La voce dell'jonio anno lix n°2 (28 febbraio 2016)

Page 1

Anno LIX - N. 2

Domenica, 28 febbraio 2016

LA Jonio VOCE € 1,00

Spedizione in a.p. 45% Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT.

“Orso d’oro” a “Fuocoammare”

Col film su Lampedusa ha vinto la solidarietà “Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un libero racconto e immagini di verità che ci raccontano quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario”: con queste parole Meryl Streep, presidente della giuria del Festival di Berlino, ha motivato la scelta di assegnare a “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi l’Orso d’oro, il premio più importante del Festival di Berlino. Rosi, dunque, già vincitore con “Sacro Gra” del Leone d’oro al Festival di Venezia 2013, bissa un successo nient’affatto scontato. Diciamo non scontato perché i due film del regista italiano sono due documentari, un genere fino a qualche anno fa non considerato nelle vetrine dei Festival. Oggi, invece, forse anche grazie a queste due opere di Rosi capace di raccontare con un linguaggio puro perché non filtrato da narrazione finzionale la nostra contemporaneità. Dopo quattro anni dalla vittoria dei fratelli Taviani con “Cesare deve morire” (guarda caso, un altro documentario), un nuovo film italiano trionfa a Berlino e lo fa con una pellicola urgentemente attuale. “Fuocoammare” racconta, infatti, la vita sull’isola di Lampedusa, ben nota per le tragiche vicende legate ai flussi dei migrati. Un tema assolutamente attuale, di cui si parla in Europa come in America, a cui si cercano soluzioni e che molto spesso causa dibattiti accesi fra posizioni distanti. Rosi ha impiegato un intero anno per riprendere i flussi migratori verso le coste italiane: a Lampedusa si è fermato un anno intero raccontando la disperazione di famiglie in cerca di un futuro e la difficoltà degli isolani. Uno dei “protagonisti” della pellicola è il medico che si occupa dei migranti sull’isola, Pietro Bartolo, a cui è affidato il messaggio forse più forte della pellicola: “Noi siamo un popolo di pescatori e i pescatori accettano tutto quello che viene dal mare. Quindi dobbiamo imparare a essere più pescatori anche noi”. Il film, nella forza delle sue immagini, che non hanno bisogno di parole o di un intreccio narrativo, lancia un messaggio di solidarietà e di apertura. Non a caso le parole, a caldo, del regista sono state queste: “Il mio pensiero più profondo va a tutti coloro che non sono mai arrivati a Lampedusa, a coloro che sono morti. Dedico questo lavoro ai lampedusani che mi hanno accolto e hanno accolto le persone che arrivavano”. Ed ha aggiunto: “Per la prima volta l’Europa sta discutendo seriamente alcune regole da fissare, io non sono contento di ciò che stanno decidendo. Le barriere non hanno mai funzionato, specialmente quelle mentali. Spero che questo film aiuti ad abbattere queste barriere”. Paola Della Torre

dell’

www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

DIMORE ACESI - 7

Gabriella Puleo

Il medico compositore musicista e cantante Gesuele Sciacca: “Tiro fuori la musica dalle poesie”

2

PERIODICO CATTOLICO La Voce dell’Jonio sta continuando gli sforzi per offrire alla diocesi e all’intero territorio un servizio sempre migliore. L’abbonamento è la scelta di fiducia che il giornale ora chiede ai propri lettori.

Quote

Annuale: € 12,00 Extra: € 20,00 Speciale: € 50,00 Sostenitore: € 100,00

Conto

Versamento su conto corrente postale n. 7313800 intestato a La Voce dell’Jonio

ACIREALE

INTERVISTA -1

La famiglia D’Amico e il Palazzo di via Dafnica Monumentale costruzione dal magnifico portale

Abbonati alla Voce dell’Jonio

Salvo Cifalinò

Appassionati e amatori raccolgono l’idea lanciata da Carmelo Musmeci Verso il Museo del presepe

3

Nino De Maria

3

Acireale Sul recente caso degli impiegati comunali assenteisti abbiamo intervistato il sindaco

“Dalla parte dei cittadini onesti” Barbagallo: “Noi parte lesa Chi ha sbagliato pagherà” Superato il clamore, ma non lo sdegno, per la scoperta dei 62 impiegati comunali di Acireale che figuravano al lavoro ma che non lavoravano, sui quali indaga la magistratura, è tempo di analizzare fatti e comportamenti e di prendere le opportune decisioni ed attuarle, per evitare il ripetersi di situazioni che disciplinarmente e moralmente e, in alcuni casi certamente, anche penalmente sono rilevanti. Sul caso e sulle decisioni del Comune abbiamo intervistato il primo cittadino, Roberto Barbagallo. -Intanto, signor sindaco, quali sono i numeri esatti del caso detto, forse banalmente, dei “furbetti del cartellino acesi”? L.V.d.J. (continua a pag. 7)

GIARRE Completati i lavori, ora la chiesa è completamente fruibile. Benedizione del Vescovo mons. Raspanti

Inaugurata la porta del Duomo, “Santa” per l’occasione La completa fruibilità della chiesa madre S Isidoro Agricola, duomo di Giarre, dopo tre anni di lavori, è felicemente coincisa, domenica scorsa, con la solenne apertura della porta centrale da tempo in attesa del montaggio dei preziosi pannelli in bronzo realizzati dal M° Giuseppe Cristaudo, eclettico giarrese artista a 360°. Fortemente voluta dal precedente arciprete don Domenico Massimino (attualmente a Randazzo), pubblicamente ringraziato dall’attuale parroco don Antonino Russo, la

PARROCCHIE

INTERVISTA - 2

Giuseppe Contarino presidente della Zelantea “Facciamo vera cultura pur tra mille difficoltà” Graziella De Maria

porta è stata inaugurata dal vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti alla presenza di migliaia di fedeli e di numerose autorità tra le quali il presidente della Regione Rosario Crocetta, il sottosegretario Giuseppe Castiglione, il senatore Giuseppe Pagano, il sindaco Roberto Bonaccorsi, autorità militari e religiose, tra cui tutti i parroci e sacerdoti della zona che hanno concelebrato l’eucaristia presieduta da mons. Raspanti. Mario Vitale (continua a pag. 2)

4

OCCUPAZIONE

A S. Maria Ammalati segno visibile del Giubileo dipinto della Misericordia che campeggia sul sagrato Letizia Franzone

6

Un giovane ragusano crea un “sito pratico” che aiuta a cercare e trovare lovaro redazione

7

AGESCI Riflessione della “Zona Galatea” sull’attualità dell’associazione a 100 anni dalla nascita

Scoutismo cattolico vivo, fecondato dal Vangelo Domenica scorsa, 22 febbraio, Acicatena è stata inLo scoutismo è ancora una esperienza di crescita nella fede? I giovani di oggi sono cambiati o sono gli adulti ad essere dei testimoni poco credibili? Con queste interessanti e provocatorie domande si è aperta la conversazione organizzata dalla zona Galatea dell’Agesci per celebrare il centenario dello scoutismo cattolico. A giudicare dal silenzio subito calato nella sala conferenze del Palazzo del Turismo di Acireale, e dall’attenzione con cui i numerosi presenti hanno seguito per intero la discussione ben moderata da Agata Messina e Salvo Di Maria, il tema ha colto proprio nel segno. Lo scoutismo cattolico cento anni dopo è ancora capace di realizzare nelle attività che propone una concreta occasione di riflessione e crescita nella fede per le

migliaia di giovani e bambini a cui si rivolge? La risposta a questa domanda è di certo almeno metà della sfida che decide di raccogliere ogni adulto che si impegna da educatore e testimone nello scoutismo cattolico che, è bene ricordarlo, in Italia è oggi il più grande movimento giovanile. Se è vero che, ripren-

dendo alcune parole di Benedetto XVI - “Fecondato dal Vangelo, lo scautismo è non soltanto un luogo di vera crescita umana, ma anche il luogo di una proposta cristiana forte e di una vera maturazione spirituale e morale, così come è un autentico cammino di santità.” - è pure aperta e presente tra i capi educatori la domanda su quali linguaggi e quali strumenti sono più adatti per restare testimoni efficaci e coerenti del Vangelo con i ragazzi e per i ragazzi. Ed è con alcune citazioni del fondatore degli scout, Lord Baden-Powell, che Fratel Giuseppe Calabretta ha dato i primi spunti di riflessione e confronto. Capo scout e fratello delle scuole cristiane, con decenni di esperienza e impegno nell’educazione dei ragazzi, Fratel Giuseppe ha anche fatto riflettere sull’importanza della lettura della Bibbia, cui troppo poco i cattolici sono abituati, unita all’osservazione della natura.

Quest’ultimo, elemento essenziale per i ragazzi, è capace di riportare le discussioni sulla fede intorno a cose concrete e sensibili. A completare il tema ci ha pensato Giovanni Perrone, insegnante e capo scout di grande esperienza, che ha guidato i presenti in un percorso alla ricerca delle radici del forte rapporto che lega la pedagogia scout e l’educazione alla fede. Rapporto che è capace di far vivere ai ragazzi l’esperienza di una “spiritualità incarnata” in cui “saper fare, imparare a riflettere ed educare alle emozioni” trovano un’unica prospettiva di senso nella ricerca della spiritualità. Salvo Tomarchio (continua a pag. 2)


2

In Seconda

28 febbraio 2016

dell’

Jonio

DIMORE ACESI - 7 In via Dafnica una costruzione dal magnifico portale

SOCIETÀ Tra esclusione e marginalizzazione

Tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 Acireale era una piccola città, ma nobili famiglie catanesi possedevano nel luogo terreni e sontuosi palazzi. I nomi sono importanti e conosciuti ancora oggi come gli Statella, i Gioeni, gli Scammacca e i D’Amico o Amico. Il ramo di quest’ultima famiglia discende dall’antica e nobilissima famiglia dei D’Amico, il cui capostipite fu il conte normanno Amico o D’Amico, che era consanguineo degli Altavilla. Insieme lottarono strenuamente per liberare la Sicilia dai Saraceni. La famiglia D’Amico si ramificò in Messina, Milazzo, Monte San Giuliano (l’attuale Erice), Catania e Acireale, un ramo di essa fiorì anche in Cosenza. Ebbe tanti feudi, non solo in Sicilia ma anche in Calabria (a Cosenza e a Cerchiara) ed in Puglia e fu insignita dell’onorificenza dell’ordine del Cingolo Militare (oggi estinto). L’ordine, fondato dal Gran Conte Ruggero nell’ XI secolo, veniva accordato ai nobili feudatari di Sicilia. Molti i membri della famiglia che ricoprirono importanti cariche in Acireale e svolsero il loro lavoro al servizio della comunità che andava crescendo. Il nobile Girolamo o Geronimo D’Amico si stabilì nella nostra città agli inizi del ‘500 esercitando la professione di medico e aromatario presso l’ospedale S. Maria di Monserrato, fondato nel 1548 e ubicato di fronte al Duomo.

