La Voce dell'Jonio (Natale, 25 dicembre 2016) numero 12 anno LIX

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Auguri di Buon Natale e felice Anno nuovo

LA Jonio VOCE

Domenica, 25 dicembre 2016

Anno LIX- N. 11

dell’

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Verso il Natale

La gioia dell’attesa che va preparata e desiderata

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

LETTERA APOSTOLICA

INTERVISTA

DIOCESI

Concluso l’Anno giubilare il Pontefice ricorda “La Misericordia divina va ricercata sempre” Letizia Franzone

Domenico Famà compositore e concertista “Quando la chitarra ti cambia la vita”

Il 28 si presenta il saggio di Agostino su La Pira Confronto tra il Vescovo e gli on. Corrao e D’Agostino

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Maria Pia Risa

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Gabriella Puleo

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Diocesi “Terre d’Etna e Valle dell’Alcantara” è già operativo e sta sviluppando una vasta rete

Nasce il parco culturale ecclesiale La Solennità del Natale celebra la natività di Gesù, la Parola che si incarna per essere il Dio con noi “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” ( Gv 1,14 ). Dio viene a visitare il suo popolo per dimorare tra gli uomini; non è il Dio distante ed estraneo, ma è il Padre innamorato dei suoi figli. Il Natale celebra per l’appunto, il mistero dell’Incarnazione, Dio che si incarna nel Figlio Gesù per attraversare con l’uomo le stesse sue vicende; si fa compagno di ogni uomo per donargli la sua amicizia e il suo amore. Il Cristo era il Messia annunciato dai profeti e atteso dal popolo d’Israele; l’Antico Testamento annunciava la sua venuta nell’attesa del compimento della Promessa fatta ai Padri nella fede; quest’ attesa diventa compimento della promessa nell’Incarnazione di Gesù, di cui il Nuovo Testamento si fa annunciatore della gioiosa notizia. La venuta di Gesù è preceduta dunque dall’ attesa, divenendone in tal senso, elemento caratteristico del periodo che la precede. Anche la liturgia della Solennità del Natale è preceduta da un tempo cosiddetto di Avvento, cioè, di attesa alla venuta di Gesù. Tutta la liturgia del tempo di Avvento è caratterizzata dalla gioiosa preparazione spirituale all’incontro con il Dio che si incarna per dimorare tra gli uomini. La gioia e la bellezza di questa attesa, annunciata e vissuta nella fede, è stata da secoli espressa dalla bellezza dell’arte, quasi a dimostrare la naturale esigenza dell’uomo di celebrare questo grande mistero di amore. Tantissime sono le diverse espressioni artistiche sulla nascita di Gesù, con lo scopo di muovere i fedeli alla gioia della Natività di Gesù. L’uso consolidato della tradizionale rivisitazione dei luoghi e dei tempi della nascita di Gesù, attraverso rievocazioni artistico - figurative , permette di evocare con partecipazione il mistero della Natività. Tra queste espressioni artistico – figurative che ricordano la Nascita di Gesù spicca la tradizionale usanza del presepe. Dalle più antiche iconografie sulla Natività, al presepe di San Francesco, che vede l’ introduzione della figura del bue e dell’asino, fino alle avanguardie contemporanee, la gioia di comunicare il mistero di Dio che viene tra gli uomini, muove ancora tanti artisti – artigiani ad esprimere nella semplicità la bellezza della Notte Santa. Ecco cosa sta avvenendo in questi giorni che precedono la nascita di Nostro Signore Gesù nella chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Ammalati. Letizia Franzone Giusy Greco (continua a pag. 2)

Una concezione innovativa del rapporto che deve legare turismo religioso-territorio Terre d’Etna e valle dell’Alcantara: questo il nome del parco culturale ecclesiale della diocesi di Acireale. Un progetto fortemente voluto e sostenuto dal vescovo mons. Antonino Raspanti e guidato da don Roberto Fucile, neodirettore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del Turismo, Pellegrinaggi e Sport, dall’ing. Melino Ficili, promotore del progetto, e dalla dott.ssa Anna Maria Musmeci, coordinatrice del progetto di sviluppo turistico interregionale Itinerari della Fede-Cammini di Fede. (continua a pag. 2)

ACIREALE L’appello del rettore don Rocca a seguito delle infiltrazioni d’acqua che danneggiano le opere d’arte

“Salviamo la casa di San Sebastiano, casa di tutti” La Basilicata di San Sebastiano, che è sotto la tutela dell’Unesco, è molto amata dagli acesi, perché è un opera grandiosa voluta fortemente dai nostri antenati, un’opera ammirata da tanti turisti e da intere generazioni studentesche, non solo della città ma di tutto il territorio ed anche da studenti provenienti da varie regioni italiane ed estere. La facciata barocca ė molto originale sia per il

campanile incorporato ad essa sia per lo scenario del sagrato sopraelevato circondato da statue bibliche e di santi. Un giorno a Londra, entrando in un’agenzia di viaggio, ho avuto un’istantanea sensazione di trovarmi ad Acireale, dato che mi trovavo davanti ad un grande poster della Basilica di San Sebastiano. Anna Bella (continua a pag. 2)

INTERVISTA

INTERVISTA

Don Carmelo Sciuto su evangelizzazione e pietà popolare “Incontrare Gesù “ Domenico Strano

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DIOCESI

Giuseppe Di Salvo autore di un saggio su Benedetto XVI “Sono rimasto affascinato” Giuseppe Russo

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Tra i seminaristi 5 nuovi accoliti e 3 lettori Ministeri conferiti dal Vescovo in Cattedrale don Alfio Privitera

ACIREALE Abbattuto l’ecomostro si lavora alla realizzazione del parco suburbano della città metropolitana che verrà allargato alla “Gazzena”

Adesso il polmone verde potrà respirare meglio Domenica scorsa, 22 febbraio, Acicatena è stata inProcedono a ritmo serrato (condizioni meteorologiche permettendo) i lavori di smantellamento dell’ecomostro della Timpa. La struttura sarà infatti tagliata e smontata pezzo per pezzo fino alla sua completa eliminazione, come hanno spiegato i tecnici e lo stesso sindaco Roberto Barbagallo in occasione dell’inizio dei lavori. Il primo pezzo è stato staccato e sollevato da un’alta gru alle ore 12 del 2 dicembre scorso, alla presenza del sindaco di Acireale, del sindaco metropolitano Enzo Bianco, del prefetto Maria Guia Federico e delle massime autorità locali e provinciali. Significativa anche la presenza dei vertici della Procura della Repubblica di Catania e dell’ex procuratore capo Giovanni Salvi (adesso procuratore generale di Roma), per sottolineare l’impegno della Giustizia etnea nella lotta all’abusivi-

smo edilizio. E tutto questo è avvenuto in una splendida giornata di sole, in mezzo al verde rigoglioso della Timpa, davanti ad un mare meraviglioso, come se la natura stessa fosse impaziente di riprendersi ciò che la mano dell’uomo le aveva stoltamente strappato, deturpando quell’angolo meraviglioso di paesaggio costituito dal declivio della Timpa tra Santa Maria La Scala e Santa Caterina. Il cosiddetto “ecomostro della Timpa” è ciò che rimane del progetto di un albergo di lusso che doveva nascere a strapiombo sul mare (“Aloha mare”), la cui costruzione iniziò nel 1975. Una serie di denunce ed esposti ne bloccò i lavori dopo un paio d’anni, ma ci sono voluti 40 anni di ricorsi e controricorsi, e varie sentenze del TAR e del CGA, per arrivare alla sua definitiva demolizione, di cui si sta facendo adesso carico l’Amministrazione comunale di Acireale, in

danno alla ditta proprietaria inadempiente, intervenendo con l’attivazione di un percorso condiviso con la Procura di Catania, con l’Assessorato regionale Infrastrutture, con il Genio Civile di Catania e con l’Azienda regionale Foreste Demaniali. “Con la demolizione dell’ecomostro della Riserva naturale della Timpa, simbolo di uno scempio edilizio in piena Riserva naturale, si concretizza, dopo 40 anni di lotte, la vittoria della civiltà, della legalità e della bellezza. Questo non è un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza per la nostra città e il nostro territorio”, ha dichiarato infatti il sindaco Roberto Barbagallo, che sprizzava contentezza e soddisfazione da tutti i pori. Nino De Maria (continua a pag. 2)

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In Seconda

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Jonio

LETTERA APOSTOLICA La riflessione di Papa Francesco a conclusione dell’Anno Giubilare

