Anno LIX - N. 8
Domenica, 25 settemmbre 2016
LA Jonio VOCE € 1,00
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Lo spirito di Assisi
Chiamati a “impugnare” l’arma della preghiera
dell’
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
LIBRI - 2
LIBRI 1
“Dizionario antologico del sapere cristiano” Opera monumentale di don Salvatore Arcifa don Roberto Strano
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LIBRI 3
“Menzu bicchieri” di Domenico Strano presentato sabato 24 a Santa Venerina
Saggio su Giorgio La Pira di Mario Agostino presentato a Loppiano e a dicembre ad Acireale G. M.
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Gabriella Puleo
Acireale L’edizione sperimentale ha superato la prova e si è innestata nello spirito originario
Rimotivata la “Fiera dello Jonio” Papa Francesco alza la voce, ad Assisi, per gridare il bisogno e il dovere della pace mentre, in Siria, le forze belligeranti alzano il tiro e distruggono, a suon di bombe, financo i convogli umanitari in attesa, vana da parecchi giorni, di entrare nella città di Aleppo e soccorrere la popolazione martoriata. Sta tutta qui la drammaticità della situazione mondiale, che si ripete decine di volte oggi nel mondo e con modalità diverse ma con gli stessi risultati, là dove divampano guerre e si nutrono speranze di pace. Francesco, nella città del Poverello di cui ha preso il nome, ha partecipato alla Giornata di incontro e preghiera tra i leader di tutte le religioni, ma non solo loro, riuniti a trenta anni dal primo appuntamento, voluto da Giovanni Paolo II. E ancora una volta ha ripetuto che “mai il nome di Dio può giustificare la violenza”; ha ricordato l’obbligo morale di aiutare chi “lascia la propria terra e migra verso l’ignoto, spogliato di ogni cosa”; e ha sottolineato che non c’è guerra santa, ma “santa è solo la pace”. Alle parole del Pontefice fanno eco quelle di tutti gli altri leader religiosi, tra applausi e commozione. Lo “spirito di Assisi”, quello che spinse, contro ogni logica umana, San Francesco ad andare a trovare il Sultano per proporgli, spiegargli, raccomandargli la pace, spira ancora forte, come la volontà di avere fiducia comunque nel Dio della pace, e di continuare a sperare e a mettere in campo l’unica arma certamente disponibile ad ogni livello e in tutte le parti del mondo, quella della preghiera. E’ una ulteriore “chiamata alle armi” generale verso tutte le persone di buona volontà, contro quanti, potenti della terra, politici, economisti, fabbricatori di armi di tutti i tipi, ideologi del terrorismo, predicano, fomentano, ordinano, favoriscono la guerra e mettono in atto distruzione e morte. Dir
Si pensa di prolungare il periodo espositivo Si è svolta ad Acireale dall’8 al 12 settembre la “nuova” Fiera dello Jonio. Nuova per vari motivi, a cominciare dall’ubicazione nel centro storico, nel salotto barocco costituito dalla piazza Duomo – tra la Cattedrale, la basilica di San Pietro ed il Municipio – e dalle strade limitrofe: corso Umberto, corso Savoia, via Ruggero Settimo. L’organizzatore Antonio Coniglio (già presidente della Fondazione del Carnevale e neo-assessore al Turismo) l’ha definita infatti “prima edizione, sperimentale, che dovrà crescere e migliorare”. Nino De Maria (continua a pag. 2)
DIOCESI Nostra intervista a cuore aperto al vicario generale nel 25° della sua ordinazione sacerdotale
Mons. Giombanco: “Sono affascinato da Cristo”
SOLENNE CERIMONIA IN CATTEDRALE
La vocazione, gli insegnamenti e le ragioni di vita e, in ultimo, i consigli ai seminaristi per essere “presbiteri”. Un’intervista a tutto campo quella con mons. Guglielmo Giombanco che abbiamo incontrato in occasione dei suoi 25 anni di ordinazione sacerdotale che la Chiesa diocesana ha festeggiato lo scorso 7 settembre con una solenne celebrazione eucaristica in Cattedrale. Domenico Strano (continua a pag. 2)
La Chiesa diocesana di Acireale ha vissuto un momento di festa per la ricorrenza del 25^ anniversario dell’ordinazione presbiterale di mons. Guglielmo Giombanco. La cronaca della solenne cerimonia, curata dal nostro Nando Costarelli, è stata pubblicata nella nostra edizione in rete (www.vdj.it) cui rimandiamo i lettori interessati.
SOLIDARIETÀ CONCRETA Donata alla “Tenda di Cristo” di Mangano metà del Premio della Fondazione Agnelli
ACITREZZA
Comunità in festa per la consacrazione e la dedicazione il 14 di ottobre della chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista
Daniele Garozzo, campione di fioretto e cuore d’oro Nel salone di gala del Comando generale della Guardia di Finanza di Roma, si è svolto l’evento che ha visto protagonisti gli atleti olimpionici che hanno gareggiato per l’Arma. All’evento si è aggiunto pure la consegna del premio della fondazione Agnelli a Daniele Garozzo, che il giovanissimo vincitore ha devoluto a “Medici senza Frontiere” e alla “Tenda di Cristo” di Mangano. Oltre all’amicizia che da sempre mi lega ai suoi genitori, Daniele l’ho conosciuto bambino perché ha frequentato la nostra Parrocchia della Cattedrale per la catechesi in preparazione ai Sacramenti di Iniziazione cristiana, l’ho seguito in questi anni in cui ha dimostrato tenacia e passione per la scherma conseguendo brillanti risultati fino al meritato premio
di Rio che ha riempito tutti di indicibile gioia. Lo “spadaccino” (come, inopportunamente è stato definito in sedi istituzionali, da un consigliere comu-
nale) “d’oro” ha dimostrato di avere pure un “cuore d’oro”, devolvendo il premio della seconda vincita a due realtà che si prodigano nel territorio per prestare il loro aiuto. I primi,
“Medici senza frontiere”, a servizio ovunque c’è bisogno della loro professionalità ed esperienza; i secondi, la “Tenda di Cristo”, a servizio di ragazze-madri e bambini. L’attenzione di Daniele ci commuove e nel contempo ci interpella sul nostro “farci prossimo”. “ Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità” (Papa Francesco, Discorso al CSI in occasione del 70° di fondazione, Roma, 7 Giugno 2014). Il nostro Daniele, Campione olimpico, ha fatto sue integralmente queste parole. Don Roberto Strano
Davide Bonaccorso
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DIOCESI
”Missione Giovani” sulla fede dal 7 al 15 ottobre Graziella De Maria
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In Seconda
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Jonio
LIBRI L’ultima opera di don Salvatore Arcifa “utile per la formazione intelletuale e spirituale”
OTIUM ET NEGOTIUM - 3
Il carissimo Don Salvatore Arcifa, con grande affetto, mi ha omaggiato del “Dizionario Antologico del sapere cristiano” da lui curato. Edito, in una signorile veste tipografica, dalla Arcane Editrice Internazionale di Roma, il volume, di 1180 pagine, è corredato da ben 8087 citazioni dai padri apostolici ai contemporanei , suddiviso per voci. Nella presentazione del volume, con la modestia che lo contraddistingue, l’Autore ripercorre la genesi di questo suo lavoro e scrive: “Questo dizionario non è un lavoro fatto a tavolino, come è uso dire, partendo da un progetto prestabilito e costato alcuni anni di ricerca, ma ha quasi la vita della mia vita, allorchè da giovane seminarista, e alla scuola di maestri dotti e santi, intrapresi la consuetudine di annotare, trascrivere e schedare quel che ritengo di qualche giovamento per la mia formazione intellettuale e spirituale, e di cui servirmi come ’pezze d’ appoggio’ (per usare il titolo di un libro del critico letterario Enrico Falqui, del 1951) nell’esercizio del ministero sacerdotale. Mi sono trovato così, frammento dopo frammento, a collezionare alcune decine di migliaia di schede, che, se da un lato, hanno allietato la profondità dello spirito, dall’altro scandiscono nostalgi-
Pubblichiamo una nuova riflessione di Nino Ortolani, dedicata stavolta alla Madonna. Sottolineiamo, come già rilevato nella prima riflessione, il carattere epistolare di queste pubblicazioni, per cui, chi vuole, può interloquire con l’autore, anche attraverso la nostra testata. Il nostro Nino Ortolani sarà ben lieto di rispondere.
“Dizionario antologico del sapere cristiano” A Gesù attraverso Maria camente la storia dei miei lunghi anni di vita. Amici ed estimatori, a cui era ben noto questo mio patrimonio cartaceo, da lungo tempo mi sollecitavano affettuosamente, ma insistentemente, perché mettessi a disposizione di qualcuno almeno una parte di questa raccolta. Dopo non poche perplessità, alla fine sono stati loro a vincere e io ad arrendermi”. Dovremmo essere grati all’insistenza di questi amici ed estimatori di Padre Arcifa. Grazie a loro ci ritroviamo fra le mani questo preziosissimo Dizionario che sarà di grande utilità a chi, con serietà e competenza, voglia attingere per la propria e l’altrui formazione intellettuale e spirituale. Esso, infatti, favorisce la ricerca e l’approfondimento (usi, purtroppo, oggi caduti in disuso, dove, prima di parlare, raramente si aziona il cervello !). La scelta degli Autori è motivata dallo stesso Curatore con queste parole: “ … accanto ai padri della Chiesa, privilegiare gli autori postconciliari, dando una più vasta concessione a quelli recenti, anche per una consonanza espressiva e, come testimonianza della vitalità e creatività del pensare cristiano del nostro tempo”. Il Dizionario è dedicato alla memoria
di Mons. Salvatore Russo, che fu Vescovo di Acireale dal 1932 al 1964, sotto la cui guida Padre Arcifa ha vissuto gli anni di formazione al sacerdozio e gli anni successivi all’ordinazione e verso cui ha avuto sempre un devoto affetto, rispetto e devozione. La dimensione culturale di Mons. Russo è ben nota a tutti, il compianto Padre Giuseppe Cristaldi in un suo articolo così scrive: “I libri erano suoi amici. Li ordinava, li guardava, li visitava, li interpellava. Amici, fedeli, discreti, silenziosi, se ne stavano lì, disposti dal vescovo riservato e colto, che amava intrecciare con loro colloqui amicali nelle silenti ore di studio”. Dal cielo, il Vescovo Russo avrà sicuramente gioito nel vedere questa monumentale opera, qual è il Dizionario, a lui dedicata. Siamo grati a Padre Salvatore Arcifa per aver messo nelle nostre mani un’opera così importante, nella quale tutti possiamo trovare alimento per la nostra vita e, mi permetto sottolineare, anche tanti presbiteri potranno attingere per il quotidiano ministero sacerdotale, evitando così forme approssimative che talvolta obliano e mortificano la trasmissione del “sapere cristiano”.
