La Voce dell'Jonio (29 aprile 2018) anno LXI num. 4

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LA Jonio VOCE Anno LXI - N. 4

Domenica, 29 aprile 2018

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Spedizione in a.p. 45% Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT.

Verso il nuovo governo

Vincenzo Tosello

www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

CINEMA

LIBRI

Disoccupazione e politica innanzitutto il lavoro Difficile inseguire l’evoluzione politica di questi giorni, soprattutto per un settimanale, dati i repentini mutamenti d’orizzonte, tra incarichi esplorativi e pronunciamenti contraddittori, pur, almeno apparentemente, in una sostanziale stabilità di “impasse”. Certo, uno dei punti di maggior gravità in qualsiasi trattativa e in qualsiasi programma di governo è quello del lavoro, di cui si celebra, per così dire, la “festa” il 1° maggio. Al di là delle fluttuazioni minime che si rincorrono nei dati Istat (a gennaio 2018 risaliva l’occupazione generale e diminuiva quella giovanile e a febbraio il contrario, ma sempre solo di circa …0,2 punti) e dei relativi differenti parametri (lavoro a tempo determinato o indeterminato, dipendente o indipendente, giovani under 25 o under 35…), di fatto la nostra Italia continua a restare nelle ultime posizioni in Europa (peggio di noi solo Grecia e Spagna). Quello di porre rimedio alla disoccupazione diventa un problema e un obiettivo principe per qualsiasi governo. Le varie scorciatoie ventilate o proposte – dal reddito di inclusione al reddito di cittadinanza (o simili, visto che nel contratto M5S gli si è già cambiato nome…) – non possono che essere propedeutiche ad un effettivo inserimento nel mondo del lavoro perché, diversamente, si tradurrebbero in una presa in giro della persona in relazione alla sua dignità e del Paese in relazione alle sue (poche) risorse. Non mancano incentivi – come quello senz’altro interessante, appena ufficializzato, del “bonus giovani 2018”, che prevede lo sgravio del 50% dei contributi Inps a carico del datore di lavoro per l’assunzione a tempo indeterminato o per la stabilizzazione di contratti a termine di giovani under 30, o under 35 fino al 31/12/18 – e suggerimenti – come quelli emersi dalla ricerca su “I giovani e il mondo del lavoro” del gruppo Value@Work in collaborazione con l’Università Europea di Roma, che ribadiscono l’urgenza di abbattere il costo del lavoro e la necessità di una formazione universitaria più adeguata, oltre ad una disponibilità ed elasticità (temporale e… geografica) da parte dei giovani. Ma è evidente che ogni proposta deve fare i conti con le energie e le risorse: a partire, ad esempio, dalla questione generazionale (con la connessa questione dell’età pensionistica) e dalla questione immigrati (con i connessi rischi di sfruttamento o con le chances di un loro notevole contributo alla crescita del Paese, sempre con la dovuta attenzione alle problematiche di una necessaria condivisa integrazione). E si deve fare i conti ormai – anche i sindacati non possono dimenticarlo – con la rivoluzione occupazionale indotta dalla incalzante globalizzazione (senza lasciarsi tentare dalle controproducenti misure protezionistiche) e dalla crescente tecnologizzazione (senza illudersi di poterla fermare…). Come si vede una “patata bollente” imbarazzante ma ineludibile nelle mani di chi si assume l’onere di governare il Paese. Una questione urgente non solo per il Sud, ma anche per le nostre zone in cui il lavoro stagionale potrà arrecare ora a molti solo un lieve provvisorio sollievo.

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INTERVISTA

“Iris blu”, 8 racconti di Carmela Tuccari per raccontare la vita in varie situazioni

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Nando Costarelli

Antonino Catara spiega addobbi e incarti degli agrumi dell’Etna in mostra alla Zelantea

“Nove anni a Tientsin” Dopoguerra tragico Marcello Trovato racconta suo nonno Rita Messina

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Gabriella Puleo

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Acireale In via di definizione gli schieramenti, scarsa l’attività dei partiti organizzati

Cinque i candidati a sindaco Si va a votare un anno prima Sono cinque ad oggi, venerdì 27 aprile, i candidati a sindaco di Acireale per le votazioni di domenica 10 giugno. Turno elettorale anticipato per la città acese in conseguenza delle dimissioni di Roberto Barbagallo e dell’insediamento del commissario Salvatore Scalia, ex procuratore generale della repubblica di Catania. Insediamento e dimissioni seguiti agli sviluppi dell’inchiesta su corruzione e concussione che ha portato in carcere, con il primo cittadino, funzionari comunali e imprenditori. L. V. (continua a pag. 2)

DIOCESI DI PATTI Celebrazione nel Santuario di Tindari dove l’ex Vicario di Acireale venne ordinato

Festa per mons. Giombanco da un anno Vescovo Venerdì 20 aprile, ricorrendo il primo anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Guglielmo Giombanco e dell’inizio del suo ministero nella diocesi di Patti, la locale comunità diocesana, in tutte le sue componenti (presbiteri, religiose e laici), si è radunata del Santuario “Madonna del Tindari”, per rinnovargli gratitudine ed esprimere stima ed affetto per colui che il Signore ha donato loro come maestro nella fede e guida. Nel corso della solenne concelebrazione, a cui hanno

preso parte numerosi sacerdoti e fedeli giunti dalla diocesi di Acireale e da Piedimonte Et-

neo (paese di cui è originario mons. Giombanco), il vescovo di Patti ha, inoltre, istituito nei ministeri di lettore e accolito quattro componenti del locale seminario diocesano (Cono Gorgone, Carmelo Paparone, Antonio Di Bella e Giuseppe Lombardo) Nella sua omelia mons. Giombanco ha ricordato: “Un anno fa come oggi, in questo santuario, accoglievo con intima commozione interiore il dono dell’ordinazione episcopale, che legava indissolubil-

PARROCCHIE

DIOCESI

Ordinato un diacono Quattro seminaristi ammessi agli Ordini dal vescovo Raspanti GRQ $O¿R 3ULYLWHUD

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SOSTIENICI CON IL TUO 5 PER MILLE

Guido Leonardi (continua a pag. 2)

AZIONE CATTOLICA

Aci Sant’Antonio adotta bimba della Guinea Chiara Michelle Messina

mente la mia vita a questa bella Chiesa di Patti. È trascorso un anno da quando sono giunto in mezzo a voi, come fratello ed amico, ed ho ancora viva nella mente e nel cuore l’ebrezza di quel giorno quando, sotto lo sguardo amorevole della Madre bruna confermavo il mio sì a Dio e alla Chiesa, sostenuto dalla preghiera e dall’affetto di tutti voi e di quanti erano presenti”.

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“Una storia di bellezza” Ricordata Camilla Bella esempio di fede e carità da imitare nella vita Nando Costarelli

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ACIREALE Tre giorni di eventi con tanti turisti in città

Esplode la festa dei fiori

Lo 0.5 ‰ della tua imposta sul reddito può essere destinato all’associazione di volontariato

“Orazio Vecchio”

La legge Finanziaria prevede la possibilità di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito ad associazioni di volontariato, onlus, ricerca etc. Il 5‰, altra cosa dal già sperimentato 8 ‰, non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta. Anche l’Associazione Orazio Vecchio,nata soprattutto per curare La Voce dell’Jonio, è tra i soggetti beneficiari. Per destinare a noi il contributo basta compilare l’apposita scheda del 5‰ sul modello 730 o Unico: 1) Inserire i propri dati anagrafici e il codice fiscale; 2) Firmare nel riquadro indicato come Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.... (il primo a sinistra della scheda); 3) Indicare in quel riquadro il codice fiscale 90034160870 (come nell’esempio sopra)

Nino De Maria (a pag. 5)


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In Seconda

29 aprile 2018

INTERVISTA Marcello Proietto parla della sua ricerca d’archivio e del suo ultimo libro

“Ecco i Pennisi di Santa Margherita” Il dottore Marcello Proietto, cultore di Storia Medievale e Paleografia Latina ed esperto di beni Archivistici e Librari ha presentato il 6 aprile 2018 nella sala conferenze della biblioteca Zelantea il libro “Indici dell’epistolario della famiglia Pennisi di Santa Margherita” edito dall’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici. Oltre all’autore erano presenti la dottoressa Maria Concetta Gravagno che ha curato la prefazione del testo, il professore Salvatore Valastro che ha relazionato sull’interessante e certosino lavoro di ricerca e il dottore Giuseppe Contarino presidente dell’Accademia. Il dottore Proietto, a fine serata, ha risposto ad alcune domande per meglio illustrare e approfondire la tematica trattata nel suo libro. Come nasce l’idea di uno studio sull’epistolario della famiglia Pennisi di Santa Margherita? In occasione della partecipazione al Master di II livello in Fruizione Sostenibile dei BB.CC.AA. Identità e politiche territoriali presso l’Università degli Studi di Catania, che prevedeva anche un momento di stage presso una struttura di natura culturale, chiesi alla direttrice della Biblioteca Zelantea, dott. ssa Maria Concetta Gravagno, di poter svolgere il periodo formativo presso la biblioteca. La direttrice, che conosce molto bene la mia preparazione accademica e le mie esperienze professionali nel mondo delle biblioteche e degli archivi e come assiduo utente della biblioteca acese per studi di storia locale, accolse con entusiasmo la mia proposta. Il primo giorno di stage la direttrice mi portò in un meandro della biblioteca e mi mostrò dei pacchi confezionati con carta da imballaggio con su scritto Lettere Santa Margherita. Da quel momento iniziò la mia avventura archivistica di classificazione di 5.460 pezzi di varia natura, tra lettere, telegrammi e biglietti. Ma c’è di più. Il mio lavoro non si concluse con l’inventariazione della documentazione cartacea, andai a ricostruire il profilo biografico della famiglia delineando le caratteristiche dei protagonisti del fondo epistolare: Giuseppe Pennisi di Santa Margherita e la moglie Maria Paternò Castello dei Marchesi di San Giuliano e il loro unico figlio, Pasqualino. Nello scorrere dei mesi di intenso lavoro quali sono state, se ci sono state, le difficoltà di riordino del materiale documentario?

