratta di lavorare e sviluppare un’intuizione centrale e unificante, che aiuti a razionalizzare e sistematizzare la cura pastorale mirando alla realizzazione di un percorso armonico di crescita umana, culturale e sociale nel territorio”. Quindi si tratta non tanto di “conservare” questo patrimonio ma di ridargli slancio. “Proprio così. Il parco eredita responsabilmente un passato. Questo passato spesso lo si lascia perdere oppure si tende di musealizzarlo per ragioni varie e si fa fatica a vederlo in una prospettiva ermeneutica. Scopi del parco sono quelli di tran-significare, ri-significare, ri-funzionalizzare questo patrimonio attraverso una riflessione critica e un’azione pastorale. Il Patrimonio non va da solo ma ha bisogno di risorse: si può immaginare la necessità di un lavoro ampio e coordinato, che investa diversi operatori pastorali, professionisti, imprese, giovani, scuola e università e così via”. Quando parliamo di patrimonio di un territorio ci riferiamo solo al valore economico? “No, sebbene questo aspetto giochi un grande ruolo nella considerazione di molti, dentro e fuori il popolo di Dio. Il punto cruciale è nel principio umano-divino che tutto questo ha generato, che fonda e determina la natura della Chiesa. Questo principio non è ideale, ma è contenuto nella storia terrena di Gesù di Nazareth, con la sua profondità ultra-storica, conosciuta dalla fede. Questa storia d’incarnazione di Dio dice chiaramente quanto il valore della corporeità/materialità sia alto”.
“‘A Nivarata” ad Acireale, festa della granita Ma la presenza straniera sarà anche quest’anno garantita pure dall’ospite d’onore Seb Cole, celebre gelatiere di Brighton (Gran Bretagna). I suddetti maestri si affronteranno nei tre concorsi ormai divenuti tradizionali: quello per un gusto di granita originale, per il premio “Granita dell’anno”; quello per la lavorazione di un gusto classico appositamente assegnato, per il premio “Don Angelino” (dedicato ad Angelino Trovato, il granitiere che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso girava per la città con il suo classico triciclo-bar a distribuire granite e gelati, di cui fu anche inventore di originali gusti); ed infine il premio “Caviezel” per il gelato, dedicato a Luca Caviezel, catanese ma di origine svizzera, che è il più importante rappresentante della gelateria artigianale italiana. La lavorazione di granite e gelati sarà fatta pubblicamente, e mentre le varie giurie tecniche faranno le loro valutazioni, anche il pubblico presente potrà assaggiare estemporaneamente le varie preparazioni. Sono inoltre previste tante iniziative di contorno, a partire dalla Mostra storica della Granita, nel foyer del Teatro Bellini in via Romeo, e dalla mostra del concorso fotografico annesso alla “Nivarata”. Ma ci saranno anche, nei giorni di sabato 3 e domenica 4, delle esposizioni di auto e mezzi d’epoca. Nel corso delle tre giornate, saranno poi tenute delle conferenze a tema da parte degli esperti presenti e degli sponsor. Spazi particolari saranno pure dedicati ai più piccoli con la sezione “Festival dei Bambini”, i quali troveranno dei laboratori di coriandolata, cartapesta, orienteering ed altro ancora, curati dall’associazione “Coriandolata”. Tutte le manifestazioni saranno contestualizzate nel centro storico della città, perché saranno attivati dei percorsi specifici sia dal punto di vista dell’accoglienza mediante convenzioni con strutture ricettive, ristoranti, bar e pub, sia dal punto di vista turistico con possibilità di fruizione dei vari musei cittadini e con visite guidate attraverso i monumenti e i luoghi caratteristici di Acireale. Un programmo molto ricco e articolato, come si vede, che potrà essere consultato dettagliatamente nella varie pubblicazioni già distribuite nei locali pubblici della città e nel sito www.nivarata.it. Nino De Maria
Salvatore Cifalinò
Domenico Strano
ACIREALE 1500 kg di rifiuti raccolti a S. M. la Scala
dalla prima
della comunicazione che, attraverso i suoni, accordi, armonie, ritmi di ogni genere, suscitano nell’ascoltatore ogni tipo di emozioni. In tanti campi della medicina è stata adottata la musicoterapia, ed è stato provato che pazienti, anche in stato comatoso, si sono risvegliati ascoltando le musiche preferite. A coloro che sono affetti dal morbo di Alzheimer la musicoterapia rallenta il processo di deterioramento cerebrale. Il “Centro Diurno Alzheimer” del distretto di Acireale ha inserito delle attività di sostegno nei confronti dei familiari dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. La dottoressa Irene Stevani, che nello specifico si occupa di DanzaMovimentoTerapia, ci illustra come questa disciplina sia importante per aiutare le persone che devono occuparsi degli ammalati di Alzheimer. “Lavorando con persone colpite da questa patologia – spiega la dottoressa Stevani – ci siamo resi conto dell’importanza di farci carico anche di chi è deputato ad accudire l’ammalato, dato che la persona affetta da questa patologia vede piano piano sfiorire le sue capacità cognitive. Il familiare, se non sostenuto a sua volta, non riesce più ad essere di aiuto e spesso cade in depressione; la DanzaMovimentoTerapia, essendo una disciplina che aiuta a scaricare lo stress, è di grande sostegno al nucleo sociale dell’ammalato”.
AVIS GIARRE-RIPOSTO Appello ai volontari
Festa del mare e pulizia “C’è bisogno di sangue”
Grande successo – leggiamo in una nota dell’ufficio stampa del Comune di Acireale - per la XIII edizione della Festa del Mare. La manifestazione, organizzata dall’ Associazione culturale “Gruppo Liberi Artisti” con il patrocinio della Città di Acireale, con lo scopo di sensibilizzare al rispetto della natura, alla pulizia delle spiagge e dei fondali marini, si è svolta ieri nella frazione di Santa Maria La Scala. I volontari hanno raccolto dal fondale e dalla spiaggia oltre tonnellata e mezzo di rifiuti. Un ringraziamento agli organizzatori e a tutti i volontari, per il grande impegno e l’importante lezione di civiltà, arriva dal sindaco Roberto Barbagallo e dall’assessore alle Politiche Ambientali che si impegnano a confermare il pieno sostegno all’iniziativa anche per la prossima edizione. «Sono stati recuperati rifiuti di ogni genere. Tra questi 78
batterie stilo, una batteria per auto, una ruota e la corona di un motore, una porta in alluminio, vetroresina, lamiere e bottiglie in vetro -, precisa il responsabile dell’iniziativa Antonino Leonardi -. Hanno aderito a questa meravigliosa giornata diverse centinaia di volontari che hanno ripulito la spiaggetta lato porto e la spiaggetta lato parcheggio, oltre 100 sub in acqua, cinque gruppi con oltre 100 scout, tantissime associazioni, Giacche verdi Sicilia, Legambiente, le Aquile della Protezione Civile di Misterbianco, la Clean sea life sezione di Roma. Da Riposto sono arrivate anche alcune barche a vela dell’associazione Vento di Grecale che, in collaborazione con la Lega Navale, hanno ripulito il mare dalle buste di plastica a pelo d’acqua. Ringraziamo l’assessore Fichera, le scuole sub e la delegazione di porto Santa Tecla e chi ci ha sostenuto rendendo possibile la manifestazione”.
«Grave carenza di sacche di sangue di gruppo 0 RH positivo. Invito tutti i donatori a non mancare alle prossime giornate di raccolta nelle sedi di riferimento». L’appello - si legge in una nota dell’ufficio stampa dell’associazione di volontariato- è del presidente dell’Avis Intercomunale Giarre – Riposto, Francesco Strano e arriva dopo la segnalazione del Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Catania. Un invito lanciato anche alla luce del prossimo G7. «Arrivano già richieste da parte dei presidi ospedalieri per l’incremento della fornitura di emazie come scorta di emergenza – scrive il presidente dell’Avis Intercomunale Giarre – Riposto, Francesco Strano -. Una richiesta che arriva da Catania ma che condividiamo e diffondiamo pregando di attenzionare questa ulteriore criticità, che costituisce un altro motivo di stimolo, tra le sedi Avis, per la chiamata dei donatori, in particolare di gruppo 0 positivo e negativo – continua Strano -. Inoltre, con l’arrivo del caldo il problema è destinato ad aumentare an-
che in vista dello sbarco dei tanti migranti, qualche volta in condizioni di salute problematiche che possono determinare il ricovero». Strano coglie anche l’occasione per ricordare come sia possibile donare, dietro prenotazione telefonica, anche nelle giornate di martedì e giovedì nella sede Avis locale. Basterà telefonare in sede o ai numeri indicati e i volontari procederanno con
la prenotazione. Prossime giornata di raccolta nella sede Avis (centro fisso) di Giarre: venerdì 26 maggio e sabato 3 giugno, dalle 8 alle 11.30. Per qualsiasi informazioni o prenotazione è possibile rivolgersi alla sede Avis di Giarre in viale Don Minzoni (ex ospedale – ingresso via Marconi n. 9), oppure telefonare ai seguenti numeri: 095 7782699 / 3461212389.
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Cultura e Chiesa
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ACIREALE Appassionata e dotta relazione di don Giovanni Ciarcià per l’Associazione “Costarelli”
La Sindone prova della Risurrezione La Sacra Sindone ha sempre costituito uno dei principali “rompicapo” per gli studiosi, ed anche per i fedeli. Il lenzuolo che avrebbe avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro e di cui riporta l’immagine, si può dire che da quando ha fatto la sua comparsa ufficiale, intorno al 1350, è stato avvolto nel più grande mistero, per tanti motivi. Per chiarirne in parte il mistero, l’associazione Costarelli di Acireale ha organizzato un incontro in cui sono state proposte le “prove” della risurrezione di Cristo secondo i Vangeli. Ha fatto da relatore don Giovanni Ciarcià, di origini ragusane, chimico e specialista in teologia dogmatica, docente presso lo “Studium Generale” della prelatura dell’Opus Dei. Lo studioso è stato presentato dal giornalista castellese Enrico Blanco, il quale ha sostituito il dott. Antonio Bordi, chirurgo, che per sopraggiunti impegni non è potuto intervenire. Dopo l’introduzione dell’avv. Roberto Pavone ed i saluti del dott. Mario Di Prima (presi-
dente dell’associazione Costarelli), don Giovanni Ciarcià ha spiegato che le “prove” della Risurrezione di Gesù sono principalmente quattro: 1) il sepolcro vuoto; 2) le bende e il sudario utilizzati per la sepoltura, ritrovati ripiegati e ordinati come se contenessero ancora il corpo, e non buttati là alla rinfusa; 3) le apparizioni del Risorto, numerose e puntualmente registrate nei Vangeli; 4) il cambiamento degli Apostoli, che da paurosi com’erano dopo la crocifissione di Gesù, diventano coraggiosi testimoni della fede.