Nietzsche all’inizio del Novecento annunziava la morte di Dio. L’uomo dell’inizio del Ventunesimo secolo occulta la propria. Figli dell’autodeterminazione, di un’edonistica felicità, dell’utile amicizia, di una razzista globalizzazione, della pansessualità, procediamo sicuri verso un futuro guidato dalle scoperte scientifiche e tecnologiche nel panorama di un decadente sistema sociale. L’uomo contemporaneo si sente più che mai forte, sorretto dalla razionalità e dall’ingegno. Mettere in discussione ogni tradizionale paradigma è diventato il suo obiettivo primario e poco importa, se i nuovi modelli fluttuano su un inconsistente senso di libertà che lo svuotano e lo nullificano. A capo della neo-rivoluzione i custodi del vecchio ordinamento procedono alla restaurazione. Le nuove generazioni, forgiate col fuoco delle passate e dimentiche della mobilità sociale, tornano ad un oscurantista medioevo socio-culturale. Ereditarietà dei diritti acquisiti e mancanza di possibilità di ascesa sociale, principi sradicati definitivamente in Italia negli anni Settanta, tornano prepotentemente, sostenuti da coloro che hanno beneficiato della loro abolizione. Il concetto di stratificazione sociale, ampiamente e diversamente affrontato da sociologi, filosofi ed economisti, continua ad essere attuale e al centro di numerose ricerche, attingendo per la sua legittimazione alle teorizzazioni di K. Marx, M. Weber e V. Pareto. Tuttavia la letteratura scientifica europea e quella statunitense in materia di stratificazione hanno per lungo tempo sostenuto posizioni divergenti. Gli studiosi americani della teorie weberiane travisandone il pensiero, hanno ignorato la sua tesi fondamentale: le dimensioni della stratificazione sociale non vanno intese come un insieme di attributi appartenenti al singolo individuo, ma come «fenomeni della distribuzione del potere all’interno di una comunità» . Secondo Weber la stratificazione sociale è costituita dall’insieme di fattori economici, politici e culturali. Gli individui tendono ad aggregarsi in base alla condivisione di aspetti economici: formando così le classi sociali; alla condivisione di ideali culturali, generando i ceti sociali; sulla base di comuni convinzione politiche: i partiti , per gestire e controllare il potere. La posizione di un individuo all’interno del sistema sociale dipende dunque da multifattorialità, dove l’appartenenza per nascita ad un gruppo rappresenta solo uno dei fattori, accompagnata da ricchezza, stile di vita, prestigio e considerazione sociale. Le idee weberiane hanno costituito l’approccio teorico di base con cui la sociologia empirica statunitense ha giustificato e supportato il suo modello multidimensionale della stratificazione, sostenendo uno società fondamentalmente non costituita da una rigida stratificazione in classi. Questa visione della società america destrutturata e frammentata è perdurata fino agli anni Settanta, quando le ricerche in materia hanno iniziato a registrare una certa convergenza verso l’orientamento europeo che, sulla scia delle teorie di Marx e Weber, non ha mai messo indubbio l’esistenza delle classi e di una società stratificata. Per Weber la stratificazione è il risultato della sintesi di classi, gruppi di status e partiti; in particolare le classi hanno origine dalla fusione tra il possesso della proprietà e la vendita nel mercato delle prestazioni lavorative. Talcott Parson, sociologo statunitense e caposcuola del funzionalismo, sostiene, analizzando i mutamenti intervenuti nella società industriale rispetto a quella pre-industriale, che la separazione tra proprietà e controllo all’interno della moderna economia di produzione ha condotto alla dissoluzione della proprietà quale fattore significativo di disuguaglianza sociale; risulta necessario «separare il concetto di classe sociale dal suo rapporto storico sia con la parentela che con la proprietà in quanto tale» . Parsons considera il moderno capitalismo caratterizzato dalla fine dei principi ascrittivi in favore dell’affermarsi di criteri meritocratici, attraverso i quali gli individui vengono premiati in virtù dei loro sforzi e dei risultati raggiunti. La teoria funzionalista della stratificazione, di Davis e Moore, si spinge fino ad affermare che la stratificazione sociale è una necessità, poiché tutti i sistemi sociali come un organismo armonioso dove ogni parte collabora al meglio al funzionamento del tutto, necessitano la soddisfazione delle funzioni fondamentali per garantirne l’efficienza e la produttività. Le posizioni cruciali per il raggiungimento di tali fini devono essere occupate dagli individui più capaci e dotati. Tuttavia la teoria funzionalista della stratificazione ha ricevuto numerose critiche, tra cui il produrre effetti disfunzionali sulla società stessa, impedendo proprio ciò che auspica, ovvero una differenziazione sociale e culturale che favorisca l’impiego ottimale delle capacità dei suoi membri. Inoltre soprattutto per le posizioni di vertice, indurrebbe l’innalzamento di barriere sociali per impedire l’ascesa dal basso. Negli stati democratici dove l’uguaglianza sociale sembra maggiormente garantita, le possibilità di migliorare la propria condizione sociale per classe e status, sono molto ridotte tendendo il sistema a restare sostanzialmente immobile. Si coniano neologismi e nuove teorie per giustificare lo status quo. La chiamano “fuga dei cervelli” la nuova corrente che vede giovani e brillanti menti lasciare l’Italia per lavorare o condurre le proprie ricerche all’estero. Nel mondo della politica, delle università e della ricerca se ne parla come di una condizione paradossale e da aborrire, mentre quegli stessi individui a capo della suddetta denuncia, muovono le fila per alimentare il sistema. La posizione di potere e i vantaggi acquisiti da uomini e donne che dicono “ essersi fatti con le sole proprie forze” diventano un diritto acquisito ed ereditabile da figli e parenti, negoziabile con amici e conoscenti. Ma come evidenziato da alcuni teorici delle classi sociali di matrice funzionalista, gli sforzi dei padri non ricadono sui figli. Complice la crisi economica, si assiste oggi ad inetti che occupano posizioni per le quali non hanno alcuna competenza. I “cervelli” fuggono non perché manca il lavoro o la remunerazione non è sufficiente, ma in quanto esclusi e posti al margine del sistema produttivo, laddove nepotismo e favoritismi sono ormai consuetudine. Esclusione e marginalità sono due termini dalla forte connotazione sociale e psicologica: rimandano ad un peggioramento dalla posizione sociale di un individuo, costringendolo ad occupare uno strato inferiore o a restare in quello di appartenenza e da una perdita di identità sociale, causata da lunga disoccupazione ( maggiore ad 1 anno). L’individualismo e la de-responsabilizzazione fondano la nuova etica, non si guarda al miglioramento del sistema ma all’utile personale, ponendo seri problemi di meritocrazia e conseguentemente di efficienza ed efficacia dell’apparato produttivo e di sviluppo economico in un Paese. Frederick Taylor più di un secolo fa parlava di «uomini bue», avvero di uomini le cui caratteristiche li rendevano adatti a svolgere lavori di basso profilo intellettuale e basse responsabilità, incentrati sulla remunerazione: cosa accadrebbe se uomini bue occupassero posizioni dove un alto profilo culturale e un forte senso di responsabilità fossero discriminanti fondamentali? Vanessa V. Giunta

Famiglia D’Amico e il suo Palazzo Perché fuggono “i cervelli”

L’ospedale disponeva di posti letto a pagamento e di un medico condotto con salario di venti onze annue. Colleghi illustri del D’Amico furono i medici Antonio Gambino, Nunzio Balsamo, Giuseppe Li Pira e Vincenzo Cannata. Girolamo D’Amico, oltre ad esercitare la sua professione, ricoprì anche importanti cariche pubbliche; infatti, fu nel 1571 capitano di giusti-

zia e nel 1578 proconservatore. Nel suo codicillo testamentario è scritto “ordina che il suo corpo sia seppellito all’interno dell’Annunziata (attuale Duomo) lasciando alla stessa onza una in aiuto di fabbrica. 6 giugno 1556”. Gli attuali membri della nobile famiglia discendono da Pietro, figlio di Bartolomeo, che si unirà in matrimonio, il 20 aprile 1603, con Agata Amico. I coniugi l’anno prima di sposarsi avevano acquistato una casa con terreno e alberi di gelsi vicino alla prima chiesa dedicata a S. Sebastiano (l’attuale chiesa di S. Antonio di Padova). Altri illustri componenti furono Antonino D’Amico giurato nell’anno 1582-1583, Giovanni Battista D’Amico che nel 1662 ricoprì la carica di maestro notaro della corte giuratoria, come anche il figlio di quest’ultimo, Carlo, che la ricoprì dal 1703 al 1707. Francesco Saverio D’Amico fu un eccellente medico, come il suo avo Girolamo, e contrasse matrimonio nel 1752 con Anna Gambino. Il dottore Camillo D’Amico, figlio del dottore don Domenico D’Amico, anch’esso magistrato e decurione e di Concetta Gambino, fece parte come magistrato della commissione speciale, istituita dopo l’Unità d’Italia per processare i sovversivi dei comuni di Randazzo e Bronte che si erano macchiati di svariati crimini durante le rivolte seguite alle cocenti delusioni delle classi meno abbienti dopo lo sbarco dei Mille in Sicilia. I condannati furono incarcerati nel carcere di Acireale, che si trovava allora presso l’attuale piazza Lionardo Vigo, mentre

dalla prima

Corso Yoga della risata Giarre: Porta “Santa”

dell’

Jonio

Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 Mail Fax 095 9707019 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da ITALGRAFICA Via Nocilla 157 95025 Aci S. Antonio (CT) tel 095 702 23 59 www.ital-grafica.it Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

i condannati a morte furono giustiziati nella pubblica piazza. Appartenne alla nobile famiglia anche il sacerdote Francesco Amico Gambino vissuto nel XIX secolo; egli fu l’ultimo vicario di Acireale prima dell’istituzione della diocesi. E’ doveroso ricordare altri membri illustri del ramo catanese della famiglia, vissuti tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, che furono Pietro D’Amico, avvocato fiscale e presidente del Real Patrimonio e il figlio Vito D’Amico, barone del Grano e conte di S. Anna, sovrintendente della torre di S. Anna di Capomulini (figlio del suddetto Pietro). Essi erano proprietari di un vasto terreno ad Acireale, nella timpa di don Masi alli cavallari (attuale quartiere di Santa Caterina) dove risiedevano per gran parte dell’anno. Tra i palazzi posseduti dai D’amico in Acireale ricordiamo uno degli esempi più significativi di residenza cittadina nobiliare del ‘700, ubicato al civico 55 di via Dafnica, una delle arterie più antiche della città. La famiglia, sul sito, possedeva già da epoca remota possedimenti, si parla di un baglio con case, cisterne e giardino. Il sacerdote Giuseppe D’Amico, fratello di Francesco Saverio, medico, e del giudice della corte civile, Pietro Paolo, fu il committente del palazzo. Progettato da Paolo Amico Guarrera, eminente architetto acese del ‘700 (nessun vincolo di parentela con la famiglia), il palazzo è stato abitato fino a pochi decenni fa. Magnifico il portale, l’ingresso, l’ampio scalone che porta al piano nobile, il giardino con una Esedra con pergolato e sedili, in asse con il portale d’ingresso. La facciata, rimaneggiata nell’800, conserva ancora la tribuna centrale con festone. L’interesse del palazzo è dato dall’aver conservato quasi intatto l’equilibrio fra le varie parti che lo compongono e cioè il corpo terraneo, le botteghe, i magazzini, il piano nobile, le logge con il prospetto a mezzogiorno e lo splendido giardino, magnifici esempi dell’opulenza e della ricchezza della nobiltà del tempo che, anche con i loro palazzi hanno reso la nostra città culla del barocco siciliano. Gabriella Puleo

In concomitanza col Giubileo della Misericordia, la nuova porta per l’occasione è stata nominata Porta Santa ed il vescovo ha concesso l’indulgenza plenaria. Per la cronaca, va sottolineato che nell’adiacente piazza Duomo, salotto cittadino, era contestualmente in corso una manifestazione di protesta contro il progressivo depotenziamento e la chiusura del pronto soccorso nell’ospedale di Giarre; in maniera civile ed assolutamente opportuna, la cerimonia religiosa non è stata disturbata dai numerosi dimostranti, ad eccezione di qualcuno che ha lanciato degli epiteti contro il presidente Crocetta suscitandone l’indignazione.