Inizialmente, quando la direttrice mi fece vedere i diversi plichi che contenevano le lettere, ebbi un attimo di scoraggiamento, perché credevo di non portare a termine il lavoro entro i termini previsti dello stage. Infatti, l’inventariazione andò oltre il periodo formativo: ci lavorai per circa un anno. Durante le varie fasi di lavoro le difficoltà sono state varie e molteplici, sia di natura archivistico-paleografica, che prettamente di storia locale, relativa alla ricostruzione dei vari membri della famiglia protagonisti del fondo epistolare. Alcune lettere non portavano né la data topica né la data cronica: si è scelto di classificarle in una sezione a parte denominata S.D. (sine data), per altre invece, leggendo il contenuto delle missive, si è riusciti a contestualizzarle nell’anno di riferimento. Per la descrizione della famiglia: iniziai ad analizzare le testate giornalistiche attive ad Acireale tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, per trovare notizie utili sui membri della famiglia. E così avvenne. In appendice al volume è inserita una rassegna di 124 articoli relativi ai personaggi che emergono nell’epistolario. Conoscendo la famiglia e le figure di Giuseppe Pennisi e della moglie Maria Paternò Castello di San Giuliano che opinione si è fatta di questa coppia? Tre quarti del fondo epistolare riguarda la corrispondenza tra Giuseppe e Maria e in minima parte tra i due e

il loro figlio Pasqualino. Mi ha colpito molto la figura di Maria, figlia del Ministro degli Esteri del Regno d’Italia dal 1905 al 1906 e dal 1910 al 1914, Antonino di San Giuliano, per diversi motivi. Il fondo epistolare si apre e si chiude, forse per casualità o per un motivo ben preciso, con delle lettere scritte in francese tra Maria e delle compagne provenienti dal collegio romano Sacro Cuore Trinità dei Monti. Maria studia e forgia il suo temperamento nell’istituto religioso per divenire degna donna dell’aristocrazia siciliana. Dalle lettere traspare sempre una donna religiosa per le tante raccomandazioni al marito Giuseppe e al figlio Pasqualino. È utile qui ricordare, che Maria partecipò come relatrice al I Congresso Eucaristico Diocesano di Acireale e fu una fervente e zelante dama di carità della congregazione San Vincenzo de’ Paoli, sempre di Acireale, insieme ad altre 140 nobildonne acesi. La sua giornata è scandita tra l’osservanza dei precetti religiosi, la gestione domestica del palazzo in cui viveva e, nelle tante lettere scritte al marito, ella riporta la vita politica acese. Giuseppe, sindaco di Acireale e deputato in quattro legislature, si afferma come uomo politico nella sua città e a livello nazionale. Dalle lettere emerge una coppia unita e affettuosa, in rigorosa osservanza dei doveri matrimoniali. Quale valore ha lo studio di un fondo epistolare oggi in un’era dominata dal digitale? I fondi epistolari e le carte di archivio in generale rivestono ancora un ruolo fondamentale nella ricerca storica. L’epistolario analizzato offre vari spunti di riflessione per la storia locale e nazionale; per aspetti legati alla natura sociale ed economica; per la storia urbana; per gli usi e i costumi. I protagonisti delle lettere non avrebbero potuto immaginare che un giorno questo materiale sarebbe stato studiato e pubblicato. Il documento, come diceva Jacques Le Goff, assurge a monumento, oggetto di studio. I protagonisti dell’epistolario hanno un esercizio ‘esagerato’ della scrittura: arrivano a scrivere in media cinque lettere al giorno, per non contare il numero di telegrammi inviati. Siamo grati a Giuseppe, Maria e Pasqualino per le tante notizie riportate. Oggi, si scrive molto meno e se si scrive, scriviamo per mail: rimarrà memoria della nostra epoca?

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Jonio

AMMINISTRATIVE Ecco come si può fare

Pubblicità elettorale La Voce dell’Jonio, associazione editrice della testata omonima, stampata e online www.vdj.it, comunica che intende pubblicare messaggi elettorali a pagamento per le elezioni amministrative del 10 giugno 2018, in conformità alla legge che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per propaganda elettorale e nel rispetto delle Delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni della Repubblica Italiana. Tali messaggi devono riportare la dicitura “Pubblicità elettorale” e indicare il soggetto politico committente. MODALITÀ E CONDIZIONI – Gli spazi di propaganda saranno offerti a tutti i partiti, a tutte le liste e a tutti i singoli candidati che ne facciano richiesta; – Le prenotazioni e la consegna del materiale sarà possibile in qualunque giorno fino ad una settimana prima della data delle elezioni. La Voce dell’Jonio, sulla testata online www.vdj. it, si impegna a pubblicare scritti, foto e immagini, banner e quant’altro entro 1 giorno lavorativo successivo alla ricezione dell’adesione, della grafica e all’avvenuto pagamento degli spazi. – Si ricorda che è vietata la pubblicazione e la trasmissione di qualsiasi messaggio elettorale nel giorno precedente (un minuto dopo la mezzanotte) ed in quello stabilito per le votazioni; così è possibile la pubblicazione fino a alla mezzanotte tra venerdì 8 e sabato 9 giugno prossimi.. – Per assumere informazioni e prendere visione delle tariffe dei banner e delle misure (uguali per tutti i committenti) e per richieste di informazioni e di pubblicazione di messaggi di propaganda elettorale a pagamento è necessario contattare la redazione, che ha sede in via Genuardi 16, Acireale, al telefono fisso 095601992 o al cellulare 3483833676 o all’indirizzo di posta elettronica lavocedelljonio@hotmail.it. - I prezzi non sono negoziabili. – Il committente si assume la responsabilità esclusiva (civile e penale) di quanto affermato e dichiarato nello spazio autogestito sollevando La Voce dell’Jonio da ogni responsabilità. Non saranno accettate inserzioni dal contenuto testuale o grafico difformi da quanto stabilito da tutte le norme di legge e dalle disposizioni dell’Autorità Garante per le Comunicazioni vigenti in materia con riferimento particolare, ancorché non esclusivo, alla Legge 10 dicembre 1993, n. 515 e successive norme attuative regolamentari. Peraltro, La Voce dell’Jonio si riserva di verificare i contenuti e i corredi grafici dei messaggi e, ove ritenuti gli stessi difformi dalle previsioni normative, potrà rifiutarne la pubblicazione. Ogni Banner potrà essere “fisso” o “a rotazione” e potrà comprendere foto, messaggio elettorale e dati del candidato (simbolo della lista o del partito di appartenenza). Il committente potrà scegliere se legare il banner ad una pagina descrittiva, indirizzarlo verso un link e/o portale esterno. – Sarà cura del committente fornire a lavocedelljonio@hotmail.it banner e quant’altro già pronti per essere pubblicati. – Il pagamento, in un’unica soluzione, dovrà essere anticipato e avverrà quindi contestualmente alla formalizzazione contrattuale degli spazi di cui al presente codice di autoregolamentazione, dietro regolare fattura.

Gabriella Puleo

dalla prima dell’

Jonio

Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Acireale: 5 candidati a sindaco nelle elezioni del 10 giugno Così partiti e candidati, più questi ultimi che quelli perché poche strutture di partito, in effetti, si sono mobilitate, sono in piena attività per formare le liste e redigere i programmi elettorali. I cinque, quattro uomini e una donna, sono: Giusy Brischetto, Rito Greco, Michele Di Re, Nino Nicotra e Stefano Alì, nessuno dei quali è completamente estraneo alla politica. Giusy Brischetto. E’ un’imprenditrice della ristorazione che si presenta con due liste, una delle quali reca un simbolo nuovo per Acireale, quello della Lega. La Brischetto avrebbe raggiunto l’accordo col leader nazionale Matteo Salvini (si dice) durante una cena a base di pesce a Santa Maria la Scala. L’altra lista è una civica. L’unica candidata donna ha già ricoperto la carica di assessore con una Giunta di Centrodestra ed è stata vicepresidente di “AciAmbiente”. Rito Greco. Dirigente Ipab, è appoggiato da quattro liste, una sola delle quali con simbolo di partito, il Pd. E’ stato vice dell’allora sindaco Nino Garozzo, e anche primo cittadino facente funzioni quando Garozzo fu sospeso per questioni legate alla gestione delle Terme di Acireale, di cui era stato commissario. E’ il consigliere più anziano per legislature, essendo in carica dal 1990, tranne che per una breve parentesi. Michele Di Re. Imprenditore anche lui, ha pronte otto liste, tre delle quali con simboli di partito (Forza Italia, Udc, Fratelli d’Italia abbinato a quello di Diventerà Bellissima). Nel ’94 fu candidato consigliere (ed eletto) con Marino che si contrapponeva al senatore Filetti. Cinque anni fa arrivò al ballottaggio, nel quale fu sconfitto da Roberto Barbagallo. Nino Nicotra. Industriale, già sindaco, torna alla

politica attiva dopo esserne uscito perché arrestato, incarcerato e, dopo parecchi anni completamente scagionato da un’accusa di voto di scambio. E’ stato primo cittadino, eletto al primo turno, dal novembre 2000 al settembre 2002, ed è stato anche consigliere e assessore al Comune e alla Provincia. E’ appoggiato da due liste e forse tre. Stefano Alì. Ingegnere, proviene dalle file del Pd ed è appoggiato dalla sola lista del movimento “Cinque Stelle”. E’ fratello di Michele, candidato con lo stesso schieramento cinque anni fa, e cugino di Michele Di Re. L. V.