Ma la prova e la testimonianza più importante è data proprio dalla Sacra Sindone, dove sono riprodotte le fattezze umane di Gesù. Ad illustrare meglio gli studi condotti su di essa, è stato proposto un video che riporta un’intervista alla prof.ssa Emanuela Marinelli, studiosa della Sindone, la quale ha analizzato tutti i particolari legati a questo lenzuolo e che spiegano in maniera inequivocabile tutta una serie di particolari che confutano le varie ipotesi avanzate a discredito nel corso dei secoli: dall’immagine
stessa, che non è dipinta (come qualcuno ha supposto), ma si presenta come se la tela sia stata colpita da una luce creando un fenomeno simile a quello che avviene nelle lastre fotografiche impressionate dalla luce; alle tracce di sangue all’interno della trama del tessuto; alla presenza di semi e spore di piante reperibili solo nelle zone della Palestina; fino alla perfetta corrispondenza con tutte le ferite causate dalle torture inflitte a Gesù secondo i Vangeli. Sono tutte cose che rendono difficilissimo – per non dire impossibile – che qualcuno abbia voluto creare un falso storico: troppe cose da tenere in conto, e troppe cose che sono analizzabili solo con strumentazioni moderne di alta precisione. La conferenza, interessantissima e seguita con molta partecipazione dai presenti, ha sicuramente chiarito tanti particolari e magari squarciato qualche velo di incredulità e scettiscismo. N. D. M.
LIBRI - 1 Presentata nella “Don Milani” di Randazzo la raccolta curata da don Santino Spartà
Le lettere scritte dai ragazzi a Francesco E’ stato presentato, al circolo didattico “Don Lorenzo Milani” di Randazzo, il libro “Meno male che c’è Francesco” di don Santino Spartà con la partecipazione di Matilde Amorosi (Gangemi Editore). Don Santino Spartà è nato a Randazzo ma risiede a Roma, laureato in Teologia e letteratura, è autore di quaranta libri che spaziano come genere ed argomento dalla storia alla poesia, dal giornalismo alla saggistica. Come giornalista ha collaborato con Radio Vaticana e con il settimanale Oggi. Matilde Amorosi è una giornalista e scrittrice che ha lavorato nei principali rotocalchi italiani tra i quali Gente e Oggi e attualmente scrive per il settimanale Nuovo. La presentazione si è svolta alla presenza, tra gli altri, del sindaco prof. Michele Mangione e della preside prof. Rita Pagano; è stata scelta la “Don Milani” poiché i bambini di questa scuola sono protagonisti assoluti del libro, che nasce proprio dall’idea di un ideale incontro tra i piccoli e Papa Francesco. Randazzo, paese alle pendici dell’Etna,
è un centro che probabilmente potremmo definire piccolo, il circolo “Don Lorenzo Milani”, grazie all’impegno e alle indiscutibili capacità della dirigente scolastica, professoressa Rita Pagano, coadiuvata da un corpo insegnanti di altissimo livello, si distingue e fa parlare spessissimo di sé a livello non solo regionale ma anche nazionale. Il libro indaga l’interesse dei bambini per un Papa che è deliziosamente aperto a loro, un Papa per il quale “il coro più bello è quello dei bimbi, anche se fanno rumore …”. Don Santino ha voluto dar voce ai bambini, di età compresa tra i sei e i dieci anni, ha permesso loro di raccontare
PREMI LETTERARI Al terzo concorso letterario “Graziella Corso”
le proprie idee su Papa Francesco, ed ha permesso a noi di capire come venga osservato e percepito dal loro sguardo questo personaggio che ha colpito tutti noi con la sua mitezza e dolcezza. I bambini, in questo percorso di lettere e disegni indirizzati al Papa, ci offrono uno spaccato della loro vita, del loro universo in cui il Papa diventa un punto di riferimento irrinunciabile con cui condividere i propri sogni. E i bambini sono come sempre straordinari e strabilianti, in grado di toccare, con la loro spensieratezza e leggerezza senza filtri, ogni argomento: dal terrorismo alla povertà, dall’immigrazione ai problemi della propria dimensione familiare rivolgendosi ad un Papa che si rivela finalmente un interlocutore vero e attento alle loro esigenze. A fine presentazione il libro è stato regalato a tutti i bambini ed ai partecipanti. Alla luce di tutto questo credo risulti chiaro a tutti il perché di questo titolo “Meno male che c’è Francesco”. Alessandra Distefano
Interviste incrociate “Gli scrittoni leggono gli scrittori” Nove autori acesi si confrontano “La cultura va fatta 365 giorni l’anno coinvolgendo la realtà territoriale”, ha affermato l’assessore acese alla Cultura Antonio Coniglio e, facendo leva su questo principio, dopo il mese di marzo dedicato alla cultura, per il mese di maggio ha lanciato una nuova iniziativa dal titolo “Gli scrittori leggono gli scrittori”, con il supporto di “Terra d’Autori” e con la partecipazione dei consiglieri comunali Mariella Bonanno, Giuseppe Ferlito e Teresa Privitera. La cultura in effetti non ha stagioni, non ha bisogno né di tempi né di luoghi, essa è atemporale e universale. La manifestazione ha lo scopo di scoprire, riscoprire e far meglio conoscere alcuni scrittori di qualità presenti nella nostra città. E ciò viene fatto facendo ricorso ad una formula innovativa, dove gli scrittori si confrontano a due a due, intervistandosi e approfondendo l’uno l’opera dell’altro in un incontro-scontro dialettico davvero interessante. Non si tratta di incontri in cui c’è qualcuno ad ergersi a fare da critico, perché “Il critico sa leggere in genere un libro a partire da un punto di vista esterno – si legge nella brochure di presentazione –, qui invece il punto di vista è interno”. Gli incontri sono in programma nei giorni 5, 12, 20, 26 e 31 maggio alle ore 18,00 nell’Antisala Consiliare, e sono nove gli autori acesi invitati a tale singolar tenzone: Mariella Di Mauro e Maria Pia Basso (venerdì 5 maggio), don Carmelo Raspa e Alfonso Sciacca (venerdì 12 maggio), Giuseppe Bella e Giuseppe Testa (sabato 20 maggio), Vincenzo Crapio e Salvo Cavallaro (venerdì 26 maggio), ed infine Daniela Trovato e (nuovamente) Alfonso Sciacca (mercoledì 31 maggio). Gli autori vengono ogni volta presentati inizialmente dal prof. Salvo Valastro. I primi incontri sono già avvenuti, suscitando notevole interesse tra il pubblico, non numeroso in verità, ma scelto e attento. Gli autori sono storici, biografi, giornalisti, narratori, tutte persone che scrivono per diletto o per passione, e che magari nella vita di tutti i giorni svolgono una professione non sempre confacentesi con la scrittura. Essi – attraverso il sistema dell’intervista incrociata – raccontano se stessi, il loro modo di intendere la scrittura, quello che hanno affidato alla loro narrazione. Tra essi c’è un solo poeta, Vincenzo Crapio, che durante presentazione dell’iniziativa ha fatto notare la cosa, rammaricandosi perché forse la poesia è meno utilizzata quale forma letteraria. L’iniziativa è sicuramente interessante. Se nel corso dello svolgimento risulterà pure valida, potrebbe avere un seguito, perché ad Acireale ci sono – per fortuna – molti che scrivono, ed alcuni lo sanno fare davvero bene . Nino De Maria
LIBRI - 2 Presentato alla Biblioteca Zelantea “Il mio Novecento” di Nino Milazzo
Vince Valeria Domenica Di Mauro Conoscere le radici del presente Giunto alla terza edizione, il premio letterario dedicato alla memoria di Graziella Corso e promosso dall’associazione a lei dedicata, quest’anno si è svolto al teatro “Nelson Mandela” di Misterbianco. Il presidente dell’associazione culturale, Francesco Manna, ha premiato la vincitrice Valeria Domenica Di Mauro, dell’istituto comprensivo “Pitagora” di Misterbianco, che aveva presentato il raccobto “Un angelo incarnato”, cui è andato il premio di euro 300.00. Il concorso, rivolto agli studenti delle terze classi della scuola media di primo grado, quest’anno ha visto la partecipazione dell’istituto “Pitagora” e dell’istituto comprensivo “Gabriele D’Annunzio” di Motta Sant’Anastasia. In tutto 18 i partecipanti, a cui va l’attestato, che hanno formato il terzo quaderno antologico. Oltre alla vincitrice anche due menzioni speciali, ad Asia Antonia Cacia dell’istituto “Pitagora” e a Giorgia Restifo del “Gabriela D’Annunzio”. La commissione giudicante presieduta da Francesco Manna ha visto la partecipazione del professore Giuseppe Condorelli, del professore Angelo Battiato, dell’insegnante Anna Maria Gazzena, dell’artista nonché presentatrice dell’evento Agata Sava e degli scrittori-poliziotti Maurizio Lorenzi e Gianluca Granieri. Durante la manifestazione di premiazione anche momenti di spettacolo con le soliste del coro dell’istituto comprensivo “Gabriele D’Annunzio”, il tenore Antonio Costa e l’attore Matteo Sicuro. Molte le autorità presenti, il sindaco dottore Antonino Di Guardo, il vicesindaco e assessore alla cultura dottore Federico Lupo e il presidente del consiglio Nino Marchese. Un bel momento che la città ricorderà con affetto, vista la partecipazione di alcuni piccoli misterbianchesi, da ricordare e unire a tanti altri significativi eventi dell’associazione culturale “Graziella Corso”, che tanto fa nel territorio di Misterbianco con manifestazioni che si sono svolte in passato anche ad Acireale. Gabriella Puleo
Ad Acireale, nella sala “C. Cosentini” della Biblioteca Zelantea, è stato presentato l’eccellente libro di Nino Milazzo, “Il mio Novecento- Memorie di un secolo breve”, a cura dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, del Lions Club, della Fidapa, del Kiwanis ‘Terra dei Ciclopi’, della Città di Acireale; presente l’Autore. Il pubblico, numeroso e qualificato, ha seguito con molto interesse l’atteso incontro culturale. Tre i relatori, il dott. Giuseppe Contarino, presidente dell’Accademia; il dott. Giuseppe Di Fazio, caporedattore del quotidiano ‘La Sicilia’; il prof. Lorenzo Marotta, scrittore. Con molta perspicacia hanno illustrato il libro, cogliendo gli aspetti specifici del pensiero dell’Autore, noto giornalista e scrittore: testimonianza di coerenza nella difesa della libertà dei popoli, della democrazia, del progresso; onestà intellettuale nella vita quotidiana; tenacia nel lavoro, rivelatasi sin da giovane, impegnato nel menabò del locale giornale “La voce dell’Ionio”, successivamente vice direttore del “Corriere della sera”; inoltre, presidente del Teatro Stabile di Catania; indiscusso amore per la verità nelle frequenti questioni su problematiche socio-politiche; sempre attento alla realtà, proiettato verso il mondo futuro. Icastiche, le figure di suoi amici, quali Pippo Fava, Candido Cannavò, Leonardo Sciascia ed Enzo Biagi.
