e l a i c e p S
LA Jonio VOCE
Domenica, 21 ottobre 2018
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Anno LXI - N. 9
www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
Seminario Fisc Analisi e confronto sui principi etici e racconto di buone pratiche amministrative
Un seme per la Diocesi acese Mons. Raspanti: più cultura del rispetto dell’ambiente
Buongiorno Eccellenza. Le chiediamo un primo parere su quello che è stato il Convegno Fisc-La Voce dell’Jonio organizzato ad Acireale sulle buone pratiche ambientali. Un convegno che ad Acireale si era tenuto più di trent’anni fa. Cosa ha significato, cosa può significare per la Diocesi e per il territorio della Sicilia orientale? “Anzitutto è stato un bel ritorno, qui dalle nostre parti un tipo di convegno del genere. Penso sia stato arricchente perché è stato curato bene e con relatori tutti di prim’ordine: nel senso che avevano le responsabilità e conoscevano esattamente ciò di cui dovevano parlare perché ne erano veramente preparati. Mi sembra dunque che abbia costituito un arricchimento oggettivo nel dibattito culturale della nostra Città e della nostra Diocesi. Portare la discussone alla conversazione dell’opinione pubblica, soprattutto all’interno dei mass media come la Fisc e come la Voce dell’Jonio, significa secondo me portare un dibattito dentro le case a tutti i livelli, sia degli enti pubblici che dei cittadini. Quindi, da questo punto di vista, ritengo che sia stata un’operazione ben architettata e riuscita. Quanto poi ai contenuti, sono stati lanciati tantissimi messaggi che mi auguro davvero abbiano potuto raggiungere il più persone possibile. Se così non è stato, potrebbe essere utile che gli stessi giornali, La Voce dell’Jonio in testa, possano tornare ancora una volta, riprendere ora questo ora quell’aspetto dei ricchi contenuti lì trattati perché non vadano perduti, perché le persone ci ritornino, in quanto farsi una convinzione oggi è una cosa che richiede molto tempo, quindi tornarci e ripetere alcune cose credo sia importante e abbia un certo valore”. Eccellenza, quant’è grave peccare contro l’ambiente? “Beh! C’ ha pensato Papa Francesco a spiegare che non averne cura è trasgredire il primo comando di Dio, il quale ci ha affidato al momento dell’atto della creazione, ci affida la cura di quella che Papa Francesco chiama “la casa comune”. L’errore più grande è pensare che il mondo minerale e il mondo animale siano soltanto delle cose a totale nostra disposizione e non capire invece che insieme al mondo umano fanno un tutt’uno: sono profondamente connessi con noi, e quindi il danneggiarli significherebbe tradire la “custodia” cui siamo chiamati da Dio. Papa Francesco ha ricordato ancora una volta, a partire dal “Cantico delle Creature” di San Francesco, che il mondo minerale e animale non sono cose di cui possiamo disporre come e quando e per quanto vogliamo. Siamo invece come tali chiamati a sostenerci a vicenda: offendere o distruggere la cosiddetta “casa comune”, significa perciò offendere e distruggere l’uomo stesso, noi stessi, in realtà. Ileana Bella (continua a pag. 2)
Dal convegno intitolato “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”, la nostra diocesi esce particolarmente arricchita, cogliendo una molteplicità di spunti e stimoli che devono permeare con passione la quotidianità sul piano culturale. Un’occasione storica, per la quale ritengo doveroso in primis ringraziare i giornalisti volontari della Voce dell’Jonio impegnatisi per la buona riuscita, raccogliendo l’invito dell’ufficio che ho l’onere, ma soprattutto l’onore, di dirigere. Ed un altro onore, senza dubbio, è stato quello di accogliere, dopo circa 35 anni, la Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) per il suo ormai rituale seminario nazionale, offrendo non solo un’occasione di formazione professionale accreditata per 200 giornalisti e docenti registrati, ma al contempo un’occasione di informazione aperta a tutti, per conoscere e approfondire buone pratiche imprenditoriali, economico-sociali e am-
ministrative relative alla valorizzazione ecosostenibile e alla difesa dell’ambiente, nonché allo smaltimento dei rifiuti. Per la Voce dell’Jonio, nata proprio con l’intento di “informare per formare”, non si è trattato di un’iniziativa celebrativa, bensì di una ragione di rilancio editoriale vero e proprio: grazie all’instancabile guida del direttore Peppino Vecchio, la testata fondata dal professore Orazio Vecchio 60 anni fa si propone non solo di continuare ad essere palestra di formazione giornalistica per quanti vogliono impegnarsi in maniera equa e riconosciuta per accedere all’albo professionale,
SOLIDARIETÀ
FISC E TERRITORIO
La Comunità Madonna della Tenda di Cristo da 25 anni al servizio di bisognosi e disagiati
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Il merito del Seminario sulle buone pratiche e i possibili interventi per le situazioni di crisi Giuseppe Rossi
Il presidente Musumeci ribatte alle critiche e rilancia: “Si va verso una Sicilia più pulita” Gabriella Puleo
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LA TEOLOGA
Le testate diocesane confermano il valore dell’attaccamento alle “nostre radici” Mauro Ungaro
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RACCOLTA RIFIUTI
Mario Agostino* Direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale (continua a pag. 2)
Dalla “Laudato si’” invito ai giornalisti: comunicare e difendere la bellezza del Creato
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INTERVISTAI Il presidente don Adriano Bianchi spiega le caratteristiche che fanno dei giornali diocesani strumenti utili
“La radice culturale ci aiuta a evitare il particolarismo” Alla fine del Seminario Fisc tenutosi ad Acireale presso il Teatro “Turi Ferro”, domenica 23 settembre abbiamo avuto modo di chiedere il parere di una delle presenze più significative, ovvero il presidente nazionale della Fisc don Adriano Bianchi, bresciano, direttore del periodico della sua diocesi “La Voce del Popolo”. “L’impressone è molto buona. Sono state giornate impegnative, ma che sicuramente hanno permesso di affrontare il tema ad ampio raggio: dalla cornice teologica della ‘Laudato si’’ di Papa Francesco a ciò che si muove dentro il mondo della politica e dell’economia fino alle cose più concrete, alle buone prassi.” - E riguardo al tema dell’informazione giornalistica cosa ci può dire? “Questo è il modo con cui noi dobbiamo affrontare i diversi argomenti per non disperdere il senso delle cose. La radice spirituale, teologica, ci aiuta in questo per non cadere nel particolarismo, nelle cose piccole ma mai concrete; quindi lavorare senza perdere di vista la realtà, ma dall’altro lato avere visioni più ampie. Questo al giornalista è necessario se non vuole essere superficiale e scrivere tanto per scrivere.” - Dopo aver frequentato per tanti anni i seminari della Fisc, ha avuto modo di
ANALISI’
notare delle differenze sul piano socio-culturale tra nord e sud, e come ciò si riflette sul piano organizzativo dei giornali diocesani? “Sì, indubbiamente ci sono delle differenze. Sicuramente al nord queste realtà sono molto più strutturate, nel senso che assumono delle conformazioni aziendali; i giornali hanno personale assunto, non tutti ma una buona quantità sì, almeno tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed anche Emilia-Romagna. Oppure sono cose integrate: c’è una parte di personale professionale guidato e poi c’è tutta una serie di volontari; diciamo che la collaborazione a livello di volontariato permette di avere un senso di appartenenza più forte, perché diversamente tutto viene vissuto come mestiere, anche se poi chiaramente ci sono storie diverse. Alcune testate del nord hanno un’esistenza storica anche di cent’anni e su alcuni territori (ad esempio Crema) sono il primo giornale e qualcuna si è trasformato anche in quotidiano (come a Lodi).” Eugenia Castorina
Letizia Franzone
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IL DIRETTORE
“La Voce dell’Jonio” testimone di verità Il giornalismo che è e quello che dev’essere Rita Messina
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CULTURA E TURISMO
Le tante bellezze che offre Acireale dall’”Opera dei Pupi” al “Presepe alla Grotta” Nino De Maria
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In Seconda
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SOLIDARIETÀ Un traguardo che rinnova l’impegno della Comunità “Madonna della Tenda di Cristo” guidata da suor Alfonsina e suor Rosalba
“Venticinque anni a completo servizio degli ultimi” Accoglienza, ascolto ed un porto sicuro cui approdare quando tutto e tutti sembrano chiudere ogni breccia di umanità. Compie 25 anni – si riporta in una nota stampa del Csve - l’Associazione Madonna della tenda di Cristo, nata nel Territorio di Acireale (CT), per dare una prima risposta alle innumerevoli, complesse e talvolta strazianti situazioni di disagio ed emarginazione di chi trova spesso e volentieri solo porte chiuse nell’indifferenza e nell’abbandono. Si tratta di una comunità che nella semplicità, nella rinuncia al superfluo e nella preghiera opera con impegno e dedizione, 365 giorni all’anno, senza pause o vacanze, al fianco dei più deboli, accogliendo bambini, mamme e famiglie in grave difficoltà: consacrate e laici vi offrono ogni giorno il loro tempo, le loro capacità personali e le loro competenze professionali, realizzando progetti solidali, con particolare attenzione alle donne vittime di violenza, ai loro figli e ai nuclei familiari che avvertono disagi di natura economica, sociale e relazionale. Un abbraccio materno di umanità ispirata dal Vangelo, che tenta, non senza fatiche e necessità, di rispondere alle numerose richieste di aiuto che quotidianamente giungono dai servizi sociali territoriali e dal tribunale dei minori, ma anche da tante persone che ne conoscono la realtà. Tre le comunità create in Sicilia, una in Brasile, impegnate nel portare avanti progetti personalizzati sostenuti da un’equipe qualificata che si adopera per un dignitoso reinserimento sociale. A venticinque anni dall’inizio della missione, orientata ad una fede con cui cercare di far crescere nella serenità tutte le persone che, per svariati motivi, hanno conosciuto dolore e sofferenza, la comunità può contare su una casa primaria, sita nel quartiere San Giovanni Bosco del comune di Acireale, che accoglie nuclei familiari e donne in difficoltà; su una casa vicina, sita nel quartiere di Santa Maria Ammalati, dove una famiglia affidataria collabora per un progetto di affido; su una casa di formazione, umana e spirituale, votata ad accogliere giovani provenienti da varie parti del mondo alla ricerca di una scelta di vita. Dal 2014 è presente anche a Fortaleza, nello stato brasiliano del Cearà, con casa Betania, che accoglie 14 bambini abbandonati per un progetto solidale di integrazione.
Basta trascorrere un po’ di tempo tra i volontari coinvolti nell’associazione per capire quanto la loro azione di solidarietà gratuita sia fondata sulla certezza che amore e cura per quanti bussano alla porta possano aprire orizzonti nuovi, anche nelle brecce scavata dall’angoscia. Diversi i progetti offertinella comunità: incontri di formazione ed informazione, relazione d’aiuto, spazi per famiglie, gruppi e sostenitori. Ma anche una fattoria didattica, la creazione di bomboniere solidali, il volontariato e il giardino degli aromi, tra le attività elaborate con l’intento di offrire un valido sostegno di natura psicologica, poiché in grado di favorire il rapporto con gli altri, ridurre lo stress e gli stati depressivi, attraverso un percorso di crescita che adotta lo stile di una grande famiglia imperniata
sul reciproco supporto. Uno stile mai cambiato, da quel 25 marzo del ’93, quando fu preso possesso di quel terreno che non offriva più di un povero rudere in una sciara, attraverso la firma del contratto con il proprietario. Più di 1000 le persone transitate, provenienti da una ventina di paesi di tutto il mondo, accolte come la cosa più cara, dopo quella madre che per prima bussò alla porta con i propri due bimbi il 2 settembre di 25 anni fa dopo gravi violenze subite (oggi sposata e felice in un’altra regione). Tante vittime di periferie esistenziali, piagate da violenza fisica e verbale, da stupri, dall’illegalità di Cosa Nostra, dalla pedofilia, ma anche vittime di dipendenza e della tratta. “La vita è una e dobbiamo saperla vivere altrimenti a ‘mio marito’ cosa racconto?” Spiega suor
Rosalba La Pegna, propulsore instancabile della comunità fin dalla posa della prima pietra insieme a suor Alfonsina Fileti. Un’opera costante, corroborata nonostante tanti ostacoli e mancanze di collaborazione ingiustificate, data la portata della missione: “Quando ti dicono ‘grazie, perché se sono quello che sono, pronto di nuovo ad affrontare la vita, lo devo a voi’, la tentazione di mollare dura poco più di un attimo, lasciando il posto alla volontà di vivere una maternità a 360 gradi… anche perché fino a che continuo a vedere un miracolo dopo l’altro, rifarei tutto quanto ho fatto in questi 25 anni”confida suor Rosalba, il cui marito in questione è, evidentemente, identificabile spiritualmente in alto, ma proprio in alto… Un volontariato sempre pronto a “sporcarsi le mani” sulla sequela di “un padre” come don Giovanni Bosco, talvolta anche ignorato, se non addirittura strumentalizzato nonostante la purezza della sua missione gratuita. Una missione iniziata senza neanche un allacciamentoo una strada, con erbacce da tagliare per giorni e una sciara abbandonata che ad oggi è un ricordo lontanissimo. Anche grazie all’attività di compagni di strada preziosi come Gianni Cannavò, Antonella De Dominicis e Teresinha Pereira Do Jesus, e alla solidarietà di chi, come la Protezione civile di Trento, donò ben dieci casette per l’accoglienza, cui si aggiunsero le due donate dal Lions Club International, quella donata dalla Croce rossa Acireale-Catania, quella donata da un privato e quella dalla stesa ditta che le ha costruite. Tutte provvidenziali, per ospitare anche la cinquantina di persone che abitano oggi la comunità. Per festeggiare i 25 anni di attività, la comunità indirà nell’arco di un anno una serie di appuntamenti formativi, che culmineranno con il convegno previsto per il 2 luglio 2019, intitolato “ALLARGA LO SPAZIO DELLA TUA TENDA”, cui sarà presente, insieme a teologi, sociologi e referenti di associazioni di volontariato, il vescovo della diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti. In particolare, sarà offerta una Settimana Vocazionale dal 18 al 25 Marzo, intitolata“TESTIMONIANZA ED IMPEGNO PRESSO SCUOLE E PARROCCHIE”, che coinvolgerà buona parte delle scuole delle frazioni acesi attraverso testimonianze, canti e momenti di preghiera.