Carissimo lettore, “Omnes cum Petro ad Jesum per Mariam”: ecco una bella giaculatoria che costituisce un invito a puntare alla salvezza (Gesù Cristo) molto vicini al Papa percorrendo la strada sicura costituita dalla devozione alla Madonna. La ripeteva spesso San Josemarìa Escrivà, e suggeriva frequentemente di ripeterla. Sulla bellezza del latino che permette di sintetizzare un lungo discorso con una sola parola, potrai ampiamente scrivermi. Sono ancora in attesa di tuoi suggerimenti su come sono
di seguire il Signore. Ricordo che da bambino la mia maestra e la mia catechista, quando appresero della mia vocazione, mi dissero: “Da adesso ogni cosa che farai, ogni tua scelta, la farai per amore a Gesù Cristo”. Ed è stato questo amore la chiave che ha aperto il mio cuore e che sempre mi ha accompagnato durante il ministero” Tra gli incarichi che lei ha ricoperto in questi anni qual è stato quello che ha richiesto una maggiore dose di responsabilità? “Direi tutti. Il termine responsabilità nasce dal latino respondere, cioè dare risposte, e ogni vocazione è una risposta che Dio chiama. Dal punto di vista umano c’è una responsabilità che diventa impegno, fedeltà, coerenza e tutto quanto si esprime dalle parole poi deve essere tradotto nella vita. Certo, se dovessi fare una distinzione è quello attuale di vicario generale che ha richiesto e richiede maggiore responsabilità perché coinvolge diversi aspetti della vita ministeriale ed ecclesiale. Ma anche in questo ruolo delicato e impegnativo e che richiede anche una forte tensione interiore ho sperimentato e continuo a sperimentare il sostegno di Dio. E questo aiuta a trasformare la responsabilità in passione di servizio per i fratelli e la Chiesa” Parliamo un po’ del suo attuale ruolo. Lo descrivi con tre caratteristiche. “Anzitutto il vicario generale deve essere un uomo di servizio a tutta la comunità diocesana, il primo artefice di comunione, di unità e soprattutto il collaboratore del vescovo non sole nelle attività ma nel creare legami tra presbiteri, laici, parrocchie e associazioni. In un certo senso l’arte del tessitore, di colui che tesse una rete di relazione che facilitano la comunione all’interno della Chiesa. Quindi, il vicario direi che è l’uomo del servizio, della comunione e delle relazioni” Ci parli delle esperienze di vita più belle che ricorda di questi 25 anni. “Sono tanti i ricordi, a cominciare dal rapporto fattivo con tutti i vescovi che si sono susseguiti e che mi hanno sempre dimostrato amabilità e dato fiducia. Mi sono sempre sentito ben inserito nella Chiesa perché l’espressione più bella è quella dell’unità. E collaborare con loro mi ha aiutato a sperimentare tutto ciò. Poi un altro ricordo è la collaborazione con i miei confratelli sacerdoti e in questo ambito la cosa che mi ha di più gratificato è stato quando ho potuto aiutarli nei momenti di necessità o della sofferenza: sono stati questi i momenti più fecondi del mio sacerdozio. Infine, il rapporto con i fedeli laici che mi hanno arricchito molto: in questi 25 anni ho ascoltato e ricevuto tanto da loro” A proposito di vocazione. Cosa augurerebbe ai nostri seminaristi? “Intanto di essere innamorati di Cristo. Solo un grande amore a Cristo li aiuterà ad essere presbiteri, sacerdoti capaci di seguirlo, perché l’amore aiuta a realizzare anche l’impossibile. E poi l’altro consiglio che mi sento di dare è quello di cercare in questi anni di formazione ragioni di vita, di credere negli ideali alti, che non si improvvisano e non nascono per generazione spontanea ma che sono frutto di un cammino, di progressiva maturazione, attraverso la fedeltà e la coerenza. Infine, di custodire e coltivare la cultura della sincerità dinanzi a Dio, a se stessi e agli altri, perché la verità rende liberi”.
vissute le feste dei santi dalla tradizione popolare. Vorrei, in questa lettera, conversare con te sulla devozione alla Madonna. Maria è madre della Chiesa perché “Gesù, morente in croce, l’ha indicata come madre al discepolo con queste parole: ‘Ecco la tua madre’(Gv 19, 27)”. CCC n. 196. Se è vero quanto dicevamo nell’ ultima lettera sulla comune devozione allo Spirito Santo che hanno avuto tutti i santi, altrettanto si può dire sulla loro devozione alla Madonna. Tale devozione risale certamente agli inizi della Chiesa. Infatti è dei primissimi secoli del cristianesimo la preghiera “Sub tuum praesidium” e tra i primi documenti conciliari c’è la definizione “Madre di Dio”. Dalle nostre parti è grande la familiarità con la Madre celeste, tanto che sono frequenti espressioni come “bedda Matri” o “Matri di Diu”. L’estate è piena di feste alla Madonna. Fino all’otto settembre: “Festa da Bammina”, è un susseguirsi di ricorrenze in cui, in quasi tutti i paesi della Sicilia, si può ammirare una statua della Madonna (“a Matri di Diu”) sull’altare. Per ferragosto, poi, molte città e paesi onorano la loro Patrona: Madonna della Lettera a Messina, della Catena ad Acicatena, per non dire di Randazzo e di molte altre città e paesi. Per la Chiesa nel ferragosto si celebra la solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria. Risale all’1 novembre 1950 la definizione dogmatica relativa a questa verità di fede compiuta dal papa Pio XII: Maria santissima è stata assunta in corpo e anima in Cielo. “Maria è accolta in Cielo, figlia di Dio Padre, madre di Dio Figlio, sposa di Dio Spirito Santo. Più di Lei, soltanto Dio”. (Josemaria Escrivà, È Gesù che passa, n. 171). Nella liturgia del giorno si legge: “Un segno grandioso apparve in cielo: una donna ammantata di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle.” Benedetto XVI nel 2007 così commentava: la donna “è Maria che vive in Dio totalmente, circondata e penetrata dalla luce di Dio. Circondata dalle dodici stelle, cioè dalle dodici tribù di Israele, da tutto il popolo di Dio, da tutta la comunione dei santi, e ai piedi la luna, immagine della morte e della mortalità (...). E così, posta nella gloria, avendo superato la morte, ci dice: Coraggio, alla fine vince l’amore! La mia vita era dire: ‘sono la serva di Dio’, la mia vita era dono di me, per Dio e per il prossimo. E questa vita di servizio arriva ora nella vera vita”. Quando riceverai la presente l’estate sarà per finire, se non è già finita, e sarà ripresa l’attività lavorativa a pieno ritmo. Nell’attesa di un tuo riscontro ricevi cari saluti.
Domenico Strano
Nino Ortolani
Don Roberto Strano
dalla prima ”Fiera dello Jonio” rimotivata nel centro storico di Acireale “L’edizione 2016 della Fiera dello Jonio – ha ulteriormente affermato il Sindaco – recupera lo spirito originario di una manifestazione che attraversa l’intera vicenda del ’900 siciliano.” La Fiera dello Jonio acese, nata negli anni Trenta del secolo scorso e che affonda le proprie radici nell’antica Fiera Franca delle Aci, era fino a qualche decennio fa uno degli eventi fieristici più importanti della Sicilia e del Sud Italia, e si caratterizzava per il commercio esclusivo dei prodotti artigianali e agroalimentari locali. Quest’anno è stata ripresa questa tradizione, eliminando tutti quei prodotti commerciali che hanno fortemente caratterizzato le ultime edizioni; possiamo quindi parlare di novità sì, ma di una novità che rappresenta un ritorno all’antico e che fa tornare al centro dell’attenzione i prodotti artigianali derivanti dalla lavorazione di pietra lavica, marmo, ferro battuto, ceramica, cartapesta, ma anche – per il settore agroalimentare – i prodotti lattiero-caseari locali, vini, olio, marmellate, miele, legumi, dolciumi e liquori tipici del nostro territorio. Una terza novità è costituita dalla gestione organizzativa, che è tornata interamente nelle mani del Comune di Acireale, senza interventi esterni. La collocazione all’interno del centro storico ha certamente favorito l’afflusso dei visitatori e dei turisti, che hanno potuto così apprezzare, contestualmente, le bellezze artistiche e architettoniche della città, compredell’ so l’antico percorso mercatale costituito Direttore responsabile dall’area che gravita Giuseppe Vecchio su piazza Marconi Editore (l’antica “chiazza di Associazione La Voce dell’Jonio Aci”), dove è stata Via Mons. Genuardi, 14 realizzata l’area ri95024 Acireale storo (“street food”), Iscrizione Tribunale Catania n. molto frequentata, 220 del 5/4/1958 soprattutto nelle ore Iscrizione al ROC (Registro operatori della comu- serali, dai visitatori che hanno potuto nicazione) n° 22076 gustare le speciaRedazione lità locali di carne Via Mons. Genuardi 16, 95024 e pesce approntate Acireale - Ct (casella post. 174) estemporaneamente tel. 095601992 nei grandi bracieri Mail Fax 095 9707019 collocati all’aperto. www.vdj.it La visita ai 120 lavocedelljonio@hotmail.it stand (che ospitavano circa 150 espoStampato da ITALGRAFICA sitori perché alcuni Via Nocilla 157 erano doppi) è stata 95025 Aci S. Antonio (CT) ulteriormente arrictel 095 702 23 59 chita da momenti www.ital-grafica.it di spettacolo serale Abbonamento annuo – l’Opera dei Pupi Ordinario euro 12,00 venerdì e sabato e il Extra 20,00 - Speciale 50,00 concerto de “I BedSostenitore 100,00 di” la domenica – e Conto Corrente Postale da vari seminari sui 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio prodotti d’eccellenza locali che si sono Via Genuardi, 14 svolti ogni giorno 95024 Acireale al palazzo del TuriMembro FISC - Federazione smo. Italiana Settimanali Cattolici Grande soddisfa-
Jonio
zione, naturalmente, da parte dell’Amministrazione comunale per questa prima edizione della “Nuova Fiera dello Jonio”, che recupera la sua identità, puntando sull’artigianato e sull’agroalimentare rigorosamente siciliani. Positivi i riscontri in termini numerici, con tantissimi visitatori, soprattutto nel week end, e positive pure le valutazioni e i commenti sui prodotti e sugli artigiani protagonisti dell’esposizione. Quali le prospettive per il futuro? Intanto un prolungamento del periodo espositivo (limitato quest’anno a cinque giorni), che sarà esteso a 10-15 giorni, ed una diversa collocazione temporale, in un periodo climatico migliore che rappresenti anche un ritorno alla tradizione del “luglio acese”. Si occuperà di tutto questo una struttura permanente voluta dal sindaco Roberto Barbagallo, l’“Ufficio Fiera dello Jonio”, che lavorerà per tutto l’anno e che organizzerà, probabilmente, anche i mercatini di Natale. “Tutto è migliorabile – afferma il sindaco Barbagallo – e faremo in modo di correggere tutte le criticità rilevate.”
Nino De Maria
Mons. Giombanco ci parla di vocazione e ministero Mons. Guglielmo Giombanco, ordinato sacerdote il 7 settembre 1991 dal vescovo mons. Giuseppe Malandrino, è l’attuale vicario generale della diocesi di Acireale. Un ruolo non facile, ci dice egli stesso, e che richiede diverse capacità, come quella di essere “tessitore di una tela di relazioni tra la curia, le parrocchie e i fedeli laici”. 25 anni, ci ha rivelato, “sono un tempo abbastanza utile per tirare un bilancio” ma al tempo stesso non sono “qualcosa di assodato una volta per sempre”. A lui rivolgiamo i migliori auguri perché il proseguo di questo cammino sia sempre fecondo e retto della verità, della libertà e della gioia. Tentiamo un bilancio di questi 25 anni a servizio della Chiesa. Cosa la emoziona di più se dovesse volgere il suo sguardo indietro? “Mi ha stupito la fedeltà di Dio nei miei confronti. In questi 25 anni questa fedeltà mi ha sempre accompagnato, sostenuto e incoraggiato nei momenti belli e in quelli meno belli. Questo stupore ha reso sempre fresco e nuovo il mio ministero che non ho mai inteso come qualcosa assodato una volta per sempre ma aperto alle sorprese e alla meraviglie che Dio pone nel cammino di grazia di ciascuno”. In questi anni è stato più un sacerdote di pensiero o di azione? “Sono stato un sacerdote di pensiero e al tempo stesso di azione perché ho avuto la fortuna, sin dagli anni della formazione, di incontrare persone che mi hanno insegnato a non rinunciare a pensare, a pormi sempre ragioni di vita, ad acquisire certezze. Da quest’ultime nascono gli ideali alti che mi sono sforzato di tradurre in gesti di vita. Una cosa mi ha sempre guidato e aiutato: vivere il ministero attraverso la mia umanità, con il mio modo di pensare, parlare e agire, perché non si può vivere staccati dalla propria umanità” “Trova la chiave del tuo cuore, scoprirai che apre anche la porta del Regno”. È una frase di san Giovanni Crisostomo. Qual è stata la chiave che le ha aperto la strada del sacerdozio? “Il fascino della persona di Cristo. Questo seme seppur non maturo era già nel mio cuore sin dalla mia infanzia ed è germogliato al punto di scegliere
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Cultura e Spettacolo
25 settembre 2016
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LIBRI - 1 L’opera che analizza la formazione e il pensiero del “sindaco santo” verrà presentata a Loppiano il 1° ottobre
Saggio di Mario Agostino su Giorgio La Pira Il saggio “Cercatori del Paradiso: il noviziato politico di Giorgio La Pira”, intende offrire una ricercata panoramica sulle tappe fondamentali della formazione del pensiero dell’illustre padre costituente originario di Pozzallo, dalla sua infanzia siciliana fino all’investitura di sindaco di Firenze nel 1951. Frutto degli anni di collaborazione diretta dell’autore con la Fondazione Giorgio La Pira di Firenze e degli studi postlaurea condotti all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, il testo vuole così contribuire a diffondere la straordinaria ricchezza delle basi umane, culturali e spirituali dell’apporto civile e politico di Giorgio La Pira. L’ispirazione e i cardini del pensiero dell’impegno del “Professore”, da tanti menzionato da tempo come “il sindaco santo”, vengono tratteggiati in un racconto che assembla scorci inediti e celebri annotazioni, affinché il lettore, soprattutto se per la prima volta interessato alla figura di La Pira, possa contare su una ricca infarinatura atta
ad illustrare in breve “il noviziato politico” di uno dei più illuminati padri costituenti, il cui processo di beatificazione è in fase avanzata. Il saggio, che ha ricevuto l’appassionata prefazione di mons. Gualtiero Bassetti, è disponibile in forma cartacea e di e-book: approfondendo le tappe fondamentali della formazione di La Pira, il testo vuole porsi quale tributo a una meravigliosa figura politica del secolo scorso, siciliana d’origine e fiorentina d’adozione, cui l’autore fu introdotto dai cenni continui proposti dal nonno Orazio Vecchio, già sindaco di Acicatena negli anni 50 e 60’, (in concomitanza con l’impegno di La Pira a Palazzo Vecchio), con cui l’autore ha condiviso l’infanzia siciliana ad Acicatena e che certo non avrebbe potuto immaginare come un giorno lo stesso nipote avrebbe studiato e lavorato nella città del “sindaco santo”, a stretto contatto con la Fondazione dedicata a La Pira al fine di divulgarne il messaggio. G. M.
