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Anno LVI - N. 3
Domenica, 10 marzo 2013
LA Jonio VOCE 1,00
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www.vdj.it lavovedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
Dopo il ritiro di Benedetto XVI la Chiesa in preghiera in attesa del nuovo Papa
E’ il tempo del silenzio Quella avviata il 28 febbraio è una comunicazione altra
I cattolici dopo il voto Dal risultato elettorale lezione di cambiamento
È il tempo del silenzio. Anche piazza San Pietro lo dice guardando alla finestra chiusa. Tutti delusi, tutti colpevoli… abNon il “terribile silenzio” che Jan Ross, opinionibiamo sbagliato tutto? sta laico di Die Zeit, temeva ipotizzando una Chiesa Un fondo di amarezza e di delusiocompletamente muta, senza più voce. ne sul volto e sul cuore degli italiani Ormai tutti sanno che quella iniziata alle ore 20 di all’indomani del voto nazionale. giovedì 28 febbraio 2013 non è assenza di parole ma è Cosa vogliamo dai nostri neo eletuna comunicazione altra che ogni persona sperimenti Deputati e Senatori? Cosa siamo ta nei tornanti decisivi della propria e altrui vita. disponibili a fare noi Italiani oggi È un inanellarsi di domande e di risposte tra l’infiniper recuperare credibilità, fiducia, tamente piccolo e l’Infinito. speranza per la nostra terra e per i È la stessa comunicazione che si vive entrando in nostri giovani? una chiesa, posta sul lato di una piazza affollata o di E’ fauna strada rumorosa, dove c’è un piccolo lume accecile fare so. domande Una fiammella che dice di una presenza. come faNulla di più e tutto di più di una scintilla. cile è fare Occorre fermarsi per accorgersi di quella minuscoanalisi. la lampada accesa e la sosta è un esercizio sempre più Potrebb e difficile in una società che si consuma nella velocità e anche esnella fretta. sere facile Chi si ferma è perduto. fare proposte e rendersi impopolari. Qualcuno ci ha detto e ci sta dicendo che così non è Mi viene in mente, non so se a ragioaffatto quando si guarda con onestà dentro se stessi. ne o a torto, un’immagine catastrofiC’è un altro messaggio forte che è venuto in questi ca: un terremoto, un uragano … non giorni: si sono chiuse e sigillate le porte degli appartavoluto da nessuno ma subito da tutti menti pontifici ma se ne è spalancata una immensa: VERSO IL CONCLAVE Il portavoce vaticano spiega la grande riservatezza dei cardinali inesorabilmente. In quel caso scatta quella della preghiera. in ogni sopravvissuto un senso di responsabilità, una forza vitale, una Cosa c’è dietro, o meglio, chi c’è dietro questa porta? creatività inattesa da mettersi a lavoSi è un po’ tutti, seppur in modo diverso, a cercare rare ininterrottamente per sgomberisposte alla domanda suscitata dal colpo di vento che rare macerie, mettere in salvo quanLa “linea di riservatezza” è “tradizionale” per i car- successivi. All’apertura, all’inizio delle Congregazioha interrotto la brezza alla quale ci si era abituati. ta più gente possibile, recuperare dinali, ed è “normale” che cresca, man mano che ci si ni ci può essere stata la volontà di condivisione, poi Le analisi e i commenti ci hanno accompagnato e avvicina al Conclave. Ad assicurarlo ai giornalisti, du- dopo, man mano, la sensibilità del Collegio nel suo quanto di salvabile ci sia per rinascere e ricominciare … Lo abbiamo rante il briefing di oggi, è stato padre Federico Lom- insieme può aver messo a punto un suo modo di visto in tute le calamità naturali del bardi, direttore della sala stampa delprocedere”. “C’è una progressività nel mondo un concorso di solidarietà la Santa Sede. Interpellato sui motivi cammino - ha proseguito il portavoumana immediata e globale. dell’annullamento del terzo briefing ce vaticano - che porta a una conMi chiedo se “il popolo sovrano” consecutivo dei cardinali americani, centrazione della riflessione e anche oggi abbia la consapevolezza di metun’ora dopo il suo annuncio, ha ridella riservatezza, riguardo al pertersi al servizio della Patria Italia e sposto: “Non ho da dare indicazioni corso che si sta facendo. Un percorfar si che si proceda verso una gosul modo in cui comportarsi con so che porta al Conclave, dove come vernabilità degna di un Paese che ha la stampa, è compito dei cardinali sappiamo la riservatezza è assoluta”. dato regole di civiltà, di sviluppo, di nelle Congregazioni, in cui sono Tra i cardinali riuniti per le Congrecreatività e ingegno a tutto il monresponsabili insieme: devono essere gazioni, quindi, per padre Lombardi do. loro a guidare il cammino verso la meta dell’elezione c’è “un clima di notevole riservatezza”, che è “garanzia continueranno ad accompagnarci in un tempo in cui del nuovo Pontefice nel Conclave”. Teresa Scaravilli di libertà spirituale” e segno della necessità “dell’apla debolezza e la forza si sono confrontate e si con(continua a pag. 2) “Non mi stupisce che nel continuare questo cam- profondimento del cammino di avvicinamento che frontano mettendo sotto esame le logiche del potere mino - ha dichiarato padre Lombardi - ci siano stadi dalle Congregazioni generali porterà al Conclave”. e del successo. ACI S. ANTONIO LAVORO Qualcuno è un po’ più avanti e qualche altro è un INTERVISTA po’ più indietro nelle riflessioni e nella ricerca di una A Domenico Di Mauro Il prof. Pippo Rossi Studente di economia risposta. Nessuno tuttavia può dire di essere giunto alla a quasi cento anni sui problemi idrici inventa e realizza meta. vedrà nascere “Il museo “L’acqua per tutti la pizzeria ambulante L’impressione di essere arrivati lascia infatti il posto alla scoperta che la strada continua alzandosi a quote del carretto siciliano” diritto insopprimibile” e va in giro per le feste sempre più alte. Paolo Bustaffa Anna Bella Biagio Fichera Dario Liotta (continua a pag. 2)
“Garanzia di libertà spirituale”
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RANDAZZO Intervista alla figlia e sorella dei tre pastori barbaramente uccisi il 22 gennaio del ‘93 in un agguato mafioso
Rita Spartà: “In attesa di giustizia a venti anni dalla strage” Vent’anni fa Randazzo, cittadina medievale alle pendici dell’Etna, veniva sconvolta da un triplice omicidio di stampo mafioso: il 22 gennaio 1993 il pastore Antonino Spartà veniva barbaramente ucciso nel suo ovile, insieme con i giovani figli Vincenzo e Salvatore. Nella ricorrenza del ventennale, si è svolto a Randazzo un convegno, e qualche giorno fa siamo andati a fare due chiacchiere con la primogenita di Antonino Spartà, Rita, che in questi venti anni ha mantenuto vivo il ricordo del padre e dei fratelli e si è impegnata in tutti i modi possibili perché venga fatta giustizia. Rita ci ha accolto con molta gentilezza e, allo stesso tempo, con una certa, comprensibile, riservatezza. - Trascorsi vent’anni dalla mattanza, come si sente lei oggi? “Custode di un dolore che mi dilania senza fine, ancor più di allora, quando ho assistito alla scena dei “miei uomini” strappati alla vita, che tanto amavano e rispettavano. A quei tempi credevo nella giustizia, oggi – ahimè – non più! Porto un tale macigno, che nell’arco degli anni sembra schiacciarmi sempre più, ho perso la mia visione positiva della vita. Cosa potrei trasmettere ai posteri, al mio nipotino per primo, quando osservando le foto dei “miei uo-
mini” mi chiede chi sono e dove sono. Uccisi dall’intero sistema?”. - Pensa si potesse fare di più? “Far di più, è un eufemismo. È stato fatto ben poco e male, sin dall’inizio. Ricordo, che agli albori dell’omicidio, con la mia famiglia dovemmo supplicare i carabinieri all’ascolto. Io per prima rimasi fino alle 6 del mattino per informarli sui fatti. Da quel momento fummo abbandonati da tutti, anche dagli amici che erano soliti frequentare la nostra casa. Solo dopo la partecipazione al programma di Maurizio Costanzo (che avrei voluto evitare, perché non mi piace apparire), consigliata da Tano Grasso, si mosse qualcosa. Dallo Stato non ho ricevuto né sostegno psicologico, né legale, per me è un fantasma. Mi interrogo ininterrottamente su chi siano i miei veri nemici, se la mafia o lo Stato”. - Quanto crede che la notizia abbia inciso? “Fortemente, ed è con molto rammarico che dico ciò. Solo i media, in questo caso, sono stati in grado di smuovere un sistema che si chiama Stato, e che ci aveva chiuso la porta in faccia. Mi chiedo: Maria Pia Risa (continua a pag. 2)
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LUNEDÌ 11 MARZO IN CATTEDRALE
La “Festa del perdono”
Il gruppo di pastorale giovanile a pag.
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In Seconda
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RADICI E TRADIZIONI - 4 Rubrica di cucina, detti, proverbi, preghiere, feste e storia ...
La Settimana Santa ad Acireale Questa immagine esprime il messaggio che si vuole trasmettere con tale pagina: i resti di un tempio greco con accanto l’albero di mandorlo in fiore rappresentano l’antico che fiorisce nella novità del presente…Così è della tradizione e della cultura di ogni popolo…tradizione e cultura che ne rappresentano le radici e come tali meritano di essere rivalutate e conosciute. E’bellissimo andare in giro alla ricerca di anziani che ti raccontano il passato…come si pregava…cucinava…giocava… lavorava…i loro volti s’illuminano nel ricordo…mentre il loro dire in siciliano…diventa una dolce melodia per chi li ascolta… Letizia Franzone Proverbio del mese : L’albiru non si canusci da li ramagghi, ma da lu fruttu ca si cogghi. Morale : Il valore di un albero non è dato dai suoi folti e appariscenti rami, ma dal sapore buono dei suoi frutti… ma affinchè esso possa produrre frutti buoni è necessario che il contadino, in un preciso tempo, poti i suoi sontuosi rami. Questo taglio può sembrare non giusto al presente, ma darà vigore e bellezza nel tempo avvenire… Così è per l’uomo…il suo valore non è dato dalle sue belle parole…ma dalle sue scelte e dalle sue opere…che se sgorgheranno da un cuore reciso dalla potatura dell’Amore…daranno sapore e bellezza alla sua vita. Preghiera del S. Rosario: 1° Mistero doloroso
Gesù a l’ortu si disponi ppi dda fari l’orazioni e pinsannu a lu piccatu: veru sangu Diu ha sudatu. O gran Virgini Maria,la tò pena è curpa mia; 2° Mistero doloroso A Gesuzzu lu pigliaru l’attaccaru, lu spuspugliaru, li so carni flagellati su ccu milia vastunati. O Gran Vergini Maria…; 3° Mistero doloroso Re di burla ‘ncurunatu, ccu ‘na canna sbrigugnatu; gran duluri ‘ntesta prova: sunnu spini comu chiova. O gran Virgini Maria…; 4° Mistero doloroso A la morti è cunnannatu, come un latru scilliratu e la cruci ‘ncoddu porta; nuddu c’è ca lu cunforta. O gran Virgini Maria…; 5° Mistero doloroso A la vista di la Matri crucifissu ‘ntra du’ latri e nni mori di duluri lu me caru Redenturi. O gran Virgini Maria, la tò pena è curpa mia. Funzioni e celebrazioni ad Acireale nella Settimana Santa, negli anni ‘30 Dagli scritti del Fichera in “ Cronache e memorie”, si legge che ad Acireale si svolgevano intense e partecipate cerimonie durante la settimana santa. Esse iniziavano dopo le prediche tenute da oratori di fama nella basilica di S.Sebastiano. Il predicatore parlava ogni sera durante tutti i quaranta giorni di quaresima, ad un pubblico numeroso e attento. Nella domenica delle Palme, dopo la celebrazione, iniziavano le ore di adorazione. Nella Cattedrale sfilavano tutte le confraternite religiose; i confratelli con il capo cinto da una corona di spine, la corda al collo, si riunivano nelle loro sedi per re-
carsi in corteo nell’ora destinata alla confraternita. “ Le ore sante”, duravano tre giorni, durante i quali si vedevano passare antichi costumi usate dalle varie confraternite. Il mercoledì santo terminavano i tre giorni diadorazione. Dopo l’ultima ora, tacevano le campane e gli arredi sacri erano velati a lutto, per ricordare i terremoti che agitarono la terra nelle ore di agonia del Redentore. Nel giovedì santo il Vescovo celebrava la dunzione del ricordo del lavaggio dei piedi degli Apostoli. Nel pomeriggio del giovedì, dalla chiesa di S. Pietro veniva trasportata la statua del Cristo Morto verso la chiesetta del Calvario. Accompagnava tale processione un folto numero di fedeli silenziosi che arrivati poi alla chiesetta ascoltava la predica di rito.Di sera, nella basilica di S. Sebastiano aveva luogo “ la predica della cena”, per ricordare quello che fu l’ultimo saluto del Maestro dai suoi discepoli. Il venerdì santo vi era la predica della Sacra Sindone, dopo che la copia fedele del lenzuolo che avvolse il Corpo Divino sanguinante veniva trasportata solennemente esposta nella medesima chiesa. Dalla chiesetta del Calvario, di sera, la statua del Cristo Morto ritornava alla chiesa di S. Pietro. In quell’anno, in occasione dell’anno santo, il Vescovo Mons. Russo, dispose che la processione che accompagnava la statua del Cristo Morto, facesse le quattordici stazioni rappresentate lungo il corso Savoia ( altarelli costruite per volere del gesuita don Luigi La Nuzza nel 1656 ). Concludeva la Via Crucis la predica dello stesso Vescovo. La statua del Cristo Morto passava poi tra due folte file di persone in raccoglimento e fra meste musiche e omaggi floreali. Ma l’indomani tutto ritornava lieto con lo scampanio festoso delle campane che annunciavano la Resurrezione di Cristo.