OTIUM ET NEGOTIUM - 6 Il vero Natale

A conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco scrive la Lettera apostolica “Misericordia et misera” per ricordare che la Misericordia non è un momento occasionale della vita della Chiesa, ma ne costituisce la sua intera esistenza. Su questo fondamentale principio, Papa Francesco articola questa Lettera apostolica evidenziando diversi punti nei quali ripercorre alcuni momenti importanti vissuti all’interno del Giubileo, quali la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, le attività svolte dai missionari della misericordia, ect. e allo stesso tempo esorta a percorrere con entusiasmo e con fermezza, la via della Misericordia che sempre suscita modi nuovi e originali per toccare il cuore di ogni uomo. Papa Francesco apre questa Lettera apostolica con una bellissima scena raccontata nel vangelo di Giovanni: l’incontro tra Gesù e la donna adultera ( Gv 8,111), riprendendo le due parole utilizzate da sant’Agostino per raccontare proprio questo incontro tra Gesù e l’adultera quando scrive:“ Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”. Queste due parole sono per l’appunto: Misericordia et misera, che sant’Agostino utilizza per far comprendere il mistero del l’amore di Dio quando viene incontro al peccatore. E’ l’incontro che avviene tra lo sguardo di Gesù che silenziosamente accoglie lo sguardo della donna che rischia il giudizio della lapidazione da parte dei suoi accusatori. Nello sguardo della donna, Gesù sa leggervi il desiderio di essere capita e perdonata, e mentre gli accusatori mettono avanti il peccato della donna, Gesù mette avanti la sua misericordia donandole il perdono e la speranza di ricominciare nuovamente una nuova vita. La misericordia, ricorda il Papa in questa Lettera apostolica, è “Quest’azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita”. Chi fa esperienza della misericordia non può che vivere nella gioia e divenire egli stesso portatore di questo amore e di questa gioia che provengono da una vita vissuta in compagnia di Dio. Il Papa esorta a vivere la gioia, malgrado le diverse preoccupazioni e le varie afflizioni del quotidiano, affermando che questo tempo ha bisogno di autentici testimoni della speranza “C’è tanto bisogno di riconoscere la gioia che si rivela nel cuore toccato dalla misericordia. Facciamo te-

Carissimo lettore, “Non erat eis locus in diversorio” (“Non c’era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.” Lc 2,7): questa la giustificazione della nascita di Gesù in una mangiatoia. In uno dei canti natalizi della nostra tradizione si descrive “San Gnuseppi cu Maria” in cerca di alloggio. “Assaiatici li cani, lu purtuni ci chiuditi na la facci a sti viddani”. In un dialogo con la povera partoriente San Giuseppe si accorge che Lei ha sentito bene gli insulti. Gioie e dolori si alternano nel cuore di Giuseppe e di Maria. Alle amarezze del viaggio segue la gioia della nascita del Figlio di Dio, la presenza dei pastori che raccontano della visione degli angeli, l’arrivo dei “tri rignanti, li tri re di l’urienti, cu ’na stidda ’n cumpagnia” venuti per adorare “lu Misia”. “A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino: la circoncisione, l’Epifania, la presentazione di Gesù al tempio, la fuga in Egitto... sono segni e manifestazioni del Re-Messia di Israele venuto come vero e definitivo liberatore.” (CCC n° 103). “Non mi discosto dal rigore della verità se affermo che Gesù cerca an-

La misericordia va cercata sempre Nei canti popolari siciliani

soro, pertanto, delle parole dell’Apostolo: “Siate sempre lieti nel Signore” (Fil 4,4; 1Ts 5,16). Non si può rimanere indifferenti dopo aver vissuto un Anno giubilare tanto intenso e colmo di grazia e di misericordia di Dio. Il Papa esorta i singoli e le diverse comunità ecclesiali, a far tesoro di questo Anno Santo e allo stesso tempo, a continuare a vivere la nuova evangelizzazione con più slancio e più entusiasmo per portare a tutti il Vangelo che salva. A tal proposito Papa Francesco dà alcune indicazioni quali luoghi nei quali è possibile vivere con maggiore intensità la misericordia. In primo luogo si è chiamati a celebrare la misericordia attraverso i Sacramenti: la celebrazione eucaristica, il sacramento della Riconciliazione, l’Unzione degli infermi, etc. Quanta ricchezza di misericordia vi è nella liturgia della Chiesa. Assume inoltre, un valore fondamentale per tal fine l’ascolto della parola di Dio. Ogni domenica, nella celebrazione eucaristica , viene proclamata nella comunità cristiana perché la parola di Dio possa illuminare la vita di ogni uomo. Dio parla al cuore di ognuno, desiderando di entrare in dialogo per comunicargli il suo amore. E dentro questo contesto, il Papa sottolinea l’importanza delle omelie e delle prediche che devono necessariamente essere preparate con cura e responsabilità, ma allo stesso tempo, devono essere sostenute da un cuore pulsante di amore “Per far vibrare il cuore dei credenti dinanzi alla grandezza della misericordia”. Inoltre il Papa incoraggia a vivere nelle comunità ecclesiali, la lectio divina, perché “Attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita spirituale trovi sostegno e crescita”. E afferma: “Siamo chiamati a far cre-

scere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli”. Le opere di misericordia, continua il Papa, sono “originali”: nessuna di esse è uguale all’altra, le nostre mani possono modellarle in mille modi, e anche se unico è Dio che le ispira e unica la “materia”di cui sono fatte, cioè la misericordia stessa, ciascuna acquista una forma diversa. Le opere di misericordia toccano tutta la vita della persona. La lettura attenta di Misericordia et misera, suscita nel cuore il desiderio di operare a favore della cultura della misericordia, cultura che può essere appresa soltanto da coloro che restando da soli con Gesù, si lasciano raggiungere da quello sguardo misericordioso e silenzioso che perdona e dà speranza, raccontato nel citato brano del vangelo di Giovanni. Letizia Franzone

cora una dimora: nel nostro cuore. Dobbiamo chiedergli perdono per la nostra sbadataggine, per la nostra ingratitudine. Dobbiamo chiedergli la grazia di non chiudere mai più davanti a Lui la porta della nostra anima.” (San J. Escrivà, È Gesù che passa, n° 19). Questo è il Natale cristiano: mistero della fede che si rinnova ogni anno e ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa o che ci confessiamo. In questi sacramenti, infatti, abbiamo un incontro personale con lo stesso Bambinello che vediamo rappresentato nel presepio vicino alla Madonna e a S. Giuseppe, riscaldato dal bue e dall’asinello. Ricevi cari saluti e l’augurio di un buon Natale vissuto cristianamente da Nino Ortolani

Acireale: L’«Albero dei libri» fruttifica in piazza Duomo Una iniziativa innovativa e originale di questo Natale è “ L’Albero dei Libri”. Un albero di Natale, costituito da libri di fiabe e letture che, alla vigilia del Natale, verranno regalati o messi a disposizione dei giovanissimi che ne faranno richiesta. L’Albero, in bella mostra nella vetrina dell’Ufficio regionale del Turismo, in piazza Duomo ad Acireale, è nato da un’idea della dott.ssa Giuliana Pistarà , funzionario direttivo dell’ Unità operativa acese, con la collaborazione dei colleghi di ufficio. L’iniziativa è certamente importante. Nell’era della tecnologia più sfrenata e più bizzarra, i computer ed i telefonini sono gli strumenti verso i quali i ragazzi in età scolare hanno sviluppato una vera e propria forma di dipendenza. Essi estraniano il ragazzo dalla vita sociale, dalla gioiosa voglia di stare insieme ai coetanei giocando, scherzando e vivendo il quotidiano nella realtà di tutti i giorni. Erroneamente credono di dialogare con il mondo, invece si chiudono in una solitudine sempre più melanconica. Ecco, allora, l’importanza delle fiabe. Esse contribuiscono allo sviluppo psicologico del bambino in diverse aree della cognizione; fanno vivere emozioni in modo protetto: C’era una volta… è anche un modo di godere della vicinanza del genitore, della maestra, dei nonni. Le fiabe stimolano la fantasia,offrono nuove dimensioni di pensiero e di immaginazione e pongono il giovanissimo,in maniera sana, a dover riflettere sui principali problemi umani. La dott.ssa Pistarà dice che obbligava i suoi figli a “l’ora di lettura” e sicuramente l’imposizione avrà dato i suoi frutti. I libri verranno distribuiti il 24 mattina verso le 11 e se quest’anno la partecipazione degli acesi non sarà massiccia, gli organizzatori sperano che in futuro l’idea possa attecchire perché, come dice la Pistarà, “Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca”. Carmelo Ronsisvalle

dalla prima Il Natale: la gioia dell’Attesa dell’

Jonio

Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da ITALGRAFICA Via Nocilla 157 95025 Aci S. Antonio (CT) tel 095 702 23 59 www.ital-grafica.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Qui, grazie all’ausilio di mani esperte e materiali poveri, la tradizione prende vita con l’utilizzo degli stessi pastori di carta pesta che, il 15 novembre del 1937, l’allora parroco don Mariano Vasta acquistò a Catania. Giorni di attesa e di dedito lavoro che donerà a tanti la gioia di ammirare tanto splendore nella Notte Santa in cui nasce Nostro Signore. Un’attesa che va preparata e desiderata nella quotidianità della vita. In un tempo in cui l’uomo sembra aver smarrito la gioia di attendere, in un tempo in cui si consumano i giorni dentro preoccupazioni e malcontenti, dove l’accumulo del superfluo sembra essere la soluzione al vuoto interiore che rattrista, e il fare smisurato appare come distrazione alle inquietudini, quell’umile grotta del presepe sembra voler ricordare ancora una volta che il Natale porta in sé la bellezza e la gioia di un incontro: l’incontro tra il Creatore e la sua creatura, dentro quel luogo solitario del cuore, dove l’Amore desidera dimorare. Letizia Franzone e Giusy Spina

