La voce dell'jonio numero (18 ottobre 2015) anno lviii numero 9

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Anno LVIII - N. 9

Domenica, 18 ottobre 2015

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Giornata missionaria

I destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?” Se siamo assidui nell’ascoltare le omelie di Papa Francesco senza esitazioni diremmo che sono gli ultimi, cioè i disprezzati, i dimenticati, gli scartati. Infatti, nel Vangelo essi sono il cuore pulsante del messaggio di salvezza e senza di loro non è possibile conoscere in fondo Gesù. “Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli”, avverte il Papa nell’Evangelii gaudium. Queste argomentazioni, e tante altre, sono esplicitate nel messaggio che Papa Francesco a rivolto alla Chiesa in occasione dell’annuale Giornata mondiale missionaria, che quest’anno ha come tema “Dalla parte dei poveri”. “L’opzione preferenziale per i poveri” ci viene ribadita in un momento forte per la Chiesa universale: agli sgoccioli dell’Anno della vita consacrata e a meno di due mesi dall’apertura del Giubileo della Misericordia. Il Santo Padre nel messaggio ricorda ai consacrati che “con il voto di povertà si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri”. E perché questa testimonianza raggiunga tutti viene loro chiesto di “promuovere nel servizio della missione la presenza dei fedeli laici”. A questo servizio non sono chiamati solo i padri missionari, a cui saranno destinate le somme raccolte in questa giornata per continuare le loro opere evangelizzatrici nel mondo, ma tutti i cristiani perché, precisa il Papa, “la vocazione missionaria è insita nel Battesimo”. Nel messaggio Papa Francesco sottolinea poi che “la passione del missionario è il Vangelo”, che è “sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo”. La missione di religiosi e laici “è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo”. Lasciamoci adesso interpellare da alcuni interrogativi: come dire al povero che Dio lo ama? Come ci rivolgeremmo a chi incontriamo striminzito ai bordi della strada avvolto da effimeri stralci? Il tema annuale della Giornata ci invita più che mai ad assumere un atteggiamento di permanente “conversione pastorale”, cui Papa Bergoglio fa ampiamente riferimento nel documento di Aparecida della chiesa latino - americana, che implica un ascolto attento di ciò che lo Spirito Santo sta dicendo oggi nella Chiesa. Il messaggio è sempre lo stesso: amare il prossimo come se stessi. Dopo l’ascolto, per dirla con le vie del prossimo Convegno della Chiesa a Firenze, si tratta di uscire e annunciare “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi» (1 Gv 1,1). Domenico Strano

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Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

ACIREALE

Gabriella Puleo

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“La Misericordia del Padre” All’assemblea diocesana il Vescovo consegna le indicazioni pastorali

Dopo la messa in sicurezza riconsegnati al Comune i ruderi di S. Stefano È tempo di valorizzarli Domenico Strano

Quote

DIOCESI - 1

SANTA VENERINA

Visitiamo il palazzo di via Vittorio Emanuele ancora pulsante di vita dove visse Lionardo vigo

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L. Pugliatti e N. Costarelli

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Caritas Nostra intervista con il direttore diocesano Giuseppe Gulisano su attività e prospettive

Innanzitutto chi ha bisogno Diversi fronti d’intervento Intervista a tutto tondo con Giuseppe Gulisano, direttore Caritas Acireale. Sempre più gente si rivolge al Centro di ascolto per trovare conforto. In una società che non offre molti luoghi di ascolto quello della diocesi è una porta sempre aperta. Sono aumentate infatti le persone che si rivolgo al centro (814 nell’ultimo periodo) e si tratta spesso di nuovi poveri (dipendenza da gioco, separazioni, crisi occupazionale). Allo studio poi l’ampliamento della struttura dormitorio di Aci S. Antonio per i senza dimora. Infine, l’impegno Caritas per gli immigrati. A breve gli uffici diocesani Caritas riceveranno il Vademecun della Cei con le indicazioni necessarie per l’accoglienza delle famiglie tutelate dallo Sprar. La caritas fungerà da coordinamento tra le parrocchie e gli istituti religiosi coinvolti. Domenico Strano (continua a pag. 2

ITALIANI NEL MONDO Nessuna sorpresa dal rapporto presentato dalla Fondazione Migrantes

Emigrazione: la Sicilia rimane al 1° posto Sono 4.636.647 i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) al 1° gennaio del 2015. È questo uno dei dati contenuti nel Rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, presentato qualche giorno fa a

Roma da mons. Guerino Di Tora, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, insieme con mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, e con numerosi docenti ed esperti del settore. Dalla lettura dei dati emerge che mentre fino a qualche anno fa la maggior parte degli emigranti proveniva dalle regioni del Sud Italia, adesso i flussi migratori partono anche dalle regioni del Nord, pur restando sempre la Sicilia la prima regione di origine degli italiani residenti all’estero.

Il documento è articolato in varie sezioni, ed in quella dedicata alle “Esperienze” viene inaugurato un nuovo appuntamento annuale dedicato a un testimone, ovvero a una particolare figura che si è distinta nel campo della mobilità italiana. Il protagonista di quest’anno è don Noè Tamai che ha dedicato e continua a dedicare la sua vita ad aiutare ad acquisire la cittadinanza agevolando la ricostruzione genealogica. Nino De Maria (continua a pag. 6)

DIOCESI -2

Linguaglossa in festa per l’ordinazione presbiterale di don Egidio Vecchio don Alfio Privitera

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DIOCESI - 3

Randazzo saluta il novello scaerdote don Roberto Maio giovane concittadino Maristella Dilettoso

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DIOCESI - 4

Ordinati in Cattedrale due nuovi diaconi Rosario Pappalardo e Andrea Sciacca Nando Costarelli

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In Seconda

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DIMORE ACESI - 4 In via Vittorio Emanuele un palazzo bello e ancora pulsante di vita

Jonio

NOTTEGAR S. Gaeta presenta il suo libro

Dove visse Lionardo Vigo Calanna “Mediano della santità” Acireale ha dato i natali a personaggi illustri che si sono distinti nel campo dell’arte, della letteratura, della poesia. Uno di questi è Lionardo Vigo Calanna, poeta, letterato, precursore dell’autonomia regionale nonché uno dei maggiori studiosi delle tradizioni e dei costumi popolari siciliani. Lo studioso nacque il 25 settembre 1799 nella casa di via Marzulli, civico 59, angolo con via Galatea, l’edificio composto di un unico corpo a piano rialzato denominato “casa Calanna” un tempo era stato di proprietà della famiglia Mazzulli, da cui il nome (storpiato) della strada. Ma la casa, dove il poeta visse più a lungo e dove morì il 14 aprile 1879, è il bellissimo palazzo di via Vittorio Emanuele al civico 96. Esso presenta una facciata ottocentesca arricchita da una sontuosa ringhiera in ferro battuto, vera e propria opera d’arte dei maestri locali dell’epoca. Non sappiamo chi fu il committente dell’edificio, ma la data del 1795 impressa sul soffitto dell’atrio centrale indica che in quella data il palazzo doveva essere ormai nella sua fase di completamento o già finito, quindi il Vigo lo acquistò successivamente, dato che all’epoca non era ancora nato. L’architetto fu Sebastiano Ittar insieme al figlio Stefano, entrambi molto prolifici nel settore durante quegli anni. Già nel ‘500 la zona dove sorge il palazzo doveva essere abitata, non c’erano grandi palazzi o palazzi nobiliari, anche se famiglie possidenti potevano avere case di prestigio. Avendo rilevato antiche cisterne negli attuali palazzi è quasi certa la presenza di case, anche se non ne possiamo conoscere né il loro valore architettonico né chi furono i loro proprietari. L’area comunque già a quel tempo era molto frequentata vista la presenza di ben tre chiese, la chiesa di San Francesco d’Assisi, accanto alla quale sorgerà poi l’attuale chiesa della Madonna del Carmine, la chiesa di San Francesco di Paola e la chiesa di Sant’Antonio di Padova, allora dedicata a San Sebastiano martire. La chiesa venne dedicata a Sant’Antonio il 13 luglio 1652, mentre al Santo compatrono di Acireale venne dedicata l’imponente basilica completata nel 1644 e ristrutturata dopo il tremendo terremoto del 1693. Dopo questa fatidica data tutta l’area subirà varie modifiche, principalmente l’assetto del percorso viario e l’allineamento delle strade, con la nascita di via Vittorio Emanuele quasi come adesso possiamo vederla. Probabilmente Lionardo Vigo acquistò parte del palazzo durante gli anni 30 o 40 dell’800, pur non essendo l’unico proprietario di tutto intero l’edificio. Infatti in alcune stanze è ancora visibile la lettera “B” simbolo della famiglia Badalà proprietaria di una parte del palazzo. Nella facciata a perenne ricordo dell’illustre proprietario è posta una lapide in cui è scritto “Lionardo Vigo Calanna fortissimo ingegno, storico poeta filologo, qui morì il 14 aprile 1879. A durevole memoria il Municipio questo monumentale segno decretava, 1883”. Un’altra lapide, posta nella casa natale, recita “qui nacque Lionardo Vigo Calanna, insigne prosatore e poeta, addì 25 settembre 1799. La città a perpetua ricordanza questa lapide pose. 1883”. Il palazzo dove lo studioso visse è ancora un luogo pulsante di vita dato che, dopo la morte del Vigo, passò nel corso degli anni ad altri proprietari e per fortuna non è mai rimasto abbandonato, non subendo lo scempio dell’incuria umana e del trascorrere del tempo, come purtroppo è accaduto alla casa dove il poeta nacque. Entrando si può ammirare un ampio ingresso contornato da un arco. Sulla parte destra dell’atrio si apre lo scalone d’ingresso con in cima alla prima rampa di gradini lo stemma della famiglia Vigo. Le sale del palazzo nel corso degli anni hanno subito varie modifiche, seguendo il gusto e le necessità dei proprietari che si sono avvicendati nel tempo, ma la magnificenza di gran parte di esse è rimasta intatta. Le volte affrescate riportano il visitatore a fasti e opulenze di un tempo che sembra lontano, perduto, ma che grazie agli attuali proprietari che vivono nel palazzo già da alcuni decenni tutto è stato conservato magnificamente, con dedizione e amore.