UNIVERSITÀ POPOLARE “Lectio Dantis” di Franco Battiato
La svolta dell’Anno Costantiniano Il 2013 è l’anno della fede e contemporaneamente l’anno del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, con il quale cessò la persecuzione dei cristiani, per opera dell’imperatore Costantino. Nel museo della Basilica San Sebastiano di Acireale, nel piano degli incontri culturali, l’Università popolare Giuseppe Cristaldi ha promosso una “Lectio Dantis”, a cura del docente, prof. Franco Battiato, con lettura e commento di alcuni passi del Paradiso e del Purgatorio di Dante, quale antesignano di verità e giustizia. Sappiamo per lunga esperienza come l’atteggiamento di Roberto Benigni, nell’esaltare Dante, influenzi positivamente il pubblico, che in un mondo in crisi rileva la grandezza di pensiero del Sommo Poeta. Il presidente, prof. Alfio Mazzaglia, nell’ introdurre l’argomento ha messo in luce il famoso sogno di Costantino riguardo alla croce, simbolo di vittoria, nella lotta del 312 contro Massenzio. L’anno dopo, con l’Editto di Milano si rese pubblico il culto dei cristiani. La conferenza del prof. Battiato, molto articolata, dettagliata, vivacizzata da un acuto spirito critico sia sull’Editto di Costantino, interpretato come libertà di coscienza, sia circa
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Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel 095601992 - fax 095606182 www.vdj.it - redazione@vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da Eurografica srl Strada Statale 114 Orientale Sicula Riposto 95018 Riposto - tel 095931661 Abbonamento annuo Ordinario euro 20,00 Extra 35,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
la vicenda umana di Dante nel testimoniare l’ortodossia cristiana della fede, ha tenuto desta l’attenzione del pubblico.Il complesso tema, pur riferendosi ad un’epoca storica remota, ha risvolti anche attuali. Il viaggio di purificazione del “profeta” Dante è una metafora di rinascita spirituale, ovvero è percepire il “grido” secondo l’ottica di Dio. Molto calzante la citazione dell’Epistola XIII a Cangrande della Scala, in cui il poeta fiorentino manifesta il suo impegno civile e morale, appello in sintonia con il nostro tempo. Il discorso si è ampliato con la lettura di parti essenziali del 24° canto del Paradiso, che ritrae l’ottavo cielo di Giove, dopo che Dante ha assistito alla visione di Cristo e di Maria. Qui Dante, appassionato studioso della Scolastica,- nei suoi migliori rappresentanti, quali sant’Agostino, san Tommaso e san Bonaventura,- viene esaminato da san Pietro sulla fede, definita superiore alla razionalità, ricevendone l’approvazione. A. B.
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SANITÀ Intervista al dott. Venticinque
Quando “gira” la testa Ricerche nel campo della medicina e della otoneurologia in particolare, hanno dimostrato che circa il 65% delle persone di età superiore ai quarant’anni hanno vissuto nel corso della propria vita una esperienza di vertigine acuta che coinvolge emotivamente il paziente sino a creare, in alcuni casi, un vero e proprio handicap. Al dottore Luciano Venticinque, dell’Unità Operativa Complessa di Otorinolaringoiatria, Ambulatorio di vestibologia e riabilitazione vestibolare dell’Ospedale di Acireale, abbiamo chiesto approfondimenti sulle attuali ricerche nel campo della medicina riguardanti le vertigini. - Cos’è la vertigine? “La vertigine (dal latino vertere) è una alterazione dei rapporti del nostro schema corporeo con l’ambiente circostante. In passato - ci spiega il dottore Venticinque - si è spesso fatta molta confusione nella ricerca delle cause etiologiche della vertigine, attribuendo a diversi organi ed apparati la motivazione del disequilibrio e dei sintomi ad esso correlati. Lo sviluppo delle neuroscienze negli ultimi decenni (soprattutto della neurochimica e dei meccanismi di neuro plasticità cerebrale) ha favorito un nuovo approccio alla diagnostica e alla terapia della vertigine. Quella più diffusa è la vertigine parossistica posizionale, che riguarda l’80% dei pazienti affetti da disturbi vertiginosi; si scatena come conseguenza di particolari posizionamenti del capo ed è attribuita al distacco di otoliti, presenti a livello dei canali semicircolari dell’orecchio interno. In tempi remoti si pensava, erroneamente, che le vertigini potessero derivare da disturbi cervicali, mentre oggi sappiamo che la sede della patologia è appunto il labirinto posteriore dell’orecchio, e il più delle volte compare al momento di coricarsi o alzarsi dal letto”. - Come si distingue la ver-
tigine? “La crisi è caratterizzata da vertigine rotatoria, da nausea con o senza vomito, sudorazione fredda, tachicardia. La durata, di solito, è inferiore al minuto e si attenua alla ripetizione del movimento. Altre volte il paziente può lamentare una violenta crisi vertiginosa, accompagnata da nausea e vomito, che permane anche se il paziente è completamente immobile. In questi casi potrebbe trattarsi di nevrite vestibolare, che può portare ad una completa perdita della funzione della stessa. Tra le patologie a carico dell’orecchio interno, responsabili di vertigini, vi è da ricordare la sindrome di Menière che, oltre ad accessi di vertigine, si manifesta con acufeni e ipoacusia fluttuante (con sibili nell’orecchio e diminuzione dell’udito )”. - Come si giunge alla diagnosi? “La diagnosi prende inizio da una accurata anamnesi. La presenza di una vertigine rotatoria va ricercata con minuziosità, come gli esami audiologici, indagini otoneurologiche, accertamenti con video oculoscopio e prove caloriche”. - Come viene curata la vertigine? “I pazienti affetti da disordini dell’equilibrio oggi vengono trattati con terapia farmacologica, che ha il significato di controllare i sintomi, e successivamente sottoposti ad un trattamento riabilitativo. Nel caso della vertigine parossistica posizionale spesso l’esecuzione delle manovre liberatorie è il presidio terapeutico risolutivo. L’applicazione della terapia farmacologia e della terapia riabilitativa ha permesso la risoluzione delle problematiche vertiginose nella maggior parte dei pazienti. Va ricordato - conclude il dottore Venticinque - che la salute non è assenza di malattia ma un dinamico equilibrio tra corpo, mente e ambiente”(Organizzazione mondiale della sanità, Yalta, 1948). Salvatore Cifalinò
dalla prima Il tempo del silenzio Salire sul monte è molto faticoso per tutti, credenti e non credenti. Ma è anche molto bello per tutti, credenti e non credenti. Si è ancora totalmente coinvolti nell’ avventura iniziata l’11 febbraio 2013 e raccontata con impeto dai media, con i loro pregi e i loro difetti, con i loro limiti e le loro potenzialità. Anche il racconto mediatico può scuotere la coscienza e invitarla ad andare oltre, pur attraversandoli, i titoli, i testi, le immagini, i suoni. I media, d’altra parte, sanno molto bene che il loro compito si ferma alla soglia del silenzio, della preghiera, del mistero. Varcare quella soglia spetta alla coscienza diventata come un pellegrino sulla via dell’Infinito, come un mendicante della verità. Spetta alla profondità dello sguardo di ciascuno leggere il messaggio del silenzio e della preghiera che sfugge alle parole scritte o pronunciate. Scoprire che per infinito amore si esce dal mondo e si entra nel cuore dell’uomo è il frutto dell’abbraccio del pensare e del credere, è frutto del sentirsi pensati. Un poeta come padre David Maria Turoldo può aiutare nel percorso che si è improvvisamente aperto: “Sommessa è la voce/ trattenuto il respiro/ si ode il sospiro/ e più quanto è taciuto. Dio chiama e seduce/ pago di un sorriso/
che irradia dal viso/ degli umili servi/ e l’inonda di luce”. La luce non si è spenta, è stata posta più in alto, continua a illuminare la storia. Quel volto rimane per sempre “mysterium lunae”. Paolo Bustaffa
La lezione elettorale
Dove sono finite le nostre radici di cultori del sapere, di scienze, arti e quanto di più bello e ingegnoso sappia fare l’intelletto umano? Ci vuole proprio tanto a rendersi conto che i neo eletti abbiano uno scatto di italianità e si ergano a paladini del BENE ITALIA? Forse è giunto il momento in cui ciascuno dimostri con i fatti quale amore porti alla nostra Italia e si metta a servirla con umiltà e vigore. Sono convinta che alcune proposte indispensabili per ripartire siano da tutti condivisibili e ritenute prioritarie. Partiamo da quelle e facciamo camminare il Paese e impariamo con i fatti a convergere e non a contrapporci, a dialogare e non a litigare, ad ascoltarci e capire le ragioni del nostro dire e non preparare le risposte prima che il nostro interlocutore abbia finito di esprimere il suo pensiero. Chi ci assicura che il suo pensiero, se espresso fino in fondo, con coincida con il nostro? E se questo i nostri neo eletti non lo
sapranno fare, noi popolo delegante, staremo a guardare o sapremo anche noi dire la nostra? Se quelli che ci rappresentano sono come noi forse anche noi abbiamo qualcosa da imparare e da cambiare sia nel nostro modo di votare sia nel nostro modo pensare, sia nel nostro modo di agire. Non è compito degli eletti soltanto pensare al futuro del Paese, anche noi cittadini abbiamo le nostre responsabilità civili sul nostro modo di vivere la cittadinanza e l’appartenenza alla città, al mondo e all’intera umanità. Da adulti, non possiamo essere passivi. Da adulti abbiamo tra l’altro la responsabilità di educare ed essere modelli di vita per chi ci guarda e ci vive accanto. Buon lavoro, italiani! Teresa Scaravilli
Spartà: attendo giustizia