Appello per San Sebastiano Purtroppo delle infiltrazioni di acqua piovana stanno provando alterazioni in tanti dipinti, specie della navata sinistra; anche si notano macchie di umidità nella navata centrale. Possiamo dormire tranquilli? Direi di no: dobbiamo subito passare all’azione ovvero aiutare questo splendore a vivere inalterato per noi è per i posteri. E, in quest’operazione, impareggiabile è il Rettore, don Vittorio Rocca, che ė già in contatto con l’architetto Raneri per intervenire tempestivamente sia per la salvaguardia della Basilica dall’umidità sia per la realizzazione di una rampa per i diversamente abili, che senza dubbio hanno il diritto a goderne. È stata già attuata qualche iniziativa, quale il concerto di sabato 10 dicembre per la raccolta fondi ed altre sono in progetto. Ascoltiamo quanto dice don Vittorio. - Il culto di San Sebastiano sorse nella chiesetta di

Sant’Antonio di Padova. Quando si passó all’attuale Basilica e perché? -“Nel 1609. I devoti di San Sebastiano erano moltissimi per cui la Chiesa di Sant’Antonio non era più adatta a contenere i. Pertanto venne costruita l’attuale Basilica essendo ne libera l’area nel centro storico”. - Il terremoto del 1693 distrusse buona parte di Acireale e addirittura si parla di un migliaio di vittime. I superstiti per ringraziare Dio del dono della vita, secondo la leggenda popolare, vollero abbellire le tre Basiliche del Centro storico; non è così? -“E’ certo che il terremoto distrusse la sagrestia della Basilica, che venne ricostruita. La facciata è del tutto nuova secondo lo stile barocco con il campanile dotato di belle campane per le sette congregazioni della Basilica.” Per desiderio del Rettore, ecco l’annuncio: “Salviamo la casa di San Sebastiano, casa di tutti”. Anna Bella

Abbattuto l’ecomostro I lavori di demolizione dovrebbero durare tre mesi (fino a febbraio), con un costo di 155 mila euro, importo che sarà suddiviso tra il Comune di Acireale e l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture. I lavori di smantellamento del fabbricato si svolgeranno secondo prescrizioni precise dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente, rispettando il periodo riproduttivo e migratorio delle specie faunistiche, dal momento che ci troviamo all’interno di un’area protetta. Solo la parte delle fondamenta non sarà rimossa, ma rimarrà interrata e sarà poi successivamente ricoperta dalla vegetazione. L’area, che si trova in prossimità del vecchio tracciato della ferrovia (che a breve diventerà un percorso ciclopedonale), dovrebbe dare vita al parco suburbano della città metropolitana, con l’annessione dell’area Gazzena, e costituire quindi un polmone verde ed una risorsa di impareggiabile bellezza per la città e per il territorio . Nino De Maria

Il Parco culturale ecclesiale Terre d’Etna e valle dell’Alcantara - informa una nota stampa - inserendosi nella più ampia rete dei parchi culturali ecclesiali italiani coordinati dall’ufficio nazionale Cei, è il terzo parco culturale ecclesiale operativo in Italia e l’unico in Sicilia, per la quale costituirà il Progetto pilota ed una valida metodologia da seguire per realizzare nuovi progetti. Un riconoscimento ufficializzato lo scorso 17 novembre 2016, in occasione della convocazione del Tavolo di lavoro nazionale, dopo mesi di duro lavoro che hanno portato la diocesi alla stipula di una convenzione con la Regione Sicilia ed all’inserimento all’interno del Gal Le terre di Aci e del Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara. Il progetto ha l’obiettivo di proporre e costituire un sistema totalmente nuovo ed una concezione fortemente innovativa del rapporto tra turismo religioso e territorio: un contributo concreto allo sviluppo economico e sociale del territorio della diocesi di Acireale, auspicando l’attuazione di una rete sinergica di relazioni tra le diverse realtà operanti nello stesso segmento territoriale, quali comunità parrocchiali, santuari, associazioni laicali, al fine di valorizzare il patrimonio storico-artistico (inteso in senso ampio e comprendente anche i beni culturali immateriali) ed offrendo delle opportunità lavorative ai giovani. L’importanza della creazione del parco culturale ecclesiale risiede nella collaborazione strategica tra la diocesi ed i privati, al fine di proporre un turismo religioso che possa valorizzare pienamente le piccole realtà, insite nel territorio, ed avere una ricaduta positiva sull’economia di quest’ultime. Un sistema di turismo religioso capace di trarre le forze necessarie dal territorio, al fine di proiettarsi su scala nazionale ed internazionale, attraendo nuovi flussi turistici. Un turismo diverso capace di valorizzare e comunicare l’arte sacra, attraverso la catechesi ed un approfondimento della dimensione teologica dell’arte.


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Cultura e Spettacolo

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ACIREALE Martedì 28 alle Terme si presenterà il libro “Cercatori del Paradiso”di Mario Agostino su “La Pira”

Confronto Raspanti-Corrao-D’Agostino Sarà presentato anche ad Acireale il prossimo 28 dicembre, alle ore 17,30 nel salone delle Terme di Santa Venera, il saggio intitolato “Cercatori del Paradiso: il noviziato politico di Giorgio La Pira”. Pubblicato dall’editrice Città Nuova, il testo porta la particolare dedica alla figura al fondatore de La Voce dell’Jonio, il professore Orazio Vecchio, da parte dell’autore, il nipote Mario Agostino, giornalista professionista originario di Acicatena, cresciuto proprio insieme a quel nonno che ebbe il merito di indicare spesso al nipotino quale modello politico il “sindaco santo”. Proprio nel centesimo anniversario della nascita di Orazio Vecchio, il saggio sarà presentato in diocesi grazie all’iniziativa intitolata “Giorgio La Pira, quando

la speranza si fece politica”, promossa su impulso della diocesi da Voce dell’Jonio, Associazione Costarelli e Associazione Orazio Vecchio. Secondo il programma dif-

fuso anche dalla stessa diocesi, ai saluti del presidente dell’Associazione Costarelli e a quelli del Commissario liquidatore delle Terme di Acireale s.p.a., Gianfranco Todaro, seguiranno le parole del vescovo mons. Antonino Raspanti, che si confronterà con l’europarlamentare Ignazio Corrao e il deputato regionale Nicola D’agostino, alla presenza dello stesso autore Mario Agostino. Il saggio “Cercatori del Paradiso: il noviziato politico di Giorgio La Pira”, intende offrire una ricercata panoramica sulle tappe fondamentali della formazione del pensiero dell’illustre padre costituente originario di Pozzallo, dalla sua infanzia

siciliana fino all’investitura di sindaco di Firenze nel 1951. Frutto degli anni di collaborazione diretta dell’autore con la Fondazione Giorgio La Pira di Firenze e degli studi postlaurea condotti all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, il testo vuole così contribuire a diffondere la straordinaria ricchezza delle basi umane, culturali e spirituali dell’apporto civile e politico di Giorgio La Pira. L’ispirazione e i cardini del pensiero dell’impegno del “Professore”, da tanti menzionato da tempo come “il sindaco santo”, vengono tratteggiati in un racconto che assemblea scorci inediti e celebri annotazioni, affinché il lettore, soprattutto se per la prima volta interessato alla figura di La Pira, possa contare su una ricca infarinatura atta ad illustrare in breve “il noviziato politico” di uno dei più illuminati padri costituenti, il cui processo di beatificazione è in fase avanzata. Maria Pia Risa

CALENDARI 2017 Presentato il tascabile dell’Associazione Filatelica e Numismatica

Le locandine dei “film di Acireale” Le locandine dei film, preannuncianti la visione cinematografica, che riportano indietro nel tempo, agli anni in cui la proiezione al cinema era un evento speciale ed un appuntamento unico, scandiscono ed accompagnano i dodici mesi dell’anno 2017, quasi in un gioco tra il tempo che fu e quello che sarà, nel calendario realizzato dall’Associazione Filatelica e Numismatica Acese, già disponibile per i collezionisti. Nell’ambito di un evento giunto ormai alla sua 19° edizione, il calendario associativo 2017 è un piccolo tascabile in cui il cinema “ospitato” ad Acireale la fa da padrone. A fianco di ogni mese, infatti, i film che hanno come sfondo luoghi, bellezze architettoniche e naturali della cittadina barocca e del suo hinterland, a partire dall’anno 1955 con “Agguato sul mare” di Pino Mercanti, girato tra Acitrezza e Capo Mulini per continuare con “L’arbitro” del 1974, di Luigi Filippo D’amico, “Turi e i Paladini” del 1978, di Angelo D’Alessandro, “Palombella rossa”(1989) di Nanni Moretti, girati interamente ad Acireale, per giungere ai giorni nostri con “ I Vicerè” (2007) di Roberto Faenza. Un appuntamento, questo, che l’Asso-

ciazione Filatelica e Numismatica acese non manca di onorare, per contribuire alla diffusione e conoscenza del territorio acese, trascorrendo un ulteriore

momento aggregativo-culturale in cui l’associazione si forgia: “Noi collezionisti di Acireale ogni anno lasciamo una traccia delle attività svolte nell’ambito associativo e quest’anno abbiamo scelto come tematica il cinema, visto che tanti registi hanno privilegiato Acireale come location per la rappresentazione delle loro pellicole” ha dichiarato il Presidente dell’Associazione Rosario Bottino. “Il formato del calendarietto si ispira agli almanacchi profumati che, ritraenti le più svariate tematiche, a partire dalla fine dell’800, venivano distribuiti agli avventori dei negozi di profumeria nel periodo natalizio ed erano già allora oggetto di collezione”, ha spiegato ai presenti l’Avv. Mario Tornatore, Segretario dell’Associazione. Negli anni passati altri aspetti della ridente cittadina sono stati messi in luce nel calendario tascabile: dalla devozione locale, rappresentata dalle iconografie sacre, alle monete greche siciliane, ai tanti dipinti con gli scorci del nostro panorama. Tutto ciò con un unico fine: promuovere la conoscenza del territorio e la presa di coscienza delle ricchezze insite in esso. Rita Messina