Il palazzo è senza dubbio bello architettonicamente ma conserva anche il fascino di una dimora storica e nobile, ricordo di colui che vi abitò insieme alla sua famiglia. Lionardo Vigo ebbe due figli, una bambina dalla prima moglie Carlotta Swenj chiamata Carlottina e Salvatore Pasquale dalla seconda consorte Marianna Famoso. Il figlio, con decreto della Corte d’Appello di Catania in data 18 febbraio 1887, venne adottato dal marchese Giuseppe Vigo Celestri, parente di Lionardo, che non aveva avuto figli, quindi probabilmente Salvatore Pasquale non risiedette nel palazzo del padre, ma andò a vivere nella tenuta di Santa Venerina di proprietà del genitore adottivo. Lionardo Vigo era anche un appassionato collezionista di reperti archeologici, un vero amante della cultura e dell’arte nelle sue forme più eccelse. Tra questi pezzi rari vi è una lastra marmorea che porta impressa la data “1542” e la scritta “io Petru de Calanda feci”. La targa si trovava originariamente in una torre che serviva per l’avvistamento delle navi corsare sita nel borgo di Santa Caterina, e probabilmente la scritta ci dice il nome del proprietario della torre. Quanta storia e quanta ricchezza di sapere si conserva nel cuore della nostra Acireale, e proprio per questo è da auspicarsi che questo grande patrimonio possa essere conservato e tutelato, a memoria delle nuove generazioni ma anche per noi contemporanei, perché il sapere non conosce confini e ciò che è patrimonio della nostra città è un vanto per tutti noi acesi. Gabriella Puleo

La sera dello scorso sabato 4 ottobre, a Regalbuto (En), si è avuta la presentazione del libro “Alessandro Nottegar, il “mediano” della santità. Il momento era stato pensato all’interno del programma della settimana di Missione popolare, animata dai membri della Comunità Regina Pacis di Verona, per la singolare figura e l’esempio di vita cristiana di Alessandro, fondatore assieme alla moglie, Luisa Scipionato, della Comunità Regina Pacis. Lo ha presentato lo stesso autore del Libro, Saverio Gaeta, giornalista e scrittore. Immaginando la vita cristiana come una partita di calcio, l’Autore ha riconosciuto gli atteggiamenti, l’opera, lo spirito di Alessandro come l’attività del “mediano” nella squadra: sempre attento e pronto a ogni necessità del gioco, ma mai messo in evidenza; mai primo e sempre indispensabile, contento di sostenere al meglio l’azione dei compagni. Perciò il sottotitolo: ”il mediano della santità”. La vita di Alessandro è scandita da vari momenti diversi tra loro, apparentemente contraddittori, ma sempre condotti da un misterioso legame di grazia, perché nulla venisse perduto fino a portare a maturazione un frutto nuovo tra noi e nella Chiesa. I genitori, rilevando l’intelligenza del figlio e l’attitudine allo studio pensarono per Alessandro la vita del sacerdozio. Per questo lo presentarono ai Padri Maristi perché fosse accolto tra i loro studenti. Studiò nei loro Collegi fino alla professione solenne dei Voti, come religioso. Ma Alessandro non era sereno in quella scelta. Sentiva fortemente il bisogno di rispondere, con la propria vita, al volere autentico di Dio. Su un foglietto, con una poesia, annota il suo travaglio: “Batte sempre / la pioggia / sul vetro della mia finestra, / non cessa il vento. / È tanto freddo qui. / E dentro il cuore batte / più forte / la paura di una vita / così sola.” Aiutato nella riflessione, capì che la via del sacerdozio non era la sua strada. Non ebbe vergogna di tornare indietro. Conobbe Luisa e tutti e due capirono che erano stati chiamati a vivere insieme. Si sposarono. Luisa lavorava da ra-

dalla prima Bilancio della Caritas dell’

Jonio

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Le attività svolte nell’ultimo anno, quelle in procinto di partire e l’emergenza immigrati. Sono i temi trattati nel corso di un’intervista a Giuseppe Gulisano, direttore della Caritas diocesana di Acireale, che per il nostro giornale ha tracciato il bilancio dell’ultimo anno e presentato in anteprima alcune iniziative del nuovo anno pastorale. “Oltre all’ordinario abbiamo collaborato con gli altri uffici diocesani a diverse iniziative di sensibilizzazione tra cui la Giornata della lotta alla povertà, il pranzo di Pasqua per i poveri all’istituto S. Camillo, la presentazione del Rapporto sull’immigrazione a Castiglione di Sicilia”. “Abbiamo continuato a incontrare la gente, ad ascoltarla, perché tutti si sentano amati e rispettati”, così come il vescovo raccomandava nelle indicazioni pastorali 2014-15 “Con Gesù sulle strade dell’uomo”. E proprio sull’ascolto nasce e continua l’attività principale dell’Ufficio. Il Centro ascolto nell’ultimo quinquennio ha registrato 3.759 passaggi di cui 814 nell’ultimo periodo. Si tratta di un luogo di accoglienza e ascolto, “una porta aperta che la diocesi garantisce al territorio diocesano”. Sempre più persone si rivolgono al centro, rivela Gulisano, “sintomo di un aumento della povertà e della riduzione dei servizi pubblici dediti all’assistenza del territorio”. Le persone “ascoltate” sono sempre più i “nuovi poveri” (dipendenza da gioco, separazioni, crisi occupazionali, crisi valoriale). “Il nostro obiettivo è quello dell’ascolto. Solo dopo diamo un aiuto materiale”. Perché, ammette il direttore, “molti vengono solo per parlare, per raccontarsi e sfogarsi”. Nella società di oggi, aggiunge, “non esistono luoghi dove si

ascoltano le persone”. La Caritas non fa solo ascolto, ma anche supporto. Con il servizio di strada, per esempio, una sorta di centro ascolto mobile, che si rivolge da sempre ai senza dimora. Si è invece concluso il progetto di accoglienza in via sperimentale dei senza dimora presso il dormitorio “Casa dei giovani” di Aci S. Antonio, di proprietà della diocesi. In futuro, annuncia in anteprima il direttore, in un’ala della struttura “allestiremo degli appartamenti per accogliere un numero maggiore di persone per il progetto Housing first”. L’idea del progetto, spiega il direttore, “nasce nei paesi anglosassoni dove però viene garantito un reddito minimo e il progetto è ben radicato”. All’ampliamento dei locali della Casa dei giovani collaborerà la Fondazione per il Sud. Sulla raccolta pro Nepal, a seguito del tragico sisma, il direttore ha poi precisato che sono stati raccolti 6mila euro cui però vanno aggiunti altre somme derivanti dalle raccolte parrocchiali. Per il prossimo anno continueranno servizi come il centro ascolto, il servizio di strada, l’ambulatorio odontoiatrico. Il prossimo 28 ottobre partirà un corso diocesano per operatori di pastorale della carità. “L’obiettivo – spiega – è formare tutti coloro che nelle parrocchie si occupano di pastorale caritativa”. A breve partirà anche il “Bando povertà” erogato con la Regione Sicilia. “Questo ci permetterà di erogare aiuti di tipo alimentari a utenti che già consociamo e seguiamo”. Infine, il nuovo progetto 8xmille “Insieme si può” che si rivolge a emarginati e senza dimora. “Anche per questa iniziativa la Caritas diocesana si sta muovendo”, assicura Gulisano.