Gli articoli di Nino Milazzo, tratti da ‘La Sicilia’ e dal ‘Corriere della sera’, aiutano i lettori a capire, a fare il passaggio d’epoca, nel continuo cambiamento del mondo, scoprendo i nuovi valori, al posto di quelli tradizionali. Si rileva come “Il mio Novecento”, che va dal 1978 al 2009, ha il duplice valore di straordinaria documentazione storica e di testo con esemplari pagine letterarie, in un linguaggio forbito, aderente ai fatti. Il libro s’apre con la tragedia del Vajont, nel suo spettacolo di morte, angoscia, paura, pietà senza speranza; straordinaria l’analisi degli aspetti geopolitici attraverso la logica culturale. In conclusione, dopo alcuni singolari interventi nel dibattito, viene sottolineato come Nino Milazzo abbia creato un importante documento storico per la conoscenza del Novecento, ovvero del cosiddetto “secolo breve”. L’Autore ringrazia i relatori e tutti i presenti. Sostiene con fermezza d’essere stato ispirato per la pubblicazione del libro “Il mio Novecento” dall’esigenza di offrire un’opera che, specie per i giovani, potrebbe diventare fucina del futuro, affermando come sia necessario conoscere quello che accade e in particolare le radici del presente: in tempi difficili, il confronto tra il passato prossimo e il presente serve a conoscere meglio il presente e farci raffigurare il futuro. Anna Bella
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ALTERNANZA SCUOLA - LAVORO Un gruppo di studenti del Liceo Classico “ Gulli e Pennisi” nel nostro giornale
Esperienza utile, molte critiche e proposte Negli ultimi mesi, un gruppo di alunni del Liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale ha effettuato presso la nostra redazione l’attività di A cura di Nino De Maria alternanza scuola-lavoro prevista dalle vigenti disposizioni per tutti gli studenti delle scuole medie superiori. Una ventina di alunni, guidati dalla prof.ssa Annamaria Zizza in funzione di tutor, si sono alternati, divisi in due gruppi, nei pomeriggi del mercoledì e del giovedì. Da parte nostra, essi sono stati seguiti, oltre che dal direttore Giuseppe Vecchio, dai nostri collaboratori Nino De Maria e Domenico Strano. In uno degli incontri, hanno anche avuto modo di incontrare Letizia Franzone, teologa e autrice della nostra rubrica settimanale “Diàlogos”. I giovani allievi sono stati istruiti nella conoscenza dell’impostazione e della preparazione di un giornale, calandosi nella vita di redazione, anche con attività di simulazione di creazione, impostazione e stampa di un giornalino. Ma sono stati soprattutto portati e guidati a lavorare concretamente “da giornalisti”, scrivendo degli articoli sulla base delle loro conoscenze, informazioni ed esperienze personali, ma anche a partire da comunicati stampa e da informazioni di massima, cimentandosi nell’esercizio dell’approfondimento e della documentazione giornalistica. Le loro attività di redazione si sono concretizzate nella produzione di brevi articoli, che sono stati subito pubblicati nella nostra edizione web, dove sono tuttora visibili. Anche quest’attività, effettuata in loro presenza e con la spiegazione passo passo di ciò che si stava facendo sulla piattaforma web, ha costituito per loro un’utile base informativa e lavorativa, che ha pure dato ai ragazzi il piacere e la soddisfazione di vedere “in pagina” i loro prodotti, con tanto di firme. Pubblichiamo in questa pagina le impressioni che gli stessi allievi hanno registrato alla fine delle attività, che sono state concluse con una visita allo stabilimento “Etis 2000” di Catania, dove viene stampato il quotidiano “La Sicilia”. *** (Purtroppo nelle foto figurano solo i ragazzi presenti nell’ultimo incontro, gli stessi che hanno firmato gli articoli) Con la normativa della buona scuola gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, da due anni a questa parte, sono costretti a svolgere 200 ore di “alternanza scuola-lavoro” quelli dei licei, e 400 quelli degli istituti tecnici e professionali. Questo monte ore, sommato al carico spropositato di compiti da presentare per il giorno dopo, occupa a pieno i pomeriggi di noi ragazzi, impedendoci di dedicarci ad attività extracurriculari.
Tuttavia questa attività ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti culturali e personali, di stringere nuovi rapporti e di imparare ad organizzare un gruppo di lavoro. Nel caso specifico dell’alternanza “giornalismo ed editing”, abbiamo acquisito competenze giornalistiche, imparato a distinguere le varie parti del giornale e prodotto anche diversi articoli che sono stati pubblicati sulla piattaforma web della struttura ospitante. Grazie a questa esperienza ci sia-
mo avvicinati al mondo del lavoro, conoscendo i ritmi che muovono un giornale anche con l’opportunità sul campo che si avrà il 24 maggio, quando visiteremo la redazione del giornale “La Sicilia” e lo stabilimento “Etis 2000” dove il quotidiano viene stampato. L’esperienza è sicuramente positiva, unica pecca il monte ore eccessivo che rende pesante l’attività e che risulta difficile da conciliare con gli studi ed eventuali impegni. Nonostante tut-
to, riteniamo interessante il progetto di alternanza scuola-lavoro perché ci offre nuove opportunità e ci permette di scoprire nuove inclinazioni e passioni innate che non sapevamo di possedere. La scuola sta cambiando, siamo pronti a cambiare con essa? Giorgia Fichera Martina Lo Giudice Carla Pellicori Ornella Pulvirenti Isabella Trovato
L’alternanza scuola-lavoro in Italia nasce come opportunità per i giovani di rapportarsi con il mondo del lavoro, cercando di arricchire le competenze scolastiche con esperienze formative in diversi ambiti. Questo è l’obiettivo che si pone la legge 107 del 2003, definita “Riforma Moratti”, ma divenuta obbligatoria soltanto a partire dall’8 ottobre 2015 con la “Riforma Giannini”, integrata nella cosiddetta “Legge della Buona Scuola” dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi (che pensava così di migliorare le condizioni scolastiche italiane). Gli esiti, però, non sono quelli sperati; al contrario di Paesi che vengono presi come modello per l’organizzazione generale della scuola – e, in particolare, dell’alternanza –, Paesi che hanno a loro disposizione strutture adeguate e tutor specializzati e retribuiti, l’Italia organizzazioni funzionali e tutor autentici, al momento, non ne ha; così, se sono stati stanziati dei fondi, questi non vengono sfruttati come dovrebbero. Il sistema di alternanza scuola-lavoro tedesco, modello per eccellenza, per organizzazione e competenza delle strutture, propone agli studenti di formarsi all’interno di aziende di fama mondiale come l’Audi, conosciuta in tutto il mondo per la qualità delle autovetture che produce. Seguendo un rigoroso schema di orari che tiene conto dei concreti impegni scolastici degli alunni, l’Audi stimola gli studenti tedeschi inserendoli all’interno di una grande struttura, che dà loro la possibilità di toccare con mano l’ambiente lavorativo. Strutture come questa ce ne sono
purtroppo pochissime in Italia, e mancano quasi del tutto al sud. Il maggior numero di contestazioni alla nuova legge scolastica infatti è stato riscontrato nel sud Italia, dove questo progetto presenta problemi legati a una minore disponibilità di enti, aziende e quant’altri potrebbero farsi carico dell’alternanza, che dovrebbero essere sostenuti dallo Stato. La responsabilità della ricerca di questi enti viene scaricata sulle spalle del dirigente scolastico e dei docenti, i quali si vedono costretti a venire incontro a vari impegni obbligatori degli alunni, come quello dell’alternanza, che comporta inevitabilmente un calo del rendimento scolastico. Questo incarico non dovrebbe gravare solo sulle singole scuole, ma sul sistema scolastico tutto, a cominciare dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), che dovrebbe provvedere a trovare i tutor esterni. Analizzando questi e molti altri fattori che condizionano negativamente quest’esperienza, la maggior parte degli studenti e dei docenti ritiene che tale progetto si fondi su un’idea che potrebbe realmente indirizzarli al mondo del lavoro, ma che non è stata sviluppata al meglio. I ragazzi tuttavia sperano che, con i giusti cambiamenti, il progetto alternanza scuola-lavoro possa diventare non solo più produttivo, ma anche più piacevole e formativo. Rita Pavone Immanu’El Raciti Naomi Toscano Dario Zappalà
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LEGALITÀ - 1 Concluso con una festa alla Villa Belvedere il percorso progettuale con le scuole di Acireale
Se il sentimento di giustizia è autentico tuto la mafia, per concludere unanimemente che la soluzione per affermare la giustizia passa attraverso il superamento di quella tendenza a pensare che il silenzio sia la via più breve. Tra le chiacchiere, l’entusiasmo giovanile, i canti e balli che hanno concluso la manifestazione dando colore ed emozione, si percepisce il sogno di un’adolescenza che spera di raggiungere l’età adulta in una società che ha imparato dagli errori del passato. A riguardo ci spiega don Marcello: “Si è notato questo forte desiderio di una società più giusta, i ragazzi riscontrano grandi disparità e ingiustizie, privilegi enormi di alcuni e prevaricazioni, e nei confronti di queste situazioni c’è un rigetto profondo. È emerso che il sentimento di giustizia è da loro avvertito profondamente specialmente all’interno della realtà familiare, la famiglia è lo spazio dove poter condividere, da cui loro desiderano percepire questa esigenza. D’altra parte rilevano come la famiglia, luogo entro cui loro individuano lo spazio perché questo sentimento possa essere custodito e formato, sia fortemente esposta a fragilità>>. Se dai questionari compilati dagli alunni ad inizio del percorso è emerso che la famiglia è una realtà fortemente messa in crisi, dall’altra parte, don Marcello chiede un maggior coinvolgimento della società civile e politica verso le nuove generazioni: “La loro voglia di cambiamento va sostenuta, la società civile, la società politica da questo punto di vista sono molto assenti. Ad inizio giugno vorremmo realizzare un momento conclusivo di presentazione dei risultati di questo percorso per la società civile e per le istituzioni. Li inviteremo a prendere atto di ciò che emerso da questo progetto, e delle responsabilità che devono assumersi in questa dimensione di giustizia”. Sul ruolo della comunità, infine, è ritornata anche la dott.ssa Maria Pia Fontana: “La comunità deve mettere a favore degli altri, per gli altri, i propri talenti, dobbiamo realizzarci come persone non solo per noi stessi ma per gli altri. Mentre, purtroppo, in questo periodo storico la realizzazione è vista solo in senso personale. Bisogna superare le comunità estetiche, comunità di piccoli narcisi tutti protesi a mettersi in mostra per compiacere sé stessi, e realizzare le comunità di responsabilità: comunità dove si vive la legge come servizio per gli altri e come strumento di giustizia”. Mariateresa Calabretta
LEGALITÀ - 2 Quello che pensano i ragazzi e gli impegni che intendono assumere