Ad Acireale il 28 dicembre presentazione col Vescovo g. m.) Sarà presentato anche ad Acireale, il prossimo 28 dicembre, presente il Vescovo mons. Raspanti, il saggio intitolato “Cercatori del Paradiso: il noviziato politico di Giorgio La Pira”. Il testo, pubblicato in questi giorni dall’editrice Città Nuova, porta la particolare dedica alla figura del professore Orazio Vecchio, nonno dell’autore, Mario Agostino, giornalista professionista originario di Acicatena, che ha vissuto la propria infanzia proprio con il fondatore e direttore de “La Voce dell’Jonio”; questi ebbe il merito di indicare spesso al nipotino quale modello politico il “sindaco santo”. E Mario, proprio nell’anno centenario dalla nascita del nonno, presenterà il saggio nell’aula magna dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, il 1° ottobre prossimo, assieme al preside dell’IUS Sophia, mons. Piero Coda, e al presidente della Fondazione Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze, Mario Primicerio, storico allievo del “Profesnet.
LIBRI - 2 Il 24 a Santa Venerina la presentazione della storia di un uomo e del territorio
“Menzu bicchieri” di Domenico Strano La Sicilia tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo è un luogo di grandi stravolgimenti storici e sociali, come in tutto il resto dell’Europa. La storia ci narra gli eventi politici, le guerre, con la nobiltà che pian piano dovrà accettare la fine del suo potere sulle classi più deboli e l’ascesa della classe borghese. Sono gli anni della prima guerra mondiale, tanti giovani siciliani che non erano mai usciti dai confini dell’isola si ritrovano a combattere contro uno nemico sconosciuto, in luoghi a loro ostili geograficamente, dando fine ad una intera generazione. Poi l’avvento del fascismo, la fine del secondo conflitto, la ricostruzione e gli anni ’60 e ’70. Questa è l’epoca in cui vive il protagonista del libro del dottor Domenico Strano dal titolo “Menzu bicchieri, vino, muli e avventure nei cent’anni di Antonino Strano”. Il libro nasce per ricordare la figura e la lunga vita del bisnonno dell’autore dell’opera. Una vita lunga e laboriosa, una vita che il protagonista vive con gioia, entusiasmo e grandi rivoluzioni sociali, economiche e culturali. Pensiamo a quanto possa essere stato difficile per un uomo nato nel 1878 abituarsi ai grandi stravolgimenti dello scorso secolo, ma questo fa parte della storia, dei normali processi di cambiamento e credo che anche noi uomini del XXI secolo molti cambiamenti li accettiamo con fatica. Ma
si sa, la tecnologia va sempre avanti. La figura del bisnonno Antonino detto “u zu Ninu munaciddotu” viene fuori prepotentemente dall’ascolto di due cassette audio che l’autore decide non solo di ascoltare, per conoscere meglio la vita del suo bisnonno, ma di farle conoscere anche al pubblico, attraverso la stesura di quest’opera. Non solo non è da tutti raggiungere la fatidica soglia dei cento anni di vita, ma visto il legame d’affetto e di famiglia che lega Antonino e Domenico Strano, il libro ha un valore aggiunto, che si “assapora” pagina dopo pagina. “Menzu bicchieri” verrà presentato al pubblico sabato 24 settembre, alle ore 17, presso la sala Luigi Veronelli della casa del vendemmiatore a Santa Venerina, nell’ambito della manifestazione EnoEtna, giunta alla sua XX edizione. Sarà presente il professore Girolamo Barletta, già preside del liceo classico “Amari” di Giarre come studioso del territorio. Esporrà eventi fondamentali che hanno caratterizzato i luoghi durante gli anni in cui visse Antonino
Strano, come l’eruzione e la colata lavica del 1928 che ebbe inizio il 2 novembre e finì dopo 18 giorni distruggendo l’abitato di Mascali. Presente anche il gruppo folk “Vecchia jonia”, mentre alcuni passi del libro saranno letti dall’attore Francesco Russo. Modererà Giovanni Vecchio, giornalista pubblicista e storico del territorio. Il libro, edito da StreetLib, la cui prefazione è curata dalla dottoressa Venera Contarino, studiosa di tradizioni e dialetto siciliano, vuol essere anche un momento di riflessione e ricordi della nostra terra come la vendemmia, il commercio del vino, e le varie attività rurali e agricole legate all’avvicendarsi delle stagioni. L’autore, giornalista pubblicista collabora alla testata giornalistica “La voce dell’Jonio” ed è alla sua terza opera avendo già pubblicato nel 2009 “L’isola felice. Storia e devozione a Dagala del Re” (tip. Mangano) e nel 2013 “Comunità in festa. Una proposta per educare e guidare (Narcisussus). Gabriella Puleo
Interviste culturali
Carmela Tuccari: “La poesia? Un dono da amare e coltivare” Una vita raccontata attraverso le infinite parole della sue poesie, parole d’amore, di gioia, di dolore, di dubbi. Carmela Tuccari, scrittrice siciliana, insegnante in pensione, che trascorre la sua vita ad Aci Sant’Antonio, ha da sempre Carmela Tuccari messo per iscritto i moti del suo animo, riuscendo a trasmettere agli altri quelle stesse emozioni da lei provate, legate agli eventi del suo vivere quotidiano. Un contatto diretto, il suo, tra mente, cuore e penna, che fin dalla primissima età non ha potuto reprimere. Racconta, infatti, la scrittrice, da noi incontrata per “descriverci” l’arte poetica, che all’età di tredici anni, nel bel mezzo dei suoi studi, cominciò a scrivere le prime pagine delle sue esperienze di vita, ma che la poesia, quella vera, venne dopo, nel corso del tempo. Da allora, ogni forte emozione, ogni sensazione particolare, spingeva dentro di lei con impetuosità per uscire all’esterno e per prendere vita con le parole, per essere raccontata in ogni suo aspetto. Ad oggi, oltre alla notevole produzione in prosa, sono un migliaio circa le sue poesie, riconosciute per il loro valore e premiate, molte di esse, da addetti ai lavori, con vari riconoscimenti in tutta Italia. Per citarne solo alcuni, tra il 2001 ed il 2008, la medaglia d’oro, premio unico per la Sicilia, al concorso dialettale di San Felice sul Panaro, Modena, o il Papiro d’Oro e d’Argento di Siracusa. Fra le tante pubblicazioni, “Fiorite da ceneri di lava”, del 2005, edito da Libroitaliano, Ragusa”. -Cosa è per lei la poesia? “La poesia è per me una compagna di viaggio, che mi sta vicino nei momenti significativi della mia vita, con cui litigo, a volte, perché con le sue parole non soddisfa le mie aspettative e con cui sono molto severa e autocritica, ma di cui non potrei fare a meno. La poesia è un dono, da amare e coltivare”. -Quando ha “sentito di avere questo dono”? “La poesia è nata con me, ha vissuto in me un rapporto di assonanza. Nei momenti particolari delle mie giornate, in età scolare, iniziavo a scrivere per me stessa, all’inizio non in forma poetica, scrivevo le mie impressioni, esprimevo dei sentimenti sia positivi sia negativi. Ad un certo momento, le parole venivano fuori spontaneamente, hanno iniziato ad avere un ordine, una musicalità, a diventare poesia. Ancora, in quel periodo poche persone conoscevano questa mia passione ed un professore, in particolare, mi ha incentivato a continuare, giacché ne vedeva un terreno fertile da coltivare. Da allora ho cominciato a credere in questa mia attitudine e ne ho fatto una compagna di vita”. -Che caratteristiche deve avere uno scritto poetico per essere definito tale? “La poesia esprime un sentimento, qualsiasi esso sia, deve dare emozione, lasciare senza fiato, deve avere una forma che riesce ad avvincerti alla lettura, ma deve essere scorrevole, musicale, contenere metafore, deve avere un ritmo, seguire le sue regole, insomma, perché è un’espressione dell’animo che deve essere messa per iscritto bene. -Esistono dei prerequisiti necessari a ciò? “Sicuramente la cultura, non si può prescindere da essa, la mia base sono stati i poeti scolastici, Pascoli, Leopardi, poi ho continuato a leggere e studiare per conto mio gli altri autori; oggi amo particolarmente, fra gli altri, Grazia Deledda e Tomasi Di Lampedusa. Inoltre, quando i miei figli erano piccoli, spesso, recitavo loro “Fides” bellissima poesia di Pascoli”. -Che tipo di produzione poetica è quella attuale, contemporanea? “Tutti siamo un po’ poeti, questo è vero, ma poi c’è una selezione naturale, che porta una “limitazione” nella produzione di poesia. Avendo fatto parte, molte volte, della giura chiamata ad esprimersi nei concorsi poetici, ho potuto constatare che c’è un livello alto nella silloge, che i candidati inviano ai concorsi, mentre nella poesia singola non si arriva allo stesso livello. Stanno diminuendo le forme più classiche di poesia come i sonetti ed anche la poesia dialettale, con la sua spontaneità e pura emozione”. -I giovani si cimentano con la poesia? “Oggi si scrive molto ma non sempre è poesia. I giovani spesso scrivono di getto, si avvicinano molto alla poesia ermetica, che deve essere ben studiata prima di poterla comprendere. La produzione dei ragazzi deve essere sostenuta, fin dagli anni scolastici, ci sono corsi di scrittura creativa molto utili a tal fine e la preparazione è importante. Tante sensazioni, infinite emozioni, quelle della scrittrice Carmela Tuccari, descritte attraverso il sapiente uso delle parole, in un gioco che, in alcuni casi, ha visto vincere l’amore, quello passionale, quello filiale ed in altri ha esorcizzato la sofferenza e l’ha resa condizione umana, come nella poesia “Alzheimer”, fra i suoi ultimi scritti. Ringraziando la scrittrice per questo nostro incontro, le rivolgiamo il nostro “in bocca al lupo” per la presentazione, il prossimo dicembre, nell’ambito del Concorso Città di Viterbo, della sua ultima fatica, la raccolta intitolata “Disarmonie del cuore”. Rita Messina
ISTITUTO SAN MICHELE Aperto l’anno scolastico: tra le novità l’avvicendamento alla presidenza con Giovanni Vecchio che succede ad Alfonso Sciacca
“A scuola con l’impresa”
Vecchio: “Miriamo all’educazione integrale”
Sarà un anno scolastico ricco di iniziative e percorsi formativi, quello che vivranno i Con l’inizio dell’anno scolastico 2016/’17, il liceo scientifico paritario giovani allievi dell’Istituto San Michele di Acireale. Al Liceo Scientifico Paritario, diretto dell’Istituto San Michele di Acireale dei Padri Filippini, comunità la cui dai PP. Filippini, l’avvio delle attività didattiche, lo scorso dodici settembre, è stato saluazione educativa da sempre si ispira al metodo gioioso, informato al ritato ufficialmente ed ha accolto, in un clima di serena “ripresa”, con loro, gli studenti, i spetto della libertà individuale, che fu proprio di San Filippo Neri, fonprotagonisti indiscussi. Agli alunni carichi, dopo il riposo estivo, di “nuove energie” per datore dell’Oratorio, si propone alla propria utenza con un nuovo diriintraprendere il cammino d’istruzione e di crescita personale, sono state rivolte le parogente. Conclusa, infatti, l’esperienza con il preside prof. Alfonso Sciacca, le del Direttore dell’Istituto, padre Alfio Cantarella d. O. : “La nostra dirigente scolastico emerito del liceo classico statale ‘Gulli opera educativa vi guidi all’utilizzo del tempo in modo costruttivo, & Pennisi’ di Acireale e primo dirigente ‘laico’ del ‘San per formare il vostro domani, inserendovi come pietre vive nella Michele’, il nuovo anno scolastico si apre con l’avvento società, come leader onesti, portatori di idee, di pace e solidarietà”. del nuovo coordinatore didattico prof. Giovanni Vecchio, A sottolineare l’importanza del lavoro svolto dai discenti sui dirigente scolastico emerito del Liceo Scientifico statabanchi di scuola, il nuovo dirigente, prof. Giovanni Vecchio, da le ‘Archimede’ di Acireale. Il prof. Vecchio, come il prof. quest’anno alla guida dell’Istituto. Il preside Vecchio, che ha già riSciacca, guiderà il ‘San Michele’ come forma di volontacoperto detta carica in alcuni Licei, ha incentivato i ragazzi a svolriato. Attraverso la sua voce, abbiamo raccolto quelle che gere il loro compito con costanza e forza, giacché quello che si imsono le intenzioni che lo animano alla guida della nuova para, l’arricchimento personale, “nessuno lo potrà mai portare via”, comunità scolastica, alla vigilia di un anno scolastico che Il preside Giovanni Vecchio presenta alcune importanti innovazioni. come egli stesso ha affermato. Al via, insomma, il 143° anno per lo storico istituto, che ha avu- Professore Vecchio, Lei è il secondo dirigente to, fino a quello scorso, come preside il prof. Alfonso Sciacca. A quest’ultimo è andato scolastico ‘laico’ della storia di questo Istituto, succedendo nella cariil ringraziamento di tutti i componenti della scuola, espresso dalle parole del direttore, ca al prof. Alfonso Sciacca. I paragoni con il suo predecessore sono e per il suo operato e per il grande impegno profuso lungo il corso degli anni all’interno saranno, sicuramente, inevitabili da parte dell’utenza dell’Istituto (dodell’Istituto. Dopo il taglio del nastro di partenza, tra le novità presentate, il progetto centi, discenti, famiglie). In che modo tutto ciò potrà influire sulla sua “A scuola con l’impresa”, che rientra nell’ambito del percorso formativo obbligatorio azione di coordinamento? dell’alternanza scuola-lavoro, come previsto dalla legge n. 107 del 2015. Il percorso, La mia attività si distinguerà rispetto a quella del preside Sciacca, il presentato dal prof. Rosario Faraci dell’Università di Catania, consisterà in duecento quale oltre all’attività di coordinamento, espletava anche compiti didatore di attività e riguarderà due classi dell’Istituto; orienterà gli alunni verso il loro futuro tici (lezioni in classe), mentre io svolgerò solo attività di coordinamento, lavorativo, sviluppandone le competenze relative, anche con stage in aziende. promozione e monitoraggio, agevolando i rapporti tra l’istituzione scoAgli studenti non rimane, dunque, che accogliere la “nuova avventura didattica e lastica e la comunità cittadina. L’incarico di coordinamento, affidatomi formativa”, mettendosi in gioco con l’animo rivolto alla conoscenza e alla voglia di fordal Direttore dell’Istituto, padre Alfio Cantarella d.O., si inserisce anche giare se stessi. nella mia attività di direzione del’Ufficio diocesano per la pastorale e la R. M. cultura.