Non ha ma non è un diritto del cittadino avere giustizia? Benché siano trascorsi 20 lunghi anni, ecco dove siamo approdat”. - E’ riuscita ad elaborare il lutto? “Come potrei, ad oggi non abbiamo ottenuto giustizia. Siamo incappati in un assenteismo statale, che anziché sollevare le vittime, ci ferisce senza tregua nel prestare considerazione ai carnefici. E non solo, ci umiliano quando ci pongono sullo stesso piano delle vittime di ma-
fia, non riflettono, quindi, minimamente alle appartenenze. Un abisso ci separa e diversifica”. - Nel suo diritto di avere giustizia, cosa crede di aver fatto? “Tutto e niente, considerato l’amore ricevuto “dai miei uomini”, che ad oggi non sono stata in grado di ricambiare. Quindi, non ho ancora fatto nulla. Basti pensare che, a 20 anni dalla strage, solo due persone sono state processate, di cui uno assolto e l’altro condannato all’ergastolo ma che da breve ha ottenuto la revisione del processo, con l’“apparizione” di tre nuovi testimoni a rinforzare il suo alibi”. - Di questa tragedia, oggi, di positivo cosa le rimane? “Sentire, in questa mia battaglia, la vicinanza di mio padre: l’uomo che mi ha insegnato a ricercare la libertà, verità e rispetto per se stessi e per gli altri. Un insegnamento pagato a duro prezzo per le loro vite e le nostre, perché nulla potrà ridarci i “nostri tre uomini”, ma la giustizia allevierebbe il nostro dolore. Lo stesso uomo che, avendo tirato su i miei fratelli, si sentiva più forte, aveva i suoi “due pilastri”, come li definiva. Questo gli aveva dato la forza di ribellarsi ad un sistema marcio. Quindi, credo che mio padre sarebbe fiero di me, quale frutto del suo sano esempio”. Maria Pia Risa
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Cultura & Spettacolo
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INTERVISTA Il prof. Giuseppe Rossi sui gravi problemi di approvvigionamento e di trattamento idrici
Acqua, diritto insopprimibile Il problema dell’acqua, in tutte le sue prospettive, è molto complicato e differente, a seconda dei Paesi. Nel luglio 2010 l’ONU vara l’essenziale, giusta “Risoluzione” dell’acqua potabile, diritto
umano: giunge così il momento di riconoscere che è priva, in parte, di tale diritto buona parte del genere umano, specie in vaste aree del continente africano. Sappiamo che già da parecchio tempo missionari e associazioni di sostegno ai Paesi in via di sviluppo e ai Paesi diseredati hanno promosso iniziative mirate a tal fine, soprattutto con lo scavo di molti pozzi. Altra esigenza, la costruzione d’impianti atti ad evitare disastri idrologici, anche nel nostro territorio. L’intervista al prof. Giuseppe Rossi, già ordinario di Idrologia e costruzioni idrauliche alla facoltà d’Ingegneria dell’Università di Catania, mira ad un’articolata conoscenza della problematica. “Gravi motivi di preoccupazione: ritardi nella fornitura di acqua potabile sicura e di servizi sanitari in molti Paesi in via di sviluppo. Disastri, causati da piene e siccità, che, si prevede, s’aggraveranno a motivo dei cambiamenti climatici. Purtroppo, i programmi ONU non sono riusciti a modificare significativamente la situazione nei Paesi in via di sviluppo, che contribuiscono finanziariamente in modo più o meno adeguato. Tuttavia uno stimolo ad un maggiore impegno si attua attraverso il trasferimento di tecnologie, mediante i “world water forum”, che si svolgono con periodicità triennale, per migliorare la politica internazionale sull’acqua nel senso della sostenibilità e dell’equità della distribuzione.” - Dal momento che la struttura socio-politica di alcuni Stati, specie africani, è instabile, come è opportuno intervenire? “Sono problemi delicati, perché manca spesso da parte dei Paesi avanzati la volontà di aiuti concreti, amando conservare le esperienze locali, rifiutando in-
terventi massicci, che non tengono conto della realtà sociologica. Ad esempio, la polemica contro le grandi dighe. Gli accordi tra gli Stati sono regolati da una Convenzione orientata a ripartire le acque di un fiume, che attraversa più Stati, in modo da evitare danni irrimediabili a valle. Si opta per un’equa ripartizione delle risorse. Non sempre è facile da attuare tale accordo.” - Passiamo a problemi del nostro territorio. La recente alluvione di Catania, che ha dato spettacolo d’inefficienza, in un’epoca in cui la tecnica risolve tanti problemi: il caso specifico, come va interpretato? E ancora, l’area attorno all’aeroporto, allagata in seguito a piogge? “Nel caso della città, vi è una causa strutturale dovuta al fatto che le fognature pluviali dei centri urbani per motivi economici sono dimensionate per eventi di pioggia non particolarmente elevati; ad esempio, con tempi di ritorno 5-10 anni. Nel caso di Catania, alle portate della pioggia in città, si sono aggiunte le portate provenienti dai centri urbani delle pendici dell’Etna, a causa del mancato collegamento tra le fognature e il canale di gronda, che avrebbe dovuto raccogliere le acque con sbocco diretto al mare. Nel caso della piana di Catania, si deve tenere conto dell’insufficiente manutenzione dei canali, inoltre dell’urbanizzazione di questi ultimi anni, che ha provo-
cato l’impermeabilizzazione di terreni che prima consentivano l’infiltrazione nel sottosuolo. Purtroppo, la proposta avanzata dall’associazione Idrotecnica italiana d’inserire nelle norme urbanistiche il principio della ‘invarianza idraulica’ non è stato recepito. In Italia, grande confusione a livello normativo. Anche gli indirizzi dei referendum del giugno 2011 aspettano d’essere inseriti nella normativa. Le direttive europee prevedono due piani.” - E nel caso di Acireale e dell’area etnea, le cose come stanno? “Dopo l’alluvione del marzo 1995, che provocò la morte di due persone ad Acireale, tre a Giarre e una a Mascali, vi sono stati significativi interventi, che hanno esteso le zone della città dotate di tronchi di fognatura pluviale, tuttavia restano gravissimi rischi per il mancato completamento della rete di fognatura e
soprattutto per l’incomprensibile situazione di quasi tutte le strade extraurbane, nelle quali non si provvede a realizzare adeguati sistemi di smaltimento delle acque, ovvero cunette caolitoie, contro ogni buon senso e ogni regola
progettuale. Per l’area etnea, gravi sono i problemi tecnici: sovrasfruttamento delle risorse idriche sotterranee dell’Etna, con abbassamenti delle falde, che già provocano gravi conseguenze sulla qualità dell’acqua; in futuro, ridu-
zione della quantità. Insufficiente la presenza di reti fognanti in tutti i comuni dell’area, con conseguente rischio d’inquinamento delle falde. Ritardi nell’attuazione di impianti di depurazione delle acque reflue, che non dovrebbero interferire con le riserve naturali. Acicastello ha un progetto che trasferirà i liquami nel depuratore di Catania, mentre Acireale non ha voluto o saputo proporre analoga soluzione.” Urge passare all’azione per il bene comune. Anna Bella (Nelle foto: a destra Agatino Sidoti, a sinistra Pippo Rossi, tra loro al tavolo Marinella Sciuto)
La conferenza del Meic Nella sala conferenze “San Paolo” di Acireale, si è svolto l’incontro-dibattito del Movimento ecclesiale d’impegno culturale, sul tema “Custodia della Terra:l’impegno del cristiano per un’alleanza tra l’uomo e l’ambiente”. Dopo il saluto della presidente, prof. Marinella Sciuto, il prof. Giuseppe Rossi, coordinatore, introduce con ampiezza di vedute l’argomento, citando Paolo VI e l’economista Max Weber: punta il dito sullo sfruttamento, causa di perdita di equilibrio, opponendovi gli ecosistemi, espressione di un’etica ambientale, basata su solidarietà e sussidiarietà. E’ Agatino Sidoti, dottore forestale, dirigente della Regione Sicilia, il dotto protagonista, che con eccezionale competenza, servendosi di efficaci immagini su video, illustra la crisi ecologica in tutti i risvolti, partendo dalle questioni globali agli effetti locali, correlati a gravi malattie, specie nei Paesi in via di sviluppo; mette a fuoco il dramma dell’ILVA di Taranto, che ha superato il limite d’inquinamento, con il suo carico di morti; e anche la situazione incresciosa di Gela. Ingenti le problematiche mondiali: deforestazione in Amazzonia;scomparsa al 75% della barriera corallina nel Mar Rosso; sticks ittici sovrasfruttati, per cui se ne ipotizza il collasso nel 2050; agricoltura intensiva e relativa perdita della biodiversità; salinizzazione dei suoli e dell’acqua, con riferimento specifico a Ragusa e Siracusa; aumento di attacchi parassitari, sull’Etna alle betulle, perdita di piante medicinali. Approfondita la trattazione sull’effetto serra, fenomeno di riscaldamento con raggi solari, con tale aumento della temperatura globale, a causa di anidride carbonica, gas, varie sostanze, da determinare la più grande emergenza planetaria: si sciolgono i ghiacciai e s’ innalza il livello del mare, provocando danni incalcolabili alle città costiere, in seguito costrette ad innalzare apposite costruzioni per proteggersi. L’ONU stima che da oggi al 2050 saranno circa 150 milioni i “profughi climatici”, con previsioni di grandi migrazioni interne e internazionali nel Sud del mondo, oltre ad eventuali conflitti ambientali. Il dott. Sidoti cita la conferenza ONU su “Ambiente e sviluppo” del 2012, mirata alla lotta alla povertà, polemizzando con la società dei consumi e la massimizzazione del profitto, che mette in secondo piano la dignità umana. Richiama la Genesi, in cui si delinea l’alleanza di Dio con l’uomo: è chiaro il significato morale della natura; i beni primari, garantiti a tutti. Sul piano individuale e familiare, urge adottare nuovi stili di vita, incentrati sulla sobrietà. Per i popoli della Terra, responsabile impegno culturale-educativo, nonché politico, in difesa della bellezza della Natura, attraverso sviluppo sostenibile ed energia sostenibile, per il bene comune. A. B.