Mostre Al “Credito Siciliano” Muybridge il fotografo dello zoopraxiscopio

Seconda tappa della mostra dedicata al fotografo inglese Eadweard Muybridge dopo il successo avuto alla Galleria del Gruppo Credito Valtellinese di Milano. L’esposizione è stata inaugurata, lo scorso 1 dicembre 2016, nella Galleria del Credito Siciliano di Acireale, con una grande affluenza di pubblico che è rimasto affascinato dalle fotografie di Muybridge e dei suoi interessanti e innovativi studi sulle tecniche fotografiche. La mostra, curata da Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio, presenti all’inaugurazione, vuole essere un omaggio ad un fotografo che ha dato un grande contributo, attraverso i suoi studi, alle nuove tecniche, influenzando in modo significativo anche il lavoro di molti artisti del tempo come Degas. La galleria del Credito Siciliano, collocata all’interno del palazzo Costa-Grimaldi, dimora di nobili acesi edificata tra il ‘600 e il ‘700, dal 2004, anno della sua inaugurazione, è diventata sede di importanti mostre espositive, ricordiamo la prima dedicata allo scultore greco Takis, a seguire l’esposizione dedicata allo scultore Arturo Martini, la personale della fotografa spagnola Isabel Munoz e tante altre ancora, divenendo sempre più un importante appuntamento con l’arte, non solo per gli addetti ai lavori ma, anche per tutti gli appassionati. Eadweard Muybridge, nato in Inghilterra il 9 aprile 1830, all’età di 20 anni si trasferisce negli Stati Uniti e inizia la sua carriera fotografica, dopo aver svolto per qualche tempo l’attività di libraio, interessandosi principalmente a soggetti paesaggistici e architettonici. Nel 1872 il governatore della California Leland Stanford lo coinvolge in un quesito interessante sullo studio del cavallo al galoppo, affermando che per qualche istante il cavallo è sospeso dal suolo. Solo un approfondito studio può confermare questa ipotesi ed infatti Muybridge, qualche anno dopo confermerà attraverso un laborioso esperimento che effettivamente per qualche istante le zampe del cavallo al galoppo sono tutte sollevate dal suolo. L’esperimento viene condotto con 24 macchine fotografiche, azionate da un filo che viene colpito dagli zoccoli del cavallo. Da quel momento in poi cambierà anche la pittura di molti artisti che potranno raffigurare il cavallo, ma anche altri animali in maniera corretta, affidandosi alla fotografia che coglie quello che l’occhio umano confonde. Dal 1880 il fotografo inglese utilizzerà la tecnica della “cronofotografia” per studiare il movimento di animali e persone in movimento. I suoi studi saranno sponsorizzati dall’università della Pennsylvania che permise al fotografo di mettere a punto lo strumento chiamato zoopraxiscopio, strumento simile allo Zoetropio che permetteva di proiettare le immagini in sequenza simulando quello che poi avrebbe fatto il cinema alcuni anni dopo. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 19 febbraio 2017 dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20. Ga. P.

INTERVISTA Parla il compositore e concertista catanese che a soli 27 anni ha girato tutta l’Italia è da tempo alla ribalta internazionale

Domenico Famà, quando la chitarra classica riempie la vita Un grande talento, un giovane che a soli 27 anni ha già raggiunto importanti affermazioni nel mondo musicale con una folgorante carriera e tanti riconoscimenti alla sua bravura e principalmente al suo grande impegno e al suo talento. Domenico Famà nasce a Catania nel 1989, fin dalla più tenera età dimostra un grande interesse per la musica che lo porta a soli 7 anni ad iniziare lo studio della chitarra. Il suo percorso formativo continua presso il conservatorio di musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza dove si laurea con il massimo dei voti. Dopo questo importante traguardo Domenico si trasferisce a Vercelli frequentando il corso triennale internazionale di interpretazione chitarristica studiando con il maestro Angelo Gilardino presso la scuola superiore di musica “Francesco Antonio Vallotti”. Si laurea successivamente in didattica della musica con 110 e lode discutendo una tesi sulla scuola chitarristica gilardiniana dal titolo “Angelo Gilardino il maestro dei maestri”, riscuotendo grande successo, da chi è nel settore, con la sua pubblicazione. La sua attività concertistica si svolge in tutta Italia, facendolo conoscere e apprezzare dal pubblico che accorre sempre molto numeroso ai suoi concerti. Interprete del repertorio solistico del primo e secondo novecento, fa parte anche dell’ensemble barocco “Il cimento armonico” diretto da Fabrizio Migliorino e suona stabilmente con il primo violino del teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania Salvatore Domina. Il giovane musicista ha risposto ad alcune nostre domande, raccontandoci in prima persona cosa si prova alla sua giovanissima età

ad aver raggiunto tanti importanti traguardi. Come ha iniziato lo studio della musica scegliendo come strumento la chitarra? Fin da piccolo appassionato di musica, quando la mia mamma mi chiese se avevo voglia di studiare uno strumento scelsi la chitarra quasi per gioco, visto che avevo appena 7 anni, perché il maestro scelto dai miei genitori era un nostro amico, Orazio Carrara. Lui capì subito il mio talento e incominciò a seguirmi con particolare cura portandomi a partecipare al mio primo concorso ad appena 8 anni. L’anno seguente partecipai al mio primo concorso internazionale vincendo il primo premio assoluto. Ho continuato a studiare da

privatista con il maestro Carrara fino a 17 anni quando sono entrato al conservatorio di Cosenza studiando con il maestro Pietro Morelli. Che ricordi ha di quel periodo della sua vita? Ricordi bellissimi, Il maestro Morelli è un uomo molto rigido da un punto di vista professionale, ma di grande umanità. Il conservatorio di Cosenza poi, oltre ad essere uno dei migliori conservatori d’Italia è un luogo incantevole, magico. L’edificio che lo ospita è un antico convento, in inverno nevicava, può immaginare che atmosfera si respirasse dentro quelle mura.> Lei, ad un certo punto, ha conosciuto un musicista molto importante, che sicuramente ha avuto un ruolo significativo nella sua vita sia artistica che personale. Si, nel 2009 a Cosenza ho conosciuto il maestro Angelo Gilardino, uno dei padri della chitarra classica. Nel 2012 ho deciso di partecipare alle selezioni per poter entrare nella scuola che egli dirigeva a Vercelli, e quindi può immaginare la mia gioia quando seppi di essere stato ammesso. Nel 2014, il maestro mi ha dedicato una sua composizione dal titolo “Capriccio etneo”. La prima volta l’ho eseguita ad Acireale, spero di farlo anche altre volte in questa bella città. Si definisce un chitarrista o ama definirsi un musicista? Sono un chitarrista, anche se ho studiato anche composizione e lettura della partitura incominciando poi a scrivere anche i primi lavori che oggi con mia grande gioia sono eseguiti da tanti musicisti. Gabriella Puleo


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PER UNA COMUNITÀ VIVA, ATTIVA, SOLIDALE

SOSTIENI I SACERDOTI CON LA TUA OFFERTA

Mettiamoci per un istante nei loro panni: a chi appartiene un uomo che si fa prete? Come dovrà vivere se risponde alla vocazione sacerdotale? Cosa dovrà fare nella sua vita per essere credibile? Come si sosterrà? A rispondere ci aiuta Papa Francesco quando afferma che Dio “marchia a fuoco” l’esistenza di ogni sacerdote, “la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua vita”. Perciò ogni prete, attraverso il proprio ministero sacerdotale, deve annunciare, ascoltare, e fare “comunione”, ovvero saper costruire comunità intorno a Gesù. No a narcisismi ed egoismi. I sacerdoti non sono per se stessi, ma parte del popolo, da servire con fede e carità. A questo punto ecco trovata la risposta alla domanda: al prete chi ci pensa? Né lo Stato né il Vaticano, ma la sua gente. Non sono concessi lussi di nessun genere. Insiste Papa Francesco, quando parla del prete, che nel ministero per sé non chiede nulla che vada oltre il reale bisogno; il suo stile di vita deve essere semplice ed essenziale, sempre disponibile, per presentarsi credibile agli

occhi della gente; egli cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. Anche un presbitero, però, mangia, si veste, legge, viaggia, telefona. Il suo stile deve essere sobrio, ma deve poter avere il “tanto-quanto” gli serve per vivere. A quel “tanto-quanto” ci devono pensare gli stessi fedeli, in comunione con il proprio parroco. Strumenti a disposizione? Uno molto importante, che raggiunge tutti i 35mila sacerdoti (compresi quelli anziani e malati), è la donazione destinata all’Istituto Centrale Sostentamento Clero. Il 20 novembre si è chiuso il Giubileo straordinario della Misericordia. Ma se è vero, come è vero, che la comunione è uno dei nomi della misericordia, facciamo la nostra parte: anche sostenere i sacerdoti è un’opera di misericordia. E come ogni altra opera di misericordia, non finisce con il Giubileo. Maria Grazia Bambino

Don Giacomo Panizza con alcuni volontari, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme la comunità Progetto Sud, che si oppone al trasferimento in istituti del nord di persone portatrici di handicap. L’entusiasmo e l’empatia di don Giacomo, ha fatto sì che la comunità lavorasse per rendere indipendenti i suoi assistiti, insegnare loro un lavoro, far seguire terapie di riabilitazione, utilizzando anche beni confiscati alla criminalità, che più volte ha minacciato don Giacomo.

no la sua fiducia nell’uomo è stata scalfita da tanti anni di confronto con il dolore.