Mario Vitale

I 100 anni dell’Agesci A concludere l’incontro un interessante excursus a cura di Rosa Rossi sui numeri e la diversità che riesce a tenere insieme l’esperienza scout nel mondo. Il momento è stato arricchito dalla lettura di alcune testimonianze raccolte e inviate per l’occasione da donne scout di ogni parte del mondo che hanno messo in risalto il valore dell’educazione alla diversità e la capacità del movimento scout di fare rete nel mondo. Come spesso accade, a smontare le domande difficili ci possono pensare le risposte semplici. Ed è probabilmente il caso dell’arguta risposta - ricordata tra i saluti finali dal responsabile di Zona Salvo Di Maria - che Baden-Powell fornì ad un cronista che gli chiedeva cosa c’entrasse la religione con gli scout: “La religione non ha da entrarci, perché è già dentro!”. Salvo Tomarchio

Domenica 28 febbraio, dalle ore 10 alle 18 ad Acireale, all’Istituto Ettore Majorana, via Felice Paradiso 2, è in programma il “Corso base Yoga della Risata”. Le organizzatrici, sono la dottoressa Antonella De Iesu, marchigiana, insegnante certificata di “Yoga della Risata”, direttamente da Laura Toffolo, 1° Master Trainer e Ambassador italiana della Laughter Yoga University, fondatrice nel 2008 dell’Associazione Nazionale di Yoga della Risata. Aurora Palombi, romana di nascita, leader certificata da Antonella De Iesu di “Yoga della Risata”. Operatrice shiatsu da oltre 10 anni, e fondatrice del primo club della risata a Terni, dove vive e lavora. Durante il corso, verrà spiegato come si possa entrare a far parte del mondo della risata incondizionata, con tutte le relative pratiche. Lo Yoga della Risata è un metodo unico che combina esercizi di risate con la respirazione yoga, portando più ossigeno al corpo e al cervello, creando così più energia e benessere fisico, sia mentale sia emozionale. Vitalità, gioia, energia e leggerezza, sono alcuni degli effetti documentati di una pratica presente in più di 120 paesi nel mondo. Un ottimo esercizio per il benessere, ideato nel 1995 dal medico indiano Dr. Madan Kataria, definito dal New York Times il ‘Guru della Risata’. Lo Yoga della Risata si basa sul fatto testato, anche a livello scientifico, che il corpo, non distingue tra una risata indotta e una autentica: si ottengono, pertanto, gli stessi benefici fisiologici e psicologici. Infine, lunedì mattina 29 febbraio, la dottoressa A. De Iesu, terrà una sessione dimostrativa agli alunni dell’istituto E. Majorana di Acireale.

A. S.


dell’

Cultura e Spettacolo

Jonio

28 febbraio 2016

3

INTERVISTA Parla Gesuele Sciacca, il medico-compositore-musicista-cantante che coinvolge e appassiona

”Tiro fuori la musica dalle poesie” Gesuele Sciacca, acese, stimato dirigente medico, è raffinato compositore di musiche per orchestra, musicoterapia e musiche per le poesie dei classici, ovvero “poesie cantate senza trasformarle in canzonette”. Con la sua voce espressiva e la sua immancabile chitarra, accompagnato da musicisti tra i quali i componenti della sua famiglia, riesce ad affascinare le affollate platee. - Possiamo considerare la musica solo un’attività artistica? “La musica non è solo un’attività artistica ma è soprattutto una forma di comunicazione eccezionale. Nella filosofia greca antica la prima riflessione sulla musica si trova nella scuola pitagorica che scopre il rapporto tra musica e matematica. Il nostro cervello, attraverso un calcolo matematico, riconosce quando le frequenze esterne sono

tra loro in relazione tale da rappresentare un flusso di informazioni ben precise, capaci di evocare ricordi ed emozioni. Non a caso il filosofo Leibniz affermava in una lettera al matematico tedesco Chistian Goldbach che ‘la musica è una pratica occulta dell’aritmetica,

dove l’anima non sa di calcolare’. Tutto l’Universo, dal macro al microcosmo, presenta aspetti fisici e matematici che ubbidiscono esattamente alle stesse leggi che regolano i rapporti tra i suoni e dato che il compito della scienza e della filosofia è quello di riportare la particolarità all’universale, sarà possibile trovare il principio armonico che governa il mondo attraverso la musica. Il bello musicale, come in genere il concetto stesso della bellezza, corrisponde all’intuizione dell’armonia, come dimostra il fatto che il piacere sensibile dell’ascolto musicale risiede proprio nel sentire armonia”. - Dove affondano le tue radici musicali? “ Le mie radici musicali affondano nel jazz, perché da giovanissimo ho iniziato a studiare chitarra jazz. All’età di diciotto anni, per iscrivermi in medicina, ho rinunciato ad

un contratto con una importante casa discografica. Finita l’università mi sono accostato alla musica attraverso la musicoterapia; amo tutta la musica, ma non posso nascondere una certa predilezione per la musica cantautorale”. - Ti senti più medico o più musicista? “Per me la medicina è parte integrante della mia vita. Grazie al fatto di essere medico posso essere un vero musicista e grazie alla musica posso essere un vero medico, perché la musica, oltre ad essere una potente terapia, mantiene sempre viva la capacità di essere sensibili alle emozioni e, senza queste, credo non si possa essere dei veri medici”. - E’ vero che nei tuoi concerti ti esibisci gratis? “Si, non prendo neanche un centesimo, faccio anche concerti per le associazioni Onlus”. Salvatore Cifalinò

ACIREALE Iniziativa lanciata da Carmelo Musmeci e raccolta da varie associazioni

Verso il “Museo del Natale” Acireale, nota come città del Carnevale e della cartapesta, potrebbe a breve diventare anche “città del Natale”. Nella città in cui è possibile ammirare, in una grotta lavica naturale, un presepe settecentesco di inestimabile pregio e bellezza, è stata infatti proposta l’istituzione di un Museo del Natale, con lo scopo di conservare in maniera permanente i più bei presepi – taluni delle vere e proprie opere d’arte – esposti nelle varie mostre che da qualche decennio a questa parte vengono allestite in città, nel periodo di Natale, e che altrimenti andrebbero dispersi o, peggio ancora, distrutti. Il progetto, elaborato da Carmelo Musmeci insieme con altri presepisti acesi, è stato presentato al Comune di Acireale ed inserito nel dossier “Acireale Learning City”, afferente alla Rete Pascal (una aggregazione di enti pubblici, esponenti del mondo accademico e associazioni che intendono impegnarsi nello sviluppo del territorio e nell’educazione e crescita culturale delle proprie comunità, laddove “Pascal” è un acronimo che sta per “Place and Social Capital and Learning”). Nel suo progetto Carmelo Musmeci (docente di matematica in pensione, presidente del Tribu-

nale per i diritti del malato di Acireale, e da sempre appassionato di presepistica e presepista lui stesso) ha coinvolto le principali associazioni culturali e di presepisti acesi, a cominciare dall’Associazione Artigiani Acesi (presieduta dal cav. Rosario Lizio, storico carrista acese ed esperto di cartapesta, oltre che appassionato ed originale presepista) e dall’associazione “Liberi Artisti”, ma anche gli “Amici del Presepe”, l’Università Popolare “Giuseppe Cristaldi”, l’Officina d’Arte, Cittadinanzattiva; nonché la Diocesi di Acireale ed i responsabili del Presepe settecentesco della Grotta di S. Maria della Neve; ed infine anche l’associazione “La Voce dell’Jonio”,

a cui fa capo il nostro giornale e che qualche anno fa organizzò, per alcune edizioni, un concorso di presepi domestici e artigianali. La proposta ha avuto già parecchio successo e le associazioni coinvolte stanno lavorando alacremente per portarla avanti. Il coinvolgimento del Comune di Acireale tramite la Rete Pascal dovrebbe portare alla disponibilità di un locale idoneo per la creazione del Museo del Natale, che verrebbe intitolato a “San Francesco”, in omaggio a colui che fu l’iniziatore del presepe e che per primo allestì una rievocazione della nascita di Gesù, a Greccio, nella notte di Natale del 1223. Il Museo potrebbe ospitare in maniera permanente presepi artistici di vari tipi (da quelli artigianali ai diorami, a quelli animati), ma anche altri manufatti inerenti la natività e la vita di Gesù. Esso avrebbe anche la caratteristica di essere in costante evoluzione, perché potrebbe essere sempre aggiornato grazie alle nuove produzioni e acquisizioni. È un progetto che, ovviamente, condividiamo a pieno, e per il quale auspichiamo che possa vedere la luce al più presto. Nino De Maria

CATANIA Ricordato il professore Riccardo Di Maggio attraverso il saggio Oblitvs Obliviscendvs

La figlia: «Padre affettuoso e studioso silenzioso» Nel salotto letterario del Palazzo Platamone di Catania, si è tenuta la conferenza per ricordare il professore Riccardo Di Maggio, mediante il saggio “Oblitvs Obliviscendvs”,curato dalla professoressa e giornalista Pinella Musmeci, scomparsa l’anno scorso. Scomparso nel 1996, Di Maggio era nato a Palermo, si era trasferito a Guardia. Si era diplomato al liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale ed aveva frequentato l’università a Catania, conseguendo due lauree, in lettere e in filosofia. Un grande studioso, insegnante, scrittore acese, cultore della lingua latina. Ad organizzare l’incontro Dora Coco, cui abbiamo chiesto del perché dell’evento. «E’ un incontro particolare, ho conosciuto la figlia del professore Di Maggio che mi ha regalato il libro, l’ho letto e mi è piaciuto il suo senso. Alla realizzazione del libri hanno collaborato i parenti di Di Maggio e professori di grandissimo livello. Loro hanno voluto ricordarlo con questo saggio, io attraverso questa serata». A Salvatore Valastro, docente del liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, abbiamo chiesto: Chi era Riccardo Di Maggio? «Riccardo di Maggio è stata una persona di riferimento nella vita culturale acese, amatissimo dagli studenti. Era di una preparazione culturale straordinaria, sopra la media delle persone della sua generazione. Ho avuto modo di parlare con parecchi suoi ex alunni, tutti concordano sulla preparazione del professore Di Maggio, una persona che, al di là dell’appartenenza all’ambiente acese, aveva dei legami anche fuori, non solo con le Marche dove ha insegnato per qualche anno, ma anche per via di una parentela, tutt’altro che secondaria, con gli Stati Uniti d’America, perché era cugino di una delle più famose accademiche italianiste statunitensi, Olga Ragusa. Questo rapporto era di parentela e di affinità culturale. Quello che vorrei emergesse stasera è la dimensione, tutt’altro che provinciale, del professore Di Maggio, sia nel campo della storia che della letteratura, era uno scrittore fine. Secondo me ha scritto troppo poco per quello che poteva e doveva scrivere, forse per il suo pudore». - Quindi non ha pubblicato dei libri suoi? «No, ha pubblicato degli articoli sull’archivio storico de La Sicilia orientale, ha pubblicato delle prefazioni, un estratto della sua tesi di laurea, dei racconti. Era obiet-