ACI SANT’ANTONIO Al compimento dei 100 anni il grande maestro pittore Domenico Di Mauro vede coronarsi il suo sogno
Presto il museo del carretto siciliano In occasione dei nostri periodici incontri, nel più puro dialetto, l’amico Domenico Di Mauro mi ripeteva: “Vidi prufissuri, iù haju canusciutu tanti pirsunalità, m’hanu datu tanti ricunuscimenti, haju ‘ntisu macari tanti chiàcchiri, ma ‘stu Museo ancora non si vidi…” Finalmente sembra che il suo desiderio possa essere esaudito: la Provincia Regionale di Catania, infatti, sta cercando di inaugurare ad Aci S. Antonio la struttura che si attende da decenni . Domenico Di Mauro, grande maestro pittore di carretti siciliani, in occasione dei suoi 100 anni, potrà avere il “suo” Museo, dove si potranno vedere e apprezzare le sue opere dipinte sulle sponde dei carretti siciliani con i soliti personaggi della Cavalleria Ru¬sticana, di Orlando furio¬so, con immagini di santi, storie popolari e di briganti, utilizzando quei colori a vol¬te vivaci, a volte tenui, come richiede il soggetto da dipin¬gere. Domenico Di Mauro nasce il 4 aprile 1913 a Guardia-Mangano, frazione di Acireale, dove trascorre i primi anni della sua adolescenza fino a quando i genitori non si trasferiscono ad Aci S. Antonio. A 12 anni comincia a frequentare la bottega del futuro suocero Antonio Zappalà “ Minicu u’surdu”, da tutti considerato un grande maestro del colore. Dopo soli due anni, trascorsi anche sotto la guida dello zio Vincenzo, “Minicu” fu in grado di mettersi a lavorare in proprio. Ritornato ad Aci S. Antonio, nel 1928, apre una bottega tutta sua. Va a Milano su invito dell’Unesco per dipingere le fiancate di un carretto a piazza Duomo; nel ‘70 è invitato alla Mostra internazionale dell’Artigianato a Firenze. A Parigi nel parco “ La Corneuve ” rappresenta la Sicilia nel padiglione “tourisme et travail”. Il successo è tale che il responsabile dell’evento gli chiede di tornare per
esporre un carretto completo. L’anno dopo riesce a esporre addirittura nel museo etnologico più importante del mondo, il “Museè de l’homme” di Parigi, ottenendo un grande successo. E’ la sua sensibilità figurativa che gli ha consentito di trasferire le atmosfere vive e palpitanti della Sicilia in modo sempre più plastico sulla sua tavolozza. Della sua pittura ormai famosa, si sono frattanto interessati molti personaggi dell’arte e della cultura. Le sue opere dipinte sulle sponde dei carretti, si trovano in tutto il mondo. Una sua anfora è al Circolo culturale di Mosca, un carrettino lo volle Jacqueline Kennedy per la Casa Bianca ed altri suoi lavori si trovano in Vaticano. “Prima che io dipinga un carretto – mi ha spiegato quando sono andato a trovarlo - il lavoro spetta al “Carradore”, colui che scolpisce e compone tutte le parti del carretto, poi tocca a me, perché il lavoro del pittore di carretti si articola in tre fasi fondamentali: la “Coloritura” di fondo, la “Decorazione” con motivi geometrici e/o fitomorfi e antropomorfi, la “Figurazione” con la rappresentazione di vari soggetti sulle superfici esterne della cassa del carro”. Ad ascoltarlo ci si sente come trasportati indietro nel tempo, fra i “don Alfio” e gli altri personaggi verghiani, lungo le trazzere e i vicoli di Trezza. Domenico riesce a proiettare nitidi fotogrammi di un passato pregno di nostalgie, filtrato da un delicato sentire d’artista. Oggi, a cento anni, Di Mauro ha rallentato l’attività nella sua bottega di Aci S. Antonio, dove è rimasto il cognato Antonio Zappalà, anche lui figlio d’arte e suo indispensabile collaboratore. Biagio Fichera
LIBRI ”Il martirio del bagolaro” del giovane universitario acese Rosario Russo
LIBRI Presentata la raccolta di poesie “Grigiori e Scintille”
Romanzo storico tra Acireale e Catania Il mondo di L. Anastasi Non accade frequentemente di leggere un romanzo storico scritto da un giovane universitario perché comunemente si crede che questo genere letterario appartenga a chi ha maturato una lunga esperienza di vita ed un itinerario di conoscenza consolidato. Invece “Il martirio del bagolaro” dell’acese Rosario Russo (ed. Carthago, 2012) è un’opera prima che rivela la propensione letteraria del giovane scrittore, che riesce a coinvolgere il lettore in una vicenda che viene immaginata tra Acireale e Catania, tra il 1848 e il 1862, dalla “pace” tra catanesi e “acitani” accomunati dalla lotta antiborbonica del 1848, suggellata dal dono da parte di Catania alla comunità acese di una bandiera e di una spada, e al “tradimento” del 1849, quando il ciantro della cattedrale acese riconfermò la devozione borbonica della città consegnando al generale borbonico Filangieri, sbarcato a Riposto con 12.000 uomini, quelli che erano il simbolo dell’intesa ritrovata tra le due città: un esito sconvolgente e inaspettato per i catanesi, non privo di conseguenze e nuovi conflitti. L’avvento del Regno d’Italia del 1860-61 dopo l’impresa garibaldina, infatti, non attenuò il conflitto tra i filoborbonici e i sostenitori della monarchia sabauda. I personaggi
del racconto si muovono in un contesto in cui c’è forte rivalità tra i nostalgici del vecchio regime e i sostenitori del nuovo, nei confronti del quale c’erano allora delle aspettative di libertà, ma la nobiltà acese a qualsiasi costo si voleva mostrare ancora fortemente legata alla distinzione netta tra servi e padroni e non ammetteva trasgressioni di sorta, a costo di rimetterci il senso stesso della vita dei componenti di ciascuna famiglia, che dovevano apparire nei comportamenti pubblici sempre coerenti con il proprio rango e non destare scandalo. I sei capitoli del romanzo sono tutti intitolati con un detto in dialetto, che condensa la saggezza popolare e anticipa il senso delle avventure del giovane conte Nardo alla ricerca della verità sulla misteriosa morte del nonno Lionardo Mancini , che gli fa superare , come afferma nella prefazione Maria Concetta Gravagno, “lo scontro antitetico delle generazioni con una pietas filiale che gli fa comprendere le debolezze umane e in particolare quelle di coloro che gli sono più cari”. Il ritmo è quello di un romanzo giallo, ben orchestrato e coinvolgente; il linguaggio, che non disdegna “modi di dire” locali e qualche “inciampo”, nel suo insieme risulta convincente e di sicuro sviluppo. Giovanni Vecchio
a. b.) La presentazione di un libro di poesie è un’occasione per leggere con emozione nel mondo interiore la storia personale con i suoi moti, percezioni e sensazioni connesse, è un’occasione magica in cui entriamo spiritualmente in contatto con altri: questa, nei locali dell’Università popolare “Giuseppe Cristaldi” di Acireale, è la serata di presentazione di “Grigiori e Scintille” di Ludovico Anastasi, pubblicato in Acireale nel dicembre 2012. Il presidente, prof. Alfio Mazzaglia, in stile lapidario, ne fa la presentazione, iniziando con la citazione del filosofo tedesco Heidegger, “Solo la poesia potrà salvare il mondo e l’umanità dalla sua perdizione”; a cui associa il giudizio di Oswald Spengler sulla capacità dei poeti di potere dominare le forze della tecnica,
riportando l’uomo alla sua umanità. E continua a commentare, attraverso un’accurata scelta di poesie, i versi del poeta acese vertenti sull’uomo, sulla natura, sui sentimenti, sui sogni e così via, nei loro motivi e risvolti più coinvolgenti. Particolare risalto Mazzaglia dà alla poesia, riportata nella copertina, in cui si rivela la personalità dell’autore: “Benché aduso / il capo a chinare / per non più spargere di illusioni sangue / torno ancora a lasciarmi incantare / da questo vento che / dalla innevata Etna / baciato / fra queste gialle case / riscende ad alitare / innamorato / per darmi ricompensa.” Nel recital è il prof. Franco Battiato a leggere le poesie; dopo un breve e significativo dibattito, conclude Ludovico Anastasi, ringraziando il pubblico plaudente.
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FESTA DEL PERDONO 2013 Lunedì 11 tappa quaresimale della Pastorale giovanile della Diocesi
La gioia di vivere insieme la fede Anche quest’anno, per la quarta edizione, torna la Festa del Perdono promossa dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile in collaborazione con il Gruppo Giovani Evangelizzazione Diocesano. Quest’appuntamento, ormai tradizionale nella nostra chiesa “giovane” acese, è la tappa quaresimale del Progetto Diocesano di Pastorale Giovanile che in quest’anno della fede ha come tema “SiFIDAdiTE”. Voler condividere con i giovani che la fede è amicizia con Gesù, fidarsi di Lui per sfidare la storia ed il nostro tempo nella certezza che solo l’Amore vince ed è credibile. “Gesù, fissatolo, lo amò” (Mc 10, 21). E’ proprio questo sguardo d’amore di Gesù il motivo che rende ogni confessione un grande motivo di gioia e riconoscenza sia per il penitente che per tutta la Chiesa. E’ un incontro, quello con il perdono di Dio e della Chiesa, degno di essere preparato con cura, di essere celebrato con grande dignità e di essere festeggiato nella gioia, proprio come ci invita Gesù.
re la dignità altissima dell’incontro sacramentale. Alcuni segni e testi sono appositamente pensati e preparati per ogni singola occasione, per poter esprimere l’opera di Dio e della Chiesa secondo il linguaggio e la sensibilità giovanile, in forma adatta al contesto specifico e per educare ad una corretta creatività. Grazie a questa modalità di celebrazione, la confessione per tanti giovani ha veramente cambiato fisionomia: chi già l’amava ora l’ama di più; alcuni si sono avvicinati per l’efficacia di questo invito; per altri è aumentato il desiderio di una confessione più frequente. Crediamo fortemente, ed in questi anni lo abbiamo sperimentato come Pastorale Giovanile, che liberarsi il cuore dai peccati ed incontrare una guida che ti aiuta nel cammino di conversione fa dei giovani persone libere, vere e felici. Per questo la Festa del Perdono è un momento di evangelizzazione da non perdere! La Segreteria del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile
Nelle celebrazioni penitenziali animate da Giovani e Riconciliazione, la confessione viene inserita in un percorso di accompagnamento offerto da giovani volontari, debitamente formati ed educati, verso i loro coetanei. L’invito - discreto, ma personale e diretto - ad accostarsi al sacramento, l’offerta di una pausa di riflessione sulla parola di Dio che stimoli la coscienza ad interrogarsi ed esaminarsi, la sincera condivisione della gioia del perdono, sono gli strumenti attraverso cui il penitente è aiutato a vivere l’incontro decisivo con la misericordia del Signore, sperimentando concretamente la dimensione comunitaria del sacramento della Riconciliazione e la partecipazione di tutta la Chiesa alla sua conversione. Lo stile globale della celebrazione è particolarmente curato, perché una sobria solennità (nell’allestimento degli spazi liturgici, così come nelle parole e nei gesti del celebrante) possa aiutare a coglie-
In quest’Anno della Fede l’incontro ha per tema “SiFIDAdiTE” Celebrazione in sobria solennità
LA RIFLESSIONE La rilettura alla luce della nostra vita del brano evangelico in cui Marco racconta di Gesù che libera un giovane da uno spirito maligno
Stare in piedi per farsi guardare negli occhi da Dio Torna, come di consueto da quattro anni a questa parte nella nostra Diocesi, l’attesissimo appuntamento con la Festa del Perdono, giorno 11 marzo presso la Basilica Cattedrale di Acireale. Un appuntamento che, ogni anno, richiama centinaia di giovani della nostra Diocesi a riconciliarsi con Dio ed a fare festa tutti insieme per la grazia del perdono nuovamente gustata. Il brano evangelico sul quale saranno chiamati a riflettere i ragazzi, accompagnati dai giovani preparatori loro coetanei, è tratto dalla testimonianza di fede di Marco (9,14-29). E’ un momento difficile. Gesù, insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, scende dal monte sul quale si è trasfigurato e dove ha avuto una anticipazione