Duplice sarà l’impegno per fronteggiare l’emergenza immigrati. Con il progetto “Rifugiati a casa mia”, che punta sulla collaborazione delle famiglie che vorranno accogliere rifugiati o richiedenti asilo (anche le parrocchie potranno accoglierli purché ci sia il connubio rifugiato-famiglia). Ogni diocesi potrà accedere al progetto con un minimo di cinque famiglie. “Rifugiati a casa mia” è un progetto di Caritas nazionale in collaborazione con Migrantes e l’Ufficio nazionale della famiglia. Di accoglienza, come sappiamo, ha parlato anche Papa Francesco durante l’udienza del 6 settembre scorso. “Abbiamo già avuto qualche indicazioni ufficiosa in merito”, annuncia il direttore. I beneficiari di questa accoglienza saranno famiglie o gruppi parentali che rientrano nelle tutele dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) o che ne sono regolarmente fuoriusciti dopo la scadenza naturale dei sei mesi. La Caritas fungerà da coordinamento tra le parrocchie e gli istituti religiosi che si renderanno disponibili. L’accoglienza non sarà certamente negata, sottolinea il direttore, a quelle famiglie in difficoltà presenti nel territorio di pertinenza delle parrocchie coinvolte. Nella diocesi di Acireale attualmente non ci sono famiglie tutelate dallo Sprar. “In Sicilia, come sappiamo, molti immigrati transitano in attesa di raggiungere altre mete europee. Sono dell’idea che, nel nostro caso, si penserà più allo sbarco delle Famiglie che all’accoglienza”, conclude Gulisano che infine precisa: “Quella di Papa Francesco è un’iniziativa che riguarderà tutto il territorio europeo”. Domenico Strano

gioniera e manteneva la famiglia; Alessandro a 27 anni iniziò lo studio della medicina, col desiderio di aiutare i poveri, verso i quali sentiva un forte orientamento di servizio e di aiuto. Laureatosi dopo sei anni, mentre era in cerca di lavoro, ricevette la proposta di andare in Brasile a svolgere la sua missione di medico tra i poveri e i lebbrosi nel Mato Grosso. Partì con la moglie e due figlie. Visse per 5 anni in quella Terra, tutto dedito a dare risposta a quella povertà. Nacque anche la terza figlia. Quando poi una di loro, la primogenita, ebbe più volte la malaria, capì che doveva tornare in Italia per non mettere in pericolo la vita di lei. Il rientro fu duro per le difficoltà di lavoro. Riuscì ad entrare, per Concorso, in un Laboratorio di Analisi di un Ospedale vicino Verona. Durante un pellegrinaggio a Medjugorje, assieme alla moglie, avvertirono la chiamata a “fondare” una realtà nuova nella Chiesa: la “Comunità Regina Pacis”, per dare alla Chiesa, dalla comunione di famiglie, un “vivaio” di molteplici vocazioni. Sentivano che se “la famiglia è piccola chiesa”, essa può presentarsi al mondo e alla Chiesa stessa come luogo dove le diverse chiamate di Dio possono vivere insieme e donarsi per il Regno. Alessandro vendette la sua proprietà con l’intento di destinare il ricavato per l’acquisto di una casa adatta per l’inizio della vita di Comunità. Ma era una somma irrisoria. Lessero gli eventi per la compera della casa attuale che permisero di raggiungere la somma dovuta, come volere e benedizione di Dio e iniziarono subito l’Opera. Improvvisamente, però, dopo trenta tre giorni dall’inizio, Alessandro muore con un infarto fulminante. Tutto sembrava dovesse finire lì. Invece la parabola evangelica del “chicco di grano che cade a terra, muore e produce molto frutto”, divenne realtà. Ora si è certi che Alessandro dal cielo segue l’Opera e il suo sviluppo con l’attenzione dei santi. Ma chi era Alessandro? Una persona normale che ha voluto vivere, in tutti i momenti della sua vita, il Vangelo integralmente, “senza strappare alcuna pagina”. Per questo era uomo di preghiera, attento a confrontarsi costantemente con le parole del Vangelo per viverle senza sconti o interpretazioni di comodo. Fu uomo mite, riservato, umile, gioioso, rispettoso di tutti e con tutti, premuroso, capace di dimenticarsi sempre per andare incontro alle necessità degli altri, senza guardare se poveri o ricchi. In ogni incontro preferiva rimanere all’ombra ed era contento di offrire il proprio contributo e l’aiuto, senza farsene accorgere. Tutto questo, vissuto intensamente e fino alla fine, come fosse realtà normale, fa approdare al piano alto della santità, quella autentica offerta da Cristo e della quale parla il Vangelo. Dove l’amore è puro, libero, generoso, per nulla invidioso o risentito, capace di “gioire con chi gioisce e piangere con chi piange”, pronto al perdono e a vincere il male con l’abbondanza del bene. A questa misura dell’uomo maturo ci portano le richieste di Cristo. È il cammino segnato dai passi terreni del Figlio di Dio venuto tra noi, per farci diventare “nuova creatura”, seguendo Lui con il nostro morire ogni giorno a tutto ciò che di terreno e umano mortifica l’uomo e beneficiare della ricchezza della Sua vita risorta. “Il mediano della santità”, Alessandro Nottegar, ci invita ora dal cielo a giocare la vita, accettando nel “giuoco” l’assegnazione di “mediano”, per dare tutto di noi e far sì che la vittoria faccia vivere a tutti la gioia del trionfo. Mons. Pio Vittorio Vigo Vescovo emerito di Acireale


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Cultura e Società

Jonio

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SANTA VENERINA Riconsegnati al Comune i ruderi della cella trichora bizantina dopo la messa in sicurezza

Santo Stefano, adesso la valorizzazione Santa Venerina si riappropria del suo monumento storico-architettonico più antico. Lo scorso 8 ottobre, infatti, la Sovrintendenza dei beni culturali di Catania ha riconsegnato alla cittadina i ruderi della cella trichora bizantina di Santo Stefano, ubicati nell’omonimo boschetto di querce secolari nel territorio di Dagala del Re, al termine degli interventi di restauro consistenti nella messa in sicurezza e consolidamento delle strutture murarie. Alla cerimonia erano presenti, con il sindaco Salvatore Greco e l’assessore alla Cultura Maria Assunta Vecchio e altri amministratori, funzionari e dirigenti della Sovrintendenza e del Comune. Da tempo si auspicava un intervento di restauro del bene monumentale: in passato le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno sollecitato la Sovrintendenza affinché l’ente assegnasse come prioritari i lavori di messa in sicurezza di quella che è e rimane tuttora una testimonianza rara di architettura bizantina in Sicilia. I lavori, iniziati nell’aprile scorso, sono stati effettuati grazie a dei fondi regionali (55mila euro) concessi dall’asses-

sore ai beni culturali della regione Sicilia Antonio Purpura che ha accolto la priorità segnalata

dall’amministrazione Greco. A dirigere i lavori la Sovrintendenza di Catania su un progetto redat-

Il 25 ottobre ad Acireale meeting “Uniti per la famiglia”

Domenica 25 ottobre 2015, dalle ore 9 alle ore 18,30, nel palazzetto dello sport Tupparello di Acireale, si svolgerà il 1° Meeting regionale “Uniti per la famiglia”, promosso dall’omonimo comitato acese; interverranno: avv. Giancarlo Cerrelli (vice-presidente nazionale dell’associazione Unione giuristi cattolici italiani); Thomas Schirrmacher (presidente della commissione teologica dell’Alleanza evangelica mondiale); avv. Gianfranco Amato (presidente nazionale dell’associazione Giuristi per la vita); Gianni Cereda (teologo); dott. Gilberto Gobbi (psicologo); dott.ssa Angela Grasso (pediatra); don Fortunato Di Noto (presidente dell’associazione Meter Onlus ); on. Alessandro Pagano (promotore del gruppo interparlamentare per la famiglia); sen. Lucio Malan; Nello De Pasquale ( deputato regionale siciliano ); Raffaella Frullone (giornalista); Giorgio Ponte (insegnante e scrittore); Giuseppe Rizza (dirigente scolastico ).

to dal dirigente ing. Nicola Neri e l’architetto Giuseppe Marano, mentre la direzione dei lavori è stata espletata da Giuseppe Agostino. Durante le fasi di lavoro sono emersi interessanti particolari come la presenza di un sacrato di fronte l’ingresso della chiesetta (così come sembrerebbe testimoniare il ritrovamento di una traccia del basamento lavico) e alcuni elementi architettonici della cella trichora, adesso leggibili dopo una notevole quanto necessaria opera di pulitura delle pareti sovrastate dall’edera e arbusti vari. Messi in sicurezza i ruderi adesso si sta studiando come rendere fruibili gli accessi e gli spazi circostanti. L’idea che sta prendendo piede, giunge voce dall’amministrazione, è quella di valorizzare i terrazzamenti antistanti al querceto – che sono tra l’altro una testimonianza della maestranza della civiltà contadina – per organizzarvi degli spettacoli culturali del sacro. Si attende, intanto, la riconsegna dei cocci di vasellame rinvenuti durante i lavori da parte della Sovrintendenza che saranno acquisiti al patrimonio comunale. Domenico Strano

TRECASTAGNI Un incontro utile e riflettere sulla follia bellica e le pene del paese