- Alla luce della storia e dell’identità ben precise dell’Istituto, come intende Lei impostare la propria attività di coordinamento e quali sono i progetti che Lei intende attuare con la collaborazione dell’utenza dell’Istituto? Detti progetti presumono anche contatti con il mondo esterno all’Istituto (pubblica amministrazione, mondo del lavoro)? Opererò nel rispetto della continuità con la precedente attività, apportando, tuttavìa, alcune innovazioni che ritengo essenziali per un miglioramento della qualità dell’offerta didattico-formativa. Da quest’anno, infatti, partirà il progetto ‘Alternanza scuola-lavoro’, prevista per le terze e le quarte classi dalla legge 107 del 2015. Per l’elaborazione del piano di intesa con i docenti , è stato conferito preciso incarico, su proposta del sottoscritto, al prof. Rosario Faraci il quale, docente di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Catania ed anch’egli persona conosciutissima in città, ha predisposto un piano dettagliato, che prevede attività d’aula e tre visite guidate a realtà imprenditoriali del settore e periodi di stage in azienda. Tutto questo, tuttavia, è inquadrato secondo una forma di pre-orientamento, al fine di consentire ai discenti l’assunzione di scelte future consapevoli, attraverso l’acquisizione di competenze chiave di cittadinanza. I progetti che si andrà ad attuare chiederanno la collaborazione delle famiglie? Certamente, la collaborazione delle famiglie sarà fattore imprescindibile per tutti i progetti che sono in fase di elaborazione. In base al Progetto Educativo d’Istituto, tutti i progetti mirano a rispondere alle esigenze dell’educazione integrale dei giovani d’oggi. La scuola, infatti, è centro di elaborazione e di trasmissione di una specifica concezione del mondo e della storia e, come tale, si apre ad una società attualmente caratterizzata dal pluralismo culturale. Nando Costarelli
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Questa è la nostra forza...
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Speciale Ottobrata
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INTERVISTA L’assessore al Turismo e allo Sviluppo economico parla delle prospettive della città
Di Prima: “Ci miglioreremo ancora” “ L’Ottobrata Zafferanese è una della manifestazioni più portanti della Sicilia. Secondo lei sono necessari interventi rilevanti dell’Italia Meridionale”, questo è il parere espresso per migliorarla in modo da indurre gli imprenditori ad indall’Assessore Giovanni Di Prima, vicesindaco dal 2014 di vestire i loro capitali nel centro etneo? Zafferana Etnea, con delega al turismo, ai servizi sociali, -“ La possiamo considerare una delle manifestazioni più imallo sviluppo economico e alla protezione civile. portanti dell’Italia Meridionale. Si è raggiunto un elevato livelAbbiamo rivolto alcune domande all’Assessore Di Prima. lo di eccellenza, ma la nostra amministrazione si impegnerà a -Assessore Giovanni Di Prima può trarre un bilancio migliorarla per raggiungere obiettivi più ambiziosi.” della sua attività amministrativa come assessore al Tu- Il prossimo anno, come assessore al Turismo, ha in prorismo, Spettacolo, Servizi Sociali, Sviluppo Economico gramma di decentrare alcune manifestazioni estive nelle e Protezione Civile ? piazze e nelle frazioni di Zafferana Etnea? -“ Secondo me è un bilancio positivo, infatti nonostante - “ Innanzitutto dobbiamo fare una premessa; che nonostante ci sia stato un taglio dei trasferimenti di risorse regionali la riduzione dei trasferimenti di risorse nazionali e regionali siae nazionali, si è riusciti a migliorare l’organizzazione demo riusciti a realizzare degli eventi che valorizzano e promuogli eventi grazie al contributo di sponsors privati, che ha L’assessore Giovanni Di Prima vono la cittadina etnea, una fra queste è “ Etna in Scena “. Voglio permesso la presenza di artisti di fama nazionale ed intersottolineare che già da quest’anno, abbiamo realizzato diverse nazionale; ad esempio Arbore, Mannoia, Frassica, Flavio manifestazioni nelle nostre frazioni, ma è in programma per Insinua, Elio e Le Storie Tese, Patty Pravo. Nell’ambito dei servizi socia- l’anno prossimo di incrementare il numero di eventi nelle frazioni.” li è stato realizzato il baratto amministrativo; vi è stato un aumento dei - Nell’Ottobre 2017 si svolgeranno le elezioni regionali per il rinnovo soggetti che percepiscono l’assegno civico per cercare di contrastare la dell’Assemblea Regionale Siciliana. Cosa si auspica dalla futura classe povertà. A novembre partirà il market solidale, un’iniziativa di entrambi dirigente per il bene della comunità siciliana ? gli assessorati (turismo e servizi sociali ), in cui ogni spettatore, pagando - “ Spero che la futura classe dirigente si svincoli dalle logiche dei partiti l’impresario, riconosce al Comune € 0,50 centesimi e con tale introito si e operi finalmente per il bene della nostra terra “. acquisteranno generi di prima necessità per le fasce più deboli “. L’Ottobrata Zafferanese, è una delle manifestazioni più imGiuseppe Russo
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INTERVISTA Il presidente del comitato organizzatore parla degli effertti della grande manifestazione autunnale
Salvatore Coco: “Traino dell’economia” “Puntare sulla qualità e sui prodotti tipici locali “, questo l’obiettivo espresso dal dott. Salvatore Coco, neopresidente del comitato organizzatore dell’edizione 2016 dell’Ottobrata Zafferanese. Salvatore Coco si è laureato in Giurisprudenza, ed è praticante presso un noto studio catanese. Per 4 anni, dal 2011 al 2015, ha ricoperto la carica di presidente della Consulta giovanile, di cui è consigliere emerito. Durante il suo mandato sono state organizzate molte iniziative per i giovani. Gli abbiamo rivolto alcune domande. Dott. Coco, è alla sua prima esperienza come presidente del comitato organizzativo dell’Ottobrata 2016. Qual’è il suo stato d’animo e si sente onorato di ricoprire tale ruolo? “Sicuramente sono molto onorato per questa nomina. Il lavoro svolto negli anni è stato premiato. Ringrazio l’Amministrazione comunale guidata dal dott. Alfio Russo per la fiducia dimostratami”. Quali novità sono previste per l’edizione 2016 ? “Punteremo sul coinvolgimento dei commercianti e di tutte quelle persone che negli anni hanno reso l’Ottobrata il fiore all’occhiello di Zafferana. Inoltre cercheremo di valorizzare i prodotti tipici siciliani, premieremo quelli che si distingueranno per maggiore originalità. Realizzeremo una mostra storica sull’Ottobrata, dalle sue origini fino ai giorni nostri”. In che modo cercherete di migliorare la manifestazione? “ Punteremo sulla tradizioL’assessore Salvatore Coco ne e sulla qualità dei prodotti unici del loro genere”. Il comitato organizzatore da
chi è composto e quale criterio è stato adottato per la nomina dei suoi membri? “ Abbiamo puntato su un mix fra giovani ed esperienti. E’ stato necessario fare un ricambio generazionale in quanto i giovani potrebbero essere portatori di idee e innovazione”. Secondo lei, l’Ottobrata Zafferanese contribuisce a valorizzare e a favorire la crescita economica e sociale del territorio etneo e della sua comunità ? Inoltre questa manifestazione potrebbe essere un valido strumento per attirare gli imprenditori ad investire i loro capitali sul nostro territorio ? ”Sicuramente l’Ottobrata è uno dei polmoni della nostra comunità che porta ricchezza e fa conoscere i nostri prodotti al di fuori del nostro territorio. Certo, oggi molti imprenditori decidono di scommettere sulla manifestazione e, nonostante il periodo di crisi economica, la presenza di questi imprenditori testimonia che il brand Ottobrata è oggi rilevante nel mondo dell’imprenditoria. Il nostro obiettivo è quello di espanderci sempre di più e di far conoscere il nostro prodotto all’estero”. Giuseppe Russo
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Una delle piĂš importanti manifestazioni che si svolgono a Zaerana Etnea è l’ “Ottobrataâ€?. Nelle domeniche di ottobre la cittadina etnea viene invasa da decine migliaia di visitatori provenienti da tutta l’isola e dal Sud Italia, che vengono a trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e dell’allegria. I visitatori possono gustare e assaporare i prodotti tipici di Zaerana ( mele, pere, castagne, foglie da tè, miele, biscotti sciatori). Infatti, nelle piazze principali del centro etneo vengono allestiti oltre cento stands dove vengono esposti prodotti che variano dal settore commerciale a quello artigianale a quello dolciario.