Don Antonio Vitiello nel 1981 ha fondato l’associazione La Tenda nel Rione Sanità di Napoli. Nata per occuparsi del recupero dei tossicodipendenti, si è poi dedicata anche all’accoglienza di persone senza fissa dimora e ha aperto un ambulatorio medico. Dopo tante battaglie, don Antonio non è più un giovane sacerdote, ma il suo sorriso pronto ad accogliere chiunque abbia bisogno, non è cambiato e nemme-

Don Tonino Palmese della diocesi di Napoli, è a fianco delle famiglie vittime della criminalità organizzata, uccise per sbaglio da un killer o in uno scontro tra bande. Si occupa inoltre dei giovani del carcere di Nisida per sensibilizzarli contro la violenza. Aiutato in questo, anche dagli stessi familiari delle vittime di camorra che, accanto ai ragazzi di Nisida, capiscono di avere una possibilità per superare la disperazione.

Don Alfredo Levis è parroco di Sospirolo e Gron nel bellunese, due paesi ormai lasciati dai giovani e abitati solo da anziani. I parrocchiani di don Alfredo si sentono abbandonati, emarginati, soli e il parroco ha deciso di cambiare la loro condizione: soprattutto d’inverno, quando le strade diventano ghiacciate, va a dire Messa nelle case. E così, la tavola della cucina diventa altare e il parroco legge la Parola di Dio. “Essere prete – dice lui – significa vivere con lo spirito di Gesù e trovarmi in mezzo alla mia gente come ha fatto lui”.

Scopri le storie dei sacerdoti anche su facebook.com/insiemeaisacerdoti

PER SAPERNE DI PIÙ CHI PUÒ FARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?

Ognuno di noi. Per se stesso, per una famiglia o un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica.

COME POSSO DONARE? l

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Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto centrale sostentamento clero - Erogazioni liberali, via Aurelia 796 00165 Roma” Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it

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Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it Con carta di credito CartaSì, chiamando il numero verde CartaSì 800 825 000 o donando on line su www.insiemeaisacerdoti.it

PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?

Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto che non costa nulla ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso

Nella Chiesa Madre di Augusta padre Palmiro Prisutto celebra il 28 di ogni mese, la Messa per ricordare tutti i morti di cancro, ignorati da molti, chiamandoli nome per nome: bambini, adulti, anziani... Perché quello di Augusta è un eccidio che non risparmia nessuno. Qui si sono installate le più pericolose industrie chimiche che liberano nell’aria e nel mare le loro sostanze tossiche. E quella di don Palmiro è una Messa in difesa della vita, del diritto a diventare adulti e invecchiare nella propria casa. Padre Gaetano Greco, a Roma, è il fondatore di Borgo Amigò, una casa accoglienza alternativa al carcere. Qui, chi ha subito traumi o disagi sociali può cercare di superarli grazie all’aiuto di psicologi, psichiatri, o assistenti sociali. Può continuare gli studi interrotti e intraprendere corsi di formazione, fino ad arrivare a un inserimento lavorativo graduale. La missione della casa è quella di “luogo transito” dove riprendere il cammino per continuare a costruire. E padre Gaetano divide con i suoi ragazzi pasti, studio e tempo libero. in più ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 2% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane.

PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?

Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.


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Speciale Chiesa

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SANTA VENERINA L’antico presepe della chiesa Madre in pista per i fondi del Fai. Arcidiacono: “Ci speriamo”

Duemila firme per le teste di cera Tra le tante opere che meritano attenzione custodite nella chiesa madre di Santa Venerina suscitano particolare interesse le teste di cera e cartapesta realizzate tra il ‘700 e l’ ‘800 da vari artisti, tra i quali l’acese Mariano Cormaci, che vengono utilizzate per realizzare l’artistico presepe. I parrocchiani negli anni hanno sempre lavorato affinché si custodisse un bene così prezioso e nel 2014 Giuseppe Arcidiacono, giovane studente santavenerinese, ha scoperto il progetto “I luoghi del cuore” proposto dal Fai (Fondo Ambiente Italiano) e si è prodigato al fine di far proteggere quest’opera di grande importanza grazie anche alla sensibilizzazione del parroco don Giovanni Marino. Un gesto di grande altruismo cui ne sono seguiti tanti altri: la raccolta delle firme, infatti, ha riscosso un buon successo e si spera di poter rientrare tra i premiati. L’abbiamo intervistato per farci raccontare questa esperienza. Com’è nata l’iniziativa di proporre il presepe della chiesa per i luoghi del cuore? Nel 2014 ho scoperto, quasi per caso, grazie ad un post su Facebook, dell’esistenza del censimento de I Luoghi del Cuore. Purtroppo, era ormai nella fase finale, ma è stato sufficiente per accendere in me la curiosità verso questa iniziativa e raccogliere informazioni sul funzionamento della stessa. Sicché, parallelamente, in parrocchia, in seno al Gruppo Guide, che da qualche anno si occupa delle visite guidate in Chiesa per EnoEtna, si è deciso di inserire, per l’edizione di quest’anno, nel sito del censimento la voce generica “Chiesa Madre Santa Venera”, maturando in un secondo momento di incentrare il nostro intento alla promozione del Presepe”. Qual è il vostro intento e qual è il progetto proposto da I luoghi del cuore del Fai? “Il nostro intento è quello di promuovere il nostro storico Presepe e cercare di ricevere un finanziamento per

un urgente e necessario restauro. I Luoghi del Cuore ha proprio questo scopo: aiutare a salvaguardare e promuovere le innumerevole e spesso nascoste bellezze disseminate sul nostro territorio nazionale”. A che punto siete con le firme? Si è riusciti a sensibilizzare le persone? “Si sono avuti sette mesi - da maggio a novembre - per la raccolta firme. Il nostro obiettivo era il raggiungimento delle 1500 adesioni, il numero minimo per richiedere un cofinanziamento per un progetto preciso di restauro, una volta che sarà resa pubblica la classifica definitiva all’incirca a fine febbraio del prossimo anno. Ci riteniamo soddisfatti, si è lavorato alacremente e siamo riusciti a superare quella soglia e, anzi, dovremmo aver raggiunto le 2000 firme. Salvo colpi di scena, credo che rientreremo nella top10 regionale”. Parliamo un po’ della storia del presepe. “Per quanto riguarda il Presepe, si può ben dire che esso è il ‘fratello maggiore’ della natività sita ad Acireale, nella Chiesa di Santa Maria della neve. Al presepe di Santa Venera, infatti, lavorarono l’artista acese Mariano Cormaci e Francesco Zammit, ‘u nuticianu, - siamo a cavallo tra ‘700 e ‘800- che solo in seguito lavoreranno al presepe acese. Principalmente, le teste sono realizzate in cera, sebbene per quante sarebbero stati aggiunte nel corso del XIX secolo fu impiegata anche la cartapesta. Per gli arti fu invece impiegato il legno e una particolare attenzione per la cura dei particolari. A differenza del Presepe di Acireale, del quale ogni personaggio è ben identificabile, le figure del nostro non sono delineate, salvo, naturalmente, la Sacra Famiglia, dal momento che di anno in anno l’ambientazione, curatissima nei particolari, è sempre diversa sia in termini spaziali che temporali” Annalisa Coltraro

“Stupor mundi” il percorso dei presepi acesi Il percorso dei presepi di Acireale, denominato dal Comune “Stupor mundi”, si presenta quest’anno abbastanza ampio ed articolato. Si parte dal classico presepe settecentesco ubicato nella grotta lavica naturale della chiesa di Santa Maria della Neve che, nonostante i numerosi restauri a cui è stato sottoposto, avrebbe adesso bisogno di ulteriori interventi. Si continua con le due mostre più grandi che si tengono in città: “La Stella di Betlemme”, ubicata nei locali del convento di San Rocco a cura del “Gruppo Liberi Artisti”, e la mostra dei presepi artistici artigianali organizzata dall’Associazione Artigiani Acesi nei locali dell’ex istituto “Santonoceto”. Entrambe propongono ogni anno dei manufatti molto curati e ricchi di particolarità che li rendono delle vere e proprie opere d’arte. Nella basilica di San Sebastiano è possibile ammirare il monumentale presepe napoletano allestito nella cripta, dove ogni anno, ispirandosi alla tradizione presepistica napoletana, viene allestito un presepe con statue originali provenienti dalla bottega “Ferrigno” di via San Gregorio Armeno, che riproducono i personaggi e gli ambienti popolari della Napoli del ’700. Per motivi di brevità, possiamo solo citare gli altri presepi del percorso, a cominciare da quello dell’Oratorio dei Padri Filippini, per restare nella zona di San Sebastiano; salendo poi per la via Galatea, nella chiesa di San Camillo il presepe di quest’anno ha il titolo singolare “Gesù Bambino anno 1 a.C. vs bambini anno 2016 d.C.”; anche la chiesa di San Domenico ospita un bel presepe con personaggi a grandezza naturale, intitolato “Il riscatto di Adamo”. Tornando invece in piazza Duomo, quasi di fronte alla Cattedrale, troviamo una vetrina annessa all’Ufficio informazioni turistiche con l’esposizione di alcuni presepi artistici che costituiscono il primo nucleo di in istituendo Museo del Natale. Un discorso a parte riguarda l’iniziativa “Coriandoliamo il Natale”, un originale presepe allestito nella chiesa dello Spirito Santo (parte alta di corso Savoia) con la tecnica della coriandolata, una novità lanciata nello scorso mese di agosto, nel contesto delle manifestazioni estive. Uscendo dal circuito urbano, si può visitare la mostra di presepi allestita presso il Museo del pescatore, nei locali della parrocchia di Santa Maria La Scala, nell’omonima frazione marinara. Per chi volesse avere maggiori informazioni, il nostro sito web (www.vdj.it), sta pubblicando delle schede dettagliate sulle singole iniziative, a cui rimandiamo. Tutte le mostre ed i presepi sopra descritti sono aperti fino all’Epifania e sono quasi tutti ad ingresso libero; solo in qualche caso viene richiesto un piccolo contributo per l’accesso. Nino De Maria