Festa per mons. Giombanco da un anno vescovo di Patti

Evidenziando poi come sia compito dei cristiani portare nel mondo una parola alternativa che aiuti l’esistenza degli uomini a trovare pienezza di senso, ha così proseguito: “Ringrazio tutta la comunità diocesana, che durante quest’anno di ser-

vizio episcopale ho sentito accogliente e vivace. Abbiamo vissuto momenti significativi del nostro cammino ecclesiale e abbiamo sperimentato con serena certezza come il Signore guida mediante i doni dello Spirito e della Grazia il nostro cammino lungo i sentieri della storia per essere sempre di più Chiesa guidata dalla forza del Vangelo”. Ha, quindi, così concluso: “Dopo un anno di cammino insieme avverto dal profondo del cuore il bisogno di dirvi grazie per il servizio generoso alla nostra chiesa: ai laici, ai presbiteri, alle consacrate, ai seminaristi ed a quanti a vario titolo svolgono ministeri e servizi ecclesiali. Continuiamo il cammino di ascolto e di discernimento con docilità di cuore per comprendere cosa lo Spirito dice alla nostra Chiesa e per riconoscersi sempre più popolo in cammino sulla strada del Vangelo. Lo Spirito Santo ci indicherà la via da seguire. Affidiamo alla Vergine madre le nostre attese e le nostre speranze”. Il vescovo della diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, ha formulato cordiali e fervidi auguri con queste parole: “Con grande commozione ricordo un anno fa nel Santuario di Maria SS. del Tindari l’ordinazione episcopale di mons. Guglielmo Giombanco, figlio della Chiesa di Acireale. Desidero formulare i migliori auguri a mons. Guglielmo a nome della diocesi di Acireale e mio personale, affinché l’esercizio del ministero episcopale dia gioia a tutti i fedeli a lui affidati e anche alla sua stessa persona. Dai contatti che già ho avuto durante quest’anno, ho visto come mons. Guglielmo si stia spendendo nella conoscenza della diocesi, fatta di tanti piccoli centri belli, accoglienti e calorosi. La gioia, che lo ha sempre contraddistinto, gli riempia sempre di più il cuore ed auguro a lui che l’unità tra pastore e gregge sia sempre più piena. Auguri al caro don Guglielmo“. Guido Leonardi


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Cultura & Spettacoli

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ACIREALE Giuseppe Milici e il pianista Valerio Rizzo incantano il pubblico nella Grotta di Santa Maria della Neve

Concerto di armonica davanti al presepe Le statue a grandezza d’uomo dei pastori, le luci diffuse di diversi colori, la musica prodotta dall’armonica a bocca hanno creato un’atmosfera suggestiva coronata dal ritmo jazz. La scorsa domenica, 15 aprile, la grotta lavica che ospita il presepe settecentesco di Acireale, è stata la sede del concerto ad armonica di Giuseppe Milici, organizzato da Azimut e dal Rotary Club a scopo benefico, ovvero raccolta fondi per il restauro delle figure presepiali, in legno e le teste di cera, primo fra tutti, del Bambinello. Com’è immaginabile, infatti, le statue che compongono la Natività, pregiate opere di ceroplastica, con il passar degli anni necessitano di interventi mirati alla loro conservazione. Gli elementi che li compongono, quali la cera, appunto, il legno, le varie stoffe, il gesso, la cartapesta, sono, infatti, deteriorabili e particolarmente soggetti all’azione del tempo. Preservare un bene locale, artistico e storico, è stato il fine dell’iniziativa che ha visto svolgersi il concerto del musicista palermitano Milici, accompagnato alla pianola dal giovane Valerio Rizzo, specialista in pianoforte jazz. I cento posti di-

Recensione Gesù scroccone? Esiste e con ironia è in grado di parlare all’anima umana

sponibili all’interno della grotta lavica, costituente la chiesa Santa Maria della Neve di Acireale, sono stati occupati da spettatori intenti all’ascolto di brani famosi e di pezzi scritti dallo stesso. Il musicista, che ha effettuato tournée in tutto il mondo, ha esordito, con la sua armonica a bocca, con “Imagine” di John Lennon, ha continuato con sue composizioni, come quella relativa alla colonna sonora del film “Ninnarò”, ha emozionato con famose musiche, quale “Nuovo cinema paradiso” di Ennio Morricone. Ha, poi, velocizzato il ritmo con “Singin’ in the Rain”, ha

fa emergere i suoi ricordi e la metafora del mondo parte dai luoghi descritti dall’autrice. Inframmezzata dalla lettura di alcuni brani da parte della prof.ssa Vecchio e dai sottofondi musicali eseguiti dalla giovanissima Alisea, la relazione della giornalista prof.ssa Rita Messina evidenziava la molteplicità di aspetti e relazioni che la pubblicazione offre nei suoi otto brevi racconti e l’attualità delle varie proposte. Si tratta di un testo valido per tutte le fasce di età, ma particolarmente adatto i giovani, cui essa offre parecchi spunti di riflessione. Tutti possiamo ritrovarci nelle vicende descritte, con i vari temi affrontati: per esempio, nel racconto ‘Gesti d’amore’ emerge l’aspetto della solidarietà, del donarsi gratuitamente agli altri, mentre in ’21 marzo 2058’ emerge l’evidente contrasto tra la tecnologia esasperata e l’arretratezza dei sentimenti. Tutte le vicende descritte partono, pur con le diverse sfumature del concetto di ‘amore’, dal concreto, dal quotidiano comune a tutti, ma anche dall’esigenza di una necessaria moderazione nell’agire quotidiano.

Una buona forchetta, amante delle tavole ben imbandite. Socio dell’associazione 4esse (Sto sempre senza soldi). Un belloccio, con l’accento napoletano, uno scroccone. Vi dico subito che vi sto provocando e vorrei arrivare assieme a voi lettori in punta di piedi al vero nome del nostro personaggio ma prima meritate qualche elemento in più, così tanto per tenere alta la “suspance”. Il nostro personaggio è un tipo giovanile, perennemente povero ma con un grande cuore, non cede ai compromessi e ha un coinvolgente senso dell’umorismo. A un certo punto della sua vita è stato accusato di essere un mangione e un beone, d’essere amico dei pubblicani e dei peccatori. Un giorno, a un tizio basso e dallo sguardo curioso, disse: “Scendi da lassù, oggi mi fermerò a casa tua”. Per mangiare, naturalmente. I matrimoni? Una fissazione. In uno di questi, in un villaggio, si ritrovò assieme alla madre in un bel guaio. S’era ubriacato? Vi starete domandando. No, era terminato il vino. Non si sa il perché. Forse lo sposo s’era sbagliato e ha avuto un po’ la manina corta nelle quantità; oppure, gli invitati, scrocconi, hanno avuto talmente la gola secca che si sono prosciugati pure le riserve. Ma il nostro personaggio aveva l’asso nella manica e con una genialata diede il meglio di sé procurando il vino necessario per tutti. Un altro episodio, l’ultimo lo prometto, e vi svelo finalmente il vero identikit. Andrea, Simone, Giovanni e Giacomo erano alcuni suo amici e di mestiere facevano i pescatori. Spesso non riuscivano a tirare su le reti con pesci a sufficienza e siccome questo poteva anche significare una tavola con scarso cibo allora il nostro personaggio si dava un gran da fare. I suoi consigli si rivelavano sempre provvidenziali, diciamo a tutti gli effetti miracolosi. Ora, immaginate per un momento, chi potrebbe essere questa persona. Non dovrebbe essere difficile. Se siete stati colti da incredulità, curiosità e ilarità, siete sulla giusta strada anche perché questi non cambiano nemmeno di una virgola le storie, che sono tante e tutte belle, che si potrebbero raccontare su di lui. Gli eventi raccontati non sono nulla di nuovo e il protagonista è un personaggio storico di grande carisma e umanità. Ma è anche una scroccone, uno che ha fatto meraviglie proprio stando seduto a tavola. Così se lo è immaginato fra Alfonso detto Tartufone scrivendo “Gesù mangiava a scrocco. Le cose migliori le ha fatte stando a tavola”. Con la giusta ironia e quel fare napoletano (che gli appartiene essendo un partenopeo) ha consegnato ai lettori un immagine di Cristo inedita, che invita a sorridere e a meditare al tempo stesso. Edito da San Paolo, si tratta di un libro che parla all’anima, dal linguaggio spigliato e legato, capitolo dopo capitolo, da un unico messaggio di salvezza: io sono qui, per voi, fate ora questo con me e da domani in memoria di me.