IL VESCOVO Con la “Comunità” di Lavina
“Per ora nessun contatto” Nei giorni scorsi la Comunità “Madonna della Tenda di Cristo” è stata oggetto del tentativo di dirigenti della cosiddetta “Comunità di Lavina” di accreditarsi quali suoi benefattori. Suor Rosalba, suor Alfonsina, a nome di tutti i loro ospiti, prendono decisamente le distanze da quanto affermato, peraltro a mezzo stampa, da esponenti di quella comunità, i quali hanno dichiarato di avere sostenuto la Comunità della Madonna della Tenda di Cristo e di “fornire supporto di ogni genere a coloro che ne hanno bisogno”. Queste parole rappresentano un tentativo di distorsione della realtà che lede non solo la coraggiosa missione di suor Rosalba, suor Alfonsina e tanti generosi volontari, ma anche la stessa credibilità di quanti, con sacrificio personale, si prodigano ogni giorno realmente, sul piano materiale e spirituale, per sostenere vittime di violenza ed emarginazione sociale in cerca di carità autentica. Sulla Comunità di Lavina il vescovo di Acireale, mons, Raspanti, ha scritto ai parroci e alle aggregazioni laicali le lettera (che pubblichiamo integralmente nell’edizione online) la quale suona come un preciso monito, ricordando l’inchiesta penale in corso contro alcuni ex dirigenti su gravi reati contro la persona. Ricordando lo scandaloo che i fatti oggetto dell’inchiesta hanno suscitato tra i fedeli, mons. Rasoanti sottolinea come l’associazione, “£espressione giuridica della sedicente comunità, “non ha natura ecclesiale, non svolge, per sua stessa ammissione, attività ecclesiali e non è formalmente riconosciuta dall’autorità ecclesiastica né sussite alcun loegame con la Chiesa cattolica”. Intanto, il Vescovo dispone che “enti, istituzioni ed organizzazioni della Chiesa cattolica (parrocchie, istituti religiosi, associazioni ecclesiali riconosciute) si astengano o eventualmente interrompano attività di collaborazione con la comunità e l’associazione su richiamate”.
dalla prima Intervista al Vescovo Raspanti dell’
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(continua dalla prima pagina) Peccare contro l’ambiente è pertanto materia molto grave, anche se dipende naturalmente dalla consapevolezza, perché un peccato è tale se io sono consapevole di quello che sto facendo: devo dire che la consapevolezza, a mio modo di vedere è un fatto culturale, che credo, soprattutto nelle nostre terre, non sia molto alta. Ora, avere questa consapevolezza, purtroppo, non è cosa comune oggi. Questo è il motivo per cui ho apprezzato quest’iniziativa della Voce dell’Jonio: perché è necessario aprire la nostra mente, è necessario sensibilizzare dai bambini agli anziani, tutti, in qualsiasi luogo di lavoro o in famiglia, che curare, che favorire il riciclo, che essere attenti ai materiali che si utilizzano, come anche a ciò che si mangia, di cui ci si veste, è davvero fondamentale perché così, in realtà, proteggiamo l’uomo, proteggiamo il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti, proteggiamo l’intero pianeta, e quindi credo sia nostra profonda responsabilità”. E per quanto riguarda, invece, la responsabilità della politica. Il Convegno Fisc e La Voce dell’Jonio di Acireale ha ospitato più livelli istituzionali, dai sindaci dei comuni virtuosi all’assetto regionale rappresentato dall’Assessore e dal Presidente Musumeci. Qual è il suo auspicio, ma più che auspicio il suo richiamo, se così possiamo dire, nei confronti di chi si occupa della Cosa pubblica? “Come abbiamo sentito dai dati delle persone politiche che lei ha citato, abbiamo ascoltato dati veramente scoraggianti e soprattutto dati che non sono facilmente controvertibili in pochissimo tempo. Se io sento dire che un impianto di riciclo di un certo tipo di immondizia, ha bisogno di 6/7 anni per essere ricostruito, altrimenti bisogna provvedere in maniera diversa con costi aggiuntivi, per tutti noi terribili, la situazione diventa purtroppo amaramente chiara: noi ci danneggiamo da soli. Non solo siamo abbastanza poveri e in grave ritardo nell’economia dell’Isola, ma poi per giunta ci impoveriamo sempre di più perché smaltire i nostri rifiuti ha un costo enormemente superiore a quello che ha in regioni molto più ricche, dove non solo sono più ricche di per sé, ma addirittura ci guadagnano sul riciclo, possibilmente anche sui nostri stessi rifiuti. Quindi questo è stato abbastanza scoraggiante, e, da quello che si è capito, la responsabilità non sembra essere totalmente dei politici, però indubbiamente i politici, gli amministratori hanno la facoltà e i poteri per indirizzare e per formare sempre meglio l’opinione pubblica. In realtà c’è l’opinione
pubblica che è la vera responsabile, e quindi tutti quelli che nell’opinione pubblica io, “opinion makers” si dice oggi, hanno una vera responsabilità e quindi immagino la scuola immagino la stessa chiesa, immagino quindi i mezzi di comunicazione, e diverse agenzie che possono e debbono lavorare affinché tutti noi cittadini prendiamo maggiore consapevolezza di che cosa significa rispettare l’ambiente. La politica però deve concertare tutto questo: può facilitare o può ritardare, può rimanere su posizioni alquanto ambigue e bloccanti che significa andare indietro, o può invece davvero accelerare e promuovere. Naturalmente il nostro auspicio, oltre al nostro richiamo, è per questo che sono stati qui invitati, il nostro richiamo è quello che accelerino e facilitino una maggiore cultura del rispetto dell’ambiente”. Ileana Bella
Il Seminario seme per la Diocesi (continua dalla prima pagina) ma un porto sicuro e di qualità per chi ricerca informazione locale e non solo, libera ed equilibrata: abbiamo bisogno di un’informazione veritiera e sobria, non strillata né scandalistica, al passo con i canali del web e dei social network. La diocesi non può in questo senso non guardare con grande favore all’attività di una testata di ispirazione cristiana, ma evidentemente laica nella diffusione, nel linguaggio e negli strumenti adottati. Oltre alle molteplici buone pratiche, tradottesi pertanto in buone notizie da approfondire, la nostra diocesi recepisce una dimostrazione delle straordinarie potenzialità di esposizione di bellezze e tipicità che caratterizzano il nostro territorio, come i giornalisti convenuti da tutta Italia hanno potuto confermare, non solo addentrandosi, grazie alla collaborazione con l’associazione “i Cento campanili”, nell’inestimabile patrimonio storico acese, ma apprezzandone le originali attrazioni tradizionali ed enogastronomiche, oltre all’accoglienza dei B&B del centro storico. Scegliere infatti la famiglia di Gaetano Grasso e i collaboratori addetti all’Opera dei pupi è stata una ragione di orgoglio identitario e di scommessa legata alla fiducia: nell’Opera dei pupi, magistralmente fatta apprezzare ai convegnisti, ogni uomo può vedere rispecchiare tanto il proprio valore o quanto la propria viltà, come quanti abitano il nostro territorio. Dovere scegliere sempre tra il puzzo del compromesso morale, votato a
inefficienze e clientelismi, e il coraggio di un’integrità morale che può costare anche il massimo sacrificio della vita per un ideale. Scegliere per la cena del venerdì 21 settembre La Nassa, risto-pub basato sull’innovativa proposta di street food a base di pesce, nel cuore del centro storico di Acireale, significava valorizzare la prelibata proposta di alcuni giovani imprenditori che con coraggio, dedizione e sacrificio investono nel nostro territorio, il loro territorio, con passione e qualità. Una scommessa vinta, che tanti ricorderanno e dove, siamo certi, molti colleghi giornalisti torneranno. Così come molti sceglieranno ancora lo storico bar-pasticceria Costarelli, sia per una granita doc come per uno spuntino di rosticceria a base di tavola calda o qualche meraviglia dolciaria del laboratorio di fronte all’inimitabile cornice del nostro Duomo. Economia circolare e sostenibile, rispetto dell’ambiente e finanza etica, sono state le tematiche che abbiamo voluto proporre, andando oltre le diagnosi semplici e proponendo soluzioni possibili, davanti a tutti i livelli dirigenziali della politica che sono tornate ad Acireale a confrontarsi. Un convegno concluso tornando a meditare tuttavia il documento cardine del nostro impegno nel merito, la Laudato si’ firmata da Papa Francesco, impreziosita dalla visita al Presepe settecentesco, dove trova incantevole rappresentazione, per chi confida nella rivoluzione liberante dell’ingresso di Dio nella storia, la nascita di quella “Speranza contro ogni speranza” chiamata Cristo, parafrasando Giorgio La Pira. “A chi appartieni”, il provocatorio titolo dato alla locandina configurata dalla designer Lucia Agostino per annunciare il convegno: una domanda che interpella tutti noi ogni giorno, senza sosta, che il seminario FISC ha riproposto pressantemente alla nostra diocesi, chiamata a vivere oggi quello che il pontefice ha definito “un cambiamento d’epoca”. Grazie anche al sostegno che ognuno di noi potrà dare alla Voce dell’Jonio, anche con una piccola donazione o con il proprio impegno alla diffusione, potremo contare su una buona informazione (quanto ne abbiamo bisogno!) e, soprattutto, su una storica testata dedicata anche all’illustrazione di buone pratiche a tutti i livelli, votata ad abbattere quella pericolosa cultura dell’alibi e dello sterile rimpianto che tenta troppo spesso il nostro territorio. Mario Agostino* Direttore per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale
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Seminario e Dintorni
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FISC E TERRITORIO “La Voce dell’Jonio dimostra la forza di penetrazione delle testate diocesane in Italia
L’importanza delle nostre radici Ci stiamo ormai avvicinando alla 30ª edizione del Convegno/master organizzato dalla Delegazione siciliana della Federazione italiana dei settimanali cattolici ed intitolato da qualche anno - alla memoria di don Alfio Inserra. Un doveroso e riconoscente omaggio alla memoria viva di colui che ne fu l’ispiratore dalla fondazione alla morte avvenuta nel 2011. Uno svolgimento che dura da così lungo tempo testimonia innanzitutto la capacita profetica di quell’intuizione che all’inizio degli anni 90 del secolo scorso volle far giungere in Sicilia da tutta Italia i rappresentanti delle testate aderenti alla Fisc in tutta Italia. “Scommettere” allora su una simile proposta significava innanzitutto credere fortemente nell’importanza della formazione per quanti lavorano all’interno delle redazioni, in primo luogo i giovani. Incontrarsi in Sicilia diveniva e diviene occasione per conoscersi e confrontarsi su temi che attraversano quotidianamente il loro lavoro chiedendo una responsabilità verso i lettori resa ancora più importante dall’operare in testate
Un momento del Seminario 2016 a Noto
che pongono l’annuncio di Speranza del Vangelo alla base del proprio essere. Ma il Master non avrebbe raggiungere la sua importanza nel panorama giornalistico e culturale italiano se non presentasse quel legame coi territori siciliani che costituisce la sua forza ed unicità. Raccontare i territori partendo dai territori con la capacità che solo testate storicamente legate alla loro terra ed alla loro gente possono e sanno fare. Lo abbiamo visto anche durante l’edizione di quest’anno, svoltasi ad Acireale grazie all’ospitalità della Voce dello Jonio. Una tre
giorni di incontri, dibattiti, relazioni che è stata innanzitutto un omaggio ad un grande “vecchio” del giornalismo siciliano, Orazio Vecchio, dalla cui volontà nacque il periodico cattolico della Chiesa di Acireale: un testimone raccolto dalla famiglia che ancora oggi si pone a servizio delle comunità ecclesiale e della gente della propria terra impegnandosi in quella testimonianza di carità culturale di cui il giornalismo è espressione sempre ma in modo particolare in una terra affascinante e complessa come quella siciliana. Un omaggio mai retorico ne scontato ma che ha reso evidente
l’impegno di Orazio Vecchio di fare del proprio giornale l’espressione di quella chiamata che i Padri del Vaticano II nella Gaudium et Spes hanno rivolto a tutti i credenti: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Scegliere allora come tema “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”, tema ispirato dall’enciclica di papa Francesco “Laudato si’” è stato l’ennesimo passo di questo cammino che la Voce dello Jonio compie da 60 anni accompagnando i propri lettori. Un compagno di viaggio - si è visto dalla massiccia partecipazione al Convegno - apprezzato e sostenuto fortemente dalla Chiesa di Acireale. Il che, in momenti di crisi editoriale anche nel panorama cattolico italiano, non è un dato certamente scontato. Mauro Ungaro
TESTIMONIANZA Dai master siciliani, oggi seminari, nuova linfa per i giornalisti e per i giornali
Momenti di crescita e percorsi di speranza Ormai sono un “vecchio” testimone di ben ventisette master nazionali di giornalismo tenuti in Sicilia dalla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). Nella nostra Isola furono ideati da una persona davvero eccezionale: padre Alfio Inserra, per oltre vent’anni delegato regionale delle testate giornalistiche cattoliche, che con entusiasmo ha tenacemente creduto nella libera informazione e nella seria formazione. Nel territorio questi incontri sono sempre stati vissuti con autentica amicizia ed hanno rinnovato numerosi impegni per il complesso e delicato mondo della comunicazione sociale. Nell’arco di questi ventisette anni, l’ispirazione cristiana ha sempre animato i propositi dei giornalisti che hanno assiduamente partecipato agli eventi nella regione. Propositi che si sono innervati nelle varie realtà diocesane, tra speranze e difficoltà, tra generosi slanci e gravi ostacoli operativi, spesso superati soltanto grazie ad una fede vissuta con esemplare coerenza. Incontro dopo incontro, anno dopo anno, è cresciuta pure la professionalità degli Operatori dei settimanali cattolici siciliani. Il servizio alle realtà ecclesiali dell’Isola è stato sempre più qualificato ed ha contestualmente formato tanti giovani pubblicisti che si sono inseriti con entu-
siasmo e responsabilità nelle redazioni dei periodici siciliani. Dal 1990 in poi ho partecipato ai master siciliani della Fisc, conoscendo e stimando numerosi colleghi giornalisti, incontrando tanta umanità “positiva”, tanti volontari culturali che, nonostante tutto, continuano oggi a credere in una Società migliore e in una Chiesa fedele alla sua missione di evangelizzazione e promozione umana. Ventisette anni di incontri e vita costituiscono un bel patrimonio da “investire” responsabilmente nel nostro inquieto tempo e nell’immediato futuro del nostro territorio siciliano. In questo tempo e in questo futuro potranno
certamente operare i nostri settimanali cattolici e quindi ad Acireale anche “La Voce dell’Jonio”, nel solco della bella testimonianza del suo sessantennio editoriale che per tutti costituisce un rinnovato stimolo a meglio vivere nella Chiesa e nella Società. L’attuale intento, dunque, non è soltanto quello di mantenere la memoria d’interessanti momenti di crescita. Occorre continuare a offrire ai nostri lettori alcuni mosaici di umanità che ritraggono i volti di una sicilianità solcata da gravi ansie sociali ma pure ravvivata da progetti creativi. Bisogna proporre nuovi percorsi di un modo di vivere che incida realmente nella storia, anche per incoraggiare le migliori aspirazioni di un popolo che vuole essere protagonista e non solo testimone. Le pagine delle nostre cronache locali potranno ancora mostrare che, malgrado ogni avversità, nei nostri territori opera gente con tenacia e fantasia. Nonostante gravi ostacoli e scoraggiamenti, uomini e donne - tra noi - hanno il merito di non arrendersi, tra realtà laceranti ma pure esaltanti. Gianni Failla vice direttore del settimanale cattolico “Cammino”