La Grande Guerra da dimenticare Avete mai avuto l’impressione che la storia e i suoi avvenimenti siano capitati per niente e che in effetti le cose si ripetono anche a distanza di tempo? Basta osservare l’attuale situazione dei Balcani: i difficili rapporti tra Russia e Ucraina; la Turchia che lancia l’allarme per altri 3 milioni di profughi in arrivo dalla Siria; la crisi delle relazioni tra Serbia e Croazia scatenata dall’ondata di rifugiati e incentivata dall’azione dei politici che con la loro retorica inaspriscono l’atmosfera di odio e intolleranza nei confronti dei ‘vicini’, infine l’Ungheria che ha eretto un muro di filo spinato per chiudere la frontiera con la Serbia. Insomma a cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale la zona balcanica è di nuovo al centro dell’attenzione internazionale con i suoi fermenti e le sue diatribe. Questa la riflessione emersa alla fine dell’interessante conferenza sul tema “Trecastagni e la Grande Guerra” tenutasi qualche giorno fa a Palazzo di città. A relazionare è stato il dott. Giuseppe Mazzaglia, cultore di storia, presidente del Comitato “La Sicilia nella Grande Guerra del 1915-18” e del Groc Rotariano “Cultura, Patria e Società” . Mazzaglia ha illustrato con dovizia di particolari il ruolo di primissimo piano

che ebbe la Sicilia durante il conflitto mondiale.. La Sicilia pur non essendo zona di operazioni militari, partecipò attivamente alle vicende della Grande Guerra. Lo Stretto di Messina al pari dell’Isonzo, del Carso, del Monte Grappa fu dichiarato zona di guerra (R.D. 228/17) in quanto permetteva agli inglesi di ricevere i rifornimenti dall’Impero Britannico, dall’India, dal sud Africa e da tutti gli altri possedimenti anglosassoni. I forti umbertini del messinese ospitarono un Giacomo Matteotti arruolato come militare semplice, goniometrista-artigliere nella fortezza denominata “Campo Inglese” dove fece da maestro a molti commitoloni insegnando loro a leggere e a scrivere. Quasi un quarto abbondante della gioventù siciliana fu chiamato a combattere. Tutte le classi dal 1874 fino al 1899 e anche

LIBRI La seconda opera di Francesco Manna dedicata alla moglie

il primo quadrimestre del 1900: un giovanissimo trecastagnese appena diciottenne, Coco Salvatore, morì per malattia. Ma oltre al giovanissimo Coco, Trecastagni che all’epoca dei fatti era capoluogo di mandamento, ebbe altri 59 caduti impegnati a combattere sia in Albania sia nei vari avamposti del fronte italiano. Sul monte Ilice venivano portati i prigionieri austro-ungarici poi mandati a lavorare le vigne dell’Etna. Da alcune testimonianze scritte è emerso che molte mamme trecastagnesi aiutavano questi prigionieri portando loro del cibo, con la speranza che qualche altra mamma ‘austriaca’, ‘tedesca’ o ‘ungherese’ facesse la stessa cosa con i nostri, abbandonati dal governo italiano che riteneva il ‘cadere prigioniero’ un atto di codardia e una scusa per evitare di combattere. A fine conferenza è intervenuto anche il dott. Fulvio Torrisi di origini trecastagnesi che ricordando il nonno Domenico morto nell’Altopiano di Asiago, ha sottolineato come la guerra non sia altro che un’inutile carneficina e che proprio per questo bisogna farne memoria al fine di evitare tragedie inaccettabili. Caterina Maria Torrisi

Conferenze Il prof Bignami alla Zelantea affascina con le sue teorie scienti-fantastiche

La recente serata alla Zelantea è densa di significati e di novità, in occasione dell’incontro-evento con Giovanni Bignami, prof. di Astronomia e Astrofisica allo Iuss di Pavia, noto a livello internazionale, Accademico dei Lincei, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, insignito di molti titoli onorifici, autore di centinaia di pubblicazioni, di libri tradotti in 7 lingue. Il presidente Giuseppe Contarino, nel presentarlo al qualificato e folto pubblico, lo definisce un’”eccellenza assoluta” per i suoi progetti innovativi, quale divulgatore affascinante di astrofisica. Il prof. Angelo Pagano traccia il profilo dell’illustre professore dalla rigorosa esposizione, che non contraddice la logica, pur facendo ricorso alla fantasia, nella trattazione di recenti imprese spaziali, da cui si evince maggiore cooperazione tra scienza ed economia. La conferenza di Giovanni Bignami verte sul suo ultimo libro, edito da Mondadori: “Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte”; è supportata da un video della Nasa con magnifiche foto spaziali, dal primo volo del russo Yuri Gagarin del 1961 per un giro intorno al mondo, - chiuso in una capsula dal cui oblò contempla la Terra, definendola “bellissima” -, al viaggio sulla Luna degli Americani nel 1969, con percorso mille volte più lontano: 380.000 Km la Luna distante dalla Terra. Suggestive le foto sugli asteroidi, “sassi” di vario tipo, con metalli pesanti, altri metallici con materiali preziosi, tra cui l’uranio. Il professore, dopo aver parlato dell’origine della vita nel mare, argomenta sui viaggi spaziali con l’uso di energia chimica; per il viaggio su Marte, previsto della durata di 150 giorni, è necessaria l’energia nucleare; eccellenti foto sul pianeta, specie quella sul lago gelato. Bignami pone la domanda se vale la pena d’investire in ricerca spaziale, dato che bisogna fare i conti con i finanziamenti, - di gran lunga inferiori alle spese militari, - in un momento critico di crisi economica: risponde sì, per ovvi motivi, ponendo l’accento sullo stimolare intraprendenza individuale e promuovere cooperazione tra scienza ed economia. In conclusione, tra qualche anno, usando la fissione, di cui si conosce l’efficacia, si potranno inviare messaggi dal profondo del cielo. Segue un nutrito dibattito, di cui vorrei citare l’intervento del prof. Blanco sulla comunicazione di un asteroide, di nome “Jaci” . Il prof. Franco Calì consegna al relatore il libro con la collezione di 700 disegni, in possesso della Biblioteca. In chiusura della serata, gli abbiamo chiesto un chiarimento: - Lei ha detto che si può vivere su Marte sottoterra, accennando ad esperienze preparatorie, come? “ Sì; un antro dell’Etna, scavato dalla lava, proiettato nel video, potrebbe essere utile per sperimentare come si vive là dentro.” Anna Bella

ACIREALE Con una dotta conferenza del prof. Luigi Scrofani su “Ambiente e sviluppo”

E ora “Graziella... il giorno dopo” Università popolare: inaugurato l’anno A distanza di due anni dalla pubblicazione di “Graziella storia di una donna guerriera” Francesco Manna tra pochi giorni pubblicherà il suo secondo libro dedicato sempre all’amatissima moglie prematuramente scomparsa tre anni fa e intitolato “Graziella … il giorno dopo”. Se nel primo volume lo scrittore ha voluto mettere a nudo la sua anima ferita per una perdita così devastante, nel nuovo ci racconterà un’altra parte di quello che è stato il suo percorso di vita che lo ha unito ad una donna forte, coraggiosa, che ha lottato fino all’ultimo respiro di vita e che gli ha regalato due splendidi figli. Un evento doloroso può trasformare profondamente la vita di una persona ma, a differenza di coloro che si chiudono in se stessi, l’autore ha trovato nella scrittura una corroborante “medicina”, lontana da quella tradizionale, che pian piano lo ha riportato in “vita”. Il dolore si trasforma in forza interiore, forza che ha portato Francesco Manna ad una consapevolezza che l’amore si può trasformare, vivere in modo diverso, e ha ripreso in mano la propria vita per ricostruirla giorno dopo giorno. Il primo libro ci parla di Graziella giovane donna innamorata della vita, di suo marito, dei suoi figli, delle piccole gioie quotidiane, purtroppo troppo presto interrotte da un destino Francesco Manna crudele che l’ha strappata nel fiore degli anni all’amore e all’affetto dei suoi cari. Nel secondo libro l’autore ci parla della ripresa della sua vita, anche attraverso percorsi di medicina alternativa modificando anche stile e modi di vedere e vivere il proprio percorso umano. La scrittura può essere una grande terapia e l’autore dà una speranza forte e importante, anche a tutti coloro che hanno vissuto perdite dolorose, un inno alla vita, all’amore, alla famiglia, con nel cuore sempre una donna che, anche se oggi non è più accanto a lui fisicamente, è comunque una presenza nel cuore dell’uomo che lei ha profondante amato e da cui è stata riamata con uguale intensità. L’appuntamento con il pubblico, per la presentazione del libro, è il 28 ottobre prossimo alle 18.30 nel palazzo del Senato in via Giordano Bruno a Misterbianco, mentre la stampa incontrerà l’autore il 24 ottobre alle ore 11 nella stessa sede. Gabriella Puleo