Nando Costarelli

Domenico Strano

dato ampio spazio a diversi pezzi jazz ed ha concluso con “May Way” di Frank Sinatra. Milici ha alternato le sua musica con momenti in cui ha parlato di sé, della sua passione per questo strumento, dello stimolo e “l’appoggio” ricevuto dalla madre, che ha da subito creduto in lui ed anche dell’importanza dell’incontro, ad un certo punto della sua carriera, con Pippo Baudo. “Abbiamo dato modo a chi era interessato di assistere al concerto di Giuseppe Milici, musicista conosciuto in tutto il mondo e siamo soddisfatti per l’adesione

ricevuta, che ha significato realizzare un gesto di beneficenza per il restauro di Gesù Bambino”, ha affermato don Francesco Mazzoli, parroco di Santa Maria della Neve. All’interno della grotta il tempo si è proposto, nell’ora e mezza di concerto, nella sua fase antica, testimoniata dai maestosi pastori ospitati nel sito da oltre due secoli, e nella sua fase contemporanea, rappresentata dalle note di Milici, creando una felice sovrapposizione di “momenti” per gli spettatori presenti. Rita Messina

LIBRI Presentato al “Costarelli” da Rita Messina “Iris blu”, otto racconti di Carmela Tuccari

La vita nella molteplicità di situazioni Nel corso di una serata a carattere culturale, fra le tante valide iniziative che l’associazione ‘Costarelli’ di Acireale, continua a proporre, è stata presentata la raccolta di racconti ‘Iris Blu’ della scrittrice Carmela Tuccari, con intermezzi e sottofondi musicali affidati alla giovanissima violinista Alisea Bonaccorso. La serata costituiva un esempio di riuscita fusione tra varie forme di arte (opere pittoriche del maestro acese Jano Barbagallo, musica e letteratura). Il presidente, avv. Mario Di Prima, introduceva i lavori con il saluto personale e dell’associazione ospitante e presentava i relatori: il giornalista dott. Giuseppe Vecchio, direttore del periodico cattolico ‘La Voce dell’Jonio’, il promotore della serata e responsabile della casa editrice ‘Il Convivio’ dott. Giuseppe Manitta, la giornalista Rita Messina, che commentava il testo nelle sue varie parti insieme con la lettrice prof.ssa Caterina Vecchio, ed infine l’autrice Carmela Tuccari. Il dott. Manitta ha presentato al pubblico la casa editrice del testo, affermando che essa non è nuova a pubblicazioni del genere né tantomeno ad editare opere della professoressa Tuccari. “Il convivio” ha sede a Castiglione di Sicilia, luogo di

residenza dell’autrice, e si occupa particolarmente di pubblicazioni sul teatro contemporaneo che gli sono valsi diversi riconoscimenti da parte delle testate giornalistiche nazionali più importanti. Nel proprio intervento, il dott. Vecchio evidenziava come la serata fosse composita pur nella sua semplicità, presentando un’opera che può ben definirsi una raccolta singolare. Già la dedica introduttiva al testo evidenzia un’analisi dettagliata degli elementi paratestuali sicchè, per esempio, l’amore è, infatti, visto secondo diversi aspetti ed accezioni, ma attraverso la lettura emergono diversi tipi umani, caratteri nei quali è possibile immedesimarsi. Il rapporto tra l’autrice e la realtà

CONTROCORRENTE La mente dimentica, la carta no. I tanti motivi che consigliano di non abbandonare la scrittura pure sotto l’assedio dei social

Scrivere a mano stimola la creatività e sviluppa il pensiero critico È nata per necessità, per convenzione, per conservare la memoria, per sostituire la voce e rendere immortali pensieri e ricordi. Trasposizione del linguaggio orale in segni o grafemi, la scrittura è una delle invenzioni più rilevanti per la storia dell’umanità, tanto che dà inizio alla storia stessa. Da sempre tra i principali mezzi di comunicazione e di conservazione dei dati, con il progresso dell’uomo e l’avvento della tecnologia, il suo modo di essere “incisa” si è adattato ai tempi. Gli antichi Sumeri scrivevano incidendo le tavolette d’argilla con uno stilo; altri materiali che nel tempo hanno supportato la scrittura sono state le pietre, il metallo, il legno e poi con gli Egizi si è passati al papiro che permise una scrittura più semplice e poi venne sostituito dalla pergamena, di origine animale (ricavata dalle pelli d’animali) e infine con la carta il costo del materiale diminuì e così la scrittura divenne alla portata di tutti coloro che la sapevano praticare. Fino all’invenzione della stampa che sostituisce il calamaio con caratteri prestampati e rende di conseguenza la scrittura più immediata. Con il tempo l’avvento della scrittura ha permesso la nascita della letteratura, della poesia, dell’espressione individuale. Ai giorni nostri il ricordo della figura dell’amanuense che passava giornate a copiare a mano antichi testi, garantendo così la trasmissione della cultura, va quasi a svanire. E nel tempo, più la tecnologia avanzerà, più la modalità della scrittura diventerà, fisicamente parlando, meccanica. In fondo capita sempre più raramente di vedere qualcuno che si porta un taccuino e una penna appresso, di vedere qualcuno che invece di mandare un’email o un sms, scrive una lettera; perché la tecnologia permette una comunicazione più immediata. E così un domani

il computer sostituirà un quaderno e una penna in mano, un tablet i libri cartacei sui quali i studenti sono abituati a studiare. Gradualmente l’uso della scrittura a mano si sta perdendo. Il fattore positivo ci sarebbe a livello ambientale perché meno carta significa meno disboscamento, ma c’è un motivo per non cui non dovremmo smettere di farlo? Uno studio scientifico dimostra che in quanto movimento non meccanico, la scrittura a mano permette di mantenere la mente più attiva, più concentrata, di sviluppare un pensiero critico, di imprimere più a lungo i concetti. Favorisce una migliore conoscenza di sé, migliora il pensiero rendendolo più articolato. Sembra inoltre che scrivere a mano stimoli la creatività e aiuti a raggiungere i propri obiettivi attraverso un ordine e organizzazione delle idee. Ed è anche una rappresentazione dell’individuo; ognuno ha infatti la propria calligrafia, la postura che assume quando scrive, il modo in cui tiene la penna, il modo con cui organizza gli spazi sulla carta. Quindi se vogliamo che un domani i nostri figli siano persone creative, produttive, consapevoli di loro stessi e adulti di successo, mettiamo in mano loro carta e penna invece di qualche gioco elettronico. Insegniamo loro ad esprimere il proprio pensiero e la propria individualità attraverso la scrittura manuale. Preserviamo la bellezza e il potere della scrittura di rendere la nostra esistenza e il nostro ricordo immortale. Perché la mente dimentica, la carta no. Eugenia Castorina


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Cronaca

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INTERVISTA Il cineasta Marcello Trovato racconta il suo film “Nove anni a Tientsin”, tragedia postbellica