“Bisogna andare oltre il rispetto delle leggi” La decima edizione della festa della legalità, che ha concluso il percorso progettuale “Il sentimento di giustizia come principio e fine di legalità”, ha coinvolto in prima persona gli studenti delle scuole superiori di Acireale, ha mostrato il frutto del loro impegno, del loro coinvolgimento e le loro riflessioni. Abbiamo parlato con alcuni allievi del Liceo Classico di Acireale, una delle scuole impegnate nell’itinerario progettuale per farci raccontare il lavoro svolto, scoprendo in loro una grande maturità e un profondo senso di giustizia e onestà. Josephine partecipa con la sua classe al progetto già da tre anni:”Siamo sempre stati molto attivi e ci siamo sempre occupati di questi progetti. Parlare di valori come giustizia e legalità, con costanza, è importante. Considerato il fatto che noi siamo il futuro, come tutti dicono, è importante che noi ci facciamo portatori di questi valori. È per questo che abbiamo scelto di partecipare anche quest’anno a questo progetto”. Emanuela ed Alessia si soffermano sull’aspetto pratico delle attività svolte, ovvero la realizzazione di un elaborato audiovisivo sulla tematica approfondita, e la compila-
zione del test iniziale:”Ci viene richiesto alla fine del progetto di fare qualcosa e questo dover fare qualcosa ci porta inevitabilmente a riflettere a entrare nella questione legalità. All’inizio ci sono stati sottoposti dei test e dopo noi abbiamo analizzato le risposte, probabilmente, se noi facessimo questo test ora, le risposte sarebbero diverse”. Dal dialogo con i ragazzi emerge la consapevolezza che le riflessioni portate avanti in questi mesi e i dibattiti intrapresi hanno prodotto in loro un cambiamento. Josephine: “Questo progetto mi ha cambiata moltissimo, mi ha fatto crescere. Ha inciso soprattutto il modo in cui i professori lo hanno gestito, il riferimento alle materie come storia e filosofia, la letteratura greca o latina. Tutto sta nel crescere, nel momento in cui cresci apri la tua mente a qualsiasi orizzonte e cambia anche il modo in cui leggiamo un libro o guardiamo il telegiornale, ma ci deve essere qualcuno che ci dà l’esempio, in modo tale che noi possiamo seguirlo”. Cosa è la legalità, chiediamo a bruciapelo? Emanuela ed Alessia sorridono apparentemente confuse dalla domanda, in realtà hanno le idee ben chiare: “Legalità va oltre
il semplice rispetto delle leggi. Secondo me può essere benissimo una parola che compone la morale di una persona. È espressione del modo in cui la vita in generale deve essere affrontata sotto tutti i punti di vista. Legalità è partecipazione alla vita politica e riguarda tutti noi, è senso civico, è rispetto nelle forme più comuni e più semplici. Legalità è anche attenzione cura, cura nelle parole, cura quando scriviamo sui social perché ci dobbiamo rendere conto che quello che noi facciamo entra a far parte del flusso informativo delle altre persone. Questa consapevolezza è maturata in questi mesi, anche perché essendo più grandi capiamo che prima di tutto ci deve essere il rispetto per gli altri e poi possiamo pretendere il rispetto per noi stessi”. Dove vive la giustizia, abita anche nelle ore di scuola? “La giustizia vive anche a casa, sta ovunque. Giustizia è il nostro modo di essere, e un’altra delle parole che forma la morale giustizia è: mi merito quel voto. Crediamo che la meritocrazia non sia una chimera, dipende tutto da noi e non dobbiamo smettere di credere che esista”.
Premiazione del concorso Asara Gli studenti: importante la pratica
LEGALITÀ- 3
La villa Belvedere di Acireale ha ospitato la decima edizione della festa della legalità, momento conclusivo del percorso progettuale “Il sentimento di giustizia come principio e fine di legalità” che ha coinvolto durante l’anno scolastico le scuole secondarie superiori della città. L’evento è stato organizzato dall’Ufficio di pastorale sociale della Diocesi di Acireale, da Libera, dall’Associazione Liberacittadinanza e dal coordinamento dei professori referenti alla legalità degli istituti superiori di Acireale IISS “Galileo Ferraris”, dell’istituto socio psico-pedagogico “Regina Elena”, del liceo classico “Gulli e Pennisi” e dell’istituto tecnico economico “Majorana-Meucci”. La manifestazione, che si è svolta durante l’intera mattina, è stata un momento di condivisione del percorso effettuato dai 400 ragazzi delle scuole acesi che hanno partecipato alle attività del progetto, prendendo parte agli approfondimenti sul tema della coscienza dell’essere giusti e del saper interpretare il sentimento di giustizia nell’ambito della vita personale, in quella relazionale, in quella familiare ed in quella sociale. Gli incontri, coordinati dai docenti dei vari istituti, hanno preso le mosse dalle riflessioni proposte dalla dott.ssa Maria Pia Fontana, formatrice e sociologa, che sono state sviluppate successivamente durante gli incontri con la dott.ssa Marisa Acagnino, magistrato, per poi muovere verso gli approfondimenti specifici realizzati da ciascun istituto. Don Marcello - direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi di Acireale commenta così il progetto: ”La cosa che riteniamo significativa di questo percorso è che questo progetto di legalità ha una sua continuità: inizia ad ottobre e finisce tra aprile e maggio con delle tappe continue attraverso cui i ragazzi vengono sollecitati. Non è un intervento estemporaneo e grazie a questa continuità, questa perseveranza, a questa sollecitazione e costante attenzione verso di loro che i ragazzi comprendono che il valore giustizia è un valore significativo”. Durante la giornata gli allievi delle scuole hanno presentato ai loro coetanei i progetti audiovisivi realizzati sul tema della legalità volti a presentare al pubblico la tematica scelta da ciascuna scuola. Sono stati proiettati brevi filmati che hanno passato in rassegna i diritti sanciti dalla nostra costituzione, i tristi effetti della corruzione politica, la necessità della lotta contro ogni forma di discriminazione, fino alla celebrazione dell’esempio degli eroi contemporanei che hanno combat-
Hanno delineato il concetto di “legalità”, facendo riferimenti concreti alla loro esperienza del quotidiano, alle parole delle canzoni, a cui tanto sono legati, attraverso la citazione di film, riguardanti l’argomento o, semplicemente, raccontandosi, nel loro modo di rapportarsi agli altri e di rispettare chi si ha dinnanzi. Le idee dei giovani studenti che hanno partecipato al concorso “Perché la legalità diventi cultura”, indetto dall’AS.AR.A. (Associazione Antiracket Acese Onlus) “Rosario Livatino”, presieduta dal dott. Claudio Bandini, sono divenute, periodo dopo periodo, temi scorrevoli ed armonici ed hanno lasciato poco spazio ai fraintendimenti. Gli elaborati vincitori sono stati premiati nei locali dell’Istituto San Michele di Acireale, Liceo Scientifico paritario, retto dai Padri Filippini. Gli alunni delle scuole acesi, medie e superiori, si sono ritrovati tutti insieme per ribadire che la “legalità” è uno stile di vita di cui si fanno decisamente portavoce. Ognuno di loro lo ha espresso con le proprie parole ed in relazione al grado di istruzione, ma tutti hanno sottolineato come sia importante metterla in “pratica” la legalità piuttosto che limitarsi a parlarne. Essa è, infatti, riscontrabile fin dai banchi di scuola e dalle prime relazioni di rispetto e correttezza fra loro compagni e con gli adulti. Hanno scritto quanto possa essere “naturale” vivere nella legittimità delle azioni se, fin da piccoli, se ne hanno esempi ed insegnamenti corretti nel nucleo familiare, a scuola, nei vari luoghi di aggregazione. Lo hanno chiesto ai presenti, che con i loro interventi hanno ulteriormente dato fondamento alle idee dei ragazzi. “Bisogna essere consapevoli dei propri diritti e doveri fin da piccoli; sfruttare bene il tempo ed approfittare degli insegnamenti scolastici, della guida dei docenti, per prepararsi ad affrontare nel modo migliore ed onesto le situazioni che la vita propone”, ha affermato il Procuratore della Repubblica aggiunto di Catania dott. Michelangelo Patanè. Il preside dell’Istituto San Michele, prof. Giovanni Vecchio, nonché presidente della Commissione esaminatrice, ha accolto i presenti ed alternato i momenti della manifestazione, giunta alla sua diciottesima edizione, moderata dalla dott.ssa Gabriella Puleo. L’esibizione al pianoforte del giovane Gianluca Belfiore, studente del San Michele, ha impregnato l’aria delle sue raffinate note, mentre il cantastorie Luigi Di Pino ha trasportato il pubblico con le sue coinvolgenti storie musicate, che contribuiscono a diffondere le nostre tradizioni locali. L’emozione dei giovani alunni premiati era tangibile. La lettura dei loro elaborati, “tutti di alta fattura e degni di attenzione”, come sottolineato dal dott. Claudio Bandini, Presidente dall’AS.AR.A, ha evidenziato il modo soggettivo di ognuno dei premiati di elaborare la tematica. In tutti è emerso un punto in comune, ovvero quanto sia fondamentale vivere nel rispetto delle norme, degli altri e di noi stessi, poiché senza regole e leggi che gestiscono i vari aspetti del sociale ci sarebbe il “Caos” primordiale e ciascuno si farebbe giustizia da sé, diffondendo atteggiamenti di violenza e sopraffazione. Affidarsi a chi, ogni giorno, opera per la tutela e la sicurezza di tutti ovvero all’Autorità Giudiziaria, alle Forze dell’Ordine, alle associazioni come l’AS.AR.A, rafforza la coscienza del cittadino, facendolo sentire protetto e contribuisce a “stimolare in ciascuno la cultura dello Stato”, come ha affermato il procuratore generale della Repubblica di Catania dott. Salvatore Scalia. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza delle associazioni antiracket, che contribuiscono ad aumentare le denunce per reati di estorsione ed usura, che strozzano l’economia e, soprattutto, la vita di chi ne è vittima. Rita Messina
M. T. C.
RIFLESSIONE L’impegno nella Chiesa locale dei laici lontani da una religiosità alla buona e una fede disincantata
Testimoniare il Vangelo con la vita e annunciarlo con la Parola Laikós è parola greca che vuol dire semplicemente “appartenente al popolo”. In seguito, passò ad indicare qualunque persona battezzata non appartenente al clero. Per molto tempo, fino al Concilio Vaticano II, in una Chiesa dalla struttura fortemente piramidale, i laici venivano considerati come coloro che occupavano il gradino più basso, mentre il vertice della piramide era rappresentato dalla gerarchia ecclesiastica: clero, vescovi e, in cima, il Sommo Pontefice, il vicario di Cristo sulla terra. Anche se dal Concilio sono passati più di cinquant’anni, nell’immaginario collettivo, quando si dice “Chiesa”, generalmente si pensa al Papa e ai vescovi, ai preti, ai frati e alle suore…e niente di più. Eppure, come giustamente scrive papa Francesco nella sua enciclica Evangelii Gaudium, al n.102, “i laici sono semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio. Al loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati. Semplicemente “l’immensa maggioranza”. Nella nostra diocesi, le parrocchie sono tante e molti sono i laici che si spendono, con generosità, al loro interno. Per usare ancora le parole di papa Francesco, “disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede”. Queste persone, senza alcuna etichetta, si occupano della catechesi dei ragazzi, dell’animazione della liturgia, dell’annuncio del Vangelo, del culto e delle tradizioni religiose, della cura degli edifici sacri, per non parlare delle molteplici iniziative caritative. Inoltre, nella nostra diocesi, operano numerose Aggregazioni laicali che, raccogliendo le persone attorno ad un carisma o ad una specifica spiritualità, sostengono il cammino di chi ne fa parte e portano avanti un “impegno organizzato”, dentro le parrocchie e al di fuori di esse. La Consulta diocesana conta ben 50 Aggregazioni laicali, tra gruppi, movimenti e confraternite, che agiscono in diversi ambiti: da quello culturale a quello caritativo, da quello spirituale e formativo a quello professionale e di categoria.