della Sua passione e trova gli altri discepoli che discutono animatamente con la folla e con alcuni scribi, che li accusavano di non essere riusciti a scacciare un demonio dal corpo di un giovane. L’avvento di Gesù sulla scena ne cambia il corso e lo sviluppo successivo. L’obiettivo è rileggere il brano evangelico alla luce della nostra vita quotidiana: scavare dentro di noi per vedere se il nostro incontro con Gesù è un incontro fatto solo di parole formali, ma vuote, oppure se ci lasciamo contagiare dal Suo contatto di vita ed assumiamo una nuova postura. La postura dell’Amore. Il brano ci mette in discussione come cristiani, Gesù ci invita ad essere più saldi nella fede, una fede che non deve essere fondata solo sulle parole, ma sulla necessità di costruire un rapporto di confidenza con Lui. Di fronte alla richiesta di aiuto da parte del padre del giovane (“Se tu puoi qualcosa abbi pietà di noi ed aiutaci”), Gesù si fa carico della nostra incredulità e ci fa comprendere che tutto è possibile per chi crede. Il Maestro libera il giovane dallo spirito che lo affliggeva e facendolo alzare in piedi gli dà nuova dignità, indicando a ciascuno di noi la postura che deve caratterizzare il cristiano: lo stare in piedi. Per farsi guardare negli occhi da Dio. Tutto questo è possibile soltanto coltivando il dialogo con Dio attraverso la preghiera, elemento imprescindibile per potere percorrere un reale cammino alla sequela di Cristo. Questi sono i presupposti attraverso i quali accostarsi nella giusta predisposizione d’animo all’abbraccio misericordioso di Dio. Gaetano Cosentino
CONVERSIONE Vivere la vita buona del Vangelo attraverso la Misericordia gratuita di Dio Padre
“Ricamare i sogni e tesserli con te” “Ricamare i Sogni e tesserli con Te!”: questo lo slogan che verrà proposto a tutti i giovani e gli adolescenti della Diocesi per la Festa del Perdono di quest’anno. Una festa speciale questa perché cade nell’anno della fede importante occasione anche per le giovani generazioni. Il messaggio di quest’anno vuole educare gli adolescenti ed i giovani che parteciperanno alla consapevolezza che l’amore di Dio non ci dà una vita “preconfezionata” ma ci dona ogni giorno, con la grazia del Suo perdono, la possibilità di tesserla con Lui. È un servizio utile per fare riscoprire al settore giovanile il Sacramento della Riconciliazione in una dimensione d’insieme col cammino della vita e di festa. Inoltre è l’occasione di dare l’opportunità di prepararsi bene alla Pasqua e fare una buona confessione. L’appuntamento è per LUNEDI’ 11 MARZO 2013 alle ore 20.00 presso la Basilica Cattedrale di Acireale. Presiederà la liturgia il nostro Vescovo MONS. ANTONINO RASPANTI. Crediamo che partecipare, anche sacrificando qualche altro impegno, è permettere ai giovani di vivere il senso ecclesiale e diocesano per aprire gli orizzonti della fede e crescere nella comunione. Nell’attesa di incontrarvi alla Festa del Perdono vi ringraziamo per la vostra fondamentale collaborazione e vi assicuriamo la nostra preghiera in questo Tempo favorevole di salvezza verso la Pasqua del Signore. Gabriella Spidaleri
Ogni anno, per noi giovani della Diocesi, la Pastorale Giovanile ci ricorda che non c’è vera gioia senza conversione. L’incontro con il Perdono di Dio nel Sacramento della Riconciliazione è quella goccia di acqua pulita e benefica che risana, guarisce, disseta la nostra aridità e le nostre ferite. Insieme al nostro Vescovo Antonino, lunedì 11 marzo prossimo, adolescenti e giovani, faremo questa esperienza comunitaria nella tradizionale notte della misericordia. “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta” (Lc 15,6). “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò… Il padre disse ai servi: “…facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa” (Lc 15, 20; 22-24). Ricevuto il Perdono di Dio attraverso il ministro della Chiesa, la tristezza del peccato si trasforma in gioia traboccante e in una profonda riconoscenza. Nella celebrazione stessa sperimento come il dono di una vita rinnovata sia motivo di festa grande, non solo per me ma per tutta la Chiesa, in cielo e sulla terra: chi mi ha aiutato a prepararmi alla confessione è presente accanto a me, per gioire insieme e innalzare un unico “grazie!” all’amore misericordioso del Padre. È una modalità per rendere maggiormente visibile la comunione che lega ogni uomo, nella Famiglia di Dio che è la Chiesa. Per questo invitiamo tutti i sacerdoti, i consacrati, gli educatori a coinvolgere tutti i giovani per la Festa del Perdono per offrire loro la vita buona del Vangelo attraverso la Misericordia gratuita di Dio Padre. Martina Di Bella
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Chiesa e Società
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DIOCESI Positivo bilancio del convegno di Acireale su associazionismo e volontariato
Solidarietà nella gratuità IncontroVescovo-cresimandi
Si svolge nel pomeriggio di sabato 9 marzo, nella Basilica Cattedrale di Acireale, l`annuale incontro diocesano dei cresimandi con S. E. Mons. Antonino Raspanti. Questo appuntamento con il Vescovo diventa, per i ragazzi che nel corso dell`anno riceveranno il sacramento della Cresima, motivo per testimoniare la gioia di essere discepoli di Gesù nella condivisione dell’unica fede. L`incontro, animato dai seminaristi del Seminario Diocesano, ha come spunto di riflessione il tema della 50° Giornata mondiale di Preghiera per le Vocazioni che si celebrerà il prossimo 21 Aprile: “Progetta con Dio ... abita il futuro”.
Guardia: festa di S. Giuseppe
L’associazione culturale e sportiva “Notti magiche” in collaborazione con la Parrocchia e l’associazione nazionale Carabinieri, sezione Guardia Mangano, organizzano per domenica 17 marzo nella frazione acese di Guardia la Festa popolare di San Giuseppe che, di anno in anno, è divenuta un momento di aggregazione per gli abitanti, arricchendosi di iniziative culturali e ricreative, rivolte anche ai bambini e ai giovani, finalizzate a trasferire la “memoria storica” ricca di tradizione e fede. In programma, tra l’altro, raduno e sfilata di moto d’epoca, artisti di strada e la tradizionale “Pasta e ceci”.
Sabato 23 febbraio si è concluso presso il teatro” Turri Ferro” di Acireale il convegno che ha visto la partecipazione di centinaia di persone provenienti da tutta la diocesi acese, appartenenti al variegato mondo dell’associazionismo cattolico e laico. Il titolo del convegno : “Circuito di solidarietà – L’associazionismo in dialogo con il vescovo –“, inquadra perfettamente le intenzioni degli organizzatori e l’esito dell’incontro. Lo scopo di invitare quanti operano nel sociale, per un dialogo costruttivo, per verificare le nuove emergenze, per cercare di fare ed essere rete, è stato raggiunto. Il vescovo mons. Antonino Raspanti, aveva espresso il desiderio d’incontrare i “costruttori della civiltà dell’amore”, termine che ha coniato per i volontari il grande papa Giovanni Paolo II, per dialogare con loro, comprendere le difficoltà di un cammino reso ancora più difficile da questa crisi morale e quindi economica, che attanaglia il Paese. Il tema centrale del convegno è stato la povertà, illustrato da Marina Scardavi da Palermo, fondatrice dell’associazione la “Danza delle Ombre” che si occupa appunto del servizio di assistenza per i senza dimora del capoluogo siciliano. I dati illustrati dalla relatrice sono allarmanti, la povertà è un fenomeno in crescente aumento e riguarda non solo le persone più fragili, senza casa e senza famiglia, gli immigrati fuggiti da Paesi in guerra o falcidiati dalla miseria, ma intere famiglie che hanno perso il lavoro e si ritrovano per strada non avendo le risorse necessarie per pagare un affitto ed affrontare le spese ordinarie. La Scardavi non ha parlato solo di cifre, pur necessarie per capire la gravità del problema ma, rac-
contando la sua esperienza in strada e raccogliendo spunti dal suo libro “La danza delle ombre” edito dalle Paoline. Nel suo intervento, mons. Raspanti ha sorpreso tutti gli astanti : non ci si aspettava un discorso così intimo, che riguardasse la sua personale esperienza con gli “ultimi” , da giovane nel quartiere popolare di Ballarò a Palermo, poi nella comunità parrocchiale di New York, dove presta servizio nel periodo estivo. Sono state toccanti anche le testimonianze dei volontari intervenuti. La presidente del Gruppo donatori di Sangue Fratres di Acireale, Antonella Andaloro, ha tracciato il percorso della sua associazione che negli ultimi dieci anni in particolare, ha visto crescere ogni anno il numero dei donatori. Commovente anche la testimonianza di Sara Primavera che ha creato l’associazione Vivere Insieme con cui ha coinvolto famiglie che hanno figli con disabilità impegnandoli in iniziative di auto aiuto ed attività di animazione per il potenziamento delle capacità ulteriori, ed ha promosso la RET.I.S. , coordinamento di associazioni, enti pubblici, scuole, nata per la promozione umana e sociale dei soggetti svantaggiati e migliorare la vivibilità nel territorio. Rosario Grasso, non vedente, presidente dell’associazione 104 Orizzontale, ha enumerato tutta una serie di attività a favore di soggetti con disabilità e non. Giuseppe Gulisano, presidente della Caritas diocesana, e Rosario Musmeci, governatore dei Lions di Acireale, hanno invece illustrato la loro iniziativa congiunta a favore dei poveri con cui viene prestata
assistenza psicologica, sanitaria, materiale e consulenza professionale gratuita da parte di alcuni professionisti, avvocati, medici, commercialisti, notai. La prestigiosa Corale Polifonica Jonia di Giarre, diretta dal maestro Giuseppe Cristaudo e curata dal compositore ed arrangiatore Giuseppe Mignemi, ha chiuso la serata con un’esibizione superba accompagnata dall’entusiamo del pubblico. Da questo importante appuntamento si possono trarre alcune considerazioni : la solidarietà nella gratuità è un elemento fondamentale della nostra comunità che contribuisce fortemente a lenire i disagi di molte persone vittime non soltanto della crisi ma di una scarsa attenzione dell’Amministrazione comunale e dell’intero Consiglio che non riescono ad attuare politiche sociali capaci di rispondere ai bisogni della gente. Il volontariato può dare risposte ad alcuni bisogni della comunità, come forza sussidiaria e non sostitutiva delle Istituzioni che hanno il dovere costituzionale di garantire le pari opportunità e giustizia sociale, nella misura in cui si crea una rete tra le varie realtà associative, condividendo le esperienze, le risorse, le forze, i progetti, per una missione e visione condivisa del bene comune. Orazio Maltese
GIARREIntensa visita del Vescovo mons. Raspanti nella Parrocchia di S. Maria la Strada
Inaugurato l’Oratorio “Don Bosco” e “Acutis” Festa grande per la comunità parrocchiale di Santa Maria della Strada che ha ricevuto la visita del vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti. Il vescovo è stato accolto, nella piazza antistante il Santuario, dal parroco don Mario Gullo, dai responsabili dei vari gruppi parrocchiali (Caritas, Ministranti, Catechisti, Azione cattolica, Rinnovamento dello Spirito, Ministri Straordinari S. Comunione, gruppo Preghiera Regina della pace, Associazione M. Ausiliatrice, Gruppo Famiglie dell’Oratorio, commissione festeggiamenti in onore di Maria SS. Della Strada e in onore di S. Antonio da Padova, Suore figlie di Maria Immacolata) e dalle autorità civili e militari presenti. A seguire breve processione fin dentro il Santuario ove ad attenderlo c’era una folla festantiedi fedeli che subito dopo ha partecipato attivamente al solenne pontificale concelebrato con don Mario Gullo, don Antonino Russo, vicario foraneo, don Rosario Di Bella, già guida spirituale della parrocchia e “figlio” della stessa parrocchia, don Giuseppe Pavone assistente spirituale diocesano “gruppi Oratorio”. Alla fine della cerimonia la comunità parrocchiale ha voluto donare al vescovo una “mitra mariana” da indossare per tutte le visite nei numerosi santuari “mariani” della Diocesi di Acireale. Un altro momento importante è stato vissuto quando il Vescovo, seguito da tutta la comu-