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LA STORIA Nel 1978 la nascita della kermesse con il sindaco Alfio Coco
Ottobrata-Festa d’Autunno. Da quel momento la sagra di paese si trasformò in una imponente manifestazione che assunse rilevanza a livello regionale. Questo fu possibile grazie ad una massiccia promozione pubblicitaria. Inizialmente collaborarono tutte le associazioni operanti sul territorio in modo da costituire un laboratorio di creativitĂ con lo scopo di valorizzare le risorse umane presenti nella nostra realtĂ locale. Adesso la manifestazione viene realizzata grazie all’impegno di un comitato organizzatore. Ultimamente la manifestazione viene nuovamente denominata “Ottobrata“. Giuseppe Russo
Ricco passato e promettente futuro Le escursioni della manifestazione vengono curate dalle associazioni locali, Legambiente- Valdemone, Avia Pervia, Georienteering, che hanno anche l’obiettivo di valorizzare e promuovere le risorse naturali presenti nel nostro territorio, come Piano dell’Acqua, Piano del Vescovo, la Valle del Bove, Val Calanna, l’Ilice di Carrinu, Valle San Giacomo, Monte Zoccolaro. L’Ot-
tobrata Zaeranese viene patrocinata dal Comune di Zaerana Etnea (Assessorato al Turismo), dalla Regione Siciliana, dall’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione e Beni Culturali. Collaborano alla realizzazione dell’evento l’Ente Parco dell’Etna, l’associazione “ CittĂ del Vulcano “ e l’associazione “ CittĂ del miele “. C’è da aggiungere, inoltre, che l’Ottobrata viene sponsorizzata
da importanti aziende internazionali e locali. Caratteristica della manifestazione è la degustazione dei prodotti legati alle specialitĂ del luogo risotto ai funghi, marmellate di mele e pere, mostarda). L’Ottobrata nasce nel 1978 da un’idea del dott. AlďŹ o Coco, primo cittadino di Zaerana Etnea per circa 14 anni, con la ďŹ nalitĂ di promuovere e valorizzare i prodotti tipici del territorio et-
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neo. Infatti nelle edizioni successive la manifestazione si svolgeva per tema (la sagra delle mele, delle pere, del miele, dei funghi, delle castagne) ed era supportata dall’Associazione turistica Pro-Loco. Nel 1989 l’Ottobrata fu istituzionalizzata e da allora è diventata appuntamento annuale. Nel 1995, la manifestazione assunse la denominazione di
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INTERVISTA Sul ruolo della banda cittadina zafferanese parla Michele Arcidiacono, uno dei più anziani componenti
“Il nostro amore per la musica e la città” Per il “Corpo bandistico Città di Zafferana Etnea” il 2016 è un anno importante poiché ricorre il 120° anniversario della fondazione. Le prime notizie sulla sua nascita risalgono al 1896, quando un certo maestro Grasso diede vita alla prima formazione con un gruppo di allievi musicanti. Agli inizi del ‘900 il maestro Vinci fondò il primo corpo bandistico municipale che rimase attivo fino al 1915. Negli anni delle due guerre la banda si sciolse più volte e poi si riformò e vari maestri si sono alternati alla sua guida. Al maestro Giovanni Leonardi il grande merito di averla diretta per oltre un trentennio. La storia recente vede alla direzione, dal 2004, il maestro Davide Di Vendra, figlio d’arte e musicista scrupoloso, che continua egregiamente l’opera dei suoi predecessori. Abbiamo raccolto alcune impressioni di Michele Arcidiacono, uno dei più anziani componenti del corpo musicale zafferanese. – Come si è avvicinato al mondo della banda ? “ Fin da piccolo frequentavo la sacrestia e veniva il maestro Rubbino che ci impartiva lezioni di musica. Nel 1948 sono entrato a far parte della banda musicale di Zafferana. Inizialmente ho imparato a suonare l’oboe,
in seguito ho imparato la tromba. Con la direzione del maestro Giovanni Leonardi ho suonato il flicornino. Ho fatto parte del complesso bandistico cittadino fino all’anno scorso“. – Quali sono stati i momenti più belli della sua esperienza all’interno del Corpo bandistico della cittadina etnea ? “ Sono stati sempre momenti belli, soprattutto quando si stava in com-
pagnia. La musica ci appassionava e nel contempo era un’occasione di amicizia”. – Cosa ricorda del maestro Leonardi, che ha diretto il corpo musicale zafferanese per oltre un trentennio ? “ Il maestro Giovanni Leonardi è stato un grande artista, un uomo molto preparato, severo, profondamente umano, che ha dato tanto alla banda cittadina per un lungo periodo“. – Quest’anno ricorre il 120° anniversario dalla nascita del Corpo Bandistico “ Città di Zafferana “. Cosa augura ai nuovi componenti del complesso bandistico etneo ? “ Auguro di dedicarsi con passione alla musica in modo da portare avanti il nome di Zafferana. Io, fin quando ho fatto parte della banda, mi sono impegnato affinché restasse in vita e l’ ho lasciata per anzianità”. – Secondo lei la banda musicale è riuscita in questi anni a trasmettere un messaggio artistico e culturale alla comunità di Zafferana ? “Sicuramente la banda è riuscita a trasmettere un messaggio positivo soprattutto ai suoi componenti, difatti molti giovani frequentano istituti musicali con l’obiettivo di diventare dei veri professionisti”.
La pasta della tradizione Etnea
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Speciale Acitrezza
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CHIESA MADRE Il 14 ottobre giornata storica: consacrazione e dedicazione al Patrono a 320 anni dalla benedizione
Ancora più stretti a San Giovanni
Una storia che riparte dopo il sisma del 1693
La ricostruzione della chiesa di San Giovanni Battista risale al 1696, quando fu destinata ad accogliere i fedeli trezzoti rimasti orfani della loro chiesa madre, dedicata a San Giuseppe ed allocata a fianco del palazzo del principe Stefano Riggio Saladino, distrutta dal terremoto del 1693. Aperto ufficialmente il 14 ottobre 1696, il piccolo edificio di culto a metà del ‘700 venne ingrandito e si arricchì con la preziosa statua del “Battista”, nel contempo eletto patrono del borgo. Più volte restaurata ed allargata dai parroci Francesco Spina, Cristoforo Cosentino e Salvatore De Maria, la chiesa custodisce preziose tele di Giacinto Platania, Matteo Desiderato e Francesco Mancini, oltre alla collezione di medaglioni dipinti sul soffitto da Vincenzo Sciuto e raffiguranti la vita di San Giovanni Battista, all’antichissimo simulacro del primo patrono San Giuseppe ed alla statua della Madonna della Buona Nuova. Verso la fine degli anni ’80 la struttura fu oggetto di alcuni interventi di restauro, voluti dall’allora parroco don Alfio Coco, mentre di recente grazie all’impegno dei parroci don Salvatore Coco prima e don Giovanni Mammino, poi, sono stati effettuati lavori di consolidamento e restauro della volta, dell’abside e dei quadri con le rispettive cappelle.
LA PARROCCHIA L’arciprete sempre sicuro riferimento
Sarà una giornata davvero storica quella che vivrà il prosPagina a cura di Davide Bonaccorso simo venerdì 14 ottobre la comunità parrocchiale di Aci Trezza. A distanza di 320 anni dalla cerimonia di benedizione, la chiesa Madre del borgo marinaro sarà consacrata setta, che fu ingrandita dall’arciprete don Francesco Spina e e dedicata al patrono San Giovanni Battista. Un passaggio che nello stesso tempo venne aggregata alla collegiata di Aci importante ed una cerimonia fortemente voluta dal parro- San Filippo, tramite un atto mediante il quale il beneficio co don Giovanni Mammino che, negli ultimi anni, ha lottato dell’arcipretura di Aci Trezza veniva incorporato a quello del non poco per riportare allo splendore l’antico luogo di cul- Capitolo, istituendo la quarta dignità quella del canonico deto, già in passato oggetto di interventi di consolidamento e cano, che doveva ricadere nella persona dell’arciprete di Acirestauro sotto la cura degli amati parroci monsignor Alfio trezza. Delicato fu il passaggio, nel 1828, del paese dal comuCoco e don Salvatore Coco. Una deterne di Aci San Filippo Catena a quello minazione che ha portato al recupero e di Aci Castello. Con l’abbandono del alla valorizzazione degli affreschi della territorio da parte dei Riggio iniziò un volta della navata centrale e dell’abside, periodo di lungo declino per il paese con un impianto di illuminazione innostesso, così come descrisse Giovanvativo che ha contribuito a far risaltani Verga nel suo celebre romanzo “I re le tele del battesimo di Gesù e della Malavoglia”. Furono i cappellani CriSacra famiglia, di recente restaurati. Fu stoforo Cosentino prima e Salvatore proprio padre Giovanni il primo a creDe Maria, poi, a riprendersi cura della dere nell’ “impresa impossibile”, proprio chiesa dopo un lungo periodo di instanel giorno della riapertura della chiesa bilità a causa dell’alternarsi di diversi dopo i lavori. “Adesso per completare ci cappellani. Fu proprio in quel periodo vuole l’altare e l’ambone, fissi in marmo, L’arciprete Giovanni Mammino che iniziò a prendere vita l’Oratorio, per consacrare la nostra chiesa al Signomentre nella casa canonica il De Mare nostro Dio e a San Giovanni” disse, avviando quella che di ria istituì un museo ed una biblioteca per la promozione dellì a poco diventò la nuova sfida. E in effetti, da quel giorno è la cultura fra i fedeli, e la chiesa ritornò nel 1898 ad ottenere i passato neanche un anno e mezzo, mentre un nuovo mira- diritti parrocchiali. Il ministero di padre De Maria si conclucolo sta per diventare realtà grazie al sostanzioso sostegno se in modo burrascoso, così come quello del successore don economico della Confraternita San Giovanni Battista ed al Antonino Grasso. Così Aci Trezza ebbe modo di conoscere contributo di una molil lungo ministero di titudine di fedeli, pronti monsignor Alfio Coco, a raccogliere l’invito del arciprete parroco per giovane sacerdote per cinquant’anni. A lui si realizzare il sogno atdeve il completamento teso da anni. Sarà una dell’oratorio, l’acquicelebrazione intensa e sto di un terreno per particolarmente sentita costruire una nuova per rendere lode e grachiesa a sud del paese zie al Signore per questi e di un appezzamento 320 anni in cui la chiesa dove erigere la chiesa è stata il punto di riferida dedicare alla commento, il fulcro indissopatrona Santa Maria lubile della comunità di La Nova, oltre alla doAci Trezza. Fu il tremennazione del “polmone do terremoto del 1693 a verde” di Zafferana cambiare le sorti di quelEtnea dove è poi sorto lo che era lo “Scaro della Trizza”, considerato che la chiesetta il “Centro redemptoris mater”. Nel 1992 lascia la guida della di San Giovanni (prima alle dipendenze della parrocchia di parrocchia al nipote don Salvatore Coco, che continua nel Aci San Filippo e poi soppiantata dalla nascita della chiesa di solco delle opere intraprese, per poi cedere il passo nel 2001 San Giuseppe, voluta dal principe Stefano Riggio e Saladino, all’attuale parroco. Sono stati anni in cui non sono mancati distrutta dal sisma) ritornò ad essere il luogo principale del- i dolori, ma anche le gioie in una realtà, come quella di Aci le celebrazioni religiose nel fiorente porto dei principi. Era il Trezza, che nel tempo è cambiata profondamente. L’antico 1696 ed il borgo contava pochissimi abitanti. Con il trascor- borgo con il vecchio “scaro” ha lasciato il posto all’urbanizzarere del tempo il patrono San Giuseppe (di cui si conserva zione ed alla nascita di numerose attività commerciali. Solo ancora oggi l’antica statua) venne dimenticato, mentre il una cosa è rimasta intatta. Proprio quella chiesetta, oggi rintitolo parrocchiale passò definitivamente alla nuova chiesa, novata, ma pur sempre testimonianza nei secoli di una coche nel periodo intorno alla metà del ‘700 ebbe il dono della munità che cammina nei sentieri della storia annunciando il statua del Battista. Iniziò così un periodo florido per la chie- Vangelo di salvezza.