tivamente uno scrittore molto raffinato. Certo, era insegnante, padre di famiglia, gestiva tante attività, magari tutto questo gli ha tolto del tempo per la scrittura, però è sicuramente una persona da riscoprire per la sua preparazione culturale». - Ha avuto modo di conoscerlo personalmente? «Indirettamente, lo conoscevo tramite delle amiche che andavano al magistrale. Ricordo la sua figura, tra l’altro abitavamo vicini di casa, sono molto amico delle figlie, ringrazio infatti Antonella che ha voluto che scrivessi questo libro, insieme a Pinella Musmeci, per ricordare la figura di suo papà. Il saggio è appunto a cura di Pinella Musmeci che purtroppo morì mentre il libro era in stampa, ci sono anche interventi del professore Mineo, un’introduzione sul clima culturale acese del tempo, un testo latino inedito scritto dal professore Di Maggio, curato e tradotto dalla Musmeci che ha fatto anche l’introduzione. Io ripubblico un breve racconto facendo anche un commento, c’è inoltre una lettera con interventi di Allevi, professore di letteratura italiana all’università di Macerata». Alla figlia di Riccardo Di Maggio, Antonella, abbiamo fatto due domande. - Il ricordo più bello di suo padre? «Di ricordi ce ne sono tanti, era un padre molto affettuoso e uno studioso silenzioso». - Ha seguito le sue orme? «No, io sono nel ramo scientifico, però ultimamente sto cercando di rispolverare i miei studi classici» Un incontro interessante presentato da Dora Coco e tenuto dai relatori Salvatore Valastro e Dario Stazzone, professore universitario di Catania, che hanno delineato la figura di Riccardo Di Maggio e descritto il costante impegno per il suo lavoro. A concludere l’incontro le testimonianze di alcuni presenti, che hanno avuto la fortuna di conoscere Di Maggio. Graziella De Maria

Recensioni “Piano d’Api: storia di una comunità” di Cettina Scavo e Salvatore Licciardello Esperti di microstoria, Cettina Scavo e Salvatore Licciardello, sono autori dell’interessante libro “Il crocevia sulla collina”, ovvero la storia della comunità di Piano d’Api, frazione di Acireale, territorio nel XVI secolo indicato con vari nomi: ’Fossa dell’Acqua’, ‘Linati’, ‘Giglio delle Conche’, ‘S. Maria del Lito’. Dal secolo seguente fino agli inizi del Novecento, esso è denominato ‘Malovrio’: importante crocevia di comunicazione all’interno del famoso Bosco d’Aci, esteso, secondo una documentazione topografica, “dalle Xiare dello Passaturi sino alle mandre di Pennisi”; pericoloso per la presenza di banditi, al punto che nel 1590 è promulgato il “Bando delle Teste”. In sei densi capitoli si snoda la storia della graduale trasformazione da economia silvo-pastorale in agricola, nell’arco dei secoli XVI - XIX: vitecoltura, con alberi da frutto, grazie alla prodigiosa produttività del terreno vulcanico, prima ricoperto di sciare e boschi di bagolari e querce. Da un punto di vista sociale, si verifica la trasformazione in borgo: alla luce di documenti, nell’800 avviene la formazione di una piccola comunità, insediata in fabbricati rurali; nel 1812, ben 80.000 ettari di terreno dal demanio pubblico passano a notabili privati; emarginati i poveri, con gravi conseguenze in agitazioni, saccheggi, omicidi. Malovrio, a metà 800, rappresenta uno dei casali della terra di Jaci in fase di sviluppo economico. Nel 1860 il Bosco di Jaci è quasi scomparso. Emblematica la volontà testamentaria di Antonio Strano - da pecoraio assurto a ricco possidente – di erigere una chiesa nel vigneto del figlio Sebastiano, legando un lascito di 160 onze. Nel 1882 è inaugurata la chiesa Maria SS. della Misericordia. Dettagliate le cronache di visite pastorali vescovili e della vita parrocchiale fino al 2015. E’ del primo Novecento la denominazione di Piano di Lapa, assieme a quella di Malovrio, quando avviene l’istituzione dell’ Ufficio postale e delle scuole elementari. Tra i fenomeni tellurici, è segnalato il terremoto del 1914, 10° grado scala Mercalli. Significative la presentazione di don Gaetano Pulvirenti, la prefazione, l’appendice di documenti, con note di memorie storiche. Ricca la documentazione fotografica. Anna Bella

“Lager dentro” di Umberto Marinello memoriale struggente sulla sofferenza Un memoriale struggente sul cammino di sofferenza di un piccolo Primo Levi della cultura orale. Tra le pagine de “Il lager dentro” di Umberto Marinello (Edizioni DBS, 2016), che si avvale della prefazione dello storico Mario Isneghi, l’obbligo di ricordare cosa è stato il nazismo passa attraverso il tentativo di trasmissioni fra generazioni e fra cultura orale e cultura scritta. Nella prima parte del libro la storia di Luigi Bozzato, ex deportato nei campi di sterminio nazisti di Dachau, Magdeburgo, Mauthausen e Allach, viene narrata dall’autore. Bozzato trova così la voce per farsi ascoltare: “Luigi si era dato una missione: raccontare ciò che era successo nei campi di sterminio a lui e a moltissimi altri come lui per svegliare le coscienze, nella speranza che simili cose non potessero più accadere”. Marinello conobbe Bozzato nel ’72 mentre, con i suoi ragazzi delle medie, raccoglieva testimonianze di vita segnate dalla seconda guerra mondiale. Quella di Bozzato apparve subito emblematica: “Mai – nota l’autore – avevamo constato tanta viva sofferenza e mai avevamo trovato tanta determinazione nel sopportarla e nel cercare di vincerla per permettere agli altri, soprattutto ai giovani, di capire fino in fondo ciò che è stato il lager”. L’autore sin dalle prime pagine mette in relazione l’esperienza traumatica di Bozzato con la sua forte propensione a essere voce sempre viva. Leggendo la sua storia non si avrà mai la sensazione che, paradossalmente, l’orrore della Shoa potesse finire con la Liberazione. Anzi, Bozzato “coltiva l’orrore” ma senza “traculenza e compiacimento orrifico” perché “dimenticare può significare abbandonare”. Nella seconda parte del testo Bozzato si racconta. Egli è stato uno di quei soldati costretto a nascondersi dopo l’8 settembre 1943 e a fuggire dai fascisti che, con il beneplacito dei tedeschi, raggiungevano tutti i giovani spingendoli ad arruolarsi con i repubblichini di Salò. Sfida l’arroganza fascista, si ribella ai soprusi. Inizia a militare tra i partigiani. La sua esperienza è breve e gli costa quasi la vita: Bozzato sarà catturato assieme altri suoi compagni e spedito a Dachau. E così ebbe inizio il suo cammino di sofferenza. “Quanta è brutta la guerra. Quanti morti e quanta sofferenza!”. Eppure la sua fede non crolla mai: “Bisognava sopravvivere perché tutti dovevano sapere”. La sua dignità non si consuma nonostante, dirà a proposito di Dachau, “non riuscivamo nemmeno più a tenere il capo eretto”. La sua umanità non si è fatta sopraffare dall’odio: “Basta sangue. Dio sa come punire quelli che hanno fatto del male. Basta violenza”. Luigi Bozzato non solo è sopravvissuto ma è rinato assieme a una nuova speranza: “Tutti devono conoscere perché simili cose non si ripetano più”. Domenico Strano


4

Cultura e Società

28 febbraio 2016

AZIENDE CHE VANNO - 1 Russo di Santa Venerina, pasticceria dal 1880

Dolci con tanta passione

La saggezza popolare afferma che la prima generazione crea, la seconda mantiene e la terza distrugge. Per la pasticceria Russo di Santa Venerina ciò non si è avverato. Creata nel 1880 dal nonno Lucio Russo, poi mantenuta per lungo tempo dal padre Giuseppe, oggi la pasticceria è portata avanti da Salvatore, Anna e Maria Nevia, e continua a offrire ai suoi clienti prelibatezze tipiche della cultura dolciaria siciliana. “Nostro padre non voleva che noi un giorno svolgessimo questo mestiere perché richiede tanto sacrificio”, ci dicono i titolari. Da Russo tutto è preparato con cura: “Utilizziamo le ricette originali tramandate da tre generazioni”. “Abbiamo sempre puntato alla qualità e questo con tutti i costi che comporta”, conferma Anna che aggiunge: “Ci mettiamo il cuore in quello che prepariamo. La nostra clientela è molto esigente e noi non vogliamo deluderla”. Da Russo il rispetto per l’originalità è “una scelta di campo”, afferma Salvatore. “La mostarda d’uva, preparata col mosto cotto e utilizzato per i mustazzoli, la ricotta di pecora, le granite, la pasta martorana, i cannoli, sono più che semplici tentazioni

del palato”. La frutta martorana, per esempio, è una vera e propria arte. “Mia sorella Nevia da cinquant’anni porta avanti questa tradizione. È una ricetta molto semplice ma la sua lavorazione richiede tanta pazienza e abilità”. E così dalle mani di Nevia, oltre ai classici pezzi di frutta, trovano vita agnelli pasquali, presepi, o più semplicemente dei pezzi di pasta zuccherata e colorata a tema, a secondo della ricorrenza e delle stagioni. Un’altra prelibatezza della tradizione siciliana è la granita. “In passato era preparata con la neve e poi trasportata con i muli. Poi si mescolava con il succo di limone, con il caffè e così via. Poi arrivarono i frigoriferi e la musica cambiò. Il primo banco frigo fu installato a Santa Venerina nel ’51. Si racconta che un amico del dolciere con la stessa cifra acquistò un palazzo a due piani. Il resto è attualità. Sono cambiati i gusti e i bicchieri. Eppure c’è ancora chi dice mezza granita”, ci racconta Salvatore tirando fuori qualche ricordo dal cassetto. Le difficoltà oggi, sottolinea, non mancano: “Calo dei consumi, aumento del prezzo delle materie prime, tasse. Ma noi ci

siamo e andiamo avanti, nonostante tutto”. Il segreto? “Non è solo una questione familiare. Ci spinge ad andare avanti la passione verso questo mestiere che se da un lato ci lascia qualche amaro in bocca dall’altro ci ripaga con tanta soddisfazione”. Oggi la pasticceria Russo ha allargato il suo target di clienti. Alcuni dei suoi prodotti più prelibati sono spediti in Italia, in Europa e in America a consumatore finale, rigorosamente dentro confezioni di latta, così che la dolcezza possa essere assaporata da tutti per molti giorni. Il locale è segnalato su alcune autorevoli guide come Gambero Rosso, la francese Routard, ed è stato menzionato in articoli e servizi pubblicati su riviste specialistiche nazionali ed estere, su La Stampa, Panorama e persino dal Financial Times. Dall’estate scorsa, insieme con altre aziende del paese, la Pasticceria Russo ha spostato l’iniziativa “Artigianato-artistico Santa Venerina” che raggruppa alcuni rappresentanti del settore agro-alimentare e dell’artigianato artistico di Santa Venerina con la sfida di attrarre i turisti di passaggio dal paese diretti sull’Etna. Se sostate dalla pasticceria Russo non perdetevi la frutta secca e candita, la frutta martorana, i babà, le cassate, i cornetti al miele e i “viscotta rizzi”. Non ne resterete delusi. Domenico Strano