nità parrocchiale e con la partecipazione di Anna Maria Belfiore, coordinatrice diocesana “oratori”, si è recato in processione nei vicini locali dell’ex scuola elementare per inaugurare, alla presenza del sindaco di Giarre, Teresa Sodano e di altre autorità civili e militari, l’oratorio festivo intitolato a Don Bosco e Carlo Acutis. E’ stata un’occasione di grande commozione che ha coronato il sogno inseguito da tanti giovani e “testardamente” portato avanti da don Mario Gullo, collaborato da numerosi volontari che hanno lavorato infaticabilmente nei ritagli di tempo libero per rimettere a nuovo parte della struttura. In tale occasione mons. Raspanti ha avuto modo di constatare la vivacità della parrocchia e delle numerose iniziative che quotidianamente si portano a compimento: fra tutti un breve concerto della band giovanile dell’oratorio Talitakum.. Alla fine brindisi e arrivederci alla prossima visita pastorale. Rosario Gullotta
Due marchigiani che lasciarono traccia di sé
Mons. Arista, in Diocesi Giornata di preghiera per la Beatificazione
Ricorre quest’anno il 40° anniversario della morte di due personaggi marchigiani, che hanno lasciato la loro traccia nel territorio della nostra diocesi. Si tratta del cardinale Fernando Cento e dell’artista Manrico Marinozzi (insieme nella foto). Il primo nacque a Pollenza il 10 agosto 1883. Parroco della cattedrale di Macerata e professore nei Licei, giovanissimo, il 22 luglio 1922 venne nominato da papa Pio XI, quarto vescovo di Acireale. Consacrato a Macerata il 3 settembre, il 12 novembre 1922 fece il suo trionfale ingresso nella sede episcopale. Sin dall’inizio seppe conquistarsi l’affetto dei suoi fedeli, dichiarando che, pur non potendo dimenticare la prima patria, la nuova “appassionatamente abbracciava”. Durante il suo breve episcopato diede impulso a tutta una serie di attività: dall’Azione cattolica diocesana agli oratori estivi, dalle attività missionarie alle conferenze di S.Vincenzo dè Paoli, dai circoli giovanili alla stampa cattolica, senza mai dimenticare il Seminario, che fu sempre in cima ai suoi pensieri. Istituì le collegiate di San Sebastiano e San Pietro; pose la prima pietra del monastero delle Suore della Visitazione (4 maggio 1926), celebrò solennemente il terzo centenario della canonizzazione di S.Filippo Neri e accolse il passaggio in città del braccio reliquiario di S.Francesco Saverio (1924). Sempre in prima fila nelle iniziative caritatevoli, visitò le popolazioni colpite dall’eruzione etnea del 1923, che minacciò Linguaglossa e Castiglione, e diede in beneficenza notevoli somme, sostenendo che “è meglio dare in vita che lasciare, perché quando si muore si deve lasciare per forza”. Da buon marchigiano, devotissimo alla Vergine Maria, ebbe una speciale predilezione per l’antico santuario acese di Loreto, a cui volle donare un’ar-
Anche quest’anno, come da pluriennale tradizione, la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Acireale ha celebrato la giornata di preghiera per la beatificazione di mons. Giovanni Battista Arista, secondo vescovo di Acireale, sodale e preposito della congregazione tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo. Il programma delle celebrazioni, che culminava nella giornata ‘pro-beatificazione di domenica 3 marzo, con conclusione con la Santa Messa vespertina, presieduta da mons. Giuseppe Malandrino, vescovo emerito delle diocesi di Acireale e Noto, prevedeva un Triduo di preparazione. La giornata vigiliare, oltre alla Santa Messa, presieduta da mons. Pio Vittorio Vigo, vescovo emerito di Acireale, concelebranti il preposito p. Cantarella e p. Bonsignore, della stessa Congregazione, comprendeva un momento ‘culturale’, affidato al prof. Alfonso Sciacca, esperto studioso di storia, con la sua dotta relazione sul tema ‘Il Congresso Eucaristico diocesano del 1913 ed il Giubileo Universale Costantiniano, indetto da Sua Santità Papa Pio X ricorrendo il sedicesimo centenario dall’Editto di Milano, con il quale l’imperatore Costantino, nel 313 d.C., promulgava in Milano l’Editto che concedeva la pace alla Chiesa, dopo la vittoria riportata su Massenzio, in Roma. Il logo con cui mons. Arista indiceva cento anni fa il primo Con-
DIOCESI 40 anni fa morirono mons. Cento e Maurizio Marinozzi tistica statua, fedele riproduzione di quella che si trova nel più celebre santuario delle Marche. Per la realizzazione del manufatto diede incarico ad un suo concittadino, Manrico Marinozzi, un giovane artista (nato Pollenza il 17 dicembre 1903), versatile sia nella pittura che nella scultura, il quale nutriva un’intensa devozione mariana, che si esprimeva tra l’altro nella recita quotidiana, in famiglia, del Santo Rosario. Mons. Cento lasciò Acireale nel giugno 1926, nominato Nunzio apostolico in Venezuela. Il giorno prima della sua partenza, il 20 giugno, volle solennemente portare in processione fino al santuario di Loreto la statua della “bruna Madonnella”, che egli stesso incoronò. Successivamente inviato come Nunzio in Perù (1936), Ecuador (1937), Belgio e Lussemburgo (1946), Portogallo (1953) e impegnato in numerose altre missioni diplomatiche come legato pontificio, mons. Cento venne creato cardinale dal Beato papa Giovanni XXIII nel concistoro del 15 dicembre 1958. Lo stesso pontefice, nel 1962, gli conferirà il prestigioso incarico di Penitenziere maggiore. Durante il Concilio Vaticano II fu presidente della commissione per l’apostolato dei laici e partecipò alla redazione della costituzione “Gaudium ed Spes”. Morì a Roma il 13 gennaio 1973, senza mai dimenticare, nonostante la distanza fisica, la sua amata diocesi di Acireale, dove ebbe occasione di tornare più volte, sempre accolto con tutti gli onori. Manrico Marinozzi, artista ormai affermato - nelle vesti di pittore, scultore, restauratore, intagliatore e intarsiatore - raggiunse la Casa del Padre poche settimane dopo il suo amico Cardinale, il 5 marzo dello stesso anno. Guido Leonardi
gresso Eucaristico diocesano riproduceva un’ostia a forma di croce; su ciascuno dei quattro bracci erano incise le parole ‘In Hoc Signo Vinces’ (Con questo simbolo vincerai) , che Costantino riconduceva alla visione che della Croce egli aveva avuto in sogno. mons. Arista si diceva lietissimo della coincidenza del Congresso Eucaristico con l’anniversario dell’Editto costantiniano, nella certezza che la Croce e le feste dell’Eucaristìa potessero acquistare reciproco nuovo splendore. Egli definiva la Croce e l’Eucaristia ‘i tesori più preziosi del Cristianesimo, le ultime parole dell’Amore di Cristo per l’umanità intera’. Nando Costarelli
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Dopo Benedetto
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PASTORALE GIOVANILE Lode per “il dono di Benedetto, padre, maestro, guida e pastore”
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I CARDINALI AL PAPA EMERITO
“Grazie a Dio per il Papa”
Riconoscenza da tutta la Chiesa
Anche se con un po’ di ritardo, volendo raccogliere le numerosissime impressioni sulle dimissioni del Papa registrate negli incontri con gli adolescenti ed i giovani della diocesi, ci facciamo umile e semplice “voce” per dire grazie a Dio per il dono di Benedetto XVI nonostante quel certo senso di smarrimento e sorpresa che inizialmente ha colto il cuore di tutti. Forse come giovani cominciamo a comprendere, attraverso il gesto di Benedetto XVI, che del ministero petrino, nella Chiesa e per la Chiesa, si è servitori, non padroni. Per dimostrarlo, non è necessario che morte sopraggiunga. E così noi, dopo aver ricevuto innumerevoli doni e prove della sua custodia e del suo onore per la Chiesa come Papa, siamo testimoni, emozionati e sbigottiti, del gesto della sua restituzione, come la chiamerebbe il Serafico Francesco
‘“Riconoscenza di tutta la Chiesa” per l’”instancabile lavoro nella vigna del Signore”. E’ la “gratitudine” espressa al Papa emerito dal Collegio cardinalizio, nel telegramma letto dal cardinale decano Angelo Sodano durante la terza Congregazione generale. “I padri cardinali riuniti in Vaticano per le loro Congregazioni generali in vista del prossimo Conclave – il testo del messaggio, letto oggi ai giornalisti da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede – Le inviano in coro un devoto saluto con l’espressione della loro rinnovata gratitudine per tutto il Suo luminoso ministero petrino e per l’esempio loro dato di una generosa sollecitudine pastorale per il bene della Chiesa e del mondo”. “La loro gratitudine – prosegue il telegramma – vuole rappresentare la riconoscenza di tutta la Chiesa per il suo instancabile lavoro nella vigna del Signore”. “I membri del Collegio cardinalizio – la conclusione del testo – confidano infine nelle sue preghiere per loro, come per tutta la Santa Chiesa”.
d’Assisi. «Il cristiano Joseph Ratzinger, il servitore fedele della Chiesa, restituisce – da vivo – il ministero petrino alla Chiesa, perché, ascoltando lo voce dello Spirito e interpretando l’indicazione del Signore, essa lo assegni all’uomo che sembrerà più adatto a infondergli il nuovo vigore che la conferma della fede e la guida della Chiesa richiedono» (P. Sequeri). Percepiamo silenziosamente e fuori da tutti i frastuoni mediatici che accompagnano questo gesto che la decisione di Benedetto XVI è frutto della preghiera ed è un segno esemplare di obbedienza a Dio! Un tale atteggiamento non può che destare la nostra più grande ammirazione e stima. Si tratta, ancora una volta, di un tratto spirituale tipicamente suo: l’umiltà, che lo rende libero davanti a Dio e agli uomini e rende palese il suo senso di responsa-
bilità. Lui stesso lo ha affermato: «La Chiesa non è mia ma del Signore che non la lascia affondare!» Chi lo avrebbe mai detto che questo Papa, definito all’antica e anziano, già ci manca e manca persino ai giovani? È sorprendente vedere come proprio da loro sia definito un punto di riferimento, un’ancora in un tempo ostile, un compagno nella crisi. C’è un senso di smarrimento, quasi a dire “prima o poi ci lasciano tutti quelli in cui crediamo e speriamo”, forse segno di una mancanza generalizzata di adulti significativi, di modelli credibili, di educatori vicini. Che dire a tutti quei giovani che ci riempiono di domande in questi giorni difficili e pieni di speranza? Intanto che “ci siamo” e che li ascoltiamo, poi che tirarsi indietro non vuol dire per forza abbandonare tutto e che a volte è eroico farlo quando è necessario per un bene più grande. «Ma c’è altro da focalizzare: una debolezza che non è sconfitta ma abbandono a qualcosa di più grande, la forza di scegliere ciò che è scandalo per tutti ma è libertà nella fede, l’umiltà del chiedere perdono e riconoscere i propri limiti per amore»
(M. Pappalardo). “Fà che i germi di bene, seminati nei solchi di questa giornata, producano una messe abbondante.” Così abbiamo pregato all’orazione della compieta del lunedì, giorno in cui papa Benedetto XVI ha annunciato di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma. Padre, ti ringraziamo di vivo cuore per averci donato Benedetto XVI come padre e maestro, guida e pastore: grazie per le sue parole che ci hanno ricordato la bellezza di una vita santa, tutta forgiata nel fuoco del Tuo amore dolce ed esigente; grazie per la franchezza con cui ha richiamato la Chiesa ad un serio cammino di conversione, di riconciliazione, di coerenza, per poter così essere trasparente segno di comunione; grazie, Signore, perché il suo insegnamento ci ha sostenuti nel desiderio di testimoniare a tutti i giovani il vangelo del perdono e della misericordia. Ti chiediamo, Padre, di ricompensare, con abbondanza, la sua dedizione e di custodire e far fiorire la grazia che hai riversato sulla Tua Chiesa attraverso il suo ministero. L’Equipe del S.D.P.G.