Tutto inizia da un ricordo, era mio nonno ed entrambi dalla memoria di racconti ritornarono in patria. Sucstorici, che toccano il cuore cessivamente, sono riuscito di un nipote ad udirli descria conoscere, per caso, il solvere dal nonno. I fatti narrati dato calabrese e farlo inconvengono custoditi per anni, trare nuovamente con mio finché il desiderio di condivinonno”. derli con gli altri si fa inconLa ricostruzione del fattenibile e le parole diventano to storico è stata coadiufilm: “Nove anni a Tientsin”. vata dalla ricerca di fonti Marcello Trovato, fotograe testi che ne riportavano fo e regista acese, ha ridato dati certi?” vita all’esperienza del nonno “Sì, oltre ai dati mnemoPietro, realizzando un film nici che ho ricavato dalle interamente girato in Sicilia, parole dirette di mio nonno, Una delle scene del film, sotto principalmente ad Acireale, ho svolto molte ricerche per Marcello Trovato e Rossella Caramma ma anche ad Acicatena, a ricostruire gli eventi. Ho Catania e a Sutera (CL). Al condotto anche studi partinostro incontro giunge accompagnacolari, come quelli sulle specie di piante to da una donna bruna, di una bellezesistenti a Tientsin, al fine di verificare za mediterranea che immediatamente eventuali analogie con quelle del notraspare. Successivamente, svela la sua stro contesto botanico. Il film, infatti, è identità e scopriamo trattarsi di Rossella interamente ambientato in Sicilia, dove Caramma, moglie di Trovato e protagoabbiamo riscontrato, ad esempio, le nista femminile del film. Il regista, che stesse piante di fiume presenti a Tientvive e lavora nella cittadina barocca, ha sin. Sarebbe stato difficile, ovviamente, all’attivo diversi documentari e numesostenere i costi elevati per ambientarosi cortometraggi. Nel 2004 annovera, re le scene proprio a Tientsin. Ed altro addirittura, la selezione al Festival di problema sarebbe ottenere le autorizzaCannes con un corto sulla comunicazioni, perché non ti viene permesso con zione. troppa facilità di girare nell’entroterra, Com’è nata l’idea di realizzare queci sarebbe voluto un permesso specifico sto film? dal Ministero cinese. Un lavoro meti“Si tratta di un lavoro che avevo in coloso è stato fatto, poi, per ricostruire cantiere da tanto tempo. È la storia di il quartier generale tedesco che esisteva mio nonno che andò in Cina, con il batqui ad Acireale al Castello Scammacca”. taglione San Marco, nella spedizione del Come si articola da un punto di vi1939 a Tientsin. Parte, dunque, dai mosta cronologico il film? menti privati in cui mi raccontava i fatti “La ricostruzione storica si coniuga accaduti ed io, ancora piccolo, lo ascolanche con una parte moderna, ma senza tavo. Ho realizzato il film dopo che lui mischiarsi, entrambe sono ben definite morì nel 1991, a causa dell’impossibilità e circoscritte. Soltanto la parte finale si di sottoporsi ad un intervento coronarico necessario a salvarlo. ricongiunge a quella iniziale. In questo modo, il film come è coPer me diventò un modo per esorcizzare il dolore a seguito minciato finisce. Ci sono due momenti storici diversi. Il primo della sua perdita. Da fanciullo, mi affascinava sentirlo parlare, va dal 1939 al 1948 e il secondo dal 1990 al 1991, cioè il periodo sentire la storia di un uomo che dalla Sicilia, era giunto in Cina, ultimo della vita di mio nonno Pietro”. in un’epoca storica in cui le distanze erano concepite diversaDove è stato girato il film? mente da oggi. Ho iniziato a lavorare cercando di recuperare “All’interno del Palazzo vescovile di Acireale, a Piazza Duotutti i documenti militari che aveva, sottraendoli all’oblio. È sta- mo, nelle strutture barocche, a Palazzo Scammacca, nell’area to un lavoro di ricognizione reale, perché ciò che io potevo ri- del Palazzo Riggio ad Acicatena, al Museo dello Sbarco a Cacordare e che mi affascinava, in quanto bambino, poteva essere tania ed a Sutera, che con il suo museo etno-antropologico, ha diverso dalla realtà. Si trattava, quindi, di realizzare un discorso fornito oggetti scenici dell’epoca e ci hanno dato grande ospitainformativo e trasmettere un dato storico che altrimenti sareb- lità. Appena finito di girare, il film è stato proiettato lì come in be stato irrimediabilmente perduto”. una grande famiglia, ed è stato molto emozionante”. Il film nasce, quindi, da una storia vera? Le riprese del film, iniziate nel luglio 2015, sono andate “Certamente. I marinai del San Marco partirono nel 1939 in avanti per due anni e mezzo ed hanno visto all’opera attori due spedizioni, che furono assolutamente sfortunate. In quel- siciliani, ma anche di lingua tedesca e cinese: Rossella Cala che doveva rientrare, morirono tutti al largo di Augusta. La ramma, protagonista femminile, Diego Cannavò, coprotagospedizione, invece, in cui prese parte mio nonno, rimase lì an- nista, Agostino Zumbo, Santo Pennisi, Vitalba Andrea, Santo che a guerra finita, perché nessuno si preoccupò di recuperare Santonocito, Carmela Buffa Calleo, Carmelo Cannavò, Enzo questi soldati. Lui che era istruito, parlava fluentemente tre lin- Grancagnolo, Daniele Sapio, Gabriele Vitale, Federica Bucogue, riuscì ad inserirsi nel contesto delle truppe americane an- lo, Daria Geiko, Giulia Leotta, Peters Sven, Lea Barretto. La ch’esse lì impegnate. Da una documentazione trovata in Ame- colonna sonora è del maestro Giuseppe Romeo. Il film verrà rica, si evince che le truppe giapponesi rioccuparono numerosi proiettato ad Acireale, al Multisala Margherita domani 5 apriterritori. Molti soldati morirono in questa rappresaglia, molti le e lunedì 9. scapparono. Le uniche notizie certe sono quelle di due soldati che erano rimasti vivi, un siciliano e un calabrese. Il siciliano Rita Messina

ACIREALE

Sopravvissuti e dimenticati in Cina ”Festa dei fiori 2018”: i popoli mediterranei sono il tema principale dei sette carri infiorati È una città addobbata di fiori, in una perfetta ambientazione primaverile, quella che si presenta a cittadini e turisti in quest’ultimo fine settimana di aprile: i balconi dei palazzi barocchi del centro adornati di piante e fiori, le vetrine dei negozi anch’esse decorate di fiori, installazioni floreali in centro, mercatini di piante e fiori, mostre fotografiche e filateliche ispirate ai fiori; e persino un percorso enogastronomico su base floreale, un’area giochi per bambini con laboratori e attività a tema floreale ed un annullo postale per celebrare l’evento. Acireale ospita per il terzo anno consecutivo la “Festa dei Fiori”, appendice del Carnevale che si svolge appunto da venerdì 27 a domenica 29 aprile, durante la quale – nella cornice sopra descritta – i veri protagonisti sono i sette carri infiorati, che ormai hanno raggiunto qualità costruttiva e dimensioni quasi uguali ai grandi carri in cartapesta, tali da non aver niente da invidiare a quelli che sfilano nelle tante manifestazioni similari della Liguria e della Costa Azzurra. I sette carri, frutto della fantasia e della bravura dei maestri fiorai, sfileranno nel pomeriggio delle tre giornate nel vecchio circuito storico (quello breve che taglia per via Paolo Vasta), mentre resteranno in esposizione lungo il corso principale (tra piazza Indirizzo, corso Umberto e piazza Duomo) nelle mattinate di sabato e domenica. I temi scelti dagli abili artefici spaziano tra la storia, l’attualità e la salvaguardia dell’ambiente, ma comunque centrati sull’argomento scelto quest’anno: i popoli del Mediterraneo. Scenderanno nuovamente in pista, nel corso delle tre giornate, i gruppi mascherati delle scuole acesi (già protagonisti nell’edizione invernale) e saranno presenti varie bande musicali e l’associazione “Campanazza” con i costumi del carnevale di Misterbianco; e ogni sera noti gruppi musicali animeranno piazza Duomo con note swing, jazz e reggae. E anche stavolta – come già avvenuto durante le manifestazioni carnascialesche del febbraio scorso – per entrare nel circuito sono stati predisposti 13 varchi di accesso, un po’ diversi stavolta perché dislocati in funzione del circuito breve. La scelta effettuata tre anni fa dalla Fondazione del Carnevale acese e dall’amministrazione comunale dell’epoca – di scorporare le sfilate dei carri infiorati dalle altre manifestazioni – è risultata vincente sia perché la stagione primaverile è più favorevole, sia perché la destagionalizzazione che ne consegue crea un evento turistico in più per la città, come dimostrano i dati relativi alla partecipazione di pubblico ed alle presenze in alberghi e B&B. Anche il commissario straordinario del Comune, Salvatore Scalia, ha avuto parole di apprezzamento per la manifestazione, confessando che la vive per la prima volta. Naturalmente sono ammessi – durante le tre giornate – maschere, mascherine e coriandoli. E c’è ancora tempo per tentare la fortuna con la Lotteria del Carnevale di Acireale, la cui estrazione sarà effettuata il 19 maggio. Nino De Maria

INTERVISTA Antonino Catara spiega come è nata la singolare mostra, di storia e arte insieme, in corso alla “Zelantea”

Nel mito addobbi e incarti degli agrumi dell’Etna Nelle sale dell’Accademia Zelantea di Acireale è stata inaugurata la mostra “Gli agrumi del mito 1895-1960. Addobbi e incarti degli agrumi dell’Etna. La mostra sarà visitabile tutti i giorno feriali fino al 5 maggio dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30. Il professore Antonino Catara, socio dell’Accademia, già ordinario di Patologia vegetale all’Università di Catania, ha organizzato questa interessante esposizione, già presentata nel 2015 all’Expo di Milano, che raccoglie una collezione di grande pregio artistico e interesse storico. Insieme ai collezionisti Lorenzo Scicali, erede dell’ex stamperia etnea Cartotecnica e Luciano Spina appartenente ad una delle famiglie più note nella commercializzazione degli agrumi , porterà il visitatore a percorrere un percorso a ritroso nel tempo, affascinante e spesso sconosciuto. Il professore Catara ci ha illustrato le caratteristiche salienti dell’esposizione. Come nasce l’idea di questo evento dedicato agli incartamenti degli agrumi? Dalla consapevolezza che aldilà delle esigenze commerciali gli agrumi sono stati un veicolo di una immagine bellissima del nostro territorio in senso culturale. Lo dimostra il fatto che la grafica che riscontriamo negli addobbi è di gran lunga differente da quella di qualsiasi altro paese al mondo. Il mito, l’Etna, Proserpina, Minerva, soggetti tipici della nostra Sicilia. Gli esportatori che sceglievano l’immagine avevano il fondamentale aiuto dei tipografici e dei disegnatori che utilizzavano questo tipo di suggestione, e sicuramente il loro livello culturale era elevato. La prima etichetta registrata all’ufficio brevetti risale al 1895, epoca d’oro per l’agrumicoltura del nostro territorio. Nell’esposizione si parla di incarti, ma gli addobbi erano anche nelle cassette e nei coperchi, tutto era in tono, e quando le cassette venivano aperte, facendo vedere i prelibati agrumi, le decorazioni impreziosivano armoniosamente tutto l’insieme. Per quanto riguarda gli “scacchetti” del 1910 si fa riferimento al mito di Aci e Galatea e le ninfe che fanno il bagno a Santa Maria la Scala. Acireale è stata storicamente il centro motore dell’agrumicoltura dopo il terremoto di Messina del 1908. La mostra rivaluta il ruolo delle famiglie acesi