tvsat

BUONG GIO ORN NO PR ROFE ESS SORE E

Il pro ogra amma

Un docu-reality cu-reality per raccontare l’ora l’or di religione in una classe di scuola superiore, piano di studi, l’unica materia con un’ora l’unica lezione facoltativa prevista dal pi soltanto a settimana, che nessuno studente ha mai temuto. Lo fa seguendo le lezioni di Andrea Monda, insegnante religione, per scelta e convinzione, al lezio nte di religion liceo classico dimostra che tutta sico “Pilo Albertelli” di Roma. La sua esperienza esp debolezza può tramutarsi in forza e, che tra alu alunni e prof di religione, se questa d ole uò tramuta scatta la scintilla a magica, può pu nascere scer una intesa esa speciale. specia Appuntamento l’andamento del calendario Appu mento settimanale, s ma , in onda ond secondo eco ndamen scolastico, accompagnare gli studenti alla sco scoperta delle tante sc stico, per capire capir come e accompa re gl porte materia di studio apre, come su suscitare te che questa m re, com are in lloro interesse e passione l’insegnamento aiutarli comprendere le ssione verso l’i gnamen della dottrina, ottrina, come me a arli a co domande quali la religione risponde. d ande alle qu risp e ogni puntata, un tema e lo come riflessione e In o puntata il docente suggerisce sugger o lancia la provocazione; interventi e domande dei ragazzi, mater materiale audio e provoc ne seguono guono intervent trasmesso sulla lavagna. video trasm Monda. Di Monica Mondo ondo e Andrea rea Mon Monda, in onda Condotto da Andrea M a il lunedì alle 19.30. .30.

AN NDR REA M MO ONDA A

conta attii buongiornoprofessore buongiornoprofessore@tv2000.it .it www.tv2000.it/buongiornoprofessore www.tv2000.it/buongiornopr

buongiornoprofesso buongiornoprofessore @proftv2000 tv2000it

Sc Scrittore e saggista vive a Roma, è sposato posato e ha un figlio. Si è laureato in Giurisprudenza Giurisprudenz presso la Sapienza e Religiose Pontificia Università in Scienze R giose presso la a Pontif religione. Dal 1988 collabora Gregoriana ed è docente di re gione. Da diverse testate giornalistiche, con diver estate giornali che, tra lle quali “Il Foglio”, “Avvenire”, “L’Osservatore “Avven “L’Osservato Romano”, Romano oltre a scrivere recensioni Civiltà Cattolica”. Partecipa alla rece oni per “La C ltà Cattol vita dell’associazione eventi culturali sempre in a dell ciazio BombaCarta t per cui organizza anizza even ambito mbit letterario. terario. Dal 2006 tiene un seminario rio su religione religio e letteratura presso la Pontificia Lateranense e, anche alla Pontificia Università cia Università Unive e dal al 2008, anch dedicati all’opera di Tolkien. Gregoriana. Ha pubblicato blicato otto saggi, s di cui tre dedi

dell’

Jonio

INTERVISTA

Il presidente della Zelantea e la “difficoltà di fare cultura” L’Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, comunemente conosciuta come Zelantea, continua la sua intensa attività culturale nonostante i seri problemi, soprattutto di natura economica, che incontra. Abbiamo intervistato il presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, Giuseppe Contarino, per conoscerla meglio. Fondata il 13 ottobre del 1671 con decreto del vescovo di Catania mons. Michelangelo Bonadies, Cancelliere della Reale Università, l’Accademia, nel suo genere, è tra le più antiche d’Italia. L’Accademia possiede la Biblioteca Zelantea e la Pinacoteca Zelantea. La Biblioteca vanta un patrimonio librario di 106.647 volumi, un Fondo antico di 56.000 pubblicazioni con incunaboli, cinquecentine, manoscritti risalenti al XVI e XVII secolo, un’ emeroteca di oltre 200.000 numeri di giornali e riviste, collezioni archeologiche e numismatiche, raccolte di conchiglie, di minerali e fossili. La Pinacoteca Zelantea possiede 400 tele di autori regionali, nazionali e internazionali, 750 disegni e incisioni, 49 busti in marmo e in bronzo, un comparto di arte contemporanea. Abbiamo incontrato il dott. Contarino tra i libri e le opere d’arte. -Da quanto tempo ricopre il ruolo di presidente dell’Accademia? «Da quando mi sono messo in pensione, dal 2002. Sono subentrato al professore Cosentini, dopo la sua morte. Cosentini è stato il presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici per quasi 50 anni. Amava più questa Accademia che l’università, insegnava storia del diritto romano. Questa sede, è un’Accademia in cui il lavoro, i problemi e le preoccupazioni, non mancano mai. I contributi della Regione, ad esempio, non arrivano da due anni. Le sole assicurazioni, cioè i costi fissi, superano i 25.000 euro. La pinacoteca è stata inserita tra i musei di eccellenza della Sicilia. La biblioteca è nota in tutta Italia, è possibile collegarsi al sito internet e vedere le sue preziosità (www.accademiadeglizelanti.it). Abbiamo avuto il piacere di avere qui il presidente dell’Accademia dei Georgofili , il presidente dell’Accademia dei Lincei, i presidenti dell’Accademia della Crusca, il presidente dell’ Unasa. Abbiamo avuto Fabiola Gianotti, attualmente presidente del Cern, scopritrice del Bosone di Higgs. Abbiamo avuto come ospite Vittorio Sgarbi: ogni volta che viene trova una novità. L’ultima volta che è venuto, ha trovato un quadro dei seguaci di Tintoretto che ci è stato regalato da una famiglia di Vittoria. Lui si sorprende del fatto che ci regalano opere d’arte così importanti. Non abbiamo soldi ma ci sforziamo di essere seri». – Come si opera senza i contributi della Regione? «Se finora avevamo qualche riserva, l’abbiamo impiegata per intero e adesso, a seconda di quello che dice l’avvocato, intendiamo fare causa alla Regione». – Quindi nessuna evoluzione in merito al bilancio? «No, nessuna. Riceviamo donazioni di quadri. Da quando ci sono io, ne sono entrati una trentina. A me non interessa il valore del quadro, mi interessa il gesto che viene fatto, la partecipazione degli acesi alla sopravvivenza di questa istituzione. Ci hanno regalato quattro quadri di una casa patrizia di Acireale, sono messi da parte. Si dovrebbero sistemare ma non ci sono i soldi». – Quali sono le principali attività svolte in Accademia? Quali le finalità? «Promuovere una cultura viva, cioè una cultura che assume i problemi della città, che li interpreta e che dà un suo punto di vista. Così come abbiamo fatto con un convegno Regionale sulle terme in generale, su quelle di Acireale e Sciacca in particolare. Abbiamo avuto 400 persone, c’erano 28 club service dei Lions e un governatore generale. Non interveniamo nei problemi ordinari, nella politica. Interveniamo su ciò che si riflette sulla città, sul suo futuro.Abbiamo fatto una serata dedicata al Jazz con un musicista di fama internazionale. Quella sera sono venuti diversi giovani, poi non si sono più fatti vivi. Ora abbiamo un’iniziativa, da fare in collaborazione con il Comune, per ragazzi fino a 10 anni. Questa iniziativa serve per accostarli alla lettura delle fiabe. A me non interessa che conoscono una fiaba in più, ma che considerano questo ambiente “amico”, non un ambiente fatto da gente con la barba bianca. Questo posto è aperto a tutti, più è frequentato più la città acquista istruzione. In quanto a spazio siamo stretti; occorre procedere alla soprelevazione ma, finora, le amministrazioni comunali precedenti non hanno voluto sentirci. Ci occorre più spazio. Abbiamo 100 quadri nei depositi, non sappiamo dove metterli». – Trova i giovani interessati o disinteressati? «Sono disinteressati perché non sanno e perché non vedono. Io li invito sempre a venire. Non si può negare l’esistenza della biblioteca e della pinacoteca». – Perché non si avvicinano a questo ambiente? «Perché sono disinteressati non all’ambiente ma a se stessi. Ormai la fiducia nel domani è stata gravemente compromessa dalla serie di scandali che quotidianamente accadono. Quindi, non c’è il giovane che dice “io ora studio e poi avrò un posto nella società”. Il 99% crede sia giusto aspettare. Ma cosa si aspetta? Cosa deve avvenire? C’è un disinteresse per tutto. Cosa fanno di colto i giovani? Ad esempio, credo che il barocco di Acireale è stato oscurato. Il barocco è uno dei capi di accusa sia per gli amministratori, sia per la cultura. Le cose non sono state volute bene. A Palermo, un assessore mi ha detto ” la vostra Accademia ha una pecca che non si può risolvere, quella di essere nella Sicilia Orientale. Se fosse stata nella Sicilia Occidentale, sarebbe stata la prima dell’isola”. I giovani potrebbero e dovrebbero dare un contributo». – L’Accademia collabora con le scuole? «Sì, a chiunque venga a chiedere assistenza e collaborazione, gliela diamo. Questa è una realtà di tutti, che sta nel cuore di Acireale. Abbiamo l’attenzione nazionale per quello che siamo, per quello che facciamo. Questa attenzione ci onora, ci inorgoglisce, ci impegna. Ad Acireale, che dovrebbe custodire come l’ostrica custodisce la perla, c’è gente che se ne frega». – In cosa consiste il progetto Poat – Mibact? «È un progetto di ristrutturazione qualitativa dei musei della Regione. A noi ci hanno inserito d’ufficio perché non sapevamo che c’era. Col tempo dovrebbe servire, quando ci saranno i soldi, a finanziare singole iniziative per renderle migliori. Si forma un circuito museale, regionale e nazionale, di grande rilevanza». Graziella De Maria


dell’

Cultura e Società

Jonio

28 febbraio 2016

5

INTERVISTA Parla il presidente dell’associazione che vorrebbe aprire presto una casa famiglia per ragazze madri

L’associazione “Punta al cuore” nasce nel settembre 2015, a San Giovanni La Punta. Si tratta di un’associazione che opera nel sociale e, tra le varie attività che svolge, si sta impegnando per realizzare una casa famiglia per ragazze madri. Abbiamo incontrato il presidente dell’associazione, il ventiquattrenne Giuseppe Samperi, per conoscerla meglio. Come l’associazione “Punta al cuore”? «L’associazione nasce da una mia idea e di una volontaria. Nasce nel settembre 2015». Fate parte di qualche rete o siete un’associazione privata? «No, siamo una Onlus, stiamo cercando di avviare, tra l’altro, dei contatti per collaborare con la Caritas». Quali sono le attività che svolgete? «Ci occupiamo, nel sociale, di assistenza agli anziani, andiamo in cliniche private, ad esempio a Tremestieri, in via Parco Cristallo, a far loro compagnia.Stiamo presentando un progetto per attivare un servizio gratuito di doposcuola, limitato, accettiamo qualsiasi tipo di offerta. Abbiamo circa venti famiglie a cui, ogni mese, facciamo una colletta alimentare. Ci occupiamo di teatro e organizziamo gite. Ci sosteniamo noi, quello che entra e che spendiamo è nostro sudore, quello che ci viene donato viene investito». Quindi nessun contributo dalla Regione? «Nessun contributo ad oggi, quello che facciamo è merito nostro e colpa nostra». In merito al progetto? «Vogliamo aprire una casa famiglia per ragazze madri. Inizialmente si avranno difficoltà, ma dopo un anno dovremmo avere l’aiuto da parte dello Stato».