PROGRAMMA Due settimane ricche di eventi religiosi e culturali
Comunità viva e in fermento Il Vescovo presiederà il rito di dedicazione Quella di Aci Trezza è stata sempre una comunità viva, ed in continuo fermento, il cui nucleo fondante è stato la piccola chiesa Madre ed il suo arciprete parroco, figura di grande riferimento spirituale ma anche sociale. Circa 5 mila anime nel periodo invernale, che in estate quasi raddoppiano, vivono il loro cammino di fede e di devozione nell’incontro della messa domenicale e nei vari momenti che caratterizzano l’anno liturgico. Come le celebrazioni natalizie ed i riti della settimana santa e pasquali, ma soprattutto le feste in onore del patrono San Giovanni Battista e della compatrona Madonna della Buona Nuova. Una comunità in cammino che non può non prescindere da una organizzazione fortemente voluta dal giovane parroco don Giovanni Mammino che, insieme al suo vice don Anand Suripogula, con determinazione e spirito infaticabile coordina le attività nell’ambito di un territorio suddiviso in 7 zone pastorali, con il supporto del Consiglio pastorale e del Consiglio per gli affari economici. Il fulcro è la catechesi, a partire da quella rivolta agli oltre 150 ragazzi per finire con quella rivolta ai giovani ed agli adulti con le attività oratoriali e gli incontri della “Lectio divina”. Particolare attenzione è riservata ai meno abbienti, grazie alle iniziative di un’attivissima Caritas parrocchiale, ed agli infermi con le visite frequenti dei ministri straordinari. La liturgia è curata dagli animatori liturgici, dal coro “Te Deum laudamus” e dal gruppo ministranti. Energico è il gruppo che si occupa di curare la pastorale familiare che, di recente, ha messo su anche una compagnia teatrale, riuscendo a riunire a sè numerose famiglie del paese. Infine, vivace è il mondo dell’associazionismo cattolico, che orbita all’interno della parrocchia e che rac-
chiude la grande tradizione dell’Azione cattolica e dell’Apostolato della preghiera dei soci del Sacro Cuore, insieme alla Confraternita San Giovanni Battista, al “Gruppo del dialogo” ed alle Commissioni che curano i festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista
È un programma ricco di celebrazioni e di momenti dedicati alla riflessione ed alla cultura, quello messo a punto dal parroco don Giovanni Mammino, insieme al consiglio pastorale parrocchiale, in occasione del 320° anniversario dalla benedizione della chiesa Madre di San Giovanni Battista. Si inizierà domenica 9 ottobre con la
e della Madonna della Buona Nuova. Quella trezzota è anche una comunità parrocchiale al passo con i tempi, poiché la storia, le curiosità, la galleria fotografica e le notizie in tempo reale si possono trovare nel portale www. parrocchiaacitrezza.it e nella pagina Facebook Parrocchia San Giovanni Battista Acitrezza.
messa delle 10 celebrata da un frate minore di Assisi, animatore della “Missione giovani diocesana”, mentre alle 20 lo studioso di storia locale Saro Bella terrà una conferenza sulla nascita del borgo di Trezza. Il 10, l’11 e il 12, dopo la celebrazione eucaristica delle 19, si terranno incontri di catechesi che saranno tenuti rispettivamente da don Mario Arezzi, parroco di San Cosmo (frazione di
Acireale) e direttore della Caritas diocesana che tratterà il tema “Essere Chiesa nella testimonianza della carità”, dal vescovo emerito di Ragusa monsignor Paolo Urso che si soffermerà su “Essere Chiesa in comunione e in missione”, ed infine “Il rito della dedicazione della chiesa e dell’altare” che sarà illustrato dal parroco della Basilica Cattedrale di Acireale e direttore dell’ufficio liturgico diocesano don Roberto Strano. Il 13 ottobre, vigilia della giornata solenne, al termine della veglia di preghiera il parroco svelerà ai fedeli l’altare e l’ambone in marmo di nuova e recente fattura. Venerdì 14, infatti, sarà il giorno del rito di dedicazione con la santa messa solenne che alle 18.30 sarà presieduta dal vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti, mentre il giorno dopo sarà proprio il parroco don Giovanni Mammino, alle 19, a celebrare la prima messa nella chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Domenica 16, alle 20, al termine della messa, padre Giovanni curerà la conferenza “La nostra chiesa, un tesoro da scoprire” nell’atmosfera che sarà creata dall’illuminazione speciale appositamente realizzata per il particolare evento. Da lunedì 17 a sabato 22 ottobre, invece, la celebrazione eucaristica vespertina sarà presieduta da sacerdoti particolarmente legati alla comunità di Aci Trezza, ovvero don Salvatore Coco, attuale parroco di Santa Maria La Stella, don Salvatore Scuderi, parroco di Cannizzaro, don Marcello Zappalà parroco della parrocchia Santissimo Salvatore di Acireale, nonché dal novello presbitero Andrea Sciacca, dal sacerdote domenicano padre Mario Pulvirenti e da don Orazio Greco, parroco della parrocchia Sacratissimo Cuore di Gesù di Acireale. Il programma, che si può già consultare sul sito web della parrocchia, si concluderà, domenica 23 alle 19, con l’arrivo in pellegrinaggio della comunità parrocchiale di Aci Castello e la santa messa presieduta dal parroco don Nino Merlino. Infine, coloro che dal 14 al 23 ottobre visiteranno la chiesa potranno ottenere l’indulgenza giubilare.
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Speciale Missione Giovani
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DIOCESI Dal 7 al 15 ottobre una “task force” di frati minori e suore di Assisi e laici in campo sul territorio
La Chiesa incontra i ragazzi là dove sono Dal 7 al 15 ottobre, nella diocesi di Acireale, si terrà la “missione giovani”; ad animarla saranno alcuni frati minori di Assisi che si recheranno nei vari luoghi vissuti dai giovani. Obiettivo principale quello di far capire loro che Gesù è presente sempre e ovunque si trovino; ad anticipare l’evento tre appuntamenti per prepararsi alla missione e per comprenderne il significato. Abbiamo incontrato padre Mario Gullo, direttore del servizio diocesano per la pastorale giovanile, e gli abbiamo posto alcune domande. -In cosa consiste l’iniziativa? Da chi è organizzata? «Parte dal desiderio di raggiungere tutti i giovani, non solo quelli vicini ma anche quelli apparentemente lontani e ri-
cordare a tutti che Dio non si è dimenticato di loro. È anche una risposta all’invito di Papa Francesco e del nostro vescovo Antonino ad essere “Chiesa in uscita” che raggiunge tutti i giovani nei luoghi da loro vissuti, le scuole, i pub, le piazze, le palestre. La missione giovani inizierà il 7 ottobre nella chiesa madre di Giarre e si concluderà il 15 ottobre in piazza Duomo ad Acireale con il Giubileo diocesano dei giovani insieme al vescovo Antonino. La missione è rivolta a tutti i giovani della diocesi e si svolgerà in contemporanea e con lo stesso programma nelle Città di Giarre e di Acireale. È organizzata dal servizio diocesano per la pastorale giovanile e dalla consulta diocesana di pastorale giovanile». -Quali le finalità?
«Far capire che il Signore fa a tutti una proposta di vita vera, in pienezza, che la Chiesa è vicina ai giovani anche nei loro ambienti, Gesù è presente ovunque». -In merito alle attività preparatorie? «Il 5 giugno abbiamo avuto la giornata diocesana di preghiera in preparazione alla missione, in tutte le parrocchie si è pregato per la missione; dal 26 al 29 giugno ci saranno in diocesi i frati responsabili della missione provenienti da Assisi e lunedì 27 e martedì 28 incontreranno i parroci delle parrocchie per presentare loro il progetto della missione giovani e del giubileo dei giovani. Ci aspettiamo un grande coinvolgimento delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti della diocesi».
Pagina a cura di Graziella De Maria
PASTORALE GIOVANILE Intervista al direttore dell’Ufficio diocesano don Mario Gullo
“Dobbiamo fare riscoprire ai giovani la loro fede” La “Missione giovani” sarà animata da 60 missionari provenienti Don Mario Gullo da Assisi, cioè frati, suore e giovani, coadiuvati da giovani della nostra diocesi che vivranno questa esperienza; si terrà in due zone, quella di Giarre per convogliare il III, IV, il V e il VI vicariato della diocesi, e ad Acireale per il I bis e il II vicariato. Nella storia della nostra diocesi è la prima “Missione giovani”, organizzata in occasione del giubileo della misericordia. Abbiamo incontrato padre Mario Gullo, direttore del servizio diocesano per la pastorale giovanile, e gli abbiamo posto alcune domande per saperne di più sulla “Missione giovani”, per conoscerne il programma e gli obiettivi. -“Ascolta la tua sete” è il motto della missione; cosa indica? «Ogni giovane porta nel cuore la fede di Dio e la missione non è altro che un momento di grazia per far riscoprire ai giovani questa fede che magari hanno soffocato con tante altre cose». - Come si svolgeranno le giornate? «La “Missione giovani” avrà due grandi momenti comunitari per tutta la diocesi; l’accoglienza sarà fatta a Giarre nella chiesa madre al quale tutte le parrocchie della diocesi parteciperanno per accogliere i missionari e in cui vi sarà la messa d’apertura presieduta dal vicario generale, mons. Guglielmo Giombanco , questo il 7 ottobre alle 20. Da sabato 8 fino al 15, tutte le mattine i missionari saranno presenti nelle scuole superiori della diocesi per incontrare gli studenti di quarto e quinto e raggiungeranno i giovani nelle piazze, nelle strade, nei pub, nelle discoteche, nelle palestre, in tutti i luoghi aggregativi dei giovani. Dall’11 al 14 ottobre vi saranno le catechesi, che sono il cuore della missione, e l’annuncio della parola di Dio ai giovani delle
parrocchie e a coloro che raggiungeranno durante l’evangelizzazione di strada. Le catechesi saranno in entrambe le zone alle 21; ad Acireale al teatro “Turi Ferro”, a Giarre al teatro “Rex”. Ci saranno momenti momenti particolari; lunedì 10, di pomeriggio, i missionari andranno a visitare la città di Randazzo, il centro più lontano della diocesi, e durante la missione faranno delle opere di misericordia andando ad incontrare i giovani nelle carceri di Giarre e di Acireale e alcune case famiglia. Domenica 16 vi sarà un momento di ringraziamento soltanto dei missionari ai santi protettori della missione, che sono il venerabile Gian Battista Arista e il beato Gabriele Allegra». - In merito all’ultima giornata? «Ci sarà il grande giubileo dei giovani della diocesi; il raduno è previsto alle 16,30 in piazza Duomo ad Acireale dove vi sarà un momento di festa, di annuncio del Vangelo e testimonianze, si concluderà con la messa in Cattedrale presieduta dal vescovo e il mandato missionario a tutti i giovani della diocesi». - Quale il messaggio della missione? «Non è la Chiesa che dice ai giovani di frequentarla, ma è la Chiesa che dice ai giovani “vi raggiungiamo dove abitate”». - Come si è preparata la diocesi a questo evento? «Con un grande coinvolgimento di famiglie, di giovani, di sacerdoti, di religiose, di laici; tutti stanno cercando di dare una mano dall’accoglienza dei missionari nelle loro case, nei con-
venti o nelle canoniche, alla disponibilità per gli spostamenti». - Quanti saranno i giovani che aiuteranno i missionari? Di cosa si occuperanno? «Al momento sono una trentina di giovani che aiuteranno i missionari part-time o full-time, cioè in alcuni momenti o per tutta la missione; oltre a questi ci saranno tanti altri giovani dei gruppi della diocesi e degli oratori che aiuteranno in tante altre attività». - La missione avrà un seguito, quale? «Il post missione; ogni giovedì nella chiesa dell’Istituto Spirito Santo di Acireale – che diventerà il centro diocesano per la pastorale giovanile – vi sarà un appuntamento di riflessione con testimonianze, festa e preghiera per continuare le tematiche della missione e sarà anche un punto di riferimento per i giovani raggiunti durante la missione, soprattutto per coloro che non frequentano le nostre parrocchie». - Quali risultati si pensa possa produrre la “Missione giovani”? «Quelli che Dio sa dare, quelli nascosti nel cuore di ciascuno, tanta grazia, tanta gioia e soprattutto l’invito alla riscoperta di Dio come padre della vita e anche ricordare ai giovani che Dio non si è dimenticato di loro».