dedite a questa attività e di chi ha fatto i disegni con un importante contributo sul piano artistico. Il materiale è una collezione privata? Si, io insieme a Lorenzo Scicali e Luciano Spina, abbiamo contribuito con il nostro materiale ma anche con un lavoro di ricerca tra tipografie e privati . Sono stato io ad iniziare la collezione per caso ricevendo una velina in regalo. Nel momento d’oro dove arrivavano questi prodotti? In Francia, nel Nord Europa, le famiglie Spina e Calabretta e altri esportavano molto nel mercato russo. Si esportava tanto negli Stati Uniti, specialmente per le proprietà terapeutiche degli agrumi. Quando è cominciato il declino di questo settore? Nel momento in cui cambiano le politiche economiche, la Spagna inizia una massiccia produzione di agrumi, gli Stati Uniti cominciano a rifornirsi da altri Stati, ma principalmente viene meno l’interesse per le proprietà curative degli agrumi, sempre meno commercializzati per le loro sostanze terapeutiche. Oggi si va verso altri territori come La Cina e la Russia. Conoscete i nomi degli artisti che realizzavano queste veline? Spesso era presente solo il nome della tipografia. Durante gli anni ’40 e ’50 artisti famosi che lavoravano per prestigioso marchi come Barilla, iniziano a firmare le locandine. Per esempio Boccassile, Giarrosa , Carboni, che firma la locandina della mostra sull’agrumicoltura a Palermo che durerà 15 giorni. Programmi per altre mostre? Abbiamo ricevuto l’invito dal comune di Ivrea per partecipare il prossimo anno al loro carnevale. La famosa battaglia delle arance verrà affiancata a questo momento culturale. Abbiamo inoltre il progetto di pubblicare un libro, che non sarà un catalogo ma la storia degli agrumi, attraverso i soggetti che ne hanno fatto la storia. Gabriella Puleo


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INTERVISTA Don Nino Franco parla del suo recente libro sul grande pensatore francese Marie Dominique Chenu

Riflessione teologica come impegno sociale ADAM FECIT - 2

Nella Genesi i fondamenti dei calendari moderni Nella seconda puntata della sua nuova rubrica, Nino Ortolani ci spiega come i fondamenti dei più sofisticati calendari antichi e moderni trovino la loro origine nientemeno che nella Genesi, nel momento in cui Dio crea il Sole e la Luna. “In principio creavit Deus...” (Gn 1,1). Espressione contestata da alcuni scienziati del recente passato. Recenti ricerche astronomiche hanno determinato il tempo trascorso, nell’ordine di alcuni migliaia di anni, dalla nascita dell’Universo. “Fiat lux”: e la luce fu... primo giorno (Gn 1,3-5). Così Dio creò il tempo. Infatti la luce, con la sua velocità, ci parla di tempo: un secondo il tempo necessario perché arrivi a noi l’immagine della Luna, otto minuti quella del Sole e alcuni anni perché arrivi a noi l’immagine della stella più vicina. “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte, servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni... Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte e le stelle” (Gn 1,14-16). Queste “due luci grandi”, che sappiamo essere il Sole e la Luna, non vengono nominate dall’autore sacro perché non considerate divinità, come avviene per i popoli vicini. Uscito Mosè col suo popolo dall’Egitto, circa mille anni a.C., essendo vissuto nella casa del Faraone ricorda sicuramente le nozioni sulla misura del tempo: gli orologi solari e soprattutto il calendario. Tra i popoli vicini, i Babilonesi avevano fatto molti progressi nelle conoscenze astronomiche. Essi conoscevano i periodi dei pianeti con una certa precisione, avevano ampie tavole dei moti del Sole e della Luna ed erano in grado di predire la luna nuova e le eclissi con una approssimazione di pochi minuti. Il loro calendario era lunare. Esso fu usato dagli Ebrei, dai Greci e dai Romani fino a quando fu adottato il calendario Giuliano. Gli Egiziani adottarono, presumibilmente nel 4.241 a.C., un calendario civile di 365 giorni per anno. Essi pervennero alla stima della lunghezza dell’anno solare osservando la stella Sirio. Questa stella in un certo giorno dell’estate sorge prima dell’alba: ciò costituisce un segnale della imminente inondazione del Nilo e questo giorno è considerato l’inizio dell’anno. Il loro calendario fu adottato da Giulio Cesare nel 45 a.C., ma l’anno fu trasformato in 365 giorni e sei ore, con l’aggiunta cioè di un giorno ogni quattro anni, seguendo il consiglio dell’astronomo alessandrino Sosigene. Nino Ortolani

Abbiamo incontrato don Nino Franco, autore dell’interessante libro “D. Chenu- A. Franco, La teologia è sapienza. Conversazioni e lettere”, edizioni Morcelliana, Brescia”. E’ stata un’esperienza unica nel suo genere. In quante parti si suddivide il nuovo libro sul pensiero del grande teologo francese Marie Dominique Chenu? “Ho strutturato il testo in due parti. La prima parte comprende due capitoli: nel primo è tracciato l’itinerario della teologia del domenicano Chenu; nel secondo capitolo, la sintesi. E’ messo in evidenza il rapporto tra contemplazione e teologia nella riflessione di Chenu, il quale sostiene come ‘la teologia, che non è radicata nella preghiera, diventa sterile’. Nella seconda parte, il terzo capitolo comprende ‘le conversazioni tra don Antonino Franco e Chenu’, avvenute tra il 1979 e l’80, durante l’anno del mio soggiorno a Parigi, per redigere la tesi di teologia sulla proposta teologica di Chenu.” “Io leggevo alcune parti dei suoi libri e poi conversavamo; lui mi dava delle spiegazioni. Registravo quanto mi diceva, per potere riascoltare a casa le conversazioni, in tempo le ho trascritte. Vista la ricchezza dei contenuti, ho pensato di raccoglierle in cinque tematiche, che ho riportato.“ Nella seconda parte quali sono le altre tematiche? “C’è anche la corrispondenza epistolare tra me e Chenu dal 1979 al 1988 . In questa

corrispondenza vi è uno scambio anche tra Chenu e P. Cristaldi. Questi, recensendo un mio articolo su “L’Osservatore Romano” del 6 marzo ’87, aveva sottolineato che nella riflessione teologica di Chenu c’è una profonda sinergia tra la fede vissuta del popolo di Dio e la teologia. Nella lettera di Chenu a Cristaldi è messo in evidenza il fatto che ‘un dottore non deve tralasciare l’impegno pastorale. La

fede vissuta è il luogo dell’intelligenza teologale-teologica.’ Dopo queste lettere c’è la conclusione, che sintetizza la testimonianza di Chenu come maestro spirituale.” C’è l’Appendice ? E cosa tratta? Vi è un’Appendice, che riporta tre testi inediti di Chenu: il progetto di dichiarazione iniziale del Concilio Vaticano II; uno scambio epistolare con Karl Rahner; un sermone, che Chenu aveva pronunciato il 7 marzo 1964, in occasione della festa di san Tommaso d’Aquino, dove è detto che ‘ per essere dottore’, bisogna essere un Santo. ‘Il dottore è dottore, perché è Santo e il Santo è Santo, perché è dottore’. S. Tommaso nella sua ricerca teologica ha fatto un percorso di santità, che gli ha permesso di accostarsi alla Verità, d’indagarla e di trasmetterla. Possiamo concludere che per Chenu, l’intelligenza è un luogo di santità.” Quali effetti sono derivati da tale ricerca sul pensiero di Chenu, nella vita reale? “Ha proiettato la riflessione teologica come impegno nel mondo, per fare incarnare il Verbo di Dio nei piccoli e grandi eventi della Storia. Da qui scaturisce una spiritualità unitaria, dove il Verbo incarnato perfeziona tutti i percorsi della natura e dell’uomo. Possiamo concludere con una frase di san Tommaso d’Aquino: “La grazia non toglie, ma perfeziona la natura.” Anna Bella