Avete già previsto la struttura? «Abbiamo visto due strutture a San Giovanni La Punta e una a Viagrande, ancora dobbiamo decidere. Anche in termini di costo dobbiamo stare attenti». Come fate ad aprire senza i contributi iniziali delle Regione? «Raccogliamo i soldi che restano, ad esempio dalle gite che organizziamo. Abbiamo qualcosa da parte e speriamo che dal prossimo settembre possiamo iniziare il progetto. Intanto stiamo individualizzando il posto. Qualche mese fa siamo andati in alcuni negozi di San Giovanni La Punta per chiedere delle offerte, non tutti hanno risposto alla grande, abbiamo raccolto molto poco». Avete volontari giovani o adulti? « Per lo più dai 30 ai 45 anni». Secondo te, come si possono sensibilizzare i giovani ad entrare nel mondo del volontariato? «Allora, io quando ho iniziato a fare volontariato sono stato obbligato. Mia madre mi ha iscritto al corso di primo soccorso in misericordia. Le prime due volte non volevo andarci, poi ho cambiato idea. Quindi i genitori, le persone più grandi, possono sensibilizzare i ragazzi». Abbiamo incontrato anche una volontaria, Emanuela Aleo, che ci ha raccontato della sua esperienza e rivelato le emozioni provate durante la sua “prima uscita”, in una casa di cura. «In 55 anni della mia vita, non ho mai visto occhi guardarmi così, con tanto amore, occhi che desiderano un po’ di affetto. Non sono io a far del bene, sono loro a far del bene alla mia anima». Come avete trascorso il tempo insieme? «Dialogando, c’era chi raccontava il proprio passato. Da loro si impara molto, ho provato una sensazione bella veramente. Per me è stata la prima uscita e non vedo l’ora di tornarci». Graziella De Maria

TV2000

Il volontariato che “Punta al cuore”

Segnalazioni settimanali 29 FEBBRAIO – 1° MARZO 2016 LUNEDI’ 29 FEBBRAIO “Nel mezzo del cammin” – ore 21.00 Il professor Nembrini continua a spiegare la Divina Commedia. Puntata dedicata al girone in cui sono puniti i consiglieri fraudolenti. Dante incontra Ulisse, l’eroe che anela all’infinito, alla vita piena e vera. Ma perché si trova all’Inferno? Nella storia dei suoi viaggi e delle sue imprese lo spunto per capire, spiega Nembrini, qual è il limite oltre il quale non è lecito spingersi, per il proprio bene. MARTEDI’ 1° MARZO Teatro in tv - “Retroscena” – ore 22.40 Nell’intervista di Michele Sciancalepore a Tosca e Massimo Venturiello i segreti del sodalizio artistico e privato tra i due attori e le curiosità sul loro nuovo debutto in scena con il primo adattamento teatrale del film “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin. MERCOLEDI’ 2 MARZO Film – “Il concerto” – ore 21.15 Un osannato direttore dell’orchestra Bolshoi di Mosca viene allontanato in epoca comunista per essersi rifiutato di licenziare i musicisti ebrei. Venticinque anni dopo l’uomo lavora ancora in teatro come custode e aiuta la moglie a movimentare finte manifestazioni d’orgoglio ex-comunista. Un giorno intercetta un invito per il teatro Chatelet di Parigi e decide di riscattarsi dalle umiliazioni con l’inganno, accettando l’ingaggio al posto dell’orchestra ufficiale. Riunisce così i vecchi compagni di concerto e qualche improbabile new entry. Di Radu Mihaileanu, con Alexeï Guskov, Dmitry Nazarov, Francois Berleand, Miou-Miou, Mélanie Laurent, Valeri Barinov. GIOVEDI’ 3 MARZO Film “Shine”– ore 21.00 Biografia del pianista australiano David Helfgott, artista fagocitato da un padre-padrone oppressivo sin da ragazzo. David vince un concorso dopo l’altro, viene invitato a suonare in una importante orchestra americana ma il padre si oppone. Il ragazzo trova allora la forza per spezzare il vincolo ma sprofonda in una vera schizofrenia. Lo salva una sensibile signora, non giovanissima, che ha fiducia in lui, e forse ne è anche innamorata. Di Scott Hicks, con G. Rush, N. Taylor, A. Mueller-Stahl, L. Redgrave, J. Gielgud. VENERDI’ 4 MARZO Film – “Un americano a Parigi” – ore 21.05 Dopo la prima guerra mondiale Jerry Mulligan giunge a Parigi, la città dove può coltivare la sua passione per la pittura. Il giovane, bello ed esotico, desta subito l’interesse di una ricca ereditiera con cui ha una relazione. Presto si accorge che il denaro lo interessa ben poco e che, piuttosto, è molto attratto da Lise, una bella francese giovane e povera, a sua volta fidanzata con un pianista perdutamente innamorato di lei. L’amore tra Jerry e Lisa prevarrà, omaggiato dalle note dell’opera di George Gershwin. Di Vincente Minnelli, con Gene Kelly, Leslie Caron, Oscar Levant, Georges Guetary, Nina Foch, Ann Codee, Eugene Borden, Anna Q. Nilsson, Mary Young, Martha Bamattre. SABATO 5 MARZO Attualità - “Today” – ore 22.40 La vita per un ragazzo può essere difficile anche in Italia, se il contesto familiare e quello sociale non aiutano. Gli ultimi rapporti sulla situazione dell’infanzia confermano che l’abbandono scolastico non è ancora vinto e che, per un numero significativo di minori, diventare adulti è un percorso ad ostacoli, soprattutto in certe zone del Paese. Il reportage di Solen De Luca da San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, racconta gli sforzi di Carmela Manco e della sua associazione “Figli in famiglia” per togliere i ragazzi dalla strada. In studio, Andrea Sarubbi approfondisce il tema con gli ospiti. DOMENICA 6 MARZO Viaggi - “Il mondo insieme” di Licia Colò – ore 15.10 In viaggio con Licia Colò alla scoperta delle località più belle e suggestive del pianeta. Tra i reportage proposti nella puntata un percorso di esplorazione della Siria per capire com’era in passato e come è oggi, per conoscerne i tesori che, purtroppo, non vedremo mai più a causa della guerra. Tanti gli ospiti in studio che condivideranno con il pubblico insoliti quanto avvincenti itinerari di viaggio. Tra questi, Corrado Formigli. Tv2000 è visibile sul canale 28 del digitale terrestre, 18 di TivuSat, 140 di Sky, in streaming su www.tv2000.it

095 601992

lavocedelljonio@hotmail.it


6

Chiesa e Società

28 febbraio 2016

dell’

Jonio

S. MARIA AMMALATI Il grande dipinto della Misericordia, opera di un’artista locale, davanti all’ingresso della chiesa

Un “Segno visibile del Giubileo” ACIPLATANI

Passione, Morte e Resurrezione domenica 20 marzo sul sagrato

Come ogni anno la Comunità parrocchiale di Aci Platani, per la domenica delle Palme (quest’anno sarà il 20 marzo) , vivrà uno dei momenti più attesi della propria esperienza religiosa, dando vita alla “Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo” con personaggi viventi, che si terrà sul sacrato della chiesa Madre con inizio alle ore 19. L’evento di struggente intensità e commovente partecipazione, che ogni anno attira nella popolosa frazione acese centinaia di persone provenienti anche dai diversi centri vicini, è giunto alla XXI edizione. La Passione di nostro Signore Gesù Cristo, che culmina nella morte in croce e nella risurrezione, costituisce da sempre il cuore dell’annuncio evangelico. Portare questo annuncio in piazza è una occasione di forte evangelizzazione e un momento per rigenerare la nostra esistenza. Riproponendo come modello la stessa vita di Gesù di Nazareth: Dio fatto uomo che, in un atto d’amore infinito, si è donato a noi, senza calcolo, fino alla morte di croce. L’importante appuntamento sarà vissuto con enorme gioia e partecipazione dagli abitanti di Aci Platani, che fanno di tutto, ogni anno, per rendere l’evento sempre più bello e coinvolgente. Grazie, infatti, a tante persone è possibile ricostruire i momenti più significativi della sofferenza di Gesù Cristo, così come ci vengono descritti dall’evangelista Giovanni. La rappresentazione, curata nei minimi particolari dall’Associazione culturale Mons. A. Calabretta, avrà inizio con l’ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme, per proseguire con l’ultima cena e la cattura nel Getsemani; subito dopo avrà luogo il processo davanti al procuratore romano Ponzio Pilato che, dopo il momento toccante della flagellazione, si concluderà con la condanna a morte di Gesù. Così, fra uno stuolo sempre più numeroso di persone, avrà inizio la Via Crucis che, dopo un breve percorso, farà ritorno in piazza, dove verrà ricostruita la toccante scena della crocifissione del Cristo Signore, insieme ai due ladroni. Singolare ed atteso, dopo la sepoltura, sarà il momento della risurrezione. Il parroco don Carmelo Sciuto, nel ringraziare tutti coloro che ogni anno fanno di tutto per rendere la Sacra Rappresentazione sempre più bella, in particolare i quasi cento attori e quanti con grande passione curano l’assetto scenografico, si augura che anche quest’anno questo momento possa essere vissuto intensamente e con larga partecipazione di pubblico. Giovanni Centamore

Alzando lo sguardo mentre si attraversa la caratteristica scalinata in pietra lavica che conduce alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Ammalati, sulla parete centrale esterna, si scorge pian piano, il bellissimo dipinto realizzato su multistrato marino, 4 mt x 4, raffigurante il logo del Giubileo Straordinario della Misericordia. Si tratta di un autentico dipinto a mano, realizzato ad opera di una giovane artista dal fine talento, le cui doti artistiche emergono sempre nella sobrietà e nell’umiltà, impreziosendo così, la meraviglia dell’opera. Il dipinto del Giubileo, realizzato in un solo mese, ha fatto il suo ingresso in chiesa nei giorni antecedenti alla novena di Natale, dando inizio così, a quella Peregrinatio Misericordiae, che si porterà avanti per tutto questo anno giubilare. Durante i giorni della Novena natalizia, il dipinto del Giubileo, diviso in diversi pannelli con scritte sul retro le 14 opere di misericordia, è stato consegnato nelle case dei diversi quartieri del paese, accompagnati ogni sera, con i canti natalizi animati dal parroco don