INTERVISTE Le motivazioni e le attese dei volontari e di quanti intendono vivere una ricca esperienza
Tutti alla ricerca di “ascoltare la loro sete” Abbiamo chiesto ad alcuni giovani di presentarsi, di dare la loro testimonianza, di spiegarci cosa significa per loro partecipare alla “Missione giovani” e il motivo che li spinge a farlo. Una cosa è certa: desiderano “ascoltare la loro sete”. «Sono Samuele Grasso, ho 23 anni e vengo dalla parrocchia Maria SS. del Lume di Linera, di S. Venerina. Studio lingue e culture europee all’università degli studi di Catania. Parteciperò come volontario della “Missione giovani” e ho deciso di prendere parte a quest’esperienza principalmente per dare una mano nella realizzazione dell’evento. Ci si lamenta spesso che la Chiesa è lontana dai giovani e poi, quando si organizza qualcosa espressamente per loro, molti si tirano indietro. Il Papa alla Gmg di Cracovia ha detto “Non siamo venuti al mondo per vegetare ma per lasciare un’impronta”. Questo è uno degli obiettivi della missione: svegliare le nostre menti per capire di essere non automi che seguono una moda, ma essere parte attiva e lasciare anche la nostra impronta positiva tanto nella Chiesa quanto nella società». «Mi chiamo Maria Azzarelli, ho 27 anni e sono di Giarre; lavoro con bambini e ragazzi da tempo. Partecipare alla missione per me è mettermi a servizio della Chiesa e vivere un incontro importante con i giovani vicini e soprattutto con quelli che sono un po’ lontani dalla fede, cercare di capire perché non sentono il bisogno di avere Cristo nella loro vita e non si sentono parte della comunità cristiana. Significa offrire, nel mio piccolo, una testimonianza di vita vissuta con Cristo che nulla toglie ma anzi riempie di grazia». «Sono Giorgia Scapellato e vengo da Acitrezza; sono professoressa di matematica e scienze, ho un bimbo di due anni e mezzo. Condivido la missione verso i giovani con mio marito, Giuseppe; siamo da quasi 10 anni impegnati in parrocchia e in oratorio, da 6 anni in pastorale giovanile. Per me partecipare alla “Missione giovani” significa testimoniare l’amore che Gesù ci dona ogni giorno, essere luce del mondo e sale della terra, non chiudersi dentro le proprie certezze ma buttarsi a braccia aperte verso il prossimo per crescere e cercare la felicità». «Mi chiamo Simone Musmeci, ho 23 anni e vivo ad Acireale. Lavoro in una pizzeria e vorrei riprendere gli studi ad ottobre. Poiché lavoro, non tutte le sere potrò partecipare ai vari appuntamenti da programma, mi sono però comunque reso disponibile un po’ di ore la mattina; non posso e non
voglio perdermi questa occasione, non capita tutti i giorni di avere nella propria città una missione di tale portata, con tanti missionari tra frati, suore e giovani, che per una settimana “Invaderanno” vari luoghi portando gioia e speranza ai giovani che li frequentano. Non voglio farmi scappare questa occasione, per quel che potrò affiancherò i frati come missionario, sarà una tappa fondamentale della mia vita, ho bisogno di questa missione, di persone che riescano a colmare la sete che mi porto dietro offrendomi la “Sorgente” che colma ogni sete e vuoto. In una società fatta di apparenza, noi giovani a volte ci inganniamo rimanendo affascinati per cose che all’esterno luccicano ma che poi si rivelano privi di sostanza, di sicurezza. Noi giovani abbiamo bisogno di qualcuno che ascolti i nostri bisogni, dubbi, che cammini accanto a noi, che ci illumini nelle scelte, abbiamo bisogno di sicurezza; ecco i frati che vengono in nostro aiuto proponendoci una roccia sicura. Questo l’obiettivo della missione, incontrare il Signore, conoscerlo ed essere consapevoli che non siamo soli nel viaggio della vita». «Sono Maria Grazia Ardizzone e vengo da Giarre, insegno lingue alle scuole medie, sono impegnata in parrocchia, al Duomo di Giarre, con un gruppo di giovani. Da sempre frequento la parrocchia e ho vissuto esperienze di forte spiritualità, ma la mia più autentica conversione è avvenuta proprio grazie alla missione francescana vissuta nel lontano ’98 nella mia parrocchia, una missione popolare che ha coinvolto tanti giovani; ecco perché credo molto nei frutti della missione specie quelle rivolte ai giovani, perché tanti dei “lontani” possano avere l’occasione di fare l’incontro che cambia la vita per sempre, quello con Cristo, e perché i “vicini” risveglino l’entusiasmo di una fede che spesse volte rimane assopita. Allora buona missione a tutti».
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DIOCESI Ufficializzati un movimento di parroci e le nomine dei nuovi direttori della Caritas e dell’Oasi Maria SS. Assunta
Trasferimenti di parroci e ... proteste ESSERE PARROCCHIA OGGI Consideriamo la parrocchia nel senso pieno del suo significato, “casa tra la gente”. In questa casa chi vi dimora? L’Ostia consacrata nel tabernacolo. In altre parole, Gesù, il buon pastore, colui che c’è stato, c’è e ci sarà sempre. Ci sono poi dei frequentatori assidui, altri abituali, che sono i parrocchiani che costituiscono, appunto, la parrocchia. C’è poi un supervisore, il sacerdote, che in virtù del suo ministero serve Gesù in ogni luogo e in ogni momento adorandolo, e serve la gente curandone le anime a lui affidate e impartendo loro i sacramenti. In tutto ciò non c’è nulla di stabilito e di automatico. Tutto avviene per vocazione e per amore della Chiesa, come nel caso dei sacerdoti. La parrocchia vive non solo per i suoi aspetti materiali ma specie per quelli spirituali, per le sue “pietre vive” (1 Pt 2, 5). L’idea di chiesa moderna, diversamente dall’architettura antica, pone spesso al centro della scena l’altare non riservando particolare attenzione al Tabernacolo che viene collocato ai margini. Ma Gesù, il buon pastore, è e rimane il centro, l’architrave dell’intera struttura. Forse non significa molto quest’accenno alle moderne architetture, però può aiutarci a interpretare un rischio che oggigiorno si corre: quello di confondere il necessario con il superfluo, la spiritualità con la materialità, insomma di focalizzare un po’ troppo la nostra attenzione sull’officiante della celebrazione e non sul mistero che in essa vi si commemora. Prendiamo in prestito un’immagine: quella di un sacerdote che al termine della messa sosta in adorazione in silenzio dinanzi al Tabernacolo mentre la gente si riversa nella sacrestia per richiedere un documento o una qualsiasi informazione. Anche qui, forse, questo spunto non significherà molto ma credo che aiuti a tracciare la direzione verso cui bisogna tendere se si vuole davvero essere prima di tutto una comunità di credenti. In fondo, questo sacerdote sta dando retta a quella “parte migliore” che non le sarà tolta mai. E, infine, un altro spunto: la sostituzione di un parroco. Questa non è un avvenimento classificabile come una scelta giusta o non giusta perché essi, i parroci, sono pro tempore per natura. Prima o poi vanno via, altri sopraggiungono. Se è vero che essi debbono godere di stabilità così come lo stesso diritto canonico afferma al can.522 è pur vero che questa stabilità si riflette sull’intera comunità parrocchiale ma non scaturisce solo dalla presenza duratura di un parroco ma dall’impegno e dalla missione dei laici all’interno della chiesa. La figura del parroco è senza dubbio fondamentale ma, parafrasando il testo di Andrea Fontana che riprende l’omonima nota della Cei, il mondo è cambiato e occorre cambiare la pastorale: il teologo afferma che “i preti non sono la parrocchia” e citando quelle realtà dove “senza il prete non si fa nulla” sottolinea che oltre a “fare i cristiani” bisogna “formare i cristiani”. Ora, il prete non è l’unico chiamato a questi compiti, come forse lo era di più nel passato. Oggi urge una pastorale integrata incentrata sul principio della corresponsabilità perché se la gente che abita il territorio non ha evidente la percezione che la parrocchia esiste per annunciare e far incontrare Gesù Cristo e che “la parrocchia esiste solo per Gesù Cristo per nient’altro e nessun altro”, se continua a considerare la parrocchia solo come casa del parroco, dove riversarsi per essere consolati, aiutati, ascoltati, allora davvero non abbiamo capito l’istituzione parrocchiale. Domenico Strano
Un anno fa, più o meno in questo stesso periodo, si parlò di “rivoluzione”, con riferimento agli spostamenti ed alle nuove nomine di parroci che il vescovo acese, mons. Antonino Raspanti, aveva messo in atto. Stavolta non siamo agli stessi livelli, ma anche quest’anno, dal mese di giugno in avanti, ci sono stati vari movimenti nella nostra diocesi. Certo, gli spostamenti che maggiormente vengono notati sono quelli dei parroci, perché coinvolgono delle comunità. Ed infatti le nomine di cui si è ampiamente parlato (soprattutto nel contesto acese), sono quelle che riguardano don Giuseppe Pavone e don Giuseppe Cicala; il primo trasferito alla parrocchia Santa Margherita di Pozzillo lasciando le due comunità di Cosentini e Maria Vergine e subentrando al secondo, che ha lasciato Pozzillo per diventare direttore dell’OASI “Maria SS.ma Assunta” di Aci Sant’Antonio (l’istituto che accoglie i sacerdoti anziani) al posto di don Giovanni Cavallaro. Entrambe le nomine decorrono dal 21 settembre, ma già, sin da quando esse sono state ufficializzate, sono cominciate le proteste da parte delle comunità parrocchiali interessate, con manifestazioni
di piazza, delegazioni di fedeli che si sono recate da Vescovo e risentimenti vari; in questo caso, cioè, la “rivoluzione” si può dire che l’abbiano fatta proprio i fedeli. Le tre frazioni di Santa Venerina, quelle di Cosentini e di Maria Vergine finora coperte da don Giuseppe Pavone, più quella di Linera (temporaneamente affidata al salesiano don Giuseppe Di Leonforte in veste di amministratore parrocchiale) sono state adesso affidate ad un sacerdote pallottino di origini locali e della comunità di Riposto, padre Giovanni Vincenzo Patanè, che le gestirà insieme con due confratelli del Camerun (ma appartenenti alla medesima comunità di Riposto), Guy Sylvain Atangana Mebina e Benoit Magloire Atemengue, in qualità di vicari parrocchiali. Dobbiamo poi registrare alcuni nuovi incarichi in ambito curiale, a cominciare dalla nomina di don Mario Arezzi (parroco di San Cosmo) a direttore della Caritas diocesana, al posto del dott. Giuseppe Gulisano, passato ad altro incarico, che è stato il primo direttore laico dell’organismo pastorale acese. Abbiamo ancora, da luglio, don Giuseppe Russo responsabile del Servizio diocesano di consulenza
pastorale-giuridica per le cause di nullità matrimoniale e don Lucio Cannavò vice direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migranti. E dal 5 agosto don Roberto Fucile è diventato direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport (di cui era già vice direttore), subentrando a don Stefano Presti, nuovo incaricato per la pastorale diocesana dello sport. C’è infine un cambiamento che riguarda i francescani di Acireale (Ordine dei frati minori): a seguito del trasferimento del padre guardiano Marcello Badalamenti (che era anche parroco della piccola comunità di S. Andrea apostolo nella frazione di Baracche), il nuovo guardiano del Convento di San Biagio (così si chiama il superiore nell’ordine francescano) è fra’ Nicola Lippo, mentre l’incarico di parroco di Baracche è stato affidato a fra’ Lorenzo Ficano, anch’egli francescano. Auguriamo buon lavoro ai nuovi nominati, ma la vita delle Chiese locali è in continuo fermento – e la diocesi di Acireale non fa eccezione – per cui ci aspettiamo a breve delle ulteriori nuove nomine. Nino De Maria
DIOCESI Festa a Monterosso Etneo per l’ordinazione di un suo figlio
Rosario Pappalardo ordinato sacerdote
La folla è quella delle grandi occasioni, l’emozione è palpabile, il silenzio e l’attenzione fanno capire che è un evento che rimarrà a lungo nella memoria dei presenti. E’ quello che ieri è successo sul sagrato della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Monterosso Etneo, in occasione dell’ordinazione sacerdotale del diacono Rosario Pappalardo. La strada che ha portato il giovane a questo passo così importante è lunga e inizia alcuni anni fa. La sua formazione pastorale oltre che nel seminario acese si è svolta nelle parrocchie di Santa Venera e Sacro di Gesù di Santa Venerina. Raggiungere per un diacono questo importante traguardo deve essere una immensa gioia e adesso questo lungo cammino che l’aspetta sarà in salita, con grandi gioie e con tanto impegno in una fase storica in cui è importante ritrovare i veri valori della vita. Nella chiesa cattolica il presbitero è il ministro di culto che ha il mandato di presiedere il culto, annunciando ai fedeli la parola cristiana e guidando la comunità. Ed è il secondo grado del sacramento dell’ordine che si articola nei tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato. La comunità di Monterosso etneo quest’anno ha vissuto importanti eventi nell’ambito religioso, infatti la chiesa è stata da
poco riaperta al culto, dopo circa due anni di chiusura, per gli urgenti lavori di restauro. Lo scorso 8 luglio la prima celebrazione, presieduta da mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, ha dato inizio ai festeggiamenti che sono proseguiti per tre giorni e conclusi con la conferenza di presentazione dei lavori di restauro. Rosario Pappalardo ha ricevuto l’ordinazione presbiteriale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Raspanti, alla presenza dei felicissimi e orgogliosi genitori, dei sacerdoti della comunità, tra cui padre Giuseppe Arcidiacono, prete della chiesa di Sant’Antonio di Padova, il vicario generale mons. Guglielmo Giombanco e il cerimoniere vescovile don Roberto Strano. Alla fine della funzione religiosa l’intervento del sindaco di Aci Sant’Antonio Santo Orazio Caruso che ha sottolineato non solo l’importante momento vissuto dalla comunità con l’ordinazione del nuovo sacerdote, ma anche la gioia della riapertura al culto della chiesa. Infine è stato il neo sacerdote a concludere la cerimonia esprimendo gioia e commozione in uno dei momenti più significativi e importanti
della sua vita.