DIOCESI Giornate intense per il Seminario, due celebrazioni in Cattedrale

Nuovo diacono e 4 ammessi agli Ordini I giorni successivi alla Pasqua sono stati per il Seminario molti intensi e ricchi di doni. Infatti il 9 e il 13 aprile, nel corso di due diverse celebrazioni, cinque seminaristi hanno raggiunto importanti tappe del loro cammino di formazione. Tutto ciò, naturalmente, è stato motivo di grande gioia non solo per la comunità del Seminario ma anche per i familiari, gli amici e i tanti parrocchiani e fedeli che hanno a cuore i giovani avviati al sacerdozio. Un dono e una gioia per tutta la Chiesa. La prima celebrazione si è svolta lunedì 9 aprile, quando la liturgia proponeva la solennità dell’Annunciazione del Signore (che di regola si celebra il 25 marzo, quest’anno trasferita al primo giorno utile a causa della coincidenza con la settimana santa). Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il mistero del duplice Sì, quello del Figlio di Dio che si fa uomo e quello di Maria che lo accoglie, quattro giovani del Seminario, dopo alcuni anni di discernimento, hanno manifestato per la prima volta il loro Sì alla vocazione al sacerdozio. Infatti, durante il rito, il Vescovo ha chiesto loro se vogliono portare a termine la preparazione per essere pronti un giorno ad assumere il ministero per mezzo del sacramento dell’ordine ed essi hanno risposto “Sì, lo voglio”. Dunque il Vescovo li ha ammessi tra i candidati agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato. I quattro ammessi sono (nella foto da sinistra a destra): Giammaria Mazzilli, 41 anni, dell’associazione religiosa “Fiat! Totus tuus” presente da pochi anni nel convento dei Cappuccini di Linguaglossa; Fabri-

zio Gentiluomo, 22 anni, della parrocchia Maria SS. di Loreto di Acireale; Rosario Raciti, 26 anni, della parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Acireale; Andrea Grasso, 24 anni, della parrocchia S. Isidoro Agricola di Giarre. I quattro ammessi hanno manifestato la loro nuova condizione indossando per la prima volta la talare e la cotta, la sopravveste liturgica. La celebrazione di venerdì 13 aprile è stata invece un rito di ordinazione. Il seminarista Alfredo Coco è stato ordinato diacono. Don Alfredo ha 33 anni ed è originario della parrocchia S. Antonio Abate di Aci S. Antonio; da tre anni svolge il tirocinio pastorale a Macchia di Giarre. Con il diaconato egli ha compiuto il passo definitivo della consacrazione, ricevendo il primo grado dell’ordine, che conferisce la grazia santificante e in modo speciale abilita all’annuncio della parola di Dio, all’amministrazione di alcuni sacramenti, al servizio dei vescovi e dei presbiteri e alle opere di carità. Con l’ordinazione diaconale egli ha assunto i doveri fondamentali dei ministri sacri, tra i quali quello dell’obbedienza, del celibato e della liturgia delle ore. Don Alfredo si va ad aggiungere ad altri tre diaconi transeunti ordinati a gennaio. Tutti loro, dopo aver svolto per un tempo adeguato il ministero del diacono, saranno ordinati presbiteri. don Alfio Privitera

ACI SANT’ANTONIO Gruppo parrocchiale adotta una bambina della Guinea Bissau

Quando un gesto d’amore cambia una vita Sguardo vivace, treccine colorate e sorriso appena accennato; si chiama Mariama. Così lo scorso sabato 7 aprile un gruppo di giovani – e meno giovani – hanno dato nome e volto alla ragazza che hanno adottato a distanza, durante un incontro avvenuto nella sala multimediale della parrocchia Sant’Antonio Abate in Aci Sant’Antonio con l’associazione Amici delle Missioni e il diacono Sebastiano Genco. Questa iniziativa ha preso corpo e vita grazie all’impegno e alla buona volontà di due giovani: Rosario Pulvirenti e Agata Spinto. Il progetto, inizialmente nato e voluto dal gruppo Giovani Devoti della parrocchia, ha poi visto coinvolte più persone. Così, con una piccola cifra simbolica, tutti hanno contribuito a rendere per almeno un an migliore la vita di Mariama. La sua foto è passata di mano in mano tra i presenti, e a ogni passaggio il sorriso si è fatto sempre più largo. Con l’orgoglio di sapere di aver compiuto un piccolo grande gesto d’amore, la foto è stata posata poi sul tavolo, a monito di quanto un singolo atto possa migliorare la vita di qualcuno. L’incontro è servito non solo a far conoscere Mariama, ma anche per vedere e capire dove e come vive. Mariama ha 13 anni, frequenta la quinta classe ed è molto alta per la sua età. E vive in Guinea Bissau. La priorità di adottare una bambina rispetto a un maschietto è dovuta alle condizioni in cui vive la donna lì: anche se fa tutto, non vale nulla. L’associazione si occupa di costruire pozzi, scuole, centri nutrizionali e allargamento di reparti di maternità. Essere lì da vent’anni permette ai volontari di non essere visti come una minaccia e di iniziare a cambiare il modo di pensare di una sociètà animista – dove è altissimo il tasso di natalità e dove l’ètà media è di quarant’anni–, per cui se tuo figlio sta male o è nato con qualche malformazione non deve essere abbandonato a se stesso, ma può e deve essere curato. I presenti si sono ritrovati così a riflettere su quanto per cambiare il mondo sia necessario

avere istruzione. A riflettere su quanto ciò che per noi può essere banale e scontato – e veramente abusato – come il consumo d’acqua, per altre persone è di vitale importanza. A riflettere su quanto siamo ossessionati dal consumo e su quanto questo a volte ci renda tristi e vuoti: siamo nati nel lato “fortunato” del mondo, eppure i nostri giovani non hanno sul volto lo stesso splendido sorriso di quei bimbi, che non hanno veramente nulla. A riflettere sul fatto che forse dovremmo reimpostare le nostre priorità. Soprattutto a riflettere su quanto con poco si possa fare molto: un piccolo gesto d’amore, per qualcuno è tantissimo. Perché il mondo si cambia con un “atto reale e cortese alla volta”. Perché “Io posso fare cose che non tu non puoi, tu puoi fare cose che io non posso. Insieme possiamo fare grandi cose. Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare.” (Madre Teresa) Chiara Michelle Messina


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DIOCESI Ricordata dall’Azione Cattolica una dirigente dell’associazione che è modello per tutti

Camilla Bella, una vita di bellezza Un ricordo della prof.ssa Camilla Bella, per diversi decenni stimatissima docente di materie letterarie negli istituti statali e per due trienni presidente diocesana di Azione Cattolica, è quanto l’associazione cattolica acese ha proposto nella sede diocesana di via San Martino con una conversazione a più voci, un vero e proprio ‘salotto’ tra amici, tra riflessioni ed intermezzi musicali, dal titolo “Camilla: una storia di bellezza”, con la presenza e la testimonianza di ospiti illustri, tutti diretti testimoni dell’intenso impegno della prof.ssa Bella. Erano presenti, tra gli altri, il vicario generale della diocesi mons. Giovanni Mammino, il vescovo emerito di Ragusa mons. Paolo Urso, l’arciprete parroco della Cattedrale don Roberto Strano ed il decano della Basilica Collegiata di San Sebastiano don Vittorio Rocca, assistente generale dell’Azione diocesana, dinanzi ad una platea di numerosi amici e conoscenti che non hanno voluto far mancare la calorosa presenza. Camilla Bella, scomparsa il 27 aprile del 2013 in seguito ai postumi di una vile aggressione, rimane nel ricordo di molti come un’insegnante che per decenni ha accompagnato diverse generazioni di studenti e che, da vera e propria maestra di vita, ha saputo intessere una fitta rete di relazioni umane sempre in un forte calorosissimo abbraccio. Ella è stata ricordata nell’occasione quale presidente dell’Azione Cattolica diocesana, servizio che ha offerto per due trienni (dal 1980 al 1986), per un’intensa testimonianza di adesione fedele ed incondizionata alle proposte dell’associazione, cui ella aveva aderito sin da giovanissima. Come affermato dall’attuale presidente diocesana Anna Maria Cutuli nel proprio saluto iniziale ai convenuti, l’Azione Cattolica diocesana ha voluto inserire il ricordo di Camilla Bella nel solco della celebrazione di testimoni che hanno con il proprio esempio accompagnato la comunità diocesana nel cammino di fede. Di seguito, il vicario generale ha ricordato come lo stile e la profonda sensibilità di Camilla Bella siano da considerare quale luminoso esempio cui ispirarsi, mentre mons. Urso ricordava l’amicizia che lo legava alle tre sorelle signorine Bella (Aurora, Camilla e Maria), tutte profondamente impegnate nella pastorale della parrocchia Cattedrale, il cui parroco don Roberto Strano

ricordava come la propria amicizia con Camilla risalisse ai tempi in cui egli era seminarista; negli anni ’90, poi, Camilla Bella sempre in Cattedrale fu responsabile del gruppo parrocchiale adulti di Azione Cattolica nonché membro del consiglio pastorale parrocchiale. In qualsivoglia ambito, Camilla ha offerto il proprio generoso impegno, nonostante fosse una donna che amava stare ‘dietro le quinte’, pur essendo sempre e comunque presente. Aveva un modo straordinario di comunicare, in quanto soleva affidare i propri pensieri alla scrittura, il che le consentiva, a suo modo di vedere, maggior possibilità di riflessione. Il Venerdì Santo del 2013, appena uscita di casa insieme con un’amica per recarsi alle funzioni presso la parrocchia di Santa Maria degli Angeli, subì la vile aggressione in seguito ai cui postumi tornò, il successivo 27 aprile, alla Casa del Padre. In

quell’aggressione subita proprio nel giorno e nelle ore in cui la Chiesa Universale commemora il sacrificio del suo Signore, ella ‘leggeva’ un progetto d’amore del Padre ed ha lasciato in tutti noi il ricordo di una vita essenziale che, pur segnata da non pochi sacrifici, era vivificata dal soffio d’amore dello Spirito. In un successivo intervento, la presidente della Consulta diocesana dei laici, Barbara Sgroi, delineava la figura di Camilla Bella quale donna dell’accoglienza, qualità che ella esercitava con l’intuizione tutta femminile propria della sua persona. Come Maria Ss. è ‘Vergine fat-