Comunicazione Il prezioso compito dell’Ufficio diocesano La testimonianza è la prima modalità di trasmissione del Vangelo. Siamo chiamati come comunità ecclesiale ad essere testimoni abitando la contemporaneità. È quindi necessario comunicare il Vangelo nella cultura. Attraverso l’inculturazione la Chiesa «introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità», perché «i valori e le forme positivi», che ogni cultura propone, «arricchiscono la maniera in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto» (Evangelii Gaudium n° 116). L’evangelizzazione riconosce gioiosamente queste molteplici ricchezze che lo Spirito genera nella Chiesa (117). Il Vangelo, quindi, non entra mai in una cultura sotto forma pura ma sempre e solo se inculturato: non è il Vangelo che forma il popolo ma è il popolo che dal Vangelo prende forma. Inculturazione non è adattamento altrimenti diventerebbe un tradimento, infatti è necessario focalizzarsi sulla persona e sul contesto in cui essa agisce. L’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali diventa così “luogo di coordinamento, comunicazione e dialogo”, la cui azione coinvolge tutta la comunità ecclesiale. L’attività dell’Ufficio non è orientata semplicemente a migliorare la trasmissione di iniziative e di appuntamenti diocesani e locali ma è chiamata ad un lavoro di coordinamento, che, in unione con il vescovo ed a servizio della vita diocesana, costituisca una sorta di volano nel promuovere e rafforzare i rapporti di comunità. Questo processo si compie tramite l’evangelizzazione. La nostra cultura è segnata dalla presenza dei media. Per la Chiesa, pertanto, non può esistere vera evangelizzazione senza un confronto con la vasta realtà mediale e giornalistica. La comunicazione è efficiente non perché attiva strategie pubblicitarie ma perché trasmette la bellezza della NOTIZIA. La costituzione dei vari canali social della diocesi (Telegram, Facebook, Whatsapp, Instagram) permette all’ufficio quindi di intrattenere rapporti con i fedeli laici ma anche con tutti gli addetti della comunicazione. Dunque “è compito dell’ufficio preparare e condurre le conferenze stampa del vescovo; predisporre una rassegna quotidiana dell’informazione (stampa, televisione, radio, internet...) da mettere a disposizione dei responsabili pastorali” (direttorio comunicazioni sociali n° 191). Il compito dell’Ufficio non è solo garantire che le comunicazioni “fluiscano” ma anche e soprattutto costruire una rete di persone che sappiano comunicare ed “inculturare” il Vangelo. Don Arturo Grasso
LA PRIMA GIORNATA Dopo i saluti relazioni, testimonianze e interventi per un pubblico composto in gran parte da giornalisti e insegnanti
La Chiesa diocesana e la gente attraverso le testate cattoliche L’edizione del 27° Seminario di formazione della Fisc, Federazione Italia Settimanali Cattolici, è stata organizzata dal giornale della diocesi di Acireale “La Voce dell’Jonio”, in occasione del 60° anniversario dalla sua fondazione, e dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della cultura. Tre giornate di lavoro intenso svoltesi nel Teatro “Turi Ferro”, durante le quali sono state affrontati diversi aspetti del tema “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”. A moderare la giornata di venerdì 21 settembre Mario Agostino, direttore dell’Ufficio della pastorale della cultura della diocesi di Acireale e nipote del fondatore de “La Voce” Orazio Vecchio, che ha subito premesso: “È stata una scommessa in questi mesi. Abbiamo cercato di creare qualcosa che potesse testimoniare le capacità della Diocesi, del centro storico, coinvolgendo anche le associazioni del nostro territorio”. Sessant’anni fa Orazio Vecchio ha fondato “La Voce dell’Jonio” con l’obiettivo di “Informare per formare”, ed amava considerare la testata il suo “settimo figlio”. Sul palco del teatro presenti Giuseppe Vecchio e Orazio Vecchio, rispettivamente figlio e nipote del fondatore, entrambi giornalisti professionisti, e padre Giovanni Mammino della Diocesi di Acireale. Ad intervenire prima dei lavori il Sindaco di Acireale, Stefano Alì, che ha dichiarato di ricordare da sempre questa testata: “Il giornale ha una reputazione e una sua storia, garantisce la correttezza”. Il Sindaco ha poi sottolineato l’importanza di una informazione garantita e che garantisca il lettore di ciò che legge. A dare il suo contributo anche Alfio Vecchio, figlio maggiore del fondatore, che tra le altre cose ha ricordato la
storia del giornale; Salvo Raffa, Presidente “Csi”, Centro sportivo italiano di Acireale, che ha spiegato quanto il volontariato rappresenti una fetta importante del nostro territorio: “L’attenzione dei mezzi di comunicazione deve essere rivolta anche all’impegno sociale, non solo alla cronaca che certamente attira l’attenzione”; Rossella Jannello, vicepresidente del gruppo regionale “Ucsi”, Unione cattolica stampa italiana, che ha mostrato tutta la sua gratitudine nei confronti della testata per la sua costante presenza nel territorio. Padre Giovanni Mammino ha in seguito rivelato ai presenti di ricordare “La Voce dell’Jonio” come qualcosa di familiare, che ha lasciato la traccia non solo sotto il punto di vista comunitario, ma anche personale. “La Voce – ha detto Mam-
mino – parte da un pensiero maturato da un gruppo di amici a ridosso del secondo conflitto mondiale, che condividono una parola d’ordine, ricostruire, nel lavoro manuale ed intellettuale. Le idee – ha ancora dichiarato Mammino – erano chiare. Questo doveva essere giornale di popolo a servizio della Chiesa,doveva informare per formare. Per Orazio e i suoi amici significava anche essere a servizio della giustizia”. Mammino ha poi ricordato l’impegno che da sempre contraddistingue la testata, sotto il punto di vista storico, sociale, culturale, diocesano. Importante anche l’intervento di Orazio Vecchio, che ha aggiunto: “Ricordo lo scrupolo con cui si scrivevano e correggevano i pezzi sia nella forma che nella sostanza”. Oggi, ha spiegato Orazio, spesso incombe la superficialità. Dopo aver raccontato alcune vicende ha sottolineato infatti che “L’impreparazione dei giornalisti è nociva non solo sotto il punto di vista economico, ma soprattutto nei confronti delle persone”. La seconda parte della giornata ha visto l’intervento di Ugo Biggeri, presidente di Banca popolare etica, che, tra le altre cose, ha raccontato gli esordi di Banca Etica: “Apre sportello nel marzo del 1999, anche se in realtà nasce prima, quando i cittadini s’interrogano sulle conseguenze economiche, sugli investimenti. Fare banca – ha poi aggiunto Biggeri – è utile per la collettività, per far muovere l’economia”. Il presidente di Banca popolare etica ha concluso parlando di banca come funzione sociale e delle difficoltà di fare impresa. Graziella De Maria
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ANALISI Il merito del Seminario Fisc e i possibili interventi per affrontare le situazioni di crisi
Coniugare sostenibilità e solidarietà 1. Uno dei meriti del seminario “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente “ (Acireale, 21-23/9/2018) sta nel fatto che esso ha affrontato l’attualissimo problema della protezione dell’ambiente e dell’equità territoriale, intersettoriale ed intergenerazionale con la saggia ricetta contenuta nel ben noto slogan “pensare globalmente, agire localmente”. Da una parte, infatti, è stato richiamato l’appassionato appello di papa Francesco a “curare” l’ambiente, casa comune di tutti gli uomini, e a “convertire” uno sviluppo economico che rischia di distruggere il pianeta verso quello sviluppo umano integrale, che, secondo la felice espressione di Paolo VI, è lo sviluppo “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. In questa prospettiva è stato richiamato come segno di speranza il complesso programma approvato dalle Nazioni Unite nel 2015 per attuare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e crescita solidale entro il 2030 (dalla difesa dell’ecosistema terrestre alla lotta al cambiamento climatico, dallo sradicamento della povertà al miglioramento dell’istruzione e alla crescita di pace e giustizia per tutti). D’altra parte il rischio di fermarsi alle grandi questioni di principio senza calarsi nelle concrete questioni che attanagliano il territorio in cui viviamo è stato superato dalla scelta di privilegiare le buone pratiche, attraverso le presentazioni di positive esperienze locali sia per la soluzione di uno dei più drammatici problemi ambientali quale continua ad essere da vent’anni quello dei rifiuti solidi, sia per l’applicazione di principi etici in campo finanziario. Durante i lavori del seminario ho colto un commento da parte di un partecipante: “Si, è vero, i problemi della raccolta differenziata e del riutilizzo dei rifiuti, delle discariche e della riorganizzazione della gestione dei rifiuti sono questioni non più rinviabili. Ma non vi sono altri problemi ambientali, anch’essi urgenti, che si oppongono allo sviluppo sostenibile in Sicilia?” Nel seguito proverò a rispondere a questa domanda. 2. Una prima tematica particolarmente avvertita dall’opinione pubblica è quella connessa con l’uso delle risorse idriche e la mitigazione del rischio idrogeologico. Anche a causa del clima semiarido, la Sicilia presenta un elevato sovra-sfruttamento delle falde sotterranee e dei corsi d’acqua, che produce gravi effetti sull’ambiente. L’abbassamento dei livelli negli acquiferi costieri induce l’intrusione di acque salate che impone a volte di sospendere gli
emungimenti. Nei corsi d’acqua, le dighe e traverse, costruite per soddisfare le crescenti domande agricole, idroelettriche e urbane, hanno avuto impatti negativi sulla flora e fauna e sui valori naturalistici. Purtroppo un equilibrato compromesso tra l’uso antropico e la garanzia per gli ecosistemi acquatici stenta a realizzarsi, perché il rispetto di un “deflusso ecologico” a valle degli impianti non viene ancora efficacemente richiesto e controllato. Ancora più gravi sono le carenze nel controllo dei prelievi dai pozzi ad uso irriguo, una larga parte dei quali è abusiva. Anche una seria riduzione delle perdite e degli sprechi idrici manca. Una situazione critica si ha nei sistemi di raccolta, depurazione, scarico e riuso delle acque reflue urbane. Più della metà delle acque reflue non è efficacemente depurata in Sicilia e scarica direttamente a mare, nei corsi d’acqua o nel sottosuolo, con gravi conseguenze su salute, turismo e ambiente. I ritardi nella costruzione dei sistemi di depura-
cui quello di Giampilieri dell’ottobre 2009 (37 morti e 1650 persone evacuate) e quello del Messinese tirrenico del novembre 2011(3 morti e 1000 evacuati). Di fronte al ripetersi di tali calamità c’è chi ha denunciato la responsabilità della politica dei governi degli ultimi decenni, sia per la riduzione dei finanziamenti destinati alla difesa da inondazioni e frane, sia per la scelta di privilegiare gli interventi di emergenza e ricostruzione, affidati alla Protezione civile, rispetto alle misure di prevenzione. 3.Un settore nel quale si registrano notevolissimi ritardi è quello della bonifica delle aree industriali inquinate. In particolare l’inquinamento delle aree di Augusta-Priolo-Melilli, di Gela, di Milazzo interessa la qualità dell’aria, del mare, delle falde idriche sotterranee ed ha gravi ricadute sulla salute degli operai e delle popolazioni che vivono vicino agli stabilimenti industriali. Malgrado che queste aree siano inserite tra i siti di interesse nazionale, per i quali i soggetti interessati avrebbero dovuto attuare vari in-
zione hanno portato all’avvio di varie procedure di infrazione da parte della Commissione europea, per alcune delle quali stiamo già pagando sanzioni pecuniarie elevate. Anche i finanziamenti deliberati dal CIPE nel 2012 (oltre un miliardo di euro) per fognature e depuratori in Sicilia risultano in gran parte inutilizzati per responsabilità della Regione Siciliana e dei Comuni oltre che per la complessità burocratica delle procedure. Alla base delle carenze citate c’è il fallimento della riforma dei servizi idrici urbani (Legge Galli del 1994), anche per la resistenza dei Comuni ad accettare un servizio a scala sovracomunale e l’incertezza normativa sulle modalità di gestione, poiché la Regione non riesce ad approvare una nuova legge dopo la bocciatura di vari articoli di quella precedente da parte della Corte costituzionale. Anche la vulnerabilità al rischio di alluvione e di frana è particolarmente grave in Sicilia. Un archivio degli eventi di piena in Sicilia elenca 433 eventi a partire dal 2007, tra
terventi di bonifica sotto il controllo del ministero dell’Ambiente, il disinquinamento dei tratti di mare ha subito ritardi non spiegabili solo con la lentezza burocratica. Inoltre il monitoraggio della qualità dell’aria è stato svolto dalle stesse industrie inquinanti, contravvenendo alla più elementare distinzione tra controllori e controllati. Una circostanziata denunzia dei rischi per la salute, testimoniati dalla crescita della mortalità per cancro e leucemia nelle popolazioni, è stata fatta dalla Conferenza dei vescovi di Sicilia in un documento del 2005, che lamentava “i ritardi, le lungaggini burocratiche e le omissioni delle autorità politiche e sanitarie che, pur allertate da associazioni di cittadini e da operatori sanitari locali, non hanno attivato gli opportuni rimedi, dando adito al legittimo sospetto di coprire grandi interessi finanziari a scapito del bene delle comunità locali”. 4. Anche insufficiente appare la protezione del patrimonio naturalistico della Sicilia, che include quattro Parchi regionali (Etna, Ma-
donie, Nebrodi, fiume Alcantara), 77 Riserve naturali, 6 Aree marine protette e 6 Aree umide di interesse internazionale per la tutela della biodiversità (es. Vendicari, saline di Trapani) e 238 siti inclusi nella Rete Natura 2000. Purtroppo alcune delle aree protette mancano degli strumenti di pianificazione e attuazione delle misure di conservazione e non di rado hanno dovuto vincere la preconcetta opposizione degli Enti locali che temevano la “mummificazione” del proprio territorio. Per fortuna le iniziative della Regione e gli stimoli delle associazioni ambientalistiche stanno facendo cogliere anche a livello locale le potenzialità anche turistiche delle risorse ambientali. 5.Da quanto fin qui detto, lentezza burocratica della Pubblica Amministrazione, mancanza di coordinamento tra gli enti, lacunosa informazione, scarsa partecipazione dei cittadini e, non di rado, interessi malavitosi e illegalità generalizzata, appaiono come i fattori più significativi della insufficiente azione per la tutela dell’ ambiente in Sicilia. Ma a monte vi è una crisi dei fondamenti etici dell’azione socio-politica e amministrativa e dei comportamenti personali e comunitari. Tra le priorità, è necessario citare almeno le seguenti. Sul piano del quadro politico-istituzionale sembra necessario abbandonare la preferenza per la “gestione delle emergenze” a favore di una politica della prevenzione. Ciò richiede una vera e propria rivoluzione nella Regione siciliana, chiamata ad accelerare l’attuazione dei Piani di settore relativi a rifiuti solidi, risorse idriche, rischio idrogeologico, bonifica delle arre industriali, parchi e riserve. La recente istituzione dell’Autorità di distretto idrografico (attesa dal 1989) è un segno di speranza, se si riescono a scordare le tante disillusioni accumulate negli ultimi decenni. Sul piano dei comportamenti personali, occorre la convinta assunzione di una responsabilità etica verso l’ambiente che superi sia la supina accettazione dell’idea che non è possibile migliorare la situazione, sia un “idealismo ingenuo” che non scelga il paziente e faticoso sforzo di incarnare i principi nelle norme giuridiche, istituzionali e gestionali che governano i processi reali. L’adozione di stili di vita ispirati alla sobrietà deve accompagnarsi alla convinta richiesta alle istituzioni di assicurare trasparenza delle informazioni e partecipazione pubblica alle decisioni.