Gabriella Puleo
DIOCESI Valverde: vivo interesse per la mostra della Pro Loco DIOCESI Giubileo e mandato del Vescovo ai catechisti
Pietà popolare e devozione mariana
Annunciare e testimoniare il Padre
In occasione dell’annuale festa della Madonna di Valverde, venerata nell’omonimo Santuario, la locale “Pro Loco” ha voluto dare il proprio contributo, dal punto di vista culturale, alla millenaria devozione mariana con l’allestimento di una mostra ad hoc. La mostra, ospitata nei locali della biblioteca comunale di Valverde, ha avuto come tema di questa sua prima edizione “Il culto mariano nella Terra di Aci”. La devozione centenaria alla Madonna di Valverde, la “Castellana della diocesi acese” (così amavano definirla i primi vescovi di Acireale, in particolare il Servo di Dio mons. Giambattista Arista) è certamente tra le più sentite e radicate ma la mostra ha voluto mettere in evidenza, attraverso un percorso tematico e figurativo, come tutto il territorio acese abbia un legame forte con la Madre di Dio, sotto i suoi diversi titoli. Da Valverde, infatti, ci si può spostare nella vicina Aci Sant’Antonio (di cui Valverde, fino alla seconda metà del secolo scorso, costituiva amministrativamente una delle frazioni comunali), dove troviamo il culto alla Madonna dei Tribolati o ad Aci Bonaccorsi con la Madonna “Ritornata” nella Parrocchia di Lavina. Oltre i noti santuari della Madonna della Catena (Aci Catena) e Loreto (Acireale), tantissimi sono i luoghi di culto mariano e altrettanti i titoli attribuiti alla Madre di Dio. Per quanto concerne Acireale e le sue frazioni, poi, sarebbe davvero difficile farne l’elenco completo. In aggiunta alla stessa Madonna di Valverde, che è annoverata tra i suoi compatroni, in città è radicato, tra gli altri (del Carmelo, Odigitria, Bambina, ecc.) il culto alla Madonna del Rosario, alla quale il popolo e il clero unanimi nel 1743 fecero voto per la liberazione dalla peste. Nelle frazioni ricorrono diversi altri titoli che fanno onore alla Madonna: da S. Maria La Scala a Pennisi e Aci Platani (Madonna del Carmelo), da Piano d’ Api (Madonna della Misericordia) a Scillichenti (Madonna del Rosario). La mostra è stata inaugurata mercoledì 24 agosto, alla presenza dell’arciprete-parroco del Santuario di Valverde, padre Nei Marcio Simon OAD, del sindaco prof. Rosario D’ Agata e di numerosi cittadini e componenti della Pro Loco, accolti dai saluti del suo presidente, Mario Tosto, e del vice Angelo Strano. L’idea di allestire questa prima mostra, curata dal prof. Salvatore Di Mauro con la fattiva collaborazione del socio Nunzio Lizzio e l’apporto significativo di appassionati cultori dell’hinterland, tra cui Fabio Bonaccorsi, ha messo bene in evidenza il nesso inscindibile tra pietà popolare nell’acese e devozione mariana. Particolarmente apprezzato è stato il contributo del prof. Matteo Donato, concittadino valverdese, che bene ha studiato la storia delle Aci nei suoi vari aspetti. La mostra nei cinque giorni di apertura ha suscitato il vivo interesse e l’apprezzamento non solo degli appassionati, studiosi e collezionisti di immagini sacre, ma anche di tanti fedeli locali e dei pellegrini, giunti a Valverde in occasione della festa. Guido Leonardi
Il tempo inclemente fino a poche ore prima dell’inizio non ha scoraggiato l’esercito dei catechisti delle parrocchie a ritrovarsi ad Acireale per celebrare il loro annuale raduno. L’appuntamento è stato martedì 6 settembre e ha visto convergere nella Cattedrale diverse centinaia di catechisti, in rappresentanza di oltre 80 parrocchie della Diocesi. Infatti la Basilica si è riempita rapidamente e totalmente, tanto che molti catechisti hanno dovuto trovare posto nelle navate laterali. Ad accogliergli c’era don Carmelo Sciuto, il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, e i membri dell’equipe che hanno curato la preparazione e la gestione dell’evento, che quest’anno ha assunto la forma di pellegrinaggio alla porta santa della Cattedrale e quindi di Giubileo per tutti gli operatori della catechesi. Giubileo della misericordia per i catechisti, dunque. Per introdursi nel giusto clima è stato chiesto a S. E. Mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo emerito di Siracusa, di tenere una meditazione sul tema: “Annunciare e testimoniare la misericordia del Padre”. Con la ben nota profondità, brillantezza e passione che contraddistinguono Mons. Costanzo, per nulla scalfite dall’avanzare degli anni, egli ha tratteggiato l’identità del catechista. Il catechista – ha detto Mons. Costanzo – non è un conferenziere, un relatore o un maestro di cattedra ma un testimone della misericordia, perché la misericordia l’annuncia e la pratica. L’annuncia perché di misericordia è intrisa ogni parola della Scrittura (e tal proposito ha voluto commentare brevemente alcuni salmi e le parabole di Luca 15); per questa ragione il catechista deve sempre avere in mano la Bibbia e interiorizzarla. Ma egli è testimone della misericordia anche perché deve praticarla: da lui ci si attende coerenza, concretezza e solidarietà. Quindi il relatore ha proposto ai catechisti di vivere con tanta carità e sapienza l’opera di misericordia spirituale che più di tutte compete a loro, quella di insegnare agli ignoranti. Terminata la meditazione, i catechisti hanno compiuto il rito del passaggio della porta santa e poi ha avuto inizio la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Antonino Raspanti. Durante la messa egli ha interrogato i catechisti, accogliendone la disponibilità a servire la Chiesa nel ministero dell’annuncio della Parola di Dio e quindi ha conferito loro il mandato diocesano. Il mandato è un atto ufficiale di investitura con la quale le persone prescelte vengono riconosciute idonee per il servizio della catechesi e inviate a svolgere la loro missione a nome della Chiesa. Per i catechisti si apre ora un nuovo anno pastorale, ricco di impegni e di proposte formative (oltre alle iniziative di ogni parrocchia, altre attività sono già in programma da parte dell’Ufficio catechistico e dell’Istituto diocesano di Teologia). Ma ciò che più conta è che i catechisti siano annunciatori del Signore con la fede, la carità e la coerenza della vita. In una parola: testimoni della misericordia. don Alfio Privitera
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Cronaca
25 settembre 2016
dell’
Jonio
VALLE DELLE ACI Un grande progetto che coinvolge dieci Comuni, capofila Acireale, per utilizzare un bando ministeriale
Sfruttare il nostro ricco patrimonio culturale La Sicilia è una terra ricca di storia, arte, cultura, tante civiltà nel corso dei secoli hanno lasciato una lunga scia di opere d’arte, di insegnamenti, e questo immenso patrimonio oggi, deve essere custodito, protetto, preservato, rendendolo fruibile a tutti coloro che vogliono ancora ammirare le bellezze di un passato glorioso. Non è facile, specialmente in un periodo storico, come quello attuale, nel quale le difficoltà dell’imperante crisi economica esigono tagli e ristrettezze in tutti i settori. Ma un patrimonio, se c’è, deve essere tutelato; con questa convinzione l’amministrazione comunale di Acireale ha aderito alla proposta progettuale che comprende interventi di recupero e valorizzazione di luoghi di grande importanza culturale e architettonica. La costituenda associazione, composta dai Comuni di Acireale, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Valverde, San Gregorio di Catania, Zafferana Etnea, Santa Venerina e Milo si pone l’obiettivo di partecipare al bando ministeriale di progettazione della cultura allo scopo di valorizzare la valle delle Aci.
L’importante progetto si pone dei fini interessanti e fondamentali per una terra, come la nostra, votata da sempre al turismo. Il territorio necessita di interventi per l’accessibilità e la fruibilità sia fisica che virtuale attraverso la mappatura delle aree interessate e il recupero e valorizzazione degli antichi sentieri. Tutto questo si può realizzare attraverso la pianificazione di azioni di sostegno per le attività economiche e culturali e attraverso la gestione integrata. Nel 2010 i Comuni di Acireale, Aci Sant’Antonio, Valverde, Acicatena e Acicastello hanno istituito il “parco archeologico e paesaggistico della valle delle Aci e delle aree archeologiche del comprensorio acese e dei comuni limitrofi”. L’obiettivo è recuperare e valorizzare il patrimonio culturale, enogastronomico, naturalistico e ambientale legato alle tante aree archeologiche come Santa Venera al Pozzo. Luogo poco visitato negli anni scorsi, anche perché le visite e la fruizione da parte dei turisti e di tutti coloro che sono interessati alla zona non è agevole e si deve fare ancora tanto per rendere accogliente e fruibile il sito.
La costituenda associazione dei 10 Comuni, per un complessivo di 156.673 abitanti, attraverso una azione combinata in accordo con il Polo regionale di Catania per i siti culturali, parchi archeologici di Catania e della Valle dell’Aci, intende presentare una proposta progettuale articolata, ed insieme alla Sovrintendenza, privati e imprese vogliono realizzare il “Polo turistico culturale la terra dei giganti”. L’analisi demografica
evidenzia la presenza di molti giovani con alto grado di scolarizzazione, anche se permane da lungo tempo in questa fascia un’ alta percentuale di disoccupazione, buone le infrastrutture come l’aeroporto internazionale di Catania a cui si è aggiunto recentemente lo scalo di Comiso. Le bellezze naturali sono numerose, il nostro vulcano, la Timpa, i faraglioni di Acitrezza, le numerose chiese, eremi, conventi, la ricostruzione post terremo-
Acireale: allo “Scientifico” breve lezione dei tre olimpionici Si è tenuto l’incontro – seppur breve – dei campioni olimpionici acesi di scherma Daniele Garozzo, Enrico Garozzo e Marco Fichera con gli studenti del liceo statale “Archimede” di Acireale. A presentarli il dirigente dell’istituto, Riccardo Biasco, al quale abbiamo posto alcune domande. - Daniele, Enrico e Mario sono stati studenti di questa scuola? «Si, in varie misure, modalità e in tempi diversi». - Quanto è importante è lo sport per la maturazione dei
giovani? «Abitua al sacrificio e a strutturare bene il tempo disponibile, cioè a non perdere tempo». - Quale il messaggio che si è voluto trasmettere? «Far capire che qualsiasi tipo di meta, affettiva, scolastica, lavorativa, sportiva, la si raggiunge solo attraverso l’esercizio e il sacrificio». - Come vede il rapporto tra i giovani e lo sport? «Purtroppo è distorto dal calcio; i ragazzi che si approcciano al calcio hanno un’idea a volte
riduttiva e sbagliata dello sport. Il calcio è uno sport importantissimo però a volte nuoce nella formazione della coscienza sportiva dei ragazzi». Abbiamo incontrato uno di loro, Daniele Garozzo, per conoscerlo meglio:« Sono un ragazzo umile – ci ha detto -, studio medicina e ho molti amici. Nel tempo libero mi piace giocare a calcio e a tennis»; e gli abbiamo posto tre domande per scoprire di più sulla sua passione. Graziella De Maria
to del 1693 con il “barocco fiorito” in pietra lavica, il neoclassico, lo stile liberty. I nostri centri storici sono ben conservati e tutto questo rende i luoghi posti ideali per il viaggiatori, gli studiosi d’arte e di storia, gli amanti dell’archeologia. La strategia prevede la nascita di itinerari tra i più prestigiosi “cammini d’Italia”, “i cammini nella terra dei giganti, tra miti e leggende attraverso secoli di storia”. Intanto sono stati avviati incontri con la Sovrintendenza, il Polo regionale di Catania, gli enti pubblici e i tecnici per integrare e non sovrapporre gli interventi evitando la frammentarietà delle precedenti programmazioni. La proposta è di recuperare gli antichi sentieri, la via dei mulini, la via del mercante e del pellegrino, i percorsi dell’acqua e del fuoco. Progettare piattaforme conoscitive ed informative sviluppando attività economiche e culturali. Il progetto dovrà prevedere l’individuazione di alcuni itinerari e un piano di gestione che dovrà essere snello, efficace e basato su un modello di governance innovativo . Gabriella Puleo