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Chiesa e Società

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Jonio

INTERVISTA Parla il direttore dell’Ufficio diocesano per la catechesi su “Evangelizzazione e pietà popolare”

Don Sciuto: “Lasciarsi incontrare da Gesù” ESPOSTA LA BIBBIA IN CHIESA Iniziativa dei Padri Filippini a San Nicolò e Ficarazzi Nell’ambito del gioioso clima prenatalizio di attesa, si inquadra un’interessante iniziativa curata in questi giorni dai padri della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Acicatena. Si tratta della prima edizione dell’esposizione della ‘Sacra Bibbia’. Sono due le date ed altrettante le sedi di svolgimento della manifestazione: infatti, dopo la prima giornata, domenica 11 dicembre, presso la chiesa della ‘Divina Misericordia’ di San Nicolò, ne è prevista una seconda, che si svolgerà domenica 18 dicembre presso la chiesa ‘Maria Ss. Immacolata’ di Ficarazzi, entrambe le comunità per l’appunto affidate alle ‘cure spirituali’ dei sacerdoti della Congregazione oratoriana. Si tratta di una manifestazione che, frutto del come sempre particolarmente fervido ingegno di padre Dino Magnano, Preposito della Congregazione, si propone per la prima volta a coinvolgere i numerosi fedeli delle due comunità ecclesiali e, come tutte le iniziative proposte dai padri oratoriani è destinata a riscuotere certamente un buon successo. Non casuale neppure la scelta del Tempo di Avvento, nel quale la Chiesa Universale introduce al tema delle ormai imminenti liturgie natalizie, nelle quali si celebra l’incarnazione del Verbo di Dio che, assumendo forma umana, viene sulla terra a redimere l’umanità dalla schiavitù del peccato. Sono due i brani della Bibbia che, stampati su altrettanti pannelli, introducono la manifestazione. Tratto dalla ‘Lettera agli Ebrei’ (4,12), ecco il primo brano: ‘La Parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore’. Tratto, invece, dal libro del profeta Isaia (50, 10-11) il secondo brano: ‘Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata’. Dunque, il tempo storico deve essere sempre momento propizio perché la Parola di Dio penetri nell’animo umano e sia destinata a portare frutto come il seme che feconda la terra. Sono tante le edizioni della Bibbia in esposizione. Il termine ‘Bibbia’ si origina dal greco ed indica non un unico libro, bensì un insieme di 73 libri che, pur suddivisi in 47 appartenenti al ‘Vecchio Testamento’ (Pentateuco, Libri storici, Libri sapienziali e Libri profetici) e 26 al ‘Nuovo Testamento’ (Quattro Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere degli apostoli e Libro dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo), costituiscono un ‘unicum’ assolutamente inscindibile, attraverso il quale Dio si fa latore del proprio messaggio di salvezza all’umanità. Tra i capolavori in esposizione si trovano una edizione della Bibbia con le tavole di Gustavo Dorè, Bibbie in latino con traduzione italiana a fronte, un esempio di rotolo che si custodisce nelle sinagoghe ebraiche per la proclamazione, la Bibbia dei fratelli protestanti, la copia anastatica dell’originale della Grande Bibbia custodita presso la Basilica di ‘San Paolo fuori le mura’ in Roma, la Bibbia in manoscritto di Sant’Agostino, Bibbie in ebraico ed in arabo e la Grande Bibbia del Giubileo del 2000. Si tratta, dunque, di un evento che, nella propria ‘novità’, si propone di rendere sempre attuale un messaggio, la Parola di Dio, che travalica i confini del tempo e degli eventi della storia. E’ lo stesso Gesù, infatti, a dire: ‘I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno!’ e, così, a confermare come il ‘Verbo’ di Dio, dunque, sia destinato a fecondare i cuori degli uomini di ogni tempo, senza alcuna distinzione di lingua, popolo o nazione. Nando Costarelli

Nelle indicazioni pastorali 2016 – 2017 “La Gioia di annunciare il Vangelo” tra i propositi che la chiesa diocesana è chiamata ad approfondire su invito del suo pastore mons. Antonino Raspanti troviamo quello di evangelizzare la pietà popolare. Per quest’ultima intendiamo quella genuina espressione di fede che nasce dal cuore del popolo e si manifesta, come afferma lo stesso Direttorio su pietà popolare e liturgia, “nelle forme peculiari derivanti dal genio di un popolo o di un etnia e della sua cultura”. Una grande ricchezza per la Chiesa, diceva san Giovanni Paolo II, e Papa Francesco ne comprende appieno il senso quando afferma in Evangelii gaudium al paragrafo n°125 che “per capire questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare”. Obiettivo per la chiesa diocesana è ritrovare o integrare il sensu fidei delle feste religiose patronali che sono un tratto peculiare dei cammini pastorali delle nostre comunità parrocchiali. Come? A partire da una formazione costante degli operatori pastorali che sono impegnati nella preparazione dei festeggiamenti. “Occorre che le feste siano incentrate sul primo annuncio del Vangelo” e che “si seguano adeguati percorsi di catechesi e formazione”. Di questo avviso è don Carmelo Sciuto, direttore dell’Ufficio pastorale della catechesi della diocesi di Acireale che abbiamo intervistato su questo tema. C’è spesso il rischio di confondere la pietà popolare con la liturgia. Cosa è stato chiesto all’ufficio catechistico e quali iniziative si intendono portare avanti? “Nelle indicazioni pastorali il vescovo si rivolge soprattutto al consiglio presbiterale e ai consigli pastorali parrocchiali perché si attui una attenta analisi e verifica su come si svolgono le varie feste religiose nella chiesa diocesana. All’ufficio catechistico è stato affidato il compito di verificare che tutte le nostre feste, quindi nella pietà popolare, siano incentrate sul primo annuncio

del Vangelo, cioè su Cristo morto e risorto che ci dona la salvezza. Si farà quindi in modo di aiutare e sollecitare queste realtà affinché questi momenti della pietà popolare diventino luoghi di evangelizzazione e non sostituiscano la liturgia. Allo stesso tempo la nostra chiesa diocesana vuole porre l’attenzione verso confraternite e comitati festeggiamenti. Infatti, il nostro ufficio assieme alla confederazione delle confraternite della nostra diocesi preparerà degli itinerari, su richiesta del vescovo, che aiuteranno quanti sono impegnati attorno alla festa a diventare essi stessi strumento di evangelizzazione, mezzo del primo annuncio della fede in Cristo” Laddove persistono pratiche devianti queste come possono essere purificate? “Non solo nelle indicazioni del vescovo ma anche nell’Evangelii gaudium troviamo questa attenzione particolare verso la pietà popolare. Naturalmente tali pratiche possono nascere, anzi ce ne sono già, e l’obbiettivo è proprio quello di poter rendere le feste sempre strumento di primo annuncio. È opportuno allora sfruttare bene le occasioni di formazione che la stessa festa offre, quali tridui, novenari, attraverso una buona predicazione, ma anche attività che durante l’anno possano riprendere il tema della festa. C’è da dire che già in

molte parrocchie si sono attuati percorsi che vanno in tal senso e che permettono alla comunità interessata di radunarsi, pregare, di essere catechizzata e cercano di sintonizzarsi non solo sulla spiritualità del santo, della santa o della Madonna, ma anche di sforzarsi di imitarne la vita”. Spesso la festa raggiunge quelle persone che durante tutto l’anno rimangono lontane dalla pastorale quotidiana e spicciola delle comunità. Come annunciare loro la gioia del Vangelo? “Se noi sappiamo dare attenzione a queste occasioni, cioè le nostre feste patroanli, riusciamo a raggiungere coloro che in maniera sporadica si avvicinano alle parrocchie. Annunciare loro il Vangelo significa fargli vivere nella quotidianità il senso del messaggio che quel santo, quella santa, portano in sé. A loro bisogna far percepire come Cristo ha agito nella vita di questi santi e della Vergine Maria. E come anche loro possano ricevere questa grazia dai loro protettori”. Parliamo di laici. Essi sono solo una risorsa o qualcosa di più? “Chiaramente il laico è colui che può raggiunge in maniera capillare l’uomo di oggi perché vive la vita quotidiana e la festa religiosa popolare, che ne è una dimensione, è sicuramente più adatta ad essere guidata e portata avanti dal laicato. Può, il laico, anzi deve attraverso la propria esperienza e testimonianza diffondere il messaggio del Vangelo” Annunciare il vangelo oggi quali sfide pone per la Chiesa? “Sicuramente la sfida più grande è quella di lasciarsi incontrare da Cristo Gesù. Dalla gioia di questo incontro scaturisce una vita rinnovata. Più noi ci lasciamo coinvolgere dal Vangelo più questa gioia, quella vera che nasce dal cuore, potrà essere diffusa nel mondo attorno a noi. E se qualcuno ci dirà che non c’è speranza noi allora diremo che Cristo è la nostra speranza e che non siamo disposti a lasciarcela rubare, come tante volte ha affermato Papa Francesco”. Domenico Strano