Giornata intensa per argomenti e relatori la sessione di sabato 22 settembre nella tre giorni del seminario FISC 2018 che si è svolto ad Acireale. Governare la cura della cosa comune: buone pratiche da comunicare, questo l’argomento che i relatori hanno trattato con intensità e precisione. Argomento difficile e tentacolare per vastità e problematiche ma che necessita di essere conosciuto dai cittadini perché informare è una delle forme più efficaci per risolvere annose questioni della nostra terra. Moderatore il professore Sebastiano Patti, docente di economia dell’ambiente, che introduce il primo ospite Biagio Bisignani, presidente della società per la regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti. Nel suo intervento egli mette l’accento sulla presenza di comuni virtuosi che riescono a far ben funzionare la macchina della raccolta differenziata. Si sottolinea anche come la città di Catania, ormai una delle grandi metropoli del sud Italia, ha enormi difficoltà in questo settore anche per i tanti problemi giudiziari che hanno rallentato il corso della modernizzazione. A seguire l’intervento dell’assessore alle energie e pubblica utilità della regione Sicilia Alberto Pierobon. Veneto, con una grande esperienza nel settore dei rifiuti urbani, tra il 2006 e il 2007 è stato componente della struttura di supporto e di coordinamento ai commissari governativi per le regioni in situazioni di emergenza ambientale. Sempre nel 2007 è stato componente della commissione tecnico-scientifica del ministero dell’ambiente. L’assessore punta il dito contro l’alta percentuale di indifferenziata e dell’orrida abitudine di lasciare sacchetti contenenti rifiuti lungo le strade. Cosa che non può essere più accettata in un paese civile dove il cittadino deve fare la sua parte. Molti flussi di rifiuti potrebbero essere valorizzabili, basti pensare a carta, alluminio e plastica e quindi ci si chiede cosa ci sia dietro i retroscena del business dei rifiuti! La giornata è poi proseguita con l’intervento del presidente della regione onorevole Nello Musumeci e i sindaci dei comuni di Santa Venerina Salvo Greco, Zafferana Etnea Alfio Russo e per il comune di Acicastello l’assessore Salvatore Danubio in rappresentanza del sindaco. La sessione del mattino si è conclusa con il saluto del Vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti che ha fatto un appello a tutti i cittadini per contribuire a rendere vivibili le nostre città, anche se di fronte agli enormi flussi di denaro che si spostano per questa problematica il singolo può far ben poco. Ma è anche vero che ognuno di noi ha il dovere di contribuire con coscienza alla cura della cosa comune.
Giuseppe Rossi
Gabriella Puleo
Buone pratiche
Bisignani e Pierobon meriti e limiti di Comuni e cittadini virtuosi
SOSTENIBILITÀ Obiettivo che va rivisto nella triplice ottica economica, sociale ed ambientale
Al centro le persone e i loro bisogni
Esistono buone prassi pubbliche in Sicilia che riescano ad esprimere globalmente la prospettiva della sostenibilità, nella triplice ottica ambientale, sociale ed economica? La risposta è negativa, purtroppo. Ma è anche condizionata, nel senso che non è sempre facile trovare la quadra fra tutte le istanze quando si adotta, ad esempio, un provvedimento di chiusura al traffico del centro storico di una cittadina o quando viene attuata la politica di raccolta differenziata dei rifiuti, anche in presenza di percentuali elevate di adesione della popolazione. In un caso, quello della ZTL ad esempio, il beneficio di migliorare i livelli di sostenibilità ambientale in un’area è mitigato dagli svantaggi determinati dallo spostamento in altre zone della città dei più elevati livelli di traffico (costo ambientale), unitamente ai disagi alla circolazione che ne derivano per gli automobilisti (costo sociale) e ai mancati ricavi sopportati dai commercianti e dagli operatori economici della zona chiusa al traffico (costi economici). Tuttavia, un Comune potrebbe animare il centro storico chiuso al traffico e generare così esternalità positive per i commercianti e gli operatori economici che, di solito, sono tra i primi a contestare provvedimenti del genere; come potrebbe studiare accuratamente percorsi alternativi per alleviare il disagio dei cittadini e abbassare i livelli di inquinamento in altre aree limitrofe a quelle in cui avviene la chiusura
al traffico. Però, se la infrastrutturazione di mobilità urbana migliorasse decisamente, con una maggiore frequenza di bus e navette, sarebbe meno difficile trovare un equilibrio fra i tre aspetti economici, ambientali e sociali della sostenibilità. Allo stesso modo, se l’azione dei Comuni più virtuosi in materia di
raccolta differenziata rimane isolata da quella dei centri viciniori, non è infrequente che i benefici di una comunità sono neutralizzati dal costo che altre comunità limitrofe devono sopportare quando nel proprio territorio, in zone a minore controllo, viene scaricata tutta la spazzatura altrui per mano dei cosiddetti furbetti. Il tema, dunque, rimane di grande attualità e offre prospettive interessanti anche per l’economia e lo sviluppo delle comunità locali. E’ solo ribaltando l’attuale visione di sistema capitalistico, ancora legato ai concetti del “prendere” e dello “sfruttare”, che si possono apprezzare primi esempi più virtuosi di una triplice sostenibilità economica, ambientale e sociale, evocata dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e prima ancora dal Papa Francesco nella enciclica “Laudato si’”. I nuovi paradigmi dell’economia circolare e condivisa, basati sulla prospettiva del “dare” (gift) e del “ricompensare” (give back), appaiono più interessanti anche per stimolare nuove forme di imprenditorialità a vocazione sociale. Non si tratta di negare la funzione del capitalismo nella moderna economia: del resto anche Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus Annus ne faceva cenno. Si tratta piuttosto di re-indirizzare il capitalismo verso forme più virtuose che riportino al centro le persone e i loro bisogni. Saro Faraci
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RIFIUTI Il presidente della Regione sottolinea la drammaticità della situazione e rilancia l’impegno
L’onorevole Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, invitato a partecipare al seminario FISC di Acireale, non è mancato all’appuntamento, anzi, accettando come da lui affermato, con entusiasmo questo invito da parte dei padroni di casa ed organizzatori dell’evento, la famiglia de “La Voce dell’Jonio” , ha tenuto alta l’attenzione dei numerosi giornalisti che hanno partecipato alla tre giorni del seminario nazionale. Al suo arrivo numerosi colleghi delle emittenti televisive locali hanno avuto la possibilità di intervistarlo su temi “molto caldi” che stanno mettendo a lavoro alacremente il suo governo in questi primi mesi di attività. Il presidente ha dichiarato che “La Voce dell’Jonio” è una testimonianza assai rara, visti i suoi 60 anni di vita, attraversando in questi decenni tutte le stagioni della politica. Testimonianza concreta e importante impalcatura con il passaggio di staffetta di padre in figlio. Moderatore della sessione l’economista prof. Sebastiano Patti, che ha invitato il presidente Musumeci a fare una disamina della difficile situazione dello smaltimento dei rifiuti in Sicilia. Argomento difficile, tentacolare, sul quale ogni domanda esige una risposta articolata e non di facile esposizione visto che gli enti preposti a questo problema sono tanti e la regione Sicilia è purtroppo fanalino di coda del Paese. Quindi, non ha destato sorpresa l’esclamazione del presidente che si è dichiarato felice di poter fare una disamina del problema con termini chiari e facilmente comprensibili e di poter fare chiarezza su competenze, situazione attuale e progetti futuri. Inizia il suo intervento con la frase grave “La situazione è drammatica”! Si, drammatica – ha proseguito - ed è giusto che l’opinione pubblica sappia che il governo Musumeci eredita 20 anni di stato d’emergenza. Ma questo attuale governo, in carica dal novembre 2017, non vuol chiedere alla nazione lo stato d’emergenza, vuole rimboccarsi le maniche e cercare di trovare
una soluzione, o almeno cercare di farlo, ma in sinergia con i Comuni e i cittadini. Si, perché la Regione non si occupa di smaltimento e raccolta dei rifiuti, questo è compito dei Comuni e della fondamentale collaborazione dei cittadini. La Regione deve fare tre cose e farle bene: legiferare, pianificare e vigilare. I magistrati della Corte dei Conti – ha proseguito - hanno dichiarato inapplicabile la legge che regola la raccolta e lo smaltimento, le società che hanno l’incarico sono quasi tutte in passivo, inerti e inermi e questo ha creato debiti enormi”. Il governo Musumeci, come ha dichiarato il presidente non parte da zero, rispetto agli altri governi ma da una soglia sotto lo zero, per dare l’idea della drammaticità della situazione della nostra terra. Fondamentale la costruzione di impianti di smaltimento, uno per ogni provincia - ha precisato - per evitare quell’aberrante fenomeno dei rifiuti trasferiti da una provincia all’altra. Almeno 15 impianti dovrebbero nascere e in tempi celeri, non impiegando anni per la loro costruzione e quindi è necessario attuare un piano regionale dei rifiuti. “Presentato il progetto – ha affermato Musumeci - il governo spera di poterlo portare a compimento entro dicembre e con la presenza di tecnici esperti nel settore. E’ drammatico sapere che ben 511 discariche sono abbandonate. Quali danni per l’ambiente? La Sicilia è all’ultimo posto per servizi, infrastrutture, investimenti, oltre 4800 persone sono state assunte negli anni passati senza un vero bisogno. E tutto questo non ricade nel debito comune di tutta intera la regione? La speranza e la certezza per poter incominciare un proficuo lavoro è una stretta collaborazione tra la regione, i Comuni e i loro sindaci. Solo una sinergia di intenti ed impegno darà una soluzione a questi decennali problemi”.
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TRA FORMAZIONE E INFORMAZIONE
Musumeci: “Verso una Sicilia più pulita” Responsabilità dei giornalisti Tre giorni per sentire parlare di ambiente. Tre giorni per ricordarci che siamo giornalisti e abbiamo una grande responsabilità quando raccontiamo una notizia ed in questo siamo aiutati da una precisa deontologia che ci porta a dare informazioni e non semplici comunicazioni. Tre giorni per ricordarci che siamo cattolici e in quanto tali abbiamo una responsabilità in più nel rispettare quella “casa comune” a cui tante volte papa Francesco fa riferimento. Tre giorni per ricordarci anche che siamo giornalisti cattolici, chiamare a dare voce alle buone notizie. Tutto questo, e non è poco, è stato il XXVII Seminario FISC “Monsignor Alfio Inserra” sul tema “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”. Ritrovarsi ogni anno, rivedere i colleghi che si sono incontrati nelle edizioni precedenti, conoscerne di nuovi, avere un’altra occasione per confrontarsi, anche questo è il Seminario FISC “Monsignor Alfio Inserra” che nell’edizione appena passata, ha avuto un un’ulteriore motivo di goia, il 60° anniversario della fondazione della Voce dell’Jonio, giornale di quella magnifica città che è Acireale e che ci ha ospitato facendoci facendoci scoprire le bellezze architettoniche, monumentali, artistiche e ed ambientali di questo angolo della costa ionica siciliana, oltre alle sue prelibatezze culinarie. Il seminario, tra formazione e informazione, ci ha condotto per mano sulla strada delle buone pratiche imprenditoriali, economico-sociali e amministrative relative alla valorizzazione ecosostenibile e alla difesa dell’ambiente. Tanti i relatori di spicco che ci hanno consentito di entrare a pieno in un settore, quello economico, di non sempre facile comprensione se non si è sufficientemente formati. Fra questi relatori, il presidente di Banca Popolare Etica Ugo Biggeri, ma anche Federica Loconsolo, responsabile Institutional and International Business Development di Etica Sgr, leader dei fondi d’investimento etici in Italia. Davvero interessanti le esperienze condivise da tre sindaci dei Comuni più virtuosi in materia di smaltimento dei rifiuti nell’area etnea superiori agli 8 mila abitanti, come l’intervento dell’economista Sebastiano Patti, docente di economia dell’ambiente, e di Rosario Faraci, docente di economia aziendale, entrambi presso l’Università degli Studi di Catania. E se hanno offerto il loro contributo anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci e l’assessore all’Energia della Regione Siciliana, Alberto Pierobon, Gianfranco Zanna che è il presidente di Legambiente Sicilia, una sorpresa davvero piacevole è stata la relazione, in realtà una vera e propria lectio magistralis, della teologa Letizia Franzone che ha fatto il paio con l’intervento del vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti. Entrambi, seppure con un taglio diverso hanno offerto interessanti spunti, partendo dalla lettera enciclica Laudato sii consegnataci da papa Francesco a Pentecoste del 2015 ma che non si finisce mai di ritrovarvi occasioni di riflessione. Tre giornate di lavori, insomma, quelli di Acreale che ci hanno fatto portare a casa tanti spunti a difesa del nostro ambiente ma che hanno anche corroborato la nostra consapevolezza che in materia di ambiente e della sua tutela ciascuno è responsabile, e le azioni di ogni singolo, per quanto piccole e insignificanti possano sembrare, hanno invece conseguenze importanti perché sono collegate a tante altre singole azioni che messe insieme possono determinare, più di quanto si pensi, un cambiamento ecologista nel rispetto della nostra “casa comune”. Cristina Puglisi Gabriella Puleo
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Etica e Vita
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LA TEOLOGA Dalla “Laudato si’” un invito che è anche una lezione per gli operatori della comunicazione
“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba”. Si apre così la Lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’” per la cura della casa comune. Con questa Lettera enciclica il Papa ricorda che la nostra casa comune è come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. Questa sorella però protesta per il male che l’uomo le infligge con il suo egoismo, la sua noncuranza e la sua smania di potere. Papa Francesco dopo aver ricordato come bisogna considerare il Creato, rileva come invece l’uomo abbia spadroneggiato e abusato del Creato provocando danni ecologici e la povertà di molti popoli. Dio ha affidato il Creato all’uomo affinché lo custodisse e lavorasse la terra; questo dono di Dio dà tanta dignità all’uomo, ma nello stesso tempo lo rende responsabile nei confronti del Creato. Nel capitolo “Quello che sta accadendo alla nostra casa”, Papa Francesco menziona alcuni motivi dei danni ecologici di cui l’uomo è responsabile, quali: gli inquinamenti atmosferici che colpiscono la salute delle persone a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati, dai pesticidi, dagli insetticidi e dai rifiuti tossici. Il problema dei rifiuti tossici è legato alla cosiddetta cultura dello scarto che non prevede l’utilizzo delle cose trasformandole in scorie, a differenza invece degli ecosistemi naturali nei quali i vegetali sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori che a loro volta alimentano i carnivori che forniscono rifiuti organici, i quali danno luogo ad una nuova produzione di vegetali. Non si è ancora capaci di riutilizzare le cose e reciclarle, moderando così il consumo. Altro danno ecologico è il riscaldamento climatico dovuto alla grande concentrazione del gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto e altri) emessi soprattutto dall’attività umana. La loro concentrazione nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Tutto questo provoca anche l’estinzione di parte della biodiversità, la perdita cioè di diverse specie vegetali e animali che potrebbero costituire nel futuro risorse importanti per l‘uomo. I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità provocano anche l’emigrazione dei poveri costretti ad abbandonare i loro luoghi per fuggire la miseria. E’ urgente, afferma il Papa, lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca decisamente, sostituendo ad esempio i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Altro serio e grave motivo su cui riflettere è la questione dell’acqua. In diversi Paesi, ricorda il Papa, si soffre la siccità e i poveri subiscono i danni maggiori rispetto allo spreco di acqua da parte di altri Paesi. In altri luoghi, inoltre, si tende a privatizzare questa risorsa che rappresenta un diritto per ogni uomo. Si è in debito verso i poveri che vengono privati di questo elemento primario per la vita. Bisogna educarsi al non spreco. Gli effetti del degrado ambientale si ripercuotono sulla vita dell’essere umano nei diversi ambiti della vita sociale. Assistiamo infatti oltre all’inquinamento atmosferico, anche a quello acustico e visivo. Città costruite senza tener conto di spazi verdi, dove si è costretti a vivere in casermoni di cemento perdendo così anche il senso della bellezza. L’uomo ha smarrito il senso originario del dono di Dio; ha dimenticato la sua responsabilità di essere custode della Terra. Papa Francesco sottolinea in diversi punti dell’enciclica che non bisogna soltanto cercare soluzioni tecniche per mettere riparo alle diverse forme d’inquinamento, ma è necessario guardare