Sono laici che si mettono a servizio dei ragazzi e dei giovani nelle attività sportive e culturali; che svolgono il loro servizio nel mondo dell’informazione; che sono presenti nelle strutture sanitarie, pubbliche e private; che offrono cibo e vestiario, doposcuola e assistenza fiscale, soprattutto alle fasce più deboli, ai poveri, agli emarginati, agli stranieri. All’interno delle parrocchie, poi, sono spesso ancora cristiani laici a farsi promotori e sostenitori di percorsi di crescita umana e cristiana, per i singoli e le famiglie, i fidanzati e i coniugi; si cura l’annuncio del Vangelo, l’approfondimento delle Sacre Scritture e dei testi del Magistero, l’animazione missionaria, il canto e la musica sacra. Certo, anche per la nostra Chiesa locale vale l’acuta riflessione di Papa Francesco: l’impegno dei cristiani laici “si limita molte volte a compiti intraecclesiali senza un reale impegno per l’applicazione del Vangelo alla trasformazione della società. In alcuni casi perché non si sono formati per assumere responsabilità importanti, in altri casi per non aver trovato spazio nelle loro Chiese particolari per poter esprimersi ed agire, a causa di un eccessivo clericalismo che li mantiene al margine delle decisioni”. Come laici, aggregati o no, non possiamo più vivere una religiosità alla buona ed una fede disincarnata. Aperti alle sorprese e alle ispirazioni dello Spirito, in comunione con i nostri Pastori, speriamo di diventare sempre più quella “Chiesa in uscita”, che sa testimoniare il Vangelo con la vita ed annunciarlo con la parola. Barbara Sgroi Presidente della Consulta diocesana delle associazioni laicali
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GIORNATA DEL SEMINARIO Il tema su cui riflettere è “La mia gioia sia in voi”, tre gli obiettivi nella Diocesi
Conoscenza, preghiera, sostegno economico IL MESSAGGIO DEL VESCOVO
“Guardiamo con attesa e fiducia il cammino verso il sacerdozio dei nostri seminaristi” Pubblichiamo integralmente il messaggio del Vescovo di Acireale, mons. Raspanti, per la Giornata del Seminario diocesano. Carissimi Fedeli, domenica 4 giugno, Solennità di Pentecoste, la nostra comunità diocesana celebrerà la giornata pro-Seminario. Il titolo di quest’anno è “La mia gioia sia in voi”. Queste parole di Gesù sono tratte dal lungo discorso che egli fece agli apostoli prima di affrontare la sua passione (Gv 15, 11). In quei momenti di sconforto e smarrimento, egli volle infondere negli apostoli la lieta certezza di essere profondamente amati, perché essi non sono servi ma amici che hanno conosciuto tutto ciò che il Figlio ha udito dal Padre (Gv 15, 15). Per loro Gesù è disposto a dare la vita e la sua vita è la comunione con il Padre nello Spirito Santo (Gv 15, 13). Innestati in Cristo come i tralci nella vite e partecipi della vita trinitaria (Gv 15, 4), essi rimangono nell’amore di Cristo (Gv 15, 9), così che la sua gioia sia in loro e la loro gioia sia piena. La gioia di Cristo, dunque, abita nel cuore dei suoi discepoli. Questo dono non può essere considerato un bene privato da conservare gelosamente; per essere custodito e alimentato, va condiviso con i fratelli nella fede e anche con quelli che la gioia di Cristo non l’hanno ancora conosciuta. È questo uno dei principali compiti dei sacerdoti. Per riconoscerli come “collaboratori della loro gioia” (2Cor 1, 24), i fedeli vogliono vedere nei sacerdoti la gioia di Gesù. In loro i fedeli si attendono un radicamento nell’amore di Dio, un’adesione convinta alla propria scelta di vita e un impegno fedele nell’annuncio del messaggio cristiano. «Il Buon Pastore – ha detto il Santo Padre Francesco in un recente discorso a Il Cairo – ha il dovere di guidare il gregge (cfr. Gv 10, 3-4), di condurlo all’erba fresca e alla fonte di acqua (cfr. Sal 23). Non può farsi trascinare dalla delusione e dal pessimismo: “Cosa posso fare?”. È sempre pieno di iniziative e di creatività, come una fonte che zampilla anche quando è prosciugata; ha sempre la carezza di consolazione anche quando il suo cuore è affranto» (29 aprile 2017). La giornata pro-Seminario ci spinge a guardare con attesa e fiducia il cammino verso il sacerdozio dei nostri seminaristi. È desiderio di tutti che il tempo del Seminario sia vissuto con lo stupore per la vocazione ricevuta e con la piena apertura di sé a lasciarsi ricolmare della gioia dell’amore di Dio. Perché ciò si compia, tutti i fedeli e le comunità si impegnino a sostenere il Seminario con la preghiera incessante e la testimonianza della carità che incide molto positivamente nel processo formativo dei futuri sacerdoti. Oltre a garantire al Seminario la preghiera e la collaborazione, sentiamo anche la responsabilità di contribuire alle sue molteplici necessità materiali con la generosità delle offerte e il sostegno concreto. In attesa dell’effusione dello Spirito che ci sarà dato il giorno di Pentecoste, affido alla materna intercessione di Maria i cari seminaristi e i responsabili della formazione e su tutti voi invoco la benedizione del Signore.
Siamo alle porte della Solennità di Pentecoste, che quest’anno si celebra domenica 4 giugno, e la nostra Chiesa locale si appresta a vivere l’annuale Giornata diocesana pro-Seminario. Infatti il giorno in cui ricordiamo l’invio dello Spirito Santo (Atti 2, 1-13) e invochiamo una nuova effusione sulla Chiesa, la nostra Diocesi volge la sua attenzione sul quel luogo speciale, il Seminario, in cui si attende il dono dello Spirito che consacrerà i giovani in formazione come ministri della Chiesa. La Giornata ha tre obiettivi: far conoscere ai fedeli la comunità del Seminario diocesano, sensibilizzando i singoli e le comunità; innalzare preghiere perché il Signore non faccia mancare le vocazioni e dia luce e santità ai seminaristi e a coloro che li guidano; raccogliere offerte per le necessità materiali della formazione (per questo motivo tutte le collette delle messe domenicali saranno destinate al Seminario). Il tema della Giornata 2017 è “La mia gioia sia in voi”. Un tema nel solco dell’esortazione di papa Francesco Evan-
gelii Gaudium e delle Indicazioni pastorali diocesane di quest’anno. Il tema mette in risalto il fatto che il sacerdote è anzitutto colui che ha il cuore ricolmo della gioia che gli viene dall’incontro con il Signore Risorto che lo ha chiamato a una sequela speciale ed è inviato a donare agli altri la stessa gioia. «Per riconoscerli come “collaboratori della loro gioia” (2Cor 1, 24), - ha scritto Mons. Raspanti nel suo messaggio per la Giornata - i fedeli vogliono vedere nei sacerdoti la gioia di Gesù. In loro i fedeli
Acireale, maggio IV domenica di Pasqua + Antonino Raspanti Vescovo
si attendono un radicamento nell’amore di Dio, un’adesione convinta alla propria scelta di vita e un impegno fedele nell’annuncio del messaggio cristiano». Per avere sacerdoti così, prosegue il Vescovo, «il tempo del Seminario sia vissuto con lo stupore per la vocazione ricevuta e con la piena apertura di sé a lasciarsi ricolmare della gioia dell’amore di Dio». In questo anno formativo i seminaristi sono 19: 15 vivono in comunità (7 sono del biennio, 8 del triennio), gli altri 4 (3 dei quali sono diaconi) stanno completando il loro iter in altri seminari o parrocchie. La comunità è guidata da quattro sacerdoti che animano la vita comune e coordinano i contributi che vengono da altre istituzioni (come lo Studio teologico che assicura la formazione intellettuale e le parrocchie in cui i seminaristi svolgono il tirocinio per la formazione pastorale). Il costante accostamento ai sacramenti, l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, le relazioni fraterne, lo svolgimento dei propri incarichi, il progressivo inserimento nella vita ecclesiale, lo studio della teologia e le esperienze pastorali: tutto ciò è il contesto denso e articolato in cui il seminarista compie il discernimento, matura la sua vocazione e si prepara alla missione sacerdotale. Quanti volessero conoscere di più del Seminario, potranno farlo leggendo il numero unico “Il Solco” pubblicato in occasione della Giornata, visitando il sito www.seminarioacireale. it oppure la pagina facebook “Seminario Vescovile di Acireale”. don Alfio Privitera
DIALOGO INTERRELIGIOSO Padre Pola El Akhmimi a Dagala
VALVERDE La festa di Santa Rita con una folla di fedeli
”Cristiani copti e cattolici più vicini” Una devozione sempre forte Papa Francesco durante il suo ultimo viaggio apostolico in Egitto ai giornalisti ha parlato di un’aspettativa speciale. Il Papa ci ha abituato a viaggi inconsueti, alle periferie del mondo. Quello in Egitto non lo è stato, almeno geograficamente parlando. Di speciale, e a questo il Santo Padre si riferiva, c’è il fatto che l’invito è giunto da parte del presidente della repubblica Al-Sisi e delle maggiori personalità religiose tra cui Tawadros II patriarca di Alessandria dei Copti. Il viaggio in Egitto, dunque, conferma non solo che Francesco è un Papa costantemente pellegrino ma anche cercato, desiderato, voluto. E su questo, e molto altro, lo scorso 6 maggio la comunità parrocchiale di Dagala del Re (S. Venerina) ha avuto modo di confrontarsi ampiamente grazie alla riflessione di padre Pola El Akhmimi, responsabile della chiesa copta ortodossa del sud Italia. “Si è trattato di un momento storico”, ha detto padre Pola, assistito alla traduzione da Ashraf Hanna e Lucia Pavone della comunità copta ortodossa di Catania. Durante l’incontro avvenuto nella chiesa Maria SS. Immacolata inevita-
bile è stato ritornare sul sangue degli innocenti del doppio attentato nelle chiese copte di Alessandria e Tanta nella Domenica delle Palme, che rappresenta quel “sangue dell’ecumenismo” su cui lo stesso Papa Francesco si è più volte soffermato: “I fedeli delle chiese copte non meritano tutto questo. I morti sono nella grazia di Dio perché hanno perso la vita nel momento in cui si rivolgevano a Lui”, ha confidato ai fedeli padre Pola. Ad accogliere padre Pola è stato il responsabile diocesano dell’Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso e parroco di Dagala don Santo Leonardi: “Siamo felici di averla qui con noi. Oggi è più che mai necessario unirsi per invocare nel mondo la pace”. Si è trattato di un breve ma ricco confronto. Rispondendo alla domanda di come è cambiata la percezione che hanno i musul-