A padre Avi targa del dott Rapisardi Di Salvo “Affascinato da Papa Ratzinger” per i trenta anni di missione in Kenia INTERVISTA L’autore di “Primato petrino e rinuncia” Il giovane zafferanese Giuseppe Di Salvo ha pubblicato un suo recente studio su “Primato Petrino e Rinuncia”. Di Salvo, nato a Catania, ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Catania; la sua passione per la storia gli ha permesso di incentrare la tesi di laurea sul Primato del Vescovo di Roma in Benedetto XVI. Come mai questa scelta per il primo libro? Ratzinger, teologo, studioso, di carattere riservato, non è sembrato un personaggio facile. “Il libro di Ratzinger è un approfondimento della mia tesi di laurea in Storia del Cristianesimo antico, incentrata sul Primato del Papa in Benedetto XVI. Successivamente ho rielaborato la tesi aggiungendo e sottraendo delle parti. Da questo risultato è nato il mio libro: “ Primato Petrino e Rinuncia”. Perché ti ha appassionato? “Innanzitutto mi ha affascinato la sua grande intelligenza, la sua profonda cultura, in quanto è stato uno studioso in grado di spiegare grandi concetti, anche con parole semplici. Un altro elemento è stata la sua serenità, il suo sguardo semplice nei momenti difficili. Inoltre di Ratzinger mi colpisce la determinatezza del suo carattere nell’annuncio del Vangelo e nella difesa dei valori della Chiesa”. Come è stata accolta in famiglia questa iniziativa? “La mia famiglia ha accolto con entusiasmo e profonda gioia questa iniziativa”.

E nella tua parrocchia di Pisano Etneo, dove tu svolgi un attivo servizio? “ Anche a Pisano la realizzazione del mio libro è stata accolta con entusiasmo. Difatti numerosi cittadini hanno partecipato alla presentazione del libro”. Pensi di aver contribuito a una maggiore conoscenza del “Pontefice che fece un passo indietro“? “ Sicuramente. Il mio libro, suddiviso in quattro capitoli, dopo un breve excursus storico, affronta il pensiero di Ratzinger, in riferimento al tema del Primato Petrino. Infatti dallo studio dei discorsi del Papa sono emersi quattro definizioni di Primato: “ Garanzia visibile dell’unità della Chiesa nella sua universalità”; “ Servizio “; “ Mandato sacerdotale “; “ Garanzia di protezione “. Invece nel terzo capitolo viene messo in evidenza l’impegno di Benedetto XVI nel dialogo con la Chiesa Ortodossa. Nel quarto capitolo vengono affrontati i possibili motivi che hanno portato Benedetto XVI alla rinuncia al soglio Petrino”. Dove pensi di presentare la tua opera, dopo l’incontro zafferanese, che ha coinvolto un nutrito numero di partecipanti? “Per il momento non ho in programma di organizzare altri incontri per il mio libro. Ma non escludo in futuro di far conoscere la mia opera in altre città”. Giuseppe Russo

Padre Francesco Avi, missionario camilliano, medico di 82 primavere, ha ricevuto una targa di riconoscimento dal dr. Emanuele Rapisardi per il trentennale servizio pastorale e sanitario svolto in Kenia al “Tabaka Mission Hospital”. All’incontro, che si è svolto nella Casa sollievo S. Camillo di Acireale, hanno partecipato medici ed infermieri del nostro territorio che hanno prestato servizio missionario in Kenia; ad organizzarlo è stato il dr. Emanuele Rapisardi, radiologo di Aci Castello che per 26 anni durante le ferie si recava in Kenia nel “Tabaka Mission Hospital” a svolgere la sua professione a favore dei bisognosi. Dott. Rapisardi come le è venuta l’idea di far venire ad Acireale padre Francesco Avi? “Conosco padre Francesco da moltissimi anni, sin da quando mi recai per la prima volta al “Tabaka Mission Hospital” come volontario e, le assicuro, che lavorando assieme a lui ho imparato molto sia sotto l’aspetto professionale che umano. Basti pensare che, quando i religiosi camilliani gli affidarono di dirigere l’allora piccolo ospedale di Tabaka, vi erano pochi posti letto e carenze di dotazioni sanitarie. Padre Avi ha portato l’ospedale ad avere 250

posti letto e le attrezzature sanitarie necessarie”. Padre Avi, qual è oggi la situazione di Tabaka e del “Tabaka Mission Hospital” ? “Tabaka è un piccolo centro di circa 3000 abitanti e, grazie all’ospedale, è conosciuto in tutto il comprensorio circostante; la popolazione riesce a vivere con i prodotti ricavati dalla coltivazione della terra e dalla vendita di vari oggetti artigianali. Quando arrivai al “Tabaka Mission Hospital” non c’era quasi nulla; adesso abbiamo una T.A.C., una sala operatoria attrezzata e delle incubatrici. Da noi vengono tante partorienti e così siamo riusciti a ridurre le mortalità neonatali”. A lei che è del Trentino, manca il suo Altopiano di Pinè? “Si, mi manca. Un mio amico pittore, per alleviare la mia nostalgia, ha dipinto su una finta finestra il paesaggio di Pinè e nello sfondo la mia adorata chiesetta”. Ritornerà a Tabaka? “Si, non appena avrò migliorato il mio stato di salute”. L’organizzazione dell’evento, per la serata conviviale, è stata affidata a suor Veronica Tondini, infermiera, delle Suore Ministre degli Infermi di S. Camillo che ci ha detto: “ Sono rimasta sorpresa quando mi hanno detto di padre Francesco Avi, ne avevo sentito parlare ma non lo conoscevo personalmente”. A rendere ancora più accogliente l’atmosfera, è stato l’ottantenne camilliano Padre Vincenzo Di Blasi che, con la sua immancabile armonica, ha deliziato i commensali con raffinate musiche natalizie. Salvatore Cifalinò


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Chiesa e Società

DIOCESI Conferimento di ministeri a cinque seminaristi da parte del Vescovo

Due nuovi accoliti e tre lettori Il nuovo anno liturgico si è aperto per la nostra Chiesa diocesana con una solenne celebrazione eucaristica svoltasi nella Basilica Cattedrale sabato 26 novembre scorso, alla vigilia della prima domenica di Avvento. La Messa è stata presieduta dal nostro Vescovo che ha colto l’occasione propizia per conferire i ministeri del lettorato e dell’accolitato a cinque seminaristi del Seminario. Nel percorso formativo dei futuri sacerdoti, i ministeri sono tappe intermedie che segnano il passaggio a una fase ulteriore del cammino di discernimento, preparazione e conformazione a Cristo Sacerdote. Essi sono conferiti a distanza tra di loro affinché siano assimilati i valori di cui sono portatori ed esercitati per un tempo conveniente. Con il lettorato, il seminarista impara a concentrare la sua formazione sulla Parola di Dio e ad acquisire una spiritualità biblica; egli è abilitato a proclamare le letture durante la liturgia e ad essere a servizio del ministero dell’evangelizzazione (iniziazione cristiana, catechesi, gruppi biblici, ecc.). Con l’accolitato il seminarista pone al centro della sua formazione l’Eucarestia, al fine di acquisire una spiritualità eucaristica; egli viene accosta-

to all’altare del Signore per essere di aiuto ai presbiteri e ai diaconi nello svolgimento dei loro compiti liturgici e inoltre, come ministro straordinario della comunione, può distribuire l’Eucarestia e portarla ai malati e curare il culto eucaristico. I ministeri, dunque, lasciano nei seminaristi una decisiva impronta spirituale, li predispongono ad assumere i compiti propri del presbitero, li innestano sempre più nel tessuto ecclesiale e sono una grazia di Dio, che li sostiene e li accompagna fino alla meta dell’ordinazione. I seminaristi istituiti accoliti sono Alfio Licciardello di Pozzillo e Orazio Sciacca di Loreto (Acireale). I lettori sono Alfredo Coco di Aci S. Antonio, Salvatore Grasso di Guardia; Rosario Pappalardo di Aci Trezza. Per loro, dunque, che hanno ricevuto tra le mani il dono della Parola di Dio e dell’Eucarestia, questo Avvento è stato davvero speciale, è stato un segno concreto dell’amore di Dio che ha visitato la loro vita; ora possono proseguire il cammino di attesa e di avvicinamento alla piena consacrazione con più consapevolezza e fiducia. don Alfio Privitera

ACIREALE Campagna di crowdfunding per finanziare l’esecuzione di due progetti di recupero