Il 2 ottobre, nella sala conferenze San Paolo, ha luogo l’inaugurazione dell’Anno accademico 2015-2016 dell’Universita popolare “Giuseppe Cristaldi”. Il nuovo presidente dott. Roberto Cristina, ha sottolineato come, dopo18 anni dalla fondazione, essa sia fiorente e per i numerosi soci e per l’aumento di corsi di anno in anno. Circa i programmi futuri ha annunciato incontri con le scuole e corsi nei quartieri periferici di Acireale. Infine, presenta l’oratore della serata, prof. Luigi Scrofani, ordinario di “Geografia economico-politica” nel Dipartimento di “Economia e impresa” dell’Università di Catania. Il segretario, dott. Vincenzo Serra, all’insegna del detto “La cultura è l’unica cosa che nessuno ti può portare via”, ha dato quindi comunicazioni al pubblico che gremiva la sala, sui vari corsi, soprattutto quelli di lingue europee. Il prof. Scrofani, supportato da un video, intrattiene l’uditorio con una dotta dissertazione sul tema “Ambiente e sviluppo”. Dopo un’introduzione sull’attuale livello di benessere della popolazione rispetto ai secoli passati, con il nuovo principio di “sviluppo sostenibile”, traccia la storia politico-economica da metà Novecento ad oggi, in cui si verifica il passaggio dai mestieri al posto fisso nell’industria,

in Sicilia, a Priolo-Augusta, a Gela, dove però i dirigenti vengono da fuori; le conseguenze, riguardanti malattie, appaiono dopo il Duemila. Il prof. Scrofani analizza la situazione dell’uomo nell’economia globale, con l’ampliamento del mercato, in un mondo interconnesso rispetto al passato, il mondo d’Internet, che annulla le distanze con relativi vantaggi per la vita umana in generale, ma con problematiche rilevanti per gli impresari che non possono stare al passo con i tempi e per i giovani senza lavoro e relativa fuga di cervelli, specie in Sicilia. La preminenza della popolazione urbana su quella rurale; lo spopolamento dell’interno dell’Isola; il primeggiare delle coste siciliane urbanizzate; il cemento che avanza; i problemi legati al consumo energetico, allo smaltimento dei rifiuti, al consumo di suolo, ai servizi, determinano, nell’insieme, un cambiamento epocale. Alla fine della conferenza abbiamo chiesto al prof. Scrofani se l’urbanizzazione dà luogo al sorgere di aree metropolitane non pianificate e quale soluzione urge. Ci ha risposto: “Voltare pagina per l’uso degli spazi: con le città metropolitane si potrebbe vivere meglio. L’autonomia dev’essere rispettata; la forma di governo è di tipo unitario.” A. B.


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FONDAZIONE VATICANA JOSEPH RATZINGER

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LIBRERIA EDITRICE VATICANA


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Cronaca

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GIARRE Grandi prospettive dal convegno sulla sostenibilità della filiera agroalimentare svoltosi a “Radicepura”

Biometano, motore per l’economia Nell’ambito dei progetti Expo 2015 sulla sostenibilità della filiera agro-alimentare non poteva esserci scelta migliore del luogo del meeting: il vivaio “Radicepura” congress center di San Leonardello, della famiglia Faro. I lavori del convegno hanno avuto come oggetto il modello del “Biogas fatto bene” (“Biogasdoneright”) e i suoi effetti sulla riduzione delle emissioni. “Bisogna rendere al terreno i nutrienti che le pratiche agrarie gli sottraggono - dice il presidente del Cib (Consorzio italiano Biogas), Piero Gattoni - per continuare a produrre, per combattere la desertificazione e l’erosione del suolo e permettere così al nostro pianeta di donarci i suoi frutti. Questo è fattibile già da ora attraverso le opportune pratiche agronomiche che permettono produzioni sostenibili grazie all’utilizzo del bio-fertilizzante naturale, derivato dalla digestione anaerobica, un prodotto preziosissimo e ricco di nutrienti. Nutrire la terra per nutrire il pianeta. Per il Cib ha un significato molto chiaro, quello di prenderci cura della terra nutrendone il suolo, riducendo le emissioni e producendo energia da fonti rinnovabili per produrre, allo stesso tempo, più alimenti e di

ZAFFERANA

Quando Pier Pasolini per due anni (68 e 69) fece parte della giuria del “Premio Brancati”

migliore qualità.” Alessandro Marangoni, Althesys Strategic Consultants, ha sottolineato: “Lo sviluppo della filiera del biometano nell’Italia meridionale è da considerare un valore aggiunto per le potenzialità di ricadute economiche, occupazionali, fiscali e ambientali.” Giuseppe Castiglione, Sottosegretario di Stato alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, compiaciuto per gli argomenti trattati nel convegno, e per il lavoro che il Governo nazionale ha sviluppato e continua ad espletare, ha rivolto una appello alla assessora all’Agricoltura della Regione siciliana, Rosaria Barresi, affinché si adoperi per snellire e semplificare le procedure sul credito agricolo. Altri interventi sono stati esposti da docenti ed esperti come Mario Guidi, presidente Confagricoltura; Ezio Veggia, vice presidente Confagricoltura; Paolo inglese, FAO Cactus network; Sfefano Bozzetto, Comitato esecutivo EBA; Bruce E. Dale della Michigan State University; Fabrizio Sibilla, Comitato scientifico Cib; Giovanni La Via, presidente commissione Ambiente al Parlamento Europeo. Salvatore Cifalinò

Il 2 novembre del 1975 moriva a Roma, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista ed editorialista. A quarant’anni dalla sua morte, a Zafferana c’è chi lo ricorda in maniera particolare. Negli anni 1968-1969, infatti, il regista, fece parte insieme ad altri importanti scrittori come Dacia Maraini, Alberto Moravia, Eugenio Montale, Leonardo Sciascia, Vanni Ronsisvalle, Vincenzo Consolo, Enzo Siciliano della giuria per l’assegnazione del Premio Brancati-Zafferana. Il presidente della Pro-Loco zafferanese del tempo Mauro Cutuli, ricorda Pasolini, come una persona molto colta, intelligente e perbene e inoltre richiama alla memoria il soggiorno dello scrittore all’hotel Airone. Filippo Leonardi, va col pensiero ai tafferugli che si verificarono durante le prime giornate del Premio Brancati davanti al Palazzo Municipale a seguito dell’intervento di militanti fascisti provenienti da Catania, che contestarono la presenza di Pasolini.

L’avv. Leonardo La Rosa, sostiene che Pier Paolo Pasolini propose, di istituire una giuria popolare per esaminare il libro che doveva essere premiato ed inoltre che i componenti della giuria dovevano essere eletti dai cittadini. Pasolini, di certo, era uno che lasciava il segno; a ragione può essere considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Fu attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del sessantotto e dei suoi protagonisti. Fra le sue opere più importanti vogliamo ricordare “ Ragazzi di Vita ,“ pubblicato nel 1955, seguito nel 1959 da un’altra opera “Una vita

violenta” e nel 1962 “ Il sogno di una cosa “, la prima delle sue opere narrative. L’attività artistica di Pasolini si estese anche al cinema con opere molto significative e di alta qualità espressiva come “Accattone”, “Mamma Roma” e” Uccellacci e Uccellini”. Dobbiamo ricordare che Pasolini fu uno dei primi registi che comprese il potere evocativo del paesaggio etneo che ricorre in numerose sequenze dei suoi films: le colate laviche, il paesaggio lunare, desertico e misterico delle pendici del vulcano. Inoltre Pasolini considerò l’Etna come luogo della spiritualità, anticamera della religiosità, quindi come luogo dell’inquietudine. Alcune sequenze particolarmente significative dei films : “ Il Vangelo secondo Matteo “, “ Teorema “, “ Porcile “ e “ I racconti di Canterbury “, sono state ambientate proprio in paesaggi etnei. Giuseppe Russo


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Chiesa e Società

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ASSEMBLEA DIOCESANA Il Vescovo dà le indicazioni pastorali che devono essere tramutate da tutti in linee operative