alla radice umana della crisi ecologica. Si vive in un’era in cui è evidente il progresso della scienza, della tecnologia, dell’informatica, ma questo notevole sviluppo tecnologico, afferma il Papa, non è stato accompagnato da uno sviluppo dell’essere umano per ciò che riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. L’uomo moderno possiede molti mezzi avanzati ma gli manca una solida cultura, un’etica che gli permette un sano dominio di sé, del suo egoismo e della sua smania di potere. L’uomo, per fini utilitaristici, agisce sulla natura senza rispettarne le sue leggi e i suoi tempi. Il paradigma tecnocratico, sottolinea il Papa, tende ad esercitare il suo dominio anche sulla politica e sull’economia, prestando attenzione soltanto al profitto, senza considerare le possibili conseguenze per l’essere umano. Questa visione porta al cosiddetto relativismo pratico, che è ancora più pericoloso del relativismo dottrinale, rileva il Papa. Questa concezione infatti, vede l’uomo al centro di tutto e il resto è relativo e sottomesso ai suoi interessi. E’ necessaria una cultura ecologica che sappia diventare stile di vita, con scelte concrete che educhino l’uomo a vivere un’ecologia del quotidiano. Occorrono una politica ed un’economia che basino le loro scelte tenendo conto del principio del bene comune, della giustizia sociale, e del principio di sussidiarietà. Il Papa rileva l’urgenza di un dialogo tra la politica nazionale e internazionale, assieme ad un costruttivo dialogo tra politica ed economia che sappiano guardare agli autentici valori umani. Cosa può dire la”Laudato si’” a professionisti che operano nel campo dell’informazione e d’insegnanti, a quale ulteriore responsabilità essa può richiamare? Nella Lettera enciclica Papa Francesco accenna al discorso riguardo ai mass media constatando come spesso si corra il rischio di accumulare informazioni, e si nota una maggiore sensibilità nel voler constatare i diversi problemi ecologici e si perde maggiore consapevolezza riguardo alle diverse problematiche affermando che:“L’obiettivo non è quello di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare di trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo. E così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può dare”. Se si guarda alla figura di chi è chiamato ad informare, o comunque chi lavora dentro quest’ambito, come ad una vocazione e quindi con una propria etica, di fronte a certi argomenti come a questo, chi informa non resta distaccato da ciò che comunica, ma in un certo qual modo, si sente personalmente chiamato a maturare certi valori. Quale ruolo e quale responsabilità dunque? Quella di comunicare e difendere la bellezza e la dignità del Creato, riflesso della bellezza di Dio. Ma questo nobile compito si può attuare solo se si vive la consapevolezza di essere creature di Dio, amate infinitamente, guardando il Creato con meraviglia e gratitudine, poiché, come afferma il Papa: “L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone un pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale”. E’ necessario che l’uomo riscopra la sua dignità di figlio di Dio, testimone e custode di una bellezza che gli è stata affidata, sentendo la gioia e lo stupore di lodare Dio per così tanta meraviglia donata perché, come afferma il Papa:“Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità”. Letizia Franzone teologa
SCUOLA DI ECONOMIA CIVILE
Difendere la bellezza del Creato Il profitto se c’è che sia per tutti “Crediamo che l’economia sia molto di più dello scambio di merci. Pensiamo che l’economia sia qualcosa che attiene ai legami di una comunità, intesa come una realtà dove il bene è tale solo se ricade su tutti.” Così si esprime Mario Agostino presentando il concetto di Scuola di Economia Civile. E prosegue: “La storia degli ultimi decenni ci insegna che anche l’impresa più ricca, se non genera profitto per tutti, si impoverisce.” La Scuola di Economia Civile diocesana – lanciata nel contesto del Seminario Fisc svoltosi ad Acireale – tende quindi al bene comune, un bene che sta alla base di un diverso ordine economico. Accanto a quello che è l’interesse personale, l’individualismo, la voglia di successo e denaro, esiste un’altra realtà, che le scarse informazioni del mondo finanziario non ci portano, purtroppo, a conoscere. Un esempio ci è stato dato proprio durante il convegno Fisc il cui tema era centrato su: “Etica, Verità e Buone Notizie al servizio dell’Ambiente”. E di buone notizie ne sono state apprese molte. Esistono realtà nella nostra società che operano per il bene della collettività e ci insegnano che inserire nel consumismo l’idea di cittadinanza, uguaglianza, valori morali sociali ed etici, dà più profitto rispetto ad imprese col solo scopo di lucro. Il nome di questa realtà è “Economia Civile”. Ad essa si ricollegano altre imprese che basano il loro lavoro sulla parola “utile” – ma non nel senso di tornaconto – come la Banca Popolare Etica, i cui finanziamenti devono risultare utili alla comunità, e le “istanze Esg - Environmental, Social and Governance” (ambiente, società e governance), un modo etico e sostenibile di fare impresa, nel rispetto dei diritti umani e dell’ambiente; istanze che adottano la banca Vontobel e la società di gestione Azimut Capital Management. A rappresentare i suddetti enti c’erano, rispettivamente, il presidente Ugo Biggeri, la manager Sonia Parise e la responsabile gestione e sviluppo per il sud Paola Riccioli, oltre a Federica Loconsolo, responsabile di settore di “Etica Sgr”. Una cosa da sottolineare e che ha colpito anche il pubblico è stata la circostanza che il mondo dell’economia era rappresentato da ben tre donne, il che contraddice quanto comunemente si possa pensare per tale ambito. Lo scopo di queste realtà è diffondere l’economia circolare che sta nel dare e ricevere, in opposizione all’economia speculativa che sta solo nell’ottenere. Papa Francesco afferma: “La presente crisi globale dimostra che l’etica non è qualcosa di esterno all’economia, ma è una parte integrale e ineludibile del pensiero e dell’azione economica.” Dunque etica ed economia vanno di pari passo e quest’ultima dipende dalla prima. “Le domande sul denaro sono domande sulla nostra vita”, osserva Ugo Biggeri, presidente di Banca Popolare Etica. Queste domande però andrebbero fatte in modo responsabile, pensando al bene comune, un valore che nella nostra società va inaridendosi, e in modo sostenibile nel rispetto di chi e di cosa ci sta attorno. Eugenia Castorina
FORMAZIONE Dal corso organizzato nel 1979 da Orazio Vecchio al master, oggi seminario, creato da don Inserra
E quest’anno ci si è presi cura della ”casa comune” Dopo avere raccontato per diversi anni le povertà, quest’anno i settimanali cattolici di Sicilia, nell’annuale appuntamento estivo – autunnale, hanno cambiato registro. Da ventisette anni, i giornali delle diocesi appartenenti alla FISC – Federazione italiana settimanali cattolici – celebrano ogni anno in settembre un loro Seminario nazionale di formazione per giornalisti che si tiene, a turno, nelle varie diocesi di Sicilia. Un’iniziativa che muove dalla creatività e intraprendenza del compianto don Alfio Inserra - da qui il motivo della dedicazione a lui dell’iniziativa- e al quale partecipano direttori dei settimanali cattolici e giornalisti provenienti da ogni parte d’Italia. Per la verità, l’idea di curare la formazione dei giornalisti cattolici in Sicilia, viene da più lontano. Fu lanciata dall’indimenticabile Orazio Vecchio, fondatore e poi direttore de “La Voce dell’Jonio, che promosse il primo corso regionale di giornalismo che si svolse a S. Maria degli Ammalati (Acireale) dal 27 al 30 giugno del 1979. Fu quella la prima tappa di un lungo percorso, ripreso, negli anni successivi, da don Alfio Inserra e che ci ha condotto fino ai nostri giorni. Dopo avere raccontato i migranti ( Ragusa 18-21 settembre 2014); il territorio (Messina 17-20 settembre 2015); l’accoglienza (Noto, 22-25 settembre 2016); le povertà (Nicosia 21-24 settembre 2017), come si diceva, quest’anno la delegazione Fisc di Sicilia ha volto coraggiosamente lo sguardo verso nuovi scenari: l’ambiente o, come afferma Papa Francesco, il creato. Da qui il tema - “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente” – scelto per il seminario che si è svolto a Acireale dal 21 al 23 settembre scorso, in coincidenza con la celebrazione del 60° anniversario di fondazione del settimanale “La Voce dell’Jonio”. Non abbiamo più povertà da raccontare, si è chiesto qualcuno ? Altroché, i nostri settimanali, spesso in contrasto con una mentalità chiusa ed egoistica che si sta imponendo nel nostro Paese, dedicano ordinariamente gran parte dei loro spazi ai drammi che opprimono le categorie più emarginate, dai migranti, ai poveri, dai giovani senza futuro, alle famiglie ferite. Ma vi è un fenomeno – la lenta e graduale distruzione del nostro pianeta - che, se non arrestata , ci renderà tutti più poveri. Un fenomeno, peraltro che è destinato ad aggravarsi a motivo della indifferenza di noi occidentali che siamo intenti a consuma-
re tutto senza riflettere sulle conseguenze che questi stili di vita producono proprio sull’ambiente. Papa Francesco, al quale si sono ispirati gli organizzatori del seminario, ha denunciato più volte che, “molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema, all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche’”. Gli interventi del presidente della Regione, Musumeci, dell’assessore regionale alla Pubblica Utilità, Alberto Pierobon, dei sindaci dei Comuni più virtuosi in materia di smaltimento dei rifiuti dell’area etnea - Zafferana, Aci Castello e Santa Venerina- sono serviti non solo a delineare le responsabilità che gravano su ciascuna istituzione, ma anche a sottolineare l’importanza dei comportamenti individuali di noi utenti. Un invito per tutti, credenti e non credenti, a coltivare e custodire il creato, come ripete Papa Francesco, con comportamenti virtuosi, a iniziare dalle piccole cose, come “spegnere la luce, risparmiare l’acqua, ridurre l’uso della plastica, perché i comportamenti individuali, se condivisi, possono cambiare il mondo». Da qui l’importanza di incoraggiare tutte quelle iniziative, comprese quelle portate avanti da istituti bancari etici, la cui missione consiste nel raccogliere risparmi da investire, esclusivamente, in aziende che si preoccupano di valutare l’impatto ambientale nelle attività imprenditoriali da loro svolte. La partecipazione attiva al seminario di Acireale dei manager di questi istituti finanziari, ha fatto ritenere a qualcuno che, protagonista dei lavori, sia stata la finanza. Tutt’altro. L’intervento puntuale del Vescovo di Acireale, mons. Raspanti che ha auspicato un maggiore impegno da parte degli organi pubblici, nonché il dibattito vivace alimentato dagli interventi dei numerosi partecipanti, hanno certificato che, in effetti, al centro dell’attenzione ci sono stati l’uomo e il suo destino. Pino Malandrino
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Comuni virtuosi
21 ottobre 2018
dell’
Jonio
SANTA VENERINA Il sindaco Salvo Greco presenta al Seminario le iniziative pubbliche in materia di raccolta dei rifiuti
Sensibilizzare e coinvolgere. Sono queste le azioni che hanno ispirato le politiche ambientali a Santa Venerina in cui la raccolta differenziata ha raggiunto il significativo risultato del 65%. “A differenza di molti altri obiettivi che possono essere conseguiti con atti amministrativi ed esclusivamente con delle scelte politiche - ha detto il sindaco Salvatore Greco al Seminario Fisc La Voce dell’Jonio di Acireale - la raccolta differenziata risulta possibile solo se c’è il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini”. Imprescindibile una buona informazione. “Per tale motivo - ha spiegato il primo cittadino - abbiamo prestato particolare cura nella redazione della guida alla raccolta differenziata, distribuita casa per casa. Anzitutto abbiamo cercato di far capire a tutti che solo una parte modesta di ciò che buttiamo è ‘spazzatura’. Il resto è costituito da materiali che possono essere differenziati, sottratti alla spazzatura e diventare una risorsa, anche economica”. Per ciascun materiale separabile e riciclabile (plastica, carta, metalli, vetro, etc.), sono state predisposte delle schede, accattivanti dal punto di vista grafico, in cui, anche con degli esempi, schemi, immagini, viene spiegato ciò che si può e ciò che non si può conferire in quella data frazione, con quel materiale. Nelle schede viene anche spiegata la convenienza economica derivante dalla raccolta differenziata evidenziando che il conferimento dei materiali riciclabili insieme al residuo indifferenziato comporta un costo ingente di circa 130 euro a tonnellata, mentre dal conferimento separato si possono ricavare cifre interessanti, che vanno da 40 a 400 euro a tonnellata, in base al tipo di materiale. I numeri della raccolta differenzia parlano da soli: “Dai primi anni 2000 la strada percorsa è stata tantissima: passando dal 5% di differenziata al 20% del 2013 con un raccolta porta a porta ancora giovane fino all’attuale 65%. Intanto i costi di discarica sono scesi dai 400.000 euro del 2010 ai 150.000 di oggi. E’ vero che a questo risparmio si contrappongono maggiori costi del servizio, perché ritirare i rifiuti porta a porta costa, ma è molto più giusto spendere i soldi per avere più lavoratori impiegati che per la discarica”. Un notevole progresso nella raccolta differenziata è stato prodotto dall’introduzione del compostaggio domestico. “Ci è sembrato strategico - ha affermato il sindaco Greco - puntare sulla frazione di raccolta più pesante e più costosa da smaltire. Alle famiglie che hanno aderito al progetto ‘compostiamoci bene’, è stata fornita gratuitamente una compostiera, previa frequenza obbligatoria di un corso di tre giorni, in cui sono state istruite sul funzionamento del compostaggio e sul corretto uso delle compostiere”. Queste famiglie, individuabili anche grazie ad una mattonellina distintiva attaccata sui prospetti delle relative abitazioni, si impegnano di contro a non conferire più la frazione organica, il cosid-
ACICASTELLO
“Sensibilizzare e coinvolgere la gente”
Il sindaco (a destra) e il moderatore Orazio Vecchio
detto umido, nella raccolta porta a porta. In tal modo contribuiscono a contenere l’impegno e la spesa per la raccolta e lo smaltimento dell’umido e vengono premiate con uno sconto del 20% sulla tariffa, che è comunque minore rispetto al risparmio che inducono nel sistema complessivo. La raccolta differenziata è un servizio che si evolve man mano che crescono i risultati. Ad esempio, negli anni, la quantità di plastica differenziata raccolta è diventata tale da non poter essere ritirata porta a porta in un solo passaggio settimanale, ed è stato necessario inserire il secondo passaggio a scapito del ritiro del residuo secco, il cosiddetto indifferenziato che, invece, da due passaggi è passato ad uno. Un adeguamento funzionale, ma che a sua volta ha prodotto ulteriori risultati: infatti la modifica è risultata migliorativa per chi praticando correttamente la raccolta differenziata può conferire la plastica due volte la settimana, e allo stesso tempo “punitiva” per chi differenzia poco e dovrà tenersi a casa il sacco dell’indifferenziato una intera settimana. L’obiettivo del servizio è quindi anche quello di risultare efficiente, gradevole, di far sentire soddisfatto l’utente e di non dargli nessun motivo per mal sopportare la raccolta differenziata. “E’ per questo, ad esempio - ha detto il sindaco -, che abbiamo introdotto la raccolta, sempre porta a porta di pannolini e pannoloni. Se da un lato, come detto, una corretta differenziazione comporta un accumulo molto esiguo di indifferenziato, non può pensarsi che nelle famiglie in cui sono presenti bambini sotto i tre anni e persone che usano pannoloni o traverse da decubito, vi sia un unico passaggio settimanale per la raccolta dell’indifferenziato. Abbiamo quindi istituito un apposito registro per le famiglie in cui sono presenti questi soggetti e ai loro indirizzi il ritiro di tali prodotti viene effettuato tre volte la settimana”. Analogamente sono stati istituiti i servizi per il ritiro dei rifiuti ingombranti su chiamata di prenotazione, dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), degli sfalci e potature. Inoltre, sul territorio comunale sono impiantati dei punti per la raccolta degli oli usati, delle pile, dei farmaci scaduti, degli abiti usati. Le prospettive sono incoraggianti. Ha concluso il sindaco Greco: “Stiamo concorrendo a un bando per la realizzazione del CCR (Centro Comunale di Raccolta) e disponiamo di un’area confiscata alla criminalità organizzata su cui abbiamo dei progetti per ottimizzare i risparmi dalla raccolta differenziata del vetro. Abbiamo anche avviato una collaborazione con l’associazione Economia Circolare che ci ha permesso di istituire un servizio di guardie ambientali: una ulteriore azione educativa per conquistare la collaborazione di quanti si ostinano a buttare col sacco nero materiali riciclabili”.