Basilica di San Sebastiano: lanciata una raccolta di fondi “Salviamo la casa di San Sebastiano, casa di tutti”. Con questo invitante slogan è stata avviata una campagna di crowdfunding, una raccolta di fondi che coinvolgerà l’intera comunità per finanziare uno dei due progetti di manutenzione straordinaria riguardante la Basilica di San Sebastiano. Alla Collegiata, intitolata al compatrono di Acireale, sono infatti dedicati due importanti progetti, presentati nello stesso tempio, e riguardanti lavori straordinari per l’abbattimento delle barriere architettoniche e la copertura della navata sinistra. I due interventi sono stati redatti dallo studio “Progettazione & Design Nuccio Raneri” e prevedono, il primo la realizzazione di una rampa d’accesso laterale che consenta ai disabili di superare agevolmente tutti i dislivelli presenti in ogni accesso alla chiesa per potere liberamente fruire delle bellezze del complesso monumentale. L’altro contempla la copertura della navata sinistra, dove infiltrazioni di acque piovane hanno danneggiato i preziosi affreschi esistenti che devono essere recuperati. Alla presentazione dei progetti, oltre al vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti e al tecnico progettista Sebastiano

Raneri, sono intervenuti la coordinatrice dei lavori Caterina Parrello, il prof. Rosario Faraci, lo storico Saro Bella, l’arch. Giusep-

pe Jonghi Lavarini, Di Baio editore, Salvo Raffa di Fondazione per il Sud e numeroso pubblico a riprova del grande interesse che la cittadinanza rivolge a questo luogo di culto. La Basilica, infatti, è meta di turisti e pellegrini che la visitano affascinati dalle numerose opere d’arte, come quelle in oro e argento custodite nelle sale dell’annesso museo e degli affreschi, frutto della maestria di pittori quali Pietro Paolo Vasta e di altri artisti locali, e spinti anche da una viscerale devozione verso San Sebastiano, che si tramanda di padre in figlio. Lo splendido edificio, che rappresenta la maestosità e la bellezza del barocco acese, fu edificato dal 1609, divenne Collegiata nel 1924 e cinque anni dopo fu dichiarato Monumento nazionale. San Giovanni Paolo II lo elevò alla dignità di Basilica nel 1990 e nel 2003 l’Unesco l’ha inserito tra i beni protetti come “Monumento di una cultura per la pace”. Salvare la Basilica, dunque, è l’importante obiettivo comune che potrà essere raggiunto unendo le forze con la partecipazione di tutti. Graziella Maugeri

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Zafferana

Commosso ricordo

del card. Pappalardo In occasione del decimo anniversario della morte del cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito di Palermo, la comunità zafferanese ha voluto ricordare la figura dell’alto prelato con una celebrazione eucaristica che è stata officiata nella chiesa Madre della cittadina etnea. Alla funzione religiosa, in verità poco partecipata, hanno presenziato autorità religiose e civili, è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Catania, mons. Salvatore Gristina e animata dalla corale zafferanese “ Schola Cantorum Aetnensis “ , diretta dal maestro Santo Russo. Durante l’omelia mons. Gristina ha sottolineato come il cardinale Pappalardo fosse uomo di profonda umanità che sapeva rispettare le qualità delle persone. Il parroco di Zafferana, don Luigi Licciardello, ha evidenziato la sua profonda amicizia con Pappalardo e ha sottolineato come egli fosse molto affezionato alla cittadina etnea. Vogliamo ricordare che il cardinale Pappalardo è stato particolarmente vicino alla comunità di Zafferana durante l’emergenza sismica dell’ottobre 1984 e quando la cittadina etnea fu minacciata dall’eruzione del 1991/1993. Dobbiamo aggiungere, inoltre, che Pappalardo officiò le celebrazioni eucaristiche per la riapertura della chiesa Madre Maria SS.della Provvidenza di Zafferana e della chiesa Maria SS. del Rosario di Fleri, che furono gravemente danneggiate dagli eventi sismici del 19 e 25 ottobre 1984. Il cardinale Salvatore Pappalardo nacque a Villafranca Sicula il 23 settembre 1918. Fu ordinato sacerdote il 12 aprile 1941 e conseguì successivamente presso la Pontificia Università Lateranense la laurea in Teologia. Chiamato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica, frequenta i corsi di Diritto Canonico e Civile al Laterano, conseguendo la laurea in Utroque Jure. Dal 1959 al 1965 è professore di Diplomazia Ecclesiastica nella Pontificia Accademia Ecclesiastica e nella Pontificia Università Lateranense. Fu eletto il 7 dicembre 1965 alla Sede Arcivescovile titolare di Mileto e nominato Pro-Nunzio Apostolico in Indonesia, riceve l’Ordinazione Episcopale dal card. Amleto Giovanni Cicognani, Segretario di Stato, il 16 gennaio 1966 nella Cappella del Pontificio Seminario Romano. Nell’ottobre del 1970 Pappalardo venne nominato arcivescovo di Palermo dove rimase fino al 1996 e nel 1973 fu ordinato cardinale dal Concistoro. Il cardinale Pappalardo partecipa ai Conclavi per l’elezione di Giovanni Paolo I e di Papa Giovanni Paolo II. Fu Presidente della Confe-

renza Episcopale Siciliana e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il 29 settembre del 1983 il presidente della Repubblica Sandro Pertini lo ha insignito della Onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Il Cardinale Pappalardo muore il 10 dicembre del 2006. Giuseppe Russo

PASSIONISTI Il rettrore del convento di Mascalucia sul messaggio di San Paolo della Croce

Padre Pisciotta: “Tornare all’amore di Gesù, Uomo-Dio” Un evento straordinario nella diocesi di Acireale: in Cattedrale, per due giorni, il corpo del grande Santo, fondatore dei Passionisti, san Paolo della Croce. Il vescovo mons. Antonino Raspanti, nella santa Messa, ne rievoca nell’omelia l’alta spiritualità in molti anni di ‘desolazione’. Un padre passionista della comunità di Mascalucia con ardore traccia il profilo di san Paolo della Croce. Nell’anniversario dei cento anni di presenza dei Passionisti in Sicilia, – attualmente, nelle province di Catania, Trapani, Palermo e Agrigento – il corpo del Santo è in visita, nelle diciotto diocesi dell’isola. La figura di san Paolo della Croce, nato nel centro urbano piemontese di Ovada il 3 gennaio 1694 dalla coppia devotamente cristiana di Luca Danei, commerciante di tessuti, e Annamaria Massari, si erge sin dall’infanzia quale predestinato da Dio a imprese grandiose. All’età di 26 anni contempla in mistica visione la Madonna con una tunica nera e sul petto il simbolo dei passionisti: un cuore bianco con una croce bianca e la scritta “passione di Gesù Cristo”. S’innamora della sua vocazione: il 22 novembre 1720, con l’abito nero della visione, il vescovo d’ Alessandria lo consacra alla missione di apostolo d ’amore per Gesù crocifisso tra gli uomini, invitandoli al perdono; predilezione per poveri, malati, fuorilegge e anime abbandonate. Il 7 giugno 1727, a Roma viene ordinato sacerdote. Scrive molte lettere di direzione spirituale. Il rapporto con i Papi del tempo è molto intenso, date le difficoltà e le calunnie, incontrate sul suo cammino. Sul Monte Argentario nasce il primo “Ritiro” della congregazione dei Passionisti, di cui il Santo è il superiore; i primi suoi seguaci sono i fratelli Giambattista e Antonio. Segue la fondazione di parecchi “Ritiri”. Nel 1774 il papa Clemente XIV va a visitarlo. San Paolo della Croce muore nel 1775 e viene sepolto nella Basilica dei santi Giovanni e Paolo sul Celio. Viene canonizzato da Pio IX. Padre Filippo Pisciotta, rettore del convento di Santa Maria Addolorata di Mascalucia, ne tratteggia la figura.

San Paolo della Croce, risalente al Settecento, quale messaggio dà oggi al popolo cristiano? “Ritornare all’amore di Gesù Cristo, Uomo-Dio, morto in croce per ognuno di noi. Lui diceva che il Crocifisso è la più grande e stupenda opera del divino Amore. I mali ideologici del Settecento, quali l’ateismo, la violenza, l’indifferenza, venivano combattuti dal Santo, predicando Cristo Crocifisso, messaggio valido ancora oggi. L’identità nostra è l’essere amati da Dio attraverso la croce.” Cristo Risorto, mistero supremo di vittoria sulla morte, è contemplato dalla spiritualità dei passionisti? “ La conversione dell’uomo dallo stato di peccato indica la resurrezione dell’anima, ovvero la salvezza conseguita attraverso il perdono di Dio. Nel nostro simbolo passionista c’è un cuore sormontato dalla croce bianca di colore; il bianco è simbolo della Resurrezione.” In quanti Paesi del mondo sono presenti i Passionisti? “In 64 nazioni; precisamente in sette Stati d’Europa, non solo cattolica, ma anche ortodossa; in Africa, in 4 Stati, dove è presente la religione cristiana in genere, non solo quella cattolica; nell’America del Nord e del Sud, specie in Brasile; in diversi Stati dell’Asia, compresa la Cina.” San Paolo della croce in quali Stati fondò case? “ Nello Stato Pontificio, dove visse parecchi anni della sua vita; nel Granducato di Toscana.” Quale è l’esperienza del dialogo interreligioso nei Paesi di religione non cristiana a maggioranza? “Il dialogo interreligioso in tali realtà si sviluppa con gli ammalati negli ospedali e nell’assistenza ai poveri, ovvero rimanendo vicini ai crocifissi di oggi. Il passionista vede Cristo come riferimento di ogni uomo. Dare Cristo dà senso e pienezza; Lui si definisce: ’ Io sono Via, Verità, Vita’. Il Cristianesimo è un’esperienza, non una conoscenza.” Anna Bella


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