Marcello e dei diversi parrocchiani che lo seguivano. Momenti di festa e di emozioni, tra l’eco dei canti che si alzava insieme al respiro freddo che si scorgeva al di là delle sciarpe avvolte. sotto quel cielo che preannunciava il Natale. Momenti e sensazioni che hanno scandito il percorso sulle strade che conducevano alle diverse case dove la gente accoglieva la sua opera di misericordia scritta sul pannello, con i tavolini preparati per vivere insieme, la preghiera del Giubileo. Per tutto il Tempo di Natale, queste famiglie hanno custodito i diversi pannelli, vivendo momenti di preghiera comune e di fraternità. Durante la celebrazione del mercoledì delle Ceneri, queste stesse famiglie hanno riconsegnato i diversi pannelli, portandoli singolarmente sull’altare per ricomporre nuovamente il dipinto della Misericordia. Un segno visibile del Giubileo, dunque , è il dipinto della Misericordia, un segno che invita a chi lo guarda a ricordare che Dio è il Padre nostro misericordioso che ci ama di un amore tenero e

fedele. Un Amore che coinvolge tutta la vita degli uomini, invitandoli ad essere misericordiosi come lo è il Padre. Un indicazione questa che contraddistingue la vita di un altro segno visibile dell’amore di Dio, un segno di dimensioni più ridotte, ma un segno e una testimonianza di una vocazione vissuta nel dono e nella fedeltà al servizio della parrocchia: don Marcello Pulvirenti, il parroco di questa bella chiesa, le cui porte sono sempre aperte, senza orari canonici, dove ognuno trova il posto per vivere i propri carismi . Una chiesa dove si respira la collaborazione e la gioia della

propria originalità. Un parroco che nei suoi ritardi cronologici, per via delle tante attività da seguire, è sempre puntualissimo nel testimoniare la speranza cristiana e la gioia di essere figli amati da Dio. Un segno visibile della misericordia dunque, quello che si erge sulla parete esterna della chiesa, che rivela la bellezza del cuore di chi lo ha dipinto, e un altro segno di misericordia, all’interno di questa stessa chiesa che testimonia con la propria vita, quella frase scritta sul dipinto: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”. Letizia Franzone

Raduni dei cresimandi ad Acireale e a Giarre L’Ufficio diocesano per la pastorale delle Vocazioni organizza per il 5 e il 12 marzo prossimi i raduni dei cresimandi sul tema proposto dalla Chiesa italiana per la 53a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: “Ricco di misericordia… ricchi di Grazie”. Si tratta di due appuntamenti riservati ai ragazzi che nei prossimi mesi riceveranno la cresima e che si incontrano in un grande evento ecclesiale, per invocare il dono dello Spirito Santo e riflettere insieme sulla dimensione vocazionale del sacramento della confermazione. Questo sacramento infatti, che nell’itinerario catechistico conclude l’iniziazione cristiana, è un passo importante della loro vita di fede, perché li apre alla testimonianza, al servizio e alla realizzazione del progetto di Dio. La cresima è perciò il sacra-

mento della scelta e della risposta generosa alla volontà di Dio. I raduni sono due. Il primo si svolgerà nella Basilica Cattedrale di Acireale il 5 marzo, per i cresimandi delle parrocchie del I, II e III Vicariato; il secondo nella Chiesa “Gesù Lavoratore” di Giarre il 12 marzo per i cresimandi delle parrocchie del IV, V e VI Vicariato. I ragazzi cominceranno ad arrivare dalle 15,30; poi alle 16 avrà inizio l’incontro con l’arrivo del Vescovo che al termine prenderà la parola per rivolgere ai cresimandi il suo messaggio. Prima di ciò, i seminaristi e i giovani della comunità propedeutico intratterranno i ragazzi con canti, video e testimonianze sul tema. d. A. P.

DIOCESI Proposta lanciata al convegno in Seminario

CHIESA ITALIANA Verso il Congresso eucaristico nazionale

Comunità vocazionale in ogni parrocchia

Il nesso Misericordia - missione

Un dialogo a più voci per un itinerario a tappe. Così si è svolto il convegno vocazionale che tenutosi lo scorso 22 febbraio nel salone del Seminario diocesano. Il convegno è organizzato ogni anno dall’Ufficio diocesano per le Vocazioni nel mese di febbraio, con lo scopo di stimolare la comunità diocesana a riflettere sul tema della vocazione e avendo come sfondo la giornata mondiale di preghiera che si celebra la quarta domenica di Pasqua. Il tema di quest’anno è stato: “La misericordia si fa strada. La storia di un uomo che incappò nei briganti”. La relazione è stata affidata a don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Cefalù, direttore dell’Ufficio regionale per le Vocazioni. Ma, come si diceva, il convegno ha visto la presenza anche di altri voci; infatti, insieme al direttore, erano presenti tre componenti dell’equipe dell’Ufficio regionale: il seminarista di Cefalù Paolo Cassaniti, la consacrata suor Alma Gomez dell’Istituto Figlie della Croce e la laica Elena La Commare, sposa e madre di famiglia. La “squadra” di relatori ha sviluppato a turno il tema del convegno e “passandosi il testimone” l’uno con l’altro, tra canti e proiezioni di video, tutti e quattro hanno presentato in chiave vocazionale la famosa parabola del buon samarita-

Mercoledi 17 febbraio scorso si è tenuto a Roma, presso la casa dei Salesiani di via Marsala, il primo incontro dei Delegati diocesani , in preparazione al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà a Genova dal 15 al 18 settembre prossimi. All’incontro ha partecipato Sua Eminenza il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, Presidente della CEI e del Congresso Eucaristico, che all’inizio dei lavori ha preso la parola per ringraziare i delegati e presentare il Congresso Eucaristico Nazionale. Il Direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale, don Franco Magnani, ha presentato il sussidio teologico-pastorale “L’Eucarestia sorgente della missione: ‘Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro”. Il Sussidio, diviso in quattro capitoli, sviluppa la tematica del Congresso inserendola nel contesto dell’Anno santo della Misericordia. Infatti, diceva il relatore, “L’idea centrale del documento preparatorio del Congresso è quella di aiutare a cogliere il nesso tra Misericordia e Missione, a partire dall’Eucarestia … Nella celebrazione diventiamo “Chiesa in uscita “, mossa dalla Misericordia; ma essa non si muove da sé stessa, è mossa da Dio. La liturgia eucaristica è la fonte e la forma della vita cristiana e dell’azione pastorale, è sorgente della missione. La tensione missionaria è parte costitutiva della forma eucaristica dell’esistenza cristiana”. Padre Luca Zanchi, Segretario del Comitato dei Congressi Eucaristici Nazionali, ha presentato i Sussidi per il Culto Eucaristico:

no, che come si intuiva facilmente dal titolo, era l’icona di riferimento del convegno. Così l’incontro, più che una relazione frontale, ha preso la piacevole forma di una “lectio humana”, una lettura attualizzante del messaggio evangelico applicata alle strade, ai poveri e ai samaritani dei nostri giorni. A conclusione del suo intervento, don Licciardi ha lanciato la proposta di costituire in ogni parrocchia una comunità vocazionale, un luogo aperto in cui ciascuno si sente accolto e curato e dove tutte le vocazioni possono germogliare. E per questo motivo, ha aggiunto don Licciardi citando il beato Pino Puglisi, suo illustre predecessore nell’Ufficio regionale per le Vocazioni, in un discorso che fece nel 1988 in un convegno svoltosi proprio ad Acireale, “innanzitutto abbiano bisogno di persone che si mettano a servizio delle vocazioni, di persone cioè che siano a servizio dei fratelli, ponendosi accanto a ciascuno per un cammino graduale di discernimento”. Persone che siano buon samaritani per i loro fratelli, capaci di stare nella strada con misericordia, di accompagnare ma anche mettersi da parte quando serve, di discernere nella Chiesa e per la Chiesa. don Alfio Privitera

Schemi di preghiera in famiglia, La celebrazione dell’Eucarestia sorgente della Misericordia e della Missione, Catechesi sull’Eucarestia, Approfondimento della Preghiera Eucaristica IV. Questo materiale, messo a disposizione a tutte le Diocesi di Italia (scaricabile dal Sito Internet www.congressoeucaristico.it) aiuterà per la preparazione e la celebrazione del Congresso Eucaristico. Il dott. Franco Macchiavello, membro del Comitato Congressi Eucaristici Nazionali e segretario del Comitato organizzativo diocesano, ha presentato il programma provvisorio del Congresso e le modalità dell’accoglienza. Il dott. Vittorio Sozzi, coordinatore dell’incontro, ha invece presentato le note tecnico-organizzative. Infine, mons. Marco Oldi, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Genova, ha concluso l’incontro presentando la Città di Genova con le sue tradizioni, la sua religiosità e la sua storia cristiana. Quanto emerso dall’incontro sarà, adesso, portato nelle Chiese locali, perché l’evento sia ben preparato e celebrato. Un primo appuntamento, per la nostra Diocesi, sarà Martedi 1 marzo prossimo per la celebrazione del Giubileo dei Minsitri Straordinari della Santa Comunione e per quanti zelano il Culto Eucaristico, gli “Adoratori”. Ad essi sarà presentato il Sussidio Teologico-pastorale e saranno fornite le indicazioni per prepararci con la preghiera e l’azione alla celebrazione del Congresso. Don Roberto Strano Direttore ULD e Delegato Diocesano per il CEN


dell’

Jonio

Chiesa e Società

28 febbraio 2016

7

MISSIONI Ennesima esperienza guidata dal diacono Genco in Guinea Bissau

dalla prima

Completato il liceo statale di Bula

Impiegati assenteisti ”L’indagine prosegue”

L’associazione “Amici delle Missioni” continua l’opera di assistenza in Guinea Bissau, ormai è da 19 anni che puntualmente contribuisce a sostenere i cittadini di questo paese. Nell’ultima esperienza africana il gruppo era composto dal diacono Sebastiano Genco, Alessandra Grasso, Matteo Rizzo, Roberto Di Grazia, Cettina Sanfilippo, Vincenzo Caputo, Agata Casablanca e Rosario Ogliarolo, è d’obbligo ricordare che quest’ultimo da 15 anni puntualmente aderisce a questa missione. Lì siamo stati assistiti da due collaboratrici locali e da monsignor José Camnate Na Bissign vescovo di Bissau che annualmente suggerisce quali sono le zone più critiche, dove urge intervenire. Grazie alla generosità dei nostri concittadini si è giunti ad oltre 500 adozioni a distanza. Oltre alle adozioni che rappresentano un aiuto necessario e immediato si lavora anche per sostenere una produttività agraria ed artigianale; basti pensare che fino a pochi anni fa i contadini locali non conoscevano l’aratro, a partire da quello composto dal vomero trainato da animali. Ogni anno si contribuisce con ciò che si dispone cercando di fare in modo che l’assistenza non sia fine a se stessa ma progettuale mirando a realizzare delle necessità durature. L’esempio più incisivo è il liceo statale di Bula che, fino al 2012, aveva aule spoglie e re-

alizzate con canne. In soli 4 anni è stato realizzato un complesso in muratura con un minimo di servizi necessari, anche se da ultimare, con la missione del 2016 si è contribuito all’arredamento completo di 2 aule. Questo liceo, dopo il restauro, è stato intitolato a Papa Giovanni Paolo II. Dal momento che questo è un liceo pubblico e la richiesta di aiuto è venuta dalle istituzioni, è stato importante coinvolgerle nel progetto, realizzando il tutto con oneri paritari, ovvero ogni aula costruita da loro ne seguiva una costruita dal gruppo guidato da Genco. A San Vincent e a Jolandin, due paesi che vedono protagonisti ormai da vari anni gli “Amici delle Missioni” sono state apportate migliorie alle scuole e realizzato un asilo in ogni comunità per circa 400 bambini (200 per ogni paese) in età prescolare che, diversamente, sono costretti a passare le giornate in mezzo alla polvere. Alla comunità di San Vincent è stato fatto dono di una pulitrice del riso, in modo che si possa rendere operosa ed avere la possibilità di ricavare un utile. Il riso infatti è l’elemento nutrizionale più comune in questo Stato. I nostri amici missionari il 12 febbraio sono rientrati e già cominciano a riorganizzarsi per la prossima partenza. Mario Pappalardo