Mons. Raspanti: “Lasciarsi guidare dallo Spirito” Il vicario mons. Giombanco presenta il testo e spiega il cammino “L’ICONA DELLA GIORNATA-TIPO DI GESÙ A CAFARNAO” Durante l’assemblea diocesana sono state consegnate le indicazioni pastorali per l’anno 2015/16. A Mons. Guglielmo Giombanco, Vicario Generale della diocesi di Acireale, è stato affidato il compito di presentare il testo e di spiegare il cammino che si intende attuare in questo anno pastorale. “Si tratta di un itinerario illuminato dall’icona biblica della giornata-tipo di Gesù a Cafarnao (Mc 1,21-34), spiega Mons. Giombanco, In questo episodio, narrato dall’evangelista Marco, Gesù incontra gli uomini e le donne nel tessuto vivo e concreto delle loro relazioni quotidiane e rivela a loro il volto misericordioso del Padre. Da qui il titolo: Annunciare e testimoniare la Misericordia del Padre. Le Indicazioni sono il frutto di riflessioni iniziate lo scorso anno con la celebrazione del Convegno Pastorale diocesano, dal titolo con Gesù sulle strade dell’uomo e successivamente rielaborate negli Uffici diocesani e nel Consiglio pastorale diocesano. Esse sono in piena sintonia con l’Esortazione Apostolica del Santo Padre, Evangelii Gaudium, con gli Orientamenti pastorali della CEI per il decennio in corso Educare alla vita buona del vangelo, con la traccia In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo in preparazione al V Convegno della Chiesa Italiana, che si terrà il prossimo mese di novembre, e rivolgono un’attenzione particolare al Giubileo straordinario della Misericordia indetto dal Santo Padre con la Bolla Misericordiae Vultus. Le Indicazioni pastorali sono linee operative per tutti e devono essere accolte e diventare punto di riferimento. Esse acquistano senso e valore solo se trovano comunità docili e pronte, fiduciose nell’azione di Dio e animate di buona volontà. Bisogna evitare (specialmente nelle comunità parrocchiali, negli uffici pastorali, nei gruppi e nelle associazioni e nei movimenti) di fare cammini paralleli, disancorati da un progetto comune della Chiesa locale. Il cammino nella Chiesa locale si percorre insieme; è il cammino di un popolo e tanto è autentico, quanto questo popolo ha la consapevolezza di camminare insieme, sia nell’individuare l’itinerario da seguire, sia nel collaborare alla pratica attuazione”. Il libretto che è stato consegnato a tutti i rappresentanti delle parrocchie, gruppi e movimenti della diocesi comprende la Lettera del Vescovo, S.E. Mons. Antonino Raspanti, per l’inizio dell’anno pastorale, le indicazioni per vivere intensamente l’Anno Giubilare della Misericordia e il calendario delle attività pastorali programmate dai vari uffici diocesani. Sulla traccia in preparazione al convegno di Firenze la Chiesa italiana è stata invitata a fare scelte pastorali concrete attorno a cinque verbi proposti come vie per aiutare gli uomini a riscoprire il volto di Cristo: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. Chiesa in uscita, dunque, per annunciare il Vangelo; cristiani che abitano il territorio rendendolo comunità aperta all’accoglienza del prossimo, senza dimenticare la preghiera e la dimensione celebrativa dove il divino appare nell’umano e questo si trasfigura in quello. Il proposito è quello di vivere intensamente questo anno di grazia accogliendo con disponibilità di cuore l’invito di Papa Francesco: “In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio”. L’augurio per tutta la comunità è di buon cammino nella comunione. Laura Pugliatti

Con qualche giorno di ritardo sulla data tradizionale del primo ottobre, concomitante con l’anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Antonino Raspanti, anche quest’anno la comunità diocesana acese si è radunata in Cattedrale attorno al proprio Pastore, sia per rinnovargli l’augurio di un lungo e fecondo ministero, sia per ricevere da lui le ‘indicazioni’ per il nuovo anno pastorale. All’inizio dell’assemblea diocesana, dopo il canto allo Spirito Santo, affinché Dio effondesse su tutti in presenti e sull’intera comunità diocesana la propria forza vivificatrice, introduceva i lavori Barbara Sgroi, segretaria del Consiglio pastorale diocesano, alla presenza del vescovo e del vicario generale della Diocesi, mons. Guglielmo Giombanco. L’anno pastorale che si apre coincide con la celebrazione di diversi importanti momenti: si celebra in questi giorni, infatti, a Roma, il Sinodo delle Famiglie, appuntamento fondamentale per quella che è da considerarsi la cellula primaria della società umana. Ed ancora, ci si appresta a celebrare il Convegno Ecclesiale a Firenze, sul tema ‘In Gesù Cristo un nuovo umanesimo’, mentre si è anche nell’imminenza dell’Anno Giubilare della Misericordia, che Papa Francesco inaugurerà l’8 dicembre prossimo. Nel proprio intervento, mons. Raspanti affermava che l’annuncio del Verbo Divino ai popoli non può non tenere nella debita considerazione le evoluzioni sociali, ma deve trovare il punto di forza nell’incontro vivo con Gesù, così da sperimentare sempre e con ferma convinzione l’unione e la comunione con Dio, proprio attraverso la forza vivificatrice dello Spirito Santo. Occorre, pertanto, lasciarsi guidare dallo Spirito, pur nella inevitabile varietà e diversità di carismi presenti nell’ambito della Chiesa. Il tema delle indicazioni pastorali di

quest’anno è ‘Annunciare e testimoniare la Misericordia del Padre’, riflettendo esattamente quanto caratterizzerà l’imminente Anno Giubilare. Le indicazioni sono presentate alla comunità diocesana dal vicario generale diocesano. Gesù incontra uomini e donne proprio nel tessuto concreto delle relazioni quotidiane laddove deve essere intessuto l’annuncio. Le indicazioni pastorali si propongono quali linee operative che devono essere accolte e fatte proprie da tutti, in quanto espressione dell’intervento di Dio sulla nostra Chiesa locale, il cui itinerario deve essere consapevolmente comune ove si vogliano cogliere frutti realmente concreti. Il documento consegnato alla comunità diocesana contiene la lettera del Vescovo, le indicazioni per il cammino pastorale ed il calendario degli appuntamenti della Pastorale diocesana, il tutto all’insegna del ‘camminare e progettare insieme’ e secondo le indicazioni proposte dalla Conferenza Episcopale Italiana. In tal senso, pur se è innegabile che passi concreti siano stati compiuti nei decorsi anni, resta altresì evidente come occorra proseguire nell’itinerario di un annuncio che divenga proposta concreta di catechesi sistematica, sulla base di un’unità ed una integrazione tra Annuncio, Celebrazione e Comunità. Nando Costarelli

Festa dell’Esaltazione della Santa Croce Zelantea: completa la commissione di sorveglianza Il vescovo mons. Raspanti: “Lì è la nostra fede” ACIREALE Con la nomina di Sebastiano Leonardi e Salvo Valastro

Con la sua pinacoteca e un patrimonio bibliografico che supera le 250.000 unità, arricchito da volumi rari e di pregio, manoscritti, epistolari e dal fondo delle corporazioni religiose soppresse, la Zelantea rappresenta uno tra i più significativi centri culturali del territorio acese, punto di riferimento per studenti di ogni età, studiosi e cittadini. Dal 1960 per una convenzione stipulata tra il Comune di Acireale e l’Accademia di Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, la biblioteca pubblica viene sottoposta al controllo di una commissione di sorveglianza, costituita da tre rappresentanti nominati dal consiglio direttivo dell’accademia e due di competenza comunale. Ma solo recentemente, con una determinazione sindacale dello scorso 2 ottobre, dopo ben 15 anni l’amministrazione comunale torna ad occuparsi della gestione della struttura, indicando Sebastiano Leonardi, medico, già consigliere ed assessore comunale, e Salvo Valastro, docente del Liceo Classico Gulli e Pennisi, come nuovi componenti della commissione. Una nomina che rappresenta un primo passo per riavviare e pianificare l’apporto del Comune nella gestione della biblioteca: “Sono certo che i due profili culturali individuati potranno fare da collante, rinsaldare il legame e il rapporto tra l’Accademia degli Zelanti e l’amministrazione - ha spiegato il sindaco Roberto Barbagallo - “Abbiamo una biblioteca prestigiosa che contiene volumi e opere preziose e che deve aprirsi alla città, agli studenti, diventare un vero punto di riferimento e di promozione di conoscenza”. Di una concreta prospettiva per una nuova politica culturale parla anche il consulente alla cultura Alfonso Sciacca: “La nostra città dopo essere stata nel passato molto attiva nel fare cultura, sembra ora essersi addormentata. Il patrimonio librario della Zelantea è immenso. Su di esso si può costruire uno sviluppo culturale che coinvolga non solo la nostra città, ma la provincia, in un rapporto cordiale e produttivo con le altre biblioteche siciliane, alla scoperta della nostra autentica cultura ancora sommersa e poco conosciuta. La cultura, inoltre deve dare lavoro. La biblioteca e l’archivio storico devono dare lavoro, in una prospettiva ovviamente non breve. Bisogna cercare di trasformare l’attività culturale in prospettiva di lavoro giovanile.” Monica Trovato

dalla prima

Nella Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Acireale la solennità dell’Esaltazione della Santa Croce, festa dell’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso, quest’anno è stata arricchita spiritualmente dalla presenza e dalla parola del vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, che ha presieduto la Santa Eucaristia, nel corso della quale è stato accolto un nuovo novizio, il giovane acese Salvatore La Serra. La sacra funzione è stata concelebrata da mons. Vincenzo Lanzafame, parroco di San Giuseppe, e dal can. don Venerando Licciardello, arciprete parroco di San Michele Arcan-