mani d’Egitto dopo la visita del Papa, padre Pola ha affermato che “nonostante gli attacchi, la gente non è intimorita e i cristiani sono più che mai disposti a continuare per la loro strada”. Alludendo a una delle più espressive pagine del Vangelo ha aggiunto che “gli attentatori non fanno altro che seminare zizzania per dividere il popolo” e che “la maggior parte dei musulmani d’Egitto è gente per bene che sta dalla parte dei cristiani”. Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica un momento di preghiera per il dono della pace nel mondo e il canto di un’antifona mariana in lingua copta. Sulla speranza che le due Chiese (quella di Roma e quella copta) possano continuare un percorso comune le ultime battute di padre Pola prima della messa: “L’obiettivo comune resta quello della comunione tra le due Chiese, come per ultimo la decisione di celebrare nello stesso giorno la festa di Pasqua. Ho la sensazione che il cammino proseguirà e che siamo sulla strada giusta anche per quanto riguarda il Natale”. Domenico Strano
Si è conclusa a Valverde la festa di S. Rita da Cascia; il 19, 20 e 21 maggio in Santuario il triduo solenne di preparazione avente i temi “Rita sposa”, “Rita madre” e “Rita religiosa”, domenica 21 la proiezione in chiesa del film “La vita di Santa Rita” e ieri, 22 maggio, le Messe della mattina con la benedizione delle rose, nel pomeriggio l’ingresso del complesso bandistico “città di Acireale” diretto dal maestro Salvo Miraglia, l’omaggio floreale a S. Rita da parte dei vigili del fuoco. Alle 19, la Messa solenne in onore di Santa Rita, celebrata dai padri Gelson dos Santos Lazarin e Leandro Xavier Rodrigues , la benedizione delle auto, che quest’anno si è tenuta in strada a causa dell’indisponibilità della piazza, e la processione per le vie di Valverde. Durante la riflessione della Messa pomeridiana, alla quale erano presenti numerosi fedeli, padre Gelson, tra l’altro, ha detto: “La storia di Santa Rita è un prodigio di Dio, Dio si manifesta in lei e la vostra presenza qua ne è la prova. S. Rita porta persone a Cristo, come altri santi rappresenta un ponte che porta a Cristo. Quando parliamo di S. Rita possiamo utilizzare tre parole, obbedienza, perdono e amore. S. Rita è la santa dei casi impossibili, la sua fede è profondamente radicata nel Cristo sofferente. Rita è stata sposa di un marito dal carattere violento, lei è testimonianza di obbedienza di Dio. Non cede alle prime difficoltà, porta avanti l’amore e l’alleanza fatta con Dio. Rita obbedisce il marito, cerca di capirlo e lavora piano piano con lui, fino alla sua conversione. Hanno avuto due figli.
In seguito il marito viene assassinato e Rita continua ad educare i suoi figli, non si arrende. Crescendo, però, i suoi figli provano desiderio di vendetta nei confronti di chi aveva ucciso loro padre. Rita prega il Signore di custodire i suoi figli, preferirebbe donarli a Dio piuttosto che vederli con le mani sporche. I suoi figli moriranno. Rita diventerà suora; un giorno si ritrova a pregare nel convento delle monache agostiniane, le monache non si spiegano come sia potuto accadere e si comprende che quella era la volontà di Dio. Cristo diventa il suo unico amore e fino alla morte vive con carità nel servizio di Dio in questo monastero. La rosa è il segno della fede di Rita e per noi un segno di crescita”. Dopo la comunione, la benedizione delle rose e dei fedeli, l’uscita del fercolo di S. Rita in piazza del Santuario e la tradizionale benedizione delle autovetture che quest’anno si è tenuta in un tratto di strada di corso Vittorio Emanuele, a causa dell’indisponibilità di una parte della piazza, ancora transennata e inagibile precedentemente danneggiata dalla pioggia insieme ad una parte del convento - ; lo spazio ridotto ha comportato una minore presenza di auto. In seguito il sorteggio di una statua di S. Rita – il ricavato sarà devoluto per le opere di restauro in Santuario - e la processione per le vie del paese. Ad accompagnare l’entrata del simulacro di S. Rita in chiesa uno spettacolo pirotecnico. A concludere la festa il complesso bandistico “Città di Acireale”. Graziella De Maria
dell’
Chiesa e Società
Jonio
28 maggio 2017
DIOCESI Spostamenti di parroci dopo la nomina di don Mammino a vicario
Effetto mons. Giombanco Non era difficile prevederlo e infatti si sta puntualmente verificando. Stiamo parlando dell’effetto domino nel clero diocesano causato dall’elezione di Mons. Guglielmo Giombanco a Vescovo di Patti. Infatti, dal momento in cui Mons. Giombanco ha lasciato il suo ufficio di Vicario generale, è iniziata per il nostro Vescovo la difficile individuazione del suo successore e, a catena, lo spostamento di alcuni sacerdoti che devono andare a ricoprire gli uffici che via via si sono resi vacanti. Il primo passo di Mons. Raspanti è stato la nomina di don Giovanni Mammino, finora parroco di Aci Trezza, a Vicario generale. La sua scelta ha richiesto circa due mesi di consultazioni e valutazioni, fino all’annuncio avvenuto lo scorso 25 marzo. Pochi giorni dopo, il 1° aprile, don Giovanni ha iniziato a svolgere a tempo pieno il suo nuovo compito. Il giorno di Pasqua sono state annunciate le altre nomine che sono conseguite allo spostamento di don Mammino. Le parrocchie “S. Giovanni Battista” e “S. Maria La Nova” di Aci Trezza, finora rette da don Giovanni, sono state affidate a don Carmelo Torrisi. Il 10 maggio Mons. Raspanti si è recato ad Aci Trezza per presiedere il rito della presa di possesso del nuovo parroco. Don Carmelo lascia le due parrocchie di Aci Bonaccorsi, la chiesa madre “S. Maria dell’Indirizzo”, di cui era parroco dal settembre 2008, e quella di Lavina “Maria SS. Ritornata”, di cui era amministratore parrocchiale dal novembre 2013. Il suo posto è stato preso da don Giovanni Cavallaro che il 18 maggio ha fatto il suo ingresso ufficiale e ha iniziato il suo nuovo ministero nelle due parrocchie.
Don Giovanni si trasferisce dalla parrocchia “Maria SS. Immacolata” di Guardia in Acireale, di cui era parroco dal settembre 2001 e cede il suo posto a don Mario Arezzi, che a sua volta la-
scia la parrocchia “SS. Cosma e Damiano” di Acireale che reggeva dal novembre 1999. Quest’ultima parrocchia dovrà attendere ancora qualche mese per conoscere il nome del nuovo parroco, non essendo stato ancora individuato. Nel frattempo don Mario e il vicario parrocchiale porteranno avanti la vita pastorale. Per il momento, dunque, l’effetto domino si ferma a S. Cosmo… Su un altro fronte, ecco il cambiamento del parroco nella parrocchia “Maria SS. del Rosario di Pompei” di Scillichenti. Dal 1°
giugno il nuovo pastore sarà don Mario Camera, finora parroco a Stazzo, chiamato a guidare entrambe le parrocchie confinanti. Infatti il precedente parroco, don Paolo Giurato, svolgerà il servizio di cappellano dell’Ospedale di Acireale e di Giarre (ormai riuniti in un’unica azienda ospedaliera), andando a sostituire i sacerdoti p. Giuseppe Iacona e p. Cataldo Geraci, che lasciano le rispettive cappellanie ospedaliere per raggiunti limiti di età. don Alfio Privitera
CHIESA DI SICILIA La preparazione al Sinodo speciale dei vescovi dell’anno prossimo
Giovani, fede e discernimento
Sta per raggiungere tutti i giovani di Sicilia, i parroci, i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose, i direttori diocesani di Pastorale giovanile e di Pastorale vocazionale e i tutti i Seminari dell’Isola il materiale che segnerà il ritmo della preparazione alla celebrazione del Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. “Camminiamo insieme” è l’esortazione dell’Ufficio regionale per i Giovani e del Centro regionale per le Vocazioni che hanno sintetizzato in una brochure le iniziative siciliane che precedono e accompagnano l’evento. Il programma è pensato come un vero percorso a tappe lungo l’anno pastorale 2017 - 2018, a partire dalle attività estive destinate alla formazione dei giovani di Sicilia. I due Uffici della Conferenza Episcopale Siciliana propongono innanzitutto il 5° Percorso per gli Animatori nella Pastorale giovanile e vocazionale che si terrà a Baida (Palermo) dal lunedì 28 al mercoledì 30 agosto 2017 e che indicherà come esempio concreto di vita la beata Pina Suriano. “Vorremmo starvi accanto fino
al 2018 e oltre, compagni sinodali e solidali, nel cammino verso l’incontro dei vescovi che vi riguarda direttamente. In questo viaggio - dicono don Dario Mostaccio e don Giuseppe Licciradi, direttori degli uffici regionali, rivolgendosi ai giovani -, abbiamo indicato alcune tappe per raggiungere l’obiettivo: cambiare la propria vita perché, per dirla con Paulo Coelho, ‘quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al cammino, che ci insegna sempre la migliore maniera di arrivare e ci arricchisce mentre lo percorriamo’. Vorremmo aiutarvi ad identificare una mappa
che coinvolga la nostra esistenza, vorremmo - aggiungono - metterci in ascolto delle vostre storie per scorgervi la bellezza, lo stupore e la meraviglia dell’essere discepoli del Signore; vorremmo rintracciare le coordinate della vostra esistenza per intravedere Colui che è all’origine della vita e di ogni scelta di Amore”. A far da bussola lungo la via è un coloratissimo pieghevole che contiene, oltre alle indicazioni sul cammino universale e su quello della Chiesa italiana, tutti “i passi” che la Chiesa Siciliana ha programmato verso il Sinodo del 2018: un momento formativo nel prossimo novembre; il momento dell’incontro e del dialogo che ciascuna diocesi, in sintonia e sinergia, vivrà nella Quaresima 2018; il momento propositivo, prima con un pellegrinaggio e un raduno regionale dei Giovani con i Vescovi delle Chiese di Sicilia nella primavera del prossimo anno e poi con veglia di preghiera dei giovani italiani alla vigilia del Sinodo, a Roma, l’agosto dello stesso anno. Chiara Ippolito
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otium et negotium - 10 Gesù nascosto, ma realmente presente nell’Eucaristia Carissimo lettore, Nell’”Adoro te devote” c’è un dialogo tra la creatura umana e Dio nascosto: “latens Deitas”. Questo inno è stato composto da San Tommaso nel 1264 su richiesta del papa Urbano IV per sottolineare il rispetto e il culto dovuti alla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. In esso il verbo nascondere è ripetuto più volte: “vere latitas”; “in cruce latebat sola Deitas”; “hic latet simul et humanitas”. Tutto questo bisogna tenere presente quando si contempla il quinto mistero della luce: “l’istituzione dell’Eucaristia”. “Fate questo in memoria di me” dice Gesù nell’ultima cena istituendo l’Eucaristia e l’Ordine Sacro: i due sacramenti che accompagnano la vita del credente. Gli eventi del giovedì santo sono seguiti dalla passione, morte e risurrezione di nostro Signore. “Mistero della fede” dice il sacerdote rivolto verso i fedeli appena finita la Consacrazione. “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta”: in questa risposta c’è la sintesi del mistero Pasquale.