“Non mi sono mai sentito solo - Gli ultimi discorsi di Benedetto XVI” Un piccolo omaggio, segno della fedeltà della LEV al Santo Padre Un “piccolo omaggio”, quale “segno della fedeltà della LEV al Santo Padre”. È in libreria “Non mi sono mai sentito solo – Gli ultimi discorsi di Benedetto XVI”, pubblicazione della Libreria Editrice Vaticana che raccoglie, in preziosa silloge, tutti gli interventi pronunciati dal Papa tra l’11 e il 28 febbraio, cioè tra l’annuncio della rinuncia al Pontificato e l’inizio della Sede Vacante. La Libreria Editrice Vaticana, si legge nella presentazione dell’opera, “ha accompagnato il Papa nel suo ministero petrino” fin dall’inizio del suo Pontificato. “Il Magistero e gli insegnamenti di Benedetto XVI rappresentano il focus dell’intero catalogo LEV”, la cui missione – si ricorda – è di essere “per sempre strumento per la diffusione della Parola di Dio e del Magisterium”. La copertina del volume ritrae Benedetto XVI mentre saluta i fedeli durante l’ultima Udienza generale, svoltasi in piazza San Pietro mercoledì 27 febbraio. E proprio una frase pronunciata in quella circostanza viene citata nel titolo: “Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino”. Il primo testo riportato è la Declaratio con la quale Benedetto XVI ha annunciato l’11 febbraio in Conci-
storo “di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”. Seguono, tra gli altri, la catechesi svolta nell’Udienza generale del 13 febbraio, poi l’omelia della Messa del Mercoledì delle Ceneri e il saluto rivolto al Papa a fine celebrazione dal cardinale Segretario di Stato, sempre il 13; il testo dell’incontro con i parroci e il clero di Roma, giorno 14; gli Angelus del 17 e del 24 febbraio; la riflessione al termine degli esercizi spirituali della Curia romana, la mattina del 23; il testo dell’ultima Udienza generale, tenutasi il 27; il saluto di congedo ai cardinali presenti a Roma il 28 mattina e infine quello ai fedeli della diocesi di Albano dalla loggia centrale del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, subito dopo il suo arrivo nel piccolo centro laziale. Il volume contiene anche il testo della Lettera apostolica data Motu Proprio “Normas Nonnullas”, su alcune modifiche alle norme relative all’elezione del Romano Pontefice. Conclude l’opera un profilo biografico di Benedetto XVI. Nella quarta di copertina sono riportate le parole pronunciate dal Papa nella sua ultima apparizione pubblica, a Castel Gandolfo, il pomeriggio del 28 febbraio: “Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”. E proprio con grande semplicità quest’opera si propone quale “segno di ringraziamento e di riconoscenza” a Benedetto XVI.
La rinuncia del Papa, mons. Giombanco “Una scelta di grande responsabilità”
DIOCESI Celebrazione in Cattedrale per il Papa che lascia e per il successore
La rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino è un avvenimento che va collocato dentro l’orizzonte della fede: Cristo è il pastore dei pastori, la Chiesa è solida nella mani di Cristo che si serve degli uomini scelti da Lui. La decisione del Papa è certamente espressione di un animo profondamente umile, di un uomo che vive di fede e della libertà del proprio cuore. E’ la decisone di chi è ben consapevole che non deve affermare se stesso ma sa di dover annunciare Gesù Cristo. Tutta la sua vita, Benedetto XVI l’ha vissuta per questo; gesti, parole, scelte. L’Anno della Fede da lui voluto, rivela la preoccupazione che sin dall’inizio del suo pontificato egli ha confessato: la questione principale della Chiesa oggi è la fede; ad egli - ne ha dato prova in questi otto anni di pontificato- non importa essere conforme all’opinione dominate, perché è un uomo libero e coraggioso. Infatti la decisione annunciata, nel giorno del Concistoro dell’11 febbraio scorso, ai cardinali riuniti trova nell’avanzare degli anni e nell’indebolimento delle forze fisiche il motivo della sua scelta. Una scelta di grande responsabilità per il bene della Chiesa come egli stesso ha sottolineato, con le parole rivolte ai cardinali al momento dell’annuncio: «Tuttavia nel mondo d’oggi soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza perla vita della fede, per governare la barca di S. Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore del corpo, sia dell’animo, vigore che negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato». La rinuncia del Papa al ministero petrino è un gesto che certamente ha sorpreso ed ha anche scosso il cuore di tanti credenti. Ma esso va vissuto ed accolto dentro un orizzonte di fede ed di speranza.. Non è il momento di fare tanti discorsi o di avventurarsi su pronostici che riguardano la vita della Chiesa. Il vero credente ha fiducia in Cristo e sa che Egli guida la Chiesa. Questo è un tempo di preghiera ed il Papa lascia il suo servizio di pastore universale per dedicarsi totalmente ad un “altro servizio” necessario ed indispensabile per la vita della Chiesa: la preghiera. Con questa scelta egli sottolinea che l’essenza della fede cristiana è “stare con Gesù” con la preghiera. Preghiamo anche noi tenendo fisso lo sguardo fisso su Gesù Cristo, perché la Chiesa continui il suo cammino lungo i sentieri della storia. Preghiamo per Benedetto XVI che ancora una volta ci ha insegnato ad amare la Chiesa con sincero amore e profonda umiltà. don Guglielmo Giombanco Vicario Generale
La rinuncia di Sua Santità Papa Benedetto XVI al ministero petrino ha certamente colto di sorpresa l’umanità intera. L’abdicazione era stata annunciata dallo stesso Papa il quale, nel corso dell’ultimo Concistoro, ne dava comunicazione ai Cardinali presenti, sottolineando che la rinuncia è dettata dal fatto che le attuali limitate forze fisiche non gli consentono più un’ottimale attività di guida della Chiesa, anche dal punto di vista spirituale; non si è, comunque, trattato, come lo stesso Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare, di abbandono della Chiesa da parte del successore designato del Cristo, Supremo Pastore, e degli Apostoli, Suoi successori al governo della Chiesa che, comunque, pur nell’attuale insolita situazione, non può definirsi, mutuando un’espressione del Sommo Vate, come una ‘nave sanza nocchiero in gran tempesta’. La ‘nave’, infatti, può e deve continuare a veleggiare sicura in quanto condotta dal Signore Gesù, il quale, poi, si rende umanamente visibile attraverso la figura del Pontefice, il ‘dolce Cristo in terra’. La Chiesa, dunque, vive attualmente un periodo di orante attesa per il nuovo Papa; nell’occasione, anche la nostra Chiesa diocesana si riuniva
Un coraggio che va oltre la storia
in preghiera, per impetrare dal Signore la grazia di un nuovo Pontefice e, all’inizio della celebrazione in Cattedrale, in ringraziamento al Signore per i benefici ricevuti durante il pontificato di Benedetto XVI, il vescovo mons. Antonino Raspanti dava lettura del comunicato con cui il Papa, nel corso del recente Concistoro, annunciava la propria rinuncia. Nella sua omelia, il vescovo ha sottolineato come Il Santo Padre ha da sempre donato il proprio cuore totalmente a Dio, confidando nel Signore e ritraendosi dai piaceri mondani; come prega il salmista, è ‘benedetto l’uomo che confida nel Signore’; maledetto, è, invece, colui che infrange il patto d’amore con Dio. Il Santo Padre ha da sempre confidato nel Signore e con la sua rinuncia, pur nella piena consapevolezza della complessità del gesto, egli ha mostrato il coraggio di una scelta consapevole, pur se questa risulta non poco difficile da comprendere e da apprezzare. Con la propria rinuncia egli non perde, comunque, il ministero ordinato, non ritorna alla vita privata; egli afferma, infatti, di essere stato chiamato dal Signore a salire sul monte della orante contemplazione, da cui continuerà ad amare ed a servire la Chiesa. Nando Costarelli
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Cronaca e Salute
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LAVORO Un giovane di Aci Sant’Antonio che studia economia combatte la crisi con una piccola grande idea geniale
Luca ha realizzato la pizzeria ambulante Giovani e lavoro, due parole che storicamente non sono mai andate d’accordo ed in particolar modo negli ultimi anni. Il declino non risparmia nessuna zona d’Italia e coinvolge qualsiasi fascia di età, a maggior ragione i ragazzi che hanno portato a conclusione il ciclo di studi, siano essi liceali o universitari; il cammino nel mondo professionale non risulta affatto agevole ma anzi, pieno di difficoltà ed insidie. In questi periodi, lo stato risulta assente e sordo ai tantissimi appelli dei ragazzi che nonostante la voglia di lavorare non riescono a concretizzare le loro conoscenze. Ma quando tutto sembra buio, il genio italico emerge e soprattutto il genio siculo. Nel caso specifico, parliamo di Luca Russo, un ventiseienne che vive ad Aci S.Antonio e studia economia all’università di Catania. Luca ha alle spalle, se pur giovane, tanti anni passati nel settore della ristorazione, tante esperienze che gli hanno fatto crescere dentro una rabbia sempre più grande, sempre più consapevole; sentimento alimentato anche dalle reali prospettive di non poter trovare un impiego “stabile” che consentisse al giovane di potersi sostenere.
Luca fa parte proprio di quei giovani che hanno tanta voglia di imparare e pur di non gravare sull’economia familiare, martoriata da una pressione fiscale senza precedenti storici, arriva ad inventarsi un lavoro tutto suo. Ecco che, da una ricerca approfondita, coadiuvato dal padre e da un amico di famiglia, mette in pratica quella genialità sicula tanto invidiata nel resto del mondo; nasce così, dalla sua fantasia, “Pomorello”. Siamo andati ad incontrarlo per capire meglio di cosa si trattasse; “Pomorello è un carretto, stile vecchia gelateria ambulante, che sforna al momento pizzette espresse, – queste le parole del giovane – un prodotto artigianale che nasce dalla lievitazione naturale di diversi tipi di farine”. In pratica, un carretto che rievoca le nostre tradizioni ma sposa a pieno titolo modernità e spirito imprenditoriale. “Ero esausto dei continui soprusi patiti nelle mie precedenti esperienze lavorative e così, spinto dalla voglia di continuare gli studi, è nata quest’idea”. Luca ci tiene a precisare che la lievitazione naturale comporta un “riposo” dei panetti di circa diciotto ore, solo in questo modo
A SANTA VENERINA “FEMMINILE PLURALE”
Riconoscimento a 7 donne Sabato 9 marzo, alle ore 18, nella “Casa del Vendemmiatore” di via Trieste a S. Venerina avrà luogo la seconda edizione di “Femminile Plurale”, manifestazione culturale che si propone di focalizzare l’attenzione su donne di Santa Venerina che si sono affermate nelle arti e nelle professioni, alle quali verrà conferito un riconoscimento. Non si tratta della “festa della donna”,bensì di un momento speciale per mettere in rilievo l’impegno, la tenacia e la creatività di tante donne, le quali, senza clamore pubblicitario e al di fuori degli schemi dominanti nell’attuale società, sono riuscite a dimostrare che i risultati si possono raggiungere facendo leva sulla volontà e sul talento. Quest’anno sono stati selezionati soltanto sette nominativi (rispetto agli 11 della precedente edizione) per consentire un dialogo più completo e conoscere meglio gli ambiti operativi e artistici di ciascuna. La manifestazione, organizzata dall’associazione “Storia, Cultura e Sviluppo Territoriale”, presieduta dal dr. Domenico Strano, si avvale del patrocinio del Comune di Santa Venerina, Assessorato alla Cultura, e viene presentata ancora una volta da Anna Maria Patané (nella foto in alto). Le donne alle quali sarà conferita una pergamena sono (nelle foto sotto da sinistra): Maria Grazia Calderoni (Calderoni alta sartoria), Carmen Cutuli (ceramista), Alfia Leotta (autrice opere teatrali in dialetto e attrice), Rosaria Raciti (alta dirigente Poste Italiane), Maria Sorbello (pittrice), Marika Tomarchio (mini-cantante Rai1), Concetta Trifirò (restauratrice). Saranno ospiti la poetessa e scrittrice Maria Bella Calabretta e GUIA JELO, attrice più volte entrata nelle terna come migliore attrice protagonista nel teatro e nel cinema; quest’ultima reciterà le poesie in lingua siciliana di Maria Bella contenute nel recente volume “Tuppulìunu li … pinzeri”. Nel corso della serata, ad ingresso libero, ci sarà un defilée di abiti da sposa dellasartoriaCalderoni,un’esposizionediquadridiMariaSorbelloeverranno presentati filmati e immagini concernenti le attività delle premiate. I momenti musicali saranno curati dal complesso “I Titani” , dal soprano Maria Grazia Calderone, che fa parte del coro del Teatro Massimo “Bellini” di Catania, e da Marika Tomarchio. G. V.