EMIGRAZIONE: LA SICILIA RESTA AL PRIMO POSTO

Attraverso l’intervista da lui rilasciata, è possibile approfondire cosa significhi il riacquisto della cittadinanza italiana per generazioni successive alla prima che non parlano italiano e non conoscono nulla dell’Italia se non le immagini che derivano dai racconti ripetutamente ascoltati in famiglia a centinaia di migliaia di chilometri di distanza. Nel documento vengono anche presi in considerazione i luoghi di distribuzione degli italiani all’estero, ed il continente che registra un maggior numero di presenze italiane resta l’Europa (con quasi 2 milioni e mezzo), seguito dall’America meridionale (circa un milione e mezzo) e da quella settentrionale (quasi 380mila). Un capitolo a parte è pure dedicato alla mobilità giovanile, non sempre di carattere migratorio, e qui si parla dei giovani – liceali o universitari – che vanno all’estero con i programmi speciali di approfondimento culturale (tipo Erasmus) ed anche dei neo-laureati che seguono corsi di specializzazione all’estero. Una sezione alquanto complessa raccoglie invece una serie di contributi dedicati ai mestieri che hanno fortemente caratterizzato l’italiano all’estero – il minatore, il barbiere, il vi-

ticoltore, il ramaio, il vetraio, il gelatiere, il ristoratore, fino ad arrivare all’attualissimo calciatore – costruiti nell’ottica di attualizzazione della storia. Guardando in particolare il decennio 2006-2015, quello legato all’impegno culturale della Fondazione Migrantes per la mobilità italiana, ci si accorge di come molte cose siano cambiate in Italia in questo arco di tempo. L’ultimo decennio è stato contraddistinto da una serie di elementi e situazioni nazionali e internazionali che hanno portato a un profondo cambiamento nelle caratteristiche della mobilità in generale, di quella italiana in particolare. L’Italia sta vivendo una nuova fase della sua storia migratoria: da paese di emigrazione, si diceva solo qualche anno fa, a meta di immigrazione. La migrazione è cambiata perché è lo scenario mondiale ad essere mutato. All’edizione 2015 del Rapporto hanno collaborato 53 autori con 50 contributi ed approfondimenti dall’Italia e dall’estero. Il volume è inoltre corredato di numerosi grafici e schede tematiche. Nino De Maria

gelo e delegato diocesano per le confraternite; erano presenti anche don Salvatore Scalia, rettore della Basilica, e il diacono Giacomo Trovato. L’animazione liturgica è stata curata magistralmente dalla corale “Quis ut Deus” della parrocchia di San Michele Arcangelo di Acireale, diretta dal M° Antonella Grasso, che, al termine della Santa Messa, ha eseguito nella cappella di Gesù e Maria, dinanzi il venerato simulacro del Cristo morto, l’Inno a Gesù Crocifisso, brano scritto e musicato dall’indimenticato decano della Basilica, mons. Antonino Maugeri. Alla cerimonia hanno partecipato anche la confraternita del SS.mo Crocifisso e Sant’Andrea di Riposto, quella delle Anime del Purgatorio e dei morti in Santi Elena e Costantino di Aci Catena, del SS.mo Crocifisso in Santa Barbara di Aci Catena, del SS.mo Crocifisso e del SS.mo Ecce

Homo in San Sebastiano (Acireale), oltre alle confraternite della Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Acireale, (SS. mo Sacramento e Santi Alfio, Filadelfo e Cirino in San Pietro) ed alla Pia Unione delle Guardie d’onore al S.Sepolcro. Nel sua omelia il Vescovo, commentando i brani della sacra scrittura, ha sottolineato il mistero, incomprensibile all’uomo, dell’uccisione in croce del figlio di Dio: “Siamo qui oggi per meditare su quella vita donata, offerta per noi. Lì è la nostra fede, lì è la salvezza: Dio è grande, ma si fa piccolo, fragile, si fa uccidere. Nella morte e sofferenza di Gesù, che ci apre le braccia sulla croce, c’è un di più di amore, di dolcezza, di tenerezza che non ci sappiamo spiegare ma che ci portiamo dentro”. Mons. Raspanti ha concluso con un accorato auspicio: “Che ognuno di noi abbracci questo Crocifisso e, come tutti i Santi, lo stringa forte

e per nessuna ragione mai se ne allontani o se ne dimentichi, perché Lui solo è la nostra vita e la nostra speranza”. Al termine della Santa Messa solenne, il Rettore dell’Arciconfraternita del SS.mo Crocifisso, Gaetano Arcidiacono, ha indirizzato al vescovo di Acireale, S.E.R. mons. Antonino Raspanti, un breve ma significativo messaggio di ringraziamento, nel corso del quale ha ricordato anche che il prossimo anno si ricorderà il 350° anniversario dell’approvazione ufficiale del sodalizio da parte del vescovo del tempo, mons. Bonadies (1666). “Celebrare un anniversario – ha detto Arcidiacono – per noi deve significare fare memoria del passato, ringraziare Dio per i doni che ci ha elargito e continuare con fiducia ed ottimismo verso il futuro, lungo la via che la Provvidenza ci prepara. Ci impegniamo, quindi, a rendere questa ricorrenza feconda e ricca di significato. Il momento commemorativo, infatti, non può essere soltanto semplice rivisitazione storica. La ricorrenza ci invita, piuttosto, nella consapevolezza del passato, a gettare uno sguardo sul presente e a formulare un impegno per il futuro”. Guido Leonardi


dell’

Chiesa e Società

Jonio

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DIOCESI Due ordinazioni presbiterali a Linguaglossa e Randazzo e due diaconali per le mani del Vescovo

Don Egidio Vecchio sacerdote Linguaglossa è in festa. Un paese intero si è stretto attorno a un suo figlio, Egidio Vecchio, che giovedì 8 è stato ordinato presbitero nella Chiesa “S. Maria delle Grazie”. Un evento eccezionale, atteso da tanti anni, che è stato vissuto con trepidazione e accolto con la consapevolezza che il Signore ha guardato con occhi di predilezione non soltanto il giovane ordinato ma tutta la comunità ecclesiale e cittadina del paese alle pendici dell’Etna. L’ordinazione di Don Egidio (27 anni) è giunta al termine di un lungo cammino vocazionale, iniziato nella sua comunità parrocchiale “S. Francesco di Paola”, alla scuola del parroco di venerata memoria don Vincenzino Di Mauro. Nel 2008 l’ingresso nella comunità propedeutica del Seminario e poi i sei anni di formazione dal 2009 al 2015, vissuti con serietà, tanto impegno e voglia di crescere nella fede e nell’amore di Dio e del prossimo. Il rito è stato presieduto dal Vescovo Mons. Antonino Raspanti, alla presenza di un nutrito gruppo di sacerdoti e di tanti fedeli che hanno assiepato la chiesa madre. Nel corso dell’omelia dell’ordinazione il Vescovo ha preso spunto dalle letture proclamate per ricordare a tutti che Gesù, non essen-

do né re né sacerdote dell’antica alleanza, si accreditò agli occhi del popolo così come dovevano fare i profeti, cioè con la coerenza e la santità della vita, fino al dono totale di sé nel martirio. Allo stesso modo deve fare il sacerdote, al quale si chiede la sapienza, la saggezza e la maturità proprie dell’anziano (il “presbitero” per l’appunto) per poter aiutare e guidare i fratelli affidati alla sua carità pastorale. Per questo motivo, il Vescovo non ha esitato a dire all’ordinando presbitero che da qual momento in poi egli avrà ancora molto da imparare e da fare, con la grazia di Dio e il suo personale atteggiamento di obbedienza, fiducia e abbandono. Don Egidio, da giovane sacerdote qual è, comincerà ad acquisire questa “sapienza evangelica” muovendo i suoi primi passi nella comunità “Maria SS. Annunziata” di Calatabiano, dove è stato destinato a svolgere il compito di vicario parrocchiale. La parrocchia non gli è affatto nuova, dal momento che proprio a Calatabiano ha svolto negli anni scorsi il suo tirocinio pastorale. Intanto avrà modo di portare a termine la licenza in teologia, indirizzo spiritualità, che ha intrapreso allo Studio teologico S. Paolo di Catania. don Alfio Privitera

PARROCCHIE Il novello sacerdote padre Maio cita San Luca al termine del sacro rito

DonRoberto:“GrandicosehafattoinmeilSignore” “Grandi cose ha fatto in me il Signore…” così ha esordito, citando Luca (1,49) il neo-sacerdote don Roberto Maio nel suo discorso di ringraziamento, e grande è stata la partecipazione, la gioia, la commozione anche, alla festa della sua ordinazione sacerdotale nella basilica di Santa Maria, gremita come nelle più grandi occasioni, lo scorso 12 ottobre, a Randazzo. Alla solenne concelebrazione, presieduta dal Vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, erano presenti numerose autorità civili e militari, esponenti del clero diocesano e dei paesi vicini, del Seminario, parroci e comunità parrocchiali, suore, i familiari, tanti amici, e moltissimi cittadini. Un pubblico attento e commosso che ha seguito in silenzio le fasi dell’Ordinazione, fino all’abbraccio di pace, per esplodere alla fine in un lungo e fragoroso applauso. Il sindaco di Randazzo, Michele Mangione, nel suo intervento finale, facendosi interprete con calore dei sentimenti