Il “Tempo ordinario” dell’anno liturgico, interrotto il mercoledì delle ceneri riprende, dopo tredici settimane, l’indomani della Pentecoste. In questa ripresa dell’anno liturgico, che si concluderà a novembre con la festa di Cristo Re, il “Corpus Domini” è la festa che impegna i credenti a portare Gesù nelle strade dove trascorrono la loro giornata. Nella processione, tra luci e canti tra cui “Adoro te devote”, c’è l’invito a frequentarlo spesso nel tabernacolo. Nella visita al Santissimo, consapevole di stare davanti a Gesù, in “Corpo, Sangue, Anima e Divinità” (C.C.C. n. 282) raccontagli “le preoccupazioni della giornata, e avrai luce e coraggio per la tua vita di cristiano”. (San Josemaria Escrivà, Cammino n. 554). Con questa bella esortazione del santo spagnolo, ricevi cari saluti da Nino Ortolani
DIOCESI Colloquio con Domenico Strano, presidente Fuci nel 2015-17
POLIFONIA Fine settimana a Giarre per i direttori di coro
Se c’è un cammino associativo che aiuta gli studenti a coniugare ricerca e fede, questo è il caso della Fuci. Che ad Acireale è presente dal 1896 (fu tra i primi gruppi a nascere) e sulla sua storia e le sue implicazioni sulla città e la società acese tanto si potrebbe scrivere. Ma non è questa la sede per farlo. Ci accontentiamo di conoscere un pezzetto di questa lunga storia. Per farlo abbiamo chiesto a Domenico Strano, presidente maschile di gruppo nel biennio 2015-2017, di raccontarci la sua esperienza nella Fuci. “Ho conosciuto la Fuci per trasmissione – ci ha rivelato –. Mi spiego meglio. La mia esperienza nella Fuci inizia nel 2011 grazie a degli amici che allora frequentavano il gruppo di Catania. Quello stesso anno ho partecipato al congresso nazionale di Urbino. Lì ho avuto modo di vedere il cuore della Federazione dove ho ricevuto degli input positivi che mi hanno convinto della bellezza del percorso fucino”. Rispolverando un po’ di iniziative organizzate dal gruppo sotto la sua guida ci spiega che si è puntato a riscoprire la storia del gruppo: “Abbiamo curato i rapporti con gli ex fucini attraverso una serie di incontri volti alla condivisione delle esperienze di ieri e di oggi. Sono stati momenti belli e interessanti in cui sono stati messe a confronto non solo racconti legati alla vita della Federazione ma al senso dell’amicizia e dello stare insieme”. Acireale non è sede universitaria, riflettiamo insieme a Domenico Strano, ma “gli studenti universitari ci sono anche se spesso frequentano altri atenei in Italia se non addirittura in altri Stati europei”. E allora come raggiungerli? Non essendo Acireale una città universitaria per il gruppo acese è fondamentale raggiungere le future matricole direttamente nelle classi quinte delle superiori: “In questi anni abbiamo incontrato gli alunni soprattutto dei licei parlando loro del cammino fucino e aiutandoli nell’orientamento attraverso un semplice questionario.
In questa fine settimana Giarre risuonerà di suggestive polifonie. Organizzato dall’Associazione Regionale Cori Siciliani, presieduta da Stefano Trimboli, nei giorni di sabato 27 e domenica 28 la Sala Romeo del Palazzo delle Culture di Giarre, ospiterà un corso di Direzione di coro e prassi esecutiva che vedrà quale illustre docente di fama mondiale il M° Gary Graden, apprezzato direttore, insegnante e membro di giuria in vari concorsi internazionali. Nato negli USA, Graden ha studiato alla Clark University, alla Scuola di Musica Hart, all’Aspen Summer Music Festival e con E. Ericson alla Royal Academy of Music di Stoccolma. Specializzato nell’esecuzione della musica contemporanea, si dedica a sviluppare ed esplorare l’improvvisazione vocale e strumentale. È direttore di coro presso la chiesa di St. Jacob a Stoccolma. Ha diretto numerosi cori internazionali fra cui Vocal Ensemble SWR di Stoccarda, Orfeo Vocalensemble, Ochsenhausen, Jauna Muzika, Vilnius, Pro Coro Canada, Formosa Singers, Taipei, Singapore Ensemble Singers, World Youth Choir, ACDA Collegiate Honors choir. Insignito della medaglia Johannes
“Incontrare i fucini già nei licei” A lezione da Gary Graden Tuttavia il gruppo ha avuto un seguito in questi anni grazie e soprattutto al coinvolgimento da parte dei fucini di amici e spesso di familiari. Il fatto che spesso i fucini provengono da genitori che sono stati fucini la dice lunga su quanto sia forte la tradizione fucina in questa città”. Su cosa s’impara con l’esperienza fucina Domenico ci dice: “Anzitutto a vivere il percorso degli studi con un’esperienza qualificante. La Fuci incoraggia a vivere lo studio come un servizio e non un dovere. In altre parole aiuta a vivere lo studio come un contributo al bene comune. Paolo VI così intendeva quella unità di pensiero nella sua “Coscienza universitaria”, libro caposaldo per lo studente fucino”. Nel gruppo si sperimenta la gioia dello stare insieme, la condivisione dei diversi saperi, il confronto e il discernimento. I tre percorsi universitario, socio-politico e teologico danno la possibilità a ciascuno di farsi una coscienza critica affinché, come scrisse Paolo VI nella Populorum progressium, tutti possiamo essere “voce nuova” per la nostra epoca. “Se vissuta pienamente e senza personalismi – sottolinea Domenico Strano - la Fuci edifica chi la vive e gli altri, altrimenti rimane un’esperienza sterile nella quale attuare solo ambizioni che nulla hanno a che vedere con la missione dei laici nella società prima ancora che nella Chiesa”. Il ricambio generazionale riguarda tutte le realtà associative ma questo non deve scoraggiare: “È un fattore con il quale prima o poi bisogna fare i conti. Credo che per assicurarsi il ricambio generazionale tutte le realtà associative, specialmente quelle inserite in un contesto ecclesiale, debbano ridefinire non solo i percorsi ma i linguaggi. Fare in modo, cioè, che non siano gruppi chiusi ma aperti nei quali l’aggettivo “cattolico” non sia un requisito ma un valore aggiunto”. Annalisa Coltraro
Norrby per il suo contributo alla musica corale svedese, nel 2005 sempre in Svezia è stato eletto direttore di coro dell’anno. Nel 2009, in Italia, ha ottenuto il Premio Guidoneum della Fondazione Guido d’Arezzo. Alla Corale Polifonica Jonia di Giarre, diretta dal M° Giuseppe Cristaudo (vicepresidente dell’ARS Cori), spetterà l’onore di fungere da “coro-laboratorio” per lo svolgimento del corso. L’evento ha registrato già un grande successo di adesioni. Parteciperanno, infatti, i direttori: Giuseppe Cristaudo – Corale Jonia Giarre; Martina Di Gaetano – Coro Anthea Juvenes Augusta; Giovanna Fussone – Coro Passio Hennensis Enna; Giuseppe Gennaro di Gela; Giovanni Mirabile – Coro Ouverture Barcellona P.G. e Coro Giovanile Siciliano; Giovanni Mundo – Coro Note Colorate Messina (coordinatore del corso); Dario Pino – Coro Palestrina Messina; Giovanni Scalici – Coro Cum Jubilo Monreale (coordinatore del corso); Antonio Sciuto – Coro Mater Divinae Gratiae Nicolosi; Paola Testaquadra – Coro Giovanile Siciliano Caltanissetta; Alessandro Valenza – Coro delle Madonie Castellana Sicula. M. V.
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Cronaca e Società
28 maggio 2017
dell’
Jonio
INTERVISTA Il Vescovo spiega in quali campi il progetto di sviluppo può dare occasioni di lavoro
Agricoltura, artigianato e turismo (continua dalla prima) Nell’ultimo anno abbiamo, così, immaginato sempre più un piano integrato che fosse sviluppato strategicamente in maniera scientifica, non improvvisata È stata questa la ragione per cui ho cominciato ad elaborare un’integrazione fra più campi allargando anche ad altri settori che fino ad ora non avevamo considerato, come quello dell’alternanza scuola lavoro che si è aggiunto successivamente. Deve essere chiaro, però, che si tratterà di un modo per sostenere i giovani e le imprese, segnalando questo o quel bando, coinvolgendo gli attori in partnership, aiutando la creazione di reti. Il piano vuole essere un trampolino per aiutare a pensare in grande. Ogni piano di intervento passa attraverso l’indagine del territorio a cui si rivolge, così è stato anche per il piano strategico triennale. Alla luce di questa analisi propedeutica quali sono le criticità del territorio della diocesi che sono emerse, sia culturalmente che socialmente? La mancanza di lavoro è evidente, ed è una terribile criticità. C’è anche, però, ed è ciò su cui noi vorremmo incidere di più, un gap culturale. Le attese, le aspettative, i sogni della la classe dei genitori di oggi e quelli dei figli non coincidono affatto con ciò che viene offerto. La classe genitoriale, che ha dai 45 ai 65 anni, i cui figli sono quelli che vanno da 15 a 30 anni, sono portatori di una mentalità, di un’impostazione, di attese in parte generiche e in parte illusorie. Attese di qualcosa che non c’è più perché costruite su modelli dettati da tempi che avevano altri tipi di dinamiche. Siamo scesi ai livelli di produttività degli anni Sessanda, questa generazione genitoriale vive, da una parte, un senso di fallimento e
dea”) che dal 1959 al 1969 fu apprendista pasticciere presso la dolceria “Donna Peppina“, ricorda che era sempre accanto all’imprenditrice zafferanese nella preparazione dei prelibati pranzi. Cavallaro sottolinea quando da giovedì fino alla domenica mattina lavorava incessantemente nella preparazione degli sciatori, delle paste di mandorle e della frutta martorana. L’imprenditrice zafferanese era una donna molto generosa e creativa, come ricorda l’insegnante Rosa Salemi. Nel 1984, all’età di 91 anni, “Donna Peppina“ muore e la dolceria viene gestita dal nipote Giuseppe Coco fino al 1999. In seguito la licenza fu ceduta ad Alfio Leonardi, alla sorella Vera e al cognato Massimo Torrisi. Nel 2005 muore all’età di 81 anni Giuseppe Coco. Adesso il locale viene gestito con passione, dedizione e impegno da Alfio Leonardi e dalla moglie Graziella Torrisi, la quale ricorda che fu suo padre, il cav. Alfio, a fare acquistare, a lei e al marito, la licenza del “Donna Peppina“, e a trasmetterle le ricette per la preparazione degli sciatori e delle paste di mandorla perché da adolescente lavorava come apprendista nel bar “Donna Peppina“.