riesce a rispettare tutti i principi al fine di servire un prodotto genuino oltre che originalmente tradizionale. “Il carretto, elemento fondamentale della nostra tradizione, è anche molto diffuso in America e così, quando ho iniziato a ricercare un’idea che potesse far al caso mio, ho pensato: perché no?”. E’ possibile trovare Luca ed il suo carretto “Pomorello” in giro per le sagre di paese ed in varie manifestazione, nei fine settimana si muove lungo le vie centrali di Acireale e non rifiuta feste di vario tipo. Come tutte le attività neonate ci sono difficoltà e sofferenze che caratterizzano quel percorso obbligatorio chiamato “gavetta”; “i guadagni non sono quelli che mi aspettavo ed il lavoro è molto stancante, ma sono molto fiducioso nel futuro e grazie alla mia fidanzata ed ai miei genitori, non mi perdo mai d’animo. La vita è una salita ed io voglio scalarla, consapevole del fatto che, essendo una salita molto ripida, devo faticare per raggiungere gli obiettivi”. Tanta saggezza e maturità sono davvero da ammirare in un ragazzo della sua età. L’incontro con Luca si conclude con il lancio della sua nuova creazione, il “Pansutello”, sempre una pizzetta che però viene ricoperta da crema o cioccolato. Dario Liotta
INTERVISTA Luca Ferlito vicequestore CF
L’Etna sarà sito Unesco?
L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, in seguito ad un dossier di candidatura, è stato inserito nel 2011 nella “tentative list” dei siti naturalistici della World Heritage List dell’UNESCO. La candidatura e la stesura del complesso dossier necessario per l’iter successivo è stata proposta e predisposta dagli Uffici dell’Ente Parco dell’Etna. Ne parliamo con il dottor Luca Ferlito, laureato sia in scienze agrarie che forestali, vicequestore del Corpo Forestale della Regione Siciliana e comandante del nucleo operativo provinciale di Catania. - Come e quando si è svolta la valutazione da parte dell’ UNESCO? “ Nell’ottobre del 2012 è stata qui una delegazione guidata dal geografo Bastian Bertzky, un tedesco 36enne, che ha trasmesso le sue valutazioni alla I.U.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). È stato coadiuvato dai tecnici dell’Ente Parco coadiuvati da studiosi locali, sia dell’I. N.G.V. che dell’Università degli Studi di Catania che, hanno anche scelto i percorsi e le zone da mostrare alla delegazione”. - La bellezza dei luoghi è evidente, su cosa hanno focalizzato l’attenzione per le loro valutazioni?
“Hanno voluto verificare e approfondire tre aspetti: 1) integrità attuale dell’area da inserire, faccio presente che stiamo parlando solo della zona “a” di riserva integrale del Parco dell’Etna, già tutelata da quarant’anni dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Il Parco dell’Etna, del resto, si estende per buona parte, su aree già sottratte ad ogni intervento abusivo; 2) Gestione del sito, sia presente che futura, che ovviamente fa capo all’Ente Parco dell’Etna in sinergia con l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana che sistematicamente esegue interventi idraulico-forestali all’interno dell’area protetta”; 3) Vigilanza e tutela delle aree in oggetto, che attualmente è garantita dal Corpo Forestale della regione con i suoi sette distaccamenti”. - A che punto dell’iter ci troviamo adesso? “ Credo che Bertzky e i suoi colleghi siano rimasti incantati dalle bellezze ambientali e paesaggistiche del vulcano e che non abbiano riscontrato criticità insormontabili, ma per l’esito ufficiale della valutazione dovremo aspettare giugno di quest’anno”. Alessandra Distefano
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SPORT A Santa Venerina
La scherma rilancia L’Italia ha la nomea di paese votato al calcio e questa situazione condiziona il panorama sportivo dell’intero territorio; la condizione nazionale rispecchia perfettamente quella della nostra città. Ma il panorama sportivo è una costellazione di disci-
pline che brillano e portano in alto il nome della nostra nazione ed in particolar modo della nostra amata Acireale; basti pensare al basket, alla pallanuoto, alla pallavolo, al rugby, allo scherma e chi più ne ha più ne metta. Parleremo a fondo di questi sport volgarmente chiamati “minori”, cercando di dar il giusto lustro a stelle che brillano solo agli occhi di certuni e risultano pressocchè sconosciuti agli occhi di altri. Questa è la volta dello sport che ha portato il più alto numero di medaglie all’Italia nell’ultima edizione delle Olimpiadi, lo scherma. Proprio in questi giorni è stato inaugurato il nuovo palazzetto dello sport del comune di Santa Venerina e questo, udite udite, è stato affidato (in seguito a gara d’appalto) allo “Scherma Acireale”; la società sportiva di casa nostra, ha anche spalancato le porte alla sede del comitato regionale siciliano della Federazione Italiana Scherma, presieduta da Sebastiano Manzoni, figlio del memorabile maestro Raffaele, punto di riferimento per atleti, per la scuola della scherma azzurra che per il mondo sportivo in generale. Proprio dal presidente del comitato regionale apprendiamo che “la scherma ad Acireale a radici storiche, un tempo si chiamava Acqua Pozzillo Acireale ed era gestita e seguita dal maestro Raffaele Manzoni; successivamente si interruppe la scuola per riaprire nel 1986 come Club scherma Acireale grazie al mio impegno e all’aiuto di Salvatore Gorgone e Giovanni Grasso. Seguì un ulteriore stop per poi riaprire i battenti nel 1996”. Il settore giovanile del Club Scherma Acireale è uno dei vivai più promettenti del panorama nazionale ed il lavoro del maestro Mimmo Patti, coadiuvato da Salvo Tomarchio e Alessandro Di Bella (entrambe ex allievi del maestro Raffaele), è di ottimo livello. “Ad oggi, il palmares della società granata – continua Sebastiano Manzoni - vanta 30 titoli italiani, 3 titoli europei, 3 titoli mondiali a livello giovanile ed una medaglia d’oro alle ultime olimpiadi giovanili di Singapore.” Le prospettive per lo sviluppo dello scherma nel territorio acese sembrano davvero entusiasmanti ed infatti il presidente Manzoni, particolarmente legato alla società acese, ci annuncia che “nell’ottica di sfruttare al meglio la nuova sede sono in fase di organizzazione eventi di caratura nazionale ed internazionale, supportati anche dalla federazione italiana a noi molto vicina”. Lo scherma è uno sport nobile ed affascinante che riesce ad amalgamare splendidamente grinta e passione; auguriamo al Club Scherma Acireale di coronare tutti sogni raccogliendo successi sempre più importanti aiutando tutto il nostro territorio ad emergere da una staticità che ormai si trascina da troppo tempo. D. L.
IRMA Un altro presidio sanitario prezioso per il potenziamento delle iniziative di prevenzione
Presto attivo l’ambulatorio di Oncologia L’aspettativa di vita di circa 40 anni nell’antico Egitto era ben lontana da quella attuale che per l’Italia è stimata in 77,5 anni per i maschi e 83,5 anni per le femmine. Il raddoppio della durata della vita umana è stato ottenuto attraverso il controllo di un gran numero di malattie altrimenti mortali quali peste, colera, diabete, malnutrizione, malattie dell’infanzia e malattie infettive quali la tubercolosi; senza contare che scarlattina, difterite, pertosse, morbillo, vaiolo, febbre puerperale, sifilide, tifo e tubercolosi non respiratoria sono state virtualmente eliminate dalle cause di morte. Tuttavia il cancro e malattie cardiovascolari sono le patologie più frequenti e le maggiori cause di morte nell’età avanzata. Ma è stato solo nell’ultima frazione del secolo scorso che larghe parti di popolazione hanno avuto la possibilità di raggiungere la settima, ottava e nona decade di vita, età in cui le predette malattie sono tra le più comuni cause di decesso.
Tra l’altro i miglioramenti ottenuti nel campo della diagnosi clinica hanno condotto ad individuare un maggior numero di casi di cancro che nel passato non sarebbe stato identificato. Notevoli avanzamenti nella diagnostica per immagini e nelle altre tecniche di diagnosi hanno contribuito sensibilmente a perfezionare l’accuratezza nella diagnosi di cancro puntando alla diagnosi precoce in fase preclinica che oggi rappresenta un elemento fondamentale per sconfiggere questo terribile male. La prevenzione è quindi di fondamentale importanza per sconfiggere i tumori dato che, qualora attuata efficacemente consente di contrastare adeguatamente i tumori, di qualsiasi natura essi siano. Molte leucemie oggi sono curabili e così tanti altri tipi di tumore. E’ ormai universalmente riconosciuto che il cancro è una patologia inquadrabile tra le malattie genetiche perché è una patologia del genoma. Da qui l’importanza della prevenzione
la cui attenzione dev’essere rivolta soprattutto ai familiari dei pazienti. L’I.R.M.A., prima con la diagnosi molecolare, e adesso con la visita specialistica di Oncologia sta effettuando notevoli investimenti nel settore della prevenzione oncologica. L’Istituto
acese effettua infatti il PCA3 il nuovo esame per il carcinoma della prostata e altri esami di oncologia molecolare come ad esempio il BRCA1 e 2 per valutare la predisposizione genetica a contrarre il carcinoma della mammella e dell’ovaio. Inoltre è già in fase di acquisizione una recentissima tecnologia di sequenziamento di nuova generazione capace in poche ore di sequenziare qualsiasi trat-
to di DNA appartenente ai geni oggi conosciuti. La consulenza specialistica di oncologia è fornita dal dott. Alessandro Pappalardo, il quale ha al suo attivo decine di ricerche pubblicate in prestigiose riviste internazionali. Un altro tassello in più nel mosaico delle eccellenze dell’Istituto Ricerca Medica e Ambientale di Acireale che recentemente ha ottenuto la certificazione SIGUCERT per la Genetica Umana e che per la sindrome da ipersensibilità ambientale, conosciuta anche come MCS, costituisce il principale riferimento regionale con gli oltre cento casi clinici che vengono gestiti presso il poliambulatorio dell’Istituto diretto dalla dott.ssa Maria Grazia Bruccheri. Nella foto: La sezione di Genetica Molecolare con in primo piano il sequenziatore di DNA oggi in dotazione all’I.R.M.A. che a breve verrà affiancato dalla recente tecnologia “IonAmpliSeq”.