Don Roberto Maio

dell’intera cittadinanza, ha voluto augurare al novello sacerdote di rimanere “il Roberto di sempre”, semplice e disponibile verso tutti. Roberto Maio, 26 anni, è cresciuto in una famiglia cristiana, frequentando assiduamente la parrocchia di S. Maria Assunta. Dopo aver conseguito la maturità classica, ha maturato l’idea di diventare sacerdote, sotto la guida spirituale dall’arciprete don Enzo Calà. Idea che si è concretizzata con l’ingresso al propedeutico nel 2008, per

poi accedere al seminario il 21 settembre 2009. Roberto ha conseguito il baccalaureato in Teologia il 10 ottobre 2014, poi la licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, S. Giovanni Evangelista in Paler-

mo. Il 15 novembre è ordinato diacono e collabora nella parrocchia di origine con l’amministratore parrocchiale. Da seminarista ha svolto un’esperienza formativa a Castiglione di Sicilia, e ultimamente il vescovo Raspanti lo ha no-

minato vicario parrocchiale a Fiumefreddo di Sicilia, presso la parrocchia Maria SS. Immacolata. In chiusura don Roberto, raggiante e visibilmente emozionato, ha voluto esprimere la propria gratitudine “Grazie al Signore e a Maria SS.ma, al Vescovo…”, ma naturalmente ai familiari, indirizzando un pensiero alla mamma prematuramente scomparsa, alle autorità presenti e agli esponenti del clero, in particolare alle figure dei parroci che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida di S. Maria, Mons. Vincenzo Mancini, don Enzo Calà, che lo ha seguito da vicino nella vocazione, “oggi mi considero uno dei suoi frutti”, il nuovo parroco don Domenico Massimino, che ha curato la cerimonia, e ancora docenti, compagni di studi, amici… praticamente tutti. Maristella Dilettoso

Andrea e Rosario diaconi ruoli preziosi nella Chiesa La comunità diocesana acese si è radunata attorno all’altare del Signore sabato 10 ottobre nella Chiesa Cattedrale, in occasione della cerimonia di ordinazione diaconale degli Accoliti Andrea Sciacca, della comunità parrocchiale ‘Maria Ss. della Catena’ in Aci Catena, e Rosario Pappalardo, della comunità parrocchiale ‘Sant’Antonio di Padova’ di Monterosso Etneo, per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione da parte del Vescovo mons. Antonino Raspanti, alla presenza del Nunzio ApoAndrea Sciacca stolico mons. Alfio Rapisarda, di alcuni sacerdoti, della comunità del Seminario, che dei due giovani cura il cammino spirituale, nonché di familiari, parenti, amici e semplici conoscenti che, riconoscenti al Signore per l’inestimabile dono, sono convenuti a condividere un momento di particolare gioia. La solenne concelebrazione iniziava con il canto ‘Chiesa del Risorto’, con cui la comunità ecclesiale acclama l’appartenenza a Cristo, unico Signore della storia. Nella Chiesa redenta dall’amore vivificante di Cristo, si inseriscono carismi e ministeri, attraverso cui il Verbo Rosario Pappalardo divino si fa quotidianamente presente all’umanità intera. A conclusione dell’itinerario attraverso i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato ed il percorso di studio e discernimento che i due giovani hanno sin qui compiuto in Seminario, il diaconato costituisce il primo dei ministeri ordinati, ed è ‘transeunte’, cioè, diversamente da quello ‘permanente’, tappa verso la meta finale del Sacerdozio ministeriale. La diaconia costituisce servizio alla Chiesa ed il diacono affianca il Sacerdote, potendone assolvere tutte le funzioni, tranne quelle proprie del ministero presbiterale; il diacono, infatti, può amministrare sacramenti, quali il Battesimo, amministrare matrimoni, proclamare il Vangelo, dettare l’omelia, impartire benedizioni, ed assolvere ad altre funzioni. Dopo la proclamazione della pericope evangelica del giorno, che sottolineava l’aspetto del ‘servizio’ che, nei confronti di Dio, può comportare rinunce, a volte anche dolorose per l’uomo, i due giovani erano presentati al Vescovo ed alla comunità diocesana dal Rettore del Seminario, sac. Marco Catalano, il quale attestava al Vescovo la dignità dei due candidati sia attraverso gli anni di studio e discernimento sia attraverso le informazioni raccolte sul loro conto. Nell’omelia, il Vescovo sottolineava come la Parola di Dio crei armonie diverse nei cuori ove essa risuona e, dunque, occorre lasciarsi trasportare dall’amore di Gesù; ciascuno intende come può il messaggio divino e deve farsene portatore nel mondo e tra le genti, volgendo il proprio sguardo sempre al Signore e dialogando intimamente con Lui, nella consapevolezza che l’aver lasciato tutto per Lui farà ottenere abbondanti ricompense in questa e nell’altra vita. Dopo l’omelia, iniziava il rito dell’ordinazione: i due giovani confermavano la propria volontà a porsi al servizio del Signore in atteggiamento di filiale obbedienza al Vescovo, desiderando continuare ad alimentare quotidianamente la propria vita con la Parola ed il pane eucaristico. Di seguito, il canto delle Litanie, con cui i due ordinandi affidano il proprio ministero alla protezione dei Santi; infine, la preghiera di ordinazione pronunciata dal Vescovo, la vestizione della stola trasversale e della dalmatica, la consegna del libro dei Vangeli, affinchè i Diaconi insegnino nella fede e credano in ciò che proclamano, e l’abbraccio di pace, segno di unità con la Chiesa Universale ed i suoi ministri. Nando Costarelli

TESTIMONIANZA Quel sabato pomeriggio con le famiglie di tutta Italia in piazza San Pietro

Francesco: “Il Sinodo si ponga alla scuola della famiglia” Dopo una notte trascorsa sui pullman e dopo un frugale pranzo a sacco, nel primo pomeriggio di sabato 3 ottobre si sono ritrovati tutti in piazza San Pietro. Guidati dai responsabili dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, don Antonio Pennisi e i coniugi Santa e Salvo Calabrese, erano partiti la sera prima in 170 con tre pullman da Acireale, Acicatena e Giarre. Coppie di sposi con o senza figli, giovani, anziani, bambini (uno addirittura di soli sei mesi), che avevano accolto l’invito rivolto dai vescovi italiani, ed ora erano tutti lì, con il berrettino azzurro con il logo della diocesi di Acireale, confusi tra gli altri 90mila provenienti da tutta l’Italia per pregare insieme con Papa Francesco, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia. I gruppi più numerosi erano quelli della parrocchia San Nicolò di Acicatena (guidati dal loro dinamico parroco don Stefano Panebianco), di Calatabiano e di Giarre, ma c’era anche un bel gruppo di Acireale ed una rappresentanza di quasi tutti i comuni della diocesi acese. Musiche, canti, cori, acclamazioni hanno caratterizzato l’attesa dell’arrivo del Santo Padre, insieme con le testimonianze dei rappresentanti di varie associazioni laicali, di due coppie di sposi e di una coppia di giovani fidanzati. Il tutto mentre una suora dai maxischermi traduceva nel linguaggio dei segni, simultaneamente e instancabilmente per tutta la durata della manifestazione, tutto quello che veniva detto, dai discorsi, ai canti, all’omelia del Papa. I pellegrini acesi, grazie ai “pass” forniti dalla diocesi, hanno potuto seguire dei percorsi prefe-

renziali e occupare dei posti abbastanza vicini al palco (quasi ai piedi della gradinata della basilica di S. Pietro), ma anche l’indomani, alla Messa inaugurale all’interno della basilica, si sono ritrovati nella parte sinistra del transetto, ad una ventina di metri dall’altare su cui ha celebrato il Papa insieme con i 270 Padri sinodali (cardinali, vescovi, arcivesco-

vi, religiosi) e con i numerosi sacerdoti, tra i quali hanno avuto il privilegio e la gioia di concelebrare anche i sacerdoti della nostra comitiva, don Antonio Pennisi e don Stefano Panebianco.

Papa Francesco, rivolgendosi ai Padri sinodali ed alle famiglie con il suo tono suadente ma deciso, sabato pomeriggio ha invitato a ripartire da Nazaret “per un Sinodo che, più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua scuola, nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore, nonostante le tante fatiche e contraddizioni che possono segnarla.” Anche nella messa di domenica, partendo dalle letture tratte dalla Genesi e dal Vangelo di Marco, ha ribadito l’indissolubilità del legame coniugale, simbolo e modello dell’unione tra Cristo e la Chiesa. E ancora, prima della preghiera dell’Angelus, è tornato sul tema della famiglia, invitando ad accompagnare con la preghiera il lavoro dei Padri sinodali. È stata certamente un’esperienza unica e forse, per tanti, irripetibile, un’esperienza in cui tutto ha avuto un sapore ed una dimensione diversa, a cominciare dallo stupore di chi ammirava per la prima volta la maestosità e la bellezza della piazza San Pietro e della basilica vaticana, sia all’esterno che all’interno, ma anche per il senso di spiritualità e di soprannaturalità che si respira in tali luoghi, rendendo speciale anche la preghiera, la partecipazione alla santa messa e l’accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e della comunione. Il suggello di tutto è poi certamente dato dalla presenza del Papa – così vicino da poterlo quasi toccare – e dall’ascolto in diretta della sua voce e delle sue parole. Un’esperienza che certamente accompagnerà tutti nella propria vita quotidiana. Nino De Maria


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