promuovere un cambiamento culturale. Quale è il rapporto della diocesi con l’imprenditoria locale, con gli imprenditori del territorio. Ci sono stati già contatti delle azioni concertate? Contatti molti, azioni concertate ancora piccole e limitate al campo della formazione. Abbiamo allestito tanti piccoli corsi di formazione attenti a ciò che le aziende chiedevano. Corsi che fornissero a ragazzi e ragazze le competenze richieste e non fuori dal mercato. Ora siamo nella fase in cui cerchiamo di progettare insieme ad alcune aziende esistenti o di lanciarne qualcuna nuova, qualche cooperativa o qualche start up. Chi sono gli attori che stanno ruotando attorno al piano strategico triennale? Alcuni sono più giovani, altri adulti, alcuni si aggregano in cooperative, altri in associazioni o in vere e proprie società, non sono ancora moltissime ma c’è già un minimo di orizzonte. Siamo in una fase di progettazione che coincide con l’emanazione di bandi europei e regionali per il finanziamento. Stiamo valutando, ove sia possibile, di creare o appoggiare realtà esistenti, tentando di collegarci con la scuola e con l’università. Per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro, quali sono i punti di forza che avete individuato? La legge che l’ha istituita è piuttosto recente e purtroppo nel nostro sud, nella nostra Sicilia non ci sono molte aziende. C’è il rischio di fare proposte di alternanza, e quindi di acquisizione di crediti, realizzando piccole iniziative, magari già avviate prima, ed è per questo che noi vorremmo inserirci, dialogando con gli istituti superiori e appoggiandoci all’università. Vorremmo cercare delle proposte in cui si crei veramente il ponte tra la scuola, il lavoro e le aziende; un ponte che passi attraverso i valori. Noi per esempio, potremmo immettere la dottrina sociale della chiesa come elemento valoriale che guidi i giovani nell’approcciarsi al mondo del lavoro. Non si tratta solo di entrare nei meccanismi della pratica lavorativa ma di entrarci avendo dei valori e imparando chiavi di lettura della realtà che guidino i giovani. I punti di forza del piano strategico possono considerarsi: l’attenzione alla solidarietà alla fraternità e alla centralità della persona umana, così come vuole la dottrina sociale della chiesa? Quest’attenzione oggi potrebbe essere una risposta alle numerose domande del territorio? Spesso gli imprenditori ci dicono che si sentono isolati, non dialogano tra di loro, hanno difficoltà anche nell’interazione con le istituzioni, le associazioni di categoria, le camere di commercio, i sindacati o gli enti locali. Dall’inizio della mia idea ho cercato di fare dialogare e fare sentire meno soli gli imprenditori e loro mi hanno ripagato con l’attenzione ai discorsi che ho fatto. C’è responsività soprattutto nella parte costiera. La parte montana, dove c’è un forte sviluppo agricolo, risente della distanza dalla sede centrale della diocesi e del tempo mio limitato ma ci sono dei sacerdoti che già stanno avviando l’attività. Non dimentichiamo che per noi il piano strategico ha un indirizzo pastorale, è opera di evangelizzazione. Ovvero sviluppo di una mentalità con valori che corrispondano al vangelo. Noi non dobbiamo creare l’azienda ma far si che uomini, donne e aziende lavorino avendo come fine non il puro lucro, ma il rispetto della dignità delle persone che lavorano. Quali potrebbero essere gli ostacoli alla realizzazione del piano strategico? Sono tanti, anzitutto da parte di noi attori, siamo i primi a dover fare questo cammino mentale e poi ci sono gli ostacoli burocratici. La nostra difficoltà, anche qui tutta meridionale, di riuscire ad avere maggiore fiducia reciproca e capire che ognuno ha una porzione di compito da svolgere altrimenti si diventa tutti più deboli.
Giuseppe Russo
Maria Teresa Calabretta
dall’altro lato, però, cerca in tutti i modi di rilanciare i propri figli e dar loro lo stesso futuro che loro si aspettavano. I riferimenti sono, quindi, al modello lavorativo impiegatizio, fatto di poca imprenditorialità. Questo è quello che io chiamo il gap culturale delle due generazioni che frustra molto i ragazzi e allora l’esodo in massa. Gap culturale è, anche, pensare che, ad esempio, fare agricoltura non centri niente con la laurea in agraria, che agricoltura significhi soltanto manovalanza, che estrarre dei prodotti dalla terra sia tutto e li si fermi, e se non si vendono? Se non c’è un marketing, un’esportazione, uno scambio turistico? Noi non vogliamo fare, perché non è il compito della diocesi fare impresa noi, ma vogliamo fare maturare la mens, vogliamo
Zafferana: “Donna Peppina” riapre dopo il restauro per rilanciarsi tra i migliori locali dell’area etnea Sono stati ultimati i lavori di restauro del bar “Donna Peppina“ di Zafferana, uno dei più famosi locali dolciari dell’area etnea, che ha così potuto riaprile, come previsto, lunedì 22 maggio scorso. Molti scrittori siciliani fra i quali Vitaliano Brancati, Ercole Patti, Federico De Roberto, Matteo Collura, nelle loro opere, ne fanno cenno e sottolineano la prelibata pasticceria zafferanese. Anche nel film “Un caso di coscienza”, girato da Giovanni Grimaldi a Zafferana Etnea e uscito nelle sale cinematografiche nel 1970, ci sono immagini che riprendono la prestigiosa pasticceria zafferanese. Le origini risalgono attorno agli anni venti, il laboratorio docliario fu creato grazie all’intraprendenza di una zafferanese, Giuseppa Finocchiaro, detta “Donna Peppina“. In questo laboratorio furono inventati due prodotti destinati a passare alla storia: lo “Sciatore“, il cui nome si deve al gradimento di quanti, soprattutto appunto sciatori, transitando da Zafferana per salire sull’Etna passano dal bar; è un biscotto morbido ricoperto di cioccolata (liffia); e la “Siciliana“, un calzone fritto e ripieno, tradizionalmente, di tuma e acciuga salata accompagnate da pepe. Fra gli anni cinquanta e settanta il bar “Donna Peppina“ viene molto utilizzato
anche per ricevimenti, matrimoni, prime comunioni, cresime, battesimi, lauree e compleanni che vengono allestiti nel salone al primo piano. Molti zafferanesi ricordano i deliziosi pranzi di “Donna Peppina“ con menù di pasta al forno, timballi
Donna Peppina
di riso e secondi con salsiccia, lacerto, cotolette, polpettone, polli al forno. Inoltre i ricevimenti erano allietati da complessi musicali i cui componenti erano musicisti zafferanesi. Con grande emozione Gaetano Cavallaro (proprietario del ristorante “Orchi-
ACIREALE Trump, Abe, la May, la Merkel, Macron,Trudeau e il nostro Gentiloni secondo i maestri della cartapesa
G7: i leader del mondo sorridono in piazza Duomo Acireale rivendica un posto nel G7! Sono già arrivati infatti, in piazza Duomo, i leader di Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Canada, Stati Uniti e, naturalmente, dell’Italia. E chi non ci crede, vada pure a controllare. Li troverà tutti riuniti lì, attorno al mappamondo da qualcuno considerato quasi come una proprietà privata, uniti da molteplici nastri colorati, non si sa se per trascinare gli altri o per farsi trascinare. Il nostro primo ministro Paolo Gentiloni sta davanti a tutti, ma forse solo perché è il padrone di casa. Alle sue spalle incombe infatti con sguardo truce e atteggiamento bellicoso il presidente americano Trump, affiancato dal primo ministro giapponese Abe, che accenna ad una mossa d’arte marziale; alla sua destra e alla sua sinistra ci sono poi le due donne del gruppo, la britannica May con un sorriso beffardo e la tedesca Merkel con uno sguardo di compatimento. Più in là, invece, il francese Macron, da poco eletto, allarga le braccia rassegnato ed il canadese Trudeau sembra un pesce fuor d’acqua. Sono tutti lì, è vero, ma in cartapesta, e ci resteranno fino al 2 giugno, festa della Repubblica e giornata d’inizio della “Nivarata” (forse faranno pure in tempo a prendersi una granita). Con questa simpatica iniziativa, Acireale
mette in mostra la bravura dei suoi maestri carristi, protagonisti del “Più bel carnevale di Sicilia”, nel momento in cui la Sicilia diventa palcoscenico internazionale. Se ne sono fatti promotori la Fondazione del Carnevale di Acireale (guidata da Antonio Belcuore) e l’Amministrazione comunale (con in testa il sindaco Roberto Barbagallo), che hanno riunito tutti i cantieri del carnevale acese per la realizzazione dei vari manufatti: il cantiere
Gapass ha infatti costruito il mappamondo posto al centro dell’installazione; il cantiere Scalia ha riprodotto la cancelliera tedesca Angela Merkel e il cantiere Ardizzone ha creato il primo ministro canadese Justin Trudeau; il cantiere Messina si è dedicato invece al neo presidente francese Emmanuel Macron, mentre il cantiere Principato ha realizzato la caricatura del giapponese Shinzō Abe; al cantiere Mario Scan è toccata l’esecuzione
del presidente Usa Donald Trump ed al cantiere Fichera la ministra inglese Theresa May; infine il primo ministro italiano Paolo Gentiloni è stato realizzato dal cantiere Cavallaro Principato. Le dimensioni sono volutamente sproporzionate, l’atteggiamento è ironico, e ognuno dei sette leader indossa una giacchetta con i colori della propria bandiera nazionale. Molti turisti si soffermano ogni giorno ad ammirare i mascheroni ed a fotografarli, mentre la stampa (sia locale che nazionale) ha già dato ampio risalto all’installazione. E chi sa che in uno dei due giorni del G7 (26 e 27 maggio), qualcuno dei leader mondiali – magari lo stesso Trump – non prenda l’elicottero e venga ad “ammirarsi” ad Acireale! Nino De Maria