L’assessore Danubio “Siamo molto avanti” “Siamo orgogliosi di essere tra i primi 10 comuni in Sicilia, con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, con una delle più alte percentuali di raccolta differenziata raggiunta in poco più di un anno.” Con queste parole l’assessore comunale all’ambiente del Comune di Aci Castello, Salvo Danubio, ha cominciato il suo racconto sui passi compiuti dall’ente comunale che, dallo scorso 1 aprile 2017, ha dato avvio al servizio “porta a porta” integrale. L’occasione è stata il convegno annuale della Fisc, che si è svolto ad Acireale, dedicato al tema dell’ambiente, durante la quale ad intervenire sono stati i centri compresi nel territorio della Diocesi di Acireale che hanno raggiunto ottimi risultati in fatto di raccolta e smaltimento dei rifiuti. “E’ stato un periodo non di certo facile, ma che ci sta continuando a dare grandi soddisfazioni – ha voluto ricordare il componente della giunta guidata dal sindaco Filippo Drago. Aver voluto fortemente un cambiamento radicale è stata la mossa vincente, poiché lo shock è servito a far abituare sin da subito gli utenti e andare ben oltre, in pochi mesi, le percentuali imposte dalla Regione. Siamo passati dai cassonetti per strada e dalla raccolta classica, al ritiro dei rifiuti differenziati direttamente a casa dei nostri concittadini istituendo, nel contempo, quattro isole ecologiche mobili nelle nostre frazioni. Certo, all’inizio ci sono stati non pochi problemi soprattutto legati alla presenza di numerose micro discariche sul nostro territorio, alla resistenza di qualche utente ancora non disposto a seguire la “rivoluzione” ed al mancato ritiro da parte di altri utenti dei mastelli e dei sacchetti necessari nell’ambito del progetto “Aci Castello differenzia”. Nel contempo, dopo un primo periodo rivolto alla sensibilizzazione, anche grazie ad un lavoro di comunicazione con l’utilizzo dei social network e di apposite brochure, abbiamo avviato le attività di controllo con l’ausilio della polizia municipale e degli operatori della ditta Agesp, che cura il servizio di raccolta. Un’iniziativa che, ancora oggi, sta continuando ad offrire un effetto deterrenza di non poco conto. Tant’è che, adesso, la situazione per le strade è notevolmente migliorata, eccetto ancora alcuni punti critici che stiamo cercando di monitorare con l’ausilio di “fototrappole”, ed i concittadini stanno contribuendo conferendo correttamente i rifiuti. Basti pensare – ha sottolineato l’assessore – che il venerdì, giornata dedicata alla raccolta dell’indifferenziato, inizialmente all’esterno delle case veniva lasciato fuori di tutto mentre oggi, anche grazie all’apposizione del bollino “rifiuto non conforme”, l’utenza presta maggiore attenzione. Questo perché abbiamo, nel contempo, pensato a potenziare l’ufficio con l’aggiunta di alcune unità di personale che ci stanno dando una grossa mano sia per la raccolta delle segnalazioni, che per la ricezione di richieste di ritiro dei rifiuti speciali. Un vero e proprio call center, che in questi mesi è diventato un efficiente punto di riferimento per la cittadinanza.” Gongola l’assessore nel snocciolare le iniziative inanellate in tema di raccolta dei rifiuti ed allo stesso tempo continua a mantenere i piedi per terra. “Un successo repentino certamente inaspettato e, per questo, vorrei ringraziare tutti i concittadini che con grande spirito civico hanno collaborato all’ottima riuscita. E’ chiaro che non bisogna mai abbassare la guardia ed allentare la tensione, perché diversamente potrebbe significare tornare indietro e noi, invece, vogliamo andare avanti puntando a diminuire sempre più la quota di rifiuto indifferenziato.”
Rosalba Mazza addetta stampa del Comune di Santa Venerina
Davide Bonaccorso
CSVE Venerdì 26 ottobre al “Plaza Hotel” Catania confronto e riflessione su quanto resta del Welfare sul territorio
“La responsabilità illimitata del volontariato” “Legalità, accoglienza, salute, legalità: ragioni di bene comune direttamente connessi ad un virtuoso rapporto tra Istituzioni e Volontariato del terzo settore. Ma quanto e come è ascoltato dalle istituzioni cittadine il volontariato, con il suo carico di operatività e di conoscenza del territorio? Quali modelli e quali buone prassi può offrire il volontariato per Catania? Quanto è rappresentato il volontariato, con le istanze e le esigenze della popolazione a cui dà voce, nelle istituzioni cittadine? Come oggi vengono accolte dalla politica le richieste di legalità e di trasparenza proprie del volontariato? Di questi temi si discuterà, su iniziativa del Coordinamento catanese del volontariato e del Distretto del volontariato di Catania, in un momento di confronto e riflessione dal titolo “La responsabilità illimitata del Volontariato: Accoglienza – Salute - Legalità – Bene Comune - Istituzioni”, moderato dalla giornalista Sarah Donzuso. L’incontro, che si terrà a Catania, venerdì 26 ottobre alle ore 17.00, presso il Plaza Hotel di Viale Di Lauria 43, dopo un saluto del presidente del Csve Salvo Raffa, vedrà l’intervento di Giuseppe De Stefano, Consigliere della Fondazione di Comunità Centro Storico di Napoli, e di Mario Raspagliesi, Presidente del Coordinamento catanese di volontariato,
su tematiche correlate alla legalità, alle storture nel mondo della sanità e dell’accoglienza e sul ruolo che volontariato e istituzioni locali devono svolgere, quali soggetti connessi alla prevenzione di questi fenomeni. Seguirà l’intervento di Francesca Danese, Portavoce del Forum del terzo settore del Lazio, e di Guglielmo Barletta, Portavoce della Rete Sociale di Librino, su esperienze di sinergie tra volontariato ed istituzioni, sui risultati ottenuti e sullo stato dei rapporti con il Comune di Catania. Marco Romano, Titolare della P. O. Protezione civile e pubblica incolumità del Comune di Catania ed An-
tonino Mirabella, componente del Coordinamento F.I.R., affronteranno la tematica della prevenzione dei rischi nelle calamità, sempre più connessa alle scelte della politica ed all’applicazione di standard informativi adeguati al raggiungimento delle differenti fasce di popolazione. Santo Carnazzo, segretario del Direttivo del CSVE e Presidente della Federazione Vol.Si. - Volontariato siciliano, concluderà l’incontro, tracciando i limiti attuali e le possibilità di crescita del volontariato e dei suoi rapporti con le istituzioni comunali. L’iniziativa nasce dalla volontà delle associazioni di volontariato catanesi di mettere a confronto relatori di grande esperienza, che hanno ricoperto importanti ruoli all’interno del mondo del volontariato ma anche e soprattutto nelle istituzioni, e le reti del volontariato, impegnate quotidianamente in attività fondamentali per il mantenimento del poco che resta del welfare catanese. Un volontariato quindi che non vuole essere ancora considerato soggetto a responsabilità “limitata”, ovvero deputato esclusivamente ad emergenze o repentine contingenze, bensì inteso e valorizzato dalla politica, quale detentore di responsabilità costanti nei confronti della società catanese.
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Jonio
Seminario e Dintorni
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SANTA VENERINA Riflessione che attinge alla deontologia sul giornalismo che è e quello che dovrebbe essere
Una “Voce” testimone di verità Ha delineato le caratteristiche del giornalismo, lo ha descritto com’è oggi e come dovrebbe essere, ne ha sottolineato i principi fondanti, a volte poco osservati, ha concretizzato le parole con i fatti, raccontando l’operato della testata cattolica locale “La Voce dell’Jonio”, di cui è direttore. Giuseppe Vecchio, in occasione del 60° compleanno del giornale, festeggiato in modo particolare, ovvero all’insegna della tre giorni di formazione del seminario Fisc, svoltosi ad Acireale, ha relazionato durante il primo dei tre appuntamenti. Figlio di Orazio Vecchio, fondatore della testata, ha messo in risalto l’aspetto deontologico della professione, in cui il delicato compito di “informare” deve essere svolto in punta di piedi, mirando, in modo prioritario, al rispetto degli altri. Ricordando l’esistenza delle “norme” che regolano l’attività giornalistica e ne guidano l’operato, il direttore ha fatto riferimento al Testo Unico, in cui sono raccolte, da due anni a questa parte, quasi tutte le 15 Carte Deontologiche. Un punto desta attenzione, giacché esso determina la qualità dell’informazione stessa: la formazione del giornalista. La complessità dell’espressione “formazione” può, tuttavia, articolarsi in tre ambiti semplificativi: l’aggiornamento professionale, previsto per legge, la capacità di esprimersi in un italiano corretto e semplice, comprensibile al lettore se trattasi di carta stampata o all’ascoltatore, se trattasi di telegiornale, e la capacità di “spiegare” la notizia, oltre che riportarla. Essere in grado di far giungere al cittadino la notizia in modo corrispondente ai fatti è fondamentale per stabilire quel canale di fiducia tra informatore ed informato, giacché la “credibilità” è uno dei principi cardine da rispettare. Ciò non avviene quando il giornalista “dà notizie
incomplete, poco approfondite, non rispetta la privacy di qualcuno”, ha affermato Giuseppe Vecchio. In relazione a ciò e, dunque, alla responsabilità del giornalista, rientra la verifica delle “fonti” a cui si attinge per poi divulgare i fatti, anche e soprattutto nel caso in cui essa sia Internet, oggi molto usato ed abusato. Il rapporto, poi, tra il giornale e la linea editoriale apre campi vasti di riflessione, poiché determina il tipo di cammino intrapreso dallo stesso e la scelta avviata. Nel caso de “La Voce dell’Jonio” è stata una scelta indirizzata all’ambito della “Chiesa locale, non tralasciando quella universale”, come ha spiegato il direttore. Lo stesso ha inteso evidenziare l’aspetto del volontariato nei giornali ed il fatto che esso sia escluso per legge, che non abbia la pari dignità di altri settori in cui viene svolto. “Il riconoscimento del volontariato nei giornali libererebbe tante nuove energie utili ad arricchire il prodotto e migliorare decine di giornali della Fisc”, ha affermato ancora Giuseppe Vecchio. La Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici è, infatti, un punto fermo nell’orizzonte di riferimento del giornale “La Voce dell’Jonio”, che ne fa parte, portandovi la propria identità. Uno spunto di riflessione, dunque, quello offerto da Vecchio, con diritti e doveri passati in rassegna, nell’espletamento di una professione che tocca tutti gli ambiti del quotidiano, il pubblico ed il privato, e che può far diventare quest’ultimo questione pubblica, se non trattato nel modo adeguato e nel rispetto degli altri. “La regola d’oro”, come suggerito dal direttore Vecchio è quella di “dire la verità nel bene comune”. Rita Messina
Temi: rilanciare l’attenzione per l’ambiente formare cittadini che guardano al bene comune Quante volte riusciamo a raccontare l’ambiente che ci circonda? Porre l’attenzione critica che il nostro lavoro di cronisti ci impone, senza se e senza ma, alle tematiche più delicate che questo scorcio di secolo ci sottopone? Il Seminario di formazione dedicato a monsignor Alfio Inserra ritengo che quest’anno ci ha consentito di aprire di più gli occhi su tematiche che spesso ci sfuggono e che, nostra culpa, non riusciamo a raccontare come meriterebbero. Ad Acireale i colleghi e amici de “La Voce dello Jonio” ci hanno dato un’importante opportunità: ascoltare testimonianze d’impegno, addentrarci dentro dinamiche che spesso non conosciamo, confrontarci col presidente della Regione Nello Musumeci e con amministratori locali. La tre giorni è stata un’occasione non come tante. Perché formare chi fa informazione è oggi, più di ieri, un’azione necessaria per rinsaldare quegli elementi fondanti di una professione: veridicità della notizia e certezza della fonte. Di fondo c’è quel guardare critico, quello scavare dentro una notizia, conoscere e far conoscere ai lettori, azioni che quasi quasi non riusciamo più a fare. La tematica scelta – l’ambiente – invece ci ha stimolato a rimetterci in moto in questa direzione, ognuno nei nostri territori per raccontare buone pratiche (laddove ci fossero), denunciare le ingiustizie ai nostri territori, trovare reti di solidarietà e condivisione per darci tutti insieme un futuro migliore. È la via auspicata da Papa Francesco nella “Laudato si’” che non possiamo non condividere. L’ambiente, innegabilmente, mette insieme anche l’etica. Ecco perché l’aver ascoltato con interesse alcuni interventi di chi si muove nel mondo della finanza ci ha aperto nuovi orizzonti, almeno di conoscenza. Portandoci a casa un bagaglio di informazioni, l’approfondimento tocca a noi, cronisti che in questo momento delicato della comunicazione a tutti i livelli, rischiamo di perdere quota, di veder snaturare il nostro mestiere, di non trovarci più a raccontare con la forza della curiosità e dei valori cristiani che ci guidano. Il Seminario di quest’anno è stato uno stimolo buono a rimetterci in mano gli strumenti del nostro lavoro. A raccontare i nostri territori – come bene sanno fare i periodici Fisc – a partire dall’ambiente. Sembrerà scontato, ma non lo è. Non manchi il nostro impegno per farlo, riconoscendo, ognuno di noi, la responsabilità degli operatori dell’informazione per formare cittadini che guardino al bene comune. Max Firreri Direttore responsabile di “Condividere” (Diocesi di Mazara del Vallo)
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FEDELI
CON LE FAMIGLIE
SONO INSIEME AI SACERDOTI L’anno scorso, 78.289 fedeli hanno partecipato al sostentamento dei sacerdoti con un’Offerta. Anche grazie al loro contributo, 35.000 preti hanno potuto dedicarsi liberamente alla loro missione in tutte le parrocchie italiane, anche in quelle più piccole e meno popolose.