ta Chiesa’, Camilla è ‘Donna fatta Chiesa’, colei che si faceva ‘prossimo’ nei confronti di tutti, come la definiva uno dei nipoti, il quale evidenziava la particolare fecondità dell’impegno della zia in diocesi. Ma Camilla era anche ‘donna di fede’ che, con la propria cultura ed il proprio pensiero, perfettamente incarnava il rapporto tra la Chiesa ed il mondo contemporaneo. La sua vita, affermava Teresa Scaravilli, era profondamente segnata dall’incontro con il suo Signore con il quale ella, piccola scintilla sia nella preghiera sia anche nel silenzio della meditazione, instaurava senza

riserve un rapporto di dialogo senza fine. Camilla ha espresso con la propria vita la gioia di sentirsi amati da Cristo Signore ed il miglior modo di onorarne il ricordo è sicuramente di imitarne le sue grandi, profonde virtù. Cettina Barbagallo evidenziava la capacità di ascolto da parte di Camilla nei confronti di qualsiasi interlocutore, mentre il prof. Santo Toscano, successore di Camilla alla guida dell’Azione cattolica diocesana, la definiva maestra mite, intelligente e coraggiosa testimone dei suoi tempi. La mitezza di Camilla, che il prof. Toscano inquadrava secondo una definizione del card. Gianfranco Ravasi quale ‘dono divino capace di fiorire nel cuore del credente’, contrasta un contesto sociale in cui prevale la violenza anche verbale. La mitezza è certamente un modo ‘di fare’ ma anche un modo ‘di essere’; proprio per questo motivo, la testimonianza di Camilla Bella, ‘albero grande e forte da sempre abbeveratosi alla fonte della Parola di Dio’ (così la definiva la presidente diocesana Anna Maria Cutuli nel proprio intervento conclusivo dopo l’esecuzione di un brano musicale da parte di don Vittorio Rocca), non è mai esuberante ed invadente, ma si rivela sempre profondamente efficace per la sua discrezione. Nando Costarelli

DIOCESI Il punto sul caso della comunità di Lavina coinvolta in una delicata inchiesta

Il vicario mons. Mammino: “Noi parte lesa, lavoriamo per la verità” A noi sta a cuore la verità e la giustizia. A ribadirlo è il vicario generale della diocesi di Acireale mons. Giovanni Mammino, commentando il caso Lavina. “Collaboriamo con la Magistratura e il nostro unico obiettivo è contribuire a far luce su una vicenda che, credetemi, è assai complessa”, ha affermato il vicario generale da noi interpellato per raccogliere i primi risvolti della commissione interna da lui guidata e istituita dal vescovo mons. Antonino Raspanti all’indomani della ribalta alle cronache dell’inchiesta denominata “12 apostoli”, nel corso della quale fu arrestato Pietro Capuana per presunti atti di violenza sessuali su minorenni e poste agli arresti domiciliari tre persone per associazione a delinquere e violenza sessuale. Sin da subito accanto al nome dell’associazione Acca (Associazione cattolica cultura ed ambiente) ha trovato spazio anche quello della Curia di Acireale e questo accostamento ha ulteriormente determinato un vero e proprio ef-

fetto mediatico negativo: “Abbiamo l’obbligo di prenderci il tempo necessario e, così come affermato dal vescovo in una recente intervista, di non usare parole a vuoto, di non parlare se non conosciamo fino in fondo tutta la vicenda anche per non intralciare i lavori della Magistratura”, ha detto il vicario generale. “La commissione interna, che non ha ancora elementi definitivi, ha posto solo l’attenzione su aspetti che riguardano la materia ecclesiastica”, ha specificato mons. Giovanni Mammino. La Chiesa, e in particolare la diocesi di Acireale, “è parte lesa, e lo stesso vale per quella porzione di popolo di Dio che in quella comunità ha svolto in buona fede opere di evangelizzazione e di carità”. L’opinione pubblica, forse incalzata dai media, ha creduto che la diocesi nonostante ciò sapesse. Su questo punto, però, sono le carte a parlare: “L’Acca è un’associazione privata di fedeli e non è riconosciuta dalla diocesi. Nel passato sono stati riscontrati alcuni eccessi di

natura carismatica che destarono la preoccupazione di mons. Bacile e dei suoi vescovi ausiliari Cannavò e Costanzo. Mons. Giuseppe Malandrino incaricò don Orazio Finocchiaro affinché seguisse la comunità nel suo cammino formativo. Egli scrisse al vescovo alcune relazioni ma, tra gli aspetti negativi, che risultavano esserci, non vi erano quelli di presunti abusi sessuali su minori. Il gruppo dirigente prendeva autonomamente delle decisioni e i sacerdoti non avevano alcun potere decisionale”. Ad oggi la commissione, ci riferisce il vicario generale, “ha ascoltato circa quaranta persone”. C’è tanto ancora da capire: “Siamo dispiaciuti per quanto accaduto specie per quei fedeli che si sentono traditi. Auspichiamo, rimarcando l’appello del nostro vescovo, che quanti sanno, e non quello che hanno sentito dire, vengano a raccontarci”. Domenico Strano

CONFERENZA EPISCOPALE SICILIANA La sessione primaverile a Piazza Armerina

Presentato il progetto sugli “Opifici di pace” Pubblichiamo il comunicato stampa sulla recente riunione della Conferenza episcopale siciliana. Presieduta da mons. Salvatore Gristina, si è svolta a Piazza Armerina, su invito del vescovo mons. Rosario Gisana, in occasione del Bicentenario della istituzione della Diocesi, presso il Seminario estivo, “Terre di Montagna Gebbia”, la Sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. In apertura dei lavori, i Vescovi hanno accolto mons. Giuseppe Marciante, nuovo vescovo di Cefalù, augurandogli un ministero episcopale fecondo nella sua Chiesa e nella pastorale regionale delle Chiese di Sicilia. 1. XXV della visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento I Vescovi hanno voluto sottolineare il XXV anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II ad Agrigento, ricordando l’accorato invito alla conversione rivolto agli uomini della mafia al termine della santa Messa nella Valle dei Templi. La ricorrenza anniversaria sarà ricordata con una solenne Concelebrazione dell’Episcopato siculo il 9 maggio prossimo ad Agrigento davanti il Tempio della Concordia. In quella circostanza i Vescovi di Sicilia rivolgeranno un messaggio agli uomini e alle donne della nostra Regione. 2. Incontro con i Direttori degli Uffici regionali Il 2018 segna l’inizio del nuovo quinquennio pastorale. Dopo la riassegnazione delle deleghe episcopali e la nomina dei nuovi Direttori, la Conferenza Episcopale ha tenuto una seduta pubblica alla quale hanno partecipato i Direttori regionali e i membri del Direttivo della Commissione Presbiterale Siciliana. È stata l’occasione per una conoscenza reciproca e per una condivisione della programmazione quinquennale che i vari Uffici hanno già avviato. Il Direttivo della Commissione Presbiterale ha presentato il programma della Giornata Sacerdotale Mariana che si svolgerà il 15 maggio prossimo a Marsala in occasione del 500° anniversario del ritrovamento dell’effigie della Madonna della Cava, patrona della città. È stato inoltre presentato un questionario di rilevamento da somministrare ai Consigli Presbiterali delle 18 diocesi dell’Isola per l’aggiornamento dello Statuto del Centro regionale “Madre del Buon Pastore” che si occupa della Formazione permanente del Clero in supporto alle Diocesi. 3. Formazione dei futuri presbiteri Mons. Guglielmo Giombanco, vescovo delegato per i Seminari e la Pastorale vocazionale, ha relazionato sulle attività della commissione seminari e vocazioni e sulla formazione dei futuri

presbiteri. Attualmente gli alunni dei seminari delle diocesi di Sicilia sono 217. Dopo la riflessione del vescovo delegato è seguito il confronto tra i vescovi che hanno ritenuto opportuno approfondire l’argomento coinvolgendo anche i formatori dei Seminari in una prossima sessione. 4. Delega episcopale Al nuovo vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, è stata assegnata la delega dell’Ufficio Regionale per i Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato, resasi vacante dalle dimissioni per raggiunti limiti di età di mons. Vincenzo Manzella, vescovo emerito della stessa diocesi di Cefalù. 5. Tribunale Ecclesiastico I Vescovi delle diocesi interessate hanno ascoltato una relazione di mons. Antonino Legname, Vicario Giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano (TEIS), e hanno deciso alcuni adempimenti riguardanti la struttura e il funzionamento di tale organo giudiziario. 6. Progetto Opifici di Pace È stato presentato ai Vescovi il Progetto “Opifici di Pace” sulla salvaguardia del Creato, ideato in ottemperanza a quanto auspicato da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato sì circa l’educazione alla responsabilità ambientale e in particolare alla differenziazione dei rifiuti. Il progetto si rivolge alle parrocchie per la sensibilizzazione sulla raccolta differenziata. 7. Bicentenario della Diocesi di Piazza Armerina La ricorrenza giubilare è stata solennizzata dagli ecc.mi Presuli con una solenne Concelebrazione eucaristica con la partecipazione del clero diocesano e di numeroso popolo, svoltasi nella Basilica Cattedrale della diocesi piazzese il 17 aprile, presieduta dal presidente della Conferenza Episcopale mons. Salvatore Gristina.


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29 aprile 2018

dell’

Jonio

Grazie ai sacerdoti Ogni persona, ogni storia è importante

Don Diego Conforzi, parroco di Sant’Ugo a Roma

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