OCCUPAZIONE Iniziativa di un giovane di origine polacca appoggiato dalla diocesi di Ragusa

Un sito “pratico” che aiuta i giovani a trovare lavoro Cibel - Centro Insieme Bandi E Lavoro - è fra le piattaforme in Italia capaci di orientare gli utenti nel loro percorso di carriera, fornendo informazioni e consigli utili e mettendo in comunicazione domanda e offerta di formazione e lavoro, con particolare attenzione anche al mondo dell’innovazione e delle start-up, fornendo ausili per la Job Creation e il Business Planning. Professionisti, sviluppatori, neo-laureati e giovani interessati a conoscere le offerte adatte alle proprie aspirazioni possono creare un profilo personale, inserendo il proprio curriculum, una lettera di presentazione e un’autovalutazione delle proprie abilità, lasciando poi che il sistema li colleghi con le aziende che ricercano un profilo con le caratteristiche da loro possedute. La sezione “bandi” mette invece a disposizione schede sintetiche ragionate dei bandi che prevedono opportunità e finanziamenti pubblici per coloro che intendono avviare attività di lavoro autonomo. Il sito www.cibel.it, a due mesi dalla sua attivazione: - ha coinvolto oltre 10 mila utenti, confermando il significativo interesse suscitato presso l’utenza giova-

nile di età compresa, prevalentemente, fra i 18 e i 29 anni, - ha consentito ai primi due giovani, un elettricista e un geometra, di iniziare una collaborazione con aziende siciliane,- ha fornito a due realtà culturali locali, la

Compagnia teatrale Godot e la Fondazione degli Archi promotrice della manifestazione “A Tutto Volume” l’opportunità di individuare bandi cui poter attingere per richiedere un finanziamento per le loro iniziative. Un risultato di tutto rispetto, considerati i “mezzi poveri” a disposizione, che ha incoraggiato il Team che gestisce CIBEL ad attivare una nuova sezione de-

nominata “Servizi”, che offre agli utenti, tramite una banca del tempo di professionisti volontari accreditati, l’assistenza gratuita per i giovani che vogliano individuare e valutare i bandi funzionali alle loro iniziative, e presentare progetti con cui accedere ai finanziamenti disponibili. CIBEL consente di ottimizzare la ricerca di un’occupazione via web, geolocalizzando domanda e offerta e dando altresì alle imprese la possibilità di contattare direttamente gli utenti in cerca di occupazione, ovvero di affidarsi alla mediazione del sistema per mantenere il proprio anonimato fino al momento della “chiamata al colloquio” dei profili di loro interesse. CIBEL è un’idea di Kewin Lo Magno (vedi foto) che si è “conquistato” il supporto gratuito dei giovani informatici Marco Lettica e Andrea Cannella e del designer grafico Emanuele Cavarra, e che è stato sostenuto dagli Uffici diocesani per le “Comunicazioni Sociali” (direttore Gian Piero Saladino) e per la “Pastorale Sociale e del Lavoro” (direttore Renato Meli), per offrire il servizio ai giovani e alle imprese di ogni regione d’Italia.

“Per rispondere con precisione dobbiamo attendere di ricevere gli atti completi dalla Procura di Catania”. - Si può calcolare il danno che ne deriva, al Comune e alla comunità, di immagine, morale ed economico? “L’amministrazione comunale si riconosce parte lesa in questa vicenda, eserciterà i diritti che le spettano; verificatesi le condizioni di legge, si costituirà parte civile e avanzerà richiesta di risarcimento di danni patrimoniali e non, compresi i pesanti danni all’immagine della Città di Acireale, della comunità e dei dipendenti onesti. Per questo abbiamo nominato un professionista esperto in materia penale, l’avvocato Enzo Mellia, che si relazionerà all’autorità giudiziaria e che quantificherà il danno e avrà modo di far valere i diritti dell’ente”. -A che punto è l’indagine interna? “La Commissione disciplinare, com- Il sindaco Barbagallo posta dai 3 dirigenti, è pronta a valutare caso per caso ogni singola posizione contestata dagli organi inquirenti e ad avviare i relativi procedimenti”. -Quali decisioni ha preso l’Amministrazione comunale? “Oltre all’immediata sospensione d’ufficio dal servizio per i 15 dipendenti coinvolti nell’inchiesta destinatari di misure cautelari personali, rimaniamo in attesa di ricevere le necessarie comunicazioni relative anche agli altri impiegati comunali coinvolti, partendo dal presupposto chiaro che chi ha sbagliato deve pagare”. -Cosa intendete fare ancora? “Faremo esattamente quanto previsto dalle norme, daremo piena applicazione alla legge Brunetta” (che nei casi gravi prevede anche il licenziamento, ndr). - Avete subito interventi, pressioni o cos’altro per “lasciare perdere” o “non calcare la mano”? “No, nessuna pressione”. - Quale appello si sente di lanciare, da primo cittadino, alla comunità? “Sono vicino ai cittadini acesi, giustamente arrabbiati, sono vicino ai dipendenti comunali che lavorano onestamente e con impegno. Oggi i giovani e le famiglie patiscono la mancanza del lavoro, un posto di lavoro è un sogno per troppa gente. In Sicilia il tasso di occupazione è del 42,4%. Chi ha un posto di lavoro è fortunato, è offensivo pensare di andare a lavorare scontenti, con atteggiamento di sufficienza, e certi comportamenti sono ingiustificabili. Chi ha sbagliato pagherà”. L. V. d. J.

ACIREALE In abbandono la chiesa di San Francesco di Paola, inaugurata nel 1602 e ricostruita dopo il sisma del 1693

Torna a vivere solo il 2 aprile, giorno della festa Nel centro storico di Acireale all’incrocio di piccole vie di antica memoria sorge la chiesa dedicata a San Francesco di Paola. Essa è famosa non solo per il culto del Santo ma per la caratteristica particolare di essere costruita fra due strade, e quindi non confinante con nessun altro edificio. La sua costruzione, ad una sola navata a croce latina, iniziò nella seconda metà del ‘500 e completata nel 1602 per cura del vicario don Abramo Grasso, ma il terremoto del 1693 la rovinò completamente, come la maggior parte degli edifici acesi. Fu riedificata su progetto dell’architetto acese Paolo Amico, grazie all’impegno dell’antica confraternita dedicata al Santo e alle tante offerte dei fedeli. I più generosi furono la baronessa Scudieri e il notaio Girolamo Marano. La facciata esterna, con il portale intagliato in pietra antica di Siracusa, venne completata durante la seconda metà del XIX secolo. All’epoca la chiesa doveva essere di magnifico splendore per arredi, opere d’arte e oggetti preziosi legati al culto religioso, purtroppo oggi di quella magnificenza di un’epoca ormai lontana resta ben poco. Non che sia venuto meno il culto e l’amore dei fedeli per San Francesco, anzi questo è più vivo che mai, prova ne è la festa in suo onore nel 2007 in occasione del quinto centenario della nascita al cielo del Santo, avvenuta il 2 aprile del 1507 all’età di 91 anni nel convento di Plessis-les-Tours, ma per il resto dell’anno nessuna funzione religiosa viene celebrata. Tra le sue mura il silenzio è opprimente, i tasti dell’organo, che un tempo diffondeva incantevoli, suoni sono coperti dalla polvere: da troppo tempo le agili dita di una mano non li sfiorano più. Una visita alla cantoria porta il visitatore odierno quasi a sentire voci e melodie di anni passati, e le scritte sulle pareti laterali dell’antico organo con nomi e date sono la testimonianza dei fanciulli di allora, la maggior parte di essi non più tra noi, che rendevano viva la chiesa e le funzioni che si svolgevano in essa. Al suo interno quel che resta fra statue, arredi e quadri chiede solo di poter tornare a vivere e accogliere i fedeli che sicuramente sarebbero ben felici di ritrovare il proprio luogo di culto, dedicato ad un Santo tanto amato e dalla vita straordinaria. Si narra che, nella notte della sua nascita, avvenuta il 27 marzo 1416, una melodia celeste echeggiò attorno alla casa dove il Santo venne al mondo. Patrono della Calabria e della Sicilia è anche il protettore dei pescatori e dei naviganti. Uno dei suoi miracoli più celebri è l’attraversamento dello stretto di Messina sul suo mantello a causa del rifiuto del barcaiolo calabro Pietro Coloso che, senza denari, si rifiutò di far traghettare il Santo e alcuni suoi fratelli. Trascorse gli ultimi 25 anni della sua lunga e santa vita in Francia per volere del re Luigi XI speranzoso di essere guarito da San Francesco. Egli non lo guarì del suo male fisico, ma lo guarì spiritualmente aiutandolo ad affrontare da cristiano il momento del trapasso.

Gli altri sovrani che successero a Luigi XI, Carlo VIII e Luigi XII, non permisero al Santo di tornare in patria, anzi contribuirono alla fondazione di due monasteri dell’ordine dei Minimi, ordine fondato dal Santo. Un ruolo fondamentale ebbe la confraternita dedicata a San Francesco di Paola, essa esisteva già nell’anno 1617, approvata da monsignore don Andrea Riggio vescovo di Catania. Solo gli uomini potevano farne parte; infatti al suo interno erano escluse le donne ma anche i facchini e i servitori. Il socio, al momento dell’iscrizione, doveva pagare sei tarì e consegnare una torcia di cera per suo uso nelle funzioni e candele per uso della chiesa. Inoltre, ogni iscritto doveva versare annualmente due tarì per avere diritto alla sua morte alle seguenti prestazioni: il famiglio, la bara, le barette fornite di torce di cera, la profumeria e la sepoltura e anche quattro confrati per portare la bara fino alla chiesa. Nella Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 1935 con R.D. n°646 veniva riconosciuta dallo Stato alla confraternita i suoi fini di culto. Ogg, da tempo, essa è estinta. Dal 2008 il geometra Antonio Amore è l’affidatario della chiesa di San Francesco di Paola e, con grande impegno e dedizione, cura il culto del Santo tanto amato. Ogni anno il 2 aprile in occasione della festa a lui dedicata la chiesa torna a vivere, per la gioia di tutti i fedeli. Sarebbe bello se la chiesa potesse ritornare agli antichi splendori e, finalmente, la coltre di polvere e silenzio fosse rimossa, e voci argentine accompagnate dal suono dell’organo tornassero a risuonare tra le sue mura. Gabriella Puleo


8

28 febbraio 2016

dell’

Jonio


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.