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I GIOVANI
dell’
Jonio
Seminario e Dintorni
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CULTURA E TURISMO L’Opera dei pupi, il tour in centro cittadino, le “chiazzette” e il “Presepe alla Grotta”
Le tante bellezze che offre Acireale Quando il Seminario di aggiornamento giornalistico della Fisc – allora si chiamava Master Fisc – lo organizzava mons. Alfio Inserra, un’ampia parte del programma (talvolta un’intera giornata) era dedicata alla conoscenza del territorio e alle attività turistico-culturali. Anche adesso che don Alfio è passato a miglior vita e la palla dell’organizzazione è passata ad altri, si cerca ogni anno di rispettare ancora questo principio. Anche se magari non sono più giornate intere, ma solo siparietti di fine giornata, le iniziative per conoscere meglio la realtà locale dei luoghi ospitanti non possono mancare, e la nostra Sicilia offre sicuramente tanti spunti in tal senso. Anche nell’ultima edizione svoltasi ad Acireale nel settembre scorso, si è cercato di presentare – soprattutto ai convegnisti che venivano dal “continente” – le perle più belle della nostra città, e non solo dal punto di vista artistico-culturale, ma anche di quello gastronomico-culinario. E così la prima sera, dopo una cena a base di preparati di pesce gustosi e sfiziosi consumata in un locale caratteristico nel cuore del centro storico della città, ai partecipanti è stata fatta conoscere una delle forme teatrali più antiche e tipiche della Sicilia, che ad Acireale, in particolare, ha delle peculiarità specifiche: l’Opera dei Pupi, rappresentata – così come avveniva tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento – nell’antico teatrino ubicato in una di quelle stradine del centro che se non la cerchi appositamente sembra che non esista, con gli stessi pupi in legno e la stessa tecnica di manovra di Mariano Pennisi (che fondò il teatro) e di don Emanuele Macrì (il figlio adottivo che ne continuò l’opera e del quale adesso la sala porta il nome), per mano di un allievo di don Emanuele, del quale fin da piccolo ammirava il lavoro e l’arte di rappresentare sulla scena le imprese dei paladini di Francia. E così abbiamo visto i volti estasiati dei colleghi illuminarsi nel vedere rappresentati i combattimenti tra cristiani e saraceni e, con un pathos degno di altri scenari, la morte di Orlando a Roncisvalle. La formula itinerante dell’organizzazione di quest’anno permetteva già di per sé di potere ammirare – negli spostamenti dai vari B&B al luogo degli incontri, soprattutto la sera – le bellezze architettoniche e urbanistiche della nostra città, ma la sera del secondo giorno di convegno è stata davvero speciale: la centralissima piazza barocca del Duomo, con il palazzo del Vescovo, la Cattedrale, la basilica dei Santi Pietro e Paolo ed il Municipio, e subito dopo la basilica di San Sebastiano, hanno messo in mostra tutto il loro fascino. In particolare la Cattedrale, con il suo portale in marmo e l’interno – illuminato a giorno per l’occasione – in cui spiccano la volta della navata centrale affrescata da Giuseppe Sciuti, il transetto ed il presbiterio con gli affreschi dell’acese Paolo Vasta, la magnifica cappella di Santa Venera e – soprattutto – l’artistica meridiana costruita nel 1843 dall’astronomo danese Cristiano Federico Peters, che ha colpito i visitatori per la sua bellezza e l’unicità delle sue caratteristiche. E poi la stupenda basilica di San Sebastiano, con la meravigliosa facciata barocca che in alcuni particolari sembra un merletto ricamato, mentre all’interno attirano l’attenzione dei visitatori, oltre alla maestosità e all’imponenza del tempio, la cupola ed il presbiterio con gli affreschi di Paolo Vasta che raffigurano il doppio martirio e la gloria del santo protettore. Ha fatto da abile cicerone, in entrambi i siti, il prof. Basilio Russo, guida di lungo corso e per molti anni docente di francese negli istituti superiori; il quale ci ha parlato della contesa sorta all’epoca per l’esecuzione degli affreschi del presbiterio di San Sebastiano, svoltasi tra Venerando Costanzo – detto “Varbazza” (Barbaccia) per la sua folta barba – e Paolo Vasta, e vinta da quest’ultimo dopo che ognuno dei due affrescò una delle due lunette laterali del transetto: e c’è da dire che dopo quasi 300 anni i risultati sono ancora sotto gli occhi di tutti. Lasciato il prof. Russo, i convegnisti sono andati a visitare, attraverso le antiche stradine medievali dell’impianto urbanistico antecedente il terremoto del 1693, il palazzo “Martino Fiorini” – sorto alla fine dell’Ottocento – dove le pronipoti Maria e Clotilde (con il marito di quest’ultima) hanno restaurato il piano nobile del palazzo costruito e abitato dal loro bisnonno Martino, e lo hanno aperto al pubblico in forma museale. Non si è trattato di un semplice lavoro di pulizia e recupero di locali e
suppellettili, ma di un’opera certosina di ricostruzione della vita che vi si svolgeva, con gli angoli riservati all’accoglienza degli ospiti (i salotti), allo svago (la sala musica), allo studio ed al lavoro (la saletta dove il cav. Martino incontrava i mezzadri ed i lavoranti e dava loro la retribuzione, e dove custodiva i registri contabili), al riposo e al gioco dei bimbi (le stanze da letto), alla preghiera (la stanza di uno dei figli, sacerdote, con gli oggetti di devozione ed i paramenti per la celebrazione della messa), alla consumazione dei pasti (la sala da pranzo con la tavola apparecchiata di tutto punto e l’ampia cucina); ma ci sono pure piccoli angoli espositivi con le immagini del lavoro nelle campagne di proprietà della famiglia, e l’ampia terrazza da cui si gode il panorama della città e dei monumenti più importanti. È un vero e proprio spaccato della vita condotta giornalmente da una famiglia benestante tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, che ha veramente avvinto ed estasiato i visitatori, grazie anche alla cordialità ed alla gentilezza dei proprietari. La giornata finale, domenica, i lavori si sono conclusi a metà mattinata per dare spazio alla conoscenza delle bellezze naturalistiche. È stato infatti raggiunto a piedi il borgo marinaro di Santa Maria La Scala, posto ai piedi del costone roccioso lavico – la “Timpa” – su cui sorge Acireale. È una discesa abbastanza agevole, a tornanti, che nel Cinque-Seicento (ma anche fino al Sette-Ottocento) costituiva l’unica strada di accesso al mare ed al porticciolo sottostante e su cui domina un antico fortilizio d’avvistamento, la Fortezza del Tocco. Oltre alla bellezza in sé del sito, ricco di piante tipiche della cosiddetta “macchia mediterranea”, si gode, avanzandosi lungo la discesa, della visione del mare in una maniera unica e affascinante, con la possibilità di spaziare fino alle coste della Calabria che da qui sembrano vicinissime; il tempo bello e la temperatura gradevole hanno favorito la possibilità di apprezzamento, tanto che qualcuno ha pensato pure di sostare per fare un bagno e si è messo a torso nudo per godere meglio i caldi raggi del sole. Il piccolo borgo marinaro – dove è stata celebrata la messa ed è stato consumato il pranzo – sembra un presepe, con le sue case inerpicate alle falde della “Timpa”, il porticciolo e le barche dei pescatori alla fonda. Anche il pranzo, consumato nella terrazza panoramica della parrocchia, è stato un florilegio di specialità locali, con la caponatina, le verdure grigliate, le frittatine, preparati vari a base di riso e cuscùs e, soprattutto, con il sigillo finale a base di granita – nei tre gusti tipici di limone, mandorla e lupino – e brioche, che tutti, indistintamente, hanno voluto gustare e apprezzare. Infine, il percorso di risalita – non più a piedi, però – ha portato tutti in un altro luogo tipico, che si trova lungo la strada provinciale che porta al mare e ad un passo dal centro storico: il presepe settecentesco allestito con pastori a grandezza naturale all’interno di una grotta lavica, che qui tutti chiamano, per l’appunto “’a Rutta” (la Grotta, in siciliano). Qui abbiamo ritrovato la nostra guida del giorno precedente, il prof. Basilio Russo, il quale ha raccontato le origini e gli sviluppi di questo luogo, da quando nel 1752 il sacerdote Mariano Valerio scoprì casualmente questa grotta naturale perché vi si rifugiò per ripararsi da un improvviso temporale; gli venne l’idea di allestirvi un presepe nel periodo natalizio, e successivamente la grotta, ampliata, divenne una chiesa; in un primo tempo il presepe veniva smontato dopo l’Epifania e rimontato l’anno successivo, ma dopo un approfondito restauro effettuato negli anni ’80, esso è stato montato stabilmente e resta visibile per tutto l’anno. La guida ci ha fatto notare le tipologie dei vari pastori e la bellezza dei costumi in seta e stoffe preziose (non tutti purtroppo originali del Settecento perché alcuni sono stati rovinati dal tempo), ma – in particolar modo – la bellezza dei volti realizzati in cera e che sembrano veri, anche nell’espressione degli occhi. Dopo la dotta illustrazione del prof. Russo, è venuto il momento dei saluti, con tanto rammarico e tanta nostalgia, e con il proposito di rivedersi al prossimo Seminario Fisc, che l’anno prossimo dovrebbe tenersi in una diocesi della Sicilia occidentale. Nino De Maria
SEMINARIO E SOCIAL Commenti, impressioni e numeri durante la diretta Facebook delle varie sessioni
Quando il dito è strumento di comunicazione! Bisogna ammetterlo: alla fine il convegno, riprendendo le parole del nostro Mario Agostino, si è preso il dito con tutta la mano. A pensarci bene il dito è stato uno dei protagonisti di questo convegno. La voce non è certo mancata: diverse e tutte stimolanti sono state le relazioni che si sono susseguite sul palco del “Turi Ferro” di Acireale. Pure la presenza dei convegnisti e di altri cittadini si è notata, soprattutto nella seconda giornata che ha ospitato il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. E poi, come dicevamo, c’è il dito. Per esempio quello mio, il dito del direttore social così come mi ha affettuosamente indicato in quei giorni Mario Agostino, attraverso il quale aprivo, gestivo e chiudevo i live delle varie sessioni dei lavori. Il tutto dal mio tablet, coadiuvato da un ottimo wi-fi e dalle prove tecniche, degne delle più note trasmissioni televisive, di Elia Torrisi. E poi le dita degli internauti, di coloro che hanno interagito sulla nostra pagina Facebook nel corso dei tre giorni del convegno “Etica, verità e buone notizie a servizio dell’ambiente”. Analizzando i dati della nostra pagina Facebook, in gergo tecnico gli insights, non possiamo certo parlare di avere avuto a che fare con leoni da tastiera. Forse è più giusto parlare di pecorelle smarrite. Intanto, diamo uno sguardo generale ai numeri. Nel fare ciò prenderemo come modello il live durante il quale è intervenuto il presidente Nello Musumeci. Iniziamo col dire che i dati dicono tutto e niente. L’apice degli spettatori più fedeli e costanti nel seguire il dibattito in diretta ha toccato soglia 4 proprio quando il presidente spiegava che il suo governo ha trovato oltre un miliardo di euro di debiti e che non può addossarsi le responsabilità di chi lo ha preceduto. I minuti di visualizzazione totalizzati ammontano a 743 (12 ore circa). Questo ultimo dato significa che oltre ai 4 spettatori incollati alla poltrona dal primo all’ultimo secondo del live altri spettatori hanno trovato il tempo per vedere un pezzo di video in diretta: stiamo parlando di una platea digitale di 856 spettatori che hanno seguito almeno per 60 secondi il live della sessione durante la quale si è tenuto l’intervento politico di Musumeci. Sul piano della partecipazione è chiaro che ci si poteva aspettare molto di più ma è anche vero che l’intero live è durato oltre 4 ore, tempi questi ritenuti proibitivi per le dirette Facebook. Eppure il live ha raggiunto in tutto 1528 utenti (la nostra pagina ha una community di 1895 fan), ha fatto in-
teragire più di sessanta internauti di età compresa tra i 45 e i 54 anni. Ultima curiosità, prima di passare ai commenti, le donne sono state il pubblico principale di questo come negli altri live (in tutto 4). E adesso, sempre per tornare al nostro dito e per andare dentro i numeri, diamo uno sguardo ai commenti pervenutoci durante il live. Il primo commento è un vero e proprio dito puntato contro l’establishment della Regione. L’internauta L.T. ha sostenuto che “non esiste la Regione siciliana”. Il nostro intervento è stato teso a invitare L.T. a stare al passo dell’argomento che in quell’istante veniva trattato sul palco, cioè la gestione dei rifiuti e la necessità di una educazione, anzi rieducazione, del cittadino in tema di rispetto ambientale. Da parte di L.T. però tutto fumo e niente arrosto perché non ha più risposto. Passano pochi secondi e questa volta S.Z. pone la sua attenzione sul fatto che la raccolta differenziata “è una sorta di fumo negli occhi dei cittadini” e che “esistono tecnologie che ti consentono di fare la raccolta indifferenziata e separare in ditta” denunciando che “c’è un esempio vicino a noi ma che non si vuole far funzionare”. Indipendentemente dalla veridicità dei ciò che sostiene S.Z. è bello registrare questo tipi di interventi per un giornalista. Gli chiediamo, quindi, di fornirci maggiori dettagli. Il riferimento è alla “Sicula ciclat” che tra i servizi offre quello del monitoraggio degli impatti ambientali delle attività industriali, ricercandone il miglioramento in maniera sostenibile. Abbiamo appurato che materiale per dare credito alle parole di S.Z. ce n’è, anche se per lo più si tratta di vertenze sindacali e licenziamenti discutibili di alcuni dipendenti. In ogni caso, torneremo a parlarne. Possiamo concludere così, cercando di rispondere al quesito di Lamberto Maffei: chi avrebbe mani pensato al dito indice come perno della comunicazione? I nuovi strumenti digitali ci hanno permesso di allargare gli orizzonti ma al tempo stesso di restringere lo spazio del confronto/incontro con il mondo che ci sta attorno. Il problema nasce quando il dito è scollegato dalla testa. I live sono arene dove le persone troppo spesso puntano il dito senza attaccare la testa. A noi giornalisti il compito di dare voce ai cittadini ma anche di impartire buone pratiche perché il dibattito non esca fuori dai valori dell’etica, della verità e delle buone pratiche. Domenico Strano
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Speciale Missioni
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COLLOQUIO Il difficile cammino del dialogo islamo-cristiano nelle parole del religioso che seguì padre Paolo Dall’Oglio
Padre Jacques rapito dall’Isis e tornato Mi sembra incredibile che siano passati 40 aIl Monastero di Mar Musa in Siria ha un piccolo “gemello in Italia”, a Cori, nella campagna romana. Qui si respira l’impegno della Comunità fondata da padre Paolo dall’Oglio, sparito cinque anni fa in Siria, e da padre Jacques Murad, l’unico sacerdote ad essere stato graziato dall’Isis in Siria. L’unico che può raccontare le sofferenze di cinque mesi di prigionia insieme a 250 cristiani di Qaryatyn dove era parroco. Monaco del Monastero siriano di Mar Musa El Habash (San Mosè l’Abissino, il principe che rinunciò al suo regno per vivere da eremita), a 80 chilometri da Damasco, padre Murad è stato il primo a condividere nel 1991 la scelta di padre Paolo Dall’Oglio di fondare la Comunità Al Khalil (L’Amico di Dio), affrontando una straordinaria avventura di fede nella costruzione del dialogo islamo-cristiano. In occasione del quinto anniversario dalla scomparsa di padre Dall’Oglio il 29 luglio 2013 a Raqqa, padre Jacques ci riceve nel Monastero di Cori e racconta dei rapporti costruiti con le comunità musulmane della zona intorno a Mar Musa e Mar Elian (Sant’Elia), dove padre Jacques nel 2015 aveva accolto numerosi sfollati dalla città di Palmira, appena caduta nelle mani dello Stato Islamico. Poi il rapimento, il 21 maggio, fa temere per la sua vita, dato che in quegli anni sono stati sequestrati, oltre a padre Dall’Oglio, due sacerdoti di Aleppo e due vescovi, di cui non si sa più niente. Sono stati rapiti anche 250 cristiani di Qaryatyn tre mesi
dopo padre Jacques e portati nel deserto vicino Palmira. Nelle parole di padre Murad si percepisce lo stato d’animo con cui la gente, i cristiani in particolare, ha vissuto i momenti più caldi del conflitto: «Nulla avrebbe potuto impedire che mi tagliassero la testa... come sacerdote mi hanno accusato di blasfemia. Ma alcuni rapitori dell’Isis erano del paese e mi conoscevano bene, sapevano che non avevo fatto niente di male, anzi, che avevo aiutato le loro famiglie. C’è anche il fatto che i musulmani riconoscono di avere in comune con i cristiani il fatto di essere “gente del libro” e quindi non si può uccidere un cristiano a cuor leggero, anche solo con l’accusa di blasfemia». Dopo essere stato chiuso per tre mesi in un bagno angusto, padre Murad è stato portato a Palmira dove si è ritrovato con
la gente della sua parrocchia: «Speravo si fossero salvati, vedere tutta la mia gente lì, all’inizio è stato uno choc. Poi ho capito che era la volontà di Dio che fossi il loro pastore in un momento così difficile. Il 31 agosto 2015 Al Baghdadi ha annunciato ufficialmente che i cristiani di Qaryatyn erano stati graziati. A causa dei bombardamenti i miliziani li hanno lasciati uscire fuori città e a poco a poco si sono organizzate le reti per farli scappare dallo Stato Islamico». Cosa pensa del silenzio che avvolge l’assenza di padre Paolo? «Non sono io che devo rispondere a questa domanda. Paolo è una figura scomoda per tanti, perché è sempre stato la voce della verità. E’ un profeta che sfugge agli stereotipi per la sua forte umanità e il suo appassionato misticismo. I profeti sono scomodi e Paolo era scomodo anche per la Comunità. Era un pungolo costante per farci crescere, non era mai contento, ci rimproverava, ci correggeva, a volte ci metteva alla prova». Cosa resta della missione di padre Dall’Oglio? «Nella nostra missione c’è la sua vocazione, la sua testimonianza. Diceva sempre: “Sto per partire, per andare lontano. Voi dovete portare avanti questa missione”. E se un giorno tornasse sarebbe fiero di ognuno di noi. Perché ognuno fa quello che può per essere fedele a questa vocazione».
Nzara è un miracolo: ed è la visione lungimirante di suor Laura. Che è infermiera ma anche amministratrice della struttura. «Qui vorrei poter costruire una grande sala con finestre enormi – dice – dove mettere i bambini ammalati di polmonite. Questo ospedale è costruito col ferro e non c’è controsoffitto, fa un caldo assoluto d’estate. Quando avrò i soldi rifaremo anche il tetto». Nel Sud Sudan in guerra permanente da cinque anni, un ospedale è doppiamente importante: i danni sulla popolazione sono fisici, ma anche mentali, di relazione e umani. Il 65% delle donne in questo Paese, dove a farla da padrone è la guerra etnica, è stato stuprato come «strumento di guerra». Le donne che hanno subito violenza non vengono a farsi visitare in ospedale, ma le bambine sì. I cambiamenti si vedranno solo in futuro: «Comboni era un uomo dalla visione a lungo termine – ricorda Laura – noi suore siamo le pietre nascoste nelle fondamenta che tengono una struttura. I risultati di quello che facciamo saranno visibili solo un giorno». Ogni paziente non è un numero e neanche un paziente, per la verità. E’ un essere umano con storie di sofferenza e lotta alle spalle. E come tale viene vissuto, curato e amato.
Sappiamo bene che oggi la gente, anche quella che frequenta gli ambienti ecclesiali, è più incline a donare denaro a missionari conosciuti o per progetti preventivamente finalizzati e per lo più indirizzati verso problematiche sociali e di promozione umana come la lotta alla fame, l’accesso all’acqua, alle cure e all’istruzione. E’ sempre più difficile far comprendere che le gravi necessità dell’evangelizzazione, di cui spesso parla papa Francesco, sono anche e soprattutto i bisogni pastorali fondamentali delle Chiese in situazioni difficili e di maggiore necessità, vale a dire la formazione dei seminaristi, sacerdoti, religiosi, catechisti locali, la costruzione e il mantenimento dei luoghi di culto, dei Seminari e delle strutture parrocchiali, il sostegno ai mass media cattolici locali (tv, radio e stampa), la fornitura dei mezzi di trasporto ai missionari (vetture, moto, biciclette, barche), il sostegno alla catechesi, all’insegnamento cattolico, alla formazione cristiana dei bambini e dei giovani. Così come è sempre più difficile far capire l’esigenza di una cooperazione missionaria pianificata e regolare che vada al di là della risposta immediata, emotiva e generosa agli appelli in occasione di emergenze dovute, ad esempio, a prolungate carestie, a guerre, disastri naturali o altri eventi. E non sempre è facile far comprendere che ogni battezzato porta in sé la responsabilità della cattolicità della Chiesa e quindi della collaborazione all’evangelizzazione universale, per cui le iniziative particolari di aiuto a questa o quella missione, non dovrebbero pregiudicare l’impegno comune per sostenere tutti i missionari e tutte le Chiese di missione, senza discriminazioni o particolarismi. Devono quindi ricredersi quanti pensano che le Pontificie Opere Missionarie abbiano esaurito il loro compito, quello cioè di essere, in seno alla Chiesa, espressione della comunione e della fraternità universale. Attraverso il Fondo Universale di Solidarietà, costituito dalle offerte dei fedeli di tutto il mondo, sono infatti in grado di sostenere un programma annuale di aiuto a favore di tutte le Chiese di missione, in vista della loro progressiva autonomia e per metterle in grado di corrispondere, a loro volta, alle necessità delle Chiese sorelle più bisognose. Quello che in un primo momento potrebbe apparire come un modello debole di cooperazione, per il suo carattere intrinsecamente anonimo e universalistico dal momento che riunisce in un unico Fondo centrale i contributi di tutti i donatori privandoli della comprensibile gratificazione propria dell’aiuto diretto e personalizzato, in verità si rivela una preziosa testimonianza di gratuità: quella gratuità evangelica che suggerisce, nel fare l’elemosina, di non far sapere alla mano destra ciò che fa la sinistra (Mt 6, 3-4). Un modo per sottolineare che l’autenticità dell’offerta risiede più nel sacrificio e nell’amore disinteressato che la motiva, piuttosto che nel suo valore materiale.
Ilaria De Bonis
Tommaso Galizia
Miela Fagiolo D’Attilia
L’OSPEDALE DI NZARA Suor Laura e la sua instancabile opera al confine nel profondo Sud Sudan
Dove i malati sono come fratelli C’è un ospedale di frontiera in Sud Sudan gestito dalle suore comboniane al confine con l’Uganda, sempre più prezioso per la sopravvivenza di tanta gente. Si tratta della struttura medica di Nzara, dove si curano i malati di Aids, di Tbc, malattie respiratorie e altre infezioni. La principale responsabile di questo gioiello nel bel mezzo del nulla del Sud Sudan, calpestato da anni di guerra civile e agguati armati, è suor Laura Gemignani, una comboniana “di ferro”. «Non facciamo miracoli qui a Nzara – precisa la missionaria – ma il fatto stesso che ci sia personale che lavora, che ha voglia di fare ed è motivato, per noi è causa di grande soddisfazione». La struttura può accogliere circa 150 persone alla volta, ma nei momenti di emergenza si dilata fino a contenerne oltre 200, senza considerare i malati di tubercolosi: «Quando i letti non bastano più – dice Laura - si aggiungono posti a terra». Nel giro di centinaia e centinaia di chilometri non si vede altro in questo pezzo di Sud Sudan, se non savana, bush, strade non asfaltate, nessuna rete elettrica o idrica, niente internet, solo piccoli villaggi. L’unico vero ricovero, soprattutto per curare gli ammalati di Aids (che vengono a prendere le medicine e arrivano anche da Juba) è questo ospedale, sorto nel 1983. Le comboniane appena rientrare in
Sudan si diedero da fare inizialmente con le cliniche mobili tra Tombora e Nzara, finché presero in gestione la struttura. Curavano lebbrosi e tubercolotici. «Adesso i lebbrosi sono pochi anche perché il vaccino contro la Tbc ha funzionato anche per la lebbra. Ma è uscito fuori l’Aids», spiega suor Laura. I padiglioni sono piccole strutture diffuse: ciò che rimane di preesistenti costruzioni coloniali britanniche, dove gli inglesi venivano a passare il loro tempo libero. Ma c’è un’altra ragione di fondo per cui
Fondo universale in cooperazione
PERCHÉ LA GIORNATA MONDIALE Lo slogan scelto dalla “Fondazione Missio” è una sfida vocazionale e propone di essere comunque giovani
“Giovani per il Vangelo” si ispira al Sinodo dei vescovi Lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale 2018 (GMM) “Giovani per il Vangelo” si ispira al Sinodo dei vescovi, voluto da papa Francesco. Si tratta di una scelta operata dalla Fondazione Missio che in Italia rappresenta le Pontificie Opere Missionarie. Esso racchiude due dimensioni sulle quali è importante riflettere sia a livello personale che comunitario. Anzitutto, è evidente la sfida vocazionale, nella consapevolezza che, ancora oggi, a distanza di 2000 anni dalla venuta del Redentore, «la messe è molta, ma gli operai sono pochi». Al contempo, emerge anche un’altra istanza, che supera decisamente l’età anagrafica, nel senso che è il Vangelo stesso che chiede ai credenti, indipendentemente dagli anni di vita, d’essere, sempre e comunque, giovani con il cuore e con la mente. Papa Francesco ci suggerisce, in maniera efficace, la prospettiva teologica di questo ragionamento nelle pagine di un recente libro-intervista dal titolo “Dio è Giovane”, pubblicato da Piemme (pagg. 132, euro 15, e-book euro 9,99). Con grande forza ed efficacia, papa Bergoglio afferma che «Dio è Colui che rinnova sempre, perché Lui è sempre nuovo: Dio è giovane! Dio è l’Eterno che non ha tempo, ma è capace di rinnovare, ringiovanirsi continuamente e ringiovanire tutto». Viene pertanto spontaneo domandarsi quali siano, in chiave pastorale, i campi di applicazione, non solo nella cornice del tradizionale Ottobre Missionario, ma guardando anche all’intero anno pastorale che abbiamo di fronte. I dati dicono che diminuiscono i missionari con vocazione ad vitam (cioè sacerdoti appartenenti a società di vita apostolica, religiosi e religiose), ma aumentano i laici che decidono di fare un’esperienza missionaria per qualche anno o qualche mese (famiglie o singoli). È una sfida che dovrebbe
coinvolgere i Centri missionari e i Centri vocazioni, unitamente alle comunità diocesane. Considerando il calo avvenuto negli ultimi 20 anni, il numero dei missionari italiani oggi si attesta intorno alle 8mila unità. Se, allora, di crisi stiamo parlando, dobbiamo riconoscere che oggi più che mai occorre riaffermare la responsabilità missionaria delle Chiese locali. Tutto ciò nella consapevolezza che sia la visione teologica, sia le relative declinazioni della missione, non possono prescindere da quegli uomini e quelle donne che hanno fatto la scelta di andare fino agli estremi confini del mondo. Ma proprio perché “Dio è giovane”, è importante non solo sapersi mantenere giovani, ma anche accettare le istanze del rinnovamento. Qui non si tratta di rottamare gli anziani, o di rinnegare la propria Storia, quanto piuttosto di comunicare nuova linfa all’interno delle comunità, andando al di là di certi stereotipi e pratiche del passato che condizionano la comunicazione della Buona Notizia in una società postmoderna che ha pur sempre fame e sete di Dio. Questa dinamica della fede farà maturare i giovani e ringiovanirà i meno giovani con l’intento dichiarato di sancire una rinnovata stagione evangelizzatrice. Animati da queste convinzioni, facciamo tesoro del pensiero di papa Francesco, ribadito nel tradizionale Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno: la «trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il contagio dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita». Ecco perché c’è bisogno di giovani per il Vangelo! Giulio Albanese
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Teatro Turi Ferro - Istituto San Luigi Via Galatea 92 - Centro storico di Acireale • ORGANIZZATO DA•
Associazione Orazio Vecchio
Ufficio per la Pastorale della Cultura
• IN COLLABORAZIONE CON •
Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI Seminario nazionale 2018 – Acireale (CT), 21-22-23 settembre
Venerdì 21 settembre 2018
Sabato 22 settembre 2018
16.00 - La Voce dell’Jonio: ieri, oggi… e domani di un’informazione da 60 anni al servizio della verità, dell’etica e delle buone notizie
- La sfida possibile dei comuni siciliani, tra raccolta differenziata ed economia circolare;
* Mario Agostino, Direttore Ufficio pastorale cultura Diocesi Acireale
Modera Orazio Vecchio - Delegazione Sicilia Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
* Stefano Alì, Sindaco di Acireale;
16.00 - Etica, lavoro e finanza al servizio dell’ambiente: investimenti e pratiche di successo e responsabilità;
* Nello Musumeci, Presidente della Regione Siciliana;
(Seconda sessione Scuola di Economia Civile Diocesi di Acireale):
* Giovanni Mammino, Vicario diocesi di Acireale - Il contributo storico all’etica e alla verità: la storia della Voce dell’Jonio;
* Federica Loconsolo, Responsabile Institutional and Int. Business Development di Etica Sgr Finanza etica: storia possibile e redditizia per tutti;
* Giuseppe Vecchio, Direttore della Voce dell’Jonio- La Voce dell’Jonio oggi;
* Paola Riccioli, responsabile gestione e sviluppo area Sud di Azimut Capital Management Sgr Spa, e Sonia Parise, Sales and Relationship manager di Vontobel Asset Management;
18.30 - Inizio Scuola di Economia Civile diocesana: ospite Ugo Biggeri, Presidente di Banca Popolare Etica - Buone notizie: esiste una “Banca etica”?
Sabato 22 settembre 2018
• ED IL CONTRIBUTO DI •
Jonio
9.00– 13.00 - Governare la cura della casa comune * Alberto Pierobon, Assessore Regione Sicilia Un piano per la Regione Sicilia: limiti, opportunità e richieste; * Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale Custodia e valorizzazione del creato a partire dalla Laudato si’; * Biagio Bisignani, Presidente SRS gestione rifiuti Area metropolitana Catania Modera Sebastiano Patti, economia ambientale – Univ. di Catania. * Tavolo dei Sindaci dei comuni più virtuosi dell’area etnea per politiche ambientali: Salvo Greco (S.Venerina), Filippo Drago (Acicastello), Alfio Russo (Zafferana)
* Antonio Diana, Presidente D&D HOLDING Fare impresa al sud, tra etica e ambiente.
Domenica 23 settembre 2018 9.00 – 11.30 - Fare sistema per l’ambiente: dalla Laudato si’ ai progetti di valorizzazione del territorio con associazioni e università * Letizia Franzone, teologa – La responsabilità diffusa nella cura della casa comune, a partire dall’enciclica Laudato si’; * Rosario Faraci, dipartimento Economia Univ. di Catania-Valorizzazione del patrimonio ambientale in Sicilia orientale, esperienze e prospettive; * Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia- Progetto Ecoforum in Sicilia. Conclude Adriano Bianchi, presidente nazionale Fisc
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